Purgatorio

di rocchi68
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Purgatorio ***
Capitolo 2: *** Un'ultima visita ***
Capitolo 3: *** Una coppia deve essere giudicata ***
Capitolo 4: *** Tutti meritano il giudizio ***



Capitolo 1
*** Purgatorio ***


Erano passati 40 anni da quell’incidente mortale.
Forse conoscete un’altra storia e non posso farvene una colpa, ma in questo caso si tratta di una semplice menzogna. Manipolare i documenti, distorcere la realtà, trovare un sosia da infilare in un bidone di ferro chiamato robot e assicurare tutti sulla tua salute, quando sei già sotto tre metri di terra fumante.
Si erano mossi bene, egregiamente per un diciottenne senza arte né parte. Era troppo importante per morire in quel campo, sotto la luce dei riflettori con un pubblico che sarebbe inorridito per la sua dipartita. La fama, amici miei, era tutto per quell’omuncolo e rischiava di veder disintegrato il suo piccolo Impero fatto di bugie e ricatti.
 
Alla fine era stato fortunato a non esalare ancora respiro: vivere per l’eternità dentro quel robot con il corpo pieno di ferite, impossibilitato a muoversi senza udire il bip-bip, riempire di olio le giunture per evitare scricchiolii terrificanti …morire era la cosa migliore che gli fosse capitata nella sua breve vita. Oltre al fatto di essersi pentito a un soffio dall’Inferno.
Sempre che fosse giusto definirlo così.
Quando era stato schiaffato in quell’angolo bianco con una scrivania nera e un cartellino a lettere dorate a presentarlo, si era ritrovato a guardare ogni dettaglio, a zoomare, spostare avanti-indietro il tempo e a scribacchiare qualcosa.
Non aveva bisogno di mangiare, bere o dormire, né avvertiva l’impellente bisogno di svuotare la vescica: era solo un contenitore che portava a compimento un lavoro…la sua anima era stata già destinata altrove e si era staccata dal corpo, giusto per non fargli provare la benché minima emozione, sempre che l’apatia potesse definirsi tale.
Gli avevano solamente suggerito di svolgere il suo lavoro e di non lasciarsi impietosire da nessuno, ripetendogli che in pochi, però, sarebbero giunti al suo cospetto.
Era nel limbo: il Purgatorio secondo molti studiosi.
La lezione era molto semplice, il suo lavoro non era poi così complicato, anche perché non era alla pari di quanto aveva ascoltato a scuola. Non esisteva né Paradiso, né Inferno.
Si trattava semplicemente di una reincarnazione o una purificazione dell’anima.
La sua gli era stata strappata dal corpo e poiché non aveva intrapreso un allineamento specifico, era stata distrutta. Al mondo non c’era niente che potesse essere diviso a metà: o si è nel giusto o si è nel peccato…il resto della plebe era un dato insignificante e doveva essere dissolto.
 
Lui era stato la prima eccezione e, per un solo secondo, gli era stata garantita quella scappatoia, evitando che la sua anima venisse risucchiata e inserita in una specie di lavatrice dove la negatività sarebbe stata strizzata e allontanata.
Doveva scegliere il destino di quei pochi che sarebbero comparsi, anche se da quando aveva cominciato, solo due persone si erano sedute su quella seggiola che gli avevano messo a disposizione dai piani alti.
Stravaccato, stava leggendo uno dei soliti libri che gli altri due Giudici gli passavano, aspettando il momento buono per accogliere il suo ospite.
Perché di una cosa era certo: quello sarebbe finito sotto i suoi occhiacci grigi e l’avrebbe rivoltato come un calzino.
 
“Dove mi trovo?” Esordì quell’uomo, facendo sorridere il Giudice del limbo che si picchiettò un dito sulla tempia destra.
 
“Tendo sempre a dimenticare che le persone conosciute ringiovaniscono fino al momento del mio Addio nel mondo a voi conosciuto.”
 
“Non mi sembra che sia la mia camera e chi è lei? Cosa ci faccio qui? E dove sta mia moglie?”
 
“Non mi preoccuperei troppo di queste domande, né del dolore o preoccupazione che potrebbe suscitare a qualcuno, sempre che sia autentico ovviamente…tanto sappiamo entrambi che è già morto.” Borbottò il Giudice, scrollando le spalle.
 
“Sta scherzando, vero? Sì questo deve essere uno dei soliti scherzi di quel pestifero di mio nipote Chris jr.”
 
“A me la cosa non interessa, fai come ti pare Chris McLean.”
 
“Un momento…come fa a sapere chi sono io?”
 
“Era un volto noto della televisione, prima del declino…anche se sarebbe crollato molto prima se qualcuno avesse saputo della porcata che avete combinato durante la terza stagione con Alejandro e che avete ripetuto durante la quarta di A Tutto Reality.”
 
“Io…”
 
“Non ci vediamo da una vita, Chris.” Borbottò l’uomo, schioccando le dita e accendendo una semplice luce che lo illuminò bene.
 
“No…tu sei morto!” Sbottò, scattando in piedi e allontanandosi di qualche metro, tremando come se avesse appena visto uno spettro.
 
“Ti consiglio di non allontanarti troppo dalla mia scrivania e di sederti, anche perché non ho ancora ben capito cosa ci sia oltre all’orizzonte e sono passati ben 40 anni dal mio ingresso qui.”
 
“Che cosa ci fai qui?”
 
“Sono il Giudice di questo posto…un posto che tu mi hai caritevolmente concesso d’ottenere Chris.”
 
“Di che parli?”
 
“Sai, vivrò per l’Eternità a giudicare gli equilibristi come voi.”
 
“Chi?”
 
“Quelli che si pentono a tanto così dalla morte, quelli che prima sono buoni e poi diventano cattivi o viceversa…come Scrooge, Ebenezer per gli amici.”
 
“Questo è solo un sogno, ora mi sveglierò e dimenticherò tutto di questo posto.”
 
“Di solito non lo faccio, anche se tu sei il mio terzo ospite finora, ma da eccezione quale sono, credo che un filmato d’introduzione possa andare, no?” Domandò, agitando il dito indice della mano destra.



 
Di lì a poco Chris e il Giudice si erano ritrovati catapultati indietro a quell’orribile giorno. Un periodo che Chris aveva dimenticato, ma che era rimasto sul groppone all’altro che studiava l’intera puntata con attenzione maniacale, rimanendo comunque freddo e distaccato.
Anche se di una cosa non capiva l’essenza: Chris era così marcio che la Purificazione doveva essere la sua unica strada finale e allora perché se l’era ritrovato davanti? Non aveva chiesto quella visita, poiché aveva dato per scontato che fosse impossibile.
Forse era un piccolo premio degli altri due Giudici oppure lo stesso Chris, cosa impossibile a suo dire, si era pentito di ogni porcata, di ogni passo falso e di ogni peccato compiuti in tutti quegli anni di sudicia fama e ricchezza.
 
“Bello spettacolo, non ti sembra?” Chiese il Giudice, rallentando il tempo per mostrare a Chris con attenzione tutta la sua arroganza.
 
“Ma cosa?”
 
“Siamo in quella famosa puntata, dove tutto è finito male per me…cattivo e ingiusto fino in fondo, neanche il coraggio di chiamare un’ambulanza e l’ordine dato a Chef di scaricarmi in un lettino, nonostante volesse aiutarmi e soccorrermi, lasciandomi morire come un cane.”
 
“Io…”
 
“Oh, ma non porto rancore per così poco: dopotutto mi hanno strappato l’anima dal corpo. Sai non si sente male, Chris: è come una punturina…solo fastidio.”
 
“Smettila!”
 
“Non è come se qualcuno ti scarnificasse o ti lapidasse…credo sia solo un piccolo dolore da nulla.” Lo rincuorò, sfoggiando un ghigno diabolico per poi riportarlo nel suo mondo.
 
“E cosa accadrà ora?” Domandò rivedendo la scrivania nera e notando come il suo Giudice si fosse riseduto tranquillamente.
 
“Che cosa pensi possa accadere?” Chiese, sfogliando alcuni fogli e facendo mente locale.
 
“Tu hai detto che si va verso il Paradiso o l’Inferno.”
 
“Niente affatto.”
 
“Come no?”
 
