The Art of Loving While Being Criminals

di Almawardy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Treno ***
Capitolo 2: *** Tè ***
Capitolo 3: *** Fiori Pressati ***
Capitolo 4: *** Big Ben ***
Capitolo 5: *** Carrozza ***
Capitolo 6: *** Corvo ***
Capitolo 7: *** Guanto di Protezione ***
Capitolo 8: *** Torace ***
Capitolo 9: *** Guardie Reali ***
Capitolo 10: *** Rosso/Verde ***
Capitolo 11: *** Rampino ***
Capitolo 12: *** Pianoforte ***
Capitolo 13: *** Alhambra ***
Capitolo 14: *** Balzo della Fede ***
Capitolo 15: *** Corgi ***
Capitolo 16: *** Sindone dell'Eden ***
Capitolo 17: *** Lettera ***
Capitolo 18: *** Tirapugni ***
Capitolo 19: *** Torta ***
Capitolo 20: *** Ciondolo ***
Capitolo 21: *** Ballo ***
Capitolo 22: *** Tavern ***
Capitolo 23: *** Kukri ***
Capitolo 24: *** Cilindro ***
Capitolo 25: *** Diario ***
Capitolo 26: *** Glitch ***
Capitolo 27: *** Canna di Spada ***
Capitolo 28: *** Fabbrica ***
Capitolo 29: *** Pinta ***
Capitolo 30: *** Baffi ***
Capitolo 31: *** Animus ***



Capitolo 1
*** Treno ***


Jacob si leccava il labbro spaccato mentre, in piedi sul treno merci che si stava fermando, aspettava di veder comparire un uomo, in particolare: un mercenario per il quale da che lato schierarsi era spesso meno importante di quanto c’era da divertirsi. Non erano esattamente uguali, loro due, eppure… l’ultima missione era stata divertente, doveva ammetterlo; forse ci avrebbe guadagnato un bicchiere di vino, considerato il labbro. Il treno si fermò e Jacob lo vide lì, abito nero e mani dietro la schiena: lo stava aspettando.

“Bentornato, mio caro.”

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Capitolo 2
*** Tè ***


Max mise i due tè su un vassoio e tornò in salone. La tv era accesa e Jacob era disteso sul divano avvolto da una coperta. Tutto come lo aveva lasciato. O quasi. Nel poggiare il vassoio si accorse che gli occhi di Jacob erano chiusi. Stava dormendo.

“Ma come…”

Bisbigliò, non volendo svegliarlo. Si sedé accanto a lui, spostando la testa di Jacob sul suo grembo. Continuava a dormire. Sospirò, infilando le dita fra i capelli del ragazzo e pensando che andava bene uguale. Si sarebbe goduto il tè e il film per sé.
Ma non del tutto solo. 

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Capitolo 3
*** Fiori Pressati ***


La missione era semplice: fingersi fattorini, salire nell’ufficio, consegnare i fiori ed eliminare il bersaglio. Facile e pulito, solo che… Max e Jacob erano andati insieme stavolta, e nel magazzino dove avrebbero dovuto attendere l’arrivo del templare le cose si erano fatte un po’… nostalgiche.

“La carrozza è qui, tesoro. Sei pronto?”

Domandò Max ancora a petto nudo mentre si alzava da terra, sentendo arrivare i cavalli e la scorta. Jacob si sollevò a sedere e sentì qualcosa di strano sulla schiena: il bouquet di fiori che aveva completamente schiacciato mentre stavano… oh, be’; avrebbero dovuto trovare qualcos’altro da consegnare.

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Capitolo 4
*** Big Ben ***


Londra dall’alto nel cuore della notte era uno spettacolo che continuava a stupirlo. La torre dell’orologio di Westminster non era di per sé un posto romantico, ma quella vista… coi gomiti sul parapetto, Jacob pensava all’unicità di una città tanto magnifica quanto corrotta.

“A cosa pensi?” Domandò Max, avvolgendolo da dietro con le braccia. Jacob sorrise.

“A niente...” Mentì, e Max gli lasciò un bacio sul collo.

“Sai cos’è a rendere Londra straordinaria?” Gli bisbigliò Max all’orecchio.

Jacob fece no con la testa, pronto a farsi stupire, mentre Max poggiò la tempia sulla sua spalla, dando l’unica risposta possibile:

“Te.”

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Capitolo 5
*** Carrozza ***


“Separiamoci.”

Disse Jacob dopo aver sparato alla spalla di uno dei loro inseguitori a cavallo. Guidata a quel modo, la carrozza su cui si trovavano non avrebbe retto a lungo, e l’unica possibilità era dividersi per far dividere anche i nemici. Max, con le redini in mano e concentrato sulla strada, gli rispose con un ghigno eccitato. 

“Sai dove incontrarci.”

Jacob sorrise, afferrò la giacca di Max per tirarlo a sé e gli rubò un bacio durante l’inseguimento. Poi tirò fuori il rampino e si agganciò alla facciata di un palazzo, salutando Max a modo suo:

“E non metterci troppo.”

