Extraterrestre

di Cesca_Haibara20
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sono in ritardo. Come mio solito. Indosso velocemente dei jeans strappati, un maglione oversize verde scuro e gli anfibi neri.
Se la sveglia avesse fatto il suo lavoro ora non sarei qui a correre come una disperata!” penso maledicendo la mia sveglia, ormai, rotta.
Corro in bagno, devo truccarmi. Mi passo un po’  di fondotinta sul viso, faccio una sottile riga di eyeliner, mascara, mi passo un po’ di blush sulle guance e mi trucco le labbra creando un effetto sfumato.
Fatto di fretta ma perfetto.
Prendo la spazzola e decido di domare i miei lunghi capelli neri in una coda alta lasciando le mie due ciocche bionde sciolte ad incorniciarmi il viso. Prendo il profumo spruzzandomelo un po’, torno velocemente in camera ed indosso una collana lunga con un ciondolo a forma di teschio, sulla mano destra un anello col simbolo dell’infinito mentre sulla mano sinistra un altro anello con sopra una coroncina.

«ASAMI! C’È QUI LA TUA AMICA AYANO!»

Cavolo, è già arrivata!

Prendo il portafoglio, il powerbank, gli auricolari, un pacchetto di fazzoletti perché non si sa mai, la polaroid bianca e metto tutto dentro il mio zaino nero con le orecchie da gatto. Indosso il mio parka nero senza chiuderlo, metto su una spalla lo zaino, prendo il telefono e scendo le scale di corsa.

«ECCOMI!»
«Finalmente ce l’abbiamo fatta.» commenta Ayano con una risatina.
«Scusa, è che la sveglia non funziona ed ha suonato tardi!»
«È da anni che dici che quella sveglia è rotta, perché non ne compri una nuova o usi quella sul cellulare?»
«Perché mia madre non la vuole cambiare. Vero mamma?»
«Andiamo Asami, lo sai che sono legata a quella sveglia. Ci sono sopra le principesse Disney che ti piacciono tanto e poi è colpa delle pile.»
Sospiro.
«Sì, ma anche se cambi le pile ogni tanto si blocca e segna l’ora sbagliata.»
«E va bene, va bene! Dopo vado al centro commerciale e ti compro una nuova sveglia.»
«Grazie mamma.»

Le do un bacio sulla guancia, chiudo il parka ed esco a braccetto con Ayano.
I miei genitori sono separati da quando avevo 6 anni e da allora vivo con mia madre. Non amo parlare di mio padre perché non mi piace raccontare di come si sia fatto succhiare il cazzo dalla segretaria, ci ha fatto anche una bambina con quella zoccola, si chiama Yumi ed ha 11 anni. A Natale viene sempre a casa mia a passare le vacanze, la bambina è okay, è la nuova compagna che mi sta sul culo.
Oggi io e Ayano andiamo a fare colazione al bar  per poi andare a fare foto al paesaggio, è uno dei nostri passatempi preferiti, soprattutto d’inverno; tra poche settimane dovrebbe nevicare e non aspettiamo altro che fare le foto ai fiocchi di neve che cadono.

«Allora, in che bar andiamo stamattina?»
Domando osservando le strade piene di alunni e di persone indaffarate che corrono al lavoro.
«Stamattina andiamo in quel bar nuovo, te lo ricordi?»
«Lo Starbucks?»
«Esattamente.»
«Avevi detto che non ti interessava quel bar perché sembrava per snob.» ridacchio.
«Non è bello giudicare un libro dalla copertina, no?»
Sorrido.
«Strano, perché tu hai fatto la stessa cosa con me quando ci siamo incontrate a scuola.»
«Sembravi una e-girl!»
«Solo perché mi vesto un po’ di nero?»
Ridacchiamo.
«Hai ragione, scusami.»

Giriamo l’angolo raggiungendo il bar ed entriamo; ordiniamo entrambe un cappuccino maxi insieme ad una ciambella, paghiamo ed usciamo continuando a passeggiare.

«Aspetta!»
«Cosa?»
«Ascolta Asami, ho un’idea per una foto.»
«Dimmi.»
«Posa i bicchieri a terra ad allontanati di alcuni passi.»

Mentre faccio ciò che mi dice tira fuori dallo zaino la sua Canon, si inginocchia e scatta la foto.

«Perfetta! Vieni a vedere che bella!» esclama soddisfatta.
Prendo i nostri bicchieri e mi avvicino a lei curiosissima.
«Wow!»
Effettivamente la foto è venuta molto bene, in primo piano ci sono i cappuccini mentre nello sfondo un po’ sfocato ci sono i miei anfibi che danno quel tocco invernale.
«Questa su Instagram e sul mio blog farà un figurone! Perché non ti compri anche tu una macchina fotografica come la mia? Non ti stufi di dover sempre fare le foto alle istantanee?»
Scrollo le spalle.
«No.» sorrido. «Non mi stanco per niente, anzi, mi piace fotografare le istantanee perché mi da un tocco di retrò. Per me la polaroid è una delle più grande invenzioni della storia. Le foto sono uno dei ricordi che rimangono per sempre ed è un peccato doverci affidare ad un’intelligenza artificiale per mantenerli, non credi?»
«Amore sei troppo filosofica, così mi fai commuovere e sentire in colpa.»
Ridacchiamo entrambe.
«Sai chi mi ricordi quando fai le foto?» mi domanda.
«Mmmm… Josè, l’amico di Anastasia?»
«No!>> ridacchia. <<«Max di “Life Is Strange”.»
«Oh… davvero?»
«Sì, anche a lei piace far fotografie con le istantanee e le piace conservarle.» scrolla le spalle. «Secondo me si foste conosciute sareste diventate grandi amiche.»
«Magari, sai che figata sarebbe stato conoscere Chloe?»
«Ti piace proprio tanto, eh?»
Sorride riponendo la Canon nello zaino, le passo il bicchiere e la riprendo a braccetto.
«Ovvio! È proprio una figona!»

La mattinata passa tra fotografie e risate. Siamo andate al parco ed abbiamo fatto fotografie al paesaggio semi-invernale e ci siamo fatte qualche foto anche noi facendo le finte fashion blogger. Siamo state fuori tutto il pomeriggio; a pranzo siamo andate a mangiare in un fast food ed a cena abbiamo intenzione di tornarci anche se a mia madre non piace se sto fuori tutto il giorno senza che la chiami almeno una volta.

«Senti, che ne dici se ceni da me?» propongo.
«Per tua mamma è okay?»
«Certo! Lo sai che ama la tua compagnia perché sei una buona forchetta!» sorrido.
Prendo il cellulare e chiamo mia mamma.
«Pronto mamma?»
«Asami, finalmente! Mi stavi facendo preoccupare.»
«Scusami mamma… ascoltami, Ayano può cenare a casa nostra?»
«Certo che può, è inutile che lo chiedi.»
«Grazie mamma, sei la migliore! Siamo da te tra una ventina di minuti.»
«Va bene, a dopo.»
«A dopo.»
Riattacco.
«Prendiamo il pigiama ed andiamo.»
«Sì!» esclama saltellando.

Siamo entrate in un negozio del centro commerciale e ci siamo comprate un pigiama di Stitch uguale, era da un po’ che li avevamo adocchiati ma non li avevamo mai comprati per un motivo o per l’altro. Oggi ci era rimasto un po’ di tempo e ne abbiamo approfittato.

La cena con Ayano è stata davvero piacevole, di solito siamo sempre io e mamma ma quando c’è qualcun altro diventa più allegra e mi fa piacere vedere mia madre sorridere.
Mentre mi lavo i denti noto che il cielo è di un colore strano, un misto tra fucsia e azzurro.
Ma che…?
Mi avvicino alla finestra per osservare meglio e vedo formarsi un buco nel cielo.
Ah, un buco… ASPETTA! UN BUCO?!
Nel cielo si forma uno squarcio e da esso cade un corpo finendo nel mio giardino.

«PORCA MISERIA!»

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Sputo il dentifricio e lascio lì lo spazzolino, esco di corsa dal bagno, apro la porta del salotto che dal al giardino e raggiungo il corpo.
Dio, se esisti, dimmi che è sopravvissuto!

«Aspetta… ma… è… è una persona!»
Mi inginocchio osservando il corpo.
«Che strano… ha orecchie e coda da gatto…?»
Scosto una ciocca dalla fronte scoprendo il viso del ragazzo. È davvero bello.
Quella cos'è? Una cicatrice…?
Passo lentamente l’indice su di essa.
Poverino… chi farebbe mai una cosa del genere ad un ragazzo…?
Noto dal movimento del suo busto che respira ancora, faccio un profondo sospiro di sollievo.
«Grazie Dio!» esclamo unendo le mani. «Non posso lasciarlo qui, prenderà un accidenti...»

Anche se a fatica riesco a sollevare il corpo del ragazzo, lo porto dentro il calore di casa e lo adagio sul divano.

«Asami, perché hai lasciato la porta aperta?»

Piagnucola mia madre da dietro di me chiudendo la porta.

«GAH! MAMMA!»
Sobbalzo spaventata.
«Rilassati tesoro, non sono così spaventosa.»
Si avvicina a me ed io cerco, inutilmente, di non farle notare il ragazzo sul divano.
«Cosa nascondi?»
«Io? Niente! Cosa dovrei nascondere? Niente. Infatti non sto nascondendo niente.»
«Asami, spostati.»
«Perché? Non c’è niente dietro di me a parte il divano!»
Sospira portandosi le mani sui fianchi.
«Se non hai niente da nascondere allora spostati.»
«Perché non andiamo in camera a vedere la TV, eh?»
Cerco di dissuaderla inutilmente.
«Spostati, per cortesia.»
Faccio un profondo respiro.
«Va bene, però non ti spaventare, okay?»
«Suvvia, cosa vuoi che sia!» commenta alzando gli occhi al cielo.
«Se lo dici tu.»
Faccio un passo verso sinistra scoprendo il corpo del ragazzo svenuto sul divano. Appena lo vede, mia madre rimane a dir poco spiazzata.
«M-ma… ma...»
«L’ho trovato svenuto sul giardino e mi dispiaceva lasciarlo lì.»
«È… è… ha… ha le… le… e la...» mima le orecchie e la coda.
«Lo so che ha le orecchie e la coda, ma sono sicuro che è innocuo.»
«Non mi interessa se è innocuo o meno, io non ce lo voglio a casa mia!»
«Andiamo non fare l’irragionevole!»
«Io sono irragionevole?! Chissà che razza di animale è!»
«Non lo vedi che è un ragazzo?!»
«Con le orecchie e la coda! Magari è un essere demoniaco!»
«Ma per favore, non dire cavolate!» alzo gli occhi al cielo. «Magari si è trovato qui per caso ed ha perso la strada di casa!»
«Ti stai comportando come una bambina.»
«Non mi interessa! Lui resterà qui finché non si sarà completamente ripreso.» incrocio le braccia.
«Allora sai cosa? Te ne occupi tu, ora è tuo.» sospira passandosi la mano sugli occhi. «Dio, mi sembra di parlare di cosa senza senso… io me ne vado in camera.»

La osservo andare in camera e sospiro. Mi inginocchio di fronte al divano osservando la figura dormiente del ragazzo.
E se fossi svenuta nel bagno e questo sia solo un brutto sogno? Mamma ha ragione, sembra una cosa senza senso… ma non penso che sia cattivo.” accarezzo i suoi morbidi capelli. “Sembra un ragazzo normale ma ha queste orecchie…” cerco di osservarlo meglio. “Non vedo mollette o segni di cerchietto quindi non sembrano finte…” le accarezzo e le vedo muoversi.
Ritraggo la mano spaventa.
Porca troia si sono mosse!

Il ragazzo muove gli occhi.
«Oh, si sta svegliando...»
«Nya...» mormora aprendo lentamente gli occhi.
Mi alzo in piedi.
«Dove… dove sono…?» mormora riprendendo coscienza.
«Ciao… ti senti bene…?»
Mi guarda confuso e lo aiuto a mettersi seduto.
«Dove sono…?»
«Sei a casa mia. Ti ho trovato svenuto sul mio giardino e ti ho soccorso portandoti al caldo.»
«Oh… ti ringrazio...» si guarda intorno. «Tu chi sei…?»
«Oh, scusami, che maleducata!» arrossisco lievemente. «Il mio nome è Asami Tsukino, il tuo?»
«Io sono Shoto… Shoto Todoroki.»
Sorrido.
Che nome carino!
«Piacere Shoto.»
«Scusami se te lo chiedo ma… in che mondo mi trovo…?»
Lo guardo confusa.
«Eh…? M-Mondo…?»
«Tu possiedi un quirk di qualche tipo?»
«Cos'è un quirk…?»
Siamo sicuri che questo Todoroki sia sano di mente…?
«Un quirk, un’unicità… non ce l’hai…?»
Faccio cenno di “no” con la testa.
«Questa “unicità” come la chiami tu, è un potere…?»
«Sì.» annuisce. «Col mio lato sinistro posso creare delle fiamme, mentre usando il mio lato destro posso creare del ghiaccio.»
Sì, ed io sono la Regina d’Inghilterra. Ma dai!
«Vuoi una dimostrazione del mio quirk…?»
«E-eh?»
«Vuoi che ti faccia vedere?»
«N-no, cioè, sì, ma no… nel senso… non voglio farti sforzare...» farfuglio.
«Tranquilla, non è così tanto stancante.»
Come finisce la frase dal palmo della sua mano sinistra piccole fiammelle mentre in quella destra piccoli pezzetti di ghiaccio.
Questo è un sogno, non può essere vero…
«Va bene… vediamo se ho afferrato: tu vieni da un altro mondo dove esistono queste “unicità”, ne possiedi ben due, hai coda e orecchie da gatto e sei caduto dal cielo finendo nel mio mondo senza un apparente motivo. Mi sono persa qualcosa?»
«No.» scuote il capo. «Hai ricapitolato tutto.»
«Grazie...»
Faccio un profondo sospiro. Mi sembra che tutto questo sia solo un brutto sogno.
Prendo una sedia mettendola di fronte al divano e mi metto su di essa per essere più comoda.
«Mi… mi puoi spiegare come Diavolo sei finito sul mio giardino? Insomma, sei caduto da un buco nel cielo, come cazzo hai fatto?»
«Questo è un problema. Non ti so rispondere perché nemmeno io so come ci sono finito.»
Sbatto ripetutamente le ciglia.
«Non… non lo sai…?»
Fa cenno di “no” con la testa.
«L’unica cosa che ricordo è che stavo parlando con Midoriya e all'improvviso si è formato un enorme buco che mi ha risucchiato e poi il buio totale...»
Annuisco ascoltandolo.
«Sembra un racconto di fantascienza.» commento con un sorriso.
«Lo so che può sembrare assurdo ma tutto quello che ti dico è vero, non sono un bugiardo.»
«N-no è… è okay, ti credo. È solo che… sembra tutto così assurdo.» mi passo le mani sul viso.
«Forse ti chiedo troppo ma… posso rimanere a dormire qui? Domani me ne vado.»
«Non se ne parla, domani non te ne vai. Tu rimani qui finché non capiamo come farti riportare a casa.»
«Davvero?»
Le sue orecchie si alzano improvvisamente facendomi sorridere.
«Davvero.» annuisco. «Non posso lasciarti girare per la città senza che tu sappia dove ti trovi. Faremo un po’ come “E.T. - L’extraterrestre -”, ti aiuterò a tornare a casa.»
«Un po’ singolare come confronto ma ti ringrazio in anticipo, Tsukino.»
«Oh per favore, dammi del tu, chiamami pure Asami.» arrossisco lievemente.
«Okay, Asami.»
«Dammi due minuti che vado in camera mia a recuperare una coperta ed un cuscino, così che tu possa riposare sul divano. Se mia mamma ti vede in camera mia ti ucciderebbe.» ridacchio.
«Va bene, ti aspetto.»

Salgo le scale e raggiungo camera mia. Osservo la mia figura all'interno di un pigiama a forma di Stitch riflessa nello specchio.
Giusto per essere sicura di non star sognando…
Mi avvicino allo specchio, alzo una manica scoprendo il polso e mi do un forte pizzicotto.

«Ahia!»

Piagnucolo, mi guardo intorno e mi rendo conto che tutto questo, non è un sogno assurdo. Prendo una coperta di pile grigia dall'armadio, un cuscino dal mio letto e torno in salotto dove trovo Shoto esattamente dove l’avevo lasciato.

«Eccomi Shoto.»
Sorrido e poso il cuscino dietro la sua testa per poi coprirlo con la coperta.
«So che forse non è un hotel a cinque stelle ma, sempre meglio di niente, no?»
«Non preoccuparti, è molto più di quanto merito.»

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


«Andiamo, non screditarti così tanto.» finisco di rimboccargli le coperte. «Spero sia confortevole.»
«Lo è molto, ti ringrazio.»
«Molto bene.» sorrido. «Ci vediamo domattina allora.»
«A domattina.»
«Buonanotte Shoto. Ah, e se hai bisogno di me, basta che sali le scale e sulla mia porta c’è scritto “Asami”, mi trovi subito.»
«Va bene. Buonanotte.»

Lo saluto con un cenno della mano, mi alzo il cappuccio di Stitch, salgo le scale e mi butto a pesce sul letto stanca morta.
Questa giornata non ha senso…
Sul comodino noto la nuova sveglia e sorrido lievemente. Fortunatamente domani è sabato e non devo alzarmi di fretta per uscire con Ayano e posso dormire. Metto il cellulare sotto carica, mi infilo sotto le coperte e crollo in un attimo.

La nottata passa, mi rigiro nel letto ed improvvisamente sento una presenza nel mio letto e rumore di fusa. Apro lentamente gli occhi ancora assonnata e vedo una figura sfocata, mi sfrego gli occhi e vedo in modo chiaro e nitido la una figura seduta a gambe incrociate che mi guarda.

