Zanessa - Rewrite the stars

di FrancyF
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I set out on a narrow way many years ago ***
Capitolo 2: *** I won't give up on us ***
Capitolo 3: *** And I don't want the world to see me ***
Capitolo 4: *** It is feel so right to be here with you ***
Capitolo 5: *** I don’t wanna know about your new man ***
Capitolo 6: *** When I believed in forever, and everything would stay the same ***
Capitolo 7: *** That's the way I loved you ***
Capitolo 8: *** There ain't no broken heart love cannot mend ***
Capitolo 9: *** Can't you see you belong to me ***
Capitolo 10: *** Let's say all of the things that we couldn't before ***
Capitolo 11: *** I could stay awake just to hear you breathing ***
Capitolo 12: *** But you used to be the one I love ***
Capitolo 13: *** Don't wanna know another kiss ***
Capitolo 14: *** There's no place I'd rather be in this world ***
Capitolo 15: *** Something about baby, you and I ***
Capitolo 16: *** Make it last forever and never give it back ***
Capitolo 17: *** I have loved you since we were 18 ***
Capitolo 18: *** You're my heart's desire ***
Capitolo 19: *** For now you're scan of my unmade plan ***
Capitolo 20: *** Are you happy in knowin' that you're having my baby? ***
Capitolo 21: *** We were something, don't you think so? ***
Capitolo 22: *** And you pull them all together ***
Capitolo 23: *** I don't wanna be your hero ***
Capitolo 24: *** Take my hand, I'll take the lead ***
Capitolo 25: *** I wanna stay with you until we're grey and old ***
Capitolo 26: *** You're still the one I want for life ***
Capitolo 27: *** Cause watchin' you is all that I can do ***
Capitolo 28: *** How much I can fix myself for you ***
Capitolo 29: *** In loving memory of the one that was so true ***
Capitolo 30: *** It felt just like it used to be ***
Capitolo 31: *** Lights will guide you home ***
Capitolo 32: *** What if we rewrite the stars? ***
Capitolo 33: *** What I've been looking for ***
Capitolo 34: *** Will you say okay? ***
Capitolo 35: *** You had my heart a long, long time ago ***



Capitolo 1
*** I set out on a narrow way many years ago ***


Buongiorno! Inanzitutto vi ringrazio per avere dato una possibilità a questa ff. Ho iniziato a scriverla anni fa, nel lontano 2012, e da allora è cambiata molto fino a diventare un vero e proprio libro di più di 200 pagine. Parla di un possibile ricongiungimento tra Zac e Vanessa (una delle mie prime OTP). Ricordo che NON pubblico perchè vorrei che tornassero assieme, è solo una ff. Avevo solo 18 anni quando l'ho iniziata a scrivere e sono cambiate molte cose anche per Zac e V, tra rotture e nuovi fidanzati/e... spero che comunque apprezziate! Pubblicherò ogni sabato (salvo imprevisti) e pubblicherò in contemporanea anche su Wattpad.  Ogni capitolo avrà come titolo un pezzo di una canzone. Buona lettura.  :)
- Fran

“I set out on a narrow way many years ago
Hoping I would find true love along the broken road
But I got lost a time or two
Wiped my brow and kept pushing through
I couldn't see how every sign pointed straight to you”
- “God Bless the Broken Road” Rascal Flatts 
Arroyo Grande, California - Settembre 2014
Zac Efron lanciò uno sguardo mesto alla sua casa d’infanzia: sembrava sempre la stessa casa che aveva costruito suo padre, quando lui aveva appena un anno. L’erba del vialetto e del giardino sul retro era gialla e secca per la siccità che aveva colpito lo stato della California durante l’estate, ma i fiori nelle aiuole che sua madre accudiva con grande cura, erano fioriti. La vecchia macchina Mustang di suo nonno Harold era sempre parcheggiata nel vialetto e il canestro da basket che suo padre aveva montato per lui e Dylan quando erano piccoli era arrugginito, ma sempre presente. I muri beige chiaro dell’abitazione erano stati ridipinti da Zac stesso pochi anni prima. Sembrava tutto uguale, eppure ora non riusciva a fissare quella casa per più di dieci secondi.   
Zac era sicuro che entrando per la porta principale, dopo il salone d’ingresso, avrebbe trovato il suo vecchio pianoforte a coda, i libri di ingegneria elettronica di suo padre impilati in file ordinate nella grande libreria di cedro, e tutta la casa avvolta dal profumo dei famosi waffles ai mirtilli di sua madre. Sarebbe salito al piano di sopra, nella sua stanza, e sua madre lo avrebbe rimproverato perché nonostante avesse raggiunto la soglia dei ventisette anni, la sua vecchia camera rimaneva sempre inaccessibile a causa delle pile di vestiti sparsi sul pavimento, assieme a spartiti musicali e fogli stracciati di qualche copione.
Il giovane chiuse gli occhi, come per trattenere quei ricordi e fossilizzarli nella mente, ma poi la voce di suo fratello minore Dylan lo riportò alla realtà.
-Non riesco a credere che vogliano vendere la casa-.
Il ventiduenne fece una smorfia di disgusto e beve un lungo sorso di birra, pulendosi le labbra con le mani.
-Perché non l’hai comprata?- sbuffò, con un’evidente nota di rimprovero.
Zac roteò gli occhi e lo ignorò: i rimproveri di suo fratello erano l’ultima cosa della quale si dovevano occupare.
-Dyl, te l’ho già spiegato il perché. Non ha senso comprarla. Cosa ci avrei dovuto fare?-
-Lasciarla così! Cazzo, è come se stessimo vendendo tutta la nostra vita! Tutti i nostri ricordi sono qui dentro!- Dylan tirò un calcio pieno di frustrazione al cartello “Vendesi” che troneggiava indisturbato sul prato, e se ne pentì subito dopo imprecando per il dolore che si erano procurato.
-Dylan, ho già due case. Non me ne serve una terza-
-Ma è la nostra casa-
-Lo so’. Credi che io sia d’accordo con tutta questa situazione?-
-Credo che tu ti stia dimostrando troppo accomodante. Insomma non è il momento per comportarsi così! Mi sembrano due ventenni! Non hanno il diritto! Non hanno il diritto di prendere e buttare via una vita assieme!- la voce del ragazzo si incrinò –non ne hanno il diritto- borbottò, prendendo a calci un sassolino e nascondendo la faccia dal fratello maggiore.
Zac era certo che Dylan si stesse trattenendo dallo scoppiare a piangere. Cosa credeva di fare? I loro genitori non avevano di certo bisogno di chiederli il permesso per fare certe cose. E poi anche lui fremeva, ma di confusione. Voleva delle risposte. Non si sentiva così smarrito da anni, o forse erano solamente anni che fingeva di stare bene e che la sua vita procedesse alla grande. Era talmente abituato agli addii e a cambiare identità e ruoli nel suo lavoro, che davvero non comprendeva tutta la rabbia del fratello minore. Però una piccola parte di lui lo detestava. Anche in quella situazione toccava a lui prendersi cura di Dylan, fare la parte del bravo fratello maggiore, dirgli che alla fine sarebbe andato tutto bene. Di quel ultima parte Zac stesso non ne era certo, ma sapeva di doverlo fare perché non avrebbe mai e poi mai abbandonato la sua famiglia in un momento come quello.
-Ehi ragazzi! Non vi abbiamo chiamato per poltrire!- la voce di loro padre David richiamò entrambi i fratelli al lavoro -mi serve una mano qui!- disse l’uomo trascinando lungo il vialetto due vecchie bici. Zac ebbe un lieve sussulto, ma cercò di darsi un contegno. Quelle erano le loro vecchie bici. Cosa cavolo stava facendo suo padre? Voleva buttarle? Erano vecchie, ma non certo dei rottami. Perché aveva tutta questa voglia improvvisa di liberarsi delle loro vecchie cose?
-Avanti andiamo. Prima finiamo di inscatolare tutto, prima possiamo andarcene fratellino- Zac gli porse una mano e Dylan lo aiutò ad alzarsi.-
-Io vado dentro da mamma e tu stai con papà, ok?-.
Dylan annuì e si diresse di malavoglia in garage, mentre Zac entrava in casa. Fino a qualche settimana prima tutti i muri del corridoio d’ingresso erano adornati con foto di famiglia: lui e Dylan con le cugine durante la loro infanzia, vacanze di famiglie alle Hawaii e in Colorado, foto dei viaggi di lavoro di suo padre David. Ora erano solamente pareti spoglie.
Zac trovò sua madre in cucina, intenta a inscatolare piatti e stoviglie.
-Ehi mamma, ti serve una mano con altri scatoloni da caricare?-
-Oh si, grazie tesoro. Puoi iniziare a portare in macchina questi. Non credo che tuo padre voglia tenerli, sono solamente vecchie stoviglie del servizio buono di nonna. Staranno meglio a casa mia-.
Accanto a lei giacevano ben quattro scatoloni pieni con la scritta “Cucina”. Zac si chinò  per ispezionarne il contenuto mentre Dreamer, il vecchio cane di casa, si aggirava intorno al padrone, annusando i suoi jeans nuovi di zecca.
-Ehi bello- gli grattò affettuosamente la testa –cambierai presto casa-.
Per quasi dieci anni quel vecchio cane aveva vissuto ad Arroyo Grande e ora… e ora finiva in Oregon. Se Zac si soffermava a pensarci era assurdo. Ancora più assurdo era pensare che nemmeno lui avrebbe più mai messo piede in quella casa.
-Piangerò ogni sera senza di lui- sua madre si voltò finalmente a guardarlo. Starla, nonostante i suoi sessantacinque anni, erano ancora una donna estremamente attraente: bionda, senza neanche un capello bianco, con lineamenti dolci e due grandi occhi color nocciola. Zac però non potè fare ameno di notare che la madre era estremamente rigida e aveva due profonde occhiale che le solcavano gli occhi, come se non dormisse bene da mesi.
-Mamma lo prenderei io, lo sai. Ho già Puppy e Simon va d’accordo con i cani, ma papà ha insistito così tanto per averlo lui-.
-No tesoro, va bene. Tuo padre vuole fare di testa sua anche questa volta… tuo fratello?-
Zac cercò di ignorare il commento infelice della madre.
-Dylan è in garage ad aiutare papà, sbuffa ma se ne farà presto una ragione-
Starla stette un attimo in silenzio, pallida. Poi si avvicinò al primogenito e lo abbracciò stretto.
-Grazie tesoro per essere venuto oggi. E grazie per avere trascinato qui Dylan. Lo so che è arrabbiato, probabilmente lo sei anche tu-.
Probabilmente. Probabilmente sua madre aveva ragione. Probabilmente Zac avrebbe dovuto essere arrabbiato. Ma la realtà dei fatti era che lui non era arrabbiato, era in preda ad una ceca confusione. Come era possibile che i suoi genitori, dopo due figli e trent’anni di matrimonio, avessero deciso di mettere la parola fine alla loro unione? Come era possibile che due persone che si erano follemente amate per anni, adesso decidessero di divorziare? E senza neanche drammi. Zac aveva notato che qualcosa non andava tra i suoi genitori durante le vacanze pasquali, lo scorso Aprile, ma non ci aveva dato troppo peso. Era così impegnato con il suo nuovo film e poi  quale coppia non aveva qualche battibecco dopo tanti anni assieme? D’altronde lui e suo fratello erano andati presto via di casa e recentemente sua madre aveva perso il padre, forse Starla e David stavano attraversando solo una fase di transizione. Ma quando i due giovani fratelli Efron si erano ripresentati a casa per la festività del quattro Luglio i loro genitori li avevano fatti sedere in soggiorno, annunciandoli il loro imminente divorzio. “Non andiamo più d’accordo” aveva sentenziato mesto suo padre, visibilmente imbarazzato quando i nonni paterni, Hal e Dot, entrambi ottantenni, aveva chiesto spiegazioni, allarmati. Zac non aveva creduto ad una sola parola perché tutto quello che suo padre aveva detto per giustificarsi: semplicemente nella sua testa non formava un discorso sensato. Non aveva senso e basta. Perché due adulti con un minimo di senno, come erano sempre stati i suoi genitori, non si svegliano una mattina e decidono che non si amano più, che provano così tanta indifferenza l’uno nei confronti dell’altra da chiedere il divorzio. Non erano una giovane coppia inesperta e con figli piccoli, erano due persone mature con i figli già fuori casa. Starla e David avrebbero dovuto godersi la serenità che regnava in casa Efron…. e invece erano arrivati a detestarsi.
-Mamma, posso chiederti una cosa?-
-Tutto quello che vuoi tesoro- cinguettò sua madre.
-Papà ti ha mai tradita?-. sapeva di stare oltrepassando una linea sottile tra il rispetto per i suoi genitori e l’irriverenza, ma voleva onestà da entrambi i suoi genitori.
Starla trasalì nell’udire quelle parole provenire da uno dei suoi figli. Fissò il ragazzo dritto negli occhi.
-Zachary...-
-Sono serio. Lo so che non è una domanda… non è una domanda semplice alla quale rispondere-
-Non è una domanda che un figlio dovrebbe fare a sua madre-
-Mamma, ti prego. Mi parli di sesso e amore da quando ho dieci anni e tu e papà siete stati dannatamente aperti con me e Dylan. Devo solo capire-
-L’amore cambia Zac. Cambia e si trasforma, e in alcuni casi finisce-.
Il giovane uomo le rivolse un’occhiata dubbiosa: non poteva essere così, non gli bastava come risposta. L’amore finiva per una ragione, non per caso.
-Non credo che basti. Non dopo trent’anni. Fino all’anno scorso andava tutto bene, tu e papà vi amavate. Tu e papà stavate bene-
-Io e tuo padre avevamo dei problemi da parecchio tempo. Stavamo male da parecchio tempo, ma abbiamo stretto i denti e ci siamo sempre detti che valeva la pena provare a sistemare le cose, ma poi abbiamo raggiunto il limite-
-Parecchio quanto?-
-Parecchio tempo- adesso Starla era vagamente seccata –ti prego Zachary, questi sono… sono decisioni… questa decisione che tuo padre e io abbiamo preso è stata terribilmente difficile per entrambi. Ma io voglio che lui sia felice e lui vuole la stessa cosa per me. Lo so che tu e Dylan non capite questa scelta, non pretendo nemmeno che la accettiate di punto in bianco, ma vi chiedo solamente di rispettarla-.
Zac fece un passo indietro. Forse aveva esagerato, forse doveva lasciarle spazio.
.Ok- rispose, alzando le spalle –vado a mettere queste nella tua auto e torno-.
Un attimo dopo Starla si ritrovò stretta tra le braccia del suo primogenito. Le braccia di Zac la cingevano da dietro e il ragazzo le depositò un lieve bacio in testa. Si era già liberato dello scatolone.
-Scusa mamma. Scusa per prima- le sussurrò – non avrei dovuto chiederti quelle cose-.
-Va tutto bene-  la donna si girò per guardarlo in faccia e rassicurarlo – non mi aspetto che tu e Dylan approviate questa… questa cosa-.
La donna sfiorò leggermente il medaglione blu che pendeva dal petto del figlio: ormai era un anno che Zac non toccava più una goccia d’alcol. L’aveva fatto per la sua salute, ma soprattutto per la sua famiglia.
-Papà e io sappiamo che per te l’ultimo anno è stato difficile, anzi gli ultimi anni tesoro. Ma siamo così fieri di te-.
-Mamma…- il ragazzo arrossì. Se c’era una cosa che odiava era ricevere complimenti quando sapeva di non meritarseli. Sua madre aveva ragione, era stato un anno difficile per lui.
-Dopotutto è più di un anno che sei sobrio, non che fossi un alcolizzato prima…-
-Mamma, smettila-
-Che c’è?-
-Smettila di adularmi! Non me lo merito!-
-Cosa dici? Avevi iniziato a bere troppo, te ne sei accorto in tempo e hai fatto un percorso di riabilitazione. Sei un bravo ragazzo e ti prendi sempre cura di tuo fratello. Zac, ti meriti questi complimenti. Sei il mio bambino-
-Non sono più il tuo bambino, da molti anni ormai- Zac la baciò su una guancia. Le era incredibilmente grato. Era incredibilmente grato ad entrambi i suoi genitori. -Io e Dyl volevamo partire subito, ma credo che dormiremo qui e faremo colazione assieme. Ti va?-
-Come dormite qui? Zac i mobili della tua stanza sono già stati portati via-
-Useremo i sacchi a pelo che ci sono in garage. Voglio…- Zac si guardò intorno, carico di affetto per la sua casa d’infanzia –voglio passare un’ultima notte qui. I fornelli della cucina funzionano ancora- i suoi occhi brillarono.
-Ti farò i waffles che ti piacciono tanto- cedette Starla –ma non credo sia una buona idea condividere la novità con tuo padre-
-Mamma!-
-Zachary!-
-Siete stati sposati per trent’anni, ti ha reso felice e adesso non potete condividere nemmeno una colazione assieme?-
La donna si morse il labbro inferiore. Stava riflettendo.
-Se per tuo padre va bene, allora è ok- cedette infine –ma non voglio iniziare a litigare con lui di prima mattina e sarà la prima e l’ultima volta Zachary-.
Il giovane la abbracciò nuovamente per ringraziarla. Era certo che sapeva quando quella casa significasse per tutti loro e voleva darle un addio appropriato.
-Sicuro che non avevi nient’altro da fare? Dovevi andare al matrimonio di Ashley questo fine settimana-
-Ash capirà- si affrettò a ribadire lui –vado a dirlo a papà e Dylan-.
 
Vanessa sospirò nell’oscurità della stanza e lesse e rilesse più volte il messaggio che le aveva mandato Ashley Tisdale, la sua migliore amica.
“Nessa, mi dispiace. Bacia Austin da parte mia. Chiamatemi per qualsiasi cosa.”
Quella era Ashley. Vanessa la adorava: anche a pochi giorni dal suo matrimonio con Chris, la sua migliore amica aveva pensato a lei e non a se stessa.
La ragazza non digitò una risposta di rimando, non avrebbe avuto senso. Erano già le tre del mattino e avrebbe chiamato Ashley domani, in modo da potere parlarle con calma. Il lieve russare di Austin indicava che, finalmente, si era addormentato. Vanessa sfiorò i capelli biondi del fidanzato: sembrava così in pace mentre dormiva. Austin sembrava potersi finalmente riposare solo quando dormiva: le condizioni di sua madre Lori si erano ulteriormente aggravate ed era stata ricoverata d’urgenza. Quando i medici gli avevano comunicato che probabilmente non avrebbe superato la notte, Austin si era chiuso in un mutismo selettivo. Aveva osservato la madre soffrire per mesi di cancro e ora gli stavano dicendo che tutte le cure, i soldi spesi e le ore passate al suo capezzale erano state inutili? Che tutte le preghiere che avevano rivolto a Dio non erano state ascoltate?
Vanessa era stata la sua roccia. Dal momento esatto in cui era arrivata la diagnosi la ragazza aveva fatto l’impossibile per stare vicino al fidanzato. L’aveva calmato, confortato. E così aveva fatto anche quella sera, cullandolo tra le sue braccia per fargli prendere sonno.
Non era pronta nemmeno lei a perdere Lori: si era affezionata alla donna durante quei tre anni che aveva trascorso con Austin, non era pronta a rinunciare a lei. Non quando il resto del mondo continuava a girare, quando il resto della gente continuava a vivere come se nulla fosse. Vanessa aveva sempre creduto che se si fosse comportata bene, se avesse dimostrato a Dio di essere una brava persona, allora non le sarebbe mai potuto capitare niente di brutto nella vita. O almeno niente di catastrofico. Ripensandoci era un pensiero puramente infantile, ma fino ad allora nessun evento aveva intaccato quella visione del mondo. Eppure nell’ultimo anno si era dovuta ricredere. Aveva scoperto che forse Dio non ascoltava le preghiere di tutti gli uomini, forse Dio non esisteva affatto o forse era solo un vecchio sadico che giocava a muovere a piacimento le proprie pedine su una grande scacchiera.  Non c’era altra possibile spiegazione. Dio l’aveva benedetta con il talento, con la fama e con una vita famigliare serena. Forse le aveva dato troppo. A volte la ragazza pensava di essere la causa delle sofferenze di Austin. Lui era troppo perfetto per lei. La sua famiglia era perfetta e ora Lori stava pagando il prezzo per tutto quello che Dio le aveva donato. Se Austin avesse saputo cosa realmente pensava probabilmente l’avrebbe presa per matta, ma Vanessa non poteva farci niente.
Promettimi che ti prenderai cura di lui.
 Quelle erano state le ultime parole che le aveva detto Lori tre giorni fa. Non le aveva pronunciate con la consapevolezza che sarebbero state le ultime parole che avrebbe mai rivolto alla sua quasi cognata, ma lo erano state. E Vanessa da allora sentiva di essere responsabile della felicità di Austin. Lori era stata per anni il centro di gravità del figlio e adesso se ne era andata per sempre. Toccava a Vanessa, dunque, cercare di rendere la vita del fidanzato il più normale possibile.
La ragazza sospirò pesantemente nel ripercorrere gli eventi dei giorni precedenti. Era tutto ancora confuso. Il funerale di Lori era stato celebrato solamente quello stesso pomeriggio. Il ricordo però era sfuocato nella mente della ragazza e  sembrava però appartenere a secoli fa. Lori aveva voluto morire in ospedale a Los Angeles, dove aveva passato le sue ultime settimane di vita. La cerimonia funebre si era dunque svolta a Los Angeles, dove il corpo della donna era stato cremato. Se chiudeva gli occhi Vanessa poteva chiaramente rivedere il volto affranto del padre e della sorella di Austin, poteva sentire la forte stretta del suo fidanzato durante l’elogio funebre. Non aveva pianto al funerale, non ne aveva avuto la forza. Sentì Austin muoversi e borbottare qualcosa nel sonno e solo allora il suo sguardo si posò sulla sveglia: le tre del mattino. Tanto valeva provare a dormire almeno un paio d’ore. L’indomani mattina la famiglia di Austin avrebbe portato le ceneri di Lori a casa, nella loro casa di famiglia a Anaheim. Austin avrebbe avuto bisogno di lei. Avrebbe avuto bisogno di tutto l’affetto possibile. La ragazza spense il cellulare, appoggiò la testa al cuscino e cadde in un sonno profondo senza sogni.

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Capitolo 2
*** I won't give up on us ***


Ciao! Grazie a chi ha letto il primo capitolo... questo è il secondo! Ci vediamo sabato con il terzo capitolo. 
- Fran

“Well, I won't give up on us
Even if the skies get rough
I'm giving you all my love
I'm still looking up”
- “I Won’t Give Up”  Jason Mraz

Maui, Hawaii - Agosto 2010
Zac premette il pulsante della sua micro macchina digitale e impresse per sempre quel momento: la sua ragazza che correva e rideva nella risacca dell’oceano Pacifico. Vanessa indossava semplicemente un bikini rosso con una canottiera nera e un paio di occhiali da sole, ma a lui pareva sempre perfetta e senza neanche sforzarsi. Aveva sempre avuto una passione per le foto e lei era il suo soggetto preferito da ritrarre.
-Hai finito Zac?- lei gli sorrise, felice, e il cuore del ragazzo fece un tuffo all’indietro. Si sistemò il capello di paglia sulla testa e gli occhiali da sole e le porse la macchina fotografica.
-Me ne avrai fatte cinquecento…-.
Il ragazzo fece una smorfia e sorrise.
-E’ solo che … lo sai… voglio ricordare ogni cosa dei nostri viaggi-.
Non l’aveva detto con l’intento di sedurla, ma Vanessa arrossì e si sentì in dovere di baciarlo. Aveva il migliore ragazzo del mondo accanto a sè. 
Zac la fissò e chiuse gli occhi, baciandole la fronte, mettendole le mani nei lunghi capelli scuri. L’amava più di se stesso. Lei era il suo mondo e non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via. Lei era la cosa più preziosa e delicata che possedeva e che avrebbe mai posseduto, non i soldi ne la fama. Ma lei. Le era eternamente grato perché lei gli permetteva di amarla da cinque anni. E niente lo rendeva più felice. 
-Ti amo- sussurrò la brunetta levando il capello dalla testa del fidanzato e scompigliandogli i capelli. 
-Ti amo anch’io-  Zac rise di gusto e la baciò nuovamente. Era così grato per quella vacanza. Solo lui e Vanessa e nessun’altro. Era stato un anno impegnativo ed entrambi avevano davvero bisogno di quella pausa estiva. 
-Lo sai vero che ci stanno fotografando da almeno dieci minuti?-  Vanessa inforcò gli occhiali da sole e squadrò l’orizzonte, in cerca dei paparazzi. Un uomo, vestito in incognito da innocuo bagnate,era in precario equilibrio su un peschereccio e brandiva una gigantesca macchina fotografica.
-Già…-.
Zac sospirò: veramente non se ne era accorto. Era troppo preso da lei, ma le accarezzò una guancia per rassicurarla. Odiavano entrambi i paparazzi e la loro mania di invadere la loro privacy. Ma ormai ci convivevano da cinque anni e si erano quasi abituati a vedere i loro volti nelle principali riviste scandalistiche mondiali. Anche se entrambi mantenevano sempre un basso profilo a riguardo della loro vita sentimentale con i media, nelle interviste e durante i red carpet. 
-Ti dà fastidio… vuoi che andiamo in quel chiosco sulla spiaggia a prendere due cose per cena?- chiese, premuroso.
La piccola mano di Vanessa strinse la sua e la baciò.
-Torniamo in camera Zac… voglio stare da sola con il mio ragazzo prima che parta nuovamente…- c’era una velata ombra scura sul volto della ragazza. I suoi profondi occhi scuri erano limpidi per Zac e la tradirono: sapeva che lei odiava quando vivevano da separati, ma con le loro carriere agli inizi e una fitta agenda da riempire, non potevano fare altrimenti. Per questo quei giorni estivi assieme a lei erano momenti preziosi da assaporare. 
-Zac?- lo riprese lei.
-Che c’è?-
-Hai sentito quello che ho appena detto?-
-No- si scusò lui –ero… ero…-
Per un attimo temette di averla ferita: ultimamente Vanessa gli faceva notare più spesso le sue mancanze e Zac se ne dispiaceva. Sapeva che non lo faceva con cattiverie, stavano crescendo e lei voleva di più: stabilità, ma lui era così immerso nella frenesia della vita da non accorgersene. Lei però scoppiò a ridere e il ragazzo potè tirare un sospiro di sollievo: la vacanza stava avendo i suoi effetti positivi per entrambi. Erano decisamente più rilassati.
-Scusa piccola- le baciò la testa –stavo solo pensando a quando sono fortunato ad averti e… e a quanto siano stati meravigliosi questi giorni, solo tu e io e… beh e i fotografi-. 
Lei gli si avvicinò in modo da potergli sussurrare in un orecchio.
-Zac… che c’è ne importa dei fotografi? Ho detto che credo sia una bella idea quella della cena, ma in camera. Voglio godermi le ultime ore da sola con te-. Gli occhi le brillavano e un sorriso malizioso comparve sul volto della giovane donna. 
-Oh- Zac la strinse a se –beh questa è senza dubbio un’idea migliore Mrs. Hudgens- sogghignò.


Zac si svegliò di soprassalto. Sentiva come un ticchettio dentro la testa. Gli ci vollero circa cinque secondi per rendesi conto che in realtà, il ticchettio, era il bussare impaziente di suo fratello alla porta della sua vecchia stanza.
-Ehi Zac ti vuoi dare una mossa?! Sono già le nove!  Mamma sta facendo i waffles e non voglio perdermene neanche uno! Ti avviso che se non porti il tuo culo giù in cucina entro dieci secondi, saranno tutti andati dritti dritti nel mio stomaco!-.
Il ragazzo corrucciò la fronte e si stirò per bene. Avendo vissuto sempre assieme a Dylan, Zac era ben consapevole del fatto che suo fratello non stesse affatto scherzando: se non si dava una mossa non avrebbe mangiato nemmeno un waffle. Solo allora si accorse che aveva dormito non nel suo letto, ma in una camera da letto vuota. Dalle veneziane alle finestre, che i suoi genitori avevano comperato per facilitare la vendita della casa, entrava un fiotto di luce.  Era sdraiato sulla vecchia moquette della sua vecchia camera da letto, immerso in un sacco a pelo. Ecco perché sentiva un lieve dolore alla schiena.  Si mise supino e fissò le ventole sul soffitto. Era dannatamente assurdo stare nella sua vecchia stanza completamente vuota. Dov’era finito il suo letto king size? Dov’erano finiti i poster dei Lakers appesi alle pareti? Dov’erano tutte le sue foto d’infanzia? Dov’era la vetrina con tutti i suoi premi?
-Tutto questo è assurdo…- borbottò sottovoce, scostandosi dal suo giaciglio e prendendo da terra i suoi vecchi jeans.
La sua mente vagò nel vuoto per una frazione di secondo. Sapeva di averla sognata di nuovo. E sapeva anche la sua mente stava attuando il suo solito meccanismo di difesa: ignorare i frammenti del sogno finchè il suo cervello non gli avrebbe dimenticati, rimossi. L’aveva sognata di nuovo, anche se non ne comprendeva a pieno il perché. A volte la sognava spesso e a volte non la sognava per intere settimane. Gli odiava quei sogni perché erano ricordi così vividi nella sua mente, anche se erano passati già quattro anni da quella vacanza che lui e Vanessa Hudgens avevano fatto alle Hawaii. 
Hawaii, Caraibi, Filippine. Erano quelle le loro mete preferite. Luoghi di evasione dove potevano passare un po’ di tempo assieme; tempo ritagliato tra le riprese di un film e uno spettacolo teatrale. Vecchi ricordi che gli facevano ancora terribilmente male. Perché nonostante la separazione senza drammi, nonostante i due ragazzi fossero anche stati amici per un periodo… ora era tutto finito. Da quando lei stava con Austin le telefonate si erano fatte più rade e le visite sporadiche, fino ad arrivare a cessare del tutto. E Zac capiva perfettamente il perché e non li biasimava affatto.  Perché lui avrebbe fatto lo stesso se fosse stato nei panni di Austin Butler.
Lei, Vanessa... lei era l’essere più speciale che lui avesse mai incontrato e quindi, quando stavano assieme, l’aveva protetta con tutto se stesso. Adesso Austin faceva la stessa cosa: la proteggeva dal resto del mondo, la proteggeva dai media e da eventuali persone che avrebbe potuto ferirla. E Zac sapeva che in quell’elenco di persone c’era anche lui. 
Evidentemente, pensò tra se e sé Zac, infilandosi una vecchia felpa, il fatto di essere tornato a casa aveva riacceso qualche meccanismo malato nella sua mente. Lui e Vanessa avevano passato giorni splendidi in compagnia della famiglia di lui ad Arroyo Grande. Adesso Zac ringraziava il Cielo che la sua vecchia camera fosse vuota: non avrebbe retto alla vista di tutte le sue vecchie foto con Vanessa, foto che sua madre aveva mantenuto appese per anni alle pareti. Inoltre Zac aveva preferito dormire sul pavimento, piuttosto che coricarsi nel suo vecchio letto, letto nel quale lui e Vanessa avevano fatto innumerevoli volte all’amore, prima di essere svegliati dall’odore della colazione o da tutto il baccano che produceva Dylan quando era un ragazzino. 
-ZAC!-.
L’urlo di suo fratello gli perforò quasi i timpani. 
-Sto scendendo!- sbraitò di rimando, prima di gettare un’ultima occhiata piena di vecchi ricordi alla sua stanza. 

Il dolce aroma dei waffles ai mirtilli di sua madre lo guidò fino alla cucina. O meglio, in quella che ormai non era quasi più una cucina. Il tavolo e le sedie erano già stati portati via, così l’intera famiglia Efron si era dovuta sedere al bancone della cucina con degli sgabelli di fortuna.
Zac osservava suo fratello minore annegare il suo dolore e i mille dubbi sul divorzio dei genitori in un pila di waffles e sciroppo d’acero.
Anche lei adorava i waffles ai mirtilli. Zac aveva imparato a farli solo per lei. Si alzava ogni mattina alle cinque e mezzo per preparaglieli, prima che lei iniziasse le prove di qualche film o di qualche spettacolo teatrale.
-Zac…- la voce di suo padre lo riportò indietro. Di nuovo. Zac si grattò la testa e si finse disinvolto. La verità era che anche lui adesso si stava iniziando a pentire di essere tornato in quella casa. Dylan aveva ragione quando affermava che dentro quelle quattro mura c’era una vita intera.
-Dormito bene ragazzi?- era chiaro che sua madre si stava sforzando di mantenere una conversazione, con scarsi risultati però.
-Si- fu tutto quello che riuscì ad ottenere da Zac. Mentre Dylan alzò le spalle e sbuffò: era chiaro che il malumore non era evaporato neppure grazie ai waffles.
-Io e Dylan mangiamo e ci mettiamo in macchina. Il viaggio fino a L.A. dura tre ore e non voglio beccare traffico-.
-Tra due ore arriva il camion dei traslochi e porta via le ultime cose, quindi questa non sarà più casa nostra- bofonchiò suo padre in tutta tranquillità, come se li stesse comunicando la sua marca di cereali preferita.
Dylan fece stridere la sua forchetta contro il piatto come per sottolineare la sua disapprovazione.
-Dyl- lo rimbeccò Zac.
-Che vuoi?-
-Nicholas Dylan Harrison Efron!- Starla gettò al figlio minore uno sguardo severo –finiscila di rispondere così a tuo fratello. Sta solo cercando-
-Di aiutarmi lo so’- borbottò Dylan contrariato. Di certo non gli serviva una predica da sua madre. Non alla veneranda età di ventidue anni perlomeno.
-Posso dimostrare il mio disappunto in qualche modo o sono l’unico della famiglia al quale è rimasto un po’ di sale in zucca?!-.
-Dylan io e tua madre ci abbiamo riflettuto a dovere, credimi. Abbiamo… abbiamo passato almeno un anno a tentare di salvare il nostro matrimonio-
-Più di un anno- si intromise Starla –io e vostro padre avevamo problemi dalla tua laurea Dylan, dal 2013 ma abbiamo… abbiamo temporeggiato-
-Potevate temporeggiare ancora-.
-Dylan- Zac gli mise una mano su una spalla –non puoi costringere qualcun’altro ad amarti-.
-Ah si? Beh tu sei stato innamorato solo una volta fratellone. E non mi sembra che tu e Nessa siate amici adesso-.
Nominare la sua ex era stato un colpo basso: poche volte Zac aveva sentito il nome “Vanessa” uscire dalla bocca di suo fratello dopo la loro rottura e altrettante poche volte aveva visto suo fratello così arrabbiato. 
-Dylan!- Starla lanciò uno sguardo carico di commozione al figlio maggiore. Sapeva che Zac odiava anche solo sentire qualcuno pronunciare il nome della sua ex. 
-Non stiamo parlando di Zac adesso. Prima accetterei questa cosa meglio sarà per tutti. Credi che a tuo padre piaccia mettere in vendita la casa che lui stesso ha costruito?-.
-Ti aspetto fuori Zac- Dylan si alzò dallo sgabello con rabbia, facendolo cadere per terra. Era chiaro che non aveva alcuna intenzione di stare seduto nella sua vecchia casa ad ascoltare le giustificazioni dei genitori.  
-Zac- tentò di scusarsi sua madre.
-No mamma è tutto ok. Dylan è… è arrabbiato e confuso. Lo sai che mi prende di mira in queste situazioni. E poi ha ragione. Io e Vanessa non siamo amici e non ci parliamo da quasi tre anni ormai. Sono l’ultima persona che può avere da ridere sull’argomento divorzio o rottura-.
Aveva pronunciato quel discorso usando un tono di voce mesto: erano parole che si era ripetuto così tante volte nella sua mente che ora gli sembravano vere. Non provava quasi più nulla nel pronunciarle. 
-Cerca di stare vicino a tuo fratello Zachary- lo supplicò suo padre –ho cercato di chiamarlo in queste settimane, ma non vuole rispondere. E a me e tuo madre dispiace avervi trascinati qui. So’ che Ashley vi aveva invitato al suo matrimonio-
-Ashley non sa nulla di voi- ammise Zac. Non aveva rivelato a nessuno, nemmeno alla sua migliore amica, i suoi problemi famigliari. Non l’aveva fatto perché voleva proteggerla, ma anche perché voleva proteggere se stesso. In qualche modo si era illuso che se non ne avesse parlato con nessuno i sui genitori avrebbero cambiato idea. Ma non era successo. E ora doveva trovare il modo di dirlo ad Ashley.

-Ecco, così sei perfetto amore- Vanessa aggiustò la cravatta di Austin e gli poggiò delicatamente una mano sul petto, accennando un lieve sorriso. –Sei sicuro di volere venire?-.
Gli occhi del ragazzo erano privi di luce. Si stavano veramente vestendo per un matrimonio dopo aver sepolto sua madre? Lo trovava profondamente ingiusto, ma sapeva anche che se si fosse rifiutato di andare alla cerimonia, la sua fidanzata si sarebbe arrabbiata non poco.  E poi Austin adorava Ashley, era anche una dei suoi più cari amici. Non se lo sarebbe mai perdonato se non si fosse presentato il giorno del suo matrimonio. 
-Sì, lo sono. Voglio davvero andare a questo matrimonio-.
Vanessa fece una smorfia poco convinta e Austin le accarezzò teneramente una guancia, come per convincerla.
-Ness, va tutto bene. Sono ancora in grado di vedere dei nostri amici. Chiaro?-.
-E’ solo che… che non voglio forzarti. Ti capirei se decidessi di stare a casa-
-Nessa non è chiudendomi in casa a piangere che supererò la casa. Chris e Ash ci hanno fatto impazzire con i preparativi del matrimonio. Devo presentarmi o Chris avrà un crollo nervoso-.
Vanessa sapeva che l suo ragazzo aveva perfettamente ragione. Per quanto entrambi fossero legati ad Ashley e Chris, persino lei doveva ammettere che durante i mesi precedenti i due futuri sposi avevano stressato amici e famigliari con i preparativi del matrimonio. Senza di loro non sarebbero sopravvissuti a quel giorno e nemmeno il dolore per la morte di Lori sarebbe stato una giustificazione plausibile per assentarsi all’evento.
Nessuno dei due parlò granchè durante il viaggio fino alla cappella che Chris e Ashley avevano scelto. Ashley e Chris avevano trovato una cappella molto intima e carina appena fuori le strade trafficate di Los Angeles. Non appena la coppia fece il suo ingresso nella location Vanessa andò a cercare la sua migliore amica. La trovò in sala prove tutta assorta dalla prova finale del vestito.
-Come stai?- la bionda non le diede nemmeno il tempo di entrare nella stanza prima di stringerla in un forte abbraccio. 
Vanessa tentò di rivolgerle un sorriso, sicura che Ashley  avrebbe capito tutto anche con un solo sguardo. 
-Come sta?- Ashley sbirciò lungo il corridoio. Era appartenente deserto, ma la donna era sicura che il suo futuro marito avrebbe senza dubbio mandato qualcuno a spiarla.
-Sta… bene credo-
-Credi?-
-Non lo so’. Sai non è che parli molto- Vanessa giocherellò con una ciocca di capelli tra le dita –non ne vuole parlare e io cerco di rispettare la sua decisione. Insomma, io non saprei come reagirei se mi capitasse una cosa del genere. Cerca di non piangere e di dimostrami che è forte, ma ho paura che crolli. Voglio stargli vicino, lo amo Ash. Lo amo davvero molto e mi sta uccidendo comportandosi in maniera così passiva. Ho anche provato a dirgli di parlare con qualcuno… con un professionista, ma lui dice che vuole solamente prendersi del tempo per stare un po’ solo con i suoi pensieri-..
Ashley fece una smorfia.
-Sai probabilmente Chris direbbe la stessa cosa. Sono uomini Ness, vogliono… vogliono essere lasciati soli con il loro dolore-
-Sì, ma è stupido-
-Esattamente. Ma io non l’ho visto male. Vedrai che gli farà bene questa giornata di festa. E sono contenta che ci siate. Non so’ come avrei fatto senza di voi-.
Vanessa la abbracciò stretta. Neanche lei sapeva come avrebbe fatto senza Ashley.

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Capitolo 3
*** And I don't want the world to see me ***


Buongiorno ragazzi e buon sabato! Eccoci giunti al capitolo 3... nel prossimo finalmente Zac e V si incontreranno di nuovo!  Vi ricordo che potete anche trovare questa ff sul mio account Wattpad. Ci vediamo sabato prossimo.
-Fran

 

“And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's meant to be broken
I just want you to know who I am”
- “Iris” Go Go Dolls
 
Zac si svegliò di soprassalto. sentiva un suono sordo dentro la testa e impiegò parecchi secondi per realizzare che era il suono del campanello.
Era talmente fastidioso che il ragazzo sapeva che non poteva ignorarlo in eterno. Si tolse il cuscino dalla testa e sbuffò, andando ad aprire la porta.
In piedi, davanti a lui, c’era la sua migliore amica Ashely Tisdale. Indossava solamente un abito leggero da spiaggia e grandi occhiali da sole.
La ragazza non accennò il ben che minimo cenno di saluto, ma si tolse gli occhiali da sole, tirò fuori dalla borsa una grande busta beige, la aprì con un gesto teatrale e iniziò a leggerla ad alta voce.
-Ehmmm.ehmm… “Ashley Tisdale e Christopher French sono lieti di invitarla al loro matrimonio che sarà celebrato il giorno 8 settembre 2014 nella White Chapel a Santa Barbara, California. Gradite offerte da devolvere in beneficenza. No regali di nozze”. Ti dice niente questo Zachary?-.
Entrambi spostarono lo sguardo: il biglietto di invito al matrimonio era ancora sul tavolino del salotto; aperto ed abbandonato così come Zac l’aveva lasciato.
-Ah, vedo che l’hai ricevuto allora…-.
Ashley entrò in casa come una furia, buttando la borsa a terra e picchiando l’amico in testa con il foglio di carta. Lo fissava con uno sguardo severo, inarcando le sopracciglia.
-Certo che l’ho ricevuto!-
-E allora perché non sei venuto?-
-Te l’ho spiegato il perché!-
-No, non l’hai fatto- anche se era ben più bassa di lui, Ashley lo costrinse ad indietreggiare - hai solamente balbettato due parole alla mia segreteria telefonica. Cazzo Zac, perché vuoi farmi arrabbiare? Sapevi che per me era un giorno speciale, che ho impiegato anni a trovare un uomo come Chris… che lui mi fa sentire amata e speciale e che entrambi, anzi, tutti noi, ti aspettavamo al matrimonio-.
Il ragazzo sospirò pesantemente e cercò di non incrociare lo guardo dell’amica.
-Te l’ho detto il perché- ripetè, cercando di essere il più convincente possibile –il periodo di sobrietà non è ancora finito. Cavolo, sono uscito solo pochi mesi fa da un centro di riabilitazione per l’alcolismo-.
Zac cercò di sembrare il più convincente possibile. Aveva inventato quella patetica scusa durante il viaggio di ritorno di tre ore da Arroyo Grande. Nella sua testa suonava come una scusa valida, ma Ashley lo conosceva troppo bene. 
-E con questo?-
-E non potevo mica venire ad un matrimonio dove ci sarà stato pieno di alcol!-
-Zac… tutti i camerieri dell’open bar avevano l’ordine di non darti  neanche una goccia!- Ashley si sedette di fronte a lui e gli prese il volto tra le mani –vuoi per favore ammettere la verità?-
-Cosa?
-Che non sei venuto per non incontrare lei!-
-Non è vero-
-Sì che è vero!-
-No…- l’uomo cercò una via di fuga. Andò in cucina e si versò del succo d’arancia nel bicchiere. Tutto quell’urlare e giustificarsi gli aveva messo una gran sete –Ash- abbassò il tono di voce e si massaggiò la testa.
Averla appena sognata non migliorava di certo le cose, perché ovunque guardasse Zac vedeva il volto sorridente della sua ex fidanzata.
-Ash sono serio. Non... non voglio altri scivoloni-
-Sai lavorando troppo- lo rimbeccò lei –stai lavorando troppo, stai facendo un film dietro l’altro e non hai trovato un minuto di tempo per mettere quel tuo culo in auto e guidare per una schifosissima ora e venire da me e da Chris! Siamo praticamente fratelli!-.
Gli occhi della ragazza si erano fatti lucidi e il volto arrossato.
Zac si sentì un completo idiota. L’ultima cosa che voleva era che qualcun altro soffrisse per lui e per i suoi errori. Non poteva più sopportarlo. Allargò le braccia in segno di resa e l’amica ci si tuffò dentro.
-Scusa Ashley… scusami- le baciò affettuosamente la testa e la sollevò facendola ridere –mi odio per quello che ho fatto-. La rimise a terra, ma le sue forti braccia la continuarono a cullarla.
-Non sono scemo, ma mi sono comportato come tale. Tu e Chris… cazzo… tu e Christopher siete i miei migliori amici e io vi ho tradito-.
La ragazza tirò su con il naso. Le lacrime erano scomparse.
-Lo so’-
-E… e mi odio per questo-.
-Ok, continua Efron…- Ashley sorrise.
-Che… lo stai facendo apposta?!-
La ragazza scoppiò in una risata.
-Dio… Zacchy… odio vederti così. Ma comunque non credere che io e Chris non siamo arrabbiati… dovevi venire!-
-No… - Zac si incupì –Ash… i miei stanno divorziando-.
Ashley si irrigidì e si staccò da lui. L’espressione del suo volto era completamente cambiata.
-Zac…-
-Sono serio Ashley. Io e Dylan siamo appena tornati da Arroyo Grande. Li abbiamo aiutati a svuotare la casa. L’abbiamo messa in vendita-.
-No, non è vero. Zac, dimmi che non è vero!-.
Zac la fissò in silenzio.
-Ma non possono divorziare! Insomma… i tuoi… sono… sono… non potete vendere la casa!-.
-Non ti ho detto nulla perché non volevo farti preoccupare. Ecco perché non sono venuto al matrimonio. Vanessa non centra niente. Beh… non è lei la ragione principale almeno. Di certo non avrei saputo cosa dirle al matrimonio. E quando mamma e papà mi hanno detto la data del trasloco non ci ho pensato due volte. So’ che mi sono comportato da stronzo. Lo so’ ok?-.
-Zac non ti devi scusare. E non era mia intenzione metterti in difficoltà con Nessa. Hai idea di quando sia difficile per me il fatto che i miei due migliori amici si odino?-.
Il giovane uomo inarcò le sopracciglia e cercò di mettere una piccola distanza tra lui e la sua amica. Odiare non era di certo un verbo che avrebbe associato alla sua ex. Vanessa per lui era stata tante cose, molte di queste erano prime volte: era stata al sua prima vera ragazza ufficiale, la sua prima volta, la sua migliore amica e confidente per anni. L’aveva amata immensamente e l’aveva osservata con apprensione, l’aveva protetta e l’aveva sostenuta in tutto. Qualche volta lei l’aveva anche fatto uscire di testa, ma non le aveva mai urlato contro. No, nessuna delle loro discussioni o dei loro periodi difficili era sfociato in qualche litigio violento. Zac non ricordava nemmeno di avere urlato qualche parola piena di rancore verso Vanessa. Nemmeno la loro rottura era stata drammatica. Quindi no, decisamente non l’aveva mai odiata. Ma l’aveva detestata per averlo amato. Quello sì.
-Non la odio. Solo che non avrei retto. Che le avrei detto? Lei… lei sarebbe stati lì. Perfetta con quello lì… e io…e io…-
-E tu cosa?-
-E io sono solo un ex tossico adesso! E sto facendo un film dietro l’altro per lavorare e non pensare a lei. E alcuni film che faccio li odio e mi dico che dovrei puntare ad altri ruoli… a film più spessi… ma… ma-.
-Ehi…- questo non lo devi dire però- l’amica li prese il volto tra le mai e fece cozzare i loro nasi –tu sei un attore dotato Zac. Non dimenticarlo questo. E… e le avresti fatto una buona impressione-.
Zac accennò un timido sorriso. sapeva che non era vero. Probabilmente Vanessa era quella tra i due che lo odiava al momento, ma scelse di credere alle parole di Ashley.
-Tu credi?-
-Certo!- Ashley lo baciò sulla fronte.
Zac la adorava. Poteva essere spontaneo con lei. Lui e Ashley era intimi come una coppia di fidanzati, ma senza sesso. Degli estranei probabilmente avrebbero potuto fraintendere il loro comportamento: avrebbero pensato ad una normale coppia di fidanzati, ma loro erano molto di più. Erano amici da quando avevano diciott’anni e nonostante tutto e tutti, erano rimasti tale. E si sostenevano sempre l’un l’altro.  
-Zac l’anno scorso hai preso l’abitudine di farti qualche bicchiere di troppo e ti sei subito fermato lì. Qualche mese non da sobrio e tre mesi di riabilitazione farebbero di te un tossico?-
-Secondo la stampa si-
-Quando mai la stampa è una fonte attendibile scusa?-.
Zac le sorrise.
-Mi vergogno di me comunque. E… e non volevo che mi vedesse così. In più siamo stati amici solamente prima che uscisse con Austin e non credo che a lui starei simpatico. Quindi ho preferito evitare ogni tipo di possibile dramma. A meno che non volevi una rissa il giorno delle tue nozze Ash…-
-Sei incredibile- la ragazza fece finta di mollarli un pugno -lei era stupenda ed entrambi hanno chiesto di te. Austin per tua informazione non sembra per nulla geloso di lei ed è un ragazzo…
-… veramente a modo… lo so’. Non fai che ripetermelo da tre anni a questa parte ormai-
-Perché è vero!-
-Non lo mai messo in dubbio. Austin è perfetto, appunto. Perfetto per lei. Quindi a che serve? Sono io il problema. Sono io che non ho una relazione stabile da quando ci siamo lasciati e sono io che non sopporto di vederla assieme ad un altro uomo, anche se è il ragazzo perfetto-.
Ashley sospirò. Possibile che il suo migliore amico non riusciva a superare la rottura con la sua migliore amica? A volte era davvero complicato fare da pacere tra i due senza lasciare trapelare niente. E da quando Zac e Vanessa avevano smesso persino di essere amici, anni fa, la sua situazione di intermezzo si era complicata ancora di più.
- Comunque ero passata per darti questo-.
La ragazza gli porse un cd.
-E’ il filmato con le foto del matrimonio… così lo vedrai comunque- spiegò accennando un timido sorriso – e io e Chris siamo appena tornati dalla luna di miele a Bora Bora… e abbiamo bisogno di tranquillità, ma tra un paio di giorni vogliamo assolutamente invitarti a cena da noi. Ecco tutto-.
L’uomo sorrise.
-Grazie Ash-.
 
Vanessa chiuse la porta del bagno a chiave e si sedette sul bordo della vasca da bagno.
Tremava.
Si slacciò i tacchi a spillo, mentre grosse lacrime le bagnavano il lungo vestito color pervinca che la sua migliore amica Ashley aveva scelto per lei e per le altre damigelle nel giorno più importante della sua vita, quello del suo matrimonio.
Aveva la nausea, forse derivata dal fatto che aveva passato le ultime settimane a piangere. E il fatto che al matrimonio non fosse riuscita a mangiare granchè aveva solo peggiorato le cose. Non riusciva ancora a credere che lei e Austin avevano celebrato, a pochi giorni di distanza l’un dall’altro, sia il funerale della madre di lui sia il matrimonio di una dei loro più cari amici.
Il cuore della ragazza mancò un battito. Era veramente possibile provare così tanta felicità per Ashley e Chris e così tanto dolore per la morte di Lori?
Non riusciva a smettere di pensare agli ultimi giorni che aveva trascorso accanto al suo fidanzato Austin. Lui era stato così coraggioso, così forte. Erano state settimane, anzi mesi, infernali. Lori se ne era andata all’alba di un martedì mattina, con accanto tutta la famiglia al suo capezzale. Avevano speso soldi in cure miracolose che si erano rivelate fallimentari, avevano trascorso ore in ospedale a guardare quella donna tanto amata scivolare lentamente nell’oblio più scuro, lontano da loro. Tutte le notti che avevano passato al suo capezzale non era servite a nulla. Era stato straziante per i due giovani gioire per la storia d’amore e il matrimonio di una delle loro più care amiche mentre Lori stava perdendo la sua battaglia. In pochi mesi il cancro se la era portata via e ora tutto quello che rimaneva di lei era un mucchietto di ceneri posto, con estrema devozione ed amore, sul caminetto di casa Butler.
-Nessa, va tutto bene?-
Austin.
La ragazza si asciugò in fretta le lacrime e fece scattare la serratura della porta.
Il suo fidanzato era in piedi davanti alla porta, con un aria vagamente spersa. Indossava ancora giacca e scarpe eleganti, ma si era slacciato la cravatta e aveva tutti i capelli scompigliati.
-Tua madre dice che è pronto il pranzo- la informò, accennando un debole sorriso –io se fossi in te mi laverei la faccia, altrimenti si metterà a piangere anche lei e probabilmente io vi seguirò a ruota- la sua voce tremò nel pronunciare le ultime parole.
-Non stavo piangendo- mentì lei.
Austin scosse la testa.
-Piccola, stiamo insieme da quasi tre anni. So’ riconoscere quando menti-.
Vanessa stette in silenzio. Era chiaro che nessuno dei due sapeva come continuare quella conversazione.
-Scusami- disse finalmente la ragazza, arrossendo leggermente. In tre anni di relazione non aveva mai pianto davanti ad Austin.
-Non fa niente-
-No, davvero. Dovresti esserti di conforto e invece mi nascondo in bagno a piangere come se avessi tredici anni-
-Non fa niente- ripetè lui –dico a Gina che tra cinque minuti sei a tavola-.
 
Anche se lei e Austin vivevano assieme da un anno e stavano assieme da tre erano poche le volte che le loro famiglie si erano sedute allo stesso tavolo per un pranzo. La famiglia di Austin era molto riservata e vivevano ad Anaheim. Inoltre Austin si sentiva in imbarazzo quando era vicino a Greg Hudgens. Quel uomo gli incuteva timore come nessun’altro: ex vigile del fuoco, alto e ben piazzato, anche se negli anni un po’ pancia gli aveva fatto prendere un po’ della sua aurea minacciosa, Greg agli occhi di Austin appariva tutt’altro che accomodante. L’aveva sempre trattato bene e con rispetto, ma di certo non si era mai sprecato in elogi. Anzi c’era voluto un anno intero prima che Greg riuscisse a pronunciare il nome “Austin” senza ringhiare. E anche se Vanessa lo aveva rassicurato innumerevole volte, dicendo che suo padre era fatto così e si era comportato nello stesso modo anche con i suoi ex, Austin aveva il sospetto che la verità fosse ben altra. 
Quando Vanessa raggiunse il resto della famiglia nella grande sala da pranzo, tutti avevano già preso posto: suo padre era capotavola, all’altro lato del tavolo sedeva cupo David, il padre di Austin, sul lato sinistro del tavolo c’erano due sedie vuote e accanto ad esse Stella, la sorella minore di Vanessa, mentre sul lato destro sedeva Ashley, la sorella maggiore di Austin. La tavola era già abbondantemente apparecchiata di salse di ogni tipo, burrito, tacos e insalate miste.
-Ehi- la mora prese posto accanto al fidanzato, che le strinse la mano.
-Nessa, tesoro, devi mangiare!- sua madre Gina entrò nella stanza a grandi passi, reggendo un’enorme pentola piena di quesadilia –Austin ha detto che non hai toccato quasi nulla al matrimonio e non voglio che hai un calo di pressione. Oh niente cellulari a tavola signorina!- abbaiò rivolta alla figlia minore.
-Mamma!- entrambe le sorelle Hudgens protestarono inutilmente.
Gina fece sciogliere il formaggio fuso sulle quesadilia e le porse alla figlia maggiore con un lieve sorriso, ma si leggeva una pesante tristezza negli occhi della donna.
-Non dovete disturbarvi tanto- balbettò Austin, addentando un burrito.
-Non essere sciocco Austin!- cinguettò Gina –insomma lo sai che tu e la tua famiglia siete i benvenuti qui!-.
-No, davvero. Non dovevate- David sorrise alla coppia –io… io e Ashley torneremo a Anaheim questa sera stessa. Abbiamo già i bagagli pronti. E poi… voglio sistemare le sue cose. Devo svuotare ancora l’armadio con tutti i suoi vestiti e se non lo faccio domani sento che non sarò in grado di farlo mai più-.
-Potete stare qui per tutto il tempo che volete. Anche tu Ashley…- disse Gina rivolta alla sorella maggiore di Austin –Cielo, spero che gradiate il cibo messicano!-.
Cibo. Nella mente di Gina quello era il vero collante della famiglia. Dal momento esatto dalla morte di Lori, la donna aveva sommerso la famiglia Butler di piatti preparati da lei stessa sistemati in appositi contenitori di vetro.  Una famiglia che mangia assieme resta unita per sempre.
-Oh si grazie. Era il suo preferito- David, il padre di Austin, sorrise riconoscente a Gina –ma davvero ragazzi. Lori adorava Ashley, sarebbe stata così felice per lei. E voi… siete stupendi, davvero-.
Entrambi i giovani arrossirono. Sembrava così strano parlare di amore e matrimonio, quando erano giorni che in quella casa non rideva più nessuno.
-Pensavamo di fermarci per circa una settimana- disse la ragazza –giusto il tempo di sistemare due o tre cose e poi tornare alla vita di sempre con le prove per lo spettacolo-.
Da poche settimane Vanessa aveva firmato un contratto per lo spettacolo teatrale “Gina” che sarebbe andato in scena l’anno seguente, ma la ragazza voleva prendersi del tempo per fermarsi e per stare vicino al fidanzato. Non voleva lasciarlo solo in un momento del genere. Lui non l’avrebbe mai fatto. Negli ultimi mesi Austin si era giustamente preso un periodo di pausa per assistere la madre malata. Vanessa voleva trascorrere più tempo possibile con lui. Voleva dimostragli tutto il suo supporto e la sua vicinanza.
-Vi ho già preparato la stanza degli ospiti- cinguettò Gina. Non voleva farlo vedere, ma era chiaro come il sole che fosse entusiasta di avere la figlia maggiore a casa con lei per un’intera settimana.
-Comunque è stata una cerimonia stupenda- continuò Vanessa –Ash era raggiante e Chris non la finiva di piangere quando hanno letto le promesse!-
-C’era una fontana di cioccolata!- aggiunse Stella –e Maui era vestita da damigella!-.
Tutti risero al pensiero e solo allora Vanessa realizzò che quella era la prima risata che faceva da settimane. Era stato un periodo pesante. Gestire una carriera nello show business, una relazione, una situazione famigliare così delicata… non era sempre stato facile, ma lei e Austin stavano superando tutto assieme. Vanessa lo baciò su una guancia, come per assicurarsi che stesse bene e Austin le sorrise dolcemente.
Qualsiasi cosa sarebbe successa l’avrebbero affrontata assieme. Qualsiasi evento che il futuro li avrebbe riservato.

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Capitolo 4
*** It is feel so right to be here with you ***


Eccoci ad uno dei capitoli più decisi della ff! Zac e V finalmente si incontrano! Cosa ne pensate? Ci vediamo sabato prossimo! PS da oggi sto traducendo la mia ff (con l'aiuto di una mia amica) e la sto postando su Wattpad anche in inglese. :)
- Fran 

 
“It feels so right to be here with you (oh)
And now looking in your eyes
I feel in my heart (feel in my heart)”
- “The Start Of Something New” High School Musical 

Il giorno dopo l’imboscata da parte della sua amica Ashley, Zac uscì di buon mattino e si diresse a casa dell’amica. Doveva rimediare a tutto il casino che aveva combinato: Ashley e Chris erano stati fin troppo buoni nei suoi confronti, ma i media parlavano e Zac non poteva dargli torto questa volta. Si era comportato come un egoista schifoso non presentandosi al matrimonio di Ashley. E adesso doveva rimediare in qualche modo. Da quando Ashley era tornata a casa un’idea aveva iniziato a frullargli per la testa e l’uomo aveva passato tutto il pomeriggio precedente a fare compere. Per lui niente era meglio che un buon pranzo in famiglia e Chris e Ashley erano come fratelli, quindi parte della famiglia. Aveva esitato nel chiamare anche Dylan perché voleva che fossero solamente loro tre. Voleva scusarsi per bene. Si era maledetto un sacco di volte dal giorno del matrimonio e per di più il dvd che le aveva consegnato l’amica era rimasto ancora nella custodia: non aveva avuto il coraggio di guardarlo. Non poteva sopportare la vista della sua ex e del suo nuovo fidanzato stretti assieme. Non poteva farlo e basta. D'altronde non erano anni che evitava di proposito di rispondere alle insistenze domande dei presentatori sulla sua passata relazione? Che usava patetiche scuse per mancare ad un evento al quale erano presenti anche Austin e Vanessa? No, aveva anche rinunciato a vedere quanto erano felici Chris e Ashley il giorno del loro matrimonio. Si stava comportando da pazzo, almeno secondo suo fratello minore Dylan, ma Zac sentiva di non potere fare altrimenti.
Ora doveva solo rimediare all’ennesima sua “dimenticanza”.
-Ehi!- entrò direttamente dalla porta di casa, senza neanche bussare. Maui gli venne subito incontro e l’uomo si sedette a terra per accarezzarlo. Adorava i cani.
-Ehi piccoletto!- baciò il cagnolino e sorrise alla bionda che lo accolse all’ingresso.
-Ehi! Sei finalmente uscito dal tuo buco allora Mr. Efron!-.
-Ah finiscila!- la abbracciò stretta.
-Vedo che sei carico…-
-Borse della spesa- Zac alzò le spalle con non calanche e sorrise –chef Zac vi preparerà il sushi migliore di questo mondo! Garantito!-
-Ho mai rifiutato un tuo pranzo Zacchy?-
-E’ il mio modo per dirvi mi dispiace- arrossì lui.
-Beh lo accettiamo volentieri!- si intromise Chris –porto le borse in cucina e ti tiro fuori i coltelli da chef! La cucina nuova non vede l’ora di essere usata-.
Era così bello stare lì con loro, pensò Zac. Senza doversi preoccupare dei paparazzi, degli scandali e della vita in generale. Provava per Ashley e Chris un affetto profondo e non li avrebbe mai ringraziati abbastanza per tutto quello che avevano fatto per lui, soprattutto negli ultimi anni. 
I due uomini avevano appena fatto in tempo a posare le borse sul bancone della cucina quando il campanello suonò nuovamente.  
Ashley sbuffò andando ad aprire.  Temeva che fosse qualche fotografo che aveva seguito Zac fin lì. Aprì la porta con aria scocciata, pronta per aggredire il povero malcapitato. Rimase pietrificata.
Austin e Vanessa era davanti a lei, sorridenti e si tenevano per mano.
-Ash… non mi abbracci?- Vanessa la strinse a sé e sorrise –ti abbiamo preso in un brutto momento… oh Cielo! Austin l’aveva detto che dovevamo chiamare prima di venire! Insomma ehi… tu e Chris vi siete appena sposati e…-
-No… no è… solo che… abbiamo ospiti- balbettò Ashley.
-Ti senti bene?-
-Oh beh stavo solamente facendo pranzo con… con…- l’ultima parola le rimase impigliata nelle corde vocali.
Non voleva mettere in imbarazzo Zac. Sapeva che lui non avrebbe voluto vedere la sua ex fidanzata e non voleva causare drammi inutili. Ma il tempismo della sua migliore amica era stato perfetto. Di certo non li avrebbe uccisi un rapido saluto! No, stava fantasticando. Ashley si maledì e fece rapidamente sfumare quella bizzarra idea dal suo cervello.
La voce di suo marito le giunse come un eco lontano.
-Ehi amore… Zac chiede se abbiamo della salsa wasabi… io non ho idea di come si faccia eh… oh ehi Ness!- Chris sorrise all’amica –ciao Austin… come stai bello?-.
-Non c’è male grazie- rispose il biondo con un sorriso asciutto, dando il cinque all’uomo.
-Zac… Zac è qui?- chiese Vanessa tutto ad un tratto. Probabilmente aveva capito male. Il suo ex non poteva essere lì, dato che faceva di tutto per starle lontano da quattro anni a questa parte.
Silenzio.
-Oh… ehm… certo..- Chris si beccò una gomitata da parte della moglie –insomma… stiamo… sta… sta cucinando-.
-Chris…-
-Cosa?-
-Zac… il tuo ex?- Austin aggrottò le sopraciglia.
-Non hai mai incontrato Zac?-
-Christopher!- Ashley avrebbe voluto sotterrarsi –perché mai avrebbe dovuto incontrarlo?-
-Perché è il tuo migliore amico e… e perché viene sempre qui a farci da mangiare. E perché loro sono stati assieme cinque anni-.
Respira Ashley, respira. Ricordati che è illegale uccidere tuo marito dopo appena dieci giorni dal vostro matrimonio.
 -Dì a Zac che il wasabi è nell’armadietto in alto a destra, sopra il forno- rispose a denti stretti.
Austin e Vanessa erano ancora in piedi sulla soglia.
-Beh… che fate lì impalati!- la voce allegra di Chris riecheggiò per tutto il corridoio –di certo non guasterà avere due piatti in più a questo tavolo!-.
Austin strinse la mano alla fidanzata ed entrambi seguirono Ashley e Chris lungo il corridoio. Per qualche strano ragione Vanessa sentì un brivido lungo la schiena. Stava per rivedere il suo ex dopo quasi cinque anni, quattro dei quali li avevano passati ad ignorarsi come se la loro relazione non fosse mai esistita. Perché erano arrivati a quel punto? Non si erano ripromessi di stare sempre assieme? Non si erano sempre detti che sarebbero comunque rimasti amici?
Il suo cuore mancò un battito.
Lui era lì. Il primo uomo del quale lei era stata innamorata era davanti a lei. Era di spalle ed indossava solamente dei jeans e una tshirt azzurra con uno straccio in vita come grembiule. Era cresciuto ancora di qualche centimetro e avevano messo più muscoli. Ai suoi piedi sedeva attento il cane di Ashley e Chris, Maui.
-Vedi Maui il segreto per fare un ottimo sushi sta nella salsa…-
-Zac…- Ashley era praticamente senza voce. Stava sudando freddo. Cosa avrebbe voluto dirgli? Ehi Zac, lo so’ che odi guardare al passato e che detesti quando qualcuno anche solo accenna alla tua vita sentimentale, ma la tua ex, nonché l’unica donna del quale tu sia mai stato innamorato è qui. Che ne dici di sotterrare i vecchi rancori e confessarle i tuoi sentimenti nascosti? Oh, ehi… quel genio di mio marito ha anche invitato il suo fidanzato ufficiale Austin! Che ne dici di preparare il pranzo anche per loro?
Era così demenziale come discorso che poteva anche funzionare.
-Si, ho trovato il wasabi, grazie Ash…-
-Zac…-
-Ho detto che l’ho trovato, grazie. Sto arrotolando l’oshizushi-
-Zachary!-
-Che c’è?- chiese Zac, quasi seccato.
La mascella quasi gli cadde a per terra e i suoi profondi occhi blu si spalancarono.
Vanessa.
Una marea di ricordi gli invasero il cervello in una frazione di secondo.
 
-Ehi, sono Zac. Ti ricordi di me?-.
Vanessa fece un timido sorriso al ragazzo che si era appena trovata di fronte: doveva avere più o meno la sua età. Era esile, non tanto alto; con un ciuffo di capelli castano chiaro pettinati in modo ordinato e due profondi occhi più blu dell’oceano. Indossava una maglietta a righe blu e grigie appena stirata e un paio di jeans che sembravano essere stati comprati apposta per l’occasione. Mentre si presentava un lieve rossore gli colorò le guancie e fece passare la lingua tra i denti davanti, rivelando un piccolo spazio tra i due incisivi.
La ragazza fece mente locale per ricordare dove effettivamente l’aveva visto, ma nella sua mente ci fù il vuoto. Era troppo nervosa per il provino.
Gli strinse la mano, scuotendo la testa senza rispondere.
Lui sembrò esserci rimasto male, ma un secondo dopo gli stava sorridendo in maniera amichevole.
-Sono Zac- ripetè –ti ho visto alla premiere di “Thunderbird” la scorsa estate. Ti ho salutato ma…-
Zac stava letteralmente balbettando ed era arrossito ancora di più. Evidentemente Vanessa non era l’unica ad essere nervosa per quel provino, perciò decide di prendere il coraggio a due mani e rispondergli.
-Scusa se non mi ricordo di te- disse sinceramente.
Si guardarono per quella che parve un’eternità. Vanessa si trovò a sorridere a quel ragazzo sconosciuto.
-Ti va di provare la scena assieme?-gli chiese, porgendole i fogli con il copione. Lei accettò e gli sfiorò la mano, sentendo un brivido lungo tutta la schiena.
Gli occhi blu di Zac la penetrarono e lui gli sorrise, rassicurante. “Allora è questo” si disse lui “è questo quello che intendono quando parlano di amore a prima vista”.
 
Quei dannati occhi. Zac poteva benissimo capire cosa provasse la ragazza in quel momento, solo guardandola negli occhi per mezzo secondo: la sfumatura leggera color nocciola scomparve nell’esatto momento in cui gli occhi della ragazza incrociarono quelli di Zac, per lasciare presto posto ad un nero profondo. Era preoccupata. Non spaventata, ma tesa. 
In quale universo parallelo si trovava? Se quello era uno scherzo o una trovata di Ashley… beh, di sicuro Zac glie l’avrebbe fatta pagare cara. Cercò di darsi un contegno, pulendosi le mani nel grembiule, ma i suoi occhi erano come ipnotizzati dalla sua ex fidanzata. Era sicuro che fosse una specie di strega, o robe simili perché erano passati quattro anni dalla loro rottura e lei non era cambiata affatto.  Era sempre bella da mozzare il fiato, aveva i capelli ancora più lunghi e sinuosi rispetto a qualche anno fa e profondi occhi scuri come la pece. Sembrava che avesse vent’anni in eterno. Stretto a lei c’era Austin.
Alto biondo e bellissimo e con uno sguardo decisamente seccato. Era più alto di quanto Zac ricordava e non sembrava affatto contento di vederlo.
Nella stanza era sceso il gelo.
-Beh…- borbottò Ashley –forse… forse abbiamo altri due ospiti, sai Zac?-.
-Che? Cosa?-
 L’uomo fece uno sforzo enorme per riconnettere qualche pensiero e borbottare qualche parola di senso compiuto –li hai invitati a pranzo?-
-No!- si affrettò a ribadire Vanessa e Zac provò una piacevole sensazione alla bocca dello stomaco. Erano secoli che non sentiva la voce della ragazza. Tantomeno erano secoli che lei gli rivolgeva anche sola mezza parola.
-Voglio dire non è stato intenzionale- disse Vanessa mordendosi il labbro inferiore. Forse non era troppo tardi per balbettare una scusa e andarsene nel più breve tempo possibile. Doveva solo trovare una scusa plausibile. Ecco… la madre di Austin! No, non se lo sarebbe mai perdonato. Prima che potesse aggiungere anche solo una parola di scuse, il suo fidanzato la precedette, porgendo la mano a Zac.
-Ehi… mi… mi fa piacere conoscerti Zac. Ho sentito molto parlare di te-.
Non c’era alcuna traccia di risentimento, gelosia o indecisione nella voce del ragazzo e Zac sentì di detestarlo ancora di più per quello.
Nel senso che Van ti ha parlato di me? Bugiardo.
-Si, certo- strinse forte la mano di Austin.
Aveva anche lui una presa stretta. Era un appassionato di palestra pure lui. Istintivamente nella sua mente si formò la malsana idea di una rissa. Chi avrebbe mai vinto? Lui o Austin?  Ma cosa diavolo gli passava per la testa? Lui era sempre stato un pacifista!
-Eravamo passati per salutare i due novelli sposi –continuò Austin – non immaginavamo che avessero già ospiti-
-Sono lo chef- sorrise Zac e tutti risero. La tensione sembrò svanire di colpo.
-Zac viene da noi e cuciniamo assieme almeno una volta a settimana- spiegò Ashley al biondo –almeno da…da sempre. Da quando eravamo ragazzini-.  
-Già…- Vanessa ricordava fin troppo bene i tanti momenti che lei e Zac avevano speso assieme ad Ashley.
-Ehi, non me ne hai mai parlato prima d’ora!- replicò Austin –beh… che posso fare?-.
Zac trasalì: quella sì che era una sorpresa!
-Puoi tagliare quel trancio di salmone se vuoi…-.
 
Vanessa Hudgens non riusciva a credere ai suoi occhi: il suo attuale fidanzato stava tagliando tranci di salmone e stava aiutando il suo ex, nonché storico, fidanzato a fare dell’ottimo sushi fatto in casa per il pranzo della domenica.
Cavolo, era così vero ma talmente surreale che la mora avrebbe voluto darsi un pizzicotto per assicurasi che fosse tutto reale!
-Signore… ecco a voi- Chris porse a lei ed a Ashley due calici di vino rosso.
-Amore, siete sicuri di non volere una mano?- Ashley lo ringraziò, baciandolo a fior di labbra
-Tranquille. Noi maschietti abbiamo tutto sotto controllo- lui le fece l’occhiolino e le donne risero.
-Vuoi dire che Zac ha tutto sotto controllo. Dio, tu daresti fuoco alla cucina senza la sua guida… e state facendo del semplice pesce crudo-
-Ah… oggi vi sorprenderemo. Vedrai!-.
-Cavoli… non riesco a crederci- Vanessa nascose un sorriso, mentre osservava Chris rientrare in casa.
La cucina dava proprio sulla veranda del giardino sul retro, così le due donne potevano chiaramente vedere tutto quello che succedeva. Zac stava completando i rotoli di sushi, mentre Austin tagliava delle verdure e Chris versava il wasabi in una ciotola. Maui il cagnolino uggiolava a piedi dei tre uomini, mendicando qualche briciola. Sembrava che tutti andassero d’amore e d’accordo.
-Cosa pensavi? Che si sarebbero saltati al collo l’un l’altro? Ness! Sono entrambi bravi ragazzi, lo sai questo-
-Si… beh… è che non saremo passati se tu ci avessi detto che lui era qui. Non voglio complicargli ulteriormente la vita. Non voglio che pensi che l’ho fatto di proposito-
-Fatto cosa scusa?-
-Fargli conoscere Austin. Lo sai che Zac… che Zac è geloso-
-Ti prego! Zac era geloso persino di me! Agli inizi odiava Christopher, ti ricordi? Ness… avevate diciott’anni. Siete cresciuti adesso e siete in grado di stare nella stessa stanza senza uccidervi a vicenda-
-Ne avevamo ventitre di anni. E si… penso di si. Forse mi sono fatta troppi problemi. Ma è stato difficile anche per me non sentirlo più. Gli voglio ancora molto bene.-
-Forse è meglio che questo non glie lo dici- Ashley bevve un lungo sorso di vino.
Non voleva che Zac si facesse delle false illusioni. Non faceva altro che ripetergli da anni che doveva andare avanti e trovarsi un’altra donna, iniziare una relazione seria.
-Avete passato entrambi un anno difficile, tu e Zac intendo. Sai le cose non sono andate bene neanche a lui dopo la vostra rottura-
-Ash… so cosa stai cercando di fare-
-Non sto cercando di fare niente!-
-Si invece- Vanessa scosse la testa -lo so’ che lo adori! Ma non mi farai provare pena per lui-
-Sto solo dicendo che hai sempre temporeggiato. Hai sempre pensato che non fosse giusto frequentarlo, forse avevi ragione per i primi mesi, ma ora guarda! Lui e Austin stanno praticamene diventando amici sotto i tuoi occhi!-.
Vanessa bevve un altro sorso di vino. Era delizioso.
Forse la sua migliore amica aveva ragione, come sempre del resto. Si rivolgeva sempre a lei quando era in cerca di consigli e, fino ad allora, Ashley non aveva mia sbagliato. Ne con Zac ne con Austin. E forse, la bruna, doveva ammetterlo. Forse Ashley aveva ragione anche questa volta.
 
Venti minuti dopo tutti e cinque erano seduti al grande tavolo di legno di casa French. Sushi, salse e piatti imbastivano la tavola e per i primi minuti regnò il silenzio: tutti sembravano troppo occupati a mangiare.
-Allora?- Chris ruppe il silenzio, sorridendo alla moglie. Istintivamente le loro mani si intrecciarono.
-Allora cosa?-
-Non prendermi in giro tesoro. Allora? Come è il sushi? Tu e Nessa non avevate la benché minima fiducia in noi!-
Ashley roteò gli occhi in segno di finta superiorità.
-Non è che non avevo fiducia in voi, ma in te amore. E comunque è delizioso, salsa e sushi compresi. Mi hai sorpreso, ok?-.
Il petto di Chris si gonfiò di orgoglio e fece l’occhiolino ai due uomini, seduti dall’altro capo del tavolo.
Zac gli battè il cinque e sorrise. Quanto meno Chris e le sue battute gli offrivano una distrazione dalla vista di Austin e Vanessa. Odiava averli seduti di fronte. Era certo che l’avessero fatto di proposito così da costringerlo a vedere tutte le loro moine. Un braccio di Austin era saldamente ancorato dietro la schiena della ragazza, lei gli passava spesso le mani nei capelli, come faceva con Zac e sorrideva sempre. Sembravano così felici. Una morsa di gelosia gli attanagliò lo stomaco. Di colpo abbandonò il suo sushi.  Doveva dimostrale che anche per lui le cose andavano alla grande, anche se era una bugia. Doveva inventarsi qualcosa da dire.
-Come sta Stella Bella?- istintivamente si formò un sorriso enorme sul volto del ragazzo e i suoi penetranti occhi blu incontrarono quelli scuri della sua ex. Zac era profondamente legato alla famiglia della sua ex. Voleva ancora a tutti molto bene, anche e avevano tagliato i ponti subito dopo la loro rottura agli inizi del 2011. Era la prima volta che la guardava in faccia per più di tre secondi da quella mattina. Quei dannati occhi. Vanessa fissò lo sguardo sul grande piatto di sushi posto in centro al tavolo.
-Bene- rispose frettolosamente. Non voleva essere scortese, tantomeno usare un tono offensivo, ma lo fece intenzionalmente. In qualche modo essere lì, seduta a pranzo con il suo fidanzato e Zac la irritava. All’inizio avevano provato ad essere amici e per qualche mese ci erano anche riusciti. Poi, improvvisamente, quando lei si era messa con Austin, Zac era scomparso di colpo. Inventava patetiche scuse per evitarla, per non incontrarla. E adesso? Quel tempismo dopo anni le sembrava troppo strano.
No, dentro di lei la ragazza era convinta che, in qualche modo, Zac l’avesse fatto apposta. Che avesse architettato tutta quella messa in scena di propositivo. Parecchio ipocrita.
-Cosa fa adesso? Mi ricordo che era…è- si corresse lui –è una ragazzina davvero in gamba-
-Non è più una ragazzina ormai. Ha diciannove anni- si intromise Austin – ed è una stupenda ragazza-.
Zac rivolse ad entrambi un sorriso forzato. Lo stavano mettendo a disagio, era chiaro, ma lui non poteva biasimarli. Gettò uno sguardo ad Ashley e a Chris che li guardavano attoniti.
Zac diede un calcetto ad Ashley sotto il tavolo e lei si animò.
-Allora avete visto il filmino che ha montato mio padre al matrimonio? Bello vero?-
-No- risposero contemporaneamente Zac e Vanessa.
-Voglio dire che non ho ancora avuto tempo- continuarono entrambi, pentendosene subito dopo di avere aperto bocca.
Wow! Questo sì che è strano. Dopo anni ci completiamo ancora le frasi a vicenda, ghignò Zac. La cosa lo divertiva alquanto.
-Ma mamma,voglio dire Gina ha incorniciato la foto- sorrise Austin –mia madre l’avrebbe adorata Ash-
-Come stanno Gina e il signor Hdgens?- chiese Zac. Non voleva risultare presuntuoso o ficcanaso, era realmente interessato a come stessero le persone care a vanessa. Fino a qualche anno fa erano pratilmente la sua seconda famiglia.
-Mamme papà stanno bene Zac. Papà è in pensione ora e ci sta facendo impazzire, sai che non riesce a stare mai fermo. Stella sta benissimo, guida adesso e ha avuto il suo primo ragazzo. Cielo, non farmi aggiungere altro-.
Zac le sorrise dolcemente. Effettivamente andare a pranzare a casa di Ashley non era stata un’idea così malvagia dopotutto.

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Capitolo 5
*** I don’t wanna know about your new man ***


“I don't wanna know about your new man
We'll get there eventually
I know you're missin' all this kind of love
But I'm positive that he don't wanna know about me”
- “New Man” Ed Sheeran
 
-Alla fine è simpatico-.
Austin mise la freccia e svoltò a destra, percorrendo le strade famigliari di Los Angeles.
Vanessa era rimasta in silenzio per quasi tutto il viaggio di ritorno verso casa. Non sapeva il perché, ma avere rivisto Zac dopo tutti quegli anni l’aveva turbata.
-Ness hai sentito quello che ho appena detto?-
-Mmmm..? Chi?-
-Ho detto che alla fine è simpatico. Zac è simpatico, il tuo ex-.
-Oh, non ho mai detto che non lo fosse. Solo… è stato strano rivederlo dopo tutto questo tempo. Abbiamo passato anni ad evitarci. Lui ha passato anni ad evitarmi-.
-Sicura di stare bene?-.
-Si- la ragazza gli lanciò uno sguardo nervoso. Non aveva nulla da nascondere, ma preferiva che Austin non sapesse quanto lei fosse in preda alle emozioni. Zac l’aveva irritata, i suoi modi di fare l’avevano irritata. Era stato gentile tutto il tempo, quindi perché non avrebbero dovuto essere amici? Davvero, la mora non sapeva il perché il suo ex avesse deciso di punto in bianco di evitarla. All’inizio sospettava che Zac si fosse allontanato per la gelosia. Tra di due era lei quella più gelosa. Era lei che ogni volta che uscivano si premurava di lanciare occhiate assassine alle ragazzine che praticamente si gettavano ai piedi del suo ragazzo, era lei che teneva il broncio se Zac parlava per più di dieci minuti con un’altra donna, nonostante lui non le avesse ai dato un reale motivo per dubitare della sua fedeltà. E adesso? Vanessa doveva ammettere che Zac l’aveva sorpresa, per questo era irritata. Si era comportato in maniera impeccabile ed era andato d’accordo con Austin. Perché si era rifiutato di essere suo amico per tutti quegli anni? Non sarebbe stato più semplice per tutti loro?
-Sai credevo onestamente che gli saresti saltato al collo-
-Tesoro- Austin sorrise – non sono mica così pazzo sai? E poi ha sempre detto che io sono l’amore della tua vita. Zac è solo il tuo ex-.
Zac è solo il  tuo ex.
Zac non era stato solo il suo ex. Zac era stato il suo primo vero ragazzo e per molto tempo la ragazza aveva pensato che sarebbe stato anche l’unico. Era stato un amore nato quando erano solamente due ragazzini, ma onestamente la ragazza aveva pensato che alla fine lei e Zac avrebbero finito per sposarsi.
-Onestamente siamo arrivati ad un passo dal matrimonio- borbottò lei sottovoce.
-Cosa?- Austin era sorpreso. –Non me lo hai mai detto-
-Beh mamma lo adorava e gli ha fatto un bel po’ di pressioni. Ci sono stati discorsi sul matrimonio, ma io l’ho sempre fermato. Non ero pronta, eravamo due ragazzini appunto. Ero così giovane e non sapevo come gestire una storia seria. Per questo non te ne ho mai parlato, perché tu non sei lui e perché adesso io amo solo te-.
-Tua madre lo adorava? Cos’altro non so’?-.
I due giovani scesero dalla macchina e varcarono la porta di casa. Il zampettare famigliare di Shadow li accolse nel grande soggiorno.
La ragazza sospirò prendendo il cagnolino in braccio. Sperava che Austin desse un taglio alla conversazione perché la stava mettendo in imbarazzo.
-Allora?-
-Austin, è stato secoli fa! Mamma adora anche te!-
-A tua madre sto simpatico. Non mi adora di certo-
-Zac… con Zac è stato diverso perché vivevamo vicini ed entrambe le nostre famiglie si trovavano… andavano… insomma mamma gli ha solo dato qualche lezione di cucina, nulla più-.
Austin era sempre più perplesso. In qualche modo il fatto di avere finalmente conosciuto Zac l’aveva messo in allarme. Era normale, si disse, Vanessa era sua e tutto il mondo sapeva che Zac Efron era single e che dopo Vanessa non si era mai fidanzato perché sperava sempre che lei tornasse da lui. La stampa ne era convinta e Austin stesso aveva finito per credere a quella diceria. Quindi era sempre meglio essere prudente.
-Lezioni di cucina?-
-Si. Zac cucina bene adesso, ma quando l’ho conosciuto aveva diciassette anni e sapeva solo fare i maccheroni al formaggio- la ragazza sorrise al ricordo. Si avvicinò ad Austin e si alzò in punta di piedi per baciarlo.
-Austin, io ti amo. Ho amato Zac e mamma e papà passavano più tempo con lui perché c’erano altre circostanze ed eravamo giovani. E poi mamma ti ha invitato a pranzo un sacco di volte e Stella viene sempre a cena da noi il venerdì sera. Non è una competizione, non devi dimostrarmi di essere meglio di lui. Io lo so’ già-.
Il biondo fece una smorfia: non era del tutto convinto. L’argomento “Zac Efron” era sempre stato un argomento tabù in casa Hudgens. Quando Austin aveva conosciuto per la prima volta i genitori di Vanessa loro erano stati gentili con lui, ma abbastanza freddi. Greg aveva continuato a lanciargli occhiate assassine e Gina, sebbene si fosse sforzata di mantenere viva una conversazione, sembrava essere sul punto di una crisi di pianto. Per non parlare di Stella che per tutta la durata del pranzo non gli aveva praticamente rivolto la parola. E la situazione non era cambiata granchè, neanche dopo che lui e Vanessa erano andati a vivere assieme.
-Ness c’è altro?- insistette lui.
-Cosa vuoi sapere?- la ragazza sospirò cercando di non sembrare arrabbiata, ma Austin la stava facendo innervosire. –Amore, credimi nemmeno tu saresti felice di rivedere la tua ex. Nessuno è felice di rivedere un suo ex. O sbaglio?-
-No… cioè sì. Non ne sarei felice… è solo che… che Stella lo nomina sempre. Quasi ogni venerdì quando viene a cena da noi  e beh… mi da fastidio. Di certo lo fa apposta-
-Ok. Prima di tutto Stella è ancora amica di Dylan per questo nomina Zac. E due, non lo fa di certo per irritarti, lo fa perché Dylan vive a casa di Zac e quindi lo intravede spesso-.
Austin la fissò, sorpreso. Come mai Vanessa le stava dicendo solo ora che la sua sorellina vedeva il suo ex con regolarità?
-Non me lo hai mai detto-
-Non me lo hai mai chiesto. Sono stata con Zac per cinque anni e Stella è rimasta molto legata a lui. Dylan è uno dei suoi migliori amici anche se io e Zac non ci siamo rivolti la parola per anni. Se proprio vuoi saperlo le uniche cose che mi tengono legata a Zac  sono una scatola piena di vecchie foto e ricordi in fondo all’armadio guardaroba e quella libreria-.
-La tua libreria?-.
Austin si voltò per ammirare la grande libreria che Vanessa teneva nello studio: era immensa, sette scaffali di legno di ciliegio scuro e conteneva non solo i libri preferiti della coppia, ma anche numerose foto di entrambe le loro famiglie e di loro stessi, dei loro viaggi insieme e dei loro momenti più romantici.
-L’hai comprata con lui? Hai sempre detto che non hai tenuto quasi nulla-
-Non l’ha comprata lui.. l’ha solo progettata e lui e mio padre l’hanno costruita assieme. Per questo l’ho tenuta, perché l’ha costruita anche papà e ci sono affezionata-.
-Ness-
-Austin, ti prego. Io amo te- ripetè lei –solamente te. E capisco che vedere il mio ex ti abbia dato fastidio, ma credimi, Zac probabilmente non brama minimamente di rivedermi. Ashley ha cercato più volte di farci riavvicinare e lui si è sempre rifiutato-.
Austin le accennò un sorriso: probabilmente Vanessa aveva ragione, come sempre del resto. Stava davvero diventando così paranoico? Non era mia stato un tipo geloso, ma l’avere perso lori l’aveva reso vulnerabile. Non sarebbe sopravvissuto ad un’altra perdita. Per questo voleva che Vanessa stesse sempre accanto a lui. Non poteva permettersi di perderla.
 
