Bad blood

di _ A r i a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Recruits ***
Capitolo 2: *** Task ***
Capitolo 3: *** Patrol ***
Capitolo 4: *** Plan ***
Capitolo 5: *** Raid ***
Capitolo 6: *** Epilogue: Consequences ***



Capitolo 1
*** Recruits ***


Bad-blood

Ogni mattina, la sveglia di Kidou Yuuto suona alle sei e quarantacinque esatte.
Il ragazzo si alza e, mentre ha ancora lo spazzolino con il dentifricio tra i denti, mette la caffettiera a scaldare sul fuoco.
Quella giornata sembra prospettarsi particolarmente grigia. La tv è accesa, e le previsioni meteo riecheggiano nel piccolo appartamento.
Nonostante tutto, però, Yuuto non riesce a sentirsi scoraggiato.
Sa già che quella che lo attende sarà una grande giornata.


Il quartier generale della CCG sembra essere particolarmente in fermento, quel giorno.
Per la verità, Yuuto non ne è affatto sorpreso.
Attraversa l’ingresso in perfetto orario, l’impermeabile grigio ben stretto al corpo mentre il colletto di una camicia azzurrina fa appena capolino sotto di esso. Tiene le braccia distese lungo i fianchi, mentre la mano destra è ben serrata attorno al manico della sua valigia.
Poco dopo aver mosso i primi passi all’interno della hall, Yuuto sente una voce – che riconosce fin troppo bene – chiamarlo.
«Ma chi l’avrebbe detto che avrei trovato il grande Kidou Yuuto da queste parti», esclama infatti qualcuno alle sue spalle.
Yuuto solleva gli occhi al cielo, mentre un sorriso beffardo gli compare sul volto.
«Fudou», replica, poco dopo. «Credevo che fossi a far danni nella circoscrizione sei.»
«Corretto.» Fudou si passa una mano tra i capelli bruni. «Peccato che abbiano richiamato anche me.»
Kidou inclina un poco la testa di lato. «Beh, allora cerca di non far morire il tuo nuovo partner nel giro di una settimana», commenta, in tono di scherno.
Già, i partner. Se è qui, oggi, è perché stanno per affidargliene uno anche a lui.
Yuuto non ama particolarmente lavorare in coppia. Se la cava bene da solo, e teme che un compagno finirebbe per rendergli il lavoro più complicato. Per di più, per quanto ormai sia un investigatore di prima classe, non riesce a fare a meno di chiedersi se sia in grado di insegnare qualcosa ad un’altra eventuale persona.
Fortunatamente è fin troppo orgoglioso per ammettere a se stesso l’ultima parte.
La sala cerimonie della CCG è stata addobbata di tutto punto per l’assegnazione dei nuovi ispettori di secondo grado. Kidou e Fudou si siedono in platea, e per un momento Yuuto non riesce a non domandarsi come saranno queste nuove reclute. Se lo ricorda ancora, il giorno della sua prima assegnazione, tutto tremolante su quel palco, e sinceramente non biasima affatto i giovani che oggi si troveranno lì.
Tra la folla, Kidou riconosce Kudou Michiya, uno degli ispettori di classe speciale con cui ha avuto più modo di collaborare di recente.
«Speriamo almeno che mi affidino una ragazza carina», sbuffa Akio.
«Fudou!», lo riprende Yuuto, al suo fianco, calciando piano la moquette al suolo.
Fudou gli rivolge uno sguardo simpatetico, quasi come se si aspetti di essere compatito. Prima che possa aggiungere qualsiasi altra cosa, tuttavia, giunge finalmente sul palco il presidente della CCG, e subito tutti gli tributano scrosci di applausi.
Il presidente placa la situazione con lievi cenni della mano e, non appena la sala è tornata a piombare nel silenzio generale, comincia il suo discorso.
Yuuto ne segue il filo principale, incentrato sull’importanza di un’associazione come la loro, volta a mantenere l’ordine cittadino. Di tanto in tanto la sua mente s’allontana, vaga attraverso la stanza e in luoghi sconosciuti. Sono così tante le cose di cui riesce a tenere conto, senza però estraniarsi mai del tutto dal contesto in cui si trova.
Quando il presidente termina il suo discorso, invita i neoispettori a raggiungerlo sul palco, e subito una fila ordinata di giovani ragazzi e ragazze si allinea alle sue spalle. Yuuto non riesce a non trovare un qualcosa di macabro in tutta quella scena: entro l’anno successivo ciascuno di quei ragazzi potrebbe essere morto.
Certo, è il loro lavoro. Sono stati loro a decidere di intraprendere questa carriera, per le più disparate motivazioni. Eppure, quanti anni avranno? Quindici, sedici? A volte la percezione è quella che la CCG cresca soldati da mandare al macello. Senza la giusta preparazione – fisica e mentale –, senza una guida abile che li educhi nel loro percorso non sono altro che ragazzi disarmati in prima linea, praticamente condannati a morire. Fare da partner a uno di loro è una responsabilità immane, e Yuuto non può che rendersene conto sempre di più, ogni minuto che passa.
A Fudou viene assegnato un ragazzo, Matatagi Hayato, e Yuuto nota non senza divertimento il commento di stizza che Akio si lascia sfuggire in un mormorio, al suo fianco.
Quando è il turno di Yuuto, invece, il presidente annuncia che sarà affiancato da una certa Nozaki Sakura.
Yuuto la individua subito. Una ragazza dall’apparenza elegante, i capelli rosa acconciati in un’intricata pettinatura, che sobbalza non appena sente pronunciare il proprio nome. Poco dopo, i suoi occhi azzurri si perdono attraverso la platea, e nel momento in cui sembrano essere caduti in quelli rossi come il sangue di Yuuto la ragazza pare irrigidirsi ancor di più.
Non sa perché, ma Yuuto ha come l’impressione che quell’incarico sarà più difficile del previsto.