«Porca troia!» esclamo sobbalzando.
«Scusa, non volevo svegliarti.»
«Mamma mia...»
Poggio una mano sul cuore che batte all'impazzata mentre mi calmo.
«Mi dispiace, non era mia intenzione spaventarti… è che c’era troppo silenzio e mi chiedevo se fossi sveglia così sono venuto a cercarti, ma dormivi così beatamente che mi dispiaceva svegliarti.»
«Ed hai preferito rimanere lì a guardarmi dormire facendo addirittura le fusa?»
«Q-quali fusa…? Io non stavo affatto facendo le fusa.»
«Ti sentivo chiaramente.»
Scrolla le spalle.
«Sicuramente ti sarai sbagliata.»
Nega l’evidenza quanto vuoi, ma io ti ho sentito chiaramente fare le fusa.
Improvvisamente la porta di camera mia si apre rivelando la figura di mia madre pronta per andare a lavoro.
«Tesoro i-...»
Si blocca nel vedere Shoto a gambe incrociate sul mio letto.
«COSA CI FAI SUL LETTO DI MIA FIGLIA?!»
«Mamma tranquilla, non è come pensi!»
«Signora-...»
Mia madre prende una scopa.
«SCENDI SUBITO PERVERTITO!»
Scendo dal letto e la afferro dai fianchi bloccandola mentre Shoto si nasconde dall'altra parte del letto.
«Ferma! Calmati mamma! Non mi ha fatto niente!»
«CI MANCA SOLO CHE TI ABBIA FATTO QUALCOSA!»
«Ti vuoi calmare?! Inoltre mi avevi detto che lo potevo tenere! Ha bisogno del nostro aiuto. Lo dobbiamo aiutare a farlo ritornare a casa, va bene?»
«E che ci vuole? Andiamo alla polizia.»
«No, non hai capito. La sua casa non è qui.»
«Che intendi dire…?»
«Lui non è di questo pianeta, ma di un altro.»
«Tesoro, sei sicura di sentirti bene? Sicura di non avere la febbre?»
«Mamma, stai tranquilla, non ho la febbre.» le tolgo la scopa dalla mano. «Lui si chiama Shoto Todoroki ed ha addirittura i poteri.»
«Asami...» sospira. «Ti sta palesemente prendendo in giro...»
«Shoto, ti va di farle una dimostrazione?»
«Emh, okay.»
Si alza in piedi e fa una piccola dimostrazione dei suoi poteri.
«Ha… ha… ha preso fuoco… e… e ha… tutto il ghiaccio...»
«Lo so che sembra assurdo mamma, ma è tutto vero.»
Mi metto di fronte a lei prendendole le spalle.
«E come… come facciamo a riportarlo indietro…?»
«Non si sa signora, non so nemmeno come sono finito in questo mondo.»
«Come parli educato ragazzo...» mormora sorpresa.
«La ringrazio.»
«A-Ascoltami Asami… siamo sicuri che non c’è un modo semplice per riportarlo indietro…?»
«Mamma, ti ho appena detto che-...»
«Non penso che Yumi la prenderà bene.»
«Y-Yumi…?»
«Come non ti ricordi?»
«Oggi pomeriggio arriva Yumi, la tua sorellina.»
«Sorellastra.» la correggo acida.
«Comunque sia, lei arriva oggi.»
«Ma doveva arrivare la settimana prossima.»
«Lo so ma tuo padre ha voluto anticipare la vacanza.»
Sospiro.
Questa non ci voleva…
«Non c’è bisogno che mi coprite.»
«Che intendi dire Shoto…?»
Si avvicina a me prendendomi le mani.
«Sei stata molto gentile a farmi rimanere qui per la notte, ma non posso metterti nei guai con la tua famiglia a causa mia. È giusto che io me ne vada.»
«Ma che dici Shoto? No. Non sai ambientarti qui, rimarresti spaesato...»
«Non devi preoccuparti per me. Un modo per cavarmela lo troverò.»
«Mi dispiace giovanotto ma questo non posso accettarlo nemmeno io.»
Guardo mia madre sorpresa.
«Ti abbiamo accolto sotto il nostro tetto e ci rimarrai finché non avremo trovato un modo per farti ritornare a casa e non si discute, chiaro?»
«C-chiaro...»
«Bene. Ora, scusatemi ma io devo andare al lavoro o faccio tardi.»
«Come, vai a lavorare di sabato mamma?»
«Sì, mi hanno chiamato d’urgenza.»
Sospiro.
«Okay...»
«Senti, visto che rimarrai a casa a poltrire, come tuo solito, perché non lo accompagni al centro commerciale?»
«Perché?» domanda Shoto.
«Non vorrai usare solo quella tutina blu come indumento? Metti che ci metteremo un mese, non vorrei che puzzassi.»

Sorrido guardandola uscire dalla camera. Poso lo sguardo su Shoto e mi fermo ad ammirare la tuta che ha indosso: è completamente blu col colletto alto e un collegamento tra essi, intorno alla zona delle spalle ha della specie di rinforzi, credo, le maniche sono alzate fino al gomito, ai polsi indossa delle strane polsiere, indossa una cintura dove ci sono agganciati due piccole boccettine ed infine, ai piedi ha un paio di stivali bianchi.

«Tutto bene?»

La voce di Shoto mi riporta sulla Terra.

«O-oh scusami… è che… mia madre ha ragione, solo questa tuta non ti basterà. Poi...» prendo un lembo di tessuto tra l’indice e il pollice. «Di che tessuta è fatta? È riuscita a rimanere in tatta con le fiamme.»
«È stata creata appositamente, è il mio costume da supereroe.»
«S-supreroe…?»
«Sì. Nel mio mondo chiunque ha una unicità, persino i cattivi, ed è tornato d’importanza il lavoro del supereroe e ci sono scuole che insegnano ai ragazzi come diventarlo.»
«E tu, eri in una di queste?»
«Sì, sono stato alla U.A., una delle scuole più importanti nel forgiare supereroi.»
«Fico...» mormoro. Scusa la domanda, magari un po’ indiscreta ma, tu quanti anni hai?»
«Ne ho diciassette.»
«Come me!» sorrido.
«Tu hai diciassettenne anni? A guardarti sembri più piccola.»
Ma perché mi dicono tutti la stessa cosa?
«Lo prendo come un complimento.» ridacchio. «Dai, andiamo a fare colazione, sto morendo di fame!»

Mi dirigo verso l’uscita della mia stanza seguita da Shoto.

«Nel tuo mondo fate colazione con latte e cereali o mangiate cose strane?» domando con una risatina.
«No, anche noi facciamo colazione come voi. Siamo solo diversi perché abbiamo unicità.»
«Lo so, stavo solo scherzando.»

Mi avvicino alla cucina, prendo dalla mensola due tazze, il pentolino per scaldare il latte e poggio tutto sul bancone della cucina, allungo il braccio verso la credenza e tiro fuori una scatola di cereali e un pacchetto di biscotti al cioccolato posandoli sulla tavola, prendo dal frigorifero il latte, lo verso sul pentolino, accendo il gas e lo lascio a bollire. Prendo le tazze e le poso sul tavolo.

«Vieni Shoto, non stare solo soletto sul divano.» lo chiamo facendogli cenno di venire.
Lui si avvicina e si siede a tavola anche se noto che guarda il pentolino sul fuoco.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


«Non ti piace il latte caldo?»
«E-eh? Oh, no, no, no, va bene. Davvero.»
«Sembri quasi spaventato...»
«No.» scuote il capo. «Sto bene.»
«Okay, basta che sei sicuro tu.»

Verso il latte caldo in entrambe le tazze, prendo la mia iniziando a pucciarci i biscotti e noto che Shoto fa lo stesso.

«Ti piacciono questi biscotti?»
Annuisce solamente mentre ne addenta uno.
Sorrido dolcemente.
So che forse non dovrei pensarlo perché non ci conosciamo da nemmeno un giorno ma, è quasi carino…
«Tu non vai a scuola?»
«C-come?» farfuglio colta di sorpresa.
«Non ci vai più a scuola?»
Abbasso lo sguardo.
«No...» sposto una ciocca dietro l’orecchio. «Dopo che i miei genitori si sono separati non sono più riuscita ad andare a scuola e mia madre mi ha fatto da maestra privata… l’unica amica che ho l’ho conosciuta in un corso di fotografia...»
«Non volevo toccare un tasto dolente.»
«No...» cerco di sorridere. «Non fa niente. Fa bene parlarne ogni tanto.» mi stringo nelle spalle continuando a fare colazione.

Dopo aver finito la colazione, ho lavato velocemente le tazze per poi riposizionarle asciutte nel mobiletto.

«Allora, se vogliamo andare al centro commerciale ti ci devo portare con un abbigliamento diverso da questo.» indico con un cenno della mano.
«Perché?»<«Io e mia mamma sappiamo il tuo segreto, il resto della popolazione non lo sa.» ridacchio. «Vediamo cosa è rimasto nell'armadio di mia madre.»
«Ma tua madre...»
«Oh, non preoccuparti, ha conservato alcuni vestiti di mio padre, vediamo se c’è ancora qualcosa che puoi indossare ora.»

Lo prendo per mano e lo accompagno in camera di mia madre.

«Vediamo se ha conservato dei jeans o una felpa...» mormoro aprendo l’armadio.
Ci frugo dentro cercando qualcosa da fargli mettere, anche se sembra difficile.
«Non preoccuparti, eh.» lo rassicuro. «Qualcosa c’è ancora.»
Apro un’altra rivelando alcuni vestiti invernali di papà.
«Eureka! sorrido soddisfatta. «So che saranno un po’ datati e forse a te staranno larghi, ma almeno per farti uscire e non farti ammalare.»
«Sei fin troppo gentile con me.»
«Non devi fare complimenti!» gli sorrido.

Prendo un suo maglione nero a dolcevita, un paio di jeans, calzini bianchi e glieli passo.

«Inizia con l’indossare questi.» lo indirizzo continuando a cercare.

Prendo una cintura nera nel caso i pantaloni siano grandi, cosa ovvia, prendo l’asta prendiabiti e tiro giù un trench invernale di colore beige.

«Perfetto! Mancano solo le scarpe. Però non so se quelle...»

Mi metto a cercarle nei cassetti della scarpiera e in tutti gli angoli possibili dentro e fuori l’armadio ma le scarpe non sbucano fuori.

«Purtroppo le scarpe non ci sono… ti tocca usare gli stivali.»
Mi giro verso di lui un po’ dispiaciuta poggiando tutti i vestiti sul letto.
«Non preoccuparti. Hai fatto anche più del dovuto.»
Sorrido lievemente.
«Io ti lascio un po’ di privacy così puoi cambiarti in Santa pace, intanto vado a cambiarmi pure io.»
«Okay. Grazie.»
«Figurati.»

Esco dalla camera di mia madre chiudendo la porta dietro di me ed entro in camera mia. Indosso un maglioncino a dolcevita arancione, una gonna a vita alta nera plissettata, parigine nere ed Adidas bianche ai piedi. Indosso i miei soliti anelli, mentre al collo metto una collana con un cuore come ciondolo. Corro velocemente in bagno per truccarmi anche se non ho molta voglia stamattina; passo un leggero strato di fondotinta, mi passo la matita sulla parte bassa dell’occhio, un po’ di mascara e blush. Pettino per bene i miei capelli lasciandoli sciolti, mi spruzzo un po’ di profumo, esco dal bagno e busso alla porta della camera di mia madre.

«Shoto? Sei pronto?»
«Sì. Credo.»
Apro la porta e come lo vedo rimango sorpresa.
Il maglione gli sta bene, sembra quasi della sua misura e la cosa mi fa strano, per i pantaloni ha dovuto mettere la cintura perché gli stavano larghi e, a dirla tutta, quegli stivali cozzano abbastanza.
«Wow...» mormoro. «So che forse non ti sentirai a tuo agio ma sapevo che i miei jeans non ti sarebbero entrati. Vedrai che col trench nessuno ci farà caso, fidati.»
Lui annuisce solamente.
«Ti senti tanto a disagio, vero?»
«No, non mi sento a disagio. Stai tranquilla.»
«Ci sono persone che vanno in giro vestiti in modi peggiori, non si accorgeranno minimamente di te.»
«È solo che...»
«Cosa…?»
Mi fa cenno dietro di sé e lì realizzo.
«Oh… la coda?»
Annuisce.
«Cavolo, scusa! Vado a prendere un paio di forbici!»
Scendo di corsa in salotto per prendere le forbici nel set da cucito di mia madre.
Avrei dovuto pensarci! Chissà quanto gli da fastidio, poverino!
Le afferro e corro per le scale raggiungendolo.
«Okay, ora risolviamo tutto.»
Mi fermo per recuperare il fiato, Shoto mi prende la forbice dalle mani.
«Posso farlo io.»
Mi porge un lieve sorriso facendomi sentire meno in colpa.

Dopo aver forato i pantaloni, aver messo nello zaino l’indispensabile, indossiamo le giacche ed usciamo di casa chiudendo a chiave.

«Mia madre non tornerà prima di stasera alle otto e Yumi dovrà arrivare per le due o le tre di pomeriggio, quindi per l’una dovremmo essere a casa.» controllo l’ora sul cellulare. «Essendo le nove e venti non ci metteremo molto. Potremmo pranzare fuori se ci avanza tempo, che ne pensi?»
Scrolla le spalle.
«Se ti rende felice.»

Mentre raggiungiamo il centro commerciale noto che alcune persone guardano Shoto passare, la cosa un po’ mi irrita, c’è gente che va in giro come se fosse uscita dal manicomio e non lo notano neanche per sbaglio, mentre se passa una persona con delle orecchie da gatto e la coda lo notato subito.
La gente proprio mi irrita.” sbuffo.
Poso lo sguardo su Shoto che non sembra farsi un grande dramma degli sguardi della gente, o magari lo nasconde bene.

Raggiungiamo il centro commerciale e sorrido.

«Per prima cosa dobbiamo comprarti il minimo indispensabile come: spazzolino, spazzola, boxer, calzini e un paio di ciabatte.»
«Sei sicura di poter spendere tutti questi soldi per me?»
«Tranquillo! Oltre alla carta di mia mamma, ai soldi che mi sono rimasti, possiamo usare la carta che mi ha regalato mio padre per il compleanno.»
«Sei ricca…?»
Scrollo le spalle.
«Non mi piace definirmi ricca, anche perché non è che lo sono chissà quanto. Io e mia madre siamo benestanti, è mio padre che è ricco. La carta che mi ha regalato è un suo modo per comprare il mio affetto.»
«Capisco...»
«Comunque, non pensiamoci, okay?» sorrido. «Dobbiamo fare shopping!»

Lo prendo a braccetto e lo conduco lungo il centro commerciale.
Passiamo da negozio a negozio a comprare vestiti per almeno una settimana nonostante lui non sia proprio d’accordo. Cerca di scegliere la cosa più economica ma, alla fine, sceglie quello che gli propongo io che è mille volte meglio.

«Già che siamo qui è meglio sbrigarsi con i regali di Natale, dato che fra tre giorni è il 22 dicembre.»
«E a chi devi farlo il regalo?»
«A mia mamma, a Yumi ed Ayano.»
Lui in verità, lui non lo sa ma, voglio comprare un regalo anche a lui.
Sorrido tra me e me.
«Tu cosa regaleresti ad una bambina di 11 anni che ha già tutto?»
«Mmmh… domanda interessante...»
«Io non ho la più pallida idea di cosa regalarle, ci vediamo solo a Natale non la conosco così bene.»
«Tu cosa ti regaleresti?»
«L’ultimo album dei BTS.» ridacchio.
«Mh… e lei non ha gusti simili ai tuoi?»

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


«Sì, ma lei non-...»
Mi blocco.
Ora ricordo… due settimane, al telefono, si era lamentata perché papà non voleva comprarle la felpa degli Stray Kids perché per lui era troppo maschile.
«Sei un genio Shoto!» sorrido. «So cosa regalarle, vieni con me!»
Lo tengo per mano e lo porto con me correndo.
«Piano!»

Dopo aver preso i regali per tutti, incluso quello per Shoto, ci fermiamo in un fast food a pranzare.

«Dimmi Shoto, come ti sembra questo mondo?»
Gli domando addentando un nugget.
Lui stringe le spalle.
«Come il mio.»
Annuisco.
«Ti stai trovando bene o ti senti a disagio?»
«Beh, mettere i vestiti di tuo padre non è il massimo...»
«Scusami, davvero...» mormoro dispiaciuta. «Ma era l’unica via per non farti prendere la febbre.»
«Lo capisco.»
«Mi scuso in anticipo se Yumi ti farà troppe domande o cercherà di toccarti. Lei è fatta così, quando vede una cosa che cattura la sua attenzione, la deve toccare.»
«Potrei abituarmici.»
«Se ti da fastidio puoi tranquillamente dirglielo, non muore mica, eh.» scherzo.
Sorride lievemente.
Non sorride spesso, ma quando lo fa è davvero carino. Aspetta, che? Smettila Asami!
«Non sembri avere molti amici qui.»
«I-io?» balbetto sorpresa. «In verità ho solo Ayano.» sorrido. «Ci conosciamo da tre anni e sembra che ci conosciamo da tutta la vita. Il suo sogno è quello di diventare una fotografa professionista ed esporre la sua prima galleria. Lei ha un blog e un profilo Instagram dove pubblica tutte le foto che fa ed è davvero molto seguita, tutti apprezzano le foto che fa ma, chissà perché, non è ancora riuscita a creare una galleria tutta sua.»
«Ed il tuo qual è?»
«Il mio cosa…?»
«Il tuo sogno. Qual è? Ho visto che ogni tanto facevi foto con la polaroid.»
Sorrido.
«A me piace molto fare fotografie; fotografare il paesaggio, il cielo, i colori delle foreste, il cambio di stagione, posti pieni di persone. Ma il mio sogno più grande è quello di fare la scrittrice.» addento il panino. «Mi piacerebbe scrivere un romanzo rosa e trasmettere alle persone le emozioni che provo mediante la scrittura. Secondo me la fotografia, la musica e la scrittura sono i mezzi più potenti per trasmettere emozioni e sensazioni.»
Hai straparlato Asami, come tuo solito.
«Scusa… ho parlato troppo, come sempre...»
«Perché scusarti? Se vuoi parlare fallo, nessuno te lo vieta. Se non parli tu che vuoi scrivere, chi altri dovrebbe parlare?»
«In effetti...»

Improvvisamente una voce mi fa quasi venire un colpo.

«Asami? Sei proprio tu?»

Mi volto di colpo e vedo Ayano a bocca aperta che passa lo sguardo da me a Shoto.

«A-Ayano...»
«Non mi avevi detto che avevi un fidanzato.» sorride incrociando le braccia.
Divento rossa per l’imbarazzo.
«Ma che cavolo dici?!» ridacchio. «L-lui n-non è affatto il mio ragazzo!»
«Ah, no? E allora chi è?»
«Lui… lui...»
Improvvisa Asami!
«Lui è il figlio di una amica di mia mamma!»
Shoto mi guarda confuso ma io continuo con la mia falsa.
«Sì, sì. Perché vedi, casa sua è allagata.»
Ayano mi guarda alzando un sopracciglio.
«Sono scoppiate le tubature dell’acqua e quindi casa sua è allagata.» annuisco fingendo un’espressione dispiaciuta. «Poverino non ha più vestiti, né cellulare, né un letto. Si è allagato tutto.»
«E i suoi genitori dove sono?» domanda poco convinta.
«I suoi… i suoi sono a casa a cercare di scaricare più acqua possibile. Hanno portato in discarica tutti i mobili e quindi devono ricomprare tutto. Finché non comprano i mobili nuovi Shoto starà a casa con me e mamma mentre i suoi genitori staranno dai nonni di lei.»
«E perché indossa dei vestiti di un uomo adulto?»
«Te l’ho detto, casa sua è allagata e non aveva dei vestiti da indossare per venire da me, infatti è venuto in pigiama perché è accaduto in piena notte. Dovevi vederlo, era bagnato come un pulcino. Mia mamma è stata così gentile da darmi il permesso di comprargli dei vestiti nuovi ma non potevo portarlo al centro commerciale senza dargli dei vestiti, i miei non gli stanno.»
Ayano sembra abboccare, infatti la sua espressione cambia da sospettosa a dispiaciuta.
«Santo cielo, ma è terribile...»
«Eh, lo so.»
«E come ti chiami?»
«Shoto. Shoto Todoroki.»
«Piacere di conoscerti Shoto, il mio nome è Ayano Mitsuno e sono la migliore amica di Asami.»
«Anche l’unica.» aggiungo ridacchiando. «Dai siediti.» le faccio spazio.
«Grazie.» si siede accanto a me. «Quindi è per lui che sono tutte queste buste?»
«Sì, sono vestiti per lui e una felpa è mia. L’abbiamo presa identica. Invece qua dentro ci sono i regali di Natale che devo ancora impacchettare.»
«Come i regali di Natale?»
«Sì. Oggi pomeriggio arriva Yumi ed ho dovuto affrettarmi.»
«Ma ad undici anni crede ancora a Babbo Natale?»
«Ci crede ma mica tanto, l’anno scorso non sembrava così convinta, ma i regali le sono piaciuti quindi è quello l’importante.»
«Cosa le hai regalato?» domanda mangiando il panino.
«Un paio di cover per l’iPhone che costavano più dell’iPhone in sé.»
Ayano ridacchia.
«Immagino!»

