Quattro anni dopo

di nouv84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ranma e Akane ***
Capitolo 2: *** Rimani ***



Capitolo 1
*** Ranma e Akane ***


“E allora la sera del matrimonio di Kasumi?”
“Oddio Ranma, avevamo detto che non ne avremmo mai più parlato: eravamo totalmente ubriachi..”
“Non mi sembra che ti sia dispiaciuto però…”
“Non ho detto questo…” avvampò “ma non sarebbe mai dovuto succedere!”
“Nessuna delle 3 volte?”
“No” rispose lei con tono imbarazzatissimo ma al tempo stesso divertito “Nessuna delle 3 volte…”
“Ok maschiaccio, ho capito l’antifona. Me ne vado a letto a casa mia.”
“Buonanotte Ranma, cerca di essere puntuale a lavoro domani…”
Le diede un bacio sulla fronte. “Io sono sempre puntuale!”
E se ne andò, lasciandola sola con i suoi pensieri: come erano arrivati a quel punto?

4 anni prima, dopo il matrimonio fallito.


Soun Tendo osservava il suo amato dojo devastato, la sua casa sottosopra e, sopratutto, pensava a quanto male dovesse stare la sua figlia più piccola.
Di tutte e tre le sue figlie, Akane, era quella che lo faceva preoccupare di più: Nabiki era totalmente indipendente e pronta alla vita, Kasumi era l'angelo del focolare: avrebbe trovato un buon marito e si sarebbe occupata totalmente di lui. Mentre Akane…beh i guai della sua piccola Akane dipendevano totalmente da una sua colpa.
Si rese conto che la situazione era arrivata al punto di rottura quando non la vide uscire per due giorni e due notti dalla sua stanza.

L’uomo aveva preso la sua decisione. Era tempo di dare una svolta alla situazione assurda che si era creata in quella casa.
Finirono di cenare quando, serissimo, abbassò le sue bacchette e disse “Kasumi, per favore, vai a chiamare tua sorella. Devo urgentemente parlare a tutti quanti”
“Va bene papà”
“Soun, amico mio, che sta succedendo?” Un preoccupatissimo Genma l’osservava con il timore di aver capito cosa stava per succedere.
Akane arrivò, pallidissima. Aveva gli occhi gonfi, sembrava non dormisse da mesi. Nessuno disse una parola. Ranma l’osservò, distrutto.
Le fece posto accanto a lei: entrambi avevano intuito che quello che stava per dire il capofamiglia li riguardava.

“Bene ragazzi” cominciò “immagino sappiate perché siamo tutti qui.”
Improvvisamente smise di parlare, mise le mani a terra e abbassò la testa talmente in basso da toccare il pavimento. Per la cultura giapponese quel dogeza rappresentava la scusa più profonda e sincera.
Kasumi vide quel gesto quasi umiliante e si mise le mani alla bocca mentre Nabiki, forse per la prima volta, sembrava scossa.
Ranma e Akane si guardarono, sconcertati.
Genma aiutò l’amico ad alzarsi “Soun cosa stai facendo...”
L’uomo riprese “Vi chiedo scusa ragazzi, sono tremendamente mortificato.”
“Papà…” Akane non sapeva cosa dire.
“Akane, bambina mia, chiedo scusa specialmente a te. Con la mia ossessione per questo matrimonio ho combinato un disastro e ti ho spezzato il cuore”
“Papà non è colpa tua!”
“Sì che lo è! Ho preso la mia decisione: da ora in poi non ci sarà nessun altro matrimonio, nessun fidanzamento. Nessun dojo da ereditare. “
“Tendo cosa stai dicendo!” Genma era pietrificato.
“Genma, amico mio, guarda cosa abbiamo fatto” disse indicando la casa e il dojo distrutti “guarda cosa abbiamo fatto ai nostri figli! Abbiamo anteposto il dojo alla loro felicità, non abbiamo mai tenuto conto di cosa volessero loro”
I ragazzi abbassarono lo sguardo.
“Akane” prese le mani della figlia “il dojo è tuo, ti spetta di diritto. Non ci sarà bisogno di nessun matrimonio: lo gestirai tu, con l’aiuto delle tue sorelle, se vorranno aiutarti. Deciderai tu se, come e quando sposarti. Io non interferirò mai più nella tua vita.”
Poi passò a Ranma “Ranma, ragazzo mio, tu per me sei come un figlio e voglio che tu e tuo padre rimaniate in questa casa con noi. Chiedo solo…” aggiunse guardando entrambi “che vi diplomiate.”
Akane non credeva alle sue orecchie: suo padre le stava dando fiducia. Il fatto che fosse nata femmina non era più un problema.
Ranma, invece, pareva scosso da quella decisione, si sentiva fuorioso. Si alzò e andò in camera sua senza dire una parola.

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Capitolo 2
*** Rimani ***


Il mattino seguente, con stupore di tutti, Ranma si alzò per primo e corse a scuola in silenzio senza neanche fare colazione.
A casa Tendo non volò una mosca. Akane, felice per la fiducia del padre ma decisamente scossa dagli avvenimenti degli ultimi giorni, decise deliberatamente di ignore tutti e tutto specialmente colui che, fino al giorno prima, era stato a tutti gli effetti il suo fidanzato.
A scuola tutti i compagni notarono lo strano comportamento dei due ragazzi e persino Nabiki decise di lasciare entrambi in pace, non vendendo la succosa notizia della rottura del fidanzamento. Ma, a sopresa, fu lei la prima a cercare di risolvere la situazione.

