The Emotions Inside Me

di rosalielena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***
Capitolo 3: *** Parte Terzo ***
Capitolo 4: *** Parte Quarta ***
Capitolo 5: *** Parte Quinta ***
Capitolo 6: *** Parte Settimo ***
Capitolo 7: *** Parte Sesta ***
Capitolo 8: *** Parte Ottava ***
Capitolo 9: *** Parte Nona ***
Capitolo 10: *** Parte Decima ***
Capitolo 11: *** Parte Undicesima ***



Capitolo 1
*** Parte Prima ***


Iniziare un nuovo cammino spaventa.

Ma dopo ogni passo che percorriamo

ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi."

-Roberto Benigni-
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Emily Bonnet era sempre stata forte, lei aveva speso tutti i suoi 25 anni dietro un sogno, un potere, un'indipendenza. Si era costruita e forgiata basandosi sulla sua testa e sul cammino dei suoi ideali. Aveva sacrificato tutti i suoi sentimenti pur di essere quello che era diventata con fatica. Non si era mai fatta "distrarre" da nulla che non fosse il suo futuro e la sua vita.
Aveva scelto quella strada perché voleva essere indipendente e libera.

Un futuro prestabilito che l'avrebbe portata dove d'altronde era arrivata! Essere la direttrice del più famoso brand pubblicitario di tutta Manhattan non era facile!
Si era trasferita dal suo paese nativo per studiare all'Università all'età di 18 anni, per poi partirne una volta finito per l'America. Il cambiamento dall'Italia all'America l'aveva resa ancor più rigida e fredda. Facendo in modo che si concentrasse esclusivamente sul lavoro. La libertà e l'autonomia erano i suoi "cavalli di battaglia". Si era sempre appoggiata al detto della madre di non dover mai dipendere da nessuno.

La madre di Emily si era separata dal padre quando lei aveva 3 anni. Con il tempo Emily aveva imparato ad amare in modo diverso entrambi, era cresciuta con la madre: essa ne era una radicale femminista a tutti gli effetti; sempre pronta a difendere la sua libertà a tutti i costi! 
Emily adorava il fare "spicciolo" della madre Fiona, il suo essere anticoncezionale e determinata. Invece la relazione con il padre Wesley, nativo americano, era molto diversa. Emily aveva dovuto adattarsi al suo modo di fare, scoprirlo e analizzarlo, lei lo correggeva lo cambiava, ma con la crescita un po' d'entrambi avevano imparato ad andar d'accordo nonostante i due caratteri opposti.

La nostra protagonista veniva lodata come la "scapola d'oro" di tutta Manhattan, le pubblicità che vi uscivano dall'agenzia passavano dalle sue mani, nonostante di fatto non ne era il capo!

Il grande capo era Julian FoRd Reeys, che direttamente dall'Ecuador alla veneranda età di 28 anni decise di trasferirsi in America per fondare quella che adesso era la "FoRd Reeys Publication". Anche lui è uno "scapolo d'oro", tanto da ricoprire copertine su copertine, soprattutto per il suo orientamento sessuale non del tutto definito. A Julian non interessa lo scalpore che può provocare il suo comportamento; ama che la gente parli di lui, perché sa benissimo che questo in un qualche modo vi porterà del profitto! Emily invece tentava in tutti i modi di non far parlare di sé, odiava ogni forma di giornale di gossip, e anche le persone che si interessavano non legittimamente della vita altrui pur di sentirsi meglio con sé stesse. Allo stesso modo, Emily ammirava il modo  modo loquace e sbarazzino del suo capo, lei voleva proprio come lui infischiarsene dei paparazzi e dei loro atteggiamenti, ma non riusciva. Emily era del tutto diversa da Julian tanto da esser denominata come la "regina di ghiaccio della pubblicità", mentre il suo capo "il re del gossip pubblicitario".

Vi chiederete come mai una come Emily sia diventata la "protetta" del capo di una così grande compagnia?!

In realtà la risposta è molto semplice. Agli esordi della nascita dell'azienda, Emily cercava lavoro e Julian aveva bisogno di un po' di fortuna, così quando vide la ragazza venirgli incontro lungo la strada affollata con un piccolo quadrifoglio di portachiavi tra le mani, Julian si sentì ispirato a tal modo da farla e costruirla come prima dipendente dell'azienda; però nel continuare il suo intento il capo si rese conto di quanto Emily ne era già portentosa e geniale da sé, tanto da nominarla subito direttrice indiscussa.

Tra di loro non c'era assolutamente nulla di intimo, se non una stranissima amicizia.
Emily non era mai stata capace di gestire i suoi sentimenti o emozioni.

Emily non aveva mai avuto veramente una relazione amorosa, ne sentiva spesso l'esigenza o il peso della solitudine. Compativa però quanto fosse stressante e quasi impossibile relazionarsi con il suo comportamento, sapeva quanto era fastidiosa! Lei aveva continuamente difficoltà nell'esprimere "qualsiasi cosa" se non la sua solita e continua rabbia, ira e noia. 
Adesso aveva tutto: il lavoro che le piaceva; il potere che voleva; la stima; l'indipendenza; la libertà; ma sentiva che le mancava qualcosa! Qualcosa di molto profondo! A lei mancava ogni stimolo, mancava la giovinezza, la leggerezza! Eppure, ogni volta che provava ad approcciare con un qualche ragazzo non riusciva a vederne nulla d'interessante. Era come se qualcosa la frenasse; come se non fosse il tempo giusto! Certo, non voleva rimanere per tutta la vita da sola, ma qualcosa la convinceva che nessuno fin ad allora era mai stato abbastanza capace di capirla.

La madre le aveva sempre detto di non appartenere a nessuno, e che l'amore per quanto bello finiva per ridursi in dominio. Così che dove le altre ne vedevano gioia, sdolcinatezza, lei finiva per vederne sempre un po' d'amarezza. Spesso si era chiesta se fosse sbagliata per il mondo; per il sistema; ma non riusciva a darne una risposta, finendo per sentirsi come un "pesce fuor d'acqua in un mondo di sola acqua!"

Reputava sincera una sola amica Viola, tutte le altre sembravano contorno! Viola nella sua espressività sempre imbronciata la ispirava, consolava e spesso insegnava. Viola aveva scelto di trasferirsi in America dopo aver visto Emily stare bene nonostante la lontananza da casa. Si conoscevano fin da bambine, avevano studiato insieme alle elementari e alle medie, non avevano mai davvero perso i contatti l'una nei confronti dell'altra, nonostante di fatto fossero completamente opposte.

 

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Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


Quel giorno sarebbe stato difficile gestire l'azienda, un via vai di persone intente non al fare ma più al muoversi insistentemente!
Emily odiava tutto quel movimento inutile, lo pensava inutile "un vero e proprio spreco d'energie", visto tutto il lavoraccio che lei stessa aveva fatto per organizzare ogni minimo dettaglio alla perfezione.