-Hai visto? Alla fine non era la fine del mondo!-.
Ashley sorrise all’amico mentre lo osservava mettere gli avanzi del pranzo nel frigorifero.
Zac la fissò senza dire niente: no, non era stata la fine del mondo. Era stato peggio. Il ragazzo doveva ringraziare tutto il suo autocontrollo e i consigli che gli aveva dato il suo vecchio terapista: fare grossi respiri e spostare il focus della conversazione. Era solo grazie ai quei consigli che era sopravvissuto a quel dannato pranzo. E se Ashley aveva interpretato la sua capacità di autocontrollo come una sicurezza, beh la sua amica si sbagliava di grosso. Quella era solamente stata una bella recita che Zac aveva portato avanti per tutta a mattinata, da bravo attore provetto quale era. E, e di quello l’uomo ne era certo, aveva intravisto anche negli atteggiamenti di Vanessa i suoi stessi trucchi.  Ma non potevano fingere entrambi in eterno di non avere dei risentimenti l’uno nei confronti dell’altra.
-Non la rivedrò più- asserì serio.
-Oh Zac andiamo! Non dirmi che non ti ha fatto piacere!-
-No. E’ proprio questo il problema. Mi ha fatto estremamente piacere rivederla. Avrei voluto urlarle in faccia che mi è mancata come l’aria in questi anni. E vederla di nuovo mi ha ricordato quanto ci divertivamo e quanto stavamo bene assieme. E Austin… avevi ragione… Dio, lui…è… sembra perfetto per lei. Schifosamente perfetto-.
-E allora?-
-E allora mi sto odiando ancora di più. E non farmi credere che non l’avevi pianificato!-
-No, davvero! Lo giuro! Senti non mi puoi ringraziare?- la bionda sbatté le ciglia, come per confermare la sua innocenza.
-Ringraziare? Ho passato l’intera mattinata a farti da mangiare e a sopportare la vista della mia ex ragazza con il suo nuovo fidanzato!-.
-Te l’avevo detto che si sarebbe arrabbiato- Chris si aggiustò gli occhiali e lanciò uno sguardo mesto a Zac. In qualche modo lo capiva perfettamente: sapeva quando poteva essere pazza sua moglie.
Ashley lo zittì, mettendogli il dito indice sulle labbra. Doveva giocarsela bene, quella probabilmente sarebbe stata la sua unica occasione per riavere entrambi i suoi migliori amici.
-Zac, ho visto come la guardavi. E non dirmi che non ti sei mai chiesto come stava in tutti questi anni-.
Il ragazzo arrossì.
-Visto?- sul volto dell’amica si dipinse un’espressione di trionfo. –Non avevi mai avuto il coraggio di farlo. Ho solo fatto quello che tu avresti dovuto fare anni fa!-
-Ash- la rimbeccò Chris.
-Che c’è?-
-Non puoi manovrare la vita delle persone! Non puoi mica obbligarli-
-Non li sto mica obbligando! Lui vuole rivederla, vero Zachary?-.
-Io- Zac si concentrò sulle piastrelle colorate del bancone della cucina.
-Stai svicolando Efron- sorrise trionfante la bionda.
-Io- Zac arrossì ancora di più –io non voglio rivederla. Non potrei sopportalo Ash. Ti prego, non obbligarmi a rivederla.-
I suoi penetranti occhi blu la stavano praticamente supplicando.
-Zac, non voglio farti stare male. Volevo solo che vi incontraste, ed è successo per caso! Hai sempre detto che non l’hai mai dimenticata e che eri sicuro che lei fosse quella giusta-.
Il ragazzo era esasperato. Non si era presentata a casa di due dei suoi migliori amici per essere sottoposto al terzo grado. Possibile che Ashley non capiva quanto per lui era stato difficile affrontare anche solo un pranzo assieme a Vanessa? Possibile che si rifiutasse di capire il suo dolore?
-Ash questa non è una commedia romantica! Dio, non siamo più due ragazzini in preda agli ormoni! Io sono cambiato e lei anche. Non lascerà mai Austin per me-
-Quindi è questo quello che vuoi. Che lei lasci Austin per te-
-Non ho detto questo-
-L’hai appena fatto-
-Ash- Zac tentò di fare la voce grossa, ma sapeva che era praticamente impossibile arrabbiarsi con quella donna. –Ash io la amo e l’amerò sempre, ma non voglio complicarle la vita. L’ho rivista e ho apprezzato ogni momento con lei oggi. Anche se era chiaro che Austin volesse uccidermi quando ho iniziato a nominare Stella e le nostre vecchie avventure assieme, ma devo farmi da parte. Quindi ti prego puoi rispettare questa mia scelta? Non penso che potrei reggere altre batoste-.
-Va bene- ammise lei.
-Va bene?- l’uomo era stupito.
-Ho detto che va bene- borbottò Ashley –non voglio farti stare male,a vorrei che tenessi la mente aperta. Non sai mai cosa potrebbe succedere-. La donna non voleva costringere Zac con la forza, se questo equivaleva a farlo dannatamente soffrire.

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Capitolo 6
*** When I believed in forever, and everything would stay the same ***


Ciao ragazzi! Questo è uno dei miei capitoli preferiti. Ci vediamo sabato prossimo. - Fran


“There's a time that I remember, when I did not know no pain
When I believed in forever, and everything would stay the same
Now my heart feel like December when somebody say your name
'Cause I can't reach out to call you, but I know I will one day”
- “Memories” Maroon 5
 
 
Los Angeles. California - Dicembre 2010
-Quindi finisce così?-
-Così come?-
Vanessa e Zac erano l’una di fronte all’altro. Lui aveva l’espressione corrucciata e le braccia incrociate davanti al petto, lei era intenta a riempire una valigia con i suoi vestiti.
-Van… V… piccola, non puoi fare sul serio-.
-E invece si-  la ragazza cercò di trattenere i singhiozzi, ma grosse lacrime si formarono inevitabilmente nei suoi profondi occhi scuri e iniziarono a scivolare sul suo volto.
-Ma… ma questo è assurdo- la voce di Zac si incrinò e si passò nervosamente una mano nei capelli –Van, non ho fatto nulla! Cazzo, dimmi quando hai mai potuto dubitare di me!-.
Lo stava uccidendo così. Si sentiva morire dentro. Non stava accadendo sul serio. Non si stavano lasciando. Certo, c’erano state delle discussioni negli ultimi mesi, ma non erano ancora a quel punto. Almeno così credeva lui. Non poteva rinunciare a lei. Non era pronto.
-Ho detto che non sei tu il problema!- urlò lei in preda ai singhiozzi –Dio, Zac è che tu non capisci! Non posso più vivere così!-
-Così come?! Vanessa, non è successo nulla!- mise le mani sulle sue per bloccarla e la costrinse a guardarlo in faccia -ehi… lo sai che ti amo più di quanto io abbia mai amato me stesso. E non ti tradirei mai! Perché continui a dubitare di me?-.
Le stava spezzando il cuore così. Vanessa sapeva che non sarebbe stato facile, ma lo doveva a se stessa ed anche a lui. Zac la stava praticamente supplicando e lei dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non cedere e gettarsi tra le sue braccia. Erano settimane che continuavano a discutere, erano anni che quella discussione si intrometteva tra di loro. E ora non era più in grado di fare finta di niente.
-Ho bisogno di staccare la mente da tutto questo. Io… io non c’è la faccio più. Tu stai lavorando tanto e sono fiera di te, ma ogni volta che te ne vai è un pugno al cuore e vivo nell’ansia che qualcuno ti porti via da me. Lo so che è stupido, ma è così! Non mi riconosco più! Sono sempre arrabbiata e gelosa e sento di impazzire! Sento che non mi posso più fidare… quindi sì… è finita.. finisce qui-.
Zac la strinse a sé, facendole appoggiare la testa al proprio petto. Poteva sentire le sue lacrime che gli bagnavano la maglietta.
-Non sei seria- le sussurrò in un orecchio –siamo appena stati alle Hawaii, è stato magnifico e… e ci siamo amati ogni giorno. Cazzo, abbiamo fatto sesso ogni giorno!-.
-No… lo sono invece- Vanessa si staccò da lui e prese in mano la valigia –il sesso non centra e sono seria. Voglio che tu sia felice, lo voglio davvero- lo baciò sulla fronte –e spero… spero  di rimanerti amica-.
Sapeva che Zac si stava arrendendo.
-Io non voglio perderti- le prese il volto fra le mani. La valigia cadde a terra.
-Non puoi negarlo... lo sai anche tu. Litighiamo spesso-
-Abbiamo sempre fatto pace. Tra dieci giorni è il tuo compleanno… ti… ti porto via. Andiamo via … rinuncio anche al film. Ci sono le feste, passiamole assieme. Sarò più presente, lo prometto-.
Vanessa scosse la testa con forza. Non doveva cedere. Doveva essere forte per entrambi.
-Ma io non resisto più… non vuoi che io sia felice?-.
Il cuore di Zac si spezzò. Sentiva un dolore atroce al petto e aveva voglia di sbattere la testa contro il muro. Vanessa sapeva esattamente cosa dire per convincerlo e per portarlo dalla sua parte razionale. Dopo cinque anni assieme lo conosceva troppo bene.
-Io… io voglio la tua felicità più di qualsiasi altra cosa a questo mondo, ma non smetterò mai di amarti-.
La baciò con passione, stringendola a se’, cercando di respirare il suo profumo. Voleva conservare nella memoria ogni dettaglio prima di dirle addio. No, era uno scherzo, era un incubo. Non poteva succedere davvero. Eppure lei era reale, era lì, davanti a lui e gli stava dicendo addio.
-Nemmeno io. Ti amo Zac, ma ti amo troppo-.
In quale folle mondo amare alla follia qualcuno era diventato un problema? Anche lui l'amava troppo, ma era una buona cosa, giusto? Zac si sarebbe gettato nel fuoco per lei. Sì, stavano attraversando un periodo difficile ma era bastato un periodo di incertezza per lasciarsi? Per dirsi addio per sempre? Vanessa lo amava davvero così tanto o stava solo cercando una scusa per uscire dalla loro relazione?
Ormai erano entrambi in lacrime. lei gli passò una mano nei capelli e gli gettò le braccia al collo e, per una frazione di secondo, il ragazzo pensò di averla avuto vinta, di averla convinta a restare. Ma poi sentì la presa di Vanessa farsi più debole.
-Merito di stare con qualcuno che mi rende una persona migliore e anche tu. Così ci stiamo solo facendo del male-.
Al suono di quelle parole Zac si arrese. Non sapeva più cosa dirle. Guardò dentro di lei, nei suoi perfetti occhi marroni che amava troppo, e lasciò che lei si divincolasse dal calore del suo corpo.  
-Zachary… devo andare-.
Era sulla soglia ormai. Doveva arrendersi ora. Doveva lasciarla andare perché la amava troppo. Non voleva essere la causa delle sue ansie, delle sue insicurezze. Non voleva farla soffrire.
-Chiamami quando arrivi a casa dei tuoi, ok?-
-Certo… ci vediamo Zac-
-Ciao Ness-.
 
Zac non riusciva più a distinguere le lacrime dall’ acqua. Era sotto la doccia da quasi due ore ormai, intento a grattarsi e pulirsi ogni centimetro di pelle, ma sapeva già che non sarebbe servito a nulla, che non avrebbe mai mandato via quel senso di nausea e ribrezzo che provava verso sé stesso e verso quello che aveva fatto. Aveva dormito con una donna a caso conosciuta in un locale. E l’aveva solo fatto perché assomigliava a lei. A Vanessa. La parte peggiore era che non riusciva a ricordare il suo nome.
Non ricordava il nome di quella ragazza, ma ricordava la sua pelle. Era una bella carnagione olivastra. I suoi capelli erano castano scuro e luccicavano sotto le luci della discoteca e i suoi occhi erano quasi neri.
Non l’aveva pianificato, non voleva farsi la prima che gli si fosse parata davanti, ma Bubba e Jason l’avevano invitato a quella stupida serata in discoteca. Non voleva farli preoccupare, non voleva mostrarsi triste, o peggio depresso, per avere trascorso un pranzo in compagnia dell’unica donna della quale era mai stato innamorato. Così si era reso presentabile ed era uscito con i suoi vecchi amici. Si erano seduti in un tavolo in disparte da occhi indiscreti e dagli obbiettivi dei fotografi e avevano ordinato da bere. Zac sapeva che quello che stava facendo era estremamente stupido, ma voleva solo dimenticare, voleva solo dimenticarla. Perché solo così avrebbe smesso di soffrire.  Perché ogni volta che chiudeva gli occhi l’immagine di Vanessa, sorridendole, avvinghiata ad Austin che mangiava il sushi che lui le aveva preparato, lo attanagliava. L’alcol era l’unica soluzione in quel caso. Ma il ragazzo non ricordava di non saperlo reggere: dopo il suo periodo di sobrietà anche solo tre shoots consecutivi bastavano per fare sì che la sua vista si offuscasse e che il suo cervello smettesse di farlo ragione. Ed era allora che l’aveva vista. Lei stava ballando sulla pista da ballo e a lui erano bastate poche mosse per convincerla a seguirlo. D’altronde, era sempre Zac Efron.  Ricordava di averla portata a casa e di averle praticamente strappato i vestiti di dosso. Poteva ancora sentire la risata della ragazza nelle orecchie. Il sesso con lei sarebbe stato anche una piacevole distrazione, se Zac non avesse aperto gli occhi prima di finire. Ma l’aveva fatto. E quando i suoi occhi blu avevano incrociato quelli della ragazza, si era fermato lì. All’improvviso tutto gli era sembrato sbagliato. Profondamente sbagliato. Lei stava ansimando di piacere per quello che lui le stava facendo, ma Zac non provava nulla. Ciò che aveva importanza per lui era che sebbene la sua pelle fosse una bella carnagione olivastra, era troppo abbronzata e non era perfetta. Sebbene i suoi capelli fossero lucenti, erano lisci e non i riccioli selvaggi che lui desiderava toccare. E i suoi occhi; erano troppo scuri e non avevano riflessi d'oro quando la luce li colpiva nel modo giusto. Era bella, ma non era lei. Zac si era odiato per essersi fermato. Riusciva a malapena a ricordare di aver costretto quella povera ragazza a separarsi da lui, a raccogliere i vestiti gettati a terra e ad andarsene.  
Dopo anni si era quasi illuso di avere allontanato il fantasma della sua ex, quantomeno il ricordo di quanto il loro amore lo facesse sentire completo. Ma erano bastate solo due ore assieme a lei e un pranzo per far crollare a terra tutte le certezze del giovane uomo.
Chi voleva prendere in giro?
Non era per lei che Zac aveva venduto la sua vecchia casa? Non era per lei se si era allontanato dai suoi vecchi amici?
Era sicuro che sotto la doccia si sarebbe tolto di dosso quel sentimento di schifo che provava verso se stesso, ma non era successo. Le lacrime avevano iniziato a scorrere più forti di prima e presto si era ritrovato seduto in posizione fetale a piangere come un bambino. Erano passati quattro fottuti anni. Quattro lunghissimi anni e lui non era stato in grado di divertirsi con un’altra donna perché non riusciva a smettere di pensare a Vanessa. No, non era mai stato in grado di uscire con nessun’altra, era solo troppo codardo per ammetterlo. Lei era felice. L’aveva potuto benissimo constatare anche lui durante quel cavolo di pranzo. Aveva trovato la felicità in un altro uomo perché lui era troppo incasinato per chiunque, figuriamoci per lei. Aveva commesso un errore terribile quel giorno, quando aveva accettato di sedersi con lei e Austin ed era diventato testimone della sua disfatta. Stava letteralmente impazzendo. Il solo pensiero lo spinse ad uscire dalla doccia e a barcollare in preda alle vertigini fino al water, svuotando il contenuto del suo stomaco. Era da un anno che non perdeva così il controllo di se stesso.
Pensava veramente che se si fosse lavato abbastanza, se si fosse strappato la pelle, allora tutto quello schifo sarebbe cessato? Si era scopato un’altra ragazza solo perche gli ricordava lei. Quando cazzo era sbagliato? Come era arrivato a quel punto? Quando era incasinata la sua vita?
Come riusciva Vanessa ad andare avanti? Come era riuscita a sopravvivere alla loro rottura? A dimenticarlo così presto?
Come poteva andare avanti così facilmente, come se tutto quello che avevano passato non significava nulla per lei? Come se non fossero stati il primo amore l’uno per l’altra? Zac gli aveva promesso che si sarebbe preso cura di sé. E non lo stava facendo? Stava girando film in ogni dove, uno dietro l’altro, solo per cercare di stare bene e dimenticarla.  
Ma perché non era con lui?
Con un forte cigolio aprì il vetro della doccia, prese un asciugamano pulito e se lo avvolse in vita. La verità è che non l’avrebbe mai superata, ma non aveva il tempo materiale per stare ad auto commiserarsi. Aveva un incontro di lavoro e doveva sbrigarsi. Si mise jeans e camicia puliti, poi aprì il cassetto del comodino per prendere un’aspirina per il mal di testa. E fu allora che lo vide.
In fondo al cassetto c’era il suo vecchio orologio. L’orologio che lei gli aveva regalato per i suoi ventidue anni. Zac se ne era preso così cura che non era per niente consumato dallo scorrere del tempo: le lancette d’oro erano funzionanti e sul retro si poteva benissimo ancora leggere la dedica che gli aveva dedicato la sua fidanzata all’epoca: “Zac hai il mio cuore e la mia anima. Sei il mio tutto. Buon compleanno… con amore, Van”.
Un'altra fitta di dolore lo fece piegare in due. Il mal di testa non centrava nulla. Si odiava con tutto se stesso e la parte peggiore era che non poteva fare nulla per uscire da quella situazione.
Il suono del suo iPhone lo costrinse ad uscire da quello stato di trance. Probabilmente il suo manager gli stava intimando di darsi una ossa o sarebbe arrivati in ritardo. Ma non era il suo agente. Era un messaggio da un numero sconosciuto.
“A Stella farebbe piacere un gelato. Ti unisci a noi? Nessa”.
 
-Stella non credo che sia una buona idea. Vedere Zac a casa di Ashley mi ha fatto piacere. Davvero, mi ha fatto piacere rivederlo e constatare che nonostante tutto sta bene. Ma questo no. Lui non accetterà mai-.
Vanessa lanciò alla sorella minore un’occhiata dubbiosa. Quello che doveva essere semplicemente un weekend tra sorelle si stava inesorabilmente trasformando in un interrogatorio. Non appena Austin era volato in Canada per il suo nuovo film “The Intruders”, Stella si era precipitata a casa della sorella con uno zaino e un sacco a pelo, decisa a rendere memorabile quel fine settimana solo tra ragazze.  E naturalmente la diciannovenne aveva voluto sapere tutti i dettagli sul pranzo che la sorella aveva avuto con il suo ex fidanzato.
-Perché? Non è che ti sto dicendo di andarci a letto!-
-Stella!-
La ragazza ignorò il rimprovero della sorella maggiore e continuò ad accarezzare Shadow come se nulla fosse.
-Senti, non sai di cosa ti preoccupi! Austin è fuori città e sei da sola. Io e Dylan adiamo a prenderci un bel gelato e abbiamo pensato che sarebbe carino farlo tutti assieme in onore dei bei vecchi tempi-.
-Cosa centra il fatto che Austin sia fuori città?-.
Stella non rispose, ma la sua espressione la tradiva. Non voleva di certo intromettersi nella vita amorosa di sua sorella. Voleva solamente che lei e Zac facessero finalmente la pace così da non sentirsi sempre in colpa quando lei e Dylan uscivano assieme. Era tremendamente difficile evitare di parlare dei loro fratelli maggiori. E davvero nessuno dei due capiva come avessero fatto Zac e Vanessa a passare dall’essere inseparabile a non riuscire a sopportare la vista l’uno dell’altra.
-Non mi hai detto nulla sul pranzo-.
-No, questo non è vero- Vanessa si lasciò cadere pigramente sul divano, accanto alla sorella –ti ho detto che è andato bene. Austin ti ha detto che Zac lo…-
-Non importa quello che dice Austin-.
Vanessa le lanciò un’occhiataccia che fu nuovamente ignorata da Stella. A Stella piaceva Austin, ma di certo non lo adorava.
-Stella! Per favore puoi essere più gentile nei suoi confronti?-
-Sono gentile nei suoi confronti. Austin ha detto che Zac era più basso ti come se lo ricordava-
-No… non ha detto solo questo! Sei ingiusta!-
-Avrei voluto esserci per assaggiare il suo sushi! Mi manca terribilmente!-.
Vanessa si sentì incredibilmente dispiaciuta per Stella. Sapeva quanto si era legata a Zac e viceversa e, per un momento, pensò di accontentarla. Di sicuro non le era mancato solo il famoso sushi di Zac.
-Stella, cosa avrei dovuto fare secondo te? Abbiamo pranzato assieme e abbiamo parlato. Zac è stato simpatico, Austin è stato impeccabile-
-Impeccabile?-
-Impeccabile- sibilò Vanessa, leggermente irritata. –Lui e Zac sono andati incredibilmente d’accordo. Persino Ashley si è stupita- mentì.
-E ti ha lasciato il suo numero di cellulare- sogghignò Stella.
Vanessa si lasciò scappare un sorriso.
-E’ Zac, Stella. E’ solo un amico- disse cercando di mantenere un tono di voce fermo. Sinceramente non capiva l’entusiasmo della sorella minore. Sapeva che Stella aveva sempre voluto riavere Zac nella sua vita, ma la mora pensava che alla fine Stella si fosse rassegnata dopo tutti quegli anni. Sapeva quando le risposte mancate di Zac l’avevano fatta soffrire, quindi non condivideva i suoi stessi pensieri.
-Un amico che non ha più avuto una storia seria da quando voi due vi siete lasciati-
-Stelz…-
-Me l’ha detto Dylan!- si giustificò la ragazza -non che a te possa interessare ovviamente-.
-Infatti, non mi interessa. E non dovrebbe interessare nemmeno a te-.
Vanessa aveva sempre cercato di tenere la sua vita personale privata. La sua e quelle delle persone a lei più care. Per questo non dava grosso peso agli articoli scandalistici che pubblicavano i siti di gossip e i media. Zac poteva fare quello che voleva, ma sarebbe stata bugiarda se avesse finto che non glie ne era mai importato. I primi mesi dopo la rottura la ragazza controllava spesso articoli e foto riguardanti le uscite del suo ex, si era preoccupata quando Zac era finito in riabilitazione, e di tanto in tanto, spulciava ancora l’hastag #zacefron su Twitter solo per vedere cosa facesse uno dei suoi più vecchi amici.
-Allora?-
-Allora cosa?
-Allora vuoi venire no? Non devi rintanarti in casa solo perché Austin è andato dall’altro capo del mondo…-
-Stella-
-Che c’è? _
-Se accetto di venire la finirai di darmi il tormento?-
Stella la fissò, diventando di colpo seria.
-Promesso-.
Vanessa sospirò prendendo il suo I-Phone in mano. Non riusciva a credere al fatto che sua sorella minore la stava praticamente costringendo a rivedere nuovamente Zac. Eppure una parte di lei voleva farlo, voleva dimostrare a Zac, ma soprattutto a se stessa che erano in grado di essere amici. Solamente amici e nient’altro. Le era mancato averlo accanto come amico. Non era stato solo il suo fidanzato, ma anche il suo migliore amico e tagliere ogni tipo di rapporto con lui l’aveva fatta soffrire. Non c’era niente di male in quello che aveva proposto Stella: era solo un gelato tra vecchi amici. E Zac molto probabilmente non avrebbe mai accettato: la ragazza aveva visto quanto il suo ex fosse stato a disagio durante il pranzo a casa di Ashley. Quindi non c’era nulla del quale preoccuparsi.  
-Manderò a Zac un messaggio e basta. Se accetterà usciremo assieme, ma non metterti strane idee in testa. E soprattutto Austin non… non lo deve sapere- sussurrò, arrossendo – non credo che gli vada a genio sapere che mi veda con uno dei miei ex mentre lui è a Vancouver-.
-Ness non stai facendo nulla di male. Insomma, non è che un gelato assieme a Zac equivale ad un tradimento!-
-Lo so, ma non voglio farlo preoccupare. Austin ha già sofferto abbastanza nelle ultime settimane. Non voglio che si preoccupi. Lo sai che siamo riservati e che anche solo il fatto di avere rivisto Zac lo ha messo a disagio. Zac on è l’unico che era strano durante quel pranzo. Anche io e Austin eravamo nervosi-.
-Per questo dovete frequentarvi di nuovo, così potete superare l’imbarazzo iniziale-.
Vanessa digitò poche frasi, poi lo mostrò a Stella che alò i pollici in segno di approvazione. Premette invio.
Non accetterà mai.

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Capitolo 7
*** That's the way I loved you ***


Ok... questo è uno dei capitoli fondamentali di tutta la storia e l'ho associato ad una delle mie canzoni preferite. Spero vi piaccia! Ci si vede sabato prossimo, il 26 dicembre. Intanto... se lo festeggiate... buon Natale e buone Feste! Riposatevi e pensate positivo... ne abbiamo tutti un gran bisogno! - Fran 

“But I miss screamin' and fightin'
And kissin' in the rain
And it's two a.m. and I'm cursin' your name
You're so in love that you act insane
And that's the way I loved you”

-“Thet’s the Way I Love You” Taylor Swift
 

Zac non riusciva a capacitarsi del come avesse fatto a cacciarsi n una situazione del genere. L’ultima cosa che voleva fare era sottoporsi di nuovo alla tortura del pranzo assieme a Vanessa. Quando aveva letto il messaggio della sua ex era rimasto allibito. Cosa centrava Stella? Era davvero lei che voleva vederlo per andare a prende un gelato o era solamente una scusa usata da Vanessa?
Provò a pensare a cosa rispondere senza risultare un completo idiota. Non poteva e non voleva accettare quell’invito, non solo per il caos mediatico che ne sarebbe scaturito, ma anche perché non voleva finire nei guai con Austin. Vanessa non se lo meritava. E poi, come non faceva altro che ripetergli Dylan, doveva andare avanti. Non poteva vivere sempre nel passato e nei rimpianti. Iniziò a digitare un messaggio “Scusa non posso. Ho un impegno”.
Quanto era codardo?
Non aveva un impegno. Quella era solo la solita patetica scusa che aveva usato ogni volta che leggeva il nome Vanessa Hudgens nella lista di celebrità presenti a qualche evento mondano. Quando non poteva evitare di andare a qualche festa alla quale lei era presente, allora faceva in modo di arrivare subito dopo che lei se ne era andata, oppure arrivava talmente in anticipo da essere il primo a essere lì per potere andarsene prima dell’arrivo di Vanessa. Era stato abbastanza bravo negli ultimi quattro anni. Tuttavia adesso era diverso: era Vanessa stessa che gli stava chiedendo di rivederla. Una parte del ragazzo non ci aveva mai più sperato: nonostante lui avesse lanciato qualche frecciatina durante il pranzo a casa di Ashley, lei voleva rivederlo? Cancellò il messaggio che aveva appena digitato. Non gli importava di quello che pensava Dylan e non gli importava nemmeno di Austin e di una sua possibile reazione negativa. Poteva anche prenderlo a calci in culo se era questo quello che voleva.
“Dimmi dove e a che ora”.
Se Vanessa voleva davvero vederlo allora lui avrebbe fatto di tutto per potere stare solo con lei. Stella sarebbe stata un bonus.
La risposta di Vanessa fu rapida. L’I-Phone di Zac vibrò appena pochi secondi dopo.
“Al Paty’s. Domani alle 9”.
Il Paty’s.
Erano secoli che Zac non metteva piede in quello che un tempo era stato uno dei suoi locali preferiti. La sua scusa era sempre uguale: si era trasferito da Toluca Lake a San Feliz poco dopo la rottura con Vanessa e, da allora, l’idea di tornarci non l’aveva minimamente sfiorato. Di nuovo c’erano troppi ricordi legati a quel posto. Lui e Vanessa ci avevano festeggiato compleanni ed eventi di famiglia, successi lavorativi e pranzi intimi con amici. Eppure Zac si sentiva tranquillo mentre si preparava per il suo appuntamento. Definirlo appuntamento forse era troppo, ma nella testa di Zac quello era un appuntamento in tutti i sensi. Stava disperatamente cercando di contenere tutte le sue emozioni, ma le sue mani tremavano mentre percorreva con la sua Audi i quattordici minuti di strada statale che separavano casa sua dal Paty’s.  Non sapeva cosa aspettarsi da quell’invito e non voleva crearsi troppe aspettative al riguardo. Di sicuro le intenzioni di Vanessa non erano quelle che lui sperava che fossero. Altrimenti perché mai avrebbe tirato in ballo anche Stella?
Quando arrivò al locale Vanessa e Stella lo stavano già aspettando.
Stella lo abbracciò stretto e Zac la tenne stretta per più minuti del necessario. L’ultima volta che l’aveva vista di persona era ancora una ragazzina di quindici anni. Adesso era cresciuta e si era fatta ancora più bella di prima. Era la copia esatta della sorella maggiore.
-Ehi Stella Bella, sei cresciuta parecchio-
-Anche tu Zac Attack! Sei sempre più figo- scherzò lei.
-Stella…- Vanessa sorrise vedendo Zac che arrossiva.
-No, va bene- l’uomo cercò di nascondere il suo lieve imbarazzo -Immagino che starete morendo di fame-.
Vanessa si guardò intorno.
-Quindi... dov’è Dylan?-
Zac la guardò, confuso.
-Dylan attualmente sta lavorando in ufficio-
-Che… Stella!-
-Che c’è!-
-Hai… tu…-
-Beh vogliamo entrare o no?!-
-Stella hai detto che ci sarebbe stato anche Dylan!- le rinfacciò la ragazza.
Stella alzò gli occhi al cielo. Non le dispiaceva affatto di essere stata scoperta.
-Ho detto che a Dylan avrebbe fatto piacere passare del tempo tutti assieme, ma non è colpa mia se è diventato di colpo il perfetto uomo d’ufficio!-.
Zac rise di gusto e tenne aperta la porta del locale.
Astrid Metsos, la proprietaria, li accolse calorosamente.
-Che mi venga un colpo! Zac Efron! Non ti vediamo qui da secoli! Fatti abbracciare!-.
-E’ un piacere rivederti Astrid-
-Oh aspetta che lo sappia George! E’ in cucina a sfornare pancake e french toast. Qual buon vento vi porta qui ragazzi?-.
-Beh Stella aveva nostalgia dei vostri dolci- spiegò Vanessa.
-Siete nel posto giusto allora- gli sorrise gioviale la donna –avanti, venite! Il vostro tavolo nella Green Room è ancora lì che vi aspetta-.
La donna li guidò nel privè sul retro, al riparo da sguardi indiscreti. Appese nelle pareti verdi della stanza vi erano foto autografate ed incorniciate delle star di Hollywood che avevano contribuito alla crescita e alla popolarità del locale. Tre di queste foto ritraevano anche Zac e Vanessa. I giovani si fermarono un momento ad osservarle.
-Ehi Stelz, guarda come eri piccola!- Vanessa sorrise calorosamente, stringendo a sé la sorella minore.  La prima foto ritraeva due giovanissimi Zac e Vanessa assieme a Stella, allora appena decenne, seduti ad un tavolo nella veranda esterna del locale. Zac si ricordava benissimo quel pomeriggio: Vanessa insisteva per andare a prendere un gelato, ma lui era impegnato a giocare ai videogame, così lei era partita imbronciata con destinazione il Paty’s. C’erano voluti solo pochi minuti a Zac per raggiungere insieme a Stella il locale, e battere Vanessa sulle tempistiche. Nella seconda foto c’erano il clan Efron – Hudgens al grand completo per celebrare il compleanno di David Efron. Nell’ultima foto, quella autografata, c’erano Zac e Vanessa pochi mesi prima della loro rottura, durante uno dei loro pranzi romantici.
Si sedettero al loro solito tavolo e per qualche secondo ci fu il silenzio tra di loro. Era una situazione quasi surreale.
Astrid portò loro i menù e Vanessa approfittò della situazione per osservare il suo ex, avendo il viso per metà coperto dalle pagine del menù. Zac stava osservando con estrema attenzione il piatto da ordinare: la donna sapeva già quello che Zac avrebbe ordinato. Uova e pancetta. Ordinava sempre quel piatto al Paty’s. Zac si stava grattando la barba, perso nei piatti del menù, ma sorrise appena quando notò che Vanessa lo stava osservando. Lei distolse rapidamente lo sguardo: non voleva mettergli in testa strane idee. Si era quasi dimenticata quanto azzurri fossero gli occhi del suo ex, quanto lui la facesse sentire a proprio agio anche solo guardandola. Zac sembrava molto più rilassato senza la presenza di Austin.
Il ragazzo era ben conscio del fatto che Vanessa lo stava squadrando, non sapeva ancora se lo stava facendo per trovare il punto giusto in cui piantare un coltello o solamente per guardarlo per bene dopo tutti quegli anni. Sperava che la motivazione fosse orientata verso la seconda opzione. Ma se Vanessa continuava a guardarlo come stava facendo Zac era certo di non riuscire a sopravvivere: come era possibile che un solo sguardo dalla sue ex lo stava già facendo impazzire? Sappiamo tutti perché non ha più avuto una relazione seria Zac. Sei ancora troppo attaccato a lei. Le parole di suo fratello Dylan gli rimbombavano in testa. Non gli aveva mai dato retta, ma forse adesso si stava rendendo conto della veridicità dell’affermazione del fratello. Era davvero così tanto affezionato a Vanessa e alla loro relazione? Era per quello che non era mai andato oltre qualche primo appuntamento con varie donne?
George uscì assieme alla moglie per servirli personalmente i piatti e Zac dovette riconnette i suoi pensieri.
-Ciao ragazzi! Vediamo se mi ricordo bene… riso e salmone per Vanessa e waffle con gelato alla menta e gocce di cioccolato per Stella… uova e pancetta croccante per Zac- posò i piatti in tavola, poi rivolse a Zac uno sguardo severo –ce ne hai messo di tempo ragazzo! Queste due deliziose, giovani donne passano quasi sempre a trovarci, mentre tu sei praticamente sparito!-.
 -Scusa George- ammise lui, con un punta d’imbarazzo nella voce –prometto che mi farò vedere di più in giro. Porterò anche Dylan-.
-Porta chi vuoi Zachary, sai che qui siete sempre i benvenuti- Astrid gli fece l’occhiolino ed entrambi i coniugi scomparvero nella cucina, facendo entrare nella sala un misto di deliziosi aromi.
 Per qualche minuto nella stanza ci fu di nuovo un’aurea di lieve imbarazzo. Nessuno dei tre ragazzi sapeva come iniziare una conversazione. Inoltre il cibo era veramente delizioso e Zac si pentì per la ventesima volta in quindici minuti per non essere più stato un assiduo frequentatore del locale. Stava cercando di comportasi bene, di non tormentare Vanessa con domande scomode e di non fissarla in faccia. Fissarla in volto avrebbe sicuramente deviato il suo sguardo sul seno della donna e Zac si stava già maledicendo per avere accettato che ci fosse anche Stella a quel primo appuntamento. No, si disse serio. Quello non era un primo appuntamento. Lui e Vanessa avevano già avuto il loro primo appuntamento ed era stato quasi dieci anni prima. Avevano già avuto la loro occasione e lui l’aveva sprecata come un’idiota. Ora doveva solo sopravvivere a quella colazione e farsi da parte.
-Tua madre fa ancora i waffles?-  Stella tentò di rompere il ghiaccio.
-Cosa? Oh sì- Zac fu sollevato di potere sollevare lo sguardo dalle sue uova fritte. Stella lo fissava con un timido sorriso in volto. -Oh, certo che sì Stella Bella-.
Nel sentirlo pronunciare il suo soprannome d’infanzia il sorriso della ragazza si allargò ancora di più.
Zac sapeva quanto le sorelle Hudgens adorassero i famosi waffles ai mirtilli di Starla e lei gli preparava ogni volta che Vanessa e Zac passano a trovarla. Solo per lei.
 –Gli ha giusti preparati il mese scorso… quando… quando- ingoiò un groppo di saliva e continuò –quando siamo andati a svuotare casa-.
-Svuotare casa? Per cosa? I tuoi si trasferiscono? Tuo padre ha costruito quella casa- Vanessa non voleva impicciarsi, ma le parole le scivolarono fuori dalle labbra prima ancora che potesse pensarci su.
-I miei stanno divorziando- borbottò Zac, abbassando lo sguardo.
Ecco, adesso lo sapevano altre due persone. Non era stato in grado di dirlo a nessun altro, a parte Ashley. Eppure lo aveva appena confessato alla sua ex e a quella che considerava come una sorellina. Fino a qualche anno fa erano le donne più importanti della sua vita. Sentiva di doverglielo in qualche modo.
Vanessa la fissò seria in volto. Aveva un’espressione corrucciata in volto, come se di colpo non si trovassero più al “Paty’s”, ma in un altro posto.
-Stai scherzando – non c’era nulla di accusatorio nel tono usato dalla mora, eppure Zac corrucciò la fronte come per farle capire che non c’era una risposta giusta a quella domanda. Vanessa pensava veramente che lui stesse scherzando. Zac voleva sempre farla ridere e Starla e David erano innamoratissimi, almeno così era come lei li ricordava. Un divorzio non era un cambiamento possibile.  Per una frazione di secondi Vanessa pensò veramente di averlo fatto arrabbiare, poi Zac bevve un lungo sorso di latte di cocco e fece una smorfia.
-Molte cose sono cambiate da quando… dal nostro ultimo incontro-.
Non voleva pensare a quale era stata l’ultima volta che aveva visto Vanessa, anche se sapeva esattamente quando era stata. E poteva giurare che Vanessa stava pensando alla stessa cosa.
-E’ stato…-
-… due anni fa. Non so’ con precisione la data esatta, ma è stato agli inizi del 2012- mentì lui, senza darle tempo di ribattere. Era una bugia bella e buona. Sapeva benissimo quale era stato l’ultima volta che il suo sguardo si era incrociato con quello di Vanessa, sapeva con estrema precisione quando era stata l’ultima volta che si erano visti.
 
Los Angeles,California - 30 gennaio 2012
“Ho ancora dei vestiti a casa tua. Passo a prenderli domani pomeriggio sul tardi”.
Zac lesse e rilesse il messaggio più volte. Non si era nemmeno firmata, non gli aveva inviato nemmeno uno smile o una faccina buffa. Lo odiava era chiaro. E Zac non poteva essere più che d’accordo con lei: si odiava anche lui. Si odiava per avere interrotto il rapporto più importante della sua vita e per avere allontanato Vanessa da tutto quello che, fino a pochi mesi prima, era stato il suo e il loro mondo. Ma cosa si sarebbe mai aspettata lei da lui?
Già era stato difficile essere suo amico nei primi mesi dopo la loro rottura. Non solo perché ogni volta che la vedeva Zac avrebbe voluto baciarla e trascinarla a letto, ma anche solo il dovere passare del tempo assieme a Greg, Gina e Stella era diventato terribilmente difficile per lui. Loro gli ricordava tutto quello che aveva perso e tutti i buoni motivi per il quale lui aveva ancora bisogno di Vanessa nella sua vita.  E il fatto che da cinque  mesi a questa parte, Vanessa aveva un nuovo uomo, stava letteralmente facendo perdere a Zac il lume della ragione. Si sarebbe ucciso piuttosto che vederli assieme. Quando lui e Vanessa si erano definitivamente separati, agli inizi del 2011, Zac l’aveva visto uscire parecchie volte con il loro amico Josh Hutcherson, ma non aveva dato gran peso a tutte le storie strampalate che avevano inventato i media. Sapeva che Vanessa non lo aveva lasciato per Josh, sapeva che Josh era un suo amico e che avevano anche lavorato assieme, sapeva che probabilmente Josh era innamorato di Vanessa. Ma Zac sapeva anche che Vanessa considerava Josh come un fratello e non come un amante. Perciò si era fatto da parte, aveva comunque continuato a vedere la sua ex comportandosi come un vecchio e caro amico. Avevano deciso così. E le cose tra loro due si erano appaiante: si andavano a trovare sui set cinematografici, uscivano qualche volta a cena, avevano fatto sesso un paio di volte in quei primi mesi da separati. Nonostante non fossero più in una relazione amorosa, entrambi avevano ancora bisogno fisicamente l’uno dell’altra e, per i primi mesi, Zac aveva temporeggiato e aveva cercato di farsi andare bene quella situazione, anche se gli stava decisamente stretta. Era convinto che prima o poi, quando le loro vite avrebbero rallentato, lui e Vanessa si sarebbero rimessi ufficialmente insieme. Poi, a Settembre del 2011, era arrivato Austin e le cose aveva preso decisamente una piega diversa.
Le visite a casa sua si erano fatte più sporadiche e le telefonate e i continui sms che i due si scambiavano giornalmente si erano tragicamente ridotti. Vanessa lo cercava ancora, ma sempre di meno e Zac si sentiva il terzo incomodo. Sapeva che quando lei ci metteva ore a rispondere ad un suo messaggio era perché probabilmente Austin era a casa Hudgens. Probabilmente Gina gli stava cucinando uno dei suoi piatti filippini, Greg lo stava istruendo sul Super Bowl e Stella lo stava sommergendo di domande. O peggio, probabilmente Austin aveva portato Vanessa a cena fuori in un ristorante elegante e poi avevano passato la notte assieme a casa di lei. Nel letto che Zac aveva aiutato Vanessa a montare ben due anni e mezzo prima, dove avevano fatto innumerevoli volte all’amore e dove Zac si rifugiava quando Vanessa era lontano da lui, per annusare il dolce aroma di lillà e cocco della sua ragazza tra i cuscini e le lenzuola.
E adesso lei gli mandava uno schifoso e freddo sms dicendogli che sarebbe passata a casa sua per raccogliere quello che rimaneva delle sue cose? No Signore, Zac non avrebbe mai permesso a Vanessa di rientrare in quella che era stato il loro nido d’amore. Non appena aveva ricevuto il messaggio, il ragazzo aveva impachettato tutti i vestiti che la sua ex aveva lasciato a casa sua, assieme a qualche foto e all’anello e alla collana che lui le aveva regalato.
Vanessa era arrivata verso il tramonto e aveva parcheggiato la sua auto direttamente nel garage, come era solita fare quando ancora si frequentavano. Zac l’aveva osservata da dietro le tende: era sola e sembrava nervosa. Anche con l’ostacolo delle tende, Zac era certo che la sua ex si stesse mordicchiando il labbro inferiore. Il nervosismo della ragazza rispecchiava la rabbia che il giovane uomo provava in quel momento. Si costrinse a digrignare  i denti e a prendere tre grossi respiri. Aprì la porta di casa pochi secondi prima che Vanessa suonasse il campanello e la trovò ancora con la mano alzata. Per la prima volta in quasi due settimane i due ex fidanzati si guardarono negli occhi per quella che sembrò ad entrambi un’eternità.
-Ehi- disse lui.
-Ciao- disse lei –sono… sono venuta a…-.
Zac tossì per schiarirsi la voce e si spostò, in modo che lei potesse vedere le due grosse sacche piene di suoi vestiti che lui aveva preparato poche ore prima.
-Ti ho già messo dentro tutto-.
Vanessa avvertì una spiacevole sensazione di disagio alla bocca dello stomaco: non l’aveva mai provata con Zac. Lui era sempre stato straordinario nei suoi confronti, ma ora la ragazza aveva la netta impressione che lui la stesse quasi cacciando di casa. Come se non riuscisse a sopportare la sua presenza.
-Zac io…-
-Oh e ci sono anche questi- le mise in mano due oggetti scintillanti, non dandole nemmeno il tempo di rispondere.
Vanessa fissò i due gioielli: una era la collana a orma di T che Troy aveva dato a Gabriella nel secondo film di “High School Musical”. Zac aveva chiesto a Kenny Ortega, il regista, di poterla tenere per ricordo e poi l’aveva regalata a Vanessa. L’altro oggetto era il kuuipo ring, l’anello delle promessa, che Zac e Vanessa si erano scambiati nel 2007 durante il loro primo viaggio alle Hawaii in segno di amore e amicizia eterni. Zac ne aveva uno d’argento e Vanessa uno d’oro. Su entrambi c’era la scritta “Kuuipo” che significava “Il mio amore” in hawaiano.
-Zac non devi farlo. Puoi tenerli se vuoi-.
Lui sbuffò leggermente e le chiuse delicatamente la mano. Il solo toccarla lo faceva stare fisicamente male. Non era più sua.
-No- disse con fermezza –io ho il mio e voglio che questo lo abbia tu-.
Non era una bugia Zac desiderava ardentemente che la sua ex ragazza conservasse qualcosa di lui, non solo ricordi ma proprio un oggetto fisico. Sapeva che era giusto così.
 
-Già beh… Dylan adesso si è laureato. Dovresti vederlo Van, è diventato un uomo adesso anche se io continuo a trattarlo come se avesse sempre diciassette anni- Zac sorrise. Le sue parole erano genuine e Vanessa si sentì molto più rilassata.
L’aveva chiamata Van. Vanessa aveva permesso solo a lui e a Dylan di chiamarla così. Cercò di darsi un contegno, anche se dentro di lei sentì un’insolita sensazione di calore.
-La prossima volta deve venire anche lui-.
Scese nuovamente il silenzio. Cosa stava succedendo? Era come se una strana atmosfera di calma ed elettricità alleggiasse in tutta la stanza. Vanessa non poteva negare che Zac si stava comportando da perfetto gentiluomo, così come aveva fatto al pranzo a casa di Ashley. Tuttavia, adesso appariva molto più sereno rispetto ad una settimana prima.. Non sapeva se Austin centrava o no, ma Vanessa si ritrovò a sfiorare la mano del suo ex ragazzo.
Zac spalancò gli occhi e rimase pietrificato. Non aveva il coraggio di muovere la mano.
-Zac, mi dispiace- disse semplicemente la ragazza.
L’uomo sbatte le palpebre un paio di volte, incredulo. Stella li fissava senza dire una parola. La mano di Vanessa sfiorava appena le dita di Zac, ma il ragazzo dovette trattenersi dal non stringergliela a sua volta.
-Per cosa?-.
Per tutto. Fu quello che pensò Vanessa, invece disse.
-Per i tuoi genitori, davvero. Mi dispiace-.
A me dispiace per averti lasciato andare come un’idiota, ma ho sempre pensato che tu saresti tornata da me. Non immaginavo che ti saresti trovato un altro così in fretta. Zac tentò di nascondere il suo rammarico. Fece spallucce.
-E’ ok Van. E’ una loro decisione. Non posso costringerli a stare assieme se non vogliono. Non è così che si ameranno di nuovo. Per questo non sono venuti al matrimonio di Ash e Chris, perché ero ad Arroyo Grande-.
-No ma...-
-Davvero, è tutto ok-.
La mora capì che Zac non poteva parlare dell’argomento in questione e poteva capire il perché. Quindi decise di cambiare argomento.
 -Ti ricordi quanti pranzi abbiamo fatto qua dentro?-.
Zac sorrise e Vanessa si rilassò. Temeva di averlo irritato, nominando i suoi.
-Certo che mi ricordo, dovremmo iniziare a rifarli più spesso-.
Dovremmo iniziare a vederci senza quel tuo cavolo di fidanzato biondo.
Vanessa gli rivolse un caldo sorriso e quello fu la conferma che Zac stava aspettando. Iniziarono a parlare di tutto, come se si fossero salutati solamente il giorno prima e come se le cose tra di loro non si fossero mai spezzate. Zac le raccontò dei suoi film e di quanto avesse lavorato in quegli anni –In casa tengo sempre una valigia pronta per ogni evenienza. Non la disfo mai-, della convivenza con suo fratello minore Dylan –Era chiaro che Teresa, la nostra donna delle pulizie, fosse uscita da casa mia pochi minuti prima che io arrivassi. Sono sicuro che Dyl abbia dato una festa e si sia scatenato mentre ero via, ma evito sempre di chiederglielo perché ho paura delle eventuali risposte- e di quanto amasse fare lunghi viaggi in solitaria in posti esotici a contatto con la natura -Solamente l’anno scorso io e papà siamo stati in Perù e l’anno prima ero nelle Filippine, penso che a Gina farà piacere saperlo. E’ davvero un paradiso laggiù-. E lei gli raccontò di quanto amasse lavorare a Broadway e tenersi sempre impegnata –Mi conosci, non sono contenta se lavoro meno di otto ore al giorno-, di quanto amasse la compagnia di Ashley e dei suoi genitori, di quanto Stella fosse cresciuta.
-Lasciamo stare! Mi tratta ancora come se avessi tredici anni! Ogni volta che esco in auto mi telefona per sapere dove sono e se ho fatto un incidente!- sbuffò Stella che iniziava a sentirsi tagliata fuori dalla conversazione.
-Ok, tu faresti lo stesso e fossi la sorella maggiore!- ribattè Vanessa –sono sicura che Zac fa la stessa cosa con Dylan-.
-Beh in effetti- ammise Zac  con un sorriso. Avrebbe voluto che quella colazione non finisse mai. Ed invece dopo circa due ore, Vanessa annunciò che doveva andare se voleva arrivare puntuale ad un servizio fotografico che aveva programmato da tempo. Zac insistette per pagare, ma Vanessa lo convinse a dividere a metà.
Quando il trio uscì dal locale i paparazzi era lì fuori e scattarono foto all’impazzata. Zac si limitò a tirarsi su il cappuccio della felpa e ad inforcare gli occhiali da sole. Per una volta non gli importava minimamente di finire su tutte le riviste scandalistiche e sui siti di gossip di mezzo mondo. Anzi, ne era quasi compiaciuto.

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Capitolo 8
*** There ain't no broken heart love cannot mend ***


 
Nuovo capitolo! Chi come me adora la mamma di Zac? Ho sempre adorato entrambe le loro famiglie e scrivere sui loro genitori e sui loro fratelli mi diverte un sacco. Ci vediamo sabato prossimo con il capitolo numero 9. - Fran 

“Love can give, love can take
Love can bend and love can break
When you think it's over, it's not the end
Don't give in, just be strong
And please remember son, my mama said
There ain't no broken heart love cannot mend”
-“ Mama Said” Declan Galbraith
 

-Zachary c’è qualcosa che vuoi dirmi?-.
Gli occhi color nocciola di Starla lo fissarono e Zac si sentì con le spalle al muro. Sua madre aveva la capacità di farlo sentire estremamente vulnerabile. Come aveva potuto pensare di ingannarla? Di non lasciare trasparire nulla di quello che effettivamente stava succedendo con Vanessa? Cosa aveva da nascondere? Ecco, quello era diventato il punto focale della questione “lui e Vanessa”: il non avere nulla da nascondere, semplicemente perché lei era felice. Era felicemente fidanzata con un altro. Zac doveva ricordarselo più di una volta al giorno, quando i suoi pensieri sulla sua ex vagavano in luoghi oscuri della sua mente e davano vita a fantasie non troppo appropriate. Fantasie che di certo non voleva condividere con sua madre. L’aveva vista solo due volte e lo stava facendo impazzire. Davvero era così evidente?
-Mamma è tutto ok. Sto bene- rispose, scrollando le spalle. Si stava pentendo di avere accettato la richiesta di sua madre e averle offerto il suo aiuto con il trasloco. In attesa dell’ufficializzazione dei documenti del divorzio i genitori di Zac si erano definitivamente detti addio e ora vivevano a chilometri l’uno dall’altro. David si era trasferito di nuovo nel suo stato natale, l’Oregon, e si godeva la compagnia dei genitori ormai anziani. Starla aveva faticato per trovare una casa a Los Angeles che fosse all’altezza delle sue aspettative. Aveva dunque comprato una graziosa villetta con tre camere da letto a pochi chilometri dalla casa di Zac. La donna continuava a ripetersi che era stata una pura coincidenza, ma entrambi i suoi figli sapevano che non era così: voleva solo avere la situazione sottocontrollo come quando erano piccoli.
-Sei sicuro? Perché stiamo lavorando da un’ora e non hai praticamente aperto bocca-.
Starla lo scrutò per bene, come se fosse in cerca di qualche malanno. Gli mise una mano sulla fronte e sullo sterno, gli controllò le mani e lo guardò torva.
-Mamma, non sono malato. Non ho la febbre e non ho l’appendicite. Me l’hanno già tolta, grazie. E’ solo che sono stanco e non ho voglia di parlare-.
-Sei stanco perché lavori troppo. Dylan mi ha chiamato la settimana scorsa dicendomi che mangi appena e che la notte stai alzato a vedere la televisione finchè non ti addormenti. Non è salutare Zac, quante volte te l’ho devo dire?-. Starla lo stava sgridando come se avesse avuto dodici anni.
-Mamma,  non ho più sedici anni. Sa non devi controllare ogni mossa che faccio e Dylan è un idi…- Zac si fermò in tempo. Sua madre lo stava già squadrando male. –Dylan esagera sempre- concluse lui –chiedi ad Ash. Sono in forma e in salute e non lavoro troppo. Ho anche trovato il tempo per andare a mangiare colazione fuori con…-.
Si morse la lingua. Si era fregato da solo.
-Con…- Starla stava chiaramente aspettando che lui finisse la frase.
-Con degli amici- Zac riprese il pennello in mano e continuò a tinteggiare il muro, sperando che sua madre non notasse il suo nervosismo.
-Amici?-.
Starla Baskett era una donna estremamente sensibile quando si trattava di uno dei suoi figli. Dal giorno in cui Zac e Dylan erano nati, Starla aveva predetto con estrema precisione ogni loro malanno e ogni loro grande successo. E in quel preciso momento il suo famoso radar le stava dicendo che il suo primogenito le stava nascondendo qualcosa.
-Zac… Zachary… guardami in faccia quando ti parlo-.
-Mamma ti prego-
-Mi stai nascondendo qualcosa-
-No… no...- la sua voce tremò. Non era mai stato capace di mentire. Non era mai stato capace di nascondere qualcosa ai suoi genitori.
-Sei diventato tutto rosso. Puoi dirmi cosa fai nella tua vita privata, chi frequenti e… hai incontrato qualche ragazza? Dylan mi ha detto che l’altra giorno tu, Jason e Bubba siete andati in un locale e, non sto dicendo che non devi fare sesso a caso con una sconosciuta ma…-
-Oh mio Dio! Mamma! Dylan cosa ti ha raccontato?-
-Mi ha detto che hai passato la notte con…-
-Perché parlate della mia vita sessuale? Dio, mamma te l’ho detto un migliaio di volte! Non voglio che tu e papà sappiate queste cose!-.
-Ti ho solo educato diversamente-
-Non ci ho fatto nulla- mentì Zac –e anche se ci avessi fatto qualcosa non è lei che ho visto l’altro giorno-.
Starla si zittì e fissò il figlio negli occhi.
-Ok, va bene. Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene, tesoro. Posso preoccuparmi o non posso fare nemmeno questo? Sono tua madre dopotutto-.
Zac si pentì di avere trattato così sua madre. Sapeva che per lei non doveva essere stato facile ricominciare una vita intera in una nuova città e come una donna single. Ma lo infastidiva il fatto che volesse controllare così tanto la sua vita, come se non si fidasse di lui, come se lo considerasse in eterno un ragazzino di diciassette anni.
-Ti sei divertito almeno con i tuoi amici? Dylan mi ha detto che non la smettevi di sorridere quanto sei tornato a casa e io non ho cercato foto in giro sul web perché so’ che odi quando lo faccio, ma è un modo per tenerti sempre vicino a me Zac-.
Improvvisamente Zac provò una nota d’affetto sincero per sua madre. Dylan poteva anche essere a conoscenza delle sue varie notti di passioni con sconosciute, ma Zac era stato abbastanza furbo da non rivelare al fratello minore che lui e Vanessa avessero ripreso a vedersi.
-Molto- ammise, sogghignando –è stato… era da tanto tempo che non mi sentivo così bene-.
Starla si morse le labbra e sospirò.
-Zac…-ritentò –non è che hai avuto un altro di quei momenti nei quali sei stressato e inizi a bere o ti sdrai nel letto per giorni interi a fissare il soffitto e finisci per...-.
Il cuore del giovane fece un tuffo all’indietro. Sua madre era paranoica certo, ma non voleva che stese male per lui, che fosse attanagliata dal dubbio che qualcosa in lui non andasse. Non era quello il reale motivo del suo essere così evasivo.
-Ho visto Vanessa- ammise lui, sollevando le mani in aria in segno di difesa. Forse se l’avesse ammesso sua madre avrebbe smesso di tormentarlo. O di pensare che si fosse cacciato nei guai.
Starla aprì la bocca e la richiuse senza emettere alcun suono.
-Vanessa? Vanessa quella Vanessa?-.
-Conosci altre Vanesse?-.
Zac era certo che nell’esatto momento in cui aveva pronunciato quel nome, la mente di sua madre era già partita a mille: My Sweet Girl, quello era il modo in cui Starla chiamava l’ex ragazza di suo figlio. Anche se adorava alla follia sia Zac sia Dylan, la donna avrebbe adorato avere una figlia femmina. Vanessa era tutto quello che avesse potuto desiderare: negli anni l’aveva amata e viziata come se fosse stata sua. E aveva sofferto quando lei e Zac si erano detti addio. Per un anno intero Starla aveva quasi pregato suo figlio di rimettersi assieme a quella che considerava come sua cognata, ma non c’era stato verso. E adesso, dopo anni di silenzio, Zac le stava dicendo che avevano ripreso a frequentarsi così di punto in bianco?
-Quando l’hai vista?-
-A casa di Ashley e Chris, circa un mese fa. Sai quando non sono potuto andare al matrimonio Ashley ha voluto… ha voluto sapere il motivo-.
Zac distolse lo guardo da sua madre e fissò il muro che aveva appena ritinteggiato.
-Così glie l’ho detto e le ho promesso che comunque sarei passato a salutare lei e Chris al più presto. Volevo farmi perdonare in qualche modo-.
Starla accennò un debole sorriso: aveva cresciuto un uomo straordinario.
-E…-
 Chiese, esortandolo a continuare.
-E si sono presentati anche Vanessa e Austin-
-Austin? E’ il suo ragazzo, giusto?-.
Starla finse di non sapere nulla, ma la verità era ben altra. Nei mesi successivi alla rottura di Zac e Vanessa la donna si era ritrovata a cercare foto e informazioni sul nuovo amore della ragazza. La sua era più di una semplice curiosità. Non era solita ricercare notizie online sui siti principali di gossip, ma Starla voleva che suo figlio fosse felice e non capiva il perché Vanessa si fosse gettata in una nuova relazione così velocemente.
Zac annuì.
-Ashley è ancora la migliore amica di Vanessa mamma – le ricordò –era solo questione di tempo prima che accadesse una cosa del genere. Anzi, se devo essere onesto penso proprio che si stato tutto un piano architettato da Ash stessa-
-Ashley ti vuole bene Zac, no ti costringerebbe mai a stare con… con quella… se tu non fossi d’accordo. Non l’ha fatto per anni. Perché iniziare proprio adesso?-
-Quella? Il suo nome è Vanessa-
-Non hai mai voluto… non hai mai voluto che quel nome uscisse dalla bocca di qualcuno per anni Zachary. Quanto Dylan lo fa… quando Dylan lo ha fatto un mese ti sei subito incupito. Per questo non l’ho mai pronunciato. Ma ora sembra che tu e Vanessa andiate d’amore e d’accordo-.
Non era una domanda. Starla poteva benissimo vedere una vecchia scintilla negli occhi del figlio. Una scintilla che poteva significare solo una cosa: Zac stava di nuovo tornando sereno.
-Io e Vanessa ci siamo visti quella volta a pranzo a casa di Ashley. Austin non è poi così male. Ma comunque non era mia intenzione rivederla-.
Il silenzio di Starla lo indusse a continuare.
-Mi ha mandato lei un messaggio giorni dopo. Io stavo per vedermi con Janice per visionare alcuni copioni e lei… lei mi ha mandato un messaggio. Voleva rivedermi- l’uomo si schiarì la voce –Stella voleva riverdermi- si corresse –ha scritto così-.
Starla osservò il suo primogenito sfilarsi dalla tasca dei jeans il proprio I-Phone, digitare il  codice di sicurezza e  porgerglielo.
La donna lesse più e più volte il messaggio ed ad ogni lettura il su cuore si fece un po’ più pesante. Poteva anche essere un messaggio innocente, poteva anche significare che Vanessa e Stella volevano solo rivedere Zac, ma in cuor suo Starla sapeva che la verità era ben altra. E non voleva che Zac passasse di nuovo verso quella strada, non voleva vederlo di nuovo autodistruggersi per l’amore non ricambiato di una donna.
-Pensi di rivederla?- chiese.
-Non lo so’. Sono stato bene sabato, ma non penso che a Austin piaccia molto l’idea di vedermi di nuovo ronzare attorno a lei. Insomma non andrebbe a genio neppure a me. Pensi sia sbagliato?-.
-No. Non penso che sia sbagliato. Non penso sia sbagliato il fatto che finalmente vi parliate di nuovo, ma non amo particolarmente l’idea che tu ti illuda di nuovo. Zac sei consapevole del fatto che lei ha un altro vero?-.
-Ne sono consapevole, sì. Ma non è mia intenzione fare nulla. L’ho solo vista due volte mamma e credo che non lo faro più-.
Starla lo fissò con un’espressione fiera in volto: a volte non riusciva a credere che quel uomo davanti a lei fosse proprio uno dei suoi figli. Non si riusciva a capacitare di quanto effettivamente fosse cresciuto e maturato il suo primogenito.
-Tuo padre non mi ha mai tradita- disse.
-Cosa?- Zac si girò di scatto –mamma…-
-No, meriti di sapere la verità. Tuo padre non mi ha mai tradita. Non è per questo che abbiamo divorziato. Quando tu e Dyl siete venuti ad aiutarci a svuotare casa mi hai chiesto questa domanda e io non ti ho voluto rispondere. Ma voglio che tu e Dylan sappiate che tuo padre non è mai stato quel genere di uomo. So’ che sei arrabbiato, lo so’. E so’ anche che ti stai maledicendo per non avere fatto di più, ma è colpa nostra Zac. Io e papà non andavamo d’accordo da parecchi anni e ci siamo allontanati. Non c’è cattivo sangue tra noi, gli auguro il meglio-
Zac la fissò serio e la strinse a sé. Le depositò un lieve bacio sulla fronte e sorrise.
-Ti voglio bene mamma-
-Ti voglio bene anche io piccolo- Starla si asciugò una lacrima –ma devi promettermi che qualsiasi cosa farai con Vanessa, la tratterai sempre con rispetto e farai di tutto per non farla soffrire, ok?-
-Lo prometto mamma. Puoi fidarti davvero. Non voglio portarla via ad Austin, non lo farei mai-.
 
-Come sta andando il vostro weekend solo ragazze?-.
Austin sembrava nervoso al telefono, ma forse era solo una sua impressione.
Vanessa si accarezzò una ciocca di capelli. Avrebbe voluto che Stella si fermasse più di due giorni. Ieri la colazione con Zac era stata più che piacevole. L’aveva messo di buonumore. Lei e Stella erano andati a fare una manicure assieme e poi avevano ordinato due pizze. Vanessa aveva appena finito di sparecchiare e aveva tirato fuori dal frigo il gelato alla mente con pepite di cioccolato. Sapeva che Stella lo adorava e lo comprava ogni volta che sua sorella passava a trovarla. Si mise l’I-Phone tra l’orecchio e la spalla in modo da avere le mani libere e iniziò a riempire due ciotole di gelato.
-Stiamo mangiando il gelato davanti alla televisione. C i stiamo divertendo un sacco-.
Stella le rivolse un sorriso compiaciuto. Aveva insistito per rivedere dei vecchi filmini. Sullo schermo della tv al plasma figuravano una Stella neonata in braccio ad una eccitantissima Vanessa con un sorriso enorme sulle labbra.
-E tu? Come vanno le riprese del film?-
-Bene-.
-Solo bene? Due sillabe? Va tutto bene, amore?-.
Solitamente Austin era molto più loquace. Lo sentì sospirare, segno inequivocabile che c’era qualcosa che lo preoccupava.
-Ho vistole foto di te e del tuo ex-.
Certo. Ora Vanessa capiva esattamente quale era il problema e non poteva biasimarlo. D’altronde come avrebbe mi potuto reagire diversamente? Lei avrebbe avuto la stessa reazione di Austin se lui fosse uscito con una sua ex mentre lei era a miglia di distanza.  Mise da parte il gelato, prese il cellulare in mano e si allontanò dal soggiorno, in modo che Stella non potesse origliare quella conversazione privata.
-Austin, lui è solo un amico-
-Avevi detto che non lo avresti più rivisto e due giorni dopo mi ritrovo la home page di Instagram piena di foto di voi due assieme-.
-Stella voleva rivederlo, va bene?- taglio corto Vanessa. Una piccola parte di lei non accettava questa improvvisa gelosia da parte di Austin. Il tono che stava usando il ragazzo non era accusatorio, ma di certo era teso. Non voleva nascondergli nulla, ma di fatto, non c’era nulla da nascondere.
-Austin abbiamo fatto colazione assieme e ci doveva essere anche Dylan con noi. Solo anche all’ultimo minuto aveva avuto un impegno in ufficio e così sono stata solamente sola con Zac e Stella a fare colazione in un locale decisamente affollato-.
La ragazza sottolineò le ultime parole con forza. Di certo Austin non era uno stupido. Sapeva che Vanessa non era quel tipo di donna, ma non poteva farci niente. Sapeva che Vanessa non o avrebbe mai tradito, che mai gli avrebbe mentito. Se mai avesse voluto tradirlo di certo non sarebbe andata  in un famoso ristorante sempre frequentato da paparazzi e fan in cerca di autografi. Tuttavia voleva accertarsene.
-Lo vedresti di nuovo?-
-Austin…-
-No Nessa, non voglio che smetti di vederlo se lo frequenti come un vecchio amico. Ti seccherebbe se venissi a conoscerlo?-.
Vanessa si zittì.
-Intendi a pranzo fuori?-.
-Si certo. E’ strano?-
Vanessa era così stupida che sembrava si fosse incantata. Austin parlava seriamente? Perché mai avrebbe voluto conoscere Zac? In circostante normali nessuno vuole conoscere l’ex della propria fidanzata!
-Nessa…- Stella la chiamò – il gelato si sta sciogliendo! Ne hai ancora per molto?-.
-Nessa ci sei?- fu Austin ha riportarla con i piedi per terra. –Hai sentito cosa ti ho appena detto?-
-Sì…si, ho sento-. Era una situazione surreale. Da dove era uscita tutta quella voglia di trascorrere del tempo con Zac Efron? -Credo che a Zac farebbe piacere-.
 
Quando Zac tornò a casa sporco di pittura bianca da capo a piedi, Dylan abbandonò subito la partita di basket che stava guardando in televisione e si precipitò da lui con una rivista in mano. Non aspettò neppure che il fratello si servisse da bere, ma gli si parò davanti sventolandogli in faccia la rivista. Era la sua prova numero uno.
-Quando pensavi di dirmelo?-
-Cosa?-  Zac lo guardo torvo e si prese del tempo per bere un lungo sorso di acqua e limone.
Dylan lo guardava con un’espressione ferita in volto, come se lui gli avesse nascosto il fatto di essersi sposato o di essersi trasferito all’estero. Per quanto Zac fosse legato a suo fratello non era sano che si impicciasse così tanto nella sua vita privata. Sapeva a cosa si stava riferendo Dylan, ma non voleva dargliela vinta.
-Sai solo perché vivi sotto il mio tetto non hai il diritto di sapere tutto della mia vita privata-.
-Oh andiamo! Sotto il mio tetto? Chi sei papà? Non mi cacceresti mai di casa! E poi sono un perfetto coinquilino- si difese il ragazzo –ti preparo anche dei fantastici panini!-.
-Lo hai fatto una sola volta e sei stato praticamente costretto perché mi ero rotto una gamba!-.
Dylan non si diede per vinta: Zac non poteva sviare quell’argomento in eterno.
-Oh andiamo! Non mi dire che non hai aperto Instagram e Twitter! Siete ovunque! Quando pensavi di dirmi che ti stai rivedendo con la tua ex?!-.
Il giovane Efron gettò la rivista sul bancone  e diede a Zac il tempo di osservare l’articolo che lo riguardava:
“PEOPLE EXCLUSIVE! Nicholas Spark diceva sempre che il primo amore non si scorda mai, ti cambia nel profondo e, nonostante tu posso fare di tutto per superarlo, quel sentimento di folle euforia non ti abbandonerà mai. Beh noi pensavamo che Zac Efron e Vanessa Hudgens si fossero detti addio per sempre, ma ci sbagliavamo. Una volta era una delle giovani coppie più potenti di Hollywood, poi si sono detti dolorosamente addio agli inizi del 2011 e i loro rapporti non sono stati idilliaci. E oggi? Come mai il duo Zanessa è stato paparazzato a fare colazione assieme al famoso “Paty’s Cafè” di Los Angeles? Zac è attualmente single, ma la signorina Hudgens è in una relazione con l’attore californiano Austin Butler che causalmente adesso si trova in Canada, intendo a girare il suo nuovo film. Aria di crisi in arrivo? O è stato solamente un innocente pranzo tra amici?”.
Zac scosse la testa al limite tra il divertito e il disgustato: Hollywood non lo smetteva mai di stupirlo in peggio. L’articolo in questione non solo non nominava Stella, ma era correlato da tutta una serie di foto di lui e Vanessa all’entrata e all’uscita del locale. Sopra ogni foto c’erano una serie di cuoricini e emoticon varie, degne di uno squallido giornaletto per adolescenti. Restituì il giornale a suo fratello e lo guardò contrariato. Dylan incrociò le braccia al petto, come se si aspettasse una qualche sorta di spiegazione.
Zac sospirò.  
-Dylan, ti ho detto mille volte di non credere  a quella roba. Chi te l’ha data a proposito?-
-La nonna mi ha inviato… -
-La nonna?-
Suo fratello sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
-Lo sai che colleziona tutte le tue foto-
-Chi glie l’ha detto alla nonna che sono uscito un paio di volte con Vanessa?-.
Mamma.
Zac prese nota mentale: non parlare più con mamma di sentimenti e relazioni amorose.
-Un paio di volte? Un paio di volte? E perché non mi hai detto niente?-
-Siamo andati a fare colazione con Stella al Paty’s. Niente di più-
-E credi che la stampa questo lo sappia? Pubblicano già la lista invitati al vostro matrimonio e scrivono che Austin sta tornando di fretta e furia dal Canada per ucciderti!-.
Un ghigno si formò inaspettatamente sulle labbra del giovane uomo.
-Lo sta facendo veramente?-
-E io che ne so’? Chiedilo a Vanessa!-
-Senti Dyl, è un crimine rivedere Vanessa?-
-Sì se fino a poche settimane fa odiavi anche solo sentire qualcuno pronunciare il suo nome? Cos’è cambiato?-.
Zac si passò nervosamente una mano nei capelli e guardò suo fratello dritto negli occhi. Sapeva quanto Dylan fosse affezionato alla sua ex ragazza, sapeva che la considerava come una sorella e che l’aveva sempre difesa contro tutti e tutto. Sapeva che Dyaln e Stella si frequentavano ed era leggermente sorpreso dal fatto che Dylan avesse appreso la notizia tramite i media e non grazie a Stella. In cuor suo Zac sapeva che probabilmente Stella voleva tenere il ricordo della colazione al “Paty’s” solo per lei. Ma Dylan meritava di sapere la verità. Perlomeno voleva essere lui a spiegargli tutto. Non voleva che apprendesse tutto dalla stampa e dai paparazzi, loro rovinavano sempre tutto e travisavano il significato di ogni sua singola mossa.
-Qulche giorno fa sono stato a casa di Ash e Chris – a Zac sembrava di ripetere la stessa storia da anni, ma fece attenzione ad usare le stesse parole che aveva usato quando aveva confidato tutto a sua madre –quando non siamo andati al matrimonio hanno voluto sapere il perché e beh glie lo spiegato e ho anche promesso che mi sarei fatto perdonare-
-E in tutto questo Nessa cosa centra?-
-Mi lasci finire?-
-Ok, come vuoi- Dylan lo invitò con un cenno della mano a continuare.
-Ero andato a pranzo a casa di Ashley e Chris e tutto ad un tratto ecco che alla porta si palesano Vanessa e Austin-.
-E tu che hai fatto?-
-Cosa avrei dovuto fare? Ho pranzato con loro è ovvio! Non me ne potevo andare! Dio, Ash mi avrebbe ucciso! E poi due giorni fa ricevo un messaggio da Nessa che mi chiedeva se volevo andare a fare colazione con lei e Stella al “Paty’s”, come ai vecchi tempi-
-E tu hai accettato così… senza esitare?-
-Beh sì. Ci ho riflettuto per circa mezzo secondo. Avevo… avevo bisogno di vederla Dyl e di chiarire le cose. Non volevo che lei avesse un brutto ricordo della nostra relazione-.
-E adesso?-
-E adess...-.
Zac sentì il suo cellulare vibrare. Era Vanessa. Di nuovo. Questa volta però non gli aveva mandato un semplice messaggio. Questa volta lo stava chiamando.
I due fratelli si scambiarono uno sguardo carico di attesa, mentre Zac premeva il tasto di risposta. L’uomo diede le spalle al fratello minore, nel tentativo di avere un minimo di privacy, ma era ben consapevole del fatto che Dylan era dietro di lui, ed era pienamente coinvolto nella conversazione che lui stava per avere con Vanessa.
-Ehi ciao-
-Ciao…- lei sembrava titubante.
Zac decise che doveva avere le palle per iniziare quella conversazione.
-Volevi… volevi dirmi qualcosa?-
-Beh sì… mi chiedevo se volessi di nuovo venire a mangiare qualcosa al “Paty’s”-.
Sembrava estremamente nervosa e Zac non capiva il perché. Dal suo punto di vista la colazione al “Paty’s” era stata un successo. Perché allora quel nervosismo improvviso?
-Con me e Austin-.
Nel sentire quelle parole il cuore di Zac fece un tuffo all’indietro. Era sicuro di avere capito bene?
No. Assolutamente no. Non poteva di nuovo assistere a tutte le moine che Vanessa e Austin si sarebbero scambiati, a tutti i “ti amo”, alle storie di tutti i loro viaggi assieme. Non poteva sopportarlo.
-Austin vorrebbe ringraziati per averci preparato il sushi l’altro giorno. Pagherebbe lui. E’ solo che ti vuole ringraziare-.
Zac era sicuro che quello non era il vero motivo per il quale Austin volesse vederlo. Probabilmente era un modo per marchiare il territorio intorno a Vanessa e dimostragli che non ora lei era sua solamente. Cosa che Zac trovava piuttosto maschilistica e patetica, ma ora lui in questa storia, c’era invischiato fino al collo. Dire di no ad Austin era una cosa, ma dire di no a Vanessa…. Zac sapeva che non era mai stato in grado di farlo e mai lo sarebbe stato. Dopo tutti quegli anni aveva pensato che la sua ex non esercitasse ancora così tanto potere su di lui. Eppure era bastato solo trascorrere ultimi giorni assieme a lei per constatare che solo sentire il suono della sua voce faceva vacillare ogni sua certezza. Avrebbe ancora fatto tutto per lei.
-Va bene- cedette –verrò a cena con voi. Solo se a voi fa piacere però, non voglio recarvi ulteriori disturbo-.
-Nessun disturbo- lo rassicurò Vanessa.
-Ok, allora ci vediamo a pranzo-.


 

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Capitolo 9
*** Can't you see you belong to me ***


 

Ciao ragazzi! Grazie a chi legge sempre la mia ff. Ci vediamo sabato prossimo, 9 gennaio. -Fran
 

Oh, can't you see you belong to me
How my poor heart aches with every step you take
Every move you make, and every vow you break
Every smile you fake, every claim you stake, I'll be watching you”
- “Every Breath You Take” The Police
 

Vanessa si specchiò nervosamente e si morse il labbro inferiore mentre osservava la sua immagine riflessa nello specchio del bagno: indossava un abito estivo a tema floreale e comode scarpe sneakers.
-Ness hai visto la mia camicia scura? Quella nera. Diavolo ero sicuro di averla messa a posto-.
Austin fece la sua comparsa dalla loro camera da letto mezzo vestito.
-La tua camicia Butler è nell’asciugatrice- gli fece notare lei, sorridendo quando vide il fidanzato farle la linguaccia e allungarsi per prendere la camicia pulita ed infilarsela.
-Ancora non riesco a credere che hai chiesto a Zac di venire a cena con noi-
-E io non riesco a credere che abbia accettato. Nessa, è tutto ok. Ammetto che ero geloso-
-Eri?- la mora si girò verso di lui. Non avrebbe mai pensato che Austin ammettesse la sua gelosia verso Zac.
-Ero geloso quando ho visto le foto di te e del tuo ex al “Paty’s”, ma non ho  mai dubitato di te. Insomma capisco che siete state amici e che ci tieni ancora a lui. E Stella sembra davvero affezionata a lui. Così mi sono detto che non mi avrebbe di certo ucciso provare ad uscirci assieme. E’ stato facile. Lui era scettico all’inizio, ma poi l’abbiamo convinto, no?-
Vanessa non rispose, ma si limitò a infilarsi un paio di orecchini che Lori le aveva regalato lo scorso Natale. Non sapeva il perché, ma la innervosiva rivedere Zac. Dopo l’uscita con Stella, Vanessa era pronta a non rivederlo ma più, o almeno a limitarsi a rapidi saluti alle premiere. Dopotutto quello era decisamente un passo avanti nella loro situazione attuale: avevano passato gli ultimi quattro anni a ignorarsi completamente o ad andarsene velocemente da feste e eventi quando uno dei due si presentava. L’aveva rivisto solamente per fare un favore a Stella e adesso lo rivedeva solo per fare un favore a Austin. Ne era convinta. Era contenta che lei e Zac avessero appianato le loro precedenti divergenze, ma di sicuro Vanessa non sarebbe ridiventata la sua migliore amica. Quando la ragazza udì il suono del citofono, sussultò dal nervosismo.
Austin la guardò con fare interrogativo, ma decise di non indagare.
-Vado io- si affrettò il biondo, digitando il codice d’ingresso per il cancello. Lui e Vanessa avevano dato appuntamento a Zac a casa loro, poi sarebbero andati a piedi fino al “Paty’s” che distava solo pochi minuti.
Quando Austin gli aprì la porta Zac era estremamente nervoso, lo poteva benissimo constatare chiunque. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che aveva messo piede in quella casa. Non sapeva perché lo stava facendo. Dopo quella mattinata al “Paty’s” si era ripromesso che non avrebbe mai più accettato un invito da parte di Vanessa. Ma quella volta era diversa si disse. Era Austin che aveva richiesto la sua presenza, o almeno quello era quello che aveva detto Vanessa.
-Ehi Zac, piacere di rivederti- Austin gli strinse la mano e Zac fu costretto a guardarlo negli occhi. I suoi occhi blu si specchiarono in quelli altrettanti blu di Austin. Non c’era la benché minima preoccupazione negli occhi di Austin e Zac sentì una morsa d’invidia allo stomaco. Era chiaro che Austin se ne fregava di lui perché sapeva che Vanessa non se ne sarebbe mai andata, che non l’avrebbe mai lasciato per uno come Zac.
-Com’è il Canada? Sempre freddo?- chiese, tentando di essere educato e di fare conversazione.
Conosceva bene il Canada, ci aveva girato vari film. Lui e Vanessa avevano trascorso quasi quattro mesi a fare la spola tra il Canada e la California nell’estate del 2009, rinominata “Estate del caos canadese”. Era stato uno dei periodi più belli della sua vita.
-Freddo sì- rispose Austin –ma Vanessa lo fa sembrare meno gelido di quello che è in realtà-.
-Sì, lo so’-.
Seguì qualche secondo di silenzio imbarazzante. Zac aveva risposto senza pensarci, ma quello che aveva affermato Austin era la pura verità e lui non ci aveva pensato due volte a concordare con il biondo: Vanessa rendeva sopportabili anche la neve e il vento freddo di Toronto. Poi Zac tossì per schiarirsi la voce.
-Tu e Nessa siete stati gentili ad invitarmi-.
-Figurati, era da un po’ che volevo conoscerti, ma non c’è mai stata occasione. A parte l’altro giorno a casa di Ash-.
Per qualche motivo lo stomaco di Zac si contorse quando Austin pronunciò il soprannome dell’amica. Ashley era amica anche di Austin, non c’era motivo di essere geloso, ma Zac non poteva farci niente. Per quanto Austin fosse un bravo ragazzo, non riusciva a farselo piacere. In più sospettava che Austin volesse conoscerlo solamente per levarselo dalle scatole e dimostrargli la sua supremazia.
Shadow li salvò dall’imbarazzo di quella situazione: la cagnolina scese le scale del piano di sopra e uggiolò verso Zac, mettendo le zampe sulle gambe dell’uomo.
Zac sorrise, prese in braccio la cagnolina e lasciò che gli leccasse il mento.
-Shadow…- la rimproverò Austin, ma Zac sorrise facendogli capire che non era per niente infastidito.
-Tranquillo. Io e lei siamo vecchi amici. Non è vero, Ratto?-.
Austin lo guardò di traverso, insicuro sul da farsi. Shadow non dava a retta a nessuno eccetto che a Vanessa e adesso accettava che un estraneo la chiamasse “Ratto”? La cagnolina e Zac si erano frequentati per tre anni: quando Vanessa nel 2008 aveva portato a casa il cucciolo Shadow e Zac avevano subito stretto una loro sorte di alleanza. Lui le passava, di nascosto da Vanessa, gli avanzi della tavola; lei era ben conscia del fatto che, le notti nelle quali Zac si trovava a casa della sua padrona, il letto della camera matrimoniale era off-limit. Zac non si era mai reso realmente conto di quanto Shadow era diventata importante per lui se non dopo la rottura con Vanessa. Le era mancata anche la cagnolina della sua ex.
-Sai Shadow?- disse Zac, ignorando completamente Austin – il buon vecchio Simon è ancora vivo. Vive a casa dei nonni ormai. Non sarebbe affatto felice di trascorrere del tempo con te-.
-Simon?- chiese Austin.
-Il mio gatto- spiegò Zac –Shadow lo ha sempre odiato e viceversa. Quando io e Nessa…- diede un colpo di tosse –insomma non si sono mai sopportati-. Non trovava educato il fatto di rinvangare i tempi della relazione con Vanessa di fronte al suo attuale fidanzato. Si costrinse a guardarsi intorno per uccidere il tempo nella speranza che Vanessa si sbrigasse a finire di prepararsi. Sapeva che la donna aveva dei tempi di preparazione abbastanza lunghi e non voleva parlare con Austin, perciò doveva trovare un diversivo e finse di guardarsi intorno, come se fosse stata la sua prima volta in quella casa. Non era cambiata affatto: i muri erano degli stessi colori, i mobili erano gli stessi. L’unica differenza era l’assenza di Zac nelle foto appese alle pareti o sul caminetto. Una volta quella casa era piena di foto che lo ritraevano: foto dei viaggi che lui e Vanessa avevano fatto alle Hawaii e in Giappone, delle loro famiglie assieme che celebravano il 4 luglio, dei loro animali, foto della loro infanzia. I copioni dei tre film della saga di “High School Musical” avevano avuto diritto ad essere posti nello scaffale centrale della libreria che Zac e Greg Hudgens avevano progettato e costruito per Vanessa. Zac si chiese se quella libreria ci fosse ancora e resistette all’impulso di andare al piano di sopra a controllare. Adesso poteva constatare di essere stato sostituito da Austin: c’erano decine di foto di lui e Vanessa su qualche spiaggia tropicale o abbracciati ai signori Hudgens e a Stella.
-Ah, sei già qui- la voce di Vanessa fece voltare entrambi gli uomini. Poi Zac si ritrovò stretto nell’abbraccio della sua ex fidanzata. Il dolce profumo di cocco e lillà lo invase e chiuse gli occhi, cercando di fissare quel momento dentro di sé. Vanessa lo lasciò andare troppo presto. Era sorridente e rilassata. Sembrava che avere fatto colazione assieme avesse veramente cambiato le sorti di Zac: adesso lei lo vedeva di nuovo come un amico, una sorta di alleato nella solitudine. Di certo Austin sarebbe sempre stato il suo uomo, ma a Zac, per il momento, bastava anche il grado di secondo violino.
Quando arrivarono al “Paty’s” Astrid e George li accolsero con il solito calore, facendoli però sedere fuori, nella parte esterna, all’ombra della veranda bianca e verde del “Paty’s”. Era ottobre, ma faceva ancora molto caldo e starsene seduti fuori, con un venticello fresco in volto, era rilassante.
-Perché il ragazzo è seduto con loro?- chiese George, con fare sospettoso, mentre la moglie era dietro al bancone, intenta a pulire dei bicchieri con uno strofinaccio.
-Sembra un tranquillo pranzo tra amici-
-Amici? Da quando quei due sono amici?-.
Astrid fissò perplessa il marito. George era chiaramente un impiccione di prima categoria.
-Zac e Vanessa sono già venuti un paio di giorni fa assieme a Stella. Credo che vogliano dimostrare che in effetti possono essere amici-.
.Ma non stavo parlando di Zac e Vanessa, ma del ragazzo!-
-Austin-
-Sì, Austin- disse George pulendosi le lenti degli occhiali –lui e Zac si detestano, posso capirlo persino io questo. Sono solo qui per lei. Come sempre del resto, voi donne…-.
La moglie lo zittì tirandogli un buffetto sulle costole.
-Dicevi amore?-
-Vai a prendere le loro ordinazioni! E per l’amor del Cielo! Se Zac ti sembra agitato viene subito a riferirlo! Quel ragazzo è in già sull’orlo di un crollo nervoso- sentenziò il cuoco, ritirandosi in cucina.
Zac era agitato, ma Vanessa non era da meno. Quella era la prima volta in assoluto che si trovava da sola con gli unici uomini che avesse mai amato. Era strano, più volte si era chiesta come sarebbe stato se lei e Zac non avessero chiuso i rapporti. Adesso lo sapeva ed era terribilmente strano. Sapeva che stava chiedendo molto a Zac e il nervosismo del suo ed era evidente: tamburellava e dita sul tavolo e cercava in tutti i modi evitare il suo sguardo. Austin sembrava tranquillo, ma stringeva saldamente la mano di Vanessa.
-Lo sai Zac- Austin addentò una bistecca e mise e fissò Zac dritto negli occhi –nonostante tutto mi fa piacere conoscerti. Nessa mi ha parlato un sacco di te e ti sono grato per averla distratta un po’ durante la mia assenza-.
Zac lo fissò senza proferire parola. Vanessa sorrise e baciò teneramente Austin su una guancia. Non capiva se lui fosse serio e se lo stesse semplicemente prendendo in giro. Finse di credergli.
-Anche a me fa piacere passare di nuovo del tempo con lei… e con te. Sai in questi anni mi sono sempre chiesto come andava la vostra vita, come stava Nessa. Adesso posso constatare che lei è felice e… e non posso che esserti grato per esserti preso cura di lei-.
Si stava lentamente arrendendo. Alla fine non era quello l’importante? Non era importante la felicità di Vanessa per lui? Gli importava solo di quello. Dalla loro rottura si era sempre detto che gli bastava saperla felice e ora lei lo era. Non era una bugia quello che aveva appena detto. Una parte di lui si sentiva sollevato perché Nessa era in una relazione sana e stabile con un bravo ragazzo. La sua vita procedeva in una direzione completamente diversa rispetto a quella che Zac aveva condotto fino a qualche mese prima. E di questo era eternamente grato. Vanessa non si era incasinata la vita come lui, era stata più intelligente, era stata accorta.
Austin aveva iniziato a parlare della sua carriera e Zac si era scoperto anche interessato all’argomento. Scoprì ben presto che lui e Austin avevano un sacco di cose in comune. Entrambi venivano dalla California, entrambi avevano perso qualcuno di caro per il cancro ed entrambi avevano iniziato a recitare da giovanissimi.
-La prossima settimana parto per Vancouver e non vedo l’ora. La mia co star Olivia è davvero una buona amica e… e il clima freddo non mi disturba troppo-.
Zac lo guardò, pieno di stupore. In un certo senso Austin gli ricordava un lui più giovane: spensierato e pieno di progetti per il futuro. Non era difficile capire perché Vanessa si fosse innamorata di un ragazzo del genere. Per quanto gli costasse ammetterlo, Austin Butler era un tipo davvero cordiale.
Austin unì la sua mano a quella di Vanessa e i due si scambiarono un lungo sguardo d’intensa.
-Sai è dura lascarla, anche se è solo per pochi giorni, ma alla fine ne vale la pena-.
Come era possibile? Austin e Vanessa sembravano veramente felici, eppure Zac sapeva che la distanza poteva influire negativamente nell’armonia di una coppia. Non era per quello che lui e Vanessa si erano detti addio? Lo stesso principio sembrava non valere per lei e Austin.
-Allora ragazzi tutto bene?- quando Astrid venne a ritirare i piatti constatò con piacere che non solo Zac aveva mangiato tutta la sua pasta, ma sembrava anche molto più rilassato e a suo agio.
Vedere Vanessa adesso non gli sembrava così male perché voleva continuare a vederla felice. Austin sembrava una bravo fidanzato e Zac era un uomo maturo adesso: nessun rancore e nessuna gelosia valevano la felicità della donna di cui era ancora innamorato. Non era giusto. Non poteva desiderarla ancora e cercare di vedere lati negativi nella sua nuova relazione solo per trarne profitto. Non se lo sarebbe ai perdonato e non era mai stato quel tipo di uomo.
Se ti amo davvero, beh allora è giusto che io ti lasci andare.
Non era stato proprio uno dei suoi personaggi a dire una frase del genere nel film “17 again – Ritorno al liceo”? Nessuna frase gli sembrava più azzeccata di quella. Poteva continuare ad essere amico della sua ex, ma i suoi sentimenti dovevano sparire.
All’uscita del “Paty’s” lui e Vanessa si salutarono con un abbraccio. Zac non voleva lasciarla andare, ma sapeva che doveva farlo per il bene di entrambi. Strinse la mano ad Austin e gli fece un cenno di saluto.
Poteva farlo di nuovo, era in grado di frequentarli senza combinare una casino. Adesso ne era più che convinto.
 