“Questo è un preconcetto che hanno gli umani e che mi disgusta profondamente.”
 
“Ti ricordo che ne facevi parte anche tu, Scott.” Gli rinfacciò Chris.
 
“Qui si parla di Reincarnazione o Purificazione.”
 
“Non ti seguo.” Borbottò, mentre Scott alzava la mano e si concentrava brevemente, per poi afferrare al volo un fascicolo verde.
 
“Questo è un trucchetto che ho imparato dopo tre anni qui dentro.” Spiegò soddisfatto, notando come il suo ospite lo fissasse allibito.
 
“Che cos’è quella roba?”
 
“Aggressivo fino all’ultimo, vero?” Domandò ironico, sfogliando attentamente quella raccolta di documenti privati.
 
“Non sono affari…”
 
“Continua pure tranquillamente…tanto non sono mica io a dover giudicare il tuo comportamento terreno e ultraterreno.” Spiegò freddo.
 
“Io…”
 
“Dawn Hodgson…ex compagna della mia squadra per cui provavo qualcosa, quasi 60enne…eh è invecchiata anche lei, sposata con Beverly…blablabla…classiche passioni da vecchietta, qui manca un ultimo dato che Ryuk ha tenuto per sé…a leggere questo dossier, troppo buona e caritatevole, quando esalerà l’ultimo respiro, non mi capiterà nemmeno davanti…il suo corpo riposerà per l’Eternità e la sua anima si reincarnerà, finendo in un altro contenitore.” Spiegò soddisfatto.
 
“Perché non ti capiterà nemmeno davanti?”
 
“Perché per capitarmi davanti in questi ultimi 28 anni, 8 mesi, 16 giorni, 4 ore e 32 minuti dovrebbe diventare quanto di più simile a un Demonio.”
 
“E se fosse così?”
 
“Dovrei giudicarla e decidere se Purificare la sua anima marcia oppure destinarla direttamente alla Reincarnazione.”
 
“Io…”
 
“Questo esempio mi piace…Scarlett Vrien…ex partecipante a uno dei tuoi soliti reality…60 enne pure lei, vedova, cattiva come poche, finita in carcere almeno otto volte…ti sembra che abbia ancora bisogno di proseguire con la lettura, Chris? È ovvio che finirà nella lavatrice della Purificazione.”
 
“Tu, invece, resterai qui?”
 
“Devo giudicare quelli troppo cattivi che chiedono pietà all’ultimo secondo utile e quelli troppo giusti che, vivendo troppo a lungo, diventano i nuovi malvagi.”
 
“Per sempre?”
 
“È questo, quello cui mi hai costretto Chris: non sono mai stato un agnellino, ma magari se fossi rimasto in vita, al riparo da Zanna, sarei cresciuto, sarei migliorato, avrei pure trovato il coraggio di confessarmi a Dawn, ma…ehi…io merito di appassire e morire su un lettino da campo e non in una stanza d’ospedale. Ho firmato una liberatoria, il tuo stupido contratto, ma non potevo immaginare che sarei stato costretto a soffocare con la mia stessa saliva, mentre tu speravi in un record d’ascolti che ti è stato portato via. Ryuk, il Giudice della Purificazione, e l’altro di cui non ricordo il nome, Giudice della Reincarnazione, mi hanno concesso questa scappatoia.”
 
“Mi spiace.”
 
“Ti spiace solo perché devo decidere della tua sorte.”
 
“Io…”
 
“A Scarlett restano solo 6 anni, 13 giorni e 7 minuti di vita, mentre gli altri li leggerò poi.”
 
“Qualcuno del vecchio cast è già passato?” Domandò Chris, fissandolo intensamente.
 
“Credo solo Chef, Ezekiel e Lindsay.”
 
“Ma come…”
 
“Chef per una grave malattia si è guadagnato a fatica la Reincarnazione, anche perché il suo è stato un caso molto spinoso e complicato. Ci ho messo quasi…secondo il vostro calendario…una settimana di tempo per decidere la sua sorte, ma nella seconda stagione a fare da padre a DJ e nella terza con vari aiuti ai concorrenti, si è guadagnato un posto tra i buoni.”
 
“Ma non mi sembra giusto.”
 
“Vallo a dire ai miei superiori.” Lo invitò, ridendo appena.
 
“E gli altri?”
 
“Beh Ezekiel è sempre stato trattato come un appestato, anche se era davvero un buono sprecato per il vostro Mondo, vi ha lasciato per un infarto mentre era tra i campi, abbandonando una moglie e un figlio di appena 11 anni, mentre Lindsay a seguito di un’intossicazione alimentare, lasciando nella disperazione Tyler.”
 
“Io…”
 
“Credi che se non fosse in mio potere, non li avrei già rimandati a vivere ancora con i loro cari, a divertirsi e ridere spensieratamente? Stare qui dentro per 40 anni, anche senza anima, qualcosa ti cambia.”
 
“Ma…” Tentò McLean, scontrandosi con lo sguardo glaciale del Giudice.
 
“Veniamo a te, Chris.”
 
“Che cosa mi succederà?”
 
“Trattamenti orribili alle persone, danni irreversibili all’ambiente, c’è davvero bisogno che io ti possa spiegare cosa dovrebbe accadere ora?” Elencò, fissandolo eloquente.
 
“Ti prego, Scott.” Mormorò, inginocchiandosi nei pressi della sedia del Giudice, sperando d’impietosirlo e di scroccare la Reincarnazione, giacché temeva di patire troppo nella Purificazione.
 
“Pregare qualcuno, quando gli hai portato via ogni cosa…sai in quante persone pregherebbero per stare al mio posto e per vederti in quella lavatrice?” Chiese subdolo.
 
“Non volevo.” Mormorò, avvertendo un nodo in gola.
 
“Anch’io avrei voluto proseguire con i miei sogni e progetti, ma tu me li hai strappati via.”
 
“Io…”
 
“L’Universo pareggia sempre i conti e per il potere di cui sono insignito, non rispetterò le tue preghiere, false e ipocrite.”
 
“Ti supplico.” Piagnucolò Chris, rosso in viso e con le lacrime a rigargli il volto.
 
“La tua anima sarà ripulita per bene e potrà essere riutilizzata, forse, tra una decina d’anni.”
 
“Io…”
 
“Addio Chris…non ci vedremo mai più.” Lo salutò il Giudice, schioccando le dita e facendo comparire sotto l’uomo, una botola scura che l’avrebbe condotto tra le grinfie di Ryuk che, prima di ripulire la sua anima, così com’era noto anche agli altri, si sarebbe divertito a umiliarlo ancora di più e a punirlo per tutte le sue malefatte.








Angolo autore:

Ryuk: Sta one-shoot mi piace

Puoi dirlo forte.
Era da una vita che volevo vendicarmi di Chris.

Ryuk: Anche se avrei preferito continuare con l'altra serie.

Con un po' di tempo la rimprenderò in mano e riuscirò ad andare avanti.
Intanto, cari lettori, spero che questo tentativo vi possa piacere.
Tra le poche one-shoot pubblicate, credo sia la mia preferita o forse la seconda.
A presto!

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Capitolo 2
*** Un'ultima visita ***


Non capitava spesso che il Purgatorio pullulasse di anime bisognose di una scelta tra Purificazione o Reincarnazione e dopo aver spedito Chris a ripulirsi per il decennio successivo, si ritrovò nuovamente disoccupato per una ventina d’anni.
 
Aveva guardato diverse volte nel suo passato e in quello, giusto per curiosità e sano autolesionismo, dei suoi pochi conoscenti, non chiedendosi nemmeno che cosa sarebbe successo se fosse uscito incolume dalla quarta stagione: temeva seriamente di sommare troppi dispiaceri e di stringere i pugni, maledicendosi e rovinandosi il resto dell’Eternità.
Poteva diventare qualsiasi cosa desiderasse, dopotutto a 18 anni era nel pieno delle possibilità, ma quel malaugurato incidente gli aveva stracciato ogni ricordo elementare.
Da piccolo sperava di essere il miglior astronauta della storia oppure di diventare un generale dell’esercito inflessibile e senza paura. Tanti sogni che, poi, maturando, avevano cambiato direzione, portandolo a sperare in una carriera quantomeno discreta.
Non pretendeva di diventare il re di qualche nazione sconosciuta o di diventare un eroe invulnerabile: si accontentava di un lavoro normale, di una famiglia tranquilla e poco altro.
 