Quella stessa sera, dopo una silenziosissima cena, vide Ranma andare in palestra e lo seguì
“Sei arrabbiato con lei?”
“Ts, è perchè dovrei, anzi sono contento di non dover più a che fare con quella scema”
“Smettila Ranma, ti sei arrabbiato perché l’hai vista felice quando papà ha rotto il fidanzamento, vero?” Lui strinse i pugni e non rispose.
Nabiki riprese
“Ranma hai idea di cosa abbiano significato le parole di nostro padre per lei, per me e per Kasumi?”
Lui la guardò, stranito da quelle parole. “Che vuoi dire?” “Ranma tu non sai come era la vita qui prima del tuo arrivo. Era tutto un Oh povero Soun, con tre figlie femmine, che disgrazia! Cosa ne sarà ora del dojo dei Tendo? Dovrai impegnarti a trovare tre buoni mariti… Dopo la morte di nostra madre, poi, fu ancora peggio. Oh povero Soun: rimasto solo con tre bambine, che fine farete? Che fine farà il dojo?
Nabiki si fermò un attimo. A Ranma sembrò quasi di avvertire una rottura nella voce della mezzana Tendo ma no, non poteva essere da lei.

Nabiki riprese
“Agli occhi della gente noi non eravamo abbastanza, eravamo un povero fardello da sopportare, un male a cui trovare un rimedio.
Forse è per quello che abbiamo reagito tutte e tre in modo diverso: Kasumi si accollò il posto di nostra madre: rinunciando a tutto per occuparsi di noi. Io mi sono da subito adoperata per trovare i soldi per farci andare avanti mentre Akane, lo sai, si è buttata anima e corpo nelle arti marziali, sperando che papà la notasse. Sperava che capisse che non gli serviva un figlio maschio per poter portare avanti la palestra. Voleva essere lei a ereditare il dojo e farlo andare avanti.
Poi, quando arrivasti tu, 3 anni fa, e lui ci disse che una di noi ti avrebbe dovuto sposare, lei capì che tutti gli sforzi e i sacrifici di quegli anni non erano serviti a un bel niente. Si sentì di nuovo come tutte noi: un’inutile figlia femmina. Forse è per quello che all’inizio odiava così tanto l’idea del fidanzamento con te, sai?
Capisci ora perché ieri era così felice?”

Ranma rimase a bocca aperta: lui e Akane avevano parlato spesso ma mentre lui le aveva spesso confidato delle difficoltà dei viaggi con suo padre, delle privazioni, degli allenamenti massacranti, lei non gli aveva mai raccontato questa parte della sua vita, non gli aveva quasi mai detto di come era stata la sua infanzia e di quanto doveva aver sofferto.
Tornò un attimo alla realtà e notò che Nabiki se ne stava già andando.
“Ehi, dove vai?”
“Non è con me che devi parlare, cognatino!”
Lei alzò la mano e lo salutò.

Quella sera lui non riuscì proprio a prendere sonno: aveva sempre saputo dell’antipatia di Akane per i ragazzi ma non aveva mai ben compreso il motivo e non aveva mai associato questo rifiuto al fatto che suo padre non l’avesse ritenuta degna della palestra. Si sentì molto in colpa nei suoi confronti e cominciò a capire l’entusiasmo delle tre sorelle Tendo della sera prima: nonostante il corpo di Ranma si trasformasse spesso in quello di una ragazza, non aveva mai dovuto subire questo tipo di disagio. Rimaneva pur sempre un uomo.

Sentì urgente il bisogno di parlare con lei e chiarire. Uscì dalla finestra e, nonostante il terrore di essere scoperto e frainteso, entrò nella sua camera. La osservò per una decina di minuti, la vide minuscola sotto le coperte e si ricordò di quanto era piccolo e freddo il suo corpo quando, pochi giorni prima, l’aveva vista praticamente morta sul Monte Hooh. Col matrimonio “improvvisato” e la decisione improvvisa di Soun, non aveva avuto modo di ripensare a quei maledetti giorni in Cina. Un brivido lo attraversò e ringraziò tutti i Kami per non averla persa.
Si decise a svegliarla.
“Akane...ehi...Akane…”
“mmm... Ranma?”
“No, no… non pensare male eh!” Avvampò. “Scusa se sono entrato dalla finestra ma ho bisogno di parlare con te...”
“Parlare Ranma?”
Lei gli fece uno di quei sorrisi che sapevano metterlo Ko e le ultime difese di Ranma crollarono. “Hai ragione Ranma” continuò mettendosi seduta sul letto e invitandolo, con la mano a fare lo stesso “devo scusarmi con te”
“Scusarti Akane? Per cosa?”
“Per tutto quanto. Non ci siamo parlati molto dalla Cina. C’è stato quello stupido matrimonio organizzato… scusami… è stata una cosa veramente sciocca. Fortuna che non c’è più il fidanzamento, così sarai libero di poter vivere la tua vita liberamente.”
Rimase spiazzato. “Akane… stai dicendo che me vuoi che me ne vada?”
“No, Ranma” riprese “non te ne andare, ho bisogno di te qui: gestisci il dojo con me, lo faremo insieme.”

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