STORIA DI UNA VITA STRAORDINARIA

di Exspeliarmus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 13 GIUGNO 1997 ***
Capitolo 2: *** 13 GIUGNO 2004 ***
Capitolo 3: *** 13 GIUGNO 2009 (PARTE 1) ***
Capitolo 4: *** 13 GIUGNO 2009 (PARTE 2) ***
Capitolo 5: *** 13 GIUGNO 2017 (PARTE 1) ***
Capitolo 6: *** 13 GIUGNO 2017 (PARTE 2) ***
Capitolo 7: *** 13 DICEMBRE 2017 ***
Capitolo 8: *** 13 GENNAIO 2018 (PARTE 1) ***
Capitolo 9: *** 13 GENNAIO 2018 (PARTE 2) ***
Capitolo 10: *** 13 FEBBRAIO 2018 ***
Capitolo 11: *** 14 FEBBRAIO 2018 ***
Capitolo 12: *** 13 MARZO 2018 ***
Capitolo 13: *** 13 GIUGNO 2018 ***
Capitolo 14: *** 13 DICEMBRE 2018 - 13 GENNAIO 2019 ***



Capitolo 1
*** 13 GIUGNO 1997 ***


Premessa dell'autore

Un caloroso bentornato a tutti voi. Di solito non amo spendere troppe parole ma in questo caso mi è sembrato davvero necessario introdurvi questo mio nuovo e folle progetto. Innanzitutto sarà molto diverso dal mio solito, ovvero nelle storie precedenti ho rispeso praticamente tutto dalla Serie TV, ma questa volta no. I nomi saranno quelli...i caratteri e le attitudini saranno pressoché invariati, ma tutto il resto sarà farina della mia mente ormai irrecuperabile. Per questo vi chiedo di commentare il più possibile per darmi il giusto sostegno psicologico, vorrei arrivare alla fine della storia senza dover essere ricoverata da qualche parte...ora bando alle ciance e si parte!!!

Grazie a tutti. 

P.S. all'inizio di ogni capitolo inserirò una citazione...vediamo chi ne indovina l'autore...**

                                                                       
 

13 GIUGNO 1997

Coloro che amiamo, ma che abbiamo perduto, non sono più dove erano, ma sono dovunque noi siamo.**

E Lena ci credeva...o per meglio dire ci si aggrappava con tutte le sue forze...perché da tre giorni a questa parte stava sperimentando cosa vuol dire perdere il proprio tutto...a solo 6 anni stava comprendendo il vero significato della solitudine e del dolore.

Solo quattro giorni prima si sarebbe definita, nonostante tutto, una bambina felice e fortunata...aveva una bella casa con la staccionata bianca...in una bella cittadina di mare...Midvale...aveva una bella bicicletta viola con cui andare a scuola...aveva un'amica del cuore a cui fare le trecce nei lunghi pomeriggi estivi...aveva una madre che la amava più di qualunque altra cosa al mondo...una madre che non le aveva mai fatto sentire la mancanza del padre, riempiendo la loro piccola casa, dal tetto verde e la facciata blu, di gioia...risate...e amore.

Ma tutto questo faceva parte del passato...72 ore prima aveva visto tutto il suo mondo, tutta la sua famiglia sparire...sparire tra le acque fredde del lago...senza poter fare assolutamente nulla per impedirlo...e ora si trovava lì, stretta nel cappottino blu scuro che odiava con tutte le sue forze...affiancata da un'austera assistente sociale di mezz'età...in piedi davanti alla grande fossa nel terreno, dove stava per essere seppellita la bara vuota che portava il nome di sua madre.

Lena cominciò a guardarsi intorno, nel disperato tentativo di distogliere lo sguardo da quella lugubre immagine...si accorse di essere circondata da tutta Midvale...alcuni di loro li conosceva bene: c'era Samanta, la sua migliore amica, accompagnata dalla sua famiglia...c'era il Sig. Jones, il proprietario dello spaccio dove lavorava sua madre...c'erano i Danvers, i medici dell'ambulatorio cittadino...e c'era persino la famiglia che si era trasferita appena da una settimana, si chiamava Zor-El...o qualcosa del genere, Lena in quel momento non si ricordava bene e sinceramente non le interessava molto...l'unica cosa di cui era certa era che venissero dall'Europa...più precisamente dall'Irlanda, ricordava bene quando sua madre aveva promesso di portargliela...ricordava parola per parola tutte le storie che le aveva raccontato sulla sua infanzia in quel magnifico paese.

La giovane corvina decise di concentrare la propria attenzione sui nuovi arrivati...a dir la verità li aveva già visti da lontano un paio di volte durante il loro trasloco nella villetta accanto a quella dei Danvers...ma il nessuna della occasioni aveva mai visto la figlia...doveva avere all'incirca la sua età, i lunghi capelli biondi erano acconciati in un'elegante chignon alto...altrettanto eleganti erano i vestiti che indossava, che Lena pensò dovessero costare quanto tutto il suo guardaroba...ma una cosa più di tutte attirò magneticamente e ineluttabilmente la sua attenzione...i suoi occhi, i suoi magnifici occhi blu...blu come l'oceano durante una giornata estiva...blu come il più puro degli zaffiri...quando i loro sguardi si incrociarono per la prima volta a Lena sembrò di annegarci dentro, e in quell'istante decise che avrebbe fatto qualunque cosa per poter annegare in quello sguardo per il resto della vita...

Purtroppo la voce monotona e perentoria dell'assistente sociale la strappò violentemente da quel meraviglioso momento...istintivamente il suo guardo tornò nella direzione della giovane Zor-El, non trovandola più...non ebbe nemmeno il tempo di guardarsi attorno che si ritrovò strascinata nella lussuosa limousine che suo padre aveva mandato per ritirarla...si esatto ritirarla...come fosse un pacco postale...Lena non poté far altro che arrendersi al proprio destino...non avrebbe più incontrato quello sguardo...non sarebbe più annegata in quel blu...l'attendeva una vita circondata da oneri e privilegi...una vita di profonda tristezza e solitudine...una vita senza amore.

 

 

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Capitolo 2
*** 13 GIUGNO 2004 ***


13 GIUGNO 2004


QUANDO TI ALZI IL MATTINO, PENSA A QUALE PREZIOSO PRIVILEGIO E' ESSERE VIVI: RESPIRARE, PENSARE, PROVARE GIOIA E AMARE.*

 

Un sorriso amaro comparve sul volto di Kara a quel pensiero, sorrise alla macabra ironia della sorte, sorrise al ricordo di sua madre che pronunciava quella frase mentre tornavano dal primo funerale a cui avesse mai assistito. Erano passati esattamente 7 lunghi anni dal quel giorno...eppure ne ricordava ogni singolo dettaglio: si era da poco trasferita a Midvale ed era un caldo sabato di Giugno...sperava di poter finalmente andare in spiaggia, invece i suoi genitori la infilarono negli abiti della Domenica e la trascinarono al funerale di quella sconosciuta...era arrabbiata con loro...non riusciva a capire tutto questo interesse da parte dei suoi genitori...

Se si concentrava bene poteva ancora sentire quella bruciante sensazione di imbarazzo...l'imbarazzo che aveva provato nell'essere scrutata...osservata come la 'nuova' dal resto della comunità e poi...e poi quello sguardo...quegli occhi...quei due meravigliosi occhi verdi come smeraldi, anche solo il ricordo le faceva tornare le farfalle alle stomaco e quel nodo alla gola...

Ricordava come fosse successo ieri ogni minimo dettaglio di quando i loro sguardi si erano incrociati quella prima e unica volta...ricordava di essersi specchiata in quel verde...di avervi scorto una profonda tristezza e desolazione...di aver provato pena per quella bambina corvina a cui non rimaneva nulla e di essersi sentita così maledettamente fortunata...e ora...ora era lei a trovarsi di fronte ad una...anzi due fosse nel terreno appena riempite.

Un Tir che non ha rispettato uno stop...e Kara si è ritrovata orfana...e con un profondo taglio accanto al sopracciglio, che per tutta la vita le ricorderà quel momento. Tutti le dicevano che doveva sentirsi fortunata...fortunata per essere sopravvissuta...fortunata essere stata accolta come una figlia da i suoi vicini...i Danvers...ma lei in questo momento avrebbe preferito morire in quella dannatissima auto.

Si sentiva la persona meno fortunata del mondo, davanti alle lapidi dei suoi genitori...scossa dai singhiozzi e con il volto rigato dalle lacrime...mentre la sua migliore amica, e ora anche sorella, Alex la stringe in un forte abbraccio consolatorio. E poi...e poi è stato troppo...non potendo più reggere a quella vista un solo minuto di più, cominciò a correre...a correre verso l'unico luogo a Midvale dove era certa di restare sola...la sua scogliera.

Lena dopo 7 anni di instancabili tentativi, era riuscita ad ottenere il permesso dalla sua 'famiglia' per far visita a sua madre...o per meglio dire alla sua tomba vuota...

"Ciao Mamma..." cominciò la corvina accovacciandosi a terra "scusa se non sono venuta prima...ma non c'è bisogno che ti spieghi il motivo...da lassù vedi tutto...giusto?!?" continuò Lena tra un singhiozzo e l'altro "A volte è difficile...è difficile essere viva senza di te...sopportare questa vita senza te al mio fianco. Quando la solitudine diventa troppo opprimente, cerco la nostra stella...e per qualche secondo mi sembra di sentire di nuovo il tuo profumo...mi sembra di sentire il tuo calore addosso...come quando mi stringevi tra le tue braccia...mi manchi...mi manchi così tanto Mamma." mentre si chinava per lasciare un bacio sul freddo marmo...sentì un rumore riecheggiare nel desolato cimitero...qualcuno piangeva...piangeva disperatamente.

La sua innata curiosità la spinse a guardarsi attorno per cercarne la fonte...scorse due figure...due ragazze abbracciate, davanti a quelle che a Lena sembrarono due lapidi nuove di zecca...poi improvvisamente una delle due figure sciolse l'abbraccio, e cominciò a correre disperatamente...Lena non poté far a meno di seguirla...

Kara stava lì...seduta ad osservare le onde che si infrangevano sugli scogli, dalla cima della grande scogliera...andava lì tutte le volte che aveva bisogno di pensare...di stare sola...quella vista la riportava sempre a casa...nella sua meravigliosa Irlanda.

Improvvisamente una mano sulla sua spalla la fece sobbalzare, si voltò di scatto e...e per la seconda volta nella sua vita incrociò quello sguardo. Quei due occhi verdi puntati con sicurezza nei suoi...quello sguardo sicuro, dolce e comprensivo la sciolsero completamente...si ritrovò a boccheggiare per la mancanza d'aria...il cuore le martellava implacabile nel petto...sentiva ogni singola parte del suo corpo tremare...fece per dire qualcosa, ma la ragazza corvina glielo impedì...poggiandole un dito sulle labbra...poi le afferrò la mano, e si sedette accanto a lei.

Kara sussultò leggermente a quel contatto inaspettato...poi quando riuscì a realizzare ciò che era accaduto, sentì il cuore quasi esplodere dalla gioia...stettero sedute lì in quella posizione, per quella che alla bionda sembrò un'eternità...senza dire una parola...beandosi della reciproca compagnia...di quelle nuove e meravigliose emozioni che il contatto tra le loro mani scatenava...cercando di incidere indelebilmente nelle loro menti ogni singolo attimo...ogni singolo sguardo fugace...ogni singolo sorriso abbozzato sulle labbra. Quando il rosso del tramonto abbandonò il cielo, lasciando spazio ad un'afosa notte stellata, la corvina si alzò...e dopo averle rivolto il sorriso più bello che Kara avesse mai visto, si avviò inesorabilmente e silenziosamente sul sentiero del ritorno.

Avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa...rincorrerla..gridare, implorandola di farle sentire la sua voce...qualunque cosa pur di fermarla...ma non fece nulla si tutto questo. Stette lì...a osservarla mentre si allontanava ineluttabilmente da lei...cercando di placare il caos dentro di lei: si sentiva contemporaneamente così vuota e desolata, per la perdita di tutta la sua famiglia...e allo stesso tempo così estremamente felice e piena di vita per i momenti appena trascorsi...com'era che con un solo sguardo sia riuscita a stravolgerla? Com'era possibile che con una sola stretta di mano sia riuscita a restituirle la vita?

Non riusciva a credere di aver trovato il coraggio...il coraggio di alzarsi e andarsene...il coraggio di abbandonare quei due occhi blu...il coraggio di separarsi dal calore rassicurante della sua mano...ma aveva già strappato fin troppo tempo alla sua triste e solitaria vita...ora doveva tornare alla dura realtà. Mentre si allontanava sul sentiero ghiaioso, fece quello che sua madre le avrebbe detto di fare...pregare...pregò qualunque dio o divinità esistente che tutto quello non fosse la fine...che tutto quello non fosse un addio...che tutto quello fosse solo l'inizio...il loro inizio.

 

ANGOLO DELL'AUTORE

Bene...bene..ecco a voi il secondo capitolo. Mi scuso per avermi fatto attendere un po', ma spero che ne sia valsa la pena. Come sempre vi chiedo di lasciare le vostre impressioni nei commenti, a questo proposito vorrei fare un ringraziamento speciale alla fedelissima janerizzoli che non manca mai un colpo, ora bando alle ciance e...alla prossima!!!

*ANCHE QUESTA VOLTA VEDIAMO CHI E' IL PRIMO CHE RIESCE A DIRMI L'AUTORE DELLA CITAZIONE

 

 

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Capitolo 3
*** 13 GIUGNO 2009 (PARTE 1) ***


13 GIUGNO 2009 (PARTE 1)


SCITO TE IPSUM

Conosci te stesso...ma la vera domanda è: c'è qualcuno che può in tutta sincerità affermare di conoscersi?

Quando arrivi ai 18 tutti iniziano a farti domande sul tuo futuro...sulle tue ambizioni professionali e private...e come risposta si aspettano tutti che tu gli esponga un piano decennale, possibilmente con anche in allegato dei grafici a colori. Ma la verità è che dall'immenso interiore caos che ti ritrovi, l'unica parola che riesci a formulare è un sonoro...perentorio...e sincero "BOH".

E Kara in questo non era affatto diversa dall'adolescente americano medio: si ritrovava combattuta sul destino della sua carriera lavorativa...da una parte il sogno di diventare scrittrice...e dall'altro gli obblighi verso l'azienda lasciatale in eredità dal padre. E come se tutto questo non fosse bastato, aveva anche dovuto affrontare le conseguenze di fare coming out in una cittadina del Connecticut di appena 1100 abitanti.  

Era stato difficile subire gli sguardi pietosi e disgustati dei concittadini più bigotti...era stato difficile sentirsi promettere dalle signore più anziane, che la domenica a Messa, avrebbero pregato per la sua anima...era stato difficile subire i lunghi discorsi, dei suoi genitori adottivi, della serie "lo sai che ti sosteniamo qualunque cosa tu faccia, ma sei proprio sicura di poterti definire lesbica alla tua età?" come se fosse soltanto un'adolescente ribelle in crisi ormonale che cerca di attirare l'attenzione. Ma lo aveva fatto...aveva sopportato e subito pazientemente tutto questo...come aveva fatto? Beh...semplicemente grazie all'incrollabile e instancabile supporto di sua sorella e della loro migliore amica Maggie...e all'indelebile ricordo di quegli occhi smeraldo, che dalla tenera età di sei anni le avevano stregato anima e corpo.

Ma era quel giorno...13 Giugno...quel maledettissimo giorno in cui il cielo le appariva così lugubre e tetro e la realtà così insopportabilmente opprimente...e forse la consapevolezza che anche quell'anno, così come i quattro precedenti, non ci sarebbero stati due fari smeraldo a rischiarare le sue tenebre rendeva il tutto più soffocante.

"Dai muovi il culo e vestiti!" urlò Alex sbattendo ripetutamente il pugno sulla porta chiusa della loro camera.

"Alex...ti prego! Almeno oggi lasciami in pace! Prometto che da domani torno la solita entusiasta sorella che tanto dici di non sopportare!"cercò di replicare Kara, seduta con la schiena contro la porta.

"Proprio perché è oggi non lascio stare! Devi trovare un modo per uscirne! Non puoi avere un giorno di depressione profonda all'anno!" insistette la bruna.

"Si che posso!"

"Avanti Kara...non fare la vittima del mondo! E' solo una festa! L'anno scorso ti sei anche divertita!" provò a dire la sorella addolcendo il  tono.

"E' vero...ma l'anno scorso era il 14 e non il 13!"

"Piantala! Guarda che Maggie mi ha detto che se non esci di lì nel giro di 10 minuti pronta per andare alla festa viene a prenderti con la forza!"

Improvvisamente la serratura scattò e la bionda si palesò sulla soglia.

"Solo perché non ci tengo ad essere trascinata per la coda giù dalle scale...un'altra volta!" specificò Kara, facendo una buffa smorfia di dolore al ricordo, scatenando così le risate della maggiore.

Erano passati 5 anni dall'ultima volta che Lena aveva ottenuto il permesso di mettere piede a Midvale. A differenza dell'altra volta, l'occasione non richiedeva un abito nero; per la precisione si trattava del party per i 18 anni della sua migliore amica di infanzia, Samantha Arias. O almeno questa era la versione ufficiale, la verità è che sperava di rivedere quegli occhi color oceano...avrebbe fatto qualunque cosa per vederli anche solo per un secondo. Non era stato facile convincere suo padre, avevano discusso per settimane...poi gli aveva fatto notare che ormai era un'adulta, e quindi qualunque fosse stata la sua risposta lei sarebbe comunque andata a quella festa. Perciò trovava più logico farlo con la loro "benedizione", e di conseguenza utilizzare i loro mezzi privati, arrivando così a Midvale in poche ore; piuttosto che continuare a discutere per giorni, per poi dover intraprendere un viaggio di 10 ore tra Detroit e Midvale sui mezzi pubblici. Evidentemente doveva aver toccato i tasti giusti, perché dopo solo 3 ore di viaggio la limousine dei Luthor la scaricò davanti a casa Arias alle 21 in punto.

"Ehi! Chi non muore si rivede!" esclamò la padrona di casa saltandole al collo.

"Anche a me fa piacere rivederti Sam...ma così mi strozzi!" ribatté la Luthor, facendo scoppiare entrambe a ridere.

"Allora...come hai fatto ha convincere i tuoi? Non è che hai venduto l'anima al diavolo vero?!?!" domandò Sam con sguardo divertito.

"No...tranquilla. Ho solo sfoderato le mie doti diplomatiche e la mia famosa dialettica." rispose Lena con fare finto altezzoso, cosa che scatenò nuovamente le loro risate.

"Dai andiamo Luther-King...vieni che ti rinfresco un po' la memoria." concluse Sam per poi prenderla a braccetto e trascinarla in mezzo alla mischia di adolescenti.  

Era da quasi un'ora che non faceva altro che stringere mani e fingere di riconoscere nomi e volti, con un sorriso tirato stampato in faccia. Il mal di testa che tutto questo le stava era insopportabile...la testa le girava...la nausea le saliva dalla bocca dello stomaco...la vista era talmente annebbiata che oramai riusciva a distinguere solo macchie di colore. Doveva trovare qualcosa...qualcosa a cui aggrapparsi con tutte le sue forze per rimanere lucida, cominciò a guardarsi attorno...a cercare disperatamente un appiglio di salvezza nella penombra della stanza...improvvisamente due limpidi zaffiri illuminarono le tenebre che la stavano per inghiottire e finalmente, dopo tanto tempo, il suo mondo riacquistò un significato.

 

ANGOLO DELL'AUTORE

Bene...bene ecco a voi un altro capitolo...anzi mezzo. Innanzitutto, vi prego non uccidetemi. Di solito sono molto più rapida con gli aggiornamenti,  ma questo capitolo si è rivelato molto più ostico e lungo di quanto avessi previsto, ma state tranquilli la seconda parte è già scritta e conto nel giro di un paio di giorni di essere in grado di pubblicarla, nel frattempo...chiedo ancora umilmente perdono. Per quanto riguarda questo terzo capitolo...cosa ne pensate??? Fatemelo sapere nei commenti...alla prossima.