Quella fu solo la prima delle parecchie uscite che si susseguirono nei giorni successivi.  Prima che Austin partisse nuovamente per il Canada Zac fu invitato altre tre volte a trascorrere del tempo con lui e Vanessa. Una volta andarono ad un evento di beneficenza, assieme anche a Chris e Ashley, altre due volte Zac andò a cena a casa di Vanessa, dove ordinarono pizza e cibo messicano. L’imbarazzo tra lui e Austin durava appena pochi minuti, poi i due uomini si ritrovavano sempre a parlare tranquillamente. Zac si sorprese di quanto in realtà passare del tempo con Austin e Vanessa gli stesse piacendo. Ashley aveva persino iniziato a smetterla di lanciargli occhiate meste di pietà e compassione.
Vanessa non potè fare ameno di sorridere: Austin e Zac stavano parlando tranquillamente di quale fosse il mare ideale per andare a fare surf, mentre tentavano di spiegare ad una Stella completamente disinteressata, l’importanza di cavalcare l’onda perfetta. Lei e Zac dovevano fare pace anni prima perché tutte le giornate che stava passando assieme a lui erano stupende e il fatto che anche Austin ne facesse parte riempiva di gioia il cuore della ragazza.
Fu con un po’ di nostalgia che la ragazza osservò Austin preparare la valigia per partire per il Canada.
Lui se ne accorse, le prese il volto fra le mani e la strinse a sé, facendole appoggiare la testa sul suo petto.
-Starai bene- le disse convinto, prima di unire le labbra alle sue in un dolce bacio –hai Ash e Chris, mia sorella ha promesso di farti visita la settimana prossima. E… e Zac mi ha confermato la tua irrazionale paranoia sull’essere separati, non che ce ne fosse bisogno. Stiamo assieme da quattro anni, lo so’ che odi separarti da me-.
-Cosa ha fatto Zac?- chiese, non sapendo se essere scioccata o divertita dal fatto che l’amicizia tra Zac e Austin stava procedendo così bene che i due uomini si stavano già facendo confidenze su di lei.
-Ha solo chiesto se chiamavi anche me alle tre di notte perchè avevi un attacco di nostalgia infischiandotene del fuso orario. Non che io mi sia mai lamentato di ciò, sia chiaro. Adoro le nostre conversazioni notturne- scherzò lui, facendogli l’occhiolino.
-Giuro che lo uccido. Non… Dio, cosa altro ti ha detto Zac su di me di grazia?-
-Solamente qualche consiglio sessuale- scherzò il biondo, beccandosi un pizzicotto da parte della sua fidanzata –stavo scherzando Nessa, dai. Voleva solo assicurarsi che io ti stessi trattando bene-.
Vanessa sorrise. Era una dichiarazione semplice, ma si sentì incredibilmente legata a Zac. Era davvero fortunata ad avere così tante persone che volevano la sua felicità.
-Mi mancherai-
-Mi mancherai anche tu Nessa. Quattro giorni passano in fretta, vedrai-.

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Capitolo 10
*** Let's say all of the things that we couldn't before ***


Ciao ragazzi! Questo è in assoluto il mio capitolo preferito. Spero che piaccia anche a voi. Ci vediamo sabato prossimo, il 16 gennaio. - Fran


“I'll hit the lights and you lock the doors
Tell me all of the things that you couldn't before
Don't walk away, don't roll your eyes
They say love is pain, well darling, let's hurt tonight”
- “Let’s Hurt Tonight” One Republic
 
-Dove sei stato?-.
Il tono di voce di Dylan esprimeva chiaramente preoccupazione.
Zac aveva appena messo piede in casa.
-Sono stato all’aeroporto. Ho accompagnato Austin perché doveva partire per…-
-La macchina- lo interruppe bruscamente Dylan.
Zac ebbe un flash. A Dylan serviva la sua auto quella mattina.
-Oh cavolo Dyl! Perdonami mi ero dimenticato che oggi tu…-
-Cosa? Che oggi io e Will avevamo bisogno della tua auto per andare a filmare l’oceano per un documentario? Sì, certo ti sei dimenticato. L’ho capito dopo che ti abbiamo aspettato mezz’ora sul tuo vialetto!-.
-Dyl mi dispiace- ripetè Zac sentendosi tremendamente in colpa. In quelle settimane era stato così preso da Vanessa che era come avesse messo da parte tutto e tutti. Compreso il suo fratellino. Erano giorni che Dylan e il suo amico Wil parlavano di quella gita fuori porta per andare ad Ocean Beach a fare un po’ di surf: avrebbero potuto rilassarsi e contemporaneamente avrebbe potuto fare delle riprese spettacolari per qualche sito o qualche rete televisiva potenzialmente interessata. Ed erano giorni che Dylan gli ricordava di prestargli la sua auto, ma Zac se ne era completamente scordato.
Lanciò un’occhiata sinceramente dispiaciuta al fratello minore e si affrettò ad aprire la porta di casa permettendo a Dylan di seguirlo fino in cucina. Ripensandoci tutta quella faccenda non era solo colpa sua. Se Dylan avesse preso la sana abitudine di portasi appresso le chiavi di casa tutto quello non sarebbe mai successo.
-Perché non hai preso le chiavi? Saresti stato sempre senza auto, ma almeno tu e Will avreste potuto entrare in casa-.
Dylan ignorò completamente il suo commento e prese dal frigo una bottiglia di birra.
-Ma chi vuoi prendere in giro?- Dylan sbattè la sua birra con tanta forza sul tavolo che il liquido chiaro uscì dalla bottiglia, inondando i vestiti puliti di Zac.
-Oh Dio! Sei un’idiota! Che cazzo ti prende?- .
Zac lo fissava a bocca spalancata. Suo fratello minore l’aveva appena bagnato d’alcol? Non litigavano da quando Dylan era un ragazzino. Come mai di punto in bianco le cose erano cambiate? -Dyl amico, rilassati. Dio dovrò rifare il bucato così! Sai che odio rifarlo!-
-Zac non puoi fare così! Non puoi evitare di parlarne parchè entrambi sappiamo che sei lo farai andrai di nuovo fuori di testa!-.
-Non sai quello che dici- Zac era sempre più confuso –cazzo, ti sto solo dicendo di essere più responsabile e di ricordarti che sei mio ospite tecnicamente. Dovresti ricordarti di non uscire senza chiavi-
-No, tu non sai quello che dici! Da quando sei diventato amico di Austin Butler? Lo hai sempre odiato-.
Qualcosa fece click nella mente del giovane. Le chiavi non centravano, Dylan era arrabbiato per altre ragioni. Tentò di fare da paciere. Non voleva che nascesse un dramma per avere passato qualche giorno in compagnia della sua ex e del suo attuale fidanzato. Di sicuro Dylan sapeva che non aveva ripreso a frequentarli solo per conoscere meglio Austin, l’aveva fatto per riavere Vanessa; ma questo non doveva di fatto saperlo nessuno.
-L’ho odiato per ovvie ragioni, ma mi ha invitato fuori un paio di volte. Che avrei dovuto dire?-
-No, come hai sempre fatto quando ti si presenta l’occasione per rivederla. Hai sempre detto no-
-Vanessa non centra-
Dylan alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Fare confessare suo fratello era davvero facile. Di certo anni spesi nello show business avevano insegnato tremendamente bene a Zac come sviare in una conversazione.
-Vanessa centra eccome! Sei troppo testardo per ammetterlo!-
-Dylan, è ridicolo! Sono uscito con loro un paio di volte! Tutto qui! Sarò libero di uscire con chi mi pare e piace senza essere sottoposto ad un interrogatorio?-
-Senti ti ho visto in questi mesi. Ogni volta che devi uscire con lei e con Austin sembra che stai per morire e ogni volta che torni hai gli occhi così pieni di lei e non smetti di sorridere. Perché non te la riprendi e poni fine a questo supplizio?-
-Non sai quello che stai dicendo-.
Zac cercò di allontanarsi dal fratello. Stava perdendo il controllo e la cosa non gli piaceva affatto. Le sue mani prudevano e si dovette trattare dallo sferrare un pugno addosso a Dylan.
-Dylan, lascia perdere-
-No, non lascio perdere. Tu sei mio fratello e io voglio che tu sia felice. In questi anni non hai mai voluto trovarti un’altra donna e adesso che hai ritrovato Nessa non vuoi lottare per riaverla?-.
-Sei impossibile- Zac fece dietro front per andarsene, ma Dylan lo strattonò e lo costrinse a guardarlo in faccia.
-Ecco bravo scappa! E’ quello che ti riesce meglio!-
-Ok, sai che c’è?- Zac spinse via il fratello –lasciami perdere va bene? Pensa alla tua di vita va bene? Non devi sempre immischiarti nella mia!-
Dylan grugnì e lo spinse a sua volta e Zac dovette tenersi al muro per non perdere l’equilibrio.
-Mi immischio nella tua vita come mi pare quando vedo che stia da cani perché non hai ancora avuto le palle per dichiararti all’amore della tua vita!-
-Ma cosa dovrei fare?- urlò Zac- mi dite tutti quello che devo fare! Non ne posso più! Non posso dirle che la amo! Non posso!-
-Non puoi o non vuoi?-
-Dylan, lei ha già un fidanzato-.
-Sei un codardo-
-No, sono solo un uomo onesto. So’ che tu faresti così, ma siamo diversi-
-Allora non lamentarti di come va la tua vita!-
-Sei un deficiente!- Zac lo spinse via, sbattendolo contro il muro. Dylan poteva anche essere diventato più alto di lui, ma Zac sapeva che tra i due, era lui quello con più muscoli.
-Ho bisogno d’aria- borbottò afferendo le chiavi della macchina.
 
-Zac?-.
La ragazza strizzò gli occhi per combattere contro l’oscurità della stanza. Nella penombra della sera, sulla porta d’ingresso, c’era Zac: sembrava bagnato fradicio e, per un momento, la ragazza si chiese il perché. Fuori non c’era traccia di pioggia. Poi lui si fece più vicino e un forte odore di birra mista a wisky le invase le narici.
-Zac che vuoi? Hai bevuto?-.
Vanessa sospirò. Non voleva risultare offensiva nei suoi confronti, ma non capiva realmente per qual diavolo di ragione lui si fosse presentato a quell’ora della notte a casa sua. E il fatto che il suo amico avesse bevuto la preoccupò non poco.
-Non ho bevuto- farfugliò lui –è tutta colpa di Dylan-.
Il giovane battè le mani una volta e le luci dell’ingresso si accesero rivelando una Vanessa in vestaglia da notte e un Zac con indosso jeans e maglietta bianca. I vestiti del ragazzo era bagnati di alcol.
Vanessa sbattè le palpebre un paio di volte, come per dare tempo al cervello di elaborare quella visione: il suo ex che borbottava frasi senza senso nel soggiorno di casa sua.
-Come… come sei entrato in casa mia?- chiese, arrossendo. Non sapeva il perché, ma si sentiva a disagio con solo indosso una vestaglia.
-Il tuo codice di sicurezza-
-Il mio che?-
Zac sogghignò.
-Van, il tuo cancello ha lo stesso codice di sicurezza da quasi cinque anni. Non credi sia l’ora di cambiarlo?-
-Hai? Hai? Zac che vuoi?- ripetè. Come diavolo faceva a ricordarsi il suo codice di sicurezza?
-Non ho bevuto se è questo quello che pensi- affermò lui deciso, ignorando completamente la sua domanda.
-Beh puzzi ugualmente di alcol- la ragazza arricciò il naso, ma il suo cuore prese ad accelerare: era preoccupata in realtà. Non voleva vedere di nuovo Zac in quelle condizioni. La faceva stare male.
-Dylan e io abbiamo litigato – Zac guardò fisso il pavimento –e lui mi ha rovesciato addosso il suo drink. Io mi sono arrabbiato e lui mi ha chiuso fuori di casa, dalla mia casa e quindi non so… sono venuto qui. Scusa io… io non potevo andare da Ash e Chris, si preoccupano troppo per me-.
La rabbia di Vanessa evaporò di colpo: Zac era intimidito da lei. Corse nel bagno e prese un paio di asciugami puliti.
-Vieni qui…- disse a Zac, porgendogli un asciugammo e passandoglielo sui capelli fradici.
Zac chiuse gli occhi, perdendosi nel suo tocco. A che punto era arrivato? Non voleva incasinare la vita di Vanessa, ma non riusciva a fare a meno di lei. Sentì di doversi giustificare in qualche modo, sentì di dovere dire qualsiasi cosa che lo facesse apparire meno incasinato agli occhi di quella che lui considerava la donna perfetta.
-Io…- si avvicinò a lei e le mani sulle sue  - non sono la stessa persona di un tempo e neanche quella che hai visto in questi mesi. Sto cercando di fare del mio meglio Nessa. Le cose non sono andate esattamente come volevo. La mia vita non è tutta rose e fiori-.
-Zac, tu non mi devi dimostrare nulla-
-Si invece…-
-No… puoi….di che… perché hai litigato con Dyl?-
-Oh- Zac si incupì di colpo –sostiene che devo smetterla di perdere tempo e trovarmi una ragazza, come se cambiasse le cose. Lui sa che non troverò come per magia Miss. Perfezione!-.  Zac  alzò con l’indice il mento di Vanessa, in modo da poterla guardare in faccia -  l'ho avuta e l'ho lasciata andare. E ora la mia vita è cambiata così tanto che non so come potrei mai riaverla-.
Vanessa batté le palpebre e distolse gli occhi dai suoi. Sentiva lo sguardo elettrico di Zac su tutto il suo corpo.  Non era stupita dalle sue parole.  Ma non riusciva nemmeno a capire esattamente come la facessero sentire. Zac stava ovviamente parlando di lei.  Di lei, di lui e di come erano cambiati in quegli anni. Vanessa sapeva che il suo ex aveva ragione. La sua vita era cambiata ... e anche la sua.
-Come fai a sapere che hai già avuto la persona giusta?- sussurrò Vanessa.
Zac deglutì. 
-Lo so è basta ok?-.
Vanessa lo fissò nuovamente negli occhi. Lui era lì, davanti a lei, completamente fradicio di alcol che blaterava frasi senza senso. Eppure le sue gambe si fecero molli e il cuore della ragazza prese ad accelerare.
L'azzurro scuro negli occhi del giovane si era ammorbidito in qualche modo con un colore che le era più familiare. Quegli occhi avevano attirato il suo sguardo in più occasioni di quante potesse contare, eppure ricordava ognuna di esse.
-Come?- chiese, grosse lacrime si stavano inaspettatamente formando nei suoi profondi occhi scuri.
-Destino- il ragazzo scrollò le spalle -fede, Dio, l’Universo. Chiamala come vuoi Van. Lo so e basta. So che eri tu quel tipo di persona e io… e ti ti ho lasciato andare come un’idiota. In tutti questi anni non c’è stato un giorno in cui io non me ne sia pentito. Avevo fiducia in noi. L'ho dato per scontato. Ti ho perso e ho perso la fiducia in quasi tutto il resto. Sei stata il primo amore della mia vita e… dopo di te non sono riuscito ad amare nessun’altra. Ti ho lasciato andare e mi sono maledetto per questo. Mi sono innamorato di te da quando ti ho visto a quella premiere, dal modo in cui trattavi i fan e i tuoi amici e quando ti ho incontrato di nuovo per i provini di “High School Musical” mi sono detto che non ti avrei mai lasciata andare. Perché dal momento in cui ti ho detto il primo ti amo sapevo che niente sarebbe stato così brutto nella vita, che non mi sarebbe potuto capire nulla di male perché avevo te. E penso che dopo quel giorno a casa di Ashley e Chris. Van, dopo quel giorno penso che sia , insomma penso che sia di nuovo un segno del destino-.
Respirò profondamente e si allontanò da lei. 
Vanessa lo fissava come pietrificata. Non sapeva cosa dire. Aveva sentito ogni parola, ma era come se il suo cervello si rifiutasse di recepirle. Zac le aveva veramente fatto una dichiarazione d’amore?
-Credo… credo che tu debba andare adesso-.
Si allontanò da lui, stringendo stretto l’asciugammo bagnato.
-Van… Van mi dispiace io…-.
Zac si sentì la bocca impastata. Sapeva di avere rovinato tutto con il suo discorso. Dio! Era stato un’idiota, era stato un illuso a credere che Vanessa provasse ancora qualcosa per lui.
-No, dovresti veramente andare ora-.
-Ascolta…- Zac tentò di avvinarsi nuovamente a lei, ma la ragazza indietreggiò .
-No, tu ascolta- il tono di voce della mora si fece di colpo serio –non puoi presentarti a quest’ora a casa mia, ubriaco perso e dirmi queste cose. Non puoi , non è leale. Io sono stata tua amica in questi mesi, ti ho fatto delle confidenze e il tuo unico pensiero era questo? Mi hai usata e hai usato Austin-
-Non era mia intenzione diventare suo amico- sibilò Zac. Adesso si stava innervosendo.
-Non sono stato io che vi ho trascinati in casa di Ashley quel giorno. Non sono io che ti ho chiamato invitandoti a cene e uscite di ogni tipo. Non sono io che ho voluto incontrare di nuovo Stella. Mi hai dato una speranza e ora vuoi dirmi che non hai provato nulla in questi mesi?-
-Non sei il mio fidanzato! Ho Austin adesso e lui mi rende felice! E’ assurdo! E’ assurdo!- Vanessa non voleva alzare la voce, ma lo stava facendo.
La mora alzò le braccia in segno di resa e tentò di marciare verso la porta, ma Zac le si parò davanti.
-Non ho finito…- sibilò a denti stretti –non ti ricordi? Per te cinque anni di relazione sono stati uno scherzo? Cazzo, sono stato la tua prima volta!-
-Zac… no…-
-Sono stata la tua prima volta, siamo cresciuti assieme, abbiamo comprato casa assieme. Eravamo felici! E per uno schifosissimo dubbio di gelosia abbiamo mandato tutto a puttane!-
-Non era un dubbio! Non ti ho accusato di nulla! Non ero più felice, mi sentivo soffocare!-
-Hai mai pensato a come mi sentivo io? Hai mai pensato a quanto stessi male all’idea di perderti?! No! Ogni volta che ci separavamo per un film o una produzione teatrale il mio cuore andava letteralmente in frantumi, ma dovevo farlo! Forse sono stato egoista, ho pensato alla carriera e non a noi! Ma avevo ventritre anni! Ero giovane ed ero stupido e tu mi hai praticamente condannato e ti sei rifiutata di rivolgermi anche solo mezza parola da quanto quello spilungone là è entrato in scena!-
-Sei tu quello che mi ha praticamente ignorato per mesi! Ti ho inviato ad uscire un sacco di volte e tu hai sempre rifiutato!-
-Non volevo vederti con…
-Beh, mi pare che il mio fidanzato ti stia parecchio simpatico adesso!-.
Zac si morse la lingua, ma ormai le parole uscivano dalla sua bocca come un fiume in piena. Doveva sfogarsi, doveva farle uscire perché erano anni che si teneva tutto dentro.
-L’ho fatto per te! Cazzo, l’ho fatto solo per stare di nuovo con te! Per riaverti nella mia vita!-.
L’aveva detto finalmente. Per mesi aveva portato quel segreto dentro al petto, per mesi gli era pesato come un macigno. Ora se ne era finalmente liberato.
Zac si sentì morire alla vista di Vanessa: lei gli stava rivolgendo uno sguardo quasi disgustato.
-Quindi tu hai finto di essere amico di Austin solo per arrivare a me?! Hai fatto finta per mesi di essere un suo amico solo perché volevi portarmi a letto!-
-Oh ti prego! Quello era l’ultimo dei miei pensieri!- mentì lui, abbassando lo sguardo per mezzo secondo.
-Ah si…- lo schernì lei – e allora perché hai preparato tutto questo? Perché hai fatto in modo di stare da solo con me?-
-Perché mi mancavi- Zac sospirò, avvicinandosi a lei. Ora il suo respiro era calmo. I suoi occhi erano incollati a quelli di Vanessa.
-Mi mancavi da morire e mi mancava terribilmente starti accanto. Così, mi sono detto che sarei diventato suo amico se questo era l’unico modo per riaverti nella mia vita. All’inizio non volevo, lo detestavo… ma capisco perché ti sei innamorata di lui. E’ un bravo ragazzo… ma il tuo sguardo… non lo hai mai guardato come guardavi me.
-Smettila…- Vanessa si sentiva avvampare. Stava lentamente perdendo il controllo e la cosa non le piaceva per niente. Sentì una famigliare sensazione di calore diffondersi per tutto il corpo.
-Non ho mai amato nessuna. Nessuna, come ho amato te- sussurrò Zac avvicinandosi sempre di più.
Vanessa poteva specchiarsi negli occhi blu zaffiro del suo ex, poteva contare quanti respiri faceva…. e poi si baciarono.
Vanessa si scostò dal bacio.
-E’ tutto sbagliato…-
-Che importa…- le sussurrò Zac,: le sue mani si infilarono nei capelli della ragazza e il dolce profumo di lillà e cocco lo invase –non mi sarei mai aspettato di incontrarti nuovamente e non so cosa succedere domani, ma so che voglio stare con te-.
Si baciarono nuovamente, stretti l’uno alla’altra. Vanessa sentì di avere perso il controllo mentre le possenti braccia di Zac la sollevavano da terra. Un attimo dopo erano in camera da letto.

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Capitolo 11
*** I could stay awake just to hear you breathing ***


Eccoci qui  ad uno dei capitoli decisivi della ff. Spero che vi piaccia! Ci vediamo sabato prossimo con il nuovo capitolo... quindi il 23 gennaio. - Fran 


“Then I kiss your eyes
And thank God we're together
I just want to stay with you in this moment forever
Forever and ever”
- “I Don’t Wanna Miss A Thing” Aerosmith
 
Zac aprì gli occhi lentamente. L’aveva svegliato la luce accecante del sole, che era già alto ed entrava dalla grande finestra della camera da letto, inondando tutta la stanza di luce.
Si stropicciò gli occhi e sbadigliò. Per mezzo secondo la sua mente vagò ancora in un’altra dimensione prima di posare lo sguardo sulla sagoma che era sdraiata accanto a lui. Sorrise.
Era successo veramente? Non aveva sognato. Questa volta non l’aveva sognata e basta.
Vanessa, la donna che amava e l’unica che avesse mai amato, era sdraiata accanto a lui, nuda, coperta solo da un lenzuolo. Era la creatura più bella che avesse mai visto. E il fatto che era di nuovo sua gli dava una pace che erano anni che non provava più. Aveva i lunghi capelli neri e scompigliati e il volto rilassato;  respirava piano e teneva ancora al collo la catenina a forma di T che Zac le aveva regalato anni prima, durante le riprese di “High School Musical 2”.  Era certo che Vanessa avesse ripreso ad indossare quel ciondolo solo da poche settimane. Non glie l’aveva visto addosso il giorno del famoso pranzo con sushi a casa di Ashley e Chris. Poteva stare fermo a fissarla per ore, per giorni interi senza mai stancarsi. Zac ricordava ogni piccolo dettaglio di Vanessa: la sua pelle ambrata, dono della suo retaggio filippino, i suoi ricci scuri, le sue guancie rosee e le sue gambe sinuose. Non sapeva come, ma anche dopo anni senza di lei, ricordava tutto. In quel momento si sentiva l’uomo più felice sulla faccia della Terra solo perché poteva finalmente ricordare quanto fosse meravigliosa Vanessa, quanto fosse perfetta. Non sapeva cosa fare però. Sapeva che doveva fare qualcosa, ma non sapeva cosa. Temeva la sua reazione quando si sarebbe svegliata. Temeva di averla ferita e delusa, temeva di averla tradita e, per una frazione di secondo, Zac si sentì in colpa per averla messa in quella situazione. L’aveva deliberatamente trascinata a letto con lui quando sapeva che lei aveva un fidanzato fisso e una storia importante. Come Vanessa gli aveva fatto notare la sera prima lui aveva tradito non solo la sua fiducia, ma anche quella che Austin riponeva nei suoi confronti. Tuttavia quel sentimento di delusione ebbe vita breve in Zac. Per quanto si sforzasse non riusciva a staccare gli occhi di dosso dalla meraviglia che si ritrovava davanti. Il ragazzo piegò la testa di lato e, delicatamente, scostò a Vanessa una ciocca di capelli dal viso. Lei fece una smorfia e aprì gli occhi. Per una frazione di secondi lui la vide confusa, poi gli sorrise e il cuore di Zac fece una serie di capriole all’indietro. Avrebbe voluto uscire in strada e urlare a tutti la sua gioia. La donna che amava era di nuovo accanto a lui e per niente al mondo avrebbe di nuovo rinunciato a quella felicità.
 
Los Angeles, California –14 Febbraio 2006
Quando Vanessa uscì dalla doccia Zac si era già addormentato. Lo guardò teneramente mentre le sue guancie si coloravano nuovamente di un lieve rossore. Le aveva fatto promettere di svegliarlo in caso si fosse addormentato, ma era così adorabile quando dormiva che la ragazza non ebbe il cuore di svegliarlo.
Quello era stato il suo primo San Valentino da fidanzata e Zac aveva fatto in modo che fosse speciale. Aveva prenotato una cena al “Paty’s” solo per loro due, chiedendo ai proprietari George e Astrid, di riservarli l’intero locale, avevano ballato assieme e avevano parlato del loro primo incontro e di quanto li avesse cambiati in quei cinque mesi di relazione. Poi erano andati a casa di Zac nel suo appartamento e avevano fatto l‘amore per la prima volta. Si sentivano pronti e si erano donati l’uno all’altra. Zac era stato dolce e paziente e la ragazza sentì di amarlo ancora di più dopo quella notte.
Vanessa sorrise e si morse il labbro. Si sentiva un po’ dolorante, ma la doccia calda aveva calmato il dolore fisico. Si sedette sul letto e si sdraiò accanto a Zac. Credeva dormisse, ma un secondo dopo sentì le braccia del ragazzo stringerla da dietro.
-Sono ancora sveglio – mugugnò lui nel dormiveglia, aprendo un solo occhio.
Lei gli baciò il petto e si sistemò comodamente accanto a lui.
-Ti amo-.
-Ti amo anch’io-. Zac era ancora incredulo: nessuna donna prima di Vanessa gi aveva permesso di amarla fino a quel punto. La sua mente vagò a poche ore fa e sentì l’eccitazione scorrergli lungo tutto il corpo. –Ancora non riesco a crederci che l’abbiamo fatto e che… e che tuo padre si sia convinto a lasciarti dormire da me-.
-Papà non si è convinto. Lui è convinto che io abbia dormito da Ash- Vanessa si morse nervosamente il labbro inferiore. Non voleva mentire a Zac, ma lo sentì sussultare.
-Ma Van?! Credevo…credevo…-
-Amore è tutto ok. Mamma sa tutto e parlerò con papà non appena tornerò a casa. Non mi avrebbe mai dato il permesso di stare con te, non perché non si fidi di te, ma perché sono la sua bambina. Non hai nulla di cui rimproverarti. Tu non hai fatto niente di sbagliato-.
Zac sembrò rilassarsi sotto il suo tocco, ma era ancora preoccupato. Fare l’amore con Vanessa glie l’aveva fatta amare ancora di più e non vedeva l’ora di dimostrale nuovamente tutto il suo amore. Per adesso il pensiero minaccioso di Greg Hudgens non era riuscito a distogliere il ragazzo da ben altri pensieri.  Prima di iniziare tutto da capo voleva però assicurarsi di una cosa che gli stava molto a cuore. –Van, ti ho fatto molto male?- chiese con fare innocente, cercando di usare più tatto possibile. Vanessa non aveva detto niente dopo che avevano finito, ma il ragazzo era certo che non aveva sentito quello che aveva provato lui. Entrambi sapevano che era perfettamente normale per una donna, che la loro prima volta assieme sarebbe stata terribilmente diversa per entrambi; tuttavia si sentiva in colpa. E non voleva assolutamente forzarla.
-Zac, sei stato perfetto-
-Non è quello che ti ho chiesto- lui si tirò su, appoggiando il gomito al materasso e fissandola con la massima attenzione.
Vanessa sospirò e cercò di ragionare: doveva trovare le parole giuste. Non voleva ferirlo ed era consapevole del fatto che Zac era paranoico nei suoi confronti.
-Sapevamo entrambi che per me sarebbe stato diverso-
-Non lo faremo mai più se ti ho fatto così male- il suo ragazzo sembrava preoccupato. La fissava con i suoi profondi occhi blu colmi di nervosismo.
-Zac!-
-No, è fuori discussione!-
-Dio, Zachary Efron! Sei testardo come un mulo! Starla ha ragione!-
Lui la fissò, incredulo.
-Ti amo e non voglio…-
-La prossima volta andrà meglio vedrai… e anche quella dopo ancora… ti amo ed è stato tutto perfetto-.
Zac sollevò un sopracciglio poco convinto.
-Veramente? Perché non dobbiamo farlo di nuovo- sussurrò baciandola sulle labbra. Tentò di contenere la sua eccitazione. Forse doveva fare una doccia.
-La prima volta che hai provato ad andare sullo skateboard ti sei quasi rotto l’osso del collo- gli ricordò lei –ti sei arreso?-
-No di certo-
-E quando stavamo girando “High School Musical” il primo giorno di prove le tue gambe erano molli come gelatina!-.
Zac sorrise al ricordo. Stava iniziando a capire il ragionamento della sua fidanzata.
-Ti amo e voglio stare di nuovo con te. E la prima volta potrei anche avere provato un po’ di dolore, ma non è stata colpa tua. Sei stato incredibilmente romantico ad organizzare tutto questo per noi e ti amo. Non potrai mai farmi del male-.-
 
Non potrai mai farmi del male.
 
Possibile che quelle parole ora per Vanessa non significano più nulla? Zac le aveva fatto del male, di questo ne per consapevole. Ma gli aveva anche fatto del bene e l’aveva amata, la amava ancora più di quanto avrebbe potuto amare mai se stesso. Per un attimo pensò che tutto sarebbe tornato come prima, poi Vanessa aprì la bocca per parlare.
-Ehi…-
Ehi? Beh era sempre meglio di un “ ti detesto” o di un “che cavolo ci fai nudo nel mio letto?!”.
Decise che era meglio risponderle usando il suo stesso linguaggio.  
-Ehi… non volevo svegliarti- si scusò lui, cercando di non fissarle i seni nudi.
-No, non stavo dormendo- lo informò lei, allungando le braccia per stirarsi –mi fissavi da dieci minuti buoni-.
Zac arrossì.
-Scusa- ripetè non sapendo cosa altro dire. E non sapeva neppure cosa fare.
-Posso… posso avere un bacio?- sorrise lui.
La ragazza sorrise, ma non lo baciò. Anzi scivolò giù dal letto e borbottò frettolosamente  -Devo fare una doccia-.
Zac si leccò le labbra, pensando che lei lo invitasse ad unirsi a lei, ma Vanessa non lo fece, lasciando lì imbambolato.
E lui rimase lì, sdraiato supino, con i capelli arruffati e la mente in uno stato di dormiveglia.
Cinque minuti dopo Vanessa riemerse dal bagno con i capelli ancora umidi e un asciugamano che la copriva dal seno fino alle ginocchia.
-Dio, Van così mi stai uccidendo- sospirò Zac, facendole inarcare entrambe le sopracciglia.
-Dovresti andare- lo rimbeccò lei.
Zac la guardò confuso: non sia aspettava una reazione del genere. Cercò di fare buon viso a cattivo gioco.
-Dovrei proprio? Tu credi?- sbattè le ciglia un paio di volte, sperando che i suoi occhi blu e il suo broncio la convincessero a buttarsi di nuovo nel letto assieme a lui.
-Zachary, sono seria-.
Zachary. Accidenti, il nome completo. Ora Zac aveva la prova che la donna non stesse affatto scherzando. Sembrava leggermente irritata.
-Posso fare una doccia almeno?-
-No non puoi. Austin sarà qui a momenti. Sono già le dieci-.
Lui piegò la testa di lato e la squadrò.
-Non è colpa mia se ti sei svegliata con la luna storta e comunque sei bella anche quando ti arrabbi-.
La ragazza arrossì lievemente. Si conoscevano da dieci anni e dopo tutto questo tempo lui era ancora in grado di farla arrossire come se fosse una ragazzina del liceo alle prese con la sua prima cotta.
-Zac…-
-Va bene me ne vado…- lui si sporse sul bordo del letto –ma prima lasciami almeno fare questo…-.
Con un rapido movimento si inginocchiò sul materasso, prese tra le braccia la ragazza, la strinse a sé e la baciò con passione, infilando le mani nei suoi capelli. L’asciugamano che avvolgeva Vanessa cadde a terra.
-Non ti stanchi mai?- quando si separarono lei gli diede un leggero schiaffo sul petto, cosa non nuova per lui: lo faceva sempre quando stavano assieme.
-Di te?- gli occhi blu di Zac divennero elettrici  - No. Dovresti essere baciata ogni giorno, ogni ora e ogni minuto. E ho proprio intenzione di fare questo per il resto della vita, sai?-
-Smettila!- la ragazza si lasciò scappare un gemito, portandosi le mani alla faccia. Era quasi imbarazzata. E il fatto che lui avesse citato a memoria la battuta di uno dei suoi film l’aveva fatta arrossire ancora di più.
-Zac… Dio… avevo quasi dimenticato come sei!-
-Come sono scusa?-
-Sei… sei… parli in un modo che mi… mi fai…
-Si?- lui sogghignò, divertito.
-Sei subdolo -
-Io no. Non ti ho mai dimenticata- rispose lui, ignorando le ultime parole della donna.
-Lo vedi? Ti odio Mr. Efron!- Vanessa cercò di divincolarsi, ma Zac era più forte di lei e mise di nuovo le labbra sulle sue e la baciò con passione, lasciando che le sue mani si intromisero prima nei capelli e poi sui seni nudi.
Vanessa sospirò.
-Austin sarà qui a momenti…-.
-Allora?- Zac si spostò a baciarle il collo. L’aveva quasi convinta, ne era sicuro. Poi la ragazza si irrigidì sotto il suo tocco.
-Allora… allora…no…Zac…Zachary!-.
Si staccarono.
-Che c’è?- lui la guardò torvo.
-Zac sei nel mio letto, nudo, in camera mia e del mio fidanzato-.
-Ti rendi conto che la frase che hai appena detto non ha senso logico vero?- la baciò sulla fronte e Vanessa sentì il suo corpo farsi più debole.
-Zachary, devi andare. Se Austin… Dio, se Austin ti vede qui andrà fuori di testa-.
-Io andrò fuori di testa se continui a guardarmi così- Zac le fece abbassare lo sguardo sulla sua erezione –non posso tornare a casa così-.
Vanessa si morse il labbro inferiore, cercando di distogliere lo sguardo dalla nudità del ragazzo. Poteva sentire quanto era eccitato, quanto la volesse. Sentì la forte presa di Zac sui suoi fianchi e lo fissò negli occhi.
-Hai cinque minuti- gli sussurrò in un orecchio - vedi di farteli bastare-.
Zac fece un sorriso sornione e entrò dentro di lei, facendola gemere.
 
Dieci minuti dopo Zac era a piedi scalzi sul parquet e si stava riallacciando i jeans.
-Sono stato di parola vedi?- sorrise, accarezzando una guancia della donna –non ti ho mai deluso in quel senso, no?-.
La donna lo osservava da sotto le lenzuola.
-Non deve succedere mai più-.
Il ragazzo le rivolse uno sguardo compiaciuto.
-Van…-
-No, sono seria. Non iniziare con Van! Abbiamo fatto una cazzata e Austin non lo deve sapere. E non accadrà più Efron quindi levati quel ghigno dalla faccia. Eri sconvolto ieri sera e beh… ed è andata come andata, ma non si ripeterà mai più. Stanne certo-.
-E’ appena successo anche questa mattina- gli fece notare lui. Zac annusò la maglietta che Vanessa gli aveva levato di dosso la sera prima: puzzava ancora di birra e, di certo, non poteva presentarsi a casa in quelle condizioni: Dylan l’avrebbe ucciso.
-Posso prendere una maglietta pulita?- chiese.
Vanessa lo guardò con gli occhi spalancati, come se Zac gli avesse chiesto di camminare su carboni ardenti.
-No-
-Van-
-Smettila di chiamarmi così!-
-Così come? E’ il tuo nome!-
-Nessuno mi chiama così! Nessuno!-
-Io lo facevo...-
-Beh, ora non più-.
Il ragazzo sospirò. Sapeva quanto poteva essere testarda la donna davanti a lui, quindi lasciò stare.
-Veramente Nessa, mi serve una maglia di Austin. Non posso uscire da casa tua a petto nudo e se mi presento con una maglia impregnata d’alcol Dylan mi ammazza-.
Vanessa lo fissò seria, fingendo di non provare attrazione. Stava ragionando: non poteva farlo uscire di casa in quelle condizioni, sapeva che i paparazzi erano sempre in agguato. Si morse il labbro inferiore, poi uscì dalle coperte e attraversò la stanza dirigendosi verso l’armadio guardaroba.
Zac non le staccò gli occhi di dosso, beandosi ancora una volta della vista del corpo nudo della ragazza.
-Tieni- fece lei, passandogli una felpa arancione che il cappuccio –Austin non la mette mai, ma quando torni a casa devi lavarmela e spedirmela, chiaro?-.
-Posso averne un’altra?-
-Zac!-
-Non mi piace il colore…-
-Zachary!-
-Ok- Zac alzò le braccia in area, sulla difensiva e si infilò la felpa –grazie- aggiunse. Si avvicinò per baciarla nuovamente, ma lei lo respinse con una mano.
-Devi andare a casa, ora. Lo hai promesso Zachary-.
Zac rimase fermo in mezzo alla stanza. Non sapeva cosa dire o fare. Vanessa era ancora nuda davanti a lui e il ragazzo dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non trascinarla di nuovo a letto assieme a lui.
Come aveva potuto essere così stupido? Come aveva potuto anche solo pensare che una notte passata con lui la avrebbe convinta a rinunciare a Austin? Davvero era stato così ingenuo? O lei stava fingendo molto bene, oppure lui era innamorato perso e si rifiutava di vedere la realtà.
-Hai finito di fissarmi? Vanessa si mise addosso la sua camicia da notte e aprì a Shadow, che uggiolava sommessamente..
-Ehi Ratto! Sei invecchiata!-.
Shadow drizzò le orecchie e si precipitò diritta verso Zac che la prese delicatamente in mano e le permise di leccargli la faccia e il mento.
-Mi sei mancata! Come ti stanno trattando?-
Vanessa li fissò per un attimo. Forse poteva fingere una finta superiorità, poteva decidere di perdonarsi e di andare avanti, ma di certo Zac le stava mettendo in bastoni tra le ruote. Era adorabile con in braccio il suo cane. E Vanessa sapeva quando il suo ex fosse affezionato alla sua cagnolina. D’altronde Shadow rispondeva solamente a Zac, oltre che a lei. E durante la loro relazione, la ragazza aveva anche tollerato l’orrendo soprannome, “Ratto”, che il suo fidanzato aveva affibbiato alla cagnolina. Il problema era che a Shadow era sempre piaciuto.
-Zac…-
-Ok, sto andando-. Lui le rivolse uno sguardo seccato, ma posò delicatamente Shadow a terra e le diede un buffetto.
-Forse… forse è il caso di… di non vederci per un po’ di tempo-.
-Van… Ness… andiamo!-.
Lei gli lanciò un’occhiataccia, costringendolo ad indietreggiare.
-No, Zac! Questo…. Non voglio continuare a vederci se non siamo in grado di…-
-Di…- non poteva finire tutto nuovamente. Zac avrebbe voluto prendere a testate il muro, avrebbe voluto stringerla tra le braccia e costringerla ad amarlo. Le stava veramente dicendo di andarsene? Che tutto quello che avevano provato quella notte per lei era stato solo un passatempo?
-Di comportaci da adulti e di non…-
-Quindi ti è piaciuto?- tentò.
-Non sto dicendo questo- Vanessa cercò di rimanere seria. Doveva allontanarlo perché non voleva che tutto quello accadesse nuovamente. Non poteva buttare via tutto per un suo ex e una sola notte di passione. Non poteva fare questo ad Austin.
-Stai dicendo che non vuoi vedervi perché hai paura di finire a letto con me… di nuovo-.
-Ciao Zachary-.
Vanessa gli sbatté praticamente la porta in faccia.

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Capitolo 12
*** But you used to be the one I love ***


“Say you wanna talk, "How have you beens"
I'm the only one you know that'll listen
And you used to be the one I love”
- “Used To Be” Jonas Brothers
 

Vanessa aspettò davanti alla finestra finchè non vide l’auto di Zac uscire dal suo vialetto. Voleva accertarsi che non ci fossero effettivamente paparazzi in agguato. Zac non aveva parcheggiato l’auto al sicuro nel garage, ma davanti ad esso, in bella vista. Tutti sapevano che quella macchina era l’Audi nera di Zac Efron. Dormire con il suo ex era stato un gesto stupido, ma Vanessa non poteva biasimarlo. Aveva bisogno di conforto e lei glie l’ho aveva dato.
La ragazza sospirò, chiuse le tende veneziane e si ritirò nella privacy della vasca da bagno jacuzzi: un bel bagno ristoratore le avrebbe di certo schiarito le idee. Non sapeva cosa stesse provando esattamente, ma dentro di lei si sentiva come esplodere. Non provava nè amore nè pentimento, solo confusione. Era davvero un brutta persona? L’onestà per lei era sempre stata la chiave di ogni relazione seria e adesso lei era diventata una fedifraga! Cosa c’era che non andava in lei? Non era più soddisfatta dell’amore e della fedeltà che Austin le aveva offerto in quei lunghi quattro anni di relazione? Non era contenta della famiglia e della vita che avevano costruito assieme?
Immerse un piede nella vasca. L’acqua era della temperatura perfetta. Aggiunse altro sapone e entrò completamente nella jacuzzi.
No, non si doveva colpevolizzare. Aveva fatto una cavolata, era vero. E non se lo sarebbe mai perdonato, ma non era lei che si era presentata ubriaca a casa del suo ex. Era stato Zac. Improvvisamente Vanessa sentì di detestarlo nuovamente. Tutti gli sforzi che lei aveva fatto per andare d’accordo e per diventare nuovamente sua amica erano sfumati in una sola notte di passione.  Probabilmente era questo il piano di Zac fin dall’inizio: portarla a letto. Era chiaro come il sole adesso. Cosa aveva da perdere? Era libero come l’aria, mentre invece Vanessa avrebbe dovuto sottostare al giudizio della gogna mediatica. Lei sarebbe stata etichettata come “puttana”, quando Zac probabilmente ne sarebbe uscito come una sorta dio greco che aveva lottato per riavere indietro la sua donna, come se lei fosse una mera proprietà del primo bel imbusto di passaggio. Era disgustata da come funzionavano quei meccanismi malati di Hollywood, ma quella era la cruda realtà. Non aveva scampo.  La mora recitò una preghiera silenziosa. Se non avesse mai più rivisto Zac tutto lo scandalo poteva  non essere mai esistito. Ecco, la soluzione era così semplice! Era stato facile fare finta che Zac non fosse mai esistito per anni, adesso non doveva fare altro che rimettere in atto quello stesso meccanismo. Nemmeno Austin l’avrebbe mai scoperto senza foto di paparazzi ne articoli.
Vanessa si sentì completamente svuotata. Era diventata una persona disgustosa anche solo per avere pensato di non rivelare tutta la verità al suo fidanzato. Austin era un brav’uomo e meritava di sapere la verità.  La donna sapeva che era sempre stata una pessima bugiarda, non avrebbe retto. E non era nemmeno stata quel tipo di partner. Chiuse gli occhi e provò ad immaginare la scena… Austin era davanti a lei, appena tornato dal Canada e lei lo accoglieva in pigiama rivelando il suo tradimento… no. Forse doveva aspettare almeno un paio di giorni dal rientro del ragazzo. Austin era così fragile. Aveva già perso Lori. Non poteva arrecarli un’ulteriore sofferenza.
E poi c’era Zac. Sapeva che non poteva sparire così, ma non poteva neppure fare finta di niente. Doveva parlargli in qualche modo. Parlargli seriamente e dirgli che potevano rimanere amici, ma che non si sarebbero mai più visti da soli, benché meno non l’avrebbe mai più fatto entrare da solo in casa sua. Non voleva ferirlo, ma era quello che si sarebbe meritato per averla trascinata in quella situazione di merda. Ormai lui era una storia vecchia. Era stato solo del sesso. Non provava più niente per lui.
 
Los Angeles, California – 31 dicembre 2005
Vanessa Hudgens era seduta comodamente nel portico sul retro di casa sua, e fissava il cielo scuro in attesa dei fuochi di fine anno che la città di Los Angeles riservava a tutti i suoi cittadini il giorno di Capodanno. Era felice come non mai. In pochi mesi aveva girato un film prossimo alla prima tv nella rete nazionale, aveva conosciuto dei nuovi amici che erano persone meravigliose e aveva iniziato ad uscire con Zac.
Il fatto che avesse un “ragazzo ufficiale” era, probabilmente, il cambiamento più importante, e a dirla tutta anche il più eccitante, rispetto all’anno precedente. Ancora non riusciva a crederci, ma aveva il suo primo ragazzo serio. Quei primi tre mesi di relazione erano stati strani, ma anche perfetti. L’imbarazzo dei primi approcci, dei primi baci era subito stato messo da parte. Zac era dolce, sensibile ed incredibilmente devoto nei suoi confronti. Starla e David l’avevano accolta come una figlia e Dylan era diventato il nuovo migliore amico di Stella.  Cosa altro poteva desiderare?
-Ehi- Zac le comparve davanti, reggendo in mano due grosse tazza di cioccolata con panna. La porta finestra che dava sulla cucina era aperta e i due ragazzi potevano sentire l’allegro chiacchiericcio che producevano le loro due famiglie quando si riunivano assieme. Inoltre, avere lasciato la porta finestra aperta garantiva a Greg Hudgens una buona visuale: aveva sempre sotto tiro Zac e poteva facilmente lanciargli un’occhiata ammonitrice quando riteneva che stesse baciando troppo sua figlia. O quando riteneva che le stesse seduto troppo vicino.
Natale con i tuoi e Capodanno con chi vuoi. Mai frase più falsa era stata pronunciata. Quando Zac e Vanessa avevano chiesto ai loro genitori se potevano trascorrere il Capodanno da soli avevano ricevuto come risposta un secco “no!” da entrambi le parti.
-Mamma, ho diciott’anni!- aveva protestato invano Zac.
Starla gli aveva praticamente riso in faccia con l’aria di chi la sa lunga.
-Hai appena compiuto diciott’anni Zachary e poi sei stato via così tanti giorni quest’anno tra il film e i vari impegni promozionali! Non mi pare di chiedere la luna! Ti chiedo solo di passare tutte le feste con me, tuo padre e tuo fratello!-.
Greg Hudgens, invece, aveva optato per un approccio più pratico: - Hai diciassette anni Vanessa Anne! Che io sia maledetto se ti permetto di passare la notte con quello lì! E’ fuori questione!-. L’ardua sentenza aveva suscitato una crisi di pianto in Vanessa che aveva scalfito il cuore del padre, ovviamente. Essere un’attrice e avere l’abilità di piangere a comando riservava indubbiamente dei vantaggi. Così erano giunti ad un compromesso.
Dopo avere trascorso Natale separati, ed essersi scambiati gli auguri via webcam, Zac e Vanessa potevano rivedersi, ma avrebbero festeggiato comunque l’Anno Nuovo con i loro famigliari. Gli Efron erano arrivati di buon mattino con il loro camper, dopo essersi sorbiti un viaggio di tre ore da Arroyo Grande fino a Los Angeles. Il caravan era stato parcheggiato nel vialetto di casa Hudgens.  A pranzo David e Greg avevano preparato una fantastica grigliata e il clan Efron – Hudgens al grand completo si era seduto in giardino e si era gustato il barbeque. Stella e Dylan avevano trascorso il restate pomeriggio a giocare alla Playstation e Zac e Vanessa aveva passato del tempo di qualità assieme, semplicemente stando a chiacchierare e a giocare in giardino con i cani degli Efron, Puppy e Dreamer. Tempo di qualità supervisionato dai loro genitori.
Poi era arrivata la sera. Gina aveva cucinato una cena di fine anno con specialità filippine e Starla aveva provveduto al dessert preparando un apple pie deliziosa. Vanessa si era seduta nel portico ed era stata presto raggiunta da Zac.
Il ragazzo le sorrise: il piccolo spazio che aveva tra i due denti davanti era ormai stato corretto dal dentista.
-Tua mamma ha fatto la cioccolata calda- le comunicò, sfoggiando il suo nuovo sorriso.
Vanessa prese la tazza dalle mani del ragazzo e gli fece cenno di sedersi sulla sedia accanto alla sua. Zac diede un rapido sguardo in direzione di Greg Hudgens. l’uomo era intento a spiegare a David la classifica delle quadra di football locale. Così Zac avvicinò la sua sedia a quella di Vanessa e vi si lasciò cadere, stando attento a non rovesciare la cioccolata calda sulle assi di legno del parquet. Per qualche minuto tutte e due i giovani bevvero la cioccolata e stettero in silenzio, beandosi della tranquillità del momento. Zac non riusciva ancora a credere che Vanessa fosse la sua ragazza. Non ci credeva e basta. Come diavolo aveva fatto ad essere così fortunato? Perché lei che era una creatura perfetta, gli permetteva di amarla ogni giorno?Avevano trascorso gran parte degli ultimi mesi assieme, d’estate durante le riprese di “High School Musical” e nei mesi successivi ai vari eventi promozionali. Durante quell’arco di tempo lo sguardo di Zac aveva indugiato dozzine di volte su Vanessa, ma ogni volta gli  pareva più bella di prima. Ormai conosceva ogni sua minima espressione facciale. Il modo in cui le sorrideva, il scintillio dei suoi occhi scuri quando rideva per una battuta che lui aveva fatto solo per farla ridere, il lieve tocco delle sue mani quando si scostava una ciocca di capelli dal viso.
E, improvvisamente, la realtà dei fatti lo colpì. Zac lo realizzò in mezzo secondo, osservando Vanessa che gli sorrideva con le labbra sporche di panna e cioccolata. Lei non era solo la sua ragazza. Lui la amava.  Forse l’aveva sempre saputo, era solo troppo spaventato per ammetterlo. Il fatto era che lui e Vanessa erano così incredibilmente giovani. Poteva essere amore? Zac era convinto che tutto l’affetto che Vanessa gli aveva riservato in quei primi mesi di relazione non era affatto da prendere come se fosse qualcosa di scontato. Non c’era niente di scontato o banale nei sentimenti che provava adesso. Lui non solo la desiderava, ma sentiva come un bisogno primordiale di averla nella sua vita. Gli era indispensabile e doveva dimostrare quanto realmente tenesse a lei.
-Credo di amarti- disse piano, come se volesse sussurrarlo. La voce gli uscì strozzata.
Vanessa lo guardò con gli occhi spalancanti. Panna e cioccolata contornavano ancora le sue labbra. Lo fissava e basta, incapace di proferire parola.
-Ti amo- ripetè Zac con voce tramante.
Gli sembrò come se il tempo si fosse di colpo fermato. Vanessa fece una smorfia che assomigliava ad un sorriso.
-Lo so- disse dopo quella che a Zac sembrò un eternità. –Ti amo anche io. Credo… credo che il modo in cui mi tratti si possa definire così-.
L’aveva detto finalmente. Tre piccole parole e il mondo di entrambi i giovani si era capovolto. Il volto di Zac si illuminò e decise che era giusto celebrare quel momento con un bacio sulle labbra. Si sporse in avanti e unì le labbra a quelle di Vanessa che sorrise e lo strinse di più a sé, stringendosi alla sua felpa.
-Mi ami veramente?- sussurrò Zac contro il suo viso. Per tutta risposta la ragazza si sedette sul suo grembo, mettendogli le braccia dietro al collo e baciandolo nuovamente, facendo cozzare i loro nasi.
-Non è ancora Mezzanotte!- la voce gracchiante di Dylan li fece sobbalzare.
-Finiscila!- Zac gli tirò uno scappellotto e l’urlo di Dylan attirò subito l’attenzione di Starla.
-Ragazzi! Io e vostro padre non abbiamo fatto un viaggio di tre ore per dovervi sentire litigare anche l’ultimo giorno dell’anno!-.
-Ma mamma si stavano baciando e ho solo fatto notare che…-.
Greg Hudgens mise la testa fuori, in modo da monitorare la situazione.
-Che state facendo?- chiese sospettoso, riducendo gli occhi a a due fessure.
-Ci stavamo solo rilassando- rispose Vanessa con fare innocente. Zac notò che la ragazza aveva rimosso la sua mano dalla sua felpa. Arrossì imbarazzato, ma Vanessa gli fece l’occhiolino, divertita.
 
Zac guidò leggermente oltre il limite di guida consentito. Poteva fingere che quello che era appena successo non significasse niente per lui, ma non era vero. Stava mentendo a se stesso. Cercò di non voltarsi mai indietro mentre precorreva le strade famigliari di Toluca Lake. Aveva bisogno di stare da solo con i suoi pensieri.
L’essere stato rifiutato da Vanessa lo aveva destabilizzato. Era stato bene finchè lei non lo aveva lasciato lì sul vialetto, solo e con una voglia matta di autodistruggersi. Le mani sul volante tremavano e ben presto la strada davanti a lui diventò sfuocata. Doveva fermarsi o avrebbe causato un incidente.
Ho fatto una cazzata mamma. L’ho fatta soffrire. Scusa se non ho mantenuto la promessa. Le ho incasinato la vita.
Sterzò la macchina e parcheggio in un parcheggio deserto. Non era ancora sicuro di non essere seguito dai fotografi. Poteva anche essere sconvolto e con il cuore infranto, ma anni nello show business gli avevano insegnato che con i paparazzi era meglio non abbassare mai la guardia. 
Tutto quello che aveva costruito in quelle settimane era crollato perché non era stato capace  di contenersi. Quando era sbagliato? Sì sentì morire per la situazione nella quale aveva messo Vanessa. Probabilmente adesso lei stava cercando il modo più veloce per ucciderlo. Aveva avuto la possibilità di riallacciare i rapporti con lei e aveva rovinato tutto. Fissò il vuoto come un’idiota finchè il suo sguardo non indugiò sullo skateboard che aveva lasciato sul sedile anteriore del passeggero.
Raramente usciva a bordo della sua tavola, ma negli ultimi mesi Zac aveva conquistato un maggiore senso si libertà: non gli importava più di tanto se le foto di lui sul suo skateboard che sfrecciava per le strade di L.A. finivano in prima pagina. Alla fine non stava facendo nulla di male. E di certo fare un po’ di movimento gli avrebbe schiarito le idee. Prese lo skateboard e uscì in strada. A quell’ora del mattino le strade del vicinato erano praticamente deserte: Toluca Lake era un’area per ricchi residenti e Zac immaginò che tutti, in quel momento, stavano lavorando negli studio della Warner Bros o della Hollywood Records, a pochi passi dal quartiere. Meglio così, poteva passare un po’ di tempo in santa pace. Mise gli occhiali da sole per essere più discreto e spinse un paio di volte il piede sull’asfalto per acquisire più velocità. Il vento caldo gli scompigliava i capelli. Sentiva il suono delle ruote sull’asfalto.
No, non poteva finire tutto così. Non dopo quello che lui e Vanessa avevano passato negli ultimi dieci anni. Fu come una rivelazione, come la prima volta che l’aveva baciata, come la prima volta che le aveva detto “ti amo”. Era un ragazzino all’epoca, non aveva affrontato Hollywood e i suoi demoni, ma Zac credeva che il lui diciassettenne aveva agito in maniera più coraggiosa rispetto al lui adulto. Vanessa lo rendeva migliore, lo capiva, non gli faceva pressioni di alcun tipo e l’aveva accolto come amico; ma non gli bastava. Diavolo, Zac non sapeva come definire il rapporto attuale che aveva con la sua ex, ma sapeva soltanto di volerla a tutti i costi.   
Quando tornò alla macchina il cielo ormai era di un arancio accecante: si era già fatto il tramonto. Il parcheggio ora era affollato di famiglie e single che si affrettavano a fare la spesa prima che scendesse la sera. Fortunatamente nessuno lo riconobbe. Aveva lasciato il cellulare in auto, ma quando lo prese in mano vide solo un paio di chiamate da parte dei suoi genitori e da Dylan. Non erano preoccupati, ma Zac si sentì ugualmente n colpa. Digitò e inviò  lo stesso messaggio per tre volte: “Sono andato a fare un giro con il mio skateboard dopo il lavoro. Mi fermo a dormire da Bubba”.
Lei non l’aveva neanche cercato. Che motivo avrebbe mai potuto avere? Lui le aveva rovinato la vita. Si odiò con tutto se stesso. Gli occhi gli si fecero gonfi e pesanti e prima ancora che il suo corpo potesse fare resistenza, si ritrovò sprofondato in un sonno profondo.

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Capitolo 13
*** Don't wanna know another kiss ***


Settimana prossima sarà pubblicato il capitolo decisivo! Ci vediamo sabato 6 febbraio. -Fran 

Don't wanna feel another touch
Don't wanna start another fire
Don't wanna know another kiss
No other name fallin' off my lips
Don't wanna give my heart away
To another stranger”
- “I’ll Never Love Again” A Star Is Born
 
Austin era stato accompagnato fino a casa dall’aeroporto da un taxi. Vanessa era appena uscita dalla jacuzzi  e indossava solo l’accappatoio quando lo accolse in casa.
-Ehi-
-Ehi, mi sei mancata-lui le accarezzò teneramente una guancia e la baciò sulle labbra, piano. Sembrava ancora nervoso e la donna pensò che la telefonata dell’altro giorno non aveva attutito le costanti preoccupazioni nella mente del giovane. Sapeva che Austin aveva bisogno di stabilità dopo la morte della madre, sapeva di non potere mentire in eterno; eppure scelse di accoglierlo senza digli nulla. Vanessa cercò di evitare il suo sguardo. Prima aveva in testa un discorso chiaro e ordinato, ma ora, con Austin lì davanti a lei, la sua mente era solamente vuota e priva di pensieri razionali. Si sentiva sporca. L’onestà per lei era la prima regola in una relazione e lei l’aveva appena infranta. Tutto quello che riuscì a chiedere al suo fidanzano fu – Com’è andato il viaggio?-.
Com’e andato il viaggio. Si diede mentalmente della stupida.
-E’ andato bene- Austin fece un sorriso nervoso – tra dieci giorni però devo andare a Melbourne-.
-Melbourne?-
-Sì- adesso era Austin ad abbassare lo sguardo -lo so… lo so che questo è chiederti tanto Nessa. Onestamente non pensavo di stare lontano da te per così tanto tempo. Dieci giorni solo il massimo che io sia mai riuscito a strappare. Lo capisci vero?-.
Appoggiò entrambe le mani sulle spalle della donna e le rivolse uno sguardo sinceramente dispiaciuto.
Vanessa non sapeva come prenderla. Una piccola parte di lei era davvero dispiaciuta per Austin. Stare lontano da lui in passato l’aveva fatta stare male e molto spesso piangeva per notti intere.
-Non è la prima volta che ho una relazione a distanza. E’ difficile ma… ma anche io ho dei progetti- mentì. Non era una bugia, almeno non lo era in parte. Anche lei aveva degli impegni a teatro e dei servizi fotografici in quelle settimane. Tuttavia attualmente la sua principale preoccupazione era chiudere definitivamente le cose con Zac. Austin non doveva necessariamente sapere che, tra un’intervista e l’altra, la donna avrebbe sicuramente trovato del tempo per parlare con il suo ex mentre Austin stava girando il film in Australia.
Austin la baciò sulla fronte e sorrise.
-I tuoi progetti per oggi comprendono un pranzo con il tuo ragazzo? Mi sei mancata in questi giorni. Potremmo ordinare da mangiare e passare del tempo in camera da letto-.
Vanessa sorrise.
-Non sarà necessario. Mamma è passata a prendere Stella l’altro giorno e ha lasciato dell’insalata di patate in frigo-.
Austin annuì e sembrò rilassarsi un pochino in vista della giornata di solo riposo che l’attendeva.
-Vestiti, io svuoto la valigia e accendo Netflix- .
La giornata trascorse tranquilla. Austin si stava riadattando al fuso orario della costa ovest degli States. Lui e Vanessa avevano pranzato assieme e poi avevano fatto l’amore.
Era stato strano farlo con due uomini diversi in mano di ventiquattro ore di differenza. Tanto più che quei due uomini erano gli unici uomini con la quale era mai stata. L’unica certezza di Vanessa era che non voleva fare soffrire nessuno. Per quanto adesso detestasse Zac per averla messa in una situazione del genere, non gli avrebbe mai augurato nessun male. Non dopo tutto quello che lui aveva passato.
-E’ così bello stare di nuovo qui con te- sussurrò Austin, baciandola dolcemente in testa. Vanessa rimase in silenzio: non sapeva veramente cosa dire. Se ne stava immobile stretta nell’abbraccio del suo fidanzato, incapace di dare un nome al groviglio di sentimenti che provava in quel momento.
-Quindi, cosa hai fatto senza di me di divertente?- Austin la fissò, beandosi della vista del corpo nudo di Vanessa.
-Nulla di che. Io e Stella abbiamo passato un po’ di tempo assieme, siamo andate a trovare mamma e papà e poi…-
E poi Zac si è presentato completamente sconvolto a casa mia e abbiamo passato una notte di sesso fantastico.
-E poi?- chiese Austin.
-E poi non è davvero successo granchè…-.
-Ti sei stancata troppo- asserì lui, giocando con una ciocca dei suoi capelli – lo capisco dal tono della tua voce. Ti avevo raccomandato di non esagerare- la baciò un’ultima volta e si diresse verso il  bagno.
Vanessa si sedette sul bordo del letto incapace di decidere se seguirlo oppure no. Il suono del campanello pose fine alla conversazione dentro la sua testa. Sospirò, si mise un paio di pantaloncini e la maglietta di Austin e scese le scale.
Quando vide chi era la persona sulla soglia il suo cuore mancò un battito.
-Zac, che ci fai qui?- Vanessa lo afferrò per un braccio per averlo più vicino in modo da sussurrare. Non voleva che Austin si accorgesse di nulla.
-Cosa ci faccio qui? Meno dodici ore fa mi hai praticamente cacciato da casa tua dopo aver fatto sesso  e adesso ti aspetti che io non dica nulla?-.
Vanessa alzò gli occhi al cielo. Zac aveva certamente avuto tempismo perfetto per fare una scenata di gelosia. Sembrava sconvolto e non si era nemmeno cambiato i vestiti. Non era dice certo una mossa furba presentarsi a casa sua indossando ancora la felpa di Austin mentre lui era in casa! Vanessa cercò di essere il più indolore possibile: se Zac voleva parlare dell’accaduto beh, lei adesso non aveva tempo.
-Abbiamo già parlato e comunque ti avrei chiamato prima o poi. Ti ho già detto che è stato...-
-..uno sbaglio, lo so.  Se nei sei convinta…-
-Zac!-
-Posso entrare?-
Vanessa lo fulminò con lo sguardo.
-No… non… se Austin scopre che hai ancora addosso la sua vecchia felpa sei morto!-
-Oh andiamo! Come se questa fosse l’unica felpa arancione nella storia delle felpe!-.
-Ehi Zac- Austin fece la sua comparsa dietro Vanessa. Indossava solamente un asciugamano in vita e i capelli gocciolavano d’acqua. Era chiaramente appena uscito dalla doccia. Solo allora Zac notò che Vanessa indossava solamente un paio striminzito di pantaloncini e che la maglietta che portava era decisamente troppo grande per lei. Fece due più due. Era chiaro come il sole che Austin l’aveva fatto apposta: si era presentato con il suo perfetto fisico dopo avere fatto sesso con Vanessa per dimostragli, ancora una volta, la sua superiorità nella vicenda.
-Austin- Zac fece una smorfia. Non si aspettava di trovarlo a casa. –Ero solo passato per salutare-.
-Oh, beh entra pure. Finisco di vestirmi e sono da voi-
-Sono sicura che Zac ha qualcosa da fare- si intromise Vanessa.
-Veramente sono libero-.
Vanessa rivolse ad Austin uno sguardo confuso: non capiva il perché Zac e Austin stessero portando avanti quella commedia sull’essere grandi amici quando in pratica non si potevano sopportare.
-Vieni pure- lo accolse Austin scomparendo poi al piano di sopra.
Non appena Austin se ne fu andato, Vanessa trascinò Zac nell’atrio.
-Cosa ci fa qui?- disse severa.
Zac sospirò e la fissò velocemente negli occhi prima di dire la sua frase ad effetto.
-Sei bellissima-.
Il ragazzo sapeva di avere colpito nel segno. Dopo quasi sei anni trascorsi con Vanessa sapeva esattamente cosa dire per metterla in imbarazzo. Farle complimenti non richiesti in situazioni di stress era un ottimo piano per intavolare il discorso che si era preparato nelle scorse ore, durante la sua passeggiata in skateboard. Vanessa arrossì, ma cercò di non sorridere e fissò il pavimento. Gli rivolse uno sguardo severo.
-Questo non risponde alla mia domanda. Perché sei venuto?-
Zac le si avvicinò, fissandola negli occhi.
-Ma è vero- disse, alzando le spalle. Aveva una luce folle in volto. –Lui ti rende felice?-.
-Zachary…- la ragazza cercò di evitare il suo sguardo, ma Zac gli era talmente vicino che le sembrava impossibile non fissare i suoi occhi color dell’oceano.
-No, questo non risponde alla mia domanda. Credi essere felice, ma non lo sei. Ti ho vista nelle scorse settimane e quando abbiamo fatto l’amore io…Dio Van, per me è stato come tornare a respirare e so’ che anche tu ci hai pensato. Altrimenti perché mi avresti rivisto? Pensi di essere felice adesso, ma non lo sei. Non ti ricordi quanto noi eravamo felici?- gli sfiorò un braccio, per paura di vederla andare via. Non voleva che lei scappasse da quel discorso. Non voleva che gli sbattesse nuovamente la porta in faccia.
-Austin mi rende felice, lo ha sempre fatto- rispose lei. Non era una bugia. Austin la rendeva felice, ma, in quegli ultimi giorni, anche Zac la rendeva felice. L’averlo incontrato e l’essere diventata nuovamente sua amica l’aveva terribilmente confusa e aveva fatto crollare alcune sue certezze.
-Anche io ti ho reso felice. E’ questo che vuoi sentirmi dire?- sibilò l’uomo, rafforzando la sua presa sul braccio della donna –che lotterò per te? Perché lo farò. Lotterò per te Vanessa Anne Hudgens, stanne certa-
-Zac…- Vanessa tentò di fermarlo. La stava uccidendo così, non poteva essere ancora così bravo con le dichiarazioni d’amore… non dopo tutti quegli anni passati a volerla evitare.
-Lo farò- ripeté lui – non importa quante volte mi ferirai, quante volte mi respingerai. Non ti lascerò. Perché anche se mi stai dando centinaia di ragioni per lasciarti andare, beh… mi tengo ben stretta quell’unica ragione, quella notte in cui abbiamo fatto l’amore… quel unica ragione è tutto ciò che ho di te e tutto ciò che mi spingere a combattere per te. Perciò puoi continuare a dirmi di lasciare stare, di smettere di assimilarti. Non mi importa. Lotterò per te-.
Gli occhi azzurri di Zac erano pieni di una determinazione insolita per il ragazzo. Non voleva sottrarre Vanessa a Austin, non di proposito almeno, ma non poteva nemmeno stare fermo lì e non fare niente. Vanessa doveva capire, doveva arrendersi al destino e all’evidenza. Invece lei rimase impassibile fino alla fine.
-Hai finito?- gli chiese, quasi spazientita. Non doveva cedere, non doveva andare da lui. Non quando aveva già un fidanzato fantastico al piano di sopra che la amava. Non ne valeva la pena. Per quanto si stesse odiando in quel momento, non poteva permettere a Zac di amarla. Non poteva e basta. 
Prima ancora che Zac potesse ribattere la porta di casa si spalancò ed entrò Ashley.
-Ehi Nessa avevo pensato di portare te e Austin…-.
Il suo sguardo vagò sui due ragazzi e sulla mano di Zac che teneva il braccio di Vanessa, sui loro corpi così vicini.
-Ehi ho… ho interrotto qualcosa?-.
Zac lasciò il braccio alla ragazza e Vanessa sospirò.
-No, Zac se ne stava andando-
-V. che succede?- insistette l’amica, lanciando un’occhiata carica di sospetto verso l’uomo.
-Niente-
-Van…-  Zac provò ad aprire bocca, ma Vanessa lo interruppe nuovamente.
-Niente, davvero. Stavamo solo parlando-
-Parlando?- Zac scosse la testa. Non riusciva a crederci! Lui stava lottando per lei, gli stava dimostrando quanto tenesse a lei, gli stava offendo tutto e lei cosa faceva? Lo ignorava. Dopo la notte che avevano trascorso assieme lei lo stava trattando come se fosse stato un adolescente alla prese con la sua prima cotta!
- Zac se ne stava andando- ribadì lei. E poi Zac se ne accorse: lei lo stava supplicando. Poteva capire il perché lo stesse facendo e, per quanto volesse chiarire tutta quella faccenda, capiva perfettamente che quello non era il momento adatto. Non con Austin in casa, almeno.
-La nostra conversazione non è finita- sussurrò lui, facendosi da parte –dì a Austin che lo saluto-.
 
Ashley andò dritta verso l’amica.
-Adesso mi dici tutto per filo e per segno-.
Vanessa non aveva mai visto Ashley arrabbiata, ma in quel preciso momento, le ricordava tremendamente sua madre e le sue famose sgridate.
-Nesquick non sono nata ieri. Vi ho visti. Vi ho visti in cucina. Lui ti stava praticamente supplicando con gli occhi. Conosco quel gioco di sguardi, siamo usciti assieme centinaia di volte quando stavate assieme-.
La brunetta si morsicò il labbro inferiore. Stava riflettendo: non poteva dire tutto ad Ashley, ma non ce la faceva più a tenersi tutto dentro. Si assicurò che Austin fosse ancora al paino di sopra e poi trascinò l’amica in salotto. Shadow le seguì scodinzolando.
-Ok senti devi giurarmi che non lo dirai a nessuno. Nemmeno a Chris-
-Ehi ho mai spifferato in giro i tuoi segreti?-
-No. Ma questa volta è diverso-.
-Andiamo ti ho coperta un sacco di volte! Insomma non può essere peggio di tutta la merda che ti hanno buttato addosso i paparazzi e i media!-.
Entrambe le donne rabbrividirono al solo ricordo.
-Ti ricordi quando Austin era in Canada la scorsa settimana?-.
Ashley annuì, stringendosi alla coperta e sistemandosi sul divano.
-Beh sai io e Zac siamo andati a prendere un gelato assieme a Stella. In realtà è Stella che l’ha invitato-
-Eh?- la spronò Ashley.
-E un paio di giorni dopo Zac si è presentato a casa mia alle undici di sera e blaterava cose senza senso. Sembrava che…-
-Aveva bevuto?-
-No… non credo-
-V. è importante. Ti prego, dimmi che era sobrio-
-Non aveva bevuto. Puzzava di alcol, ma il suo alito era fresco e aveva sola la maglietta bagnata. Ha detto che aveva litigato don Dylan e che lui gli aveva rovesciato addosso la sua birra e..-
-Aspetta hai detto il suo alito? Come  sapevi che era…-
-E siamo finiti a letto assieme-.
Ashley si zittì subito e spalancò la bocca per parlare, ma non ne uscì mezza parola. Era ammutolita di colpo.
-Cosa vuol dire che siete finiti a letto assieme?-.
Vanessa arrossì e la fissò senza proferire parola. Avrebbe voluto scavare una buca e sotterarcisi dentro.
-Ok, io non vi copro-
-Ashley ti prego! E’ successo una sola volta e sono stata chiara con lui. Non ricapiterà!-
-Ness lo sai cosa hai fatto! E’ Zac! Sai che adesso si sarà fatto cento film mentali!-
-No, gli stavo dicendo questo prima in cucina. Che non accadrà più-
-Austin lo sa?-.
Gli occhi di Vanessa si spalancarono. Gettò un’occhiata nervosa al piano di sopra.
-Austin non lo deve mai sapere. Non è successo nulla, non significa nulla per me e Zac…-
-Oh ti prego! Ho visto come lo guardavi prima! Lui ti stava supplicando- ripetè –e se Austin non fosse stata al paino di sopra e io non fossi entrata a quest’ora sareste stati già in camera da letto o sotto la doccia! Lo stavi spogliando con gli occhi-.
-Non lo stavo facendo!-
Era così evidente?
-Ash è che… ho fatto un casino-
-Questo lo vedo-
-E… e non voglio fare soffrire ne Zac ne Austin. Io amo Austin, Ash. Zac è… è stato dolce la scorsa notte, ma devo dimenticarlo per il suo bene. Non posso fargli questo, non posso ricomparire di colpo nella sua vita quando ho un fidanzato fisso e che mi ama e farebbe dit tuto per me. Perciò non deve ricapitare-.
-Oh Nessa- Ashley la strinse in un abbraccio –qui non stiamo parlando di loro, ma di te. Tu non soffrirai? Tesoro, io vedo come sei quando Zac è con te. E vedo anche quanto lui e Austin tengono a te. Tu sei stata in grado di voltare pagina, di perdonarlo ma lui no. Sai anche te che è dannatamente testardo. Vuoi davvero costringerti a sopportare tutto questo?-.
-Io…io…-.
Il suono dell’ I-Phone la costrinse a volgere lo sguardo altrove.
Vanessa lesse il messaggio più volte e ad ogni lettura il suo cuore accelerava.
Ci vediamo domani sera a casa mia. Mi manchi già.
Le mancava davvero? Era davvero così indispensabile per lui? Austin non l’aveva mai fatta sentire così. Digitò la risposta sotto gli occhi di Ashley. Ora o mai più.

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Capitolo 14
*** There's no place I'd rather be in this world ***


Ho pubblicato un po' in anticipo perchè domani ho un impegno. Ecco! Finalmente sapete qual è stata la scelta di Vanessa! Ovviamente i rapporti con Austin si complicherrano nei prossimi capitoli...  e sia Zac che Vanessa dovranno prendere decisioni importanti. Ci vediamo sabato prossimo. - Fran 
 
“So baby let's just turn down the lights
And close the door
Oh I love that dress
But you won't need it anymore”
- “Versace on the floor” Bruno Mars
 
Los Angeles, California - Luglio 2015
Erano circa le tre del mattino quando Vanessa e Zac rientrarono a casa di lui, accendendo le luci della camera da letto.
Zac non le diede neanche tempo di togliersi i tacchi a spillo e con un abile mossa slacciò subito il vestito della ragazza. L’abito Versace che Vanessa aveva indossato quella sera ad una festa di beneficenza cadde sul pavimento. Un attimo dopo la ragazza sentì le braccia di Zac stringerle la vita. Il ragazzo appoggiò la fronte alla sua e le passò una mano tra i suoi capelli, sospirando profondamente. Rimasero entrambi in silenzio per alcuni minuti, sopraffatti dal sonno fino a quando Vanessa alla fine ruppe il silenzio.
-Pensavo di non farcela stasera. Quando Ryan ha accennato al fatto che finalmente abbiamo sotterrato l’ascia di guerra e che siamo di nuovo amici  volevo mettervi a urlare. Soprattutto perchè tu eri nella stesa stanza ed eri straordinariamente affascinate con giacca e cravatta-  
Zac la baciò sulla fronte e poi spostò le sue labbra sul suo collo, sentendola sospirare sotto il suo tocco.
-Ci è voluto così tanto tempo, odio queste feste- mormorò con le labbra ancora sulla pelle morbida del suo collo, poi aggiunse -vorrei che tu fossi stata lì con me. Come quando eravamo ragazzini…-.
La sua voce era più profonda e più calma di prima, ma lei sentì chiaramente del risentimento nelle parole del suo ex.  E nel sentirlo pronunciare quelle frasi si sentì stringere il cuore. Perché per lei era lo stesso. Desiderava poter essere sul red carpet assieme all’uomo che amava, come una volta. Sfortunatamente adesso era impossibile perchè tutto il mondo era ancora convinto che loro due non stessero più assieme e che lei era completamente felice ed appagata assieme ad Austin.  Quando è diventato tutto così complicato? Non aveva mai pensato di potere fare l’amante. Il solo pensiero l’aveva sempre inorridita… eppure… eppure ormai erano quasi due mesi. Due lunghi mesi che lei e Zac facevano gli amanti. E tutto solamente perché lei era troppo codarda per ammettere che Austin non lo amava più. Erano settimane che cercava il momento giusto per lasciarlo, ma per quanto ci avesse provato, la mora non riusciva a farlo. Le parole le si incastravano in gola ogni volta. Così aveva finto. Fingeva viaggi di lavoro all’estero o impegni famigliari improvvisi. Naturalmente nemmeno la sua famiglia sapeva nulla. Sua madre al solo pensiero, credente com’era, avrebbe dato di matto e suo padre avrebbe probabilmente strangolato Zac a mani nude.
Vanessa si girò tra le braccia del ragazzo, in modo da poterlo guardare in faccia. I loro volti erano vicinissimi. Lo baciò dolcemente, facendo cozzare i loro nasi, mentre gli stringeva le braccia al collo e le sue dita si intromettevano nei suoi capelli. Non c'era spazio tra i loro corpi. Questo bisogno di vicinanza era sempre lì come se non potessero respirare l’uno senza l’altro. Il senso di colpa li divorava, ma entrambi sapevano che non erano in grado di rinunciare a tutto quello, ai loro incontri. Di solito si vedevano a casa di Zac, quando lui la avvisava che Dylan era uscito e che avrebbero avuto casa libera per tutta la notte. Vanessa non doveva fare altro che trovare una scusa e prendere un taxi per dare meno nell’occhio. Fortunatamente i paparazzi non li avevano ancora beccati. E che motivo avevano? Non si erano parlati per anni e nessuno avrebbe mai sospettato tutto quello perché , a volte, era troppo anche per loro stessi. Zac le aveva dato le chiavi di casa e così lei trascorreva la maggior parte del suo tempo lì, in attesa del suo ritorno.
Quella sera erano andati entrambi ad un evento di beneficenza. Erano andati da soli e tornati da soli, ma si erano fatti lasciare tutti e due a casa di Zac.  Quelle poche settimane con lui erano state meravigliose, nonostante la preoccupazione costante che Austin si potesse accorgere di qualcosa. Ma lui ora era così dannatamente impegnato a girare il suo nuovo film su Elvis Presley. E lei aveva declinato un paio di offerte lavorative solo per potere stare di più con Zac.
-Dio, hai un odore così buono- sussurrò Zac baciandole la spalla nuda -mi sei mancata oggi-.
-Mi sei mancato anche tu-  le mani di Vanessa armeggiarono con la giacca del ragazzo che finì presto a terra –mi manca tutto questo. Mi manca passare ogni notte con te-.
Lui sorrise, pieno d’ammirazione. Come aveva fatto a rinunciare a lei per così tanto tempo?
-Cazzo, sei stupenda Van-.
Si baciarono con passione. Entrambi non erano ancora sicuri di come fossero finiti lì, in tutta quella situazione, ma quello che sapevano era che si amavano. E avevano bisogno l'uno dell'altra.
Zac si staccò per primo dal bacio e le premette di nuovo un piccolo bacio sul collo.
-Zac… si vedrà…- borbottò lei, mentre lui continuava a baciarla, lungo il collo.
-Digli che è stato quello lì- borbottò lui, tra i baci.
Lei sorrise, divertita, sfiorandogli i capelli.
Per un attimo Zac si fermò e la guardò fisso negli occhi. Il blu di lui incontrò il marrone scuro di lei e, per un attimo, tutto gli sempre perfetto. Era di lei anche aveva bisogno, di lei e nessun’altra.
-Sei stanca?- chiese, premuroso.
-No… sospirò lei –posso stare sveglia con te ancora per un po’- rispose, facendogli l’occhiolino.
Lui sorrise sornione e si sfilò  i pantaloni.
-Doccia?- chiese, inclinando la testa di lato e perdendosi nei profondi occhi scuri della ragazza.
-Doccia?- Vanessa arricciò il naso e sorrise –è questo il tuo modo di sedurmi?-
-E va bene…- rise Zac, stingendola a sé –Ness ho bisogno di fare l’amore con te. Puoi unirti a me e fare una doccia con me?-.
La ragazza rise e Zac credette di morire di felicità.
-Ti amo- disse –non ho mai smesso. Lo sai questo vero?-
Vanessa alzò gli occhi al cielo, fingendosi annoiata. Era difficile concentrarsi sulla conversazione perché le mani di Zac ora erano sui suoi seni nudi.
-Lo ripeti ogni volta che stiamo assieme- sospirò, soffocando un gemito di piacere.
-Perché è vero- Zac la guardò in faccia serio –ti ho lasciata andare una volta e non commetterò lo stesso errore. Lo giuro su Dio, davvero-
-Lo so- lo rassicurò lei, prendendogli il viso tra le mani –avevamo solo bisogno di tempo e…-
-Van, io… io-.
-Insomma Efron! Vuoi smettere di parlare una volta tanto. Sono mezza nuda a due centimetri da te e preferire non parlare per il momento!-.
L’uomo la fissò per un secondo, prima di scoppiare a ridere.
Gli era mancato tutto quello.
 