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Capitolo 6
*** Corvo ***


“Sei sicuro?”

Domandò Jacob tenendo la gabbia fra le braccia.

“Sono sicuro, tesoro.”

Rispose Max invitandolo a procedere. Jacob aprì la porticina metallica, infilò dentro il braccio e aspettò che l’uccello nero all’interno si aggrappasse. Il corvo gracchiò, avvicinandosi diffidente e infine salendo sul suo polso. Jacob sfilò il braccio dalla gabbia, assieme al corvo, e domandò:

“Ti mancherà?”

Max sorrise, infilandosi le mani in tasca: “Ho un altro corvetto adesso.”

Jacob gli rivolse un ghignetto, caricò il braccio, e infine lanciò il corvo in aria facendolo volare via – finalmente libero. Se adesso era lui quello a trovarsi nella gabbia di Max, nessuna prigione era mai stata più dolce.  

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Capitolo 7
*** Guanto di Protezione ***


“Fa molto male?”

Domandò Max con apprensione.

“No.”

Rispose Jacob a denti stretti, seduto di fronte a lui e osservando le gocce di sangue che scivolavano sul pavimento. Max sospirò e allentò la cinghia del guanto di protezione. Aveva già mandato a chiamare il medico. Era preoccupato. Cominciò a sfilare l’indumento, con delicatezza, e scoprì la ferita sulla mano di Jacob. Quei maledetti bastardi.

“Non temere tesoro, non è grave.”

Disse subito Max, per tranquillizzarlo, mentre gli scostava alcuni ciuffi di capelli dalla fronte. Jacob sollevò il viso e, seppur dolorante, gli rispose con un sorriso compiaciuto:

“Dovresti vedere l’altro.”

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Capitolo 8
*** Torace ***


Non riusciva spesso a veder dormire Max: quando lui si addormentava, Max era ancora sveglio; e quando si svegliava, Max era già in piedi. Un vero dilemma. E invece eccolo lì, adesso: sdraiato sotto le coperte, con un braccio dietro la nuca e gli occhi chiusi. Max si era addormentato così: era chiaro che non lo aveva previsto. Jacob era lì disteso al suo fianco, a guardarlo respirare, col torace che scendeva e poi risaliva; impercettibile. Non sapeva che ora fosse della notte, ma sapeva che nessuna ora di sonno valeva abbastanza quello spettacolo di cui voleva godere fino all’alba.   

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Capitolo 9
*** Guardie Reali ***


“Posso?”

Si lamentò Jacob. Max rispose paziente:

“Tesoro, dobbiamo passare inosservati…”

Jacob sbuffò. Erano seduti davanti a Buckingham Palace, in attesa del segnale per iniziare la missione. Ma avrebbero dovuto aspettare a lungo, forse ore. Ed era una noia mortale.

“Vado lì e gli rubo il cappello.”

Propose Jacob che aveva voglia di infastidire le guardie reali. Max trovò necessario, a quel punto, essere più convincente; perciò gli disse con tono serio, ma anche un sorriso sulle labbra:

“Se lo fai, niente massaggi stasera.”

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Capitolo 10
*** Rosso/Verde ***


“Roth è proprio uno stronzo.”

Disse un Blighter all’altro, mentre svuotavano un carico. Jacob si fermò, nascosto dietro l’angolo e col bottino in mano. Aveva preso ciò che doveva; stava andando via. Eppure…

“Lo so, è fuori di testa… gira voce sia pure frocio.”

I due Blighter risero sguaiati, e Jacob sospirò scuotendo la testa. Poggiò il bottino dietro ad alcune casse merci, tirò su il cappuccio, e uscì dal nascondiglio. Arrivò alle spalle dei Blighter silenzioso come pulviscolo e posizionò le mani sulla nuca di entrambi, perforandole con la doppia lama celata. I due caddero a terra come castelli di carta, ora finalmente quieti.

La missione era completata, adesso.

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Capitolo 11
*** Rampino ***


“Non ti fidi di me?” Chiese Jacob con la corda già tesa, fissata all’edificio di fronte, e una mano sporta verso Max.

“Non puoi tenermi con un braccio solo, Jacob…” Disse Max osservando dal parapetto i nove metri che li dividevano dal suolo.

“Ma certo che posso, ti stringo a me e facciamo un viaggio solo. L’ho già fatto.” Insisté Jacob, sicuro di sé.

“Con chi?” Chiese Max con sospetto.

“Un amico, qualche anno f-“

“E si è fatto male?” Lo interruppe Max.

Silenzio. 

“…ha perso una gamba nella caduta – ma stavolta è diverso, adesso so com-”

“Andrò a piedi.”

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Capitolo 12
*** Pianoforte ***


“Perché non provi tu?” Domandò Max lasciando scivolare le mani dai tasti del pianoforte alle cosce di Jacob, seduto sopra di lui col corpo rivolto verso lo strumento.

