Il passo falso

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Un dolore persistente ***
Capitolo 2: *** 2. Viaggio a New York ***
Capitolo 3: *** 3. Sulle tue tracce ***
Capitolo 4: *** 4. Una serata in tuo nome ***
Capitolo 5: *** 5. Questa volta non mi sfuggirai ***
Capitolo 6: *** 6. Una dolorosa rivelazione ***



Capitolo 1
*** 1. Un dolore persistente ***


Questa storia è tradotta in italiano dal francese. Qui sotto trovate i dettagli dell'originale.

 

Titolo storia originale: Le faux pas

Link storia originale: http://hojofancity.free.fr/WorkDisplay.php?v=2&st=1&series=1&choix=0&fm=&status=&s=835&t=

Link autore: http://hojofancity.free.fr/Auteurs.php?v=2&a=1101

 

Salve a tutti ^^ come avevo anticipato, ecco il seguito di Un giorno mi apparterrai ^^ non è una fanfiction lunga, sono 6 capitoli, che chiariranno i dubbi e chiuderanno definitivamente il cerchio iniziato in quella precedente ;) chiaramente, se vi apprestate a leggere questa storia senza aver letto prima Un giorno mi apparterrai, rischiate di capire molto poco, quindi vi consiglio di darle un'occhiata, sono solo 8 capitoli ^_^ in ogni caso, fatemi sapere cosa ne pensate e buona lettura!

 

Erano passate diverse settimane da quando si era risolto il caso degli omicidi in serie perpetrati da Izumi, ma nonostante la conclusione positiva e senza ulteriore processo, come si poteva mettere una pietra sopra quello che era successo?

Il suo comportamento, inizialmente, aveva dimostrato una grande freddezza che si avvicinava quasi all'indifferenza, ma col passare dei giorni, il suo guscio si era spezzato e andato letteralmente in frantumi. Una luce si era spenta nei suoi occhi, sebbene i sorrisi e il suo abituale altruismo continuassero a costituire la sua vita quotidiana.

Appoggiata contro la cornice della finestra del salotto, mentre il giorno stava sorgendo appena, il suo sguardo perso nell'orizzonte punteggiato da nuvole arancioni, Kaori impiegava qualche minuto ogni giorno per far vagare la sua mente al doloroso passato.

Non passava un giorno senza che pensasse a sua sorella assassinata da quella psicopatica, quel mostro che aveva ucciso spudoratamente tutte le persone che avevano ostacolato il suo funesto piano. Lei, Kaori Makimura, era sopravvissuta fisicamente, ma la sua essenza si era disintegrata nel tempo.

Quante volte la stessa scena si svolgeva nella sua testa; quante volte si vedeva mentre salvava Sayuri in extremis; quante volte immaginava di piantare un proiettile in testa a quella donna dall'aspetto angelico per salvare la sorella maggiore?

Ogni mattina si svegliava di soprassalto, quindi si sedeva sul bordo del letto coprendosi il corpo sudato ancora tremante con un lenzuolo, gli occhi brillanti di emozione scrutavano l'ambiente circostante alla figura di quella figura femminile che avrebbe potuto rassicurarla.

Senza fine, si svegliava con il cuore martellante, nella speranza che tutto ciò fosse un puro e semplice incubo, ma presto la realtà riemergeva e il suo immenso dolore la schiacciava ancora di più. Alcune lacrime brillavano nelle sue iridi nocciole, ma nel tentativo di dissipare il dolore, posava uno sguardo più addolcito al suo amato compagno che dormiva pacificamente al suo fianco. Sfortunatamente molte volte, anche se la dolcezza riusciva a consolarla, il calvario diventava troppo insopportabile, allora si alzava in fretta per lasciare la stanza. Lasciava libera la sua emozione, cadendo in ginocchio sulle fresche piastrelle del bagno per piangere lacrime amare, dando colpi furiosi che esprimevano la crudele incomprensione.

Sdraiato sul letto, con gli occhi fissi sulla porta, Ryo non riusciva a distogliere la sua attenzione. Come aveva potuto lui, il più grande e temuto sweeper del Giappone, aver fallito la sua missione e aver fatto soffrire così tanto la donna che amava?

Come aveva potuto lasciarsi sorprendere da quella donna...quella folle?

C'era solo un termine che gli veniva in mente: gelosia. Quel sentimento nefasto che aveva offuscato il suo giudizio. Avrebbe sopportato mille sofferenze per risparmiarle anche solo un po' di dolore.

Quella scena angosciante e quotidiana non lo lasciava impassibile; in quei momenti di tristezza, attendeva un suo gesto perché si confidasse con lui, lasciandosi andare sulla sua spalla. Non sapeva come fare per alleviarla, ma l'avrebbe abbracciata per dimostrarle che lui era lì per lei.

Ma una maschera traditrice mimetizzava il suo fragile viso e la donna si murava nella sua silenziosa sofferenza attraverso la quale il sorriso, quasi sincero, appariva quando lui le passava accanto.

Non sapeva cosa fare per restituirle la sua vita ora spezzata, avrebbe fatto di tutto per salvare la giornalista solo per lei e per risparmiarle quel dolore.

Spingendo via il lenzuolo, si alzò in silenzio per dirigersi verso il bagno per avvicinare il suo grande palmo, quasi sfiorando la porta con un gesto carezzevole, sussurrando costantemente:

"Perdonami, Kaori"

E con sguardo altrettanto sofferente tornava nel loro letto e si ricopriva con il lenzuolo dal colore neutro, chiudeva gli occhi mentre lo scatto della porta si faceva sentire. La immaginava, con gli occhi arrossati, la gola annodata, cercando di riprendere l'autocontrollo mentre faceva un respiro profondo e oltrepassava la soglia del bagno.

In punta di piedi, lei superava la camera da letto per scomparire e scendere in salotto; seguendola furtivamente, lui aveva avuto l'opportunità di vederla, ferma davanti a una delle finestre, la tristezza dominava i suoi occhi nocciola in un'effimera fuga dove vedeva sua sorella.

Lasciando la sua torre di guardia, Kaori, con una camminata più sicura, si diresse verso la cucina e, aprendo a turno gli armadietto, tirò fuori pentole, piatti, scodelle e ingredienti per preparare una deliziosa colazione. Mentre le verdure si cuocevano nell'olio bollente che lei agitava con un movimento esperto di polso, due potenti braccia allacciarono la sua vita sottile e un leggero bacio si posò sul suo collo, suscitandole un sorriso raggiante.

"Uhm, hai un buon odore" le sussurrò all'orecchio.

Sentendo una zaffata di vita invaderla, con un lungo sospiro lei gonfiò il petto mentre chiudeva gli occhi. Delicatamente, accarezzò gli avambracci dell'uomo. Come le piaceva sentirlo intorno a sé, così premuroso, così gentile e paziente mentre lei trascorreva le sue giornate chiusa in un pesante silenzio. Con umore scherzoso interruppe quel momento confortante.

"Dì piuttosto che hai annusato la colazione" sorrise, proseguendo con il suo compito.

"E poi si dice che gli uomini non sono romantici" sospirò lui, andandosi a sedere al tavolo imbronciato.

Fingendo di non aver sentito, lei terminò la sua preparazione. La colazione pronta, posò i vari piatti sul tavolo e riempì una scodella con una buona quantità di cibo, si avvicinò al suo compagno per lasciargli un bacio furtivo, dicendo:

"Buon appetito"

Afferrandola delicatamente per il polso mentre lei si allontanava per uscire dalla stanza, lui le chiese:

"Non mangi?"

"Sai...non ho molta fame" ammise lei.

Con una leggera pressione, la riportò verso di lui e appoggiò il capo sul suo ventre mentre le sue braccia imprigionavano la vita della giovane donna e le dita di Kaori si persero automaticamente nei folti capelli neri dello sweeper.

"So che stai soffrendo..." sussurrò lui. "Parlami"

Separandosi da quell'amorevole abbraccio, lei lo baciò affettuosamente sulle labbra.

"Ho ancora bisogno di un po' di tempo...tutto qui" mormorò tristemente.

Senza dire una parola, uscì dalla stanza per salire di sopra, farsi una bella doccia e indossare un nuovo vestito...una nuova pelle per un nuovo giorno, per cercare di illudersi.

Sospirando per la propria impotenza, Ryo si portò mollemente le bacchette alla bocca mentre le mascelle masticavano automaticamente il pesco fritto e i suoi occhi si rivolgevano verso la porta della camera da letto che si era chiusa sulla sua bella.

 

 

Poche ore prima, a New York, seduto tranquillamente su una panchina con un berretto calcato in testa, un giovane uomo dal viso gradevole che terminava in un pizzetto a ricoprirgli il mento, si schiariva le idee per un nuovo dipinto mentre si trovava a Central Park. Con il tratto sicuro della matita, catturava le anime dei bambini che giocavano felici su uno slittino mentre con gli occhi socchiusi incideva nella sua memoria le forme e gli atteggiamenti dei ragazzini.

Continuando a disegnare, Natsume non si accorse della giovane donna che lo guardava con interesse, un libro in mano, aperto instancabilmente sulla stessa pagina da ormai due giorni.

Aveva adottato quella posizione automatica come per trovare una scusa per essere lì, osservandolo senza moderazione mentre l'artista era assorbito dal suo lavoro. Lo aveva notato per caso in mezzo alla folla; si era stranamente sentita attratta da quell'uomo che non aveva ancora mostrato alcun interesse particolare nei suoi confronti.

Il suo aspetto elegante suggeriva che si trattava di una donna importante, forse una donna d'affari che fuggiva dagli imponenti edifici confinanti con il parco, rifugiandosi lì per rilassarsi nel verde. Lo chignon alto e i piccoli occhiali non appesantivano in alcun modo i suoi piacevoli lineamenti; i suoi begli occhi neri e i suoi capelli scuri, oltre al viso impreziosito da un rossetto color cremisi, davano alla giovane donna un aspetto affascinante, ma il disegnatore non sembrava tenerne conto.

Il tempo trascorreva ugualmente da due giorni, lei non si stancava di guardarlo. Gli occhi di lui erano fissi su un punto preciso mentre la sua mano scarabocchiava abilmente quelle che erano le sue percezioni.

Quella sera, la donna aveva deciso di parlargli e, perché no, invitarlo a prendere un caffè. Ferma nella sua decisione, lasciò scorrere le ore mentre lui finiva di disegnare scrupolosamente.

Precisamente alle 20, come il giorno prima, lui rimetteva a posto il suo materiale per lasciare il parco; in quel momento, la giovane donna si alzò a sua volta, facendo scivolare frettolosamente la tracolla della borsa sulla spalla per seguirlo, ma compiendo alcuni passi nella sua direzione, si rese presto conto di aver dimenticato il suo prezioso libro sulla panchina.

Tornando indietro mentre il parco si svuotava dei suoi occupanti, si guardò intorno alla ricerca del libro quando finalmente lo notò non lontano dalla boscaglia.

"Ah, eccoti!" sorrise mentre si inginocchiava per raccoglierlo, spolverando la copertina.

Mentre si raddrizzava, il suo sguardo colse un leggero movimento nel fogliame; a poco a poco, mentre i suoi occhi brillavano di malizia, la sua espressione giocosa e allegra svanì per lasciare posto a una smorfia e a un grido che fu rapidamente soffocato da un panno imbevuto di cloroformio.

Sfortunatamente il suo appello sommesso non raggiunse l'attenzione degli ultimi passanti che si dirigevano verso l'uscita, e la sua sagoma si appesantì, venendo trascinata attraverso la fitta vegetazione.

Fissando con risentimento malcelato il corpo accasciato, con un gesto rapido l'individuo estrasse dalla tasca un sottile cordino bianco. Accovacciandosi sulla donna priva di sensi, orgoglioso di essere dominante, tirò energicamente le estremità del cordino, sussurrandole nell'orecchio mentre nei suoi occhi danzava una strana luce:

"Non credere che non abbia notato il tuo giochino, sgualdrina" ridacchiò piano. "Non sono cieco, ma LUI è sotto la mia protezione e nessuno lo sradicherà"

Il suo respiro si fece ansimante mentre la sua rabbia deformava ulteriormente i suoi lineamenti, allargati in un ghigno spaventoso.