ANCHE QUESTA VOLTA VEDIAMO CHI E' IL PRIMO AD INDOVINARE L'AUTORE DELLA CITAZIONE

 

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Capitolo 4
*** 13 GIUGNO 2009 (PARTE 2) ***


13 GIUGNO 2009 (PARTE 2)

Doveva trovare qualcosa...qualcosa a cui aggrapparsi con tutte le sue forze per rimanere lucida, cominciò a guardarsi attorno...a cercare disperatamente un appiglio di salvezza nella penombra della stanza...improvvisamente due limpidi zaffiri illuminarono le tenebre che la stavano per inghiottire e finalmente, dopo tanto tempo, il suo mondo riacquistò un significato.

 

Erano quasi le dieci, quando Maggie spense il motore del suo vecchio pick-up davanti alla casa sulla spiaggia della famiglia Arias. Nonostante si fosse lasciata convincere ad andare, non era assolutamente dell'umore adatto per affrontare una mandria di adolescenti in tempesta ormonale, per giunta già mezzi ubriachi e sudaticci...

"Okay ragazze...questo è il piano..." cominciò Kara lanciando uno sguardo disgustato verso la casa già affollata "entro, cerco di prendere una birra il più velocemente possibile e poi scappo dalla porta sul retro. Quando avrete finito di farvi strusciare da adolescenti sudati con un QI sotto il 50, mi troverete in spiaggia." concluse come se si trattasse di un'operazione dell'FBI.

"Sei sicura piccola Danvers di non voler salutare proprio nessuno? Nemmeno Sam?" provò a chiedere la Sawyer.

"Guarda Maggie che lo faccio per lei...meno gente mi vede e meno possibilità ci sono che questa festa diventi fonte di malelingue manco fosse un covo del vizio!"

"Piantala di fare la melodrammatica! La gente è molto meno bigotta di quanto credi!" intervenne la sorella.

"Si...ma certo Alex! Continua pure a vivere nel tuo universo parallelo fatto di arcobaleni e tolleranza. Intanto, se non ti dispiace, io cerco di evitare che tutte le persone a cui voglio bene diventino dei reietti sociali!" detto questo cominciò a farsi strada con decisione nella folla.

Era arrabbiata, anzi furiosa...sembrava che nessuno al mondo potesse capirla...che potesse comprendere quanto dolore ancora provasse per i suoi genitori...che nessuno potesse capire la frustrazione e la solitudine che si prova nel sentirsi diversi da chiunque. Poi notò qualcosa che placò istantaneamente il flusso dei suoi pensieri, mentre il cuore le impazziva nel petto...uno sguardo, il suo sguardo.

Quando i loro sguardi si incrociarono, a Kara sembrò di tornare a respirare...come se avesse trattenuto il fiato negli ultimi 5 anni; sentì tutta la rabbia e la tristezza scivolarle via, venendo sostituite da una piacevole sensazione di appartenenza...era a casa. Non seppe per quanto rimasero in quella posizione, forse secondi...forse minuti, sfortunatamente però venne maldestramente urtata, da quello che Kara riconobbe come Rick Malverne...e si ritrovò a fissare con disgusto la sua t-shirt preferita, ormai zuppa di birra. Quando alzò lo sguardo lei era sparita, la cercò inutilmente con lo sguardo per qualche secondo...prima di decidere di proseguire con il piano e allontanarsi in direzione della spiaggia.

Prima che potesse opporre resistenza, Sam l'aveva già trascinata verso un altro gruppo di invitati. Non riuscì più ad intercettare quello sguardo, in cui avrebbe tanto voluto annegare per il resto della sua vita, poté a malapena scorgere quella chioma bionda legata in un chignon disordinato uscire dalla porta sul retro. Con non poca fatica riuscì a congedarsi dall'amica, per poi precipitarsi sulle tracce della bionda; si ritrovò sulla spiaggia deserta, immersa nell'oscurità. Improvvisamente si ricordò della piattaforma circolare in cemento, nascosta da una duna, dove la famiglia Arias era solita organizzare grandi falò; quando arrivò in cima alla duna riuscì a scorgere, quasi immediatamente, una figura seduta su uno dei tronchi che fungevano da panche.

Lena pensò che fosse la cosa più bella che avesse mai visto: immersa nei suoi pensieri...con lo sguardo puntato verso il cielo e il volto illuminato dalla luce lunare. Si avvicinò silenziosamente, quando fu abbastanza vicina decise, per la prima volta, di parlarle.

"Ehi...tutto bene?" la bionda si girò di scatto per lo spavento, e non appena capì chi avesse di fronte spalancò leggermente gli occhi.

"No." rispose con tono pacato e estremamente dolce, che fece nascere un sorriso involontario sul volto di Lena "Perché sorridi?"

"Perché sei la prima persona che conosco che risponde sinceramente a questa domanda." rispose con tranquillità la Luthor, facendo sorridere entrambe, prima di sedersi accanto a lei

E rimasero così...in silenzio, sedute l'una accanto all'altra, come molti anni prima...poi Kara decise di parlare.

"Comunque...vedo che questa volta hai deciso di superare il tabù della parola." disse catturando l'attenzione dell'altra.

"Non era un tabù. Semplicemente non ce n'era bisogno." Kara sorrise.

"Però non so ancora il tuo nome."

"Nemmeno io. Facciamo così...visto che il 13 Giugno ormai è il nostro giorno, ci vediamo tra un anno esatto sulla scogliera...e lì ci presenteremo. Però devi promettermi di non cercare di scoprire il mio nome  prima...affare fatto?" propose la corvina tendendo una mano verso di lei.

"Affare fatto." rispose Kara afferrando la mano dell'altra, non appena lo fece un brivido le attraversò la schiena e quel rassicurante senso di appartenenza si fece di nuovo largo nel suo petto.

Dopo un tempo indefinito cominciarono a camminare l'una accanto all'altra, così vicino che di tanto in tanto le loro mani si sfioravano, facendo sussultare i loro cuori e comparire un timido sorriso sulle loro labbra. Ancora una volta non c'era bisogno di parole, il silenzio tra loro era colmato dagli sguardi fugaci...dai sorrisi privi di imbarazzo...dal sordo suono dei loro cuori che ormai battevano all'unisono; chiunque quadrandole da fuori avrebbe pensato ad una fugace cotta adolescenziale...ma si sbagliavano...loro sapevano che c'era molto di più.

Senza che se ne rendessero conto erano arrivate alla scogliera, che ora mai amavano definire "loro". Si sedettero nella stessa posizione di 5 anni prima e solo allora Lena ruppe il silenzio, dando sfogo alla sua curiosità.

"Posso farti una domanda personale?" domandò titubante.

"Si certo...spara." rispose la bionda voltandosi e inchiodando gli occhi in quelli dell'altra.

"Beh...ecco..." cominciò balbettante Lena, ancora ammaliata da quegli occhi così meravigliosamente blu "....da quel poco che ti conosco, mi sei sembrata una persona socievole, solare e così entusiasta per una quantità innumerevole di cose...giusto!?!"

Kara scoppiò a ridere, per poi replicare " Non sbagli...ma era questa la domanda?"

"Si...cioè no..." balbettò ancora la corvina, cercando di rallentare il suo cuore...che al suono della risata della bionda sembrò volerle uscire dal petto "no...la domanda è: come mai una persona così espansiva, come te, se ne stava sola a rimuginare sulla spiaggia, invece che essere a ridere e scherzare circondata dai suoi amici?"

Kara rimase spiazzata da quella domanda, non riuscì ad impedire ad un sorriso di incresparle le labbra...la ragazza, di cui oramai aveva capito di essere innamorata persa, si stava preoccupando per lei?!?! Pregò che la corvina non riuscisse a sentire il battito ormai fuori controllo del suo cuore.

"Beh...se non fosse stato questo giorno, perlomeno mi avresti trovato dentro la casa...ma avrei comunque fatto da tappezzeria..."

"Scusa...se non vuoi parlar-" provò a dire la corvina quando vide l'altra rattristarsi.

"No..." la interruppe dolcemente Kara "nessun problema...è solo che le persone che posso veramente chiamare amici...le conto sulle dita di una mano."

"Posso chiederti come mai? Sempre che non risulti troppo invadente." il tono della corvina era così dolce che il cuore di Kara si stava letteralmente sciogliendo.

"Figurati...beh...a quanto pare il cittadino medio di Midvale, non apprezza molto che suo figlio frequenti la stramba ragazza irlandese, che per qualche assurdo motivo a 17 anni ha deciso di dichiararsi lesbica." concluse la Danvers con un sorriso amaro e gli occhi lucidi.

"Mi dispiace...non volevo toccare un argomento delicato."

"Non preoccuparti...davvero...non devi." sussurrò Kara avvicinandosi impercettibilmente all'altra.

Ormai erano così vicine che poteva sentire il suo respiro solleticarle il volto, quando vide lo sguardo della corvina scivolare per un attimo sulle sue labbra, non ebbe più dubbi...raccolse tutto il coraggio di cui era capace e...e la baciò.

Lena inizialmente rimase immobile, sorpresa dal movimento della bionda, poi pian piano cominciò a rispondere al bacio muovendo timidamente le labbra contro quelle dell'altra. Fu un bacio così dolce...delicato...e impacciato, come solo il primo bacio può essere; sentiva il cuore farle le capriole nel petto, capendo soltanto in quel momento quanto profondamente e ardentemente desiderasse quel contatto da ormai 12 anni. Dopo un tempo che a loro sembrò infinito, si staccarono in cerca di ossigeno, poggiando le fronti l'una contro l'altra.

"Wow." riuscì a sussurrare Lena, ancora ansimante, e poté giurare che l'altra sorrise.

Improvvisamente qualcosa distrusse la bolla in cui si trovavano, una luce...era l'alba.

" O mio Dio! E' tardissimo! Mia sorella mi ucciderà!!" esclamò Kara, alzandosi di scatto.

Vedendo la tristezza invadere quegli occhi smeraldo, che tanto amava, si avvicinò nuovamente alla corvina per abbracciarla dolcemente e lasciarle un altro intenso e veloce bacio sulle labbra.

"Ci rivedremo."

"Si...qui...tra un anno." rispose la corvina con gli occhi chiusi, mentre i loro nasi si sfioravano.

"Ti aspetterò tutto il giorno." disse la bionda prima di sciogliere l'abbraccio.

"Ed io arriverò." rispose l'altra sorridente.

Kara si avviò velocemente verso casa Arias con un sorriso a 32 denti stampato sul volto, avrebbe voluto urlare dalla gioia...avrebbe voluto urlare al mondo che lei, Kara Danvers la sfigata cronica, ora era la persona più felice dell'universo.

Osservò la bionda allontanarsi di corsa sul sentiero ghiaioso, mentre con le dita si sfiorava le labbra ancora impregnate del suo sapore...assolutamente incredula di ciò che era appena successo. Si sentiva così leggera da poter toccare il cielo con un dito, non ricordava da quanto tempo non si sentiva così felice...forse perché non lo era mai stata.

ANGOLO DELL'AUTORE

Bene...bene...il terzo capitolo è finalmente concluso!! Spero di essermi fatta perdonare per l'ultima volta con un capitolo più lungo del solito. Come sempre attendo le vostre opinioni nei commenti...alla prossima!! 

 

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Capitolo 5
*** 13 GIUGNO 2017 (PARTE 1) ***


13 GIUGNO 2017 (PARTE 1)
 

Pensare che non l'ho, sentire che l'ho perduta. Sentire la notte immensa, più immensa senza di lei.

Erano passati 8 maledettissimi anni da quando l'aveva stretta per l'ultima volta tra le sue braccia...da quando aveva sentito per l'ultima volta il sapore delle sue labbra sulle sue, erano passati 7 dannatissimi anni da quando l'aveva aspettata per più di 16 ore in quel luogo che ormai odiava...da quando aveva deciso di odiarla con tutte le sue forze...da quando si era arresa al fatto che non ci sarebbe riuscita nemmeno per un secondo, erano passati 6 interminabili anni da quando aveva deciso di dimenticarla...da quando aveva cercato di reprimere tutti quei ricordi con la sua prima volta...e la seconda...la terza...la quarta, erano passati 5 inesorabili anni da quando si era arresa al fatto che nemmeno tutto il dormitorio femminile di Yale era in grado di cancellare quegli occhi smeraldo dal suo cuore...da quando aveva deciso di andare avanti...di tornare a vivere...o perlomeno provarci.

Eppure nonostante tutti i buoni propositi...nonostante tutti gli anni trascorsi senza di lei...nonostante tutte le esperienze fatte...per Kara quel giorno era ancora così insopportabilmente opprimente e tetro. Quello che però nessuno sapeva, nemmeno Alex, è che da ormai 7 lunghi anni il dolore per la perdita dei suoi genitori era passato in secondo piano...in secondo piano rispetto a lei, rispetto al dolore asfissiante per la sua mancanza. Da quel giorno di 8 anni prima erano cambiate molte cose...e lei con loro: si era laureata in lettere a Yale, ma poi il dovere aveva chiamato...e da un anno gestiva la Stars Industries, l'azienda di costruzione di aero velivoli fondata da suo padre. Ormai la ragazza solare e sempre sorridente non esisteva più, lasciando spazio ad una giovane donna che si può definire in molti modi...ma di certo non felice; faceva un lavoro che non aveva scelto, viveva in una città che non amava...New York, in un appartamento che non la rispecchiava, e come se questo non bastasse...non riusciva ad avere una relazione romantica non nessuno, perché tutte le volte che chiudeva gli occhi vedeva lei.

Ed ora se ne stava lì, in piedi, davanti alla grande finestra nel suo ufficio che dava sul cantiere, fissando gli operai al lavoro con sguardo vuoto...improvvisamente una voce familiare la riscosse dai suoi pensieri.

"Ehi Kara, sei pronta?" chiese J'onn, suo braccio destro, affacciandosi dalla porta socchiusa.

"Ehm...si certo...per cosa già?" domandò imbarazzata la bionda, mentre cercava di ricordare.

"Ti prego...dimmi che non ti sei dimenticata dell'incontro con la L-Corp!"

"Io?!? Dimenticata?!? Pff...ma figuriamoci!" intanto si stava maledicendo mentalmente in tutti i modi possibili.

"Kara?!?"

"Si! Si okay...mi sono dimenticata. L'ho detto...sei contento ora?"

"Contento!? No che non sono contento!" urlò l'uomo sbattendo la porta dietro di sé "Ti avrò parlato almeno un migliaio di volte dell'importanza di questo incontro!! Senza la partnership con la L-Corp non avremo il motore per il nuovo modello di wide-body!! E senza quello possiamo dire addio al contratto con la American Airlines!! Lo sai cosa succede de perdiamo quel contratto...vero?!?"

"Certo!" rispose perentoria Kara, bloccando la sfuriata del direttore "Certo che lo so! Pensi che non sappia che siamo ad un passo dalla bancarotta!?! Pensi che non mi preoccupi per i miei dipendenti!?! Per le loro famiglie!?! Pensi che non mi preoccupi di far sopravvivere il retaggio di mio padre!?! Pensi davvero che sia così insensibile!?!" concluse urlando, con il viso paonazzo dalla rabbia.

"So che cosa avrebbe fatto la Kara che conoscevo. Ma purtroppo per noi è rimasta inghiottita dall'oscurità della vita." disse con tono glaciale "Ora andiamo, non voglio fare tardi." concluse uscendo dalla stanza a passo pesante.

Kara rimase lì, immobile, mentre quelle parole le rimbombavano nella mente. L'uomo che aveva sempre considerato come un padre...l'uomo che l'aveva aiutata quando aveva perso tutto...che si era occupato di quella maledettissima azienda per 12 anni, in modo che lei potesse avere un'infanzia normale...l'uomo che la conosceva meglio di chiunque altro...meglio di sé stessa...era deluso da lei, deluso della persona che era diventata. Con il nodo alla gola e le lacrime che minacciavano di scendere, raccolse alcuni documento per poi uscire il più velocemente possibile da quella stanza così gelidamente silenziosa.

Il rumore dei suoi tacchi sul pavimento del corridoio rompevano il silenzio che era calato tra i suoi dipendenti. Tutti tenevano lo sguardo basso, per paura di incrociare il suo...neanche fosse medusa in persona, nessuno emettere un fiato o anche solo muovere un muscolo in sua presenza...tutti erano terrorizzati da lei...anzi, dal suo cognome...

"Buongiorno Eve!" esordì Lena, mentre si sedeva alla scrivania.

"Buongiorno a lei, Miss Luthor." rispose zelante la segretaria.

"Sai se la riunione delle 10 è arrivata?"

"Si, Miss Luthor, l'aspettano in Sala Riunioni 1."

"Perfetto!" esclamò prima di trangugiare tre dita di whiskey irlandese "Ti prego Eve...non mi giudicare, sono solo un po' nervosa."

"Non mi permetterei mai Miss Luthor." disse con il solito tono pacato "Ma se posso permettermi...perché mai? Perché è così nervosa? In fondo è solo un pesce piccolo."

"Un pesce piccolo che lavorerà per un pesce molto più grosso, American Airlines." rispose la corvina, fissando con lo sguardo il vuoto "E' un modo per ripartire...dopo Lex e le sue follie. Senza contare che sono gli unici che si sono detti disposti a collaborare con noi...quindi come si dice...prendi quello che passa in convento. Giusto?!"

"Giusto, Miss Luthor."

"Bene...ed ora si va in scena!"

Qualche secondo dopo stava varcando la porta della sala riunioni con il solito sguardo fiero, e la maschera da imperturbabile e affabile CEO; prendendo posto al tavolo delle trattative.

"Scusatemi per il ritardo signori. Ma mi devo ancora abituare al traffico di New York!" esclamò Lena, mentre cercava di fare il miglior sorriso di circostanza possibile. Ma qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere fece volatilizzare la sua maschera, lasciandola completamente attonita...lei era lì. Quando i loro occhi si incrociarono vide la mascella dell'altra irrigidirsi, quei meravigliosi occhi blu oceano...non erano più così brillanti, avendo acquistato con gli anni delle tonalità di grigio, anche se poté giurare di avervi rivisto quella luce per un secondo...quelle meravigliose labbra, che sognava ogni notte, non erano increspate in quel magico sorriso che le aveva rubato il cuore...quei capelli biondo sole, legati in un'ordinata treccia, sembravano spenti...sottolineando quel velo di grigia tristezza che sembrava avvolgerla. Nonostante tutto questo...nonostante lo sguardo gelido e pieno di disprezzo che le stava rivolgendo...nonostante il volto segnato dal dolore della vita...per Lena rimaneva sempre la cosa più bella che avesse mai visto.

"Tu..."

 

ANGOLO DELL'AUTORE

Bene...bene...un altro mezzo capitolo è fatto!!! Vi prego non odiatemi troppo...non voglio morire giovane!! La fortuna dell'anonimato è che domani mattina non vi troverò sotto casa mia con dei forconi!😁

Comunque tornando alle cose serie (sempre che ne esistano)...spero veramente che il capitolo vi sia piaciuto. Per me è stato difficile da scrivere, soprattutto distruggere l'immagine perennemente solare e sorridente di Kara...ma era necessario. Vi prego fidatevi di me e non smettete di leggere...il meglio sta arrivando!! Non so quando riuscirò a pubblicare il nuovo capitolo, visto che domani parto...ma farò il prima possibile!!! Alla prossima!!

P.S. chi sa dirmi l'autore della citazione????

 

 

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Capitolo 6
*** 13 GIUGNO 2017 (PARTE 2) ***


13 GIUGNO 2017 (PARTE 2)


"Scusatemi per il ritardo signori. Ma mi devo ancora abituare al traffico di New York!" esclamò Lena, mentre cercava di fare il miglior sorriso di circostanza possibile. Ma qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere fece volatilizzare la sua maschera, lasciandola completamente attonita...lei era lì. Quando i loro occhi si incrociarono vide la mascella dell'altra irrigidirsi, quei meravigliosi occhi blu oceano...non erano più così brillanti, avendo acquistato con gli anni delle tonalità di grigio, anche se poté giurare di avervi rivisto quella luce per un secondo...quelle meravigliose labbra, che sognava ogni notte, non erano increspate in quel magico sorriso che le aveva rubato il cuore...quei capelli biondo sole, legati in un'ordinata treccia, sembravano spenti...sottolineando quel velo di grigia tristezza che sembrava avvolgerla. Nonostante tutto questo...nonostante lo sguardo gelido e pieno di disprezzo che le stava rivolgendo...nonostante il volto segnato dal dolore della vita...per Lena rimaneva sempre la cosa più bella che avesse mai visto.