“Sarà orribile...” Rispose Jacob, schiacciando qualche tasto.

“Prova.” Insisté Max. “Ti do io l’ispirazione...” Aggiunse, e le mani si spostarono nell’interno coscia, fino al mezzo delle sue gambe.

“Mmh… questa mi sembra più distrazione che ispirazione.” Jacob sorrise, giocando a caso coi tasti.

Max gli baciò la schiena e con una mano gli slacciò i pantaloni, infilandosi al loro interno.

“Se non riesci a suonare, puoi sempre farmi sentire la tua voce…”    

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Capitolo 13
*** Alhambra ***


“Hai chiuso a chiave?” Domandò Jacob staccandosi dalle labbra di Max.

“Sì, darling…” Max sorrise e spinse Jacob sul divanetto lì accanto, facendocelo sedere. Gli attori sarebbero arrivati in un’ora, e i camerini erano il posto migliore per… soddisfare desideri improvvisi.

“Quanto tempo abbiamo?” Chiese Jacob con un ghignetto.

“Il necessario.” Disse Max inginocchiandosi davanti a lui e aprendogli le gambe. “Farò in fretta.” E abbassò il viso su di lui, cominciando a baciarlo da sopra i pantaloni. Jacob chiuse gli occhi, infilò una mano fra i capelli di Max e disse in un sospiro eccitato:

“Non troppo in fretta.”

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Capitolo 14
*** Balzo della Fede ***


Jacob saltò sopra al parapetto e studiò il perimetro dall’alto. Aveva già individuato un percorso con cui potersi intrufolare all’interno.

“Sicuro che vuoi andare da solo?” Chiese Max, avvicinandosi.

“Ti preferisco qui al sicuro.” Jacob si voltò verso di lui, accucciandosi sul parapetto.

“Non devi tenermi al sicuro…” Max sorrise, ora di fronte a lui.

“Permettimi di preoccuparmi. Solo per stavolta.” Le dita di Jacob sfiorarono il petto di Max in una carezza.

“Va bene tesoro… solo per stavolta.” Rispose Max, sotto sotto apprezzando la premura.

Jacob diede un’ultima occhiata al punto in cui sarebbe atterrato, e poi baciò Max sulle labbra. “Torno presto.” Jacob si lasciò cadere all’indietro, in un balzo della fede, e la risposta di Max si perse nel vento:

“Ti aspetto.”

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Capitolo 15
*** Corgi ***


Jacob era sdraiato sul letto e giocava con Desmond, mentre Max era seduto alla scrivania e cercava di concentrarsi su alcune bozze – fra guaiti e risate.

“Jacob… è proprio necessario che stia sul letto?” Domandò Max con un sospiro stanco.

“Desmond è pulitissimo.” Rispose Jacob, e Desmond gli leccò una guancia.

“Mh… ed è proprio necessario che sia tu ad occupartene?” Insisté Max.

“Si chiama dog-sitting, e vengo pagato per farlo.”

Max alzò il viso dalle bozze, colpì le carte col palmo della mano, ed esclamò brontolando:

“Se volevi essere pagato per farti leccare la faccia bastava chiedere a me.”
 

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Capitolo 16
*** Sindone dell'Eden ***


Evie chiuse a chiave la porta della camera segreta in cui la Sindone, per il momento, sarebbe stata conservata. Era la fine di un capitolo.

“Oh be’… alla fine è andata bene.” Disse Jacob con un sospiro, già pronto ad andarsene.

Bene è per i principianti.” Rispose Evie con un sorriso complice. Jacob ricambiò il sorriso, e si lisciò alcune pieghe sulla giacca.

“Se è tutto, allora… io andrei.” Fece Jacob, che aveva un appuntamento.

“…stai andando da Roth, vero?” Domandò Evie inarcando le sopracciglia, e Jacob non riuscì a fingere.

“Cos-? Roth, no. Perch-“

“Usate le dovute protezioni.”

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Capitolo 17
*** Lettera ***


Carissimo Jacob,
lo so che tu preferisci le parole alle lettere, ma a volte il mio cuore ha bisogno di tempo per riflettere, e di un pezzo di carta su cui trascrivere i pensieri, così che diventino impegni. Ho pensato a lungo negli ultimi mesi, e penso sia giunto il momento per me di dirtelo: vorrei che tu venissi a vivere assieme a me, all’Alhambra.
Non intendo come quando resti a dormire, o ti fermi per qualche giorno; quel che intendo è: voglio che questa sia casa tua. Il mio letto sarà il tuo letto, i miei mobili i tuoi, le mie ricchezze le tue ricchezze. Voglio che i miei spazi siano riempiti dalle tue cose, se ne hai da portare con te, che i miei silenzi siano colmati dal tuo umorismo acuto e divertente, e che durante le mie notti insonni io possa sempre voltarmi e osservarti dormire, trovando immediatamente pace.
Non ti voglio qui come ospite, Jacob, ma come compagno di vita.
Perciò, se vorrai dar-

Qualcuno bussò alla porta.