Qualcuno bussò alla porta. 
< Direttrice mi scusi, devo comunicarle che i colloqui stanno per iniziare> Disse la sua segretaria Chang, di origini cinesi tutta "tacchi e punte". 

Chang la odiava e naturalmente Emily lo sapeva benissimo, perché la nostra protagonista odiava quasi tutti indistintamente. 
Il fatto di esser la dirigente le giovava una serie di favoritismi come ad esempio: il non dover far finta di amare ciò che non amava - come invece facevano la maggior parte delle persone in quell'azienda, ipocrite fino al midollo.

Era stato indetto un bando di concorso per l'assunzione di una serie di dipendenti addetti alla comunicazione e traduzione estera, capaci di mediare e interagire 
Si presentò il "fior fiore" dell'accademia di lingue e mediazione e molti altri.

Emily aveva nominato qualcuno per fare tutti i colloqui. Sarebbe stato sfiancante ma vi avrebbe partecipato comunque! Lei era così! Voleva e pretendeva di avere tutto sotto controllo, anche se spesso non era affatto di sua competenza; non era obbligata ad occuparsi ogni volta di: disegni, colori, sponsor, conteggi, dei modelli e tutte le altre cose, eppure lo faceva ! Lei aveva deciso di cedere anima e corpo a quel suo lavoro e così stava facendo!
I suoi orari di lavoro erano variabili, avrebbe anche potuto sceglier di non presentarsi per giorni. Invece Emily era sempre presente per supervisionare, rimproverare, analizzare, cambiare, strutturare e definire. Sapeva benissimo che alle sue spalle i dipendenti la prendevano in giro e la insultavano dandole della "serpe velenosa", della "vipera" o della "snob"; ma Emily non poteva e non voleva far nulla per cambiare le cose, visto che proprio quel suo modo di essere una dura le permetteva di intimorire la gente intorno per tenerla abbastanza distante.

Dominic POV.

Dominic osservava tutto e ascoltava con molta curiosità ogni persona vicina, sapeva benissimo che il primo passo era quello d'interessarsi il più possibile alle dinamiche dell'azienda. Si era informato su ogni persona importante dell'impresa, voleva canalizzare nella sua mente tutte quelle importanti nozioni. Nessuno gli faceva paura in particolare! Certo, ritrovarsi vicino una come quella Emily Bonnet di cui tutti parlavano nelle riviste non sarebbe stato il massimo! Ma era abbastanza sicuro di sé per non preoccuparsene più di tanto! 

Era pronto e preparato, aveva rivisto tutte le cose necessarie per ottenere quell'assunzione, avrebbe davvero fatto di tutto pur di entrare in azienda, gli servivano i soldi e gli serviva ottenere un posto in un qualsiasi "buco" che gli avrebbe permesso di avere uno stipendio stabile e fisso. Si era "erroneamente" laureato in comunicazione, lui odiava quella facoltà, ma per compiacere e per continuare ad approfittare dei soldi dei suoi genitori aveva deciso di continuare fin alla laurea. Adesso si era trovato a fuggire dai suoi e da tutto quel passato che gli opprimeva le notti e gli stringeva il cuore al pensiero. I suoi genitori in Normandia l'avevano lasciato senza una "lira", perché non aveva intenzione di continuare il lavoro che si tramandano da generazioni in generazioni nella sua famiglia. Prima del suo trasferimento era finito in un "brutto giro", ma alla fine ne era uscito -non proprio facilmente-. 

Nel mentre aveva conosciuto Ian, con il quale aveva deciso di trasferirsi prima a Minneapolis e poi a Manhattan, l'amico l'aveva fatto iscrivere su un sito "d'incontri" pur di guadagnarne un "gruzzoletto" ogni tanto.
Era pronto a tutto pur di non cedere ai suoi genitori, ma alla fine si era ritrovato a dover sfruttare quella laurea che non aveva mai amato; ma questa volta entrare in quell'agenzia gli avrebbe permesso di dare uno schiaffo morale e quei due che si era ritrovato per genitori.

Non gli dispiaceva il "sesso a pagamento", perché riconosceva le sue doti da millantatore e ammaliatore, ma voleva qualcosa di più stabile economicamente, soprattutto dopo le accuse e calunnie dei genitori. Loro l'avevano fatto condannare con tanto di processo per diffamazione sul cognome e della casata. Adesso gli toccava pagare un bel grosso risarcimento danni, visto che lui aveva dato fuoco ad un loro edificio di loro proprietà. 

La signora e il signor Blak Sttat erano molto apprezzati e non a caso anche molto ricchi, ma lui odiava ogni cosa di loro! Lui odiava la sua vita precedente!

Era pronto e preparato continuava a ripetersi. Aveva letto tutto quello che poteva riguardare la FoRd Reeys, e di certo non temeva il confronto con nessuno!

Quando in sala vi entrò quella che riconobbi come Emily Bonnett -"la direttrice velenosa"-, tutti la osservarono come se fosse un'aliena, per poi far diverse espressioni falsamente sorridenti rivolti nei suoi confronti.
L'ipocrisia della gente era impressionante, quelle persone sorridenti poco prima erano quelli che la cercavano malamente.
Il suo stile era molto retrò ma nulla paragonato alla sua glacialità.
La direttrice con un cenno frizzò tutti!  Sembrava un robot dentro dei vestiti vecchi. Non era una ragazza di 25 anni era una quarantenne con la carta d'identità sbagliata!

 

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Capitolo 3
*** Parte Terzo ***


Emily POV.

Disse la capo addetta alle assunzioni.

La salutai con un cenno del capo. Avevo passato ben tre giorni a scegliere tra tutti i dipendenti quelli più adatti al compito, e con fatica avevo scelto di nominare lei solamente perché era quella più puntigliosa fra tutti. Per quanto loro mi odino, conoscevo affondo ogni dipendente.

Mi decisi a sedermi composta in prima fila con la Chang al seguito, volevo poter supervisionare ogni colloquio; ero sempre stata a tratti snervante e quello di certo non sarebbe stato un giorno diverso da tutti gli altri!

Con un cenno della mano diedi il via ai vari colloqui, iniziando quel lungo "calvario" pieno di parole spesso inutili.

Molti coraggiosi avevano provato ad avvicinarsi, ma la Chang aveva il compito di non permetterlo. Certo, tranne per quanto riguardava Viola, lei lavorava da un anno in questa azienda, era una designer davvero molto brava.

Espresse a bassa voce la rossa sedendosi al mio fianco.

<"V"!> La nominai.

Chiese avvicinandosi al mio orecchio.

< Di cosa ti sconvolgi? È sempre stato così!> Ammisi poco sorpresa ghignando.

< Dicono che tu non sai parlare con gli uomini e fai tanto la dura ma poi non concludi nulla!> Finendo per guardare la mia espressione preoccupata.