“Alla fine non è poi così male qui.” Aveva borbottato qualche mese più tardi, parlando al nulla e alzandosi dalla sua comoda poltroncina, annoiato dall’ultima lettura di un romanzo che seguitava a descrivere da oltre venti pagine un maledetto clown.
 
“Poteva andare certamente peggio…disoccupato, sotto un ponte…oppure con qualche petulante bambino che corre per casa, mentre mia moglie urla...già potevo farmi molto più male.” Aveva continuato, massaggiandosi una spalla e passeggiando intorno alla sua scrivania.
 
“Potevo ritrovarmi con un bigliettino d’auguri…forse un regalo fatto in casa per Natale…oppure doverli portare a vedere una partita di basket…o stare lì a leggere una favola per farli addormentare o a guardarli mentre sono malati.” Continuò a mugugnare, inspirando profondamente.
 
“Tanto non cambierà mai niente in questo posto.” Soffiò, collassando sul suo posto e richiudendo gli occhi per starsene tranquillo e per non vedere ancora quel fastidioso bianco che riempiva il suo Purgatorio.
 
 
 
 
18 anni passano in un lampo
E Scott sapeva bene che gli sarebbe capitato, se tutto fosse filato liscio, una singola seccatura per anno.
Non che gli dispiacesse troppo, anche perché dopo tutto quel tempo, si era fatto ancora più distante e freddo, scambiando qualche chiacchiera con gli altri Giudici solo quando non erano oberati di lavoro, il che accadeva raramente.
E a volte dovevano pure rinviare i loro “appuntamenti”  mensili per due chiacchiere perché la parte della Purificazione era piena di ospiti o perché il tizio della Reincarnazione era indietro con i timbri e le scartoffie sulla sua scrivania si accumulavano a vista d’occhio.
Scott aveva provato, giusto per ammazzare il tempo e per placare quel mortorio, ad offrirsi come aiutante, promettendo che non avrebbe fatto troppi danni e che non ci voleva una laurea o così quale studio per azionare la lavatrice della Purificazione a ciclo intenso o per mettere un timbro nero sui vari documenti che nell’ultimo periodo si stavano ammassando sempre più.
Il suo aiuto non era necessario.
Così come non era necessaria l’esistenza di un Purgatorio giacché era raro che per qualcuno vi fosse una tale incertezza da non sapere su quale piano farlo scendere.
Di certo, così come per Chef e Chris in passato, non si aspettava quella visita insolita.
Credeva, solo perché l’aveva visto all’opera su uno dei suoi schermi, che non ci fosse nessuna possibilità d’incrocio.
Lui, dopotutto, era schiattato durante la quarta stagione, mentre il suo “ospite” era apparso solo in quella successiva, nonostante fosse già all’interno di un contenitore conosciuto.
Non pensava fosse fattibile, ma Mike aveva la bellezza di altre 5 anime all’interno, frutto di un errore grossolano di qualcuno che gli stava molto sopra.
 
“Tu non sei Mike, vero?” Esordì Scott, facendo irrigidire il tizio che aveva davanti.
 
“Non ricordavo l’esistenza di questo posto.”
 
“Come scusa?”
 
“So benissimo chi sei e cosa hai combinato, Scott.”
 
“Ma davvero?” Domandò provocatorio, facendo comparire una cartellina con tutti i dati riguardanti quella scocciatura.
 
“Non hanno ancora cambiato colore a questi fascicoli?”
 
“Già.”
 
“Sempre colpa del pessimo gusto di Ryuk, immagino.”
 
“Come fai a sapere tutte queste cose, Mal?” Chiese il rosso, sfogliando quel documento e ritrovando in alcuni campi dei punti di domanda per nulla esaurienti.
 
“Io sono un’eccezione…come te Scott.”
 
“Davvero?”
 
“So benissimo di essere morto, che gli altri Giudici sono ancora in circolazione e, quindi, mi viene da pensare che tu sia nuovo in questo posto.”
 
“Sto qui da quasi 60 anni.” Replicò imperturbabile.
 
 “Gli altri Giudici trascendono il Tempo e lo Spazio e per quanto ne so Ryuk è in circolazione da almeno 5 milioni di anni, quindi si può quasi dire che hai appena iniziato.”
 
“Stai scherzando.” Borbottò, accennando un risolino che interruppe subito dinanzi allo sguardo di una delle anime di Mike.
 
“Mi piacerebbe, ma sono serio.”
 
“Non hai ancora risposto alla mia domanda, Mal.”
 
“Riguardo all’eccezione? Beh te la faccio semplice…l’anima al momento della morte viene staccata dal corpo e può finire in due posti…”
 
“So come funziona il mio lavoro: arriva al punto.” Lo interruppe Scott, facendogli digrignare i denti.
 
“Raramente, anzi quasi mai, un’anima mantiene i suoi ricordi e coltiva anche quelli della Purificazione o della Reincarnazione e questo è il mio caso.”
 
“Continua pure.” Lo invitò Scott, schioccando le dita e facendo apparire un piccolo vassoio con due tazze di caffè.
 
“La mia anima si è Reincarnata ben 13 volte ed è finita nella Purificazione almeno 4.”
 
“Infatti ci sono 17 timbri.” Commentò Scott.
 
“Io ricordo tutto delle mie precedenti 17 vite.”
 
“Mi devi spiegare, però, come mai nelle tue ultime visite tu sia finito sempre tra le grinfie di Ryuk…eppure dovresti sapere che è un sadico.” Borbottò, non temendo minimamente la figura mefistofelica del piano inferiore.
 
“Questo lo so bene, ma dopo tanti passaggi, un’anima che ricorda si corrompe e rischia di distruggersi o di implodere.”
 
“In che senso?”
 
“Se ti cancellano la memoria, vivi liberamente e stop…ma se ti ripuliscono spesso e ricordi ogni passaggio, ecco che ti resta una traccia e questa te la porti dietro a vita.”
 
“Per l’Eternità nel nostro caso.” Puntualizzò Scott, continuando a leggere il dossier del suo ospite.
 
“Nella prima vita ero un soldato medievale, fedele al mio sovrano e deceduto in seguito ad un agguato, ma è stato comunque tanto tempo fa.”
 
“Nelle ultime visite sei peggiorato e sei finito dentro Mike.”
 
“E vorresti sapere come facevano a coesistere più anime in un unico contenitore?”
 
“Precisamente.”
 
“Non so come la chiamano in giro, ma io preferisco definirla come la Sindrome del Richiamo.”
 
“Cioè?”
 
“Un’anima finisce in un contenitore e qui i Giudici dovrebbero bloccare ogni altro accesso, ma se qualcuno è distratto ecco che può accadere un vero disastro.”
 
“Credo sia superfluo spiegarti il mio compito.” Borbottò Scott, facendo sparire i suoi documenti e iniziando a mischiare il caffè.
 
“Sarebbe così, ma l’ultima volta che sono morto è stato Ryuk a decidere la mia sorte e non mi sono divertito molto.” Ammise, invitandolo a proseguire.
 
“Io sono un semplice Giudice minore…sei finito nel limbo poiché secondo i dati raccolti ti sei pentito all’ultimo secondo e nessuno sa se meriti la Reincarnazione o la Purificazione.”
 
“Strano perché sono sempre stato perfido in quest’ultima vita.” Replicò freddo.
 
“Raccontami le tue storie precedenti e poi ti darò la mia versione.”
 
“Che cosa vuoi sapere se hai letto tutto nel dossier?” Domandò, scrollando le spalle.
 
“Nel dossier non c’era scritto il perché tu sia diventato perfido da una vita all’altra.”
 
“Delusione, Scott.”
 
“Per cosa?”
 
“Tre vite fa ero un chirurgo di fama nazionale e sai cosa è successo? Hanno ucciso mia moglie e mia figlia perché il mio assistente ha sbagliato a ricucire.”
 
“Ma…”
 
“Due vite fa i miei genitori mi hanno abbandonato e i miei 9 anni in orfanotrofio sono stati uno schifo…mi hanno lasciato annegare in mare aperto durante una gita perché non si ricordavano di me.”
 