Una volta finita la cerimonia, Hayato e Sakura raggiungono quelli che d’ora in avanti saranno i loro partner, non senza un certo disagio – almeno nella ragazza, nota Yuuto.
Sakura, infatti, è tutta stretta in un tailleur piuttosto elegante, camicetta bianca, gonna nera, calze e scarpe scure. Tiene lo sguardo basso, sulla valigetta della sua quinque, di cui stringe il manico con entrambe le mani.
«Sono felice di conoscervi», s’introduce Yuuto, stringendo le mani di entrambi i ragazzi.
«Oh, noi lo siamo», replica Hayato, occhi grandi come tazze da tè che in questo momento sono attraversati da scintille di gioia pura. «All’accademia ci hanno parlato così tante volte di lei… un ispettore che così giovane ha già raggiunto il primo grado, fronteggiando con destrezza ghoul di forza inaudita…»
«Ti prego, dammi del tu», lo interrompe Yuuto, cordialmente. «Abbiamo a malapena quattro anni di differenza, mi sento vecchio altrimenti.»
«Giusto, scusami», concede Hayato, mordendosi la lingua mentre chiude gli occhi e con una mano si gratta la base della nuca, quasi divertito.
«Ho letto sui vostri profili che vi siete classificati rispettivamente ai primi due posti della graduatoria in accademia», riprende Yuuto. In effetti, tra le mani stringe ancora i fogli che gli sono stati consegnati subito dopo la cerimonia. «Sarà un piacere lavorare con voi.»
«G–grazie», sussurra Sakura, piena di riconoscenza, e Yuuto la apprezza per questo.
L’istante successivo, tuttavia, Kidou sente di colpo la sensazione di tranquillità d’animo svanire, sostituita da un malcelato fastidio, nel momento in cui Fudou gli circonda le spalle con un braccio.
«Noi lavoriamo spesso insieme», spiega Fudou, «per cui sarà facile trovarci fianco a fianco.»
Yuuto è piuttosto certo che Fudou ammicchi in direzione di Sakura, e che le guance della ragazza si tingano di rosso per l’imbarazzo.
«In realtà preferisco lavorare da solo», mormora Yuuto, mentre si libera del braccio di Fudou. Probabilmente Akio l’ha sentito, ma ha volontariamente deciso di ignorarlo.
«Venite, vi mostriamo il nostro ufficio», taglia corto infatti poco dopo.
Mentre sono in un ascensore trasparente che li sta portando al loro piano, Yuuto nota ancor di più che sembra esserci del disagio tra Hayato e Sakura. I due non si guardano mai negli occhi, e i loro corpi sembrano essere intercorsi dalla tensione.
Ci mancava solo questo, pensa tra sé Yuuto.
L’ascensore si apre, e lungo i corridoi apparentemente infiniti della CCG l’unico rumore che si rincorre è quello dei tacchi delle decolté di Sakura.




▬ notes

yep, I'm back. pensavate di esservi liberati di me?
e invece no, ahahah. o meglio, in realtà questa storia non era nei miei piani, ma come Heart of the Ocean ha deciso di prender vita da sola, nel giro di poco più di una settimana. e, come tutte le mie long, la amo, con lo stesso sentimento intenso che si riserva a un figlio.
ah, tokyo ghoul, quello splendido manga l'anime non esiste shh che mi ha aperto la strada verso il mondo gore e splatter. che bei ricordi ♥ dopotutto stiamo parlando di ormai cinque anni fa, ossia il periodo in cui ho iniziato a frequentare efp ah, è passato così tanto tempo, mi sento vecchia
e così ecco che ritroviamo i nostri amati personaggi anche in questo universo. probabilmente molti di voi saranno sorpresi di vedere Yuuto come ispettore della CCG potrà sembrare strano, dopotutto con gli occhi rossi che si ritrova sarebbe perfetto come ghoul. però ho pensato che, per l'impostazione caratteriale del personaggio, il ruolo dell'ispettore si addicesse meglio.
il prologo non è molto lungo e ha solo una funzione introduttiva, me ne rendo conto. in compenso, però, hanno fatto la loro comparsa già diversi personaggi importanti, che ritroveremo nel corso della long, tra cui, Fudou, Hayato, Sakura e 
– sebbene sia solo menzionato – Kudou. tra l'altro mi rendo conto che questa è la prima volta che manovro dei personaggi del galaxy, perciò spero di non combinare troppi danni.
per ora non ho molto altro da aggiungere. spero che il prologo vi abbia incuriositi e che questo vi spinga a continuare la lettura della storia. dal prossimo capitolo le cose cominceranno ad essere più movimentate, vedrete.
bene, per oggi è tutto. ci vediamo la prossima settimana

aria

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Capitolo 2
*** Task ***


Bad-blood

Le giornate cominciano a passare con una nuova quotidianità.
Yuuto si abitua abbastanza in fretta a Fudou e Hayato che litigano come due bambini quando il più giovane lancia palline di carta contro l’altro, o a Sakura che, seduta alla sua scrivania, ride di sottecchi, divertita da quella scena.
Yuuto osserva tutto senza commentare, ma, in fin dei conti, sa di aver già imparato a conoscere quegli scenari, e di non disdegnarli affatto.
I suoi compagni di squadra escono spesso in ricognizione in alcune circoscrizioni della città, mentre lui e Sakura restano al quartier generale della CCG, e Kidou ne approfitta per affidare alla ragazza alcune pratiche burocratiche da sbrigare. Yuuto si è accorto quasi subito di quanto questo sia seccante per Sakura: quando crede di non essere vista, infatti, la giovane ispettrice si lascia sfuggire sospiri profondi, tra una scartoffia e l’altra. Quando Akio e Hayato tornano dalle loro ronde, inoltre, la ragazza resta ad ascoltare con aria sognante i racconti di incontri con ghoul, sebbene di solito si tratti sempre di elementi di piccolo calibro.
«… a un certo punto stava per scappare e ha fatto un balzo all’indietro, Fudou però ha subito fatto uno scatto in avanti e woosh, gli è stato addosso in un istante», spiega Hayato, gli occhi ancora scintillanti di entusiasmo, mentre con le mani gesticola vistosamente per rendere ancor più enfatica la sua storia.
«Wow», sospira Sakura, incantata.
Yuuto si limita a ignorare tutta la scena, continuando a battere freneticamente le dita sulla tastiera del suo pc. Un pomeriggio, mentre Sakura e Hayato si erano allontanati per una pausa, ha parlato con Fudou, esponendogli le proprie perplessità sul suo metodo. Non è stata la prima volta in cui l’ha fatto: Yuuto è piuttosto sicuro di aver espresso ad Akio quelle che trova essere le criticità di questo “battesimo del fuoco” che riserva ai nuovi membri svariate volte in passato, tuttavia si è ormai convinto che per certe cose rivolgersi a Fudou equivalga a parlare con un muro. Considerando quante volte hanno già ripetuto quei discorsi, inizia a credere che ormai sia inutile farlo ancora.
«Non possiamo tenerli sotto a una campana di vetro all’infinito», gli aveva risposto Akio, come ogni altra singola volta. «E poi Hayato è diverso. È più forte.»
La discussione era finita lì. Yuuto non aveva altro da dirgli, e in ogni caso sapeva che nulla sarebbe servito.
Sakura mordicchia il cappuccio della sua penna. Di tanto in tanto alza lo sguardo dai documenti di cui si sta occupando, e con lo sguardo si perde a vagare da Hayato ad Akio. Yuuto non sa a cosa stia pensando, ma ha come l’impressione che non sia poi così difficile immaginarlo.
È troppo inesperta. Se la portasse sul campo adesso, probabilmente finirebbe per farsi ammazzare nel giro dei primi venti secondi di un combattimento. È vero, è risultata essere l’allieva migliore dell’accademia e Yuuto è grato che gliel’abbiano affidata, probabilmente avrà anche meno lavoro da fare con lei, tuttavia la preparazione teorica è un conto, quella pratica un altro. Per affrontare un ghoul, oltre a una non scarsa forza fisica, è necessaria una spiccata prontezza di riflessi, e Yuuto è certo che quest’ultima non sia ancora propria di Sakura. Si acquista col tempo e l’attività sul campo – motivo in più che dovrebbe spingerlo a portare Sakura in ricognizione, certo. Eppure Yuuto non riesce ancora a liberarsi della paura che, in un combattimento, specie se contro un ghoul forte, l’inesperienza di Sakura finirebbe solo per essere d’intralcio ad entrambi…
Un lieve bussare alla porta sembra strappare Yuuto dai suoi pensieri. Poco dopo, all’ingresso della stanza, fa capolino la testa traboccante di capelli lilla di Kudou Michiya.
«B-buonasera, ispettore», saluta Hayato, quasi sobbalzando sul posto. Anche Sakura sembra irrigidirsi, mentre di colpo Fudou smette di fissare il soffitto.
Kudou sembra ignorare Hayato. «Kidou», taglia corto, «avrei bisogno di parlarti.»
«Mh? Oh, sì, certo», concede il ragazzo.