"Tu..." quelle due semplici lettere uscirono come un sibilo dalle labbra di Kara, arrivando a Lena come una pugnalata al petto. Non era il tono dolce e carico di speranza che aveva popolato i suoi sogni negli ultimi 8 anni...era duro, carico di rancore...rabbia...e tristezza.

Tutti le stavano fissando con sguardo intimorito nel più assoluto silenzio, in attesa che una delle due facesse la prossima mossa. Kara improvvisamente si alzò di scatto dalla sedia, facendola sbattere contro il muro...senza mai distogliere lo sguardo da quei due occhi smeraldo che aveva difronte. Lena non era cambiata molto da come la ricordava...quegli splendidi capelli corvino le ricadevano morbidi sulle spalle...le sue curve erano perfettamente fasciate in un tailleur immancabilmente eleganti...chiunque guardandola vedrebbe l'immagine, perfettamente costruita, di una giovane donna affascinante e realizzata. Ma non Kara...lei riusciva a vedere oltre a quel costume di scena...poteva scorgere dolore e solitudine in quello sguardo smeraldo, non più brillante come un tempo...poteva intravedere le rughe scavare sul suo volto dalle preoccupazioni...poteva scorgere le occhiaie violacee solcate dall'insonnia...eppure Kara riusciva ancora a vederci la ragazzina tanto bella quanto misteriosa di cui si era innamorata perdutamente.

Non seppe quanto tempo ci mise a distogliere lo sguardo, ma quando ci riuscì si schiarì la voce e parlò.

"Vogliate scusarmi signori, ma temo che il nostro incontro si debba concludere qui. Io non faccio accordi con chi non sa mantener fede alla parola data." terminò con un tono così freddo e glaciale da stupirsi lei stessa. Raccolse velocemente le sue cose prima di uscire quasi correndo da quella stanza così insopportabilmente soffocante; ignorando completamente la voce di J'onn che tentava inutilmente di richiamarla.

Quasi due ore dopo Lena si trovava davanti all'ufficio della bionda, con la mano a mezz'aria, senza avere il coraggio di bussare.

*Stai calma. Sono solo affari.* continuava a ripetersi nei suoi pensieri, senza troppa convinzione, fino a quando non raccolse abbastanza coraggio da colpire con decisione la porta davanti a lei.

"Avanti!" quel tono glaciale e freddo le fece gelare il sangue nelle vene, ma riuscì comunque ad entrare e chiudersi la porta alle spalle.

Kara era in piedi, voltata verso la finestra, fissando il vuoto che aveva difronte annegando nei suoi pensieri e nel suo dolore.

"Ti avverto J'onn..." cominciò a dire senza voltarsi "se sei venuto qui a riprendere il discorso di stamattina...ti conviene tornare da dove sei venuto o giuro che ti licenzio."

"Kara." il suo tono normalmente così calmo e rassicurante era leggermente incrinato, quasi avesse paura della sua reazione. Ma a Kara non interessava...aveva atteso così tanto quel momento...quello in cui avrebbe sentito il suo nome uscire da quelle labbra perfette, che il cuore minacciava di esploderle nel petto. Avrebbe solo voluto mollare le sue posizioni...lasciarsi andare e correre da lei...lasciarsi stringere in uno di quegli abbracci che sanno di casa...sprofondare nel suo dolce profumo...annegare nel suo sguardo magnetico...baciare con tutta la passione di cui era capace quelle labbra carnose...ma non fece nulla di tutto questo, si limitò a voltarsi con sguardo vuoto e un sorriso amaro stampato sul volto.

"Bene...ti ci sono voluti appena 20 anni per scoprirlo. Complimenti." commentò sarcastica.

"Non sono venuta per litigare."

"Ah no?!? E per cosa allora?!?"

"Per proporti un accordo." una risata amara scaturì dalle labbra della bionda.

"Fammi capire bene...dopo quello che è successo...dopo un giorno intero ad aspettarti seduta su uno stramaledettissimo masso...tu arrivi qui e vuoi che mi fidi ancora di te?!? Che creda ancora una volta alle tue promesse?!?"

"No." la voce di Lena era sicura, e il suo sguardo era incatenato con determinazione a quello della bionda "Non voglio e non pretendo niente. Ti chiedo solamente di mettere da parte l'odio e il disgusto che provi per me e fare ciò che è meglio per la tua compagnia. Per le nostre compagnie. Solo affari...nulla di più." 

"Quali sarebbero i termini dell'accordo?"

"Il trenta percento del contratto con la American Airlines. Se accetterai, da lunedì io e la mia equipe cominceremo a lavorare qui alla Stars. Cercheremo di adattare un nostro modello di motore elettrico per auto al vostro aereo. Affare fatto?" domandò la corvina porgendole la mano.

"Affare fatto." rispose Kara prima di afferrare la sua mano senza esitazioni. Rimasero qualche istante a fissarsi negli occhi...con le menti che vagavano nei ricordi che quel contatto aveva appena risvegliato...un brivido percorse simultaneamente le loro schiene...e i cuori cominciarono a martellare implacabili nei loro petti. Quando riuscirono a destarsi dai loro pensieri, sciolsero velocemente il contatto tra le loro mani...come se si fossero scottate. Lena si avviò lentamente verso la porta, ma prima di girare la maniglia si bloccò un istante.

"Non ti chiederò mai di perdonarmi per quello che ho fatto..." cominciò la Luthor ancora di spalle "né ti chiederò di ricostruire quello che io stessa ho distrutto. Ma se un giorno dovesse succedere, se davvero riuscissi a perdonarmi di tutto cuore...allora vieni da me, perché sarò lì ad aspettarti. Potremmo diventare ottime amiche se solo tu ci dessi un'occasione." detto questo uscì dalla stanza senza voltarsi...nessuna delle due si accorse che il volto dell'altra era ormai una maschera di lacrime.

Lei non l'amava...o forse non l'aveva mai fatto. Kara sapeva che logicamente non si doveva stupire delle parole della corvina...in fondo lei stessa aveva deciso, da molto tempo ormai, di dimenticare...di andare avanti e reprimere tutti quei sentimenti nel cassetto più remoto della sua mente. Allora perché sentiva l'animo lacerato da migliaia di lame? Perché sentiva ogni lacrima sfuggita al suo controllo come fuoco sulla pelle? Perché sentiva quelle parole che le rimbombavano dolorosamente in testa così dannatamente sbagliate?

Da ormai mezz'ora Lena era chiusa nel suo ufficio, con la schiena contro la porta e il corpo scosso dagli spasmi del pianto disperato che non riusciva a placare. Era abituata a mentire...ma non in quel modo...non a lei. Come avrebbe fatto a nasconderle tutti quei sentimenti? Come avrebbe fatto a incrociare quella distesa di blu tutti i giorni e non annegarci dentro? Come avrebbe fatto a starle vicino senza poter baciare quelle labbra che sognava ormai tutte le notti? Come avrebbe fatto a farsi bastare la sua amicizia?

Kara era ancora immobile, persa nello sconforto di quel dolore inaspettato, quando J'onn entrò titubante nel suo ufficio con un fascicolo in mano.

"Prima che tu dica qualunque cosa...vengo in pace." disse l'uomo anticipando una qualunque reazione da parte della bionda "Mi dispiace per stamattina, ho detto cose che non pensavo e che non meritavi di sentire. Scusami. Comunque sono passato solo per lasciarti questo." terminò poggiando il fascicolo sulla sua scrivania.

"Che cos'è?"

"Il fascicolo su Lena Luthor." rispose attirando l'attenzione di Kara.

"Hai indagato su di lei?" domandò cercando di mantenere il suo tono distaccato.

"Lo faccio sempre prima di accettare un contratto. Lì c'è tutto quello che c'è da sapere su di lei."

"Perché? Perché me lo stai dando?"

"Magari così riuscirai a fidarti abbastanza da accettare quel contratto."

"J'onn." lo richiamò la bionda quando era ormai sull'uscio "Ho già accettato."

"Perché?"

"Perché stamattina avevi ragione. Ci sono 1239 persone e le loro famiglie che contano su di me...ed io non posso permettermi il lusso di deluderle."

"Qualunque cosa sia successa tra di voi in passato...lei sembra davvero una brava persona." disse J'onn prima di rivolgerle uno sguardo orgoglioso.

Appena la porta si chiuse alle spalle del suo mentore, Kara si abbandonò stremata sulla sedia. Quel giorno aveva preso la scelta più giusta e saggia degli ultimi anni, eppure sentiva di voler fuggire il più lontano possibile da tutto quello...dalle responsabilità...dai giudizi di J'onn...e soprattutto da quello guardo smeraldo che sembrava leggergli l'animo. Chiuse gli occhi e abbandonò la testa all'indietro, pregando che tutto quello non fosse altro che un sogno...anzi un terribile incubo. Ma purtroppo per lei era tutto reale...non era altro che l'ennesimo tiro mancino che il destino aveva riservato per lei.

 

ANGOLO DELL'AUTORE

Bene...bene ecco la seconda metà del capitolo. Forse vi sto abituando troppo bene con tutti questi aggiornamenti...ma non temete per il prossimo capitolo dovrete patire un po'!! Scherzi a parte...cercherò di non farvi attendere troppo...nel frattempo...che cosa ne pensate di questo capitolo??? Fatemi sapere nei commenti...alla prossima!!!😉

 

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Capitolo 7
*** 13 DICEMBRE 2017 ***


13 DICEMBRE 2017

CAPITANO A VOLTE INCONTRI CON PERSONE A NOI ASSOLUTAMENTE ESTRANEE, PER LE QUALI PROVANO INTERESSE FIN DAL PRIMO SGUARDO, ALL'IMPROVVISO, IN MANIERA INASPETTATA, PRIMA CHE UNA SOLA PAROLA VENGA PRONUNCIATA.

E' vero che un solo sguardo può cambiarti la vita...che in un solo secondo tutte le tue certezze possono crollare come un castello di carte...che in un solo istante può nascere un sentimento così forte da stravolgere il tuo mondo. E poi? E se questo amore comincia a lacerarti anima e corpo? Puoi decidere di smettere di amare? Puoi decidere di ignorarlo? No...hai solo una possibilità...viverlo...viverlo con tutto te stesso.

In tutti i dubbi e le incertezze che attanagliavano la mente di Kara, questa era la sua unica certezza. Non avrebbe mai smesso di amarla, e non poteva ignorarlo...ci aveva provato, Dio solo sa quanto ci avesse provato...eppure era bastato stare qualche minuto nella stessa stanza e tutti quei sentimenti, così faticosamente sepolti, erano tornati prepotentemente a galla...come se non si fossero mai separate.

Kara, seduta nel suo ufficio con lo sguardo fisso su quel maledettissimo fascicolo, fu colta da un'improvvisa consapevolezza...doveva parlarle...non poteva più rimandare. Ora che conosceva la verità non poteva lasciare tutte quelle cose non dette...aveva bisogno di sapere. Non voleva svegliarsi per i prossimi 60 anni della sua vita rimpiangendo di non aver agito...non voleva guardarsi allo specchio e avere i conati di vomito per la persona che era diventata...non voleva reprimere i suoi sentimenti una seconda volta...voleva viverli.

Erano le otto di sera passate...tutti erano già andati via, quando per l'ennesima volta la scritta 'SIMULAZIONE FALLITA' apparve sul monitor di Lena. La corvina era stanca...stanca di fallire...stanca di quel senso di inadeguatezza che la perseguitava...stanca della mancanza di quel sorriso capace di illuminarle l'animo...stanca di non poter annegare in quel blu oceano che tanto amava. Prima che se ne rendesse conto, scaraventò via la tastiera...che finì a pochi centimetri dal viso della bionda, che in quel momento stava entrando in laboratorio con in mano due caffè fumanti.

"Ehi Luthor...se vuoi uccidermi posso suggeriti un paio di modi che non comprendono la distruzione dei miei computer." esordì sarcastica porgendole uno dei bicchieri, facendo increspare le labbra della corvina in un mezzo sorriso.

"Mi hai portato il caffè e hai appena fatto una battuta...a cosa devo tutto questo?!? Apocalisse nucleare o invasione aliena?!?" ribatté Lena sorseggiando il cappuccino bollente.

"Ah...ah...ah...davvero simpatica." disse Kara, sfoggiando la sua miglior faccia da finta offesa "In realtà è tutto merito di questo." terminò appoggiandole davanti il suo fascicolo, che prontamente cominciò a sfogliare con avidità.

"Ma che diavolo...hai indagato su di me?!" domandò con un tono che lasciava trasparire tutta la sua rabbia crescente.

"No..." rispose la bionda con un'alzata di spalle "diciamo che J'onn ha qualche problema di fiducia...credo sia colpa degli anni nell'esercito" aggiunse ironica, cercando di stemperare la tensione che si era creata "Di solito li tiene per sé...ma in questo caso ha deciso di usarlo come ultimo disperato tentativo per convincermi ad accettare. Senza sapere che lo avevi battuto sul tempo." terminò prendendo un sorso di caffè.

"Da...da quanto ce l'hai?" domandò Lena cercando di capire quanto sapesse della verità.

"Sei mesi."

"E lo hai...lo hai letto?"

"Si...stamattina."

"Quindi..."

"Quindi so che sei nata il 9 dicembre del 1991...auguri a proposito...e che il 13 giugno 2010 è morto tuo padre." i loro sguardi si incrociarono...inumiditi dalle emozioni represse...dalle parole non dette...il momento che entrambe avevano tanto temuto era arrivato...era il momento della verità.

"Mi dispiace...avrei voluto spiegarti io..." la voce di Lena tremava come quel giorno sei mesi prima.

"Non mi interessa Lena." il cuore della corvina ebbe un sussulto, per la prima volta Kara l'aveva chiamata per nome. Il cuore cominciò a batterle all'impazzata...le gambe divennero molli...una lacrima sfuggita al suo controllo le rigò il volto...e una scintilla di speranza si accese nel suo petto. Lo sguardo della bionda si addolcì, quasi fosse riuscita a leggergli dentro.

"Davvero Lena...non mi interessa. Capisco le tue ragioni...conosco il valore della famiglia. Ma quello che non capisco...quello su cui mi sto dannando l'anima da stamattina è...perché diavolo non mi hai cercata?!? Se davvero non è stata una tua scelta...se quello che c'era stato contava qualcosa per te...perché non ci hai provato?!? Cavoli Lena non era difficile!! Ci saranno si e no 1000 abitanti a Midvale!! Bastava una telefonata a Sam!! Contavo davvero così poco...contavamo davvero così poco per te?!?" le lacrime che la bionda aveva faticosamente trattenuto fino a quel momento ora rigavano impietose il suo volto.

"No. Prima di aggiungere un'altra parola lasciami spiegare." disse perentoria la corvina, bloccando la sfuriata della bionda "Quel giorno stavo venendo da te...poi mio padre si presentò a Boston per parlare del mio rendimento...secondo lui insoddisfacente." un lieve sorriso amaro le comparve sulle labbra "Cominciammo a litigare...e senza neanche rendermene conto feci coming out...e dire che lui la prese male è l'eufemismo del secolo. Cominciò a urlare, a rivolgermi qualunque insulto gli passasse per la testa...ad un certo punto si zittì e si accasciò a terra...morì di infarto davanti ai miei occhi, senza che riuscissi a fare assolutamente nulla per aiutarlo." gli occhi erano lucidi e la voce incrinata dalle lacrime trattenute "Il giorno dopo chiamai Sam, effettivamente non fu difficile farle capire chi cercassi, mi disse che ti chiamavi Kara e frequentavi Yale...nulla di più. Subito però non ho avuto la forza di venirti a cercare, avevo paura...paura che mi avresti respinta...paura della tua rabbia...del tuo odio, ma poi mi sono decisa e sono venuta al Campus."

"Quando?!?"

"Il 13 giugno 2011"

"Il nostro giorno..."

"Già...volevo farti una sorpresa e invece l'hai fatta tu a me." aggiunse Lena scoppiando in una risata amara.

"Ma si può sapere di che diavolo stai parlando?!?" domandò frustrata Kara.

"Ti ho vista." rispose la corvina piantando lo sguardo in quella distesa di blu "Ti ho vista mentre abbracciavi un'altra ragazza...ricordo che era bionda e portava una chitarra in spalla. Sembravi felice...lì...con lei e così sono scappata." Kara non riuscì più a trattenersi, scoppiando in una risata incontrollata "Si può sapere cosa ci trovi di così tanto divertente?!?"

"Scusa...scusa..." rispose la bionda mentre cercava di ricomporsi, con scarsi risultati "è che è tutto così surreale...sembra di essere in una di quelle commedie romantiche di serie b. Allora...andiamo con ordine. Primo...se ti fossi presa la briga di avvicinarti, avresti visto che non ero affatto così felice come sostieni...avevo pianto...avevo pianto per ore. Le avevo raccontato tutto...le avevo raccontato di noi, per la prima e ultima volta nella mia vita mi ero sfogata con qualcuno." Lena abbassò lo sguardo per un secondo...faceva male sentire quanto dolore le aveva causato "Secondo...la 'bionda con la chitarra' era Clarke, la mia migliore amica nonché compagna di stanza. E giusto per non lasciare spazio ad altri equivoci...la chitarra non serviva per serenate al chiaro di luna...ma avevamo formato un duo, ci esibivamo nel pub vicino al Campus quasi tutte le sere. Ora capisci cosa ci trovassi di tanto divertente?!?"

"Quindi voi due non avete mai..."

"Oh cielo...no!!" esclamò la bionda scoppiando nuovamente a ridere "E poi chi la sentiva Lexa...mi avrebbe sgozzato del giro di 10 secondi!!"

"Lexa?" domandò confusa la corvina.

"Si Lexa...ovvero Alexandra Woods. Campionessa nazionale di Ju jitsu nonché all'epoca fidanzata e ora moglie di Clarke."

"Che stupida...se solo..." sussurrò Lena paonazza di vergogna.

"Già...ma come si dice...'con i se e con i ma, la storia non si fa'. Penso sia arrivato il momento di passare oltre." al suono di quelle parole, entrambe si sentirono morire dentro.

"Hai ragione." ora mai nessuna delle due aveva la forza di alzare lo sguardo.

"Ascolta..." esclamò la bionda improvvisamente "tra un paio di mesi verranno in città per una gara di Lexa...e naturalmente andremo a cena insieme. Perché non vieni con noi?"

"Non so se sia il caso...avrete tante cose di cui parlare..."

"Sciocchezze...è perfetto!" rispose Kara sempre più entusiasta della sua idea "E'il modo giusto per chiudere definitivamente questo capitolo e voltare pagina, come amiche. Affare fatto?"

"Affare fatto." rispose Lena, ridendo a quello che ormai sembrava essere diventato il loro rito. Kara era ormai sulla porta quando si girò nuovamente verso di lei.

"Sai una cosa Luthor..."

"Cosa?"

"Credo che questo sia l'inizio di una bella amicizia." detto questo le fece l'occhiolino e uscì ridendo della sua stessa battuta.

Come si fa a non amarla? Come si fa a non perdersi nella sua risata? Come si fa a non annegare nel suo sguardo? E' impossibile...di questo Lena era assolutamente certa. In qualunque vita...realtà...mondo o universo...lei l'avrebbe amata con tutta sé stessa.

 

ANGOLO DELL'AUTORE

Bene...bene anche questo capitolo è andato!! Devo ammettere che scriverlo è stato più facile di quanto mi aspettassi...ma voi cosa ne pensate??? Come, spero, molti di voi hanno già capitolo è in arrivo un capitolo cross over con le intramontabili Clexa!!! Quindi...STAY TUNED!!! Come sempre vi prego di lasciare un commento e...alla prossima!!!

P.S. oggi doppia citazione in grassetto...vediamo che indovina!!!

 

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Capitolo 8
*** 13 GENNAIO 2018 (PARTE 1) ***


13 GENNAIO 2018 (PARTE 1)

I tre grandi elementi essenziali alla felicità in questa vita sono qualcosa da fare, qualcosa da amare e qualcosa da sperare.

Se la vita fosse un tavolo da poker, Lena in questo momento si sentiva come se in mano avesse una scala reale...così vicina alla vittoria, così vicina alla felicità più vera e sincera...eppure con ancora così tante variabili e incognite che potrebbe vedere tutto scivolargli via tra le dita, senza poter fare assolutamente nulla per impedirlo...era impotente davanti al proprio destino.