-Ehi dormiglione-.
La prima cosa che Zac vide quando aprì gli occhi, la mattina dopo, fu Vanessa che si rivestiva, seduta ai piedi del letto matrimoniale. Non era difficile mascherare il tutto: lei teneva sempre una valigia con i suoi vestiti a casa di Zac. La mattina dopo tutto quello che doveva fare era prendere una camicetta ed un paio di jeans puliti ed infilarseli. In più, questa volta, aveva detto ad Austin che era andata a New York per delle audizioni in qualche teatro di Broadway, e la valigia, piena di vestiti, le serviva per reggere il gioco.
-Ehi piccola, hai dormito bene?- lui le tese una mano e lei la strinse, baciandola.
-Splendidamente grazie a te-.
Zac sorrise.
-Te ne vai di già?-.
Lui si sedette sul letto e la cinse da dietro, facendola ridere. Le baciò il collo. Vanessa sorrise, chiudendo gli occhi, sentendo il lieve tocco di Zac misto al suo odore di colonia.
-Sai come funziona. Ci incontriamo, lo facciamo e ripetiamo il tutto quando… quando-
-Quando tu inventerai un’altra patetica scusa con quello lì?-
-Austin-
Zac scrollò le spalle.
-Van, non è per il sesso. Non che mi dispiaccia, ma… ma non c’è la faccio a dovere nascondere tutto ai miei. Dylan urlerebbe di felicità se solo sapesse che sei qui, per non parlare della mamma. Mi rinfaccia ancora adesso di avere rotto con te e d è successo secoli fa!-.
Vanessa sospirò: sapeva che Zac aveva pienamente ragione. Doveva trovare un modo per dirlo ad Austin perché neanche lei voleva quello. Voleva vivere quella relazione sotto ala luce del sole, voleva stare nuovamente con entrambe le loro famiglie. Le erano mancati tutti in quegli anni. Zac non era il solo al quale tutta quella situazione pesava. Lui parecchie volte si era offerto di aiutarla, ma lei si era sempre rifiutata: doveva essere lei a dire ad Austin tutta la verità. Nient’altro che la verità. Se Zac si fosse intromesso era certa che la cosa gli sarebbe sfuggita di mano.
-Van… stavo pensando…. hai… hai pensato a cosa fare?-
Lei si incupì.
-No- ammise –è difficile-.
Lui sospirò. Sapeva che per lei era difficile, ma lo era anche per lui. Odiava vederla andare via ogni mattina all’alba. Odiava vedere le foto di lei e Austin sui giornali scandalistici. Odiava il fatto che lei tornava tra le braccia di un altro uomo ogni giorno. Che non era completamente sua.
-Glie lo dirò presto- disse lei ad alta voce, come se stesse facendo una promessa solenne. Poi si girò verso Zac e si prese nei suoi occhi blu.
-Ehi...-
-Ehi… lo sai che sei perfetto vero?.
Lui arrossi, baciandola.
-Ne sono consapevole, sì- scherzò, facendola nuovamente ridere –fai attenzione, ok? Non vorrei che ci fosse in giro qualche fotografo-.
Vanessa aprì la bocca per parlare, ma la richiuse senza dire nulla. Avrebbe voluto chiedergli scusa per averlo coinvolto in tutta quella storia, ma non ne aveva il coraggio. Da quando era diventata così codarda?
Sentì la forte presa di Zac che la depositava dolcemente sul letto, baciandola sulle labbra, sentì le sue mani sul suo seno.
-Zac…- sussurrò lei, cercando di divincolarsi –Zac… devo andare-.
Lo sentì sospirare pesantemente, poi la baciò sulla fronte, ad occhi chiusi, inspirando per l’ultima volta il suo dolce profumo. La lasciò scivolare via e lei si rimise in piedi, specchiandosi nello specchio del guardaroba.
-Mi hai lasciato davvero un segno sul collo, Mr. Efron!- la sentì gridare lui.
Mentre la guardava infilarsi i tacchi Zac si sentì di colpo geloso. Era dannatamente geloso di quel tizio. Era geloso di Vanessa e Austin dal giorno in cui si erano messi insieme, anni prima. Adesso lo era ancora di più. Lui poteva averla quando voleva, mentre lui aveva diritto solo a qualche notte sporadica, rubata qua e là.  Sapeva che di lì a poche ore la donna che amava con tutto se stesso sarebbe stata tra le braccia di un altro. Nel letto di un altro. E la cosa lo faceva letteralmente impazzire.
Mise su il broncio.
-Perché non gli scrivi che il tuo volo è in ritardo?- azzardò, guardandola quasi in cagnesco.
-Oh Zac…- lei sospirò. Sapeva che prima o poi Zac non avrebbe più retto, sapeva che lui aveva tutto il diritto di essere geloso del tempo che lei trascorreva con Austin –non posso farlo questo. E lo sai anche tu…. Lo so che… che sono una schifosa…-
-Van…- lui cercò di sfiorarle il volto, ma lei si scostò. Non voleva offenderlo, ma era certa che se Zac l’avesse nuovamente toccata sarebbero di nuovo finiti a letto assieme. E lei doveva trovare tutto il suo coraggio per lasciare Austin adesso. Non fare sesso.
-Come pensi che mi chiameranno i media quando tutta questa storia salterà fuori? Quando dirò la verità ad Austin e mi vedranno con te?-
-Non è colpa tua-
-E di chi allora?- la ragazza cacciò dentro le lacrime, ma stava crollando. Sapeva che non poteva reggere ancora a lungo.
-Del destino- Zac scrollò le spalle –non è colpa tua. Sono io che quella sera ti ho baciato e tutto il resto. Ma credo che sarebbe capitato in ogni caso. Tu e io siamo destinati a stare assieme. Lo dicevamo sempre anni fa, ricordi?-.
Vanessa sorrise, persa nei ricordi. C’erano così tante cose che aveva rimosso e che Zac le ricordava. Lui si ricordava sempre di tutto.
-Oggi io e Austin andremo a pranzo fuori e gli parlerò. Gli dirò che non può più funzionare così, che ho conosciuto un altro. Si arrabbierà credo, ma non è cattivo-.
-Credevo che tu fossi libera oggi- borbottò nuovamente lui.
-Lo ero, in realtà il mio piano era fare una lunga colazione a letto con te…-.
Gli occhi di Zac brillarono.
-.. ma poi Austin mi ha mandato un messaggio e mi ha chiesto se potevamo andare a pranzo fuori. Sai sono due giorni che non lo vedo e…e…-
-E finalmente gli dirai tutto- concluse l’uomo, ma non era convinto neanche lui stesso di quelle parole.
Era estenuante per tutte e due e lui lo capiva. Sapeva che Vanessa lo amava e che lui amava lei, ma il dovere centellinare così il loro tempo, in dovere nascondere tutto gli stava facendo dubitare di loro stessi. Ormai erano settimane che facevano quella vita, anche se non ci avrebbero mai rinunciato.
-Beh… ci vediamo Zac- si morse il labbro inferiore. Non poteva baciarlo perché gli avrebbe sbavato il rossetto e anche perché lei avrebbe risposto al bacio.
-Chiamami quando hai fatto- disse lui, agitando la mano in segno di saluto. Poi lei chiuse la porta della camera da letto alle sue spalle e Zac sospirò.
Se ne era andata. Di nuovo.
 
Vanessa aveva dato appuntamento ad Austin in un piccolo bistrot a mezz’ora d’auto da casa sua e l’aveva fatto per due ragioni principali: numero uno, il fatto che sia lei si Austin dovettero utilizzare ognuno la propria auto per raggiungere il locale le consentiva di tornare a rifugiarsi a casa di Zac, numero due il fatto di avergli dato appuntamento in un locale dove non erano mai andati avrebbe impedito ad Austin di mettersi a urlare o fare scenate. E in più sarebbe stato poco probabile essere seguito dai paparazzi.
Lei si sedette al tavolo e quando Austin varcò la soglia del locale gli rivolse un rapido cenno di saluto. Se si fosse comportata freddamente forse il tutto si sarebbe risolto nel modo più indolore possibile per entrambe le parti. Forse se l’avesse liquidato ancora prima che i loro ordini fossero giunti in tavola non avrebbe pianto una volta fatto ritorno a casa. Forse si sarebbe sentita meno in colpa. Forse…
-Nessa, mi hai invitato qui perché è successo qualcosa vero?- chiese Austin alzando un sopracciglio con fare sospettoso. Dopo quasi quattro anni assieme anche lui, come Zac, sapeva decifrare alla perfezione il linguaggio del corpo della sua compagna.
Vanessa lo guardò con gli occhi spalancati. Basta. Doveva dirglielo senza troppi giri di parole o sarebbe letteralmente impazzita.
-Non è successo nulla, davvero. A New York è andato tutto anche fin troppo bene- mentì.
Austin guardò l’insalata che aveva nel piatto: sembrava assorto in qualche altro pensiero. Fece per prendere in mano la forchetta, ma ci ripensò e fissò Vanessa negli occhi.
-Devo dirti una cosa importante-
-Dobbiamo parlare-.
I due giovani si sorrisero nervosamente. Erano nervosi come se quello fosse il loro primo appuntamento.
-Prima tu…- disse Vanessa.
-No…no, prima tu-.
-Ok..- Vanessa prese un respiro –non so’ bene come la prenderai e…e cosa deciderai di fare. Dio, ti arrabbierai, sì ti arrabbierai, ma cosa dico… hai tutto il diritto di urlare e arrabbiarti…-
-Penso che dovremmo finirla qui- disse Austin, serio.
Vanessa spalancò gli occhi e lo guardò impietrita. Cosa diavolo era successo?
-Cosa?- chiese mentre la sua mente si azzerava. Era venuta lì per avere un’onesta conversazione con il suo fidanzato e adesso lui la stava lasciando?
-Hai sentito. Penso che dovremmo finirla qui-.
Vanessa lo guardò sempre più confusa.
-Austin…-
-Non stai per lasciami?-.
Era per quello allora? Austin aveva intuito qualcosa e voleva lasciarla prima che lei lo facesse? Che piano insensato era quello?
-Io…io…- Austin arrossì violentemente e farfugliò qualche parola di contro senso.
-Senti io e Olivia ci siamo… ci siamo-.
Vanessa sentì improvvisamente un senso dir abbia e impotenza impossessarsi di lei. Era una situazione surreale: lei aveva tradito Austin e doveva sentirsi sinceramente dispiaciuta nei suoi confronti, ma non ci riusciva. Lui l’aveva tradita a sua volta e Vanessa sapeva di essere in torto, ma non riusciva a scacciare dalla sua mente l’immagine di Austin e Olivia che pomiciavano alle sue spalle.
-Olivia? La tua co star? Quella Olivia?-
-Olivia sì. E’ che ultimamente tra di noi le cose andavano… andavano bene, ma ti sentivo strana… distante… e lei era lì e…-
-Cazzo, mi stai dicendo che ci hai scopato?-.
Era quasi ironico. Lei era distante quando lui non aveva fatto altro che viaggiare dagli States, al Canada all’Australia per sei mesi! Lei e Zac non si erano nemmeno rivisti sei mesi fa!
-Mi sono innamorato- disse Austin –e a quanto ho visto non mi pare che tu e Zac siate dei semplici amici-
-Zac non centra-
-Ho visto come ti guarda-
-Da quanto è che te la scopi?-
-Ci sei stata?- insistette Austin.
-No…-.
Austin tirò un pugno sul tavolo e la ragazza sussultò. –Ci sei stata?- sibilò.
-Sì… sì… ma..ma è successo solo un paio di volte e…eee…tu mi hai tradito! Dio, non è solamente colpa mia! Da quanto è che ti scopavi quella?-
-Dall’inizio dell’estate…-
-L’inizio? Zac non mi aveva nemmeno cercata all’inizio della scorsa estate! Non ci eravamo nemmeno rincontrati!-
Stavano praticamente urlando e alcune occhiatacce da parte dei clienti gli intimi arano ad abbassare i toni.
-Se io non ti avessi detto di Olivia tu e Zac avreste continuato a scopare alle mie spalle?- le rinfacci Austin –non sono un’idiota. Togni volta che siamo usciti assieme lui ti spogliava con lo sguardo!-
-Questo non è vero! Io e Zac abbiamo passato due mesi ad essere amici prima di… di..-
-Beh allora finisce qui- disse Austin, buttando sul tavolo dieci dollari. –salutami il tuo amichetto del cazzo!-.
Se ne era andato senza darle nemmeno il tempo di spiegare. Era arrabbiato, furioso, ma Vanessa non poteva giustificarlo ne capirlo. Si era comportato da perfetto traditore ben prima che Zac entrasse in gioco. Si sentiva svuotata mentre le lacrime prendevano il sopravvento. Vanessa non sapeva come, ma in qualche modo era riuscita a prendere la macchina e a dirigersi nell’unico posto dove si sentiva al sicuro.
 
 

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Capitolo 15
*** Something about baby, you and I ***


Okay... sono ripetitiva, ma questo è uno dei miei capitoli preferiti. Mi sono sciolta nello scriverlo e spero che piaccia anche a voi. Ci vediamo sabato prossimo, 20 febbraio, con il nuovo capitolo.
- Fran

“Something, something about this place
Just you and, just you and I
Something 'bout (Lonely nights) and my lipstick on your face”
- “You and I” Glee
 
Vanessa non si voltò indietro nemmeno una volta. Non poteva tornare a casa sua nel caso avesse incrociato Austin, e non poteva tornare a casa dei suoi genitori. Le avrebbero fatto troppe domande.  Quando arrivò davanti a casa di Zac le lacrime si erano già asciugate, ma era ancora sconvolta e l’unica persona che poteva calmarla era Zac.
Le aprì la porta Dylan.
-Oh….-. Era chiaro come il sole che non si aspettasse di trovarla lì, con indosso dei vestiti bagnati di lacrime, il trucco sfatto e lo sguardo perso nel vuoto.
Il ragazzo indossava una semplice tuta, macchiata di senape, e aveva in bocca un hot-dog.
 –Zacchy… credo… credo che ci sia una problema qui-.
Dylan ingoiò un enorme pezzo di hot-dog e lasciò entrare Vanessa.
-Nessa, cosa è successo?- chiese il più giovane dei fratelli Efron: era la prima volta dopo anni che rivedeva Vanessa e voleva farle una miriade di domande, prima fra tutte voleva capire come mai fosse così sconvolta.
-Ho fatto n casino…ho fatto un casino- balbettò lei, incapace di rivelare altro.
-Lo vedo questo- Dylan gli sorrise timidamente, ma lei lo stava completamente ignorando.
-Dove è Zac?-.
-E’… lui… cavoli… Zac muovi il culo e vieni qui!- farfugliò Dylan.
-Che diavolo vuoi? Giuro che se mi hai chiamato solo perché non sai accendere il forno ti prendo a calci in…-.
Zac si fermò a metà scala.
-Van!- con un solo balzo saltò quattro gradini e sollevò in aria la ragazza, sotto lo sguardo incredulo di Dylan.
Lei lo baciò, mettendogli le mani nei capelli e sorrise contro le sue labbra.
-Sei venuta allora!-
-Certo. Cosa credevi?- gli occhi color cioccolato di Vanessa si specchiarono negli occhi blu di Zac, che rivelarono paura e apprensione.
-Avevo paura.. avevo paura…- continuò a tenerla stretta a sé, accarezzandole delicatamente una guancia e appoggiando le labbra alla sua fronte, chiudendo gli occhi. Non gli sembrava vero di poterlo finalmente fare alla luce del sole. Il respiro della donna era irregolare, segno che c’era qualcosa che non andava.
-Van?- chiese premuroso Zac, scostandole i ricci scuri dalla fronte –amore, stai bene? Va tutto bene?-.
Lei scosse la testa con forza e grosse lacrime scivolarono sulle guancie. Nascose la testa nel petto di Zac e l’uomo afferrò il concetto.
-Scusate- Dylan cercò di intromettersi nella conversazione, ma i due giovani non lo degnarono di uno sguardo. Erano troppo impegnati a fissarsi negli occhi.
-SCUSATE!-
Finalmente Zac e Vanessa si girarono, sorpresi.
-Oh beh, grazie!- sbraitò Dylan –finalmente mi degnate di uno sguardo!-.
-Non c’era mica bisogno di urlare- Zac lanciò un’occhiataccia al fratello minore.
-Beh forse sì, grazie fratellone per avermi detto che ti sei rimesso con l’amore della tua vita-.
Zac non lo stava ascoltando. Era troppo impegnato a confortare Vanessa.
-Dylan esci- disse.
-Come scusa?-
-Esci di casa- ripetè l’uomo, porgendo al fratello minore le chiavi della sua Munstang. –Vai dove vuoi, non mi importa. Devi lasciarci soli-.
Lo sguardo di Zac non ammetteva nessuna replica, quindi Dylan mise su il broncio, ma uscì dalla porta di casa.
Per una frazione di secondo Zac non si mosse dalla posizione in cui si trovava: la testa di Vanessa sotto il suo mento, appoggiata al suo petto, la sua felpa era impregnata dalle lacrime della donna, ma non voleva staccarsi da lei. Voleva darle tutto l’affetto possibile. Voleva prendersi un momento per stare zitto e fermo  contemplare, per realizzare che lei era veramente lì con lui, che l’aveva scelto, che quello non era un sogno ma la dolce realtà. Poi si decise a parlare.
-Cosa hai detto a Austin?- Zac non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Osservava Vanessa con un’attenzione maniacale. In quei pochi mesi di relazione clandestina erano state veramente poche le volte che si era preso del tempo per osservarla con i vestiti addosso. E adesso che ne aveva finalmente la possibilità non voleva perdersi neanche un suo movimento.
-La verità-.
Zac la fissò incitandola ad andare avanti.
-Che ho un altro uomo. Eravamo usciti a pranzo fuori e glie l’ho detto senza troppi giri di parole. Che importanza ha?-.
Zac capì di averla offesa: voleva davvero saperlo. Sapeva che aveva importanza, voleva davvero che Vanessa le descrivesse la reazione che aveva avuto Austin. 
La ragazza sentì il cuore di Zac accelerare e si staccò da lui per guardarlo in faccia. Meritava di sapere la verità
-Austin mi ha tradita- disse seria: le mani di Zac non lasciarono le sue nemmeno per un secondo.
-Cosa?- i suoi occhi blu la scrutarono, preoccupati.
-Mi ha tradito con un’altra per mesi, con la sua co star. Credo… credo anche prima che noi ci mettessimo assieme, tre mesi fa-.
Le mani di Zac le cinsero il volto.
-Oh Van… io… mi… mi dispiace. Ne sei certa?-
La ragazza annuì mentre un groppone le si fermava in gola. Era così sciocco piangere per il tradimento di Austin quando lei gli aveva causato lo stesso dolore, ma altre grosse lacrime si forarono inesorabilmente negli occhi scuri della donna.
-Che coglione… piccola… io… oh vieni qui- le fece appoggiare la testa al proprio petto e la cullò teneramente tra le braccia, aspettando che si calmasse e che il suo respiro ritornasse regolare. –Non ti devi sentire in colpa per quello che abbiamo fatto se lui ha fatto lo stesso. Non ci devi pensare, nemmeno per un minuto. Io… io non ti tradirei mai-..
Vanessa alzò lo sguardo e incrociò gli occhi del suo amante: no, Zac non l’avrebbe mai fatto. Ne era certa. Poteva anche averla fatta soffrire in passato, ma non per un tradimento. Non era quel tipo di uomo.
-Sa che sono stata con te. Si è arrabbiato. E’andato via dal ristorante urlando come un matto. Non sono nemmeno passata a casa mia per non incontrarlo. Probabilmente starà raccogliendo la sua roba. Dio… ci sono tutti i miei vestiti lì e se lui fa qualcosa…-
-Se quello stronzo si azzarda anche solo a rovinarti casa giuro che lo…-
-Zac!-
-Che c’è? Sei sconvolta… lascia, lascia che ti porti a letto- Zac si fermò – non intendevo in quel modo. Vai a letto e riposati. Preparerò la cena e poi penseremo alle tue cose va bene? Andremo io e Dylan a prenderle. Tu non devi fare nulla piccola-.
-No- disse Vanessa baciandolo –viene a letto con me, ho bisogno di te-.
 
Vanessa sorrise quando le braccia di Zac la cinsero da dietro. Sentì le labbra dell’uomo succhiarle la pelle sul collo. Rabbrividì.
-Non possiamo farlo di nuovo. Dylan sarà qui a momenti-.
Zac si staccò tanto quanto bastava per essere sicuro che lei notasse il suo sguardo contrariato.
-Oh andiamo! Sei seria? Dylan ha una ragazza! Credi che loro non lo facciano quando sanno che io sono sotto lo stesso tetto? E comunque, questa è casa mia. Posso sempre cacciarlo-
-Zac!-
-Posso sempre farlo-
-Zachary!-.
Zac la ignorò e la strinse a sé, baciandola deliacamente sulle labbra.
-Faremo piano, lo prometto- le sussurrò –e ad ogni modo è per questo che hanno inventato i tappi alle orecchie-.
-Sei davvero subdolo Efron- la ragazza si girò, in modo da poterlo vedere in faccia. Il cuore di Zac esplose di gioia nel vederla ridere. Le aveva offerto un’ottima distrazione nell’ultima ora.
-Se Dylan fa qualche commento non venire a lamentarti- lo ammonì, mentre le mani del ragazzo erano già all’opera.
Vanessa gli stava dando il permesso di stare nuovamente con lei, ma improvvisamente il ragazzo si fermò. Accarezzò delicatamente una guancia della donna e sospirò: voleva farle capire che poteva restare lì con lui per tutto il tempo necessario. Non era ancora sicuro se lei avesse veramente capito quanto lui tenesse a lei.
-Non riesco a cedere che hai scelto me, che sei di nuovo qui. L’ho sognato così tante volte che non mi sembra vero. Tu hai avuto Austin in questi anni. Non sai cosa vuol dire andare a dormire in un letto vuoto e sognare… e sognarti. Mi sei mancata terribilmente. Mi è mancato essere libero di parlare di tutto con te e poterti anche solo stringerti tra le braccia-.
Vanessa lo baciò con passione. Era sempre stato dannatamente bravo con i discorsi romantici.
-Ti amo-.
Vanessa sorrise contro le sue labbra, ma le sue mani si fermarono. Aveva sentito bene? Vide la faccia di Zac cambiare espressione da rilassato a preoccupato in mezzo secondo. L’uomo si schiarì la voce e mise della distanza tra i loro corpi.  -L’abbiamo sempre fatto quando Dyl e Stella erano qui. Non capisco questa tua premura-.
Era chiaro che quelle parole gli erano scappate di bocca così Vanessa finse di ignorarle e fece nuovamente vagare le mani sul petto dell’uomo.
-Eravamo a casa mia. La nostra stanza era al terzo piano e le loro erano al primo-.
-Non centra niente…-
-Mi avevi promesso una cena Efron- lei mise su il broncio e Zac cedette.
-Va bene, ma mando un messaggio a Dylan. E’ fuori discussione, lui non verrà a casa stasera-.
 
-Come hai fatto a convincere Dylan a lasciarci di nuovo casa libera?-.
Zac stava cucinando solo per lei, come ai vecchi tempi. Sul menù quella sera era previsto un risotto agli scampi ed erbe aromatiche.
-Lo ha intuito da solo- Zac le fece l’occhiolino e le porse un calice colmo di vino bianco.
-Non credo sia veramente andata così. Lo hai minacciato?-
-Minacciato?- Zac alzò entrambe le mani, in segna di resa. Aveva un luce negli occhi completamente diversa dall’uomo di qualche mese prima. –Non direi minacciato. Gli ho solo detto che se solo si fosse azzardato ad entrare in casa avrei buttato già dalla finestra il suo adorato Mac-.
-Zac!-
-Che c’è? Non è colpa mia! Sei tu quella che… che mi fa perdere la testa! Se tu non fossi così sexy io non dovrei cacciare di casa il mio fratellino per passare del tempo di qualità con te-
-Lo hai sempre fatto-
-E lo farò sempre. Anche se spero che Dylan se ne vada a vivere per i fatti suoi-.
Vanessa era sicura dia vere sentito Zac borbottare “prima o poi”, ma si imitò a sorridergli.
-Allora, mi vuoi dire perché hai organizzato questa cena? Solo per portarmi a letto?-
-No- lui sogghignò –non devo prepararti la cena per portati a letto-
-Beh, se ben ricordi il trucco della cena ha funzionato più e più volte parecchi anni fa-. Vanessa sa avvicinò a lui e lo baciò con passione, stringendo il tessuto della sua maglietta, come se volesse levargliela.
-Van…V- mugugnò lui –mi farai bruciare tutto così-.
Lei si staccò da lui e le rivolse un cipiglio severo.
Zac sospirò e fece tre grossi respiri per calmarsi.
-La verità è che il destino ci ha dato una seconda possibilità e non voglio sprecarla- disse armeggiando con la padella. Era estremamente nervoso e si sentiva vulnerabile. Non aveva il coraggio di guardare la ragazza negli occhi. - Mi sono sempre detto che se fosse successo, se tu mi avresti di nuovo permesso di amarti, beh… allora non avrei sprecato nemmeno un minuto. Ti giuro che farò le cose per bene questa volta, che starò sempre con te e che ti metterò al di sopra di tutto e tutti. Vorrei tornare indietro per cambiare il passato, per cambiare tutti i miei sbagli, ma la verità è che non posso cambiare quello che sono stato- .
-Zac…-
-No… se non mi lasci finire non credo di essere mai più in grado di dirti tutto-
-Devi smetterla si scusarti. Io… anche io ho le mie colpe. Non potevo costringerti a mettere da parte la tua carriera per me-
-Non l’hai mai fatto-
-Ma volevo farlo- ammise lei –volevo davvero che tu passasi più tempo con me, ma non volevo sposarti. Onestamente non so’ cosa volessi veramente, eravamo talmente giovani e avevamo così tante pressione addosso che se non avessi avuto te…-
-… non sarai sopravvissuto- completò la frase Zac, baciandola dolcemente sulla fronte.
-Già- Vanessa si morse il labbro inferiore e prese in mano il piatto carico di riso e pesce che Zac le stava porgendo. –Ti ricordi le nostre prime cene nel tuo vecchio appartamento?-.
Lui sorrise.
-Eccome-
-Sai Stella mi chiede ancora i tuoi famosi maccheroni al formaggio-.
-Zac?-
-Che c’è?-
-Hai finto di fissarmi?-
-Scusa… è che non posso credere che sei veramente qui. Non posso credere che hai scelto me, che sei tornata da me-
-Lo hai già detto-
-Perché è vero, e lo sai. E comunque ti fissavo perché avevo ancora in mente la conversazione di prima-.
-Austin?-
-Austin-
-Zac devi finirla di essere geloso. Lo so’ che non puoi farci niente, ma ho scelto te. Non ti basta?-
-Non…non sono geloso. Voglio solo sapere cosa ha detto. Voglio sapere che non ti ha fatto del male, che non ti ha fatto soffrire-
-Mi ha fatto del male. Mi ha fatto del male chiudere quella storia perché lui è stato il mio mondo per quattro anni-
-Anche tu sei stata il mio mondo per cinque anni. E’ per quello che non ho mai capito il perché tu ti sia subito messa con Austin. Mi sono sentito come… come abbandonato. Tu avevi Gina e Greg, Stella, Ashley… avevi un sacco di amici. Avevi il tuo mondo, mentre io avevo solo te-
-Zac, non è vero. Non avevi solo me. Avevi Corbin e..-
-Corbin e Ash sono sempre stati dalla tua parte. Lo sai. Certo, sono rimasti miei amici, ma non è mai stato come prima. Ed è vero, avevo anche io mamma, papà e Dyl; ma era diverso. Credevo che tu mi amassi quanto io amavo te. Dopo la nostra rottura ho sentito spezzarsi qualcosa qui- si portò una mano al petto- quindi ti prego… scusami se voglio sapere cosa hai provato quando Austin ti ha lasciato. Lo faccio solo per assicurarmi che tu stia bene-.
Vanessa lo fissò seria. Era quella allora la ragione per il quale Zac insisteva tanto: voleva assicurarsi che il suo cuore non si fosse spezzato dopo la rottura con Austin, voleva darle la possibilità di tirare fuori il suo dolore e di guarirlo.
-Non sono una fragile porcellana sai? Non ti devi continuamente preoccupare per me. Sono sopravvissuta per quasi cinque anni senza di te-
-Non ricordarmelo. E comunque avevi quello lì. E’ stato parecchio bravo a prendersi cura di te- il ragazzo le rivolse uno guardo mesto. Gli era costato tantissimo ammetterlo, ma sarebbe stato un’ipocrita a non farlo: negli scorsi mesi aveva potuto constatare di persona quando Vanessa tenesse a Austin.
-Io e Austin eravamo comunque in crisi da un po’- ammise lei –lui era sempre in viaggio e io…io mi sentivo sola. Credo che fosse dannatamente geloso di te, ma non ha mai voluto ammetterlo. Sono stata male in ogni caso. Ho passato almeno un mese a piangere tormentata all’idea che lui scoprisse di noi. Credo che una parte di me lo amerà sempre e lui è un ragazzo straordinario. Non si meritava quello che gli abbiamo fatto-
-Se verrà a cercarmi gli saprò dare una spiegazione. V., non è lui il problema, sono sempre stato io. Sono io che ti ho trascinato a letto mesi fa. Se c’è qualcuno da biasimare sono io, ma voglio che tu sappia che non sono geloso. Non così tanto come lo ero mesi fa. Se hai voglia di piangere o di urlare sono qui ok? Non me ne andrò- .
 
-Quindi è ufficiale?- Dylan la squadrò da capo a piedi quando l’indomani mattina Vanessa si presentò al tavolo della colazione indossando solamente le mutandine e una maglietta di Zac, che le arrivava fino alle ginocchia.
-Cosa?- finse lei, nascondendo il lieve rossore sulle guancie. Il come Dylan fosse riuscito ad entrare in casa era un mistero per lei, ma preferì non chiedere. Il ragazzo indossava però dei vestiti nuovi e profumava di fresco, segno che aveva dormito da qualche parte e si era fatto una bella doccia.
-Ti posso chiamare di nuovo cognata?-
-Solo se ti posso chiamare di nuovo fratellino- gli fece l’occhiolino.
Dylan arrossì e la strinse in un abbraccio e la ragazza si sorprese nel constatare quanto alto fosse diventato il fratellino del suo ex fidanzato.
-Sì, sono cresciuto lo so’- sorrise lui intuendo i suoi pensieri –e serviti pure. Abbiamo uova e bacon e se siamo fortunati Zac preparerà i famosi waffle della mamma-.
-Dylan…-
-Ho dormito da Wil- lui le lesse nuovamente nella mente –mi ha chiesto di te- aggiunse sorridendo. Vanessa ricambiò il sorriso. Provava una sensazione di pace e serenità nel stare lì a chiacchierare con Dylan come era solita fare quando lui era solamente un ragazzino. Vanessa conosceva Wil e Haley Dasovich e tutta la loro famiglia. Erano amici degli Efron ancora prima che Zac nascesse e l’avevano sempre fatta sentire a casa. Il semplice fatto che già sapessero che lei e Zac stavano nuovamente assieme non la turbava affatto.
-Ehi…-.
Entrambi i ragazzi si voltarono.
Zac era piedi davanti a loro. Era già vestito per uscire indossava dei jeans freschi di bucato ed una felpa.
-Credevo dormissi ancora. Mi sono svegliato e tu non c’eri- non voleva lamentarsi, ma il suo tono diceva tutt’altro.
-Beh non è che sono scappata. Sono solo venuta a fare colazione e Dylan mi stava dicendo…-
-Indossi solamente una maglia. Aspetta quella è la mia maglia- il suo sguardo vagò sul corpo mezzo nudo della donna.
-Zac è tutto ok- voleva rassicurarlo. Non voleva litigare dopo nemmeno ventiquattro ore.
-No, non voglio che…- Zac si interruppe –Dylan ti spiace lasciarci soli?-.
-Zac è Dylan! Sono sicura che abbia visto altre donne mezze nude e comunque io sono coperta-
-Ma è mio fratello e non voglio che veda al di sopra delle tue ginocchia-.
-D’accordo- cedette lei marciando a grandi passi verso la camera da letto – se ti disturba tanto andrò a mettermi qualcosa di più appropriato!-.
Non aveva usato un tono di voce alto, tuttavia Zac la seguì. Voleva accertarsi che non fosse arrabbiata. Appoggiò il gomito alla stipite della porta e guardò Vanessa togliersi la sua vecchia maglietta e gettarla sul pavimento e prendere da una delle sue valigie una felpa e un paio di pantaloni della tuta.
-Van, scusami se…-
-Se hai appena fatto una scenata di gelosia davanti a tuo fratello?-. Non era arrabbiata, ma voleva che Zac imparasse in fretta a potersi fidare nuovamente di lei.
-Beh no-
-Zac, ti rendi conto di quanto sei stato ridicolo? Conosco Dyl da quando aveva tredici anni. E’ il mio fratellino-
-Aveva una cotta per te-
-Aveva quattordici anni-
-Perché mi fai sempre passare per quello cattivo?-
-Zac! Oh mio Dio quanto sei immaturo!- Vanessa scoppiò a ridere e Zac arrossì. Forse lo era davvero… forse stava esagerando.
-Zac devi essere più gentile con Dylan, te l’ho sempre detto e continuerò a farlo e…-
-Fammi capire tu puoi essere gelosa di me e io non posso esserlo di te?- l’uomo sorrise, avvicinandosi alla donna e stringendole il volto tra le mani –ma ti amo. E lo so’ che si tratta solo di Dylan, ma credimi… Dyl è rimasto uguale a come l’hai conosciuto-
-Quindi è rimasto un adorabile scavezzacollo-
-No è un rompiscatole- rise Zac, passandole una mano tra i capelli –un rompiscatole del quale mi devo prendere cura purtroppo-.
Vanessa si morse il labbro inferiore e lo baciò, sorridendo contro le sue labbra. Nonostante tutto l’amava anche per quello.
-Ci puoi preparare i waffles?- chiese, sbattendo un paio di volte le palpebre e arricciando il naso.
Zac scosse la testa divertito. Sapeva che non poteva dirle di no.
-Stai qui- le parole gli sfuggirono dalle sue labbra prima ancora che il suo cervello avesse il tempo di fermarle – stai qui- ripetè, pentendosene subito dopo. Quella non era di sicuro la situazione ideale nella quale intavolare quel genere di conversazione.
Gli occhi neri di lei gli sorrisero.
-Sono qui-
-No…- Zac appoggiò la fronte alla sua –resta qui per sempre. Non solo per questa notte o per un paio di giorni. Viviamo assieme. Trasferisciti qui-.
Era consapevole del fatto che le stava chiedendo molto, anche troppo quello che lei poteva mai sopportare in quel frangente. Vanessa aveva amato Austin, forse l’aveva anche considerato come la sua anima gemella, ci aveva vissuto assieme; mentre Zac non aveva mai amato nessun’altra come lei. Lei invece lo guardò dritto negli occhi e sorrise.
-Fammi avere i tuoi waffles ogni mattina e giuro che io e Darla non ci muoveremo più da qui-.

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Capitolo 16
*** Make it last forever and never give it back ***


Quindi... come reagiranno le famiglie di Z e V alla notizia del loro ritorno di fiamma? ;) Spero che apprezziate il capitolo. Ci vediamo sabato prossimo, 27 febbraio. - Fran

“Make it last forever
And never give it back
It's our turn, and I'm lovin' where we're at
Because this moment's really all we have
Everyday of our lives,
Wanna find you there, wanna hold on tight”
- “Everyday” – High School Musical 2
 

La mattina dopo Vanessa si svegliò con la sensazione di stare per cadere. Effettivamente si trovava sul bordo del materasso. Il suo cuscino era finito sul parquet del pavimento. Si voltò contrariata per constatare che Zac occupava bensì tutto lo spazio che il letto king size poteva offrire: dormiva a pancia in giù, con entrambe le braccia sotto il cuscino. Aveva un’espressione beata in viso, ma Vanessa sapeva che doveva svegliarlo. Non potevano passare di nuovo tutto il giorno a letto assieme. Si erano ripromessi a vicenda di dire ad entrambe le loro famiglie la verità, senza ulteriormente procrastinare la questione. Erano già le nove e mezza e Vanessa aveva promesso ai suoi genitori che sarebbe stata a casa Hudgens per le undici e avrebbe pranzato con loro.
-Zac- sussurrò.
Nessun risposta.
-Zac devi svegliarti- si avvicinò a lui e fece cozzare i loro nasi, depositandogli un lieve bacio prima in fronte e poi sulle labbra.
Lo sentì sorridere contro le sue labbra e prima che potesse rendersene conto, Zac si era girato su un fianco e l’aveva stretta tra le sue braccia, facendola sdraiare sopra di lui.
-Posso svegliarmi così ogni mattina?- sussurrò lui, con la voce ancora impastata di sonno.
-Non ci conterei- sorrise la ragazza, cercando di divincolarsi –dobbiamo andare dai nostri genitori-.
Lui la zittì con un bacio, scendendo poi con le sue labbra sul collo e sulla clavicola.
-Sei la mia fidanzata adesso e voglio passare ogni minuto di ogni giornata con te-.
Il sorriso della ragazza si allargò ancora di più. La sera prima si erano detti le fatidiche tre parole e adesso lui la chiamava ufficialmente “la sua fidanzata”. Non voleva mettergli addosso pressioni di nessun tipo, dato che neppure lei sapeva definire con precisione cosa erano l’uno per l’altra in quel momento… ma il solo fatto che lui aveva deciso di denominarla in quella maniera era per lei la cosa più dolce del mondo.
-Credo che sia matematicamente impossibile. Soprattutto quando mio padre telefonerà a casa mia per dirmi che sono in ritardo per il pranzo e scoprirà che non ci vivo da due giorni-.
Zac rise e la guardò come perso in un incanto.
-Ci penseremo poi…-
-No- mugugnò Vanessa perdendosi nel suo tocco -no, Zac. Non possiamo farlo di nuovo-.
Le dispiaceva dargli un rifiuto, davvero. Poteva sentire che Zac la voleva, ma dovevano parlare con i loro genitori. Non si potevano nascondere per sempre.
Ogni mattina dovrebbe essere così. Pensò, perdendosi negli occhi blu zaffiro di Zac.
-Sarà tutto più facile dopo, vedrai- gli mise un mano nei capelli e lui sorrise. Non credeva affatto che Greg e Gina sarebbero stati felici di riaverlo come cognato, ma la positività della sua ragazza era contagiosa.
-Van non ti ho avuto tra le mie braccia per quasi cinque anni. Credi davvero che io possa rinunciare al tempo con te per farti andare a pranzo dai tuoi? –
-Zachary, me lo hai promesso. Abbiamo tutto il tempo per stare assieme dopo. Le riprese per il tuo nuovo film iniziano ad ottobre e siamo ad agosto adesso!-.
-Ok, hai vinto- borbottò, lasciandola andare. La ammirò mentre camminava completamente nuda per la stanza da letto e si dirigeva in bagno. Zac fu rapido nel seguirla e infilarsi nella doccia con lei. Una rapida doccia assieme di certo non li avrebbe uccisi.
 
Vanessa arrivò a casa dei suoi genitori con quaranta minuti di ritardo. I pranzi filippini della domenica erano una tradizione imprescindibile in casa Hudgens e Vanessa sapeva che il suo ritardo avrebbe insospettito suo padre molto più del dovuto. Quando varcò la soglia di casa tutti i membri della famiglia erano in piedi nell’atrio, come se la stessero aspettando.
-Che succede?- chiese sorpresa, posando la borsa sulla ribaltina del corridoio.
-Austin è passato a salutarci- rispose mesto suo padre, guardandola con apprensione dalle lenti dei suoi occhiali –puoi spiegarci per favore? Perchè sembrava piuttosto scocciato. Ci ha chiesto di darti queste-.
Greg allungò la mano e mise in mano alla figlia un paio di chiavi: erano la copia delle chiavi di casa che Vanessa aveva dato ad Austin quasi due anni prima, quando lui si era trasferito a casa sua.
-Ci siamo lasciati- disse tutto di un fiato. Non aveva senso continuare a mentire o comportarsi come se non fosse successo nulla. Doveva dirlo a qualcuno o sentiva che sarebbe impazzita. Lo doveva alla sua sanità mentale.
-Questo l’avevo capito- sussurrò suo padre, con un tono di voce evidentemente contrariato.
-Oh Greg! Lasciala respirare!- Gina abbracciò stretta la figlia mentre tutti si spostavano in cucina. Il cibo ribolliva nelle pentole sul gas e la tavola era stata già apparecchiata, ma sembrava che nessuno avesse voglia di sedersi. Stavano aspettando tutti che Vanessa finisse di raccontare tutto: volevano una spiegazione plausibile.
-Allora?- abbaiò Greg- Vanessa, il tuo fidanzato ci ha appena detto che vi siete lasciati. Dovresti essere sconvolta invece non hai nemmeno chiamato tua madre! Possiamo sapere cosa succede? Giuro che se lui ti ha…-.
-Tradito?- Vanessa chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie in attesa dell’uragano paterno –perché è esattamente quello che ha fatto, anzi che abbiamo fatto-.
La faccia di Greg Hudgens divenne subito di un rosso intenso: si stava gonfiando come un tacchino il Giorno del Ringraziamento.
-Papà ricordati che il medico ha…-
-Cosa vuol dire che ti ha tradito? Io adesso vado a casa sua e lo porto fuori a furia di strapparli le pa…-
-Papà mi sono rivista con Zac!-.
Ecco, l’aveva detto finalmente. Forse sentire pronunciare il nome dell’uomo che suo padre odiava di più al mondo avrebbe fermato l’imminente bufera che stava per abbattersi nella cucina. Vanessa poteva chiaramente vedere suo padre sillabare il nome “Efron” prima di serrare le mani in due pugni stretti e digrignare i denti con forza.
-Lo sapevo…- sussurrò Stella –lo sapevo che non l’avevi rivisto solamente per uscirci a fare colazione… cavolo Nessa, avresti dovuto dirmelo! Sono tua sorella!-.
-Cosa centra Zac in tutta questa storia?- sussurrò Gina, bianca in volto.
Vanessa decise che ormai non aveva più senso tenersi tutto dentro: doveva parlare, doveva rivelare tutto e accettare le conseguenze.
-Mamma! Non puoi essere contenta per me? E’ Zac! Lo hai sempre adorato! Quando ci eravamo lasciati mi hai supplicato di rimettermi con lui!-
Sua madre la stava facendo uscire di testa. La mora sbattè con forza la porta del frigo e si versò un centrifugato nel bicchiere.
-Greg? Greg, ma hai sentito tua figlia?- Gina lanciò un’occhiata disperata al marito, seduto al tavolo della cucina.
-Tesoro cosa dovrei fare? Legarla al tavolo? Io… io… io non capisco. Perché non ci hai detto niente?-
-Ho ventisette anni! Potrò decidere con chi andare a letto?!-.
Entrambi i suoi genitori trasalirono.
Solo allora Vanessa si rese conto della cavolata che aveva detto. Non doveva farsi scappare un dettaglio del genere. I suoi genitori cattolici e severi potevano assimilare solo una notizia sconvolgente alla volta. E la rottura con Austin era già troppo per loro. Diavolo, a volte Greg e Gina si dimenticavano che la loro primogenita era adulta e che aveva una vita sessuale.
Suo padre mise i gomiti sul tavolo e con un gesto la invitò a sedersi all’altro capo.
-Vanessa Anne- cominciò quando Vanessa ebbe preso posto –credo che tu debba raccontarci tutto dall’inizio. Da quando è che va avanti questa storia?-.
La mora ingoiò un groppone di saliva. La sua bocca si stava impastando e faceva fatica a parlare.
-Ho incontrato di nuovo Zac a Settembre dell’anno scorso, a casa di Ash e Chris-
-Settembre?!- trillò Gina, facendosi il segno della croce.
-Ma non abbiamo mica fatto sesso il primo giorno!- si affrettò a ribadire sua figlia –ecco… circa due mesi fa… Dio all’inizio lo detestavo. Detestavo stare nella stessa stanza con lui perché mi ricordava tutte le cose belle che abbiamo fatto e tutto il male che ci siamo fatti in questi anni tutte le chiamate e i messaggi ignorate e le sue scuse schifose. Lo detestavo. Poi… poi qualcosa è cambiato. Era gentile, lo sapete com’è Zac. E’ uno dei ragazzi più dolci che io abbia mai conosciuto e… e insomma e siamo diventai di nuovo amici-.
-Amici?- suo padre corrugò un sopracciglio.
-Amici… fino a due mesi fa. Fino a quando non siamo finiti a letto assieme-.
-Hai dormito con due uomini- la rimproverò severa sua madre –Vanessa Anne mi hai, ci hai profondamente deluso-
-Beh grazie mamma, ma non l’avevo mica pianificato! E’ successo!-
-E’ successo?! Ano ang ibig sabihin ng nangyari? Hindi mo ba namamalayan na ikaw ay isang kama na may dalawang magkakaibang lalaki?- Cosa vuole dire è successo? Ti accorgi di andare a letto con due uomini diversi!
-Mamma finiscila con il filippino! Lo sai che non lo capisco! GINA!-
-Greg dì qualcosa?! Greg!-
-Gina!- Greg lanciò un’occhiataccia alla moglie –va avanti Vanessa!-.
-Quindi niente. Ieri ho finalmente preso il coraggio a due mani e ho mollato Austin e me ne sono andata-
-Da chi?-
-Da Zac-.
Greg grugnì.
-E’ una pazzia!- borbottò l’uomo.
-Mamma, io lo amo. Non è un uomo qualunque, è Zac. Lo amo!-.
Scese il silenzio. Era chiaro che aveva colpito nel segno. Vanessa ne era certa. Sua madre le prese le mani.
 -Ness, tesoro, io voglio essere felice per te, ma non capisco tutta questa fretta! Hai appena lasciato Austin, sei uscita da una relazione seria di quattro anni e adesso mi dici che molli tutto e te ne fai con il tuo ex! Io e tuo padre abbiamo il diritto di essere preoccupati-
-Perché quel ragazzo non si è presentato alla mia porta?-
-Perchè sta andando dai suoi a fare la stessa cosa che sto facendo io…-
Greg agitò in aria il pugno, come per ostentare il fatto che sua figlia fosse ancora una sua proprietà e nessun uomo poteva anche solo sfiorarla.
-Portarmi il ragazzo entro domani! Voglio parlarci a quattr’occhi-
-Papà non sono più una bambina. Non devi sempre difendermi-
-Non questione di difenderti o meno!- Greg era ancora rossissimo in volto e faticava a parlare –è questione di rispetto venite domani mattina chiariremo tutta questa faccenda. Nel frattempo quello… Austin farebbe meglio a non farsi vedere qui in giro-.
-A me Zac è sempre piaciuto- si intromise Stella, cercando di stemperare la tensione.
-Stella! La rimproverò suo padre.
-Stella ti prego! Sediamoci a mangiare- sibilò Gina –il cibo si fredda-.
 
Starla Baskett era una donna molto perspicace. Quando i suoi due figli si erano presentati a casa sua chiedendoli se potevano fermarsi a pranzo, la donna sapeva che dietro quell’auto invito c’era sotto qualcosa.  Lei, Zac e Dylan avevano faticato parecchio nell’ultimo anno per trovare una sorta di stabilità famigliare dopo il divorzio: per settimane i suoi figli l’avevano rimproverata del fatto che fosse troppo apprensiva nei loro confronti. Così Starla aveva imparato a farsi da parte e a non mettere il broncio quando Dylan e Zac partivano per trascorrere una settimana di soli uomini con il padre in Oregon. In effetti mesi fa Zac aveva promesso a Dylan e a loro padre David che sarebbero andati in campeggio assieme, ma adesso sembrava che tutto fosse passato in secondo piano.
-Ragazzi è successo qualcosa con… con vostro padre?-.
Dylan e Zac alzarono lo sguardo dal cibo delizioso che Starla li aveva messo di fronte: il riso thai e le costolette d’agnello erano troppo buone per pensare di intavolare una conversazione seria.  
-No- bofonchiò Dylan, ingoiando un grosso boccone di verdure.
Starla fece finta di non avere visto niente.
-Allora perché niente campeggio? David mi ha chiamato ieri sera-.
Zac smise di mangiare. Era raro che i suoi genitori si telefonassero dopo il divorzio.
-Mi ha telefonato e mi ha rimproverato credendo che io vi avessi detto qualcosa-
-Qualcosa cosa?-
-Qualcosa per farvi cambiare idea e annullare il weekend in campeggio! Altrimenti perché mai sareste venuti qui?-.
Zac si sentì tremendamente in colpa: si era talmente dedicato a Vanessa e al suo benessere in quei giorni che aveva messo da parte tutto il resto, compresa la sua famiglia.
-Siamo venuti qui perché ti volevamo…-
Dylan gli lanciò un’occhiataccia.
-Ti devo parlare- si corresse il giovane –ti devo parlare di una cosa estremamente importante e non posso più rimandare... ok senti probabilmente ne sarai sorpresa e avrai anche un sacco di domande al riguardo- si sentiva come se avesse dodici anni e stesse confessando a sua madre di avere la sua prima cotta –io e Vanessa stiamo di nuovo uscendo assieme. E con insieme intendo assieme assieme- concluse, sperando che la madre intuisse i suoi pensieri.
Starla non lasciò passare nemmeno mezzo secondo prima di sfoggiare un enorme sorriso. Aveva lo stesso sorriso del figlio primogenito.
-Oh beh, lo sapevo già- Starla guardò il figlio direttamente negli occhi, senza una briciola di rancore.
A Zac mancò il respiro. Aveva appena rivelato un segreto a sua madre e lei reagiva così?
-Cosa significa che ne eri già a conoscenza? Come? Chi?- poi il su sguardo vagò sull’altro membro della famiglia presente: l’unico che sapeva cosa era veramente successo tra lui e Vanessa -DYLAN!-.
-Oh no Tesoro non ti arrabbiare con tuo fratello! Voleva solo aiutare!-
-Aiutare? E’ uno spione ficcanaso!-.
Dylan continuò a mangiare come se nulla fosse e lasciò che Starla risolvesse la situazione.
-Zachary, Dylan non mi ha detto nulla. E’ stata Charry-
-Oh- la rabbia di Zac evaporò subito.
-Quando Dylan è andato a casa di Wil c’erano anche Charry e Steve. Gli hanno chiesto perché non fossi venuto anche tu a cena da loro e Dylan gli ha semplicemente risposto che eri impegnato con la tua ragazza. Non ha detto il nome di Vanessa, ma beh… tutti sapevano che hai ripreso a vederla. E così Charry mi ha telefonato e abbiamo parlato un po’ di quanto eravate carini assieme e di quanto ci mancasse vedervi assieme. Vogliono che porti Vanessa da loro al più presto, si sono raccomandati di dirtelo-.
Zac non riusciva a crederci, ma sorrideva. La sua famiglia era pazza, ma gli scaldava il cuore sapere che tutti volevano che Vanessa trascorresse un po’ di tempo assieme a loro.
-Questo mi riporta a chiederti perché la My Sweet Girl non è qui?- sua madre lo stava praticamente sgridando.
-Perché oggi doveva andare a pranzo con Stella Bella, Greg e Gina. E credo che loro mi vogliano morto al momento!-.
-Zac, devi portarla qui. Devo riabbracciarla. Mi deve spiegare ogni cosa-
-Mamma! Abbiamo bisogno di tempo per stare da soli! Lei è a casa mia solamente da due giorni e adesso come adesso voglio averla solo per me. Lo capisci giusto? Voglio portarla in vacanza per una settimana, lontana da tutti e sopratutto lontano da Hollywood -.
Starla incrociò le braccia su tavolo.
-Non mi permetti neanche di salutarla? Zac sono anni che…-
-Sono passati anni pure per me- sentenziò Zac. Su quel punto era irremovibile, anche se sapeva che significava andare contro sua madre e le sue manie di controllo. –Mamma lasciami trascorrere del tempo esclusivo con lei e te le riporterò a casa ancora più felice di prima. Una settimana ok? Non ti chiedo altro. Poi andrò a parlare con Greg e Gina e verremo a pranzo da te-.
Starla aveva gli occhi lucidi.
-Una settimana?-
-Una settimana- confermò Zac, sapendo di averla finalmente convinta –non ti chiedo altro-.
 
Il musetto allegro di Shadow fu la prima cosa che Vanessa vide non appena rientrò a casa di Zac quel pomeriggio.
-Il mio tesoro!- la ragazza lasciò che il piccolo peloso mise le zampine sulle sue gambe e la prese in braccio, baciandola la testolina piena di pelo scuro.
-Sono andata a prenderla questa mattina- la informò Dylan – e ho preso anche i tuoi vestiti e le scarpe… cioè metà delle tue cose… insomma hai davvero un armadio guardaroba immenso-
-Grazie Dyl! Hai fatto anche più del necessario- la ragazza lo baciò su una guancia e si godette la scena quando Dylan arrossì violentemente.
-Dov’è Zac?-
-In camera sua- Dylan gli fece cenno con la testa e sorrise –vedrai, io e Shadow passeremo molto più tempo assieme di quanto immagini-.
Vanessa lo guardò senza capire, continuò a stringere a sé Shadow ed entrò nella camera da letto patronale dove trovò Zac intento a preparare una valigia.
-Oh tesoro non c’è bisogno che la svuoti. Dylan  già stato troppo servizievole, farò da sola. Davvero-.
Zac si voltò, la strinse tra le braccia e lasciò che Shadow gli leccasse il mento.
-Com’e andata dai tuoi?- chiese, sussurrando contro le sue labbra.
-Bene-
-Ok, quindi male-.
-No…no… Zac, davvero. Sai come è fatto papà-
-No… non lo so’- scherzò lui, scostandogli una ciocca di capelli dal viso. –E comunque ti prendo e ti porto via. Ti sto preparando una valigia, non la sto svuotando-
-Zac…-
-Ho prenotato dei biglietti per le Hawaii… volevo… volevo che fosse una sorpresa. Volevo svegliarti , bendarti e portarti all’aeroporto, ma come al solito, quello zuccone di Dylan mi ha rovinato l’effetto sorpresa-.
-Oh Zac- Vanessa non sapeva cosa dire. Zac l’aveva totalmente sorpresa, ancora una volta. Nella sua mente aveva già pronto il discorso che avrebbe fatto ai suoi genitori il giorno seguente, quando avrebbe trascinato il suo fidanzato al cospetto di Greg Hudgens. Adesso i suoi piani erano cambiati. Ma la donna sapeva che lei e Zac non potevano andare via così e lasciare tutto e tutti in balia di mille domande: dovevano fare qualcosa ed incontrare per bene le loro rispettive famiglie. –Zac sei dolcissimo ma…-.
-Niente ma…- tagliò corto lui –senti per una volta voglio essere egoista. Ci serve del tempo per stare da soli! Non ti ho avuto per me per quasi quattro anni e adesso voglio sempre averti accanto. Dio Van, non è solo per il sesso! Parliamoci chiaro, sono un uomo e ti voglio in ogni momento della giornata, ma voglio stare da solo con te e prendermi del tempo per essere solo tuo. Mamma sa già tutto. Tra una settimana saremo di nuovo qui a L.A. e parlerò con tuo padre. Lo giuro Van, credimi. Nemmeno a me piace andarmene così, ma sii sincera… a parte il sesso quanto tempo abbiamo passato veramente soli? Quanto tempo abbiamo passato assieme per ricominciare tutto da capo?-.
Zac capì che la ragazza stava riflettendo. Aveva messo a terra Shadow e lo fissava senza proferire una parola.
-Non puoi negarlo. Lo sogni anche tu. Sogni anche tu di passare un po’ di giorni in totale relax solo con me. Senza Dylan e Stella che ci chiamano per risolvere i loro litigi o i nostri genitori che reclamano la nostra presenza a qualche pranzo. Le Hawaii sono il nostro posto e voglio tornarci con la donna che amo-.
Vanessa sorrise e mi entrambe le braccia intorno al collo di Zac baciandolo dolcemente. Il suo sorriso crebbe ancora di più quando sentì le braccia forti di Zac sollevarla da terra e farle fare una giravolta, prima di baciarla nuovamente in viso.
-Ti amo Zachary Efron-
-Ti amo anch’io e voglio dimostrati quanto tengo veramente a te e quanto mi impegnerò per fare funzionare le cose. Prima del mio nuovo film voglio trascorrere ogni momento con te. Ah e partiamo stasera-.
Vanessa ritornò sul pianeta Terra.
-Stasera? E come pensi di fare scusa?-.
Per quanto adorasse Zac in quel momento la sua mente razionale le stava già facendo notare le tempistiche: dovevano finire di preparare i bagagli quando metà delle sue cose era ancora a casa sua, sistemare Shadow in un canile, avvisare i loro genitori e andare all’aeroporto senza che i paparazzi seguissero la loro scia.
-Ho già pensato a tutto piccola- la rassicurò lui- Dylan ti ha già detto che terrà d’occhio Shadow, mia mamma sa già tutto, i tuoi genitori beh… non credo che siano così entusiasti all’idea no? Non puoi chiamarli quando saremo già sul volo verso Maui? E per l’autista l’ho già chiamato, anzi dovrebbe già essere qui-.

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Capitolo 17
*** I have loved you since we were 18 ***


Eccoci qui... siamo quasi a metà della ff! In questo capitolo conoscerete Charles, che è uno dei miei personaggi preferiti tra tutti quelli che ho inventato... e devo ringraziare Anna per questo. Buona lettura e appuntamento al prossimo capitolo, sabato 6 marzo! 
- Fran 


“I have loved you since we were 18
Long before we both thought the same thing
To be loved, to be in love
All I can do is say that these arms were made for holding you
I wanna love like you made me feel
When we were 18”
- “18” One Direction
 

-Vanessa?-
-Charles?-
La ragazza si gettò praticamente tra le braccia dell’uomo –fatti vedere! Oh mio Dio! Non sei cambiato affatto!-.
Vanessa non riusciva a credere ai propri occhi: il suo vecchio autista era in piedi davanti a lei. Charles era stato una presenza fissa nella vita della ragazza, quando lei e Zac uscivano ancora assieme. L’allora quarantenne aveva incontrato la giovane coppia agli inizi del 2008, quando gli eventi mondani avevano iniziato ad essere all’ordine del giorno per Zanessa. Charles era uno tanti dei autisti di limousine di Los Angeles che lavoravano con varie celebrità, piccoli e grandi nomi; ma nessuno dei suoi clienti l’aveva colpito come Zac e Vanessa. Erano giovani, estremamente affascinanti e carismatici. La gente li adorava, le figlie adolescenti di Charles li adoravano e Charles stesso aveva imparato ad adorali in quei due anni e mezzo fatti di corse tra un evento e l’altro e cene romantiche strategicamente preparate nei giorni liberi.
-Non sei qui per caso vero?- chiese Vanessa, osservando con affetto l’uomo mentre si toglieva il capello da chaperon dalla testa e gli sorrideva caloroso.
-Per caso? No Signore! E’stato quel cretino del tuo fidanzato a chiamarmi!-
-Cosa? Zac! Non dovevi disturbarlo!-.
Zac non nascose un ghigno soddisfatto: era certo di averla sorpresa. Poteva stare fermo per ore a fissare il sorriso di gioia impresso sul volto di Vanessa.
-Beh sai, Charles è stato il mio autista personale per anni dopo la nostra rottura-.
La ragazza aprì la bocca. Di sicuro quella era una novità. Sia Charles sia Zac erano stati molto discreti in quegli anni.
-Lo ammetto. Mr. Efron mi ha chiamato parecchie volte. Molte volte ho detto di no. Mi infastidiva vederlo con sempre una donna diversa-.
Vanessa squadrò male il suo fidanzato e per un attimo, Charles si godette l’effetto delle sue parole.
-E…-
-E poi qualche giorno fa ho ricevuta questa strana chiamata da un numero sconosciuto che mi sembrava famigliare. Ed era il buon vecchio Zac-.
-Cosa ti ha detto questo pazzo per convincerti a farci di nuovo da chaperon?- chiese la ragazza.
-Mi ha detto che dovevo portarlo all’aeroporto per una fuga romantica. Gli ho risposto che quei giorni per me erano finiti, che l’avrei solo accompagnato a eventi mondani e che non era il caso che insistesse. Ormai sono vecchio…-
-Chuck hai solo cinquantacinque anni, suvvia- lo adulò Zac.
-Bel tentativo Efron- sogghignò l’uomo –ma la mia risposta era irremovibile. Poi lui ha tirato in ballo il tuo nome. E beh, a qual punto ci ero dentro fino al collo. Farei di tutto per Mr. e Mrs. Efron-
Vanessa arrossì.
-Non dovevi. Scommetto che avevi da fare-
Charles scrollò le spalle.
-Avevo- disse enfatizzando il significato di quella parola –ma adesso sono tutto per voi, per i miei clienti preferiti-.
Vanessa non resistette e lo abbracciò stretto.
-Dio Chuck! Vuoi una limonata? Come stanno le bambine? E Emily?-.
-La limonata andrà benissimo, grazie- accettò l’uomo con un sorriso –Emily sta benissimo e le bambine, beh non sono più bambine adesso. Connie studia al college e New York e Samantha sta prendendo la patente. Non occorra che io dica altro no?-. sorrise rivolto alla coppia, come se tutti quegli anni di distanza non fossero mai esistiti. Accettò volentieri un bicchiere di limonata e si affrettò a prendere le valigie della coppia.
-Ho parcheggiato nel garage e ho preso un’auto di cortesia. Dà meno nell’occhio che la solita limousine. Dovremmo essere all’aeroporto in nome meno di un’ora- li informò facendoli accomodare nei sedili sul retro. L’auto scelta da Charles aveva i vetri oscurati perciò Zac e Vanessa non dovettero fare altro che sedersi comodamente sui sedili in pelle e godersi il breve viaggio. Avrebbero preso il primo volo notturno, in modo da evitare i fotografi.
Non riesco a crederci.
Zac stava morendo di sonno, ma non poteva chiudere gli occhi. Non voleva farlo. Perché nel sedile accanto al suo, profondamente addormentata, c’era Vanessa. Le erano bastati solamente dieci minuti per appisolarsi. Aveva la testa appoggiata alla sua spalla, la coperta tirata fino al collo e il volto illuminato dalla luce del sole che filtrava dalla tendina dell’auto.
Meno di ventiquattro ore fa lei abitava a mezz’ora da lui e adesso… adesso lei gli apparteneva. E avevano mollato tutto e tutti ed stavano per prendere il primo volo diretto per Maui, Hawaii.
-Tutto bene lì dietro?- chiese Charles, quando imboccarono la tangenziale. C’era parecchio traffico anche se erano già le dieci di sera.
-Stiamo bene Chuck – sussurrò Zac, attento a non svegliare la sua ragazza –non c’è lo schermo per la privacy qui. Non stiamo facendo sesso nella tua preziosa auto, tranquillo—scherzò ricordando i bei vecchi tempi e tutti i viaggi che lui e Vanessa avevano fatto nella limousine dell’uomo.
-Non stavo insinuando nulla signor Efron!- ribatté l’autista, nascondendo un sorriso che la sapeva lunga –entrambi sappiamo che Mrs. E. adora schiacciare un pisolino durante i nostri viaggi- poi gettò un rapido sguardo all’orologio –manca ancora mezz’ora. Il traffico è terribile, diavolo sembra che in dieci anni sia raddoppiato!-.
-Chuck- disse Zac.
-Mmm? Ha bisogno di qualcosa signore?-
-Diavolo Chuck dammi del tu! No, volevo solo scusarmi per il poco preavviso. Emily ti dovrà scaldare la cena. Lascia che ti dia almeno una buona mancia quando arriviamo!-
-La mancia non serve Zac e son solo felice che tu abbia riacquisito un po’ di buon senso e ti sia rimesso con la signorina qui presente- gli fece l’occhiolino e Zac si sentì leggero come una piuma.
-No, forse non hai capito. Posso sembrarlo. Posso sembrare sicuro di me… ma…- lanciò uno sguardo adorante in direzione di Vanessa –ma la verità è che sono letteralmente terrorizzato. Non sono spaventato perché penso che lei possa essere quella giusta, sono terrorizzato perché ne ho la certezza. Lei è quella giusta e ti giuro che questa volta non me la lascerò scappare-.
-Zac-
-Cosa c’è?-
-Non devi convincere me. Devi convincere suo padre. Non credo che Greg Hudgens…-
-Suo padre mi odia adesso. E credo che mi detesti anche Gina. Mi ero preparato tutto questo bel discorso che dentro la mia testa suonava incredibilmente accattivante. Beh, non mi hanno nemmeno fatto mettere piede in casa, cazzo. Li conosco da anni e adesso mi odiano-
-Non ti odiano. Credo che siano solo un po’ scioccati del come sei ripiombato nella loro vita-.
Zac accennò un lieve sorriso di ringraziamento.
-Grazie per essere venuto Chuck. Non ce l’avrei fatto senza di te. I paparazzi non mi danno tregua sai?-.
Charles si voltò verso di lui, incapace di capire se stesse scherzando o meno.
-Sono qui per servirti Zac. Anche se ti avviso, la prossima volta che porti nella mia limousine una donna diversa da quella che sta dormendo sul sedile posteriore, giuro che non ti faccio entrare dentro. Hai una vaga idea di cosa hai fatto alla mia pressione sanguigna con questa sorpresa?-.
Zac nascose una risata.
-Non succederà di certo, promesso. Hai la mia parola. Me la sono fatta scappare una volta. Non commetterò di nuovo lo stesso errore-.
Charles mise la freccia, svoltò verso l’aeroporto e passò i primi controlli di sicurezza. Fu sufficiente che Zac abbassasse il finestrino e si facesse riconoscere dall’adesso alla sicurezza. La fama aveva ben pochi lati positivi e uno di questi era non insospettire gli agenti ai controlli di sicurezza!
-Nessa… Nessa- Zac baciò delicatamente la fronte della fidanzata –è ora di svegliarsi piccola. Siamo in aeroporto-.
Lei aprì un occhio e si strinse ancora di più a Zac.
-Voglio un bacio prima- mugugnò, stirandosi.
Zac la accontentò.
-Devi alzarti se vuoi arrivare alle Hawaii-.
 
Maui, Hawaii – Maggio 2007
Zac sorrise e affondò i piedi nella risacca, lasciando che Vanessa si stringesse a lui. La baciò sulle labbra, infischiandosene del fatto che i paparazzi stavano scattando foto all’impazzata. La sua fidanzata aveva ragione. Non avevano più nulla da nascondere. Erano due ragazzi in vacanza che si divertivano assieme, come tutte le coppie di piccioncini del mondo. Le riprese del nuovo capitolo di “High School Musical” erano finite da pochi giorni e i due ragazzi ne avevano approfittato per prendersi qualche giorno di pausa alle Hawaii. Era la loro prima vacanza assieme.
-Davvero eri nervoso? Pensavi davvero che i miei non mi avrebbero lasciato venire con te?- Vanessa lasciò che Zac la trascinasse nell’acqua calda dell’oceano: la sua mano non la lasciò nemmeno per un secondo.
-Nervoso? Dio Van, ero in punto di morte!-
-Esagerato! Papà può sembrare burbero nei tuoi confronti, ma gli piaci! Altrimenti non  mi avrebbe mai lasciato venire qui con te!-
-Beh, credo che se non l’avesse fatto tu avresti inscenato una guerra paterna e lui alla fine avrebbe ceduto no?- Zac la strinse a sé e la baciò sulle labbra. Era ben consapevole del potere che Vanessa esercitava su suo padre. -Tu sei… sei magnifica- lasciò che le loro labbra si unissero in un altro bacio e sorrise –ti amo Vanessa Anne-. Il suo sguardo indugiò sul bikini bianco di Vanessa che lasciva intravedere i capezzoli della ragazza. Potevano anche essere abbracciati in mezzo all’oceano, ma Zac sentì una piacevole sensazione di calore diffondersi in tutto il corpo.
-Zac!- lei sorrise contro le sue labbra e si sistemò gli occhiali da sole. In realtà apprezzava tutte quelle attenzioni. In quasi due anni di relazione quella era la prima volta che lei e Zac potevano passare intere giornate assieme senza doversi preoccupare di memorizzare battute di qualche copione, sfuggire ai paparazzi e dividersi tra uscite con i loro amici e famigliari. Adesso la ragazza rimpiangeva il fatto di avere costretto il proprio fidanzato ad uscire per andare a fare il bagno.
-Lo so’. Stiamo dando un bello spettacolo eh?- per la prima volta in vita sua a Zac non dava fastidio essere fotografato in compagnia di Vanessa. Che senso aveva continuare ad arrabbiarsi? lei era la sua ragazza! Era perfettamente normale trascorrere del tempo assieme a lei e baciarla durante la loro vacanza! -Tuo padre mi ucciderà… è chiaro. Credo che lui sia fermamente convinto  che tu sia ancora vergine-.
Vanessa rise mentre le labbra del ragazzo si spostarono sul suo bikini.
-Preparati a rispondere ad un bel po’ di domande quando torneremo a casa…-.
Zac non se ne preoccupava più di tanto. Amava Vanessa e adorava stare lì con lei. Erano andati a spiaggia, aveva fatto surf, aveva fatto sesso. Cosa altro voleva avere di più dalla vita? I media potevano continuare a scattare foto e a scrivere assurdità, ma lui sapeva che l’amore che provava per la ragazza che era di fronte a lui era più grande di tutto quello.
-Ehi Wildcat- le labbra di Vanessa gli solleticarono l’orecchio costringendo Zac a ricordarsi che effettivamente, si trovavano sotto gli obbiettivi dei fotografi –che ne dici di tornare in camera?-.
Di sicuro Zac non aveva bisogno di farselo ripetere due volte.
 
-Ti amo- Zac appoggiò una mano sulla guancia della ragazza e lei chiuse gli occhi per un secondo e sentì il suo respiro farsi più regolare.
Zac si mosse sotto di lei, ricordandole che era ancora dentro di lei.
-Ness, sei incredibile lo sai?- fece per invertire le loro posizioni, ma la ragazza gli afferrò il polsi e lo costrinse dolcemente a desistere. Si sporse in avanti, il suo seno era a pochi centimetri dalla bocca di Zac e lo sentì gemere e muoversi dentro di lei.
-Ness, seriamente. Non sono in grado di fare nulla se sono ancora dentro di te. E poi devo levarmi il preservat…-.
Lei lo zittì con un lungo bacio e Zac si tirò su, stando in posizione seduta e la strinse contro il proprio petto. –Sei diabolica- concluse, facendola ridere –ma sono serio. Se vuoi fare altro, dovrai arrenderti-.
-Voglio sentiti dentro di me ancora un po’… quando… quando torneremo a L.A. avremo ben poco tempo per stare assieme. Lo sai che papà e mamma mi vorranno tutta per loro e tu hai promesso ai tuoi che saresti passato a salutarli e che ti saresti fermato a casa loro per il finesettimana-.
Il diciannovenne sbuffò, pieno di frustrazione. Diavolo, a cosa stava pensando quando aveva realmente promesso ai suoi di andare a trovarli?
-Ho promesso ai miei genitori che noi saremmo andati a trovarli. Non starò un intero fine settimana lontano da te, amore mio-.
Vanessa arricciò il naso e unì nuovamente le loro labbra in un tenero bacio.
-Lo dici tu a papà però. Intesi?-.
Zac approfittò di quel attimo di distrazione per girarsi e ribaltare i loro corpi: adesso era lui sopra Vanessa e in quella posizione gli fu facile uscire da lei, provocando un gemito di disapprovazione da parte della sua ragazza.
-Ho fame- si giustificò lui, arrossendo. Si sdraiò accanto a lei e lasciò che Vanessa appoggiasse la testa al suo petto nudo. –Ho fame, ma voglio stare con te-.
Poteva sentire il sorriso della ragazza.
Zac si sporse da un lato e allungò il braccio sinistro tanto bastava per afferrare il telefono.
-Cosa desidera Miss. Hudgens?-
-Un’insalata di scampi e avocado andrà benissimo, grazie. Uh e Zacchy Boo non dimenticare di chiedere anche le noci di macedonia ricoperte di cioccolato-.
-Certo piccola- Zac le depositò un lieve bacio sulla fronte prima di digitare il numero del servizio in camera.
 
-Oh Dio, sono la cosa più buona del mondo!- Vanessa si lasciò sfuggire un gemito di piacere mentre gustava le noci di macadamia ricoperte di cioccolato fondente.
-Sei sempre una ragazzina- Zac non nascose di proposito il ghignò che gli si formò sulle labbra. –Noci, cioccolato fuso e tempura di gamberi…. è questa la tua cena? Non venire a lamentarti se domani sarai in preda ai dolori di stomaco-.
Vanessa gli fece la linguaccia. Lei e Zac erano arrivati a Maui solamente da poche ore. Non avevano nemmeno disfatto i bagagli, ma avevano improvvisato un pic-nick sul pavimento della loro suite. Avevano ordinato la loro cena grazie al servizio in camera e si erano seduti vicini, stretti l’uno all’altra.
-Beh signor Efron! Se non ricordo male quando eravamo ragazzini tu eri capace di ordinare pizza, hamburger e patatine in un solo pasto e avevi anche spazio per il dessert! Adesso guardati… riso e salmone…-.
-Ero giovane- sorrise lui –e inconsapevole delle schifezze che mettono dentro quella roba lì-.
La ragazza rise di gusto quando Zac si mise in bocca una manciata di noci.
-Dio, hai ragione. Sono una droga-.
-Zac…-
-Mmmm…- aveva ancora al bocca piena di cibo.
-Volevo ringraziarti-.
Lui la guardò, stupito.
-Ringraziarrmi?- chiese, inarcando un sopracciglio -ringraziarmi di cosa, piccola?-.
-Di avere fatto tutto questo. Di avere lottato per me. Sei incredibilmente testardo, ma per una volta la tua ottusaggine è servita a qualcosa-.
-Sono contento piccola. E io ti devo ringraziare per essere venuta con me… senza di te le Hawaii non sono le Hawaii-.
-Quindi quali sono i piani?-
-Sono alquanto semplici. Niente ansie e preoccupazioni, ok? Siamo in vacanza. Domani andremo un po’ in spiaggia e ci rilasseremo assieme. Poi ti porterò a cena fuori-.
I suoi occhi blu brillarono nella semi oscurità del tramonto. Lo sguardo di entrambi si spostò sul meraviglioso spettacolo che Maui li stava offrendo: una tramonto rosso fuoco sul mare, proprio davanti la loro finestra.
-Sai non sono affatto sorpreso che il tuo anello ti stia ancora- l’uomo sfiorò appena la mano della compagna: nell’anulare della mano destra di Vanessa, così come in quella di Zac vi era infilato il suo vecchio anello kuuipo. Si sporse per baciarla nuovamente e sorrise quando sentì che le piccole mani di Vanessa si in intromettevano sotto la sua camicia.
-Sono pazzo di te Vanessa Hudgens. Questo è certo- sussurrò lui –e nessuna donna mi ha mai fatto sentire così-.
Era una sensazione strana. Da un lato, la loro relazione era agli inizi, ma in un certo senza non lo era nemmeno. Erano stati separati per anni, ma Zac si ricordava perfettamente ogni più minimo dettaglio riguardante Vanessa.  Era innamorato perso, come se vivesse in una realtà parallela perché quello rappresentavano le Hawaii per lui: potere mostrare tutto il suo affetto, amore, dedizione e riconoscenza verso la donna che amava. A costo di risultare ossessivo. Ma non c’erano amici e famigliari che potevano interrompere questo sentimento e desiderio costante di stare con lei in ogni secondo… quindi perché dovere negare a loro il vivere serenamente quella che ormai stava diventando effettivamente una luna di miele? L’uomo sperava che quel sentimento di essere completamente innamorati persi non sfumasse mai.
-Zac?
-Si piccola?-.
Lei abbassò lo sguardo per un attimo, come se si stesse prendendo del tempo per riflettere e per non rompere la magia di quel momento.
-Ecco preferire non uscire tanto… no… non è per quello che pensi tu. Non sono così pervertita-
-Io mi ricordo diversamente…- sorrise lui.
-Zachary! Non voglio dare troppo nell’occhio. Ecco tutto. A quest’ora la stampa si starà scatenando nei nostri confronti… insomma ci hanno visti assieme negli ultimo mese e sanno che io e Austin ci siamo lasciati. Non impiegheranno molto a fare due più due-.
Zac la strinse a sé: sapeva il perché Vanessa temeva così tanto il giudizio dei media, ma sapeva anche che tutto quello era inevitabile. Tuttavia voleva accontentarla, voleva farla sentire protetta e accolta. Sapeva che la loro relazione, in passato, aveva risentito della pressione dei media e voleva evitare il più possibile il ripetersi degli errori commessi in precedenza. 
-Baby, abbiamo sempre gestito tutto a meraviglia… beh ok, non eravamo perfetti, ma siamo sempre stati bravi.  Useremo sempre la vecchia tattica del concedere veramente poche interviste che abbiano la nostra relazione come soggetto principale-.
Vanessa lo guardò poco convinta. Anche lei e Austin per i media erano la coppia perfetta. Austin era sempre stato descritto come un bravo ragazzo, tutto casa e chiesa e Vanessa aveva detto più volte che lui era l’amore della sua vita e che sarebbe stata con lui per sempre. Beh, le cose erano effettivamente cambiate adesso. Zac poteva anche essere convinto del contrario, ma il cuore di Vanessa era colmo di inquietudine al pensiero del ritorno a casa.

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Capitolo 18
*** You're my heart's desire ***


Okay... colpo di scena! Da adesso in poi ci saranno interessanti sviluppi per i nostri eroi... restate connessi e ci vediamo sabato prossimo con il prossimo capitolo!
- Fran 

“ My life was grey till you added colors
Like the moon needs the sun, we don't care 'bout the others
You set my world on fire
You're my heart's desire”
- “You set my world on fire” Loving Caliber
 

 Maui, Hawaii - Settembre 2015
-Van, che hai?-
I passi di Zac la seguirono fino all’ingresso del bagno. Il ragazzo si inginocchiò e tirò indietro i capelli della ragazza, impedendole di sporcarli di vomito. Forse non doveva prepararle quel bicchiere di vino ogni sera. Forse lei era già troppo stanca e desiderava solo andare a letto.
-Piccola, tutto ok? E’ colpa mia… forse… forse è già mezzanotte e vuoi solo andare a letto a dormire?-.
-No…- la giovane donna aveva gli occhi lucidi. Si sciacquò la faccia e la bocca per poi fissare il pavimento. Erano giorni che era in preda al panico e che cercava di non darlo a vedere.
Dopo la loro fuga d’amore improvvisata lei e Zac si erano sistemati  in una lussuosa stanza d’albergo alle Hawaii. Il piano era prendersi una settimana di pausa dal resto del mondo per concentrarsi esclusivamente su loro due e per riprendere in mano la loro relazione. Sta di fatto che l’iniziale settimana si era ben presto trasformata in un mese.
Un mese di cena romantiche a lume di candela nella tranquillità della loro stanza d’albergo, un mese di servizio in camera, un mese di Zac che cucinava di nuovo per lei, un mese di passeggiate sulla spiaggia, surf, di escursioni nella natura. Un mese di loro due.
Gli sembrava di sognare, di essere tornati indietro nel tempo.
-Zac… il vino non centra….- si sciacquò nuovamente la faccia e respirò profondamente. Erano giorni che non si sentiva più lei: aveva costantemente un senso di pesantezza e nausea, era irritabile e stanca. Zac aveva dato la colpa allo stress: d’altronde Vanessa era appena uscita  da una relazione importante e stavano cercando di nascondere il tutto alla stampa e al mondo intero. Chi altro non si sarebbe stressato? In più tutte quelle attività nel quale lui l’aveva coinvolta: il surf, le escursioni, le nuotate… per non parlare del fatto che avevano passato la vacanza facendo sesso interrottamente. Forse era colpa sua. Forse era ora di tornare a casa e riprendere una qualche forma di vecchia routine.
-Scusa…- sussurrò lui –piccola, è colpa mia. Non ti dovevo fare bere così tanto questa sera. Vuoi mangiare fragole e cioccolato? Le ho appena fatte e messe in frigo-.
La ragazza le mise le braccia intorno al collo e si mise in punta di piedi per baciarlo.
Era straordinario. Aveva preparato una cena solo per loro due e lei stava rovinando tutto.
-Sei un tesoro-
-Be… lo so’- lui gli fece l’occhiolino, facendola ridere –ma ti ho fatto bere solo perché volevo portati a letto dopo- scherzò.
Il pensiero del vino fece rivoltare lo stomaco della ragazza.
-Non è stanchezza, era da un po’ di giorni che mi sentivo strana, ma non volevo rovinarci la vacanza-
-Piccola… V… diavolo…. In effetti eri giù di tono l’altro giorno. Cavolo avrei…-
-Zac- lo interruppe lei.
-Che c’è?-
-Smettila di blaterale ed ascoltami. Dio, questo è il motivo per il quale non ho detto nulla! Perché tu avresti dato di matto e preso il primo aereo per L.A. Pensavo che fosse influenza-.
Nel sentire pronunciare quelle parole la mente del ragazzo si azzerò.
-Pensavi? Da quando è che stai male?
-Da circa due settimane- lei arrossì –ma è tutto a posto. Zac guardami… stai calmo-
Lui si stava agitando. Odiava vederla soffrire ed era anche seccato perché lei gli aveva mentito. Come potevano iniziare una nuova vita assieme se lei gli mentiva su un malanno di stagione?
-Come faccio a stare tranquillo se la mia donna…-
- Potrei essere incinta-.
Si zittì di colpo e la fissò serio per una frazione di secondi. Era chiaro che aveva capito male. Vanessa non poteva essere incinta.
-Potresti?- i suoi occhi blu brillarono nella semi oscurità del bagno –che significa potresti?-.
Vuoi che ti faccia un disegnino? 
-Zac… lo sai che… ecco che lo facciamo sempre e…-.
Zac agitò la mano in aria per interromperla.
-Questo lo so… vuol dire che non ne sei sicura?-.
Vanessa lo fissò non sapendo esattamente come e cosa rispondergli. Non ci aveva ancora pensato a come fare. Non ci aveva ancora pensato perché non aveva avuto tempo di pensarci. Aveva iniziato a sentirsi male poco dopo il loro arrivo alle Hawaii e  l’idea che la nausea e la stanchezza  potessero essere riconducibili ad una gravidanza non le aveva attraversato il cervello nemmeno per un secondo. Fino al giorno prima almeno.
-Non ho…. non si compra un test in questi casi?- chiese lei, come se si aspettasse che Zac conoscesse la risposta.
Lui alzò le spalle.
-Credo… credo di sì. Credo-.
Si sentiva un’idiota adesso. Erano due adulti che non sapevano dove sbattere la testa solamente perché la sua ragazza aveva un ritardo. Era come se fossero tornati ad essere due ragazzini.
-Beh devo ancora comprare il test-.
-Vuoi comprarlo con Ashley?-. A Zac pareva una buona idea. Ashley sapeva sicuramente cosa fare. Sapeva che lei e Chris volevano un bambino, sapeva che ci stavano provando. O almeno così gli aveva raccontato Chris. In più la ragazza era anche la migliore amica di Vanessa e Zac sapeva che per certe cose, Vanessa e Ashley facevano coppia fissa. Soprattutto in una situazione del genere.
-Zac siamo alle Hawaii- le ricordò lei –non posso aspettare un minuto di più. Devo saperlo-.
Lo fissò per un secondo, aspettandosi che facesse qualcosa. Qualsiasi cosa. Ma non lo fece. Zac continuava a stare fermo lì impalato e a fissarla con uno sguardo perso. E solo allora Vanessa comprese il perché: era terrorizzato più di lei.
-Va tutto bene. Il test può anche essere negativo. Ci stiamo facendo delle paranoie inutili-  gli sfiorò deliacamente il volto e lui, finalmente, si riscosse dal suo stato di tepore.
-Non ho usato un preservativo- balbettò con un evidente punta di rammarico nella voce –non… cazzo… li ho sempre con me, ma più di una volta, con te, non li ho usati-
-Non ne avevi bisogno. Io ti ho detto che avevo la spirale-  gli ricordò lei –non hai fatto nulla di sbagliato. Vedrai che non sarà nulla-. L’ultima frase lo disse più per se stessa. Vanessa si morse il labbro inferiore e guardò il fidanzato dritto negli occhi.
 
Le mani di Vanessa tremarono mentre scartava il test di gravidanza. Era il terzo test di seguito che faceva. La farmacista le aveva confezionato il tutto in un pacchetto molto carino, completo di fiocco. Poteva ancora vedere la faccia sorridente della commessa che le porgeva la scatola contenente il test. Le aveva sorriso, come se le augurasse che il risultato fosse positivo. Mentre lei era in farmacia Zac era andato al market vicino all’hotel e aveva comprato sei grosse bottiglie di succo d’arancia. L’unica cosa di cui era certo e che Vanessa doveva fare pipì su quel bastoncino e quindi si era premurato di comprarle da bere, anche se forse aveva esagerato. Non era umanamente possibile bere tutta quell’aranciata senza vomitare.
Vanessa mise il bastoncino dentro il bicchiere pieno di pipì e lo allineò con gli altri due, ordinatamente disposti sul bordo della vasca jacuzzi. Ma cosa diavolo centrava ora un bambino con lei e Zac? Non l’avevano cercato quando avevano una relazione stabile… perché adesso? Perché erano stati così stupidi? Lui doveva compire di lì a breve vent’otto anni, lei ventisette. La gente di quasi trent’anni non rimane incinta per sbaglio! Non erano più dei giovani ed inesperti diciottenni!
-Allora cosa dice?- Zac era proprio dietro di lei, pallidissimo in volto, con le dita che tamburellavano sullo stipite della porta del bagno.
-Bisogna aspettare dieci minuti- lo informò lei.
Lui non si mosse.
-Zac…Zachary…-
-Che c’è?-
Zac continuava a fissarla, fermo immobile.
-Zac, stai fissando la mia pipì. Questo non accelererà il risultato!-.
Vanessa sbuffò, tentando di darsi un contegno. La verità era che era in preda al panico. Si stava facendo mille film mentali e in ognuno di essi andava qualcosa storto.
Il suono del timer fece sussultare entrambi.
I due ragazzi si guardarono negli occhi. Zac ingoiò un groppone di saliva.
-Qualsiasi cosa accada piccola ricordarti che ti amo, va bene?- la baciò dolcemente sulla fronte e lei gli rivolse un sorriso acquoso. Aveva già gli occhi lucidi.
-Tu guardi i primi due e io l’altro, ok?-.
Zac annuì, ma notò che le sue mani tremavano molto di più di quelle della compagna. Cercò di fare un respiro profondo per calmarsi.
Cazzo, calmati Efron! Sono solo dei bastoncini di plastica! Dei bastoncini di plastica che ti potrebbero cambierà la vita, ma è pur sempre plastica!
Prese in mano il primo test e spalancò gli occhi: due linee blu. Erano blu come l’oceano più profondo. Il secondo aveva un grosso “+” rosso e nel terzo lesse la scritta “Incinta +4”.
Lui e Vanessa si fissarono senza dire niente con i test di gravidanza ancora stretti in mano.
-Sono tutti positivi- disse con un filo di voce la ragazza. –penso che mi devo sedere-. Si sedette sul bordo della vasca idromassaggio, mentre Zac si passava nervosamente una mano nei capelli.
-Quando è successo ... cinque settimane fa ... ti giuro che non era pianificato. Quando abbiamo fatto sesso… quando…. Dio ero certa… non ti ho chiesto del preservativo in questi mesi perché ero sicura di non avere problemi avendo la spirale. Io  non volevo rimanere incinta.-
La ragazza provò un improvviso senso di vergogna e nascose il suo sguardo da quello del compagno. Non era proprio così che avevano voluto che questo scenario si svolgesse.
Zac si inginocchiò, le sollevò delicatamente il mento fino a quando i suoi occhi incontrarono di nuovo quelli di lei. Voleva essere molto chiaro su quello che stava provando adesso e su quello che era il suo pensiero su tutta quella vicenda che li aveva improvvisamente travolti.  
-Ness? Guardami negli occhi-.
Aspettò finché non fu sicuro che lo sguardo di lei non si sarebbe allontanato dal suo. –Va tutto bene. Sono felice, lo sono davvero- si schiarì la voce - sul serio, non sono arrabbiato o terrorizzato. Semmai ... non lo so ... in realtà, sono piuttosto eccitato. Sarò onesto, un bambino non è nei miei piani a breve termine, non lo è mai stato. Quando eravamo giovani ho dovuto frenare un sacco di gente, amici e famigliari compresi… insomma sembrava che tutti ci stessero addosso per farci sposare e avere figli al più presto. Diavolo un bambino allora ci avrebbe rovinato entrambi: eravamo poco più che dei ragazzi, io ero stupido e mettevo il lavoro al primo posto e dovevamo entrambi fare carriera. Adesso è diverso. Adesso ho te e voglio che tu sappia che io ti sosterrò in ogni caso va bene?-. Scrollò spalle e le sorrise rassicurante, come per rimarcare tutto il suo discorso.
Vanessa lo fissò negli occhi, cercando di trattenere le lacrime.
-Pensavo che ti saresti arrabbiato!-
-Arrabbiato?! - le loro fronti si unirono e si guardarono negli occhi –ti amo e adesso è questo quello che davvero importa per me, nostro figlio. Ovviamente se anche tu vuoi la stessa cosa. -.
Nostro figlio. Il solo pensiero era per entrambi i ragazzi irrazionale. 
-Siamo incinti Zac-
Un lieve sorriso si formò momentaneamente sulla faccia di Vanessa mentre allontanava la testa dalla sua. I suoi occhi si specchiarono in quegli di Zac, rivelando un pizzico di preoccupazione.
-Che cosa c’è?- chiese lui.
 -Sono un po’ spaventata Zac. E hai ragione, questo cambia molte cose. In questo momento non so cosa pensare-.
Nel sentire quelle parole Zac la baciò per farle coraggio. Forse si era dimostrato troppo felice dell’accaduto.
-Van…. sai che io sarò d’accordo con qualsiasi decisione prenderai vero?-
Il ragazzo si alzò in piedi, ma continuò a stringere la mano di Vanessa. Non voleva lasciarla nemmeno per un minuto.
 -Possiamo sederci sul divano per un po’?- chiese lei.
Zac era sorpreso. Nonostante ciò, le sorrise e si lasciò condurre nel salottino della loro camera d’albergo. Si sedette sul divano e la attirò in grembo. Con le braccia attorno a sé Vanessa si sentì più che protetta. Avevano molto da discutere: decidere cosa fare delle loro vita e cosa fare della loro relazione.  Ma in quel momento contavano solo tre cose ... lei, Zac e il bambino che avevano creato. Voleva però accertarsi che anche Zac fosse sulla sua stessa lunghezza d’onda. Per quanto lo conoscesse, quattro anni senza vederlo avevano di sicuro intaccato la loro relazione.
-Non era pianificato. Cinque settimane fa eravamo ancora a Los Angeles e io ti giuro che non ne avevo idea- ripetè lei. Non voleva che lui si sentisse in trappola. Non aveva mai voluto essere quel tipo di donna e sperava che Zac lo sapesse.
-Non è colpa tua… io… io avrei dovuto mettere un dannato preservativo… insomma non ne hai mai abbastanza di me, vero?- Zac le fece l'occhiolino e notò il rossore di Vanessa.
Il ragazzo fece un respiro profondo mentre ricordava tutte le incredibili notti che avevano trascorso insieme prima e durante quella vacanza. 
-Mi sei mancata terribilmente in questi anni. E volevo mostrarti quanto. E volevo essere sicuro che te lo ricordassi-. Si fermò e sentì i suoi pantaloni farsi leggermente più stretti  -scusa. Sai che effetto mi fa questo tipo di discorsi-. Si scusò sinceramente e la fece scendere dal suo grembo, ma continuò a stringerla a sè sul divano, mettendo un braccio intorno alle sue spalle.
Fece un altro respiro profondo e osservò la sua ragazza diventare ancora più rossa in volto.
-Apparentemente abbiamo esagerato in questi tre mesi-.
Questa volta fu Zac ad arrossire e scosse la testa, imbarazzato e divertito alla stesso tempo.
Vanessa osservò il viso di Zac per captare qualsiasi accenno di rabbia, tristezza o emozione negativa. Non ve ne furono. Lo sentì deglutire prima di sentirlo posare un bacio sulla cima della sua testa e prendere fiato. 
–Van…- si schiarì la voce -mi dispiace-.
Adesso era lei che gli rivolse uno sguardo confuso. Non le aveva appena detto che era felice?
-Mi dispiace perchè non è così che pensavo sarebbero andate le cose, non è di questo che abbiamo parlato in questi mesi. Tu sei… ci siamo appena rimessi assieme. In questo momento hai grandi progetti da fare e… e adesso siamo entrambi bloccati perché io sono stato così pigro da non infilarmi un dannato preservativo e non ho saputo tenere sotto controllo i miei ormoni! Questo non è solo colpa tua. -.
-Zac ...- la mora cercò di fermarlo e gli mise una mano sulla guancia, ma lui la respinse dolcemente.
-No lasciami finire, ti prego. Sono consapevole del fatto ... che hai ... opzioni. E non siamo sposati ... ancora, quindi non ho davvero voce in capitolo ... sulle tue opzioni, intendo. Ma se la mia opinione significa qualcosa per te, va bene ora ... Van, davvero, davvero non voglio che tu pensi di non avere questo bambino. Perché io lo voglio. E mi prenderò cura di voi, l’avrei fatto a ventitre anni e lo voglio fare adesso. Ora ne sono convinto più che mai-.
-Zac ...- Vanessa provò di nuovo ad interromperlo, ma si fermò quando Zac le mise un dito sulle labbra.
-Lo so. Lo so. Non è una mia decisione. Ma… ma…l'abbiamo fatto noi ... e penso che sia piuttosto speciale- Zac alla fine si fermò a respirare e osò guardare il viso di Vanessa.
Vanessa lo baciò, stringendosi a lui. Non gli chiedeva altro: Zac aveva già dissolto tutti i suoi dubbi sulla gravidanza e sull’avere o meno quel bambino.
-Mi ami davvero Zac? Pensando al bambino e tutto il resto. Mi ami?- gli chiese gentilmente.
-Certo che ti amo dannazione- ripose il ragazzo convinto -Non ho masi smesso di farlo e mai smetterò se proprio vuoi saperlo. Se non adesso, se non tra due anni, io so’ con certezza che tu sarai comunque la madre dei miei figli un giorno-.
-Ti amo anche io- Vanessa gli sorrise di nuovo -e per questo, non ho opzioni, so’ già cosa fare. Ho sempre pensato di avere figli verso i trentacinque anni, non prima dei trenta. Non so cosa succederà domani. Sarà un casino con i media e il mio spettacolo teatrale e le riprese del tuo nuovo film. Sarà un caos quando lo diremo a mamma e papà- la ragazza vide Zac sussultare –e ad Ash e Chris ma non ho opzioni Zac… se tu sei con me io lo voglio questo bambino-.
Si fermò abbastanza a lungo da posare un bacio pieno d'amore sulle sue labbra.