Dopo aver pranzato con Ayano si era fatta l’una e mezza e siamo dovuti andare spediti verso casa perché verso le due sarebbe arrivata Yumi.

«Mi potresti fare un favore?» gli domando.
«Dimmi.»
«Visto che tu dormirai nella stanza degli ospiti e Yumi con me, ti dispiace tenere il suo regalo in camera tua? Lei non verrà mai a cercarlo lì, al massimo possiamo fare così.»

Salgo le scale coi sacchetto in mano. Entro nella camera degli ospiti.

«Possiamo camuffare la felpa degli Stray Kids insieme alle tue così non se ne accorgerà mai nessuno!» sorrido.
«È un ottima idea.»
«Visto come sono brava?» scherzo.

Sistemiamo i vestiti nell'armadio, invece lo spazzolino e la spazzola in bagno insieme ai miei.
Sono felice che alla fine mamma non abbia fatto tante storie per tenere Shoto qui con noi. Potrei quasi pensare che le faccia piacere avere un po’ più di movimento in casa oltre a me o Yumi.
Chiudiamo l’armadio e il campanello suona.

«Questa dev’essere Yumi!» sobbalzo. «Senti, che ne dici di cambiarti i vestiti di mio padre? Così ti sentirai a più agio.» sorrido. «Qui c’è la forbice così puoi fare i buchi per la coda.»
«Grazie.»

Gli passo la forbice dal comodino e gliela passo.
Il campanello suona un’altra volta.
Esco dalla camera chiudendo la porta dietro di me e scendo di corsa le scale raggiungendo la porta di casa.
Il campanello suona nuovamente.

«HO CAPITO HOTARU, SONO QUA!»
Sbuffo ed apro la porta.
«Visto? Sono qua.»
«Dovresti fare più in fretta, lo sai che questo sciatto e poco glamour non mi piace.»
Commenta Hotaru, la madre di Yumi, con fare da diva.
Mi limito ad alzare gli occhi al cielo mentalmente e mi abbasso all'altezza di Yumi.
«Ciao tesoro.» sorrido. «Mi sei mancata tanto.»
«Anche tu mi sei mancata sorellona!»
Fa per abbracciarmi ma la blocca.
«Cosa ti ho detto Yumi? Non puoi abbracciare la plebaglia, rischierai di sporcarti di povertà.»
Stringo i pugni alzandomi in piedi.
«Non siamo poveri.»
«Certo, vallo a dire a qualcun altro semmai.»
«Ti ricordo che Yumi è mia sorella perché figlia di mio padre, se vuole abbracciami lo può tranquillamente farlo.»
«Non è tua sorella. È la tua sorellastra.»
«È comunque sangue del mio sangue.»
Wow! Non avrei mai immaginato di difendere Yumi a spada tratta… ma sua madre è una stronza, non posso starmene zitta.
«Ew. Comunque, sto morendo di sete, fammi un cappuccino e in fretta.»

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Mi ordina entrando in casa mia senza nemmeno chiedere permesso.
Qualche giorno la ammazzo!
Stringo i pugni ma Yumi mi accarezza la mano.
«Non farci tanto caso, mamma ormai è fatta così.» sussurra facendosi sentire solo da me.
È davvero cambiata… non sembra più la bambina viziata dell’anno scorso.
Le sorrido, la faccio entrare a casa col suo trolley e la aiuto a togliersi la giacca per poi appenderla.
«Brava gioia, vieni a togliermi la giacca.» mi chiama sua madre.
Sbuffo.
«Va bene...»
Mi avvicino a lei e le tolgo la pelliccia dalle spalle.
«Ti fermerai qui per molto?»
«Io?» sorride. «Certo che no. Mi fermo qui solo il tempo di finire il mio cappuccino. A proposito, dov'è il mio cappuccino?»
«Adesso te lo faccio, dammi il tempo di appendere la tua giacca.»
Appendo la sua pelliccia e la vedo sedersi a tavola con Yumi mentre io mi avvicino al bancone da cucina.
«Allora, dov'è l’altra donna?» domanda con fare sprezzante.
«”L’altra donna” ha un nome, ed è Rei e, a differenza tua, lei lavora piuttosto che fare la mantenuta.» commento acida.
«La mia manicure non può rovinarsi per delle cose da persone comuni.»
Gesù, dammi la forza di non avvelenarle il cappuccino!
Metto la cialda nella macchina ed aspetto.
«Quanto zucchero?» le domando.
«Zero! I dolci fanno ingrassare!»
«Scusami...»

Una voce fa distrarre tutte e tre.

«Asami? Ci sei?»

È Shoto.

«Sì, vieni pure, siamo in salotto.»

La sua figura fa capolino e noto che Hotaru si sistema tutta spogliandolo con lo sguardo.
Hai 30 anni e lui ne ha 17, contieniti!"

«Salve.» saluta Yumi e Hotaru con un piccolo inchino. «Io sono Shoto Todoroki, un amico di Asami.»
«Piacere mio gioia!»
Hotaru pare fin troppo emozionata di conoscerlo.
«Il mio nome è Hotaru Suzuki, mentre lei è mia figlia Yumi Tsukino.»
«Quindi tu devi essere la piccola Yumi, eh? Asami mi ha parlato davvero molto di te, ti vuole un gran bene.» le accarezza una guancia.
Sorrido guardandolo e mi avvicino ad Hotaru passandole la tazza col al suo interno il cappuccino.
«Stagli alla larga, è carne troppo giovane per te e sicuramente non gli piacciono le milf.»
Sussurro facendomi sentire solo da lei, mi allontano fingendo nulla con un sorriso in volto mentre lei mi fulmina con lo sguardo.
«Perché hai le orecchie?»
Ora cominciano le domande scomode.
«Ecco, vedi Yumi, a me piacciono tanto i gatti che ho deciso di incollarmi queste orecchie sui capelli e questa cosa finta con una cintura così assomiglio ad un gatto.»
«E se ti accarezzo fai le fusa?»
«Suvvia Yumi, non fare queste domande sciocche!» la rimprovera Hotaru.
«In verità sì.»
Per poco non sputa il cappuccino.
«C-Come…?»
«So fare le fusa.»
«Che forza! Ma, cos'hai qui in faccia?»
«Dove?»
«Hai una macchia rossa tutta qua.»
Yumi indica sul suo viso la zona della cicatrice.
«Ah, tu dici questa?»
Annuisce.
«Quando ero piccolo, una persona...» sospira. «Aveva una teiera con l’acqua calda in mano… e per sbaglio, passandomi accanto, è inciampata versandomi l’acqua bollente addosso...»
Lo vedo irrigidirsi notevolmente
Immaginavo che la cicatrice fosse un argomento delicato.
«Senti Yumi, che ne dici se intanto vai a sistemare i vestiti nel mio armadio, eh?»
«Posso dormire in camera con te?» domanda sorpresa.
«E perché?»
Hotaru non sembra d’accordo.
«Perché adesso nella camera degli ospiti ci dorme Shoto. È il figlio di una amica di mia madre e casa sua si è allagata per colpa dei tubi dell’acqua che sono esplosi, quindi finché la casa non si sistema, rimarrà qui con noi.»
«Un ragazzo così di classe, amico di una ragazza così sciatta? Io non capisco proprio...»
«Mi scusi signora ma-...»
L’HA CHIAMATA SIGNORA! ODDIO VOGLIO MORIRE! LUI NON SA QUANTO LEI ODI SENTIRSI VECCHIA!
Mi copro la mano con la bocca cercando di soffocare più che posso le risate.
«T-ti prego, dammi pure del tu.»
«Hotaru,  mi dispiace contraddirla ma, io non sono chissà che. Sono un ragazzo normalissimo esattamente come Asami, anzi, sono molto grato a lei e alla gentilezza di sua madre che mi permettono di stare con loro finché tutto non si sarà sistemato.»
Sorrido e mi avvicino a lui dandogli un veloce abbraccio.
«Non devi ringraziarmi, lo faccio con piacere.»
«Tutta questa dolcezza mi farà ingrassare.» commenta. «Oh, guarda! Si è fatto tardissimo!» guarda l’ora sull’iPhone. «Devo andare tesoro mio che se no faccio tardi per partire.»
«Va bene mamma...»
«Ciao principessa.»
Si alza dalla sedia e da a Yumi delle piccole pacche sulla testa, prende la sua giacca indossandola velocemente.
«Spero di rivederti presto, Shoto.»
Lo saluta con l’occhiolino prima di chiudere la porta dietro di sé.
Che schifo.
Mi avvicino al tavolo, prendo la sua tazza e vedo che ha bevuto solo due sorsi.
«Che spreco...» sospiro.
Metto al suo interno tre cucchiaini di zucchero, lo giro col cucchiaino e sorseggio il cappuccino.
«Vieni Yumi, ti accompagno in camera e ti aiuto a sistemare i vestiti.»
«Va bene sorellona.»
Finisco il cappuccino e salgo le scale seguita da lei.

Dopo averla aiutata, scendiamo in salotto per vederci un film.

«Che film proponete?»
«Natalizi!» esclama Yumi.
«Tu, Shoto?»
Scrolla le spalle.
«Visto che tra poco è Natale, non vedo perché no.»
«Va bene.»
Ci sediamo tutti sul divano e apro Disney+.
«Che ne dite se guardiamo “Il Grinch”, però quello con le persone non la versione animata.»
«Sì, sì, sì!»
Sorrido e poso lo sguardo su Shoto che annuisce.
«E via col “Il Grinch!”»

Cerco il film e lo faccio partire. Io e Yumi ci mettiamo vicine mentre Shoto si mette all'angolo del divano solo soletto, gli fanno cenno di avvicinarsi a me e come lo fa sento il calore della sua pelle.
Eh grazie Asami, è la parte dove ha i poteri del fuoco, ci credo che percepisci maggiormente il calore. Ora che ci penso, è un misto tra Elsa di “Frozen” e il Principe Zuko di “Avatar: L’Ultimo Dominatore Dell’Aria”.
Sorrido tra me e me a quel pensiero.

Dopo aver visto il film, e recitato tutte le battute a memoria, ci stiracchiamo i muscoli per essere stati seduti a lungo.

«Asami, ma la nonna quando arriva?»
«Tesoro, la nonna arriverà per l’ora di cena.»
«Perché?»
«Ha avuto un’emergenza al lavoro ed è dovuta correre di corsa. Ma non preoccuparti, per le otto arriva.»
«E cosa ci mangiamo stasera?»
«Oddio Asami, sono ancora le quattro di pomeriggio, che ansia.» ridacchio. «Comunque pensavo di ordinare qualcosa… a te cosa piacerebbe per cena?»
Shoto scrolla le spalle.
«Della soba.»
«Sai che in effetti ho voglia di soba? Allora è deciso, stasera ordiniamo soba! A te va Yumi?»
Lei finge di pensarci poi fa cenno di “no” col capo.
«No? Allora che ne dici di un po’ di ramen?»
Negativo.
«Allora un po’ di sushi?»
Negativo.
Sorrido.
«Che ne dici se per te ordino una bella pizza margherita?»
Sorride ed annuisce felice.
Bingo!
«Immaginavo.» ridacchio. «Ogni volta che vieni a passare le vacanze da noi, la prima sera vuoi mangiare la pizza.»
«Come mai?» le domanda Shoto.
«Perché la mamma non vuole che la mangio. Dice che fa schifo e fa ingrassare...»
«Sì, ma tu non devi stare ad ascoltarla, okay? Tu stai a sentire me che sono brava. A proposito, papà come sta?»
«Papà sta bene, una volta al mese andiamo a cena solo io e lui a mangiare schifezze.»
Sorrido.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Sono felice che con lei fa le stesse cose che faceva con me. Non fa sentire né me né lei diverse. Io non sono molto arrabbiata con mio padre, è vero che non ci parliamo mai e che ha tradito mia madre con un’oca senza cervello ma, in fondo so che mi vuole bene e se lui è felice… chi sono io per impedirglielo?

«Che facciamo per ingannare l’attesa? Guardare solo film finirà per farmi addormentare.» ridacchio.
«Accendi la PlayStation?»
«Vuoi provare qualche gioco Yumi?»
Annuisce.
«Va bene, ti faccio vedere quali ho così lo scegli.»
Mi avvicino al mobile sotto la televisione, apro il cassetto mostrando tutti i giochi della PlayStation che possiedo. Vecchi e nuovi. Sono sempre stata a contatti con videogiochi; sia con la PlayStation, col Nintendo DS e la Nintendo Switch. Non ci passo tutto il tempo che vorrei, ma quando ho del tempo libero mi piace viziarmi un po’.
«Posso provare questo?»
Domanda tirando fuori dal cassetto “The Last Of Us: Parte II”.
Per poco non mi viene un infarto.
«No Yumi.» la fermo prendendo il contenitore del CD. «Non va bene per te.»
«Perché?» fa un piccolo broncio.
«Sei troppo piccola.»
«Ho undici anni.» sbuffa.
«Hai già provato insieme a me il primo di questo, e come vedevi i mostri ti spaventavi. Fidati, non ti piace.»
Ripongo il gioco nel cassetto e ne tiro fuori un altro.
«Che ne dici di questo?»
Le domando tirando fuori “Crash Bandicoot.”
«Questo è carino e tranquillo.»
«No. Io voglio provare questo.»
«Oh, “Detroit: Become Human”?»
«Sì, mi piace la copertina.»
Shoto si avvicina a noi osservandoci curioso.
«È così ardua scegliere un gioco?»
Ridacchio.
«C’è l’imbarazzo della scelta.» mi volto verso di lui mostrandogli “Crash Bandicoot” e “Detroit: Become Human”. «Quale ti attira di più?»
«Li hai giocati entrambe?»
«Ovvio.» scrollo le spalle. «Scegli.»
«Questo.»
Indica “Detroit: Become Human”.
«Allora è deciso.» sorrido. «Quando ci saranno i quick time event, passami il joystick così ti do una mano, va bene?»
«Cosa sono i quick time event…?»
«Quando devi cliccare i tasti velocemente o muori.»
«Aaah… va bene, basta che mi aiuti.»
«Io so già come si gioca e come si sviluppa la storia quindi ti posso aiutare.»

Yumi si alza mettendosi sul divano ed accanto a lei si mette anche Shoto. Non posso fare a meno di sorridere a quella scena.
Accendo la PlayStation, inserisco il CD, prendo il joystick e mi metto accanto a Yumi.

«Tienilo saldo.»
La aiuto a tenere il joystick.
«Sbaglio o è più grande dell’ultima volta…?»
«Forse, uno l’ho dovuto cambiare perché era rotto.» poso lo sguardo su Shoto. «Dopo vuoi provare tu? Facciamo un po’ e un po’?»
Le sue orecchie si abbassano.
«Non… non sono molto capace...»
«Va be’, che fa?» sorrido. «Nemmeno io sapevo giocarci all'inizio, infatti alcuni livelli li ho rifatti più volte. Dai, così ci divertiamo tutti insieme.»
«Emh...» si stringe nelle spalle. «Va bene, se lo dici tu.»
Sorrido.

Dopo aver passato le ultime ore del pomeriggio a giocare a “Detroit” tra gli scleri miei perché sapevo già tutto e cercavo di non fare spoiler, gli sbuffi di Yumi perché cercavo di consigliarle quale scelta fare e il gameplay tranquillo e rilassato di Shoto, arriva finalmente la sera e l’ora di cena.

«Ragazzi, è ora di cena! Sono già le sette e trentacinque!» esclamo guardando l’ora sul cellulare.
«Come lo metto in pausa?»
«Passami il joystick.»

Shoto allunga il braccio verso di me nonostante ci sia Yumi in mezzo, prendo il joystick e come le nostre dita si sfiorano sento una scossa di brividi lungo tutto il corpo.
Metto in pausa il gioco, salvo e spengo la PlayStation.

«Quindi, correggetemi se sbaglio, abbiamo deciso: soba per me e Shoto, mentre per Yumi la pizza.»
«Giusto.»
«Bene. Tu hai qualche preferenza riguardo la sboba o ti va bene qualsiasi?»
Si stringe nelle spalle.
«Sì, mi va bene quella che c’è.»
«Okay.» annuisco. «Se volete mettere cambiare canale fate pure, io intanto ordino da mangiare.»

Mi alzo dal divano prendendo il cellulare. Chiamo prima una pizzeria d’asporto per prendere la pizza a Yumi e successivamente ordino la soba per me e Shoto, ed altra roba che serviva in casa, in un supermercato che fa anche la spesa d’asporto.
Poso il telefono sul tavolino di fronte al divano e comincio a preparare la tavola.

«Aspetta, ti do una mano.»
Shoto si alza ma lo fermo.
«Tranquillo, stai pure seduto.»
«Ma voglio aiutare...»
«Sei ospite a casa nostra, ricordi? Non è carino far scomodare gli ospiti per fare una cosa che devo fare io.»
«Per me ti sei scomodata pure fin troppo, lascia che ricambi.»
«Non ce n’è bisogno.» lo rassicuro. «Davvero, puoi stare tranquillo.»
Sospira e noto che la sua coda si muove come se fosse agitato.
«Sei sicura che non posso fare niente per aiutarti?»
«È una tavola, non è un’impresa olimpica.»
Cerco di sdrammatizzare e noto che i movimenti della sua coda si fanno sempre più calmi.
«Ora vai a sederti con Yumi, dai.»

Il ragazzo fa un profondo respiro ma segue comunque ciò che dico e si mette seduto sul divano con Yumi a guardare i cartoni animati.
Una ventina di minuti dopo suonano alla porta, Yumi va ad aprire mentre salgo in camera a prendere il portafoglio; il primo ad arrivare il fattorino della pizza per Yumi che viene seguito da quello con la soba cinque minuti dopo.
Poso il cartone della pizza sul tavolo dove si è seduta Yumi, apro il sacchetto con la spesa e trovo una spiacevole sorpresa.

«Porca vacca!»
«Come hai detto prego?» esclama Shoto.
«Devo aver sbagliato a cliccare e preso tre soba piccanti.» sbuffo.
«E va be’, che problema c’è?» sorride lievemente. «Dai, passamene uno che ti aiuto a prepararli.»

Mentre metto la spesa a posto, Yumi mangia e Shoto mi da una mano a preparare due confezioni di soba.
Cinque minuti dopo riusciamo, finalmente, a metterci a tavola.