Era passato ormai un mese da quando l'amore della sua vita le aveva dato una seconda possibilità, anche se soltanto come amica...ma questo era molto di più di quanto avesse sperato negli ultimi anni. Tutte le mattine poteva darle il buongiorno e annegare in quell'oceano cristallino...poteva abbracciarla perdendosi nel suo profumo vanigliato...poteva chiacchierarci per ore all'unico scopo di scatenare le sue risate, che rimbombavano per ore come una dolce melodia nella sua testa...poteva osservarla e amare ogni giorno di più ogni suo singolo dettaglio. Ogni giorno...ogni ora...ogni minuto...ogni singolo secondo con lei erano per Lena il dono più bello e prezioso che la vita potesse dargli, si sentiva così maledettamente egoista a sperare in qualcosa di più...a sperare che prima ho poi Kara decidesse di tornare da lei...decidesse di farsi amare da lei...che un giorno le corresse in contro, e invece di abbracciarla come al solito, la baciasse cercando di trasmetterle tutto l'amore di questo mondo. Eppure non poteva fare a meno di sperare, se ci avesse rinunciato...se avesse represso tutto ancora una volta, allora tutta la sua felicità si sarebbe sgretolata come un castello di sabbia tra le sue mani.

Un raggio, di pallida luce invernale, filtrò attraverso le pesanti tende porpora andando a colpire il volto diafano della corvina, sottraendola alle braccia di morfeo. Immediatamente si formò un sorriso sulle sue labbra, al pensiero della giornata che l'attendeva: era Sabato e di conseguenza avrebbe passato tutta la giornata in giro per Manhattan con la sua bionda preferita. Non avrebbero fatto nulla di speciale...colazione nel solito bar sulla Fifth Avenue...le solite chiacchierate tra amiche...e il solito giro shopping, che la Danvers si sarebbe risparmiata volentieri. Ma quel Sabato sarebbe stato diverso, infatti Kara l'aveva invitata alla Serata giochi...avrebbe conosciuto finalmente i suoi amici e sarebbe entrata ufficialmente a far parte della vita di Kara Danvers...al solo pensiero della giornata che l'aspettava sentiva il cuore esploderle dalla gioia.

La vibrazione del suo cellulare sul comodino la riscosse dai suoi pensieri.

"Pronto?" rispose con la voce impastata dal sonno e gli occhi chiusi.

"Sveglia Luthor!" la voce energica della bionda la colse alla sprovvista, facendola sussultare leggermente.

"Ehi Kara...ma che ore sono?"

"Quasi le 8...ma sai come si dice 'il mattino ha l'oro in bocca'!" a quelle parole Lena si lasciò cadere sbuffando sul cuscino.

"Kara! Mi spieghi cosa ti ho fatto di male!?!"

"Smettila di lamentarti Luthor! Comunque volevo solo avvisarti che con mio sommo dispiacere dobbiamo rimandare la nostra giornata shopping. Un'emergenza famigliare richiede un mio tempestivo intervento." disse con tono ironico la bionda, assolutamente inconsapevole della lacrima solitaria che ora stava rigando il volto della corvina "Ehi Luthor...sei ancora lì?"

"Si...si certo." rispose con voce incrinata, mentre tentava disperatamente di reprimere quell'ondata di disperata tristezza che la stava ineluttabilmente avvolgendo "Spero...si sistemi tutto per il meglio."

"Grazie...comunque ci vediamo stasera."

"Stasera?"

"Si...per la serata giochi."

"Oh si certo...la serata giochi. Allora a stasera Kara."

"A stasera Luthor." rispose la Danvers prima di chiudere la chiamata.

Lena rimase lì, immobile, seduta sul letto incapace di scostare dall'orecchio il cellulare, ormai silenzioso. Mentre il cuore incapace di sostenere la morsa della tristezza che la stava avvolgendo, cominciò a dolerle come se si stesse spaccando in due...mentre le lacrime, trattenute troppo a lungo, ora sgorgavano implacabili dai suoi occhi smeraldo. Faceva male...quel distacco che traspariva dal tono della bionda faceva male...quell'ostinazione nel chiamarla per cognome faceva male...quella sensazione di non valere nulla ai suoi occhi faceva male...l'idea di dover passare la giornata da sola faceva male. Nella sua testa continuava a ripetersi che non aveva nessun diritto di star male...infondo erano soltanto amiche, ma questo non impediva al suo cuore di sanguinare...non impediva a lacrime amare si rigare il suo volto.

Terminata la telefonata, Kara, emise un lungo sospiro. Avrebbe dovuto essere felice...anche questa volta era riuscita a sembrare indifferente...distaccata...ma per quanto ancora ci sarebbe riuscita? Per quanto ancora sarebbe riuscita a ignorare tutti quei sentimenti repressi? Per quanto ancora sarebbe riuscita a resistere alla tentazione di stringerla amorevolmente tra le sue braccia? Di baciarla appassionatamente? Per quanto ancora sarebbe riuscita a fingere con lei? Per quanto ancora sarebbe riuscita a convincersi che quell'amicizia era abbastanza per lei?

"Terra chiama Kara. Rispondete?!?" una voce alle sue spalle la riscosse dal flusso interminabile dei suoi pensieri.

"Oh...si scusa Alex. Ero sovrappensiero."

"Ho notato." rispose la rossa fissandola con sguardo indagatore "Chi è la fortunata?"

"Cosa?"

"Come 'cosa'?!? Avanti Kara...ti conosco. Lo sai che non puoi nascondermi niente. Comunque lo vedrebbe anche un cieco che sei in versione 'Kara fall in love'! L'ultima volta che ti ho visto così eri ancora un'adolescente frustrata che vestiva da badass!"

"E' complicato" rispose la bionda distogliendo lo sguardo dalla sorella.

"Si complicato...continua pure a prenderti in giro. Puoi quando sarei una zitella triste e sola non venirti a lamentare!"

"Lascia stare non puoi capire. Comunque non mi sono mai vestita da badass!" replicò Kara scatenando le risate della rossa.

"Ma sei hai girato per tutti gli anni delle superiori in pantaloni cargo e anfibi! Ti mancava solo una t-shirt con scritto 'lesbica' sopra e avevamo completato il quadretto."

"Almeno io coming out l'avevo fatto. Non come te che hai aspettato di essere fidanzata per farlo!"

"Ad ognuno i suoi tempi sorella! Comunque se devo dirla tutta ti preferivo in versione 'badass', piuttosto che questa 'cardigan e toni pastello'...sembri la Regina d'Inghilterra!"

"Ehi! Piantala! Non dirmi che mi hai tirato giù dal letto alle 7 del Sabato mattina solo per insultare il mio guardaroba!?!" domandò Kara fulminano la sorella con lo guardo.

"Tranquilla...insulti terminati. Comunque io e Maggie abbiamo litigato."

"Oh mi dispiace...è una cosa seria?"

"Non lo so. Non siamo d'accordo su un dettaglio importante delle nozze..." Alex fece un respiro profondo prima di continuare "...gruppo o Dj?"

"Tutto qui?"

"Si"

"Sarebbe questa la grande emergenza per cui dovevo liberarmi tutta la giornata?!?" esclamò Kara tra l'esasperato e il divertito.

"Questo e poi volevo passare un po' di tempo da sola con la mia sorellina! Ultimamente non ci vediamo mai...sei sempre al lavoro o con la tua nuova misteriosa fiamma!" la bionda sorrise nel sentire l'appellativo appena usato dalla sorella...si potevano dire tante cose su lei e Lena tranne che fosse una cosa recente.

"Va bene. Per questa volta ti perdono." rispose afferrando il cappotto e le chiavi di casa prima di uscire "E per la cronaca...non ho nessuna nuova fiamma!"

"Se lo dici tu." disse la sorella con un'alzata di spalle.

"Alex!"

"Okay...mi arrendo." disse Alex alzando le mani in segno di resa, scoppiando poi a ridere trascinando la sorella con sé.

Erano ormai le 10 quando il suono dei suoi tacchi cominciò a riecheggiare per i corridoi della L-Corp. Dopo la telefonata con la bionda aveva bisogno di tenersi occupata per non pensare...per non sprofondare nuovamente nell'oblio in cui aveva vissuto negli ultimi anni...per non farsi di nuovo avvolgere da dubbi e insicurezze.

"Ehi Luthor...qual buon vento?"

"Perché ho bisogno di un motivo per venire nel mio ufficio?!?"

"Che umorino...scesa dal letto col tacco sbagliato?" domandò sarcastica il vice della CEO.

"Scusa Sam. E' una giornata no." rispose la Luthor accasciandosi sul divanetto di fronde all'amica "Kara ha cancellato il nostro appuntamento di stamattina."

"Attenzione...allarme problemi in Paradiso!" esclamò Sam sghignazzando divertita.

"Ahh lo sapevo! Non dovevo raccontarti tutta la storia!"

"Allora avresti dovuto anche strapparmi gli occhi...si vede da lontano un miglio che sei cotta persa!" ribatté prontamente la bruna, riabbassando lo sguardo sul proprio monitor.

"Attenta Arias...stai rischiando il posto."

"Si come no! Poi dove lo trovi un vice bravo come me!" esclamò facendo facendo ridere la corvina "Tu piuttosto...invece di stare stravaccata su quel divanetto a deprimenti e fare minacce vuote, perché non vai a farti un giro per Manhattan? Kara ti avrà anche dato buca, ma la Fifth Avenue no."

"Okay. Ma solo perché non sopporto più le tue battutine!" rispose Lena, ricevendo una linguaccia dall'amica "A stasera Sam."

"Stasera?"

"La serata giochi...ricordi?!?"

"Quindi Kara ti ha invitato alla serata giochi?!? E me lo dici così?!?" esclamò Sam, alzando di scatto il volto dallo schermo su cui stava fingendo di lavorare "Oddio...hai già comprato l'abito bianco?!?" terminò tra le risate.

"Ma quanto sei scema!" disse la Luthor sconsolata, prima di uscire definitivamente dall'ufficio.

"Ti voglio bene anch'io!" le urlò dietro la bruna.
Era da quasi un'ora che girovagava per i negozi del Upper East Side senza il solito entusiasmo, le mancava Kara...le mancavano le sue inutili arringhe per convincerla ad optare per un museo...le mancava il rumore del suo passo trascinato unito a continui sbuffi...le mancava il suono della sua eccitazione fanciullesca quando scorgeva una libreria tra le centinaia di boutique...le mancava il modo il modo in cui la guardava mentre si provava qualcosa...le mancava il modo in cui la sua presenza riusciva a scaldarle il cuore...le mancava tutto di lei...ogni singolo, e per chiunque a parte lei, insignificante particolare. 

Ad un certo punto si ritrovò a passare, non del tutto inconsciamente, di fronte a casa della bionda. Lanciandogli uno sguardo malinconico notò qualcosa che la fece istantaneamente paralizzare, gelandole il sangue nelle vene. Kara stava camminando verso il portone d'ingresso, tenendo per mano una ragazza dai capelli rossi...mentre con l'altra reggeva un'abito da sposa! Lena sentì il suo cuore sgretolarsi in mille pezzi e le lacrime scendergli brucianti sul volto. Provò a dirsi che non era quello che sembrava...a dirsi che ci doveva essere una spiegazione logica che non la facesse sembrare una perfetta idiota...a dirsi che non si doveva fidare delle apparenze nonostante quello che le diceva il suo cuore in frantumi...a dirsi che doveva andare da lei e chiarire invece di scappare un'altra volta. Ma non ce la fece, così come tanti anni prima raccolse i cocci del proprio amore fatto a brandelli e scappò a gambe levate da tutto quel dolore così insopportabilmente logorante. Con tutta probabilità avrebbe pagato a caro prezzo quella scelta, ma al momento non le interessava, si sentiva così ingenua...sciocca...arrabbiata...umiliata che se in quel momento fosse morta ne avrebbe tratto sollievo.

 

ANGOLO DELL'AUTORE

Bene...bene baldi giovani!! Scusate per il silenzio radio in queste ultime settimane...ma ecco a voi il nuovo mezzo capitolo!! Che ne dite?? Prendetelo come un mio personale regalo di inizio anno!! Come sempre fatemi sapere le vostre impressioni nei commenti e...alla prossima!!!

P.S. OGGI LA CITAZIONE E' DIFFICILE...VEDIAMO CHI INDOVINA 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** 13 GENNAIO 2018 (PARTE 2) ***


13 GENNAIO 2018 (PARTE 2)
 

I giochi di società erano ordinatamente impilati sul tavolino in legno al centro del salotto... il secchio del ghiaccio, accanto al divano, era colmo di birre, che sicuramente Alex avrebbe apprezzato... sul tavolo da pranzo erano esposti una quantità inimmaginabile di junk food, praticamente tutto quello che era riuscita a trovare...per finire un numero spropositato di festoni colorati rallegravano l'atmosfera del loft. Kara stava osservando con orgoglio il frutto del lavoro delle ultime ore, inevitabilmente i suoi pensieri andarono alla giornata appena trascorsa...era stato bello passare del tempo con sua sorella, andare a ritirare insieme l'abito da sposa a da damigella...ma allo stesso tempo le era mancata Lena. Le era mancato il suo sguardo di disapprovazione difronte alle sue proteste anti-shopping, le era mancato vederla camminare davanti a sé a testa alta e passo deciso, come se Manhattan le appartenesse, le era mancato veder comparire quel timido sorriso sul suo volto di fronte al suo sguardo, tutt'altro che disinteressato, quando provava qualche abito nuovo...ma forse la cosa più dolorosa di tutte non era stata l'assenza della corvina ma il fatto di non poterne parlare con la sorella. Non era che si vergognasse di Lena o non si fidasse di Alex...piuttosto non era certa che l'agente Danvers del FBI potesse capire. Sua sorella era la persona più buona e comprensiva del mondo, ma di tanto in tanto faceva fatica a fidarsi delle persone...soprattutto se erano figlie e sorelle di mafiosi e facevano di cognome Luthor...quindi non poteva semplicemente parlargli di lei, doveva fargliela conoscere...doveva farle vedere con i propri occhi quale meravigliosa persona fosse Lena.

Qualcuno bussò insistentemente alla porta, ridestandola improvvisamente dai suoi pensieri, Kara aprì senza neanche controllare chi fosse.

"Consegna tre pizze giganti per la Piccola Danvers!!" urlò la latina sull'uscio della porta.

"Buona sera anche a te Maggie." rispose la bionda prima di scostarsi per far entrare la mora seguita a ruota da Alex.

"Scusala...è sovreccitata perché le ho concesso la musica dal vivo al rinfresco..." disse la rossa alzando gli occhi al cielo sconsolata, beccandosi un'occhiataccia dalla compagna.

"Allora Maggie..." esordì Kara sbirciando nei cartoni delle pizze " tutto pronto per il gran giorno?"

"Manca ancora qualche dettaglio da sistemare, ma diciamo che vedo la luce alla fine del tunnel...a tal proposito, volevo dirti che sono veramente felice che le farai da damigella d'onore." poi di fronte allo sguardo perplesso delle due sorelle aggiunse "Almeno questa volta non può scappare con la damigella!" venendo immediatamente colpita al braccio dall'agente "Ahi!!"

"Sawyer quando la smetterai con questa storia?!?" domandò la rossa fulminandola con lo sguardo.

"Quando avrai l'anello al dito...o forse no?" rispose sarcastica la poliziotta, beccandosi un altro pugno sul braccio sotto lo sguardo divertito di Kara.

"Maggie ti devo ricordare che la damigella eri tu?!" disse la bionda cercando di trattenere le risate.

"Eh già! Povero Max...sull'altare sembrava un cucciolo bastonato..." ed ecco l'ennesimo colpo sul braccio "Ahi!! Guarda Danvers che se continui ti arresto per aggressione a pubblico ufficiale!"

"E io invece ti arresto per diffamazione!" rispose Alex con guardo di sfida. Fortunatamente qualcuno bussò alla porta facendo scemare la tensione che si era creata.

"Io vado ad aprire...perché intanto non vi prendete una birra senza arrestarvi possibilmente?!?" disse la bionda cercando di non sganasciarsi dalle risate. Aprendo la porta si trovò davanti gli unici uomini invitati alla serata, J'onn James e Winn.

"Ehi! Ciao ragazzi! Entrate e prendetevi una birra!" esordì entusiasta Kara.

"Ciao Kara...siamo gli ultimi?" domandò Winn, migliore amico di Kara nonché ingegnere capo della Stars.

"No no...tranquillo. Mancano ancora Sam e..."

"E la misteriosa invitata per cui Kara NON ha una cotta." terminò per lei la sorella tra un sorso e l'altro di birra.

"Ehi Piccola Danvers cos'è questa storia?!? Perché io non ne so niente?!?" fortunatamente riuscì a sfuggire all'interrogatorio della mora grazie al bussare di qualcuno alla porta...Sam.

"Ciao a tutti...scusate per il ritardo ma c'è stato un problema con un'acquisizione che non potevo rimandare." disse la Arias prima di lasciarsi cadere sfinita sul divano.

"Non so proprio come tu ci riesca..." commentò Alex porgendole una birra, che immediatamente afferrò.

"A fare cosa? Lavorare il weekend?!?" domandò la mora sarcastica, per poi prendere un lungo sorso di birra.

"No. A lavorare per i Luthor...io non ce la farei."

"Io non lavoro per i Luthor. Io lavoro per Lena!" ribatté acida Sam, mentre James nel tentativo di stemperare la tensione accese lo stereo.

"Appunto! Lavori per una Luthor!" urlò l'agente federale alzandosi di scatto dal divano "Olsen spegni quel dannato aggeggio prima che te lo faccia ingoiare!" azione che il povero fotoreporter eseguì istantaneamente.

"Da quando sei così bigotta Danvers? Diamine! Cosa ti ha fatto l'FBI?!? Il lavaggio del cervello?!?" gridò Sam alzandosi in modo da fronteggiare la rossa.

"Non osare dare la colpa al mio lavoro! Ho passato gli ultimi 5 anni a dare la caccia a Lex Luthor! So di che cosa sono capaci i Luthor! Cose che non immagineresti neanche nel peggiore dei tuoi incubi! E' già difficile accettare che Kara collabori con la L-Corp...ma sono affari e lo capisco. Ma tu! Lavori per lei e la consideri un'amica! Questo va decisamente oltre le mie capacità di comprensione!" terminò quasi ringhiando l'agente, completamente paonazza dalla rabbia e dalla mancanza di ossigeno.

"Se ben ricordo era anche tua amica!" ringhiò in risposta la mora per poi dirigersi frettolosamente all'uscita.

"Ma di che diamine stai parlando Arias?!?"

"Lena è una Luthor solo per metà. Il suo nome completo è Lena Keiran Luthor." rispose Kara, che fino a quel momento era rimasta in disparte a osservare con orrore le sue paure prendere forma davanti a lei, anticipando l'amica.

"Fermi tutti!" esclamò sconvolta Maggie, che per poco non si affogava con un sorso di birra "Volete dirmi che la terza donna più ricca d'America è in realtà la bambina tutta timorosa che prendevo per il culo perché era alta due mele e poco più?!?"

"E' lei." fu poco più di un sussurrò quello che uscì dalle labbra di Alex, ma arrivarono chiare e taglienti alle orecchie della bionda.

"Cosa?!" domandò ancora sconvolta la compagna al suo fianco.

"E' lei la ragazza misteriosa! Non è vero Kara?! Ecco perché non volevi parlarmene! Non è perché non fosse importante! Ma perché sapevi che non avrei approvato! Sapevi che sarei andata su tutte le furie! Sapevi che ti avrei detto di starle alla larga!" la rossa terminò la sua sfuriata a pochi centimetri dal viso della sorella, che ora risultava del tutto inespressivo.

"Sam...parlaci tu. Io ho di meglio da fare." disse Kara prima di voltarsi, afferrare il cappotto e uscire dall'appartamento.

"Kara Zor-El Danvers! Dove credi di andare?!?" le urlò la sorella nella tromba delle scale.

"Da lei!" gridò uscendo di corsa dal palazzo.