Nel giro dei successivi due minuti Yuuto finisce per ritrovarsi nello studio dell’ispettore di grado speciale Kudou Michiya.
È una stanza poco più grande di quella che occupa con Fudou e gli altri, eppure visibilmente più scarna – forse per via della non necessaria presenza di ogni arredo moltiplicato per quattro.
Kudou si siede all’unica scrivania presente. «Accomodati», comincia, invitando Yuuto a fare altrettanto.
Yuuto si siede di fronte all’uomo, e subito nota la presenza di qualcosa di strano. Si tratta di un fascicolo, del quale non ha la minima idea di cosa possa contenere. Il ragazzo resta a fissarlo per alcuni istanti, in silenzio.
Alla fine, tuttavia, la curiosità ha la meglio su di lui, e Yuuto non riesce a trattenersi oltre dal parlare.
«Uhm… cos’è?», domanda infatti.
Kudou non sembra sorpreso dalla domanda. «Speravo che potessi dirmelo tu», ammette.
Yuuto fissa ancora Kudou, questa volta tuttavia non resta ad aspettare il suo beneplacito. Si sporge appena e con studiata cautela in direzione della scrivania, e le sue mani si allungano in direzione del fascicolo.
Il ragazzo si porta la cartellina in grembo, aprendola. Quello che trova, tuttavia, lo lascia sgomento per un momento.
Sono fotografie. Corpi – no, cadaveri – riversi a terra, ed è evidente che siano tutt’altro che messi bene. Le membra sono state percorse da numerosi e tremendi morsi, risalire all’identità dei morti è pressoché impossibile. In una foto, che sembra essere stata scattata sul retro di un locale piuttosto squallido, in un lago di sangue giace a terra un corpo prono, la cui schiena pare essere stata divorata e, da lì, ogni singolo organo interno.
Yuuto sfoglia gli scatti e, tra di essi, ne trova uno in cui gli sembra quasi di riuscire a intravedere qualcosa, all’altezza delle spalle del cadavere.
Un… kagune?
«Ghoul cannibali», intuisce Yuuto, sollevando lo sguardo e tornando ad osservare Kudou.
La cosa in sé non è poi così straordinaria: non è la prima volta, infatti, che si imbattono in ghoul che praticano cannibalismo, lo sanno bene entrambi.
Kudou, tuttavia, sembra leggere i suoi pensieri.
«Non è la cosa in sé a sorprendermi», ammette infatti «quanto piuttosto il luogo in cui questi resti sono stati trovati.»
Yuuto sembra riflettere per qualche momento sulle parole di Kudou. Per un momento pensa a una delle prime quattro circoscrizioni, perché per quanto sia strano trovare dei ghoul in quello che è notoriamente territorio della CCG questo spiegherebbe perché il suo superiore sia così interessato da tutta quella vicenda, ma la verità è che per Yuuto non è mai stato semplice intercettare i pensieri di Kudou Michiya. Per un momento, prima, quando lo ha convocato nel suo ufficio, ha creduto perfino che volesse rimproverarlo per non aver ancora portato Sakura in ricognizione, quindi è davvero impossibile che adesso possa avere la risposta tra le mani prima che sia l’uomo a comunicargliela.
Kudou sembra averlo già intuito, infatti poco dopo prende parola ancora una volta, senza attendere una conferma da parte di Kidou.
«Le foto sono state scattate questa mattina all’alba, nella circoscrizione venti», afferma, in tono grave.
Yuuto inarca un sopracciglio, d’improvviso però, per quanto cerchi di non darlo a vedere, inizia a comprendere le preoccupazioni di Kudou. La circoscrizione venti è sempre stata una zona tranquilla, in cui i ghoul non hanno mai dato troppi problemi. Trovare adesso dei resti di cannibalismo, invece, risulta essere qualcosa di decisamente insolito.
A Yuuto, per di più, qualcosa non torna in tutta quella faccenda. I cadaveri sembrano essere stati lasciati appositamente in bella vista – come nel primo caso della foto sul retro del locale –, come se fosse desiderio di chi ha compiuto quella mattanza che venissero rinvenuti.
Già, ma a che scopo?
«Ho pensato di parlarne con te perché so che hai lavorato a lungo in quella zona», riprende Kudou. «Per ora si tratta di un’informazione confidenziale, per cui ti sarei grato se non ne parlassi con nessuno. Inoltre, proprio perché conosci bene la circoscrizione venti e visto che si tratta di un caso così delicato, pensavo di affidare le indagini a te, Kidou. So di poter contare sulla tua riservatezza.»
Yuuto getta uno sguardo al fascicolo chiuso, che tiene ancora sulle sue gambe. Non crede di avere molte altre alternative.
«Certamente», conclude infine.