«Com'è la pizza, buona?»
Yumi annuisce con la bocca tutta sporca di sugo.
Ridacchio.
«Pulisciti che sei tutta sporca.» le passo il tovagliolo. «Sembra che hai sbattuto la faccia sulla pizza.»
Commento con una risatina.
«Shoto.» lo chiama Yumi.
«Dimmi piccola.»
«Prima ho visto che riesci ad abbassare le orecchie ed a muovere la coda, come fai?»
A quella domanda le sue orecchie si abbassano nuovamente.
«Ecco! L’hai fatto di nuovo!»
«Come faccio dici?» finisce di mangiare il suo boccone. «Dentro alle orecchie e alla coda ci sono delle pile e per questo riescono a muoversi.»
«Aaah! Che forza!» sorride. «Ma se ti accarezzo i capelli riesci a fare le fusa come i gatti veri?»
«Non so quanto possano sembrare vere ma sì, un po’ riesco a fare le fusa.»
Poverino, l’ho costretto a mentire a tutti per mantenere la copertura. Mi sento in colpa da morire.
«Dopo posso provare?»
«Certo, perché no.»
Forse dovrei dire la verità a Yumi ed assicurarmi che tenga la bocca chiusa… ma che sto facendo…? Potrebbe pensare che io e nonna siamo impazzite e non si fiderebbe più di me… è l’unica via.
«Asami? Ci sei?»
«S-sì...» scuoto il capo.
«A cosa stavi pensando?»
«No, a niente Yumi, davvero.»
Sorrido lievemente per non farla preoccupare.
«Shoto ha detto che può fare le fusa come i gatti veri.»
«Allora dopo vediamo se dice la verità.» sorrido mangiando la soba. «Devo prenderla più spesso in quel supermercato, è davvero buona.» commento.
«Concordo con te, nemmeno nel mio mondo è così buona.»

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Dopo aver finito la cena, anche mamma è arrivata a casa, stanca, ma è arrivata. Un po’ mi scoccia che non posso cercare lavoro perché sono minorenne. Va bene che mio padre è ricco da fare schifo e che con i soldi che ho nella carta posso mantenere me e mia mamma per un anno, ma un po’ mi sento inutile.
Sono due anni che ho iniziato un romanzo ma non riesco mai a finirlo perché il risultato non mi convince mai a pieno. Devo inventarmi una trama davvero avvincente e che convinca anche me nel portarla avanti.

Verso le dieci andiamo tutti a lavarci i denti, indossiamo i pigiami ed accompagno Yumi a dormire mentre io e Shoto rimaniamo alzati ancora un po’ a guardare la televisione.

«Tua madre era davvero stanca stasera...»
«Lo so...» sospiro. «Questo lavoro che ha trovato le piace davvero tanto e si trova bene, ma a volte la chiamano a fare orari stranissimi. Per un paio di settimane ha fatto le notti e non fa bene al corpo. La pagano molto bene ed ha detto che lasciarlo sarebbe una follia, ma con la carta che mi ha regalato mio padre non ci sarebbe nemmeno il bisogno che lei lavori.»
«Perché?»
«Con i soldi che ci mette dentro mio padre per comprare il mio affetto, posso sfamare me e mia madre per tutto l’anno, ma lei non vuole sembrare una sua mantenuta, soprattutto dopo che hanno divorziato...»
Shoto annuisce.
«È una situazione abbastanza delicata.»
«In verità sarebbe meno complicata di quanto sembri se mamma accettasse i soldi di papà. Cerco sempre di proporle di fare la spesa con la mia carta ma lei rifiuta e mi dice: “Usali per te, così ti compri qualcosa che ti piace.” è okay, ma a volte vado a fare la spesa di nascosto per non farle sapere che ho pagato con la carta.»
«Scusa, ma se tua madre con quello che viene pagata riesce a farti vivere una vita agiata, che problema c’è?»
«Il problema è che mi sento inutile perché io rimango a casa o esco con Ayano a fare fotografie.»
«Se è quello che ti piace, nessuno ti può impedire di farlo.»
Sospiro.
«Sono due anni che provo a scrivere un romanzo, ed indovina?»
Rimane in silenzio.
«Non l’ho mai concluso...» abbasso lo sguardo. «La trama che iniziavo non mi soddisfava a pieno ed andava a finire che cancellavo tutto da capo e ricominciavo.»
«Ed alla fine?»
«Alla fine ho smesso...»
«Perché? Hai detto che scrivere è il tuo sogno.»
«E lo è ma, fino ad ora, non sono riuscita ad inventarmi una trama decente o che mi desse la carica per scrivere.»
«Magari perché non hai abbastanza stimoli.»
«Per questo mi ero iscritta al corso di fotografia, ma non ho ancora avuto nessuno stimolo...»
Shoto mi accarezza una mano.
«Non devi tormentarti troppo su questa cosa. Vedrai che prima o poi ti verrà in mente la trama che cerchi tanto e riuscirei a scrivere il romanzo.»
«Grazie Shoto...» sorrido lievemente.

Come finisco la frase sento dei passi lungo le scale.

«Siete ancora svegli voi due?»

È mia madre.

«Ci credo, sono le dieci di sera, è presto.»
«Per voi due è presto.» commenta con un sorriso. «Tienimela d’occhio, eh. Che questa è capace di rimanere sveglia fino alle cinque del mattino.»
«È successo solo un paio di volte.»
«Sarà successo un paio di volte, però è successo.»
Sospiro.
«Yumi è già a letto?»
«Sì.»
«Bene.» annuisce beve un bicchiere d’acqua. «Cosa avete fatto oggi?»
«Nulla, abbiamo guardato un film e l’ho aiutata a giocare un po’ con la Play, poi per cena abbiamo ordinato un po’ di soba e della pizza.»
Mia mamma annuisce ascoltandomi.
«E Hotaru si è presentata?»
«Sì.» commento accigliandomi. «Quella stronza.» borbotto.
«Asami...»
«Che c’è mamma? È vero! Ha suonato due volte al campanello e quando sono andata ad aprirle si è pure lamentata perché ci ho messo troppo, è entrata in casa senza nemmeno chiedere permesso e ha cominciato a dare ordini a destra e a manca. Mi ha fatto preparare il cappuccino che non ha nemmeno bevuto, mi ha ordinato di toglierle la giacca manco fossi la sua serva e, per poco, non saltava addosso a Shoto!»
Alla mia esclamazione diventa rosso.
«Cosa?!» esclama all'unisono con mia madre.
«Non te ne sei accorto?!»
«No.»
«Ma se ti stava spogliando con lo sguardo!» alzo gli occhi al cielo. «Ma sei riuscito a calmarla e sai come?»
«Come?»
«Chiamandola signora.»
Scoppio a ridere.
«Le ha dato del “lei”?»
«Sì!»
«È così strano…?»
«No tesoro, è solo che la signorina Hotaru odia essere chiamata “signora” perché non le piace sentirsi vecchia.»
Gli spiega mia madre, io sono troppo impegnata a ridere.
«Ah… capisco. A me è venuto naturale, non ci siamo mai visti prima.»
«Tranquillo, non devi sentirti in colpa anzi, così le insegni a stare al suo posto.» lo tranquillizzo calmando le mie risate.
«Comunque, oltre il suo solito modo di fare, ha detto o fatto altro?»
«Si è solo lamentata perché tu lavori.»
«Come se lei sapesse cosa vuol dire lavorare, lei ha fatto la segretaria solo per due mesi.»
«Ma sì, lasciala stare.»
Sospiro.
Mia madre apre il frigorifero e nota che è più pieno rispetto a due giorni fa.
«Hai fatto la spesa per caso?»
«Ho ordinato la soba al supermercato e già che ero lì ho preso qualcosa per la casa che serviva.»
«Mh, va bene.» chiude il frigorifero. «Ah! Li hai fatti i regali di Natale?»
«Già fatti.» sorrido soddisfatta. «Devo solo impacchettarli e mettere il biglietto.»
«Allora facciamo così, lunedì non devo andare a lavorare così io vado a comprare la carta da regalo e alcuni biglietti, la sera dopo che Yumi andrà a letto, scendiamo in salotto e mi dai una mano ad impacchettare.»
«Come abbiamo sempre fatto.» sorrido.
«A te cosa piacerebbe ricevere per Natale?»
Mi giro verso Shoto.
«Come…?»
«Ho visto che hai fatto un regalo per tua madre, per Yumi e per Ayano, ma tu? Il tuo regalo qual è?»

La sua domanda mi lascia in silenzio per alcuni minuti.

«Stamattina avevi detto che tu ti saresti regalata l’ultimo album dei BTS, giusto?»
Annuisco senza riuscire a proferire parola.
«Perché non te lo sei comprato stamattina?»
«Beh...» mormoro. «Non è una gran sorpresa se sai già cosa ti sei regalata, sbaglio?» mi stringo nelle spalle.
«Quindi hai sempre rinunciato a farti un regalo?»
«A me basta che le persone accanto a me siano felici e poi ho il regalo di Ayano.» sorrido lievemente.
In effetti non ci ho mai pensato… ho sempre fatto dei regali agli altri ma non ho mai impacchettato un regalo per me. Se volevo “regalarmi” qualcosa la compravo senza doverlo  incartare…
«Scusate ragazzi ma, io vado a letto che sono stanca. Mi raccomando, non state alzati per troppo tempo.»

Dopo che mamma è salita in camera abbiamo cambiato argomento di conversazione visto che mi aveva fatto riflettere. Abbiamo fatto zapping per vari minuti ma non abbiamo trovato chissà che di interessante. Così ho messo Netlifx e, concordandomi con Shoto, ci siamo messi a guardare qualche episodio di “Death Note” giusto per passare un po’ il tempo.
Dopo cinque episodi, la stanchezza comincia a farsi sentire e Shoto crolla sulle mie gambe.
Oh cavolo! E adesso che faccio? Gli accarezzo i capelli o rimango ferma? Magari si è addormentato per davvero ed anche se lo tocco non riesce a percepirlo. E se stesse fingendo di dormire? Nah!
Anche se ho paura inizio ad accarezzargli i capelli.
Come sono morbidi… sembra quasi pelo…
Sorrido lievemente avvicinando le mani verso le sue orecchie.
Ti prego… ti prego, fai la fusa.
In quell'istante sento dei piccoli rumori, continuo ad accarezzargli le orecchie e inizia a fare la fusa. Sorrido.
Ce l’ho fatta!
Abbasso di poco il volume della televisione per poter sentire meglio le sue fusa, probabilmente il suo punto debole sono le orecchie.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Quella sera, senza nemmeno accorgercene ci siamo addormentati sul divano, ritrovandoci la mattina dopo abbracciati e confusi.
La domenica l’abbiamo passata tra risate e scherzi, ho visto mia madre felice come non è mai stata.
È lunedì mattina, mi sono svegliata più tardi del solito e mi accorgo che Shoto non c’è in camera sua e nemmeno in salotto.

«Mamma, hai visto Shoto?»
«È uscito con Yumi.»
«Oh… e dove sono andati?»
«Ha detto che la voleva portare un po’ al parco.»
Sospiro.
«Perché non mi hanno svegliata?» mi siedo a tavola. «Volevo andare anche io.»
«In verità è stato Shoto a dirmi di non chiamarti.»
«Perché?»
«Voleva lasciarti riposare.»
Sospiro.
«Uffi...»
«Dai, non fare quel muso.» sorride e mi porge una tazza. «Tieni, un po’ di cioccolata calda ti farà stare meglio.»
Sorrido vedendo la cioccolata fumante.
Mamma mi conosce proprio bene. La cioccolata calda guarisce tutti i mali.
«Anzi, visto che Yumi non c’è, possiamo iniziare ad impacchettare i regali.»
«Oh, giusto!»
Scatto in piedi e corro in camera di Shoto.
«Ma dove vai?!»

Salgo in camera e recupero la felpa degli Stray Kids dal suo armadio, il regalo per lui e quello per Ayano. Dopo aver recuperato tutto scendo in salotto.

«Perché sei entrata in camera sua?»
«Gli avevo chiesto di tenermi i regali in camera sua così Yumi non avrebbe scoperto che Babbo Natale non esiste.»
«Sciocchina, Babbo Natale esiste.»
Sorride.
«Già che c’ero ho preso un piccolo regalo per te e per Shoto.»
Sorrido estraendo tutti i regali.
«Un regalo per lui?» sorride. «E lui lo sa?»
«Certo che no! Che razza di regalo sarebbe se lo sapesse?»
«E cosa gli hai regalato?»
«Una pallina con la neve della nostra città e una felpa coordinata alla mia.»
«Una felpa coordinata?»
«Sì, lo so che queste cose possono sembrare più da fidanzati ma, volevo farlo sentire a casa sua, così mi sono fatta fare due felpe con la scritta: “Il suo migliore amico” e “La sua migliore amica”.»
Sorrido tra me e me posando la sua felpa sul tavolo.
«Hai già preso la carta regalo?»
«In verità, pensavo di averla finita l’anno scorso ma, alla fine n’è avanzata un bel po’.»
«Ah, okay allora usiamo quella, però mancano i biglietti di auguri.»
«Allora dammi cinque minuti che vado all'edicola più vicina e li compro, va bene? Tu inizia ad impacchettare e non confonderli.»
Sorrido.
«Tranquilla mamma, puoi fidarti di me.»
«Torno subito.»

Mi da un bacio sulla fronte, mette le scarpe, la giacca, prende la borsa ed esce di casa.
Fortunatamente riusciamo ad impacchettare ed intestare i regali prima del ritorno di Shoto e Yumi, per evitare che lui veda il suo regalo abbiamo nascosto tutto in camera di mia mamma.
Appena il ragazzo entra in casa, noto che tra le mani tiene un sacchetto con decorazioni natalizie.

«Buongiorno ragazzi!»
Li saluto vedendo Yumi vedendomi incontro, incontro lo sguardo di Shoto e lo vedo abbassare le orecchie.
Che è successo…?
«Tutto bene?»
«Sì, sì...»
«Carino il sacchetto.» lo indico con un cenno del capo. «Cosa c’è al suo interno?»
«Eh…?» posa lo sguardo sul cassetto. «Oh, niente di che...»
«Quello è per me.» si intromette mamma. «Gli ho chiesto di comprarmi un po’ di prodotti in erboristeria già che era fuori con Yumi.»
«Ah… okay.»
Non ricordavo che i negozi ti dessero quei sacchetti quando vai a fare compere ma, magari è una cosa nuova e non la sapevo.
«Dai, vai a cambiarti che dobbiamo andare a fare la spesa per preparare da mangiare al cenone di Natale o rimaniamo fregate il ventitre come delle polle.»
Sorrido.
Già… ricordo bene quel ventitre dicembre. I negozi erano tutti affollati e non trovavi posto neanche se pregavi in aramaico antico.
«Datemi cinque minuti e mi preparo.»

Dopo aver finito la cioccolata calda, corro in camera, mi tolgo frettolosamente il pigiama e prendo dall'armadio una maglia a maniche lunghe che lascia scoperte le spalle nera, una gonna plissettata grigia scura, parigine bordeaux e stivali anch'essi neri. Al collo metto una collana col ciondolo a forma di fiocco di neve, un bracciale con vari ciondoli attaccati, un paio di anelli e corro in bagno per acconciarmi i capelli. Mi lavo velocemente il viso, non ho voglia di truccarmi e lascio il mio viso al naturale, mi piastro velocemente i capelli e sorrido nel vedere il riflesso che c’è nello specchio. Mi spruzzo un po’ di profumo, recupero il cellulare in camera mia, lo zaino e scendo in salotto.

«Eccomi qua!»
«Sei bellissima sorellona!»
Esclama Yumi guardandomi come incantata. Quel suo complimento mi fa arrossire.
«Lo pensi davvero?»
«Certo che lo penso!»
Sorrido.
«Beh, anche tu sei bellissima!»

Con la giacca chiusa non avevo notato che indossava un maglioncino bianco, con sotto dei jeans a vita alta. Devo ammettere che quando raccoglie i suoi lunghi capelli corvini con una coda alta, sembra una signorina. Ha undici anni e a volte la tratto ancora come una bambina.
Mentre indosso sento gli occhi di Shoto puntati su di me.

«Tutto bene?» gli domando.
«S-sì… è solo che...» sorride lievemente. «Trovo molto carino il ciondolo della tua collana.»
Abbasso lo sguardo sulla collana e sorrido.
«Bello, vero? Speravo lo notassi.»
Mamma porta lontano il sacchetto dove ci sono all'interno i prodotti di erboristeria e prende le chiavi della macchina mentre si sistema la giacca.
«Voi cominciate a salire in macchina che è aperte, non aspettatemi.»
«Va bene mamma.»
Mi chiudo la giacca, riallaccio quella di Yumi ed usciamo da casa. Le apro la portiera del sedile passeggero e la faccio salire.
«Forza piccolina.»
«Non sono piccolina.» sorride.
«Hai ragione, sei una nanetta.»
«Spiritosa.»
Sorridiamo entrambe. Ogni tanto ci prendiamo in giro così. Salgo in macchina accanto a lei e Shoto si siede dall'altra parte.
«Chissà perché mamma ci ha detto di aspettarla...» mormoro.
«Probabilmente doveva prendere una cosa.»
«Forse...»

Dopo alcuni minuti, mia madre ci raggiunge, sale in macchina e partiamo per il centro commerciale.

«Forse dovrei prendere un paio di album k-pop che mi mancano, è da un po’ che li adocchio...»
«Quale album?» domanda Shoto come se fosse stato punto da uno spillo.
«Vorrei prendere “BE” dei BTS ed anche “The Album” delle BLACKPINK. Ogni volta che vado al centro commerciale mi dimentico, ma oggi mi sono decisa che devo comprarli.»
«Sei sicura tesoro? E se non ci sono?»
«Eh, se non ci sono pazienza, li ordinerò su Amazon.»
Poggio la testa sul palmo della mano guardando fuori.

Arriviamo al centro commerciale e, stranamente, non c’è la massa di gente che mi aspettavo.
Per essere il ventuno dicembre è pure strano.
Alzo lo sguardo verso il cielo e vedo un fiocco raggiungere il mio viso. Improvvisamente sorrido.
Nevica!

«Che bello, nevica!» esclama Yumi entusiasta.
La prendo per mano ed entriamo nel centro commerciale con i primi fiocchi di neve dietro di noi.
Dopo devo assolutamente fare una foto con la polaroid!
«Allora ragazzi, la giornata di oggi sarà abbastanza indaffarata perché dovremo comprare una valanga di cose. Quest’anno il Natale sarà più speciale e sapete perché?»
Facciamo tutti cenno di “no” col capo.
«Come non lo sapete? Abbiamo un’ospite speciale: Shoto!»
Io e Yumi ridacchiamo mentre Shoto sembra un po’ imbarazzato.
«Dicci, cosa ti piace mangiare a Natale?»
«In verità non saprei… a casa mia è una festa come un’altra...» mormora.
«Allora sapete che si fa? Prepariamo i piatti più buoni di sempre solo per lui.»
Propongo io prendendolo per mano.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


«Brava, questo è lo spirito!» concorda mamma.