< Lo sai che non m'importa nulla!> Dissi senza neanche guardarla.

< Si ma, quell'imprenditore polacco con cui sei stata paparazzata, si è incattivito con te.... perché non ti sei concessa > Espresse a bassa voce ma sottolineandone l'ultima parte. Ammise lei un po' impaurita dalla mia possibile reazione.

La guardai accigliata. Cosa mai avrebbe potuto dire in un'intervista sul mio conto quel "maiale"?!

La spronai con un gesto della mano a continuare il suo discorso. Ammise con fare molto preoccupato, cosa che non era da Viola. Lei era sempre molto ansiosa, ma mai a tali livelli da mostrarlo davanti a tutti così scontatamente.

<. La Bonnet si fa dominare>>

Eccone il titolo in prima pagina, quel polacco aveva detto che io ero una da "scopata facile" e che mi piaceva farmi dominare. A quanto pare aveva espressamente pronunciato che ero un demone in ufficio ma sotto le coperte mi trasformavo in un angioletto. Non solo quel "lurido" durante un incontro di lavoro aveva provato in tutti i modi "ad attaccare bottone", ma si era anche preso la briga di testimoniare contro la mia dignità di donna.

La mia amica mi guardò chiedendomi con gli occhi cosa avevo per la mente.

Ero così sconvolta da non aver una sola risposta, ma tantissime possibili risposte da darle! 
Fu proprio lì che ebbi un'illuminazione.

Ammise l'addetta alla stampa, sogghignando sottobraccio con un'altra sua collega, passandomi indisturbate di fonte.

Cercai d'individuare il ragazzo in questione.
Che dire era carino!
Aveva i capelli ricci e color mogano, era vestito con stile; perché il nero non guasta mai!
Emanava una bella aurea, mi accorsi che quel tizio stava attraendo l'attenzione di tutte solo in quel preciso istante, non mi ero resa conto di tutto quel farfugliare sulla bellezza del ragazzo in questione .

< Si è figo vero?!> Ammise sincera la mia amica, dopo aver notato la direzione del mio sguardo. Non gli risposi perché avevo per la mente una curiosità.

Chiamai la Chang con un cenno, lei subito -sopra quei suoi tacchi un po' traballanti- si presentò davanti la mia figura.

< Vedi quel candidato? Voglio che mi porti il suo curriculum!> Lei annui sorridendomi falsamente per poi incamminarsi verso i banconi dei colloqui, afferrare un fascicolo e portarmelo frettolosamente.

<È laureato in comunicazione!> Ammise sorpresa "V", spiando i documenti.

La guardai torva. Odiavo i pregiudizi da "copertina".

< Sono sorpresa non sembra uno, da laurea!> Giustificandosi e peggiorando la situazione, cosa che comprese visto che distolse lo sguardo sistemandosi comoda sulla sedia.

Aveva svolto una serie di lavori come il cameriere, il barman, il buttafuori, ma non aveva alcuna esperienza in comunicazione nonostante avesse già una laurea.
La cosa che mi straniva visti i suoi 29 anni, avrebbe potuto già trovare lavoro nel settore vista l'età, eppure non c'era alcun riferimento!

Riconsegnai i moduli alla Chang.

Non ero mai stata molto magnanima. Cosa che mi portava parecchi sensi di colpa, ma finivo sempre per farmene una ragione per ogni mio comportamento.

La Chang non esitò un attimo, riposizionò i fascicoli sulla scrivania e comunicò al capo addetta alle assunzioni quello che gli avevo ordinato. Nessuno si scompose più di tanto, visto che tutti conoscevano i miei modi e il mio fare, questo era tipico di me! 
Penso si siano arresi da parecchio tempo nel cercare di capirmi.

Viola non pronunciò parola, si limitò a guardarmi facendo spallucce, per poi prendere il cellulare e smanettarci sopra con l'intento di messaggiare con qualcuno.
Sembrava interessata, forse stava chattando con Natty il suo ragazzo da due anni. L'invidiavo follemente, la loro relazione nonostante i normali scleri da coppia era salubre e normale, nonostante la distanza.

Credo che Viola sappia quanto li adori, ma non avevo mai trovato il coraggio di dirglielo. In fondo al cuore volevo anch'io qualcuno con cui condividere tutto, se non gli stessi sorrisi, invece ero sempre più sola in un mare di gente. Ero pur sempre popolare, in voga, potente, ma pur sempre in solitudine!

Persa nei miei pensieri, udì uno sbattere rumoroso di una mano sul tavolo e un urlare da voce maschile.

 

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Capitolo 4
*** Parte Quarta ***


Quel ragazzo di nome Dominic si era alzato dalla sua sedia, infuriato come una "bestia", per aizzarsi contro l'addetta alle assunzioni. Quella povera ragazza sembrò intimorirsi stringendosi con le spalle. Lui aveva gli occhi di tutti addosso, lo guardavano sconvolti.
Gli atti di violenza non erano tollerati né da me né da Julian - che per il momento non poteva esser presente-. Non avevo pensato ad una possibile reazione del genere!

Ogni suo nervo sembrava in tensione, l'avevo messo alla prova e lui ne stava uscendo come un vero stupito solo pieno di sé.
Eppure speravo che fosse intelligente! Per "combattere" e farsi sentire di solito le persone sagge  usano le parole, si vede che lui non ne era in grado !

Ero annoiata, la gente mi guardava aspettandosi da me una plateale reazione.
Mi piazzai davanti l'addetta, e con un gesto le feci intendere di filarsela, di fatti non fiatò neanche liquidandosi velocemente dalla stanza. Mi sistemai la giacca che avevo messo sopra le spalle senza infilarne le maniche, i capelli lunghi erano legati come tutte le volte a lavoro, mi sforzai di sembrare elegante come sempre.

Lo guardai, sapevo quanto le mie espressioni facciali potessero far intimorire la gente che mi circondava.

Lui sembrava ancora immobilizzato, come colpito da un "filmine a ciel sereno"!

Forse mi conosceva?

Forse era intimorito da me?

Forse aveva letto di me? Il che non mi lasciata affatto sconvolta. 

Spesso finivo davanti a gente del genere, non m'intimorivano le urla né le manifestazioni d'aggressiva, visto la mia capacità nel rispondere altrettanto allo stesso modo!
In quell'azienda ero l'unica a gridare e sgridare, potevo permettermelo visto tutto il lavoro che facevo!

Intimai senza staccare mai i miei occhi da quelli del ragazzo di fronte.
Percorsi la sua linea con la mano propensa, così da fargli intendere di sedersi come avevo appena fatto anch'io.

Ci fu per dei minuti interminabile un silenzio glaciale. Cercai d'intimorirlo con il mio sguardo, ma lui sembrava non voler cedere.
Era sicuro di sé a tal punto da mantenere fisso lo sguardo? Oppure, era così stupido da prendermi sottogamba?  O era così tonto da non interessarsi del personale della stessa agenzia per il quale si stava presentando?