"Non rovinerai tutti il duro lavoro per cui ho faticato tanto"

Sollevandole leggermente la nuca, la sottile corda circolò la gola della giovane donna, stringendola rapidamente. Quando l'aria cominciò a mancarle, la vittima improvvisamente riaprì gli occhi e con gesti scoordinati cercò di far scivolare le dita tra la corda e il collo per trovare un po' di preziosa aria, mentre la sua bocca si apriva istericamente come un pesce che si dimenava fuori dall'acqua, alla ricerca di ossigeno.

Nel disperato tentativo di fargli lasciare la presa, le sue gambe si contorsero convulsamente ma il panico e soprattutto il soffocamento le lasciavano poche possibilità di ottenere un risultato.

Mentre il sorriso del suo aggressore si allargava, gli occhi della giovane donna divennero lucidi e persino sporgenti quando la sua carnagione si fece rossa, poi bluastra, finendo in una tonalità cremisi.

Rilasciando la pressione, come un serpente, il cordino rilasciò la sua preda mentre un rantolo sfuggiva dalla gola della vittima.

"Il tuo omicidio sarà classificato come tutti gli altri. Non avresti mai dovuto passeggiare da sola nel parco" ironizzò con un sogghigno. "E soprattutto, non avresti dovuto avvicinarti a LUI" infuriò fissando l'uscita del parco, da tempo abbandonato dall'interessato.

Mentre si sistemava prontamente la giacca e con una mano ferma riordinava le ciocche arruffate, scavalcò il cadavere senza scrupoli e, a sua volta, lasciò il parco. Scivolando tra la folla senza alcuna difficoltà, il manager, con le mani in tasca, camminò in modo rilassato lungo i pochi metri che lo separavano da casa sua, facendo una piccola deviazione per assicurarsi che l'artista fosse rientrato a casa senza problemi.

La notte era ancora fresca, la brezza animava le foglie morte, si insinuava tra il fogliame per poi sfiorare il volto della giovane donna che giaceva nel parco lontana dagli sguardi. Come per svegliarla, il vento aumentò la sua potenza ma, nonostante qualsiasi buona intenzione, la giovane donna non riprese conoscenza e la scia bluastra che emergeva intorno al suo collo non fece che risaltare rispetto alla sua carnagione pallida.

La giovane donna fu ritrovata solo il mattino seguente, mentre un jogger percorreva le vie tortuose di Central Park.

 

 

Più tardi in mattinata, a Shinjuku, Kaori si occupava delle faccende domestiche mentre Ryo faceva zapping tra i vari canali, rilasciando sospiri infastiditi nell'attesa impaziente del segnale di partenza dalla sua compagna, affinché potessero uscire di casa per raggiungere i loro amici al bar.

Mentre si stazionava sulle notizie internazionali, vide il giornalista che iniziava a presentare i vari fatti che poi avrebbe dettagliato. Un disastro naturale nelle isole haitiane, la scomparsa di un cantante popolare in Giappone, l'omicidio di una giovane donna a New York...

"Beh, il mondo è piuttosto agitato" sospirò.

Accomodandosi sul divano per lasciarsi accaparrare dai fatti di cronaca, il suo orecchio colse l'interruzione del borbottio dell'aspirapolvere e con la coda dell'occhio seguì la giovane donna che riponeva accuratamente i suoi accessori per poi andare a lavarsi le mani. Riapparse pochi minuti dopo e gli sorrise, dicendo:

"Bene, possiamo andare"

Senza attendere, lui spense la televisione e balzò dal divano, ritrovandosi accanto alla sua bella, e con un sorriso affascinante le porse il braccio dicendo:

"Signorina"

Con un sorriso smagliante, Kaori stette al gioco dello sweeper e afferrò felicemente il braccio che le tendeva mentre lui si gettava la giacca sulla spalla. Con sguardi complici e gioiosi sui loro volti, Kaori appoggiò la mano sulla maniglia della porta e girò il polso, ritrovandosi faccia a faccia con il postino.

"Signorina Makimura?" chiese il postino, tendendo una busta.

"Sì, sono io" confessò lei, colta da una strana ansia, allontanandosi dal suo amante.

"Firmi la ricevuta, per favore" disse lui, porgendole il foglio.

Una volta fatto, l'uomo scomparve senza tardare; presa da una sensazione inquietante, Kaori rabbrividì mentre il suo sguardo ancora doveva soffermarsi sulla scritta che designava lei come destinataria.

Sostenendo la donna, Ryo la riportò in casa e la esortò a sedersi su una poltrona.

Con l'ansia che traspirava da ogni poro della sua pelle, Kaori continuò a fissare il suo partner tenendo la busta stretta tra le dita.

"Kaori? Kaori!" la chiamò dolcemente, prendendole la mano e inginocchiandosi davanti a lei. "Dovresti aprire la busta. Deve essere importante"

Con un cenno affermativo della testa, la giovane donna scartò mollemente la busta e mentre in un silenzio religioso i suoi occhi studiavano quanto scritto, la sua espressione divenne malinconica, poi sempre più triste fino a far apparire lacrime silenziose che con difficoltà tratteneva da diverse settimane.

Distogliendo la sua attenzione dalla lettera, fissò il suo compagno negli occhi.

"È da New York...è il giornale di Sayuri..."

Lasciandosi travolgere dal dolore, il suo corpo fu scosso da violenti singhiozzi, e con un gesto di infinita tenerezza Ryo l'abbracciò, accarezzandole i corti capelli color mogano.

"Sayuri...ha vinto un premio per via del suo articolo su Izumi...mi chiedono di ritirarlo al suo posto"

Stringendosi di più tra le braccia di Ryo, i sobbalzi malinconici agitarono maggiormente il suo essere livido mentre la lettera veniva accartocciata nella sua mano destra, in un gesto di sorda collera.

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Capitolo 2
*** 2. Viaggio a New York ***


Due giorni dopo, con la fronte appoggiata contro l'oblò di un Boeing, i suoi occhi nocciola persi in lontananza fissavano casualmente nella loro traiettoria un'abitazione di Tokyo che si sarebbe trasformata, nel corso del viaggio, in un imponente edificio newyorkese.

Sprofondata in quella silenziosa contemplazione, una calda mano maschile si intrecciò alla sua e, riprendendo lentamente il corso della realtà, Kaori cercò di apparire in forma di fronte al suo compagno.

"Grazie per essere venuto con me" disse con voce debole.

Attirando delicatamente la sua amata contro di sé, gli fu naturale cingere le fragili spalle della giovane donna mentre l'imponente aereo rollava, a velocità moderata all'inizio, sulla pista asfaltata per prendere il volo.

Intanto che le ruote del dispositivo lasciavano il terreno, il cuore dello sweeper perse un battito e si aggrappò inconsciamente ai braccioli, mentre Kaori si stringeva maggiormente a lui e, con mano amorevole, gli faceva girare il viso per dargli un dolce bacio.

"Faresti davvero qualsiasi cosa per me" sussurrò.

Inclinandosi verso di lei, per consolidare le sue parole, lui mormorò:

"Non sarei il numero uno del Giappone e nel tuo cuore se non potessi fare questo per te" confessò, richiedendo un secondo bacio più appassionato.

Appoggiando quindi la testa sullo schienale della poltrona, Ryo chiuse gli occhi per alcuni istanti e un flash delle ultime quarantotto ore gli tornò in mente.

 

 

FLASHBACK

 

Dopo aver pianto tutte le sue lacrime, con occhi lucidi Kaori ascoltò lo sweeper.

"Dovresti andare...tua sorella ha lavorato duramente su questo articolo e sarebbe stata orgogliosa di ricevere questo premio"

Avendo preso la mano di Kaori nella sua, lui sentì le dita della donna contrarsi mentre parlava.

"So che stai soffrendo per la sua perdita e che il tempo non sembrerà mai abbastanza clemente per guarire le tue ferite, ma pensa alla gioia che lei avrebbe provato..."

Interrompendo improvvisamente le parole confortanti del suo amante, Kaori sembrò soggiogata da uno spirito rabbioso quando le parole uscirono dalle sue labbra arrabbiate.

"Come puoi saperlo?! Come potrebbe mia sorella essere felice per una cosa del genere quando non c'è più?! Perché dovrei accettare questa roba quando è a causa sua se l'ho persa?! E come hanno avuto i suoi appunti..."

"Sono stato io a inviarli" disse lui, "Glielo dovevo"

Alzandosi repentinamente, mentre spingeva lo sweeper, la rabbia contrasse i suoi lineamenti così compassionevoli e dolci d'abitudine; con i pugni serrati fino a far sbiancare le nocche, continuò nel suo flusso adirato.

"Non voglio questa cosa!" urlò. "Sayuri non deve fare altro che venire a prenderla, se vuole...ah no, che stupida" rise sguaiatamente, battendosi il palmo contro la fronte. "È morta" sbottò furiosa.

Un violento schiaffo si abbatté sulla guancia della giovane donna; interrompendo il suo doloroso delirio, lei lo fissò in silenzio per alcuni secondi. Sfregandosi lo zigomo arrossato, i suoi occhi umidi fulminarono lo sweeper e, senza dire una parola, corse a chiudersi nella sua stanza.

Con passo abbattuto, Ryo prese la stessa strada e la chiamò dolcemente attraverso la porta, cercando così di ragionare con lei.

"Kaori...calmati, tesoro"

Girando la maniglia della porta, la sentì rigida e capì che era stata chiusa a chiave.

"Aprimi, per favore" supplicò.

"No, lasciami stare" chiese lei con voce strozzata.

Abbozzando un sorriso triste e indietreggiando, Ryo se ne andò come da lei richiesto, senza insistere nonostante il desiderio di confortarla; raggiungendo il salotto, afferrò senza vigore la sua giacca blu e, lanciando uno sguardo protettivo verso il piano superiore, lasciò l'appartamento.

Rimuginando amaramente su quello che era appena successo, fece un giro senza meta per la città. Urtando contro i passanti di fretta, questi ultimi borbottarono qualche rimprovero, proseguendo senza attendere.

Presto il suo sguardo scuro attraversò le griglie di colori cupi che componevano il cimitero e con passo un po' accelerato, spinse il cancello che cigolò scontento mentre la sua corporatura imponente scivolava attraverso i vicoli incorniciati dalle lastre in marmo.

Passando da destra a sinistra, pochi istanti dopo raggiunse la tomba del suo ex partner e migliore amico. Le scritte dorate sulla pietra chiazzata sembravano brillare sotto il timido sole, mimetizzato di tanto in tanto da una nuvola grigiastra; anche il tempo era triste quel giorno.

"Ciao, vecchio fratello" disse con un tono che lasciava percepire il dolore.

Fissando la tomba, una goccia e poi un'altra atterrarono in un 'ploc' sull'ultimo luogo di riposo di Hideyuki; il diluvio, che si scatenò pesantemente, non lo fece andare via. Aveva bisogno di parlare con il suo amico. Offrendo il viso alla pioggia, il suo tormento si mescolò alle gocce fresche e lui rimase lì, piantato senza fare un gesto né dire una parola, come se stesse comunicando mentalmente con il suo spettrale interlocutore.

 

 

Esausta per il dolore, Kaori si era assopita bruscamente, poi si era seduta sul letto, schiacciando le ultime lacrime che le scorrevano lungo le guance, tendendo le orecchie per sondare l'appartamento e rilevare la presenza del suo partner.

Stranamente, non percependo alcun suono e aggrottando le sopracciglia, avanzò con passo vellutato attraverso la stanza e, girando la chiave nella serratura, sgattaiolò fuori e lungo il corridoio.

Appoggiandosi alla ringhiera, non percepì la presenza così cara al suo cuore, poi, colpita con piena forza dalle parole che aveva pronunciato, sentì il proprio cuore stringersi a causa del senso di colpa.

Spalancò gli occhi e scese per le scale correndo, entrando in ogni stanza e chiamandolo con voce vibrante; la sua odissea la portò perfino nello scantinato dove solo l'eco dei suoi passi diede risposta ai suoi appelli.

Raggiungendo il parcheggio, la sua ricerca si fermò alla barriera di ferro del cancello, mentre la pioggia imperversava.

"Ma dove sei?" chiese piano, fissando l'acquazzone che si abbatteva sulla città.

Inevitabilmente, con le spalle curve e aggrappandosi alla ringhiera, tornò all'appartamento facendo chiudere la porta dietro di sé, ma il rumore della chiusura non la raggiunse.