“Avanti.” Disse Max alzando gli occhi dalla lettera. La porta si aprì ed entrò Jacob: una mela in mano, un pezzo della stessa in bocca, che stava finendo di masticare, e un sorrisone sul volto.

“Ehi.” Fece Jacob.

“Ehi.” Fece Max, che sorrise non appena riconobbe la sua figura.

“Ti disturbo? Pensavo di fare una passeggiata…” Disse Jacob rimanendo sulla porta.

“Splendida idea, tesoro, ti raggiungo subito.” Rispose Max già spostando la sedia.

“Ma se… stavi lavorando non fa niente, eh.” Si affrettò a dire Jacob, avendo notato che Max stava scrivendo qualcosa prima che lo interrompesse. Max sorrise e scosse la testa, voltando sul retro il foglio della lettera e spostandolo a un lato della scrivania:

“Questo non è importante.” Max si alzò a prendere la propria giacca. “Al contrario, c’è qualcosa di cui vorrei parlarti mentre camminiamo…”

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Capitolo 18
*** Tirapugni ***


Jacob si trovava dietro le quinte del teatro, in piedi di fronte a un ampio tavolo su cui stava preparando l’occorrente per la missione. Mancavano solo le sue armi: Max gli aveva promesso che le avrebbe fatte vedere a un suo contatto di fiducia. Poi sentì dei passi farsi vicino, e da un angolo sbucò Lewis. Aveva qualcosa in mano.

“Ecco qui, signore. Le sue armi sono state migliorate e sono ora pronte all’uso.”

“Grazie, Lewis.” Disse Jacob osservandolo di sbieco.

Lewis poggiò le armi sul tavolo, dal lato opposto rispetto a Jacob ma spingendole verso di lui, e il ragazzo cominciò a controllarle e a montarsele addosso.

“Volevo solo aggiungere, signore, che Maxwell Roth è molto soddisfatto della vostra nuova… collaborazione.” Disse Lewis posizionando le mani dietro la schiena.

“Uh-uh, lo so bene…” Disse Jacob sollevando un angolo della bocca e infilandosi il kukri nella custodia dietro la schiena.

“Siete il suo partner più durevole.” Aggiunse Lewis cominciando a fare lentamente il giro del tavolo. E Jacob cominciò ad osservarlo con aria sospetta, allungando la mano verso il suo revolver.

“Pensavo quello fossi tu…” Rispose Jacob sollevando il braccio sinistro per controllare il peso della pistola. Poi distese il braccio, chiuse un occhio e incluse Lewis nel mirino. Lewis si fermò a pochi passi da Jacob.

“Direi che voi siete un tipo differente di… partner, signore.” Disse l’uomo; teneva ancora le mani dietro la schiena, e non mostrava alcuna particolare espressione sul volto.

“Mh.” Jacob abbassò l’arma e se la infilò nella custodia che pendeva dalla cinta, e passò alla sua canna di spada col pomello a forma di drago. Uno dei suoi preferiti. Cominciò a provare qualche affondo col bastone, e perciò sbracciò alcune volte, non curandosi troppo del fatto che Lewis fosse pericolosamente vicino e potesse colpirlo. Al contrario, era un modo per lanciargli una provocazione e metterlo alla prova.

“Qual è esattamente la natura della vostra relazione?” Chiese Jacob continuando a tagliare l’aria.

E Lewis rispose – sia alla domanda che alla provocazione.

A uno degli affondi, Jacob si sentì bloccare il polso che rimase a mezz’aria. Lewis lo aveva fermato, ed era adesso accanto a lui. Sulla mano che aveva bloccato l’ultimo affondo, Lewis indossava un tirapugni piuttosto voluminoso. Quello, e la forza con cui era stato capace di bloccare il suo colpo, fecero intuire a Jacob che era ancora un tipo in grado di difendersi.

“Professionale, signore. Nulla di cui preoccuparsi, le assicuro.” Rispose Lewis col primo accenno di sorriso, senza ancora lasciare andare il polso di Jacob. “Ora, meglio fare attenzione a provare queste armi qui dentro, non trovate? Qualcuno potrebbe farsi male…” 

Jacob aguzzò lo sguardo, e lo spostò da Lewis al suo tirapugni, e viceversa. Per il momento, gli avrebbe creduto. Perciò gli fece capire che voleva abbassare l’arma, e Lewis lo liberò dalla stretta. Jacob lasciò calare il braccio lungo il fianco, e agganciò il bastone a un passante della cintura. Le braccia di Lewis tornarono dietro la schiena.

“Dormirete qui anche stanotte, signore?” Domandò Lewis inclinando la testa.

“Senza dubbio.” Rispose Jacob infilandosi il berretto.

“Il signor Roth ne sarà estremamente felice.” Continuò Lewis, dando l’idea di voler essere lui, adesso, a provocare.

