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di findtheargusapocraphex
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pilot. ***
Capitolo 2: *** 2. ***



Capitolo 1
*** Pilot. ***


A R., ricordando con affetto tutto ciò che è stato.
So che saresti stata felice di vedermi ricominciare.
Ti voglio bene.

ㅤ ㅤ ㅤ ㅤ ❝  Santa Claus through the backdoor ❞

ㅤ ㅤ ㅤ ㅤ  25.12.2025

Aveva visto apparire in lontananza la prima stella in cielo, nonostante la volta celeste si fosse presentata quella sera nuvolosa e abbastanza cupa in generale. Che cazzata il Natale, pensava. Da buon egocentrico qual era si concentrava molto più sul fatto che il giorno dopo sarebbe stato il suo cinquantatreesimo compleanno e che si era ritrovato senza nulla di organizzato, che fosse una stupida cena con della stupida gente che nemmeno conosceva o un viaggio last minute per qualche posto perduto nel culo del mondo. Il punto, tuttavia, era che ci pensava e ne era anche piuttosto contento. Aveva perso l'abitudine da un po', a dirla tutta, di prendere quei colpi di testa improvvisi e fare un po' come gli pareva tenendo spento il cellulare e arrivando in mezza giornata di volo chissà dove, chissà con chi, mentre amici e parenti a Los Angeles o in qualsiasi altro posto non sapevano dove si fosse andato a cacciare.
L'età non era tanto il fattore a cui tutto ciò era dovuto, ma Jared aveva realizzato — dopo lo scioglimento della band — di aver perso gran parte dei propri stimoli e, se prima si divertiva a vedersi da trottola impazzita sempre al lavoro su qualcosa in diverse parti del globo, che fosse per la musica o la costruzione e la riscoperta di sé, in quel momento storico della propria vita preferiva starsene chiuso in casa, nel proprio studio, a scrivere e lasciare fogli in giro come un folle, con una chitarra in un angolo e un paio di cuffie in un altro, perdendosi da solo per ore e ore nel processo di creazione che era l'unica cosa — letteralmente — a non averlo abbandonato né che avesse lui abbandonato. Nonostante fosse quella la notte di Natale, non avrebbe passato il tempo in modo differente: aveva già preparato i soliti tristi popcorn e messo sul tavolo basso dell'enorme salone carta e penna, con la fedele chitarra acustica poggiata contro il divano. Al diavolo tutto, sul serio.
L'unica vera brutta abitudine che aveva assunto in quegli anni era il fumo, difatti si trovava in quel momento con una sigaretta tra le labbra a gironzolare attorno alla piscina svuotata e coperta in giardino, macinando passi a vuoto in attesa che il cilindo bruciasse fino in fondo, mentre osservava le luci d'addobbo colorate dalle case lontane accendersi e spegnersi nei loro giochi intermittenti e, in sottofondo, ascoltava anche la risata di qualche bambino. Constance l'aveva chiamato per fargli gli auguri quella mattina e di certo l'avrebbe chiamato anche il giorno dopo, mentre di Shannon nessuna traccia. Se ben ricordava doveva essere in un posto tipo Bahamas, o forse erano le