Girandosi velocemente, si ritrovò di fronte a un Ryo zuppo fino all'osso, ma non avrebbe mai dimenticato il suo sguardo. Quel dolore che pensava di aver sradicato velava nuovamente i suoi occhi scuri nonostante l'aria distaccata che voleva darsi; colui che lei riteneva invincibile, soffriva per il suo comportamento pessimo.

Lanciandosi tra le sue braccia, lo sentì rabbrividire sotto l'ondata di un calore che sembrava aver abbandonato il suo corpo fradicio e, stringendosi a lui, implorò la sua clemenza.

"Perdonami. Non volevo..."

Abbracciandola a sua volta, Ryo la premette contro il proprio cuore che batteva di nuovo per l'amore del suo angelo.

 

FINE FLASHBACK

 

 

Con le braccia incrociate sul petto, dando indicazioni allo staff della galleria, Natsume dettagliava minuziosamente ciascuno dei suoi dipinti, come se li vedesse per la prima volta, per dare loro la migliore luce possibile e il punto ideale perché venissero accuratamente evidenziati.

Mentre i dipendenti seguivano le raccomandazioni dell'artista, questi si ritirò nel suo salottino. Accasciandosi pesantemente su una delle poltrone e sospirando, la mano che penzolava nel vuoto sfiorò il quotidiano sul tavolino. Con disinvoltura, riportò la sua attenzione sui grossi titoli e, come afferrato da un passato da cui voleva scappare, un brivido gli attraversò le labbra che si mossero automaticamente nel leggere i grossi caratteri: "GIOVANE AVVOCATO ASSASSINATO".

Spinto da una funesta curiosità, spulciò il giornale per i dettagli del caso:

"Miyuko Maya, avvocato di 27 anni, è stata assassinata a Central Park. La giovane, trovata strangolata nella boscaglia, è rimasta lì diverse ore prima che un jogger la trovasse all'alba. Nessun sospettato è ancora stato fermato, ma la polizia prosegue nelle indagini. Vendetta personale o crimine passionale, la pista non è ancora chiara..."

Come pieno di rimorso, spinse via il giornale e si prese il viso tra le mani.

"Perché dovrei sentirmi in colpa per quello che è successo? Forse l'ho incrociata senza saperlo mentre andavo lì a disegnare?"

Ad ogni modo, Natsume si sentiva stranamente a disagio dopo aver letto l'articolo e colto dal senso di colpa mentre scrutava le righe sul quotidiano, come se lo prendessero in giro e lo condannassero; a quel punto, il manager entrò.

Accorgendosi rapidamente della confusione che scuoteva il suo protetto, per via dei suoi lineamenti tesi, l'uomo lo interrogò.

"Che ti succede, Yoshiki?"

"Nulla di grave" ammise, sorpreso.

"Non può essere così poco importante a giudicare dalla tua faccia" insistette Massao.

"Lo troverai stupido" disse prendendo il giornale, "Ma guarda questo articolo, quello sull'omicidio di questo avvocato"

"Ebbene?" chiese l'altro, corrugando la fronte.

"Questa donna...a quanto pare frequentava regolarmente Central Park. È strano, ma mi sento in colpa per la sua scomparsa. Forse è la conseguenza della storia con Izumi! Ma mi sento comunque preoccupato; forse l'ho incontrata..."

"Mi stupirebbe" lo interruppe il manager bruscamente. "Insomma, voglio dire, il parco è enorme, circolano un sacco di persone. Non sarai responsabile per tutti gli omicidi della megalopoli, no?! Altrimenti penso, caro mio, che la tua lista rischia di essere lunga"

"Probabilmente hai ragione" disse, ridendo piano di se stesso.

Prendendo l'artista per un braccio, Massao se lo tirò dietro e così tornarono nella sala espositiva, nel tentativo di dissipare il turbamento di Natsume e facendolo riprendere a coordinare la sua mostra.

 

 

Diverse ore dopo, a fine giornata, all'aeroporto JFK di New York, un Boeing dall'Asia atterrò senza problemi; emettendo un profondo sospiro di sollievo, con un gesto frettoloso lo sweeper si slacciò la cintura e afferrò con premura la mano della sua compagna per lasciare quella ferraglia volante.

Con passo rapido percorsero la passerella sotto le raccomandazioni severe dell'hostess di rallentare per evitare di cadere trascinandosi dietro qualcun altro.

Raggiungendo finalmente la terraferma, come il papa che baciava il suolo della terra santa, Ryo si inginocchiò per tastare il cemento, come per essere sicuro che la sua mente non fosse colpita da un'illusione.

Con un sorriso tirato e dandogli un piccolo calcio, Kaori salutò i passeggeri che li fissavano, mentre implorava discretamente il partner di alzarsi.

Riacquistando il suo autocontrollo, come con un colpo di bacchetta magica lui fu fresco e pronto per proseguire con il viaggio. Senza ulteriori indugi, entrarono nella hall del terminal e si diressero verso la folla raggruppata intorno al nastro con le valigie.

Attendendo i loro bagagli, questi apparvero dopo pochi istanti sul tappeto rotante; in altre circostanze, sarebbero stati più carichi e avrebbero approfittato di quella fuga per visitare la città, ma si trattava di un soggiorno che sarebbe stato meglio fosse il più corto possibile.

Chiamando un taxi, salirono sull'auto gialla e si diressero verso l'appartamento di Sayuri. Il tragitto fu silenzioso ma non meno ricco di ricordi; con occhi spalancati, Kaori cercò di trovare un po' di gioia nello scoprire l'immensa città dove sua sorella aveva vissuto, dove le dimore gigantesche solleticavano le nuvole e la folla brulicava sui marciapiedi aspettando che il semaforo cambiasse colore per permettere all'inondazione umana di correre per le strade.

Ryo, nel frattempo, fissava nostalgicamente gli imponenti edifici appartenenti a un doloroso passato. Ma presto un sorriso divertito si dipinse sulle sue labbra ricordando il suo incontro con Mick. Una rivalità in quanto dongiovanni si era instaurata tra loro rispetto alla loro solida collaborazione nella vita professionale; stranamente, avevano subito simpatizzato nonostante il carattere un po' selvaggio di Ryo. Avevano sentito, l'uno nell'altro, le similitudini delle loro sorde ferite e l'istinto professionale che ribolliva nelle loro vene. Non avevano mai dubitato l'uno dell'altro e ancora adesso, malgrado l'handicap dell'americano, Ryo sapeva di poter ancora lasciare la vita nelle sue mani.

Immersi nei rispettivi pensieri, uscirono dal loro flusso di emozioni quando il taxi si fermò.

Mentre Ryo pagava la corsa e infilava la tracolla della sua borsa da viaggio iniziando a camminare, gli occhi nocciola di Kaori fissarono la facciata del lussuoso edificio mentre una fitta al cuore recise tutta la sua volontà iniziale di proseguire e paralizzò i suoi movimenti.

Un nuovo slancio la invase quando sentì la mano dell'uomo scivolare nella sua e un sorriso caloroso si diffuse sul viso del suo compagno.

"Andiamo!" disse lui semplicemente.

"Sì!" rispose lei, stringendo brevemente e istintivamente le sue dita per trarne coraggio.

Varcando le porte automatiche che si aprirono al loro passaggio, si fermarono immediatamente alla vista dell'arredamento della hall.

Con un fischio di ammirazione Ryo espresse il suo entusiasmo mentre Kaori riportava la sua attenzione sulle grandi tende di velluto rosso che circondavano imponenti colonne bianche allineate sulla navata principale, sulle poltrone che si abbinavano alla struttura, posizionate in cerchio attorno a un tavolo basso, il tutto scintillava sotto l'illuminazione di lampadari di cristallo, strategicamente sistemati, in modo da non lasciare alcuna zona d'ombra.

Alla fine del corridoio c'era un imponente bancone dai colori neutri dove vari addetti alla reception erano impegnati a soddisfare i clienti; il bancone, incorniciato da due colonne simili alle altre, indicava le direzioni indispensabili. Sulla destra si poteva leggere un cartello che indicava il ristorante e il bar mentre a sinistra un altro cartello segnalava gli ascensori.

Quasi esitanti, ripresero ad avanzare quando furono fermati dagli appelli di una hostess.

"Signorina Tachiki...signorina Tachiki"

Inchinandosi davanti alla coppia, una bella giovane donna in uniforme, senza fiato, salutò rispettosamente.

"Sono così felice di rivederla, signorina. Mi avevano detto che le era capitata una grande sventura, ma vedo che mi sono confusa"

Mentre Kaori sentiva le parole piene di entusiasmo della donna, il suo viso si scompose in una tristezza malcelata; fu Ryo a porre fine al suo tormento.

"Signorina, questa donna è la sorella della signorina Tachiki"

Colpita dalla rivelazione, la donna si soffermò sui lineamenti della giovane e improvvisamente realizzò il suo errore.

"Oh...vogliate perdonare la mia gaffe. Mi dispiace, signorina" confessò confusa, inchinandosi nuovamente. "Ma vi assomigliate tanto"

"Non è grave" sorrise Kaori malinconicamente. "Ma forse può aiutarci"

"Sì, naturalmente" accordò la donna. "Ma mi chiami Sashi, sua sorella e io ci conosciamo da molti anni"

"Come desidera...Sashi" aggiunse Kaori gentilmente.

"Allora, come posso esservi utile?"

"Rimaniamo qui solo pochi giorni e vorrei poter accedere all'appartamento di mia sorella per recuperare alcuni effetti personali" disse mentre seguivano la donna che era tornata al suo posto dietro il bancone.

Guardando a destra e a sinistra e vedendo che i suoi colleghi sembravano occupati, Sashi afferrò il mazzo di chiavi necessario appeso al banco della reception.

"È l'appartamento 508. Prendete tutto il tempo necessario" aggiunse l'hostess sorridendo amabilmente. "Posso concedere quest'ultimo favore"

Ringraziandola allegramente e lasciando le valigie a carico di Sashi, la coppia si diresse verso l'ascensore; mentre le porte si aprivano, Ryo premette il pulsante che si illuminò mentre Kaori si appoggiata contro la parete, sospirando. Con quel semplice gesto, cercò di eliminare lo stress di ritrovarsi di fronte ai ricordi di sua sorella e alla palpabile realtà della sua scomparsa.

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Capitolo 3
*** 3. Sulle tue tracce ***


Con la punta delle dita, Kaori sfiorò ogni mobile, ogni oggetto che attraversò il suo percorso tattile, come un cieco che disegna nella sua mente ciò che incontra. I suoi occhi nocciola indugiarono sull'arredamento semplice ma colorato del lussuoso appartamento come se stesse cercando di immaginare la vita quotidiana di sua sorella.

Quando raggiunse lo studio con passo disinvolto, quella stanza in cui Sayuri doveva trascorrere la maggior parte del suo tempo, sotto il colpo dei ricordi rinchiusi, sembrò prendere vita non appena lei entrò. Ebbe l'illusione di vedere sua sorella, seduta con aria seria dietro la sua postazione di lavoro, il paio di occhiali appoggiati sulla punta del naso mentre sfogliava un imponente fascicolo con la mano destra mentre con l'altra esaminava la documentazione web sul suo laptop. Un sorriso si dipinse sulle sue labbra quando incontrò lo sguardo della donna che le sorrise a sua volta e, con un gesto della mano, la invitò ad entrare, ma molto rapidamente il chiarore di quella scena perse la sua luminescenza e la realtà ebbe la precedenza sull'immaginario; si ritrovò da sola nella stanza dove tutto sembrava congelato nel tempo, in paziente attesa del ritorno della loro proprietaria.

Quante volte si erano giurate, l'una con l'altra, di vedersi presto perché Kaori scoprisse la grande megalopoli e Sayuri le facesse scoprire il suo ambiente di vita, ma i rispettivi lavori avevano soffocato il loro desiderio comune.

Era stata necessaria quella disgrazia perché Kaori trovasse finalmente il tempo di recarsi a New York; pensandosi, si sentì stringere la gola e un sorriso patetico allungò le sue labbra.

Sedendosi alla scrivania, la sua attenzione tornò alle pagine ordinatamente impilate e, spinta dalla curiosità, iniziò a sfogliare i vari articoli; uno riguardava uno statista straniero che doveva soggiornare brevemente a New York per incontrare la sua controparte americana; un altro evocava i monopoli e le tangenti che circolavano nei quartieri bui della grande città, ma due tratti rossi obliqui attraversavano l'articolo con la menzione a margine: rifiutato. Comprendendo a grandi linee l'affare, un uomo importante e un pubblico ministero sembravano essere coinvolti, direttamente o indirettamente, nella losca storia e alla giornalista doveva essere stato chiesto di rimanere a distanza.