< Sai che ruolo svolgo dentro questa azienda?> Chiesi curiosa.

< So chi è lei, direttrice! Ho letto tutto, non sono stupido! Nonostante la sua addetta alle assunzioni mi abbia in modi alternativi espresso quanto creda che io lo sia; solamente perché non ho alcuna esperienza!> Ammise lui rilassandosi con le sedia dopo aver detto finalmente quello che pensava .

Parlava bene!
Era ingenuo? Oppure abbastanza  sicuro da reggere il mio sguardo?
Era sicuramente diverso da chiunque in quella stanza!

< Arriviamo al punto, dato che io avrei davvero molto altro di cui occuparmi! Sono stata io a dire alla mia sottoposta di non assumerla!> Propensi forse istigandolo. Adoravo le sfide e soprattutto chi sapeva reggerle; anche se lui non sembrò affatto colpito dalle mie parole. Mi incuriosiva! Espressi come se gli stessi facendo un favore. <... sul tuo curriculum c'è scritto che lei si è laureato con il massimo dei voti a 25 anni, cosa che dovrebbe esprimere la sua intelligenza, ma invece come abbiamo appena visto forse non è cosi!...Comunque, non ha mai praticato neanche una volta! Il che mi lascia al quanto stupita, conoscendo il mercato del lavoro americano!> Mi bloccai guardando la sua espressione. Lui se ne stava fermo immobile quasi inespressivo cosa che m'istigò a continuare . < Ho visto che ha svolto tutt'altri lavori, il che mi lascia comprendere che non ha alcun'intenzione di svolgere il lavoro per il quale si è laureato, e quindi per il quale sta facendo colloquio! Trovo la cosa molto incoerente! Certo non sono assolutamente nessuno per dirle cosa fare della sua vita, ma noi non assumiamo persone che non hanno la voglia di lavorare dinamicamente e con passione!> Immisi senza muovermi neanche, con una calma che mi raffigurava perfettamente. Nessuno fiatava, se non quella intollerabile mosca che continuava ripetutamente a schiantarsi su per il lampadario vecchio stile appena lucidato.

Lui sembrò in difficoltà, ma solo per poco, stava sicuramente cercando le parole più adatte per rispondermi. Sapevo bene come mettere a disagio la gente con il quale m'incattivisco, non avrei voluto farlo, ma qualcuno doveva pur intervenire!

< Il suo curriculum dice che non ha alcun lavoro da un anno, come riesce a mantenersi signor Dominic Blak Sttat? Sempre se posso?!> Chiesi sprezzante. Non sapevo perché stavo di fatto continuavo un dialogo, dopo averlo del tutto asfaltato con delle semplici parole.

Lui sembrò accennare un sorriso, provocandomi una vena d'ira. Non c'era nulla da ridere! O forse ero io che non ne capivo l'ironia! Comunque mi sentì presa in giro.

< Signorina Bonnet direttrice del FoRd Reeys Publication, ognuno ha le proprie motivazioni e io come chiunque altro al mondo ho a mia volta le mie per non aver cercato o voluto alcun lavoro legato alla comunicazione! Le persone si evolvono, cambiano continuamente opinione su tutti e su tutto; si stupirebbe anche lei se provasse a farlo ogni tanto! Ma certo, essere tutta d'un pezzo deve apportarle davvero tanto "o meglio" tantissimo sforzo, cosa per il quale io credo di non essere adeguato a questo lavoro! Ha pienamente ragione! Di fatti non ho alcun fastidio a dirle che in questo anno ho venduto il mio corpo per sesso a pagamento!> Ammise fiero delle sue parole, alzandosi dalla sedia, salutando tutti con un inchino e uscendo piano dalla porta, come se di fatto stesse sopra un palco scenico dove lui ne era stato protagonista. 

Parlavano la stessa lingua eppure io non ero riuscita a comprenderlo!

 

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Capitolo 5
*** Parte Quinta ***


Si era preso gioco di me sfruttandone quello che mostravo di essere a qualsiasi persona! Ero arrabbiata perché nessuno mi aveva mai detto delle cose con così tanta foga e sincerità. Mi aveva letteralmente "demolito"! Certo, non l'avrei mai dato a vedere a qualcuno, ma era stato davvero pratico con le parole tanto da causarmi una curiosità mai avuta. Mi alzai lentamente dalla sedia, stavo cercando di darmi una spiegazione valida per ammettere che le deduzioni del ragazzo non erano veritiere, ma era tutto reale! Io ero esattamente come lui mi aveva descritta! Sapevo comunque di non esserne sconfitta; avevo già da tempo accettato quella monotonia e menzogna nella mia vita! Avevo il mio lavoro, il mio stipendio e tutto quello che desideravo, non mi mancava assolutamente niente! Tutti mi fissavano, non pronunciai parola, era strano perché mi sentivo a disagio -forse per la prima volta-! Ero ancora ispirata dall'enigmatica situazione con quel ragazzo, tanto da dirigermi nel mio ufficio per non darlo a vedere, seguita dalla mia amica e la Chang. Mi sedetti velocemente sulla poltrona della scrivania, ordinai alla segretaria di rimanere fuori la porta, mentre Viola non si lasciò ordinare proprio nulla ed entrò spavalda nell'ufficio per poi chiudersi la porta alle spalle. < Mi piace tantissimo!> Ammise euforica, saltellando sul posto con il cellulare ancora tra le mani. < Di cosa parli?> Chiesi prendendo fra le mani due fogli tanto per lasciarle credere che non mi aveva assolutamente colpito tutta la faccenda. Lei però mi conosceva troppo bene; spesso finivo per dimenticarmene! < Ascolta non fare l'allocca con me Emi, sappiamo bene quanto ti abbia incuriosito quel tipo!> Borbottò. < Non m'importa, sappiamo entrambi quanto sia controproducente per l'azienda un elemento del genere!> Provai a concludere. < Si sempre le solite cavolate, ma come fai a pensare sempre e costantemente al lavoro?> La guardai strizzando gli occhi indispettita, ma lei iniziò a ridere di gusto. Spesso finiva per insultarmi in modo gratuito, ma poteva altamente permetterselo dato che era la mia unica vera amica! < La mia piccola viperetta> Ironizzò avvicinandosi per darmi uno dei suoi calorosi baci a tradimento, con quel rossetto impastato che si ostinava a mettere di un colore ancora a me sconosciuto. Provai a fermarla in tutti i modi possibili, ma lei era forte e determinata al punto giusto da riuscire nella sua impresa. Odiavo ogni sua forma di sentimentalismo fisico ,e lei lo sapeva benissimo ecco perché finiva per punzecchiarmi in quel modo ogni volta volesse farlo. < Quindi la prossima settimana vai a Budapest?> Chiese malinconica. < Si ecco perché di fatto mi serve un comunicatore o traduttore al più presto possibile, aspetto l'acquisizione di questo progetto da un anno. Non voglio che nessuno si prenda la briga di mandare tutto in "fumo". Parliamo di un sacco di soldi! Di stima ed alti livelli! Ogni abito che abbia la firma "ACS" viene lodato, quindi, noi dobbiamo accaparrarci la firma per fargli un ottima pubblicità e ottenere per primi l'onorificenza di averla esportata qui!... Capisci l'importanza?> Chiesi come se stessi parlando con una bambina. Lei mi guardò schifata Ammise con un odio falso in volto. Alzai le sopracciglia al cielo. Di certo non pensavo che fosse stupida, ma leggermente tonta! Non aveva mai dato veramente tutta sé stessa nello studio. Nel disegno era meravigliosa e unica; su tutto il resto peccava di certo! Viola sapeva che pensavo questo di lei, non mi ero mai nascosta dall'essere sincera; d'altro canto anch'io sapevo tutto quello che di me a lei non piaceva, eppure avevamo deciso di accettarci reciprocamente per ogni difetto. L'amicizia è così che funziona !