Jacob gli rivolse un’occhiata severa, volendo metterlo a tacere. Lewis sorrise, accettando l’avvertimento. Il suo dovere era concluso. Era stata una chiacchierata interessante. Non si considerava una minaccia per Jacob Frye, e Jacob Frye non costituiva una minaccia per lui. Perciò chinò appena il capo, e si voltò per lasciar solo il ragazzo:

“Farò cambiare le lenzuola.”

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Capitolo 19
*** Torta ***


Max aprì le tende e la luce del giorno colpì Jacob in pieno viso. Il ragazzo, ancora nudo nel letto, si tirò su le coperte fin sopra i capelli. Max rise e si avvicinò a quel bozzolo brontolante, sedendosi accanto a lui sul bordo del letto.

“Tesoro mio… ti ho forse strapazzato troppo stanotte?” Chiese Max accarezzandogli i capelli – l’unica cosa visibile.

Jacob brontolò ancora, abbassando le coperte per incontrare infine lo sguardo di Max, che gli sorrise strizzandogli una guancia: “Ti ho portato la colazione.”

Lo sguardo di Jacob, seppur ancora assonnato, si fece ora più interessato, e sul volto gli si dipinse un sorriso che anticipava meraviglie. “Dimmi solo il gusto.”

E Max si abbassò su di lui per rispondergli con un soffio nell’orecchio: “Battenberg.”

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Capitolo 20
*** Ciondolo ***


Jacob era sdraiato su di un fianco accanto a Max, un gomito piantato sul materasso e la mano che si reggeva il viso. Erano entrambi nudi, ed entrambi in vena di baci e carezze. Max stava giocando con le dita col ciondolo di Jacob.

“Non voglio imbarazzarti, ma… te l’ha mai detto nessuno che sei stupendo?” Domandò Max con gli occhi fissi su Jacob, contemplandolo in tutta la sua bellezza.

Jacob rise e si tirò indietro i capelli, scuotendo la testa e facendo finta di mettersi a pensare: “Mmh, vediamo… penso che tu me lo abbia già detto un po’ di volte.”

“Sarebbe un oltraggio non ricordartelo almeno una volta al giorno.” Sorrise Max, toccando coi polpastrelli anche la pelle del collo di Jacob. “Però devi promettermi…” Max lasciò la frase in sospeso.

“Cosa?” Chiese Jacob portando la mano sul pettorale di Max che cominciò a carezzare.

“Prometti di dirmi sempre se qualcun altro ti fa un complimento del genere.”

Jacob sorrise mordendosi il labbro inferiore, amando quel lato possessivo di Max, e domandò con tono ironico: “Perché sei geloso?”

“Perché così li uccido.”  

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Capitolo 21
*** Ballo ***


“Se ne sta andando?” Jacob domandò, bevendo poi un sorso di prosecco.

“No, si è solo alzato per parlare con delle persone.” Rispose Max, con entrambi i gomiti sul ripiano del bar. Il corpo rivolto verso la sala.

“Wow, questa roba sa di costoso.” Jacob tossì un paio di volte: il prosecco gli era quasi andato di traverso.

“Oh, lo è.” Fece Max mentre studiava i presenti in sala. Era una serata importante, l’inaugurazione di una nuova tratta ferroviaria. Un evento privo di attrattiva se preso da solo, ma Jacob aveva un obiettivo da eliminare durante i festeggiamenti, e poterlo accompagnare aveva reso tutto più eccitante.

“Sono un tipo da birra.” Rispose Jacob, voltandosi anche lui verso la sala e puntando gli occhi sul suo obiettivo, un templare: sulla cinquantina, con una folta barba e una faccia da stronzo.

“Provare qualcosa di nuovo ti farà bene.”

“Mi farà strozzare…”

Max sorrise, prendendo il bicchiere dalla mano di Jacob e bevendo da lì. Qualcuno parlò sul piccolo palco, ci fu uno scroscio di applausi, e poi l’orchestra cominciò a suonare. La sala centrale si riempì di coppie che ballavano.

“Stai benissimo stasera.” Disse Max a Jacob, guardandolo. Quell’abito formale gli donava davvero. Gli faceva venire voglia di strapparglielo di dosso.

“Mi sento un pinguino.” Jacob brontolò, poco avvezzo a indossare cose che doveva stare attento a non sporcare.

Max rise, trovandolo adorabile e sexy al tempo stesso. Era questo il fascino di Jacob: “Non mettere il broncio, ti rovina quel bel faccino…” E finì il bicchiere di prosecco.

“Si sta muovendo.” Fece Jacob, che era rimasto con gli occhi fissi sul templare. Con alcuni colleghi si stava spostando più in là in un angolo della sala. “Devo accorciare le distanze.” Aggiunse Jacob che stava già cercando un percorso per raggiungerlo che non suscitasse sospetti.

“In questo caso…” Max poggiò il bicchiere sul banco, e afferrò Jacob per un gomito, trascinandolo con sé.

“Che fai?” Chiese Jacob sorpreso. Si stavano infilando nel mezzo della sala centrale, fra le coppie che ballavano.