All'improvviso, Kaori ricordò una conversazione al riguardo con sua sorella durante il caso Izumi. In seguito all'acquisizione del quotidiano, la giornalista si lamentava proprio della censura che soffocava il minimo articolo che compromettesse una celebrità della politica; ogni nota veniva letta attentamente e approvata dai suoi nuovi superiori. Sayuri non sopportava più quella corruzione e anche se il suo editore sembrava pensare la stessa cosa, sfortunatamente non poteva fare altro che tacere. Poi, quando quest'ultimo le aveva parlato della situazione calda a Shinjuku, lei non aveva esitato un secondo e aveva colto al volo l'opportunità per svelare la verità, politico coinvolto o no.

Ma purtroppo, tutto ciò che risultava ora era la morte della giovane giornalista e una ricompensa che non sarebbe finita nelle sue mani.

Sulla scrivania, nascosta dalle scartoffie, una cornice per foto sembrava volersi districare dalla montagna di documenti; delicatamente, Kaori la raccolse e una scintilla di gioia illuminò brevemente il suo viso. Quell'immagine patinata congelava il loro primo incontro; Sayuri si aggrappava al braccio della sweeper con entusiasmo mentre Kaori sorrideva per l'insolito slancio di familiarità con una sorella che non aveva visto da tanti anni. Anche se nessuno le aveva detto nulla del vero legame che le univa in quel momento, il suo cuore aveva capito tutto.

Alzandosi e sospirando per la disperazione, Kaori lasciò la stanza piena di archivi mentre Ryo, con le braccia incrociate sul petto, attendeva pazientemente appoggiato allo stipite della porta d'ingresso. Quando la vide riapparire dopo alcuni minuti di silenzio, la sua figura sembrò ridotta e le sue spalle curvate accentuavano il suo malessere.

Quando lei fu a pochi passi da lui, Ryo annullò la distanza in due passi per prenderla teneramente tra le braccia; lei non piangeva ma lui la sentì rabbrividire e contrarre le dita sulla sua giacca.

Mentre la calma riprendeva il sopravvento sulle emozioni forti, lei disse:

"Dovremmo andare al giornale di Sayuri...ci staranno aspettando"

"Come vuoi" disse lui, baciandola dolcemente sulla fronte.

Allacciati, tornarono all'ascensore e, silenziosamente, raggiunsero l'area della reception.

Mentre la distanza si restringeva, videro Sashi in piedi accanto a un uomo sulla cinquantina, i capelli imbiancati dal tempo ben pettinati e ordinati, entrambi li guardavano con interesse.

L'aria severa dell'uomo sbiadì davanti alla coppia e, soprattutto, alla giovane donna con gli occhi arrossati per l'emozione; tendendo una mano accogliente alla sweeper, studiò involontariamente i lineamenti molto simili della donna con quelli della sua defunta cliente, e disse:

"Buongiorno signorina, signore. Sono James Crawford, il direttore di questo stabilimento. Vi porgo le mie più sincere condoglianze; stavo parlando con la signorina Ayumi che mi ha confermato che soggiornerete solo brevemente nel nostro paese"

"In effetti sì"

"Come mi ha richiesto il giornale di sua sorella, vi lascio a disposizione il suo appartamento per tutto il tempo. La signorina Tachiki è stata una delle nostre più affezionate clienti e faremo del nostro meglio per assicurarci che il vostro soggiorno trascorra nelle migliori condizioni possibili"

"Grazie molte" sorrise Kaori, confusa.

"Vedo che avete pochi bagagli..." disse indicando le loro borse, "Darò disposizione per farveli portare"

"Grazie" dissero entrambi in coro.

"Devo lasciarvi perché ho ancora molto lavoro che mi aspetta, ma se avete bisogno di qualcosa, non esitate a chiedere, il nostro staff sarà felice di esaudire le vostre richieste"

Su quelle ultime parole, l'uomo scomparve; Sashi sentì il proprio cuore battere forte mentre il capo se ne andava.

"Pensavo che mi avrebbe dato una lavata di capo" sorrise. "In ogni caso, sono sollevata di vedere che tutto sta andando per il meglio..."

"Mi dispiace interromperla, ma dobbiamo andare, si sta facendo tardi" disse Ryo, mettendo così termine a una conversazione probabilmente infinita con l'addetta alla reception che non pareva avere difficoltà nel parlare molto.

"Bene, passate un buon soggiorno" concluse la donna gentilmente.

Su ciò, la coppia si diresse verso l'uscita e attese pochi secondi prima di vedere un taxi fermarsi davanti a loro sotto lo sguardo divertito del fattorino. Ringraziandolo con un cenno del capo, Ryo e Kaori salirono sull'auto gialla per dirigersi verso gli uffici del giornale.

 

 

L'inaugurazione era pronta per accogliere gli ospiti, di tanto in tanto Natsume passava per la galleria per verificare gli ultimi dettagli della sua mostra; molto meticolosamente e con un gesto esperto, raddrizzò leggermente uno dei quadri che adornavano una parete sotto lo sguardo divertito dell'assistente della direzione della galleria.

Notando il proprio comportamento eccessivamente maniacale, Yoshiki sorrise a sua volta.

"Deve trovarmi un po' troppo zelante!"

"No, affatto. Ma vedo che si prende molta cura delle sue opere. Devo dirle che sono una sua grande fan, la sua arte è così viva che ha ragione nel volerla mostrare, quindi non mi permetterei mai di criticare in alcun modo i suoi metodi"

Chinandosi su di lei, l'artista sussurrò al suo orecchio:

"Se divento troppo superficiale, come alcuni grandi pittori, conto su di lei per rimproverarmi"

Diventando rossa come una peonia ma sorridendo ampiamente, la giovane donna accettò la sua richiesta e la conversazione terminò con uno scoppio di risate.

Ma nonostante l'atmosfera bonaria, nell'angolo della galleria un uomo sembrava molto meno felice della familiarità tra i due.

"Non inizierai a ronzargli intorno, sgualdrina" borbottò rabbiosamente.

Lasciando la giovane donna per continuare la sua ispezione, l'artista vagò attraverso le varie navate per poi scomparire dal campo visivo. Approfittando della sua assenza, il manager si avvicinò lentamente all'assistente, a cui scappò un piccolo grido di sorpresa quando lo vide alle sue spalle.

"Signor Massao, mi ha spaventato" confessò, la mano sul cuore.

"Non era il mio obiettivo, ma potrebbe diventarlo" disse lui semplicemente, fissandola con severità.

"Che intende?" chiese lei con ansia, indietreggiando leggermente con una crescente angoscia.

Rimanendo in silenzio per alcuni secondi, lui la guardò dalla testa ai piedi e un sorriso malsano si allungò sulle sue labbra mentre i suoi occhi scuri si tuffavano nelle iridi spaventate della giovane donna.

"Le consiglio di stare alla larga da Natsume, per lui ma soprattutto per lei. Sarebbe un peccato se si verificasse uno sfortunato incidente...no?"

"Sì, sì" annuì lei nervosamente.

"Allora, giovane fanciulla" disse, posandole una mano sulla spalla tremante, "le chiederei di porre fine ai suoi giochetti maliziosi con il mio protetto. Intesi?" ordinò, stringendo con forza la spalla dell'assistente tra le dita.

"Sì" emise lei con voce singhiozzante.

"Bene, vedo che lei è una persona intelligente" sorrise, più serenamente. "Conto su di lei"

Allontanandosi leggermente da lei, si voltò un'ultima volta verso la giovane e aggiunse:

"Altrimenti, potrei rinfrescarle la memoria"

Pietrificata, la giovane donna non osò fare il minimo movimento e il suo cuore continuò a martellarle in petto sotto gli echi delle risatine meschine del manager.

 

 

Raggiunti i locali del popolare quotidiano dopo molte biforcazioni, la coppia entrò nello stabilimento, dopo aver chiesto indicazioni ai vari liberi professionisti che avevano incrociato.

Fermandosi per un breve momento davanti a una porta-finestra a vetri sfocati su cui il nome di Maxwell Garvey era scritto in grassetto, Kaori bussò di scatto e sentì una voce profonda rispondere:

"Avanti!"

Entrando nella piccola stanza gradevolmente illuminata da una spettacolare vista della grandiosità della città, i due scoprirono un uomo magro, sulla quarantina, con il naso immerso nelle scartoffie, che rapidamente scribacchiava alcuni appunti. Mentre Kaori faceva le presentazioni, l'uomo distolse l'attenzione dalle sue carte per rivolgere un sorriso gioviale e alzarsi in fretta per prendere calorosamente la mano della giovane donna.

"Lei è Kaori Makimura, la sorella di Sayuri. Le assomiglia molto" aggiunse con entusiasmo.

Senza dare loro modo di replicare, facendo segno di sedersi, riprese il suo posto dietro la scrivania.

"Perdonatemi per l'accoglienza in queste condizioni, ma devo fare in fretta perché l'articolo di sua sorella non è passato inosservato" sorrise tristemente. "Sarebbe stata così orgogliosa di ricevere questo premio" sospirò malinconicamente. "Molti premi vengono assegnati ai migliori giornalisti e sua sorella ha ottenuto un Pulitzer. A partire da domani, una grande festa sarà organizzata nella sala di ricevimento del Plaza per l'occasione...sua sorella non ha potuto ritirare il premio, ho pensato che fosse suo di diritto"

"È un pensiero gentile, ma non sono sicura di volerlo"

"Capisco che possa essere difficile per lei riceverlo dopo quello che è successo alla signorina Tachiki, ma lo accetti al posto suo. Lei conosceva il suo acuto senso del lavoro, deve assolutamente ricevere questa ricompensa. L'ha pagata a caro prezzo"

Lasciando un breve silenzio a precedere le sue parole, Kaori alzò lo sguardo e sorrise debolmente.

"Per lei, lo accetterò"

"Grazie, signorina" esclamò lui euforico, prendendole le mani. "La serata si terrà domani alle 20. Le sarei grato se potesse scrivere qualche parola per l'occasione"

"Ma io non sono una giornalista!"

"Lo so, ma lasci parlare il suo cuore e tutto andrà bene"

Notando la sua espressione seccata, Ryo le prese delicatamente la mano e aggiunse a sua volta:

"Chi meglio di te potrebbe parlare di Sayuri?"

Lasciandosi convincere dalle argomentazioni dei due uomini, Kaori fece un profondo respiro e disse:

"Va bene" accettò timidamente.

"Grazie di tutto, signorina"

Dopo qualche breve convenevole, Ryo e Kaori lasciarono l'ufficio del caporedattore e percorsero le navate affollate di giornalisti; alcuni scambiarono con loro qualche parola circa il loro attaccamento alla giornalista scomparsa e il rimpianto per tale perdita, sia a livello professionale che personale.

Dopo molti ringraziamenti e saluti, i due uscirono dalla struttura per tornare all'hotel.

 

 

Completamente soddisfatto per la sua imminente mostra, Natsume, con un sorriso beato, guardò ciascuna delle sue opere con orgoglio non dissimulato. Mentre lui era immerso in quell'ammirazione segreta, apparve il suo manager. Non meno contento per l'inaugurazione in arrivo, sembrò invaso da uno slancio di entusiasmo; estraendo una busta dalla tasca interna, la posò con vigore tra le mani dell'artista.

"Domani sera abbiamo impegni" aggiunse felicemente, sfregandosi le mani.

Aprendo con cura la busta, Natsume raccolse l'invito e lesse ad alta voce le informazioni in corsivo:

"Grande serata del giornalismo al Plaza, alle 20...in che modo ci riguarda?" confessò, leggermente deluso.

"Non ti rendi conto! Ci saranno molte celebrità; devi incontrare quante più persone possibili e fare pubblicità per te stesso, anche se so che la tua mostra sarà sicuramente popolare. Tutto fa brodo" disse con occhi scintillanti.

"Se lo dici tu" fece l'altro, scrollando le spalle. Lasciando l'invito a Massao, Yoshiki scomparve in una delle navate laterali della galleria.

Guardando casualmente l'allestimento, un sorriso si disegnò sulle labbra del manager, che dichiarò in un sussurro:

"Sai che sono pronto a tutto per te"

Portando di nuovo l'attenzione sull'invito, il suo sguardo virò sul motivo della serata.