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Capitolo 6
*** Parte Settimo ***


< Signora Bonnet!> Inchinò gentilmente l'autista, prendendo davanti la scala di casa le mie valige.

Gli feci un cenno di gradimento col capo, non ero una ragazza di tante parole, soprattutto la mattina presto!

Mi infilai dentro l'auto senza fiatare. Ero stanca, assonata e odiosa; il cellulare iniziò a strillare come un "matto" tanto da darmi fastidio alle orecchie, mi tolsi gli occhiali da sole dal viso fissando fuori dal finestrino.

La sera prima non avevo dormito bene, Viola era venuta a trovarmi e mi aveva "costretta" a far tardi guardando film e mangiato schifezze fino allo sfinimento. Ora lei dormiva nel mio letto e io invece ero pronta per un viaggio lontanissimo! Budapest è un gran bel posto da visitare, ma io non sarei andata per quello, quanto più che altro per lavorare.

Risposi ancora mezza "impastata" dal sonno, passando una mano sulla faccia dove avevo due grosse occhiaie. Di solito mi curavo prima dei viaggi, usavo maschere per il viso e per i capelli e molto altro; ma Viola non mi aveva permesso di far altro che starle attaccata quindi il mio aspetto era orribile!

< Tesoro!> Ammise carico d'enfasi Julian dall'altra parte della cornetta.

L'odiavo quando faceva così! Lui e la sua fastidiosa voce impregna di felicità anche di prima mattina.

< Ford cosa vuoi?> Chiesi chiamandolo per cognome nella speranza che capisse di non dover sgarrare con le parole e indispettirmi più di quanto già non fossi. Io e il "capo" avevamo un ottimo rapporto, o almeno un rapporto decente nei limiti dei miei tipi di rapporti!

< Sempre molto simpatica posso costatare!> Ammise senza darmi la possibilità di replica. 

Lo immaginavo fermo al telefono, mentre si toccava come suo solito ossessivamente quel ciuffo biondo che odiavo tantissimo. < Mi dispiace esser via in questo momento, ho saputo che "V" ieri ha organizzato un pigiama party, se ci fossi stato io vi avrei fatto divertire come matte, cocche belle! > Ammise facendomi snervare ancora di più al pensiero che la mia amica adesso dormiva beatamente nel mio letto, e io invece me ne stavo con una faccia orribile e dei capelli scomposti dentro una macchina pronta per un viaggio.

Viola e Julian erano esattamente le due persone che odiavo/amavo più al mondo.

Chiesi passandomi le mani sul collo indolenzito, cosa che mi fece ricordare il motivo per il quale non dormivo mai con Viola. Lei era un uragano e quindi quella notte mi aveva spinto dal letto a tal punto da farmi cadere sul pavimento, inutile dirvi che finì per dormire abbracciata ai piedi della statua di marmo che mi era stata regalata da un cliente pubblicitario molto tempo prima.

< Certo ...allora, devo dirti una cosa....> Continuò lui blaterando ma senza arrivare mai al punto della questione. Non amavo stare a telefono con alla cornetta una persona che mi faceva perdere così tanto tempo. 

< Ok io attacco Cia.....> Lui non mi lasciò finire che continuò il dialogo dicendone finalmente qualcosa di sensato. 

< Sei davvero impertinente tesorino mio, non hai un briciolo di pazienza!> Punzecchiò imitando una vecchia anziana, cosa che lui sapeva odiassi perché mi ricordava mia nonna.

< Giorni fa, ho visto un video molto carino e sincero, raffigurava "a parer mio" una salutare discussionuccia. Sto parlando dell'incontro per le assunzioni del comunicatore, un piccolo scontro tra te e un ragazzo dal nome Dominic, se non erro?!> Iniziò lui. Incuriosendomi e spaventandomi allo stesso tempo, per parlarmene voleva dire che aveva qualcosa per la testa; e la cosa mi spaventava parecchio!

< Si?!> Chiesi interessandomi alla discussione, ma con voce incerta.

< "V" ha fatto un bellissimo video per poi inoltrarmelo> Espresse sinceramente e tutto d'un fiato. Cosa che mi fece ancor di più "tremare le gambe"!

< Arriva al punto Julian!> Dissi dura.

Aveva sicuramente qualcosa per la testa!

Rise maligno alla cornetta. Non risposi perché la mia risposta sarebbe stata esageramene cattiva, mi limitai ad aspettare. < Ascolta incontrerai quel Dominic direttamente una volta arrivata a Budapest, l'ho fatto chiamare e spedito già sul posto da due giorni così da poterti aiutare ad adattarti al meglio per l'intera settimana che starai a Budapest!> Ammise senza mai fermarsi a prendere fiato.

< Cosa hai fatto? Lo hai assunto?> Urlai, tanto da spaventare anche l'autista Tom che conoscevo da parecchio.

< Lo sai che non lo farei mai senza il tuo consenso, lo sai!> Ammise fingendo un colpo al cuore. <È in prova! Poi potrebbe aiutarti a scaricare un po' la tensione!> Continuò malizioso.

< Numero uno: io non ho assolutamente bisogno di lui per adattarmi a Budapest, e lo sai benissimo! Secondo: lui ha già un lavoro! Terzo: non so di che tensione stai parlando?!> Conclusi chiudendogli il telefono in faccia, senza dargli la possibilità di replicare.

Passai un viaggio orribile, non riuscendo neanche a chiudere occhio all'idea che quell'incompetente che mi aveva criticato al colloquio mi avrebbe affiancato. Stavo andando a Budapest per una cosa importante! Per un cliente importante! Se solo lui avesse provato a dirottare l'accordo con "ACS" io l'avrei potuto uccidere per davvero.