Non appena l'aria notturna dell'inverno newyorkese la colpì, rabbrividì stringendosi nell'inutile cappotto autunnale che aveva frettolosamente afferrato. Cercò, con scarso successo, per qualche minuto di fermare un taxi, prima di cedere all'impazienza e cominciare a correre in direzione dell'appartamento della corvina; mentre una miriade di domande cominciavano ad affollare la sua mente. Perché Lena non era venuta? Aveva forse fatto qualcosa di sbagliato? Come avrebbe reagito la Luthor quando l'avrebbe vista? Cosa le avrebbe detto? Quale altra balla si sarebbe dovuta inventare per giustificare la sua presenza lì?

Prima che se ne rendesse conto era già arrivata davanti al palazzo della corvina, e dopo una decina di minuti riuscì a convincere lo zelante, quanto fuori forma, portiere a farla salire. Mentre bussava decisa alla lussuosa porta blindata dal suo attico, sentiva il suore martellarle forte nel petto, le gambe tremanti d'agitazione, un nodo tale alla gola da non riuscire a deglutire e la vibrante consapevolezza che quel momento avrebbe potuto cambiare ineluttabilmente la sua vita.

Lena era stesa sul divano bianco di pelle sotto una pregiata coperta di alpaca, che costava quanto il salario di un impiegato medio, sorseggiando un abbondante bicchiere di vino rosso, mentre il suoi occhi pesti e incrostati di pianto erano persi nel vuoto, non riusciva a pensare a nulla...non un solo pensiero logico riusciva a formarsi nella sua mente. Le ci volle almeno un minuto per realizzare che quei fastidiosi rumori di sottofondo era in realtà qualcuno che bussava alla sua porta, le ci volle un altro minuto per alzarsi dal suo deprimente giaciglio ed andare al aprire la porta. Pensava di conoscere l'identità dell'ospite inatteso, così senza controllare chi realmente fosse cominciò la sua arringa difensiva.

"Ascolta Sam prima che...Kara?!?" esclamò sbarrando gli occhi "Che ci fai qui?"

"Come che ci faccio qui?!? Che ci fai tu?!?" esclamò di rimando l'altra, entrando senza troppe cerimonie nell'appartamento della corvina "Dovevi essere a casa mia due ore e mezza fa! Era preoccupata!"

"Non devi sto bene." rispose con voce monotono Lena, prima di depositarsi nuovamente sul divano.

"Questo è tutto quello che hai da dire?!? Sto bene?!? Se non ti andava di venire potevi perlomeno prenderti il disturbo di avvisarmi!"

"Visto che tu non lo hai fatto con me, non ne vedevo la necessità" replicò con voce apatica e guardo perso nel vuoto.

"Ma di che diavolo stai parlando?!?" nessuna risposta "Diamine! Parla Luthor!" sbottò Kara esasperata dal comportamento dell'altra. Aveva superato il limite, aveva perso il controllo ed ora avrebbe fatto o detto cose di cui si sarebbe sicuramente pentita...ma ormai era troppo tardi.

"Oggi sono passata sotto casa tua per caso. Ti ho vista."

"E allora?!? O mi spieghi la ragione di questo tuo comportamento infantile oppure esco da quella porta e giuro su Dio che sparisco dalla tua vita!" a quelle parole Lena si alzò di scatto dal divano fronteggiandola.

"Fallo! Avanti! Esci pure dalla mia vita! Tanto lo so! Ti ho visto con quella rossa! Soprattutto ho visto il vestito!" Kara cominciò a realizzare cosa fosse successo, provò a replicare ma la corvina fu più veloce di lei "Non provare a mentirmi! So che cosa ho visto! So riconoscere un vestito da sposa!"

"No! Tu non sai che cosa hai visto! Sei la solita idiota! Era Alex! La 'rossa' era mia sorella Alex che tra due mesi si sposa!" Kara esplose tremante di frustrazione "Non ci posso credere! Siamo allo stesso punto di 7 anni fa! Tu vedi quello vuoi vedere! Poi ti fai i tuoi film mentali del cavolo e scappi! Scappi perché hai paura di soffrire! Scappi e condizioni la vita di tutti!"

"E invece tu?!? Miss il passato è passato?!? Miss voltiamo pagina?!? Sei sempre lì a recriminare! A puntare il dito verso i miei sbagli! Allora dimmi cosa vuoi che faccia! Dimmi cosa vuoi che siamo così non potrai lamentarti! Dimmelo! Che cosa vuoi da me?!?" le parole di Lena erano così cariche di rabbia, che arrivarono al cuore della bionda come centinaia di lame affilate.

"Non lo so." sussurrò Kara.

"Cosa?!"

"NON LO SO!" sbottò infine così vicino al viso della Luthor che poteva sentirne il respiro affannoso infrangersi sulla sua pelle.

E fu un attimo. Una frazione di secondo in cui gli occhi scivolarono sulle labbra. Un momento in cui l'esigenza di fare qualcosa, di liberarsi di tutta quella rabbia e frustrazione fu più forte del buon senso. Fu un attimo e le loro labbra si unirono in un bacio violento, disperato. Non c'era nulla di loro in quel contatto, non c'era il loro amore, non c'era la loro delicatezza, non c'era il loro rispetto. Soltanto uno sfogo violento, quasi animale. C'era rabbia, tristezza, frustrazione, dolore, urgenza...nulla di più.

Dopo un tempo indefinito Kara riuscì a recuperare un briciolo di ragione, e realizzò ciò che realmente stava facendo. La stava baciando. Ma non come avrebbe voluto. Raccolse tutta la sua forza di volontà e riuscì ad interrompere quel contatto che le sembrava così dannatamente sbagliato. Fece un paio di passi indietro, senza i coraggio di alzare lo sguardo...senza il coraggio di incontrare quei due smeraldi in cui si sarebbe sicuramente persa.

"Scusa." sussurrò consapevole che la corvina l'avrebbe comunque sentita "E' un errore. Scusa." si girò e corse fuori da quel dannato appartamento. Lasciando Lena lì...sola...senza diritto d'appello.

Corse a perdifiato per le strade di Manhattan, arrivando nel suo appartamento con gli occhi gonfi di pianto e il corpo scosso dai singhiozzi. Entrando nel suo appartamento si accorse di non essere sola. Una figura, a lei assai familiare, la osservava dal divano con una birra in mano e lo sguardo pentito...Alex.

"Sam mi ha raccontato tutto. Scusa per prima."

"Tutto tutto?" domandò con la voce incrinata dal pianto, mentre con uno sgraziato gesto della mano si asciugava le lacrime dal volto.

"Tutto. Dal '97 a oggi." rispose con dono gentile la sorella, facendola sedere accanto a lei sul divano "Cosa è successo?"

"Abbiamo litigato." cominciò Kara scoppiando nuovamente a piangere tra le braccia della sorella "Ho detto delle cose orribili! Oh Alex...mi odia. Lo so che mi odia."

"Shh....tranquilla. Andrà tutto bene."

 

ANGOLO DELL'AUTORE

Eccomi qua!! Scusate per il madornale ritardo...ma la vita scolastica mi ha assorbito più del previsto!!🙄 Vi prego di perdonare eventuali errori di battitura...prometto che nei prossimi giorni lo correggo ma intanto volevo darvi la possibilità di leggere l'ultima parte del sesto capitolo. Come sempre lasciate le impressioni nei commenti e una lucente stellina se vi è piaciuto!! Alla prossima!!!😉

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Capitolo 10
*** 13 FEBBRAIO 2018 ***


13 FEBBRAIO 2018

Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è esserci seduto accanto e sapere che non l'avrai mai.

Un mese. Un mese da quello stramaledettissimo giorno. Un mese da quel dannatissimo bacio. Un mese da quando l'aveva vista fuggire dal suo appartamento. Un mese da quando l'aveva persa. Un mese. Un mese senza i suoi abbracci. Un mese alla ricerca del suo sguardo senza mai trovarlo. Un mese in cui i pochi metri che separavano i loro uffici sembravano diventati centinaia di chilometri.  Ed ora camminava, a testa bassa, per la Stars Industries accompagnata soltanto dal suono dei suoi tacchi contro il pavimento in finto marmo della corridoio. Arrivata davanti al suo ufficio vi trovò davanti qualcuno, appoggiato allo stipite della porta ad aspettarla.

"J'onn, buongiorno."

"Buongiorno a lei, Miss Luthor." rispose l'uomo con il solito tono pacato.

"Quante volte ti devo dire di darmi del tu?!? Comunque...avevi bisogno di qualcosa?" replicò la corvina andandosi a sedere alla scrivania.

"Non proprio." disse porgendole un foglio accuratamente piegato e con il suo nome scritto elegantemente sopra. "Ambasciator non porta pena, ma se vuole il mio parere dovreste crescere entrambe e smetterla di comportarvi come due bambine di sei anni. Buon lavoro Miss Luthor." terminò uscendo senza fretta dalla stanza.

Lena rimase impassibile a rigirarsi quella lettera tra le mani per un tempo imprecisato, persa nelle sue paure. Quanto le avrebbe fatto male leggere quelle poche righe? Quali altri insulti le avrebbe rivolto? In quanti altri modi l'avrebbe esclusa dalla sua vita? In quanti altri pezzi si sarebbe frantumata la sua anima? Quali altri dolori erano contenuti in quel pezzo di carta? Come sempre la sua curiosità ebbe la meglio sulla ragione, quindi prese un respiro profondo e cominciò a leggere con avidità quelle poche righe.

Cara Lena,

so che in questo momento mi stai odiando ancora di più per la mia codardia e ti assicuro che mentre sono qui a scriverti mi faccio schifo da solo per non avere il coraggio di affrontarti. Ma dopo tutto quello che ti ho detto...dopo quello che ho fatto soltanto a guardati negli occhi comincerei a piangere senza più riuscire e smettere e senza riuscire ad articolare una sola parola. Ma il punto è questo: mi dispiace. Mi dispiace per quella sera. Mi dispiace per la mia codardia. E la verità è che mi manca averti nella mia vita. Le nostre chiacchierate, i nostri pranzi, le nostre serate vino e film e persino i nostri giri shopping. So che probabilmente non merito il tuo perdono, ma nel caso tu voglia concedermelo: questa sera sono a cena con Clarke e  Lexa, nel locale a Brooklyn dove il Martedì fanno la serata Karaoke. Ti avevo detto ti volertele far conoscere, quindi se sei disposta a darci un'altra possibilità ti aspettiamo per le 8. Ti prometto che se non ti vedrò stasera ti lascerò in pace per sempre.

Spero a stasera.

Tua K.

La giornata le era parsa interminabile. I minuti sembravano anni. Le ore sembravano secoli. Ed ora seduta ad aspettare, in quel caotico ristorante, ogni secondo pesava come un macigno sul suo stomaco. Le mani si muovevano nervosamente, aggiustando continuamente sul naso gli occhiali, che si era concessa dopo una giornata di lenti a contatto. 8:02. Improvvisamente due mani, leggermente tozze, le bloccarono con un movimento sgarbato la vista.

"Chi sono?" le domandò qualcuno cercando di alterare la voce.

"Mhmm...fammi pensare. Ci sono! La più grande rompipalle d'America e dintorni!" rispose Kara con finto tono di esclamazione, prima di sentire uno scappellotto colpirla sulla nuca.

"Ehi! Non sono una rompipalle!"

"Giusto Amore. Non sei una rompipalle...tu sei La Rompipalle." incalzò Lexa andandosi a sedere di fronte alla Danvers, che in quel momento si stava sbellicando dalle risate.

"Piantatela voi due! Siete insieme da mezzo minuto e già mi sembra di essere tornata al Collage!" disse Clarke andandosi a sedere di fianco alla moglie con il suo miglior broncio stampato in faccia.

"Scusa Griffin! Ma è troppo divertente!" rispose tra le risate Kara.

"Si si Danvers...continua pure a ridere e a distogliere l'attenzione dal quarto posto a tavola." la bionda smise improvvisamente di ridere tornando seria.

"Attenzione! Kara Danvers, miss ho perso l'amore della mia vita e quindi mi faccio tutto quello che respira, ha una relazione!" esclamò la Woods puntando il suo sguardo indagatore sull'amica.

"Smettetela! E' solo un'amica!" replicò trangugiando un lungo sorso di vino "E per la cronaca non sono più la ragazza facile del College."

"Questo è tutto da dimostrare mia cara Danvers."

"E quando avresti conosciuto questa nuova 'amica'?" domandò la Griffin sempre più curiosa.

"Il 13 Giugno del '97" rispose senza staccarsi dal calice.

"Che cosa?!? Sei diventata 'amica' di Miss Tredici?!?" esclamò Clarke facendo girare la metà dei commensali.

"Si! Comunque abbassa la voce, cavolo!"

"Se fossi in voi smetterei proprio di parlare." disse Lexa attirando l'attenzione su di sé.

"Perché?"

"Perché una corvina fin troppo elegante sta venendo verso il nostro tavolo."

Kara si alzò di scatto, rivolgendo il suo sguardo verso l'ingresso del locale e ciò che vide le tolse completamente il fiato. Lena indossava un tubino rosso con uno scollo a v, che le fasciava le curve alla perfezione lasciando ben poco all'immaginazione, accompagnato dai soliti tacchi vertiginosi e i capelli leggermente mossi le incorniciavano quello splendido volto, solo una parola si formò nella mente della bionda: meravigliosa.

"Sei venuta?"

"Certo. Ne dubitavi?" le domandò la Luthor inarcando il sopracciglio.

"Si. Ma sono contenta di essermi sbagliata." rispose Kara senza staccare gli occhi dai suoi, fino a quando alcuni colpi di tosse la fecero tornare alla realtà. "Comunque...ti presento Clarke Griffin."

"Piacere Lena."

"E lei invece è Lexa Woods."

"Piacere" rispose la corvina porgendo la mano, per poi sedersi di fianco alla Danvers.

"Bene ora che le presentazioni sono fatte direi di ordinare!" esclamò Kara cercando di stemperare l'imbarazzo.

"Pensi sempre a mangiare vero Danvers!" la schernì l'altra bionda.

"Senti chi parla...Miss Abbuffata anno 2010 del Maine!" replicò scatenando l'ilarità delle due accompagnatrici, stemperando la tensione.

 E la cena passò così tra buon cibo, risate e sguardi carichi di cose non dette, fino a quando il proprietario del locale non diede il via alla serata Karaoke.

"Ehi Griffin...che ne dici di un giro sul palco?"

"D'accordo Kara-oke...ma la canzone la scelgo io."

"Affare fatto." detto questo si alzarono lasciando le due corvine al tavolo.

"Cosa c'è tra te e Kara?" domandò Lexa rompendo il silenzio che si era creato tra le due.

"Siamo amiche."

"Certo come no! Se guardassi una mia amica come vi guardate voi due sarei una donna divorziata." disse la Woods sposandosi nella sedia vicino alla Luthor. "Capisco che ci voglia tempo per accettare certe cose...ma 20 anni non vi sembrano un po' troppi?"

Intanto dal palco si udivano le prime strofe di A Thousand Years, Lena istintivamente guardò verso Kara e vide la cosa più bella che avesse mai visto: sotto le luci della ribalta, con gli occhi che brillavano di felicità e un sorriso a trentadue denti stampato sul volto...ecco la donna, nonostante tutto, sempre spensierata di cui si era innamorata.

"Io so bene cosa prova." disse rivolgendo l'attenzione a Lexa. "Ma non posso dire lo stesso di lei."

"Come fai ad esserne così sicura?"

"Perché me lo ha detto lei." poi di fronte allo sguardo confuso dell'altra aggiunse. "Un mese fa abbiamo litigato e le ho chiesto cosa volesse da me...lei ha risposto, cito testuali parole, 'non lo so'."

"Guarda sul palco. Sta cantando una delle canzoni più romantiche degli ultimi dieci anni, fissandoti come se fossi l'unica cosa a mantenerla in vita." disse con il suo solito tono pacato e autoritario allo stesso tempo. "Quindi ci sono tre possibilità: o un mese fa ti ha mentito, o in questo mese è riuscita ad accettarlo, oppure è più stupida di quanto pensassi! In ogni caso lascia che ti dia una consiglio spassionato: buttati, tanto peggio di così non può andare, fidati!" fece appena in tempo a finire la frase prima che le due bionde le raggiungessero nuovamente al tavolo.

"Allora come siamo andate?" domandò Clarke sedendosi sulle ginocchia della moglie.

"Favolose come sempre, Amore." rispose prima di lasciarle un lieve e casto bacio sulle labbra. "Grazie per la serata Danvers ma ora dobbiamo proprio andare, domani abbiamo il volo alle 7." aggiunge la Woods alzandosi per abbracciare l'amica, seguita a ruota dalla moglie.

"Figurati Woods! E' stato bello tornare ai vecchi tempi." rispose Kara, per poi osservare le due salutare Lena e dirigersi all'uscita tenendosi per mano.

"Non fare cazzate Danvers!" urlò Clarke quando aveva già un piede fuori dalla porta, facendole scoppiare a ridere.

"Grazie di averci sopportato tutta la sera." disse la Danvers girandosi verso la corvina.

"Scherzi vero?!? E' stata una delle serate più divertenti della mia vita!" rispose entusiasta l'altra mentre indossavano i cappotti per poi uscire dal locale.

"Ascolta Lena...noi due dovremmo parlare."

"Lo so."

"Ti andrebbe un goccio di Whisky a casa mia?" domandò la Danvers mentre fermava un taxi. "Non mi va di parlare di faccende delicate per strada."

"Certo." rispose un po' titubante Lena entrando nel taxi. 

Il viaggio fu breve e silenzioso, entrambe così perse nei loro pensieri e lucubrazioni che quasi non si accorsero di essere arrivate davanti alla porta del loft della bionda.

Lena non fece in tempo a togliersi il cappotto che si ritrovò schiacciata tra il corpo di Kara e la porta.

"Kara noi dovremmo..." la bionda la bloccò posandole un dito sulle labbra.

"Shh. Non stasera." sussurrò ad un centimetro dalle sue labbra, facendola rabbrividire, per poi annullare la distanza e baciarla.

Un bacio diverso dall'ultimo che si erano scambiate. Un bacio dolce, carico di passione e speranza. Uno di quei baci che ti cambiano la vita, che ridanno colore alle tue giornate, che non riuscirai mai a dimenticare neanche se volessi. Ben presto cominciarono a spogliarsi a vicenda, staccandosi solo qualche secondo per poter riprendere fiato. Improvvisamente Kara la sollevò, trappandole un piccolo gridolino di sorpresa, in modo da farle agganciale le gambe alla vita e portarla in camera. La fece stendere supina sul letto, baciando ogni centimetro della sua pelle mentre le sfilava gli slip e il reggiseno, poi si stese su di lei cercando di non pesarle troppo e la baciò appassionatamente.

"Sei bellissima." le sussurrò la bionda all'orecchio, per poi cominciare a baciarle il collo e scendere lungo tutto il suo corpo completamente in balia delle sue mani.

Improvvisamente Kara scivolò in lei dolcemente e senza fretta, riempiendo la stanza di ansimi e gemiti. Dopo un tempo indefinito Lena venne gridando il nome della bionda, e rimasero a fissarsi negli occhi immerse in un silenzio riempito solamente dai loro respiri affannati, improvvisamente la Luthor riprese il controllo e ribaltò la situazione ricambiando le attenzioni appena ricevute. Continuarono ad amarsi per quasi tutta le notte, finché non crollarono esauste l'una tra le braccia dell'altra, immerse nella loro bolla...dove il mondo non poteva arrivare...dove i problemi e le preoccupazioni non potevano turbarle. Forse al mattino se ne sarebbero pentite, ma ora non esisteva altro se non loro due ad amarsi tra quelle lenzuola.

 

ANGOLO DELL'AUTORE

Bene...bene ecco a voi il nuovo capitolo, come avevo promesso con il crossover con le Clexa!! Scusate per l'imperdonabile ritardo, questo capitolo sarebbe dovuto uscire tre settimane fa, ma alcuni problemi di salute non mi hanno permesso di concluderlo prima di oggi. Spero che il capitolo valga l'attesa...fatemelo sapere come sempre nei commenti. E...alla prossima!!

P.S. La citazione chi la indovina questa volta?!?

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Capitolo 11
*** 14 FEBBRAIO 2018 ***


14 FEBBRAIO 2018


Tutti gli esseri umani vogliono essere felici; pertanto, per poter raggiungere tale condizione, bisogna cominciare a capire cosa si intende per felicità.