'Serata dedicata alla signorina Tachiki'.

Aggrottando le sopracciglia per rinfrescarsi la memoria, cercò di dare volto a quel nome familiare ma invano, lo ripeteva a voce alta ma non gli veniva nulla in mente. Forse era a causa della fama del suo alter ego se la conosceva?

"Non si organizza una serata di questa importanza per una semplice giornalista freelance" concluse.

Rimanendo fermo per un breve istante, rimise la busta in tasca e se ne andò.

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Capitolo 4
*** 4. Una serata in tuo nome ***


La notte fu movimentata per la coppia; mentre Kaori si girava e rigirava nel letto presa da emozioni travolgenti, Ryo cercava di confortarla attirandola a sé, sussurrandole parole rassicuranti che parvero funzionare.

Poche ore dopo, al sorgere del sole, la giovane donna si districò dalle braccia protettive dell'uomo per vagare per l'appartamento, assonnata; appoggiando delicatamente una mano contro il vetro, indugiò per un breve momento di fronte all'imponente baia che dava sugli impressionanti grattacieli.

Le molteplici finestre dei vari edifici si tingevano di arancione mentre il sole si levava e le luci artificiali dei neon e dei lampioni si spegnevano; nonostante la mancanza di vegetazione, lo spettacolo mattutino era qualcosa di favoloso da contemplare.

Quella sarebbe stata la grande sera, pensò, la consegna del famoso premio per sua sorella ma, pensandoci, si accorse improvvisamente che quella promessa non era priva di vincoli perché non poteva prendere la ricompensa dicendo un semplice 'Grazie' o un breve discorso.

Rapidamente si avvicinò allo studio, aspettando un momento prima di entrare, poi andò a sedersi alla scrivania e aprì a turno i cassetti per trovare un foglio. Quindi, afferrando un grosso taccuino, prese frettolosamente una delle penne dal portamatite.

Strizzando gli occhi e appoggiando il viso sulla mano, cominciò a frugare nel profondo della sua anima alla ricerca delle parole giuste per rendere omaggio alla sorella.

Verso le dieci, steso a pancia in giù, con gli occhi ancora chiusi e la mano che sfiorava le lenzuola alla ricerca del calore del corpo femminile, l'uomo si accorse della sua assenza. Ryo si divincolò dal suo accogliente nido per cercare la sua compagna; il suo stomaco lo guidò per prima cosa in cucina malgrado l'assenza di un profumino invitante, poi chiamò la donna diverse volte senza successo, infine la trovò nel piccolo studio.

Mentre avanzava di un passo, schiacciò una palla di carta; prendendosi un momento per dettagliare il foglio, notò che molti altri, accartocciati, disseminavano il pavimento mentre la giovane donna, chinata su uno di essi, sembrava in piena concentrazione mentre lo riempiva di un fiume di parole.

"Kaori?" chiamò dolcemente, posando una mano su una sua spalla.

Sobbalzando bruscamente, con aria contrariata lei accolse lo sweeper.

"Che ti succede?" chiese.

"È per questo dannato discorso!" ringhiò, accartocciando un altro foglio di carta. "Come riescono questi giornalisti a scrivere pagine e pagine su un tema imposto mentre io non riesco a scrivere poche righe su mia sorella!"

Costringendola ad alzarsi e abbracciandola gentilmente, Ryo cercò di rassicurarla mentre le accarezzava i corti capelli.

"Non sforzarti, ti verrà naturalmente durante la giornata. Più ti costringi a scrivere, meno ci riuscirai"

"Hai ragione"

Un brontolio molesto mise fine a quell'abbraccio e con un'espressione beffarda, Kaori intervenne.

"Penso sia ora che tu vada a fare colazione"

"E tu?"

"Io non ho molta fame e con la serata che si svolgerà tra poche ore preferirei restare qui a mettere giù un testo appropriato. Ma tu esci: approfittane per fare il turista!"

"Sei sicura?"

"Sì. Ordinerò un boccone per pranzo. Vai, vai!" disse, allontanandolo con la mano mentre tornava al suo posto.

"Se è quello che vuoi" sospirò lui.

"Ryo, aspetta!" disse lei improvvisamente, uscendo dallo studio, prendendolo frettolosamente per mano. "Perdonami se sono così distante negli ultimi giorni" confessò vergognandosi, abbassando la testa.

"Non preoccuparti, capisco" disse lui sollevandole il mento e sorridendo calorosamente. "Tutto quello che è successo di recente non poteva che renderti infelice. Mi dispiace solo di sentirmi così impotente"

"No, non dire così!" rispose lei, scuotendo il capo, aggrappandosi saldamente alle sue spalle, "Sei l'unico con cui volevo vivere questo momento"

Un ampio sorriso si allargò sul volto di lui e istintivamente la baciò teneramente.

"Bene, ti lascio al tuo scritto, mentre io farò un giro. Vedrò quanto è cambiata la città negli ultimi 20 anni"

Lasciando che lo sweeper sparisse in bagno, Kaori pensò con malinconia alle sue parole; quindi erano passati 20 anni da quando aveva lasciato la grande città per il Giappone. Lei lo aveva incontrato quindici anni prima quando era solo un'adolescente che si era fatta catturare dal suo fascino tenebroso. Quanto a lui, l'aveva scambiata per un ragazzino a cui aveva dato il dolce pseudonimo di Sugar Boy.

Con tutti quei ricordi che le tornavano alla mente, riprese il suo posto alla scrivania e afferrò una penna, con aria sognante.

Pochi minuti dopo, Ryo uscì silenziosamente dal bagno e, dopo aver lanciato uno sguardo furtivo alla sua dolce metà, scivolò fuori dall'appartamento in punta di piedi mentre lei scarabocchiava con aria seria su un foglio le sue idee.

Con passo disinvolto scese per i vari pianerottoli dell'imponente edificio, ritrovandosi al piano terra. La sala principale brulicava già di una moltitudine di persone che si precipitavano da un punto A a un punto B, l'orecchio incollato al cellulare; stranamente, quel trambusto non gli piacque, e non perse tempo a raggiungere l'uscita quasi correndo, quando vide Sashi non lontano da lui. Ma fortunatamente per lui, troppo assorbita dalle sue occupazioni, la donna non prestò attenzione a ciò che la circondava e rimase al suo posto.

Nel corso delle ore e malgrado la lunga assenza, Ryo vagò per la grande città del suo passato, ritrovandosi nel quartiere dei suoi ricordi; praticamente ogni angolo di strada era segnato da una precedente traccia del suo passaggio. Le insegne di alcuni negozi erano cambiate ma lo spirito del quartiere era rimasto lo stesso e, mentre camminava, si fermò davanti a un piccolo pub e sorrise, affrettandosi allegramente a chiamare il suo omologo americano.

"Ehi Mick, non indovinerai mai dove sono!"

Il biondino rispose con voce assonnata.

"Non lo so ma per quanto mi riguarda, sono nel mio letto. Ti ricordo che qui sono le due del mattino"

"Smettila di fare il guastafeste!" brontolò Ryo. "Basta che non vai a dormire anche tu come le galline"

Mettendosi con forza a sedere sul letto, Mick replicò vivacemente.

"Ah perché per te le due di notte significa andare a letto come le galline!"

"Non dirmi che quando ci sono io, andiamo a letto così presto!"

Mentre l'americano si preparava a ribattere, la sua bella infermiera si mosse nel letto.

"Aspetta un secondo, vado in soggiorno, Kazue sta dormendo"

"Dovete esservi divertiti molto ieri sera" lo stuzzicò lo sweeper.

"Smettila con le tue sciocchezze" sospirò Mick, andando al piano inferiore. "Kazue è oberata di lavoro al momento, è davvero stanca"

"Povero vecchio mio" lo compatì Ryo.

"Ma che stai dicendo?" Mick si tese, sollevando un sopracciglio interrogativo mentre si sedeva pesantemente su una poltrona.

"Dimmi tutto" continuò l'altro con l'aria più seria del mondo, "Quanto tempo è passato da quando avete..."

"Smettila di fare lo stupido! Giuro che ti butto giù se continui!" sibilò l'americano. "Non mi hai chiamato per questo, quindi vai dritto al punto e fammi tornare a dormire"

"Pff! Non hai davvero senso dell'umorismo. Va bene. Più seriamente, volevo solo dirti che ho trovato un posto familiare"

"E quale?" chiese l'altro, grattandosi la testa mentre si lasciava sfuggire un lungo sbadiglio.

"Il club Twenty-One"

"Non ci credo! Esiste ancora!" urlò vivace, alzandosi all'improvviso e mettendosi a camminare per il soggiorno.

"Oh sì! È stato ristrutturato ma c'è. Mi ha fatto pensare..."

"A me! Che romantico" aggiunse Mick, con gli occhi che brillavano mentre sculettava eccessivamente.

"E poi sono io che dico sciocchezze"

Mentre la loro conversazione continuava su bonari battibecchi, Ryo si sedette su una delle panchine per immergersi nuovamente in un passato non così spregevole, specialmente quando ripensava alla loro complicità di un tempo.

 

 

In un altro appartamento di New York, comodamente seduto su un divano, l'artista sfogliava il catalogo per la sua successiva mostra. Gli occhi persi nel vuoto, le pagine si sgretolavano lentamente mentre il suo sguardo si fissava su un punto immaginario a distanza; stranamente, non riusciva a concentrarsi sulle varie illustrazioni mentre il catalogo metteva termine a tutta quell'implacabile organizzazione.

Quel giorno la sua mente sembrava essenzialmente ossessionata dalla famigerata serata che si sarebbe svolta di lì a poche ore; inchinarsi e adulare i pezzi grossi della città non lo entusiasmava, ma Massao aveva insistito con forza che fosse impeccabile con l'élite.

Con un profondo sospiro lasciò il catalogo e sollevò la cornetta del telefono e, dopo pochi e brevi squilli, rispose la voce femminile dell'assistente della galleria.

"Buonasera, signorina Newton. Sono Natsume. Ho appena ricevuto il catalogo per la mia prossima mostra" disse guardando il libretto sul divano, "e volevo sapere la sua opinione. Possiamo discuterne questa sera al gala?"

Con voce balbettante, lei rispose frettolosamente.

"Mi dispiace di dover declinare la sua offerta, Natsume. Stasera sarò molto impegnata, sono desolata. Ma sono convinta che il signor Massao sarà lieto di risponderle"

"Va bene, se lo dice lei" disse cupamente. "Mi dispiace averla disturbata"

Con un gesto stanco, riattaccò dopo aver pronunciato le solite formule di cortesia; con passo pesante, si avvicinò all'armadio alla ricerca del suo completo per l'imminente serata.

In un altro edificio, la signorina Newton, con la mano ancora attaccata alla cornetta, rimase immobile per un momento prima di lasciarla e mormorare tristemente, "Mi dispiace per il mio comportamento, Yoshiki, ma sono costretta ad agire così"

Sospirando malinconicamente, riprese il suo posto davanti al computer per rifinire l'elenco degli ospiti della galleria.

 

 

Erano passate diverse ore dall'inizio della giornata e la luce del cielo aveva lasciato il posto all'oscurità della notte.

In piedi davanti allo specchio, mentre sistemava il secondo orecchino, Kaori si interruppe per prendersi il tempo di osservarsi. Il lungo vestito lilla che le aveva regalato la sorella non era mai stato tolto dal suo guardaroba ma per quel ricevimento aveva pensato di indossarlo.

Concentrandosi sul morbido tessuto colorato, lisciò lentamente la stoffa per perfezionare il suo outfit mentre la tristezza iniziava a distorcere il suo dolce viso.

Durante quel gesto, un piccole alone salato comparve sul tessuto e, di fronte al suo riflesso, notò che quella lacrima amara non era l'unica a scorrere dai suoi occhi nocciola.

Rabbrividendo per il dolore, incrociò le mani sul petto chiudendo gli occhi e in quel preciso momento due forti braccia strinsero la sua esile vita.

"Sayuri aveva ragione, questo vestito ti sta a meraviglia" confessò a bassa voce.

Girandosi, lei appoggiò il viso in lacrime nel collo del suo amato.

"Non so se ce la farò" singhiozzò.

"Devi farlo...per te e per tua sorella" disse dolcemente, stringendola piano.