Uscendo dall’ufficio di Kudou, Yuuto nasconde il fascicolo sul nuovo caso in una tasca interna del suo impermeabile. Se deve evitare che la notizia si diffonda, allora sarà meglio prendere ogni sorta di precauzione.
Quando rientra nella sua stanza, trova Fudou e Hayato impegnati nell’ennesimo battibecco. Nel momento in cui si accorgono del suo ingresso, tuttavia, subito il silenzio torna a regnare sovrano tutt’attorno.
Yuuto spera sinceramente che la preoccupazione non gli si legga in volto.
A quanto pare, però, non è così. Non appena si siede, infatti, i due riprendono a discutere, sebbene stavolta a voce più bassa.
Sakura, invece, sembra essere più impensierita.
«Problemi?», domanda, conciliante.
Yuuto inclina il capo nella sua direzione e le rivolge un sorriso stanco. «Più di quanti ne meriti», ammette.





▬ notes

secondo capitolo e si comincia con lo splatter, ahah. i'm happy.
in realtà è tutto a malapena accennato, forse perché col genere gore faccio pena? chissà nah, siamo seri, la risposta è palesemente sì
probabilmente sembrerà che non succeda niente, ma non è del tutto vero. Kudou ha assegnato a Yuuto una missione importante, e vi anticipo che questo incarico tornerà
– e con peso decisamente elevato – nei prossimi capitoli.
oltre questo, se devo essere sincera, non c'è molto altro da dire: abbiamo approfondito qualche aspetto della collaborazione lavorativa tra Kidou, Fudou, Hayato e Sakura, probabilmente però verrà delineata meglio in seguito. Questo capitolo è abbastanza di passaggio, mi trovo a corto di parole, ahah.
ma
– ma – dal prossimo le dinamiche subiranno una decisa impennata! sinceramente non vedo l'ora di pubblicarlo, amo molto il risultato finale – e poi beh, domenica prossima sarà un giorno speciale, ma è presto per parlarne ^^
spero che la storia vi stia piacendo! se vi va fatemelo sapere, mi piacerebbe molto ricevere il vostro feedback in merito.
a presto sperando che amazon si muova a farmi arrivare be

aria

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Capitolo 3
*** Patrol ***


Bad-blood

Sakura fa una piroetta sul posto, e assieme a lei volteggiano anche la valigetta del quinque e l’impermeabile grigio da investigatrice.
Sembra al settimo cielo al pensiero di trovarsi finalmente al suo primo giro di ronda, e Yuuto non stenta a dubitare che sia davvero così.
È pomeriggio inoltrato di una mite giornata d’autunno. La circoscrizione venti appare quieta come al solito, ci sono studenti in giro per le strade – probabilmente appena usciti dall’università – e seduti ai tavolini delle caffetterie, intenti a conversare amabilmente, mamme che portano a spasso i bimbi nei passeggini e anziani seduti sulle panchine nei parchi che lanciano briciole di pane ai piccioni. Quell’aria conviviale che si respira tutt’attorno invoglierebbe chiunque a fermarsi per vivere lì per sempre, Yuuto ormai sa bene tuttavia che dietro l’apparenza scintillante si nasconde una efferata scia di sangue.
La CCG se l’è cavata bene, riuscendo a non far trapelare la notizia dei cadaveri di ghoul divorati dai loro simili, così la vita nella circoscrizione venti sembra essere proseguita come se nulla fosse accaduto. La verità, tuttavia, è ben altra, e per quanto Yuuto si senta terribilmente in colpa a non aver rivelato nemmeno a Sakura il vero motivo per cui sono lì quel giorno, esponendola potenzialmente ancor di più al pericolo, è consapevole di quel che Kudou gli ha chiesto, pertanto non ha alcuna intenzione di tradire la sua fiducia.
Così, Yuuto ha comunicato a Sakura, pochi giorni prima, che a breve avrebbero effettuato il loro primo giro di perlustrazione. Sono lì solo per dare un’occhiata in giro e accertarsi che tutto stia andando per il verso giusto, niente di più. Con un po’ di fortuna, tra qualche ora se ne torneranno ciascuno nella propria abitazione e si lasceranno alle spalle questa storia paradossale.
Sakura, ovviamente, è su di giri. Ha aspettato a lungo questo momento, e adesso, circondata dalle foglie aranciate degli aceri giapponesi, sente di essere alle soglie di una grande occasione. Yuuto l’ha osservata, durante il viaggio in metropolitana che hanno fatto per arrivare fin lì: il mordicchiarsi continuamente le labbra, le dita che stingono impazienti il manico della valigia del quinque… ogni suo gesto, ciascuno di quei piccoli particolari tradisce il suo essere in trepidazione. E Kidou vorrebbe redarguirla, dirle che se sono lì non è per cacciarsi nei guai ma solo per un semplice controllo di routine, ma sente che quelle parole sono scivolate lungo la sua lingua fin troppe volte, ormai.
Deve avere fiducia in Sakura, si dice. Dopotutto, ci sarà pure un motivo se è risultata essere l’allieva migliore dell’accademia.
«Ah, è una giornata splendida!», trilla Sakura. «Allora, da dove cominciamo?»
Yuuto le indica la direzione da prendere – una via alla loro destra – con un gesto del braccio. «Di là. Non distrarti», replica. «Non ti ho ancora chiesto come mai hai deciso di diventare un’ispettrice della CCG.»
La domanda è così improvvisa che, per un momento, perfino Sakura ne rimane spiazzata. Yuuto, tuttavia, ha ormai compreso quanto sia necessario essere sempre sinceri, schietti, diretti, a costo di suonare maleducati. Il loro è un lavoro che gioca tutto sulla caducità, un istante prima ci sei e quello dopo no, per cui a volte è meglio dirsi subito come stanno le cose, altrimenti potresti non averne più la possibilità.
«Oh, ecco…» Sakura sembra ricomporsi, mentre tiene le braccia rigide lungo i fianchi. «In famiglia siamo abituati a vincere. Quando ero piccola i miei mi mandavano a lezione di ginnastica ritmica, speravano che un giorno diventassi una campionessa famosa. Però il mondo in cui viviamo oggi non invita a trascorrere un’esistenza spensierata, evitando di considerare le ingiustizie che ogni giorno ci circondano. Così ho deciso di iscrivermi all’accademia e di diventare un’ispettrice, sperando di riuscire a salvare più vite possibili in futuro. L’attitudine a primeggiare, però, deve essermi rimasta, vista la graduatoria finale…»
Sul volto di Sakura compare un sorriso imbarazzato. Yuuto si sente sollevato da quella risposta, temeva che le motivazioni della ragazza fossero ben più frivole, invece l’ambizione è sempre un ottimo sprone, se lo si sfrutta nel modo giusto.
Prima che Kidou possa aggiungere qualcosa, Sakura lo anticipa. «Vedo che conosci bene la zona», commenta infatti. «Hai lavorato in passato in questa circoscrizione, vero?»
Yuuto soffoca un sorriso che quasi fa capolino sul suo volto. «La circoscrizione venti è stato il mio primo incarico, esatto», conferma. «Mi sembra non sia passato nemmeno un giorno dall’ultima volta in cui sono stato qui…»
Non sta mentendo, Yuuto lo sa bene. Tornare nella circoscrizione venti è come entrare in un tunnel della memoria: ogni casa, ogni incrocio, ogni sasso incrostato nel selciato sembra essere nello stesso punto in cui l’ha lasciato quando è andato via da lì. Le case basse dal tetto a spiovente, i piccoli giardinetti curati… in quel periodo dell’anno, poi, ogni cosa sembra immobile, ferma nel tempo. Ai lati dei marciapiedi, le foglie cadute dagli alberi giacciono abbandonate, e a Yuuto sembra quasi di sentire nelle orecchie il crepitio che generano quando vengono calpestate.
Nerima vuol dire tante cose, per Yuuto. È il periodo dell’università, i pomeriggi trascorsi a studiare in biblioteca, con la schiena china sui libri; rappresenta, però, anche il suo primo incarico da ispettore della CCG, quando, come Sakura, ricopriva il secondo grado. È il profumo avvolgente della carta, ma anche quello intenso e corposo del caffè, sorseggiato sia ai tempi degli studi che dopo, una volta entrato ufficialmente nel mondo del lavoro, beatamente accomodato sul cuscino soffice della sedia di qualche locale. Nerima è accoglienza, Nerima è piacevolezza.
Nerima è, volente o nolente, tutto un insieme di cose che Yuuto teme ormai di aver perso per sempre.
Il giovane ispettore chiude gli occhi e sospira con pacatezza. Quel salto nei ricordi, come al solito, gli ha scaldato il cuore. Per lui, quelle sono memorie stupende, e se solo non fosse così deciso a custodirle per sempre in silenzio, sul fondo della sua anima, probabilmente adesso ne approfitterebbe per raccontare uno di quegli aneddoti, per esempio quella volta in cui ha finito per addormentarsi su un vecchio e pesante manuale in una sala studio poco distante, a Sakura…
Yuuto si ferma di colpo sul posto, come colto da un pensiero improvviso.
Sakura.
Era così perso nei suoi ricordi da non essersi accorto che, a un certo punto, i passi accanto a lui sono scomparsi e, adesso, la sua compagna di perlustrazione sembra essersi volatilizzata nel nulla.
Yuuto si gira su se stesso più e più volte, cercando di trovare là attorno anche la più minima traccia di che fine possa aver fatto la ragazza, senza tuttavia riuscirci.
Merda.