 

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Capitolo 7
*** Parte Sesta ***


Sussurrai alla porta, era tutto buio come sempre. Possedevo un'enorme villa – naturalmente grazie a Julian- compresa di ogni cosa io desiderassi; ma era sempre vuota, ecco perché finivo per cederla a Viola soprattutto durante i miei tanti viaggi di lavoro. 

Avevo tre macchine grosse e alte, adoravo la corsa, ma ero sempre stata troppo ansiosa da poter correre di guasto e per potermi godere la forza e la potenza nel correre. Finivo sempre per calcolare le varie conseguenze che ci potessero essere in una mia pazzia come quella, e alla fine mi decidevo che era sconveniente farlo. Quindi quelle macchine sarebbero rimaste ferme lì fino alla mia vecchiaia per poi passare a qualcun altro che speravo potesse sfruttarle più di me! Ero sempre stata così, volevo qualcosa, ma una volta che la possedevo, perdevo interesse o trovavo sconveniente usarla.

Mangiai quello che Marì la domestica mi aveva cucinato quando l'avvisai che sarei tornata per cena. Afferrai un bicchiere di vino rosso e mi distesi sul divano iniziando a fare un po' di sano zapping, era tutto silenzioso. Adoravo il silenzio, ma spesso finiva per divorarmi!

Era un odio e amore infinito, cercavo di non accettarlo in alcun modo, eppure era così! Accettare che quella era la mia vita, e lo sarebbe stata ancora per parecchio, non aveva assolutamente portato a nessuna svolta, allora mi ero rassegnata nella speranza che prima o poi qualcosa sarebbe cambiato, io sarei cambiata, o magari mi sarei adeguata!

Non odiavo il mio lavoro, anzi...ma la solitudine mi aveva resa ancora più cattiva di quella che ero, spesso finendo per aver paura anche di me stessa!

Avevo ordinato a Marì di prendere il giornale che oggi mi aveva causato tutto quel dispiacere.

Con uno scatto secco ne vidi le parole volgari, l'irriverenza, la scempiataggine dietro qualcosa che dovrebbe essere solo di mio interesse. Naturalmente non avevo fatto nulla con quell'imprenditore polacco, eppure lui era sorridente sulla carta stampata, mi prendeva in giro con quella sua faccia in primo piano vicino alla mia. Chi gli aveva dato il permesso di farlo?! 

La cosa che più mi disturbava era che nessuno avrebbe potuto far altro che leggere quelle parole e detrarne davvero qualcosa che io non ero: una "facilotta"; una che ha paura degli uomini e che si lascia dominare facilmente. 

Ero schifata! Riconosco che oggi ero stata esagerata con quel ragazzo, volevo incidere così tanto la mia crudeltà a tutte quelle persone che mi guardavano con irriverenza, che avevo deciso di accanirmi con quel Dominic mettendolo alla prova. Ero conscia che non sarebbe finita bene, eppure, non mi sarei mai aspettata quella reazione da parte sua! Nessuno aveva mai reagito aggressivamente nell'agenzia perché Julian era davvero un "pezzo di pane" e riusciva a far andare d'accordo chiunque, ma questa volta non c'era e io mi sono riscoperta incapace di "mettere pace" come lui.

Alla fine, conclusi la giornata davanti una Tv che non smise di trasmettere, per non sentirmi ancor più sola rispetto a quanto già mi sentissi!

 

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Capitolo 8
*** Parte Ottava ***


Avevo provato a dormire durante il volo, ma l'idea di ritrovarmi vicino a quel ragazzo mi distraeva. Avevo sempre avuto una guida nei miei viaggi di lavoro; adesso non riuscivo a comprendere il motivo per il quale Julian aveva reputato importante mandarmi quel Dominic soprattutto dopo lo scontro al colloquio.

Ero agitata?

Ero ansiosa?

Ero arrabbiata?

Si, tutto questo e molto altro ancora!

Lo vedevo avvicinarsi da vicino, portava dei jeans neri strappati e una maglia color blu poco scollata ma dal quale comparivano dei tatuaggi che non avevo notato prima. Odiavo il blu e quei jeans, e odiavo la felicità di quella che forse per lui era una vittoria che gli si leggeva palesemente sul volto! Praticamente odiavo sempre tutto, ma soprattutto lui!

Dominic vi allungò la mano per prendere la valigia, iniziando a blaterare come un ossesso. Avrei voluto tappargli la bocca, infilarlo dentro un baule e rispedirlo in America, e quindi ben lontano da me! Peccato che ahimè non era possibile in quanto reato, quindi dovevo limitarmi a ignorarlo il più possibile per tutta l'intera settimana!

Lo bloccai con la mano propensa proprio contro la sua faccia, riprendendo forse per un attimo ogni forma di auto controllo, visto che quel ragazzo mi faceva perdere ogni forma di giudizio.

< Ascolta, io sono la direttrice Bonnet, non sono una tua amica o parente. Punto uno: non parlarmi troppo! Punto due: non mi piaci! Ma penso tu l'abbia già capito! Punto tre: non voglio che tu abbia in alcun modo relazioni "particolari" per tutto il viaggio dato che ti voglio dinamico e professionale in ogni momento di questa intera settimana! Spero lei capisca le mie motivazioni soprattutto per il suo altro "lavoro"!> Ammisi scrollando le spalle riluttante. Iniziai a camminare senza una vera direzione, volevo solamente che lui mi stesse il più lontano possibile. Ero una ragazza permalosa e non riuscivo a dimenticare facilmente le offese, soprattutto come quelle che lui mi aveva posto.

< Ah, punto ultimo> Ricordai. Espressi con un sorriso falso ma allo stesso tempo molto sincero, puntualizzando con la gestualità le cose dette così da sembrargli ancor più incisiva.

Lui alzò le mani al cielo in segno di resa, afferrò la mia valigia e si decise a seguirmi. < Il signor Ford mi ha detto che saresti stata difficile da gestire! D'altronde non mi aspettavo altro!> Disse accostandomisi e forse con l'intento di cambiare discorso; dato che l'unica cosa che ero riuscita a fare da quando l'avevo visto per la prima volta era dettare dei limiti e delle regole numeriche!

Lo guardai fulminante. < Adesso siete amici?!> Chiesi ironica senza guadarlo e continuando il mio cammino.

<È molto simpatico, cordiale e ....> Continuò mentre io affrettai il passo per non sentirlo più dire cavolate, cercando a modo mio di liquidarlo in qualsiasi modo possibile.

< Emily la strada è di là! > Ammise dopo aver velocizzato il passo ed indicato un punto indefinito tra tutti i corridoi, tra tutte le persone che come forsennati continuavano a guardarsi intorno in cerca di cose diverse come l'uscita, il ritiro dei bagagli e molto altro.