Fiji? Insomma, sicuramente se la stava passando bene e lui non era quel tipo di persona che se la prendeva se il fratello non lo chiamava per fargli gli auguri di Natale; anche quello che era stato il batterista dei Thirty Seconds to Mars aveva cambiato le sue abitudini dopo la svolta definitiva, riprendendo i contatti con Antoine Becks e facendo serate una volta ogni tanto, ma si dedicava principalmente al lavoro dietro le quinte seduto al proprio strumento. Nemmeno da Tomo, pensò di sfuggita, nessun cenno. Non lo sentiva da anni. Avevano provato a mantenere i rapporti dopo il 2018 ma in pochi mesi i buoni propositi erano sfumati, lasciando spazio ad un silenzio ed una lontananza tacitamente accettati da entrambe le parti e, se Tomo portava ancora sulle spalle l'amarezza di aver dovuto scegliere di abbandonarli, Jared era troppo orgoglioso per cercare di tenersi stretto almeno il legame amicale che avevano costruito negli anni.
Tra un pensiero e l'altro non solo la sigaretta era bella che andata, ma erano oramai le dieci di sera e lui non aveva messo mano nemmeno ad una riga d'inchiostro, quindi se ne ritornò dentro e cominciò a buttare giù qualcosa su una linea melodica che aveva trovato interessante da sviluppare la sera prima, annotando minuziosamente sequenze e ritornelli.
Passata la mezzanotte e anche la ciotola con dentro i popcorn, il cellulare prese a squillare. Shannon.
« Shannon? » Rispose posando la penna accanto ai fogli oramai imbrattati. Dall'altro lato, musica scadente e grida da posti in cui ci trovi tutto tranne che la compostezza.
« Adoro gli orologi paralleli che ti calcolano il fuso orario, cazzo, li adoro! Benedetta tecnologia! Tanti auguri! » Nemmeno a dirlo, era ubriaco marcio. Jared guardò per un attimo lo schermo dello smartphone con un sopracciglio sollevato e poi tornò a poggiarlo all'orecchio.
« Grazie, ma ti sento malissimo, dove sei? » 
« Una festa in spiaggia, non sono nemmeno le nove e sono già tutti ubriachi, ci si diverte! »
« Qualcosa mi dice che tu non sia l'eccezione. » E non essere l'eccezione in quel caso, a cinquantacinque anni, non era proprio il massimo.
« Scherzi?! Se vado dall'altra parte del globo non è certo per starmene a guardare gli altri che si divertono al posto mio. »
« Giustamente. »
« Volevo dirti anche un'altra cosa, sì, ah—... come si chiama, ah già, mi è arrivato un messaggio di Scarlett. »
« Sì? »
« Le ho detto che dovrebbe contattare te e non me se intende farti gli auguri, ma dice che non sa se ti farebbe piacere. »
« La richiamo domattina. »
« La richiamerai, eh? »
« Buona serata, Shannon, e grazie per gli auguri! » Mise giù. Aveva già capito dove volesse andare a parare il fratello ed era naturalmente fuori discussione, ma per cortesia avrebbe davvero fatto quella chiamata appena possibile almeno per ringraziarla del pensiero. 
Il tempo di adagiare il cellulare sul tavolo che lo schermo tornò ad illuminarsi, quella volta per un messaggio.
ㅤ ㅤ ㅤ ㅤ ㅤ « Stronzo » 
Al più grande dei due l'ultima parola.