Le strade della circoscrizione venti sembrano essere un nugolo di vicoli uno uguale all’altro. Sakura li percorre ad uno ad uno, senza sapere esattamente nemmeno lei dove andrà a finire, tenendo le braccia incrociate dietro la schiena e le mani ben strette attorno alla valigetta del quinque.
Lo sa, probabilmente non dovrebbe allontanarsi da Yuuto, dopotutto tra i due è lui quello più alto in grado, tuttavia se si dividono probabilmente finiranno prima il loro giro di perlustrazione e così potranno tornare più in fretta al quartier generale. Alla fine di quell’uscita Yuuto sarà tremendamente fiero di lei, Sakura ne è certa.
E poi, come ha detto anche Yuuto, non c’è niente che non vada nella circoscrizione venti, sono lì solo per un semplice giro di ronda. Non ha niente di cui preoccuparsi, in fin dei conti.
Un po’ le dispiace, perché non avrà occasione di scontrarsi sul campo con un ghoul, come invece è già capitato a Hayato, ma non importa, è certa che prima o poi quel momento arriverà anche per lei. E poi, mentre parlava con Yuuto, prima, è tornato a galla anche il motivo per cui si trova lì, adesso. Ha sempre avuto bisogno di dimostrare a tutti il suo valore, e Sakura è certa che così facendo ci riuscirà, ovvero guadagnandosi dei meriti all’interno della CCG e venendo lodata per questi.
È così. Deve essere così.
A forza di girare deve essere finita in una zona più abbandonata della circoscrizione. Le piccole casette curate, che le hanno fatto compagnia fino a poco prima, hanno infatti lasciato ora il posto ad abitazioni diroccate, probabilmente abbandonate da tempo. Quello davanti a lei, poi, sembra essere un vecchio capannone vuoto da tempo. Le lamiere fatiscenti sono assenti in diversi punti del tetto, e ciò consente alla luce di entrare in quel luogo desolato. Sembra tutto così precario, come se stesse per crollare da un momento all’altro. Sakura intuisce di essersi ritrovata nella vecchia zona industriale della circoscrizione venti, ora spostata altrove. Quando Yuuto le ha detto che sarebbero andati a Nerima, Sakura ha pensato bene di fare qualche ricerca su quel posto e, da quello che ha scoperto, da quelle parti dovrebbe trovarsi anche il fiume Shakujii…
Un rumore improvviso giunge alle orecchie della ragazza. Un tonfo sordo, per la precisione.
Sakura vorrebbe tanto essersi sbagliata, eppure è assolutamente certa che la direzione da cui è provenuto quel suono è proprio l’edificio abbandonato di fronte a lei.
Quel posto ha un’aria spettrale, e Sakura vorrebbe così tanto poter scappare a gambe levate via da lì. Ma adesso è un’investigatrice, si dice, e per quello che ne sa lei là dentro potrebbe anche esserci qualcuno che ha bisogno di lei – magari un bambino che è entrato là dentro per una qualche sfida con i suoi amici e adesso si è fatto male.
E poi, al posto suo, Yuuto non avrebbe esitato un istante a fiondarsi là dentro per capire cosa stia succedendo, Sakura ne è certa.
E se davvero vuole renderlo fiero di lei, allora dovrà essere coraggiosa come lui.
È per questo che inizia ad avvicinarsi sempre di più al vecchio edificio diroccato. Più prosegue verso l’ingresso di quel luogo e più diventano chiari i contorni della vecchia insegna – ormai pressoché distrutta – presente in cima all’enorme portone dell’entrata. Da quello che riesce a leggere, quella doveva essere una vecchia torrefazione di caffè.
Il portone sembra essere stato divelto da tempo, una lamiera che ormai giace abbandonata in un angolo, tutta ripiegata su se stessa. Sakura attraversa la soglia, non senza essersi ancora liberata di quell’inquietudine che le alberga ogni secondo di più nel cuore.
La ragazza procede a passi lenti e cauti, cercando di non produrre alcun rumore. A un certo punto, però, sente la suola della sua scarpa premere contro qualcosa di duro, che s’infrange sotto il suo peso leggero. Inizialmente pensa che possa trattarsi di un sassolino, eppure quello è un rumore secco, sottile, tagliente, più simile a un vetro che si frantuma. Le finestre sembrano mancare da anni, forse qualche scheggia è rimasta là in giro e lei ha finito per schiacciarla. La sua solita fortuna.
Quello che succede di lì a poco è tutto così repentino che Sakura fa quasi fatica a rendersene conto.
Sollevando lo sguardo da terra, dove lo aveva puntato cercando di capire cosa avesse calpestato, gli occhi di Sakura finiscono per puntarsi su una figura, non troppo distante da lei.
C’è qualcuno lì? Quando è arrivato? Sakura non se ne è nemmeno accorta, deve essere stato incredibilmente silenzioso. Oppure, pensa Sakura, era qui da prima, ed è stato lui a produrre quel tonfo.
È abbastanza sicura che si tratti di un uomo. È alto, robusto, ma si trova in una zona in ombra, in un punto in cui il tetto non ha ceduto e la luce del sole non filtra, ecco perché da dove si trova adesso Sakura non riesce a distinguere molto altro.
«Ti sei persa, uccellino?», lo sente domandare. È una voce calda, roca, e adesso Sakura non ha più dubbi di avere a che fare con un individuo di sesso maschile.
C’è qualcosa che non va in quel tono, però, Sakura lo percepisce fin da subito. Non la fa sentire a suo agio – e non per quella parola, uccellino, così volutamente marcata –, inoltre in tutta quella situazione una voce continua a urlare pericolo nella sua testa.