Lo guardai incattivita Cercai di sottolineare minacciosa; ma lui sembrò non degnarmi di molto interesse o considerazione, piazzandosi avanti alla mia figura con la mia valigia che trascinava con sé per una mano, continuando ad incitarmi per seguirlo. Lo guardai, non mi aspettavo di trovarmi davanti una persona così! Lo immaginavo burbero e pieno di sé; invece se ne andava a spasso con quella sua orribile maglia blu e quel particolare tatuaggio sferico sulla mano, come se non volessi ucciderlo e lui non pesasse di me cose orribili.  

 

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Capitolo 9
*** Parte Nona ***


Quel Dominic mi stava continuamente fra i piedi, era odioso e insopportabile!

Perché Julian mi aveva fatto un affronto del genere?! Per canto mio ero pronta a chiederglielo, ma lui  non si degnava neanche di rispondere a tutte le mie chiamate; beh, comunque mi rincuorava il pensiero che prima o poi l'avrei avuto faccia a faccia, e avrei avuto tutto il "tempo del mondo" per insultarlo in tutti i modi possibili a me concepibili.

Dominic aveva provato a portarmi in giro per il paese, sembrava eccitato nel volermi fra vedere il posto. Mi ero sempre opposta alle sue proposte, non sopportavo la sua voce figuriamoci il tenerlo vicino a spasso per Budapest!

Nonostante tutto quel ragazzo mi riempiva le giornate adattandosi costantemente a quello che volevo, trovava sempre qualcosa di nuovo, si era convinto nel portarmi dei giochi da tavola o per famiglie, così da non starmene 24 ore su 24 al computer a lavorare. Lo so bene che avrei dovuto apprezzare quei gesti, così come avrebbe sicuramente fatto una qualsiasi persona normale, ma io anzi mi sentivo in difficoltà con un filo di disagio. Non riuscire a trovare le parole in quei determinati casi, mi riduceva nel sentirmi una bambina, un'immatura, era come se io non riuscissi a gradire i suoi gesti. 

Dentro di me era come se lui provasse a farmi sentire piccola e ingenua!

Ormai si era deciso a darmi del tu, e non ero stata assolutamente capace di fargli cambiare idea, così ero stata costretta ad accettare come una fessa un dialogo informale.

< Ecco a te!> Ammise continuando il discorso, mentre mi poggiava sul tavolo la spremuta e il sacchetto della colazione che si era proposto e obbligato a portarmi tutte le mattine.

Mi alzai un po' rintontita da tutte quelle parole di prima mattina, non ero abituata a tutto quel frastuono.

Lui si prendeva tutto lo spazio intono a noi, occupandone persino ogni angolo con il suo frastuono e quel parlottare malefico, il suo profumo mi entrava fin dentro la pelle creandomi brividi immensi.

< Ho tutte le notizie recenti sul delegato della "ASC", posso parlartene se vuoi?> Chiese super euforico.

Non mi diede neanche la possibilità di rispondergli che continuò con quel suo parlare, parlare, parlare.....

Lo guardai per un po'. Era abbastanza carino, penso che sia molto richiesto nel suo altro lavoro!  Ironizzai con me stessa e sul fatto che per lui era più facile vendere il suo corpo che magari avere una relazione stabile, visto che nessuno l'avrebbe mai sopportato con quei continui jeans strappati e quel perenne e continuo parlare senza fine.

< La persona che andremo ad incontrare si chiama Péter Budai Bon, ma tutti lo chiamano Bon. Lui è accattivante, gli piacciono gli intrighi, ama stuzzicare la gente ed esser stuzzicato a sua volta, gli piace il tennis, le belle donne e il lusso, ama il verde pastello e cavalcare per le distese. Si è recentemente separato dalla moglie ereditiera possedente di un gran patrimonio. La figlia più o meno della tua stessa età (  vi pronunciò quasi ironicamente) non lo vuole più vedere. Sta attualmente seguendo un percorso terapeutico, ma viene descritto come una persona affabile, sensibile, e molto umile, quindi non ci dovrebbero essere molti problemi> Concluse, lasciandomi senza parole. Mi ero così tanto concentrata sul progetto pubblicitario da non interessarmi neanche minimamente delle persone con cui avrei dovuto dialogare. Alla mia palese espressione rispose che si era informato bene grazie alla lettura di gossip e riviste anche su internet.

Ero esterrefatta non lo credevo capace di essere utile! Invece mi aveva sorpreso, non sapevo dove aveva trovato il tempo per informassi così profondamente su quel delegato; visto che passava la maggior parte del tempo con me e le mie continue negazioni.

< Parli troppo Dominic!> Ammisi pronunciando per la prima volta il suo nome, cosa che notò visto la sua espressione felice.

< Dimmi una cosa!> Obbligai prima che lasciasse la stanza d'hotel dove risiedevo attualmente.

< Hai fatto la stessa cosa prima di presentarti per le assunzioni nell'azienda?> Chiesi incuriosita e scioccata. Mentre le gambe ancora mi penzolavano dal letto sfatto.

< Certamente! Però mi sono informato di più sulle vite e caratteristiche delle addette alle assunzioni> Disse lui facendomi accigliare.

Non ci credevo, era impossibile non informarsi di me! Cioè tutti parlavano della mia vita, sarebbe stato da stupidi non farlo!

< Cioè mi stai dicendo che non hai letto nulla sul mio conto?> Chiesi poco convinta.

< Certo, ma nulla di ...approfondito!> Ammise lui cercando di sviare il discorso, e calcando l'ultima parola come a specificare di non voler dire più del suo dovuto. 

 

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Capitolo 10
*** Parte Decima ***


La cosa bella era che aveva continuato a descrivermi cose di cui non sapevo neanche l'esistenza, aveva provato ad informarsi su qualsiasi cosa ruotasse intono alla "ASC", ero allucinata dalla sua dote. Sembrava davvero un giornalista incallito con quel suo modo di descrivere le cose dedotte da riviste e altri giornali un po' a caso!

Passammo l'intera mattinata a discutere di questo, lui sembrava tenerci parecchio nell'informarmi su qualsiasi cosa sapesse, e io volevo a sua volta sapere!

< Ma prego! > Espresse un uomo incitandomi ad accomodarmi una volta dentro la "ASC". Al mio fianco c'era Dominic che questa volta si era vestito in maniera adeguata alla situazione, mostrando finalmente i suoi 29 anni pieni.

Sorrisi dissoluta accomodandomi velocemente. Ero nervosa ma Dominic mi aveva calmata dicendomi che sarebbe andato tutto bene. Di fianco quell'uomo che credo si identifichi con la descrizione di Bon, c'era un traduttore a sua volta; in realtà credo che "un uomo di mondo" come quello delineato da Dominic -poco prima- conosca bene la mia lingua, peccato che la presenza di un traduttore o comunicatore era di norma prestabilito per regolamento. Opporsi ad una cosa del genere avrebbe potuto significare – se scoperto- l'annullamento del contratto stesso, e credo che nessuno dei due volesse una cosa del genere.