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Capitolo 19
*** For now you're scan of my unmade plan ***


Questo capitolo è parecchio lungo ed è 100% tenerezza... siete stati avvisati. Ci vediamo sabato prossimo (20 marzo) con il capitolo numero 20! - Fran

 
“You might be left with my hair, but you'll have your mother's eyes
I'll hold your body in my hands, be as gentle as I can
But for now you're scan of my unmade plans”
- “Small Bump” Ed Sheeran

 
-Non ci posso credere!- squittì Vanessa, stringendo saldamente in mano la foto della sua prima ecografia –ti rendi conto? Zac te ne rendi conto? Torniamo dopo un mese di vacanza e dobbiamo dire alle nostre famiglie che siamo incinti? Dopo tutte le raccomandazioni che ci hanno fatto prima di partire!-
La ragazza si tirò su la canotta tanto quanto bastava per scoprirsi la pancia e si specchiò. Nulla lasciva presagire che dentro di lei qualcosa stava cambiando, che stava crescendo qualcosa. Anzi, qualcuno.
Zac la cinse i fianchi e le appoggiò la testa su una spalla, prima di depositarle un lieve bacio a fior di labbra. Le sue forti mani andarono subito a poggiare sulla piccola protuberanza della ragazza, dove presumibilmente stava riposando loro figlio. Sospirò. Da quando Vanessa gli aveva rivelato di essere incinta tutto il resto del mondo per lui era scomparso. Non si aspettava di reagire in quel modo. Aveva sempre detto che, durante decine e decine di interviste, lui avrebbe aspettato i quarant’anni per il matrimonio e  i figli. E invece…
Erano appena tornati dalla loro prima visita ginecologica. Zac aveva insistito per prenotare subito una visita in una clinica privata di Maui. Il personale era stato estremamente cortese e discreto nei loro confronti. Avevano rimosso la spirale a Vanessa, avevano fatto qualche foto al piccolo e le avevano raccomandato delle vitamine prenatali.
-Beh, c’è ne hanno sempre fatte di raccomandazioni. E questa sarebbe la prima volta che le cose sono andate diversamente- .
Zac potè sentire la ragazza irrigidirsi sotto il suo tocco.
-Van… hai freddo?-
-No. Sono solo preoccupata- si morse il labbro inferiore. Davvero non riusciva a capire come potesse essere così calmo in una situazione del genere.
-Non c’è niente di cui preoccuparsi Nessa. Quello è il nostro piccolo- rimarcò indicando la foto che la donna stringeva tra le mani. Come era possibile amarlo così tanto? L’aveva appena visto per pochi minuti e, di certo, non assomigliava ancora ad un bambino, ma più ad un’arachide.
Vanessa per quanto si sforzasse non riusciva a condividere la visione ottimistica del compagno. Quel bambino per lei rappresentava anche una fonte costante di preoccupazione. Zac, anche in quella situazione, si era dimostrato un inguaribile romantico e lei doveva fare la parte di quella più pragmatica. Le pesava enormemente riportalo ogni volta con i piedi per terra.
-Ho tutto il diritto di preoccuparmi- sbottò lei, divincolandosi.
-Ok- Zac la guardò storto. Più volte al giorno doveva ricordarsi che era solamente tre mesi che lui e Vanessa avevano ripreso ad essere una coppia, e uno solo alla luce del sole. Era normale che non sapessero entrambi da quale parte girarsi, e il bambino aveva aggiunto stress ad ulteriore stress.
-Nessa il medico ha detto che non ti devi stressare- gli ricordò.
Vanessa non ci vide più.
-Ok!- sbuffò allontanandosi da Zac –puoi non starmi sempre alle costole? Dio Zac sono sempre io! Sono solamente incinta adesso e con tutto quello alla quale devo pensare gradirei che non mi stessi sempre addosso!-
-Ness io sto solamente cercando di…
-Di aiutare lo so! Ma sono in grado di prendermi cura di me stessa! Non devi sempre proteggermi! Io voglio avere questo bambino… ma… ma non immaginavo di averlo così e non immaginavo di averlo qui con te-.
Le parole le erano uscite dalla bocca così velocemente che si diede della stupida. Non intendeva ferirlo, tuttavia erano la verità. Non avrebbe mai immaginato di diventare madre prima dei trent’anni e non avrebbe mai immagino che il padre di suo figlio fosse il suo ex ragazzo.
-Scusa, Zac… io-.
Lui le rivolse uno sguardo carico di rammarico. Era chiaro che stava trattenendo le lacrime.
-Senti, va bene così… vado a fare un giro così ti calmi-
E uscì sbattendo la porta d’ingresso.  
 
Zac era andato dritto alla spiaggia e aveva noleggiato una tavola e fatto surf per circa un’ora prima di crollare, esausto, sulla risacca. Aveva bisogno di qualcuno che gli desse dei buoni consigli senza rimproverarlo o giudicarlo. Solo una persona in tutta la sua rubrica telefonica corrispondeva alla descrizione: Dylan. Aveva sempre trattato suo fratello minore come un suo pari e non come il più piccolo della famiglia. E per questo, si era facilmente guadagnato il suo rispetto. Sapeva quando Dylan adorasse Vanessa e viceversa: di sicuro sapeva ascoltarlo. Fece un rapido calcolo mentale: il fuso orario della California era solamente tre ore avanti rispetto alle Hawaii, quindi probabilmente Dylan era già sveglio a quell’ora del mattino.
Si sedette sulla spiaggia deserta e aspettò che Dylan rispondesse.
-Ehi Zac- sembrava sorpreso.
-Ehi Dylan…-
-E’ successo qualcosa?-
-Beh… perché?-
-Perché non mi hai quasi mai chiamato quando tu e Nessa andavate in vacanza. Di solito vi chiudevate in hotel e…-
-Dylan!- Zac si lasciò scappare un sorriso. Il solo potere parlare con il suo fratellino lo metteva sempre di buonumore.
-Ehi guai in Paradiso?-
-No… no- Zac si schiarì la voce: si sentiva quasi ridicolo a chiamare suo fratello minore per delle rassicurazioni –non proprio ecco. Io e Nessa abbiamo litigato-.
-Non eri tu quello che dicevi che si litiga per fare meglio l’amore?-.
Non si ricordava affatto di avere mai pronunciato una frase del genere: era il genere di frasi romantiche che il lui diciottenne diceva a Vanessa quando erano soli nel suo vecchio appartamento. Sembravano passati secoli eppure se Zac si fermava a pensarci sembrava anche che lui e Vanessa non fossero mai cresciuti realmente. Diventare adulti sotto gli occhi di tutti era stato faticoso per entrambi, ma soprattutto per Vanessa. Forse era quello che temeva Vanessa. Temeva il fatto di dovere crescere loro figlio sotto gli occhi del mondo e dei media, sottostare al loro incessante giudizio. Come avrebbero dovuto comportarsi? Zac sapeva che avrebbero analizzato ogni loro mossa fin dal principio. Non voleva che Nessa fosse la sola a dovere portare quel fardello.
-Io…io…- non poteva dire a Dylan della gravidanza. Non poteva farlo. Vanessa non l’avrebbe mai perdonato. –Come stanno Shadow e Simon?-
-Stanno bene. Zac, sono serio. Non è che hai combinato di nuovo qualche casino? Giuro che se le hai fatto di nuovo del male-
-Dylan, Nessa sta bene, sta più che bene. Abbiamo solo discusso perché… perché dice che sono troppo protettivo nei suoi confronti. E’ una buona ragione vero? Molte coppie litigano perché lui ignora completamente i bisogni della sua donna-
-Zac non è che tu sei protettivo nei suoi confronti! Sei territoriale! E’ leggermente diverso. Nessa non è mica una sprovveduta!-
-Non sono territoriale! Lei è anche gelosa di me!-
-Zac lei era gelosa di te. Adesso ti ama, ma credo che abbia superato la fase in cui lanciava occhiate assassine a tutte le ragazzine che cadevano ai tuoi piedi. Tu invece no. Basta pensare a cosa hai fatto l’altro giorno quando mi ha abbracciato-
-Indossava solamente una maglietta!-
-Anche Courtney ti ha abbracciato con indosso solo una maglietta- gli ricordò Dylan –e non mi pare che il sottoscritto abbia detto nulla-.
Solo allora l’uomo si rese conto che, forse, aveva esagerato. Voleva così tanto proteggere Vanessa, assicurarsi che stesse sempre bene che aveva dimenticato che lei era una donna adulta.
-Zac sei ancora lì?-
-Cosa? Oh sì. Grazie bello per avermi ascoltato-
-Figurati e…Zac?-
-Si?
-Tu e Nessa starete bene. Ne sono convinto-.
Zac sorrise. Gli era eternamente grato per tutto il supporto che Dylan gli stava offrendo.
-Lo so’ bello. Devo solo ricordarmi di tenere chiusa la bocca ogni tanto-.
 
-Scusa se ho dato di matto – i suoi occhi neri da cerbiatto guardarono fissi in quegli blu di Zac e lui si sentì già sciogliere. -Abbiamo molte decisioni da prendere su Baby Zanessa. Dobbiamo decidere un vero nome. Dobbiamo assicurarci che lui o lei stia davvero bene dentro di me. E dobbiamo dirlo ad un sacco di persone. Ma avere questo bambino non è un'opzione ... è… e sono onorata di averlo con te. Perché sei stato straordinario in questi mesi, lo sei sempre stato. A meno che non ci sia un aborto o qualcosa del genere ... avremo il nostro bambino-.
Vanessa avvolse le braccia attorno al collo di Zac e gli posò un altro bacio sulla guancia. 
-Ora ...- la sua voce si abbassò a un tono più morbido, più seducente.
Zac la guardò con gli occhi spalancati chiedendosi solo cosa sarebbe successo dopo.
-Ti è piaciuto fare l'amore con me in questi mesi?- gli sussurrò all'orecchio mentre gli tracciava delicatamente l'orecchio con la lingua.
-Diavolo sì.-  Zac sentì subito i pantaloni farsi stretti. La litigata sembrava appartenere a secoli fa. Ma non era arrabbiata a morte con lui sola mezz’ora prima? Adesso voleva portalo a letto? Ecco cosa voleva dire umore variabile delle donne incinte!
-Beh, sono già incinta e ora sono decisamente dell'umore giusto. Non c'è bisogno di preoccuparsi della protezione in questo momento- lei praticamente lo stava supplicando e stava già armeggiando con la cintura dei jeans –i mie ormoni mi stanno facendo impazzire in questo momento e se non fai qualcosa per me, potrei semplicemente farlo da me-. Gli morse delicatamente il lobo dell’orecchio e sorrise, sentendo già l’erezione di Zac premerle sulla coscia.
Quando Vanessa si svegliò, il suo primo pensiero fu che era stato tutto un sogno. Quando aprì gli occhi la prima cosa che vide fu che Zac era accanto a lei e la guardava adorante. Vanessa gli sorrise e provò un inaspettata sensazione di gioia diffondersi in tutto il corpo.  Era notte e lei era nuda sotto le coperte con l’uomo che amava. Non c’era niente di più bello.
-Ehi, mamma. Come ti senti?- mormorò Zac dolcemente, pentendosene subito dopo. Era francamente terrorizzato dal fatto di potere scatenare un’altra crisi di nervi in Vanessa. Tuttavia lei gli sorrise, stiracchiandosi fra le sue braccia.
-Ehi- disse accogliendolo con un bacio –mai stata meglio-.
Zac allungò timidamente una mano sul suo addome, ancor piatto, e rilassò il suo tocco solo quando Vanessa strinse la mano alla sua.
-Puoi ancora toccarmi Zachary e decisamente possiamo ancora fare sesso. Non mi romperò, sia chiaro-.
Lei e Zac avevano appena finito di fare l’amore. Per tutto il tempo il suo ragazzo si era premurato di chiederle se andava tutto bene, come se quella fosse stata la loro prima volta. Era stato fin troppo prudente, ma Vanessa non voleva offenderlo. Perciò si era limitata ad annuire.
-Non ho intenzione di smettete di fare l’amore con te- Zac alzò un sopracciglio e sorrise –ma abbiamo fatto un bambino-.
Il solo pensiero era ancora terribilmente irrazionale per lui, ma adorava tutto quello. Adorava che ci fosse metà parte di lui in Vanessa. -Sei così incredibile Van -  la sua voce era roca ed insonnolita  -Non pensavo fosse possibile innamorarmi più profondamente di te, ma dall'ultima notte, l'ho fatto. Guardarti dormire e sapere ...-. Zac  si zittì per schiarirsi la gola, lottando contro le emozioni: aveva le lacrime agli occhi dalla commozione e Vanessa sentì di amarlo ancora di più. Gli accarezzò teneramente il viso con una mano e si specchio nei suoi limpidi occhi blu.
-Sapere che c'è un bambino, mio figlio, che cresce dentro di te è ... insomma va al di là di ogni mia aspettativa. Non volevo mostrarmi troppo felice perché è da pazzi, ma parliamoci chiaro… mi hai reso l’uomo più felice dell’universo. Continuo a provare questa sensazione di euforia e… e devi perdonarmi se… se… voglio passare ogni istante con te e sapere che sei al sicuro. Che tu e il piccolo siete al sicuro-.
Zac abbassò lo sguardo, quasi imbarazzato.
-E’ che a volte mi chiedo se… se… se tu pensi ancora ad Austin. Insomma se tu fossi incinta di lui adesso e…-.
Vanessa sfiorò con la punta delle dita la barba dell’uomo. Lo voleva costringerlo a guardarla e voleva essere chiara con lui.  –Zac ficcatelo bene in testa, va bene? Io sto bene e sono felice, perché sono con l’amore della mia vita e con il primo uomo che io abbia mai amato. Sei stato il mio primo amore e il primo uomo con cui io abbia mai fatto l’amore. E adesso aspetto tuo figlio. Sono incinta di un uomo meraviglioso e no, non vorrei che al tuo posto ci fosse Austin-.
Il volto di Zac si illuminò al suono di quelle parole. La prese tra le braccia e la baciò teneramente, prendendosi il suo tempo per godersi la morbidezza delle sue labbra e il sottile movimento della sua bocca contro la sua. Quando si tirò indietro grosse lacrime si erano formate sul volto della donna.
-Ti amo, piccola- mormorò.
-Ti amo anch'io- rispose lei, fissandolo con un’espressione di beata felicità impressa in volto. -E nostro figlio è dannatamente fortunato ad averti come padre-.
-Smettila- Zac arrossì, scuotendo la testa, vagamente imbarazzato.  Affondò la testa nei ricci scuri della ragazza e ne inspirò il dolce profumo. Sperava che suo figlio li ereditasse. Sperava che ereditasse la pelle ambrata e i ricci scuri di Vanessa.
-Sono io che devo ringraziare te. Ero parecchio incasinato prima che tu ricomparissi nella mia vita. Sei il mio mondo Van. Siete il mio mondo-
Quella non era semplicemente una dichiarazione d’amore. In quei mesi Zac glie ne aveva fatto a decine, ma Vanessa sentì di dovere dire qualcosa.
-Lo dici come se avessi solo me-
.Ma lo sei- Zac la guardò vagamente preoccupato: davvero, non riusciva a capire il perché lei fosse ancora dubbiosa su loro due. –Sei il mio mondo Vanessa Hudgens. Lo sei sempre stata-.
- Ti amo Zac. E significhi tutto per me, ma non sei il mio mondo. Ho mamma, papà, Stella. Ho Shadow e ho Ashley e Chris… ho altri amici. Ho la mia carriera sia nel cinema sia a Broadway-.
-Non credi che io abbia altri interessi oltre te? Ho anche io una famiglia e degli amici. Ma vengono tutti dopo di te- il ragazzo era sulla difensiva. Aveva bisogno che Vanessa lo aiutasse a capire.
-Lo so’ che è così Zac, ma a volte è come se non riuscissi a separare tutto il tuo mondo da me. Non voglio che pensi che adesso che sono incinta il resto deve scomparire-
-E’ per questo che ti sei arrabbiata ieri pomeriggio? Perché sono troppo concentrato su di te?-.
La ragazza nascose il suo sguardo all’amante.
-Nessa- la incitò Zac –è per questo che hai fatto quella scenata?-
-Non voglio che ti senti soffocato per colpa mia-
-Van io non mi sento soffocato per colpa tua. E’ mia madre quella che mi soffoca- Zac tentò di farla ridere, ma la sua battuta non ebbe l’effetto sperato.  
-Credo che la mia crisi di ieri sia dovuta al fatto che non sappiamo ancora cosa fare quando saremo tornati a casa-.
-Oh-.
Adesso Zac capiva perfettamente. Quella non era la prima volta che Vanessa tentava di esprimergli la sua preoccupazione imminente sul loro futuro. E ogni volta lui aveva cercato di sviare il discorso o aveva fatto una battuta: probabilmente al suo ennesimo “Andrà tutto bene” Vanessa non aveva retto più e aveva dato di matto.
-Van, manca ancora un sacco di tempo. Non dobbiamo per forza decidere adesso. Sei incinta di cinque settimane-.
-Zac tra due giorni abbiamo un volo diretto a Los Angeles- la ragazza si divincolò dal compagno e si mise seduto sule letto a gambe incrociante, coprendosi con il lenzuolo.
-Puoi stare da me fin quando vuoi. Metà delle tue cose è già lì e a Dylan e Courtney non seccherà di certo-
-Quindi devo subito dire a tuo fratello che tu mi hai messo incinta?-
-Beh no- Zac deglutì mentre nella sua mente prendeva forma la scena –non è quello che intendevo. Solo… solo che non dobbiamo per forza pensarci adesso-
-No, sì che dobbiamo farlo. Amore, bisogna essere realisti-
-Sono realista piccola-
-No, non lo sei Lo capisco dal modo in cui mi guardi. Sei completamente… sei innamorato perso e la cosa non mi piace per niente perché non stai ragionando-.
-Potrei offendermi sai?- Zac inarcò un sopracciglio –sono innamorato perso di te, ma non ho mica perso ogni capacità intellettiva. Andremo a casa mia e ti aiuterò a decidere cosa fare con la tua vecchia casa. Poi dobbiamo dirlo alle nostre famiglie. Pensavo di andare in Oregon per stare un po’ con papà. Vedi? Non sono uno sprovveduto che vive alla giornata-.
Vanessa lo fissò: non le era chiaro se Zac avesse già architettato tutto quello che le aveva appena detto o se quella era stata una copertura elaborato all’ultima minuto. Tuttavia scelse di credergli.
-Ok, pensavo di tornare a casa mia-
-Non se ne parla nemmeno. Non ti lascio sola-
-Sai Zac ho vissuto per quasi due anni senza di te, prima che Austin si trasferisse a casa mia- in qualche modo voleva metterlo alla prova. Vanessa sapeva che Zac desiderava solamente stare con lei, ma sapeva anche che lei era perfettamente in grado di provvedere a se’ stessa e al bambino.  
-Preferire non lasciarti sola. Non ora-
-Beh allora trasferisti a casa mia-
-Dici sul serio?- Zac appoggiò il gomito sul letto e la fissò. –E’ un invito ufficiale?-
-Cosa c’è ti serve un invito scritto con la carta bollata Efron? I miei non saranno entusiasti, ma dato che aspetto tuo figlio e ti amo, alla fine capiranno. Casa mia è molto più grande. Una delle stanze degli ospiti può diventare la stanza del bambino-.
-Mi piace come ragioni Hudgens-.
Nonostante i loro piani appena stilati nella mente di Vanessa si divincolavano mille domande e più. Come avrebbero fatto lei e Zac ad affrontare tutto quello? A lei le sembrava che fossero su l’orlo del baratro: da una parte lei e Zac con il loro amore, dall’altra la razionalità delle loro famiglie, i dubbi suscitati dai loro migliori amici e la pressione dei media. Il suo pensiero però andava alla nuova vita che stava crescendo dentro di lei. Poteva anche averlo scoperto da poco e poteva anche essere stata una sorpresa, ma Vanessa credeva nel destino. Se lei e Zac si erano incontrati e se quel bambino ora era dentro di lei un motivo ci doveva essere. O almeno le piaceva pensare così. Forse Zac l’aveva influenzata alla fine, ma lei quel bambino lo desiderava con tutta se stessa.  Il dovere affrontare tutto nascondendo la cosa ai media la preoccupava enormemente, così come l’andare contro le loro famiglie. Il dolore del parto la spaventava, ma in quel preciso momento, la ragazza sentì di potere affrontare tutto con Zac accanto a sé. Spostò lo sguardo sul suo fidanzato; di una cosa era sicura: suo figlio sarebbe stato dannatamente bello, dentro e fuori. Vanessa sentì un bisogni impellente di vederlo… sarà biondo come il suo papà appena nato o avrà i capelli scuri come me alla nascita? Avrà gli occhi azzurri come Zac e come tutti i maschi Efron o scuri come quelli della famiglia Hudgens? Quanto saranno piene le sue guanciotte? Di cosa profumerà la sua pelle? Riuscirò a guardarlo senza piangere, pensando a quanto sarà bello avere tra le mie braccia lui, che è tutto l'amore che provo per suo padre? Riuscirò ad essere una buona madre, anche quando mi sentirò un completo fallimento? Come faremo ad uscire di casa evitando i paparazzi? Riusciremo a trovare un nuovo equilibrio nella nostra famiglia, nella nostra coppia e nelle nostre vite?
-Penso che staremo bene- Zac ruppe la bolla dei suoi pensieri –io, te e il piccolo. Penso che se continueremo a comportarci come persone civili e a essere sempre onesti l’uno con l’altra alla fine andrà tutto bene. Ti amerò come non mai quando Baby Zanessa sarà qui con noi. Anche se non credo che sia umanamente possibile amarti di più di quanto ti amo ora-.
Mentre diceva quelle parole Zac sperava che Vanessa lo ascoltasse per una volta tanto. Si era messo a nudo per lei, aveva affrontato la sua famiglia per lei, era andato via con lei e ora si sarebbe preso cura di lei e di loro figlio. Era davvero pronto a farlo e voleva che anche lei gli desse fiducia.
-Van, ero serio l’altra sera. Se tutta questa faccenda forse capitata prima della nostra rottura ci sarei stato. Tanto più anche adesso siamo entrambi adulti e che le nostre carriere possono fermarsi per un po’ di tempo-.
Vanessa lo fissava con il cuore in mano. Vederlo mettersi a nudo davanti a lei in maniera così innocente… sapeva che per Zac non era stato facile ammettere tutto quello, sapeva che era terrorizzato dal futuro e dalla reazione delle loro famiglie e de media, ma stava facendo del suo meglio per nascondere tutte quelle insicurezze per non farla preoccupare. Come poteva non amarlo?
Si sporse verso di lui e unì le labbra alle sue in un lungo bacio.
-Ti amo- sussurrò contro le sue labbra – e quando dici questo genere di cose mi fai…-
-Si?- Zac sollevò un sopracciglio, gustandosi il momento.
-Mi fai impazzire- concluse lei –e fai allontanare tutti i problemi e i cattivi pensieri- Vanessa fece scorrere delicatamente la sua mano sul petto nudo del ragazzo –so’ che non scompariranno come per magia e che fra tre giorni saremo di nuovo nella terra dei paparazzi e dovremmo affrontare una miriadi di questioni lasciate in sospeso, ma quando parli in quel modo ecco… mi fai stare bene-.
Zac la baciò teneramente sulla fronte. Sarebbe stata dura trascorrere ore e ore senza poterla vedere quando le riprese del film sarebbero iniziate.
-Il film non sarà un problema. Van siamo già stati separati per qualche settimana, ci siamo già passati. Nell’estate del 2009 abbiamo fatto praticamente la spola tra il Canada e gli States. Potremo anche non essere fisicamente assieme per qualche giorno, ma lo sai che non saremo mai soli. Abbiamo l’un l’altra. E abbiamo le nostre famiglie e i nostri amici-.
Zac aveva volutamente omesso il fatto che nessuno dei loro amici e famigliari sapeva ancora della gravidanza, ma il giovane era convinto che, dopo un primo momento di smarrimento iniziale, tutto si sarebbero risolto e che persino Greg Hudgens avrebbe accettato la cosa. Tuttavia questo Vanessa non doveva saperlo, non voleva che si preoccupasse inutilmente.
-Ma Zac –protestò lei –sappiamo entrambi come è finita la scorsa volta-
-Hai davvero così poco fiducia in me? In noi?-
-Non sto dicendo questo- si affrettò a ribadire lei. Non voleva litigare di nuovo, ma Zac e il suo inguaribile ottimismo da sognatore le stavano rendendo le cose difficili. Doveva essere lei la mente razionali per entrambi -sappiamo entrambi cosa Hollywood può fare alle persone. Tu più di tutti dovresti saperlo. Non voglio finire come loro-
-Loro chi?-
-Loro. Le coppie che non ce l’hanno fatto. Zac è già difficile mantenere un certo equilibrio tra due carriere importanti e una vita di coppia. Adesso c’è il bambino e… ed è tutto così complicato-.
Zac premette delicatamente un dito sulle guancia della ragazza, asciugandole le lacrime. Era ansiosa, la poteva capire ma voleva rassicurarla in ogni modo possibile.
-Non siamo come gli altri. Noi non lo siamo. Niente può mettersi tra di noi. Dio Van, ti giuro che noi ce la faremo-.
Vanessa premette la fronte contro la sua e lasciò che Zac depositasse un lieve bacio su di essa. Chiuse gli occhi. Sapeva che le prole di Zac non erano vuote, che racchiudeva una promessa fatta con il cuore. Era reale.
-Ora- sussurrò Zac –niente più dubbi su di noi? Affare fatto?-
-Affare fatto-
-Bene. Lascia che ti prepari una colazione-.

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Capitolo 20
*** Are you happy in knowin' that you're having my baby? ***


Capitolo bello lungo e ricco di sorprese! A chi è che non farebbe paura Greg Hudgens? Futuri sviluppi in arrivo... e sotto sotto Greg è un pacioccone che vuole solo difendere sua figlia. Ci vediamo sabato prossimo (27 marzo) con il capitoli 21.
 
 
“Are you happy in knowin' that you're having my baby?”
- “You’re Having My Baby” Paul Anka ft. Odia Coates
 

Los Angeles, California - Settembre 2015
-Non credo di potercela fare Ness.-
Zac sospirò pesatamente mentre le sue dita giocavano con i capelli della sua ragazza, stretta al suo petto nudo. Il ragazzo mise immediatamente una mano sotto la maglietta della donna  in modo da sentire la sua pancia calda.
Ancora non riusciva a crederci… sarebbe diventato veramente padre?
Lui e Vanessa erano tornati in California il pomeriggio precedente e la ragazza si era premunita di invitare la sua famiglia fuori per un brunch domenicale. D’altronde non li vedevano da oltre un mese e sapevano che l’ultima riunione famigliare, e la prima che avevano avuto dopo anni, non era stata idilliaca. Erano tutti preoccupati per loro ed entrambi ne comprendevano i motivi. Solo che ora dovevano scioccare nuovamente i loro genitori comunicandoli la notizia della gravidanza.  
Zac sapeva che Greg aveva impiegato molto tempo ad accettare che ci fosse un altro ragazzo nella vita della sua preziosa prima figlia femmina e il ragazzo aveva passato mesi per convincere l’uomo a concedergli di convivere con Vanessa e dimostrargli di essere degno di prendersi cura di lei. E all’epoca aveva appena vent’anni. Era una fiducia e un legame che si erano formati in pochi anni e che si erano improvvisamente spezzati nel 2011, quando lui e Vanessa si erano lasciati.
 E ora? Ora Zac stava cominciando a temere che quella fiducia sarebbe andata in pezzi con una sola affermazione. D’altronde Greg non era stato affatto felice del fatto che lui aveva “costretto” Vanessa a quella vacanza improvvisata. E adesso gliela riportava a casa pure incinta! Poteva vedere la faccia di Greg diventare livida. Sì, il ragazzo ne era pienamente convinto. Quando Vanessa avrebbe pronunciato le fatidiche due parole –Sono incinta- il volto scuro di Greg Hudgens sarebbe diventato di pietra e sicuramente non si sarebbe sprecato nel riempirli di baci ed abbracci e nel urlare un “Congratulazioni!”. Anzi probabilmente avrebbe offerto a Zac un modo per morire ... e le opzioni sarebbero state probabilmente abbastanza dolorose.
Vanessa abbassò lo sguardo su Zac che si era tirato le coperte sul petto e aveva appoggiato la testa sul cuscino, una delle mani dell’uomo era sempre ferma sulla sua pancia e con le dite le stava massaggiando delicatamente attorno all'ombelico.
-Che cosa vuoi dire con “non penso di poterlo fare”?-
Zac la guardò in faccia, vagamente allarmato.
-Non posso dirlo a Greg. Non di persona. Nessa, mi ucciderà. Io ... lui ...-.
Zac chiuse gli occhi e Vanessa studiò il suo viso contorto: era la prima volta che lo vedeva veramente preoccupato, quasi terrorizzato.
Il ragazzo si mise seduto e si portò una mano sulla fronte.
-Penso che mi ammalerò-.
-Non dovrei essere io quella che sta male? Dopotutto sono incinta-. Vanessa scosse la testa e gli batté una mano sul petto -ti prenderò un bicchiere d'acqua. Resta sdraiato per un minuto o due-.
Quando si alzò dal letto, Vanessa si mise una mano sullo stomaco e lo strofinò delicatamente.
-Baby Z ... se tuo padre sopravvive nel raccontare di te a nonno e nonna saremo solo fortunati-.
-Ti posso sentire benissimo sai?- la rimproverò Zac, ma sul suo viso si era formato un lieve sorriso. Quando Vanessa tornò, si arrampicò sul letto accanto al suo ragazzo. Notò che sembrava pallido. Forse non si sentiva davvero bene.
-Zac?- gli passò una mano sulla guancia. -Davvero non ti senti bene? Hai davvero così tanta paura di parlare con mamma e papà?-
Zac si tolse la mano dalla fronte e aprì gli occhi per guardarla. Lei lo aiutò a sedersi lentamente e gli porse il bicchiere d’acqua. Ne bevve un sorso e poi si mise seduto tenendo il bicchiere con entrambe le mani.
-Davvero. Greg mi ucciderà- ripetè Zac. Questa volta c’era un’evidente nota di panico nella sua voce.
Vanessa scosse la testa, quasi divertita dalla reazione del compagno.
-Probabilmente lo farà- la sua risposta non fece nulla per calmare i nervi di Zac. -Voglio dire, sì, probabilmente minaccerà di ucciderti. E lo ha già fatto prima. Ricordi quando mamma gli ha raccontato della nostra prima volta? Che non ero più vergine?-.
Zac trasalì al solo ricordo. Certo che se la ricordava.  Lui e Vanessa uscivano assieme da quasi un anno quando l’avevano fatto. Erano stati sinceri: era la loro prima volta ed erano terrorizzati, ma si erano donati l’uno all’altra. Zac era stato un perfetto gentiluomo con lei e Vanessa sentì un brivido lungo la schiena, al solo pensiero. Ma quando Gina, giorni dopo  che era successo il fatto, aveva accennato al marito che la loro primogenita non era più vergine, Greg era partito con la sua auto ed era comparso davanti casa Efron alle cinque del mattino con un forcone in mano. C’era voluta la mano santa di Starla per calmare l’uomo.
E adesso Zac doveva dire all’uomo con il forcone che aveva messo incinta la sua preziosa Baby V.? No Signore, era fuori discussione.
-Ma Van- Zac si stava lamentando come un bambino di pochi anni -dirgli che sei incinta significa che lo saprà ... lo sai-.
Vanessa inarcò le sopracciglia. Davvero, Zac stava diventando paranoico. Pensava che avesse superato il terrore di suo padre secoli fa!
-Saprà cosa? Che stiamo facendo sesso? Zac, non credo che mio padre non sappia cosa abbiamo fatto in questi mesi. E cosa facevamo anni fa. D’altronde è tua madre, e non la mia, che ci ha sempre regalato un pacco di preservativi ogni Natale per cinque anni!-.
-No. Cioè voglio dire si-  Zac si mise a sedere composto e scosse la testa  – ma l’hanno sempre fatto per evitare questo tipo di situazione e adesso… e adesso io ho rotto questo legame di fiducia. Non posso affrontarlo. Non posso parlargli-.
-Zac, avevamo vent’anni alle’epoca. Eravamo praticamente due ragazzini. Adesso siamo adulti. E non penso che i tuoi penseranno che tutta questa faccenda sia solo colpa tua. Abbiamo fatto questo bambino assieme e insieme affronteremo le nostre famiglie-.
L’uomo le rivolse una smorfia e  si sdraiò di nuovo sul letto: per quanto ottimistica era la visione della sua ragazza, lui non riusciva a non preoccuparsi.
Vanessa non rispose con una risata e neppure con un altro suono. Zac attese solo un momento e aprì gli occhi per guardarla: la sua ragazza incinta era in piedi accanto al letto con un espressione seria in volto. Un'espressione di rabbia, dolore e determinazione era impressa sui suoi lineamenti normalmente morbidi. Era la stessa espressione che Zac poteva immaginare sul volto di Greg Hudgens.
Vanessa si allontanò dal letto e prese l’I-Phone dal comodino.
-Chi stai chiamando?- gracchiò Zac, allarmato.
Vanessa sollevò un sopracciglio e lo guardò direttamente negli occhi.
-Se non andrai da loro, allora loro verranno da noi. Tutti quanti-.
Zac iniziò a sudare freddo: non poteva reggere il confronto con Greg e Gina nelle sue mura domestiche. No, l’uomo avrebbe utilizzato il suo forcone per rompergli tutti i vetri delle finestre e buttargli all’aria i mobili. No, meglio incontrarsi fuori, in un luogo pubblico e molto affollato.
Poi la frase che pronunciò Vanessa lo fece tornare in sé.
- Dovrai cucinare, a proposito. L'odore delle uova e della pancetta mi fa venire la nausea.
Il ragazzo si inginocchiò sul letto e raggiunse il bordo, in modo da stare davanti a Vanessa. Gettò il dispositivo sul letto e avvolse le braccia attorno a Vanessa.
-Hai avuto la nausea mattutina? Non ci ho nemmeno pensato. Ness, mi dispiace. Stai bene?-.
Si sentiva un pessimo fidanzato adesso. E anche un pessimo padre. Come aveva potuto mettere i suoi sentimenti e le sue ansia davanti a quelle della futura madre di suo figlio? Bella mossa Efron, ti fai schifo da solo.
La rabbia di Vanessa si dissolse in un secondo e lei si sciolse nel suo abbraccio. Una parte di lei capiva Zac: era spaventato, ovviamente molto preoccupato per la reazione di Greg. Ma ad un suo minimo accenno di malessere, Zac le dava nuovamente tutta la sua attenzione. Era davvero premuroso. Quella era solamente una delle milleduecentoquattro ragioni per il quale la ragazza era stata così follemente innamorata di lui, e lo era ancora.
Zac appoggiò la sua fronte su quella di lei -Sei sicura di stare bene? Sei sicura di volere andare a pranzo con i tuoi?-.
-Zac, sono incinta. Non sono malata. Ho solo delle normalissime nausee mattutine, cosa che è perfettamente normale se ben ricordi-
-Si ma…-
-Ho solo vomitato un paio di volte in queste prime sette settimane. E’ tutto ok, davvero-.
Zac non sembrava convinto, tuttavia glie la diede vinta e le posò un dolce bacio sulla fronte. Vanessa notò che finalmente il suo fidanzato sembrava tornato in sé. Gli afferrò il braccio prima che potesse allontanarsi da lei.
Lui le sollevò la maglietta e baciò anche la pancia, sorridendo a contatto con la sua pelle. Vanessa rise.
Zac le sorrise, poi posò l'orecchio sul suo stomaco. Sorrise nella direzione di Vanessa mentre si mordicchiava il labbro inferiore solo chiedendosi cosa stesse facendo suo figlio lì dentro.
-Alla piccola Zanessa piacciono i miei baci. Dice che vuole di più-.
Vanessa deglutì e si sforzò di non piangere. Dannati ormoni!
-Come fai a sapere che è una femmina?-.
-Mmmm-  rispose Zac mentre la posava delicatamente sul letto e si sistemava sopra di lei, lasciandole una scia di baci sull’addome.
-Ehi ...- Vanessa lo riprese dolcemente, infilandogli le mani nei suoi capelli -la mamma sta diventando gelosa quassù-
Zac si interruppe e strisciò verso di lei, baciandola sulle labbra con passione, lasciando che le loro lingue lottassero tra loro.
-La mamma non ha nulla di cui essere gelosa. Sarà sempre la prima donna nel mio cuore- sussurrò Zac prima di alzarsi da letto.
-Dobbiamo essere al ristorante tra un’ora- borbottò lui, infilandosi in bagno –e , se ricordo bene, tua madre odia quando arriviamo in ritardo vero?-
-Ehi Wildcat…- Vanessa gli sorrise –ti amo-.
Zac le sorrise di rimando.
-Ti amo anch’io. E finché siamo assieme nulla mi terrorizza così tanto. Nemmeno tuo padre e il suo forcone-.
Vanessa annuì e unì le dita alle sue e le rimise sul suo stomaco.
-Sì. Ci siamo dentro insieme e andrà tutto bene. Fidati Zac-.
 
Vanessa strinse la mano di Zac: sapeva che era in preda al panico, ma che stava cercando di non farglielo notare. Lo amava anche per quello. Per quel suo desiderio snodato di volerla sempre proteggere.
-Respira- gli sussurrò in un orecchio, scostandoli dolcemente dal viso i capelli.
Lei e Zac erano arrivati in anticipo nel ristorante che avevano scelto e ora erano seduti nel privè interno, in attesa dei genitori della ragazza.
Zac le sorrise debolmente e respirò prontamente per provare a calmarsi. Il suo ginocchio tremava.
-Scusa V…-
-Tranquillo Zac. Siamo in un luogo pubblico. Papà non uscirà di testa, non può mettersi ad urlare in un ristorante con altre venti persone attorno a noi. L’ho scelto apposta-.
-Beh avrei preferito un bunker con un muro di cemento tra me e tuo padre. Grazie-.
Vanessa alzò gli occhi al cielo e soffocò una risata.
-Sei paranoico… vedrai…-.
La frase della ragazza rimase in sospeso perché gli Hudgens varcarono la soglia del locale. Stella corse subito ad abbracciarli con affetto.
-Ehi Stella Bella- Zac la strinse a sé. In una situazione del genere era immensamente sollevato di avere almeno un alleato.
-Ehi Zac Attack. Ciao V. Mi siete mancati tantissimo-
-Stella ti abbiamo chiamata tre volte al giorno ogni giorno. Non ti è bastato?- le fece notare la sorella maggiore.
-No- rispose candidamente la diciannovenne –aspetto con ansia un'altra gita in gelateria. Questa volta anche con Dylan e…-
-Andiamo Stella, lasciaceli salutare anche a noi- Gina Hudgens si sfilò gli occhiali da sole e strinse a sé sia Zac sia la figlia. Poi si rivolse a Vanessa. –Tutto a posto vero?-.
Vanessa si morse il labbro inferiore per l’agitazione, ma annuì leggermente. Era conscia del fatto che sua madre la stava analizzando in cerca di qualche segnale di cedimento o di sconforto. Non voleva che tutta la tensione accumulata da lei e Zac fosse così evidente.
-Buongiorno signor Hudgens- Zac tese la mano all’uomo, ma Greg lo ignorò, accarezzò dolcemente il volto della figlia e si sedette al tavolo senza nemmeno guardare Zac negli occhi.
Vanessa aspettò pazientemente che il cameriere facesse le ordinazioni prima di schiarirsi la voce.
-Grazie per essere venuti-.
-Ringrazia tua madre- borbottò Greg, addentando una costoletta con tanta ferocia che tutti i presenti sentirono l’osso dell’animale spezzarsi.
Zac iniziò a sudare freddo. Mi spezzerà il collo.
-Greg- Gina lanciò al marito uno sguardo mesto. -Siamo felici di averti qui con noi piccola. Ci sei mancata, a tutti noi. Davvero,  mi fa piacere vedere che entrambi siete stati bene-.
Zac cercò di ringraziare Gina con lo sguardo. Perlomeno uno dei due genitori della sua ragazza non lo stava  maledicendo.
-Non approvo il modo in cui ci hai nascosto tutta questa faccenda- continuò Gina –ma dato che siamo qui possiamo parlarne faccia a faccia e perdere qualche sassolino dalla scarpa-.
-Toglierci qualche sassolino- la corresse Stella, pentendosene subito dopo. Suo padre l’aveva già fulminata con lo sguardo. Era estremamente nervoso.
-Stella Teodora non interrompere tua madre- sibilò l’uomo.
-Ma siamo tutti qui adesso- continuò Gina, ignorando il commento del marito –e ci terrei a sottolineare il fatto che avrei preferito parlarvi prima che voi andaste alle Hawaii. Dovevate starci una settimana. Ci siete stati un mese. Ora sappiamo tutti con che genere di attività occupavate le vostre vacanze, ma avrei preferito che tu Zac ci avessi parlato prima. Non sto dicendo che dovevi invitarci a pranzo fuori, ma almeno venire a salutarci-
-Zac era da sua madre- spiegò Vanessa.
-Il ragazzo ha la lingua e può rispondere da solo- la rimbeccò Greg.
Zac ingoiò un groppone di saliva. La bocca gli era diventata improvvisamente asciutta e per un momento si dimenticò di come si faceva a parlare.
-Stavo… stavo aiutando mia madre con il trasloco-.
Gina provò un moto d’affetto per Starla. Avrebbe voluto parlare con la donna che fino a pochi anni prima era la sua migliore amica. Avrebbe voluto dirle quando fosse rimasta amareggiata dalla notizia del divorzio con David. Cercò comunque di mantenere un tono di voce autoritario.  
-Sinceramente a me è sembrato solo che tu e Vanessa voleste fare tutto di nascosto da noi. Insomma, non le avremmo di certo impedito di vederti. Volevamo solo chiarezza. Siamo tutti adulti adesso-
-Avrei voluto… avrei voluto parlarvi prima. E avrei voluto parlare anche prima con i miei genitori, ma sinceramente è successo tutto così in fretta che…-
-Oh per favore!- Greg sbattè la mano sul tavolo e i piatti e i bicchieri sussultarono, compreso Zac –vi vedevate dallo scorso Settembre. Avete avuto un mucchio di tempo per dirci che vi eravate rivaccinati-.
-Papà, io e Zac ci amiamo. Non ci siamo solamente riavvicinati- Vanessa strinse la mano del ragazzo e mise le loro mani intrecciate sul tavolo, in modo che Greg potesse vederle.
-Ci hai mentito Vanessa Anne. Hai mentito a me e a tua madre. Potrete anche amarvi, ma vi siete comportati da irresponsabili per tre mesi! Hai tenuto tutto nascosto ad Austin e hai dormito con due uomini… non provavi un minimo senso di vergogna in questo?-.
Vanessa abbassò lo sguardo: non si era aspettata che quelle parole uscissero dalla bocca di suo padre. Certo, si era spettata una ramanzina, ma non parole così dure. Appoggiò la testa alla spalla di Zac e cercò di nascondere il viso nel petto del ragazzo.
Zac afferrò al volo: sapeva che era solo questione di pochi minuti prima che la sua fidanzata incinta e in preda agli ormoni scoppiasse a piangere. Doveva dire qualcosa e doveva dirlo in fretta.
-E’ colpa mia. Davvero, sono io che ho cercato in tutti i modi di riaverla nella mia vita. Ho fatto tutto da me- disse prendendosi tutte le colpe –ma io amo vostra figlia e non la farei mai soffrire-.
-Lo hai già fatto- gli ricordò Greg aspramente –forse non ti ricordi che quando vi siete lasciati, lei era uno straccio. Non mi ricordo che tu stessi così male dato che ballavi in discoteca e uscivi ogni sera con una ragazza diversa-.
-Non ho mai avuto un’altra storia-
-Ma sei stato con altre donne. O sbaglio? Non penso che tu te lo sia tenuto nei pantaloni per...-
-Papà finiscila di tormentarlo. E’ Zac!-.
Greg Hudgens si pulì la bocca con il tovagliolo e incrociò le mani sul petto, fissando intensamente la coppia seduta di fronte a lui.
-Sto solo elencano i fatti-  commentò asciutto.
-Quello che ha fatto Zac dopo la nostra rottura non è affare nostro. Adesso è qui, accanto a me, e ti sta dicendo che mi ama. Non ti basta questo?-
-No, non mi basta. Perché Austin era perfetto per te. E gli hai voltato la faccia per questo qui-.
-Signori Hudgens vi assicuro che le mie intenzioni sono serie. Insomma intendo ricominciare con vostra figlia da dove eravamo rimasti. Io… io mi sono trasferito da lei e…-
-Un attimo? Ti sei veramente già trasferito a casa di mia figlia?- Greg lo fulminò con lo sguardo.
-Non in via ufficiale borbottò Zac –ma sì. Insomma data la situazione ho pensato fosse meglio. Non mi va di lasciarla sola-
-La situazione?- gli occhi di Greg si ridussero a due fessure.
Vanessa baciò Zac sulla guancia e si mise seduta composta, fissando seriamente i suoi genitori negli occhi. Basta, doveva dirglielo lei. Zac si era già esposto troppo.
 -Sono incinta-.
Tutti tacquero.
Zac sentì improvvisamente la presa di Vanessa farsi più stretta e l’altra mano stringergli con forza la coscia.
-Siamo incinti di sei settimane- ripetè la ragazza, in attesa di una reazione.
Greg aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito dopo. Chiuse gli occhi e cercò di scacciare via tutto. Non era possibile. Sua figlia non poteva essere così stupida. Doveva essere una comica. Doveva esserlo per forza.
Lui e Gina si scambiarono uno sguardo cupo.
-Dimmi che non è vero- sussurrò Gina rivolta alla figlia –no, non potete esserlo. E’ uno scherzo. Ci state prendendo in giro. Non lo siete… non è successo quando eravate due adolescenti in crisi ormonale. E’ ridicolo… questo…-. La donna si sentiva svenire. Rivolse uno sguardo di completa paura al marito che stava diventando viola.
-V. è vero?- Stella aprì bocca per la prima volta dall’inizio del pranzo –è tutto vero? Sei veramente, voglio dire, lo siete veramente? Non ci state prendendo in giro?-.
Vanessa annuì lievemente con il capo e vide il volto della sorella minore illuminarsi.
-E’… fantastico- sorrise Stella, rivolgendo alla coppia uno sguardo gioioso. Era chiaro che non lo era, non era tutto fantastico. Ma Vanessa era incredibilmente grata a sua sorella minore per averla spalleggiata in quel frangente.
-Grazie Stella Bella- rispose Zac –e so’ che sembra tutto avventato, ma ci abbiamo ragionato-  baciò la mano di Vanessa, ancora stretta nella sua –io e Van abbiamo passato due giorni e due notti intere a ragionarci sopra e abbiamo deciso di tenerlo-.
Greg strinse i pugni sul tavolo e Zac vide con orrore che la giugulare gli pulsava, conferendogli un’aurea spettrale.
-Mi sto trattenendo dall’urlare. Ve l’ho assicuro- sibilò l’uomo –io…io e tua madre abbiamo passato giorni di inferno pensandoti alle Hawaii con questo qui. Credimi, abbiamo cercato di comprendere la tua scelta, di darle un senso. Hai lasciato Austin e l’hai tradito. E adesso credete che un bambino possa sistemare le cose tra di voi? Tra te e…e lui- disse indicando Zac con disgusto. -L’hai messa incinta di proposito vero?-.
Era la prima volta che rivolgeva la parola direttamente a Zac.  Era anche la prima volta che lo guardava in faccia.
-Papà!- urlò Vanessa, beccandosi qualche occhiataccia da parte degli altri clienti del ristorante.
Il giovane si schiarì la bocca per parlare.
-Signore ecco…-
-Cosa? Cosa? Credi davvero che adesso che l’hai messa incinta puoi rientrare nelle mie grazie? Diamine figliolo! Tuo padre non ti ha insegnato a trattare le donne con rispetto?! Pensavo fossi diverso!-
-Papà, sai anche io ero presente mentre Zac mi metteva incinta-
-Di te mi occuperò dopo signorinella- Greg sbuffò –io…io…-
Vanessa si sentì avvampare. Suo padre li stava facendo una predica come se lei e Zac fossero due diciottenni alle prime armi. Nessuno di loro sapeva nulla. Nessuno era con loro quando erano usciti a notte inoltrata per compare il test, nessuno era con loro quando lei e Zac si erano stretti l’uno all’altra pensando al loro bambino, nessuno li aveva visti litigare e fare l’amore nel giro di ventiquattro ore. Nessuno di loro sapeva quello che lei e Zac provavano l’uno per l’altra. Improvvisamente sentì di detestarli tutti. Era un sentimento nuovo. La ragazza aveva sempre adorato i suoi genitori, ma sebbene capisse la loro preoccupazione, trovava anche profondamente ingiusto tutta la loro diffidenza verso di lei e le sue facoltà decisionali.
-Che farai? Mi impedirai di uscire con un ragazzo come facevi quando avevo quindici anni? Papà io e Zac abbiamo preso la nostra decisione e vorrei un po’ di supporto-
-Supporto? Sei appena tornata a casa incinta e dovrei esserne contento? Se non fossimo in questo dannato ristorante lo avrei già cacciato fuori a calci! Stanne certa!-
-Greg abbassa a voce- sussurrò Gina.
-No niente Greg! Ti rendi conto che nostra figlia si è fatta mettere incinta nel giro di tre mesi da un suo ex! Come faccio a offriti del supporto?-
-Senta signor Hudgens io… io vorrei solo dire che io non me ne vado. Amo sua figlia e amo il nostro bambino. Non devi preoccuparsi di questo. Le assicuro che le offrirò tutto e che sarò presente-
-Vorrei ben vedere ragazzo! In una situazione del genere è il minimo!- tuonò Greg.
-Vanessa- si intromise Gina –tesoro, lo sai come la penso, lo sai quali sono i mie valori morali. Un bambino è un dono di Dio, ma siete proprio sicuri di volerlo tenere? Vi siete appena rimessi assieme-.
La ragazza si asciugò rapidamente una lacrima e sentì le labbra di Zac lasciarle un dolce bacio sulla testa.
-Vuoi andare?- le sussurrò in un orecchio.
Vanessa lo baciò su una guancia e scosse la testa: doveva finire quella conversazione. Si alzò in piedi e guardò entrambi i suoi genitori dritti negli occhi.
-Io e Zac terremo il bambino. Non so cosa succederà dopo. Non so’ se staremo assieme dieci mesi, tre anni o tutta la vita. So’ solo che lo amo e amo nostro figlio e nulla di quello che direte ci farà cambiare idea al riguardo. Non mi aspettavo che foste felice, ma Zac lo conoscete da anni. Sapete che genere di uomo è, sapete chi lo ha cresciuto e con quali valori morali. Non ho fatto un figlio con il primo che capita. E no, non era pianificato, ma sinceramente non mi importa. Ho smesso di preoccuparmi secoli fa di cosa pensa la gente. Quindi adesso tornerò a casa con il mio ragazzo. Mi spiace di avervi dato una delusione del genere-.
Nessuno osò aprire bocca. Zac la fissava in silenzio e il suo cuore scoppiava di orgoglio per lei. Non doveva essere stato per niente facile affrontare Greg e Gina, soprattutto perché sapevo quando Vanessa fosse legata ai suoi genitori e quanto fosse dispiaciuta della loro reazione così negativa. Allungò il braccio e le strinse una mano. Poi le gli fece segno di alzarsi ed entrambi lasciarono il locale senza aggiungere altro.

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Capitolo 21
*** We were something, don't you think so? ***


Capitolo 21. Ci saranno nuovi sviluppi. Grazie per l'affetto che state dimostrando per questa ff. Ci vediamo sabato prossimo (3 aprile) con il capitolo 22. -Fran 

“But we were something, don't you think so?
Roaring twenties, tossing pennies in the pool
And if my wishes came true
It would've been you”
- “The 1” Taylor Swift
 

Vanessa camminava velocemente e con la testa bassa. Fuori faceva più freddo di quello che lei ricordava e il vento fresco di settembre la fece rabbrividire. O forse era solo la rabbia che la faceva tremare. L’esito disastroso di quella prima riunione famigliare era l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettata. Non si aspettava un supporto completo, non si aspettava che i suoi genitori cattolici e credenti, sostenessero da subito la scelta che lei e Zac avevano preso, ma almeno si aspettava che si sforzassero di comprenderla. Invece l’avevano bellamente rifiutata. Nel suo cuore sapeva che Greg e Gina l’amavano comunque, probabilmente erano solo terrorizzati e, da un certo punto di vista, la ragazza non poteva di certo biasimarli. Tuttavia non poteva nemmeno giustificare la reazione di rifiuto che avevano avuto nei suoi confronti. Grosse lacrime solcarono il volto della ragazza. Sentì i passi di Zac dietro di lei e cercò di camminare più velocemente. Non voleva parlare di quello che era appena successo, le faceva troppo male.
-Vanessa aspetta- Zac accelerò il passo e gli si parò davanti mettendo entrambi le mani sui suoi fianchi. La presa del ragazzo era salda, ma estremamente delicata. Non voleva ferirla in alcun modo, voleva solo cercare di capire e di proteggerla.
-Vanessa- ripetè e solo allora la ragazza realizzò che, a pochi metri da loro, c’era già un fotografo in agguato. Si strinse subito al petto del ragazzo, tirandosi su il cappuccio della felpa e nascondendo il viso arrossato e bagnato di lacrime. Erano davvero poche le volte che Zac la chiamava con il suo nome completo.
-Portami a casa- gli sussurrò lei contro il petto, bagnandogli la giacca di lacrime.
-Ehi, va tutto bene…- Zac le accarezzò dolcemente i capelli, tentando  di calmarla –Sali in macchina senza voltarti, va bene? Stammi accanto e nessun ti scatterà nemmeno una foto, piccola-.
Camminò davanti a lei, stringendole forte la mano e cercando di ignorare il flash incessante del fotografo, le aprì la portiera e la fece salire in auto ignorando le domande del paparazzo.
Vanesse rimase in silenzio per tutto il viaggio di ritorno verso casa. Zac parcheggiò dentro il garage per evitare altri incontri spiacevoli con i fotografi, la aiutò a scendere dall’auto e le scoprì il volto, abbassandole il cappuccio.
Si era calmata durante il tragitto in auto: non piangeva più, ma aveva gli occhi gonfi e arrossati.
-Vuoi una tisana?- chiese dolcemente, scostandole una ciocca di capelli dal viso.
-Cosa?-
-Vuoi una tisana? Ti puoi rilassare sul divano. Van, non voglio che..-
-Zac , sto bene-
-No! Non stai bene! Hai appena… hai appena litigato con i tuoi genitori, non stai bene. Ti conosco da anni e non vi ho mai visti discutere su nulla. So’ quanto loro ti amano e quanto tu li vuoi bene. Quindi no, non stai bene. Sarai sconvolta. E mi sto odiando perché  è tutta colpa mia- gli occhi di Zac era quasi verdi di rabbia. Avrebbe voluto prendere Greg a pugni per avere avuto una reazione del genere, avrebbe voluto prendere se stesso a pugni per avere costretto Vanessa a sottostare al giudizio dei suoi genitori.
-Zac, tutto questo non è colpa tua-
-No, sì che lo è! Tuo padre mi avrebbe preso a pugni se solo avesse potuto. Tua madre adesso mi detesta per averti messa incinta e tu li hai...-
-Li ho detto quelle cose perché è la verità. Non possono impormi la loro visione delle cose e del mondo. Non sono più una ragazzina di sedici anni-
-Ma non voglio che tu ti allontani da loro per causa mia. Non me lo perdonerei mai. Parliamoci chiaro Nessa, per loro sono io il problema. Non avrebbero fatto tutte quelle scene se il bambino fosse stato di Austin-.
Vanessa gli mise le mani su entrambi i lati del volto: allora era quello per lui il problema più grande, temeva il confronto con Austin. La ragazza sperava che dopo tutti i discorsi che avevano fatto alle Hawaii quello fosse diventato un problema superato. Evidentemente non era stato così.
-Non è vero. Zac, questo non è assolutamente vero e lo sai anche tu-
-Ma ho giurato che ti avrei protetto e che non ti avrei mai fatto de male! E adesso sono io la causa del tuo dolore. Sono io la causa del tuo litigio con i tuoi genitori. E mi sto odiando per questo. Quindi ti prego, puoi semplicemente dire di sì e bere questa dannata tisana?-.
Vanessa lo fissò negli occhi e appoggiò la fronte alla sua.
-Ti amo. Ti amo da quando ho sedici anni. Ti ho scelto e ti adoro. Non c’è niente che non va in te Zachary Efron. Non sei tu la causa di questo casino. Il bambino e tutto quello che ne consegue è una decisione che abbiamo preso assieme, ma è stata una mia scelta quella di tenerlo. E se devo andare contro la mia famiglia per proteggere mio figlio, beh stai certo che non ho dubbi su cosa fare. Voglio avere te al mi fianco in questo casino. E mamma e papà… possono non accettare la cosa adesso, ma li conosco. Rinsaviranno presto perché mi adorano e adoreranno anche loro nipote-.
Il ragazzo la scrutò con attenzione, come per accertarsi del reale significato di quelle parole per lei.
-Lo pensi davvero? Non lo dici solo per compassione o per farmi felice?-
-Oh Dio Zachary! Ho mai finto niente con te?-
Zac fece un ghigno.
-No-
-Ecco appunto- lo baciò sulle labbra.
Zac si staccò da lei e si avvicinò ai fornelli della cucina.
-La tisana te la faccio comunque… siediti sul divano-.
 
Los Angeles, California -  30 gennaio 2012
Vanessa posò i sacchi che le aveva consegnato Zac sul bancone della cucina e sbuffò. Non aveva senso portare tutta quella roba a casa sua: l’avrebbe lasciata a casa dei suoi genitori. Ancora non riusciva a crederci che Zac non l’aveva nemmeno fatta entrare in casa, ma le aveva consegnato la sua roba sulla soglia, come se fosse un’estranea qualunque, come se fosse solo un fastidio per lui. Le faceva terribilmente male e avrebbe voluto urlare, ma non poteva farlo vedere a Austin, non voleva che lui vedesse quanto lei stesse male per Zac perché ora amava Austin e lui non se le meritava quell’affronto.   
-Ho visto Zac l’altro giorno-.
La donna sussultò: non si era accorta che suo padre la stava osservando da dietro le lenti dei suoi occhiali da vista, seduto sulla poltrona reclinabile in salotto.
-Cosa?-
-Ho visto Zac alla fermato del bus l’altro giorno. L’ho salutato-.
Vanessa lo fissò senza dire niente.
-Baby V. è successo qualcosa? Mi ha salutato e io gli ho dato una pacca sulla spalla, ma sembrava quasi stranito-
-Papà, io e Zac ci parliamo a malapena da quando… da quando c’è  Austin-.
Greg tossì e si grattò il pizzetto.
-Da quando esci con lui. Zac è un uomo Baby V. ,siamo troppo orgogliosi e quell’altro…
-Quell’altro? Papà, puoi per favore iniziare a chiamarlo con il suo nome? Sono sei mesi che io e Austin usciamo assieme-
Greg Hudgens grugnì.
-Proprio quando avevo finito di addestrare l’altro-
-Addestrare?- Vanessa nascose uno sbuffo. Suo padre era veramente insopportabile a volte.
-Papà non sono una bambina e Zac è sempre stato un gentiluomo… davvero hai dovuto addestrarlo?-
-Mi ero abituato a lui. Tua madre… tua madre mi chiede se verrà a pranzo la domenica e Stella…-
-Stella ha i suoi momenti, lo so’- lo interruppe Vanessa -lei e Dylan parlano spesso e va bene così. Vuole bene anche a Austin-.
Suo padre la osservò corrucciato, ma non mosse altre obiezioni sull’argomento.
-Cosa hai in quei sacchi?-
-Vecchi vestiti che avevo a casa di Zac. Penso di lasciare tutto qui. A casa mia ho tutto-
-Austin…- Greg corrucciò le labbra in una smorfia –Austin vuole per caso venire a pranzo da noi questa domenica?-.
Vanessa sorrise e andò verso il genitore, sedendosi sul suo grembo e abbracciandolo.
-Glie l’ho chiederò papà, ma grazie. Credo che ne sarebbe felice-.
Greg sorrise: il suo unico desiderio era vederla felice. Si era affezionato a Zac, tutta la famiglia gli si era affezione e Greg, onestamente, non capiva ancora il reale motivo della rottura; ma doveva dare a sua figlia la fiducia che lei meritava. Se la sua Vanessa si era di nuovo innamorata, allora spettava a lui cercare di andare d’accordo con il nuovo fidanzato.
-Io voglio solo che tu sia felice piccola mia. Nient’altro. E se Zac pensa di stare meglio senza di te allora è lui l’idiota, non devi starci male. Non si merita tutte queste attenzioni-.
-Lo so’ papà e so’ anche che Austin adesso è il mio amore, ma Zac mi manca. Non ci posso fare niente, è così e basta. Non era solo il mio fidanzato, era il mio migliore amico. Lo sai questo. E il fatto che adesso stia facendo di tutto per evitarmi solo perché non è abbastanza maturo per vedermi con Austin mi fa pensare come sia possibile che io l’abbia amato così tanto quando si sta comportando da stronzo insensibile-.  
Greg gli passò un dito su una guancia e asciugò una lacrima che stava scivolando sul viso della ragazza.
-Lo so’ che adesso stai male Baby V., ma le cose andranno meglio vedrai. Ricorda, è lui quello che ci rimette volendo chiudere i ponti con te. Non tu. Ricordalo sempre questo-.
 
Vanessa si era appena svegliata dal suo riposino pomeridiano. Non si ricordava di essere andata a dormire. L’ultima cosa che ricordava era il fatto di avere accontentato Zac e di avere bevuto la tisana agli agrumi e zenzero che lui le aveva preparato. Aveva ancora gli occhi gonfi di pianto e il trucco sfatto, ma notò subito che i jeans e la maglia scamosciata che aveva indossato al pranzo con i suoi genitori e Stella erano stati rimossi, e sostituiti con i comodi leggins e una vecchia felpa rossa di Zac, nella quale cappeggiava il logo bianco dei “Wildcats”. Probabilmente l’uomo l’aveva portata a letto.
La ragazza si lavò la faccia e si diresse verso il salotto, ma si fermò dopo pochi passi. Seduti sul divano, rilassati come se non fossero mai stati distanti per anni, c’erano Stella e Zac.
-Ehi!-  non appena la vide Stella le corse incontro e la strinse forte in un lungo abbraccio.
-Oh Stella!- Vanessa la strinse di più. Cosa ci faceva lì sua sorella?
-Che ci fai qui?-
-Beh casa di casa è solamente a due isolati da casa nostra – le ricordò lei –e poi dovevo venire a darvi questo-.
La ragazza le porse una tutina da neonato microscopica: era bianca e sul davanti c’era il logo dei “Wildcats” in rosso, mentre sul retro c’era la scritta “Bolton” e il numero 14.
-Dio, Stelz non dovevi… è… si intona alla tua felpa Zac… è stupenda!-.
Vanessa strinse nuovamente la sorella a se’ e sorrise.
Zac sorrise, seduto sul divano, intendo ad osservare la scena.
-Stella Bella è passata di qui non appena io ti avevo spedito di sopra a riposare e credo proprio che voglia fermarsi per cena-.
Stella aveva un sorriso enorme in volto.
-Hai cinque camere da letto ancora libere sorellina e io avrò ancora diritto alla mia stanza spero! Bambino o non bambino non resisterò senza le nostre serate del venerdì!-.
-Nessuno intende rubarti la stanza Stella… e poi il piccolo dormirà nel lettone con noi-
-Lo vedremo questo- si intromise Zac, intromettendosi tra l’abbraccio fraterno.
-Senti voglio solo che sappiate che io sono dalla vostra parte e vi amo. Amo tutti e tre voi- Stella le fece l’occhiolino e Vanessa sentì di amarla ancora di più: aveva una sorella fantastica.
-Stella non dovevi farlo, davvero-
-Figurati. E’ costata solo pochi dollari-
-No, intendevo non dovevi schierarti. Nessuno si deve schierare in questa storia. Una nascita dovrebbe portare gioia in una famiglia, non dividerla-.
-A mamma e papà dispiace Nessa, lo sai questo. Mamma si stava per mettere a piangere quando ve ne siete andati via e papà ha digiunato e ha passato la serata a sfogliare  i tuoi vecchi album di foto. Ti chiameranno presto, ne so certa-.
 
Per cena Zac fu spedito dalle donne di casa a prendere un take-away. Non fece neanche in tempo ad uscire di casa che il suo I-Phone prese a squillare. Dalla suoneria “I’m your forever girl” poteva benissimo capire chi era.
-Zacchy Boo puoi comprarmi anche del cioccolato per favore?-
-Certo piccola-
-No, senti ho cambiato idea sai? Potresti comprarmi quei biscotti con la menta peperita?-
-Ok, certo.-
-No. Voglio un hamburger. Un hamburger gigante con patatine-.
Zac scosse la testa divertito. Lui e Vanessa seguivano un’alimentazione salutare, con poca carne. Quella sarà stata la prima volta che Vanessa nominava un hamburger in un decennio.
-Van, piccola devi deciderti. Non posso fare il giro della città e…-
Poteva sentire il broncio della donna a chilometri di distanza.
-Zac! Non posso avere voglia di tutte e tre le cose contemperante? Sono incinta di tuo figlio e sto mangiando per due! Mi merito di mangiare tutto quello che ho chiesto-
-Scusa amore. Comprerò tutto va bene? E ci aggiungerò anche un caffè decaffeinato di Starbuck va bene? Il tuo preferito. Ti amo-
La risposta di Vanessa non tardò ad arrivare.
-Noooo Efron!-
-No cosa?-
-Voglio un estratto di pompelmo, non il caffè di Starbuck-.
L’uomo alzò gli occhi al cielo: sarebbe stata una serata interminabile.
 
La tavola era piena di schifezze, ma a Zac non importava minimamente. Rubò qualche patatina fritta dal piatto di Vanessa e la sua risata  gli scaldò il cuore. Avrebbe fatto di tutto per lei e per distrarla dal dolore che provava in quel momento. Non avrebbe mai esitato per lei.
-Ehi!- Vanessa pizzicò il braccio del compagno –stai letteralmente rubando il cibo a tuo figlio così!-
-Cosa? Ne hai una marea nel piatto e tutto quel fritto gli farà male!-
-Non gli farà male! Oh Zac!-.
Zasi ficcò in bocca una manciata di patatine.
-La smetto, va bene- fece l’occhiolino a Stella che scoppiò a ridere.
Vanessa scosse la testa, divertita. La sua vita non era di certo perfetta: dovevano prendere una miriade di decisioni riguardanti il bambino, doveva riallacciare i rapporti con i suoi genitori, lei e Zac dovevano comunicare la notizia agli Efron, avevano le loro carriere da mandare avanti; ma lì seduta con Zac, Stella e un fantastico hamburger con patatine, Vanessa si sentiva a casa.
-Quindi è ufficiale?- Stella ne approfittò per rubare anche lei una patatina fritta dal piatto della sorella.
-Cosa?-
-Che Zac Attack abiterà qui?-.
Zac gettò un rapido sguardo verso Vanessa, come per avere un’ulteriore conferma. Lei annuì leggermente.
-Penso che per ora terrò la mia casa dato che ho amici che vivono a Los Angeles solo per un paio di mesi all'anno, e invece di affittare la loro casa o stare in un hotel, di solito stanno con me e io voglio ancora lasciare loro questa opzione- rispose Zac, cercando di soppesare ogni parola. Effettivamente lui e Vanessa non avevano approfondito più di tanto la questione del suo imminente trasloco. Avevano solo avuto una conversazione al riguardo ed era accaduta dopo avere fatto l’amore, cosa che rendeva la medesima discussione priva di qualsiasi elemento razionale. Tuttavia Vanessa non emise nessun cenno di protesta, anzi strinse forte la mano di Zac e lo incitò a finire il suo discorso.  -E sono anche sicuro che Van non sia pronta a vedermi portare i miei circa trecento skateboard nel suo salotto… quindi credo che la mia casa serva come deposito per adesso- l’uomo si grattò la barba – si. Non mi è mai dispiaciuto avere i miei amici attorno, mi aiuta a sentirmi meno solo. Mi tengono con i piedi per terra quando dormono da me… ed è successo una volta anni fa e poi è diventato un rituale avere Lily, Bubba o Adam vivere assieme a me per un paio di giorni. Anzi, per intenderci, ero quasi sul punto di cederla a Dyl e a Courtney. Cedere la casa intendo.  Dyl praticamente vive già lì e se lui accettasse di restare potrebbero ristrutturarla, ma senza dover trovare una seconda casa ai miei skateboard-.
Stella alzò gli occhi al cielo: Zac amava i suoi dannati skateboards tanto quanto amava Vanessa. Vanessa aveva ascoltato ogni singola parola del discorso di Zac. Ovviamente non si era frequentati per anni, ma mai avrebbe pensato che lui avesse paura di essere solo. Da quello che aveva sentito da amici comuni, sembrava che stesse vivendo davvero la sua vita. Ma sentirlo dire che avere compagnia intorno a lui era fondamentale per il suo benessere, era stata una sorta di rivelazione.       -Penso che chiedere a tuo fratello se vuole stare lì con la sua ragazza avrebbe davvero più senso- rispose lei, alzando le spalle.
Zac sorrise e le baciò la mano, posandole poi un altro bacio sulla pancia. Questa volta era determinato a mantenere le promesse fatte. Ovviamente c'era sempre una possibilità che non funzionasse come voleva lui, a volte c'erano cose ed eventi che nessuno poteva controllare ma lui avrebbe combattuto se fossero mai state sul punto lasciarsi di nuovo. Non avrebbe sprecato quella seconda possibilità.
-E quando l’avete deciso?- Stella sorrise nell’osservare i due ragazzi.
-Beh una notte alle Hawaii dopo avere passato una notte fantastica con tua sorella- Zac le fece l’occhiolino e rise nel vedere Vanessa diventare rossa per l’imbarazzo.
-Sei sicuro Zachary? Sei veramente sicuro?-.
Vanessa usò il suo nome completo con l’intenzione di avere la sua piena attenzione. Non voleva costringerlo in nessun modo. Lei aveva convissuto benissimo con Austin, ma Zac era inesperto in fatto di connivenza. Voleva che si sentisse veramente pronto.
-Senza un minimo dubbio-.

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Capitolo 22
*** And you pull them all together ***


Ed ecco solo per voi la reazione della famiglia Efron. Ma non vi preoccupate... presto gli Hudgens torneranno in scena! Ci vediamo sabato prossimo (10 aprile) con il nuovo capitolo. Buone vacanze e rilassatevi! - Fran 

“What I got -- full stock of thoughts and dreams that scatter
And you pull them all together
And how? I can't explain, oh yeah”
- “You Make My Dreams” Hall & Oates
 

-Sei sicuro di volere andare proprio in Oregon? Perché non possiamo dirlo prima a Starla? Abita praticamente a dieci minuti da casa tua-.
Il broncio di Vanessa costrinse Zac a distogliere lo sguardo. Sapeva che effetto aveva su di lui.
-Van- iniziò lui –papà mi manca. Voglio dirlo ad entrambi, come abbiamo fatto con i tuoi-.
Entrambi i giovani rabbrividirono al solo pensiero di come era andato quel pranzo fuori con la famiglia Hudgens.
-E’ solo che… che … ho paura di come potrebbe reagire tuo padre. I tuoi nonni saranno lì accanto a lui e ci squadreranno da capo a piedi- mugugnò lei, figurandosi la scena.
-I miei sono molto liberali piccola – le ricordò lui, omettendo il resto della frase “non come i tuoi”.
-Solo perché hanno appena divorziato non significa che siano così entusiasti al pensiero di diventare nonni. Soprattutto non in maniera così inattesa-.
-Saranno felici- tagliò corto Zac. Non lo diceva solo per non farla preoccupare, dentro di sé era convinto che i suoi avrebbero mostrato più entusiasmo rispetto ai genitori di Vanessa.
-Mia madre era felice quando le ho detto che uscivo con te, mi ha abbracciato piangendo di gioia quando le ho raccontato del nostro piano di fuga alle Hawaii. Sarà felice anche adesso Ness. Lei ti adora-
-E David?-
-Papà… papà non… beh non era così entusiasta come la mamma quando gli ho raccontato di noi, ma forse era solo perché non l’ho visto di persona. Van, gli sei sempre piaciuta. I tuoi mi hanno sempre tollerato invece-
-Mamma era molto affezionata a te Zac. E anche papà. Forse hanno esagerato, ma so che alla fine accetteranno la cosa. E Stella ha già stilato una lista di nomi per suo nipote-.
Zac sorrise nel sentire quell’ultima frase. Si avvicinò alla sua ragazza e la baciò sulle labbra, mormorando un “ti amo” tra un bacio e l’altro.
-Mamma andrà con Dylan in auto fino a Bend. Noi prenderemo l’aereo. L’ho convinta ricordandole quanto possiamo essere appiccicosi io e te. Non penso che vi farebbe bene subire un viaggio in auto dalla California all’Oregon-.
-Vi?-
-A te e a Baby Zanessa. Non voglio farti vomitare l’anima-.
Vanessa le sorrise, facendolo sedere accanto a lei. Zac le sorrise. Era chiaro che la sua ragazza era preoccupata.
-Van, i miei ti adorano- ripetè –il divorzio non ha cambiato tutto questo. Amano me e amano te alla follia. E anche se i tempi non sono gusti, saranno felici di diventare nonni. Te lo prometto-.
 
I nonni paterni di Zac, Hal e Dot Efron, erano entrambi ultraottantenni ed entrambi adoravano i tre figli e i cinque nipoti che Dio li aveva dato. Il padre di Zac, David era l’unico maschio e l’ultimogenito della coppia. Aveva due sorelle maggiori, Laura, una single sregolata che aveva deciso di rimanere a vivere in Oregon, accanto ai genitori, e Julie che aveva sposato un buon uomo di nome Thomas e che ora viveva a Montalvo in Mississipi, con il marito e tre figlie femmine.
Vanessa sapeva quando Zac fosse legato a zii e cugini. Lei e Stella non avevano mai avuto una relazione così stretta con i loro parenti. Metà della loro famiglia viveva ancora nelle Filippine, in quanto Gina era arrivata negli Stati Uniti solo dopo il suo matrimonio con Greg. Mentre dal lato paterno avevano avuto due nonni morti giovani e zio Bruce che era morto in un incidente quando Vanessa aveva quindici anni.
-Pensavo che fosse un pranzo solo con la tua famiglia- mormorò Vanessa, lanciando uno sguardo preoccupato verso il soggiorno di casa Efron.
-Ma loro sono la mia famiglia- puntualizzò Zac. –Senti capisco che sei preoccupata. Nemmeno io mi aspettavo un’imboscata del genere. Ma devi capirli. Mamma e papà vogliono dimostrare a tutti che sono in grado di andare ancora d’accordo se uno dei loro figli porta a casa la fidanzata-.
-Ok ma dirlo a i tuoi genitori e tuo fratello è un conto. Dirlo a tutti gli Efron mi sembra eccessivo! Zac, non li vedo da anni!-
-E in questi anni li sei mancata terribilmente- il ragazzo le fece l’occhiolino. –Van, sono tutti qui per te. Non mi aspettavo che invitassero tutti, zii e cugini compresi; ma sono felice che siano tutti qui. E poi non può andare peggio di come è andata con i tuoi, no?-.
Vanessa riflettè un attimo: Zac non aveva tutti i torti. Per una volta tanto Starla sorrideva sempre e lei e David si erano anche abbracciati. Il pranzo era delizioso, anche se la ragazza aveva evitato con accuratezza uova e bacon. Le cugine di Zac non la smettevano di raccontare buffe storie della loro infanzia e Dylan continuava a sommergerla di domande. Zac sembrava veramente felice e rilassato circondato dai suoi parenti: di certo era molto più a suo agio lì rispetto che a Los Angeles, ma il tempo scorreva e Vanessa si stava chiedendo il perché il suo ragazzo non si decidesse a rivelare tutto ai suoi famigliari. Gli lanciò un sguardo eloquente e tutto quello che lui fece fu alzare le spalle. Vanessa era perplessa: dubitava molto che rimandare in eterno l’argomento fosse una saggia decisione.  Poi venne il momento della foto di gruppo. Si misero tutti in posa e Zac si offrì di scattare la foto.
 
-Uno, due, tre….Van è incinta-.
Il click della macchina fotografica fu l’unico suono che si sentì in tutta la stanza. Gli occhi di tutti i presenti si focalizzarono sulla coppia. Vanessa era ancora stretta tra Dylan e Nora. Zac aveva ancora in mano la macchina fotografica e fissava il pavimento, in attesa di una reazione.
-Figliolo…- David era sbiancato in volto. Era rimasto in posa con uno sguardo perso –puoi ripetere per favore?-.
-Ha detto…-  iniziò Laura.
-Ho sentito, grazie!- abbaiò David –ma sicuramente è uno scherzo. Zac è un burlone. Hanno organizzato uno scherzo quando hanno saputo che venivate tutti qui. Avanti, diglielo su Zachary-.
Vanessa si sentì di nuovo avvampare: temeva un’altra rivolta famigliare. Zac si costrinse ad alzare lo sguardo fronteggiando l’intero gruppo famigliare. Doveva dire qualcosa.
-Papà sono estremamente serio. Van è incinta. L’abbiamo, l’abbiamo scoperto poco prima di tornare dalle Hawaii. Diavolo, non era programmato e lo so’ che è stata una sorpresa. Insomma lo è stata anche per noi, una sorpresa voglio dire. Siamo voluti venire fin qui in Oregon per dirlo a te, Dylan e alla mamma. Beh forse anche ai nonni, ma di certo non ci aspettavamo tutta questa gente. Ma dato che erano tutti qui… ecco abbiamo pensato di dirlo a tutti-.
-Ma è…- iniziò David.
-E’ meraviglioso!- sentenziò felicemente Hal Efron, facendosi largo tra le sue nipoti e andando ad abbracciare Vanessa –avrò il mio primo pro nipote!-.
Nel giro di cinque secondi Dorothy seguì l’esempio del marito e strinse forte a sé la ragazza. Ben presto Vanessa e Zac furono circondati da zii e cugine festanti.
-Ok, va bene!- urlò Dylan per sovrastare le grida eccitate e le risatine delle donne di casa –sarò zio Dylan. Quando è fico?!- diede il cinque a fratello maggiore e gli fece un largo sorriso.
-Il tuo  tempo con il bambino sarà limitato- scherzò Zac- di certo io e V. vogliamo che sopravviva all’anno di età!-
-Oh andiamo! Sarò il suo zio preferito e gli insegnerò tutti i trucchi per fartela sotto il naso!-
-Sarai il suo unico zio Dylan –rise Vanessa, abbracciandolo affettuosamente. Poi si rivolse a Starla che la fissava impietrita. Aveva le lacrime agli occhi.
-Starla…-
-Starla?- singhiozzò lei- Starla! Oh per l’amor del Cielo! Venite qui voi due e datemi un abbraccio perché penso di svenire dalla gioia!-.
La donna strinse a sé figlio e nuora e baciò entrambi sulle guancie.
-Veramente? Sei contenta? Mi aspettavo una delle tue famose ramanzine!-
-Oh siamo seri Zac. Sai quanto la amo- disse la donna indicando Vanessa e facendola arrossire. –Vi ho sempre raccomandato di stare attenti, ma era perché avevate appena vent’anni. Quando mi hai detto che vi eravate messi di nuovo assieme ho pianto di gioia.
Tutti risero.
-Lui era sperso senza di te- aggiunse.
-Mamma esagera, non ero sperso-
-Lo era- confermò Nathalie.
-Beh ad ogni modo- proseguì Starla –ero felice. Poi parliamoci chiaro, non sto di certo ringiovanendo. Speravo che in questi anni Zac si trovasse una brava ragazza e iniziasse a pensare a darmi dei nipotini e… ed eccoci qua. Come potrei non essere felice? Il mio bambino sta per avere un bambino. Perché sarà un maschio, il mio sesto senso non sbaglia mai-.
-No di certo- borbottò Zac, baciando affettuosamente la madre su una guancia. Era immensamente sollevato e vide la stessa gioia negli occhi di Vanessa.
-Oh è meraviglioso tesoro- cinguettò Dorothy –meraviglioso. Non ci potevate dare una notizia più bella di questa. Vero David?-.
Solo allora l’attenzione di Zac gravitò su suo padre che era rimasto in disparte dal resto della famiglia.
-Papà… papà che ne pensi? Non hai detto nulla-.
David Efron sospirò profondamente e appoggiò le mani alle spalle del suo primogenito.
-Ho due domande per te-.
Zac ricambiò il suo sguardo.
-Numero uno- disse David enfatizzando le sue parole con le mani, alzando il dito indice –la ami?-
-Assolutamente sì papà. Non ho mai smesso. Amo lei e nostro figlio-.
-Ok due- David alzò due dita –so’ di non avere voce in capitolo, ma avete anche pensato alle alternative?-
-Sì- Zac e Vanessa si scambiarono un lungo sguardo –e siamo sicuri di quello che stiamo facendo-.
-Ok… ti posso parlare?-
-Sono tre domande in realtà- sorrise Zac, ma il sorriso si spense subito vedendo a faccia seria di suo padre.
-In privato- aggiunse David, sottraendo Zac dall’abbraccio della madre e di Vanessa.
David lo condusse in quella che una volta era stata la sua stanza da ragazzo e chiuse la porta a chiave.
-Sei felice… insomma siete felici?-.
Ancora una volta suo padre l’aveva sorpreso. Zac temeva il suo giudizio più di quello di chiunque altro. Anche più di quello di Greg Hudgens.
-Lo siamo- asserì Zac, senza un minimo di esitazione. –Ammetto che ero terrorizzato all’inizio, ma io e Van ci amiamo e… beh siamo solo felici di esserci ritrovati-.
Su padre lo fisso serio per un minuto. Il suo silenzio era solo un monito per incoraggiare il figlio a parlare.
-Mi dispiace. Mi dispiace. So’ di avervi deluso-
-Zac…
-No è…-
-Zachary David Alexander Efron-.
Nel sentire pronunciare il suo nome completo Zac si fermò. Temeva troppo il giudizio di suo padre. Era il suo eroe, era il suo modello di riferimento e l’idea di averlo deluso lo stava divorando vivo.  David Efron era la sua roccia, lo era sempre stato fin da quando lui era bambino e tornava a casa da scuola piangendo perché era troppo basso per riuscire ad entrare nella squadra di baskett della scuola. Suo padre aveva costruito un canestro speciale, abbassandolo, solo per lui e si erano allenati insieme tutta l’estate, e l’anno dopo Zac indossava l’uniforme della scuola alla sua prima partita di basket. Negli anni era stato presente ad ogni prima di ogni film del figlio, sostenendolo dietro le quinte. Quando Zac si stava autodistruggendo con l’alcol pochi anni prima e si era immerso a capofitto nel lavoro, tagliando i ponti con tutti, era stato suo padre a farlo rinsavire e a sostenerlo nell’ultimo anno quando era andato in riabilitazione. Zac era ben conscio del fatto che dietro ogni suo passo c’era sempre stato suo padre a supportarlo e a sopportarlo. E, anche se la storia del divorzio, gli bruciava ancora parecchio, sperava di averlo accanto a sè durante la paternità. Perché per lui non c’era stato padre migliore al quale guardare.
-Tu non ci hai deluso in nessun modo. Non lo hai mai fatto e mai lo farai. Sono stato severo con te e con Dylan quando eravate piccoli, vi ho educato con poche regole e con mano ferma e sono fiero degli uomini che ho cresciuto. Se tu hai preso questa decisione io mi fido di te-.
Zac lo fissò, con gli occhi spalancati e il fiato corto.
Seriamente? Si era aspettato una scenata in piena regola.
-Ma sei serio?-
Suo padre scoppiò in una sonora risata.
-Diavolo Zac! Certo che sono serio figliolo! Mi hai appena detto che diventerò nonno! E’ come se avessi vinto alla lotteria! Dopotutto quello che è successo tra me e tua madre ricevere una notizia del genere… è… è come se ci aveste dato di nuova la luce-
-Ma insomma… io e Van non ci vediamo da anni…-
-Si certo, ed entrambi sappiamo che non sei ancora stato con altre donne perché la ami ancora-
-Mamma ti ha detto…-
-Mamma non aveva bisogno di dire niente. C’è una scintilla nei tuoi occhi quando stai con lei… è la stessa scintilla che io avevo negli occhi quando…- David tossì forte, come per scacciare il ricordo dalla sua testa –si, insomma quando io amavo ancora tua madre-.
Entrambi gli uomini si voltarono. Starla era impegnata in una fitta conversazione con Vanessa, sorrideva e aveva le braccia strette attorno alla futura nuora.
-Tua madre è… è… non potevi darle una notizia più bella. Non sai quando le è mancata Vanessa in questi anni e riaverla qui per lei è un sogno. Dovrai darle subito dei limiti con il bambino, perché lo vizierà come mai prima d’ora-. 
Zac sorrise e battè una pacca sulla spalla dell’uomo.
-Beh, grazie. Ne avevo davvero bisogno-
-Di cosa?-
-Di un piccolo discorso di incoraggiamento. Greg è uscito di testa. Se non ci fossero state Stella e Van giuro che mi avrebbe ucciso-
-Non esagerare Zachary. Greg si era molto affezionato a te-
-Questo prima che io e Van ci lasciassimo. Adesso mi odia. E odia anche Vanessa perché si è fatta mettere incinta da uno come me. E mi detesto per questo. L’ho allontanata dalla sua famiglia e l’ho fatta soffrire. Piange ogni notte pensando che io non me ne accorga, ed è colpa mia papà-
-Zac sei troppo severo. Devi dargli tempo. A te, a lei e anche a Greg e Gina. Sono convinto che con il  tempo saranno felici e ti ameranno di nuovo-
-Tempo? Non c’è tempo! In sette mesi sarò padre e…-
-E sarai perfetto. Fidati ragazzo. Tu, Vanessa e il bambino starete bene. E Greg e Gina si accorgeranno che non potranno vivere senza di voi-.
-Oppure?-.
Zac sapeva che suo padre aveva una mente da ingegnere: quello di sicuro non era l’unico scenario alla quale aveva pensato.
-Oppure Greg ti rinnegherà in eterno, ma non credo che questa ipotesi si possa verificare. Tu e Nessa avrete bisogno di tutto l’aiuto possibile per gestire questa cosa, soprattutto con la stampa. Io e tua madre potremmo anche non amarci più, ma amiamo te e tuo fratello alla follia. E se tu e Nessa avete bisogno di qualsiasi cosa, qualsiasi, sai che noi ci siamo. Tutto chiaro?-
-Si signore, grazie-.
-Figurati. E’stato bello parlare un po’ con te- David gli diede un’affettuosa pacca sulla spalla –adesso fammi vedere le foto di mio nipote-.
 
