Torneo Tremaghi - Rita

di VigilanzaCostante
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riddikulus, ridicola ***
Capitolo 2: *** La bacchetta dalla parte del manico ***



Capitolo 1
*** Riddikulus, ridicola ***


Riddikulus, ridicola

 
 
Chi me l’ha fatto fare? Questo era l’unico pensiero che rimbombava nella testa di Rita mentre metteva piede in quella stanza enorme.
Sentiva fin troppe paia di occhi puntati su di lei, e la cosa le procurava sudorazione eccessiva dei palmi delle mani. Il suo sguardo, coperto da una montatura rosa shocking, era ben fisso sulle punte delle sue scarpe.
Non riusciva proprio a capire cosa le fosse preso quando aveva deciso d’inserire il proprio nome in quel calice, le motivazioni che si era data prima ora non le bastavano più. Come aveva potuto anche solo pensare che questa sarebbe stata una rivincita, una vendetta, una qualsivoglia dimostrazione di carattere? Sentiva delle risate attorno (se le stava immaginando?) e la prova non era nemmeno cominciata.
Al centro della sala, proprio di fronte a lei, vi era un enorme armadio nero. Quando i professori lo fecero aprire, Rita sentì brividi per tutto il corpo. Davanti a lei non vi era altro che sé stessa. Nuda, completamente nuda. Una Rita che cercava in tutti modi di coprire l’essenziale, mentre una schiera di compagni la accerchiava.
Non riusciva proprio a capire di chi fossero le risa di scherno, se dal pubblico o dall’immagine davanti a sé. Le sorelle Black, accanto al suo corpo privo di indumenti, si passavano una macchina fotografica, i commenti maligni e derisori sgorgavano dalle loro labbra perfette.
 
Guarda un po’ Rita la fallita
Nessuno vorrebbe vederla così.
Che schiena curva! Ovvio sempre piegata su quei libri.
O sul suo diario segreto.
 
Non l’aveva ancora visto accadere ma Rita, ormai paralizzata, già sapeva che sarebbe successo: dal nulla comparve un libricino sgualcito, e l’ologramma di Dolores Umbridge lo prese tra le mani e iniziò a leggere i punti salienti, con una voce nasale e caricaturale “Oggi Amelia mi ha raccolto la penna. Vorrei invitarla ad Hogsmeade qualche volta, è l’unica carina con me”. Rita - molliccio, sempre nuda come un verme, tolse le mani dalle sue velleità per cercare di acciuffare il prezioso diario.
Un boato di risate, proveniente dagli spalti intorno alla sala, si infranse su di lei e sulle sue paure. A ritroso, così come era venuto, il molliccio un po’ spaesato svanì dentro all’armadio.
Aveva vinto. Aveva passato la prima prova. Ma non era stato il suo Riddikulus a sconfiggere la creatura, erano state le sue paure stesse, era lei a essere stata ridicola.
I professori tentarono di calmare gli animi dei più temerari che ululavano cose oscene, - come avevano potuto permettere uno scempio del genere?
Rita, rossa in volto, alzò lo sguardo, umiliata e consapevole di essere passata, ma senza aver fatto niente per meritarselo. Ma in fin dei conti, si meritava davvero anche tutto quell’odio? Erano ormai sette lunghi anni che subiva il veleno dei suoi coetanei, che passava le giornate chiusa in biblioteca per evitare qualsivoglia tipo di confronto. Loro non sapevano, però, che li aveva osservati tutti da dietro la montatura dei suoi occhiali, che conosceva ogni loro più macabro segreto, proprio perché non le davano abbastanza peso. Avrebbe potuto rivelare gli scandali più succulenti, gettare vergogna sull’elitè altolocate del mondo magico.
Rita, a quel punto, sapeva di non avere (quasi) più niente da perdere: promise a sé stessa che avrebbe inflitto tanta cattiveria e meschinità quanta ne aveva ricevuta.

 

 
NDA: Lo scopo del contest è quello di mostrare un personaggio a nostra scelta alle prese con le prove del Torneo Tremaghi. Ho pensato a lungo a chi scegliere, se ricadere in un personaggio fin troppo conosciuto, o se fare qualche azzardo. Così ho deciso di azzardare, di prendere un personaggio che è quasi una caricatura, e dargli un minimo di spessore. Di Rita Skeeter non sappiamo niente, se non che non guarda in faccia niente e nessuno quando si tratta di qualche testata giornalistica.
Io me l’immagino così: una ragazzina presa in giro da tutti, ma che dentro di sé cova una rabbia mista a cattiveria che non ha il coraggio di far venire fuori. Dato l’espediente con cui fa carriera (Animagus non registrato) mi sono anche immaginata che il suo successo alla prima prova non dipendesse del tutto da lei. Così, infatti, non è stato, lei non è effettivamente riuscita a superare le sue paure, ma le risate hanno comunque fatto ritirare il molliccio.
Non so quanto sia realistico: Lupin nel terzo libro dice “ciò che sconfigge un Molliccio sono le risate.”, però subito dopo dice anche “Quello che dovete fare è costringerlo ad assumere una forma che trovate divertente.” Mi piace pensare che si usi Riddikulus per sconfiggere un Molliccio solo perché è l’espediente per suscitare risate, ma che se le risate vengono fuori da sé il Molliccio viene sconfitto.
Fatemi sapere cosa ne pensate, e spero che vi piaccia!
VigilanzaCostante

 

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Capitolo 2
*** La bacchetta dalla parte del manico ***