Seguiti da mia madre giriamo per i negozi di alimentari a comprare gli ingredienti per il ramen, il chashu, le melanzane di miso ed infine, per la kurisumasu keeki. Compriamo delle nuove decorazioni per l’albero di Natale ed alcune lucine carine da appendere sulla porta di casa.
Vedere mamma così attiva ed energica per realizzare un Natale, quasi, perfetto per Shoto e Yumi mi alleggerisce il cuore.
Chissà se sia stato il fato a mandarlo proprio da noi.
All'ora di pranzo ci fermiamo nella sezione self-service del centro commerciale e ci diamo il permesso di mangiare più schifezze del solito.
Io e Yumi ordiniamo un panino con carne, varie salsine all'interno e da bere una Coca-Cola, mentre mia madre una semplice insalata e Shoto un piatto di ramen caldo.
Poso lo sguardo verso le vetrate e vedo i fiocchi cadere copiosi.
Questa atmosfera mi fa sentire ancora bambina.” penso sorridendo tra me e me.

«Oggi potremmo fare l’albero di Natale, che ne dite?» propone mia madre.
«Sì, che bello!»
Sorrido riportando l’attenzione sulla tavolata.
«Sì, era anche ora.»
«Lo sai che mi dimentico.» ridacchia mamma.

Dopo aver pranzato, abbiamo comprato alcuni cappellini da Babbo Natale per far contenta Yumi ed usciamo dal centro commerciale.
I fiocchi scendono come candide piume bianche lasciandomi ammaliata.

«Wow...»
«Sono stupendi, vero?»
Una voce calda e rilassata mi fa sobbalzare, mi giro e vedo Shoto guardare i fiocchi scendere come se fosse un bambino che li vede per la prima volta.
Il mio sguardo si ferma sulla sua cicatrice.
Che cosa gli è successo? Che si sia fatto male da solo con la sua unicità…? Impossibile, se l’unicità è sua non dovrebbe ferirlo…
Avvicino lentamente la mano alla sua cicatrice con l’intento di toccarla.
«Non ci provare. Non si può toccare.»
Il suo tono è freddo, non più calmo come prima e noto la sua coda agitarsi.
«Ti fa male se la tocco…?»
«Non è che fa male se qualcuno la tocca, è che non mi va di alzare questo argomento e basta.»
«Scusa...»
Abbassa lo sguardo mettendosi le mani in tasca e si avvicina alla macchina insieme a mia madre e Yumi. Sospiro.
Complimenti Asami… già non parla molto di sé se poi ti fai anche sgamare…
Mi consolo prendendo la polaroid dallo zaino e faccio una bellissima foto al cielo con i fiocchi che cadono.
Sorrido vedendo il risultato.
Quando Ayano la vedrà morirà di invidia.
Poso la foto al sicuro dentro la cover per evitare che si stropicci e raggiungo la macchina.

Quando entro in casa e aiuto mamma a sistemare la spesa, realizzo una cosa.

«PORCA VACCA!»
«Che succede Asami?»
«GLI ALBUM! Dovevo comprarli e mi sono dimenticata!»
Mi sbatto una mano contro la fronte.
«Sei proprio la solita.» borbotta con un sorriso. «Da domani tutti i negozi chiudono e rimangono aperti solo gli alimentari, devi aspettare...»
Sospiro.
«Ti toccherà aspettare gennaio o ordinarli su Amazon.»
«Che palle...» sbuffo.

Cerco di distrarmi dalla disdetta aiutando mamma a sistemare la spesa con l’aiuto anche di Yumi e Shoto.

Nel pomeriggio vado in garage a recuperare l’albero di Natale e mi faccio aiutare da mamma per montarlo. Avvio una playlist di canzoni natalizie, apro le decorazioni nuove e ci mettiamo a decorarlo tutti insieme. Fa quasi strano festeggiare il Natale con una persona che non fa parte della nostra famiglia ma, in così pochi giorni sta facendo sentire tutti meglio e ne sono grata.

Quando abbiamo finito, accendiamo le luci e rimaniamo ammaliati.

«Wow! Queste lucine sono stupende!» esclamo.
«Vero?» mia madre sorride. «Dalla scatola non gli avrei dato un centesimo ma a quanto pare ho fatto bene a comprarle.»

Con Shoto appendo le lucine sulla porta e, devo ammettere, sono davvero carine.

Il resto del pomeriggio lo passo a giocare alla PlayStation con Yumi. Mamma non vuole che gioca con me a “Detroit: Become Human” perché potrebbe essere un po’ troppo violento e crudo, ma con me non corre alcun pericolo.
Mi guardo intorno ma non vedo Shoto con noi.
E il nostro gattino ora dov'è finito?
«Tienilo tu il joystic amore. lo passo a Yumi. «Tanto per un po’ non ci sono quick time event e puoi giocare tranquillamente.»
«Perché tu dove vai?»
«Vado a controllare Shoto.»
«Ma se sono in difficoltà posso chiamarti?»
Sorrido.
«Certo. Mica ti mangio.»

Le arruffo i capelli, salgo le scale e mi fermo davanti alla porta di camera sua.
Busso.
Silenzio.
Non risponde? Che stia dormendo…?
Busso nuovamente.
Silenzio.
Non farmi preoccupare.
Busso.
«Shoto…? Sono io. Tutto bene?»
Poggio l’orecchio ma non sento niente.
«E-entra...»
Gli trema la voce…?
Apro la porta ed entro in camera sua. Lo vedo seduto sul letto col viso tra le mani. Chiudo la porta dietro di me.
«Ehi… che ti succede?» mi avvicino lentamente a lui.
«N-niente… dopo mi passa...»
Mi inginocchio di fronte a lui, gli prendo delicatamente le mani spostandole dal suo viso. I suoi occhi sono lucidi e colmi di paura, sembra totalmente un’altra persona, come se avesse tenuto una maschera.
«Parlami Shoto...»
«Non devi preoccuparti per me… d-davvero...»
Cerca di coprirsi il volto ma io lo fermo.
«Voglio aiutarti Shoto, non puoi chiedermi di non preoccuparti perché io lo farò comunque. C’entra per caso la tua cicatrice?»
«Ho detto che non mi va di parlarne...»
«Allora perché stai piangendo…?»
Vederlo così mi fa stringere il cuore, voglio davvero aiutarlo a sfogarsi, ma lui sembra non essere intenzionato ad aprire bocca o ad aprirsi con me. Non è che voglio aiutarlo perché sono curiosa di come si sia procurato la cicatrice, ma perché non voglio che si senta in dovere di nascondere un segreto così grande, voglio liberarlo di un peso.
Apre la bocca per parlare, ma non riesce, come se le parole si blocchino in gola e l’unica cosa che gli viene è singhiozzare.
«Vieni qui...» mormoro col magone alla gola.
Mi siedo accanto a lui sul letto e lo avvicino a me abbracciandolo. Lui mi stringe a sé scoppiando in un pianto disperato.
Chissà come dev'essere tenere per sé un segreto simile… in questo mondo è ancora più difficile perché deve mentire sul suo aspetto fisico… mi dispiace, Shoto. Mi dispiace di costringerti a comportarti come un’altra persona.
«È okay se non vuoi parlarmene, davvero… scusami se sono sembrata insistente. Quando ti sentirai pronto, io sarò al tuo fianco pronta ad ascoltarti.» mormoro al suo orecchio accarezzandogli i capelli.
Ti prometto che dopo Natale troveremo un modo per riportarti a casa, in modo che tu possa essere te stesso…
A quel pensiero sento un nodo al gola ma non so nemmeno il motivo.
Sento Shoto calmarsi e si allontana dall'abbraccio per guardarmi negli occhi.
«Sei la prima persona a cui lo racconto, nessun altro sa questo mio segreto.»
«Davvero…? A nessuno…?»
Lui fa cenno di “no” con la testa.
«È un segreto abbastanza grande e complicato da raccontare. Sei sicura di volerlo sapere?»
Annuisco decisa.
«Però lo voglio sapere se tu sei disposto a raccontarmelo, non voglio obbligarti.»
«No… è okay… te lo voglio dire.» si asciuga le guance coi palmi delle mani. «Pronta?»
Annuisco.
«Nel mio mondo, Endeavor ovvero mio padre, è un eroe, l’eroe numero due del Giappone, il numero un è All Might. Mio padre ha sempre cercato di superare All Might, ci ha provato e riprovato per molti anni ma non ci è riuscito. Non perché non è abbastanza forte, anzi, ma perché essendo il Simbolo Della Pace e con un quirk che valorizza la forza del corpo, non è facile batterlo. Con gli anni, mio padre ha deciso di fare un “matrimonio di convenienza”.»
«Che significa “di convenienza”…?»

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


«Significa che ti sposi solo per beneficio, e mio padre lo ha fatto. Voleva un erede forte abbastanza per battere All Might e fare ciò che lui non è riuscito a fare. Mia madre è in grado di creare ghiaccio, mio padre fuoco.»
«Tua madre è una eroina?»
Sorride lievemente.
«Non lo fa di mestiere, ma per me lo è.»
«Ora sono curiosa, come sono fisicamente i tuoi genitori?»
Si irrigidisce per alcuni minuti ma risponde comunque.
«Mia madre è stupenda; ha lunghi capelli bianchi, orecchie bianche e soffici, grandi occhi grigi quasi come diamanti., un corpo magro e delicato e un sorriso dolcissimo. Una cosa che faceva spesso, prima, era stringermi ed accarezzarmi i capelli con delicatezza fino a farmi addormentare.»
«E tuo padre…?»
«Lui… lui è il suo contrario. I suoi capelli sono rossi verso l’alto, orecchie sottili e rosse, occhi sottili e azzurri come due topazi. È fisicato con le fiamme che gli incorniciano gli occhi e la sua tuta da super eroe gli permette di poter usare al massimo le sue fiamme senza bruciarla.. come la mia.»
Dev'essere molto legato alla madre. Ho notato che i suoi occhi brillano quando parla di lei, mentre quando parla di suo padre diventano tenebrosi… che sia stato lui a causargli la cicatrice…?
«Comunque… prima di me sono nati mia sorella ed altri due miei fratelli ma secondo mio padre non erano abbastanza forti, e siccome io ero il connubio tra loro due, mio padre decise che ero perfetto. Non mi ha mai permesso di giocare con loro… diceva che erano inferiori a me...»
Guardandolo negli occhi vedo che sta cercando di trattenersi.
«S-sin da piccolo mi ha costretto ad allenamenti durissimi costringendomi ad usare le fiamme… nonostante mia madre o i miei fratelli lo pregassero di smettere l-lui non li ha mai ascoltati… c-col passare del tempo, la rabbia di mio padre ha cominciato ad intimidire mia madre e...» fa un profondo respiro. «E… questa paura l’ha portata a non riuscire più a guardarmi in volto, per colpa della mia metà..»
Piccole lacrime riprendono a rigargli le guance.
«Lei non aveva paura di me me… l-la spaventava solo ciò che quella mia parte rappresentava… ricordo che, una volta, l-la ascoltai parlare al telefono dove p-piangeva dicendo che non ce la faceva più, non sopportava la mia m-metà...»
Lo vedo stringere i pugni e le sue orecchie si abbassano.
«Un giorno s-stava bollendo l’acqua per il tè e...»
Mi porto le mani alla bocca shockata.
No…
«I-in quel momento mi guardò negli occhi… si vedeva chiaramente che… che quell'uomo l’aveva portata all'esaurimento… a-afferrò il bollitore e-e c-cercò di bruciare quel lato versandomi l-l’acqua sul volto...»
Dio mio… è terribile…

Lo avvicino nuovamente a me e lo stringo lasciandolo sfogare.
Dev'essere stato terrificante… ha portato sua madre ad avere paura che il suo stesso figlio potesse diventare come lui. Come si fa a portare una donna all'esaurimento? Probabilmente Shoto non è stato l’unico a soffrire… anche i suoi fratelli hanno subito le conseguenze del comportamento del padre.
«M-mia madre ora… ora è in un ospedale psichiatrico… la andavo a trovare il più spesso possibile...»
«Ti deve mancare molto...»
«Mentirei se dicessi che non mi manca...»
Ritraggo le labbra sentendomi in colpa.
«I-io non sono mio padre… non posso essere ciò che lui non è riuscito a diventare… perché non lo capisce…?» tira su col naso. «Se non avessi incontrato Midoriya continuerei a negare la mia parte sinistra… ma, grazie a lui, sono riuscito almeno a comprendere che, anche se non voglio, è parte di me e non posso farci niente.»
«Dev'essere un amico molto speciale.»
Lo sento sorridere.
«Sì. È un grande amico.»
Si allontana dall'abbraccio con la voce ancora tremante e spezzata.
«Non perdonerò mai mio padre per ciò che ha fatto a me e alla mia famiglia. Questa–» indica la cicatrice. «è stata causata da lui. Mia madre ha cercato di rimediare col suo ghiaccio ma niente… ma anche se cerco di farmi valere solo col ghiaccio, non posso farcela… ho bisogno di entrambe le parti per farcela e diventare un’eroe ed un uomo migliore di lui.»
Sorrido debolmente, gli prendo il viso tra le mani, col pollice gli accarezzo le guance e riesco a percepire la cicatrice a contatto con la mia pelle.
«Tu lo sei già.»
Mi guarda stupito.
«So che ci conosciamo da poco ma, il tempo che ho passato e sto passando con te, mi sta facendo capire il ragazzo che sei. Hai ragione, tu non sei tuo padre, tu sei meglio di lui.»>>
Nei suoi occhi ritorna lo sguardo di sempre e mi prende i polsi.
«Sono davvero grato di aver fatto la tua conoscenza, davvero. Mi sento fortunato nell'essere caduto nel tuo giardino.»
Sorrido arrossendo lievemente.
«Hai un cerchietto o una molletta per capelli?»
Lo guardo confusa.
E mo che ci deve fare?
«Fidati, mi serve per una cosa.»
«Va bene… te lo vado a prendere in bagno, torno subito.»

Mi alzo dal suo letto ed esco dalla stanza scossa dalla sua storia e confusa.
Che cavolo ci deve fare con un cerchietto…? Bah…
Entro in bagno recuperando un cerchietto celeste dal cassetto, esco e ritorno da Shoto

«Eccomi col cerchietto.»
Chiudo la porta dietro di me e mi siedo nuovamente accanto a lui.
«Cosa ci devi fare?»
«Adesso vedrai.»

Lo prende e con esso tira indietro i capelli che gli coprono alcune parti del viso scoprendolo interamente e scoprendo anche la cicatrice.
Dio… non mi ero accorta che gli circondava interamente l’occhio… a dire la verità, la cicatrice sembra quasi enfatizzare l’azzurro.

Fa un profondo respiro.
«Questa cosa non l’ho fatta fare a nessuno, tu sei la prima.»
Arrossisco a quella frase.
Sono così tanto importante?
«Non voglio che tu ti senta cos–»
«Tranquilla, non mi sento costretto. Lo faccio perché voglio.»

Tiene la mia mano e la avvicina lentamente alla sua cicatrice, sento il suo cuore correre come un treno e il suo respiro caldo contro la pelle della mia mano. Chiude entrambe gli occhi e fa passare lentamente la mia mano prima lungo il perimetro di essa, dall'attaccatura dei capelli fino a poco sotto lo zigomo, lascia la mia mano dandomi la possibilità di toccarla. È una sensazione strana e completamente nuova. La pelle colpita dall'acqua è ruvida e leggermente in rilievo, riesco a percepire anche un leggero tremolio da parte di lui.

«Se non riesci a sopportarlo mi fermo...»
«No...» fa un profondo respiro. «Prosegui fin quanto vuoi. Finché lo fa tu mi aiuti ad accettarla...»

Il mio cuore salta un battito.
Possibile che sono diventata importante per lui o vuole solo essere gentile con me?
Continuo ad accarezzargli delicatamente la cicatrice sentendo dentro me una strana sensazione ed il desiderio di fare una cosa.
Che faccio…? La faccio? Non la faccio? La faccio? Non la faccio? Se la faccio potrei farlo sentire a disagio e finire in una situazione imbarazzante ma se non la faccio sento dentro di me che me ne pentirei… si vive una volta sola, no…?

«Shoto...»
«Mh-mh?»
«Posso fare una cosa…?»
«Certo.»
Mi bagno le labbra e gli do un leggero bacio sulla parte della cicatrice che è sulla guancia, prendo il cerchietto e lo tolgo facendo tornare i suoi capelli lisci al loro posto.
Poso lo sguardo su Shoto e potrei quasi azzardarmi a dire che è arrossito.
«Ti sono molto grata per aver riposto così tanta fiducia in me da confidare un segreto così grande. Ti prometto che farò tutto il possibile e l’impossibile per aiutarti a tornare a casa e da tua madre.»

Sorrido anche se, dentro di me, provo un desiderio alquanto egoista.
I nostri visi rimangono estremamente vicini, talmente tanto che riusciamo a percepire l’uno il respiro dell’altro. Ci guardiamo entrambe negli occhi per attimi che sembrano interminabili.
E se…
Dentro di me sento il desiderio di compiere un’altra pazzia e lui sembra della stessa idea ma una voce blocca ogni nostra azione.

«ASAMI! MI DAI UNA MANO?»

Sbatto ripetutamente gli occhi come se fossi tornata alla realtà dopo un sogno.

«È-è meglio che vada...»

Shoto nasconde il viso sotto i capelli ed annuisce.
Mi alzo dal letto ed esco lentamente dalla sua stanza.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Chiudo la porta dietro di me e faccio un respiro a pieni polmoni per riprendermi da ciò che è appena successo.
Che cavolo…

«ASAMI?»
«Arrivo!»
Mi affretto a rispondere e scendo le scale raggiungendo Yumi.
«Sei in difficoltà?»
«Sì… aiutami.»
Sorrido sedendomi accanto a lei.
«Dove sei arrivata?»
«Ho messo in pausa perché devo schiacciare i tasti velocemente.»
Non è una risposta precisa alla mia domanda, ma va bene.” penso prendendo il joystick dalle sue mani. “Sono davvero sollevata che né mia madre e né Yumi si siano insospettite del fatto che ho passato tutto questo tempo in camera con Shoto… anche perché non abbiamo fatto nulla di male.
«Vedi? Io lì non riesco.»
Piagnucola Yumi.
«Devi solo fare un po’ di pratica e vedrai che, col tempo, i pollici si abitueranno.» le spiego.
«Come i tuoi si sono abituati a digitare sulla tastiera?»
Sorride mia mamma prendendomi in giro.
«Molto più dei tuoi. Io almeno non ci metto sei anni a scrivere: “Come stai?”.»
«Fai poco la spiritosa.»
Ridacchio.
Fa sempre così.

Finisco il livello per Yumi e le passo nuovamente il joystick.

La sera io e Shoto ci comportiamo come il nostro solito anche se sento una vicinanza maggiore da parte di lui, forse perché adesso che mi ha confessato quel segreto, si sente più leggero e tranquillo.

I giorni successivi passano velocemente, anche perché ero sempre fuori con Shoto e Yumi. È stranamente diventata più vivace e socievole di come era un paio di anni fa; le piace di più uscire anche solo per fare una passeggiata, sta meno attaccata al telefono e sto imparando a conoscerla sempre di più facendomi sentire come se fossimo più sorelle di prima.