Era distesa nel letto con lo sguardo fisso sul soffitto, incapace di prendere sonno...incapace di muovere anche solo un muscolo, per paura di svegliare la donna corvina che dormiva beatamente appoggiata al suo petto. Con la coda dell'occhio riuscì a mettere a fuoco l'orario segnato dalla sveglia digitale sul comodino, 03:50, sbuffò silenziosamente pensando alla lunga giornata che l'aspettava e insieme ai pensieri arrivò un'impellente bisogno di nicotina. Lentamente cominciò a scivolare da sotto il corpo della corvina, e silenziosamente cominciò ad infilarsi la biancheria pulita e la tuta che usava come pigiama poi afferrò la vestaglia e il pacchetto di sigarette e uscì sul balcone, dalla grande porta a vetri della stanza. Accese la sigaretta e si appoggiò stancamente al parapetto, mentre miliardi di pensieri cominciarono ad affollarle la mente: avrebbe dovuto fare i colloqui per una nuova segretaria...la riunione di bilancio bimestrale...l'incontro con un paio di fornitori senza contare il fatto che fosse San Valentino, quindi oltre a sopportare il nauseante buonumore del mondo avrebbe anche dovuto subire le chiamate...i fiori...e gli interrogatori sulla sua vita amorosa da parte della famiglia Danvers...ed era decisamente troppo stanca per questo. 

Sbuffò sonoramente e si lasciò cadere sulla poltroncina dietro di lei, quando un rumore proveniente del letto attirò la sua attenzione. Non appena il suo sguardo si posò sul corpo nudo, illuminato dalla luce lunare, della donna addormentata nel suo letto tutti i pensieri svanirono e senza neanche rendersene conto si ritrovò appoggiata allo stipite delle porta a finestra, con il labbro inferiore stretto tra i denti, e lo sguardo avido che scorreva lentamente sul corpo della corvina. Era bella...Dio se era bella!! Aveva passato gli ultimi dieci anni della sua vita ad immaginare quel momento...ad immaginare come sarebbe stato guardarla dormire nuda dopo aver fatto l'amore con lei...e nemmeno nei suoi sogni più arditi era bella anche solo la metà di quanto lo fosse in quel momento. Era distesa prona sul suo letto, abbracciando il suo cuscino mentre le lenzuola le lasciavano scoperta la maggior parte del suo corpo candido e tonico, il respiro era placido e regolare, il volto era rilassato...privo di stress e preoccupazioni. Quando la luce lunare venne sostituita da quella dei primi raggi del Sole, Lena cominciò a risvegliarsi lentamente, mentre Kara rimaneva immobile a fissarla...senza riuscire a muovere un solo muscolo...senza riuscire a formulare nella sua mente un solo pensiero logico.

"Buongiorno." quando la voce, calda e leggermente roca, di Kara la raggiunse girò la testa di scatto nella sua direzione. Era appoggiata allo stipite delle porta a vetri, avvolta in una pesante vestaglia con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto, mentre con le mani giocherellava distrattamente con un pacchetto di sigarette. A quella vista il sopracciglio della corvina scattò verso l'alto.

"Non sapevo fumassi." a quelle parole il sorriso della bionda, se possibile, si allargò ancora di più.

"Cattive abitudini del College." rispose l'altra senza cambiare posizione.

"Ah si? Come 'farsi tutto quello che respira'?" il sorriso di Kara si spense un poco mentre la fronte si corrucciava "Tranquilla non ho fatto ricerche su di te. Ma penso che tutto il ristorante abbia sentito la vostra conversazione ieri sera!" affermò Lena con sguardo divertito mentre osservava attentamente la reazione delle bionda.

"Gelosa?" domandò la Danvers con un espressione maliziosa stampata sul volto.

"Dipende."

"Da cosa?"

"Hai amato qualcuna di loro?" Kara cominciò ad avvicinarsi lentamente, fino a quando non fu ad un soffio dal viso dell'altra.

"No." rispose per poi chinarsi su di lei e lasciarle un languido bacio sotto l'orecchio "Cercavo solo di dimenticare te." le diede un altro bacio dell'altra parte, poi incatenò il suo sguardo ceruleo a quello smeraldino dell'altra "Con scarsissimo successo." catturando così le labbra dell'altra in un passionale e languido bacio.

"Sa Miss Danvers...credo che sia troppo vestita per questo tipo di conversazione."

"Allora l'autorizzo a porre rimedio Miss Luthor." non fece in tempo a finire la frase che la corvina si era già avventata nuovamente sulle sue labbra, cominciando a togliere con foga quell'inutile strato di vestiti che le impedivano il contatto con la sua pelle. Mentre Kara la spingeva delicatamente a stendersi sul materasso sotto di lei, puntellandosi poi con un gomito per non pesarle troppo mentre l'altra mano cominciava a scorrere avida tra le curve del suo corpo ancora nudo. Improvvisamente la suoneria del cellulare di Kara ruppe quella magica bolla in cui erano immerse.

"Devo rispondere." sussurrò la bionda visibilmente infastidita da quella spiacevole interruzione.

"So lo." rispose placidamente l'altra lasciandole un tenero bacio a fior di labbra.

"Pronto?"

"Io non centro niente!"

"Buongiorno anche a te sorellina." rispose Kara rimanendo stesa sulla corvina, senza scostare lo sguardo dal suo.

"Kara! Sono le 7 del mattino e fa freddo!! Non è il momento per fare dell'ironia!!" sentenziò la rossa al telefono.

"Hai litigato un'altra volta con la tua dolce metà?"

" No peggio!! Quindi taci e ascolta!!" lo sguardo della bionda si fece improvvisamente più serio "Trascina fuori dal letto qualunque ragazza ubriaca tu abbia rimorchiato ieri sera in un bar di second ordine e nascondila da qualche parte!! Tra 4 minuti io e i nostri genitori saremo davanti alla porta di casa tua!!"

"Merda!" esclamò Kara alzandosi di scatto e cominciando a raccogliere gli indumenti sparsi per la camera.

"Bene vedo che hai capito la gravità della situazione quindi...MUOVI IL CULO E FAI QUELLO CHE TI HO DETTO!!" urlò Alex prima di riattaccare.

"Kara?!? Tutto bene?!?" domandò Lena confusa dal repentino cambio d'umore della bionda.

"No! Non che non va tutto bene!" rispose la Danvers sull'orlo di un crollo nervoso.

"Kara! Kara...guardami...respira e dimmi cosa succede." disse la corvina bloccando l'altra per le spalle e inchiodando lo sguardo nel suo.

"Tra tre minuti la famiglia Danvers al completo varcherà l'uscio di casa mia. E non vorrei dovergli spiegare perché Lena Luthor è nuda nel mio letto quindi...devi nasconderti nella cabina armadio! ORA!!" rispose perentoria Kara sentendo le porte dell'ascensore del piano aprirsi.

Lena ci mise qualche secondo per realizzare cosa le aveva detto, per poi correre a nascondersi dove le aveva indicato la bionda. Nel frattempo Kara cominciò a correre più velocemente possibile per l'appartamento cercando di renderlo presentabile, quando suonò il campanello si precipitò all'ingresso...indossò l'espressione più sorpresa del suo repertorio e apri.

"Sorpresa!!!"urlarono all'unisono i signori Danvers, per poi abbracciarla come se non la vedessero da anni. Kara si scostò per far entrare in genitori adottivi, scambiandosi delle occhiate eloquenti con la sorella, che sembrava sul punto di commettere un duplice omicidio.

"Hai dimentica il reggiseno." le sussurrò la rossa all'orecchio facendola avvampare completamente.

"Allora...Eliza...Jeremiah come mai a New York?" 

"E' forse un crimine fare una sorpresa per San Valentino alle proprie figlie?!?" domandò retorica la signora Danvers, strizzandola in un altro abbraccio.

"No no...certo che no. Ma...ma io...devo andare. Si devo proprio andare al lavoro." poi vedendo la delusione riempire i loro occhi aggiunse "Ma Alex ha il giorno libero quindi...può farvi fare un giro della città, poi stasera ceniamo insieme." a quelle parole l'euforia tornò a regnare nella stanza, mentre Kara riuscì a vedere la sorella mimarle le parole 'ti odio'.

"Mamma...papà...perché intanto non scendete. Dico una cosa a Kara e vi raggiungo."

"Certo...buon lavoro Tesoro. A stasera." dissero i coniugi prima di congedarsi dai finti sorrisi delle figlie. Quando si chiusero la porta alle spalle la rossa si voltò verso di lei paonazza di rabbia.

"Questa me la paghi!"

"Dai Alex...cosa avrei dovuto fare? Metterli a forza su un pullman per Midvale?!?" rispose la bionda appoggiandosi stancamente alla parete dietro di lei.

"Esatto!! Vedi che se ti impegni ci arrivi!!" esclamò esasperata Alex, prima di ricordare di avere un modo per vendicarsi della sorella "Tornando alle cose importanti...questa com'era?"

"Questa?" domandò confusa non capendo di cosa stesse parlando.

"Perché erano più di una?!?" replicò la rossa fingendosi scioccata.

"Deficiente!! Certo che era solo una!!"

"E allora com'era?" incalzò l'agente federale estremamente divertita dalla conversazione "Mora? Bionda? Castana? Alta? Bassa? Sexy? Passabile? Soddisfacente? Insoddisfacente?"

"Okay...okay ti basti sapere che è stato piuttosto soddisfacente." rispose la bionda oramai ben oltre il paonazzo, cercando di fermare quel fiume in piena della sorella.

"A me basta...ma sappi che Maggie ha intenzione di farti il terzo grado stasera." disse con un sorriso machiavellico mentre apriva la porta d'ingresso "Comunque dovresti liberarti di un po' di cattive abitudini...questo posto puzza come una sala fumatori!!"esclamò scoppiando a ridere, per poi chiudere la porta dietro di sé.

Kara non fece in tempo a girarsi che sentì la porta della sua camera sbattere, e pochi secondi dopo Lena entrò nella stanza come una furia, recuperando rabbiosamente le cose abbandonate la sera prima.

"Che succede? Tutto bene?" domandò la bionda disorientata. Ma la corvina si limitò a fulminarla con lo sguardo e sbattere dietro di sé la porta d'ingresso.

Era appena arrivata alla Stars dopo quasi tre ore da quando aveva lasciato furente l'appartamento di Kara, ma la rabbia non accennava a diminuire. Piuttosto soddisfacente. Piuttosto soddisfacente. Quelle due maledettissime parole rimbombavano nella sua testa accompagnate dal suono deciso dei suoi tacchi sul pavimento, che quel giorno incutevano più timore del solito sui dipendenti. Spalancò la porta del suo ufficio con poco garbo, trovandoci dentro Kara appoggiata stancamente alla scrivania che si torturava le mani in attesa del suo arrivo.

"Che ci fai qui?" domandò con più rabbia di quanto volesse.

"Considerando che stai camminando su una mia proprietà non penso di doverti spiegazioni." ribatté acida l'altra "Tu invece me ne devi per il modo in cui sei scappata prima da casa mia!"

"Non penso proprio ed ora ti pregherei di uscire dal mio ufficio." osservò l'altra avviarsi all'uscita e poi aggiunse, senza riuscire a trattenersi "Ah Kara...grazie per la serata piuttosto soddisfacente." la bionda ci mise qualche secondo a realizzare, quando lo fece la sua espressione passo da disorientata a decisamente incazzata.

"O mio Dio...non dirmi che sei così infantile?!?"

"Non infantile ma sciocca" rispose a tono la corvina alzando finalmente lo sguardo su di lei "Sono stata così sciocca e ingenua da pensare di essere diversa dalle altre. Ma ora che so come stanno le cose..." non riuscì a finire la frase che la Danvers fece uno scatto in avanti, paonazza d'ira con le vene del collo ingrossate e con il dito puntato verso di lei.

"COME SEMPRE TU NON SAI PROPRIO UN CAZZO!!" urlò senza preoccuparsi che qualcuno potesse sentirla.

"Kara Zor-El Danvers!! Vedi di moderare istantaneamente il linguaggio!!" Kara sbiancò di colpo...si girò e si trovò davanti Eliza con le mani sui fianchi e lo sguardo di rimprovero...Jeremiah con la un'espressione scioccata...mentre dietro di loro Alex e J'onn piagati in due dal ridere.

"Stiamo..." cominciò Alex cercando di controllare la risata "Stiamo andando a pranzo, ti unisci a noi?"

"C-certo. Prendo il cappotto e arrivo." lanciò un ultimo sguardo di fuoco alla Luthor e poi si diresse a passo deciso verso il suo ufficio.

Pranzarono il un piccolo e riservato Bistrot non lontano dagli uffici della Stars, il clima era piacevole e famigliare...era davvero molto tempo che non mangiavano tutti insieme attorno ad un tavolo con una tale serenità. Ma nonostante questo la bionda non riusciva a rilassarsi, continuava a torturarsi le mani e a rimuginare su quello che non era riuscita a dire un quel dannatissimo ufficio. Si alzò chiese scusa al resto dei commensali e si diresse verso il bagno...aveva bisogno di sciacquarsi via tutti quei pensieri.

"E' molto bella." la voce calda e rassicurante della madre adottiva le giunse da dietro le spalle.

"Chi?"

"La donna con cui litigavi. Non sono stupida Kara."

"Già." rispose a voce bassa guardando sconsolata il proprio riflesso nello specchio.

"Forse Alex avrebbe dovuto usare termini meno coloriti quando ti ha avvertito del nostro arrivo." sentenziò la donna attirando l'attenzione della più giovane.

"Tu lo sapevi?!?"

"Certo!! Chi pensi glielo abbia suggerito?!?" rispose con ovvietà la donna mentre si ravvivava i capelli guardandosi nell'ampio specchio "Dopo la matricola nuda di tre anni fa non volevo rivivere l'esperienza!!" risero sinceramente al ricordo della povera matricola completamente nuda davanti allo sguardo sconvolto dei signori Danvers, e se non fosse stata per la tempestività di Clarke nel coprire la sprovveduta probabilmente sarebbe venuto ad entrambi un infarto!!

"Ieri ho cenato con Clarke e Lexa" disse la bionda dopo quella liberatoria risata "Ti salutano."

"Grazie. Come stanno?"

"Molto bene e molto felici. Le invidio"

"Non dovresti. Dovresti invece correre da lei e dirle quello che provi, così non dovresti più invidiare nessuno." la bionda sorrise le diede un veloce bacio sulla guancia e cominciò a correre più velocemente possibile senza neanche preoccuparsi di prendere il cappotto.

La porta dell'ufficio di Lena sbatté, per l'ennesima volta qual giorno, attirando l'attenzione della corvina, che si ritrovò davanti Kara con lo guardo più deciso che avesse mai visto. Cercò di aprire bocca per mandarla via ma la bionda la anticipò.

"Cosa avrei dovuto dirle secondo te?!?" il tono non era più rabbioso ma era determinato, anche se gli occhi tradivano un po' di emozione "Che cosa avrei dovuto dirle?!? Che è stata la notte più bella della mia vita?!? Che ho aspettato così tanto per fare l'amore con te che ho quasi paura che tutto questo sia solo un bellissimo sogno?!? Che non riesco più neanche solo a pensare di fare l'amore con qualcuno che non sia tu?!? Che sono innamorata di te da così tanto tempo che non ricordo un solo momento della mia vita in cui non lo fossi?!? Dimmelo! Dimmi cosa avrei dovuto dirle!!" Lena si avvicinò lentamente, con gli occhi leggermente umidi, prese il suo viso tra le mani...avvicinandoselo lentamente per poterci lasciare sopra un dolce e lungo bacio, per poi poggiare la fronte alla sua.

"Ti amo anch'io." fu un sussurro che arrivò alle orecchie di Kara, facendole esplodere il cuore dalla felicità. Afferrò la corvina, che si lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa, per i fianchi sollevandola e cominciò a girare su sé stessa come nella più banale e sdolcinata delle commedie romantiche. Ecco la sua felicità...amare quella donna...ridere con quella donna...vivere con quella donna...Lena era da sempre il centro del suo mondo...l'unica fonte della sua felicità, ci aveva solo messo un po' a capirlo.

 

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTORE

Bene...bene ecco a voi un nuovo entusiasmante capitolo!! Scusate scusate scusate per l'immane ritardo ma prima di pubblicare questo capitolo ho cambiato idea e l'ho riscritto da capo!!! Per chi se lo stesse chiedendo NON E' LA FINE!!! Finalmente si sono messe insieme...ma ora devono rimanerci!! Il titolo è Storia di una vita straordinaria...non di un fidanzamento e quindi una vita avrete!!! Cercherò di aggiornare il più velocemente possibile ma tra gli studi e una nuova long su cui sto lavorando non vi prometto niente...comunque come sempre spero vi sia piaciuto e mi raccomando lasciate un commento (e anche una stellina se vi va😉) e...alla prossima!!!

 

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Capitolo 12
*** 13 MARZO 2018 ***


13 MARZO 2018


Sulla natura stessa della felicità non si riesce a trovare un accordo, e le spiegazioni dei saggi e del popolo sono inconciliabili.

Svegliarsi tra le sue braccia, inebriata del suo dolce profumo, cullata dal suo placido respiro...per Lena tutto questo era sempre stato un sogno, il più dolce e segreto dei suoi sogni, ed ora era realtà...la sua realtà. Da quando, un mese prima, erano finalmente riuscite a confessarsi l'amore reciproco non si erano più separate...non una mattina si era svegliata senza le sue braccia toniche che la circondassero...non una sera si era addormentata in un letto vuoto...non una lacrima aveva solcato suo volto senza che ci fosse lei a stringerla al petto e rassicurarla...non un sorriso si era formato sulle sue labbra senza che si fossero i suoi splendidi occhi cerulei pronti a catturarlo...e Lena adorava tutto questo...adorava di non sapere più cosa voleva dire vivere senza di lei e pregava ogni divinità esistente di non doverlo mai scoprire.

Cercò di muoversi, senza svegliarla, in quel saldo abbraccio in modo da arrivare all'altezza del suo viso per poterlo accarezzare dolcemente con il dorso della mano, mentre i suoi occhi vagavano rapiti sulle dolci linee del suo volto...cosa mai aveva fatto nelle sue vite precedenti da meritarsi una tale bellezza e felicità in questa?

"Mmh..." mugugnò la bionda, ormai sveglia, strappando la corvina dai suoi pensieri.

"Buongiorno e buon primo mesiversario, Amore mio." sussurrò Lena prima di baciarla con una dolcezza disarmante, mentre sul volto della bionda, con ancora gli occhi chiusi, si dipingeva un sorriso smagliante.

"Buon mesiversario..." rispose dolcemente Kara, con la voce ancora impastata dal sonno, mentre apriva a fatica gli occhi per poter sprofondare in quello sguardo smeraldo che amava alla follia "Sai che potrei fare l'abitudine a questi risvegli?"

"Ah si?!?" sussurrò divertita la corvina, ancora a pochi centimetri dal volto dell'altra "Allora Miss Danvers le do il permesso di farci l'abitudine...perché ho tutta l'intenzione di coccolarla per il resto della vita."

"Mmh...mi piace come idea." rispose la bionda prima di baciarla con passione, mentre con le mani si faceva strada sotto la maglietta, che la Luthor usava come unico indumento da notte.

"Amore...Kara..." la richiamò Lena, interrompendo quell'affamato contatto "tra un'ora dobbiamo essere al lavoro." disse divertita dall'adorabile broncio che era comparso sul volto della Danvers.

"Ma che gusto c'è ad essere il CEO se non posso nemmeno arrivare con un paio d'ore di ritardo?!?" esclamò Kara, con lo stesso disperato tono di una dodicenne a cui hanno appena ritirato il telefono, mentre osservava la corvina recuperare i propri abiti sparsi per la stanza.

"Dai...non fare la bambina! Lavoro letteralmente a dieci metri dal tuo ufficio!" rispose ridendo Lena, mentre si dirigeva verso la porta del bagno padronale.

"Ma tu hai idea quanto sia difficile vederti tutto il giorno senza poterti strappare i vestiti di dosso?!?" ribatté con fare teatrale la bionda ancora stesa nel letto.

"Non fare nemmeno la melodrammatica!!" urlò in risposta la corvina  dal bagno. A quel punto Kara scese rapidamente dal letto per raggiungerla, prima che l'altra riuscisse ad accorgersi della sua presenza,  le cinse i fianchi da dietro e cominciò a lasciarle umidi baci sul collo, ottenendo dei sempre più rumorosi gemiti di apprezzamento.