“Io…”
 
“La vita precedente al mio inserimento in Mike ero un padre single con una figlia e per mantenermi ero costretto a rubare…ho ucciso un poliziotto, ma era solo per mia figlia.”
 
“Questo lo so.”
 
“Non avevo altra scelta.”
 
“Tutti hanno una scelta e hai preso quella sbagliata di proposito, Mal.”
 
“Come ti senti quando ricordi ogni cosa, che vedi che tutto ti sta scivolando dalle mani senza poter rimediare…credi che non mi sia mai dispiaciuto per quel poliziotto?”
 
“Ma…”
 
“L’ho fatto per quella bambina…per l’anima adorabile che riempiva mia figlia…era malata e non volevo…non doveva morire!” Urlò, facendo tentennare il rosso.
 
“Io…”
 
“Non vado fiero…non sono felice di quel danno e non pretendo di essere…perdonato, ma come puoi pensare che la disperazione non prenda il sopravvento?”
 
“Non è finita bene.”
 
“Ho ucciso per niente: l’operazione è andata male e sono rimasto solo…avrei dovuto continuare senza la luce che illuminava la mia buia vita.”
 
“Mal…”
 
“Quando lei sorrideva, tutto diventava inconsistente e quell’anima innocente è sparita.”
 
“Sai, però, che se continui così, poi, la tua anima rischia di essere distrutta.”
 
“Alla quinta Purificazione è destino.” Borbottò triste, abbassando il capo.
 
“Io non ti conosco bene, non so nemmeno quantificare il dolore che hai sopportato, ma non posso non rimproverarti.”
 
“E con questo mi manderai alla Purificazione.” Sibilò, inspirando profondamente.
 
“Io resterò qui per l’Eternità e se dovessi deludere le mie aspettative, sappi che non avrò più nessun riguardo.”
 
“Che cosa significa?”
 
“Per questa volta chiuderò un occhio e ti concederò la Reincarnazione.”
 
“Perché?”
 
“Perché mi sembri profondamente pentito e tutti meritano una seconda chance.”
 
“Ma io ne ho sprecate già 4 e con un altro rifiuto non ci sarebbero più rischi.”
 
“E dimmi non vuoi ritrovare quell’anima felice e allegra per cui hai lottato tempo fa?”
 
“Io…”
 
“Non vuoi far ricredere Ryuk sul tuo conto?”
 
“Ma è impossibile.” Commentò, fissandolo intensamente.
 
“Non vuoi avere una vita decente e continuare a esistere?”
 
“Lo vorrei davvero.”
 
“E allora credo di doverti mandare ai piani alti.”
 
“Però…”
 
“Ricorda che tutti hanno sempre diritto a una seconda possibilità, meno che il sottoscritto…giudice di un Purgatorio che mai più potrà provare felicità.” Soffiò, schioccando le dita, mentre un fascio di luce illuminava Mal, al che il moro gli rivolse un assai raro sorriso.
 






Angolo autore:

Ryuk: Perchè ce ne usciamo con questo capitolo?

Perchè mi è venuta l'illuminazione, mentre dormivo.
Non temere domani aggiornerò l'altra serie, ma oggi mi andava di pubblicare.

Ryuk: Preparate gli scarponi, gente! Rocchi ha voglia di fare qualcosa...domani nevica sicuro!

Devo ucciderlo ora o aspetto l'anno prossimo, voi che dite?
 

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Capitolo 3
*** Una coppia deve essere giudicata ***


Aveva provato più volte a chiedere un trattamento di favore o una qualche distrazione che gli permettesse di passare quegli anni senza annoiarsi troppo e senza avere intenti vendicativi sugli eventuali ospiti futuri.
Non pretendeva chissà cosa, ma magari un animaletto come quelli della fattoria oppure una qualche anima che non era né arte né parte. Magari una figura che era troppo per la Purificazione, ma che non meritava nemmeno la Reincarnazione.
Era chiedere troppo un qualcuno come lui? Che diritto aveva di pensare…di presumere che sarebbe rimasto solo per sempre e che gli altri Giudici l’avrebbero denigrato per questo.
 
Perché potevano anche giurare che alla fine avrebbero esaudito una sua richiesta, ma a quanto gli pareva di comprendere era andato lungo e fuoristrada. Era sempre più facile badare al proprio orticello e non curarsi minimamente del malessere altrui.
In passato era stato un egoista, senza principi, abile di rovinare anche l’immagine più limpida e pura, ma come consigliava alle poche anime tormentate del limbo, ecco che lui stesso sperava in una seconda chance in cui brillare. Non avrebbe più riempito la sua vita d’inganni, di bugie e tradimenti, ma si sarebbe calato nella parte migliore, sfoggiando un sorriso sincero.
Un sorriso che aveva abbandonato non appena si era seduto su quella poltroncina.
 
“Volevo soltanto che qualcuno mi prendesse in disparte e mi chiedesse di cosa avevo bisogno.” Borbottò, inspirando profondamente, fissando il nulla che aveva davanti.
 
“Non avrei mai mentito se quella domanda fosse giunta da una persona che aveva la mia completa fiducia e che non avrebbe mai stravolto la mia vita, sfruttando tutto a suo vantaggio.”
 
In quella posizione scomoda non poteva usare nessun sotterfugio degno di nota. Mal aveva sempre avuto ragione e detestava ammetterlo.
Ryuk era sempre preso dalle anime da frustare, questa era la prima punizione esemplare anticipatrice di ogni futuro lavaggio nella Purificazione. Perché c’erano vari step da seguire.
Chi era solo leggermente malvagio veniva appena immerso e poi subito ributtato in giro, libero di entrare in un nuovo ignaro contenitore. Chi era stato a metà subiva un trattamento peggiore e chi, invece, peggio della peste aveva rovinato la sua vita e quella degli altri, tipo Chris McLean, ecco che veniva quasi annegato e doveva rimanere nella lavatrice per almeno un decennio.
Una punizione esemplare spesso fa correggere il tiro ai più, anche se alcuni erano diabolici e perseveravano senza sosta, cosa che aveva spinto Scott a chiedersi il perché vi fosse un limite di 5 Purificazioni.
Non avrebbe tagliato corto, ma non sarebbe mai stato nemmeno di così manica larga.
3 Purificazioni e, se non impari la lezione, il Giudice del piano superiore, quello dai poteri di Creazione, ti prende, ti distrugge e forgia una nuova anima da lasciare libera.
A volte creava anime perfette, altre solamente maldestre, con pregi e difetti, ma erano loro stesse a scegliere la propria strada. Sarebbe stato troppo semplice creare tutti con lo stesso stampo e dare per scontato che tutti dovessero risalire verso la Reincarnazione.
 
“Per loro è sempre così semplice.” Aveva mugugnato, afferrando un fascicolo verde di quelli che sfogliava abitualmente.
 
“È così semplice solo perché non ti sei mai messo nei nostri panni.” Sussurrò Ryuk, apparendo alle sue spalle.
 
“E voi avete mai ascoltato il mio desiderio?” Domandò, aspettando che il Giudice della Purificazione gli si sedesse davanti.
 
“Quello di essere giudicato?”
 
“Sono passati appena 6 mesi dalla visita di Mal e non penso di aver sbagliato.”
“E se invece ti fossi sempre sbagliato? Se Chris si fosse meritato la Reincarnazione, mentre Mal la Cancellazione totale?”
 
“Non puoi mettere in dubbio la mia opinione.”
 
“Che cosa faresti?”
 
“Lo stai chiedendo a un involucro vuoto che ha mantenuto soltanto un pizzico di buonsenso.” Gli fece presente, vedendolo ghignare.
 
“Sfrutta il tuo buonsenso e rispondi.”
 
“Mi scuserei con l’anima di Chris e destinerei quella di Mal alla distruzione…soddisfatto ora?”
 
“Sono solamente deluso: un vero Giudice porta avanti il suo credo anche contro tutte le avversità e anche se è alle prese con uno molto più anziano.”
 
“Perché sei qui, Ryuk?”
 
“Perché voglio la tua opinione su una persona orribile che ha sfruttato la sua squadra e che si è meritato una bella punizione esemplare.” Ghignò, fissandolo eloquente e facendogli intendere che quello studio lo riguardava da molto vicino.
 