Oggi è la vigilia di Natale e siamo tutti emozionati, soprattutto io: amo la vigilia di Natale!
Mi sono svegliata più allegra del solito e senza maledire la sveglia, come mio solito, scendo dal letto notando che Yumi ancora dorme. Sorrido. Ci credo che dorme, sono le sette e mezza. Prendo dall'armadio dell’intimo pulito, do a Yumi un bacio sulla fronte e mi dirigo in bagno a farmi una doccia calda e rilassante.
Entro in bagno, chiudo a chiave, mi tolgo il pigiama e l’intimo buttandoli nel cesto della biancheria sporca, accendo il getto caldo della doccia ed entro in essa. Chiudo gli occhi godendomi quella sensazione di calore che copre tutto il mio corpo.
Improvvisamente come mi bagno il viso con l’acqua calda sento uno sguardo su di me, mi stropiccio il viso aprendo gli occhi e mi guardo intorno.
Che cavolo guardi Asami? Ci sei solo tu nel bagno ed hai anche chiuso a chiave la porta.
Scuoto il capo e riprendo a lavarmi.

Dopo una ventina di minuti ed aver finito di lavarmi, spengo l’acqua, afferro l’accappatoio coprendo interamente il mio corpo. Mi asciugo velocemente, copro i miei lunghi capelli con un asciugamano, indosso l’intimo pulito e penso ad asciugare i miei capelli.
Un cinque minuti dopo riesco ad asciugarli, sblocco la porta del bagno e dopo aver sistemato asciugamano e accappatoio esco dal bagno in intimo.

«A-Asami...»

Una voce imbarazzata mi fa sobbalzare.
Mi giro e lo vedo che usa la mano come visiera per non guardarmi.
Merda, sono in intimo! Mi ero completamente scordata che Shoto è mattiniero come me!

«S-scusami!»
Corro verso la porta della mia camera, la apro e la uso per coprire il corpo lasciando fuori solo la testa.
«Mi dispiace, mi ero dimenticata che anche tu ti svegli presto...»
«N-no, è okay… insomma...» si schiarisce la voce. «È casa tua, hai il diritto di aggirarti come vuoi e con i vestiti che vuoi tu...»
«Sì, ma girare per casa in intimo, con un ragazzo, è un po’ imbarazzante.»
«Anzi, scusami tu, sono sbucato all'improvviso...»
«Ma che? Figurati! Non potevi sapere...»
«Comunque… ti serve ancora o hai finito…?» indica il bagno col pollice.
«Oh, no, no.» sorrido. «Io ho fatto, tranquillo.»
Sul suo viso compare un leggero sorriso.
«Grazie.»

Sorrido e chiudo la porta dopo che lui è entrato nel bagno.
Con tutte le situazioni imbarazzanti che potevano capitarmi oggi, mi è capitata proprio questa?” nascondo il mio viso rosso dietro le mani. “Speriamo che non pensi male o che sia una ragazza facile…
Sospiro e cerco di non farmi rovinare l’umore da un piccolo incidente che può capitare. Mi avvicino all'armadio e prendo vestiti che avevo deciso di indossare per oggi: maglione grigio con i lacci intrecciati in modo da poter creare un fiocco o lasciarli sciolti, al collo una collanina argentata con un fiocco di neve come ciondolo, jeans a vita alta neri strappati, cintura bianca, ai polsi un paio di bracciali con vari ciondoli e Adidas ai piedi.
Forse non è l’outfit più natalizio che sia mai esistito ma volevo lasciare un maglioncino più a tema per domani.
Come finisco di vestirmi, mi avvicino a Yumi.

«Principessa, principessa...» mormoro al suo orecchio.
«Mmmh...»
«Sveglia, è mattina.»
«Che ore sono…?»
«Le otto e venti.»
«È presto...»
Borbotta e si copre nuovamente il viso con le coperte.
Sorrido e mi allontano dal suo letto.
«Ti vengo a chiamare alle nove, va bene?»
«Mmmh...»
Sorrido.
«Lo prendo come un sì.»

Chiudo la porta della camera e scendo in salotto vedendo mamma già in fermento correre di qua e di là.

«Buongiorno mamma.»
«Buongiorno gioia!»
«Come mai sei già sveglia?»
«Mi ero svegliata alle sei per bere un bicchiere d’acqua e non riuscivo più a dormire, così mi sono fatta una doccia, e mi sono messa a sistemare un po’ casa.»
«Ma avevamo già sistemato tutto ieri.»
«Sì, ma io intendo anche i regali.» sussurra al mio orecchio.
«Aaaah...» annuisco. «E dove li hai nascosti stavolta?»
«Nel capannetto degli attrezzi in giardino.»
«E come facciamo a fare finta che li porti Babbo Natale? Si vede tutto il giardino dalle vetrate, capirà che è una balla, non è mica scema.»
«Per questo ci servirà l’aiuto di Shoto...»
«Che?!»
«Non ti preoccupare, non gli faccio fare nulla di pericoloso! Lo dobbiamo solamente vestire da Babbo Natale e farlo camminare fuori dal capannetto.»
«È una pessima idea.»
«Perché?»
«Primo: dove gliela nascondiamo la coda? Secondo: metteremo le tende e facciamo finta di aver sentito del rumore di campanelle.»
«Come l’anno scorso?»
«Quest’anno può avere più senso perché le possiamo dire che Babbo Natale non se l’è sentita di farsi vedere per la presenza di Shoto.»
«Oh… in questo modo non l’avevo vista...»
«Problema risolto.»
Scrollo le spalle e mi avvicino al bancone da cucina.
«Hai già fatto la cioccolata o il cappuccino?»
«No, mi sono preparata un tè, ma adesso sarà diventato freddo...»
«Non preoccuparti.»

Mentre scaldo il latte per il cappuccino sento qualcuno scendere le scale.

«Buongiorno! Oh, ma come siamo carini stamattina!» si complimenta mia mamma.

Mi allontano dal bancone della cucina, mi affaccio per vedere con chi parla e, appena lo vedo, non posso fare altro che sorridere.
Shoto indossa un maglione bordeaux con su ricamato Olaf di “Frozen”, jeans attillati e Vans bianche ai piedi.
Si avvicina a me e posa lo sguardo sulla mia collana sorridendo.

«Vedo che la metti spesso.»
Sorride giocherellando col ciondolo.
«Mi piace come collana...» mormoro. «Se piace anche a te, la metterò più spesso.»
«Potrei quasi cominciare a chiamarti Fiocco di neve
Quella frase mi fa avvampare ma non è il momento di pensarci.
«Asami! Il latte!»
«Cosa…?»
Il latte!
«Oh, quel latte!»

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Mi giro verso il fornello, non ho neanche il tempo di reagire che Shoto spegne il fornello e forma un po’ di ghiaccio per fermarlo.
Io e mia madre facciamo un sospiro di sollievo.

«Asami, che cavolo...»
«Scusa mamma, è che per alcuni secondi me ne sono completamente dimenticata...»
Abbasso lo sguardo sentendomi in difetto.
«È okay.» minimizza Shoto. «L’importante è che nessuno si sia fatto male, giusto?»
«Sì… giusto.» concorda mia mamma.
«Ehi...» mormora accarezzandomi i capelli. «Va tutto bene, tranquilla.»
«Se non ci fossi stato tu avrei fatto uscire il latte ed creando un bel pasticcio.»
«Non pensarci. Gli incidenti capitano.»
Si avvicina al fornello e scioglie il ghiaccio con la sua parte di fuoco.
«È ancora caldo, ci metto dentro un cucchiaino di cappuccino in polvere?» domanda aprendo la credenza.
«Sì, grazie. Tu ne vuoi?»
«Se c’è abbastanza latte anche per me, sì.»

Mia mamma finisce di sistemare il capannetto mentre io e Shoto facciamo colazione tranquilli. Ogni tanto poso lo sguardo su di lui e mi sembra mogio mogio

«Ehi… è successo qualcosa?»
«E-eh…?»
«Sembri con la testa tra le nuvole, c’è qualcosa che ti turba?»
«N-no… è solo che...» sospira. «Un po’ mi mancano i miei amici… di solito passavamo la mattinata della vigilia ad incontrarci per scambiarci i regali e darci gli auguri… quest’anno è un po’ diverso. Qui non ho nemmeno il cellulare e questo mi rende impossibile comunicare con loro.»
«Mi dispiace tanto...» gli accarezzo una mano. «Vedrai che troveremo un modo per riportarti indietro, anche se non sappiamo ancora come sei arrivato.» ridacchio.
Sorride lievemente.
«Effettivamente è strano… ripensandoci non sono nemmeno più tanto sicuro che era un quirk di un’altra persona… sembrava più una cosa che doveva accadere.»
«Come se fosse stato destino…?»
«Chi lo sa? È un’ipotesi.»
Finisco di bere il cappuccino.
«Amore, vai su a chiamare Yumi? Son già le nove e mezza.»
«Urca!» mi affretto a salire. «Vado, vado.»

Come finisco di salire le scale sento qualcuno suonare il campanello. Mi giro e vedo Ayano che mi saluta dalla porta, ricambio il saluto. Entro in camera di mia mamma e prendo il suo regalo, scendo le scale di corsa e la raggiungo.

«Buona vigilia di Natale Ayano!»
Sorrido e la abbraccio forte.
«Buona vigilia anche a te Asami!» sorride ricambiando l’abbraccio. «Tieni, c’è un regalo per tutti voi.»
«Tutti?»
«Sì.» sorride. «C’è un regalo anche per il tuo amico.» ammicca.
«Smettila.>> sorrido lievemente rossa.
Ci diamo i rispettivi regali.
«Purtroppo non posso fermarmi perché sono veramente di corsa, sono passata di corsa a darti i regali. Salutami Yumi, okay?»
Sorride.
«Sarà fatto.»
«Vado. Ciao tesoro.»
«Ciao.»

Do a mamma il sacchetto con i regali e ritorno da Yumi a svegliarla.
Dopo che si è fatta la doccia la aiuto a vestirsi: le faccio indossare una camicetta elegante bianca, una gonna stile scozzese, collant nere e stivaletti ai piedi. Prendo un cardigan grigio e glielo faccio indossare, come accessori le presto una mia collana con il ciondolo a forma di Luna, che a lei sta molto lunga, e un bracciale con tre ciondoli a forma di tartaruga.

«Vuoi che ci facciamo i capelli?» le domandola sistemandola.
«Solo te li fai uguali a me.»
«Va bene, così sembriamo gemelline.»

La prendo per mano e la accompagno dentro al bagno.
Dopo aver finito la mia “esperienza” da parrucchiera, torniamo in salotto con mamma che ci guarda ammaliate.

«Ma come siete belle!» sorrido. «Sembrate quasi gemelline.»
«Quasi.»
La correggo con un sorriso.
«Non ti trucchi Asami?»
«Lo faccio stasera, non ha senso truccarsi ora.»
Yumi si avvicina a Shoto.
«Ti va di farti una foto con me?»

Sembra un po’ preso alla sprovvista dalla sua proposta ma accetta comunque.
Mia mamma ha fatto una foto anche a me e Yumi insieme così la potevo mandare a papà.

La mattina l’abbiamo passata sotto la fotocamera di Yumi, continuava a fare foto ad ogni cosa col cellulare.
Non sapevo fosse interessata alla fotografia…

«Non sapevo ti piacesse fare le foto, Yumi.»
Esordisce Shoto.
Che fai? Mi leggi nel pensiero?
«In verità mi ci sto appassionando grazie ad Asami...»
«Grazie a me?» arrossisco.
«Sì.» sorride. «Ti ho visto fare tante foto con la polaroid, poi la foto che hai scattato al centro commerciale, è la mia preferita. Così ho chiesto a papà se mi poteva comprare una polaroid in modo che potessi anche io fare foto belle come le tue.»
Sorrido sentendomi orgogliosa di me.
Non sapevo di avere un’influenza su di lei, ma sono contenta che l’influenza sia positiva. Credevo sarebbe cresciuta come sua madre: spocchiosa e viziata, ma vedo che sta diventando il suo contrario, più come me e questo mi rende davvero orgogliosa di lei.

A pranzo, abbiamo mangiato qualcosa di leggero, nulla di che.

Un’ora prima di cena, mia madre si è messa ai fornelli per cucinare mentre io e Yumi ci siamo chiuse in bagno per essere più belle.

«Allora, hai deciso che trucco desidera?» le domando.
«Ecco, io voglio un trucco natural, niente di troppo smooky eyes o qualcosa che comunque appesantisce.»
Ridacchio.
«Si giri verso di me, ci penso io.»
Ha ancora undici anni, non è che posso fare chissà che trucchi, ma mi piace scherzare.
Prendo un pennellino ed una palette di “Hello Kitty”.
Le trucco gli occhi con una passata di ombretto rosa e bianco per prendere la camicia, le faccio una sottile riga con la matita nera e del mascara sulle ciglia, una passata leggera di blush e un lucidalabbra rosa chiaro.
«Fatto.» sorride. «Cosa ne pensi?»
Si guarda allo specchio e rimane in silenzio a bocca aperta.
Oddio non le piace…?
«Non ti piace…?»
Fa cenno di “no”.
«È stupendo...»
«Ah, sì?»
«Lo adoro… Lo adoro! Lo adoro! Lo adoro! Sembra un trucco professionale!»
Sorrido sentendo il cuore leggero.
«Sono davvero felice che ti piaccia.»
«È stupendo, ti adoro!»
Mi da un veloce bacio a stampo e corre in salotto a farsi vedere da mia madre. Ritorno in piedi e guardandomi allo specchio, noto un bel segno rosa sulla guancia.
Sorrido.
Durerà tre secondi quel lucidalabbra. Su, ora pensiamo a farci carine noi.
Mi trucco passandomi un lieve strato di fondotinta, giusto per coprire alcune imperfezioni, una leggera passata di ombretto grigio per riprendere il maglioncino, una riga di eyeliner stile “occhio di gatto”, mascara ed un po’ di blush sulle guance e sul naso tipo e-girl.
Mentre rimetto i trucchi al proprio posto, la porta del bagno si apre mostrando la figura di Shoto.

«O-oh… ti serve il bagno…?» domando imbarazzata.
«No, in verità volevo chiederti un favore.»
Lo guardo confusa.
«Un favore…?»
«Niente di fraintendibile, eh.»
Si porta le mani avanti in segno di difesa.
Ridacchio.
«Tranquillo, so che non sei quel tipo di persona. Dimmi pure.»
«Mi chiedevo se potessi piastrarmi i capelli.»
Ho sentito bene?
Sbatto ripetutamente le ciglia stupita.
«Vuoi che ti stiri i capelli…?»
«Sì...»
Ah, allora avevo sentito bene.
«Ma i tuoi capelli sono già lisci.» ridacchio. «Sono lisci quanto i miei.» passo velocemente una mano tra di essi. «Se proprio vuoi fare qualcosa di diverso potresti farli mossi.»
«Sì, ma io non so farlo, per questo sono venuto da te.»
«Ah… giusto...»
«Se non ti va non sei costretta.»
«No, no, è okay.» sorrido. «In effetti, sono curiosa di vedere come stai con i capelli mossi.»

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Una decina di minuti poso tutto l’armamentario che avevo preparato solo per lui. È stato strano acconciare i capelli di una persona che non sia Yumi o Ayano ed ho notato che non smetteva un secondo di guardarmi negli occhi attraverso il riflesso.

«Bene.» sorrido. «Il mio lavoro qui è finito, che ne pensi?»
Devo ammettere che Shoto con i capelli mossi è decisamente attraente, quasi più che con i capelli lisci.
«Sono davvero belli, ti ringrazio.»
Si alza dalla sedia e si gira verso di me.
«Come posso ricambiare il favore?»
Sono abbastanza sicura di star arrossendo e spero che non si noti.
«O-oh, non c’è bisogno, davvero.» mormoro.
«Sei sicura? Hai fatto così tanto per me, è il minimo che posso fare.»
Sorrido.
«Io avrò fatto tanto per te, ma tu hai fatto altrettanto per noi.»
Noto che le sue guance si colorano di un rosso molto leggero.
«Non ho mai visto la mia famiglia più unita di questi giorni. Tu non hai visto la mia vera famiglia, tu hai visto il lato che io non vedevo più da anni.» sorrido con una lieve nota di nostalgia. «Da quando i miei si sono separati, mia mamma non è più stata la stessa. Sì, lei fa sempre il massimo per me e non mi ha mai fatto mancare niente ma, si vedeva che le mancava papà. Anche con Yumi ha sempre cercato di mostrarle il lato migliore e regalarle dei ricordi meravigliosi ma all'inizio la piccoletta non collaborava e faceva un po’ la scontrosa e la viziata. Ma quest’anno è tutto diverso, grazie a te.»
«G-grazie a me…?»
«Non so come fai ma riesci a tirare fuori il lato migliore di tutti, a pare Hotaru, lei non si può salvare.» ridacchio. «Io non so davvero come riesci ma, ti prego, non smettere.»
So che forse questo pensiero sembrerà egoistico ma, non voglio che torni a casa… insomma, sta facendo del bene a me, alla mia famiglia e da come si comporta qui, sembra felice anche lui di stare qui…
Shoto mi accarezza delicatamente una guancia sentendo tutto il mio corpo in fermento.
«Non sono io che sto facendo del bene alla tua famiglia, sei tu.»
A quella frase rimango sorpresa.
«Come…?»
«Non è la mia presenza ad influenzare positivamente l’umore di tua madre e tua sorella, ma sei tu col tuo sorriso.»
«Il mio sorriso…?»
«Pensa: sei mai stata veramente felice prima che arrivassi io?»
Abbasso lo sguardo.
Bella domanda… sì, ero felice ma non è che sprizzavo gioia da tutti i pori. Ero veramente felice e me stessa quando stavo con Ayano, mi faceva bene uscire e svagarmi un po’… però non credo di essere stata veramente bene all'interno delle mura domestiche…
«Visto? Non sono io che ho rallegrato l’umore, ma lo è stato il tuo sorriso.»
«Sì, ma ci sarà un motivo del perché io sono veramente felice, no? Se ora che sei apparso tu sono quella che ero prima ci sarà un motivo».
«Certamente-...»
«Ecco. Quindi vedi che sei stato tu a tirare fuori il meglio di me?»
Si gratta la nuca leggermente in imbarazzo.
«Forse hai ragione tu...»
«Per questo volevo ringraziarti. Grazie. Grazie per tutto quello che stai facendo.»
Gli prendo il viso tra le mani e gli do un veloce bacio sulla guancia.
«Grazie.»
Sorrido ed esco dal bagno raggiungendo mia madre in salotto.
Porca miseria… che cavolo ho fatto?! Gli ho dato un bacio sulla guancia, ecco cosa ho fatto! Va bene Asami, stai calma, devi restare calma. Va tutto bene, non c’è nulla di male, in fondo è normale tra migliori amici darsi un innocente bacietto sulla guancia. Giusto?

Raggiungo mia mamma e mia sorella in salotto che mi guardano come se avessero visto un fantasma.