"Che dici...questo lo posso fare?" sussurrò maliziosa all'orecchio della Luthor che, ancora in balia del suo tocco, non riuscì a formulare una risposta di senso compiuto "Sai...stavo pensando..."

"Kara Danvers che pensa! Allora facciamo una festa!" la stuzzicò Lena, riprendendo un po' delle sue facoltà mentali.

"Scema." la rimproverò la Danvers mordendole il lobo "Come dicevo...stavo pensando che in questi 20 anni abbiamo avuto tante prime volte...ma non un primo appuntamento. Quindi...questa sera...io...te...un ristorante italiano e tanto imbarazzo...che ne dice Miss Luthor?"

"Dico che mi sembra un ottimo modo per colmare la sua mancanza...Miss Danvers." rispose la corvina, girandosi poi in quel caldo abbraccio per poter fronteggiare l'amata e unire le loro labbra in un esigente e focoso contatto, quando si staccarono in cerca di ossigeno fu ancora la Luthor a parlare "Ora però devo proprio andare...oppure quegli incompetenti dei tuoi ingegneri faranno qualche disastro come al solito!"

"Non sono degli incompetenti!" ribatte Kara mostrando uno dei suoi più adorabili bronci, scatenando l'ilarità della compagna.

"Mon-El?!?"

"Diciamo...che è un gran lavoratore! Ed è simpatico..."

"Si...come no." disse Lena alzando un sopracciglio perplessa.

"Va bene mi arrendo...Mon-El è un idiota. Ma gli altri non sono così male!"

"Mhm...così va meglio!"

"Bene...adesso però meglio che tu vada...altrimenti non riuscirò più a resistere alla tentazione di trapparti gli abiti di dosso e trascinarti in camera!" esclamò Kara allontanandosi di qualche passo dalla corvina.

"Che scema!!" disse Lena tra le risate, mentre avvicinava nuovamente l'altra a sé per lasciarle un veloce e casto bacio sulle labbra "A stasera." sussurrò ancora sulle sue labbra prima di uscire definitivamente dal bagno e qualche minuto dopo dall'appartamento.

Erano quasi le 20:00, e Kara era già fuori dal ristorante in attesa dell'arrivo della sua dolce metà. Era già passato un mese dell'ultima volta che ci avevano cenato con Clarke e Lexa...da quando finalmente si era concessa di essere felice...da quando aveva mollato il passato per costruirsi un futuro insieme. La migliore decisione della sua vita. Era ancora persa nei suoi pensieri, quando la vibrazione del suo cellulare nella tasca del cappotto la riportò alla realtà. Era Alex.

"Ehi...sorellina! Tutto bene in luna di miele?!?"

"Tutto a meraviglia...sole...spiagge...mia moglie in bikini...adesso ho capito perché li chiamano paradisi tropicali!!"

"Sono felice per voi! Avevi bisogno di qualcosa o volevi soltanto sbattermi in faccia il tuo angolo di paradiso?!?"

"In realtà volevo chiederti una cosa..."

"Spara!"

"Fiori o gioiello?"

"E'? Di che diavolo parli?"

"Ma del tuo primo regalo a Lena idiota!! Io e Maggie abbiamo scommesso 50 dollari!" urlò  esasperata la rossa al telefono. 

"Anche se mi sfugge il vostro concetto di 'sana vita di coppia'...gioiello." rispose sbuffando sonoramente...possibile che anche a 1000 kilometri di distanza sua sorella non riuscisse a farsi i fatti propri?!?

"Ho vinto!! Grazie sorellina...quando torno ti offro una birra!! Buona serata!" esclamò riattaccando subito dopo, senza lasciare il tempo alla bionda per ribattere.

Scosse la testa divertita dalla conversazione appena avuta, fece per rimettere il telefono nella tasca, quando una mano calda si posò sulla sua spalla facendola girare di scatto. Lena era letteralmente una visione. I capelli mossi che le ricadevano sulle spalle...un trucco leggero che faceva risaltare i suoi meravigliosi occhi smeraldo...un elegante cappotto verde scuro lasciato aperto, che permetteva di intravedere lo scollato e aderente tubino nero...Kara era completamente senza fiato...non un solo pensiero logico riusciva a formarsi nella sua mente...

"Lieta di essere riuscita a lasciarti senza parole." sussurrò Lena avvicinandosi per lasciarle un casto bacio sulla guancia.

"Sei...sei bellissima." riuscì a dire la bionda ancora incantata dalla figura dell'altra.

"Grazie...anche tu non sei niente male." rispose la corvina facendole l'occhiolino "Che dici...entriamo?"

"Certo Tesoro." Kara riuscì finalmente a ridestarsi completamente. Intrecciò le proprie dita a quelle della compagna e la condusse dolcemente all'interno del locale.

Fu una delle più belle serate della loro vita. Non parlarono molto, non ne avevano bisogno. Soltanto la reciproca compagnia...buon cibo...dolci carezze...sguardi intensi e penetranti...teneri baci sul dorso delle mani...nulla di più. Se il mondo fosse finito quella sera, loro non se ne sarebbero accorte. Finita la cena Kara, da cavaliere che si rispetti, insistette per riaccompagnare la Luthor a casa. Il viaggio in macchina fu silenzioso come la cena che lo aveva preceduto...solo loro due e le loro mani intrecciate amorevolmente sul cambio. Una volta arrivate la bionda corse ad aprire la portiera all'altra nell'ennesimo gesto di galanteria...poi l'accompagnò fino all'ingresso palazzo e le porse la scatolina che da tutta la sera conservava gelosamente in tasca.

"Non mi piaceva l'idea di dartelo al ristorante davanti a tutti." si giustificò imbarazzata Kara, mentre si godeva l'espressione di stupore sul volto della corvina.

"Kara...è...è stupenda. Ma...non dovevi...è troppo." disse balbettando per lo stupore Lena, accarezzando con la punta delle dita il ciondolo di smeraldo circondato da una fila di diamanti.

"Lo so che avevamo detto niente regali...ma quando l'ho vista non ho resistito. Mi ricordava i tuoi occh-" non fece in tempo a finire la frase che la Luthor le strinse le braccia al collo, facendo scontrare le loro labbra in un dolce bacio. Si assaporarono lentamente...con devozione...assolutamente incuranti delle occhiate di disapprovazione dei passanti.

"Grazie...non dovevi ma grazie...è bellissima." sussurrò Lena a pochi centimetri dal volto dell'altra "Ed ora Miss Danvers...muova il culo e venga di sopra o mi troverò costretta a strapparle i vestiti di dosso seduta stante!!" esclamò trascinandola oltre il portone, mentre entrambe scoppiavano in una meravigliosa e genuina risata...ecco a voi il ritratto della felicità.

 

ANGOLO DELL'AUTORE

Lo so...lo so...sono in ritardo!! Ma questa volta sono giustificata!! Provate voi a scrivere mentre uno squadrone di parenti vi trascina in qualche altra follia collettiva!!! Comunque...che ne dite di questo nuovo capitolo??? Finalmente un po' di pace e serenità per le nostre Supercorp...ma la domanda è...quanto dura questo idillio sdolcinato?!? Come sempre aspetto con ansia i vostri commenti...e  alla prossima!!!😉🥰

 

P.S. chi la indovina questa volta la citazione?!?!?

 

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Capitolo 13
*** 13 GIUGNO 2018 ***


13 GIUGNO 2018

L'amore è quando non riesci a dormire perché finalmente la realtà è migliore dei sogni.

 

Alle prime luci di quella tormentata alba, Kara, era già appoggiata al parapetto con l'ennesima sigaretta della giornata tra le dita. Dopo gli avvenimenti degli ultimi mesi, non era certo così che si era immaginata quel risveglio. Aveva immaginato di svegliarsi avvinghiata alla donna che amava...aveva immaginato di portarle la colazione a letto...aveva immaginato di coccolarla per ore...aveva immaginato una giornata così dolce da cancellare tutto l'orrore degli ultimi 20 anni. I suoi piani erano però andati in fumo quando Lena era dovuta partire per lavoro, lasciandole la sola compagnia del tabacco. Il sole non era ancora del tutto sorto quando il suo telefono squillò, ridestandola dai suoi pensieri.

"Buongiorno Amore!" la voce dolce e gioviale dell'amata giunse alle sue orecchie come il più meraviglioso dei suoni.

"Buongiorno anche a te tesoro...come va a Washington?" domandò, mentre un sorriso si dipingeva sul suo volto.

"Benissimo! Tra un paio d'ore dovremmo ottenere il brevetto...se tutto va come dovrebbe dovrei riuscire a tornare per cena." 

"Davvero?!" esclamò prima di fare un altro tiro, dalla sigaretta che ancora le fumava tra le dita "Allora prenoto al solito posto?"

"Certo! Ma..."

"Ma?"

"A che numero sei?" le domandò con tono afflitto.

"Decima...anzi undicesima se consideri anche quella che ho acceso prima di mezzanotte." replicò Kara, con tono sarcastico.

"Non dirmi che hai fumato tutta la notte..." il tono della corvina era sempre più afflitto e preoccupato.

"Allora non te lo dico."

"Kara!" il tono del rimprovero era talmente alto che si ritrovò a scostare il telefono dall'orecchio.

"Cosa avrei dovuto fare?! Cazzo...mi hai lasciato da sola! Quindi non provare neanche a rimproverarmi!!" urlò la bionda, perdendo le sue precarie staffe.

"E' lavoro Kara! Non avevo scelta!!" 

"Hai sempre la scusa pronta vero Lena?! Otto anni fa era tuo padre...sette anni fa era un'abbraccio alla mia migliore amica e ora questo!!"

"Sei ingiusta Kara e lo sai!!"

"No Lena. E' solo la costatazione della storia che si ripete, sempre con la solita dolorosa costante: tu che ogni fottutissima volta mi lasci sola." il tono ora era diventato inquietantemente freddo "Ora devo andare. Alle 9 ho la call semestrale con la American Airlines."

"Kara...ti prego aspetta. Mi dispiace...non volevo..." la voce di Lena era sensibilmente incrinata dalle lacrime trattenute.

"Come sempre, oserei dire." così dicendo chiuse lapidaria la chiamata, lanciando poi il telefono dall'altra parte della stanza in uno scatto d'ira.

Non sapeva neanche lei da dove venisse tutta questa rabbia. Infondo Lena si era solamente preoccupata per lei, ma il non averla accanto la stava mandando fuori di testa. Mentre continuava a rimuginare su quel piccolo grande diverbio, si vestì meccanicamente con un tailleur a pantalone nero con una camicia bianca leggera per poi scendere a passo pesante verso il garage sotterraneo. Contemplò per qualche istante la piccola collezione di veicoli davanti a sé, prima di abbassare il tettuccio della Chevrolet Styleline Deluxe del '52, appartenuta a suo padre, e sfrecciare per le strade di New York godendosi il tepore dei raggi estivi sulla pelle. 

Quella mattina nessuno osò rivolgerle la parola, nemmeno J'onn che si limitò ad una pacca di comprensione sulla spalla, cosa che non fece altro che peggiorare il suo umore già nero, così lanciando occhiate poco amichevoli ai suoi dipendenti, si chiuse nel suo ufficio accedendo poi alla call con Fort Worth, sede centrale dell'American Airlines, e qualche istante dopo comparvero sul suo monitor cinque uomini in giacca e cravatta, che oramai aveva imparato a conoscere, seduti attorno ad un tavolo.

"Buongiorno signori."

"Buongiorno a lei, Miss Danvers. Abbiamo già avuto modo di controllare la documentazione fornita, ma vorremmo sapere da lei i dettagli dell'avanzamento del progetto." disse con tono apatico l'uomo seduto al capo del tavolo, saltando i convenevoli.

"Come di certo già saprete..." cominciò a spiegare la bionda con tono professionale "la fase di ricerca è terminata e proprio in questo momento alcuni nostri delegati insieme a quelli della L-Corp si trovano a Washington per ottenere il  brevetto."

"Mi auguro non ci siano problemi."

"No di certo. Dovrebbe diventare ufficiale entro la mattinata." ripose infastidita dall'inutile interruzione.

"In tal caso, che tempistiche di produzione prevedete?" venne nuovamente interrotta dall'uomo al centro.

"Entro l'autunno la metà dei velivoli richiesti. Il resto entro fine anno." replicò cercando di mascherare la sua irritazione.

"Molto bene Miss Danvers. A nome dell'American Airlines faccio i complimenti a lei e il suo team per il lavoro svolto."

"La ringrazio Mr. Johnson. Spero ci saranno altre occasioni di collaborazione." rispose con tono pacato la Danvers, sollevata dal fatto che la riunione volgesse al termine.

"Ci conti Miss Danvers." rispose sempre lo stesso uomo chiudendo poi la chiamata.

Fissò per qualche istante lo schermo, ormai nero, del suo computer per poi alzarsi e andare a passo spedito verso il distributore di caffè in corridoio. Stava aspettando che quello scempio, che qualcuno si ostinava a chiamare caffè, venisse erogato quando vide, con la coda dell'occhio, J'onn appoggiarsi alla macchinetta con le braccia incrociate al petto.

"Come è andata?" domandò con il suo solito tono profondo.

"Diciamo che dovrò sopportare quegli stronzi texani per qualche altro anno." rispose Kara prima di bere in un solo sorso l'espresso ancora bollente, storcendo poi la bocca in un'espressione di disgusto.

Un sorriso pieno d'orgoglio si formò sul volto dell'uomo, e prima che Kara potesse rendersene conto, si sentì stretta in un caloroso abbraccio in cui si concesse qualche minuto di pace, mentre alcune lacrime cominciavano lentamente a solcare il suo volto.

"Sono orgoglioso di te." bastarono queste quattro parole sussurrate al suo orecchio con una dolcezza infinita per far sparire qualunque sentimento negativo avesse provato nelle ultime ore. Dopo un tempo, che a lei parve infinito, J'onn sciolse lentamente l'abbraccio per asciugarle con un tocco delicato del pollice le lacrime che ancore le bagnavano il viso "Ora devo tornare al lavoro." Kara gli rispose con cenno della testa, per poi osservarlo allontanarsi lungo il corridoio.

Tornò in ufficio con un sorriso stampato sul volto e il suo sguardo cadde sul suo telefono, ancora spento da prima della call, e lo accese. Oltre ad un paio di chiamate perse di sua sorella, trovò almeno una trentina di chiamate e sms da parte di Lena. Stava per richiamarla quando notò un suo messaggio sulla segreteria telefonica.

"Sai una cosa Kara...vaffanculo!!" la voce registrata della corvina uscì con rabbia dal telefono, sommergendo la Danvers di sensi di colpa "Sarà la centesima fottutissima chiamata che ti faccio nel giro di un'ora!! BASTA!! Non ce la faccio più a rincorrerti costantemente per chiederti scusa! Poi scusa per cosa!? Per essermi preoccupata della tua cazzo di salute!?! O per essere qui a fare il mio...anzi il nostro fottutissimo lavoro!?! Cazzo non sei una fottutissima casalinga degli anni '50!! Kara hai superato il limite!! Non posso pensare di passare il resto della mia vita così...ho chiuso!!" quelle parole arrivarono come migliaia di pugnalate al petto della bionda, mentre grosse lacrime le bagnarono velocemente il volto.

"CAZZO!!" gridò scattando in piedi per buttare per terra qualunque cosa fosse sulla scrivania, in un impeto di rabbia.

"Direi che data la situazione...cazzo è un eufemismo." Kara alzò la testa di scatto trovando sua sorella appoggiata allo stipite della porta, con un'espressione preoccupata stampata in volto.

"Già. Ho rovinato la cosa più bella della mia vita." riuscì a sussurrare, in preda alla disperazione, mentre Alex correva a stringerla in un saldo abbraccio.

"Kara guardami." disse Alex con dono deciso, sciogliendo l'abbraccio e alzandole il mento con due dita "Non devi arrenderti. Mi hai capito?! Devi combattere per lei!"

"Come faccio Alex?" la sua voce era poco più di un sussurro incrinato dalle copiose lacrime, che non smettevano di scendere "Come faccio a rimediare ad una cazzata del genere?"

"Semplice." lo sguardo della bionda scatto curioso su di lei "Con una cazzata così spudoratamente romantica da farle dimenticare tutto il resto. Tutto qui."

"Tutto qui?!" un sorriso amaro si formò sul volto della più giovane.

"Si esatto...tutto qui. Lena ha solo bisogno che tu le dimostri di riuscire a mettere al primo posto lei invece che te stessa!"

"Okay...e cosa dovrei fare esattamente?" domandò Kara, lasciandosi cadere stancamente sulla sedia.

"Questo devi deciderlo tu. Pensa a cosa le piace." suggerì l'agente federale con tono rassicurante. Dopo qualche istante di riflessione Kara si alzò di colpo e afferrato il cappotto si incamminò a passo spedito verso l'uscita, trascinando con sé la sorella per un polso "Mi spieghi dove cavo stiamo andando?!"

"A casa tua."

"Per quale diavolo di motivo stiamo andando a casa mia?!?"

"Mi serve il costume di Halloween di due anni fa." rispose sicura la bionda, sedendosi al posto del guidatore sulla Chevrolet.

"Sul serio?!" esclamò sorpresa Alex, prendendo posto accanto alla sorella.

"Mai stata più seria." detto questo partì velocemente facendo rimbombare il suono del motore per tutto il parcheggio sotterraneo.

Il jet della L-Corp atterrò nel primo pomeriggio estivo a La Guardia, il sole batteva insistente rendendo la discesa dal jet decisamente poco piacevole. Lena usci per prima, con un braccio a proteggere gli occhi, ne tentativo di riuscire ad individuare il suo autista nonostante la forte luce solare, e nell'altra mano il suo trolley, quando della musica proveniente dalla sua destra attirò la sua attenzione.

All my instincts, they return
The grand facade, so soon will burn
Without a noise, without my pride
I reach out from the inside.

Si girò cercando di capirne la fonte, notando una figura, che a causa del sole non riusciva ancora a mettere a fuoco, appoggiata ad una strana macchina.

In your eyes
The light, the heat (in your eyes)
I am complete (in your eyes)
I see the doorway (in your eyes)
To a thousand churches (in your eyes)
The resolution (in your eyes)
Of all the fruitless searches (in your eyes)

Dopo qualche secondo i suoi occhi si abituarono alla luce, permettendole di distinguere la figura di Kara, con indosso un ridicolo impermeabile beige, e con un'enorme stereo anni '80 tenuto in alto sopra la testa, in quella che avrebbe dovuto essere un'assolutamente pacchiana e ridicola imitazione di John Cusack. La Luthor cominciò ad avvicinarsi lentamente, cercando di mantenere la sua espressione dura, mentre la bionda, avendo ottenuto il suo obbiettivo, riponeva lo stereo sui sedili posteriori.

"Say anything...sul serio?" commentò con tono acido la corvina, sforzandosi per non piegare le labbra in un sorriso divertito.

"Questo o Love Actually...ma poi ho pensato che le carole natalizie sarebbero state un po' fuori luogo." ribatté ironica la Danvers con un'alzata di spalle, mentre Lena si lasciava sfuggire un rapido sorriso "Ascolta Lena...lo so che non posso pretendere di sistemare tutto il casino che ho combinato con uno stupido costume di Halloween..."

"Già."

"Ti prego...lasciami finire." Lena mosse la testa, in un tacito segno di consenso "So di essere stata una stronza e un'idiota. Una colossale idiota! Ti ho ferita. Ti ho ferita ingiustamente e so anche di non avere nessuna scusante, perché tu non hai fatto altro che dimostrare per l'ennesima volta quanto tieni a me e mi ami mentre io non ho fatto altro che dire e fare cazzate tutto il giorno. Ed ora sono qui ad implorarti di perdonarmi e sono disposta a fare qualunque perché questo accada. Qualunque cosa purché tu non esca dalla mia vita. Perché io ti amo Lena Luthor. Ti amo con tutto il mio cuore e se tu adesso decidessi di girare i tacchi ed andartene io smetterei di vivere. Quindi...ti prego non farlo. Odiami. Urlami addosso. Puniscimi per il resto della vita. Ma ti prego...non rinunciare a noi." una lacrima solitaria stava rigando la guancia sinistra della bionda, quando la sua corsa venne arrestata dal tocco delicato della corvina.