“Ho sbagliato, lo so…ma una punizione deve far crescere e non deve portarti alla morte.”
 
“Questo dipende solo da te.”
 
“Io…”
 
“Il Giudice della Creazione che poi è lo stesso della Reincarnazione potrebbe metterti alla prova.”
 
“Perché anche se tornassi indietro e trovassi un nuovo contenitore, potrei poi essere felice?”
 
“Non dovresti?”
 
“Manterrei tutti i miei ricordi e ricordando quella vita che ho vanificato, quando ero lo Scott disgraziato del reality di Chris, mi farebbe star male.”
 
“È questo il nostro intento.”
 
“Come puoi essere così cinico e perfido?”
 
“Non resti in giro per 5 milioni di anni senza immunizzarti a tutte le diavolerie che l’altro Giudice semina in giro senza la minima attenzione.”
 
“Sarei triste per non aver salutato i miei genitori, per non aver abbracciato un’ultima volta mia sorella Alberta e per non aver mai riso liberamente con i miei pochi amici e con quelli del reality.”
 
“Davvero?”
 
“Mi scuserei anche con Zanna.” Soffiò, facendo annuire l’altro Giudice che stava scribacchiando quelle poche risposte su un diario dall’aria sinistra e che sembrava utilizzabile solo per ricattare qualcuno.
 
“Sono qui per affidarti questo caso.”
 
“Quale?”
 
“Per la prima volta avrai da classificare ben due anime in un colpo solo.”
 
“Funziona come il solito o ci sono delle limitazioni?” Chiese incerto, facendo sospirare Ryuk.
 
“Di che parli?”
 
“Devo fare una media delle due anime per poi mandarle alla Purificazione o Reincarnazione o posso trattarle singolarmente?”
 
“Ognuno risponde delle proprie azioni e puoi mandarle entrambe verso la medesima destinazione, così come dividerle senza esitazione.”
 
“Chiaro e conciso come sempre.” Mugugnò, mentre Ryuk gli passava un altro fascicolo.
 
“Ti direi che sono due persone che conoscevi anche al difuori del reality di Chris, che facevano parte della tua ex classe delle medie e che non vedi da un bel po’.”
 
“E sono morte nello stesso istante?”
 
“Litigiose e anormali, nonostante si vantassero di stare tranquille, in realtà non potevano vivere separati e dopo poche ore si sono rincorse.”
 
“Vedrò cosa riesco a fare.” Soffiò, mentre Ryuk ghignava come al suo solito per poi sparire nel nulla, senza accennare nemmeno un saluto.
 
 
 
Scott ricordava bene quel giorno: quando le due anime si erano messe insieme.
E altrettanto bene ricordava il primo litigio atomico, la seguente riappacificazione e altre avventure che spesso lo facevano sorridere.
Perché di una cosa era sicuro: quella coppia funzionava.
Magari non brillantemente come altre, ma reggeva e seguitava a durare. E nessuno doveva intromettersi per dividerli, poiché loro stessi erano destinati a inseguirsi, per poi ridere e crescere.
Potevano sbagliare intervento, potevano scegliere il regalo peggiore, ma erano abili a ricucire senza lasciare troppi strascichi.
E di questo provava solo una leggera invidia: Duncan e Courtney erano ciò che lui non avrebbe mai potuto conquistare.
Ma questa era la storia di quando era ancora in vita e non un semplice Giudice intangibile e che andava oltre il Tempo o lo Spazio.
 
“Benvenuti, amici miei.” Borbottò, mentre questi si fissavano intorno preoccupati, sorridendo mestamente e facendoli trasalire.
 
“Scott?” Chiese Duncan, tremando leggermente, mentre la compagna si era portata le mani alla bocca, faticando a trattenere qualche lacrima.
 
“È da una vita che non ci vediamo.”
 
“Scott…sei davvero tu?”
 
“Non riconosci più quello che ti passava le risposte ai quiz di fisica?” Domandò divertito, avvicinandosi appena.
 
“Sai dove siamo?” Chiese Courtney, facendolo annuire.
 
“Mi spiace darvi questa notizia…ma questo non è un sogno.”
 
“Ma…”
 
“Purtroppo siete morti e dovete rispondere delle vostre azioni con il Giudice del Purgatorio, che poi sarei io.”
 
“E tu cosa faresti?”
 
“Purtroppo devo guardare oltre alla nostra amicizia e devo leggere il vostro fascicolo.” Borbottò, sedendosi sulla poltroncina.
 
“Questo posto non mi piace.” Commentò Courtney, facendo annuire anche Duncan.
 
“Pensa che sono qui da una sessantina d’anni…dopo un po’, anche se da solo e senza troppe emozioni, ti ci abitui a tutto.”
 
“Questo sarebbe il tuo lavoro?”
 
“Vedi Duncan…voi siete qui solo perché avete tenuto un equilibrio preoccupante, ma non temete devo solo capire se meritate la Reincarnazione diretta o una piccola Purificazione: non resterete qui per molto tempo, al massimo un’ora.”
 
“E tu?”
 
“Io sono destinato all’Eternità in questo limbo.” Soffiò, rispondendo a Courtney che si strinse nelle spalle.
 
“E non ti senti mai triste?”
 
“Potrei anche urlarlo da qui fino alla fine dei tempi, ma il nulla non potrebbe mai consolarmi o abbracciarmi per chiedermi se ho bisogno di qualcosa.”
 
“Tutta colpa di McLean.” Ringhiò Duncan.
 
“Ha avuto la sua lezione: è finito a purificarsi per un decennio, il massimo della pena.” Ribatté Scott, notando un lieve sorriso in Courtney che sembrava sollevata d’apprendere che almeno lì poteva essere giudicato senza mettere in campo soldi o promesse di qualche tipo.
 
“Davanti alla morte siamo tutti uguali.”
 
“Vero, anche se alcuni ricevono comunque un trattamento di favore.” Commentò il Giudice, sfogliando un’altra pagina.
 
“Però mi sembri molto giù, Scott.”
 
“Guarda Duncan…vorrei tanto abbracciarti che è una vita che non ti vedo, ma fidati che è impossibile: mi passeresti attraverso e sapere di non essere nemmeno sfiorabile, mi deprimerebbe ancora di più.”
 
“Però…”
 
“Finora sono stato un pessimo padrone di casa…non vi ho offerto nemmeno qualcosa da bere o da sgranocchiare, anche se un’anima non dovrebbe aver bisogno di nulla.” Borbottò, schioccando le dita e facendo comparire un piccolo vassoio con alcune leccornie.
 
“Un’anima? Che cosa significa?”
 
“Al momento della morte ti viene strappata l’anima dal corpo. Voi vi vedete, così come riesco pure io, solo perché è una concessione di un Giudice superiore.”
 
“Ho capito.”
 
“Beh…il vostro caso è abbastanza semplice.” Soffiò Scott.
 
“Davvero?”
 
“Prima che arrivaste, il Giudice dei piani inferiori mi ha fatto visita e mi ha spiegato alcune cose, ma non credo che vi dividerò mai…non io almeno.”
 
“Che ci accadrà?” Domandò Duncan, addentando un piccolo muffin alla stracciatella.
 
“L’anima giudicata è libera di finire in un nuovo contenitore…un corpo per essere chiari e non è detto che voi vi possiate incontrare ancora.”
 
“Ma…”
 
“Voi avete sbagliato solo con Gwen e Trent, ma eravate giovani e non avete combinato chissà quale disastro per dover finire nella Purificazione. Qualche litigio, qualche piccola vendetta, ma niente di così orribile.”
 
“Però ci stai dicendo che questa potrebbe essere l’ultima volta che io e Duncan ci vediamo.” Soffiò Courtney, iniziando a tremare.
 
“Per quanto ne so è così…la vostra memoria dopo questo incontro verrà cancellata, vi dimenticherete dei vostri amici, di questo incontro e anche di voi stessi.”
 
“Ma non è giusto.”
 
“Io non so come agisca il Giudice Superiore, quello di Creazione e Reincarnazione, ma potrebbe anche farvi rincontrare e chissà…magari potreste innamorarvi nuovamente.” Sussurrò Scott, pregando che i suoi migliori amici potessero incontrarsi ancora e ancora, finché non fosse stato chiaro che senza Courtney non c’era Duncan e che senza Duncan, nessuna Courtney poteva essere realmente felice.
 