«Che succede?»
«Ti sei truccata tu?» domanda mia madre.
«Sì, perché…?»
«Niente...» sorride. «Sei bellissima.»
Arrossisco.
«Mamma, mi hai fatto quasi venire un colpo!»
Mia madre e Yumi ridacchiano.
«Non ti posso fare un complimento?»
«No, me lo puoi fare ma avevi una faccia.»
Mi avvicino a Yumi e la prendo in braccio.
«Non ho più cinque anni.» piagnucola.
«Ma come? Se ti prende in braccio Shoto non dici nulla e se ti prendo in braccio io ti lamenti?»
Yumi arrossisce.
«Ma lui è più carino.»
Mia mamma scoppia a ridere.
«È piccola ma ha già capito tutto dalla vita, brava.» mi complimento.
Mi giro verso le scale e lo vedo scendere. Come lo vede anche Yumi rimane a bocca aperta.
È stupendo…
«Come sto…?»
«Sembri un principe...» mormora Yumi.
Shoto sorride avvicinandosi a noi.
«Davvero? Sembro un principe?»
«Sì!»
«Allora, principessa, mi concede l’onore di un ballo?»
Yumi arrossisce e nasconde il viso.
«Che fai, gli dici di no?» ridacchio.
Lei continua a nascondersi.
«Guarda che te lo rubo, eh.»
A quella frase cambia idea e allunga le braccia verso Shoto così che la possa prendere in braccio.
«Guarda come cambia idea.» ridacchio prendendola in giro.
«L’hai detto tu: “Ho già capito tutto dalla vita.”.»

Sorrido e mi avvicino ai fornelli per vedere come se la cava mamma mentre Shoto e Yumi ballano sulle note di “Last Christmas”.

«Come procede qui?»
«Ho quasi fatto.» sorride. «Ancora venti minuti e possiamo iniziare a mangiare.»
«Era anche ora.» ridacchio. «Sono le otto e mezza.»
«Di già?» esclama guardando l’orologio. «Porca miseria, ci ho messo più del previsto.»
«Non fa niente, mamma.»
Le do un bacio sulla guancia e mi appoggio al piano da cucina guardando Shoto e Yumi.
«Lui ti piace tanto, vero?»
La domanda di mamma mi fa sobbalzare.
«E-eh? Ma che dici?»
«Quello che vedo. Anche se è qui da poco tempo te lo leggo negli occhi che ti piace. Sono tua madre dopotutto.»
Sospiro.
«E anche se mi piacesse…? Non potrebbe funzionare.»
«Perché mai?»
«Lui deve tornare a casa sua… non è di questo mondo...»
«Hai provato a chiedergli cosa ne pensa lui?»
Volto la mia attenzione su mia madre.
«In che senso?»
«Magari lui si trova bene qui con noi e non vuole tornare a casa. Devi considerare anche questa opzione.»
Abbasso lo sguardo.
«Se fosse come dici tu me lo avrebbe detto...»
«Forse non te lo dice per non farti stare male visto che sembri così tanto determinata a farlo tornare a casa.»
«La sai una cosa?»
«Cosa?»
«Non sono più tanto sicura che voglio farlo tornare a casa. So che è un desiderio egoista ma voglio che resti qui con me.»
Mia madre sorride.
«Aahh… l’amour… cosa non fa a voi giovani.»
«Smettila mamma.»
Arrossisco.

Dopo quella piccola chiacchierata con mamma, la cena è pronta e ci mettiamo tutti a tavola con, alla TV, un film natalizio.

«Asami non lo guardiamo “Una poltrona per due”?»
Sbuffo.
«No Yumi, guardiamoci “Mamma, ho perso l’aereo”. È più divertente e “Una poltrona per due” lo fanno ogni anno.»
«In effetti… tu che vuoi guardare Shoto?»
«E-eh…?»
«Quale preferisci?»
«Non so quanto sia importante il mio giudizio ma, preferisco “Mamma, ho perso l’aereo”.»
«Sì!» esclamo battendo le mani.

Dopo il film e il dolce, mia mamma ha tirato fuori la scatola del Shangai.

«Che ne dite, ci facciamo una partita?»
Ridacchio.
«Ma come, ci si può giocare? Quando ero piccola non potevo nemmeno guardare la scatola.»
«Era perché tuo padre me li aveva regalati.» sorride. «Però è peccato lasciarlo chiuso e non giocarci mai, no?»
«In effetti, dopo 15 anni è giusto giocarci.»
«Andiamo Asami, piantala.» sorride. «Sapete tutti come si gioca a Shangai, vero?»
Io e Shoto annuiamo ma Yumi no.
«Ti spiego io: devi prendere i bastoncini senza far muovere gli altri se no, passi il turno. Ricordati una cosa, il bastoncino più importante è quello a spirale, va bene?»
Annuisce.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


La partita a Shangai è stata più lunga del previsto perché Yumi si concentrava davvero tanto a non far muovere i bastoncini, inutilmente. Mentre giocavamo era carino avere in sottofondo canzoni natalizie ed addentare una fetta di torta.

«Andiamo Yumi, non ci devi mettere una vita!» scherzo.
«Lasciala fare, ognuno ha i suoi tempi.»
La giustifica mia mamma.
«Grazie mamma.»
Alla fine prende il bastoncino ma muove quelli sotto.
«Ah! Hai mosso, ora tocca a me.»
«Uffi, ma tu sei più brava di me, non vale...»
«Allora facciamo così: che ne dite se facciamo due contro due?»
Alla mia proposta mi guardano tutti confusi.
«Io e Shoto contro te e mamma.» sorrido. «Visto che Yumi è in svantaggio e rischia di perdere, è giusto darle una mano, no?»
«Sì, facciamolo!»
Sorrido.
E quando mai? Se si tratta di vincere sei la prima.
Allora mescoliamo i bastoncini e ricominciamo.

Dopo un po’ di tempo, prendo il cellulare e controllo l’ora.
Mezzanotte e un quarto?!
«Ma guardate che ora si è fatta.» sorrido.
«Che ore sono?» mia mamma si gira verso l’orologio e finge un’espressione sorpresa. «Hai visto Yumi? È mezzanotte e un quarto!»
«Vuol dire che…?»
«Babbo Natale è arrivato!»
Yumi sorride.
«Davvero?»
«Eh sì.»
«Ma io non ho sentito le campanelle...»
«Probabilmente ha fatto piano per non disturbarci mentre giocavamo.»
«Vero… i regali non sono nemmeno sotto l’albero...»
«Dove saranno allora?»
Sorrido nel vedere che Shoto regge il nostro gioco.
«In camera!»
Scende dalla sedia e corre in camera nostra.
«Chi glielo dice che non sono lì?» sussurro a Shoto facendolo sorridere.
Pochi minuti dopo ritorna da noi.
«Non ci sono… ho guardato tutte le stanze... dove li ha messi?»
«Magari non li ha lasciati dentro casa perché aveva paura di farsi scoprire.»
«E dove?»
Shoto si abbassa alla sua altezza.
«Guarda, visto che non sono in camera, perché non provi a cercare fuori?»
«Ma fuori c’è solo la casetta-...»
Shoto sorride.
«La casetta degli attrezzi!»

Yumi indossa velocemente gli scarponcini, la giacca, apre le porte che danno sul giardino e corre verso il capanno degli attrezzi.
Vederla così felice e spensierata mi riempie il cuore di gioia.
Poggio la testa sulla spalla di Shoto vedendola tornare in casa con un sacchetto enorme tra le mani.

«Avevi ragione Shoto!» esclama. «Erano lì! È un sacco enorme e ci sono un sacco di regali!»
«Perché non scartarli allora?» propone mia mamma.
Aiuta Yumi a togliere gli scarponcini e la giacca e la fa sedere per terra.
«Su, mettiamoci in cerchio ed apriamo i regali, no?»

Sorrido colta di sorpresa dall'entusiasmo di mia madre e ci sediamo tutti intorno al sacco gigante.
Mia madre lo solleva e fa uscire tutti i regali che ci sono all'interno e noto qualche pacchetto avvolto da una carta da regalo diversa dalla mia.
Magari sono i regali di Ayano.
«Allora, chi inizia?» domando.
«Io!»
Esclama Yumi raccattando tutti i regali con su scritto il suo nome.
Il primo che apre è il mio.
«”Tanti auguri di Buon Natale dalla tua sorellona Asami, mamma Rei e Shoto”. Grazie!»
Shoto arrossisce di colpo.
«Perché hai messo anche me?» sussurra al mio orecchio.
«Sei stato tu a darmi il colpo di genio e poi volevo farti sentire parte della famiglia.»
Yumi scarta velocemente il regalo e rimane a bocca aperta, sono quasi sicura che le venga da piangere.
«Oh mio Dio… ma questa felpa ha… gli Stray Kids...»
«Ti piace?»
Sono troppo curiosa.
«Se mi piace? La AMO!»
Sorride e la stringe a sé come se fosse un cuscino.
E anche questo Natale me la sono cavata per il rotto della cuffia.
Apre anche il regalo di Ayano che fa rimanere anche me a bocca aperta.
«L’ALBUM! No, va be’ ma Babbo Natale è stato un grande quest’anno!»
Esclama “abbracciando” i regali quasi sul punto di piangere.
«Amore, sei felice?»
«Sì.»
Sorrido nel vederla con gli occhi lucidi.
«Vieni qui cucciolina.» la avvicino a me abbracciandola. «A chi tocca?»
Io ho visto due regali con su il nome di Shoto.»
«I-il mio…?»
«Sì.»
Yumi li indica e con un’espressione sorpresa, li afferra entrambe.
Scarta prima quello di Ayano del quale sono curiosa anche io.
Non mi ha dato nemmeno un indizio su cosa gli abbia regalato e sono rimasta anche sorpresa sul fatto che glielo abbia fatto visto che non lo conosce nemmeno. Perché io che ho fatto? Anche io gli ho fatto un regalo senza conoscerlo.
«Wow!»
L’esclamazione di mia madre mi riporta alla realtà.
«È un completo felpa e pantaloni Gucci!»
Rimaniamo tutti a bocca aperta incluso Shoto che rimane a guardare il regalo sorpreso.
«Alla faccia del regalo...» mormoro ancora sorpresa.
«Apri l’altro.» lo incita Yumi.
«S-sì...» mormora e prende il mio pacchetto. «Questo è da parte tua…?»
Arrossisco nel sentire il suo sguardo su di me. Sorrido imbarazzata ed annuisco solamente.
Quando finisce di scartare il mio regalo sorride e mi guarda con uno sguardo caldo, dolce.
«So che non è molto, ma mi sembrava una cosa carina chiedere a Babbo Natale di darti una pallina della città con dentro la neve ed una felpa abbinata alla mia.»
«Abbinata alla tua…?»
Sorrido ed annuisco.
«Sì. Nell'armadio ne ho una uguale con su scritto “La sua migliore amica”.»
«Ma non dovevi disturbarti tanto…»
«Su, non fare così.»
Sorrido accarezzandogli i capelli.
Dopo è arrivato il mio turno con i miei due regali.
«Due…?» mormoro confusa.
Afferro il primo pacchetto e leggo l’etichetta.
«”Tanti tanti auguri di Buon Natale. Spero di riuscire a ricambiare tutto il bene che hai fatto e stai facendo a me, so che forse è anche presto per dirtelo ma, ti voglio bene. Shoto.”»
In quell'istante la mia vista si appanna per pochi secondi, realizzando che mi sono commossa.
«No, sorellona...»
Yumi mi stringe a sé.
«Tranquilli, sto bene...»
Chiudo gli occhi per pochi secondi cercando di asciugarli.
«Il bello è che non ho nemmeno aperto il regalo...»
Mormoro facendo ridacchiare tutti e strappandomi un sorriso. Giro il volto verso Shoto che si avvicina a me e poggia un suo braccio intorno ai miei fianchi.
Però se fai così poi io non ce la faccio a lasciarti andare… sappilo.
Apro il regalo e scoppio davvero a piangere.
«Gli album...»
Non riesco nemmeno a finire la frase.
Maledetta me e la mia idea di truccarmi!
Sollevo i quattro album sotto lo sguardo sorridente di mia madre.
«QUATTRO ALMBUM?!» esclama Yumi.
Shoto prende un fazzoletto e mi asciuga attentamente le guance in modo che possa guardare meglio.
Ha preso due versioni di “Map Of The Soul: 7” dei BTS, una di “BE” sempre dei BTS e infine “The Album” delle BLACKPINK.
«Non ho parole, davvero...»
«L’importante è che ti sia piaciuto.» mormora con un sorriso.
«I miei occhi parlano da soli.»
Mi asciugo le guance ed apre anche il regalo di Ayano che mi fa rimanere a bocca spalancata.
«Cos'è?» domanda Yumi curiosa.
«È un album con tutte le nostre foto...» sorrido.
«Ma che bel regalo!» esclama mia mamma.
Poggio nuovamente la testa sulla spalla di Shoto e sfoglio lentamente il quaderno. Ha stampato una foto per ogni mese da quando ci siamo conosciute la prima volta fino ad oggi.
Ma che ho fatto di bello per meritarmi un’amica così dolce come lei?
Mentre sfoglio sento che Shoto mi da un bacio sui capelli poggiando la testa contro la mia. Sorrido.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Yumi afferra altri due pacchetti dove c’è scritto sopra il nome di mia mamma.
«Ce ne sono altri… sono per te.»
«Per me?»
«Sì.»
«Oh… che sorpresa.»
Mia madre scarta per prima il mio regalo e mi guarda con un sorriso dolce in viso.
«Un copri cuscino con sopra una foto tua e di Yumi...»
«Babbo Natale è proprio bravo.»
Sorrido.
Successivamente apre quello di Ayano e rimane sorpresa.
«Ma è una cornice stupenda per una foto altrettanto stupenda!»
«Che foto?» le domando curiosa.
Gira la cornice vedo che al suo interno c’è una foto che ha scattato quando siamo andate io, lei e Yumi a Disneyland.
Ayano, i tuoi regali sono sempre azzeccati.
Mia mamma sorride e stringe la cornice tra le braccia.

Dopo aver scartato i regali, siamo andati tutti a lavarci il viso, i denti, ci siamo messi i pigiami e siamo andati a letto ma io non riesco proprio a prendere sonno.
Fisso il soffitto della mia stanza senza riuscire a chiudere occhio, ho troppi pensieri per la testa.
Perché sento questa sensazione dentro di me…? Mi sono già innamorata di lui in così poco? No… non è possibile… ma anche se fosse che ci posso fare? Niente. Lui non appartiene al mio mondo e non posso costringerlo a rimanere qui per un mio capriccio infantile. E se fosse come dice mamma, che a lui piace stare qui ma non me lo dice perché sono determinata a riportarlo indietro? Me lo avrebbe detto… credo…” sospiro passandomi una mano sul viso. “Proprio non ce la faccio a non pensarti, eh? Ma che cavolo mi hai fatto…?” mi metto seduta sul mio letto. “Probabilmente lui non prova le stesse cose ed io sto viaggiando con la fantasia…
Poso lo sguardo sulla porta.
Ho bisogno di stare con lui…

Scendo dal letto ed esco dalla mia porta, chiudo la porta dietro di me, mi avvicino alla sua camera e busso.
Silenzio.
Magari sta dormendo… è l’una e un quarto.
La porta si apre rivelando Shoto abbastanza vispo.
«Ehi...» mormora.
«Ehi...»
Perché mi sento così in imbarazzo…?
«È successo qualcosa…?»
«No… ce…» mi torturo le dita. «Ecco… volevo parlarti…»
«Va bene, vieni dentro.»
Mi fa spazio lasciandomi entrare.
«Grazie.»
Chiude la porta e si siede sul letto.
«Vieni.»
Mi fa cenno di avvicinarmi a lui, annuisco e mi siedo accanto a lui.
«Quando ti senti pronta, io ti ascolto.»
Faccio un profondo respiro.
«È solo che… è una cosa abbastanza importante e delicata.»
Annuisce.
«Non ti metto fretta.»
«Ti spiace abbracciarmi mentre te lo dico?»
La mia richiesta lo lascia sorpreso per qualche secondo ma poi si avvicina maggiormente al muro e picchietta il suo petto, mi avvicino a lui in modo che la mia schiena combaci col suo petto. Come sento le sue braccia intorno al mio corpo sento una sensazione di calore pervadermi.
Lo sento sorridere.
«Così va meglio?»
Annuisco.
«Sì, meglio meglio.»
«Allora… cosa volevi dirmi?»
Sospiro.
«Lo so che ti sembrerà una domanda strana ma: ti piace stare qui? Nel senso, non qui con me o Yumi ma qui, in questo pianeta.»
Scrolla le spalle.
«È identico al mio solo che non ci sono unicità, mi piace.»
Okay, prossima domanda.
«Quindi… saresti disposto a restare qui…?»
«Domanda interessante.» sorride. «Sì. Sarei anche disposto a restare qui, solo se rimango con te.»
Improvvisamente avvampo di nuovo arrossendo come un’ebete.
«Davvero…? Saresti disposto a rimanere qui per me…?»
«Per te e con te.»
Sorrido.
«Perché non me lo hai detto che saresti anche disposto a rimanere qui?»
«Tu sembravi così convinta nel volermi riportare indietro che mi dispiaceva dirtelo...»
Proprio come aveva detto mamma… devo darle più ascolto.
«Potevi anche dirmelo.» sorrido.
«Come, ad esempio, che ti avevo fatto il regalo di Natale?»
Arrossisco.
«Okay, magari non le sorprese.»
Ridacchia e mi stringe maggiormente a sé sentendo la sua parte sinistra scaldarmi maggiormente.
«Hai freddo?»
«No… perché?»
«Stai tremando.»
Il mio corpo reagisce senza che me ne renda conto.
«N-no, non ho freddo… tranquillo.»
Poggia la testa sulla mia spalla sentendo il suo respiro contro la mia pelle causandomi brividi lungo tutto il corpo.
«Se riuscissi a tornare indietro… tu verresti con me?»
Volto lo sguardo verso di lui.
«Nel tuo mondo con te…?»
«Sì. Verresti?»
«Non penso di poter essere utile, non ho unicità.»
«Che fa?» scrolla le spalle. «Ci sono quei casi rari di bambini nati senza quirk.»
«Davvero…?»
Annuisce.
«Sì. È raro ma capita e poi, anche se ne avessi una, non sei costretta ad usarla per essere una eroina.»
Ritraggo le labbra.
«Ci sarei io con te, ti aiuterei ad integrarti.» sorride. «Potrei farti conoscere Midoriya e gli altri miei amici.»
Effettivamente non sarebbe una cattiva idea… non ho molti amici qui, magari lì sarei accettata per come sono senza dovermi sentire in difetto. Ma… mia madre e mia sorella rimarrebbero qui da sole…
«Non ti sto chiedendo di abbandonare tutto e venire con me, però se ci fosse questa possibilità, la accetteresti…?»
Sarebbe anche giusto nei suoi confronti… lui è disposto ad abbandonare tutto per me ed io sono disposta ad abbandonare tutto per lui.
Annuisco.
«Sì. Sarei disposta a venire con te.»
«Davvero? Non stai dicendo una bugia?»
«Sì.» sorrido. «Sai bene che io le bugie non le dico.»
Shoto mi da un bacio sulla guancia continuando a stringermi.

I giorni successivi sono passati in fretta. Natale, Santo Stefano, i giorni prima di Capodanno, l’ultimo dell’anno e la Befana sono arrivati come un soffio di vento.