La bacchetta dalla parte del manico
 
Rita aveva avuto del tempo, tra la prima e la seconda prova, per metabolizzare quanto era successo. Aveva passato diverse fasi: la prima ricca di vergogna, la seconda di rabbia. Ora, in procinto di mettersi in gioco di nuovo, aveva una consapevolezza diversa, una bramosia di vittoria che non si aspettava nemmeno lei di poter avere. Ma d’altra parte era una Serpeverde, l’ambizione non le mancava di certo.
Avanzava a passo spedito, cercando di non sentire chi avesse intorno a lei, né le voci né gli sguardi. Le sponde del Lago Nero erano tetre (come sempre), ma un’aurea più scura alleggiava nell’aria.
Dissennatori.
Quando Rita lo realizzò, li vide, e un moto di paura le strinse le viscere: erano quelle creature che si studiavano solo sui libri. Durante quell’anno li avevano affrontati a Difesa contro le arti oscure, ma un conto era ripetersi come si facesse, un altro era trovarsi davanti a quei corpi avvizziti, privati di anima e umanità.
Sentì freddo congelarle le ossa e le sembrò di vedere tutto opaco. Inconsciamente si chiese “Ma ho ancora gli occhiali?” e si portò una mano alla montatura per tastarli.
Un turbinio di emozioni (non definite) e pensieri (scomposti) la travolse. Si incollò su di sé una sensazione cocente, di sconforto.
Mediocre, sei sempre stata mediocre. Sembrava essere la voce di suo padre, quella che parlava, il padre che ha tanto amato ma che non faceva altro che dipingerla – davanti agli altri, davanti a lei – come una cara ragazza, immersa nel suo mondo di scrittura e poesia, ma fondamentalmente sciocca.
Al ricordo dei genitori si sostituì quello della sua compagna di dormitorio, la fatiscente e irriverente Bellatrix Lestrange. Erano state amiche, una volta, ma poi Bella era cresciuta e dietro di sé si era portata la superbia e la convinzione di essere migliore. Sei troppo mediocre per girare con me, Skeeter. Ma cosa serviva, alla fine, avere degli amici?
 
Ho il frigorifero pieno di vendette
Che non mangerò mai¹
 
Di armi Rita non ne aveva nessuna: non era straordinariamente bella, né carismatica, né brillante. Ma aveva le parole, che a suo piacimento potevano essere ciò che voleva: tentatrici, maligne, insinuatrici, incantatrici. Pennellate sui suoi taccuini che raccontavano storie (non sue) e scandali (taciuti), sporcavano il suo animo di nero e sanavano il suo desiderio di vendetta.
Si rese conto di essere in ginocchio, a toccare il terriccio umido della sponda con le mani e la bacchetta. Quando era caduta? Le sembrava di essere sola, di sentire la sua anima scivolare via dal suo corpo. Ma quale anima?
Un angolo nella sua mente le ricordò che si era promessa di vincere, di combattere, di rialzarsi. Quindi con fatica si mise in piedi, impugnò la bacchetta con decisione e alzò il mento per guardare in volto quegli esseri che un volto non lo avevano. Chi meritava un posto tra i suoi momenti felici?
 
«Fidati Amelia, te lo dico per esperienza, tutti hanno degli scheletri nell’armadio. A me piace scoprire quel punto debole per avere la bacchetta dalla parte del manico.»
Gli occhi azzurri e penetranti della Bones la scrutarono divertita.
«Rita, quale sarebbe il tuo di segreto?»
Limpida e cristallina, se aveva voglia di chiedere qualcosa la chiedeva senza mezzi termini, senza pause. Rita arrossì, come le capitava di fare solo davanti a lei e tacque per un paio di secondi.
«Non posso dirtelo Amy, altrimenti avresti tu la bacchetta dalla parte del manico.»
La Tassorosso rise e fece sfiorare le loro dita, rubandole per gioco l’oggetto magico.
«A me non piace usare i punti deboli delle persone, a me piace fare la cosa giusta.»
Rita la trovò adorabilmente ingenua, un’ingenuità che (per qualche secondo) le faceva dimenticare qualsiasi tipo di vendetta.
 
Quel ricordo, che non riusciva a collocare nel tempo, la colpì con sorprendente efficacia. Sorrise, Rita, come non faceva da giorni.
«Expecto Patronum»
Dalla sua bacchetta scaturì un filo argentato, che ben presto si trasformò in un animale piccolo, veloce. Rita inizialmente non lo riconobbe, poi si rese conto che era uno scarabeo. Rise, perché solo lei poteva avere come patronus un animale così piccolo e insignificante, ma pur se minuscolo con la sua luce avanzò fino a soppiantare i Dissennatori.
Aveva superato la prova, questa volta per davvero e in modo giusto.
 
Grazie, Amelia.
 
 
 NDA: buongiorno! Eccomi qui a far affrontare a Rita la sua seconda prova. Cosa posso dire? Ho cercato di renderla IC: assetata di vendetta, mediocre (tanto da non riuscire a farsi strada nel mondo del giornalismo in modo corretto, no?), maga delle parole e con la voglia di sapere tutto, tutti gli scandali succulenti per avere potere di ferire l’altro.
A questo proposito ho voluto affiancarla ad Amelia. Nella mia testa sono una ship, ma appunto qui semplicemente compaiono in modo platonico. È una cosa nata per gioco, ma in realtà nella mia testa ha un senso: Amelia Bones, che abbiamo visto così poco, mi sembra intrisa di un forte senso di giustizia, nella ricerca di ciò che è giusto. Rita, invece, tutt’altro, non guarda in faccia alla correttezza per raggiungere i suoi scopi. E questo loro essere contrapposte mi affascina a tal punto da volerle accostare.
Quale sarà allora il segreto di Rita? Forse l’avete già capito.
Ringrazio chi mi ha votato alla prima prova e spero di piacervi nuovamente!
 
1: citazione tratta da “Il malloppo” di Marcello Marchesi.

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