“Quindi ci manderai alla Reincarnazione?” Chiese Duncan, stringendo la mano della moglie.
 
“Da quest’ultimo dialogo direi proprio di sì.”
 
“Prima di salutarci vorrei che rispondessi a un’ultima domanda, se non ti spiace.”
 
“Hmm?”
 
“Immagino come tu sappia come reagirebbe la gente se venisse a conoscenza di tutto il tuo passato: non sei che il Giudice di questo posto…importante forse, ma solitario e lugubre.”
 
“Già.”
 
“Verresti rifiutato da tutti come quando eravamo a scuola.”
 
“Basta Duncan, stai esagerando!” Replicò Courtney, temendo di rischiare una contro verifica che bloccasse loro ogni possibile Reincarnazione.
 
“Anche se tornassi indietro, con tutta la disperazione che hai vissuto, quali speranze pensi di avere? Tu stesso hai detto che l’angoscia e la solitudine sono le tue uniche compagne. La tua Esistenza è priva di senso, eppure riesci ad andare avanti e a parlare tranquillamente. Riesci a reggere solo perché speri di avere un ultimo desiderio o si tratta di una qualche promessa che hai sempre tenuto per te?”
 
“Dal primo giorno che sono qui e da quando gli altri due Giudici mi hanno spiegato i vari compiti e valutazioni, ho giurato che sarei tornato indietro…ben sessant’anni fa.”
 
“Scusa ma non credo che dopo 60 anni un giuramento possa valere ancora qualcosa.” Abbozzò Duncan, notando come il suo sguardo si fosse fatto molto più duro.
 
“Chi me ne dà la certezza?”
 
“Ma…”
 
“Ho come la sensazione che fuori di qui ci sia qualcuno che mi sta ancora aspettando e dubito che potrebbe mai perdonarmi se sapesse che mi sto arrendendo all’inevitabile.”
 
“Però…” Sibilò Duncan, interrompendosi dinanzi allo sguardo inflessibile dell’amico.
 
“Non posso cavarmela, urlando al vento…Scusami, ma mi rimangio tutto quello che ho detto in passato…perché quando si fa una promessa, si deve mantenere a ogni costo.”
 
“Scott…”
 
“Beh…alla fine s’impara sempre qualcosa, anche in questo limbo.” Ammise, quasi volesse rendere chiaro che il loro tempo a disposizione era finito.
 
“Ci mancherai, Scott.” Borbottò Courtney.
 
“Non è detto che sia l’ultima volta che ci vediamo: forse potrebbe esserci un nuovo incontro in questo Purgatorio.” Mormorò il Giudice, illuminando i due e facendogli intendere che quello non era un addio, ma era più simile a un arrivederci.








Angolo autore:

Ryuk: Aiuto! Qualcuno si è impadronito del corpo di Rocchi.

Eh?

Ryuk: Due capitoli in due giorni? Ma siamo seri?

Che vuoi?
Sto format mi ispira, anche se non credo che lo sfrutterò ancora a lungo.

Ryuk: Mi fai comunque paura.

Ok...se lo dici tu
 

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Capitolo 4
*** Tutti meritano il giudizio ***


“Scusami, ma mi rimangio tutto quello che ho detto in passato.”

Se fosse stato possibile, non ci avrebbe nemmeno riflettuto.
Tutti avevano diritto a un ultimo desiderio, ma a quanto gli pareva logico era un luogo comune destinato solo ai mortali. Quella di fumare un’ultima sigaretta o di una telefonata erano le richieste canoniche e ritrovabili in ogni film o serie tv.
E non ne esistevano molte altre.
Magari quella di una sepoltura degna, la richiesta agli altri di non portare il perenne ricordo di una scomparsa, piangendo in continuazione, ma di certo tutti agognavano quell’ultimo briciolo di possibilità.
E tutto andava avanti senza sosta.
Era una giostra che continuava a suonare e a catturare l’attenzione, ma per quanti salissero o scendessero non smetteva un solo attimo.
Tutto sarebbe continuato anche senza di lui.
Ne era diventato consapevole solo dopo essersi ritrovato nel ruolo di Giudice.
Stanco e afflitto dopo quasi un secolo, aveva visto tutti quanti morire.
L’ultimo era stato Harold: quello più iellato aveva seppellito tutti quelli del reality e aveva sfiorato le varie tombe, salutando la morte come una cara amica e ricongiungendosi ai suoi cari.
Non perché fosse come l’erba cattiva, ma solo per aver seguito un modello di vita esemplare, per non aver vissuto con alcool o droga e per aver passato il resto che gli rimaneva con leggerezza.
 
Per quella giornata, sempre che potesse definirsi tale, Scott richiuse gli occhi, addormentandosi sulla scrivania, mentre si chiedeva cosa ci facesse ancora lì.
Non aveva nessun altro dei reality di Chris da giudicare, i suoi pochi amici erano passati a miglior vita e al massimo poteva concentrarsi sui figli anziani di sua sorella Alberta, come se conoscesse qualcosa dei suoi nipoti.
Che cosa doveva aspettare?
Che anche questi ci lasciassero le penne per poi ritrovarseli davanti e spiegare loro che era lo zio mai conosciuto e deceduto tanto tempo prima?
Gli avrebbero creduto?
Difficile a dirsi.
Forse poteva descrivere la sorella maggiore, ma gli sembrava comunque un legame molto flebile, quasi inesistente.
 
 
 
I due Giudici si erano incontrati nuovamente e come sempre stavano discutendo animatamente.
Non sarebbero mai riusciti ad andare d’accordo, specie quando uno premeva per una soluzione ottimale e l’altro faceva orecchie da mercante.
E se c’era una cosa che Ryuk detestava, era questa: essere ignorato, anche quando portava delle ottime prove a sostegno della sua idea.
Non tollerava che il suo Superiore continuasse a tenere in vita quel posto, quando aveva esaurito ogni suo compito.
 
“E lo terresti qui solo per noia?” Chiese frustrato, fissandolo storto.
 
“Non capisci, Ryuk.”
 
“Stando da solo per 100 anni si è pentito, anche se non è mai entrato nella Purificazione.”
 
“Non spiegarmi in cosa consiste il mio lavoro…lo conosco meglio di chiunque altro.”
 
“Però continui a fare errori da principiante.”
 
“Vuoi che ti ricordi chi ha combinato l’ultimo casino? Vuoi che ti ricordi che hai preso un’anima da Reincarnazione e l’hai sbattuta nella Purificazione per quasi 5 anni e solo perché non hai letto il suo dossier?”
 
“Scott non serve più a nulla qui dentro.”
 
“Davvero?”
 
“In un secolo di limbo ci sono andate al massimo dieci persone…ti rendi conto che stai sprecando un’anima che è cresciuta e si è pentita?” Domandò acido, puntandogli contro un dito scheletrico.
 
“Questo non sta a te deciderlo.”
 
“Guarda che i suoi giudizi sono stati impeccabili.” Commentò Ryuk, sbattendogli addosso, senza il benché minimo rispetto, tutti i fascicoli.
 
“Per un Chris da Purificare e per un Mal da Reincarnare? Gli stai dando troppo credito.”
 
“No…sei tu che lo sottovaluti.”
 
“Non mi dirai che ora ti sei affezionato a quel ragazzino, tanto da volerlo vedere fuori da questo posto, pronto a farsi una famiglia e a conquistare ciò che noi non potremo mai ottenere?”
 
“E se anche fosse?”
 
“Ti sei rammollito, Ryuk.”
 
“Posso almeno sapere che intenzioni hai con lui o rischio di doverne pagare le conseguenze?” Domandò il Giudice inferiore, fissandolo storto.
 
“Ci devo pensare.”
 
“Arriva a una proposta sensata, altrimenti giuro che prendo tutte le anime della Purificazione e te le rimando di sopra, anche se queste non si sono minimamente pentite.”
 
“È una minaccia.” Commentò il Giudice Superiore.
 
“Tu credi che la vita delle persone valga meno di zero, ma verrà il giorno in cui te ne pentirai.”
 