-E’ stupendo! Non è stupendo? Dio potrei fissarlo per ore! Assomiglia già a Zac! Vero David?-
Quando padre e figlio raggiunsero i parenti in cucina erano tutti impegnati ad osservare le foto del nuovo membro della famiglia Efron. Zac e Vanessa si erano premurati di portare le foto della prima ecografia che avevano fatto alle Hawaii: il loro bambino altre non era che una sottospecie di fagiolo in bianco e nero, ma a tutti i presenti pareva bellissimo.
-Oh mamma andiamo! A me sembra un…-
-Ho delle foto da qualche parte…. Hal dov’è il vecchio album dei ricordi di Zac?-
-Mamma ti prego…- Zac fece la sua comparsa e tutti gli sorrisero ampiamente.
-Amore è vero! Non mi sto immaginando tutto! Ti assomiglia già!-
-Certo… puoi tenerla comunque. Io e Van ne abbiamo una copia a casa-
-Ehi aspetta anche io voglio una copia!- gracchiò zia Laura.
-Anche io!- si intromise Dylan.
-Io vorrei incorniciarla- Dorothy baciò il nipote sulla guancia.
Zac si guardò intorno: il soggiorno di casa Efron era sommerso di foto di famiglia: foto di lui e degli altri nipoti, foto del matrimonio di David con Starla e di Julie con Thomas, foto di tutte le vacanze di famiglie e i viaggi che Dorothy e il marito avevano fatto nel corso degli anni. Per non parlare di tutte le foto e i poster riguardanti Zac che sua nonna si era premurata di ritagliare dalle riviste adolescenziali e scandalistiche  e che aveva incorniciato con estrema cura in soggiorno. Alcuni scatti perseguitavano ancora adesso Zac e lo facevano arrossire. Adesso lui e Vanessa avevano dato a sua nonna un altro soggetto da fotografare. Sinceramente, non c’era lo spazio fisico per incorniciare la foto dell’ecografia.
-Le troverò sicuramente un bel posto… magari sul davanzale del caminetto- cinguettò felice sua nonna.
-Grazie- sussurrò Vanessa, lasciando che Zac la cingesse da dietro e le depositasse un dolce bacio sulla testa –non… non è andata così bene con i miei. Non ci aspettavamo una reazione così… così calorosa-
-Beh My Sweet Girl, cosa ti aspettavi? Io e David abbiamo avuto due figli prima di sposarci e abbiamo dodici anni di differenza e adesso… e adesso è andata così- il tono di voce di sua madre si abbassò di qualche ottava pronunciando le ultime parole –ma non siamo qui per giudicare nessuno. Amiamo Zac e amiamo te e Dio ce ne salvi, ma adoreremo anche il nostro primo nipote-.
-Ben detto Starla!- sorrise Julie.
-Oh tesoro, vuoi che ti prepari qualcosa? Qualsiasi cosa- aggiunse Starla, incapace di smettere di sorridere.
-Starla-.
-Mamma- la corresse la donna
-Mamma- disse Vanessa -abbiamo appena mangiato non devi prepararmi nulla-.
 
Per il resto della giornata Vanessa fu letteralmente presa in ostaggio d Starla e dalle zie di Zac che non la lasciarono sola nemmeno per un minuto. La sera si riunirono tutti davanti al camino. Marshmallow furono arrostiti davanti al caminetto e Dorothy Efron sistemò subito la foto del suo pro nipote sulla mensola del caminetto, come aveva promesso quella mattina stessa.
-Non sta divinamente appesa lì ragazzi?-
-Credo che questo sia sufficiente come risposta- Zac fece l’occhiolino a suo padre ed entrambi voltarono la testa. Vanessa si era addormentata sul divano, la testa appoggiata sulla spalla di Starla che la guardava con le lacrime agli occhi.
-Povero tesoro, ha avuto una giornata ricca di emozioni- Starla spostò delicatamente una ciocca di capelli dalla faccia della ragazza che mugugnò nel dormiveglia.
-Andremo a dormire- disse Zac alzandosi e dirigendosi verso Vanessa –Van apri gli occhi dai, non costringermi a portarti a letto con la forza-
-Beh l’hai già messa incinta- scherzò Dylan, facendo aprire alla ragazza entrambi gli occhi.
-Tuo fratello è uno scemo- sussurrò contro le labbra di Zac, prima di baciarlo. Lui le sorrise, aiutandola ad alzarsi.
-Buonanotte ragazzi-.
 
-Mamma ti ha preparato la colazione- Zac le augurò il buongiorno presentandosi già vestito e reggendo in mano una vassoio carico di una ricca colazione: waffles ai mirtilli, uova e succo d’arancia.
-Ehi sei gà sveglio?-
-Sono quasi le dieci- la informò lui, posando sul letto il vassoio –zia Julie, zio Tom e le ragazze ti salutano. Sono dovuti partire presto per prendere il volo per il Missouri-.
-Zac dovevi svegliarmi!- la ragazza soffocò uno sbadiglio.
-Dovevo? Eri esausta l’altra sera. Se solo avessi provato a svegliarti mamma mi avrebbe ucciso. Mangia a proposito. Ti ha fatto i waffles ai mirtilli, i tuoi preferiti-.
Vanessa mise in bocca una forchettata di waffles, ma sentì subito lo stomaco contorcersi.
-Van, tutto ok?-
-E’ solo un po’ di nausea. Non credo di potere mangiare nulla, Ho mangiato troppe verdure ieri a cena. Erano deliziose-.
-Vanessa Anne!- sorrise il ragazzo, scuotendo la testa.
-Che c’è?-
-Hai sempre odiato le verdure, qualsiasi tipo. Me le facevi coprire con chili di formaggio quando ti preparavo l’omelette a colazione-
-Beh, la gente cambia. Sono solo un po’ di voglie… a tua madre dispiacerebbe farmi semplicemente un brodo di verdure?-
-Un brodo di verdure? Intendi una minestra-
-Se mangio qualcosa di solidi lo vomiterò di certo. Il dottore ha detto che le nausee dovrebbero smettere tra circa quattro settimane-.
Zac si lasciò cadere sul bordo del letto e mise entrambe le braccia introno al corpo della donna che amava. 
-Tisana allo zenzero. Ho letto su internet che fa miracoli per le nausee mattutine. E poi non puoi mangiare nulla, c’è mio figlio lì dentro-
-Ok dottor Efron!- la ragazza sorrise e lasciò che Zac la strinse ancora di più a sé e le baciasse l’incavo del collo. La sentì sospirare.
-Van, non hai idea di quanto io sia felice di essere qui con te. Con te e tutta la mia famiglia-
La ragazza sentì un’altra ondata di nausea e si affrettò a mettersi seduta sul letto, inspirando aria dal naso.
-Van…- Zac le sfiorò delicatamente una guancia –mi sto odiando per essere la causa delle tue sofferenze. Credimi piccola, se solo potessi togliere tutti questi fastidi dal tuo corpo e mettergli nel mio lo farei-.
Vanessa alzò gli occhi al cielo.
-Zac sei paranoico. Non se la causa delle mie sofferenze. Posso sopportare qualche nausea mattutina-
-Si, ma io no. Non sono tranquillo sapendo che stai male. Dovrebbero stare male anche i padri, invece a noi tocca solamente la parte divertente…-.
-Zac…-
-Sì… porta giù questo va-.
Il vassoio della colazione era completamento vuoto. Zac sorrise e si chinò per baciare la pancia, appena arrotondata, della ragazza. Di certo suo figlio stava crescendo benissimo lì dentro.  

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Capitolo 23
*** I don't wanna be your hero ***


Questo capitolo sarà un po' più serio rispetto ai precedenti e si riferisce ad eventi reali, accaduti tra agosto e settembre del 2015 per darvi una tempistica. Ovviamente, tali eventi sono stati da me revisitati per adattarli alla ff. Buona lettura! A sabato prossimo per il nuovo capitolo (17 aprile). - Fran 

 
 
“So let me go
I don't wanna be your hero
I don't wanna be a big man
I just wanna fight like everyone else”
- “Hero” Family of the Year
 

-Zacchy dimmi che non stai scherzando. Devi giurarlo Efron! Dio, hai già causato troppi guai in questi mesi!-.
La voce della sua migliore amica era forte e chiara e non dava spazio a repliche di nessun tipo.
-Ash, non sono mai stato così serio in vita mia-.
Ashley lo scrutò per un momento: a volte doveva ricordarsi che Zac non era il suo fratellino, ma un uomo adulto. Aveva solamente due anni in più di lui, ma avrebbe voluto proteggerlo in eterno. E lo stessa valeva per Vanessa. Perciò Ashley era dubbiosa. Non voleva che i suoi due migliori amici si gettassero subito in una nuova vita assieme senza prima avere riallacciato un vero rapporto. Voleva vederli felice per sempre e per farlo sapeva che avrebbero avuto bisogno di tempo per ricostruire la loro relazione. Non capiva tutta quella fretta.
-Zac so’ perché lo fai. Gina e Greg ti avranno messo in testa strane idee- la ragazza bevve un lungo sorso di caffè. Il piano che le aveva appena annunciato il suo migliore amico faceva acqua da tutte le parti. –Insomma da quanto è che vi siete rimessi assieme? Intendo veramente insieme-.
-Il mese scorso. Ma non è  questo l’importante-.
-Non è così importante? Zac! Tu sei un sognatore! Lo sei! Non guardarmi così, lo sei Efron. Un mese fa siete scappati da tutto e da tutti alle Hawaii. Hai idea di quante volte mi abbiano chiamato Greg e Gina per chiedermi vostre notizie? Hai idea di quante volte mi abbiano chiamato i tuoi genitori?-.
Zac bevve un lungo sorso di caffè nero americano e si pulì le labbra con il palmo della mano. Ashley stava portando sul tavolo tutte ragioni più che valide, ma lui non voleva sentirle.
-Greg e Gina non centrano. Non mi hanno messo in testa niente, te lo assicuro. E sì, sono un sognatore. Non ci vedo niente di male. Sono innamorato. Innamorato perso di lei e voglio sposarla. Perché non dovrei?-
-Perché è troppo presto- la ragazza sollevò entrambe le sopracciglia e, per un momento, Zac pensò di avere davanti sua madre che gli faceva la paternale.
-No, non lo è. Ti ricordi quando avevamo vent’anni? Mi hai detto la stessa cosa anche allora. Mi hai praticamente pregato di non chiedere a Nessa di sposarmi o le avrei rovinato il compleanno-
-Questo perché avevate appena raggiunto l’età legale per il matrimonio! Mi stai dipingendo come una strega Zac! E per la cronaca era stata lei  che mi ha detto di farlo. Sapeva che prima o poi glie l’avresti chiesto e non voleva che lo facessi alla festa per i suoi ventuno anni-.
Zac la guardò serio in volto.
-Non mi farai cambiare idea questa volta. Lei è quella giusta. Ne sono convinto. Lo sai anche tu. E non la sto per sposare solo perché è incinta. La voglio sposare perché la amo e non ho mai smesso di farlo. Greg e Gina possono pensare quello che vogliono-.
Si tolse l’anello dalla tasca dei jeans e lo posò di fronte all’amica.
-Ho bisogno di te per sapere se va bene. La scorsa settimana siamo stati in Oregon e ho chiesto il permesso a mia nonna-
-Il permesso?-
-E’ il suo anello. E’ un anello di famiglia, ma va adattato al dito di Van. Tu sicuramente sai qual è la sua misura- .
Ashley lo prese in mano e lo scrutò con attenzione. Allora Zac non stava scherzando. Allora era tutto vero.
-Dovrai stringerlo- lo ammonì –e dovrai prima chiedere il permesso a suo padre. Sai come sono tradizionali i suoi genitori-.
Zac annuì e rabbrividì al solo pensiero.
-Greg non ci parla- ammise –Gina ha telefonato qualche volte per sapere come stavano Nessa e il bimbo. Non è entusiasta all’idea che io viva di nuovo con loro, ma credo che le faccia piacere che Nessa non sia più sola in quella casa enorme. Greg, invece, mi odia-.
-Oh, sono sicura che non è così. Sotto, sotto suo padre è un tenerone lo sai?- sicuramente Zac stava esagerando si disse Ashley.
-Beh non con me. Mi odia e adesso non parla neanche più con sua figlia perché è diventato matto da legare, ma Gina e Stella lo hanno convinto a parlare… andremo a pranzo a casa loro tra qualche giorno. Gina ha preparato una scatola piena di vecchi vestiti da neonato che erano di Vanessa e Stella e vuole darceli-
-Quindi il tuo piano è chiedere la mano di Nessa davanti a delle tutine per bebè?-
-Noooo! Voglio prendere Greg da parte e chiedergli… ecco chiedergli la mano di Nessa. E poi voglio sorprenderla: tra due giorni è il nostro anniversario e pranziamo tutti assieme a casa di mia madre. Glie lo chiederò lì-.
Ashley sorrise.  Anche se aveva mille dubbi al riguardo e voleva proteggere Vanessa con tutta se stessa, ma sapeva che era stata solo questione di tempo: Zac in qualche modo, era riuscito a riaverla indietro, anima e cuore, e Ashley doveva ammettere che Nessa sembrava felice. Soprattutto Zac era felice, felice come l’amica non l’aveva mai visto prima d’ora. La ragazza chiuse gli occhi e pregò Dio e l’Universo che quella fosse la volta buona per entrambi.
-Senti Zac… ok. Facciamolo. Ti darò una mano- disse sollevando il dito indice –ma ti avverto che se la fai soffrire e se per qualche stupida ragione vi mollate di nuovo vi giuro che questa volta vi prendo a calci . Avete fatto un bambino-.
-Lo so’ Ash, ne sono ben consapevole-
-Avete fatto un bambino che si merita il meglio di entrambi i suoi genitori-
-Ash, lui sarà perfetto. Lui o lei sarà perfetto- a Zac brillarono gli occhi –sarà perfetto proprio come sua madre. Io e Van ci amiamo alla follia e ameremo anche nostro figlio alla follia. E se per qualche stupida ragione li ferirò beh, diavolo… sarò il primo che andrà da Greg Hudgens o da te ad aspettare in silenzio la mia giusta punizione. Li amo con tutto me stesso, sai che è vero. Voglio solo mostrarlo al resto del mondo-.
 
Vanessa fissò la sua se stessa che le sorrideva dalla foto che aveva appena incorniciato: lei e Zac indossavano le tuniche rosse da diplomanti della East High. Era una delle ultime scene che avevano girato per “High School Musical 3: Senior Years” e la ragazza sorrise nel ricordare di come Zac la stringesse forte a sè per consolarla.
La giovane donna si era finalmente decisa a fare sparire le vecchie foto sue e di Austin dai muri e dalle mensole della casa e le aveva sostituite con foto sue e di Zac. Quel pomeriggio i suoi genitori sarebbero venuti da loro e li voleva fare una buona impressione. Stella aveva usato abilmente le sue tecniche persuasive per convincere Greg ad andare a trovare la figlia maggiore e Zac per parlare dell’arrivo del bambino, e Vanessa non voleva che le aspettative di suo padre e di sua madre venissero deluse. Il primo passo era dimostrarli che lei e Zac facevano sul serio: perciò ogni piccolo oggetto che lei e Austin aveva comperato assieme era stato sostituito da un oggetto che le ricordava Zac. Le foto nella vecchia libreria di legno di ciliegio che Zac e suo padre avevano costruita desso ritraevano Vanessa e Zac durante la loro ultima vacanza alle Hawaii, la foto dell’ecografia di baby Zanessa era invece stata posta accanto ai tre copioni di dei tre film di “High School Musical” sul ripiano centrale. La ragazza fece qualche passo indietro e ammirò il suo lavoro: era piuttosto soddisfatta del risultato. Il suono del campanello la riportò alla realtà. Probabilmente era Zac che aveva dimenticato un’altra volta le chiavi di casa.
 Zac era in piedi, davanti a lei e reggeva in mano un enorme bouquet di gigli e rose.
-Buon anniversario amore!- baciò prima Vanessa e poi la pancia.
-Te ne sei ricordato?- la donna era senza fiato –ma come?-
-La riunione con il mio manager era una scusa- Zac le fece l’occhiolino –qualche paparazzo mi ha fotografato, ma ne è valsa comunque la pena-.
Vanessa lo strinse a sé, mettendogli le mani dietro al collo.
-Ti amo-
-Ti amo anche io piccola. Oh, su vestiti. Ti porto a pranzo fuori. Non crederai mica che il giorno del nostro anniversario io non ti porti fuori a pranzo!-.
 
-Non riesco a crederci che tu abbia fatto tutto questo per me- Vanessa era seduta ad un tavolo per due apparecchiato a lume di candela nel loro ristorante preferito il “Paty’s Cafè”. Astrid e George li avevano riservato il loro tavolo migliore per l’occasione: era semplicemente bastata una telefonata da parte di uno dei loro clienti preferiti.
-Te lo meriti piccola, davvero lo sai-
-Te lo meriti anche tu-
-Come… come stai?-
-Bene-
-Vanessa-
-Bene! Insomma sto bene, davvero. Devi smetterla di dispiacerti per me. Mamma e papà hanno accettato di parlare con noi e credo che le cose si risolveranno, davvero-..
Zac le rivolse uno sguardo poco convinto, ma preferì finirla lì. Non voleva farla ulteriormente innervosire.
-Van, mi dispiace per ieri sera. Avrei dovuto essere più gentile con tua madre, ma la sua telefonata mi ha preso alla sprovvista- si giustificò lui.
 
-Non rispondere- lo implorò Vanessa. Il suo corpo nudo era sotto di lui, le mani strette intorno ai suoi fianchi, il respiro caldo a pochi centimetri dal viso.
-Van…-
-Richiameranno- le sussurrò lei in un orecchio, provocandogli brividi lungo tutto il corpo. Poteva sentire quanto fosse bagnata, quanto lo desiderasse dentro di lei. Gli ci volle tutta la sua forza di volontà per depositarle un bacio sulle labbra e girarsi per afferrare il cellulare.
Il numero che lesse sul display fece subito abbassare la sua libido. Sospirò pesantemente e allontanò dolcemente Vanessa da lui, mettendo almeno dieci centimetri di distanza. Lei gli lanciò un’occhiataccia che lui ignorò.
-Pronto?- disse, cercando di mantenere un tono di voce normale.
-Scusa Zac, perdonami l’ora. Ti ho svegliato?-.
Adesso Vanessa capiva perché Zac aveva insistito per rispondere. Gina. Certo, poteva essere solo lei: aveva sempre avuto un tempismo perfetto nell’uccidere l’atmosfera.
-No… no. Stavo…-
Stavo per farmi tua figlia.
-Stavo rispondendo alle mail-. Zac sapeva che non avrebbe ingannato neanche Gina con quella scusa patetica, ma era sempre meglio di niente.
-Vanessa dorme?-
-No... non ancora. Lei… lei sta leggendo- il ragazzo lanciò uno sguardo confuso verso la mora.
-Senti Zac so’ che probabilmente è arrabbiata, ma vorrei parlarle-
-Non credo che lei ti voglia parlare-. Non era vero, ma Zac voleva essere messo al corrente delle reali intenzioni di Gina. Doveva proteggere la sua famiglia adesso.
-Zac, lo so’ che lei è accanto a te e so’ anche che è il vostro anniversario e probabilmente ho interrotto qualcosa. Tu e io sappiamo quale qualcosa. Voglio solo parlare con mia figlia-.
Zac rimase in silenzio per circa venti secondi.
-Zac, sei ancora lì?-
-Sì, ci sono. E hai ragione stavamo festeggiando il nostro anniversario. Senti Gina non voglio impedirti di vedere tua figlia, non ne ho di sicuro il diritto e non sono nessuno per farlo, ma devo proteggerla. Devo proteggere lei e il piccolo. Cerca di capirmi-
-Zac puoi almeno dirmi se sta bene?- Gina lo stava quasi supplicando. Zac lanciò un’occhiata in direzione della sua fidanzata. Si era rimessa addosso la camicia da notte e lo fissava seria con i suoi profondi occhi scuri. Non era sicuro del come volesse gestire tutta quella faccenda.
-Sta… sta bene. Le mancate e ha paura. Tutte e due siamo sinceramente felici, ma terrorizzati da tutta questa situazione. Siamo stati in Oregon pochi giorni fa, l’abbiamo detto a i miei genitori e a tutta la mia famiglia ad essere sinceri…-
Zac stava scegliendo ogni parola del suo discorso con estrema attenzione. Sapeva che Gina stava analizzando ogni sua sfumatura della sua voce per capire e non stesse mentendo, ma era anche ben consapevole dello sguardo di Vanessa su di lui.
-…ed è andata bene. Van era sollevata Gina, lo era davvero. Capisco che tu e Greg siete arrabbiati, ma per favore se c’è qualcuno da dovere biasimare sono solo io. A Van mancate immensamente-
Gina tirò su con il naso.
-Zachary, passami la mia bambina-.
Zac sorrise vittorioso e passò l’I-Phone alla sua fidanzata. Vanessa gli sorrise, con le lacrime agli occhi. Lo baciò con passione prima di salutare sua madre. Zac dovette fare tre grossi respiri per calmarsi.
-Mamma mi dispiace- piagnucolò Vanessa.
-Oh tesoro, dispiace a me!- Gina ormai era in preda ai singhiozzi.
Vanessa fece cenno a Zac per dirgli che era tutto ok e lui afferrò il concetto: si mise di nuovo boxer e una maglietta e uscì dalla stanza.
-Mamma… ho bisogno di te. Di te e papà. Mi dispiace di avervi… di avervi deluso, mi dispiace avervi colto alla sprovvista, ma io amo Zac e il bambino e amo anche voi. Non mi potete costringere a scegliere-
-Oh V. non ti vogliamo costringere a fare niente! Dobbiamo parlare. Io e tuo padre siamo qui per aiutarti e amiamo già te e nostro nipote più di noi stessi. Solo che dobbiamo parlare, davvero Nessa, dobbiamo farlo. Io e papà abbiamo organizzato un pranzo la settimana prossima e abbiamo invitato anche gli Efron-.
Vanessa sorrise. Di certo sua madre sapeva cosa dirle per farle spuntare nuovamente un sorriso.
-Mamma non era necessario-
-No, sì che lo è tesoro. Dobbiamo imparare a conoscerci nuovamente-
-Mamma io e Zac vorremmo parlare solo a te e a papà. Stella non ci deve essere e nemmeno gli Efron devono essere con noi-.
Gina rimase in silenzio per alcuni secondi. Vanessa la sentì sospirare.
-Va bene tesoro. Se è questo quello che vuoi ci vediamo domani mattina a pranzo ok?-.
-Ok mamma. Bacia Stella e papà da parte mia-.
 
 -Già…- Vanessa arrossì –non è stata una telefonata facile-.
Zac le strinse la mano da sotto la tovaglia e Vanessa arrossì ancora di più.
-Vedrai che il peggio è passato V. i tuoi si scuseranno e andrà tutto per il meglio-.
 
La speranza di Zac e Vanessa parve avverarsi. Gina e Greg arrivarono a casa loro l’indomani, carichi di borse con i vecchi vestiti di neonato delle ragazze.  Le due donne passarono un’ora a confrontarsi su nausee mattutine e vestiti coordinati per il piccolo, Zac offrì a Greg un generoso bicchiere di wishy e accettò di buon grado le critiche che l’uomo gli mosse sulla disposizioni dei mobili nella casa.
-E questa sarà la stanza del piccolo- il giro turistico di Zac e Greg terminò in quella che era la stanza degli ospiti al secondo piano.
-Mi piace come avete sistemato il tutto-.
Zac rivolse ai futuri suoceri un sorriso forzato e sentì la delicata presa di vanessa su ua  spalla. Ovviamente sapeva che Greg e Gina erano consapevoli del fatto che quella convivenza improvvisata non era alquanto così semplice come volevano dimostrare. La stanza del bambino ne era la prova lampante: Zac e Dylan si erano limitati a spostare tutti mobili nel garage e a dare una mano di intonaco bianco alle pareti. Non era niente di speciale. Zac poteva vedere lo sguardo corrucciato di reg, carico di preoccupazione.
-Io e Zac pensavamo di andare qualche giorno a Londra per festeggiare il suo compleanno- Vanessa decise di cambiare argomento.
-Non credo che Londra in questo momento sia una buona idea- commentò Gina. Si era improvvisamente scurita in volto.
-Mamma, non sono malata-
-No, tu non lo sei certo. Sei solo incinta, ma non credo comunque che sia una buona idea andare via adesso-
-Gina- Zac si schiarì la voce e costrinse a sé la ragazza, mettendole le mani sulle spalle e baciandole la testa –Nessa sarà con me per tutto il tempo. Non la perderò di vista, credimi-.
Gina lo ignorò completamente.
-Greg diglielo, avanti-.
Tutti gli occhi dei presenti si focalizzarono su Greg.
-Papà, cosa c’è?-.
-Ho un problema- bofonchiò. Il tono di voce si era abbassato di colpo. Il colorito di Greg era tornato normale. Sembrava si fosse calmato di colpo.
-Un problema?- Vanessa corrucciò la fronte. Forse c’era più di una ragione al fatto che sua sorella minore Stella fosse assente da quella riunione famigliare.
-Cancro- sussurrò –e…e adesso che mi hai dato questa notizia non sono solo arrabbiato dal fatto che sei incinta, sono anche incavolato nero perché probabilmente io non ti potrò stare accanto. Non per sempre almeno. Ma spero che tutto questo non sia troppo  per te Baby V. Non voglio metterti nessun tipo di pressione addosso, non era mia intenzione. Lo giuro. Dio, ti amo con troppo per farti de  male- l’uomo la strinse delicatamente a sé, appoggiando entrambe le mani sul ventre di Vanessa –se voi siete felici di avere questo bambino, beh allora io troverò un modo per esserlo per voi. Non sprecherò un solo minuto del tempo che mi rimane per essere arrabbiato per l’arrivo del mio primo nipote.  Ti amo e sarai sempre la mia bambina, ma voglio il meglio per te… per tutti voi tre-concluse rivolgendo a Zac uno sguardo eloquente.
-Se è questo quello che volete noi vi sosterremo– Gina si unì all’abbraccio e accarezzò teneramente i capelli della figlia -stanne certa tesoro-.
Vanessa si strinse di più ai suoi genitori. L’unica cosa alla quale riusciva a pensare era che Dio la stesse prendendo in giro: come poteva farle rincontrare l’amore della sua vita, darle un figlio e levarle suo padre allo stesso tempo?
Greg aveva il cancro. Tumore ai polmoni al quarto stadio.
Zac sentì il nodo alla gola formarsi mentre ci pensava. L'uomo di cui aveva passato anni a vivere nella pura e terrificante paura. L'uomo che per lui era invincibile . L'uomo che significava tutto per Vanessa. Quell’uomo gli stava veramente dicendo che aveva i giorni contati? Non poteva chiedergli di certo la mano di Vanessa in quel momento. Greg  non gli avrebbe mai dato il permesso, non in quel frangente. Fu come se il tempo si fosse fermato. I tre Hudgens rimasero abbracciati per un tempo imprecisato mentre Zac stette fermo in mezzo alla stanza, incapace di fare altro se non stare lì impalato a fissarli. Ognuno chiuso nel proprio dolore.

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Capitolo 24
*** Take my hand, I'll take the lead ***


Per cause di forza maggiore (questo weekend sarò fuori casa) pubblico con parecchio anticipo. Preparate i fazzoletti. Il prossimo capitolo verrà pubblicato sabato prossimo 24 aprile. - Fran 


“Take my hand, I'll take the lead
And every turn will be safe with me
Don't be afraid, afraid to fall
You know I'll catch you through it all”
- “Can I have this dance?” High School Musical 3 Senior year
 
Il giovane uomo fece scorrere la punta delle dita sul brillante e sentì il sangue accelerare e scorrergli nelle orecchie. Si stava già impancando e non era neppure l’alba. Girò la testa sul lato opposto del letto dove c’era Vanessa, profondamente addormentata. L’aveva cullata fra le sue braccia, asciugandole le lacrime finchè lei non si era addormentata e adesso, stesa accanto a lui con il volto ancora gonfio di lacrime, gli sembrava sempre perfetta.
No, non c’era più spazio per i dubbi. Lei era quella giusta. Lei era la sola ed unica donna che lui avesse mai amato. Lo era da sempre. Era lei quella da sposare. Il loro non era mai stato semplice amore giovanile, non era stata una semplice infatuazione. Era stato amore a prima vista. Quello che avevano condiviso durante tutti quegli anni era qualcosa di speciale. Era meglio di tutto quello che Zac avesse mai potuto immaginare…. e non poteva immaginare di condividerlo con qualcun altro, ad eccezione della donna che dormiva accanto a lui. Era una verità universale per il ragazzo: non c’è oceano senza surf, procrastina sempre il bucato e sposa Vanessa.
Aveva tirato fuori l’anello nuziale di ritorno dalla loro fuga alle Hawaii, ma ormai erano passati  quasi due mesi e Zac non aveva avuto il coraggio di dichiararsi. Non ancora. Erano stati mesi complicati tra la diagnosi di cancro di Greg e i genitori di Zac che si stavano adattando ad una vita da divorziati. Si era immaginato così tanti scenari diversi che non sapeva come diavolo fare ad organizzare una proposta che fosse degna di Vanessa: all’inizio aveva pensato di portala nello Utah, nei luoghi che avevano fatto da sfondo ad “High School Musical”, ma poi aveva rinunciato all’idea: Vanessa avrebbe offerto la nausea per l’intero tragitto. Poi aveva pensato di chiedere aiuto ad Ashley, ma si era fermato quando lei gli aveva proposto di legare l’anello al collare di Shadow e di usare uno shampoo per tingere la cagnolina di rosa shocking.
L’uomo aveva passato l’intera notte in bianco perché il pensiero della proposta era ormai diventato il suo chiodo fisso e Zac aveva deciso che quello era il giorno giusto. Lui e Vanessa sarebbero andati a pranzo a casa dei suoi genitori e lui avrebbe chiesto il permesso a Greg. Erano trascorse meno di ventiquattro ore dalla notizia del cancro di Greg, ma Zac sentiva di stare per impazzire. Il cancro non gli avrebbe portato via la gioia di un matrimonio. Gli aveva già portato via sua cugina Emily nel 2013, non poteva prendersi anche il suo futuro suocero. Il matrimonio avrebbe dato a Greg un altro motivo per continuare a lottare. Certo, doveva pur sempre dargli la sua benedizione.
Era terrorizzato al solo pensiero. In quei mesi Greg lo aveva deliberatamente ignorato, oppure gli aveva rivolto qualche finta parola di cortesia, quando si trovavano entrambi in presenza di Vanessa. Non poteva di certo biasimarlo. Zac sapeva che Greg Hudgens lo odiava da quando lui e Vanessa si erano lasciati, anche se era stata una decisione senza drammi e presa di comune accordo. E ora che era tornato nella sua vita e l’aveva messa incinta, sapeva che Greg lo odiava ancora di più.
 
Los Angeles, California - 14 dicembre 2009
-Se ti chiedessi di sposarmi cosa mi diresti?-.
Vanessa sentì il cuore di Zac accelerare, come se stesse per uscirgli dal petto. Era serio? Non poteva esserlo. Avevano appena finito di fare l’amore dopo essere tornati a casa e avere celebrato il ventunesimo compleanno della ragazza. Erano solo gli effetti degli ormoni sessuali a parlare. Oppure quelli di tutto l’alcol che avevano bevuto. Non poteva dire sul serio.
La mora si strinse ancora di più al petto nudo del fidanzato e sbadigliò. Forse se si mostrava assonnata Zac avrebbe lasciato perdere.
-Van?-.
Niente. Zac stava aspettando una risposta.
La ragazza sospirò e si mise seduta, coprendosi con il lenzuolo.
-Sono serio- disse lui. I suoi penetranti occhi blu brillarono nell’oscurità della stanza.
La parola “matrimonio” non era una sconosciuta nelle loro conversazioni, soprattutto negli ultimi mesi. I genitori di Vanessa erano all’antica: ci avevano messo un anno intero ad accettare Zac e altrettanti due anni a fidarsi di lui. Ma nell’ultimo anno spesso Gina aveva scherzato con i due giovani sul fatto di rendere ufficiale la loro unione. Li aveva quasi supplicati di anche solo pensare al matrimonio. I due ragazzi avevano temporeggiato. Tempo al tempo si erano detti. Quella non era di certo la prima volta che Zac tentava goffamente di farle una proposta. La prima volta era stata subito dopo il loro viaggio alla Hawaii; la seconda nel gennaio scorso, quando Zac era sotto l’effetto degli antidolorifici dopo avere subito la rimozione dell’appendice. Entrambe le volte Vanessa aveva reagito nel solito modo: era arrossita e lo aveva zittito con un bacio. Zac non ne aveva mai più parlato e non si era mai più fatto avanti.  Quindi, perché farsi avanti adesso?
-Penso… penso che sia tempo di aggiungere un vero anello no?—disse Zac, indicando l’anello d’oro che Vanessa teneva all’anulare della mano sinistra.
-Questi sono anelli veri. O sbaglio?-.
Zac si corrucciò. Aveva risposto con una battuta. Per quanto fosse affezionato agli anelli della promessa che si erano scambiati alle Hawaii un anno e mezzo prima, era lui, tra i due, che pensava che nonostante la giovane età, lui e Vanessa potessero realmente sposarsi ed esseri felici. Era così strano per lei? A volte il giovane si chiedeva se lui per Vanessa fosse abbastanza.
-Zac ti amo- si affrettò a ribadire lei –ti amo e non abbiamo bisogno di affrettare le cose per dare una dimostrazione agli altri. Hai pianificato una proposta perché è il mio compleanno?-
-No… beh… no. Ma tu cosa risponderesti?-
-Che importanza ha?-.
-E’ importante- le mani di Zac la raggiunsero e le cinsero il volto -io ti amo Van e sono certo che non smetterò mai di farlo. E… e…e oggi è stata la tua festa e siamo entrambi adulti. Se tu mi ami come io amo te, allora perché aspettare?-
Vanessa lo baciò con passione, lasciando che le loro lingue lottassero assieme.
-Oh Zac…. Non me lo chiedere ti prego-.
-Perché?-
-Perché si. Siamo giovani-
-Non è una ragione sufficiente-
-Siamo giovani e siamo attori. Nei prossimi mesi entrambi saremo di nuovo ai lati opposti del globo per filmare qualche scena o per prendere parte ad un casting per uno spettacolo teatrale. Per quanto ti ami ho paura che sposandoci alla fine ci perderemmo-.
Zac cercò di seguirla. Non era quello che aveva immaginato. Nella sua mente da inguaribile romantico lui e Vanessa si sarebbero amati sempre e comunque, distanza e sceneggiature non contavano. Avrebbero trovato un modo per stare assieme e tutto sarebbe andato bene.
-I nostri anelli ci ricorderebbero sempre che ci siamo scelti e che ci apparteniamo per sempre. Anche se siamo giovani- sussurrò lui, scostandole una ciocca di capelli dal viso.
In qualche modo voleva che la parte razionale di Vanessa cedesse ai suoi sentimenti, cosa non facile.
-Ma come fai ad esserne certo? Tesoro, ti chiedo solo di aspettare. Se mi ami puoi fare questo? Voglio sposarti quando entrambi ci sentiremo pronti. Non voglio sposarti adesso e subito e ritrovarmi divorziata tra due anni-.
Zac ingoiò un groppone di saliva. Era davvero così pessimista?
-Hundgens… sei davvero-
-Ne sono consapevole va bene?- lei gli fece l’occhiolino.
La tensione di prima sembrava evaporata di colpo.
-Adesso baciami e basta ok? Mettiamoci a dormire. Seriamente, sono esausta-
Zac eseguì quanto detto.
-Cosa hai da fissarmi?-
-Ti volevo solo augurare ancora buon compleanno piccola, solo questo…-
-E?-
-E dirti che ti amo e che ti sposerò… prima o poi-.
 
-Ehi Greg ho appena fatto lucidare la DeLorean, ti va di vederla? L’ho parcheggiata nel garage-.
Quella fu la prima frase che Zac pronunciò verso Greg quando lui e Vanessa arrivarono a casa Hudgens poche ore dopo la notte insonne che il ragazzo aveva passato. Aveva trovato la scusa perfetta. Se avesse usato le parole “Ti devo parlare” sia Greg sia Vanessa avrebbero sospettato qualcosa, invece attaccare discorso usando un hobby che lui e Greg effettivamente condividevano –le auto d’epoca- era la scusa perfetta. 
Non appena lui e Greg rimasero soli nella privacy del garage, Zac prese il coraggio a due mani.
-Vorreisposaretuafiglia-.
Greg Hudgens era di spalle che osservava l’auto, ma Zac fu certo di averlo visto sussultare.
Greg restò in silenzio per quello che al giovane parve un’eternità, poi sospirò pesatamente, si girò e sollevò una mano in aria.
Zac si irrigidì, ma l’uomo gli battè una sonora pacca sulla spalla e tossì.
-Ce ne hai messo di tempo ragazzo!-.
Zac impallidì. Era come paralizzato. Di certo aveva sentito male.
-Come scusa?- la sua voce era poco più che un sussurro.
-Dovevi proprio metterla incinta vero per farti coraggio e chiedermelo? Dio, pensavo che non l’avresti mai fatto!-.
Zac aprì la bocca per parlare, ma non uscì nulla.
Greg gli diede un’altra pacca, questa volta sulla schiena.
-Beh vieni sul retro! Ti offro un buon bicchiere di wisky, tanto morirò comunque, tanto vale berci un po’ su e nessuna occasione è meglio di questa-.
Brindisi? Wisky? Dov’era finita la morte imminente? Dove erano finite le minacce? O gli sguardi accusatori che Greg era solito lanciargli?
A quelle parole, finalmente, Zac tornò in sé e sembrò riacquisire il dono della parola.
-Credevo… credevo che lei mi odiasse!- gracchiò, pentendosene subito dopo.
Greg si immobilizzò e lo fissò serio, puntandogli un dito contro.
-Ti ho odiato sì, questo è vero. Ti ho odiato quanto avevi diciotto anni e mi ha portato via la mia bambina…-.
Zac sollevò entrambe le sopracciglia: bambina? Veramente Vanessa aveva sedici anni quando l’aveva incontrata la prima volta.
  -Greg io non vole…-
-No adesso mi lasci finire ragazzo! Ti ho detestato, ti ho affibbiato nomignoli odiosi e sono certo che in tutti questi anni entrambi le mie figlie ti abbiamo riferito quali erano…-.
Nella mente del giovane risuonarono i vecchi nomi con il quale Greg erano solito chiamarlo agli inizi della sua relazione con Vanessa: da “Rubafiglie” a Sacco di testosterone”.
- Mami sono anche affezionato a te. E credimi, mi è davvero dispiaciuto quanto tu e la mia Baby V. avete deciso di lasciarvi. Ma adesso sei qui, davanti a me, e  non siete più solo voi due. Sai quanto io e Gina siamo tradizionali, prima il matrimonio e poi i figli… beh parliamoci chiaro, io non sarò sempre con loro e quindi ho bisogno che tu ti prenda cura di loro al posto mio, di tutti loro. So’ quanto Stella e Gina tengano a te Zachary e credimi, il solo pensiero di non essere qui e vedere crescere mio nipote mi distrugge-.
Zac rimase fermo impalato come un idiota. Davvero era tutto a posto? Erano bastate poche parole per risolvere tutti i vecchi dissapori tra lui e Greg Hudgens? Diavolo, quel uomo aveva il potere di farlo sudare e mandargli in pappa il cervello e adesso gli stava dando la sua benedizione?
-Hai sentito quello che ti ho appena detto figliolo?-.
Greg lo scrutò.
-Si… si signore. Quindi… quindi siamo a posto? E’ tutto ok tra di noi?-.
Zac bevve un lungo sorso di wisky: l’alcol gli bruciò lo stomaco. Non c’era più abituato.
-Siamo a posto direi, si.- Greg fece scontrare appena la sua bottiglia con quella del suo futuro cognato.
-Le hai giù preso l’anello? Ti servirà un anello Zachary-
-Oh- Zac si mise le mani nella tasta dei jeans e tirò fuori la famosa scatoletta. Era così nervosa di perderla che se la era portata appresa per tutto il giorno.
-Era di mia nonna Dorothy- spiegò –lei è ancora viva, ma quando… quando Vanessa è venuta in Oregon lei me l’ha dato in consegna. Le avevo sempre detto che l’avrei conservato per la persona giusta-.
Greg accennò una smorfia che il giovane interpretò come un lieve sorriso.
 
Quando lui e Greg erano rientrati in salotto Zac aveva chiesto a Vanessa di salire al piano di sopra con lui –Gina ha lasciato nella tua vecchia stanza delle cose per il bambino- aveva detto, sfoggiando tutta la sua non challenge di attore hollywoodiano.
-Zac che hai? Sei stato nervoso per tutto il pranzo… papà ti ha minacciato? Ti ha detto qualcosa?-
-Nulla di tutto ciò- il ragazzo chiuse la porta dietro di loro. A chiave. Stava sudando freddo e le mani presero a tremare. Doveva dirlo subito, altrimenti si sarebbe bloccato a metà discorso.
-Sposami- disse tutto di un fiato.
Vanessa era certa di avere capito male. Non poteva essere serio.
-Sposami- ripetè lui –sposami-.
La ragazza inarcò le sopracciglia.
-Ma sei serio?-
Un’ombra di delusione comparve sul volto dell’uomo. Vanessa capì di averlo deluso e si affrettò a rimediare. Zac non le aveva mai accennato nulla sul matrimonio, credeva che fosse un evento lontanissimo per loro. D’altronde il suo ragazzo anni prima aveva dichiarato in decine e decine di interviste di non sentirsi pronto al matrimonio. “Mi sposerò quando avrò quarant’anni” aveva dichiarato un ventitreenne Zac a GQ Magazine nel lontano 2010.  E adesso? Non era successo anni fa, quando voleva che lui glielo chiedesse… perché ora? Aveva sempre immaginato quel magico momento con qualcun altro e aveva anche fantasticato su di esso? Sì, lo aveva fatto. Ma ormai  quella relazione era finita. E ora Zac che era lì, inginocchiato di fronte a lei, con in mano un anello, pronto a dirle le parole che lei aveva sognato di sentire tanti anni prima. E in quel frangente la ragazza sapeva che era giusto così. Sapeva solo che era giusto.
Zac stava letteralmente tremando. Frugò nella tasca dei jeans e tirò fuori l’anello, inginocchiandosi.
-Sono completamente serio. Ho… ho chiesto il permesso a tuo padre-.
Vanessa si portò entrambe le mani alla bocca. Era sconvolta. Lo fissava impietrita, incapace di parlare. Aveva fatto davvero una cosa simile? Sapeva che Zac era terrorizzato da suo padre. Il solo fatto che avesse affrontato Greg Hudgens, l’uomo che temeva più al mondo,  la fece arrossire: non aveva mai dubitato dell’amore che Zac provava per lei.
-E mi ha dato il permesso- dal tono della voce era chiaro come il sole che Zac era più sorpreso di lei –l’anello è piccolo, ma è di nonna Dorothy ricordi? Me lo ha dato anni fa quando io e te siamo stati in Oregon. Ho promesso sia a lei sia a nonno che tu eri quella giusta. E come vedi non mi sono sbagliato. Ti ho aspettato per tutto questo tempo. Ti ho aspettato perché ti avevo lasciato andare e me ne sono sempre pentito. Lo sai che non ho mia smesso di amarti e mai lo farò vero? Ero sicuro che in qualche modo il tempo, il destino o chi per esso ci avrebbe riavvicinati. E lo so’ che mi credi pazzo, ma è così. Non puoi negarlo e sono sicuro che per te è lo stesso. Amo la donna che sei diventata, amo ogni piccola cosa di te, amo le nostre avventure, i nostri battibecchi e amo il fatto che mi accetti per come sono, anche quando mi comporto da idiota. Quindi, Vanessa Anne Hudgens, mi vorresti fare l’onore di diventare mia moglie?-.
Lacrime silenziose rigavano ora il volto della giovane donna. Fece a Zac segno di alzarsi e lo strinse in un abbraccio soffocante, appoggiando la fronte a quella di lui.
-Ti amo da morire- sussurrò lei, spostandosi tanto quanto per permettere a Zac di guardarla negli occhi –ma se o fai per il bambino o perché mamma e papà ti hanno fatto delle pressioni o perché tua madre ti ha costrett…--
-Van- Zac le asciugò le lacrime con il pollice, accarezzandole dolcemente la guancia –nessuno mi ha costretto. Nessuno mi ha mai costretto a fare niente. E’ che adoro procrastinare tutto, dovresti saperlo ormai dopo anni assieme. E’ il mio peggior difetto. Ti avrei fatto la proposta anche prima, ma ho aspettato. Ammetto che a ventitre anni ero terrorizzato dal matrimonio e dai figli. Dio, quando qualcuno accennava a quella possibilità il mio cervello si azzerrava-.
Vanessa rise, ripensando alle domande imbarazzanti alle quali anche lei aveva dovuto sottostare.
-Ma adesso siamo cresciuti, siamo adulti. Abbiamo entrambi quasi trent’anni e due carriere più solide. Voglio stare con te e con il bambino e lo voglio fare per sempre. E… e credo che il divorzio dei miei e la malattia di tuo padre abbiano fatto scattare una sorta di molla nel mio cervello-.
Le labbra dei due giovani si unirono in un bacio appassionato e quando si separarono la ragazza tenne gli occhi chiusi, respirando contro il viso del suo futuro marito.
-E’ un sì allora?- le parole di Zac la costrinsero ad aprire gli occhi. Lui stringeva ancora in mano l’anello.
-E me lo chiedi?- Vanessa gli gettò le braccia al collo e si infilò l’anello: era perfetto. –E’ un sì in tutte le lingue del mondo-.
Zac non resistette e la baciò di nuovo, questa volta prolungando il bacio.
-Sei troppo carina quanto citi delle frasi da High School Musical, Hudgens… lo sai vero?-.
-Il mio compleanno- disse lei, diventando di colpo seria. Era come sopraffatta dall’amore che provava per quell’uomo straordinario che era davanti a lei. E voleva dimostarglielo, voleva fargli sapere che era sua per sempre. Voleva sposarsi in quel preciso momento. Non voleva aspettare un attimo di più.
Adesso era lui che non capiva. Rivolse alla fidanzata uno sguardo enigmatico.
-Van. È appena passato il mio di compleanno. Tu farai ventisette anni a dicembre…-
-Tra due mesi. Sposiamoci il giorno del mio compleanno-
-Tra due mesi?- sorrise Zac. Cielo, quella donna non la finiva mai di sorprenderlo. Questo era certo.
-Non ci serve una grande cerimonia. Solo la famiglia e pochi amici. L’abbiamo sempre voluto così no? E poi- nascose il volto nel petto dell’uomo –e poi voglio che papà abbia la possibilità di accompagnarmi all’altare, di vedere il mio abito da sposa e ti lanciarti occhiate cariche d’odio per tutta la durata della cerimonia-.
Zac rabbrividì al solo pensiero, ma la capiva. Anche lui avrebbe voluto che Greg arrivasse vivo alla cerimonia.
-Si… anche io. Quindi è deciso allora?- si scostò tanto per baciarlo e appoggiò le mani alla pancia.
-Presto diventerai la signora Efron dopotutto-.
Gli prese delicatamente la mano e le infilò l’anello. Vanessa lo fissò per una manciata di secondi, sorridendo.
-Ti amo-
-Ti amo anch’io. Adesso preparati perché mia madre urlerà, ne sono certo-.
-Tua madre? Aspetta di vedere la reazione di Stella!-.

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Capitolo 25
*** I wanna stay with you until we're grey and old ***


Eccomi quà con il nuovo capitolo. Spero che vi piaccia! Ci vediamo sabato prossimo, 1 maggio. - Fran

I'm so in love with you
And I hope you know
Darling, your love is more than worth its weight in gold
We've come so far, my dear
Look how we've grown
And I wanna stay with you until we're grey and old”
- “Say you won’t let go” James Arthur
 

-Ne siete proprio sicuri?-.
I genitori di entrambi i giovani li fissarono preoccupati. Zac e Vanessa si scambiarono un lungo sguardo d’intesa. Lui gli fece l’occhiolino, le bacio la mano dell’anello e la mise sul tavolo, in modo che tutti i presenti potessero verificare l’autenticità della sua proposta di matrimonio. Voleva dimostrare a tutti che le sue intenzioni erano serie e che non stava assolutamente prendendo la cosa alla leggera.
-Assolutamente sì mamma. Lo siamo- asserì Vanessa con un sorriso enorme sulle labbra –è stata una cosa inaspettata, ma non potrei esserne più felice. Zac mi ha sorpreso, davvero-.
- Ma non devi sentirti costretta. Il matrimonio è un passo importante Sweet Girl- la ammonì Starla –lo so’ che adesso sei incinta, ma io scherzavo quando facevo pressioni a Zac. Non volevo obbligarvi-.
-Mamma non mi hai fatto pressioni di alcun tipo… beh non nell’ultimo mese almeno. Quando eravamo ragazzi sì, lo hai fatto, ma tutte le tue insistenze non avevano portato a niente. Perché avete dei dubbi adesso che siamo adulti e possiamo permetterci di prenderci una pausa solo per noi stessi?-.
-Non è questo- Starla si portò entrambe le mani sul cuore e sospirò –è che no voglio che ti senti obbligato a farlo tesoro. Insomma, hai preso sempre le mie insistenze come una sorta di gioco quando eri ragazzo, ma voglio che tu sappia che non devi sentirti obbligato in alcun modo-.
-Il ragazzo me lo ha chiesto- si intromise Greg grattandosi il mento come se stesse ancora riflettendo sull’accaduto –mi ha chiesto il permesso. Se non lo avesse fatto non staremo seduti qui a parlarne tranquillamente-.
Zac ingoiò un groppone di saliva.
-Mamma, papà io e Van ci sposeremo. Non c’è…-
-Niente che potete dire che ci faccia cambiare idea. Lo sappiamo Zachary. Avete chiarito questo concetto già quando ci avete detto del bambino il mese scorso- David non poteva evitare di non preoccuparsi: voleva che tutta al situazione fosse ben chiara nella testa di suo figlio. Anche lui era stato giovane e innamorato e anche lui aveva sofferto per amore. Non voleva che Zac e Vanessa si gettassero a capofitto in una cosa più grande di loro per poi divorziare dopo pochi anni di matrimonio. Non voleva che facessero la fine che avevano fatto lui e Starla e che scoprissero, dopo anni di vita assieme, di non sopportarsi più. –Ma possiamo almeno dirvi che siamo preoccupati? Non penso che tu ti debba sentire obbligato. Potete crescere il bambino assieme senza il vincolo matrimoniale e potete sposarvi quando vi sentirete davvero pronti. Il matrimonio complica tutto. Avete già un figlio e due carriere alle quali pensare. Non è forse abbastanza?-
-Io voglio sposare Van perché la amo. Il bambino è venuto da sé. Anche se lei non fosse incinta le avrei chiesto di sposarla il giorno dopo che si è presentata a casa mia con le valigie in mano. Non ho mai smesso di amarla e non aspetterò di certo che arrivi il momento giusto. Non verrà mai il momento giusto perché ci sarà sempre qualcos’altro da fare. Non voglio che succeda questo. Non voglio perché so’ che l’amore che provo per lei va oltre tutte queste piccole cose-.
-Ma perché adesso? Non potete aspettare la nascita del bambino?-
-No, non possiamo- Zac mise un braccio intorno alle spalle di Vanessa –non possiamo e basta. Vogliamo che ci siate tutti al nostro matrimonio e quindi ci sposeremo a dicembre-
-A dicembre? Ma è fra due mesi- balbettò Gina.
-Il giorno del mio compleanno- spiegò Vanessa –io… io voglio che papà mi possa accompagnare all’altare e voglio che possa vedere me e Zac diventare marito e moglie-.
Tutti gli occhi dei presenti si fossilizzarono su Greg.
-Gli hai dato veramente il permesso? A Zac intendo… non hai cercato di ucciderlo- Gina sembrava incredula.
-Certo che glie l’ho dato. Non pensavo che fosse lui l’uomo alla quale avrei consegnato la mia Baby V, ma sono determinato ad arrivare a quel giorno. E spero anche di vedere il mio nipotino-.
Il clima nella stanza sembrò distendersi. Starla e Gina sorrisero nel vedere l’amore negli occhi della giovane coppia.
-Se siete sicuri allora vi sostenemmo come abbiamo sempre fatto- disse Starla –anche se dovrete lasciarci organizzare il matrimonio. Voglio che il vostro giorno sia perfetto-.
Non era quello che voleva Zac, ma si limitò a sorridere a sua madre. D’altronde doveva accettare qualche compromesso.
-Dobbiamo iniziare subito i preparativi? Avevate già qualcosa in mente cara?- gli occhi di Gina brillavano.
-Mamma, me lo ha appena chiesto- Vanessa mostrò l’anello a tutti i presenti.
-Quello è…- disse David –è l’anello di mamma-
-Sì certo. Nonna Dot me lo ha dato durante la nostra ultima visita in Oregon. Vogliamo che sia una cerimonia piccola però niente fronzoli e roba del genere e la stampa deve restarne fuori ovviamente-
-La stampa non sarà un problema li rassicurò Greg – i mie amici della stazione 19 si assicureranno che nemmeno uno schifoso paparazzo interrompa il giorno speciale della mia bambina-.
-E ora parlando di cose serie…vorremo che Dylan e Stella ci facessero da testimoni- annunciò Zac, alleggerendo l’atmosfera.
-Amico ma sei serio?- Dylan era così felice che saltò subito in piede correndo ad abbracciare la coppia. –Ti organizzerò il più fico addio al celibato della storia degli addii al celibato!-.
Tutti risero.
-Dyl, lo sai vero che il testimone ha altri compiti più importanti? Come scrivere il discorso d’auguri agli sposi eh…-
-Oh andiamo! So’ già cosa dire! Ma l’addio al celibato! Quello che sì che è roba forte da organizzare!-.
-Ci sono delle regole al riguardo- lo ammonì Vanessa, mentre il ragazzo alzava già gi occhi al cielo.
-Come dubitarne Nessa… avanti… quali sono?-.
-Non deve bere. Devi portarmelo in chiesa sobrio e in orario chiaro?-
-Certo…certo..- Dylan agitò con non curanza le mani in aria, facendole segno di non preoccuparsi.
-Oh e Stella?- disse Vanessa questa volta rivolgendosi alla sorella in lacrime –vedi di controllare cosa diavolo si metterà Zac il giorno delle nozze! Lo sai che se potesse indosserebbe le sue infradito anche all’altare!-.
 
Erano passate solamente due settimane dal grande annuncio e Zac e Vanessa si erano già pentiti di aver coinvolto le loro famiglie in quella faccenda. Ogni mattina si svegliavano e trovavano circa una ventina di messaggi in segreteria da parte delle loro madri. Sembrava proprio che Starla e Gina non si capacitassero del perché i loro figli non fossero entusiasti di tutte le loro proposte.  E Greg non era da meno.
-Tuo padre vuole che costruiamo assieme il nostro letto! Come avevamo fatto per la tua vecchia libreria!- gracchiò Zac una mattina, mentre Vanessa era intenda a sfogliare book di abiti da sposa.
-E allora? Io  la trovo una cosa dolce. Vuol dire che vuole legare con te-
-Van il nostro letto! Posso capire la culla del bambino, ma Dio… il nostro letto!-
-Non serve ripeterlo trecento volte-
-Non riuscirò più a… a… hai capito. Insomma…-
Vanessa scoppiò in una risata.
-Tesoro, io non mi preoccuperei di quello-
-Sì invece! Insomma non riuscirò più a farlo pensando che tuo padre ha costruito il letto nel quale vorrò farlo! Probabilmente l’ha fatto apposta per tenermi d’occhio anche quando non è fisicamente qui!-
-Zac, non credo che la gelosia di mio padre nei tuoi confronti raggiunga questi livelli. E comunque dovresti veramente prenderti una pausa dalla camera del bambino e sederti qui. Ho bisogno che mi aiuti con il matrimonio-.
 -Aspetta, mi stai davvero trascinando in tutto questo?- chiese, scettico –Van credevo di averti già detto che adoro il fatto di sposarti e non vedo l’ora di vederti camminare verso di me all’altare, ma non credo che ci sia granchè da decidere. Avevamo deciso di fare le cose usando un basso profilo, no?-.
Per tutta risposta la sua futura moglie non esitò a mettere su il broncio alla quale lui non poteva resistere.
-Van!- gracchiò lui, chiudendo gli occhi per poi riaprirli e constatare che il broncio non se ne era ancora andando dal suo volto. Vanessa sbattè le ciglia un paio di volte e sorrise, quando vide il suo fidanzato sedersi su uno sgabello accanto a loro.
Alla fine Zac aveva ceduto, come sempre del resto.
-Dylan ha ragione-
-Su cosa?-
-Sul fatto che mi tieni già al guinzaglio e non siamo nemmeno sposat… ahi!- Zac emise una risatina mentre si strofinava la parte superiore del braccio, dove Vanessa l’aveva appena pizzicato.
La ragazza inarcò le sopracciglia e incrociò le braccia sul petto.
-Zachary, sono seria! Ho bisogno del tuo aiuto! Dobbiamo parlarne-.
-Bene - disse con un sospiro frustrato. -Hai vinto, ovviamente. Parliamone-
-Grazie. Non posso affrontarli senza di te accanto- disse mentre gli accarezzava il lato del viso con amore.
Zac si sporse in avanti per dare un dolce bacio alla sua tempia. -Sai che qualunque cosa tu voglia a questa festa, ne sarò assolutamente felice. Sarò felice anche se fossimo solo noi due a festeggiare-.
-Zaccy lo so’ che vuoi limitare il numero degli invitati, ma tutta la tua famiglia verrà al matrimonio e sono già una ventina di persone. Metà della mia famiglia è nelle Filippine e voglio che ci sia, voglio che le mie zie e i mie cugini mi vedano vestita da sposa. Più tutti i nostri amici…-
-Ok, di che quanti invitati stiamo parlando per la precisione?-
-Un centinaio-
-Un centinaio?-
-Zac! Mia mamma ha undici fratelli e sorelle. Che ti aspettavi?-
- Ma dove vuoi mettere tutta questa gente? Non passeremo mai inosservati!-
-Oh no amore, stai tranquillo. Charles mi passerà a prendere davanti  casa e i vetri della limousine sono blindati. La chiesa è in una zone isolata-.
Zac fece una smorfia poco convinta.
-C’è altro?-
-Devi andare a New York amore-
-A New York?-
-Devi comprare uno smoking decente. Stella ti aiuterà a sceglierlo-
-Perché ho la netta sensazione che tu mi stia ingannando in qualche modo?-
Vanessa arrossì.
-Potrei avere già scelto il tuo abito da cerimonia… ti dà fastidio?-
-Onestamente? No. Van, a me interessa sposarti. Potrei anche farlo indossando semplicemente una tuta e mi andrebbe bene lo stesso. Tu sarai magnifica e io voglio essere perlomeno decente per renderti onore. Quindi no, non mi dà fastidio. Stella Bella sarà un’ottima consulente- concluse, facendo l’occhiolino alla ragazza.
Il suono del cellulare di Vanessa li interruppe.
-Oh non di nuovo!- sbuffò la donna, massaggiandosi la pancia. Zac sbirciò il numero sul display e tentò di sorridere.
-Nessa lo stanno facendo solamente perché…-
-…ci vogliano bene e vogliono che tutto sia perfetto, lo so- la donna chiuse la chiamata senza rispondere  -ma mentre a te tocca lavorare con papà alla stanza del piccolo beh… io mi devo sorbire infiniti discorsi sul buffet e sui fiori. Insomma a chi importa di che colore saranno le tovaglie e i tovaglioli? Oh e tenere chiuse delle colombe in una gabbia per poi farle volare dopo le nostre promesse ha un senso seconde te? Perché la protezione animali potrebbe denunciarci-.
Zac la baciò sulla fronte.
-Ok, hai ragione. Ho afferrato il concetto. No, non me ne può importare di meno e non dovrebbe importare nemmeno a loro-.
-Io voglio bene a Starla e adoro mia madre, ma diavolo sembra che si siano trasformate in due naziste! Ieri sono venute qui con la scusa ti passare a trovarmi e aiutarmi con il bucano e abbiamo passato tre ore ferme, sedute in soggiorno a confrontare vari tessuti per il tappeto che stenderemo nella sala del ricevimento!-.
Zac le rivolse uno sguardo semplicemente dispiaciuto. Non era riuscito a stare a casa con lei, anche se voleva disperatamene farlo. Sapeva che aveva dei doveri anche verso lo staff del suo nuovo film e così ogni mattina usciva per andare al lavoro ai Fox Studios. Doveva resistere fino a Natale, ma sapeva che pazienza di Vanessa aveva un limite. Anche lei stava ancora lavorando, ma gran parte dei preparativi per il matrimonio erano toccati a lei semplicemente perché Gina e Starla aveva escluso Zac e il suo terribile pessimo gusto fuori dall’equazione. E per essere uno che preferisce tuta e sneakers agli smoking indossati la notte degli Oscar, l’uomo li aveva dato pienamente ragione. Tutto quello che aveva dovuto fare era iniziare a studiare la Bibbia per potersi sposare in chiesa, ma nulla di più. Era solo questione di tempo prima che Vanessa gli presentasse la lista dei problemi da affrontare e Zac stesso si stupì di quanto la ragazza avesse resistito, prima di chiedergli aiuto.   Aprì la bocca per parlare, ma questa volta fu il suono del suo I-Phone ad interromperli. Zac lanciò un rapido sguardo alla compagna: il medico le aveva raccomandato di riposarsi e lui la stava trascurando. Il minimo che poteva fare era risolvere quella faccenda così, afferrò il cellulare e si diresse in corridoio, lasciando a Vanessa il tempo per liberare la mente.
-Mamma- disse lui in tono risentito.
-Sei al lavoro tesoro?- la voce di Starla era gioviale, come se il nuovo scopo della sua vita fosse il matrimonio di suo figlio.
Zac pensò di mentirle, ma scartò l’ide a priori: non c’era mai riuscito, nemmeno da bambino.
-No, mamma sono a casa con Nessa…lei, lei sta riposando-
-Zachary-
-Ok, non sta riposando ma è stanca ugualmente. Dio mamma, non pensi che tu e Gina stiate esagerando? L’altra sera notte ho dovuto girare delle scene e quando sono tornato a casa l’ho trovata addormentata al tavolo della cucina con mille book fotografici aperti. E’ esausta. La stampa ci sta facendo impazzire e il matrimonio…-
-Zac, lei ha chiesto tu di sposarla-
-Me lo ricordo bene- sibilò –e apprezziamo il vostro aiuto, ma sarà una cerimonia per pochi intimi. Non voglio che la stressiate- ribadì.
-La stampa è davvero un problema per voi? Perché tuo padre sa già come intervenire Zachary-
-No… Dio… mamma. Insomma hanno scritto qualche articolo su di noi e i social media sono esplosi quando hanno coperto tutto e hanno visto le foto di quando eravamo a pranzo con i genitori di Nessa, ma non glie li lascio nemmeno aprire. Vogliamo solamente un piccola cerimonia in chiesa, con pochi invitati e un breve buffet di ricevimento. L’orchestra dal vivo andrà bene, ma nulla di più-.
Quando Zac chiuse la chiamata si sentì più leggero. Si avvicinò lentamente alle spalle di Vanessa e le mise e iniziò a massaggiarle delicatamente. Vanessa si concesse un momento di relax e sospirò alle sensazione che le davano le mani di Zac sul suo corpo.
-Ehi piccola- disse rompendo il silenzio – il tuo futuro marito ha appena risolto il problema momster-
-Mmmm…- mugugnò lei- fino a domani mattina Efron, ma apprezzo il tuo tentativo-.
-Van?-.
La ragazza chiuse gli occhi, perdendosi nel suo tocco.
-Van, però devi andare a riposarti-.
Vanessa si voltò tanto bastava per guardarlo in faccia.
-Come va con la camera del bambino?-.
Zac e Vanessa avevano da poco scoperto il sesso del bambino, ma volevano che per i loro amici e famigliari fosse una sorpresa. Da circa una settimana avevano liberato la stanza degli ospiti del primo piano e l’avevano dichiarata la stanza del bambino nella loro casa. Era perfetta perché era sullo stesso piano della camera patronale. Vanessa aveva chiesto più volte a Zac se gli serviva l’aiuto di qualcuno, ma il ragazzo si era sempre rifiutato. Probabilmente pensava di essere il perfetto tuttofare. 
-I muri sono dipinti- le mostrò Zac orgoglioso –e prima che tu mi chiamassi stavo montando la culla-.
La culla in questione era la vecchia culla nella quale avevano dormito prima Zac e poi Dylan e che David si era premurato di portare fino a Los Angeles. Si era anche offerto di aiutare il figlio a montarla, ma Zac, ancora una volta, aveva declinato l’invito.
-Amore lascia almeno che ti legga le istruzioni che ci ha lasciato tuo padre. Sono sicura che quel pezzo lì non vada incastrato dentro quell’altro- Vanessa indicò due anti traballanti che Zac aveva abbandonato in mezzo alla stanza. Tutt’introno vi erano viti, cacciavite, martello, chiave inglese, il materasso per la culla e le altre due ante del lettino.
-Io invece sono sicuro del contrario- Zac la baciò in testa e si inginocchiò sul pavimento, riprendendo gli attrezzi da lavoro in mano, ostentando una falsa sicurezza. Non poteva essere così difficile come glie l’aveva descritto suo padre! E di certo non avrebbe chiamato Greg per chiedere aiuto! Cosa avrebbe pensato di lui? La sua eccitazione nel rinnovamento della stanza per suo figlio scemò di colpo. Lanciò uno sguardo vagamente allarmato alla miriade di pezzi di ferro e utensili sparsi per la stanza.
-Sono sicura che ti servano quelle viti- ritentò Vanessa –o almeno dai un’occhiata al manuale-.
Zac alzò gli occhi al cielo.
-Van, non ho bisogno del manuale d’istruzioni. Insomma io stesso ho dormito in questa culla, quanto può essere difficile?-.
Probabilmente terribilmente difficile.
-Ho montato quelle ante senza l’aiuto del manuale- puntualizzò lui, incastrandole tutte e quattro –ho tutto sotto controllo-.
-Sì, ma è chiamato manuale d’istruzioni per una ragione. Cosa avete voi uomini contro le istruzioni?-.
-Ecco fatto- Zac ignorò il suo ultimo commento e si fece da parte, mostrandole la culla appena montata. In effetti Zac era riuscito in qualche modo ad incastrare le ante della culla e a metterla in piedi, ma l’intera struttura appariva poco stabile.
-Io mio figlio lì dentro non l’ho metto- asserrì Vanessa.
-Oh andiamo Van! E’perfettamente solida!- disse, tirando una spinta alla culla che traballò, ma rimase comunque in piedi –visto?-.
-Zac ti devo ricordare che fine ha fatto il letto del tuo primo appartamento che tu avevi assicurato di sapere montare?-
-Avevo diciannove anni allora. Ero praticamente un ragazzino-
-Si è rotto dopo una sola notte-
-Si è rotto perché ci abbiamo fatto sopra qualcosa di poco consono… e il giorno dopo tu hai rotto anche il letto gonfiabile-
-Ok- Vanessa nascose una risata –io non ho rotto il letto gonfiabile. Tu mi hai trascinata a letto quando ancora avevo i tacchi nei piedi e il materasso ad aria si è bucato. Il letto lo hai rotto tu signor Efron!-.
-Amore tu non hai fiducia nel tuo futuro marito?-
-No, ho fiducia in te. Non ho fiducia in quell’affare!-. le risate di Vanessa riecheggiano per tutta la stanza mentre Zac la strinse a sé.

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Capitolo 26
*** You're still the one I want for life ***


Manca poco al matrimonio tra i nostri beniamini! Appuntamento a sabato prossimo, 8 maggio. - Fran


Looks like we made it
Look how far we've come my baby
We might a took the long way
We knew we'd get there someday”
. “You’re Still The One ” Shania Twain
 
 
-Zac non possiamo continuare a chiamarlo “baby Zanessa”. Dobbiamo trovargli  un nome!-.
Vanessa lo squadrò con un cipiglio severo. Nei giorni scorsi aveva tirato molte volte in ballo quella questione, e sembrava proprio che per lei fosse della massima importanza.
Zac si limitò a fare come a suo solito: scrollò le spalle e si passò nervosamente nei capelli scompigliandoli.
-Amore, è dicembre e domani dobbiamo sposarci. Scusa se ho altre questioni in mente-.
Vanessa inarcò un sopracciglio e l’uomo deglutì: per quanto amasse la sua futura moglie doveva ammettere che, nelle ultime settimane, era diventata parecchio irrascibile.
-So’ perfettamente che giorno è Zachary. Dico solo che sono già passati dieci giorni dall’ecografia e ora sappiamo che aspettiamo un maschietto e sarebbe bello trovargli un nome. Adesso-.
La ragazza mise su il suo famoso broncio.
-Mancano mesi- puntualizzò Zac. Era consapevole di essersi addentato in  un campo minato. Quella non era la prima volta che Vanessa  e la sua mania di perfezionismo ritornavano  su quella discussione.
-E per altri cinque mesi lo vuoi chiamare “bimbo”?-.
-E’ difficile- si giustificò lui. Quella era la pura verità. Nonostante lui e Vanessa avevano trascorso quei mesi di convivenza senza troppe difficoltà e con poche litigate, l’uomo era consapevole del fatto che se l’avesse mai contrariata su quella questione, vanessa si sarebbe arrabbiata non poco e l’avrebbe spedito dritto dritto a dormire sul divano o in una delle altre cinque camere da letto.  Tentò di risultare diplomatico.
 –Van, credimi voglio dargli anche io un nome, ma è già difficile essere figlio mio. E poi quelle poche volte che ci abbiamo provato non siamo mai stati d’accordo-.
-Questo non è vero. Non ci abbiamo mai provato seriamente. E poi… lo sai. Gli altri stavano semplicemente cercando di darci dei consigli-.
-Lo so… lo so…- Zac alzò gli occhi al cielo. Adorava la sua famiglia, ma il ragazzo era il primo ad ammettere che sua madre, in particolare, era uscita di testa da quando lui e Vanessa le avevano comunicato la notizia della gravidanza. Non solo Starla aveva in iniziato a confezionare ridicoli cappellini da neonato, ma aveva anche stilato una lista di tutte le cose essenziali da comprare a suo nipote e aveva scritto una lista di possibili nomi da mettere al nascituro. Il fatto che il nome di suo nipote non fosse affare suo, naturalmente, non le era manco passato per l’anticamera del cervello. Solo la sera prima Starla lo aveva supplicato di rivelarle il sesso del nascituro, richiesta che Zac aveva gentilmente rifiutato.
-Mamma non voleva essere invadente, lo sai com’è fatta vuole solo…-
-Controllare ogni aspetto della tua vita. Lo so’, ma non può fare lo stesso con suo nipote-.
Zac scelse di non ribattere.
-Van, i nomi che ci ha proposto Stella sono… sono orrendi. Mia madre non è la sola colpevole in questa storia-
-Vuole solo darci dei consigli-
-Consigli? Non chiamerò di certo mio figlio Dior o Kova. Non si capisce nemmeno se sono nomi reali o se li ha inventati di sana pianta! E’ fuori questione!-.
-Devo ricordarti che tuo fratello ha proposto Bear o Cash-.
Zac rabbrividì. Onestamente lui aveva sperato fino all’ultimo che il bambino fosse stato femmina. Certo, di  una figlia femmina sarebbe stato incredibilmente geloso e, probabilmente, le avrebbe impedito di uscire fino ai trent’anni; ma il fatto di avere un figlio maschio lo spaventava ancora di più. Si sentiva pienamente responsabile della sua educazione. Con la malattia di Greg che lo stava lentamente divorando e David che viveva ad uno stato di distanza sarebbe toccato a Zac stesso mostrare al bambino come diventare un uomo per bene, essere il suo punto di riferimento. Dylan era un bravo ragazzo, ma non era lontanamente lungimirante quando si trattava di dare preziosi consigli. Malgrado Vanessa continuasse a rassicurare Zac, il giovane uomo non poteva non preoccuparsi. Cosa sarebbe successo se lui non si fosse rivelato all’altezza di tale compito? 
-Ok, va bene… ma ero serio prima. Questo bambino avrà già la vita difficile perché è figlio nostro, voglio che abbia un nome normale. E voglio che ne abbia solamente due, non tre. Dio, detesto il fatto dia vere tre nomi, manco fossi un reale d’Inghilterra!-.
Zac emise un piccolo sbuffo e si sedette sul divano accanto a Vanessa, stringendola a sè. La pancia stava diventando più grossa e la ragazza poteva comodamente appoggiarci sopra la sua tazza di thè.
-Mamma sta blaterando dei nomi filippini, credo di volervi scartare a priori. A meno che tu non voglia chiamare nostro figlio Ahiman-.
Nella mente di Vanessa la questione nome era di vitale importanza. Per tutta la vita non aveva fatto altro che ascoltare incantata la storia che c’era dietro il suo nome: quando il termine di Gina stava per scadere una farfalla si era improvvisamente posato sul pancione della donna e lì era rimasta per circa due minuti. Greg e Gina avevano interpretato l’evento come buon augurale e avevano scelto il nome “Vanessa” per la loro prima figlia. Il nome era infatti derivato da un parola che in greco antico significava proprio “farfalla”. Era stata una storia quasi magica e la donna voleva che anche il nome di suo figlio fosse speciale e ricco di significato.
 
Los Feliz, California – Due settimane prima
Il suono di un tamburo leggero riempì tutta la stanza e Vanessa credette di poterlo ascoltare per tutta la vita senza stancarsi mai.
Il battito del cuore di suo figlio. O di sua figlia.
Lei e Zac erano arrivati indenni alla diciannovesima settimana di gravidanza e finalmente avrebbero potuto sapere con certezza il sesso del nascituro. Stella li aveva supplicati per potere assistere all’ecografia, ma la giovane coppia non aveva ceduto: voleva che per il resto dei famigliari il sesso del bambino fosse una sorpresa.
-Sembra tutto ok ragazzi- il dottor Sherman li sorrise rassicurante e fece scorrere la sonda sulla pancia di Vanessa. –Il piccolo cresce bene, anche se rimane piuttosto mingherlino. Pesa solamente circa 120 grammi ed è lungo 12 centimetri-.
Zac strinse forte la mano della donna che gli sorrise con le lacrime agli occhi.
-Zaccy assomiglia già a te. Guarda il suo profilo!-.
Zac non potè fare a meno di sorridere. Effettivamente grazie all’ecografia in 4 D i lineamenti di suo figlio erano ben visibile e ricordava in tutto e per tutto il naso e la bocca degli Efron. Poteva stare per ore a guardarlo.
-Volete sapere il sesso ragazzi?-.
I due giovani si scambiarono uno sguardo d’intesa. Poi Vanessa annuì.
-Ok… è… è un maschio. Congratulazioni ragazzi-.
Un maschio?
Vanessa emise un gridolino eccitato e si sporse per abbracciare Zac che era rimasto imbambolato a fissare il monitor dell’ecografia.
La giovane donna si illuminò nel vedere il ghignò soddisfatto che si formò sul volto del fidanzato.
-Un maschio?- chiese Zac per avere un’ulteriore conferma –ne è sicuro?-.
-Sicurissimo vede?- il dottor Sherman li indicò il monitor e i genitali di suo figlio dissiparono ogni dubbio.
-Non potremmo esserne più felici di così!- strillò Vanessa, asciugandosi una lacrima.
-Avete già scelto il nome?- chiese loro il medico.
-Oh beh… no ad essere sinceri. Sul nome ci stiamo lavorando-.
 
Stare lavorando sul nome era un eufemismo in realtà. Zac bocciava i suggerimenti di Vanessa e Vanessa bocciava i suggerimenti di Zac. Si erano accordati quasi subito sul nome del bambino se fosse stata femmina, l’avrebbero chiamata Emily Faith. Emily come la cugina di Zac e Faith come il destino che li aveva fatti nuovamente incontrare. Ma adesso che Baby Zanessa era un lui e non più una lei, i due giovani erano arrivati ai ferri corti. Tecnicamente Zac aveva avuto una rivelazione il giorno dopo l’ecografia, ma era troppo riservato per esporla a Vanessa. Tuttavia dopo giorni di tentennamenti il giovane uomo decise che era giusto il momento di porre la parola fine a quella storia infinita.
Zac timidamente.
-In realtà ho già in mente il nome perfetto-.
Vanessa lo guardò dritto negli occhi. Era chiaro che questa volta Zac non stava scherzando.
-Spara-
-Greg-
-Greg?- la ragazza sbattè le ciglia un paio di volte e bevve un lungo sorso di thè, come per dare il tempo al suo cervello di elaborare quello che il suo fidanzato avesse appena detto.
-Beh… Gregory, come tuo padre- ribadì Zac, come se ce ne fosse stato bisogno.
-Non lo stai facendo perché ti senti in debito con lui vero? O perché ti senti in dovere di scusarti? Perché non hai nulla di cui scusarti e non devi rendere conto a nessuno-
-Van, lo sto facendo per nostro figlio e per te. Greg non è male come nome e servirà ad onorare la memoria di tuo padre. Potrà anche odiarmi, ma quell’uomo ha un cuore grande come il cielo e diavolo, pagherei oro per vedere l’animo di Greg in nostro figlio-.
Vanessa sentì improvvisamente gli occhi inumidirsi di lacrime, sbattè un paio di volte le palpebre per scacciarle e si piegò verso Zac baciandolo sulle labbra.
-Ti ho mai detto quanto di amo?-
Zac sogghignò.
-Te lo sei fatto scappare un paio di volte nell’ultimo anno assieme- le accarezzò teneramente una guancia e lasciò che Vanessa gli baciò la mano.
-Voglio che abbia anche il nome di tuo padre però- disse Vanessa - E’ anche il tuo secondo nome dopotutto. Voglio continuare la tradizione di famiglia-.
Zac piegò la testa di lato e si prese un attimo per riflettere. Attualmente lui e suo padre non avevano un rapporto idilliaco, ma se quello era il volore di vanessa allora lui l’avrebbe rispettato.
-Quindi è deciso? Gregory David Efron-
-Lo adoro- Vanessa fece cozzare i loro nasi e lo baciò sulle labbra –e sarà bello come il suo papà-.
-Adesso possiamo goderci la nostra tazza di thè signora Efron?-.
Vanessa sorrise.
-Ti avevo detto che sarebbe stato maschio. Il sesto senso di tua madre non sbaglia mai-
-Come dubitarne- Zac abbassò le veneziane tanto quanto bastava per guardare fuori. –Ah, e se te lo stai chiedendo i paparazzi sono ancora accampati davanti a casa nostra-.
-Riusciremo ad uscire di casa questa sera?-
-Un motivo in più per non farlo-
-Zac! Ormai abbiamo deciso!-
-Piccola non sto dicendo che non voglio farlo, ma siamo sempre stati contro questo tipo di stereotipi. Insomma sei già incinta, che senso ha passare un intero weekend separati?-.
-E’ il nostro addio al celibato e voglio che sia fatto per bene. E poi tu andrai semplicemente a casa tua e io resterò qui con le ragazze. Non è come se tu fossi in Australia e io a Los Angeles!-.
Zac grugnì come per dimostrarle ancora una volta la sua disapprovazione. Non si sentiva completamente a suo agio a lasciare andare via Vanessa, soprattutto che adesso era nel pieno del secondo trimestre di gravidanza.
-Promettimi che starai attenta?- l’uomo si inginocchiò sul pavimento e appoggiò entrambe le mani sul ventre della donna.
Vanessa alzò gli occhi al cielo.
-Zachary ti prego! Tua madre e mia madre saranno all’addio al nubilato. Cosa potrà mai succedere? Starla non mi fa sollevare nemmeno uno spazzolino da denti perché ha paura che sia troppo per me! Piuttosto sei tu che m devi promettere di non fare cavolate. Dio solo sa cosa ha organizzato quello scemo di tuo fratello Dylan!-.
-L’ho fermato sui night club- la rassicurò Zac facendole l’occhiolino –e anche sui fiumi d’alcol. Nessa tranquilla. Il mio unico pensiero sarai tu. Tu e Greg. Davvero finirò per andare a dormire alle otto di sera solo perché così mi addormenterò e ti vedrò prima il giorno dopo… sei sicura che non vuoi fare nulla domani?-.
-Zac, mi hai già dato un figlio. Non devi comprarmi nulla!-
-Spiegami ancora perché hai voluto sposarti il giorno del tuo compleanno?-.
Vanessa si morse il labbro inferiore. I suoi occhi erano coperti da un velo di tristezza. Zac afferrò il concetto al volo.
-Piccola devi solo goderti il momento. Andrà tutto bene-.
-E’ solo che… che papà non sarà qui il prossimo compleanno… potrebbe non essere qui nemmeno a Natale-.
Il giovane uomo sospirò. Avrebbe dato qualsiasi cosa per levare alla sua futura moglie la preoccupazione costante per suo padre e la sua salute, ma non aveva il potere per farlo. Sperava davvero che il matrimonio e tutta l’allegria che avrebbero portato le feste di fine anno avrebbero aiutato Vanessa.
 
-Ho sentito che qui c’è la sposa più figa dell’universo, la conosce per caso?-.
Ashley la strinse forte a sé non appena ebbe varcato la soglia.
-Ehi! Che ci fa lui ancora qui?!- chiese, indicando Zac on fare accusatorio.
-Me ne sto andando!- borbottò Zac baciando ancora una volta la sua fidanzata. Vanessa sorrise contro le sue labbra.
-Zac!-.
-Ok me ne vado!- il ragazzo salutò con una mano alzata i presenti e rivolse un ultimo sguardo a Vanessa.
Solamente quarantotto ore e sarebbe diventata la signora Efron.
Vanessa aveva invitato a casa sua tutte le su amiche più care: c’erano G.G, Laura, Brittany, Sara, Natalie; assieme a sua madre Gina , a Stella,  a Starla e alle zie e el cugine di Zac. I parenti filippini della ragazza erano arrivati da Manila e si stavano riposando in albergo, ma sicuramente avrebbero reso molto interessante il ricevimento del matrimonio, di  questo la ragazza ne era pienamente convinta.
 
Mentre Vanessa era impegnata nelle sua serata solo donne, Zac aveva optato per un addio al celibato ancora più semplice: la sua serata di soli uomini si era ridotta a lui e al suo fratellino minore Dylan. Non aveva voluto ne suo padre ne i suoi migliori amici. Era troppo nervoso e solo la presenza di Dylan riusciva a calmarlo e a farlo ragionare.  
-Messo da parte? Vuoi scherzare spero!- Dylan allargò le braccia e sorrise –mi hai regalato praticamente una casa!-
-Non ti ho regalato una casa. Io me ne sono andato e tu hai continuato a viverci dentro senza pagare le bollette. E’ diverso-
Dylan lo ignorò completamente.
-Io e Courtney comunque non smetteremo mai di ringraziarti per questo-
-Già posso immaginare il perché…- Zac fece scontrare le loro bibite per un brindisi. -Seriamente Dyl, sono io che ti devo ringraziare. Se non fosse stato per te e per la tua cocciutaggine a quest’ora sarei sempre single e immerso in mille impegni hollywoodiani-.
Suo fratello gli rivolse uno sguardo confuso.
-La sera della nostra famosa litigata, quando me ne sono andato coperto di birra e wisky beh… sono andato da Van quella sera e le cose hanno preso inaspettatamente una piega in mio favore. Se non fosse stato per te adesso non sarei padre-.
-E’ questo il tuo modo per ringraziami?- Dylan sogghignò.
-Ti ho già dato la casa- Zac gli porse le chiavi della sua vecchia casa e del garage –dai a Courtney la mia copia e fatene buon uso-.
-Amico non stai scherzando vero?- gli di Dylan brillarono –sei dannatamente serio vero?-.
-Come un infarto- Zac gli diede un amichevole pacca sulla spalla.
-Sai cosa significa vero?-
-Cosa?-
-Che io e Courtney ristruttureremo la tua vecchia casa e che puoi finalmente dire addio a tutti i tuoi vecchi skateboard…-.
-I miei vecchi skateboard avranno un posto d’onore a casa di Van – si affrettò a ribattere Zac, nascondendo un sorriso.