< Pensavo mi sarei trovata di fronte un'adulta, e invece ha solo 25 anni ho scoperto!> Rise di gusto l'uomo smuovendo tutte le rughe della sua faccia seguito dal suo traduttore  e da Dominic. Guardai male il mio assistente, e lui divenne subito serio; cosa che apprezzai!

Non mi piacevano le prese in giro!

< L'età anagrafica è solo un numero, di fatti so di persone che non hanno risolto nulla nella loro vita pur essendo molto più grandi di me!> Ammisi espressiva e sollevando un sopracciglio.

< Lei mi piace! > Espresse lui battendo fragorosamente le mani in segno d'apprezzamento. Guardai scostante Dominic. Lui con un cenno mi fece intendere che era tutto ok e potevo continuare il mio parlare.

Forse avevo capito perché Julian mi aveva affibbiato quel Dominic; lui sembra piacere a tutti, e poi conosceva stranamente i loro modi di fare, e i loro gesti per mostrare apprezzamento o discordia; cose a me ancora sconosciute! 

Alla fine delle trattative Dominic si era anche preso una serie d'apprezzamenti dal signor Bon a cui avevo promesso una partita amicale a tennis il mattino seguente. Era filato tutto liscio proprio come aveva detto il mio comunicatore, ero incredula e quasi pateticamente contenta del risultato!

< Sei stato ...illuminate! > Borbottai a Dominic, mentre uscivamo dalla "ASC". Quelle parole dovevano sembrarne un complimento, ma forse non lo erano state!

Lui dipinse sul suo volto quello che a parere mio era la sua vera natura, ovvero l'esuberanza! Tanto da farmi pentire delle mie parole subito dopo.

  Ammisi cercando di smorzare tutte le parole con cui sicuramente da lì a poco mi avrebbe caricato.

< Quindi accetterai la mia assunzione?> Chiese in maniera cauta e stranamente serio, cosa che vi apprezzai visto il fatto che ero intontita e stanca.

< Ci penserò!> Ammisi senza dargli troppe certezze. Era strano il suo silenzio per tutto il tragitto fino in hotel, mi straniva, avrei potuto chiedergli cosa non andava, ma decisi razionalmente di non farlo, non ero nessuno per aspettarmi una risposta; e poi non ero neanche sicura di volerla una risposta sulla sua vita, sul suo stato d'animo; questo ne avrebbe lasciato intendere un interesse, e nonostante lo ero -infondo- non volevo in alcun modo darglielo a vedere!

Annunciai davanti camera.

Lui annui, dandomi le spalle per tornarsene in camera propria -poco distante dalla mia-. In realtà le nostre camere erano attaccate, non l'avevo mai notato, o forse mi ero convinta nel non notarlo.

< Lo so bene che ti avevo detto che dovevi esser sempre pronto alle mie esigenze, ma non ho bisogno di te per la fine di questa giornata, quindi ti permetto di far quello che più ti aggrada ....fino a domani mattina s'intenda!> Conclusi inconsapevolmente con una strana vena sarcastica.

< Ti ringrazio!> Ammise poco distante, con sguardo inanimato per poi chiudersi la porta alle spalle.

Avrebbe dovuto mostrare la sua innata loquacità invece non lo stava facendo! Era strano, misterioso, quasi terrificante. Cercai di non pensarci, ma in realtà non riuscì a far altro per tutto il trascorrere della stancante giornata. 

 

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Capitolo 11
*** Parte Undicesima ***


Provai per l'ennesima volta a chiamare Julian che questa volta rispose.

Bastardo, mi stava sicuramente rispondendo perché avevo chiuso il contratto con un ottimo risultato!

< Cioè non posso crederci, ti ho fatto milioni di chiamate senza una tua degna risposta! ono incazzata, quando ti vedrò .....> Iniziai.

< Ciao anche a te tesoro, a quanto vedo ti stai facendo influenzare da Dominic! Bene, molto bene, era ora!> Ammise insinuandone un sottile sospiro di sollievo.

< Di cosa stai parlando?> Chiesi curiosa, ma anche arrabbiata.

< Nulla in particolare tesoro!> Espresse vago.

Dissi rude.

< Molto bene!> Ammise scherzoso.

< Molto, molto bene!> Continuai.

Ammise sincero, cambiando discorso.

< Si è vero!> Dissi mettendo il broncio.

< Dominic è stato utile?> Chiese quasi con un guizzo ironico.

< Solo a grandi linee!> Risposi acida. 

Non volevo dargli molte soddisfazioni!

< Aspetto che tu me lo chieda Emily..> Disse serio cosa che da uno come lui mi lasciava parecchio perplessa.

Mi presi qualche minuto, visto che sapevo a cosa alludesse.

< Cosa?...Il perché mi hai affibbiato un odioso, insulto, fastidioso, ragazzino di soli 29 anni?!> Sputai.

< Ti conosco troppo bene, quel tipo ti istiga al cambiamento, ti intriga, ti sprona, e ti spiega cosa c'è di inconcreto nei tuoi pensieri> Espose lui lentamente, solo per non sembrarne un insulto o una critica.

Sapevo benissimo che qualcosa in me era sbagliata, quel vuoto di cui vengo spesso accusata esisteva, e non potevo far altro che accoglierlo!

< E tutto questo da cosa l'avresti mai dedotto?> Chiesi aprendo le braccia in aria, cercando di non ammettere quello che era palesemente evidente.

< Dallo sguardo!... Quel giorno ai colloqui ho visto come vi guardavate, lui non ha mai abbassato lo sguardo e neanche tu l'hai fatto! Nonostante tu non sappia reggere uno sguardo del genere lo sappiamo bene entrambi Emi! Vi ho visti dialogare, tu come tuo solito l'hai provocato, volevi abbatterlo, ma alla fine lui ti ha demolito in modi a te inconcepibile.....> Si bloccò aspettandosi da me qualche cattiveria, ma non c'era nulla di sbagliato in tutte quelle sue parole! Ammise veritiero.

Annui, perché mi aveva letteralmente lasciato senza parole. Era vero che non era da me reggere uno sguardo per così tanto tempo con qualcuno, soprattutto quando questo mi demolisce nel dialogo. Adoravo la sua filosofia, e adoravo il suo esprimerla senza vergogna!

< Promettimi che ci penserai?!> Urlò lui alla cornetta più come una supplica, forse percependo che stavo per riattaccare.

In realtà non riuscì a pensare ad altro per tutto il tempo. Avevo dormito pochissimo, quasi nulla, la cosa mi struggeva. Il non aver dormito perché non riuscivo a pensare ad altro che alle parole di Julian su quanto Dominic mi stravolge la vita... mi struggeva, non volevo più aver nulla a che fare con quel ragazzo, eppure non mi era affatto indifferente! Dovevo ammettere che era davvero portentoso, e magari sarebbe stato utile – qualche volta- per l'azienda, forse avrei potuto confermare la sua assunzione in fondo!

 

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