Sakura sposta la valigetta del quinque davanti a sé, pronta a sfoderarla, ed è in questo momento che le cose cominciano a precipitare.
Alla vista dell’inconfondibile marchio di fabbrica della CCG – come se l’impermeabile grigio delle colombe non fosse già un campanello d’allarme fin troppo evidente –, la sagoma scura scatta in avanti a una velocità repentina. È questione di attimi prima che Sakura se lo ritrovi addosso, e solo allora riesce a vedere che il suo volto è coperto da una maschera completamente nera, tranne per una piccola linea frastagliata bianca, simile a una cicatrice, sul lato sinistro.
Una maschera. C’è solo una creatura che ne indosserebbe una.
Un ghoul.
L’istante successivo, un clangore metallico assordante riempie l’aria, e Sakura impiega qualche secondo prima di riuscire a realizzare che il kagune, che nel frattempo il ghoul ha estratto, ha finito per impattare contro un quinque che non ha mai visto prima di allora.
«Regola numero uno», scandisce la voce furiosa di Kidou Yuuto, che si è ormai parato davanti a lei. «Mai allontanarsi durante una ronda.»
L’energia del quinque di Yuuto sfrigola e riempie l’aria circostante di scariche elettriche e piccole nubi nerastre, probabilmente legate al kagune contenuto all’interno. Yuuto si rende conto che quella è la prima volta che Sakura vede con i propri occhi il sua quinque, e probabilmente anche lei, come chiunque altro fino ad ora, non ha potuto far altro che restarne affascinata. Un manico lungo, leggero e facilmente impugnabile, in un metallo scuro e liscio, sormontato da un’enorme lama nera, percorsa da alcune sfumature bluastre. La parte tagliente appare irregolare, come se volesse dare un’idea di movimento continuo.
Molte storie si rincorrono sul quinque di Kidou, una delle quali sosterrebbe che il kagune utilizzato per realizzarlo sia stato estratto da un ghoul che ne possedeva due, ukaku e rinkaku.
Sakura non ha mai dubitato della veridicità di quei racconti, e ora che ha ritrovato finalmente l’arma davanti a sé non può che esserne ancor più certa.
Nuove scintille nere e dorate si librano dalla falce di Yuuto, e il ghoul, che si è poggiato ad essa con i quattro tentacoli rossastri del suo kagune – rinkaku, per quello che Sakura riesce a intuire – è costretto ad arretrare. Un sollievo destinato a non durare.
Nel giro di una manciata di secondi, infatti, il ghoul torna ad attaccare, ma anche questa volta Yuuto riesce a parare il colpo, fermando ancora una volta l’assalto impetuoso con la lama del suo quinque.
«Regola numero due», riprende poco dopo, mentre scintille impazzite continuano a volteggiare nell’aria. «Non disobbedire ad un mio ordine. È per questo che adesso ti chiedo di andartene immediatamente da qui.»
Sakura non riesce a fare a meno di sgranare gli occhi. «Che cosa? No! Non se ne parla! Hai visto quanto è forte questo ghoul? Sarà di livello S, forse perfino SS, per cui lascia che ti aiuti–», cerca di replicare. Per una frazione di secondo la ragazza nota che, per contenere quella furia, i vestiti di Yuuto si sono scostati, lasciandogli per un momento la spalla sinistra scoperta. Poco dopo, non appena se ne accorge, Yuuto la copre in fretta, ma Sakura fa in tempo a intravedere una piccola cicatrice a forma di mezzaluna.
«Voglio che tu te ne vada da qui entro i prossimi venti secondi», la interrompe Yuuto, lapidario. «Proprio perché la situazione è rischiosa ti voglio fuori dai piedi in men che non si dica. Posso cavarmela perfettamente da solo, ma se tu rimanessi qui mi saresti solo d’intralcio. Raggiungi il luogo affollato più vicino e restaci. Quando sei certa di essere al sicuro mandami un messaggio con le tue coordinate, provvederò a raggiungerti il prima possibile.»
Sakura deglutisce a vuoto, nervosa. Può davvero lasciare Yuuto lì? Non conosce un ispettore forte quanto lui, e di sicuro ha già sconfitto ghoul più potenti, eppure non riesce a fare a meno di sentirsi così vigliacca, adesso. È lei che si è ficcata in quel guaio, e ora per colpa sua Yuuto sarà costretto a farne le conseguenze.
Ma non può disobbedirgli ancora.
Yuuto ha ragione, se lei non si fosse allontanata senza preavviso, con l’unico scopo di andare alla ricerca della propria vana gloria, adesso non si troverebbero lì. Per cui adesso, se Yuuto vuole che lei se ne vada, Sakura non può far altro che seguire il suo volere. È un suo superiore dopotutto, ed è certa che nessuno meglio di lui sappia come muoversi in una situazione del genere.
A Sakura, perciò, non resta altro da fare che correre a perdifiato fuori dal vecchio edificio abbandonato. Sa che, con ogni probabilità, Yuuto le coprirà magistralmente la fuga.
In cuor suo, Sakura è certa che Yuuto riuscirà a cavarsela.
Yuuto riesce ancora una volta a respingere il ghoul. Lo vede affondare tra le tenebre, e ne approfitta per trarre altri respiri rapidi e affannosi.
Quando è ormai certo che Sakura sia lontana da lì, lascia cadere la falce a terra.