“Se lo dici tu.” Minimizzò, scrollando le spalle.
 
“Non lasciarlo qui a marcire!” Urlò Ryuk, digrignando i denti.
 
“È un’altra minaccia?”
 
“Non oserai lasciarlo marcire qui, vero?” Domandò, afferrandolo per la giacca.
 
“Allora è così.”
 
“Sei tu quello che deve decidere qui…allora dagli una possibilità!” Tuonò inferocito.
 
“Non è affar tuo…che intenzioni ho.” Replicò, allontanandolo con una manata.
 
“Ma…”
 
“Questa è la tua scommessa, Ryuk…non la mia.”
 
“Tu sei solo un involucro senza cuore.” Commentò, fissandolo disgustato.
 
“Lo diventi dopo milioni di anni passati a vedere anime che ti deludono costantemente e senza che tu possa entrare in gioco per rimproverarle e correggerle sul momento.” Ribatté, sfiorandosi i baffi neri e sorridendo mestamente.
 
“Anche tu sei triste?”
 
“Sono solo deluso da tutte queste anime che ho dovuto cancellare!” Urlò, facendo apparire un’intera libreria alle sue spalle che sembrava propensa a collassare.
 
“Quanti volumi sono?”
 
“Cinque ripiani con 10 volumi ciascuno da oltre 50mila pagine l’uno…credi che non ci siano state un po’ troppe anime sbagliate finora?”
 
“Ma…”
 
“Quando senti certe imprecazioni, quando vedi tante lamentele e noti volumi sempre più pieni…scusa se poi dubiti anche della più semplice correzione.”
 
“Non lo sapevo.”
 
“Perché questa libreria sta nel mio studio privato e l’ho sempre sotto controllo…non puoi immaginare quanta rabbia e impotenza provo nell’averla sempre davanti, nel sbattermi quella verità costantemente, nel leggere certe sventure o nel ricordare anime brillanti, poi macchiatesi e perse perennemente senza possibilità di recuperarle.”
 
“Però dovresti concedere qualche libertà ogni tanto.”
 
“E perché solo con lui e non qualche altro? Avrei un mare di proteste da calcolare.”
 
“Ma Scott ha pagato per 100 anni un errore minimo, mentre altri anche per un omicidio si sono ritrovati in un nuovo contenitore dopo neanche 10.” Protestò Ryuk, facendolo annuire.
 
“Tu non sai una cosa, anche se hai ragione su questo metro di misura.”
 
“Che cosa non so ancora?”
 
“I primi due volumi che si sono riempiti, beh contavano ben 20 Purificazioni e non 5.”
 
“Non ci credo.” Commentò sorpreso.
 
“Non ti sto mentendo, Ryuk.” Replicò, stiracchiandosi gli arti indolenziti.
 
“Resta che la punizione di Scott è stata eccessiva.”
 
“Io…”
 
“Non ha ucciso nessuno, non ha distrutto il mondo, né ha combinato qualche disastro inimmaginabile…ha solo giocato sporco in un reality ed era praticamente un ragazzino immaturo.”
 
“Secondo te è maturato?” Chiese il Giudice Superiore.
 
“Se non lo fosse, non sarei nemmeno qui.” Rispose gelido, facendo annuire il suo capo.
 
“E va bene, ma solo per questa volta e solo perché non ti ho ancora fatto un regalo come impiegato del millennio.”
 
“Ora come funziona?” Chiese Ryuk, facendolo ghignare.
 
“Cancelleremo parte dei suoi ricordi, ne manterrà solo qualcuno, questi saranno recuperabili solo con molta fatica e crederà di aver sempre sognato, ricominciando dall’età in cui si era interrotto.”
 
“Alla fine sai essere anche ragionevole.” Sibilò il Giudice inferiore, mentre l’altro faceva comparire il fascicolo di Scott e apponeva un timbro per la Reincarnazione.
 
“Prenderò quest’anima capricciosa in un contenitore dalle buone potenzialità e la sostituirò con quella di Scott.”
 
“Non rischia di essere uno choc?” Chiese Ryuk, facendolo negare.
 
“Sarà sempre stato un lungo sogno.”
 
 
 
 
Non ricordava molto.
Pochissimo a essere sinceri.
Solo un posto bianco, una scrivania nera e una placca dorata.
Aveva qualche potere, ma niente di particolare o che gli consentisse di sconvolgere il mondo conosciuto.
 
“Sfrutta il tuo buonsenso e rispondi.”
 
“Non hanno ancora cambiato colore a questi fascicoli?”

 
Stava cadendo da qualche parte.
Ma dove?
Sentiva solo quelle parole.
Vuote.
Consigli?
Di cosa?
Rivolte a chi?
Quando le aveva fatte?
Vedeva uno scheletro o era uno spaventapasseri?
 
“Tutti hanno una scelta e hai preso quella sbagliata di proposito.”
 
Chi aveva preso quella scelta?
E a danno di chi?
Non sapeva nemmeno questo.
Possibile che tutto quello che aveva in testa fosse solo una gran confusione?
 
“Fratellino…fratellino…devi svegliarti.” Soffiò una voce famigliare e avvertendo una mano che gli carezzava la fronte.
 
“Un altro po’.”
 
“Avevi promesso a mamma che non avresti mai passato le vacanze estive sempre a letto.”
 
“Non rompere…Alberta.” Mugugnò, collegando quel nome a una situazione reale e aprendo gli occhi di scatto.
 
“Non arrabbiarti con me, quando mamma inizierà a urlare e lancerà tutto fuori dalla tua camera.” Borbottò lei, allontanandosi dal letto e dandogli, quindi, le spalle.
 
“Alberta...io…sei tu…” Mormorò, alzandosi in piedi e abbracciando la maggiore.
 
“Che cosa ti prende, Scott?” Domandò lei sorpresa, non aspettandosi di sentire le forti braccia del fratello, né di sentire quel tono così sollevato e disperato allo stesso tempo.
 
“Non sto sognando, vero?”
 
“Non riconosci ancora la tua unica sorella maggiore?” Chiese divertita, mentre il piccolo della casa, così lo definiva lei, la stringeva con maggior forza.
 
“Scott…”
 
“Ho paura…non chiedermelo, ma mi sei mancata.”
 
“Hai dormito solo per un giorno intero…sei senza speranze.” Commentò, sorridendo comunque.
 
“Mamma e papà dove sono?”
 
“Giù a fare colazione bell’addormentata.” Soffiò, mentre il minore si staccava e Alberta si girava per baciarlo sulla fronte, pensando che quest’ultimo si scansasse disgustato o la rimproverasse, ripetendogli che non era più un moccioso da poter sbaciucchiare in quel modo.
 
“Vado subito!” Urlò, facendo negare la maggiore che non credeva di vedere mai un 18enne correre come un disperato per rivedere la sua famiglia.
 
 
 