“Mi pare un buon punto questo, no? Hai una buona visuale?” Domandò Max mentre con una mano cingeva Jacob in vita, stretto a sé.

“Sì, ma…” Jacob si voltò verso il templare: si era fermato con gli altri in un angolo, a mostrare la sua collezione di sigari in teca. Lo vedeva bene da lì. “…che stiamo facendo?” Jacob tornò su Max, e si sentì improvvisamente più caldo in viso.

Max sorrise, perché aveva previsto quella reazione. Con l’altra mano afferrò quella di Jacob e cominciò a muoversi lentamente, con dei passi di base. “Stiamo ballando, tesoro.”

Jacob sospirò, rigido nei muscoli, e oltremodo imbarazzato. “Max…” Bisbigliò, guardandosi intorno per vedere in quanti li stessero osservando. “Il senso della missione era passare inosservati.”

“Stiamo ballando in mezzo a un sacco di altre coppie.” Fece Max, che si stava invece godendo quel momento. Il suo Jacob stretto a sé, della buona musica, il prosecco, l’abito da sera…

“Già… gli unici due uomini.” Protestò Jacob, che faticava a rilassarsi.

“Dimentica gli altri. Concentrati su di me.” Suggerì Max, stringendo la mano sulla schiena di Jacob.

“Ho un obiettivo su cui concentrarmi.” Ringhiò il ragazzo.

“Il tuo uomo è ancora lì a pochi metri di distanza, che beve e ride senza sapere che non vedrà mai l’alba. Ti avverto io se si sposta.” Max gli sorrise, sperando di riuscire a scioglierlo, e Jacob sospirò – ancora non completamente a suo agio. “Capisco che sia strano…” Aggiunse Max dopo alcuni istanti di silenzio. “Ma per me è difficile stare troppo a lungo senza toccarti. Specialmente quando sei vestito così.”

Jacob curvò le labbra in un piccolo sorriso, e scosse la testa. Le sue guance si tinsero leggermente di rosso, il che lo rendeva ancora più adorabile e sexy.

“Ti bacerei qui e adesso.” Disse Max senza peli sulla lingua.

“Max…” Jacob inclinò la testa.

“Lo so, lo so… non vuoi in pubblico.”

Jacob sospirò e poggiò la testa sulla spalla di Max, chiudendo gli occhi.

“Oh, tesoro mio…” Max lo strinse più a sé, protettivo. Si prese un attimo per godersi la sua vicinanza e il profumo dei suoi capelli. “Non devi curarti di nessuno… sono tutti degli idioti.”

Jacob rise e sollevò la testa, tornando a guardare Max negli occhi: “Anche gli idioti possono ucciderti.”

Max fece un verso di scherno schioccando la lingua. Poi lo sguardo gli cadde sul loro obiettivo nell’angolo. Sembrava il gruppo stesse per spostarsi. “Temo che il nostro ballo stia per concludersi.”

Jacob si voltò, vedendo il templare cominciare a dirigersi verso le scale. Guardò Max e annuì, pronto a sciogliersi dalla presa. Ma Max aumentò la stretta su Jacob, repentino, senza lasciarlo andare. Jacob lo guardò senza capire.

“Perdonami, piccolo, ma ho proprio bisogno di farlo.”

Jacob fece in tempo solo a rivolgergli uno sguardo confuso, e il resto avvenne troppo velocemente per opporre resistenza: Max si chinò costringendo Jacob a un casqué, e raggiunse il suo viso per baciarlo sulle labbra. Chiuse gli occhi e si godé quel breve istante, quel momento in cui si era preso la libertà di baciare il proprio ragazzo di fronte a tutti durante un evento pubblico. Sicuramente le coppie attorno gli avrebbero rivolto occhiate basite, scioccate, offese. Avrebbe fatto parlare di sé, come sempre. Ma non gli importava assolutamente nulla. Voleva solo gustarsi quei pochi secondi di anarchia, strappati a un pudore e a una morale in cui non si era mai riconosciuto. Sarebbe durato poco. Solo il tempo di un bacio. Ma era pronto ad affrontare le conseguenze di quell’audacia a cui aveva costretto anche il suo partner.

Perché Jacob si sarebbe arrabbiato.

Oh, quanto si sarebbero arrabbiato.

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Capitolo 22
*** Tavern ***


“Cosa ci fa una bellezza come te in una topaia del genere?”

Domandò una donna alta, riccia, e formosa sedendosi sullo sgabello vuoto accanto a Jacob. Non era una donna comune: indossava pantaloni, aveva un drink in mano, e non mostrava alcuna ombra di timidezza. Che fosse un mercenario in incognito? Uno scagnozzo di Starrick?

“Potrei chiederle la stessa cosa.” Rispose Jacob rivolgendole un sorriso, ma ancora in guardia. Di solito si recava in quel bar per bere qualcosa in tranquillità a fine giornata, o dopo una missione, ma questo era di certo una sorpresa.