Allontanandosi dal suo compagno, lei gli sfiorò le labbra e disse:

"Ti ringrazio" sorrise, asciugandosi le lacrime.

Poi, guardando l'orologio, aggiunse:

"Ti lascio preparare perché l'auto verrà a prenderci tra mezz'ora, avrò abbastanza tempo per rileggere il mio discorso un'ultima volta" emise in un sospiro lacrimoso.

Non indugiando oltre, Kaori tornò nello studio per isolarsi un'ultima volta.

Poco dopo un colpo alla porta annunciò l'autista che si presentò per condurli al Gran Plaza. A braccetto, la coppia avanzò lungo il corridoio principale seguendo l'uomo, poi salì sull'auto di lusso in attesa.

 

 

In un altro quartiere della megalopoli, l'artista girava nervosamente in tondo, guardando costantemente l'orologio, che gli diceva che il tempo scorreva troppo velocemente per i suoi gusti. Era passata una buona mezz'ora da quando il manager avrebbe dovuto presentarsi e recarsi insieme a lui verso il Gran Plaza, e un quarto d'ora dopo, senza fiato, Massao si fece vivo.

"Il traffico è infernale a quest'ora! Siamo dall'altra parte della città, arriveremo sicuramente tardi!" si innervosì.

"Calmati, Massao. Non siamo i protagonisti della serata e il nostro ingresso si farà notare di più se arriveremo per ultimi. Avremo così il nostro quarto d'ora di gloria" sorrise Natsume, nel tentativo di calmare l'amico.

Con le sopracciglia accigliate, chiaro segno del suo nervosismo, il manager si rilassò gradualmente prendendo il contrattempo come una benedizione per il suo protetto perché l'argomentazione di quest'ultimo era da prendere in considerazione.

Senza ulteriori indugi, l'omino prese l'artista per un braccio e lo trascinò dietro di sé perché non voleva prolungare lo scompiglio nel suo programma ben organizzato.

 

 

Quando Ryo e Kaori entrarono nella sala ricevimento, il luogo brulicava già di gente. Tutte quelle persone elegantissime lanciavano alla coppia solo brevi occhiate di traverso, riprendendo altrettanto rapidamente la conversazione abbandonata per una furtiva curiosità.

Facendosi strada tra l'impressionante folla, mano nella mano, i due scivolarono attraverso la marea umana per raggiungere il podio dove il capo redattore di Sayuri aspettava pazientemente. Quando li vide, un sorriso amichevole si allargò sul viso rugoso e li salutò con un caloroso abbraccio.

"Sono contento di vedervi qui" aggiunse.

"Ci sono molte persone" disse Kaori guardandosi intorno, stringendo nervosamente la mano di Ryo.

"Non ci faccia molto caso" sorrise Maxwell nel tentativo di confortarla. "La maggior parte di loro è venuta per riempirsi la pancia; solo una piccola parte è qui per rendere omaggio. Guardate quel gruppetto formato da una decina di persone" disse, indicandoli con un cenno del mento, "Si fanno notare per la loro presenza e notorietà; nutrono grande rispetto per sua sorella"

"Sarai perfetta, tesoro" aggiunse Ryo, baciandola sulla tempia.

"Dato che siete qui e che i personaggi principali sono presenti, penso che possiamo dare inizio alla cerimonia. Farò una piccola introduzione, poi toccherà a lei" indicò Kaori, che già cominciava a tremare per l'ansia. "È pronta?"

Con un cenno del campo, lei confermò la sua intenzione di intervenire in memoria di sua sorella.

Con un rapido segno ai macchinisti, le luci si abbassarono e un riflettore illuminò il palco; il capo redattore venne accolto da applausi.

"Signore e signori, buonasera. Siamo qui stasera per premiare uno dei nostri grandi giornalisti per il suo prodigioso articolo sullo 'Spaccacuori'. Come tutti sapete, quest'ultima non può ricevere il premio, quindi vi chiedo di dare il benvenuto a sua sorella: Kaori Makimura"

Molti applausi accompagnarolo l'ascesa sul palco della giovane donna che stringeva nervosamente in mano il suo discorso, ma quando apparve nel cono di luce, calò il silenzio. I sussurri che lo raggiunsero sottolinearono lo stupore di alcuni per la sorprendente somiglianza delle due donne e l'impressione di vedere la giornalista in vita anche solo per quella sera, cosa che fu accolta come balsamo al cuore.

Con il cuore martellante, Kaori prese posto accanto a Maxwell Garvey; lanciando una rapida occhiata al suo amato, si sporse verso il microfono che rinviò la sua dolce voce nella grande stanza, ottenendo l'effetto di silenziare le ultime chiacchiere.

"Buonasera, signore e signori. Il mio nome è Kaori Makimura e questa sera, per mia sorella Sayuri Tachiki, mi trovo davanti a voi. Non mi conoscete, ma in un certo senso, attraverso le parole della mia sorella maggiore, io so un po' di più sul vostro ambiente. Grazie a voi e al premio che offrite, mia sorella torna in vita stasera e per questo vi ringrazio. Non sono una grande giornalista come lei" sorrise automaticamente, "e potrete notarlo attraverso le mie frasi e la mia eloquenza ma volevo essere qui per lei, un'ultima volta"

Mentre le parole della giovane donna sembravano incantare l'assemblea, una coppia di uomini varcò la soglia della sala dei ricevimenti.

Mentre il manager rimuginava sulla propria irritazione, Natsume si bloccò quando, a sua volta, colse il delicato timbro della donna. Guardandosi intorno tra la folla per finalmente mettere gli occhi sul podio, il suo cuore perse un battito e in un sussurro gli scappò, "Kaori".

Con incomprensione, il manager fissò l'artista che a sua volta lo osservò.

"Massao! Dammi l'invito" ordinò.

Con un gesto frettoloso, l'altro obbedì e con maggiore attenzione Natsume lesse ogni riga.

"Sayuri Tachiki! Ma è sua sorella" affermò, riportando la sua attenzione sull'oratrice.

"Ma di cosa stai parlando, Yoshiki?!"

Spingendo gli invitati, il manager si fece strada, seguito da vicino da Natsume e con sgomento vide, non lontano, il volto dei suoi tormenti.

"Kaori Makimura?" articolò con rabbia e incomprensione.

Un applauso tonante interruppe momentaneamente la sua rabbia e senza indugio l'artista seguì la direzione presa dalla giovane donna.

Rannicchiandosi tra le braccia dello sweeper, Kaori sentì il dolore che si liberava sciogliendosi in lacrime.

"Sei stata meravigliosa, tesoro" sussurrò l'uomo all'orecchio della sua dolce metà.

"Non ci sarei mai riuscita senza di lei" confessò, fissando il leggio illuminato. Per un breve momento, sul palco, sembrò essersi materializzata una sagoma femminile. Con il viso inondato di lacrime, quest'ultima sbiadì mentre, muovendo le labbra e inchinandosi amorevolmente, ringraziava la sorella minore per quell'omaggio che non avrebbe potuto essere migliore.

Mentre la coppia aveva un momento di riservatezza, una voce lo interruppe.

"Kaori!"

Scostando il viso sorridente dal suo amante, un'espressione molto meno gioiosa si stampò sui suoi lineamenti quando accolse l'artista.

"Natsume" disse in un sussurro infastidito, stringendo con forza le dita di Ryo.

"Che sorpresa trovarti qui!" confessò Yoshiki.

Mentre il giovane uomo sembrava essere trasportato dall'euforia di rivedere la sua amica, la giovane donna non era invasa dalle stesse emozioni.

Prendendo l'iniziativa di abbracciare la giovane donna, l'artista strinse teneramente Kaori mentre quest'ultima non spezzava il legame della sua mano in quella di Ryo, che rimaneva come per darle la forza di cui aveva enormemente bisogno in quel momento.

Mentre la gioia pervadeva ogni frase pronunciata dall'artista, un sentimento completamente diverso ribolliva nelle vene del manager, che si teneva volentieri a distanza da quella riunione, non potendo nascondere istantaneamente il suo risentimento.

"Piccola sgualdrina! Sei venuta a cercarlo fin qui! Me la pagherai e questa volta non sarà tua sorella a subire le conseguenze" borbottò con furia ardente.

Istintivamente, Ryo, non avendo preso parte alla conversazione dei due vecchi amici, portò un'attenzione sospetta sul mentore dell'artista che cambiò radicalmente atteggiamento alla vista dello sweeper e con un sorriso forzato si unì al gruppo.

Quell'inganno non aveva abbindolato Ryo; aveva percepito l'aura malvagia emanata dall'uomo e intendeva tenerlo d'occhio durante la serata.

 

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Capitolo 5
*** 5. Questa volta non mi sfuggirai ***


Mentre le ore passavano e gli ospiti andavano e venivano, tutta l'élite newyorkese aveva trovato in quella serata una nuova opportunità per uscire nelle loro tenute di gala. Diversi gruppi si formarono qua e là per discutere di argomenti più o meno seri.

Mentre la conversazione tra Kaori e Natsume si faceva banale e i due tratteggiavano sempre di più quella parvenza di discussione, Ryo aveva preferito tenersi leggermente alla larga, per concedere loro il tempo di tentare una riunione sfortunatamente un po' caotica.

Prendendosi il tempo di esaminare l'ambiente mentre sorseggiava il suo punch, che era troppo scarso di alcool per i suoi gusti, guardò divertito la folla di celebrità giunte ancora una volta a quel tipo di occasione, per pavoneggiarsi esageratamente.

Quante volte aveva avuto il dispiacere di partecipare a riunioni di quel tipo? Troppo spesso a suo parere.

Nella folla scorse un uomo di una certa età, con un'imponente barba bianca, vestito di un ampio completo color antracite a racchiudere la sua notevole pancia che sarebbe continua a crescere in dimensioni data l'impressionante quantità di dolcetti che ingoiava. Quando la sua risata echeggiò e posò automaticamente una delle sue mani sul suo pancione, un'immagine apparve improvvisamente nella mente particolamente fantasiosa dello sweeper. Rivide quell'uomo in un altro paese, in una cornice ricoperta di neve e decorazioni sfavillanti, nel suo vestito rosso mentre faceva salire allegramente i bambini sulle sue ginocchia. A quella vista, un sorrisetto distese le labbra beffarde dell'uomo.

Riprendendo a distrarsi sommariamente, lo sweeper si concentrò poi sulle donne presenti; certo, erano tutte bellissime e sensuali, ma un po' di semplicità non avrebbe nuociuto, pensò, lanciando uno sguardo alla sua dolce compagna.

Sontuose parure di diamanti adornavano generose scollature lasciate da abiti dalle stoffe di qualità; il trucco a volte troppo pronunciato voleva accentuare un viso certamente non così sgradevole da osservare.

Ma il suo giochino trovò presto un nuovo bersaglio quando una risata esagerata si levò da uno dei gruppetti per attirare inevitabilmente l'attenzione della folla sull'interessata. Quando il futile interludio si concluse, gli altri protagonisti ripresero rapidamente la conversazione, ma non era finita per l'affascinante sweeper.

Una bellezza statuaria catturò immediatamente il suo sguardo ammaliante e, con un'ondata felina, lei si mosse nella sua direzione. I suoi capelli biondi le cadevano sulle spalle nude, incorniciando perfettamente un viso fine e colorato da pochi tocchi di trucco; il suo vestito scintillante abbracciava le sue seducenti forme femminili come una seconda pelle.

Dandosi una rapida occhiata alle spalle, lui si assicurò che la sua furia fosse abbastanza occupata per non interferire in ciò che stava per accadere; voleva divertirsi un po' con quella preda che sembrava del tipo molto appiccicoso. Si sarebbe fatto una bella risata.

Con un sorriso molto accattivante, salutò la sconosciuta, che lentamente e con sicurezza bevve un sorso dal drink del bicchiere di lui.

Divertito da quella sconfinata sicurezza, lasciò che la giovane donna ridacchiasse allegramente quando lui a sua volta bevve un sorso, appoggiando le labbra sulla leggera traccia di rossetto rimasta sul bordo del bicchiere.

"Mi prende da bere?" fece lei con voce sensuale.

Con un gesto della mano, Ryo chiamò uno dei camerieri che subito apparve con un vassoio pieno di bicchieri con vari liquori. Prendendo un flute di champagne, lei si godette l'aroma amaro e frizzante del suo drink prima di proseguire con la conversazione.

"Che ne dice di raggiungermi nella mia suite dopo questa noiosa serata?"