Il quinque genera un frastuono stridente, che riecheggia tutt’attorno. Yuuto sente il suo corpo precipitare verso il suolo, le ginocchia impattano in maniera violenta e dolorosa, e una risata nervosa gli sale alle labbra.
Sì, ride.
Quando ha visto il volto di Sakura a pochi millimetri dalla maschera del ghoul ha temuto per il peggio. Le braccia gli dolgono ancora per la tensione, ma d’un tratto tutta l’adrenalina inizia a scivolare via dal suo corpo, lasciandogli al suo posto solo una grande spossatezza.
«Non sapevo che fosse la tua partner», sente commentare una voce profonda, dalla parte opposta della stanza. Alcuni passi si susseguono sul cemento a terra, Yuuto riesce a tenere traccia di ognuno di essi.
«Avrebbe cambiato qualcosa?», domanda. Getta il capo all’indietro, chiudendo gli occhi. «Non voglio trattamenti di favore da parte tua.»
«Lo so.» I passi si fanno sempre più vicino. «Non mi aspettavo di rivederti da queste parti.»
«Nemmeno io.» Yuuto riapre gli occhi, la luce grigiastra del cielo che gli colpisce il volto attraverso la fenditura nel soffitto. «Doveva essere una semplice ronda, mi aspettavo un pomeriggio decisamente più tranquillo.»
Per un momento, il silenzio torna a regnare nel fabbricato. Yuuto ne è così grato, può sentire il battito accelerato del proprio cuore e ne resta quasi ipnotizzato.
«E quello?», si sente domandare. Non ha bisogno di abbassare lo sguardo, sa già che si sta riferendo al quinque.
«Oh, andiamo», replica. «Non ho alcuna intenzione di combatterti.»
Finalmente, Yuuto torna a piegare il capo in avanti. Lo fa nel momento esatto in cui il ghoul si sfila la maschera dal volto, lasciando il posto a dei lineamenti che il giovane ispettore conosce fin troppo bene.
Vede gli occhi tornare alla forma normale attimo dopo attimo, la sclera che da nera diventa nuovamente bianca e l’iride che, dapprima rossa, si tinge del proprio colore originario.
Un nero scuro come la notte.
«Kageyama», esala Yuuto, in un sussurro.
«Kidou.» Il ghoul incrocia le braccia al petto. «La verità è che forse non dovrei essere così sorpreso di vederti. Dopotutto, sappiamo entrambi che non riesci a starmi lontano–»
«Non prendermi per il culo», replica Yuuto, in tono perentorio. Il ragazzo fa per rimettersi in piedi. «Kudou mi ha affidato un caso qui, è per questo che sono tornato nella circoscrizione. E se non fosse stato per mettere in salvo la mia partner non sarei mai entrato qua dentro–»
Kageyama soffoca a stento una risata. «Ma lo senti quante balle ti racconti? Menti a te stesso», lo rimprovera. Il ghoul estrae nuovamente il kagune, ma questa volta senza nessuna intenzione di attaccare: i quattro tentacoli di rinkaku, infatti, si avvolgono attorno al corpo del giovane, in maniera quasi premurosa, e lentamente lo sollevano, portandolo in posizione eretta.
I due si ritrovano con i volti a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro, e non ne sembrano affatto dispiaciuti.
«Vuoi dirmi che adesso non sei felice di essere qui?», gli chiede ancora Kageyama, ghignando trionfante.
Gli occhi di Yuuto vengono attraversati da una scintilla di rabbia.
«Va’ al diavolo», impreca.
L’istante successivo, gli ha già cinto la vita con le gambe, posando le labbra sulle sue.
Yuuto lo sente rispondere con intensità al bacio, il rinkaku che lo tiene ancor più saldo a quel corpo che, ormai, conosce così bene. «Ci sono già», replica, contro le sue labbra.
Kageyama si muove in fretta attraverso la stanza, Yuuto lo percepisce nitidamente. Quando si ferma, sente il proprio corpo scivolare verso il basso e atterrare poco dopo su una superficie morbida, che Yuuto riconosce essere quella di un letto. Non fa in tempo a distendersi che Kageyama l’ha già sovrastato, senza mai smettere di baciarlo.
Sente le mani del ghoul infilarsi sotto i suoi vestiti, accarezzargli il petto nudo, e quel semplice contatto basta per far correre un brivido lungo la schiena del giovane. Yuuto affonda le mani tra i capelli dell’altro, lo tiene più vicino a sé, gli permette di approfondire ancor di più quel bacio.
Kageyama gli sfila in fretta l’impermeabile, mentre per la camicia perde interminabili momenti a slacciare ognuno dei bottoni, e a Yuuto quella pare un’agonia vera e propria. Le dita tremanti del ragazzo salgono fino a raggiungere la camicia dell’altro, che inizia a slacciare lentamente, sperando che quello sia un incentivo sufficiente a rendere in fretta le cose ancor più movimentate.
Kageyama pare accogliere al volo l’invito. In un solo gesto trascina verso il basso sia i pantaloni che i boxer del ragazzo. Una mano inizia subito a frugare tra le intimità di Yuuto, e a quel contatto Kageyama lo sente gemere contro le sue labbra.
A detta del ghoul, non esiste suono più bello di quello.
Yuuto percepisce gli indumenti di Kageyama cadere in fretta, e poco dopo venire lanciati via, lontano.
Il ghoul lo penetra senza preavviso. Yuuto reclina la testa all’indietro, lasciandosi sfuggire gemiti sempre più forti, mentre Kageyama non perde tempo, spingendo con forza dentro di lui.
Quando Yuuto raggiunge l’apice del piacere, Kageyama lo capisce dal bagliore dolcissimo che di colpo ha invaso gli occhi rossi e meravigliosi del ragazzo.
E Kageyama è certo che non esista una visione più straordinaria di quella.