“Oh, ma siete più dolce del mio rum…” La donna ammiccò e si scolò il bicchiere. “Perdonate la mia franchezza, ma… è stata una lunga giornata, voi siete un incanto e io mi sento sola…” La donna allungò una mano sulla coscia di Jacob, che cominciò a carezzare. “Vi va di prendere una stanza di sopra? Pago io.” Chiese la donna nel più dolce e sfacciato dei modi.

Jacob sorrise, in realtà lusingato, e bevve dalla propria pinta. “Desolato, ma sono già impegnato.”

La donna ritrasse la mano dalla coscia di Jacob con sguardo deluso: “Peccato… la mia solita fortuna.” Poi sorrise e inclinò il viso: “Qual è il nome della fortunata donzella?”

Jacob rise e scosse la testa, non sforzandosi nemmeno di mentire:

“Maxwell.”

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Capitolo 23
*** Kukri ***


“Solo una volta, per provare… faremo attenzione.” Disse Max accarezzando l’addome di Jacob seduto nel letto accanto a lui.

“Assolutamente no.” Rimarcò Jacob mentre affilava il proprio kukri.

“L’ho già fatto in passato, ti giuro che è molto eccitante…” Max baciò la spalla di Jacob.

“Niente armi durante il sesso, Max… tantomeno questa.” Rispose Jacob indicando il kukri.

“Mmh, neanche qualcosa di più piccolo e sicuro? Qualcosa che non ti spaventi ma ci faccia divertire?” Domandò Max salendo a baciargli il collo.

Il ragazzo pensò a quale arma corrispondesse a quella descrizione. E la trovò:

“Il tuo uccello andrà bene.”

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Capitolo 24
*** Cilindro ***


“Come sto?” Chiese Jacob facendo un giro su se stesso.

“Sorprendentemente bene.” Disse Evie ammirando il fratello vestito elegante e di tutto punto. C’era una prima all’Alhambra, e Maxwell gli aveva riservato un posto in prima fila.

“Sicura non vuoi venire?” Chiese Jacob in un ultimo tentativo.

“Non amo Shakespeare.” Rispose Evie facendo spallucce.

“E chi lo ama?” Disse Jacob sarcastico. “Bene, vado allora.” Aggiunse infilandosi il cilindro.

Evie però notò qualcosa, e lo fermò: “Aspetta…” Prese il cilindro dalla testa di Jacob e cominciò a ispezionarlo.

Jacob preferì mettere le mani avanti: “Magnifico, vero? È inutile che lo guardi, però, non te lo presto. È uno dei miei preferiti e comunque non ti donereb-“

Evie trovò un buco nel cilindro e ci infilò l’indice dentro per mostrare lo strappo. Jacob sgranò gli occhi scioccato:

“Miseriaccia!”

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Capitolo 25
*** Diario ***


Evie era salita in camera di Jacob per prendere delle munizioni. Pensava ci avrebbe messo un attimo, ma qualcosa aveva attirato la sua attenzione: fra i vestiti e le coperte, Evie aveva notato nel letto anche un quaderno. Un diario. Era stata colta dalla tentazione, e adesso teneva il diario fra le mani non sapendo se aprirlo o meno. Si ripeteva che lo stava facendo per Jacob, per controllare che fosse tutto a posto e non stesse nascondendo segreti scomodi, ma in realtà era solo curiosa.

“Al diavolo…” Bisbigliò Evie sedendosi sul letto e aprendo il diario all’ultima data, il giorno prima. Parlava di Roth e dell’ultima serata che avevano speso insieme. Non appena cominciò a leggere Evie si coprì la bocca con una mano, i suoi occhi si fecero grandi, le guance rosse, e il cuore cominciò a batterle più forte, colto dall’imbarazzo.

“Dio mio Jacob-“ Ripose il diario sul letto e si alzò, schiarendosi la gola con ancora le guance rosse. “È un miracolo che fossi già in grado di camminare stamani…”

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Capitolo 26
*** Glitch ***


Erano sdraiati sul tetto dell’Alhambra ad osservare il cielo. L’aria era fresca e il cielo pulito.

“Ancora niente…” Disse Jacob mentre stringeva la mano di Max.

“Pazienza, Jacob.” Disse Max baciandogli il dorso della mano.

“Se ne vedi una che desiderio esprimi?”

Max sorrise: “Se te lo dico poi non si avvera.”

Restarono in silenzio, a godersi la ricerca di stelle cadenti. Poi Jacob notò una luce strana nel cielo, improvvisa e discontinua.

“Ti sembra una stella cadente quella?” Jacob indicò a Max lo strano fenomeno.

“Mh…” Fece Max con tono curioso. “No di certo, mio caro... No di certo.”

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Capitolo 27
*** Canna di Spada ***


“Le mie mani non vanno bene?” Chiese Jacob aprendo il baule per rovistare fra gli oggetti all’interno.

“Prova con un oggetto. Non aver paura di farmi male.” Disse Max sdraiato nel letto, nudo e che fumava.