Era decisamente troppo facile ma lui non aveva voglia di essere infedele e quella donna, che trovava quasi attraente, stava diventando noiosa, lo stesso aggettivo qualificativo che lei aveva usato per la serata che era anche una commemorazione di sua cognata. Lei era esattamente ciò che aveva appena detto di quella serata; chi credeva di essere con quell'aspetto rimesso a nuovo: in apparenza più che notevole, certo, ma troppo superficiale per essere invogliante. Con un sorrisetto e lo sguardo scintillante di malizia, lui rispose:

"Lei è bellissima" iniziò fiducioso, guardando avidamente il suo seno opulento, "Ma le bambole gonfiabili non sono di mio gusto, mi dispiace"

Sentendo l'irritazione montare, la giovane donna gli rifilò uno schiaffo monumentale lasciando l'impronta delle cinque dita sulla guancia dello sweeper. Sfregandosi il punto arrossato, lui sorrise quando vide la bambola farsi spazio tra la folla verso il buffet, facendosi avvicinare da un bellimbusto.

"Ha trovato rapidamente un altro colombo" esclamò ironicamente.

Abbandonando senza alcun risentimento la tizia poco interessante, il suo sguardo professionale cadde, casualmente, su un'esile figura nascosta dietro una delle colonne della grande sala.

Sembrava particolarmente interessata a un gruppetto che chiacchierava con più o meno trasporto, ma quando incrociò lo sguardo insistente dello sweeper, lasciò il suo nascondiglio e fuggì frettolosamente.

Incuriosito, Ryo baciò rapidamente la sua compagna sulla tempia, sussurrandole un 'Torno presto' e prese la direzione della fuggitiva.

Fissando l'uomo che correva, Kaori emise un profondo sospiro e riprese la conversazione che aveva iniziato con il suo vecchio amico.

Quest'ultimo, realizzando il suo turbamento, disse:

"Non preoccuparti, sei in buone mani. Sarà qui prima che tu abbia il tempo di dire 'uffa'"

Stanca, la giovane donna esalò la parola magica ma non accadde nulla, il suo compagno non era di nuovo al suo fianco. Faticando ad essere paziente, cercò di mostrare un sorriso amichevole per riprendere pacificamente la conversazione.

Dall'altra parte della sala, apparendo in un gruppo di personalità di spicco, Massao fissava senza discrezione l'artista.

Mentre qualche istante prima lanciava occhiate omicide al suo protetto che aveva preferito trascorrere la maggior parte del tempo in compagnia della coppia piuttosto che con il suo mentore per allargare la sua cerchia di conoscenze, un sorriso emerse sulle sue labbra mentre vedeva l'imponente corporatura dello sweeper passare tra la folla per dirigersi verso l'uscita.

"Ora o mai più" disse.

Mentre i suoi occhi danzavano con una strana espressione, aggiunse distrattamente un 'Devo lasciarvi' ai suoi compagni della festa, per prendere il sentiero che portava alla coppia abbandonata dallo sweeper.

 

 

Mentre la giovane donna si avviava verso la via principale, lo sweeper si rese improvvisamente conto di non avere più il vantaggio di trovarsi nella sua città, dove conosceva tutte le scorciatoie e le altre aperture lungo le piccole strade per cercare di avere il sopravvento sul suo avversario.

Accelerando il passo, si disse che non pensava che una donna minuta potesse muoversi così velocemente; quanti metri avrebbe dovuto percorrere per intercettarla?

Cosa poteva motivare un tale impulso a sfuggirgli?

La sua statura alta gli dava almeno il vantaggio di torreggiare sulla folla ancora fitta nonostante l'ora tarda, e vide la fuggitiva infilarsi in un vicolo. Senza attendere, prese la stessa strada e si ritrovò in una viuzza oscura, debolmente illuminata da un lampione.

Mentre compiva alcuni lenti passi calcolati lungo il vicolo, l'orecchio era alla ricerca della sua preda; i suoi occhi scuri cercarono di distinguere dove si era nascosta la donna.

Appoggiata a un mucchio di scatole di cartone, rabbrividendo di terrore, la giovane donna, con gli occhi spalancati dalla paura, lasciò passare davanti a sé la sua imponente figura prima di tentare una ritirata, ma non mise in conto la rapidità d'azione dello sweeper.

Quando l'afferrò per il polso, la giovane donna iniziò a urlare come una preda catturata dal predatore; le sue grida spaventate e imploranti non allertarono i passanti nelle vicinanze. Lottando come una leonessa e con maggiore forza data dalla paura, disse strane parole:

"Dica a Massao che non mi sono avvicinata a lui...sono rimasta lontana. Non l'ho distratto" disse sconvolta, cercando di scappare.

Profondamente sorpresa da quelle rivelazioni piene di terrore, Ryo la prese per le spalle per dominarla bruscamente, cercando di capire le sue parole.

"Cosa sta dicendo? Io non lavoro per Massao. Perché ha così paura di quell'uomo?"

Comprendendo improvvisamente il suo errore, la signorina Newton si riprese rapidamente e disse, con tono un po' più tranquillizzato:

"Perdoni il mio errore e il modo stupido con cui ho reagito" disse, in un tono divertito che suonava falso, "L'ho scambiata per qualcun altro"

"Non creda che le sue spiegazioni vaghe mi soddisfino; non se la caverà così facilmente" ammise lui senza lasciarla andare, "Che cosa la spaventa tanto? Da come si è comportata sembrava che io le volessi fare del male...che io volessi ucciderla!"

Cercando di sopprimere un brivido di paura, lei esclamò beffarda:

"Non faccia caso ai miei deliri, ultimamente dormo poco. Forse a causa della prossima mostra che si terrà nella mia galleria" fece innocentemente.

"Lei ha una galleria? Lavora con Yoshiki"

"Sì e la sua mostra si terrà tra due giorni. Sembra che lei lo conosca visto che ne parla come se fosse in confidenza con lui"

"Sì, e fin troppo bene a mio gusto" confessò lui ironicamente. "Ma non cambiamo argomento. Cos'ha fatto quell'uomo per spaventarla tanto?"

Liberandosi rapidamente dalla presa dell'uomo, l'assistente lo fissò.

"Chi è lei per farmi tutte queste domande? Non credo di dover rendere conto a lei!" sbottò severamente.

"Io sono Ryo Saeba, il compagno di Kaori Makimura..."

"La sorella della giornalista! Mi dispiace per quello che le è successo" disse con voce compassionevole.

"Senza entrare troppo nei dettagli, Kaori e io abbiamo avuto l'occasione, qualche mese fa, di incontrare Natsume e il suo manager. Quest'ultimo oggi mi sembra molto strano e quasi disprezza la mia partner. Non ha saputo contenere la sua rabbia quando ci ha visti; era come se lo stessimo disturbando"

Cercando di ritrovare la calma, la signorina Newton diede libero sfogo alla sua rivelazione.

"Massao è semplicemente pazzo" disse trattenendo un brivido.

"Allora è genetico" fece lui con sarcasmo.

"Cosa intende?"

"No, niente, una riflessione casuale. Continui"

"Qualche giorno fa, mentre Natsume e io stavamo parlando amichevolmente in galleria per gli ultimi ritocchi alla sua mostra, lui ci ha spiati e poi, quando Yoshiki se n'è andato, è apparso dietro di me come un fantasma. Mi ha spaventato tantissimo. Ma quello che mi ha fatto più paura...sono state le sue parole"

Avvertendo il disagio della giovane donna, Ryo la incoraggiò a proseguire la sua storia con un gesto protettivo, indicando che non aveva nulla da temere.

"Ha insinuato che mi sarebbe potuto succedere qualcosa di brutto se avessi distratto Natsume dalla sua mostra. Dio sa cosa sarebbe in grado di fare se qualcuno si mettesse tra Natsume e la sua arte" disse istintivamente.

Con sguardo spaventato, lo sweeper sussultò improvvisamente per quella risposta spontanea e ripensando all'atteggiamento bizzarro, quasi predatorio, che aveva percepito nel manager.

Possibile che Massao fosse collegato al caso di sua nipote? Tutte quelle donne non erano solo le rivali di Izumi, ma distrazioni per il protetto di Massao.

Non doveva aver fatto molta fatica a manipolare la mente squilibrata della nipote.

Senza attendere ulteriormente, lo sweeper iniziò a correre come se avesse la morte alle calcagna.

 

 

In poco tempo gli ultimi ospiti avevano finito per disertare completamente la grande sala dei ricevimenti; anche Natsume se n'era andato da qualche istante quando Massao, con un gesto insistente della mano, lo aveva esortato urgentemente ad avvicinarsi.

Dopo un breve scambio verbale, l'artista si era scusato con la sua dolce amica per ritirarsi in un'altra stanza dove avrebbe incontrato un potenziale acquirente per uno dei suoi dipinti.

Con un sospiro stanco, Kaori si sedette sull'orlo del palco; lo sguardo errante della giovane donna osservò la sala, in attesa di vedere finalmente apparire la corporatura possente del suo amante, ma tutto ciò che comparve nel suo campo visivo fu solo la piccola figura tozza del manager.

La sua attenzione cadde meccanicamente su di lui mentre l'uomo si fermava velocemente al buffet dove lo vide infilare di nascosto qualcosa in tasca, per poi camminare verso di lei.

Sebbene fossero a una certa distanza l'uno dall'altro, uno strano disagio prese possesso di Kaori quando incrociò brevemente il suo sguardo, e quando finalmente fissò i suoi occhi che trasudavano rabbia, represse un brivido.

In un automatismo quasi di sopravvivenza, lei cercò di deviare dal percorso dell'uomo, ma la determinazione di quest'ultimo fu più risoluta.

Sospresa dall'aggressività dell'uomo, Kaori si ritrovò senza parole per il terrore.

Posando gli occhi un'ultima volta lungo il corridoio principale, la giovane donna si lasciò scappare una supplica sussurrante:

"Ryo...aiutami"

In una risposta tanto tagliente quanto gentile, Massao disse:

"Non ti salverà questa volta", e un sorriso malsano si allungava sulle sue labbra.

 

 

Mentre lo sweeper correva come un matto per le strade della megalopoli, Kaori veniva trascinata controvoglia dietro le quinte del palco del salone.

Afferrando frettolosamente il braccio della giovane donna, l'uomo si avvicinò a lei e in un sussurro, mentre prendeva un coltello dalla tasca, disse:

"Questa volta non mi sfuggirai"

Mentre l'attirava a sé, Kaori non poteva lottare senza infliggersi una coltellata per via dell'arma che premeva contro il suo addome.

Senza una parola, senza una lacrima, lasciò che il manager la guidasse nella sua rabbiosa missione.

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Capitolo 6
*** 6. Una dolorosa rivelazione ***


Dopo aver aspettato una decina di minuti buoni senza che nessuno gli si presentasse, Natsume finì per tornare nella sala dei festeggiamenti che all'improvviso risultò del tutto vuota.

Si guardò intorno cercando Kaori ma lei non c'era più: se n'era andata senza nemmeno salutarlo?

Certo, quella serata l'aveva messa abbastanza alla prova e lui avrebbe potuto mettersi d'accordo con l'organizzatore della serata per avere il suo indirizzo e salutarla un'ultima volta prima che partisse nuovamente per il Giappone.

Ma qualcosa lo infastidiva, non sapeva cosa ma quello che gli sembrava sia strano che folle era che il suo manager se ne fosse andato senza di lui. Percorse il corridoio e la sala principale, su e giù, senza trovare traccia di Massao.

Quando una donna delle pulizie gli passò accanto, la fermò per un momento per interrogarla sulla scomparsa dell'uomo.

Con un cenno, lei gli indicò la direzione presa dall'uomo in questione ma lo informò che era accompagnato da una giovane donna, una straniera a suo dire, che forse si erano ritirati in un angolo più isolato.

Accigliandosi, Yoshiki attraversò la grande sala per dirigersi verso il percorso indicato. Era possibile che Kaori lo avesse seguito? Ma perché?

In fretta, salì i pochi gradini per raggiungere il palco e scostò l'enorme sipario rosso, chiudendo la cornice della festa.

Gli si presentò un dedalo di corridoio: dove potevano essere andati?

Incerto, si fece strada attraverso il labirinto, chiamando la sua amica e il suo protettore.