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Capitolo 27
*** Cause watchin' you is all that I can do ***


Ok. Questo è quanto, è il capitolo che stavate tutti aspettando. Spero di avervi e averli reso giustizia. Ho immaginato per anni come sarebbe stato il LORO giorno per Zac e V e questo capitolo è frutto di tutti i miei sogni ad occhi aperti. Ci vediamo sabato prossimo, 15 maggio con il nuovo capitolo.  - Fran 

Starin' at you, standin' there, in that dress
What it's doin' to me, ain't a secret
'Cause watchin' you is all that I can do
And I'm speechless”
- “Speechless” Dan + Shay

 
Los Angeles, California, 14 dicembre 2015
-Non riesco a credere che ti sposi! Due anni fa eri la mia damigella d’onore e adesso io sono la tua damigella d’onore!- Ashley si fece aria con la mano per non rovinare il mascara -E’ surreale!-.
Vanessa sorrise all’amica osservando la sua immagine riflessa allo specchio. Ashley l’aveva svegliata alle sei del mattino e le aveva portato a colazione a letto: era una torta di compleanno. Tra i preparativi del matrimonio e quelli per l’arrivo del piccolo, la ragazza si era persino dimenticata che quel giorno era il suo ventisettesimo compleanno.  La verità era che il bambino si era agitato per tutta la notte e non l’aveva fatto dormire e adesso si sentiva più stanca del giorno prima. Non l’avrebbe mai ammesso, però forse, Zac aveva ragione quando diceva che si stancava sempre troppo e che credeva di essere wonder woman.
-Ness va tutto bene? Non hai toccato nemmeno una briciola della torta che ti ha fatto Zendaya-.
-Sto bene, davvero Ash. Dio… non credevo di essere così nervosa. E poi il bambino…. ho la nausea e probabilmente mi passerà solamente quando potrò rivedere di nuovo Zac-.
Non avrebbe mai immaginato di svegliarsi un giorno e sposarsi con Zac Efron, l’uomo che era stato il suo primo amore e con la quale aveva tagliato i ponti anni prima. Era irreale, eppure c’era lei lì, seduta sulla sedia nel salotto di casa a farsi truccare e pettinare i capelli.
-Credimi, nel momento esatto in cui Zac ti vedrà andrà fuori di testa, scoppierà a piangere e ti porterà dritta in camera da letto… almeno sei già incinta… non avete perso tempo- Stella sorrise nel mettere in imbarazzo la sorella maggiore e nella stanza tutte le damigelle risero.
-Stella! Sai, Zac mi aveva detto che frequentare Dylan per così tanto tempo ti avrebbe reso come lui…-.
Non poteva essere più grata in quel momento per avere dei famigliari e degli amici così straordinari. Sua nonna materna e i suoi zii e cugini erano arrivati dalle Filippine solo per essere presenti quel giorno. Non avevano mai visto Zac, quindi Vanessa li era incredibilmente grata per essersi fidati di lei.
-Sei splendida tesoro- i suoi genitori entrarono mano nella mano, entrambi con le lacrime agli occhi e Gina si affrettò ad andare dalla figlia maggiore e a baciarla teneramente su una guancia.
-Baby V. posso entrare?- Greg entrò nella stanza appoggiandosi ad un bastone di legno rifinito con un elegante manico. –Volevo vederti un’ultima volta prima che arrivi David con la Munstang. Sei così bella, amore mio. Sei radiosa-.
Vanessa si alzò e lo sorresse. Era così grata per tutto quello che suo padre aveva fatto per lei e adesso voleva che anche per lui, quel giorno, fosse perfetto.
 Appoggiò teneramente una mano sulla guancia di Vanessa e lei chiuse gli occhi.
-Ti voglio bene papà e sono felice che oggi se qui con me- l’abbracciò stretto come se avesse paura di lasciarlo andare, come se la sua vita dipendesse da questo. Suo padre aveva lottato come un leone durante quei mesi e i sui sforzi erano stati ripagati: era riuscito ad arrivare al giorno del matrimonio di sua figlia. Poteva accompagnarla all’altare.
-Zac… Zac è un bravo ragazzo e so’ che ti farà stare bene. Sembrava piuttosto nervoso sai? Dylan ha avuto il suo bel d’affare per calmarlo-.
Vanessa si lasciò scappare un sorriso, immaginando la scena.
-Stella dov’è?-
-Stella sta già in fibrillazione Baby V. E’ già davanti al portone della chiesa e qualcuno mi dice che dovremmo affrettarci anche noi se non vuoi arrivare tardi-.
 
-Zac, ti sta impanicando bello- Dylan gli lanciò uno sguardo carico di comprensione.
Zac afferrò con forza i foglietti delle promesse e li stropicciò malamente, gettandoli a terra. Era tutto inutile. Erano due mesi che provava a scrivere le sue promesse, ma ogni volta che scriveva qualche frase e la rileggeva si sentiva completamento stupido. Nessuna parola era adatta a Vanessa, nessuna promessa e frase fatta pareva renderle giustizia.
-No, non è vero. Sono calmissimo!-
-Sei sei calmissimo allora perché stai tremando?-
-Oh Dyl! Così non mi aiuti! Sei il mio testimone dovresti dirmi che andrà tutto bene!-.
-Zac…- Dylan gli si parò davanti e mise entrambe le braccia sulle spalle del fratello –andrà tutto bene. Nessa ti ama, tu la veneri. Mamma e papà la amano e i suoi genitori hanno imparato a tollerarti…-
-Non è divertente Dylan. E sei venuto qui per deridermi…-
-Oh andiamo!- Dylan gli diede uno scappellotto in testa -dov’è finita tutta quella solfa sulle anime gemelle e sul destino che vi ha fatto incontrare? Zac non puoi fare marcia indietro adesso!-.
-Non sto facendo marcia indietro, ma non so’ cosa dire. Dylan, lei sarà bellissima lì, davanti a me e io incespicherò come un’idiota! Voglio che tutto sia perfetto! E il suo giorno Dylan ed è anche uno degli ultimi giorni felici che passerà con Greg accanto a lei. Non voglio rovinarglielo. Non voglio finire come mamma e papà-.
Dylan ritornò di colpo serio. Allora era quello il vero problema.
-Zac, tu e Nessa non siete come mamma e papà-
-No, non puoi mai saperlo. Dyl, tu stesso avresti giurato che mamma e papà erano fatti l’uno per l’altra. Si sono amati come non mai e di punto  in bianco ora è finito tutto!-
-Ma non vuol dire che per te e lei sarà lo stesso. Zac tu sei pazzo di lei. E so’ che farai di tutto per lei e per il piccolo-.
-Non posso permettermi di perderla Dylan. Non sopravvivrei- Zac sprofondò su una scomoda sedia di legno. –Non posso uscire davanti a tutti e fare la figura dell’idiota- ripetè –suo padre sta squadrando ogni mia singola mossa-.
-Zac, quando hai capito che Vanessa era quella giusta?- ritentò Dylan, sollevando un sopracciglio. L’uomo sospirò: suo fratello sapeva bene dove andare a parare e per una volta, glie ne era grato.
-Quando l’ho capito? Dal primo momento. Lei se ne stava lì…. a quella premiere ed era…era ... Dio Dyl, avresti dovuto vedere quanto era perfetta-.
-Già avrei dovuto? Perché mi ricordo che quando sei tornato a casa quel giorno non facevi altro che balbettare di quanto fosse perfetta quella ragazza-
-Indossava un vestito azzurro e io…-
-Lo so’… e tu te la sei fatta scappare e poi vi siete rincontrati alle audizioni di “High School Musical”-.
Zac lo guardò storto e finalmente sorrise. Era davvero così logorroico nel raccontare quella storia?
-Lo vedi? Tu sei innamorato perso di lei. Quindi puoi stare tranquillo-. Dylan gli sistemò la cravatta e gli battè una fraterna pacca sulla spalla.
-Zachary…- Starla e David comparvero sula soglia del sacrato.
-Tua madre voleva accertarsi che andasse tutto bene- spiegò David.
-Qui abbiamo tutto sotto controllo- lo rassicurò Dyaln con un gesto della mano –sta tutto andando meraviglia! Il ragazzone qui, ha solamente qualche dubbio sulle promesse nuziali-.
-Visto?- Starla si precipitò a sistemare i gemelli di Zac –va tutto bene caro. E’ normale essere nervosi. Ti ricordi quando io e David ci siamo sposati? Eri nervoso anche quel giorno-.
-Mamma quando tu e papà vi site sposati io e Dylan avevamo nove e quattro anni ed ero nervoso perché mi sentivo ridicolo in quel completo! Così come mi ci sento adesso!-.
-Beh non ti puoi mica sposare in jeans ed infradito Zac!- protestò Starla che ora gli stava aggiustando il colletto della camicia bianca.
-Quello che tua madre vuole dirti Zachary è che siamo venuti a dirti che siamo fieri di te. Siamo fieri dell’uomo che sei diventato e so’ che sarai un ottimo padre e che ti prenderai cura di Nessa al meglio-.
-Grazie- Zac li strinse a sé, tutti e tre. –Sono io che devo ringraziavi. Senza di voi io e Nessa non ce l’avremo mai fatta-.
Starla lo baciò su entrambe le guancie e si asciugò gli occhi, bagnati di lacrime.
-Non riesco a crederci che il mio bambino si sposa!-.
-Mamma ti prego! Non ci servono altre lacrime oggi! Piangerò già abbastanza quando vedrò Nessa venire verso di me vestita da sposa! Ah… ecco! Come sta Nessa? -.
-Nessa sta bene Zac. Rilassati, la vedrai tra poco-.
-Fai tre grossi respiri profondi e vedrai che passerà tutto in un lampo- Dylan gli diede un pugno sul braccio.
 
Zac entrò a braccetto con Starla e sorrise ai presenti. Lui e Vanessa avevano voluto un matrimonio intimo, ma tutti i loro famigliari erano presenti e anche i loro amici più cari: Bubba Lewis, Ashley e Chris, Brittani Snow, GG Magree, Adam Devine, Anna Kendrick, Alexandra Daddario.  Andò all’altare e sorrise a sua madre che lo baciò su una guancia e si mise a sedere in prima fila, accanto a David. Dylan gli fece l’occhiolino.
Era giunto il momento.
Le porte di aprirono e Vanessa entrò nella navata della chiesa, stretta a suo padre Greg, elegantissimo in smoking. Era stupenda. Indossava un abito da sposa bianco stile impero che metteva in risalto la pancia di cinque mesi senza pizzi o fronzoli eccessivi, tranne il velo bianco.
-Tanti auguri amore- Zac le tolse il velo dal viso e si sporse per baciarla, ma il prete tossì -Non ancora- e Zac si fermò.
Vanessa gli accarezzò il viso e gli sussurrò un “ti amo” veloce.
-Van ehi…Dio… non trovo neanche le parole per descriverti- sussurrò lui, mentre il prete si sistemava la tunica e il microfono.
Lei era assolutamente magnifica e Zac dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non scoppiare a piangere davanti a duecento persone. Sapeva che se lui avrebbe ceduto alle lacrime, allora l’avrebbe fatto anche lei e probabilmente poi sarebbe toccato alle loro madri, ad Ashley e alle cugine di Zac e in men che non si dica  mezza chiesa avrebbe iniziato a singhiozzare. Perciò Zac si limitò a stringere forte la mano di Greg e a starsene lì impalato, incapace di fare altro: era totalmente senza fiato da quando fosse bella Vanessa.
-Bene. Carissimi Zachary e Vanessa, siete venuti nella casa del Signore, davanti al ministro della Chiesa e davanti alla comunità, perché la vostra decisione di unirvi in Matrimonio riceva il sigillo dello Spirito Santo, sorgente dell'amore fedele e inesauribile. Ora Cristo vi rende partecipi dello stesso amore con cui egli ha amato la sua Chiesa, fino a dare se stesso per lei-.
Zac e Vanessa si scambiarono uno sguardo d’intesa carico d’amore. Era come se avessero affrontato le ultime settimane a assieme e tutte le difficoltà solo per arrivare al quel momento. Questo è quanto, era quello il loro inizio.  
Il prete proseguì -Prima delle proclamazioni leggerò il brano tratto dalle lettere ai Corinzi 13:7. E’ un omaggio che i genitori della sposa intendono fare alla coppia in forma augurale. L'amore crede ogni cosa. Amare non significa che una persona che ama crederà che il nero sia bianco, o viceversa, ma significa piuttosto che nei casi dubbi, lui o lei non sospetterà male degli altri, l’amore non è sospettoso. È facile pensare al peggio, ma amare significa credere il meglio e non il peggio. L'amore non perde mai la fiducia, crede sempre il meglio sulle altre persone. Ancora più importante, amare significa credere che Dio può operare in modo potente in una persona, anche quando tutto sembra indicare il contrario. L’amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L'amore non verrà mai meno. Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l'amore. Zachary e Vanessa, oggi davanti a Dio e a tutti voi presenti, voi che li avete amati e sostenuti durante i loro anni assieme, sono diventati testimoni del potere dell’amore e di Dio stesso che li ha fatti incontrare e li ha benedetti con un figlio. E adesso gli sposi si scambieranno le proposte nuziali -.
Vanessa si schiarì la voce e ringraziò Stella che le porse il foglio delle promesse.
-Non avrei mai immaginato, neanche in un milione di anni, che avrei incontrato l’amore della mia vita appena sedicenne. Così come non avrei mai immaginato di ritrovarmi vestita da sposa accanto al mio primo amore, ma è successo e non potrei chiedere di meglio. Zac tu cerchi sempre di tirare fuori il meglio da ogni persona. Sei una delle persone più umili che io conosca. Sei praticamente rimasto lo stesso ragazzino di diciassette anni! Ti amo perché mi spingi sempre a provare nuove cose e non hai mai paura di sbagliare. Mi fai sentire speciale…Dio… le cose che mi dici… giuro che quest’uomo è capace di farmi i complimenti più straordinari di questo mondo senza aspettarsi nulla in cambio. Oh, e hai una memoria davvero utile a volte. Insomma ti ricordi dei dettagli passati sulla nostra relazione che io avevo completamento rimosso…  e questo non è sempre un vantaggio a volte. Capisce esattamente cosa e quando dire per tirarmi su e…e mi…mi completi. Oltre ad essere un uomo dai tanti nomi Zachary David Alexander Efron, sei davvero un uomo pieno di talenti e spero e prego con tutto il cuore che nostro figlio possa ereditarli da te-.
Una lacrima silenziosa rigò il volto della donna mentre finiva di leggere le sue promesse e quando alzò gli occhi verso il suo amato, notò che anche Zac aveva gli occhi lucidi. Dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non baciarla prima del tempo. Dylan dovette praticamente tirare la manica della giacca di Zac per attirare la sua attenzione e porgergli le sue di promesse.
-Van io…ecco sai che sono sempre stato restio nel mostrare a tutti il nostro amore. Era così prezioso che andava custodito e protetto. Voglio che tu sappia che finchè starai con me non ti devi preoccupare più di nulla. Ci siamo dentro assieme come direbbe Troy Bolton e Dio me ne scampi, ma spero che mi conceda di vivere cent’anni accanto a te. Non importa cosa diranno gli altri o quale cavolata si inventeranno i media, voglio che tu sappia, oggi e adesso, con tutti i nostri amici presenti e davanti alle nostre famiglie, che io ci sarò sempre per te e per Baby Zanessa. Mi tieni con i piedi per terra e mi rendi un uomo migliore senza sforzarti e credo che questa sia la forza del nostro amore. Nel mare di sciacalli di Hollywood abbiamo sempre l’un l’altra. Ti amo Vanessa Anne, ora e per sempre. E per far sì che tu non lo dimentichi mai te lo ripeterò ogni giorno della nostra vita assieme-.
Si guardarono negli occhi e Vanessa asciugò con un dito una lacrima che colava sul viso di Zac. Si sentiva il singhiozzare commosso di Starla in sottofondo e persino padre Johns si fermò un attimo per permettere a tutti di godersi quel momento carico di amore.
Il prete si schiarì la voce e alzò le braccia verso il cielo. -Alla presenza di Dio e davanti alla Chiesa qui riunita, datevi la mano destra ed esprimete il vostro consenso. Il Signore, inizio e compimento del vostro amore, sia con voi sempre. Zachary David Alexander Efron vuoi accogliere questa donna come tua sposa, amarla e onorarla nel bene e nel male, in salute e in malattia per tutti i giorni della tua vita?-
-Sì, lo voglio-
-Vuoi tu Vanessa Anne Hudgens accogliere questo uomo come tuo sposo, amarlo e onorarlo nel bene e nel male, in salute e in malattia per tutti i giorni della tua vita-
-Sì, lo voglio-.
-Bene, e adesso puoi baciare la…-.
Zac non diede a padre Johns neanche il tempo di finire la frase, ma prese tra le mani il viso di Vanessa e la baciò sulle labbra, stringendola forte a sé, come se avesse paura di perderla anche in quel momento così intenso e ricco di significato per loro. Vanessa sorrise contro le sue labbra e rispose al bacio. Gli avvolse le braccia intorno al collo aumentando l’intensità del bacio, lasciando che le loro lingue lottassero tra loro, senza preoccuparsi che tutti li stessero guardassero
.Zac si prese ancora qualche secondo prima di interrompere il bacio con riluttanza: sapeva che doveva resistere solamente altre dieci ore per poterla avere finalmente tra le sue braccia, al riparo da sguardi indiscreti e sapeva anche che se solo avesse cercato di sottrarla prima ai festeggiamenti, i loro genitori l’avrebbero ucciso. Perciò si limitò a tenere appoggiata la sua fronte a quella di lei mentre si prendeva un momento per godersi tutte le emozioni che scorrevano dentro di lui. I suoi occhi blu erano sinceri e carichi d’amore e devozione mentre si specchiano in quelli scuri di lei, ancora inumiditi dalle lacrime.
-Signori e signore… vi presento Mr. and Mrs. Efron!-.
La voce del prete gli sembrava come un eco lontano, mentre lui e Nessa si giravano verso gli invitati: le loro mani unite assieme, entrambi con un sorriso enorme in volto, mentre i loro invitati li inondavano di petali di rosa e riso.
 
Le note di “What I've Been Looking For” risuonavano in tutta la sala del ricevimento.  Zac e Vanessa ballavano al centro della sala, stretti l’uno all’altra. Accanto a loro anche altri ospiti si erano dati alle danze, inclusi i genitori dei ragazzi.
-Sai credo che mamma e papà ci abbiamo voluto fare un regalo di nozze anticipato ballando assieme senza uccidersi a vicenda- commentò Zac. Solamente la vista dei suoi genitori che ballavano come se tra loro non fosse cambiato nulla, aveva fatto destare lo sguardo del giovane dalla sua sposa.
- E credo seriamente tuo padre mi sta uccidendo con lo sguardo, non mi ha mai guardato così- sussurrò appena nell’orecchio di sua moglie e lanciò un’occhiata preoccupata a Greg.
Vanessa sorrise e rivolse al ragazzo uno sguardo rassicurante. Greg stava ballando stretto a sua madre e il cuore di vanessa si strinse nel pensare che quello sarebbe probabilmente stato uno degli ultimi balli che Greg e Gina potevano permettersi.
-Non ti preoccupare Zac. Credo sia solo triste perché ora sei tuo l’uomo della mia vita-.
A quelle parole il ragazzo gonfiò il petto, orgoglioso.
-Ti amo-
-Ti amo anch’io Zaccy- lei lo baciò, appoggiando la testa sul suo petto.
Era così felice, aveva sposato l’uomo dei suoi sogni.
Le sembrava che tutti i suoi desideri più grandi si stavano finalmente realizzando. E sapeva che lei e Zac si sarebbero amati fino alla fine dei loro giorni.
Non poteva chiedere di  meglio.
 
-Ci riesci veramente a credere?- Zac scostò a Vanessa una ciocca di capelli e sorrise alla vista dei loro corpi nudi perfettamente intrecciati assieme. Il cuore del ragazzo aveva finalmente ripreso ad avere battiti regolari adesso che lei era di nuovo tra le sue braccia. Zac aveva faticato parecchio durante la festa che aveva seguito il matrimonio: avrebbe volute subito trascinare Vanessa a casa loro e fare l’amore con lei, ma era stato educato. Aveva aspettato che Dylan facesse il suo discorso da testimone facendo ridere tutti quanti, si era commosso nel vedere Nessa ballare con Greg ed era anche riuscito ad assaggiare la torta nuziale. Ma adesso si poteva rilassare: lui e Vanessa aveva appena fatto l’amore sul tappeto del soggiorno, davanti al camino accesso, e ora che era di nuovo solo con lei tutto sembrava prendere nuovamente senso. Erano di nuovo solamente loro due e il loro amore, così come doveva essere.   
-No- il sorriso di Vanessa fece allargare quello di Zac ancora di più. Era questa la loro realtà ora: notti piene d’amore e mattine piene di pace e silenzio.
Gli occhi blu di Zac brillarono nell’oscurità.
-Bene. Neanche io. Dopo il discorso di Dylan sei praticamente scomparsa-
.Mi padre ha voluto ballare con me-
-Ti ha praticamente sequestrato-
-Geloso?-
-No… - il ragazzo giocherellò con la sua fede –con questa al dito non più almeno-.
Vanessa si girò verso di lui tanto quanto basta per baciarlo nuovamente e Zac sorrise .
-E poi abbiamo già saltato quella noiosa fase nella quale tutti ti chiedono quando è che avrete un bambino… no?- le mani dell’uomo accarezzarono dolcemente il pancione della moglie. –Spero che il piccolo Greg abbia apprezzato il pranzo di nozze-.
Vanessa rise piano e Zac non potè fare a meno che stringerla di più contro il suo petto, coprendo entrambi con il piumone.
-Mia mamma e tua madre hanno bisogno di una settimana di ferie. Hanno organizzato il matrimonio del secolo- Vanessa sbadigliò, stringendosi al marito e ripercorrendo con la mente tutti i festeggiamenti. Era stato tutto perfetto. La cerimonia cattolica in chiesa, il pranzo di nozze a base di pesce, il discorso di Dylan e i tentativi goffi di Stella di prendere il boquet, rivedere tutti i loro vecchi amici e potere stare con la parte materna della famiglia le aveva dato una gioia indescrivibile.  
Zac toccò nuovamente l’anello di sua moglie: lui e Vanessa avevano deciso che le loro fedi sarebbero stati come i loro anelli kuuipo, quella di lei d’oro e quella di lui d’argento; all’interno erano stati incisi i loro nomi e le stesse iscrizioni che recavano i vecchi anelli.
-Non riesco a credere che adesso sei mio marito. Credo che mi ci vorrà un po’ di tempo ad abituarmi-.
-Io mi sono già abituato invece- sogghignò lui. Il fatto che lei l’avesse appena chiamato marito fece subito effetto. L’uomo era già stato adeguatamente ricompensato per la sua pazienza, ma non ne aveva mai abbastanza di lei.
-Van, lascia solo che ti…-. cercò di avere più acceso sul collo della donna, sapendo che era il suo punto debole per convincerla; ma Vanessa non si mosse, Zac sollevò lo sguardo quanto bastava per scoprire che sua moglie si era addormentata.
Sbuffò, ma un sorriso enorme gli si dipinse in volto mentre si assicurava che fosse ben coperta. Era stata una giornata così densa di significato per loro e ricca di eventi che era sinceramente sorpreso da quanto avesse resistito Vanessa. Era semplicemente esausta e solo guardandola riposare, con tutto il corpo proteso verso di lui e la testa sul suo petto, vicino all’incavo del collo, Zac realizzò che non era mai stato così felice come in quel momento. Avvolse le braccia intorno a lei e chiuse gli occhi, beandosi della pace di quel momento. 
Ancora cinque minuti, pensò, poi la porto di sopra a dormire. Solo cinque minuti…

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Capitolo 28
*** How much I can fix myself for you ***


Per qustioni di forza maggiore pubblico con qualche giorno d'anticipo. Per il prossimo capitolo ci vediamo sabato prossimo, 28 maggio. -Fran

“But if you can give me half a chance I'll show
How much I can fix myself for you
And I'll try, to never disappoint you
I'll try, until I get it right,
I've always been so reckless, all of my life
But I'll try”
- “I Try”  Simple Plan
 
 
Vanessa si risvegliò accanto a Zac. Le ci vollero parecchi minuti per realizzare il fatto che erano entrambi nudi sul pavimento in parquet del soggiorno. La schiena aveva iniziato a farle male e il dolore, probabilmente, l’aveva svegliata. Il suono regolare del russare di Zac, invece, era un segno inequivocabile che lui dormiva ancora della grossa. Come era possibile dormire così profondamente su un parquet? Il piccolo corpo della ragazza era avvolto da un lenzuolo sottile mentre metà del corpo di Zac era coperto da una vecchia coperta. La donna se lo scostò di dosso, mentre fissava il soffitto di casa, ancora mezzo intontita. Non si ricordava della coperta, ma probabilmente Zac era andato a prenderne una mentre lei era già nel mondo dei sogni.
-Zac… Zachary- lo baciò sulle labbra e gli scostò dal viso dei capelli. Lo sentì grugnire e sospirare nel dormiveglia, ma nulla di più.
Vanessa sospirò. Il grande orologio del soggiorno li chiamava all’impellente dovere: avevano promesso ai genitori della ragazza che sarebbero passati da loro il giorno dopo le nozze. Volevano passare quanto più tempo possibile con Greg. Per quanto le dolesse, doveva svegliare suo marito. Scostò delicatamente una spalla dell’uomo.
-Zaccy Boo… amore… sono già le sette passate-.
Finalmente il ragazzo aprì gli occhi, ancora assonati. Sbadigliò lentamente e strinse con le mani il lenzuolo.
-Ti amo…-  Zac unì subito una mano a quella di Vanessa e sorrise vedendola così felice.
-Ti amo anche io- Vanessa si sporse in avanti e lasciò che Zac la baciasse sulle labbra.
-…ma ho ancora tempo. Posso dormire ancora un’ora e mezza e uscire di fretta-. L’uomo richiuse gli occhi con forza e Vanessa si lasciò sfuggire una risata: non aveva tutti i torti.
-Odi fare tardi- la ragazza gli passò accarezzò la barba e Zac aprì nuovamente gli occhi. Il suo sguardo vagò per parecchi secondi in tutta la stanza e solo allora si rese conto che non aveva dormito nel letto matrimoniale al piano di sopra.
-E va bene – Zac si mise seduto e sembrò finalmente che fosse ritornato in sé. –Ti preparo la colazione e usciamo, ok?-. Originariamente il suo piano era sorprenderla con una colazione abbondante verso l’ora di pranzo e rifare l’amore con lei la mattina dopo. Non era nei suoi piani andare a casa dei signori Hudgens, ma capiva perché Vanessa voleva farlo. Se lui si fosse trovata nella sua stessa situazione avrebbe fatto di tutto pur di trascorrere tutto il suo tempo libero con suo padre. Luna di miele o non luna di miele.  Così si costrinse a mettere un paio di jeans e una felpa e si mise ai fornelli: uova e bacon per lui, yogurt e granola per lei.
- Avresti potuto svegliarti Van, ti avrei…-
-Non mi avresti fatto uscire da sotto le coperte- Vanessa lo guardò con un misto di compassione: sapeva perfettamente cosa avrebbe preferito fare Zac.
-Non sto dicendo che non voglio andare dai tuoi, ma pensi che questo pomeriggio avremo un po’ di tempo per stare a casa nostra da soli?-.
Non voleva negarle quella possibilità, ma era pur sempre la loro luna di miele e una piccola parte di lui voleva essere egoista, chiudersi nella loro casa e non uscire dalla camera da letto se non per mangiare e fare una doccia assieme.
-Quindi stai dicendo che preferiresti chiuderti in casa con me piuttosto che trascorrere del tempo di qualità con mio padre?.
In tutta onestà sì, pensò lui  ben attento a on farsi scappare quelle parole di bocca.
-Mi stai facendo sembrare un mostro così… dico solo che probabilmente questo pomeriggio le nostre famiglie ci impediranno di trascorrere qualche ora da soli-
Vanessa lo ignorò. Teneva le braccia incrociate al petto, sulla pancia ormai evidente. Zac capì di averla offesa in qualche modo. Era sempre stato troppo territoriale nei suoi confronti.
-Van avanti, non puoi essere arrabbiata con me. Ci siamo sposati dieci ore fa e non puoi biasimarmi se voglio… se voglio sempre stare con te. Sei tu quella dannatamente sexy, quindi non posso farci niente-.
Si piegò tanto quanto bastava per baciarla sulla guancia.
Vanessa cercò di divincolarsi, mentre lui continuava a lasciarle una striscia di baci sul collo. Quando una mano di Zac fece per abbassarle il tessuto del maglione per esporle la spalla Vanessa lo fermò.
-Zachary!-
-Che c’è?-
-Non è giusto! Mi stai praticamente obbligando a perdonarti! Non è leale!-
-Obbligando? Obbligando?! Ti sto forzando a perdonarmi usando come arma difensiva dei baci?-.
-Sì, sai si chiama costrizione-
-No, si chiama amore- sogghignò lui –perché sono pazzo di te Vanessa Anne Efron-. Era la prima volta che Zac usava il nuovo nome di quella che era diventata sua moglie e il suono gli piacque immensamente: era sua per sempre adesso. Nessuno glie l’avrebbe mai più portata via.
La ragazza gli diede un buffetto sul naso e sorrise.
-Vestiti-
-Sì, subito signora Efron-.
Gli fece l’occhiolino e Vanessa scoppiò a ridere.
 
La giovane coppia arrivò puntuale a mezzogiorno a casa Hudgens. Stella e Gina li accolsero con abbracci calorosi, ma Greg ormai era troppo debole per alzarsi perciò Zac e Vanessa si ritirarono nella penombra della camera patronale, dove Greg riposava.
Si sedettero al bordo del letto. Vanessa baciò sulla fronte il padre e quel semplice gesto gli fece subito aprire gli occhi.
-Baby V!- esclamò l’uomo tossendo. Era chiaro che era sorpreso: fissò i giovani sforzando di tenere gli occhi aperti. Vanessa si sistemò accanto a lui e gli strinse forte la mano.
-Io e Zac siamo venuti a pranzo da voi –spiegò –e prima che tu possa dire che non era necessario sappi che ne abbiamo parlato-. La ragazza rivolse uno sguardo d’intesa al marito che abbassò leggermente il capo per fare capire al signor Hudgens che anche lui approvava quella scelta.
-Volevamo mostravi le foto dell’ultima ecografia- continuò Vanessa. Accese la lampada sul comodino e porse al padre gli scatti dell’ecografia in 4D.
-E’ un maschietto papà- rivelò la donna con un sorriso enorme in volto.
-Un maschio?- Greg sospirò pesatamente, sperando che la figlia e Zac non fossero così svegli da notare che in verità stava cercando di mandare più aria possibile nei polmoni.
-Avrò un nipote- disse con gli occhi che brillavano. C’era un’espressione di pura gioia impressa sul volto stanco dell’uomo.
Vanessa gli strinse la mano e Greg Hudgens si sentì sciogliere.
-Dio, piccola V. non sai quanto mi hai reso felice adesso. Sarò nonno di un nipote-.
-Doveva essere una sorpresa in realtà- si affrettò a ribadire Zac –ma… ma ecco io e Van abbiamo pensato di dirtelo-.
Zac mise una mano sulla spalla della fidanzata ed entrambi si scambiarono uno sguardo carico d’amore. La ragazza baciò rapidamente Zac e lui deglutì: non era ancora abituato a baciarla di fronte a suo padre. Greg li fissò per pochi secondi: sarebbe stata dura lasciarli.
-Sapete già il nome?-.
-Papà… il nome… il nome lo saprai quando nascerà. Vogliamo che questo rimanga veramente una sorpresa- disse timidamente Vanessa.
-Nessa- suo padre grugnì –parliamoci chiaro ne io ne te possiamo sapere se vedrò mio nipote-.
Al suono di quelle parole calò il silenzio nella stanza. Vanessa sentì la presa delle mani di Zac farsi più stretta.
-Beh…- Zac si schiarì la voce –Van… io… io credo che dovremmo dirglielo-.
Vanessa si voltò verso di lui, per avere un’ulteriore conferma.
-Va bene. Sì, abbiamo deciso il nome. Si chiamerà Gregory-.
-Gregory?- suo padre aprì la bocca, meravigliata –Gregory…- ripetè sottovoce. -Gli avete dato il mio nome?-.
-Zac ha insistito- gli spiegò Vanessa – e io ero d’accordo con lui. Se questo bambino sarà solo la metà di come sei tu, allora saremo fortunati-.
-Zac…- Greg guardò il ragazzo fisso negli occhi e Zac arrossì.
-Gregory David è il nome completo. Odio avere tre nomi e poi così ne tu ne mio padre avrete da ridire- .
-Baby V?- Greg si schiarì la voce.
-Sì papà?-
-Non ti dispiace lasciarci soli per qualche minuto vero?-.
Zac lanciò alla moglie uno sguardo carico di terrore, ma la vide alzarsi e uscire dalla stanza.
Cosa diavolo aveva in mente Greg? Perché voleva essere lasciato da solo con lui? Durante tutti gli anni di relazione che aveva avuto con Vanessa, Zac ricordava che per nessun motivo al mondo Greg aveva espresso il desiderio di essere completamente da solo con lui. E di questo glie ne era sempre stato grato.
Greg tossì di nuovo e sospirò pesantemente. Adesso che sua figlia se ne era andata poteva smettere di fingere.
-Zachary-.
Zac lo fissò in silenzio, aspettando la sua prossima mossa.
-Zachary, figliolo vieni più vicino-.
Greg vide gli occhi blu di Zac indugiare solo qualche secondo, prima di spostarsi sul letto e prendere il posto che prima era occupato da Vanessa.
-Lo sai Zachary quando ti ho visto mano nella mano con la mia bambina… mesi fa in quel ristorante ti ho odiato con tutto me stesso e quando Vanessa ci ha spiegato che vi eravate rimessi assieme non ci volevo credere. Praticamente era dall’estate del 2011 che non vi rivolgevate la parola! Mi sbaglio?-
Zac abbassò lo sguardo. Quanto poteva rivelare dell’intimità sua e di Vanessa senza che lei fosse lì presente?
-Abbiamo… abbiamo parlato molto di più di quello che immagina signore- rispose con un tono asciutto –ma sì… sostanzialmente è dal 2012 che non ci vedevamo con regolarità-.
-Ok te lo concedo, dal 2012. Ma questo non cambia il fatto che tu in questi anni hai dormito con altre donne, tante donne. E sei stato paparazzato ubriaco in più di un’occasione con i tuoi compari… insomma se ti avessi incontrato durante quegli anni stai pur certo che ti avrei tagliato le gambe ancora prima che tu avessi solo cercato di sfiorare la mia Baby V.-.
Il giovane uomo deglutì, mentre gli occhi di Greg Hudgens si riducevano a due fessure. Tutto quel discorso dove li stava portando? Greg aveva voluto essere da solo con lui solamente per minacciarlo?
-Ho sbagliato signore – sapeva di avere fatto molti errori in passato, ma si era anche rimboccato le maniche per uscirne. I party, l’alcol e le sostanze erano stati il suo diversivo quando tutto gli era crollato davanti: la rottura con Vanessa, la morte di Emily, il divorzio dei suoi genitori. Aveva perso tutto quello che a lui era più caro in pochi mesi. –Ma… ho cercato di dimenticarla… di dimenticare sua figlia e non ero la versione migliore di me-.
-Questo non giustifica comunque cosa hai fatto-
Zac deglutì e sbattè forte le palpebre, come per assicurarsi di essere ancora vivo. Sudava e aveva i battiti accelerati.
-Greg…signor Hudgens… io amo sua figlia e non sono più l’uomo che ero prima. Insomma… spero di averglielo dimostrato in quest ultimo anno. Sua figlia mi è mancata immensamente e non ho mai smesso di amarla e so’ che anche lei non ha mai smesso. Ha la mia parola-.
Greg sospirò per prendere una boccata d’aria. Stava riflettendo. Osservò quel giovane uomo attraverso le lenti dei suoi occhiali. Lui e Zac avevano avuto una conversazione simile, anzi un paio di conversazioni simili, parecchi anni prima quando Zac e Vanessa erano solamente due adolescenti agli inizi della loro prima relazione seria.
-Ragazzo non mi avevi già dato la tua parola anni fa?-
-Prego?- Zac lo fissava con un’espressione confusa in volto.
-Anni mi avevi dato la tua parola, promettendomi che ti saresti preso cura di lei e che non l’avresti mai fatta soffrire. Tu hai sofferto, ma anche lei e… e questa volta io non ci sarò più se le farai di nuovo del male. Zachary io sto morendo- disse mesto Greg. Aspettò qualche secondo, come se si aspettasse una sorte di reazione, ma il ragazzo era come pietrificato perciò l’uomo continuò a parlare. –Sto morendo e voglio mettere due o te cose in chiaro. Fino adesso le tue intenzioni erano buone, ma adesso avete le fedi al dito. Sei il marito di mia figlia e devi promettermi che ti prederai cura di lei e del bambino come hai detto nelle tue promesse-
Zac aprì la bocca, ma Greg lo precedette.
-No, non rispondere. Sappi solo che vivo o morto se scoprirò che l’hai lasciata nuovamente o che hai fatto del male a lei e a Gregory beh… allora …-
-Allora scenderà su di me  una minaccia di morte imminente- completò la frase il ragazzo con un lieve tremito nella voce.
Greg gli battè una pacca sulla spalla.
-Vedo che ci siamo capiti al volo ragazzo-.
-Mi prenderò cura di loro signor Hudgens, davvero. Mi prenderò cura di tutti loro e farò in modo che mio figlio sia fiero dell’uomo che è suo nonno. Lei e Gina avete fatto così tanto per Van e me in questi mesi. Mi avete di nuovo accettato nella vostra famiglia e di questo non smetterò mai di ringraziarvi-.
-Non ti chiedo altro ragazzo. Adesso lasciami dormire perdiana! Devo risposare se voglio arrivare vivo alla nascita del mio nipote omonimo!-.
Zac capì che era tempo di andare, ma aprì nuovamente la bocca per parlare. Voleva essere previdente: non sapeva se e quando avrebbe rivisto quell’uomo da solo e voleva dirgli tutto quello che si era tenuto dentro per anni.
-Non volevo andare lo sa a quella dannata premiere- disse, immaginando che Greg sapesse esattamente a quale premiere lui si stesse riferendo.
Lo sguardo stanco, ma incuriosito dell’uomo lo incitò a spiegarsi meglio.
Zac si mise una mano tra i capelli, era nervoso. Estremamente nervoso, ma adesso Greg sia spettava una spiegazione, così il giovane iniziò a raccontare.
-Thuderbird- rispose –il primo film di Nessa. Non volevo andarci a quella premiere. Insomma il film è il genere di teen movie per ragazzini e non era mia intenzione spendere un’ora e mezza della mia vita per guidare fino a Los Angeles con mamma e andare a quella premiere. Ma la mia agente ha insistito e così mi ha convinto…. diavolo non l’ho mai ringraziata per averlo fatto. E se avessi saputo che avrei incontrato l’amore della mia vita a quella premiere di certo non avrei portato un’amica con me- disse ricordando la sua vecchia amica Ashlee Simpson.
-Zachary… avevi diciassette anni-
-Sedici-
-Come?-
-Lo sapevo e basta. Quando l’ho vista Greg… Dio quando ho visto Vanessa ho subito capito che era lei. Che era lei e basta, ma prima ancora che io potessi anche solo stringerle la mano lei è scappata via. Quindi puoi immaginare la mia sorpresa quando l’ho reincontrata alle audizioni per “High School Musical”-
Greg alzò le sopracciglia. Poteva ricordarsi benissimo la telefonata che sua figlia le aveva fatto dopo avere ottenuto la parte di Gabriella Montez: era fuori di sè dalla gioia, ma tutto quello della quale riusciva a parlare era quel ragazzo tanto gentile che aveva incontrato ai provini.
-Il destino eccetra… -
-Esatto- annuì Zac – non è semplicemente una cosa che vado in giro a blaterare in continuazione. E dal momento esatto in cui lei mi ha guardato con quei suoi occhi marroni e mi ha stretto la mano, io ero completamento andato. Ero così fuori di me dalla gioia che lei è stata il primo argomento di conversazione che ho avuto con Bubba quella sera stessa. E’ un ricordo cristallino nella mia mente-.
Greg prese un altro grosso respiro, facendo sussultare Zac, ma lo sguardo serio dell’uomo lo intimò a proseguire.
- Dove vuoi arrivare ragazzo? Le tue promesse nuziali sono già state sufficiente a convincermi che la mia bambina è in buone mani-.
Zac sussultò. L’aveva praticamente rimproverato per mezz’ora e adesso se ne usciva con quella frase?
-Voglio semplicemente ringraziarti per la fiducia che hai risposto in me in questi mesi… anche… anche dopo che Greg sarà qui voglio ch tu sappia che Van è la mia vita e che stare con lei è la mia rivincita. La nostra relazione sarà sempre al primo posto, non farò gli stessi errori che ho commesso in passato. Lei ne vale la pena e sarà così per sempre-.

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Capitolo 29
*** In loving memory of the one that was so true ***


Capitolo molto serio. Ci vediamo sabato prossimo con il capitolo 30. - Fran 



I carry the things that remind me of you
In loving memory of the one that was so true
You were as kind as you could be
And even though you're gone
You still mean the world to me”
- “In Loving Memory” Alter Bridge
 
 
-Sei pronta piccola?- Zac guardò fuori dalla finestra e fece tre grossi respiri profondi per preparasi all’inevitabile. Nemmeno la pioggia di quel giorno aveva scoraggiato i paparazzi che ora perlustravano il vialetto di casa Hudgens. I giorni dopo la morte di Greg erano stati incredibilmente pesanti, ma Vanessa doveva ancora affrontare il funerale di suo padre. Sapeva che quella era l’occasione perfetta per i media per scattare foto e scrivere articoli infamanti su di lei e su di Zac e la donna voleva solo rimanere chiusa in casa a piangere. Non poteva permettersi quel lusso. Doveva andare da suo padre e stargli accanto per l’ultima volta. Doveva farlo per onorare l’uomo meraviglioso che era stato. Ma non ne aveva la forza. Erano passati due giorni da quando suo padre aveva esalato l’ultimo respiro in un letto d’ospedale ed erano stati i due giorni più ardui di tutta la sua esistenza. Aveva passato due notti insonni a girarsi nel letto. Non aveva fame e non aveva provato nemmeno ad alzarsi dal torpore che sentiva. Zac l’aveva costretta, dopo numerose insistenze e una chiamata da parte di Gina, a mangiare almeno un frullato proteico.
-Van…- Zac si inginocchiò in modo da vederla in volto: era sommersa sotto le coperte e abbracciata al suo cuscino –piccola, è ora. Ti devi preparare-.
La ragazza sbattè la palpebre e lottò parecchio per mettere a fuoco suo marito. Zac era già vestito di tutto punto: indossava un elegante completo nero con la cravatta. Era chiaro che voleva essere al suo meglio per il funerale di Greg. Sospirò pesantemente.
Quella non era la sua Vanessa.
La sua Vanessa era forte, coraggiosa e ottimista. Non si era mai fatta buttare giù dalle critiche e dagli scandali, nemmeno quando anni prima, lo scandalo delle foto compromettenti l’aveva travolta. Era come se, in quei giorni, un’ombra scura si fosse impossessata di lei. Zac la conosceva ormai da dieci lunghi anni e raramente l’aveva vista abbattuta, ancora meno erano state le volte che l’aveva vista triste o in preda ad una crisi di pianto.
La rabbia stava montando dentro di lui: come aveva potuto Dio permettere una cosa del genere? Lui e Vanessa non avevano sofferto abbastanza? Il cancro si era già portato via Emily, la cugina di Zac, appena ventottenne. Ora si era preso anche Greg. Vedere il dolore della donna che amava stava letteralmente spezzando il cuore del giovane. Era tutto così irreale. L’unica cosa che voleva fare era stringere Vanessa tra le braccia, asciugarle le lacrime e cancellare tutto il suo dolore.
Ma Zac sapeva fin troppo bene che quello non era possibile. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per sua moglie, ma quella era l’unica cosa che non poteva cambiare e il solo pensiero di non esserne capace, di non avere il potere di riportare Greg Hudgens in vita, lo stava divorando. Non poteva riportare l’orologio indietro, non aveva la capacità di curare suo suocero e di riportalo indietro alla sua famiglia. Non poteva farlo. Tutto quello che poteva fare era starle vicino e donarle tutto il suo amore. Zac scivolò silenziosamente dietro di lei e la avvolse nelle sue possenti braccia, sedendosi accanto a lei, sul letto. Le tolse il cuscino dalle mani e lasciò che Vanessa nascose il viso nel suo petto. Le baciò teneramente la fronte sussurrandole all’orecchio un “Ti amo” veloce e carico di sentimento. Sentì la mano di Vanessa afferrargli la camicia, per permettergli di essere più vicino a lei.
-Lo supereremo assieme piccola- la baciò di nuovo, questa volta sulle labbra, asciugando qualche lacrima durante l’atto.
 
Salt Lake City, Utah - Agosto 2005
-Forse è meglio tornare sul set. Mamma e papà saranno qui a momenti sai?-.
Vanessa sorrise timidamente e restituì lo skateboard a Zac, che sorrise a sua volta e arrossì quando le loro mani si sfiorarono.
-Già… sai anche mia mamma sarà qui a momenti. E’ meglio tornare o si chiederanno tutti che fine abbiamo fatto-.
La ragazza si sfilò il casco che le aveva prestato l’amico e per ringraziarlo lo baciò sulla guancia.  Il diciassette arrossì: non era ancora abituato a tutte le attenzioni che Vanessa gli riservava. C’era stato qualche bacio tra di loro, ma nessuno dei due si era spinto oltre o aveva chiesto all’altro se effettivamente, dopo settimane di sguardi, baci rubati e pomeriggi trascorsi assieme, vi fosse qualcosa di reale tra loro due.
Zac aveva avuto una cotta per lei fin dall’inizio. L’aveva vista di sfuggita circa un anno prima alla premiere del film “Thunderbird”, voleva presentarsi , ma non c’era riuscito. Perciò quando l’aveva rincontrata alle audizioni di “High School Musical”, quasi tre mesi prima, non aveva perso tempo. Il feeling era stato immediato e quando avevano ottenuto entrambi le parti di Troy e Gabriella, Zac avrebbe voluto urlare dalla gioia. Avevano iniziato a lavorare assieme tutti i giorni sul set. Lavorare con Vanessa era estremamente facile e divertente e presto i due ragazzi si erano ritrovati a passare ogni minuto libero assieme. Per fortuna alle loro madri, che avevano il compito di supervisionarli, non importava granchè che i giovani trascorressero così tanto tempo assieme. Zac aveva anche incontrato Stella, e Vanessa aveva conosciuto David e Dylan. Quello però era l’ultimo weekend che i due giovani trascorrevano assieme a Salt Lake City: presto Zac sarebbe dovuto tornare a Arrayo Grande e Vanessa a Los Angeles. Così Starla e Gina, che non erano così indifferenti all’attrazione che i loro figli provavano l’uno per l’altra, avevano organizzato un pranzo con l’intero clan Efron – Hudgens. Quella sarebbe stata anche la prima volta nella quale  Zac avrebbe incontrato Greg, il padre di Vanessa. Non era eccessivamente preoccupato, ma di certo non era tranquillo. Gina era sempre stata amichevole nei suoi confronti e Stella lo adorava già. Greg sarebbe stato simile a loro. Non sapeva ancora se Vanessa fosse veramente la sua prima fidanzata ufficiale, ma aveva sempre cercato di comportarsi da perfetto gentiluomo nei suoi confronti. Di certo il signor Hudgens non avrebbe avuto nulla da ridire..
Vanessa sembrò notare il suo nervosismo e lo baciò nuovamente, questa volta sulle labbra.
-Forse è meglio che mi cambi la maglietta. Non credo che a papà farebbe piacere sapere che mi presti i tuoi vestiti. Penserà che abbiamo già fatto chissà cosa-.
Gli occhi di Zac si spalancarono, colmi di paura.
-Oh Zac, dicevo così per dire- si affrettò a ribadire la ragazza –papà non può sapere che questa è la tua maglietta-.
La ragazza indossava un paio di jeans e la maglietta che Kenny Ortega aveva regalato a Zac e agli altri attori maschili: era una semplice maglietta bianca con i bordi rossi e la frase iconica di “High School Musical: “Get my head in the game”.
-Sei pronto?- Vanessa gli strinse la mano e vide Zac lisciarsi i capelli, arrotolarsi le maniche della maglietta e portarsi i jeans ad un livello di altezza decente.
-Sì… ora sì-.
I due giovani si tennero per mano e si avvicinarono ai trailer.
-Oh eccovi finalmente!-  Starla sorrise nel vederli camminare mano nella mano.
-Buongiorno signori Efron- li salutò allegramente Vanessa.
-Oh cara, chiamaci pure Starla e David. Su questo punto ci eravamo già espressi- Starla la strinse a sé e la ragazza sorrise. Poi si affrettò a fare le presentazioni.
-Zac conosci già mia mamma e Stella… lui è papà-.
Greg Hudgens emise un lieve sbuffò e strinse forte la mano al ragazzo, facendogli levare la presa su sua figlia.
-Molto piacere signor Hudgens- disse educatamente Zac, ma l’uomo non rispose.
C’era solo un termine che calzava nel descrivere Greg Hudgens per Zac ed era intimidatorio. L’uomo era grande e grosso, con un fisico scalfito dalle intemperie e le mani rovinate dal fuoco. Come vigile del fuoco indossava sulla polo la spilla con il numero 19, quello della sua caserma di riferimento. I baffi di Greg vibrarono.
-Sai, dovresti infilarti la polo nei pantaloni ragazzo-.
Zac abbassò lo sguardo e eseguì quanto richiesto.
-Piacere di conoscerti comunque Zachary. Mia figlia mi ha parlato molto bene di te-. Greg sembrò essersi ammorbidito una volta che aveva constato che Zac era alla sua mercè: avrebbe fatto di tutto per entrare nelle sue grazie, lo aveva già inquadrato. Sorrise e abbracciò teneramente la figlia, prima di rivolgersi al resto dei presenti.
-Recuperiamo Stella e andiamo a mangiare ragazzi, così ci potrete raccontare tutto. Muoio di fame-.
Greg camminava con un braccio stretto intorno alla vita della figlia per impedire a Zac di starle accanto e così il ragazzo si limitò ad accodarsi al suo fratellino Dylan, a pochi passi di distanza dagli Hudgens.
-Papà sii buono con lui. Ci tengo davvero. Sta diventando il mio migliore amico- la ragazza sbattè un paio di volte le palpebre e Greg grugnì: sapeva benissimo i trucchi che usavano le donne di casa per addolcirlo –Vanessa Anne lui è comunque un ragazzo di diciotto anni e sappiamo bene che non vuole essere solo tuo amico… o sbaglio? Tua madre mi ha nominato un certo bacio che…-
-Papino, Zac si è comportato da perfetto gentiluomo- lo rassicurò lei – non è la prima volta che bacio un ragazzo-
-Ma è la prima volta che sei…sei… che..-
-Mi piace davvero e anche io penso di piacergli- tagliò corto la ragazza –puoi dargli una possibilità… per me?-.
Greg alzò gli occhi al cielo: non poteva dire di no a quegli occhi da cerbiatto.
-Baby V… se lui ti rende veramente felice cercherò di tenere la mente aperta-.
Greg osservò con riluttanza Stella che aveva preteso di salire sulle spalle di Zac. L’uomo ridusse gli occhi a due fessure nel constatare che entrambe le sue figlie sembravano perfettamente a loro agio con quel ragazzo. Non gli piaceva per nulla, ma era convinto che in un paio di mesi Zac Efron si sarebbe levato di torno. Nessuna relazione adolescenziale durava a lungo.
 
-Non posso dirgli addio Zac. Non ci riesco. Non voglio alzarmi e andare in chiesa e vederlo in una bara. Non sopravvivrei- Vanessa trattene un singhiozzo, ma grosse lacrime solcarono le sue guancia arrossate e Zac la strinse ancora di più a sé, con il cuore che si faceva sempre più pesante –è tutto così sbagliato! Sento che la mia vita sta andando in pezzi! Cosa succederà adesso? Cosa succederà quando Stella vorrà qualcuno che la accompagni all’altare? Cosa succederà quando mia madre non arriverà allo scaffale più alto? Cosa succederà quando ci sarà un temporale e lui non sarà lì a dirmi che andrà tutto bene?- ormai era un fiume in piena e la ragazza era scossa da singhiozzi di disperazione. Pianse per diversi minuti nelle braccia di Zac che non provò nemmeno a rispondere alle domande che lei gli aveva posto. Che senso avrebbe avuto? Per quanto lui si sforzasse sapeva che non poteva sostituire quello che un padre era per una figlia, non poteva competere con la figura di Greg Hudgens. Era un pensiero egoista il suo, ma Zac non poté farne a meno. Per un momento aveva anche pensato che tutto sarebbe andato bene perché Vanessa aveva lui, ma non era lontanamente sufficiente a colmare l’assenza di Greg.
-Non so’ cosa accadrà adesso Nessa, non lo so’. So’ solo che lui non avrebbe voluto andarsene e non avrebbe voluto nemmeno per un attimo procurarci questo dolore. Il tempo non farà andare via il dolore, ma lo attenuerà, imparerai a conviverci e io sarò accanto a te, ad ogni tuo passo. E se tu, Stella o Gina avrete mai bisogno di un uomo per raggiungere lo scaffale più alto o per uccidere un ragno beh… dovrete solamente chiamarmi. Intesi?-.
Vanessa alzò finalmente la testa e lo baciò sulle labbra.
-Vuoi una mano a vestirti?-.
La donna scosse la testa.
-No, c’è la faccio. Grazie- indugiò un secondo –Zac?-.
-Si piccola?-.
-Potresti… potresti prendere un pacchetto di Hot Cheetos?-.
Gli stava davvero chiedendo di mangiare un sacchetto di patatine? In due giorni aveva bevuto solamente un frullato e anche se gli snack che sua moglie aveva richiesto non erano indicati per la gravidanza, Zac non poteva fare altro che accontentare ogni suo singolo desiderio.
-Certo piccola. Quando salirai in macchina avrai le tue patatine. Stanne certa-.
 
Mezz’ora dopo Vanessa si era fatta una doccia, si era messa un tailleur nero con pantaloni neri e aveva mangiato le Hot Cheetos che Zac le aveva procurato durante il viaggio verso la chiesa.
La cerimonia funebre fu breve per volere della famiglia. Zac battè i paparazzi in furbizia e prese l’auto di suo fratello Dylan per andare alla cerimonia. Parcheggiò all’interno del cimitero e fece scendere Vanessa solamente quando vide che i paparazzi erano tenuti a debita distanza dal cancello nero del cimitero monumentale. Aveva smesso di piovere ma faceva un freddo insolito per Los Angeles.
Gina entrò sorretta da Starla. Dylan si premunì di essere sempre dietro Stella, in caso avesse bisogno d’aiuto.
Prima dell’ingresso del feretro marciarono i ragazzi della caserma 19, vestiti con la divisa dei vigili del fuoco e un nastro nero legato al braccio, in segno di lutto.
 
Los Angeles, California – 30 gennaio 2016
Il telefono squillò nel pieno della notte facendo sussultare la giovane coppia. Vanessa lanciò un rapido sguardo alla sveglia digitale posta sul comodino, e il suo cuore prese ad accelerare. Una telefonata alle due di notte poteva significare solo una cosa. Lasciò che Zac rispondesse alla chiamata e vide il volto di suo marito oscurarsi di colpo.
-Quando?- chiese Zac –ok, arriviamo subito Gina-.
L’uomo fu rapido nel togliersi le coperte di dosso e nell’infilarsi una felpa e un paio di jeans.
-Nessa dobbiamo andare. Si tratta di tuo padre-.
Lei non si mosse. Era come pietrificata.
-Vanessa hai sentito quello che ho appena detto? Dobbiamo andare in ospedale.- Zac usò il nome completo della donna per attirare la sua attenzione, ma la ragazza era in uno stato di terrore puro. Non osava uscire dal letto, non osava mettere un piede per terra perché farlo significava andare in ospedale e andare in ospedale equivaleva a dovere dire addio a suo padre. Non un arrivederci, ma un addio permanente.
Il tocco di Zac sulla spalla la riportò indietro.
-Vestiti. Io vado a mettere in moto l’auto-.
Il tragitto da casa di Vanessa all’ospedale fu rapido e breve. A quell’ora di notte  perfino le strade sempre intasate di traffico di Los Angeles erano quasi deserte.
Al loro arrivo Vanessa si strinse nell’abbraccio della madre e della sorella.
-Come sta?-
-Non bene- il volto di Gina era solcato da due profonde occhiaie –prima l’hanno dovuto attaccare per un po’ al respiratore e adesso va un pochino meglio, ma ho preferito chiamarvi. Stella è già dentro con lui. Vuole vedervi Baby V. prima… prima di domani- concluse, lasciandosi scappare una lacrima.
Zac e Vanessa si scambiarono un lungo sguardo, poi lui la spinse deliacamente in avanti, incitandola ad entrare nella camera d’ospedale, seguita dalla madre.
Stella era già lì, seduto al capezzale del padre che gli stringeva forte una mano, il volto impassibile, Non si accorse neppure di quando Vanessa e Gina si sedettero accanto a lei, dall’altro lato del letto.
Quindi erano arrivati a quel punto. Alla fine il tanto miracolo che avevano cercato con brama e apprensione non si era realizzato. Vanessa strinse forte una mano alle lenzuola e non riuscì a trattenere le lacrime che bagnarono il camice ospedaliero del padre, profondamente addormentato dai sedativi. Non era giusto. Era la seconda volta in meno di due anni che si ritrovava nella stessa situazione. Solo che adesso non stava dicendo addio a Lori, ma a suo padre, alla sua roccia e mentore. Era fermamente convinta che non sarebbe riuscita a sopravvivere senza di lui, ma doveva farlo per suo figlio. Per Zac e per il piccolo. Senza di loro non ce l’avrebbe mai fatta.
-Ti voglio bene papino. Adesso riposati, chiudi gli occhi. Staremo bene, vedrai. Te lo prometto-. Si chinò e baciò dolcemente il padre, mentre un infermiere controllava i segni vitali. Lanciò alla tre donne un’occhiata carica di pietà.
E Greg Hudgens esalò il suo ultimo respiro mentre entrambe le sue figlie gli stringevano le mani e sua moglie era seduta accanto a lui.
Vanessa rimase nel letto con loro padre per un tempo imprecisato. Fu presto scossa dai singhiozzi e dai gemiti di dolore. Perdere suo padre la capiva fisicamente. Non si accorse nemmeno di quando Zac entrò nella stanza per stringerla a sé e portarla in auto, al sicuro da sguardi indiscreti.
 
Le stesse lacrime solcavano il volto della donna mentre osservava impietrita il prete che diceva il suo sermone, lo stesso che aveva celebrato il matrimonio suo e di Zac appena un mese prima.
- Quando il mese scorso Greg mi ha chiesto di celebrare il matrimonio di sua figlia io non mi potevo tirare indietro. Greg e sua moglie Gina sono membri della nostra comunità da anni ormai e sono come una famiglia. Era un vigile del fuoco, un marito, un padre, un nonno, ma soprattutto era anche mio amico. Mi ricordo ancora quando gli Hudgens si sono trasferiti nel nostro quartiere. All’epoca Gregory era ancora vigile del fuoco e ogni domenica, dopo avere fatto il turno di ventiquattro ore era presente in prima fila alla celebrazione. Si fermava a parlare con me e mi chiesa come stavo. E quando Dio ha benedetto una delle sue figlie con la fama sono rimasti sempre la solita famiglia semplice. Erano grati per quello che avevano e la nostra chiesa gli è immensamente riconoscente per tutte le donazioni che hanno intrapreso nel corso degli anni. Greg stesso non ha voluto fiori il giorno del suo funerale, ma opere di bene-.
Il cielo si fece di colpo scuro e grossi nuvoli neri riempirono il cielo mentre la bara di Greg Hudgens scendeva sottoterra. Quando i presenti lasciarono il cimitero era iniziato a piovere in maniera quasi impercettibile. Zac strinse forte a sé la piccola mano fredda della moglie, e si asciugò gli occhi inumiditi di lacrime.
Si sentì improvvisamente solo.

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Capitolo 30
*** It felt just like it used to be ***


Ci vediamo sabato prossimo, 5 giugno con il capitolo numero 31! ormai manca poco alla nascita del piccolo Efron. - Fran 
 
“ It felt just like it used to be
Talking for hours about a different life
Surrounded us in memories
We were close, never close enough”
- “If You Ever Want to Be in Love” James Bay
 
 
Una settimana dopo la morte di suo padre Vanessa insistette per fare le valigie e trasferirsi in Oregon. Era un trasloco temporaneo, ma come l’indimenticabile e fatidica vacanza alle Hawaii che doveva durare solo una settimana, anche quel viaggio parve protrarsi in eterno.
Gli ultimi giorni erano stati terribilmente pesanti per Vanessa e la ragazza voleva solo trovare un modo per liberare la mente. Greg poteva anche non essere più presente fisicamente, ma la mente era contorta e giocava nei confronti di Vanessa dei gelidi tiri mancini: suo padre era sempre presente nei suoi sogni. Non era né incubi né sogni: Greg Hudgens fluttuava semplicemente nel vuoto con un’espressione neutra in volto.
La ragazza era arrivata al punto di non volersi addormentare per non sognarlo di nuovo. Rimaneva alzata fino a tardi a fare zapping davanti al televisore finchè Zac non la obbligava a sdraiarsi a letto, accanto a lui. Dal giorno del funerale si era imposta di non volere più affrontare l’argomento e in pochi giorni aveva eliminato dal suo vocabolario le parole “papà” e “morte”. Voleva concentrarsi sul bambino e non fargli percepire tutta quella negatività. Los Angeles ormai era una città piena di vecchi e dolorosi ricordi. Zac stesso la considerava altamente tossica, piena di paparazzi ed inquinamento e non adatta ad un neonato. Lui e Vanessa stavano praticamente vivendo gli ultimi mesi della gravidanza come due reclusi. Zac usciva solamente per farsi una nuotata in piscina e per portare a spasso cani. Stella e Dylan facevano a turno e gli portavano la spesa. Non era una vita ideale per distrarre Vanessa dal dolore del lutto. Così la ragazza aveva deciso che avrebbe partorito in Oregon, a casa dei nonni di Zac.
Gina si era convinta solamente quando i due giovani le avevano assicurato che l’intera famiglia Hudgens sarebbe potuta venire con loro. E nel sentire pronunciare quelle parole anche Starla e Dylan si erano fatti avanti: di certo non si sarebbero persi la nascita di loro nipote per nulla al mondo.
Così partirono tutti per l’Oregon una mattina di primavera e non potevano ricevere accoglienza più calorosa di quella. Dot e Hal furono meravigliosi con tutti loro: prepararono le stanze degli ospiti, aiutarono Zac a montare il seggiolino per il bambino nell’auto del ragazzo e cucinarono montagne di waffle solo per assecondare le voglie di Vanessa. La foto del matrimonio di Zac e Vanessa era stata incorniciata con una cornice laccata in oro e nonna Dorothy si era premurata di appenderla in bella vista, sulla parete centrale del soggiorno.
-Dovresti riposare cara- nonna Dorothy aiutò Vanessa a rifare il letto della stanza degli ospiti e le porse una coperta in più. –E’ stato un lungo viaggio e sarai esausta-.
-Sto bene Dot, davvero. E io e Zac non vi ringrazieremo mai abbastanza per tutto quello che state facendo per noi-
-Oh non è nulla cara! Insomma staremo tutti un po’ stretti. Tua mamma e Stella dormiranno nella vecchia stanza delle ragazze e Starla e Dylan in quella di David, dato che lui è di nuovo in California adesso… ma dovremmo stare tutti comodi-. La vecchia si guardò introno nervosamente, come per accertarsi che i suoi nipoti avessero tutto a portata di mano. –Il bagno è in fondo al corridoio, ma ormai lo sai… e domani Julie dovrebbe passare per un saluto-.
-Dorothy- Vanessa prese dalle mani della donna la coperta e la strinse in un abbraccio –è tutto perfetto. E’… è casa….-.
 
Los Angeles, California – Marzo 2006
-Sei incredibilmente bella lo sai? Sei la donna più bella che io abbia mai visto-.
Zac baciò la fronte della ragazza che era distesa accanto a lui e le regalò uno dei suoi magnifici sorrisi, con tanto di occhi lucidi per la commozione.
-Smettila!- Vanessa arrossì violentemente e si affrettò a coprire il suo corpo nudo con le lenzuola. Lei e Zac erano diventati intimi solo il mese scorso e adesso che avevano fatto l’amore una manciata di volte il nervosismo, derivato dell’inesperienza, stava lasciando posto solo al piacere. La ragazza lo  amava profondamente a adorava sentirsi così unita a lui.
-Ness ho visto tutto di te, dentro e fuori. Sinceramente non serve a niente fare la timida- Zac tentò di riportala ulteriormente dove voleva… ovvero sul suo grembo, ma la ragazza rabbrividì di freddo.
-Mi dispiace per il letto e le coperte… insomma vivo qui da soli due mesi e ci è bastato solo un mese di sesso per rompere il letto-.
-Oh Zac!- Vanessa arrossì ancora di più e, questa volta, si divincolò dal suo fidanzato, uscì dalle lenzuola poste sopra il letto gonfiabile e camminò nuda davanti a Zac, riaccogliendo la maglietta del ragazzo dal pavimento ed infilandosela.
-Quel letto era vecchio e difettoso… non l’abbiamo rotto noi-.
Zac aveva comprato ad inizio anno un piccolo appartamento trilocale in uno dei tanti palazzoni di Los Angeles e l’aveva trasformato nella sua prima, vera casa. I suoi genitori erano stati restii a farlo trasferire, ma avevano ceduto alla fine, dando fiducia al primogenito. Zac adorava il suo appartamento per due ragioni principali: 1 era solo suo e di nessun altro e 2. era vicino a casa Hudgens e Vanessa poteva passare da lui quando voleva. L’essere passati ad abitare da tre ore di distanza a un quarto d’ora aveva sicuramente i suoi vantaggi. Soprattutto adesso che avevano una vita sessuale.
-Magari domani mattina possiamo passare da Ikea e comprare un letto nuovo… e qualche mobile- la ragazza si guardò introno e scosse la testa, divertita – e ti posso aiutare con il bucato.  Zacchy da quanto è che non ti lavi i vestiti?-.
Anche Zac osservò la sua camera: era praticamente diventata un’estensione della sua vecchia camera a casa dei suoi genitori, ad Arroyo Grande. C’erano mucchi di vestiti dappertutto, il letto rotto era stato sostituto da un letto gonfiabile e chiodi e viti per montare l’armadio guardaroba ingombravano il pavimento.
-E’ ok. Piccola, non sei obbligata ad aiutarmi. Me la cavo benissimo! Infatti il tuo fantastico fidanzato ti sta per cucinare una cenetta romantica a base di mac and cheese con noce moscata e coca cola-.
Vanessa rise di cuore e Zac si beò semplicemente del suono e delle vibrazioni positive che sentiva: avrebbe fatto di tutto per lei. Si alzò anche lui e si mise in fretta jeans e una felpa, poi la baciò nuovamente sulle labbra.
-Vado ad accendere tutto- disse, poi un ghigno divertito comparve sul volto del ragazzo –e adoro quando ti metti le mie magliette. E’ incredibilmente sexy, Hudgens-.  Le labbra di Zac vagarono ancora una volta sul collo della ragazza, facendola sospirare. -A che ora ti viene a prenderti tua mamma domani?-
-Alle dieci. Perché?-
-Pensavo di portare te e Stella Bella a fare colazione da “Panara” domani mattina… se tua madre viene a prenderti può lasciare Stella, oppure può venire con noi-.
Vanessa sorrise. Quella era la prima volta che il suo fidanzato le chiedeva esplicitamente di avere accanto a sé sua madre e la sua sorellina. Il solo pensiero la fece sorridere e le scaldò l’anima: lui ci teneva veramente a lei e alla sua felicità.
-Credo che sarebbe perfetto. Ma prima dobbiamo davvero sistemare questo macello. Hai solamente montato il tavolo della cucina e la play station… ti servono degli armadi dove mettere i vestiti puliti-
-Ehi, non è granché, ma è pur sempre casa!-
 
La mattina dopo il loro arrivo Zac si svegliò all’alba per andare a correre, ma si fermò di colpo quando sentì il pianto sommesso di sua moglie. Posò le scarpe da jocking a terra e svicolò subito nel letto, sotto le coperte.
-Ehi…Van…- Zac non aveva bisogno di dire nient’altro. La strinse semplicemente a sé, permettendole di appoggiare la testa sul suo petto. Le mani di Zac andarono subito a posarsi sulla pancia di Vanessa, dove il piccolo Greg stava già scalciando allegramente.
Lei si girò verso di lui, premendo un soffice bacio nell’incavo del suo collo.
-Sto bene- sussurrò per rassicurarlo –ero solo… lo sai. Aveva uno dei miei momenti-.
Zac annuì piano per farle intendere che aveva capito.
-Non vedo l’ora di vederlo sai?- buttò lì, tentando di distrarla dalla malinconia -Dylan l’altro giorno mi ha fatto notare che sarà un bambino per un quarto asiatico, avrà un cognome ebreo e sarà battezzato. In più avrà due genitori famosi. Non credi che sia troppo per lui?-.
Vanessa sorrise al pensiero e si asciugò in fretta una lacrima.
-No, sarà perfetto- baciò il petto di Zac e si beò del calore del suo corpo.
Zac appoggiò l’orecchio alla pancia e sorrise nel sentire il calcio di Greg come risposta.
-Oh Greg, quando è che ti sbrighi a nascere? Qui non vedono l’ora di vederti!-
Vanessa rise e Zac ne approfittò per appoggiare la testa nell’incavo del suo collo e inspirare il suo dolce profumo di cocco e lillà, sentendo l’intero corpo della donna vibrare assieme alla sua risata.
-Possiamo solamente stare qui abbracciati per un po’?- chiese lei, speranzosa. 
Zac annuì: avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Se lei voleva fare quello, beh lui l’avrebbe di sicuro accontenta.  Passò una mano nei suoi ricci scuri e sospirò.
-Ti ricordi il mio primo appartamento? Ti ricordi tutte le notti che abbiamo passato su quel dannato letto gonfiabile?-.
Vanessa annuì piano.
-Ecco vorrei che… che quella sensazione di appartenere a qualcosa…a qualcuno non evaporasse mai. Perché da quando sei tornata da me io provo continuamente questa sensazione di calore e di casa. E vorrei che la provassi anche tu-. Zac appoggiò il gomito al letto e la fissò negli occhi. Nonostante tutto aveva ancora dei dubbi su tutta la faccenda del partorire naturalmente a casa dei suoi nonni. Non voleva costringerla in nessun modo.
-La mia casa è dove ci siete tu e Greg- rispose Vanessa, accarezzandogli una guancia.
 
Quello stesso pomeriggio Vanessa, Starla, Gina e Stella, affiancate da nonna Dorothy e dalle zie e le cugine di Zac  andarono a fare compere. Così Zac ne approfittò per trascorrere un po’ di tempo di qualità con il suo fratellino Dylan: i due fratelli improvvisarono una partita di basket nel vialetto di casa, come quando erano piccoli. Fu con grande sorpresa di entrambi che mezz’ora dopo l’inizio della partita, sul vialetto di casa Efron, parcheggiò la sua auto loro padre. David si era presentato a casa dei nonni Efron con in mano due confezioni di birre e dei panini decisamente poco salutari.
-Ehy Zachary… Dylan… vi va una birra?-.
I due fratelli si guadarono negli occhi, poi fissarono a loro volta il padre. Cosa diavolo avevo spinto David a guidare da Arroyo Grande fino in Oregon?
-Papà… non posso bere, lo sai questo-
-Ne ho preso un paio analcoliche solo per te-.
Zac lanciò uno sguardo riluttante a Dyl e al pallone da basket: voleva davvero trascorrere un po’ di tempo di qualità con suo fratello prima della nascita del bambino, ma suo padre lo fissava impaziente, come se volesse dirli qualcosa d importante.
-Andiamo dentro- propose Dylan che già occhieggiava il sandwich con il tacchino. –Abbiamo l’intera casa solo per noi-.
Si sistemeranno al bancone della cucina. Dylan impiegò circa due secondi prima di addentare il suo panino, ma Zac non proferii parola. Perché suo padre non li aveva avvisati del suo imminente arrivo?
-Dove’è la mamma?-
-E’ uscita-
-Uscita con chi?-
-Uscita e basta- Zac incrociò le braccia al petto. Non era arrabbiato con suo padre. D’altronde David gli era sempre stato accanto in quei mesi, l’aveva sostenuto; tuttavia c’era ancora del risentimento in lui: Zac non voleva ancora accettare il fatto che i suoi genitori fossero divorziati e che non sopportassero stare assieme nella stessa stanza.
-Dov’è Vanessa?-
-E’ uscita-.
-Zachary…- il tono di voce di David si fece più basso di un’ottava. Era chiaro che non gradiva affatto il modo nel quale suo figlio si stava rivolgendo a lui.
-Vanessa e mamma sono uscite a fare compere. Nonno è di sopra che riposa. E tu non ci hai ancora detto perché sei qui. Non credo che tu abbia guidato fin qui per pranzare assieme a noi-.
-Zac!- Dylan ingoiò un enorme boccone di cibo e rivolse al fratello maggiore uno sguardo severo. –Dagli il tempo di respirare, cazzo! Non siamo il tribunale dell’inquisizione!-.
Zac sbuffò. Suo fratello era troppo accomodante nei confronti di loro padre. Era sempre stato così, fin dall’infanzia: Dylan era più legato a David, mentre Zac era sempre stato un mammone. L’uomo dovette ammettere con se steso che negli ultimi mesi era Dylan, quello tra i due, che era andato di più a trovare il padre. Zac aveva detto no a ben più di una visita, usando Vanessa e la gravidanza come scusa. E di questo si vergognava, ma non si sentiva ancora pronto ad affrontare suo padre e le ragioni dietro il divorzio.
–Sono venuto fin qui perché vi dovevo parlare. Certo, sarebbe stato più facile parlarvene in California, ma dato che adesso starete qui per un po’ di tempo…ecco…ecco stavo pensando di fermarmi pure io per aspettare la nascita di mio nipote-.
Non c’era un briciolo di esitazione nella voce dell’uomo e Zac si sentì quasi sollevato: si era immaginato uno scenario ben peggiore. Era naturale che David volesse essere presente alla nascita del suo primo nipote e lui di certo non gli avrebbe mai e poi mai negato quella esperienza.
-Puoi stare qui per tutto il tempo che vuoi- rispose, massaggiandosi il collo –ma dovrai accontentarti di dormire in un sacco a pelo. Tutte le stanze sono occupate-.
David sorrise e bevve un lungo sorso di birra.
-Mi dispiace per come sono finite le cose con la mamma, ma sia io sia lei siamo d’accordo su una cosa: faremo del nostro meglio per vedere crescere nostro nipote e per essere coinvolti nella sua vita-.
-Io non vi chiedo altro. Sarai l’unico nonno che avrà. Beh… tu e nonno Hal sarete gli unici e voglio che passiate più tempo possibile assieme. Ok?-.
David annuì.
-E poi… ci sarebbe un’altra novità…- l’uomo si schiarì la voce e abbassò lo sguardo per pochi secondi -mi sto vedendo con una persona-.
Zac fissò suo padre dritto negli occhi. David era diventato di colpo serio, era quasi sbiancato e le sue mani tremavano leggermente.
Perché gli stava confidando quella cosa così intima e personale? Zac non glie l’avrebbe mai chiesto, perché anche solo il pensiero di suo padre impegnato in un’altra relazione con una donna che non era sua madre lo disgustava. Una notizia del genere non l’avrebbe nemmeno immaginata. Nella sua mente suo padre si sarebbe semplicemente ritirato per fare il nonno. Evidentemente quelli non erano i piani reali di David.
-Volevo essere io a dirvelo e voglio che voi la incontriate-.
Eravamo già passati agli incontri formali? Da quando era che suo padre si stava frequentando con questa persona? Scelse di non dire niente.
-Quando vi siete conosciuti?- gracchiò Dylan. Sembrava diventato di colpo nervoso.
-Circa un mese fa-
-Quindi… non è per lei che hai lasciato mamma, vero?- Dylan sembrava sul punto di avere una crisi di nervi.
-No…no…Dio no. Lei non centra con i problemi tra me e Starla-.
 -E lei ti rende felice?- era la prima frase che Zac era riuscito ad articolare. Conteneva però tutto quello che lui voleva sapere in quel momento.
-Sì…sì-.
Zac sentì una fitta allo stomaco. E dov’era Starla in tutto quello? Non aveva reso David felice per trent’anni prima di essere sostituita?
-E la ami? La ami con amavi la mamma?-
-Le voglio bene e penso di starmi innamorando-
Zac si zittì. Sentiva  un’improvvisa voglia di andare in cucina, prendere la prima bibita alcolica e berla tutto di un fiato. Era certo che quella era l’unica cosa che lo avrebbe fatto stare meglio. Invece tutto quello che fece fu alzarsi e uscire subito da quella stanza.
 
-C’è qualcosa che ti turba figliolo? Dovresti essere sopra le nuvole… stai per diventare padre- Harold Efron si era accorto che qualcosa non andava nel momento esatto in cui suo nipote aveva oltrepassato la soglia della cucina.
-Non è nulla-
-Zac, ragazzo. Non nascondere qualcosa al tuo vecchio. Tirati fuori tutto. Cosa c’è? –
-Sapevi di papà?-
-Papà?- Hal gli lanciò uno sguardo smarrito.
-Tuo figlio David. Tuo figlio apparentemente ha un’altra donna, mentre la mamma è ancora a pezzi- Zac vide suo nonno rabbuiarsi all’improvviso.
-Ne abbiamo parlato sì. Ce ne ha parlato due mesi fa. A noi e alle tue zie. Pensi sia sbagliato che tuo padre cerchi di rifarsi una vita?-
-No, lo trovo ingiusto- lo sguardo del giovane vagò sulle varie foto di famiglie appese alle pareti. Tutti quei volti sorridenti ora erano spariti. La foto del matrimonio di Starla e David era ancora presente, ma adesso guardandola, Zac provava solo una grande rabbia mista a delusione –Perché deve sempre essere tutto così complicato?-
-Zac, stai ingigantendo tutto. Ragazzo, io e tua nonna non ne siamo di certo entusiasti. Abbiamo cercato di capire però. Abbiamo sgridato nostro figlio a sufficienza, ma è un uomo adulto di cinquant’anni. Non possiamo impedirgli di innamorarsi di nuovo e di essere felice. Tu hai trovato Nessa. L’hai ritrovata dopo quasi cinque anni. Non ha forse diritto anche tuo padre a questo genere di felicità?-
L’uomo scosse la testa con forza. Suo padre l’aveva deluso, è vero, ma non era quello il punto.
-E se dovesse succedere a me? Sai prima di sposarmi, anni fa, quando eravamo ragazzini, avevo già chiesto a Nessa di sposarmi; non in maniera ufficiale ma glie l’aveva chiesto. Lei aveva dei dubbi però e mi aveva fermato. Era stata saggia. Mi ha chiesto come facessi ad avere la certezza assoluta del nostro amore. Aveva paura che un giorno mi sarei svegliato e mi sarei accorto di non amarla più, che avrei chiesto il divorzio perché sarei andato con qualche modella a vivere su un’isola tropicale. Beh fino a qualche mese fa le avrei dato della pazza… invece ora… è scritto nei miei geni. Dio, e se succedesse veramente?-.
Suo nonno lo ascoltò pazientemente, seduto sulla grande poltrona reclinabile del salotto. Inarcò le sopracciglia e disse.
-Sei un’idiota-.
 Zac emise un respiro profondo, ridacchiando piano anche se non c'era molto umorismo nel tono di voce di suo nonno.
-Grazie, nonno-
-Oh Zachary David Alexander sei un’idiota- rimarcò Hal Efron - Vanessa è una delle anime più fedeli che io conosca e ti ama. E so’ che tu provi lo stesso sentimento. Mi sbaglio?-
Zac scrollò le spalle.
- La amo con tutto me stesso e lo sai questo. Non ho mai smesso di farlo-
-Visto? - il nonno strinse gli occhi per un attimo mentre guardava suo nipote e sembrava che stesse cercando di dare un senso a ciò che gli aveva detto.
-Ma le persone che tradiscono il proprio partner hanno una spiegazione reale per questo?-
-Zachary! Rientra in te perdiana!- il novantenne Hal scattò in piedi e colpì il nipote con il giornale proprio sulla testa.
-Ouch! Ma che ti prende?-
-Cosa prende a te ragazzo! Non lasciare che li sbagli dei tuoi genitori definiscano la tua relazione con Vanessa! Vi amate, anche un cieco lo capirebbe! Sinceramente credo tu abbia solo paura della nascita del piccolo… o sbaglio?-
-Io voglio che il nostro matrimonio duri quanto quello di te e nonna. E’ tutto ciò che voglio fare per il resto della mia vita è renderla felice, stare con lei, tenerla tra le mie braccia–.
-Allora con questi pensieri in testa so’ che non la tradirai mai-.
Zac stette zitto per un secondo: avere parlato con suo nonno l’aveva fatto tornare a respirare. Aveva ragione Hal: lui non era suo padre e la relazione che aveva con Vanessa non doveva per forza avere il divorzio come opzione. Tutto dipendeva da lui…e da Vanessa.
-Grazie nonno… io… io…-
-Eri smarrito lo so’, ma sappi che voi io e la nonna ci saremo sempre ok?-.
Zac annuì e il vecchio constatò con piacere che, fintamente, suo nipote pareva essere tornato in sé.
- Bene ragazzo. Perché se incasini un’altra volta le cose con lei sappi che io e tua nonna ti diserederemo e ti leveremo la tua amata DeLorean e la Mustang!-.

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Capitolo 31
*** Lights will guide you home ***


Ormai mancano una manciata di capitoli alla fine della storia! Ci vediamo sabato prossimo, 12 giugno, con il prossimo capitilo! Tutti pronti per incontrare il piccolo Greg?. - Fran 


Could it be worse?
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you”
- “Fix You” Coldplay
 
Vanessa  piegò gli angoli della bocca e fece il suo primo, lieve, sorriso in quelle che erano settimane. Aveva impiegato parecchio a convincere Zac ad andare a Cannon Beach per rilassarsi assieme a Dylan e fare un po’ di surf. L’uomo aveva fatto così tanto per lei in quei mesi e si meritava decisamente una pausa. Tanto più che erano giorni che sembrava strano e sempre nervoso.
-Sei sicura che tu e Greg starete bene senza di me?- Zac si passò nervosamente una mano sui capelli mentre finiva di riempiere uno zaino da viaggio con le cose essenziali per fare surf: occhiali da sole, crema solare e una buona dose di lucido per rendere la sua vecchia tavola perfetta.
Vanessa alzò gli occhi al cielo. -Ehi…vieni qua- la ragazza aprì le braccia e Zac sorrise, mettendo in mostra le sue fossette e non potè fare altro che accettare quell’abbraccio. –Lo sai vero che qualsiasi cosa tu abbia fatto puoi parlarmene? Ci siamo ripromessi di dirci tutto-.
Zac sussultò. Dovere convivere con suo padre e sua madre non era stato semplice ne per lui ne per Dylan, ma non pensava che il suo disagio fosse così evidente.
–Te ne parlerò quando sarò pronto- la baciò teneramente sulla fronte e le accarezzò una guancia –non è nulla, non ho bevuto, non mi sono drogato e tutti noi stiamo bene. E’… è solo un questione che riguarda mio padre e che potrebbe influenzare i nostri incontri futuri. Non ti voglio annoiare con il dramma del divorzio dei miei genitori-.
La donna scelse di non dire niente e annuire. Sapeva tutti gli sforzi che aveva fatto Zac in quegli anni, sapeva come e quando lui aveva toccato il fondo e ne era riemerso, sapeva che era stato in terapia e in riabilitazione; perciò non voleva farli pressioni di alcun tipo.
Zac si guardò intorno ancora una volta, come per accertarsi di non avere dimenticato nulla.
-Allora, sei sicura? Ho il mio IPhone con me e il mio cercapersone. Lo terrò addosso anche in acqua così se mai dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa… ecco chiamami va bene?-.
-Zachary! Cannon Beach è solamente a quattro ore da qui! Tu e Dylan ci passerete solo il pomeriggio e via. Anche se dovessi iniziare il travaglio, cosa che non succederà dato che mancano ancora due settimane al termine, farete comunque in tempo a tornare-.
-Ti saluterò la sabbia e l’oceano- sussurrò Zac, bacio la donna ancora una volta. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza di lei. Era come se ne fosse dipendente. E doverla lasciare, anche solo per poche ore, lo metteva sempre in agitazione.
 