“Un oggetto per colpirti le chiappe…” Ripeteva fra sé Jacob mentre cercava fra la roba: un insieme di armi, oggetti dimenticati, antiquariato, ninnoli…

“Sentiti libero di provare, tesoro. Sono aperto a qualsiasi cos-“

“Questo.” Fece Jacob con in mano una canna di spada. Ottima fattura, elegante e resistente. Gli occhi di Max si illuminarono con un sospiro emozionato.

“Oh, mio caro… ce l’ho già duro.”

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Capitolo 28
*** Fabbrica ***


“Prendi tutto quello che vuoi ma non farmi del male!” Il mercenario templare era piegato sulle ginocchia quasi in lacrime. Uno spettacolo ridicolo.

“Lo sai che non funziona così.” Jacob teneva l’arma puntata contro di lui mentre ispezionava una fila di cappotti appena usciti dal rullo di fabbrica.

Il templare cominciò a pregare l’assassino: “Possiamo trattare, puoi avere la mia licenza, tutta la produzione. Solo-“

“Pensavo a un regalo. Per il mio partner.” Jacob afferrò uno dei cappotti e lo espose al templare. “Capelli neri, occhi azzurri, pelle chiara… dici che gli donerebbe questo?”

“…direi meglio quello sulla sinistra.” Il templare indicò un altro cappotto.

“Ottimo. Molte grazie.” Jacob prese il cappotto che gli era stato indicato e se lo mise in spalla.

Il templare riprese a tremare: “Ora, signore, se voleste lasciarmi andar-“

Jacob puntò la pistola in mezzo agli occhi del templare e sparò senza esitazione. Stava immaginando la faccia di Max quando avrebbe visto il dono che gli aveva portato. 

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Capitolo 29
*** Pinta ***


“Sei a tuo agio?” Chiese Jacob con la pinta di birra in mano.

“Oh, tesoro… non hai idea in che postacci sono stato in vita mia, prima del teatro.” Rispose Max seduto sullo sgabello davanti al piano bar del locale poco raccomandabile. “Non c’è posto che possa intimidirmi.” Max allungò la pinta verso Jacob, proponendo un brindisi.

Jacob sorrise, colpendo il vetro di Max e bevendo un primo sorso, pieno di schiuma. “Nel caso, lo sai…” Allungò una mano sulla coscia dell’uomo e sporse il viso per parlargli sulle labbra, prima di baciarlo. “Ti proteggo io da questi energumeni.”

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Capitolo 30
*** Baffi ***


Jacob era arrivato all’Alhambra col cuore che gli batteva veloce – e non per la corsa.

Era stata una giornata faticosa, ma ancora più faticoso era stato non poter vedere Max per una settimana, per via di una missione fuori Londra. Non appena arrivato, Max lo aveva accolto a braccia aperte nel suo studio. Si vedeva che era mancato anche a lui. Si erano mancati così tanto a vicenda che avevano usato la scrivania per il sesso. Non l’avevano programmato. Poi si erano spostati di sopra, nella camera di Max – che aveva fatto portare al piano la cena. Avevano cenato, parlato, Max gli aveva letto qualcosa, e poi avevano fatto di nuovo l’amore.

Era notte fonda ormai, Jacob era sdraiato sopra Max, i gomiti poggiati sul materasso e le mani sul viso del compagno. I loro petti respiravano quasi all’unisono. Entrambi si limitavano a guardarsi in silenzio, senza il bisogno di dire nulla, illuminati solo dal pallore della luna. Le dita di Max scorrevano sulla schiena di Jacob, e le dita di Jacob scorrevano sui baffi neri di Max. E nella mente del ragazzo scorreva poi un pensiero fatto di due sole parole, ma riguardo al quale avrebbe potuto parlare per ore. Un pensiero che avrebbe voluto far uscire dalle labbra, ma per cui non si sentiva ancora pronto. Jacob sospirò e sorrise a Max, gustandosi quelle parole nella mente, certo che prima o poi il momento giusto sarebbe arrivato, per dirgli:

“Ti amo.”

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Capitolo 31
*** Animus ***


“Max, che cos’è l’ani-animus?” Chiese Jacob cercando di pronunciare correttamente la parola. Stava leggendo un libro che Max gli aveva prestato.

“È latino. Deriva dalla parola anima, che indica lo spirito.” Spiegò Max, sorseggiando il tè.

“Mh. È una roba religiosa quindi…” Commentò Jacob voltando pagina.

“Non necessariamente.” Max sorrise. “Credi che gli uomini abbiano un’anima? O sei per il solo corpo?”

“Mmh, mi piacciono i corpi…” Rispose ironico Jacob, guardandolo con un sorriso malizioso.

Max rispose a quel sorriso: “Ma la personalità porta più lontano.”

Jacob chiuse il libro, si alzò dalla poltrona e raggiunse Max seduto al tavolo, chinandosi su di lui e rispondendogli all’orecchio: “Non temere, amo sia il tuo corpo che la tua anima.” 

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