 

 

Seduta su una vecchia poltrona che un tempo doveva essere stata comoda e scricchiolava al minimo movimento, con le mani legate dietro la schiena, Kaori cercò di ritrovare la calma e di ricordare i consigli di Ryo.

-Analizzare la situazione e il luogo in cui ci si trova.-

Mentre la giovane donna era immersa nella sua introspezione, fu bruscamente interrotta.

"Non pensare di poterne uscire" gridò l'omino divertito, "Pensi che non capisca cosa stai cercando di fare. Mi prendi per idiota!" urlò furiosamente.

"No" disse lei, ansimando una risposta per la sorpresa.

"Alcune ci hanno provato prima di te, ma alla fine ho sempre vinto" disse lui con troppa calma mentre le si avvicinava per appoggiarsi ai braccioli e ridurre così la distanza tra loro per guardarla.

"Alcune?" chiese Kaori in un tono che voleva sicuro ma non riuscì a reprimere un brivido.

Facendo un passo indietro e mostrando un'aria molto allegra, lui si mise a camminare per la piccola stanza, le braccia dietro la schiena, per raccontare le sue gesta con orgoglio.

"Alcune mi hanno supplicato di lasciarle in vita, ma non potevo sopportare di sentirle piagnucolare" sospirò irritato, massaggiandosi la tempia sinistra.

Dando poco credito alle sue folli parole, Kaori cercò di liberarsi tirando la corda intorno ai polsi. Lui sembrava troppo preoccupato dalle sue macabre spiegazioni per prestarle attenzione, ma era solo un gioco vizioso che accentuava il suo divertimento.

"Tuttavia, ce n'è una che mi è particolarmente piaciuta" ammise quasi con rammarico, "Era come te, forte, e cercava di fare buon viso a cattivo gioco, ma potevo leggere nei suoi occhi la paura che la travolgeva sempre di più. Non puoi sapere quanto sia elettrizzante avere il sopravvento su qualcun altro. E poi, ti assomigliava così tanto" sorrise, quasi nostalgico.

Alle sue parole, il tentativo di Kaori di fuggire si bloccò e sul suo volto apparve l'incomprensione.

"Vedo che finalmente ho il tuo interesse" si divertì, lasciandosi sfuggire una risatina cinica. "Qual era il suo nome?" si chiese, accigliandosi, assumendo la postura di chi rifletteva.

Un brivido colse la giovane donna che sembrava ipnotizzata dalle parole del suo narratore.

"Ecco, ricordo...Sayuri. Come ho potuto dimenticare quella cara giornalista, ad ogni modo troppo curiosa per i miei gusti" sbottò, scherzoso.

Il cuore le balzò in petto e i suoi occhi nocciola iniziarono ad appannarsi, lasciando che le lacrime le scendessero sulle guance.

"Oh, ma non piangere, mia bella. Sono convinto che lei non abbia sofferto più delle altre"

Percependo la voce del suo manager, l'artista si lasciò guidare dal suono e senza alcune esitazione spinse la porta. Perplesso, cercò di fissare entrambi.

"Ma che succede qui?"

"Ah, arrivi in tempo, Natsume! Siediti accanto alla tua amica; potrai ascoltare la fine della storia"

"Ma cosa fai, Massao?!" chiese il giovane, sbigottito.

"Ti ho detto di sederti!" gridò l'uomo, poco paziente, prendendo una sedia.

Affrettandosi ad obbedire, Yoshiki notò l'espressione devastata della sua amica.

"Kaori, che sta succedendo?" la interrogò sussurrando, mentre si faceva legare a sua volta.

Alzando su di lui un viso sconfitto, la giovane trovò difficile articolare qualche parola.

"È lui il colpevole..."

"Ma di cosa parli?"

"È lui che ha ucciso mia sorella e tutte quelle donne a Shinjuku. Izumi era solo una pedina tra le sue folli mani"

Stordito dalla rivelazione, un peso immenso sembrò ricadere sulle spalle dell'artista mentre fissava con incomprensione il suo protettore.

"Perché Massao?" chiese con difficoltà.

"Semplicemente, non dovevi essere così distratto e volubile" disse l'altro, scrollando le spalle come se fosse ovvio.

Stravolto, con la testa piegata in avanti per lo shock, Natsume non osò incontrare di nuovo il viso della giovane donna, ma i suoi singhiozzi gli serrarono ulteriormente il cuore. Avrebbe voluto essere sordo in quel momento.

-Com'è potuto succedere?- si chiese.

 

 

Senza fiato, dopo aver vagato per le strade che si assomigliavano tutte, Ryo arrivò finalmente al grand hotel. Non capendo nulla, si ritrovò di fronte a una sala completamente deserta dei suoi ospiti; nessuna traccia di Kaori o chiunque altro all'orizzonte.

Avendo mantenuto alcune nozioni approssimative di inglese, interrogò una delle donne in servizio:

"Certamente questa giovane è molto richiesta!" confessò lei, continuando con la sua attività.

"Come?" chiese Ryo infastidito, afferrandola bruscamente per le spalle e facendole cadere la scopa.

"Se n'è andata circa mezz'ora fa in una delle stanze sul retro con il manager dell'artista, poi quest'ultimo è andato a cercarli" fece lei un po' spaventata.

Quindi Massao aveva deciso di giocare il tutto per tutto quella sera e, mentre ringraziava la donna rapidamente, l'uomo corse per trovarlo.

A passi vellutati ma con ritmo accelerato, percorse i vari corridoi mentre apriva con cautela ogni porta. Con la sua fedele amica in mano, proseguì la sua ricerca; fortunatamente le forze dell'ordine non l'avevano perquisito. Che negligenza, però, visto il numero di personalità importanti presenti quella sera, quanti bersagli di prim'ordine avrebbe avuto se fosse stato uno squilibrato?

Delle voci attirarono finalmente la sua attenzione e con passo determinato vi si diresse.

Con occhio esperto, Ryo dettagliò ogni centimetro quadrato del luogo. Confinati in una stanza, che probabilmente fungeva da ripostiglio visti gli oggetti in essa contenuti, Kaori e Natsume sembravano entrambi legati alle loro sedie. Massao torreggiava su di loro ed era piuttosto orgoglioso di sé; Kaori, con gli occhi rossi, sembrò riprendere il sopravvento su emozioni che presumibilmente l'avevano sconvolta.

Notando i muscoli della sua mascella che si contraevano, capì subito che la giovane donna avrebbe risposto severamente.

"Sei un malato! Un rifiuto!" si infuriò.

"Andiamo, cara signorina, è brutto sentire queste parole dalla tua bocca" ridacchiò, pizzicandole le guance.

Quando rilasciò la pressione esercitata, Kaori gli sputò in faccia, ottenendo l'effetto di farlo possedere da una nera collera.

"Sporca sgualdrina!" urlò, dandole uno schiaffo magistrale. "Mi hai sempre disgustato con le tue arie da buona samaritana. Non potrei mai sopportare che il mio caro Natsume si allontani dalla sua arte per te. In tutti questi anni, ho dovuto sentirlo parlare di te e del suo desiderio di rivederti un giorno. Ora che è successo...che lui è soddisfatto...non sei più necessaria"

Puntando la lama del coltello verso di lei, le forti proteste del suo protetto non fecero niente, ma la velocità di azione dello sweeper intervenne per disarmarlo conficcandogli un proiettile in mano.

Lanciandogli uno sguardo cupo, il manager esercitò una forte pressione sulla propria ferita prima di scappare. Prendendosi qualche minuto per preoccuparsi della sorte dei due ostaggi, Ryo liberò la sua bella.

"Va tutto bene?" le chiese, asciugandole le lacrime rimanenti.

"Sì, ma non lasciarlo andare" gli disse lei.

Senza perdere un altro minuto, lo sweeper si mise all'inseguimento dell'uomo. Finendo di liberare l'artista, Kaori gli ordinò di avvertire la polizia.

"Ma tu che intendi fare?" le chiese lui, afferrandola frettolosamente per il braccio.

"Ho dei conti da regolare" disse semplicemente lei prima di prendere la stessa direzione dei due uomini.

Lanciando un'ultima occhiata verso la giovane donna animata dalla vendetta, Yoshiki si precipitò alla reception per chiamare la polizia.

Mentre i passi del manager echeggiavano nei corridoi, quest'ultimo finì stupidamente in un vicolo cieco. Cercando un'uscita nascosta, tastò la parete per recuperare una via di fuga, ma un passo lento e sicuro si udì finché qualcuno non apparve dietro di lui.

"Penso che sia finita, Massao" disse lo sweeper, tenendolo sotto tiro.

"Cosa vuole, non si può vincere sempre" sbottò l'altro, facendo il broncio.

Mentre Ryo bloccava con forza l'uomo, Kaori apparve a sua volta e con passo calmo e sereno si avvicinò a loro. Con un rapido gesto, afferrò la Magnum riposta ordinatamente nella sua fondina, e senza esitazione armò il cane.

"Ma cosa fai, Kaori?" chiese lo sweeper con aria severa.

La postura sicura, lei prese di mira Massao che si nascondeva dietro l'imponente corporatura di Ryo.

"È pazza, la fermi"

"Kaori!" ripeté Ryo.

Con tono spento, lei disse:

"Ha ucciso mia sorella..è stato lui a uccidere mia sorella e tutte quelle donne a Shinjuku" confessò prima di dare libero sfogo al suo dolore.

Distogliendo l'attenzione dal manager, lui rimase sbalordito nell'udire una verità che nella sua mente era rimasta ancora solo come ipotesi.

"Quindi eri tu?"

Senza dargli il tempo di rispondere, un pugno magistrale si schiantò in faccia al colpevole, ma non era ancora finita perché una giovane donna pretendeva vendetta.

Lentamente, Ryo affrontò la sua partner.

"Kaori, è tutto finito. Ridammi la pistola" le chiese a bassa voce.

Ansimando per il dolore, la giovane donna, con il dito sul grilletto, ancora mirava Massao. Mettendosi tra la pistola e il manager, lui disse di nuovo:

"Anche se uccidi quest'uomo, non ti restituirà tua sorella"

"Perché le ha fatto questo?" chiese lei, il viso devastato dalle lacrime. "Lei era tutto per me...l'ultimo membro della mia famiglia...mi sento così sola adesso"

Avanzando cautamente verso di lei, lui posò la mano sulla canna per farle finalmente lasciare il suo bersaglio e la disarmò attentamente.

"Io ci sarò sempre per te, Kaori, perché ti amo"

Mentre la prendeva dolcemente tra le braccia, lei strinse le spalle rassicuranti del suo amante per lasciar sfogare il suo flusso di tristezza; i singhiozzi amari scossero la sua esile figura mentre ululati di agonia le uscivano dalle labbra.

Che prova insopportabile quella di vivere due volte la morte di una persona cara!

 

 

Pochi giorni dopo, finalmente di ritorno a casa, isolata sul tetto, Kaori ammirava le luci notturne della grande Tokyo; guardando in lontananza, sorrise di nuovo pacificamente mentre immaginava di sentire la risata gioiosa di sua sorella.

"Ora puoi riposare in pace, mia cara sorella" disse dolcemente, lasciando che una lacrima cadesse lungo la sua guancia.

Una calda stola si posò sulle sue spalle e Ryo prese posto al suo fianco.

"Stai bene?" le chiese inquieto, appoggiandosi alla ringhiera e non osando guardarla.

"Non preoccuparti più per me, mi sento molto meglio" sorrise, allacciandosi al braccio del suo compagno.

Dopo un lungo silenzio, aggiunse:

"Sai...avrei potuto ucciderlo" confessò, fissando l'orizzonte.

"Lo so ed è per questo che non te l'ho lasciato fare" disse lui guardandola.

Prendendola per le spalle, il suo sguardo scuro si tuffò negli occhi nocciola di lei, e disse severamente:

"Non ti lascerò mai commettere l'irreparabile"

Rivolgendogli uno dei suoi più bei sorrisi, lei baciò le labbra del suo amante, sussurrando un 'Grazie', poi si rannicchiò nuovamente in quel rifugio sicuro, contemplando lo spettacolo delle luci.

Ryo ci sarebbe sempre stato per lei, perché la amava.

 

 

Eccoci al finale ^^ come al solito ringrazio chi ha letto e seguito la storia, spero vi sia piaciuta :) grazie a chi ha commentato: maryanne1990, Stekao, Giampins, Kyoko_09, Kaory06081987, Little Firestar84.

Stay tuned, non ho finito qui ;) a presto!

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