E così aveva abbracciato sua madre, ripetendole che le voleva bene almeno una dozzina di volte e poi aveva stretto il burbero padre, strusciando la sua guancia liscia contro quella ruvida del capo famiglia, facendogli sgranare gli occhi.
E nonostante gli ripetessero che era strano e che erano passate solo 24 ore, Scott ripeteva che gli sembrava passata un’Eternità e che temeva di non vederli più, versando talvolta alcune lacrime che avevano lasciato di sasso il resto della famiglia.
Che fosse cambiato in così poco tempo era strano, ma quel nuovo Scott non dispiaceva a nessuno, anche perché aveva subito chiesto se c’erano commissioni da fare e alla loro mancata risposta, aveva affermato che si sarebbe concesso una bella passeggiata.
Uscito a prendere un po’ di Sole, si era incamminato verso il centro, pensando di guardare nei vari negozi e chiedendosi se tutto era ritornato come il solito.
All’esterno di una rivendita di televisori, era rimasto attaccato alla vetrina per cinque minuti buoni a osservare le gesta di alcuni strani ragazzi impegnati in un campeggio.
Credeva che quel Chris fosse un ciarlatano e che si meritasse una bella lezione e, nonostante non navigasse in buone acque economiche, mai si sarebbe sognato di finire sotto le grinfie di quell’idiota impomatato che sembrava intortare ogni singolo campeggiatore.
Solo un idiota poteva cascarci e forse lui un tempo lo era.
Era stato tante cose, ma per quanto si sforzasse di ricordare, avvertiva solo una profonda emicrania e un qualcosa che gl’impediva di recuperare anche quel piccolo dettaglio.
Sentiva comunque che non era così piccolo.
Non aveva dormito per un solo giorno, ma gli pareva d’essere stato in letargo o in coma.
Riflettendo su tutte queste possibilità e passeggiando tranquillamente, dando qualche fugace occhiata alle vetrine, gli parve d’intravedere la sua coppia preferita, salutando con la mano Duncan e Courtney intenti a bisticciare come il solito, mentre Mal si divertiva a sospingere l’altalena di una bambina che doveva essere la dolce sorellina.
Però c’era qualcosa che lo spingeva verso un punto preciso.
Di solito non avrebbe voluto capire certi momenti, ma pensò bene di avviarsi verso la fermata del tram, desideroso di rientrare in tempo per il pranzo.
Stava aspettando la linea 8, quando qualcuno che gli sembrava di conoscere salì sulla 2.
Avrebbe ignorato anche quella voce?
Non voleva pentirsene e salì all’ultimo, timbrando il biglietto e seguendo con lo sguardo la minuta figura, finché non la vide scendere qualche fermata dopo, imitandola subito, per paura di perderla definitivamente.
La seguì fino a un supermercato, poi di nuovo su un autobus e infine in un giardinetto, finché lei non girò a destra di una via per poi ritrovarsela davanti all’improvviso, imbronciata come ricordava.
 
“Perché mi seguivi?” Esordì lei, facendolo tentennare.
 
“Io…”
 
“Devo chiamare la polizia o intendi darmi una spiegazione?”
 
“Non ho cattive intenzioni.” Ammise, sollevando le mani.
 
“Io, invece, credo il contrario. Forse sei quel serial killer di cui si legge sui giornali e che non hanno ancora arrestato.”
 
“Non farei mai del male a una ragazza, nemmeno se non avessi altra scelta.”
 
“Dicono tutti così, quando vengono presi in castagna.”
 
“Per quanto mi possa giustificare, non crederesti nemmeno a una parola.”
 
“Hai un minuto prima che mi metta a urlare.” Replicò lei, credendo che si dileguasse.
 
“Io…”
 
“Intendi darmi una minima spiegazione o devo scucirti ogni singola parola?” Domandò, non aspettandosi che rimanesse immobile al suo posto.
 
“Ma io…”
 
“Cos’è il gatto ti ha mangiato parte della lingua e riesci solo a dire poco o niente?” Domandò, risvegliandolo dal torpore.
 
“Non volevo seguirti…è che assomigliavi a una persona che ho incontrato, almeno credo, moltissimi anni fa.”
 
“Davvero?”
 
“È una persona che mi manca molto e che credevo di aver rivisto oggi, dopo tanto tempo.”
 
“Potevi avere le idee più chiare fin dall’inizio, avvicinarti con calma, dirmelo sul tram e non rischiare di ritrovarti chiuso tra le porte.” Elencò, ricordandogli una qualche insegnante fin troppo pignola.
 
“Rischiavo che ridessi di me e potevi umiliarmi in pubblico.” Commentò Scott, facendola sbuffare.
 
“Solo se avessi detto qualche sciocchezza.”
 
“Di cavolate ne dico e ne faccio tante: credo di aver perso il conto.”
 
“Seguire una sconosciuta per mezza città, senza sapere niente sul suo passato, con il rischio che si tratti di una deviata che può estrarre un coltello o una pistola dalla borsetta, rientra di prepotenza nelle peggiori idee possibili.”
 
“Non saresti capace, almeno secondo me, di far del male a qualcuno.”
 
“Questo è vero. Devi sapere che sono una naturalista e che detesto la violenza in ogni caso.”
 
“Me l’ero quasi immaginato.”
 
“Non è vero: stai mentendo solo per farti bello ai miei occhi.”
 
“Come solo bello? Pensavo di essere adorabile.” Sorrise, facendola ridacchiare.
 
“Su questo, forse, ho qualcosa da ridire.”
 
“Ti piace rigirare il coltello nella piaga.”
 
“Abbastanza, anche se sono un po’ delusa.”
 
“Da cosa?”
 
“Si può sapere cosa aspetti prima di presentarti a una ragazza?” Domandò brusca, facendolo arrossire appena.
 
“Oh scusa…sono un po’ imbranato in certe cose.”
 
“Tutto qui?”
 
“Io sono Scott…e, come hai potuto capire, sono un idiota.”
 
“Presentazione semplice e concisa…mi sta bene.” Sussurrò lei, facendolo tentennare.
 
“Non volevo spaventarti, desideravo soltanto sapere se eri quella persona.”
 
“Purtroppo no…è la prima volta che ti vedo.”
 
“Peccato: le assomigli molto.”
 
“E dove l’avresti conosciuta?” Chiese lei, vedendolo irrigidirsi.
 
“Ti sembrerà strano, ma fatico a ricordarlo…so solo che ho conosciuto qualcuno che ti assomiglia e che era molto importante.”
 
“Rischiavi grosso.”
 
“Perché?”
 
“Perché oltre all’ipotesi di essere una deviata, avrei benissimo potuto condurti verso la polizia o magari a casa, dove mio padre non è molto clemente con quelli che m’infastidiscono.”
 
“E ti sto infastidendo anche ora?” Chiese Scott, facendola negare.
 
“Forse…”
 
“C’è qualcosa che posso fare, per convincerti del contrario?”
 
“Potresti invitarmi a prendere qualcosa da bere, giusto per farmi cambiare idea sul tuo conto.”
 
“Certo…” Soffiò, aspettando che lei si presentasse.
 
“Oh è vero…anch’io sono un po’ scarsa e maldestra con le presentazioni.”
 
“Non l’avrei mai detto, tranquilla.” Ironizzò, facendola ridere.
 
“Dovrei dirtelo dopo che mi prendi in giro?” Chiese, fingendosi stizzita.
 
“Dipende da te.”
 
“Eh va bene…mi chiamo Dawn.”
 
“Come scusa?” Domandò, sgranando gli occhi.
 
“Mi chiamo Dawn…c’è qualcosa di strano?”
 
“Il mio nome preferito.”
 
“Non è vero.” Replicò, esibendo un lieve rossore.
 
“Beh…il mio secondo nome preferito: mia sorella potrebbe vendicarsi se sapesse che non mi piace più il suo.”
 
“Sei divertente: forse è stato destino che c’incontrassimo e non decidessi di scappare via non appena ho percepito la tua presenza.”
 
“Infatti è strano che tu non abbia cercato di seminarmi.” Soffiò, fissandola stranito.
 
“Non prendermi come una svitata, ma è come se qualcuno mi avesse consigliato di aspettare, di non avere paura e che non avevi poi così cattive intenzioni. Assurdo, vero?”
 
“Neanche un po’.”
 
“Anche tu?”
 
“Credo sia la stessa voce che mi ha ripetuto di non ignorarti e di rispondere a questo dubbio: se non ti avessi raggiunto, me ne sarei pentito per un pezzo, anche perché avrei sempre pensato che eri quella ragazza che volevo ritrovare.”
 
“Alla fine ci abbiamo guadagnato entrambi.” Commentò lei, facendolo annuire.
 
“Ne sono felice.” Borbottò, guardandosi intorno, per poi farle cenno di andare in un piccolo bar che avevano superato qualche minuto prima, giusto per conoscersi meglio e per consentire a Scott di realizzare il suo desiderio.
 
 
 
 



Angolo autore:

E con questo aggiornamento chiudiamo quest'idea che mi è piaciuta molto.

Ryuk: Abbiamo faticato parecchio a una conclusione sensata, anche perchè negli ultimi due abbiamo sempre parlato di opportunità e di concedere il beneficio del dubbio e non ci sembrava corretto lasciare Scott a marcire.

E abbiamo pure rivisto, come chiusura del cerchio, i pochi personaggi noti capitati nel limbo.

Ryuk: E mo che si fa?

Giochiamo a carte.
E domani andiamo avanti con Alcol.

Ryuk: Ovviamente vi ringraziamo per le visite/recensioni e vi auguriamo un buon fine settimana.

A presto!

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