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Salve a tutti!
Wow, questo ritorno su questa piattaforma pare assurdo, sul serio, anche se nel profondo sembra che non sia passato nemmeno un giorno dall'ultima volta che pubblicai qualcosa, naturalmente su altri lidi. 
Che dire? Spero che questa storia vi piaccia, anche se siamo solo all'inizio! Naturalmente specifico che, nonostante la fanfiction ruoti attorno a personaggi realmente esistenti, non mi arrogo nessun diritto nel dire o nell'affermare che ciò che accade sia nel passato che nel presente che nel futuro narrato sia vero, reale e concreto. Tutto è frutto della mia fantasia e gli elementi che sono reali si sfumano di continuo con ciò che reale non è, quindi prendete ciò che avete letto per quello che semplicemente è: una storia inventata. 
Nemmeno a dirlo, una recensione è sempre e comunque gradita, non avete idea di quanto sia importante per noi autori avere dei feedback... quindi vi aspetto!
Bacioni grandi a tutti e ancora grazie.

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Capitolo 2
*** 2. ***


« Probabilmente avrei fatto più danno che altro, ma so che non è stata comunque una grande idea prendere scorciatoie. Mi sarei tolta il dubbio chiamando direttamente. »
« Perché hai pensato che avresti fatto un danno? »
« Non lo so, in questi casi è sempre tutto così... strano. »
« Sai che le convenzioni non sono il mio forte, quindi non lo vedo come un qualcosa di strano. Non ti preoccupare, è stato un bel pensiero. »
Dall'altro lato calò il silenzio ma nessuno dei due mise giù. Piuttosto, la conversazione riprese dopo quello che aveva tutta l'impressione di essere un pit stop. Un respiro profondo. Qualcuno ha mai pensato che in una conversazione telefonica ci fosse bisogno dei pit stop? Ebbene...
« Da quanto non ci vediamo? » Chiese Scarlett ad un tratto, nella voce l'accenno di una risata che si agganciava prepotentemente ai ricordi — sicuramente più a quelli recenti che a quelli di vent'anni prima.
« Credo che l'ultima volta sia stato nel 2018. Met Gala? »
« Met Gala, bravo. »
« E il 2012 lo ricordi? »
« Il discorso di Obama. Lo ricordo bene. »
« Il discorso o...? »
Risero entrambi. Entrambi sapevano di essere avvolti nello spettro dello scherzo, della burla, e che il passato era una specie di quadro dall'elevato valore — in mezzo a tanti falsi — da tenere incorniciato ed esposto a mezz'aria, tra i se e i ma, nella zona franca di chi finiva a volersi bene dopo essersi amato. In tanti casi non succedeva mai, né prima né dopo, e loro invece erano due dei pochi fortunati.
« La bambina cresce. »
« Sì... è fantastica, di un'intelligenza straordinaria, e ovviamente ha preso da me. » 
« Non avevo dubbi. Sono felice per il fatto che la tua vita stia andando a gonfie vele, sapere che Rose stia bene, che il lavoro vada bene, che il matrimonio vada altrettanto bene. »
« E tu? »
« Io cosa? »
« Insomma—... » non sapeva per quale verso prenderlo. Non voleva in nessun modo turbarlo, ma al tempo stesso le era abbondantemente noto quanto potesse essere suscettibile.
« Il gruppo? Abbiamo ancora tutti gli arti, quindi suppongo che si possa continuare a fare musica anche da separati. » Sempre la risposta pronta. Intuito e risposte pronte: Jared era questo, era sempre stato questo.
« L'importante è che tu sia felice. Ora... scusami, la bambina mi sta chiamando e devo andare. Ancora auguri. Ciao, J. »
« Ancora grazie. Ciao, Scarlett. »

L'importante è che tu sia felice. Nulla da dire, la frase era bellissima, ma la spaccatura profonda che Jared aveva sempre percepito tra lo stato di quiete in cui si ritirava volentieri e lo stato di felicità che mai abbastanza spesso aveva raggiunto nonostante i successi, le rivincite, i premi e i riconoscimenti, pareva costantemente insanabile. L'insoddisfazione tutto sommato era quello che lo disturbava di più, in qualsiasi ambito, e assieme a quello l'insopportabile sensazione di star sprecando il tempo, le idee, perché lui era una delle bestie creative, degli irrecuperabili sognatori, degli idealisti il cui cuore tendeva al suicidio ad ogni scatto delle lancette se l'alternativa era starsene con le mani in mano e chiudersi in una teca protettiva che ben presto sarebbe diventata una fitta ragnatela. No, lui doveva sentire. Aveva il bisogno disperato di sentire e non importava come poi si mostrasse, se lo mostrasse: a prescindere da qualsiasi cosa, lui doveva sentire tutto e in profondità sulla pelle e nelle vene, e in quel momento tutto provava tranne che la felicità. Era sereno... tutta un'altra storia.
Rientrando in casa, lanciò con pigrizia il cellulare sulla superficie morbida del divano e ricordò di aver dimenticato in camera da letto la felpa che avrebbe dovuto mettere per uscire, perciò a grandi falcate corse al piano di sopra e raggiunse la porta della camera, sfilando l'indumento dalla maniglia a cui l'aveva agganciato per poi tornare di sotto ed afferrare al volo anche le chiavi dell'auto. Solo ed unicamente quelle, il cellulare nemmeno lo guardò.