"Mi avevi già convinto a 'questo'...mi avevi già convinto a 'questo'." la Danvers ci mise qualche istante per elaborare quel dolce sussurro, quando ci riuscì non esitò nemmeno un istante prima di tuffarsi tra le braccia dell'amata, cercando con disperata passione quelle labbra che aveva temuto non non poter più assaggiare, staccandosi soltanto al suono degli applausi e dei fischi di approvazione dei loro colleghi, che avevano assistito a tutta la scena, con un sorriso smagliante stampato in volto.

"Andiamo?" Lena annuì con la testa, sedendosi nel posto passeggero accanto alla bionda, che partì velocemente con uno stridio di gomme. 

"Allora Miss Danvers...dove mi porta?" domandò Lena dopo qualche minuto di viaggio passato in un piacevole silenzio.

"Sa Miss Luthor...pensavo a qualcosa come una settimana isolate dal resto del mondo nella mia villa negli Hamptons." 

"Mhmm...mi piace come idea. C'è un unico problema."

"Quale?" domandò confusa la bionda.

"Nella valigia ho i vestiti per un paio di giorni, non una settimana!"

"Considerando che ho intenzione di passare la maggior parte del tempo nude non mi sembra un grosso problema." rispose maliziosa Kara, venendo subito colpita da una scherzoso schiaffo al braccio.

"Che scema!" commentò la corvina, scoppiando poi a ridere insieme alla compagna mentre i loro occhi si incrociavano per qualche istante, e come sempre Lena non riuscì a non annegare in quegli occhi cerulei. Improvvisamente un forte stridore di gomme ruppe quella magica bolla di felicità...e da lì fu solo caos. Rumori. Luci. Grida. Dolore. Buio.

 

Angolo dell'autore

Okay...prima che cerchiate di uccidermi vorrei ricordare ai gentili lettori che sono una fervente sostenitrice del romantico happy ending!! Istinti omicidi a parte...cosa ne pensate? Lo so è passato molto dall'ultimo aggiornamento, ma spero che riusciate a perdonarmi. Ah...per qualche ignorante cinematografico che se lo stesse chiedendo Kara sta imitando John Cusack nel film cult romantico "Non per soldi...ma per amore" (Say anything in originale) nella famosissima scena dello stereo e la canzone è In your eyes di Peter Gabriel. Come sempre lasciate un commento e...alla prossima!!!😉

 

P.S. questa volta chi è fortunato autore della citazione???

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Capitolo 14
*** 13 DICEMBRE 2018 - 13 GENNAIO 2019 ***


ANGOLO DELL'AUTORE

Ehi...I'm back!!! Di solito evito di rompere le scatole prima di un capitolo, ma questa volta volevo premettere le mie più sincere scuse per questi due mesi di assenza. Diciamo che ho avuto qualche problema di salute da risolvere...ma ora sono tornata!! Quindi buona lettura e vi prego di arrivare alla fine del capitolo prima di mandarmi degli accidenti...per quest'anno ho dato!! Come sempre lasciatemi le vostre impressioni nei commenti e...alla prossima!!! 😉🥰

P.S. vi prego di ignorare gli errori di battitura...giuro che appena posso li correggo. E ovviamente...chi indovina l'autore della citazione?!?😅😉

 

13 DICEMBRE 2018

 

E ogni angoscia che ora par mortale, di fronte al perder te, non parrà eguale.

 

Era distrutta. Non c'era altro modo per definire la sua vita. Quel Tir mesi prima aveva distrutto tutto il suo mondo. Il suo corpo, ora solcato da una ragnatela di cicatrici. Il suo lavoro, per cui ora aveva perso ogni interesse. I suoi amici, che aveva respinto con così tanta decisione da perderli per sempre. Il suo amore...

*FLASHBACK 6 MESI PRIMA*

Lena riuscì dolorosamente ad aprire le palpebre incrostate di sangue, cominciò a guardarsi intorno e si rese conto di essere stesa sull'asfalto a qualche metro di distanza dalla Chevrolet ancora in fiamme, cercò inutilmente con lo sguardo la bionda...cominciò a gridare disperatamente il suo nome ignorando il lacerante bruciore che provava ad ogni parola emessa...ma nulla. Così fece appello ad ogni briciolo di forza che aveva rimasto in corpo, dopo svariati tentativi riuscì a mettersi in piedi e a compiere qualche doloroso e barcollante passo verso il Tir. Vi si appoggiò con tutto il peso mentre cercava di riprendere il fiato che il dolore le toglieva, con la coda dell'occhio notò che l'autista all'interno stava armeggiando con la radio, probabilmente per chiamare i soccorsi, ma non se ne curò più di troppo mentre riprendeva a trascinarsi verso i rottami, focalizzata su un unico obbiettivo...trovarla. Non ricordava quanto tempo ci mise a percorrere quei pochi passi o cosa successe intorno a lei in quel momento, ricordava soltanto il suono del suo cuore che si rompeva in mille pezzi alla vista dell'amore della sua vita schiacciato dalle lamiere dell'auto. Un grido lacerante lasciò le sue labbra mentre si gettava accanto al corpo incosciente della bionda. Con l'unico braccio sano che le era rimasto cercò di trascinarla fuori da quella trappola d'acciaio in fiamme, fortunatamente le sue grida avevano attratto l'attenzione dell'autista che accorse il suo aiuto ed insieme la trascinarono sull'asfalto lontano dal fuoco. Era viva...respirava...il suo cuore batteva...ma non apriva gli occhi, cercò in tutti i modi di risvegliarla...pianse e urlò ininterrottamente per quelle che le sembrarono ore prima di sentire in lontananza le sirene dei soccorsi...

*FINE FLASHBACK*

Si asciugò con un movimento sgarbato della mano le poche lacrimi ribelli che avevano osato solcare il suo volto, prima di riportare l'attenzione sul progetto davanti a sé e cliccò sullo schermo il pulsante per l'inizio della simulazione. Deve funzionare. Era tutto ciò che le importava. Era l'ultima speranza. Era l'unica cosa al mondo che avrebbe potuto ridarle la sua vita.

*FLASHBACK 4 MESI PRIMA*

Era la fine di una notte che non aveva dormito e l'inizio di un giorno che non avrebbe vissuto. Era nel letto raggomitolata su sé stessa, avvolta da uno dei pochi maglioni che ancora aveva l'odore di Kara, quando il silenzio dell'appartamento venne rotto dalla vibrazione del suo telefono...era Alex. E' sveglia. Bastarono quelle due semplici parole...quelle banali sette lettere a riaccendere la sua vita, per riaccendere quella fiammella di speranza che l'avrebbe arsa viva.

*FINE FLASHBACK*

Una risata amara lasciò le sue labbra mentre la rabbia e il dolore prendevano possesso del suo corpo. Si lasciò scivolare contro la parete in preda ad un pianto disperato, mentre un turbinio di rimpianti le affollava la mente. Avrebbe dovuto lasciar squillare. Avrebbe dovuto rinunciare a salvarla. Avrebbe dovuto impedire quello stupido litigio. Avrebbe dovuto essere più comprensiva con lei. Avrebbe dovuto sopportare quello stupido vizio del fumo. Avrebbe dovuto cercarla molti anni prima. Avrebbe dovuto presentarsi a quella dannata scogliera. O forse...non avrebbe dovuto fare nulla di tutto questo. Forse avrebbe solo dovuto dimenticare quei maledetti occhi blu.

*FLASHBACK 4 MESI PRIMA*

Corse a perdifiato per i corridoi dell'ospedale, fino a spalancare senza grazia la porta di quella camera opprimente ma quello che trovò dall'altra parte la distrusse. Due occhi. Due occhi che erano la cosa più bella che avesse mai visto. Due occhi che aveva amato per tutta la vita. Due occhi che avevano ricambiato il suo amore. Due occhi che erano stati pieni di gioia. Due occhi che erano stati pieni di tristezza. Due occhi che la fissarono con odio. Con disprezzo. Due occhi che erano una delle poche parti di sé che ancora riusciva a muovere. Due occhi accompagnati da una voce dura e fredda che chiedeva perché. Perché non l'aveva lasciata morire. Perché non si era arresa. Perché l'aveva spostata condannandola a quella sottospecie di vita. Perché doveva essere lei a pagare per la sua stupidità. Perché doveva essere a scontare le conseguenze del suo amore. Quella stessa voce che le ordinò di uscire. Di sparire dalla sua vita. Perché per lei non c'era e non ci sarebbe mai più stato posto.

* FINE FLASHBACK*

Si ricompose, o per lo meno ci provò. Tornò davanti allo schermo che segnava la fine della simulazione e una sola parola lampeggiava a caratteri cubitali. SUCCESSO. Ce l'aveva fatta. Ora poteva restituirle ciò che le aveva tolto. Il movimento. Poteva tornare a vivere. Una vita di cui non avrebbe fatto parte, ma almeno una delle due sarebbe potuta andare avanti. 

Quasi due ore dopo si trovava davanti alla porta di casa di Alex, senza il coraggio di bussare. Stava per tornare sui suoi passi quando la porta si aprì di colpo e ne uscì una figura trafelata che per poco non la travolse.

"Lena?!" la voce stupita della latina rimbombò per le scale.

"Ciao Maggie." riuscì a rispondere con un filo di voce.

"Che ci fai qui?! Sei nei guai?!" quel velo di preoccupazione nella voce della mora le scaldò il cuore...forse non tutto è perduto.

"No...no...nessun guaio. Devo solo darvi questo." le rispose Lena porgendole una scatola metallica, che aprì immediatamente.

"Che cos'è?"

"La soluzione." le sopracciglia della poliziotta si inarcarono in un'espressione confusa "Ciò che la farà tornare a camminare."

"Ma...è impossibile. Ci hanno detto che non c'è modo. Che non esiste..." cominciò a blaterare sconvolta Maggie.

"Infatti fino a due ore fa non esisteva." la interruppe con ritrovato tono sicura la Luthor "Inoltrerò alla clinica la procedura per l'impianto. E ti prego...non dirle che sono stata io. Non mi perdonerei mai se decidesse di rifiutarlo a causa mia." detto questo cominciò a scendere le scale senza darle il tempo di rispondere.

 

13 GENNAIO 2019

Era passato un mese ormai da quel giorno. Era passato ormai un mese da quando aveva deciso di sparire completamente, aveva affittato un appartamento, di cui solo poche persone conoscevano l'indirizzo, e dal quale non era ancora uscita ed aveva lasciato a Sam le redini della L-Corp. Grazie ai suoi contatti nella clinica aveva saputo che l'intervento era andato bene. Che il dispositivo funzionava. Che lei era tornata a muoversi. Che lei stava bene. E questo era forse l'unico motivo per cui non si era ancora tagliata le vene. O buttata giù dal balcone. O chiusa nel garage con la macchina accesa. Dopo quel giorno aveva perso anche l'ultimo scopo per tirare avanti. Ma il fatto che lei potesse vivere la sua vita a pieno, la teneva inspiegabilmente attaccata a questa terra. Come se potesse respirare anche per lei. Correre anche per lei. Ridere anche per lei. Vivere anche per lei. Per lei che si era abbandonata alla solitudine ad al dolore, sdraiata sul pavimento di quel freddo attico. Rimanendo inerme allo scorrere dei minuti, delle ore, dei giorni, delle settimane.

Improvvisamente dei colpi decisi alla porta la fecero sussultare, nella penombra della stanza si alzò e riuscì a stento a barcollare fino ad una parete per appoggiarvisi. Da quanto non mangiava? Da quanto non beveva? I suoi occhi stanchi riuscirono a malapena a mettere a fuoco la sua figura riflessa nell'alto specchio di fronte a sé ed quasi non si riconobbe. Ben poco era rimasto della Lena Luthor tutta d'un pezzo che incuteva timore nei corridoi della L-Corp. Il volto era scavato dall'insonnia e dalle cicatrici. Le braccia esili e tremanti provate dal digiuno e dalla disidratazione. Gli occhi spenti e svuotati da ogni singolo briciolo di emozione. Si trascinò fino alla porta d'ingresso e con le sue ultime forze riuscì a girare il pomello ed aprire la porta. Non riuscì a distinguere la figura davanti a sé, la vista era troppo annebbiata e le parole troppo difficili da far uscire, sentì solo una voce lontana e familiare pronunciare il suo nome e poi tutto cominciò a girare, così si arrese all'inevitabile doloroso impatto con il marmo del pavimento, almeno avrebbe provato qualcosa. Ma non arrivò. Si sentì avvolgere da due toniche braccia...invadere da un calore familiare...inebriare da un profumo che pensava non avrebbe mai più sentito il vita sua.

Il ritmico suono del monitor cardiaco cominciò piano piano ad insinuarsi nel silenzio assordante in cui era precipitata. Cercò di aprire le palpebre ancora pesanti, ed immediatamente venne accecata dalla luce solare, dopo qualche istante riuscì a mettere a fuoco la pallida stanza d'ospedale attorno a sé e finalmente la vide. Appoggiata a braccia conserte allo stipite della porta, con lo sguardo puntato su di lei. Era bellissima. I capelli biondi lasciati cadere morbidi sulle spalle. Il corpo tonico avvolto in una tuta sportiva. E quegli occhi. Quegli occhi ora di nuovo pieni di vita leggermente oscurati da un velo di preoccupazione. 

"Volevi ucciderti?" il cuore di Lena perse un battito nel sentire di nuovo quella voce, scarica di tutto quell'odio che l'aveva divorata.

"Tra le altre cose." rispose la corvina con tono pacato, cercando di capire le intenzioni dell'altra.

"Non è divertente." ribatté Kara, alzando velocemente gli occhi al cielo.

"Non voleva esserlo." rispose ancora una volta pacata "Cosa ci facevi a casa mia?"

"Ho parlato con Maggie."

"Quindi lo sai." realizzò Lena afflitta, aspettando l'inizio della sfuriata che da un mese evitava.

"Già." bofonchiò la bionda infilando nervosamente le mani nelle tasche.

"Se sei qui per chiedermi come fare a toglierti quel coso dalla spina dorsale...sappi che non ne ho la più pallida idea." l'ombra di un sorriso attraversò le labbra di Kara.

"No...in realtà ho sempre saputo da dove venisse la 'cura miracolosa'." il sopracciglio della corvina si invarcò nella sua tipica espressione perplessa "Beh...sarò anche stata paralizzata dal collo in giù, ma il cervello funzionava bene." questa volta toccò a Lena accennare un sorriso "Comunque volevo solo parlarti. Chiederti scusa per quel giorno. Per le cose che ho detto."

"Cosa è cambiato?" il tono della voce di Lena uscì più duro di quanto volesse, mentre Kara la fissava cercando di cogliere il reale significato della domanda "Sono passati quattro mesi. Perché ora? Perché chiedere scusa ora? Perché pentirsene ora?!"

"Me ne sono pentita non appena le ho dette!" urlò decisa la bionda fermando il fiume di parole dell'altra "Me ne sono pentita non appena ho visto il tuo sguardo spegnersi! Ma era paralizzata Lena! Non potevo nemmeno prendere il telefono e chiamarti!! Poi c'è stato l'intervento...la riabilitazione...e poi la settimana scorsa mi hanno dimesso così sono venuta a cercarti alla L-Corp!!" Kara fa una pausa per riprendere fiato mentre i loro sguardi non si perdono nemmeno per un secondo "Sono venuta a cercati...ma non c'eri. Sam non voleva dirmi nulla. Sono venuta tutti giorni...e finalmente oggi la tua segretaria si è arresa, così sono corsa a casa tua. E...e...cazzo Lena ti stavi lasciando letteralmente morire sul pavimento!!" 

"Per colpa tua!!" gridò Lena sopraffatta dalle emozioni che per troppo tempo aveva represso "Mi hai distrutto Kara!! Le tue parole...il tuo sguardo quel giorno mi hanno distrutto!! Quel giorno all'aeroporto hai detto di amarmi...mi hai pregato di non rinunciare a noi...e io ti ho creduto!! Ti ho creduto...e tu mi hai distrutto!! Ci hai buttato vie come se fossimo carta straccia!! Mi hai accusato di averti amato troppo!! Mi hai incolpato per non essere riuscita a lasciarti bruciare tra le lamiere!! Mi spieghi che cazzo avrei dovuto fare?! Tornare alla mia vita di tutti i giorni con la consapevolezza di aver perso per sempre l'amore della mia vita!?!" le lacrime scorrevano ormai implacabili sul volto di entrambe.

"Ero intrappolata nel mio corpo...ero arrabbiata...e ho detto cose imperdonabili. Sono stata la peggiore degli idioti. La più detestabile...infima...bieca persona dell'universo. Ma non ho mai...mai...messo in discussione ciò che ti ho detto all'aeroporto." balbetta la Danvers tra le lacrime.

"Non importa. Non importa più Kara."

"Certo che importa! Perché è ancora tutto ciò che desidero! Tu sei ancora tutto ciò che desidero! La nostra vita insieme è ancora tutto ciò che desidero!!" gridò Kara cercando di trasmettere in quelle parole tutto l'amore del mondo.

"Ma non lo vedi Kara?! Tutte le volte che ci proviamo è un disastro!! Ci feriamo...e ci distruggiamo a vicenda!! Non siamo fatte per questo. Vattene. Vattene e sii felice." ad ogni parola la corvina sentiva il suo cuore spezzarsi, se possibile, sempre di più.

"No. Non me ne vado. Non me ne vado perché l'unica persona nell'universo che può rendermi felice è di fronte a me. E non provare a sostenere il contrario nemmeno per un secondo! So cosa vuol dire vivere senza di te...ho passato la maggior parte della mia vita a cercare di farlo!! E sai bene che merda è stata!!" la bionda parlava sicura con gli occhi animati da un'indescrivibile voglia di vivere.

"Litigheremmo ancora. Ci faremmo del male...e ci odieremmo."

"Si, hai ragione. Siamo fatte così...litighiamo. Litighiamo perché sono una stronza che parla senza pensare alle conseguenze e perché tu davanti alle difficoltà scappi pensando di non essere abbastanza. E non sarà facile...o indolore. Anzi. E dovremmo lavorarci ogni giorno...senza mai arrenderci. Ma io voglio farlo! Voglio farlo perché voglio te! Voglio noi!!"

"Kara...non so se ce la faccio." riuscì a dire Lena tremante con la voce rotta. Allora Kara mosse qualche passo cauto verso di lei, e con dolcezza prese il suo volto a coppa tra le mani.

"Lena...Amore guardami." sussurrò dolcemente la bionda, mentre i loro sguardi si incatenavano "Fai una cosa per me...per favore...prova ad immaginarti tra 30...40 anni. Prova ad immaginare un tiepido pomeriggio primaverile, passato sul patio di casa a leggere qualche complicata pubblicazione scientifica, ed ora guarda chi c'è seduto al tuo fianco. Se sono io...ti prego se sono io non arrenderti." le lacrime avevano ricominciato a solcare il volto di Kara, provato da tutte quelle emozioni.

"Non c'è nessuno al mio fianco." la bionda sentì il suo cuore frantumarsi, le sue mani scivolarono lontano dal volto della corvina e fece per alzarsi e scappare il più lontano possibile da lì, quando Lena le afferrò con tocco gentile il polso trattenendola a sé "Non c'è nessuno al mio fianco perché tu stai correndo per tutto il giardino con i nostri nipoti...giocando con i nostri figli a qualche strano gioco che ti sei inventata...o litigando con Alex su chi ha vinto l'ultima scommessa, per poi venire da me a piagnucolare come un cucciolo ferito. Ed io ti guarderò con la consapevolezza di essere la persona più fortunata di questa terra...poi cinque minuti dopo ti starò urlando addosso perché avrai combinato l'ennesimo macello!!" per la prima volta dopo mesi le loro labbra era piegate in un sorriso a trentadue denti, mentre delle dolci lacrime di gioia continuavano a bagnare i loro visi.

"Questo è un si?"

"Si." le loro labbra si scontrarono in un bacio bisognoso, carico di promesse e speranze per il futuro che verrà. Le lingue cominciarono una danza familiare che tanto gli era mancata, le braccia toniche di Kara stringevano con delicatezza a sé il corpo esile e ancora debole dell'altra mentre venivano l'una inebriata dal profumo dell'altra. Si staccarono alla ricerca di ossigeno, poggiando le fronti l'uno contro l'altra, ancora ansimanti, si sorrisero. Finalmente erano insieme. E questo sarebbe bastato a superare qualunque ostacolo la vita gli avrebbe imposto.

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