Con un niente siamo arrivati già a gennaio e Yumi è dovuta tornare dalla sua vera mamma facendomi tornare alla mia routine.
Come sono passate le vacanze Ayano ha già ricominciato a chiedermi di uscire portando anche Shoto con me e, se devo essere sincera, la cosa un po’ mi irrita. Ayano sta cominciando a stargli appiccicata e vedo che a Shoto sembrano piacere le sue attenzioni.
Io giuro che lo rispedisco a casa a calci in culo.

Stiamo andando al bar a fare colazione e Ayano ha allontanato Shoto da me tenendolo sottobraccio e camminandomi di fronte.
Va be’, a ‘sto punto ditelo pure che non vi servo più, eh.
Provo a fermarmi per vedere se si accorgono che io sono ferma.
Niente.
Andiamo Shoto, girati.
Lo vedo che sposta la testa per girarmi ma Ayano lo continua a distrarre.
Stringo i pugni.
Perché fa così male…?
Prendo il cellulare e scrivo ad Ayano.
 
Vedo che Shoto ti piace così tanto da non accorgerti nemmeno che io non sono più dietro di te.

La vedo in lontananza fermarsi, si guarda intorno ed infine guarda nella mia direzione. Mi fa cenno di raggiungerli ma io replico facendo “no” con la testa.
Spero che non si notino i miei occhi lucidi.

Mi giro e, a testa bassa, mi incammino verso casa.
Alzo il cappuccio del parka cercando di nascondere il viso, quando sento qualcuno afferrarmi il polso.

«Ehi… perché te ne vai…?»

È Shoto.

«Ho mal di testa...»
«Sicura…?»
«Sì… Preferisco tornare a casa, ma tu puoi restare con Ayano...»
«Se non ti senti bene, vengo con te.»
«No… davvero, resta con lei...»

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


«Sei sicura? Non vuoi che ti accompagni a casa?»
«No, no, ce la posso fare anche da sola, davvero.»
«Lo sai che hai bisogno di me, io torno di corsa, va bene?»
«Va bene...»
Sento dei passi avvicinarci a noi.
«Andiamo Shoto? Se non se la sente è meglio che torni a casa a riposarsi.»
«Okay… allora ci vediamo dopo Fiocco di neve
Mi da un veloce, ma dolce, bacio sulla guancia e si allontana con Ayano. Quel contatto mi frantuma il cuore in mille pezzetti.

Cammino lentamente verso casa e, appena apro la porta, mi trovo di fronte mia madre.

«Ehi, come mai siete tornati a casa così presto?»
«Ci sono solo io...» mormoro.
Poggio lo zaino a terra, mi tolgo la giacca appendendola, tolgo anche le scarpe mettendo le ciabatte e recupero lo zaino da terra.
«Come mai sei tornata solo tu?» si gira verso di me e come mi vede si avvicina preoccupata. «Fiorellino mio, cosa è successo…?»
«Ayano sta cercando di allontanare Shoto da me...»
«Ma cosa dici? Ayano è la tua migliore amica, non lo farebbe mai.»
«Ah, no? Allora questo che significa?»
Prendo il cellulare, apro la chat con Ayano e le mostro un messaggio di ieri sera.

Mi dispiace che non ti senti poco bene… dai, poi fammi sapere se migliori. Al massimo usciamo solo io e Shoto così lo faccio divertire un po’, no?

«Oh cavolo...» mormora mia mamma.
«E sai la cosa peggiore…? Sembra che a Shoto piacciano pure le sue attenzioni...»
«Su cucciola, non buttarti giù così, okay? Magari hai frainteso tu, magari Ayano vuole solo conoscerlo meglio.»
Mi asciugo le lacrime.
«A ‘sto punto non mi interessa più...»

Salgo in camera e mi chiudo dentro. Sono arrabbiata, delusa, triste, non lo so nemmeno io. L’unica cosa che so è che non voglio più uscire dalla mia camera, non voglio più vedere nessuno.

Le settimane successive le ho passate in camera rinchiusa.
Ayano veniva per portare Shoto a fare una passeggiata a fare colazione insieme, ed anche se lui non sempre voleva, alla fine accettava.
Shoto ha cercato di parlarmi ma io l’ho evitato in tutti i modi possibili. So che questo mio comportamento fa male ad entrambi, ma non mi sento pronta ad affrontarlo.
Stamattina ho litigato con Ayano; ho scoperto che lei si è innamorata di Shoto, che sta cercando di conquistarlo in tutti i modi e che devo stargli alla larga perché potrei fargli il lavaggio del cervello.
E menomale che eravamo amiche!
Ora è sera tarda, mia madre è andata a dormire per poter andare a lavorare domani ed io ho bisogno di prendere una boccata d’aria fresca.
Prendo dall'armadio una felpa oversize rosa con su scritto “Senpai”, un paio di jeans neri, prendo il cellulare, metto le scarpe ed esco dalla camera.

«Dove pensi di andare a quest’ora?»

Una voce mi fa sobbalzare, mi giro lentamente e vedo Shoto di fronte a me con le braccia incrociate.

«Non sono affari tuoi dove sto andando.»
«Invece sono affari miei. Non è sicuro uscire a quest’ora.»
«Beh, non mi interessa.»
Sospira e si avvicina a me.
«Che ti sta succedendo…?» mi accarezza una guancia. «Ti comporti in modo strano, non sei più tu...»
Abbasso lo sguardo.
«Ti piace Ayano…?»
«Cosa?»
«Non è una domanda difficile: ti piace Ayano sì o no?»
Le sue orecchie si abbassano.
«Ma che cazzo dici?!»
«Allora perché continui ad uscire con lei?»
«Pensavo ti facesse piacere! È  tua amica, sta cercando di farmi ambientare ed è molto gentile con me.»
«Sai una cosa? Non mi interessa più niente.» esclamo esasperata. «Non mi interessa di Ayano, non mi interessa di chi gli piace, di chi piace a te, a ‘sto punto non mi interessa nemmeno più di me.»
Scendo le scale e mi avvicino alla porta.
«Ferma, non puoi uscire.»
Mi afferra per il polso bloccandomi.
«Costringimi.»
Lo guardo con aria di sfida e lui mi blocca contro il muro.
«Mollami Shoto!»
«No, non ti lascerò uscire.»

Faccio finta di calmarmi ed appena abbassa le braccia afferro velocemente la giacca ed approfitto del fatto che la porta non è chiusa a chiave per sgattaiolare fuori.

Indosso la giacca e senza nemmeno guardare dove vado corro, corro, corro a perdifiato. Non so nemmeno dove sono diretta, so solo che non voglio tornare a casa.
Mi fermo per prendere fiato, mi guardo intorno e mi rendo conto di essere in un quartiere che non frequento spesso. Chiudo la giacca, lasciata aperta, e cammino a testa bassa.
Le parole di Shoto riecheggiano nella mia testa.
Sta cercando di farmi ambientare ed è molto gentile con me.
Ora dice così, ma sono sicura come l’oro che tra un po’ di tempo comincerà ad uscire con lei perché proverà dei sentimenti ed so che la cosa mi distruggerà.” sospiro. “Perché? Perché io devo provare dei sentimenti per te? Non potevamo fare che si innamorava subito Ayano, no? Ho anche litigato con lei… ho perso l’unica amica che avevo…” tiro su col naso cercando di trattenere le lacrime. “Ora come ora vorrei davvero andare nel suo mondo. Non voglio più vivere in questo mondo, voglio sparire dalla faccia della Terra…
Mentre cammino a testa bassa do dei piccoli calci ad un sassolino facendomi sentire lievemente meglio.
Non mi è mai successo di litigare con una mia amica per un ragazzo… forse perché l’amicizia finiva ancora prima di conoscerne uno.
Alzo lo sguardo verso la strada, è silenziosa ricoperta dalle luci delle casi e dei lampioni. Ci sono alcune persone che passeggiano, che ridono e scherzano facendo apparire le loro vite perfette.
La mia vita prima era perfetta… almeno per me.
Poso lo sguardo su una vetrata vedendo il mio riflesso e, come per magia, di fianco a me appare Shoto.
La mia vita era tranquilla prima che arrivassi tu!
Lo maledico col pensiero e riprendo a camminare. Faccio un profondo respiro cercando la calma interiore.

«Ehi bambolina

Una voce mi fa fermare, mi giro e vedo un ragazzo alto, moro con i capelli rasati ai lati ma con un folto ciuffo, giacca a vento nera, jeans e Converse bianche ai piedi.

«Che ci fai in giro tutta sola?»

Dio, ti prego, no. Non me la sento proprio di mandare qualcuno a fanculo stasera.
Sospiro.

«Ascoltami, non è serata, okay? Non mi va di stare qui e fare due chiacchiere, davvero. Magari un’altra volta, va bene?»
Come no.
Mi giro e riprendo a camminare ma mi afferra il polso stringendoli e tenendoli sopra la testa.
«Che intenzioni hai?! Lasciami subito!»
«Fai la brava, bambolina.» mi accarezza una guancia. «Vedrai che piacerà anche a te.»
Cerco di dimenarmi in tutti i modi possibili ma il dolore e le lacrime hanno prosciugato tutte le mie forze.
«È inutile resistermi, sono troppo forte.»

Sorride maliziosamente, mi abbassa la cerniera della giacca e inizia a baciarmi lentamente il collo.
Riesco a liberarmi dalla sua morsa e scappare ma il ragazzo mi afferra per i capelli, mi spinge a terra e preme un piede contro il mio petto.
«Pensavo saremmo riusciti ad avere un colloquio pacifico, ma vedo che alle bamboline cattive come te, piacciono le maniere forti.»
No…
Mi copro il viso con le mani mentre lui inizia a darmi calci sul corpo facendomi scoppiare in un pianto misto tra disperazione e dolore.

Rimango lì, inerme, per non so quanto tempo. Minuti? Ore? Non lo so nemmeno. Continuo a piangere e, più piango, più il ragazzo prova piacere nel colpirmi. Vedo la gente passare per strada rimanere lì a fissarmi attoniti senza sapere come agire, come reagire, mentre io sono qui a passare l’inferno.
Chiudo gli occhi rassegnata.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


«TIENI GIÙ LE MANI DALLA MIA RAGAZZA, SCARTO UMANO!»

Quella voce mi fa spalancare gli occhi dalla sorpresa.
Shoto…? Ma come…? È venuto a cercarmi?
Il ragazzo si ferma e ridacchia.

«Costringimi, mezza sega

Shoto stringe i pugni ed improvvisamente il suo corpo viene completamente avvolto da fiamme e ghiaccio.

«Non te lo dico più. Lascia stare la mia ragazza.»
Allungo una mano verso di lui.
«A-aiuto...»
Mormoro senza più un filo di voce e tossisco sangue.
«Dai merdina, costringimi a lasciarla stare.»
Vedo le persone intorno a noi scappare spaventate od osservano la scena increduli.
«Con quelle orecchie da gatto non riesco nemmeno a prenderti sul serio, dai.» ridacchia. «Cosa sei, un furry o robe simili?»
Shoto si avvicina a lui con le fiamme che ricoprono tutta la sua parte sinistra facendo risaltare l’azzurro del suo occhio. Afferra il ragazzo per il collo e lo lancia a terra, lo gli blocca i piedi con il ghiaccio per impedirgli di scappare. Inutili sono i tentativi di romperlo.
«Che razza di bestia sei?! Tu non sei umano!»
«Ma come? Non fai più lo sbruffone? Pensavo mi avresti battuto, in fondo, sono una merdina, no?»
Lo afferra per il colletto della giacca alzando il suo viso e lo prende a pugni ma la mano è avvolta dalle fiamme. Mi copro gli occhi con le mani, non voglio guardare.

Alcune persone si avvicinano a me, chiamano l’ambulanza per prestarmi soccorso. Perdo sangue dal naso e sono sicura di avere lividi lungo tutto il corpo, non c’è parte del corpo dove non provo dolore.
Lascialo stare… vieni qui da me…

«Shoto…!»

Lo chiamo un’altra con un filo di voce. Come sente il suo nome blocca ogni sua azione, molla il ragazzo scongelandogli i piedi, si alza girandosi verso di me.
Allungo una mano verso di lui.
«Ti prego...»
Non ho le forze per dire altro. Corre verso la mia direzione con gli occhi lucidi ma alcune persone lo fermano.
«Lasciatemi stare! Devo starle accanto.»
«Stai indietro essere demoniaco! Ha già sofferto abbastanza quella povera ragazza!»
«Voi non capite! Non sono io quello nel torto, le ho salvato la vita!»
La donna che mi tiene sollevata la testa capisce che io ho bisogno di lui e invita le persone che lo stanno bloccando a lasciarlo stare.
«Non è lui quello pericoloso. Semmai il ragazzo che ha picchiato questa povera piccina fino a renderla in questo stato.»
Gli uomini lasciano Shoto che si inginocchia di fianco a me ed afferra delicatamente le mie mani.
«Ti avevo detto sì o no di non uscire, eh?»
La sua voce è tremante e dalla mia bocca escono solo flebili suoni insieme alle mie lacrime.
«Non piangere Fiocco di neve, okay? Non piangere adesso ci sono io con te e si sistemerà tutto.»
Anche se nei suoi occhi leggo la paura, riesce a calmarmi un po’.
«L’ambulanza sta arrivando, tu però non devi chiudere gli occhi, siamo intesi?»
Annuisco anche se debolmente.

Dopo svariati attimi di agonia, finalmente l’ambulanza è arrivata e sono stata portata in ospedale con Shoto ed operata d’urgenza.

Mia madre ha saputo tutto mentre ero in sala operatoria e, per poco non le veniva un infarto. Ha dato la colpa a Shoto per essere scappata ma poi l’ha ringraziato per avermi salvato la vita.
Durante il mio periodo di ricovero Shoto è venuto a trovarmi tutti i giorni insieme a mia madre, siamo riusciti a chiarire e lui non prova alcun sentimento per Ayano se non amicizia. Il problema è che io non sono riuscita a confessare i miei sentimenti per lui, crede che io provi solo una profonda amicizia nei suoi confronti e sembra che lui provi lo stesso. Ma è okay. Per ora va bene, non voglio e non me la sento di confessare tutto. La polizia è venuta ad intervistarmi per poter fare la denuncia di tentata violenza sessuale e pestaggio.

Oggi mi dimettono e sto aspettando che Shoto mi venga a prendere.
Quando lo vedo in lontananza sorrido e gli corro incontro. Lo abbraccio forte mentre lui ricambia l’abbraccio con un solo braccio.

«Buon ritorno alla normalità Fiocco di neve.» sussurra al mio orecchio.
«Sono felice di stare meglio.» sorrido stringendolo.
«Ho una sorpresa per te.»
«Davvero? Quale?»
Mi allontano dall’abbraccio e Shoto mostra fiero un bouquet di rose rosse facendomi arrossire.
«Mio Dio ma… sono stupende...»
«Tienile pure, sono tue.»
Sorride ed afferro il bouquet.
«Sono davvero meravigliose, non so come ringraziarti.»
Avvicino il mazzo al mio naso e respiro il loro profumo.
«Non devi ringraziarmi. Non è niente.»
«Per te tutto quello che fai è “niente”. Invece per me è molto di più.»

Mi prende per mano facendo intrecciare le dita a passeggiamo spensierati. Ogni tanto lo guardo e noto che c’è qualcosa che lo turba.

«Shoto...»
«Sì?»
«Tutto bene? Hai un’aria strana, quasi preoccupata.»
Il ragazzo sospira senza smettere di camminare.
«C’è una cosa che devo dirti...» abbassa lo sguardo e le orecchie.
Che succede ora…?
«E cosa…?»
«Mi prometti di non arrabbiarti?»
È così grave?
«Va bene… prometto di non arrabbiarmi...»
Si ferma di fronte a me tenendomi la mano.
«Torno nella mia realtà.»
A quella frase sento il mondo crollarmi addosso, come se fossi appena uscita da una bolla di sapone e la realtà mi abbia colpita in faccia.
«Cosa…?»
«L’eroe numero due, Hawks, inseme ai miei compagni ed agli altri Pro-Heroes sono riusciti a riaprire il portale che mi ha portato da te così, lui verrà a prendermi e con le sue ali mi riporterà indietro.»
«E questa cosa come la sai…?»
«È successo ieri: tua madre era a casa insieme a me ed improvvisamente il cielo è diventato viola con un enorme buco al centro. Da esso è sbucato il corpo di Hawks in volo, sono uscito di corsa di casa ed ho cercato di farmi notare da lui e quando mi ha visto era già pronto per portarmi via ma gli ho detto di aspettare.»
«Perché…?»
«Non potevo andarmene senza salutarti...»
«No… ti prego, non lasciarmi anche tu...» piccole lacrime rigano il mio viso. «Dopo tutto quello che abbiamo passato non ce la faccio fisicamente a stare senza di te.»
Sbatto un piede decisa sorprendendolo.
«Ma Asami-...»
«Ma Asami un corno, adesso basta, devo dire la mia o esplodo!»
«Che cosa intendi dire?»
«Cosa intendo dire? È molto semplice.»
Poso il mazzo di fiori a terra, prendo il viso di Shoto tra le mie mani, lo attiro a me e gli do un bacio a stampo.
«Shoto Todoroki, io ti amo.»

Per tutta risposta, lui intreccia le braccia intorno ai miei fianchi, mi attira a sé e mi bacia.
È stata una mossa totalmente inaspettata, non avrei mai creduto che ricambiasse i miei sentimenti.

«Vieni con me...» sussurra sulle mie labbra. «Nessuno ti farà più del male, avrai amici sinceri e le persone ti vorranno bene per quello che sei senza andarti contro. Sarai felice.»
Mi accarezza le guance e sorrido.
«Tu eri disposto a rimanere se non si trovava una soluzione, giusto?»

Mia madre non prese bene la mia decisione di andarmene nella realtà di Shoto. Per lei era una pazzia, non facevo parte della sua realtà e mi sarei sentita un pesce d’acqua ma, Hawks, mi ha promesso che se non mi sarei sentita a mio agio sarei tornata immediatamente a casa.
Sono passati tre anni dalla mia partenza e sto una favola. Solo mia madre e mia sorella sanno la verità. Ayano, non vedendomi più in giro e dopo aver visto al telegiornale che sono stata aggredita, ha chiesto di me e mia madre le ha detto che sono partita con Shoto a studiare in America.
Il Natale scorso Yumi e mamma sono riuscite a venire da me e le ho fatto conoscere tutti i miei nuovi amici. E sapete cosa? Credo che Yumi si sia presa una cotta stratosferica per Denki.
Ma chi sono io per biasimarla? Chiunque si innamorerebbe della versione umana di Pikachu.
Pensavo che trovarmi in questo mondo pieno di unicità mi avrebbe fatto sentire in difetto ancor di più del mio mondo normale, la mi hanno accolta come una di loro. Mi hanno fatta sentire amata e circondata di persone sincere. Sono davvero felice qui con Shoto e anche mia madre è felice per me, mi ha detto:

«Se lui ti rende felice, io non sono nessuno per impedirti di stare con lui.»

Grazie mamma, ti voglio bene.
Fine.<3

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