Le strade erano piene, piene zeppe di persone, e nonostante il sole fosse alto nel cielo c'era chi non se la sentiva proprio di aspettare la sera per uscire e far festa: il periodo natalizio era perfetto per la baldoria e i raduni a qualsiasi ora, dall'alba al tramonto all'alba dopo, e in una città come Los Angeles la folla a piede libero era talmente fitta ed intensa che anche dove i mezzi circolavano bisognava stare particolarmente attenti ai pedoni se non si voleva far danno a qualcuno. In radio passava una vecchia canzone dei The Fray, You found me, e l'attore ed ex cantante teneva il ritmo con le mani che picchiettavano sul volante della BMW grigia attendendo che l'ennesimo semaforo rosso si esaurisse. La meta di quel giorno, il giorno del suo compleanno, era il solito appuntamento nel solito studio del solito regista per rifiutare il solito copione che con lui non c'entrava assolutamente nulla. Niente, zero. Una storia d'amore futuristica e tragica tra uno scienziato e la sua creatura dalle sembianze perfettamente umane, con percezioni che imitavano molto bene gli stati d'animo degli uomini, destinata tuttavia a fallire per le insormontabili differenze tra i due: solo a pensarci gli veniva la pelle d'oca. Mentre era intento a controllare i brividi d'orrore che gli avevano fatto storcere per l'ennesima volta il naso non si rese conto di aver passato più della metà del percorso a rimuginarci, ritrovandosi direttamente a parcheggiare — e pure male —nel luogo idoneo, tamponando accidentalmente una Audi che sembrava nuova di zecca per colpa della propria distrazione. Poco male, avrebbe ripagato il guaio, se non fosse che appena sceso dal proprio veicolo e ancora parzialmente coperto dalla portiera aperta era stato beccato da una voce femminile, presumibilmente la padrona dell'auto.
« Lo sai che la patente va guadagnata e non comprata? E che diamine. » Lei suonava ancora in lontananza e lui aveva già capito che la questione non si sarebbe limitata al solo risarcimento monetario per la vernice rovinata, o qualsiasi altra cosa fosse successa all'altro mezzo. La cosa lo annoiava, più che infastidirlo.
« Perdonami, colpa mia, ero distratto. » Si limitò a rispondere, intento a chiudere finalmente la portiera.
« Vorrei ben vedere, di certo non è stata colpa m—... »
Lui si voltò dunque nella sua direzione e rimase quasi pietrificato, lei lo vide per intero e arrestò lo sproloquio. Fu come un secondo imprinting.
« ...Jared. » Esclamò la donna mettendo fine in tal modo alla precedente sentenza, talmente sorpresa da aver sgranato gli occhi e lasciato schiusa la bocca.
« Emma?! » Continuò lui, non riuscendo a trattenere un sorriso spontaneo che si impadronì delle sue labbra sottili: era sconvolto tanto quanto lei.


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Buonasera a tutti e ben ritrovati su questi lidi! Dopo il pilot, ecco il prosieguo di questa mirabolante storia. Penso di non dover affatto specificare chi siano le protagoniste femminili di questo capitolo e... voi cosa ne pensate? Vi aspettavate la loro presenza in questo racconto? Come pensate che andranno avanti, se andranno avanti, questi ritorni? Come sempre, un piccolo scambio di opinioni tramite il vostro recensire è sempre gradito.
Vi ricordo (anche se non ce n'è bisogno) che tutti i fatti narrati sono perlopiù frutto della mia fantasia, quindi in questo caso modello secondo la mia ispirazione tutto quello che mi passa per la testa, ma voi siete sempre i benvenuti anche per criticare in maniera costruttiva e chiedere eventualmente delucidazioni. 
Un grosso abbraccio a chiunque abbia avuto la pazienza di arrivare fin qui e alla prossima! 

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