-Nessa tutto ok?-
Stella fece capolino in salotto verso metà pomeriggio. Reggeva in mano due cucchiai e una confezione di gelato alla menta con pepite di cioccolato.
-Sto bene- il volto della donna si illuminò alla vista del gelato.
-Zac e Dylan sono partiti alla fine?-.
Vanessa chiuse il libro, lo mise accanto a sé, e fece segno alla sorella minore di sedersi accanto a lei sul divano.  Da quando si erano tutti trasferiti in Oregon si era così concentrata su se stessa e sulla gravidanza che le sembrava di non avere trascorso il tempo sufficiente con sua sorella. Lei e Stella erano sempre state legatissime e non voleva che la ragazza si sentisse trascurata in nessun modo.
-Sì, sono finalmente riuscita a convincerlo ad andare. Non ne era entusiasta, ma ci meritiamo entrambi mezza giornata di libertà l’uno dall’altro-.
-Oh Cielo! Grazie! Finalmente l’avete capito!-.
-Stella!-
-Scusa…scusa ma è che… lo sai che io adoro Zac, ma sono giorni che ve ne state persi nel vostro mondo ignorando completamente il resto della famiglia!-.
Vanessa la fissò seria in volto. Si sentiva veramente così? Escludere Stella era l’ultima cosa che voleva fare.
-Stella non era mia intenzione io… io dopo la morte di papà ho lasciato… ho lasciato che tutto mi scivolasse addosso. Zac si è preso cura di me, mamma e Starla si sono presi cura di me…-
-Senti non volevo parlartene prima, ma ho dannatamente paura che una volta nato il piccolo io passerò in secondo piano-.
-Oh Stella! Non passerai mai in secondo paino!- Vanessa la strinse forte –insomma io e Zac ti chiameremo un sacco di volte per fare da baby-sitter-
-Quindi vuoi dire che vi servirò come ripiegò così tu e Zac Attack potrete passare la notte in qualche albergo?-
Vanessa scosse la testa divertita.
-Stelz lo sai che te e la mamma non sarete mai in secondo piano. E’ chiaro?-. Voleva confortarla in ogni modo possibile.
La ragazza annuì, segno che aveva recepito il messaggio.  Poi spostò lo sguardo sulla madre e su Starla che stavano piegando il bucato sul tavolo della cucina. Sembravano entrambe sorridenti, ma Stella sapeva che la verità era ben altra.
 -Sai la sento piangere di notte- lei e Gina condividevano uno delle due stanze degli ospiti che i nonni di Zac avevano messo a disposizione. Dall’esterno Gina era sempre sorridente e dolce con tutti, come era solito fare; ma ogni notte Stella la sentiva piangere e singhiozzare. Era chiaro che soffriva enormemente per la perdita di suo marito, ma non voleva farsi vedere in preda alla disperazione quando tutto il resto della famiglia era concentrato su Vanessa e sul bambino in arrivo.
Questo Vanessa non lo poteva accettare. Non aveva mai chiesto tutte quelle attenzioni. Zac glie ne dava già abbastanza. Sua madre aveva tutto il diritto di piangere e disperarsi e di avere tutto il supporto necessario.
-Dobbiamo darle tempo Stelz. Non è facile per lei. Tutti sono così dannatamente focalizzati su di me sul bambino e si sono scordati di te e di mamma. Non voglio che vi sentiamo mese da parte solo perché io sono incinta-.
-Non ci stanno mettendo da parte, stiamo solo cercando di andare avanti. Se mi fermassi a pensare a papà scoppierei in lacrime anche io… stare con te e  parlare del bambino mi dà speranza-.
-Tutto quello che aveva era papà e tutto quello che conosce di questo paese glie l’abbiamo insegnato noi. Lei sta reagendo come una campionessa- Vanessa guardò con affetto la madre. Avrebbe voluto caricarsi sulle spalle il suo dolore, ma non poteva farlo. Da un lato la confortava il fatto di stare dando un nipote a sua madre, una ragione per vivere. Vanessa si accarezzò dolcemente la pancia. Greg era luce per tutti loro.
Stella sorrise e appoggiò una mano sul pancione della sorella.
-Se è femmina Zac sarà dannatamente geloso di lei e se è maschio tu non permetterai a nessuno di toccarlo-.
Vanessa sorrise. Era piacevole per lei stare lì seduta con la sua sorellina ad immaginare suo figlio. Attimi come quelli erano diventati estremamente preziosi per lei.
-E’ di Zac che mi preoccupo, non di mamma. Penso che sia di nuovo esagerando con tutte le sue ansie.
-Ti preoccupi troppo-
-Stella…-
-No, sì! Lo so’ che per te io sono sempre la tua sorellina, ma non ho più dodici anni! Non mi devi nascondere più niente sulla tua vita con Zac!-
-Stella! Oh Dio!- Vanessa scosse la testa, mentre con il cucchiaio raccoglieva le ultime pepite di cioccolato dal gelato alla menta –io e Zac non ti nascondiamo nulla… è solo che… da quando David si è trasferito qui Zac si è immusonito di colpo. Sembra che non voglia nemmeno più il mio supporto…-
-Vedrai che Dylan lo farà ragionare- Stella la strinse a sé –è un uomo e loro hanno bisogno di più tempo per elaborare i cambiamenti-.
-Deve capire che è fortunato ad avere ancora un padre io… io farei di tutto per riavere il mio ma…-.
Vanessa si portò una mano sul ventre. Si era appena fatta la pipì addosso o cosa?
 
Lo sguardo di Zac si perse nell’orizzonte dove l’arancione del cielo al tramonto e il blu dell’oceano si fondevano insieme. Ormai era pomeriggio inoltrato e le onde si erano calmate, lasciando il posto ad un oceano piatto come una tavola da surf. Lui e Dylan avevano fatto un paio di bracciate, sopra le loro tavole, e si erano fermati in mezzo a quello specchio d’acqua a pochi metri dalla costa.
Zac si sedette sulla sua tavola da surf, immergendo le gambe nell’acqua salata e respirò a pieni polmoni.
-Grazie Dyl- disse, dando un lieve pugno sul braccio di sua fratello.
-E di che?-
-Di avermi convinto. Avevo bisogno di staccare la mente da tutto e da tutti e sai che lo posso fare solo con il surf e grazie per esser venuto in Oregon con noi. Insomma tu sei sempre stato dalla nostra parte e io non ti ho mai ringraziato per questo- Zac gli diede una pacca sulla spalla e Dylan arrossì, ma sorrise.
-Siamo sentimentali oggi, eh paparino?-.
-Devi per forza rovinare un sincero scambio di affetto tra fratelli vero?-
-Sì, certo…- Dylan rise di cuore –anche se quando nascerà il bambino… anzi tuo figlio… perché anche se vi rifiutate di dirlo sappiamo tutti che sarà un maschio, beh lui prenderà il mio posto. Ero io il piccolo di casa fino a qualche mese fa e adesso mamma sembra impazzita e parla solamente di suo nipote. Dio, è imbarazzante a volte-
-Deve solo trovare qualcosa da fare dopo il divorzio- Zac si grattò il mente – e sono grato per tutto l’aiuto che ci sta dando. Nessa ha bisogno di tutto il supporto possibile da quando…sì insomma, da quando lei e Stella e Gina sono rimaste sole-.
Seguì un minuto di silenzio.
-Sarai un ottimi padre- disse Dylan, incurante dell’effetto che quelle parole significavano per suo fratello.
Zac si girò di scatto, stupito. Quello era davvero il suo fratellino? Da piccoli lui e Dylan si detestavano e vivevano un rapporto d’amore e odio. Zac era stato il primo nipote maschio in entrambe le famiglie dei suoi genitori ed era stato viziato da nonni, zie e cugine per cinque anni prima che Dylan gli rubasse la scena. Dylan era stato una sorpresa per tutti, d’altronde Starla lo aveva avuto a quarantadue anni appena compiuti. Zac l’aveva detestato fin da subito: lui e Dylan avevano passato i primi anni a litigare e a azzuffarsi per qualsiasi cosa. Quando era arrivata Vanessa e Zac si era trasferito a L.A., la situazione si era di colpo trasformata: Dylan era cresciuto, aveva tredici anni, e aveva iniziato a guardare al fratello maggiore come ad un mentore. Zac lo aiutava nei compiti, gli dava consigli sulle ragazze e lui e Vanessa portavano Dylan e Stella al luna park ogni volta che lo richiedevano. Con gli anni il legame tra i due fratelli era sempre diventato più forte. Dopo il divorzio dei signori Efron , Dylan viveva in pianta stabile a casa di Zac e l’uomo era fiero di chiamalo “il suo migliore amico”. –Chi sei tu e cosa hai fatto a quel diavolo del mio fratellino?-
-E’ cresciuto- Dylan scrollò le spalle e arrossì, imbarazzato –e comunque sarai un ottimo padre. Adori i bambini e ti sei sempre preso cura di me e di Stella quando eravamo piccoli. Ti ricordi quando mi hai portato alle Hawaii come regalo per il mio diploma? Solo tu e io?-.
Zac annuì.
-Ancora oggi è la mia vacanza preferita. Ci siamo divertiti un mondo!-.
Il più vecchio dei fratelli Efron si ritrovò a sorridere, perso nei ricordi di quel viaggio: lui e Vanessa avevano deciso che il migliore regalo di diploma che potevano fare a Dylan era quello di dargli del tempo esclusivo con Zac. Così i due fratelli avevano trascorso una settimana a Maui e si erano dati alla pazzia gioie tra feste e giornate passate in spiaggia.
-Sai dovremo rifarlo quando il piccolo sarà qui- disse sorridendo.
-Sì, sarebbe forte. E comunque non sono spaventato all’idea di diventare padre. No, direi più terrorizzato-
-Terrorizzato? Andiamo! Nessuno sarà più eccitato di te quando nascerà il piccolo! Zac, basta guadarti per capire che non vedi l’ora!-
-Non significa che non ho paura. Da quando Greg non c’è più…Dio ero terrorizzato da quell’uomo, ma mi dava sicurezza saperlo accanto a Nessa.
-Zac! Sarai bravo. Forse sarai troppo severo così come è stato papà-
-No… sai una volta ero più sicuro di me. Avevo il mondo ai miei piedi, ma dopo quello che è successo  nel 2013… dopo la terapia e la riabilitazione ho imparato a non dare nulla per scontato. E il fatto che adesso io e papà non siamo così in sintonia non mi aiuta. Normalmente sarei andato da lui per un consiglio-.
-Beh forse tu e papà dovresti proprio riprendere a parlarvi perlomeno… lui non ti ha fatto nulla, sei solo te che hai smesso di parlargli perché lo stai punendo per il divorzio, ma la mamma se al sta cavando benissimo anche da sola-.
-Forse ha ragione…- Zac si grattò la testa, pensieroso. Il sole stava scomparendo e le prime macchie buie bagnavano il cielo  -Forza, torniamo a casa-.
 
-No! Non chiamare Zac, ti prego!- Vanessa stava praticamente supplicando la sorella minore, aggrappandosi con tutte le sue forza ad un suo braccio.
-Nessa! Ti si sono rotte le acque e…-
-Ed entrambe sappiamo che ci vorranno ore prima che questo bambino esca dalla mia vagina!. La mora stava cercando di rimanere tranquilla, ma il panico la tradì e la sua voce uscì due ottave più alta del normale. Stella le rivolse uno sguardo poco convinto.
-Davvero Stella, c’è la faccio a sopportare qualche contrazione senza Zac. Davvero. Lo sai com’è fatto! Sono riuscita a convincerlo a lasciare questa casa dopo giorni e ora non lo costringerò a tornare dal suo unico pomeriggio di svago dopo mesi solamente perché mi si sono rotte le acque!-.
-Zac non mi perdonerà mai per quello che sto facendo!- Stella alzò gli occhi al cielo e aiutò Vanessa a dirigersi in soggiorno.
Vanessa respirò prontamente. Le acque le si erano rotte all’improvviso, non aveva avvertito nemmeno una piccola fitta preparatoria. Sapeva che ad alcune donne poteva succedere, ma non pensava che sarebbe mai successo a lei! Suo figlio era in anticipo di due settimane accidente! Evidentemente aveva fretta di conoscerli!
-Oh mio Dio Nessa! Stai per diventare mamma!- l’eccitazione di Stella era chiaramente palpabile, ma onestamente Vanessa avrebbe solo voluta prenderla a pugni. Lanciò uno sguardo sconsolato al divano macchiato di acqua e sangue e rifletté sul da farsi.
-Stelz prendi il mio I-Phone e chiama Cindy. Io chiederò a mamma di aiutarmi a fare una doccia… voglio ripulirmi. Starla sa dove sono la vasca da montare per il parto in acqua e la borsa con tute le mie cose e quelle per il piccolo… ah!- una prima, forte contrazione la fece gemere. Nessun corso pre parto l’aveva mai preparata a quel dolore così penetrante, ma sapeva che doveva affrontarle se alla fine voleva vedere il volto di suo figlio.
Dieci minuti dopo Starla stava gonfiando in soggiorno la vasca per il parto e la stava riempiendo d’acqua calda, e Gina aveva aiutato la figlia a darsi una ripulita. Le donne di casa si ritrovarono sedute in salotto con Gina che teneva saldamente la mano della figlia e cercava di confortarla.
-Tesoro, Cindy sarà qui in meno di venti minuti… sei sicura di non volere chiamare anche Zac?-.
La donna scosse al testa con forza, mentre si legava i capelli sporchi di sudore.
-No… probabilmente lui e Dylan stanno già tornando. Non voglio farlo preoccupare…-..
Cindy, l’ostetrica che Zac e Vanessa avevano scelto per accompagnarli durante il parto, arrivò come promesso dopo venti minuti e controllò i parametri vitali sia di Vanessa sia del piccolo.
-Stai andando benissimo ragazza- la rassicurò con un occhiolino –bisogna solo pazientare e lasciare che la natura faccia il suo corso-.
Passarono altre due ore. Vanessa aveva iniziato ad essere dilatata e il dolore delle contrazioni era aumentato.
-Si rifiuta di chiamare Zac- Gina stava sudando freddo, ma cercò di mantenere un atteggiamento stoico per entrambe le figlie.
-Ok…chiamalo…- sussurrò vanessa a Stella.
-Cosa?-
-Chiamalo! Chiamate Zac va bene! Non… ah- le contrazioni la stavano uccidendo e si sentiva estremamente smarrita. Aveva bisogno di suo marito.
 
Quando sull’I-Phone di Zac comparve la faccia sorridente della cognata, il cuore del giovane fece una capriola all’indietro: sapeva che non era un buon segno. Vanessa gli aveva promesso che l’avrebbe chiamato solo in caso d’emergenza. Mise il vivavoce.
-Ness tutto bene?-.
La voce che sentì dall’altro capo della linea non era quale di sua moglie, ma di sua cognata. Stella sembrava in preda ad una crisi di nervi. -Stella che succede?-
-Zac, state tornando?-
-Stella?! Che diavolo succede?-
-Nessa ha… le si sono rotte le acqua-.
Zac si sentì svenire. Non doveva lasciarla sola. Non doveva farlo a basta. Cosa cavolo gli era venuto in mente?
.Cosa? Stella? Non  è uno scherzo vero?-
-Zac Attack! Credi che scherzerai mai su mio nipote?-.
-Cazzo…. Mi beccherò una bella multa per quello che sto per fare…- Zac premette con forza l’acceleratore e l’Audi nera partì a grande velocità: non gli importava di prendere una multa, voleva solo arrivare da Vanessa nel più breve tempo possibile. 

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Capitolo 32
*** What if we rewrite the stars? ***


Ed eccoci giunti al capitolo tanto atteso... la nascita di Greggy! Spero che vi piaccia! Ci vediamo sabato prossimo, 19 giugno, con il nuovo capitolo!. - Fran 

 
“ What if we rewrite the stars?

Say you were made to be mine
Nothing could keep us apart
You'd be the one I was meant to find”
-“Rewrite The Stars” The Greatest Showman
 

Zac  non si sarebbe mai immaginato di sentirsi così inutile in vita sua. Tutto quello che fino a quel giorno gli era parso come una buona idea, ora lo stava facendo dubitare delle sue capacità decisionali. La donna che amava più di se stesso era sudata, dolorante e in preda a forti contrazioni.
Perché aveva deciso di andare in Oregon? Ora gli sembrava di averla quasi costretta. No, forse faceva ancora in tempo. L’uomo dovette trattenersi dall’urlare e dal caricare la moglie sulla sua Munstang e portarla all’ospedale più vicino, che distava circa quaranta minuti d’auto. Lì ci sarebbero stati di sicuro stuoli di infermiere pronte a prendersi cura di Vanessa e del bambino, per non dire che vi erano di sicuro litri e litri di anti dolorifici.
La lontananza dai media valeva davvero la salute della donna che amava? Non poteva sopportare la vista di Vanessa in preda alle lacrime.
-Tesoro, dai a Nessa questo…-
Starla lo fece rinsavire dai suoi pensieri paranoici.
-Tutto ok amore?- la donna lo guardò corrucciata e solo allora Zac realizzò che gli stava porgendo un panno bagnato.
Un fottuto panno bagnato. Quali proprietà curative pensava che avesse? Si sarebbe dovuto imporre mesi fa, quando Gina e Vanessa si erano accordate sul partorire naturalmente e in casa. All’inizio era stato d’accordo pure lui. Un parto in casa garantiva sia a lui e Vanessa come coppia, sia al nascituro privacy e rispetto;  ma ora si sarebbe preso a pugni da solo.
-Mamma…-
-Zachary- borbottò lei –vai da lei. Non succederà niente, è perfettamente normale. Anche io sono stata così male-.
Il figlio la guardò corrucciata: se era stata così male perché aveva fatto due figli?
-Pensavo… pensi che sia troppo tardi per l’ospedale- sussurrò lui –insomma… è-
-Odi vederla così, lo so’. Ma lei ti odierebbe se tu le proponessi una cosa del genere adesso, credimi. Soprattutto ora che tu sei la causa delle sue sofferenze-.
L’uomo era sicuro di non avere colto il tono sarcastico della madre.
-Ma se…-
-Zac, lei ha bisogno di te. So’ che sei terrorizzato che le possa succedere qualcosa adesso, ma lei ha bisogno di te. Quindi stringi denti e stringile la mano!-.
-Ok…-
Il tono autoritario della madre non ammetteva repliche di alcun tipo: era lo stesso tono che Starla usava per sgridare Zac quando da piccolo combinava qualche marachella.
-Ehi piccola- si avvicinò a Vanessa e le posò delicatamente il panno sulla fronte, prendendole una mano.
-Fa così male cazzo…- aveva le lacrime agli occhi.
-Lo so amore…- Zac fece per baciarla, ma lei si scostò.
-No che non lo sai…- sibilò.
Zac guardò disperato in direzione delle donne di casa.
-Stai andando benissimo Ness- per fortuna Stella lo salvò e prese l’altra mano alla sorella –vero mamma?-
-Tuo padre sarebbe stato fiero tesoro. Fiero- Gina si asciugò in fretta una lacrima mentre lanciava uno sguardo carico d’amore alla foto del defunto marito dall’altro lato della stanza. Sia Vanessa sia Stella aveva voluto che Greg fosse presente al parto, almeno in forma spirituale; perciò avevano appeso la foto di Greg con la divisa dei vigili del fuoco, stretto alle sue donne. -Te la stai cavando egregiamente per essere il tuo primo figlio-.
-E l’ultimo- completò la brunetta. Poi rivolse uno sguardo di fuoco a Zac. -Perché non faremo mai più sesso Efron! Lo giuro!-.
Stella nascose una risata, ma un’occhiataccia da parte della sorella maggiore le fece subito perdere il sorriso.
-Sei sicura che non vuoi un anestetico amore?- ritentò Zac.
Dio, lo stava uccidendo così. Davvero non sapeva come facesse Vanessa a restare così forte in una situazione del genere. Stava partorendo il suo primo figlio senza avere suo padre al suo fianco. E lo stava anche facendo a denti stretti e senza mettersi ad urlare in una casa nella quale non aveva programmato inizialmente di partorire, lontana chilometri e chilometri da casa.
L’infermeria Cindy si intromise tra di loro e legò intorno al braccio di Vanessa lo strumento per misurare la pressione.
-Quanto manca?- balbettò Zac.
-Beh dipende. Vanessa è dilatata solamente di tre centimetri e deve arrivare a dieci-
-Ma non c’è un modo per accelerare il processo…-
-Oh Zac vuoi stare zitto?!- sbottò Vanessa –Dio, credi davvero che se fosse esistito in tutto l’universo un modo per accelerare il processo, io non mi sarei informata?! Ouch…-
-Sembra tutto ok, la pressione è perfetta. Bisogna solo pazientare!- li comunicò allegramente Cindy.
Zac la guardò disperato.
-Vado a prendere la videocamera- borbottò cercando il modo più breve possibile per svicolare.
-Oh no tu non vai da nessuna parte invece!-.
Vanessa si aggrappò letteralmente al suo braccio sinistro, trascinandolo accanto a lei.
-Van stai…-
-Il minimo che tu puoi fare è stare qui e sostenermi! Stella può andare a prendere la videocamera! E non osare filmarmi senza il mio permesso!-.
Stella e Zac si guardarono nervosamente.
-Ok…- disse Stella, lanciando alla sorella uno sguardo preoccupato –c’è la possibilità che non ci metta più tempo del previsto-.
 
Vanessa strinse i denti e la mano di Zac al sopraggiungere di un’ennesima contrazione. Sua madre l’aveva ammonita riguardo alla sua scelta di partorire naturalmente, ma la ragazza non le aveva dato retta: adesso rimpiangeva la sua cocciutaggine.  Zac si era sempre dichiarato astenuto nella scelta di come affrontare il parto: d’altronde era il corpo di Vanessa e non il suo, ma il partorire naturalmente gli era sembrata pure a lui un’opzione corretta: niente droghe, niente stress, niente ospedale e niente fotografi. Non aveva fatto però i conti con il dolore che lo dilaniava ogni volta che Vanessa gemeva per la fatica.
Passarono altre tre ore prima che Vanessa decise di immergersi nella vasca d’acqua calda per cercare di rilassarsi. Era solamente dilata di cinque centimetri e sentiva che doveva cercare almeno di riposarsi per lei e per il bambino. Gina la aiutò a sedersi nella vasca e poi si assicurò di scattare qualche foto.
 Zac lasciò che la ragazza appoggiasse l’intero corpo al suo e appoggiò la fronte alla sua e chiuse gli occhi, cercando di tranquillizzarla.
-Ti amo- le sussurrò –ti amo. E… sono così fiero di te-.
Le parole che aveva appena pronunciato erano vere e pure: Zac credeva di amare Vanessa più della vita stessa. Credeva che quel sentimento fosse così immenso e potente da non poterla amare di più di così, ma adesso, lei gli stava decisamente provando il contrario. Quando aveva visto Vanessa venire verso di lui all’altare pensava di svenire dalla felicità, ma adesso la amava di più. Immensamente di più. Perché gli stava dando un figlio.  
-Mi dispiace di essere arrivato tardi… mi dispiace di essere andato a fare surf quando tu eri a casa, incinta e da sola e…-
-Zac, vuoi stare zitto per un attimo… ah…- Vanessa gli strinse nuovamente la mano con tanta forza che il giovane dovette sforzarsi per non gemere di dolore a sua volta. –Ho insistito io perchè tu andassi a fare surf e ho insistito io per non chiamarti. Paranoico come sei ci mancavi tu! Erano già sufficienti tua madre, la mia e Stella!-.
-Ricordarmi un’altra volta perché ho accettato questo compromesso? Van…- l’uomo le accarezzò dolcemente una guancia –non è troppo tardi. Dimmi solo una parola e io ti farò avere un’infermiere specializzata che ti farà l’epidurale. Non devi dimostrare niente a nessuno partorendo naturalmente-
Lei scosse al testa con forza.
-Ne abbiamo già parlato. Lo faccio per me e per Greg, non certo per dimostrare qualcosa. Con il parto in acqua starà meglio e io ci metterò di meno a riprendermi-. Il dolore di un’altra contrazione, particolarmente dolorosa, pose fine alla conversazione.
-Posso fare qualcosa? Qualsiasi cosa…-.
Vanessa lo fissò negli occhi e lo baciò sulle labbra, sporcandolo di sudore.
-Stringimi solo la mano-.
 
Vanessa riuscì a passare qualche ora in uno stato di dormiveglia, ma il dolore costante ai reni e alla schiena non le dava tregue Sua madre, Starla, Stella e soprattutto Zac erano stati meravigliosi con lei, assecondando ogni suo movimento; ma dopo diciotto ore di travaglio la ragazza si sentiva esausta.
-Sei una campionessa Ness- Stella le asciugò il sudore della fronte e Vanessa le rivolse un sorriso forzato. Si sentiva distrutta. Per quanto ancora doveva sopportare quel dolore? Suo padre avrebbe saputo cosa fare per farla stare meglio, l’avrebbe saputo di certo. Un grande senso di oppressione al petto la avvolse. Si voltò verso Zac, che non si era mosso dalla sua posizione, accanto alla vasca, e le stringeva ancora la mano e gli sussurrò ad un orecchio.
-Zaccy, dì loro di smettere. Non c’è la faccio più Voglio l’epidurale-.
-Certo piccola- l’uomo la baciò teneramente in fronte, raccogliendole ciocche di capelli disordinati dietro le orecchie –tutto quello che vuoi-.
Lasciò che Stella prese il suo posto accanto a Vanessa e si diresse verso Cindy.
-Ehi Cindy, senti dato che le cose stanno procedendo in maniera abbastanza lenta Nessa vorrebbe fare l’epidurale. Adesso-.
-Oh Zac, ma questo non è possibile- commentò tranquillamente l’ostetrica.
Zac la fulminò con lo sguardo.
-Scusa?-
-Ness è dilatata già di nove centimetri. Praticamente deve prepararsi a spingere. Non c’è più tempo per l’epidurale-.
Come sarebbe non c’è più tempo per l’epidurale? Gli occhi di Zac si spalancarono: era in apprensione per la sua compagna ed era terrorizzata dalla possibile reazione di Vanessa..
-Lo dici tu a Nessa vero?- chiese l’uomo inarcando un sopracciglio. In direzione della donna che amava.
Vanessa stava stringendo così forte la mano di Stella che la ragazza era quasi alle lacrime.
Cindy sorrise rassicurante a Zac e gli battè una mano sulla spalla come se volesse confortarlo.
-Nessa…. Nessa tesoro-.
Vanessa impiegò qualche secondo prima di focalizzare lo sguardo sull’ostetrica. Cindy si assicurò che la stesse guardando negli occhi, poi cercò di parlare molto lentamente per essere più chiara possibile.
-Vanessa devo controllarti- si sporse per verificare a dilatazione. –E’ ora- disse allegramente –in meno di un’ora avrete il vostro bambino. Zac mettiti dietro di lei e lascia che appoggi tutto il peso su di te. Mettile le braccia sotto le ascelle e fai in modo che la sua testa appoggi sul tuo addome. Allevierai molta pressione così-.
Stella si ritrasse e Zac eseguì rapido come gli era stato detto, ma la flebile voce di Vanessa lo paralizzò.
-Zac… Zac… no…- la ragazza gli strinse con forza entrambe le mani e appoggiò la testa sudata sul petto di Zac. Lui era seduto dietro di lei, sul bordo della vasca e in quella posizione poteva vedere quando Vanessa fosse terrorizzata da tutta quella situazione. Tremava e aveva le lacrime agli occhi. Era stanca ed impaurita. Non poteva permettere tutto quello: doveva trovare il modo per calmarla prima che vedesse loro figlio.
-Van…- appoggiò nuovamente le labbra sulla fronte della donna, facendole appoggiare la testa su di lui.
-Van- le sussurrò all’orecchio –puoi farcela piccola. So’ che puoi farcela. Stai tremando… hai freddo Van?-. Lei scosse la testa, mordendosi il labbro, cercando di trattenere le lacrime.
La donna respirò forte, come se volesse mandare più aria possibile nei polmoni e poi si decise a parlare.
-Non sono pronta Zac. Lui non è pronto. Dille che non posso farlo. Non posso farlo-
-Sì che puoi farlo Ness. Io credo in te. Puoi farlo-
Vanessa era divisa dalla grande paura di vivere quel momento e dalla voglia di vedere finalmente l'amore della sua vita, ma non voleva arrendersi.
-Zac non posso farlo- ripetè –Greg è al sicuro dentro di me, se lo faccio poi la paura che possa accadergli qualcosa, qualsiasi cosa, mi mangerà viva. Non posso farlo-.
Zac lanciò uno sguardo in direzione dei presenti. Gina e Starla erano strette l’una all’altra, in trepidante attesa: avevano un’espressione corrucciata come se cercassero di decifrare i sussurri che si stavano scambiando i loro figli.
-Vanessa credimi… tuo figlio starà meglio fuori. Non puoi tenerlo dentro. Non è naturale e le contrazioni faranno il resto. Devi solo assecondarlo. Senti il bisogno di spingere… senti una pressione qui- la donna toccò il bacino di Vanessa e lei gemette di dolore.
Zac capì che doveva accelerarle il tutto.
-Sarò qui con te ok? Greg sarà qui e sarà perfetto, stiamo per vederlo. Sta succedendo realmente. Non vuoi vedere quanto sarà straordinario nostro figlio?-.
Ormai il pianto di Vanessa era quasi incontrollabile mentre si arrendeva al proprio corpo e iniziava a spingere. Contrazione dopo contrazione sentiva la pressione aumentare, come se mille ossa rosse le attraversassero il corpo dalla spina dorsale al bacino.
-Uno… due…tre- Zac teneva il ritmo, contando per lei –sei bravissima amore. Bravissima-.
-Ci sei quasi ragazza. Ancora un paio di spinte ed è fuori- disse Cindy.
Tre spinte furono tutto quello che bastarono e un vagito irruppe l’aria.
-Oh Dio! Sei qui! Zac…Zac… lui è qui! Lui è…-.
Vanessa strinse il neonato al petto e gli baciò la testolina. L’aveva aspettato così tanto che non le sembrava vero di poterlo finalmente stringere tra le braccia.
Lui era qui. Era più piccolo di come mai l’avesse ma immaginato, fragile. Aveva i capelli sporchi, ma si vedeva che erano castano chiaro, un naso a patata e uno sguardo corrucciato. Aveva due braccia, due gambe e dieci dita delle mani e dei piedi. Era perfetto. Ed era suo. Suo e di Zac.
-Zac… lo hai visto? Hai visto quanto è perfetto?- grosse lacrime rigarono il volto della donna, mentre Zac la baciava e le accarezzava dolcemente i capelli. Un dito dell’uomo sfiorò il neonato che emise un urletto ed iniziò a piangere. Era un pianto forte. Stava bene.
-Ok, questo è quello che volevamo sentire!- sorrise l’infermeria Cindy –posso vederlo ragazzi?-.
Vanessa la ignorò: era come in uno stato di trance. Stava esplorando ogni centimetro di suo figlio per fissarlo nella memoria. Era identico a Zac: stessi lineamenti, stessa carnagione e stessi capelli.
-Zac…- piagnucolò lei, tendendo una mano verso il marito –Zac scusarmi per le cose che ti ho detto…io… io…-
Zac non aveva pronunciato mezza parola. Era in estasi. Che importanza aveva adesso? La baciò sulla testa, grosse lacrime gli rigavano il viso. Era troppo felice anche solo per parlare, ma avrebbe voluto dirle tutto. Sta scherzando spero?  Lei era stata straordinaria in quei mesi: aveva superato la morte di suo padre, aveva accettato i suoi compromessi, aveva portato in grembo suo figlio per nove mesi senza lamentarsi una volta. Credeva di amarla, ma si sbagliava. Tutto l’amore, l’attenzione e l’affetto che lei gli aveva riservato, anche solo con il pensiero in anni di relazione, non erano nulla in confronto a quello che lei gli aveva appena dato. Un figlio. Zac credeva che il suo cuore sarebbe esploso di gioia di lì a poco, poi il lieve tocco di sua moglie lo riportò indietro.
-Allora ragazzi… il nome?- Gina era di fronte a loro, con le mani giunte in segno di preghiera. Era palese che non riusciva a contenere più l’emozione.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo d’intensa, prima di sussurrare un “Greg…”.
Gina urlò di gioia e Starla andò subito ad abbracciarla, mentre Stella immortalava quel prezioso momento con la videocamera.
Zac si schiarì la voce in modo che tutti nella stanza potessero sentirlo.
-Gregory David Efron-.
-Ehi… Greg… sono la lola…- tubò Gina con le lacrime agli occhi.
Il piccolo socchiuse gli occhi. Erano di un azzurro intenso.
-Ehi piccoletto…- Zac gli baciò la testolina e il piccolo prese a piangere.
-Ragazzi…- ritentò nuovamente l’infermiera. Questa volta Cindy sollevò delicatamente il piccolo neonato urlante.
-Dai papà- disse rivolta a Zac –taglia il cordone, così posso andarmi a pesare-.
Zac eseguì e si precipitò verso suo figlio. Non voleva perderlo di vista neppure per mezzo secondo.
-E’ identico a te- Starla era al suo fianco e stringeva in mano la fotocamera, scattando una foto dietro l’altra.
-Pesa due chili e trecento grammi, è lungo quaratantrè centimetri ed è perfettamente in salute- annunciò allegra Cindy rivolta a Zac. Lo avvolse in una coperta azzurra e lo mise in braccio a Zac.
Non prendeva in braccio un neonato da anni e per un secondo ebbe paura di stringerlo troppo. Gli bastò un’occhiata per dare ragione a sua madre: suo figlio era identico a lui.
-Van, guardarlo- andò nuovamente verso Vanessa e gli depositò il piccolo sul petto, mentre Cindy finiva di rimuovere la placenta.
-Ti voglio bene, non sai quanto ti ho sognato Greg. Mamma ti ama tanto-.
Greg respirava piano, con gli occhi chiusi e le manine strette a pugno.
Vanessa voleva stare lì per sempre. Era come se il resto del mondo fosse scomparso. Sembrava che tutto il dolore fosse scomparso nel momento in cui aveva posato lo sguardo su suo figlio. Gli sfiorò i capelli  e baciò Zac sulle labbra.
Lui le accarezzò i capelli, ancora sudati e sorrise. Uno sguardo impaziente da parte di sua madre lo avvisò che forse, lui e Vanessa, erano rimasti per troppo tempo dentro la loro bolla di felicità.
-Nessa ce la fai ad alzarti?- chiese.
Vanessa scosse la testa. Improvvisamente sentiva freddo e un lieve dolore nella zone pelvica.
-Vanessa ti devi alzare quasi subito. Dobbiamo svuotare la vasca e tu hai bisogno di sdraiarti sotto le coperte assieme al piccolo. Non vogliamo che nessuno di voi due si prendi un raffreddore per un colpo di freddo- la ammonì Cindy.
Vanessa la ignorò e rivolse nuovamente il suo sguardo verso Zac.
-Piccola ti aiuterò io- disse lui. Non avrebbe permesso alla testardaggine di sua moglie di averla vinta in quella situazione. Sapeva che Vanessa voleva avere sempre il bambino tra le braccia, ma doveva anche prendersi cura di lei in quel momento.
-Stella- disse il ragazzo –posa la telecamera e vieni qui. Io e Nessa abbiamo deciso che vogliamo che sia tu la prima persona a prenderlo in braccio dopo di noi-.
Stella si avvicinò con le mani tremanti e Zac sollevò delicatamente Greg dalle braccia di Vanessa per permettere a Stella di prenderlo in braccio. Aiutò poi Vanessa ad uscire dalla vasca e a sdraiarsi sul divano letto del soggiorno, avvolgendola in un piumone. Non appena la ragazza si fu sistemata allungò le braccia per farsi ridare il bambino. Stella la guardò contrariata, ma non disse nulla e glie lo porse.
Vanessa appoggiò Greg sul seno scoperto e sorrise, facendo spazio a Zac che si sedette sul bordo del divano letto, circondando con un braccio le spalle della moglie. Lei gli lanciò uno sguardo eloquente e l’uomo recepì il messaggio.
-Sei sicura che vada tutto bene? Ness sta bene? Greg è sano?- chiese Zac, rivolgendosi esclusivamente a Cindy. Non voleva di certo mettere in discussione la sua professionalità, ma solo assicurarsi che sua moglie e suo figlio erano in salute.
-Tutto è perfetto. La placenta è uscita senza problemi e i punti che ho messo a Ness cadranno da soli in pochi giorni. Greg respira, ha un buon colorito, i primi test sono positivi. Ci vediamo tra tre giorni per il prossimo controllo del peso, ma potete ritenervi soddisfatti ragazzi. Avete un bellissimo maschietto in salute-.
Zac le sorrise riconoscente.
-Non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto per noi Cindy. Davvero-.
-Il piacere è stato mio Zac- disse lei, raccogliendo la sua borsa medica. –Tornerò tra tre giorni e porterò via anche la vasca per il parto-.
Poi Zac si rivolse alle restanti tre persone rimaste nella stanza.
-Mamma per favore potreste uscire e darci un’ora di privacy? Nessa è esausta e deve riposare in santa pace. Lo so’ che morite tutti dalla voglia di stringerlo- l’uomo sorrise quando il neonato gli afferrò il dito mignolo e lo strinse forte –ma vi chiediamo solo un’ora ok?-.
Di certo Starla non era d’accordo con loro, ma educatamente uscì dalla stanza assieme a Gina e Stella.
-Se ne faranno una ragione- disse Zac, osservando preoccupato le pesanti occhiate impresse sul volto della moglie.
I due giovani stettero in silenzio per parecchi minuti, entrambi intenti a osservare meravigliati quel piccolo fagotto di gioia. Potevano stare fermi a guardarlo per ore senza mai stancarsi.
-Zac, non dicevo sul serio prima- si scusò Vanessa.
-Uh… prima quando amore?- Zac era troppo concentrato su Greg in quel momento, ma sollevò appena lo sguardo per incontrare quello di lei.
-Quando ho detto che non ne avremmo mai più fatto un altro.. io… guardalo. Lui è valso ogni contrazione, ogni dolore e ogni spinta. Abbiamo  sempre detto di volere tre figli-.
-Beh piccola possiamo almeno aspettare le canoniche sei settimane prima di farne un altro?- scherzò Zac e rise di gusto quando Vanessa lo baciò per zittirlo.
-Papà ha un senso dell’umorismo tutto suo piccoletto, ti ci abituerai presto- Vanessa nascose uno sbadiglio.
-Van ero serio prima. Quando ho detto che devi dormire qualche ora. Penso io a lui e staremo sdraiati qui accanto a te. Ora chiudi gli occhi-.

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Capitolo 33
*** What I've been looking for ***


Ci vediamo sabato prossimo con il nuovo capitolo! - Fran 

“And this feelings like no other
I want you to know […]
So lonely before I finally found
What I've been looking for”
- “What I’ve Been Looking For” High School Musical
 

-E’ bellissimo…è…Dio Van, come… come hai fatto?-.
Vanessa sospirò: era ancora molto stanca, ma aveva dormito per quasi un’ora. Non poteva e non voleva dormire un secondo di più perché si sarebbe persa quella meraviglia.
Suo figlio.
Suo figlio era l’essere più perfetto dell’universo. Dopo che si era addormentata, Zac si era premurato di prendere lui il bambino in braccio e stringerlo al proprio petto. Così quando Vanessa si era svegliata, li aveva trovati stretti l’uno all’altro e aveva iniziato a piangere dalla commozione. Anche se era nato da poche ore, sapeva che non si sarebbe mai stancata di Greg.
-Guarda cosa abbiamo fatto… è una meraviglia-.
Zac non riusciva a separarsene, continuava a stringere Greg al petto e a fissarlo con attenzione maniacale. Amava tutto di lui. Come era possibile? Provare tanto amore per un essere così piccolo e fragile? Come aveva fatto quell’esserino a fargli dimenticare tutto il resto? Come aveva fatto ad unire lui e Vanessa in maniera così profonda? Era un miracolo. Zac non sapeva come, ma Greg gli aveva fatto amare Vanessa ancora di più. Aveva unito il loro amore e l’aveva trasformato in qualcosa di più grande.
-Ti amo da morire- disse con le lacrime agli occhi, baciando la testolina del piccolo –papà ti ama tanto-.
-Ehi… i miei ragazzi- Vanessa sorrise in maniera impercettibile, asciugandosi una lacrima dal volto –Siete straordinari assieme-
-No piccola, sei tu quella straordinaria qui- l’uomo aggrottò le sopracciglia alla vista dello sguardo stanco della moglie -Dovresti riposare-
-Non sono poi così stanca- borbottò lei –ho risposato per un’ora intera!-
-Van, sto solo…-
-Preoccupandomi per te e per il bambino, lo so. Ma non posso dormire, non voglio farlo-.
-Dovresti cercare di dormire adesso invece. Ho faticato parecchio per mandare tutti via-.
Zac si sedette sul letto, accanto a lei e gli porse il bambino. Sorrise, quando Greg si strinse subito al petto della madre le mise una mano tra i capelli e appoggiò la fronte alla sua, inspirando il profumo di entrambi.
Vanessa sorrise.
-Cosa c’è tanto da ridere?-
-Nulla- sogghignò lei –è strano pensare che sono in una casa in Oregon con il mio ex fidanzato che ora è diventato il padre di mio figlio. Un anno fa non ci parlavamo neppure e adesso guardarci-.
-Già- l’uomo doveva ancora capacitarsi che tutto quello che stava vivendo in quel momento era effettivamente reale.
-Ehi ragazzi…- Gina bussò alla porta e fece capolino in soggiorno –siete stati da soli per quasi due ore e la cucina ci sta andando stretta. Vogliono tutti vederlo. Possiamo entrare?-.
Zac e Vanessa annuirono e in pochi secondi la stanza si riempì di gente e di un allegro chiacchiericcio. Sembrava che tutti volessero avvicinarsi a Greg il più possibile, circondando il divano letto.
-Guarda quanto è bello!- tubò Gina sottraendo il neonato dalle braccia dei genitori –è semplicemente perfetto! Perfetto!-.
-Ed è sicuramente un Efron- constatò Hal, sedendosi accanto ai nipoti –quegli occhi blu non mentono! Avete fatto proprio un capolavoro ragazzi!-.
-Beh grazie nonno-.
-Posso tenerlo?- chiese nonna Dorothy presto fu accontentata.
-Già… quindi… - Zac si schiarì la voce –io e Van abbiamo deciso di fermarci qui per un mesetto. Niente fotografi e il vostro aiuto ci hanno convinti a restare-.
Quella comunicazione fu accolta da sorrisi e urli di gioia da parte di tutti.
-E vi siamo grati per averci sostenuto in questi mesi. –
-Siamo felici che possiate tutti passare più tempo con Greg- disse Vanessa –davvero-.
 
Ci volle un’altra ora per mandare nuovamente via tutti. Zac era andato a comprare dei pannolini giù in città. Erano solo passate poche ore dalla nascita di Greg, ma la coppia di neo genitori si era già stupita della rapidità con la quale Greg doveva essere cambiato. David si stava dedicando al lavoro, Gina e Dorothy ne avevano approfittato per fare due faccende domestiche e Dylan e Stella stavano semplicemente discutendo su quanto fosse perfetto loro nipote.  Rimase solo Starla nella stanza, per richiesta esplicita di Vanessa.
-C’è qualcosa che ti preoccupa non  è vero My Sweet Girl?-.
Starla le rivolse un sorriso incoraggiante mentre stringeva al petto il nipote.
Vanessa sospirò: sua suocera la conosceva troppo bene.
-Non è niente Starla, davvero-. Non voleva di certo guastare a tutti quel momento così prezioso. Si morse il labbro inferiore. A sua mamma non aveva detto nulla. Non voleva farla preoccupare con i suoi mille dubbi sulla maternità. Ma Starla d’altro canto era sempre stata una preziosa confidente per lei.
Starla posò una mano nella sua e le sorrise con fare materno.
-Nessa voglio che ti senta libera di dirmi tutto. Hai appena avuto un bambino per l’amore del Cielo e…- il suo sguardo indugiò su Greg –ed è dannatamente perfetto- tubò con le lacrime agli occhi. -…ma se c’è qualcosa che ti preoccupa, anche la minima cosa, ti prego dimmela. Voglio starti accanto. Siamo a tutti gli effetti una famiglia ormai-.
- Volevo dare a Zac un figlio, un figlio maschio. So’ che il sesso del bambino per lui era irrilevante, ma per me non lo è stato. Volevo dargli un maschio e volevo io stessa un maschio perché credo... credo centri papà, il fatto che non ci sia più. Greg è nato da poche ore e già lo amo più di quanto non abbia mai amato me stessa, più di quanto non abbia mai amato Zac. Volevo un maschio perché speravo che assomigliasse a papà e che conservasse una parte di lui dentro di sé. Lo trovi sciocco?-.
-E’ naturale amore. Non c’è nulla di male nell’esprimere una preferenza. Non significa che un giorno non vorrai una figlia femmina e che non la amerai tanto quanto ora tu non ami Greg-
-Lo so’… ma… ma quando l’ho visto e ho visto quanto assomigliava a Zac…-
-Oh tesoro, assomiglia anche a te. Ha il tuo stesso sguardo quando dorme e decisamente la sua carnagione è più scura di quella di Zac, e ha la tua stessa forma degli occhi-.
Vanessa scosse la testa: non si trattava di una questione puramente fisica. I suoi dubbi non era su suo figlio: Gregory era perfetto sotto ogni punto di vista… i suoi dubbi erano su di lei.
-Non è questo Starla. Vedi tu hai cresciuto Zac in maniera impeccabile-.
-Come scusa?-
-Zac e Dylan sono dei perfetti gentiluomini- si complimentò Vanessa arrossendo –li hai cresciuti…ehm… tu e David li avete cresciuti splendidamente. Ogni volta che vedo quanta passione Zac mette nel suo lavoro o quando abbraccia forte Stella, quando prepara un piatto di fragole e cioccolato per me… io ecco… mi si scalda il cuore. E’ uno degli uomini più gentile che io conosca e ha una devozione immane per le persone che ama. Hai cresciuto un figlio perfetto. E’ devoto, premuroso, leale e mi riempie d’amore e d’attenzioni. Come posso crescere Greg nella stessa maniera?-.
Starla non potè fare a meno di sorridere: aveva due figli straordinari, quello era vero; ma aveva faticato come tutti i genitori per crescerli con dei sani principi.
-Zac non è perfetto cara, credo che tu lo sappia questo dopo averlo frequentato per un decennio-
-Certo che non lo è! Lascia sempre i vestiti sparsi sul pavimento, è paranoico da morire e non ha senso nel vestirsi, ma lo amo in ogni caso.- scherzò Vanessa –e lui ama me, ma siamo comunque preoccupati. Sono preoccupata perché ora tocca a me crescere un altro essere umano e voglio farlo al meglio. Non voglio rinunciare al lavoro che amo solo perché adesso sono una mamma e voglio che Zac faccia lo stesso-
-Zac ha sempre detto di sentirsi un estraneo a Hollywood- ammise Starla –più di una volta negli ultimi anni, ma ama il suo lavoro. Questo lo sappiamo entrambi e non ti costringerà a seguirlo su un’isola tropicale. Sa che io e suo padre non glie lo perdoneremo mai. Los Angeles ha i suoi difetti, ma è sempre stata casa vostra. E poi quando tutte e due sarete pronti a tornare sulle scene beh… io e Gina pensavo di vivere assieme nella vostra vecchia casa-.
Vanessa la guardò, stupita.
-Solo se tu sei d’accordo—si affrettò a ribadire la donna –ma vivere entrambe da sole e Los Angeles a poche strade di distanza beh… io posso aiutarla un po’ e ci terremo compagnia a vicenda-.
Vanessa le sorrise.
-La trovo un’ottima idea Starla, grazie-.
-Vi aiuteremo in tutti i modi possibilo e…e non smetterò di certo di ringraziarti My Sweet Girl per avermi dato mio nipote-.
 
-Avanti bello, dì ciao a zio Dylan!- Dylan camminava avanti ed indietro per il soggiorno di casa Efron stringendo al petto il nuovo arrivato. Si era fatta ormai notte inoltrata. Zac aveva finalmente convinto Vanessa a cedere Greg al resto della famiglia e adesso la coppia di neo genitori fissava ogni movimento che faceva Dylan.
-Dyl non stringerlo troppo- lo ammonì Zac.
-Non lo sto stringendo troppo- piagnucolò Dylan –lui adora zio Dylan. Non è vero bello?-
-Ok tempo scaduto!- si affrettò a ribadire Stella, sventolando in aria il timer del suo I-Phone come prova –lo hai tenuto per dieci minuti, adesso è il mio turno!-
-Cosa? Tu lo hai già tenuto prima! Sei stata la prima a tenerlo!-
-Non è colpa mia se Zac e V. mi adorano-
-Ehi adorano anche me! E no, non ti darò mio nipote. Ho diritto a volere legare con lui-
-Zac!- Stella si girò verso quello che praticamente considerava suo fratello maggiore.
-Andiamo Dyl. Lascialo tenere anche a Stella. Avrai tempo per legare con lui, dato che vivi ancora con noi-.
-Altri cinque minuti, ok? Devo raccontargli un sacco di storie su di voi!-
-Avrai tempo per fare anche quello- David costrinse praticamente il figlio minore a cedergli il nipotino e lo passò a Stella. –Questo piccoletto qua domani avrà il suo primo servizio fotografico. Quattro generazioni di Efron sotto lo stesso tetto è un momento che di sicuro va immortalato!-.
Tutti risero e Zac si prese un attimo per godersi semplicemente il momento. Poi lo colpì una rivelazione. Si voltò verso Vanessa.
-Hai notato che giorno è? - le sussurrò all’orecchio Zac.
Vanessa scosse la testa.
-E’-
-E’ il 22 aprile. Greg, tuo padre Greg… non è nato il 22 giugno. Sono nati lo stesso giorno con due mesi esatti di differenza. Penso che abbia voluto essere ricordato anche lui durante questa giornata frenetica. E penso che questo piccoletto quà l’abbia già salutato in qualche modo-.
Zac baciò teneramente la testa di suo figlio, sorridendo al pensiero, mentre grosse lacrime segnavano il volto si sua moglie.
Tu credi Zac-
-No piccola, non credo. Ne sono certo- le fece l’occhiolino. Non c’erano dubbi al riguardo: Zac era sicuro che quello era il modo di Greg di fargli sapere che sarebbe sempre stato con loro e che , finalmente, approvava la loro unione.
-Nessa puoi venire un secondo?-.
Vanessa fece per alzarsi, ma Gina la fermò.
-E porta anche il mio apo tesoro. Greg deve ascoltare una cosa che gli ha lasciato suo nonno-.
Apo? Zac lanciò alla mogli e un’occhiata curiosa.
-Mamma è fissata con il filippino – gli ricordò –vuole a tuti i costi che Greg lo impari per non commettere lo stesso errore che ha fatto con me e Stella non insegnandocelo. Apo vuol dire nipote-.
Quando le due donne furono da sole, Gina allungò alla figlia un foglio di carta conservato con estrema cura.
-Papà mi ha scritto una lettera?- Vanessa la prese con mani tremanti. Il cuore prese a batterle a mille. Una parte di lei doveva trattenere le lacrime, l’altra temeva le parole che suo padre le aveva riservato, ben sapendo che sarebbero state le ultime.
-L’ha scritta per Greg e mi ha detto di dartela se lui non fosse… insomma. Mi ha detto di dartela e di conservarla-.
 
“Carissimo Greg, mio adorato nipote e mio omonimo, se stai sentendo queste mie parole vuol dire che Dio non mi ha concesso di vivere così  lungo per vedere te venire al mondo.
Per prima cosa voglio dirti che ti voglio bene. Per seconda cosa voglia scusarmi con i tuoi genitori: ho faticato molto all’inizio ad accettare il tuo arrivo. Spero che tu non prenda da me in fatto di testardaggine. Tua madre e tuo padre ne hanno già a sufficienza nel loro dna.
Sei nato in una famiglia meravigliosa. Non solo hai la fortuna di avere una madre meravigliosa, una zia che non vede l’ora di viziarti e una nonna materna che ti darà tutto quello che vorrai; ma hai anche la fortuna di avere una grande esempio come uomo e come padre. Tuo padre e io probabilmente non abbiamo iniziato con il piede giusto, ma è un bravo ragazzo. Ti insegnerà a trattare le donne e tutta la gente intorno a te con rispetto e devozione. Affidati a lui e tutto andrà bene, ne sono sicuro. Con immenso affetto ti abbraccio da lontano,
tuo nonno Gregory Hudgens”
 
-Mio padre ha una nuova relazione-
-Cosa? Vanessa seguì lo sguardo del marito, che si andò a posare sul tavolo esterno in veranda: Starla stringeva a è il nipotino e accanto a lei, seduto a debita distanza, c’era David.
-Hai sentito. Ha una nuova relazione. Me l’ha detto l’altro giorno. La mamma non sa nulla e per il momento voglio che non lo sappia-.
Vanessa lo fissò senza dire niente. Ormai era abituata a questi discorsi. Zac era cambiato: era diventato un uomo e aveva affrontato vari demoni. Era abituata a quei repentini cambi di conversazione.  Sapeva che lui aveva faticato a imparare a non tenere tutto dentro e ad aprirsi, che era difficile non costruire muri e far entrare le persone. Sapeva, anche se Zac ne parlava o raramente, quanto lo avessero colpito il divorzio dei suoi genitori e la loro situazione. Anche se era un uomo adulto per lui rappresentava un enorme cambiamento il fatto che suo padre avesse deciso di andare avanti e di vedere altre persone.  
Vanessa sapeva anche quando non erano insieme, o erano con altre persone, il sentiero oscuro che suo marito aveva intrapreso e quanto duramente avesse lavorato per sconfiggere quei demoni. Quella era una lotta che lo avrebbe seguito per tutta la vita, anche se aveva apportato così tanti cambiamenti e aveva plasmato la sua visione del mondo. Gli accarezzò delicatamente una guancia, concedendogli di farla alzare dalla sedia e depositarla sul suo grembo. Sentì le labbra di Zac sul collo e lo sentì sospirare.
-Sei ok? Con tutta questa situazione intendo…-
-Si… insomma… sto cercando di venirne a patti. Non me l’ho aspettavo, ma onestamente adesso voglio solo pensare a te e a Greggy. Nessuna distrazione, nemmeno mio padre e il divorzio riusciranno a rovinare queste giornate così speciali con voi. E non ti ho ancora ringraziato-.
Vanessa rise e Zac si beò della sensazione in tutto il suo corpo.
-Mi hai già ringraziato mille volte per averti dato Greg… e hai pianto circa sei volte da quando è nato…-
-Volevo dirti grazie per essere venuta qui. Per avere accettato me e la mia famiglia. Insomma hai preso tutto il pacchetto no? Fratello pazzo, genitori divorziati, zii e cugini ficcanaso… e nonni iperprotettetivi-.
-Il pacchetto? Zac dopo la morte di papà credo che tu e la tua famiglia siate semplicemente stati una benedizione per noi. Mamma e Stella sono le uniche persone che mi sarebbero rimasta se non fossi arrivati tu e la tua cocciutaggine-.
Zac le sorrise.
-E riguardo ai tuoi genitori… non è sempre stato così. Io me li ricordo sempre innamorati… quando hanno avuto te e Dylan si amavano-
-Sì… credo… credo comunque che la loro idea di matrimonio mi abbia influenzato parecchio. Non voglio ripetere i loro sbagli- sfiorò delicatamente la fede della donna e unì le loro mani –non andrò da nessuna parte. Penso ancora che i miei genitori abbiano sbagliato a divorziare, che abbiamo aspettato troppo e abbiamo fatto soffrire enormemente Dylan litigando ogni santo giorno; ma non posso impedire a mio padre di ricercare la felicità-.

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Capitolo 34
*** Will you say okay? ***


Questo è il penultimo capitolo. Il prossimo sabato pubblicherò l'ultimo capitolo e, dopo ben 35 capitoli, questa ff long finirà. E' stato  un piacere immenso potere pubblicare questa ff, perchè significa tanto per me e ho impiegato più di un anno per scriverla. Buona lettura! A sabato prossimo con il gran finale! - Fran 

So tell me
When it's not alright
When it's not okay
Will you try to make me feel better
Will you say alright? (Say alright)
Will you say okay? (Say okay)
Will you stick with me through whatever?”
- “Say Ok” Vanessa Hudgens
 
Il cimitero “Forest Lawn Memorial Park” sulle verdi colline di Los Angeles  era silenzioso a quell’ora del mattino. Vanessa strinse forte a sé Greg, che riposava beato nel suo marsupio, e sentì la mano di Zac unirsi alla sua.
-Sei pronta piccola?- sussurrò lui – ricorda che non dobbiamo farlo se tu non vuoi. Possiamo tornare indietro-.
Lei scosse la testa con forza. No, aveva anche aspettato troppo. Glie lo doveva, doveva farlo perché se faceva ancora passare anche solo un minuto non sarebbe stata in grado di farlo mai più. Lei e Zac erano tornati a Los Angeles solamente la scorsa settimana. Zac l’aveva fatto a malincuore, ma sapeva che non potevano nascondersi in eterno in Oregon. I paparazzi li avevano tormentati parecchio in quei giorni, ma i ragazzi potevano contare su una magnifica rete di supporto famigliare. Vanessa era grata di essere tornata a casa, ma c’era stata una cosa che aveva continuato a rimandare: visitare suo padre. Da quando Greg Hudgens era morto la giovane donna non era stata ancora in grado di andare al cimitero. Ma adesso aveva un figlio e voleva in qualche modo che Greg legasse con il suo nonno omonimo.
Con le mani che tremavano spinse delicatamente il cancello di ferro battuto ed entrò nel cimitero.  Un senso di inquietudine la pervase: erano poche le volte nelle quali era stata in un cimitero, sebbene avesse quasi ventotto anni. I suoi nonni paterni erano entrambi morti quando lei era nata ed erano stati sepolti in Illinois: Vanessa ci era state rare volte. Si ricordava invece della morte di suo zio Bruce, avvenuta nell’estate del 2004, ma anche lui era stato sepolto in Illinois perciò l’’unica volta che Vanessa ricordava di essere andata in un cimitero era pochi mesi prima.   Ed era strano pensare che l’ultima volta che ci aveva messo piede era stato per il funerale di Lori, quasi un anno e mezzo prima.  Nella sua mente quei ricordi erano impressi per sempre. Aveva desiderato dimenticare così tante volte quel giorno e adesso se lo ricordava perfettamente. Si ricordava la faccia pietrificata del suo ex ragazzo e tutto il suo dolore. Mesi fa credeva di non potere sopravvivere a quel dolore. E ora… e ora era tutto cambiato. Aveva Zac e aveva Greg accanto a sé e assieme a loro sapeva di potere affrontare tutto, anche quel dolore sordo  che era arrivato con la morte di suo padre.
I due giovani passarono una fila di vecchie lapidi prima di arrivare davanti alla tomba di Greg. Gina li aveva meticolosamente tracciato il percorso su una cartina. Il cimitero era immenso, ma Greg non aveva voluto sentire ragioni: non voleva essere sepolto con il resto della sua famiglia in Illinois, voleva riposare sopra le verdi colline di Hollywood per essere più vicino a sua moglie e alle sue figlie.   Greg Hudgens così riposava diversi metri dopo l’ingresso del cimitero in un immenso prato verde ed era la sesta lapide sulla sinistra. La lapide commemorativa era modesta con una decorazione floreale laccata in oro. La scritta commemorativa risaltava in grandi lettere dorate.
 
“Gregory Thomas Hudgens: 22 giugno 1950 – 30 gennaio 2016. Amato marito e padre”
Vanessa sentì la presa di Zac farsi più debole, fino a lasciarla del tutto. Così la ragazza si inginocchiò sul prato e accarezzò delicatamente ogni lettera della lapide. Provava una dolore sordo dentro il petto, lo stesso dolore che aveva provato il giorno della morte di suo padre. Tuttavia ora quel dolore era attutito dalla vita che stringeva al petto. Il piccolo Greg si era svegliato e osservava con i suoi profondi occhi blu quel luogo a lui sconosciuto, contento solamente di essere vicino a sua madre. Zac era qualche passo dietro di loro. Voleva tenersi in disparte e voleva dare a sua moglie una parvenza di privacy. In qualche modo sapeva che quello era giusto per Vanessa: aveva diritto di potere salutare suo padre senza che lui intervenisse e doveva essere lei a presentare a Greg Hudgens il piccolo Greg Efron. La osservò depositare i fiori freschi che avevano comprato davanti alla tomba, assieme ad una foto di loro due con Greg appena nato.
-Hai visto papino? Ti ho portato Greg. Volevo che lo conoscessi… è… è straordinario, davvero. E’ molto di più di quello che potessi desiderare-.
Zac la vide chiaramente asciugarsi una lacrima e baciare la testolina di loro figlio prima di voltarsi verso di lui.
-Zac- gli porse la mano e Zac la aiutò a tirarsi su, stringendola a sé e baciando prima al fronte di Vanessa e poi quella di Greg.
Stettero qualche minuto in silenzio, ognuno perso nei ricordi.
-Spero che tu sia felice papà. Ovunque tu sia- disse Vanessa con voce acquosa, mentre grosse lacrime le bagnavano il volto. Non voleva piangere, ma non poteva farci niente. Vedere la tomba di suo padre, sapere che lui era fisicamente sotto i suoi piedi e che lei non poteva raggiungerlo la faceva stare dannatamente male.  Poi Zac sentì di dovere dire qualcosa.
-Ehi signor Hudgens…. voglio dire Greg..-
-Zac non devi dire per forza qualcosa- gli sussurrò Vanessa in un orecchio –non sentirti obbligato-
-No… no, Van davvero, lasciami parlare. Voglio davvero farlo. Insomma- si schiarì la voce –volevo solo dirle Greg che le prometto che mi prenderò cura di loro. E se sarò bravo anche solo la metà di quanto era bravo lei beh, allora potrò ritenermi soddisfatto. Amo lei e Greggy più della mia stessa vita, può starne certo. Starò accanto a loro anche senza le sue famose paternali e minacce di morte annesse. E se per caso sarò così idiota da ferirli in qualche modo, sono sicuro che Gina e i miei genitori mi rimetteranno sulla retta via. Può strane certo-.
Vanessa si strinse di più a lui e gli sorrise, premendo leggermente le sue labbra alle sue in un piccolo bacio. Greg gorgogliò, facendoli sorridere.
-Ti amo Zachary Efron- disse lei tenendo ancora gli occhi chiusi contro il suo viso –e amo quello che abbiamo costruito-.
Il ragazzo le sorrise di rimando, ma c’era un’ombra di preoccupazione nei suoi occhi color zaffiro. Voleva assicurarsi che lei stesse bene.
-Stai bene?- chiese guardandola profondamente negli occhi.
-Sì. Sono felice di essere qui con te. Con te, Greg e papà. Lui… lui l’avrebbe adorato. Avrebbe adorato tutto di nostro figlio-.
Zac gli sorrise ampiamente, mentre stendeva sul prato accanto alla tomba una coperta di lino.
-Lo penso anche io piccola-.
Si sedettero comodamente sulla coperta. Vanessa tolse Greg dal marsupio e lo mise sdraiato tra lei e Zac. Sentendosi finalmente libero il piccolo emise una serie di gorgogli soddisfatti, facendo sorridere entrambi i genitori. Vanessa si chinò su di lui e gli mise un dito sul naso, facendolo ridere nuovamente mentre lasciava che le sue piccole manine si agitassero in aria e le afferrassero i capelli.
-Sei un piccolo adulatore- sorrise lei -proprio come tuo padre-.
Zac non resistette e si sdraiò supino, accanto a suo figlio, beandosi della vista di Vanessa che li guardava con il volto pieno di orgoglio.
-E’ così tranquillo qui- sussurrò Zac- dovremo farlo ogni anno. Fare sì che sia una nuova tradizione-
-Già dovremmo farlo- Vanessa lo baciò e si voltò nuovamente verso la tomba di suo padre. Non c’era niente di strano nello stare lì per lei. Sapeva che ormai quel posto le apparteneva perché suo padre era lì, a pochi metri da loro. E Vanessa voleva tenacemente che quel posto diventasse famigliare per suo figlio. Poi si voltò nuovamente verso Zac che adesso stringeva Greg al proprio petto. La donna sentì il desiderio irrefrenabile di baciare nuovamente il marito, ma si dovette fermare. Di sicuro quello non era il luogo adatto ad iniziare quello che aveva in mente, ma non ci poteva farci niente. In qualche modo era il suo modo per ringraziare Zac di tutto quello che aveva fatto per lei in quei mesi. D’altronde nessuno aveva offerto a Zac una spalla su cui piangere. Erano stati tutti troppo occupati a confortare Gina, Vanessa e Stella. Eppure Zac era stato la sua roccia. Aveva affrontato anche lui un bel po’ di cambiamenti dal divorzio dei suoi genitori alla morte di Greg e non aveva mai esitato nel portarle conforto, aveva dato al precedenza ai bisogni della donna che amava e non ai suoi. Come avevano potuto evitarsi per così tanto tempo?
-Sai a volte penso… penso che sono stato un codardo a non lottare subito per riaverti con me- disse Zac così come se niente fosse. Lo sguardo dell’uomo era fisso sulla tomba del suocero, come se si vergognasse a sostenere lo sguardo della moglie.
La ragazza lo fissò senza capire.
-Se io ti avessi avuta prima… tuo padre forse sarebbe stato in compagnia di Greg per più tempo di quello che ha avuto oppure non sarebbe mai morto perché… non lo so…-
-Perché per qualche strana ragione tu lo avresti impedito?-.
Il solo pensiero era talmente assurdo per lei: Zac viveva di sensi di colpa, ma lui in tutto quello non centrava.
-Zac non sei Dio. Non hai questo potere-
-Sì, ma se noi non ci saremmo mai lasciati forse i miei non avrebbe neanche divorziato. Lo so’ che è folle pensarlo, ma a volte mi chiedo davvero a come sarebbe stata la nostra vita se non ci fossimo mai lasciati-.
-Io no- Vanessa gli passò una mano nei capelli, come per riportalo sul pianeta Terra. –Greg è qui per una ragione e non possiamo cambiare il passato. Ci è servito stare separati per un po’-.
-Già- lo sguardo dell’uomo indugiò su moglie e figlio, poi si sporse per baciare teneramente la donna sulla fronte –come al solito hai ragione V. Andiamo a casa-.
 
Il giorno dopo la visita al cimitero Zac si alzò di buon ora per andare a dare un’occhiata agli uffici della sua casa di produzione. Non ci metteva piede da ben tre mesi  e Dylan l’aveva avvertito che la pila di documenti presenti sulla sua scrivania aveva raggiunto dimensioni troppo alte per rimandare ulteriormente la data di rientro a lavoro. Vanessa ne aveva così approfittato per invitare a casa le sue migliori amiche, presentare loro Greg e passare in tutta tranquillità una giornata tra sole donne.
-Lui dov’è?-.
Georgia “G.G.” Magree fu la prima ad arrivare con una bottiglia di vino analcolico in una mano e una tuta per Greg nell’altra. Stella Hudgens, Laura New, Ashley Tisdale, Sarah Hyland, Brittany Snow la seguirono poco dopo.
-Dovere andare al lavoro ogni giorno pensando a lui è stato un tormento!- sussurrò Ashley, attenta e delicata, quando Vanessa le mise in braccio il piccolo. -E’ identico a te, Ness-
-Starla dice che è uguale a Zac invece-
-No… ha la stessa forma dei tuoi occhi, la pelle ambrata… non scura come la tua… ha… ha la tua stessa espressione quando dorme-.
Vanessa sorrise nel sentirle pronunciare quelle parole. Per lei e per tutto il resto del mondo suo figlio era uguale a Zac, ma era confortante sapere che Greg avesse ereditato anche parte dei suoi geni.
-Ashley… tieniti forte… io e Zac abbiamo pensato che tu dovresti essere la sua madrina. E Chris ovviamente sarà il suo padrino-
-Stai scherzando?-
-E quando tu avrai un figlio… perchè tu e Chris avrete un figlio beh… spero che ricambierai.
-Devi ricambiare per forza! Non vorrai mica che Greg cresca da solo!- si intromise Brittany –Oh… a proposito… dove’è Zac?-.
-Oh è andato in ufficio a dare un’occhiata… sai erano mesi che non ci tornava e credo che staccare un po’ la testa gli faccia bene-.
O forse prendere parte ad una giornata per sole donne era troppo per Zac stesso. Per quanto Vanessa fosse certa dell’amore e della devozione che suo marito provava per lei, era anche conscia del fatto che Zac mal sopportare avere a che fare con alcune delle sue amiche per un’intera giornata. Perché lei poteva dire lo stesso rispetto ad alcuni amici di Zac.
 
Vanessa sospirò nel dormiveglia e si girò su un fianco, quando sentì le forti braccia di Zac stringerla da dietro.
-Ehi…-
L’uomo sospirò e annusò l’incavo del collo della ragazza, inspirando la dolce e famigliare fragranza di coccò e lillà.
-Come è andata la tua giornata di sole donne?- Zac alzò la testa tanto quanto bastava per constatare che un terzo occupante era presente nel letto: suo figlio.
-Van…-.
Greg ormai aveva quasi due mesi e mezzo e nonostante i buoni propositi di Zac sul non crescerlo viziato, il piccolo aveva sempre dormito nel lettone con i genitori. Vanessa sentiva un bisogno primordiale di avere suo figlio sempre accanto. Fece cozzare i loro nasi e si beò della vista degli occhi blu di suo figlio, che adesso combattevano per rimanere aperti nell’oscurità della stanza. Quei due mesi con Greg accanto a loro erano stati intensi. Non c’era altra parola per definirli. Il clamore che aveva suscitato nei media il piccolo Efron infastidiva enormemente i due ragazzi, ma per il momento, erano riusciti ad evitare troppe uscite e i paparazzi non erano riusciti a fotografarli più di tanto.  La loro famiglia gli aiutava anche in questo. Gina e Starla avevano mantenuto la promessa originaria che avevano fatto a Vanessa: Starla si era trasferita da circa un mese a casa Hudgens, salvando Gina dalla solitudine. Erano nonne devote e sosteneva che Greg aveva salvato una dalle pene del divorzio e l’altra dalle pene della solitudine. Gina stava anche instillando nel nipote “l’anima filippina” e gli parlava sempre utilizzando il dialetto tagog.  Zac aveva ceduto la sua vecchia casa a Dylan e a Courtney e Stella dormiva praticamente sempre a casa di Zac e Vanessa, per stare più vicino possibile al nipotino.
-Ho appena finito di allattarlo- si giustificò la donna –e sì. E’ andata benissimo. Le ragazze non la smettevano di fargli i complimenti, Greg era completamente a suo agio-.
Zac sorrise al pensiero.
-Abbiamo fatto proprio un bel maschietto-
-Sì- Vanessa sfiorò la piccola mano di suo figlio e sorrise quando sentì la presa di greg sl suo dito mignolo.
-Com’è andata la tua giornata in ufficio?-.
-Beh, sono certo che anche nostra figlia sarà straordinaria-
La donna stava morendo di sonno, ma voleva essere gentile, voleva davvero sapere come era andata la giornata lavorativa di Zac. Sapeva quanto lui odiasse stare rinchiuso dentro il suo ufficio, sommerso dalle scartoffie.
L’uomo si porse in avanti per baciare la donna e Vanessa sorrise, ma arricciò il naso.
-Zac… hai bevuto?-.
Zachary si staccò da lei e si mise seduto.
-Ho bevuto una birra analcolica piccola… e Chuck mi ha accompagnato a casa. Va tutto bene-.
Dopo la morte di suo padre Vanessa era diventata molto più apprensiva nei suoi confrontanti, ma a Zac faceva piacere. Voleva rassicurarla, dirle che sarebbe sempre andato tutto bene. Tuttavia una piccola parte di lui ne risentiva: era come se sua moglie non fosse mai in grado di rilassarsi, come se non si fidasse completamente delle persone che le stavano attorno. Quando però lo sentì nominare il loro autista, Charles, allora si tranquillizzò.
-Bene. E’ andata bene. Ci tornerò domani e il giorno dopo ancora, ma poi penso di portare te e Greg a fare una gita fuori porta a Redwood-.
Vanessa si girò nuovamente per guardarlo in faccia. Questa volta appoggiò il gomito al cuscino.
-Redwood? E’ da secoli che non adiamo in campeggio lì-.
Zac sorrise al ricordo. Non era proprio secoli, ma almeno un decennio sì. Quando erano agli inizi della loro relazione l’allora ventunenne Zac aveva faticato per convincere la sua ragazza a seguirlo in campeggio, ma alla fine era stato ripagato e l’aveva convinta a piantare una tenda nella foresta di Redwood, dove lui era solito andare da bambino. Lui e Vanessa avevano trascorso uno stupendo fine settimana in compagnia di David e Starla, di Dylan e dei vecchi amici degli Efron, i Dasonovich.
-Papà ha detto che ci sarà anche Cinthya e lei… lei vuole conoscerci, trascorrere del tempo con noi-
Vanessa lo fissò in silenzio. Era chiaro che suo marito si stesse sforzando per non distruggere la relazione che aveva con suo padre.
-Voglio che Greg possa trascorrere del tempo con suo nonno e poi non riuscirei mai ad odiare mio padre, non può decidere di quale donna innamorarsi-.
Quello era un chiaro riferimento alla loro storia d’amore. Quello che avevano lui e Vanessa era speciale e Zac ne era pienamente consapevole.
Vanessa lo guardò piena d’ammirazione e lo baciò sulle labbra.
-Penso che il campeggio sia una bellissima idea Zac-.
L’uomo sorrise. Solamente due anni prima avrebbe reagito in maniera completamente diversa ad una notizia del genere: si sarebbe ubriacato senza alcun dubbio per dimenticare che effettivamente i suoi genitori non stavano più assieme e che ora lui era solo. Ma adesso era diverso: Zac voleva davvero cercare di salvare la relazione che aveva con David per il bene del piccolo Greg. Adesso aveva lui stesso una famiglia.
-Dylan e Courtney verranno con noi e credo che ci saranno anche Will e Haley con i loro genitori…- Zac fermò il flusso dei suoi pensieri e lasciò che le mani di Vanessa si unirono alle sue.
-Starla starà bene- lo precedette lei, leggendogli nel pensiero –sarà con mamma. Sai che starà bene. E’ più forte di quanto tu possa mai pensare-.
-Già.- l’uomo la baciò nuovamente –adesso mettiamoci a dormire prima che questo diavoletto qua decida di svegliarci-.

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Capitolo 35
*** You had my heart a long, long time ago ***


Eccoci arrivati alla fine. Questa storia ha significato molto per me. Ho iniziato a scriverla durante la pandemia e mi ha tenuto compagnia tra smartworking e incertezze. Voglio solo ringraziare di cuore chi ha recensito, letto e amato questa ff. Nella mia mente Zac e V sono così ed è stato un piacere rendervi partecipi dei mie sogni ad occhi aperti. Adesso approfitterò delle ferie per scrivere qualcosa, non so ancora bene cosa, però ci proverò. Buona estate e buona vita! - Fran 


In case you didn't know
I'm crazy 'bout you
I would be lying if I said
That I could live this life without you
Even though I don't tell you all the time
You had my heart a long, long time ago”
-“In case you didn’t know” Brett Young
 
Los Angeles, California - Dicembre 2019
Nella camera da letto patronale non si sentiva un rumore. Era appena l’alba e la luce rosata del sole faceva capolino nelle stanze dell’enorme casa su tre livelli. Tutte le finestre erano serrate da tende veneziane, ma il sole era comunque riuscito ad entrare.
-Mamma!- il silenzio dell’alba fu interrotto dalla voce del piccolo Greg, di tre anni. Il bambino marciò a passo spedito verso la camera dei genitori spalancando la porta. Un tonfo sordo rimbombò per tutta la camera. Fu un vero miracolo che nessuno si fosse svegliato.
-Mamma!- ripetè il bambino, arrampicandosi abilmente sul letto king size dei genitori.
Gli occhi blu zaffiro di Greg si illuminarono quando vide che Vanessa finalmente apriva gli occhi.
La donna sospirò e sbadigliò pesantemente: aveva gli occhi ancora gonfi di sonno ed era incredibilmente stanca.
-Ehi… Greg… è appena l’alba-.
L’-I-Phone segnava inesorabilmente appena le sei del mattino, ma Vanessa era completamente conscia del fatto che suo figlio non si sarebbe mai riaddormentato. Non da solo almeno.
-Greg perché non torni nella tua stanza?- ritentò la donna –dormi ancora un’oretta o due…-.
Per tutta risposta il figlio si lasciò cadere sul corpo della donna, i riccioli biondo scuro sparsi e lo sguardo vispo. Il cuore di Vanessa fece una capriola: gli occhi blu di suo figlio erano, da sempre, il suo punto debole.
-E va bene…- cedette alla fine – vieni dai…-.
Sollevò le lenzuola quando bastava al figlio per intrufolarcisi dentro.
-Ma devi promettermi che ti rimetterai a dormire ok? Io e papà siamo esausti…-.
Troppo tardi.
La donna sentì le braccia del marito avvolgerla e un attimo dopo Zac le stava mugugnando in un orecchio.
-Non hai aiutato nostro figlio ad entrare nel nostro letto, vero?-
-No- mentì spudoratamente lei, baciando la testolina bionda del figlio, sdraiato accanto a lei.             -Mmmm… sembra che nessuno dei bambini voglia farci dormire …-.
Le mani di Zac si andarono subito a posare sulla pancia della donna. Ormai Vanessa aveva raggiunto i sette mesi e tutti i movimenti del bambino erano ben percettibili anche da lui. –Non ha fatto altro che muoversi per tutta la notte. Greg non si è mai mosso così tanto-.
Il nuovo arrivato della famiglia Efron sarebbe nato ad inizio febbraio. Zac e Vanessa questa volta non avevano voluto sapere il sesso del nascituro e tutti erano in trepidante attesa. Avevano sempre voluto più di un bambino, ma si erano appena rimessi assieme quando era nato Greg e così avevano aspettato un po’ di anni prima di provare a restare nuovamente incinti. Il baby Efron 2.0 era stato il risultato di un fine settimana di giugno che la coppia aveva speso in campeggio a Redwood.
D’altronde casa loro adesso aveva la vecchia stanza di Dylan ancora libera, e Zac continuava a ripetere che era un peccato avere così tante camera da letto vuote. Vivevano sempre a Studio City, nell’enorme casa di Vanessa, con Greg e con i loro animali domestici: Puppy e Shadow erano morti, lasciando la coppia devastata; ma avevano presto adottato Chapelle, un cagnolino meticcio, Darla, una pelosina tutta pepe che adorava dormire nel lettone della camera matrimoniale con Vanessa, quando Zac era fuori per qualche ripresa notturna, e Macha un docile pitbull adottato al canile.  
Zac baciò una spalla scoperta della donna, accarezzandola dolcemente.
-Questo non cambia il fatto che tu hai aiutato l’altro nostro figlio ad entrare nel letto. Siamo già in troppi qui-
-Ci è entrato da solo-
-Bugiarda…- ghignò lui, depositandole un lieve bacio sulla testa –V, così non fai altro che viziarlo… ne abbiamo già parlato…-
-Veramente?- la donna  aprì gli occhi e incrociò lo sguardo severo del marito –Zac… lui è mio figlio… non puoi lasciarlo stare per una volta?-.
Lasciarlo stare? Zac scosse la testa, quasi divertito.
-E’anche figlio mio- borbottò.
-Quindi?-
-Quindi deve imparare a dormire nel suo di letto- Zac fece per prendere il figlio in braccio, ma Greg sentì la presa del padre e prese a singhiozzare.
-Visto?- sibilò Vanessa, riappropiandosi del bambino che strinse le manine al petto della madre, nascondendo il volto –vuoi che svegli l’intero quartiere?-.
-Va bene…- l’uomo emise un lungo sospiro mentre si passava una mano nei capelli.
-Greg… Greggy…-.
Sentendosi chiamare il piccolo smise di piangere.
-Puoi stare un po’ con noi… ma la mamma ti vizia troppo-.
Per tutta risposta Greg rotolò in direzione del padre, affondando i ricci nel suo petto nudo e stringendosi forte a lui.
-Adulatore…- borbottò Zac, baciando i ricci biondi del figlio.
-Che pretendi…. Suo padre è un attore provetto- rise Vanessa, coprendo tutti e tre con le lenzuola. 
Zac Efron aprì la bocca per ribattere, ma la chiusa subito dopo: era appena tornato a casa dopo due interminabili settimane e la vista di suo figlio e sua moglie addormentati vicino a lui gli fece porre fine alla conversazione. Sapeva che non aveva speranze di vincere quella battaglia.
 
Zac si svegliò due ore dopo. Sorrise nel constatare che gli occhi azzurri di suo figlio lo scrutavano curiosi, impazienti di iniziare una nuova giornata. Sollevò lo sguardo quando bastava per accertarsi del fatto che sua moglie dormisse ancora. Vanessa sembrava così esausta e svegliarsi alle sei del mattino non era qualcosa di cui aveva bisogno in quel momento. Così Zac prese in braccio il figlio e si diresse verso il piano inferiore, in cucina. Greg nel frattempo era riuscito a sfilarsi di dosso la maglietta e adesso la trascinava dietro di sé come se fosse stata una coperta. Zac alzò gli occhi al cielo, ma non potè fare a meno di sorridere.  
-Ehi Greg… mettiti la maglietta, campione. Vuoi una mano?
-Ce la faccio!- rispose orgoglioso il bambino, i suoi occhi azzurri splendenti e il suo piccolo sorriso spalancato -Io grande!-.
-Ce l'hai fatta!- Zac ridacchiò prima di riacciuffarlo e di fargli il solletico, sorridendo mentre la risata del figlio riempiva l'aria. –Greg…shhh! Sveglieremo tutti così-.
Appoggiò il bambino sul bancone della cucina e tirò fuori farina, burro, uova, mirtilli e gocce di cioccolato.
-Spero che ti vadano bene i waffle ai mirtili e cioccolato- disse, iniziando a preparare l’impasto mentre Greg allungava le mani e assaggiava il contenuto.
Già! A cosa diavolo stavo pensando? E’ logico che i waffles sapranno di bava e caccole di bambino! 
Sorrise nel vedere la faccia di Greg sporca ci cioccolato e farina e sorrise ancora di più nel constatare quanto suo figlio fosse un mix perfetto tra lui e Vanessa. La sua pelle era ambrata e i suoi occhi azzurri vispi ed intelligenti, risaltavano ancora di più su un viso coperto di lievi lentiggini. I ricci di un biondo scuro li aveva ereditati dalla madre e dallo zio Dylan. Per fortuna non aveva ereditato la pazzia degli Efron, ma Greg era timido e tranquillo come la madre, anche se adorava scherzare con tutti ed era un bambino molto affettuoso e sensibile. 
Quando Zac mise i waffles nel piatto per Greg sentì una presenza dietro di lui e, un attimo dopo, le esili braccia di Vanessa gli cinsero la schiena.
-Mamma!- Greg si sporse in avanti, in piedi sul bancone della cucina, con in bocca un pezzo di waffle.
-Ehi, piccola- Zac sorrise, avvolgendo le mie braccia intorno a Vanessa -Come ti senti?-
-Meglio- sospirò lei, baciandolo e sorridendo contro le sue labbra –ho ancora un po’ mal di testa, ma sei riuscito a farmelo passare la scorsa notte-.
Zac arrossì e borbottò una frase che suonava come “te l’avevo detto che quello era il modo giusto per fartelo passare”.
-Buongiorno cucciolo!- la donna sorrise e abbracciò stretto il figlio mentre provvedeva a pulirgli la bocca con un tovagliolo. –E non ho avevo alcun dubbio al riguardo… tu riesci sempre a mettermi il buonumore-.
Zac sorrise e si perse a guardarli: era dura e la stampa non la smetteva di ricordarglielo. Però era la loro vita. La vita che Zac e Vanessa avevano sognato, sperato e realizzato assieme. Guadare la donna che amava operare la sua magia su loro figlio lo incantava. Una cosa di cui Vanessa era preoccupata quando avevano scoperto di essere incinta era che non sarebbe stata abbastanza brava. Ma lei era, come tutti avevano predetto, la madre più straordinaria del mondo intero.
-Cosa? – chiese, quando si accorse che sai Greg sia Vanessa lo fissavano.
-Nulla- Vanessa scosse la testa divertita, servendosi un waffle con una dose extra di frutta –Solo te che te ne stai lì impalato a fissarci signor Efron… tu e il tuo fascino-.
Zac rise, mentre si serviva anche lui di un waffle.
 –Grazie piccola… come sta il nostro piccolo?- una mano dell’uomo si andò ad appoggiare al pancione della donna.
-Sta calciando-
-Nascerà lo stesso giorno di Dyl- asserì Zac, con una punta di preoccupazione nella voce. –Mancano solamente una paio di settimane- sorrise.
Lei e Zac durante quei tre anni di relazione avevano praticamente fatto i salti mortali per stare più tempo possibile accanto a Greg: Zac accettava raramente ruoli che lo costringevano a girare film dall’altra parte dell’oceano e Vanessa si era maggiormente concentrata sulla sua carriera d’attrice nei teatri di Broadway, in modo da avere una base fissa a New York.  Me era stata dura per entrambi rinunciare alla loro vecchia quotidianità fatta di viaggi improvvisati, cene romantiche a mezzanotte e domeniche mattine spese nel letto matrimoniale. Le feste e le vacanze last minute erano state ben presto state sostituite dalle alzatacce notturne, ma onestamente entrambi i giovani non avrebbero potuto chiedere di meglio.
-Io e Dylan pensavamo di portare Greggy con noi a pescare questa mattina. Prendo il minivan… ce la fai a resistere qualche ora senza di noi?- le scostò una ciocca di capelli dal viso e si perse nei suoi profondi occhi color cioccolato..
Vanessa lasciò che la mano del marito sfiorasse la sua guancia. –L’ultima volta che hai improvvisato un’uscita con tuo fratello è nato Gregory, ma credo che questo bambino possa stare ancora un paio di mesi dentro di me-.
Entrambi i giovani si voltarono verso il primogenito. Greg aveva un sorriso enorme in volto ed aveva divorato in circa due minuti la sua colazione.
-E zia Court?-
-Zia Courtney è impegnata bello. Lo sai che sta preparando il suo matrimonio. A zio Dyl farà bene distrarsi per qualche ora dai preparativi-.
Il bambino annuì entusiasta e battè le mani: lui e Dylan avevano un rapporto simbiotico. Dal suo primo giorno di vita Dylan si era ripromesso di essere il miglior zio possibile per Greg e il bambino ricambiava tutta la devozione dell’uomo: erano inseparabili e molte volte Zac scherzava sul fatto che Greg assomigliasse in modo allucinante a suo zio.
-Oh Zac… ricordati però che dobbiamo andare a cena da Starla e da mamma questa sera…. i cani possiamo portali con noi, ma tu e Greg dovete essere qui alle cinque-.
Zac annuì, mentre la osservava pulire il volto sporco di loro figlio. Vanessa non si fermava mai, nemmeno quando era molto incinta e reduce da una notte insonne.
-Van…- l’uomo le prese delicatamente le mani e glie le strinse, come per bloccarla.
-Che c’è?- sua moglie gli lanciò uno sguardo torvo.
-Puoi smettere di fare la super mamma per un momento? Ho tutto sotto controllo- le indicò il divano –vai, accenditi la tv, mettiti una coperta addosso e rilassati con i cani. A Greg ci penso io-
Vanessa sospirò e si morse il labbro inferiore.
-Sicuro?-.
-Vanessa…-.
-Va tutto bene- ripetè Zac, baciandole la testa. Sapeva che Vanessa odiava separarsi dal bambino, anche solo per dieci minuti, sapeva che temeva che i paparazzi scattassero qualche foto a tradimento, sapeva che voleva che tutto fosse perfetto. Ma non poteva essere tutto perfetto.
La baciò sulla testa, per rassicurarla. Ancora non riusciva a crederci, ma la mano di Vanessa stretta sulla sua… sulla pancia di quello che sarebbe stato il loro secondo figlio… era tutto così perfetto e speciale. Lei gli aveva rubato il cuore anni e anni prima e da allora non glie l’aveva mai restituito. Era stato un viaggio di sola andata per Zac e l’uomo non riusciva a capire perché Dio e l’Universo l’aveva benedetto on una donna così straordinaria. 
-Ti amo- sussurrò, appoggiando la fronte a quella di Vanessa –lo so’ che dovrei dirtelo più spesso, che vorresti che fossi di più a casa con voi… ma quando sarà nato il piccolo mi prenderò altri sei mesi-.
-Zac lo dici più che spesso… me lo ripeti ogni giorno- Vanessa lo baciò dolcemente sulle labbra, sorridendo.
-Perché è vero. Ti amo e…-
-Papà!- Greg era sceso dalla sedia e ora reclamava l’attenzione paterna, attaccandosi alle gambe di Zac.
Entrambi i giovani abbassarono lo sguardo su loro figlio.
-Arrivo Greggy, dai a papà solo un minuto per salutare la mamma-.
Baciò dolcemente Vanessa sulla testa e lei gli fece segno di andare.
Zac sorrise e si prese ancora un minuto per portare con sé il lieve profumo della moglie. Solamente quattro anni prima la sua vita era totalmente diversa, ma adesso, in quel momento, sentiva di avere tutto a portata di mano e tutto quello l’aveva capito solo a Vanessa. Solo grazie all’unica donna che aveva amato.
-Pronto?- disse rivolto al figlio che gli sorrise entusiasta, già pronto ad infilarsi sul minivan per andare al lago.
Zac alzò lo sguardo al cielo e chiuse gli occhi per un secondo, sospirando. Non si era mai sentito così felice in vita sua.

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