Le dita di Yuuto si attorcigliano con leggerezza attorno al lenzuolo.
Se torna indietro con la mente, la cosa buffa è che ricorda esattamente ogni singolo dettaglio su come sia cominciata.
Un pomeriggio piuttosto freddo d’inverno, la pioggia battente e il buio che ha già avvolto ogni angolo della città. Eppure, seduto sul morbido divanetto di una caffetteria, a Yuuto il gelo era sembrato incredibilmente lontano. Le luci calde di un locale di Nerima e la pelle vellutata di cui era rivestito il suo rifugio di cuscini lo tenevano al riparo dalle rigide temperature esterne, mentre piccoli sbuffi di vapore salivano dal cappuccino che aveva ordinato. Yuuto aveva sfogliato un’altra pagina del libro che aveva portato con sé, completamente assorto in quella lettura.
«… e la morte lo aveva cullato tra le sue gelide braccia.»
«Uhm?» Per la prima volta in tutto il pomeriggio, Yuuto aveva sollevato il capo, confuso. Aveva sentito una voce profonda giungere da un punto non molto distante da lui, e non aveva potuto che restarne incuriosito, visto che, quel pomeriggio, era entrato lì completamente solo.
Aveva trovato la figura di un uomo intento ad osservarlo, dalla parte opposta del tavolino. Era alto, vestito di abiti pregiati e scuri, e lo stava fissando con aria divertita e incuriosita. Yuuto era certo di non averlo mai visto prima di allora.
«Il libro. Danza di spettri in dicembre di Hideomi Takada. L’ho letto anch’io», aveva spiegato l’uomo, quasi con ovvietà.
«Oh.» Yuuto s’era coperto le labbra con il dorso della mano, nascondendo un sorriso imbarazzato mentre chinava appena la testa verso il basso. Era così assorto da non aver nemmeno compreso, in un primo momento, le parole che gli erano state rivolte.
«Ti ho forse anticipato qualcosa che non avevi ancora letto?», s’era corrucciato l’altro, aggrottando le sopracciglia.
«Ma no», l’aveva rassicurato Yuuto, ridacchiando sereno. «Quella frase ormai è praticamente ovunque, perfino sui manifesti che pubblicizzano l’uscita del libro, non averla mai sentita è impossibile. Nessuna sorpresa rovinata, si figuri.»
L’altro, tuttavia, sembrava perplesso, come se qualcosa continuasse a non persuaderlo. «Se ci pensi, però, è anche la frase che meglio rappresenta tutto il racconto, no?», aveva commentato. Poco dopo, aveva piegato appena la testa di lato, come a voler indicare il divanetto libero di fronte al ragazzo. «Posso?», aveva domandato.
«Sì, certo», era stata la replica cortese di Yuuto. «Posso ordinare qualcosa per lei, signor…?»
«Kageyama Reiji», s’era presentato l’uomo mentre si accomodava. «No, ti ringrazio. A proposito, sono mortificato, nemmeno io ti ho chiesto il tuo nome.»
Il giovane gli aveva sorriso raggiante. Era così strano, mai nella vita si sarebbe aspettato di invitare a conversare qualcuno che, fino a pochi istanti prima, era stato per lui un perfetto sconosciuto. Eppure, c’era qualcosa, forse nell’affabilità dei modi dell’altro, in quel suo tono caldo, roco e profondo con cui gli si rivolgeva che spingeva Kidou a sentire ancora, ancora e ancora le sue parole, che affascinanti gli rotolavano sulla lingua, lungo il palato, come un gioco incantevole e sensuale.
«Non c’è nulla di cui sentirsi mortificati, in effetti non mi sono presentato nemmeno io», l’aveva rassicurato ancora una volta il ragazzo. «Kidou Yuuto, piacere.»
«Kidou Yuuto», aveva ripetuto Kageyama, le lettere di quel nome che scivolavano tra le sue labbra come nettare dolcissimo. «Kidou Yuuto», aveva detto ancora una volta, e le guance di Yuuto s’erano tinte di rosso per l’emozione.
Il ragazzo aveva deglutito a vuoto, cercando di liberare la mente. «Ha detto… che trova che quella frase riassuma perfettamente il libro, giusto?», aveva domandato, cercando di tornare a concentrarsi sulla conversazione.
Sotto il tavolo, Kageyama aveva accavallato le gambe.
«Beh, sì», aveva confermato. «Se ci pensi, non potrebbe essere altrimenti: il protagonista muore, e viene condannato a trascorrere il resto della sua esistenza sulla terra, sotto forma di fantasma. Riesci a immaginare niente di più gelido dell’abbraccio che la morte gli riserva?»
Avevano passato il resto del pomeriggio a discorrere, passando dal cercare una definizione di gelo che potesse rappresentare la storia nella sua interezza fino a domandarsi se, invece, quella morte non fosse stata un’opportunità, per quanto struggente.
Per tutto il tempo, Yuuto aveva sentito il proprio cuore fremere nel petto alla stessa velocità del battito d’ali di un colibrì. Trovare qualcuno che condividesse le sue passioni, e avesse perfino il suo stesso autore preferito, era così esaltante. Sentiva di aver trovato, per la prima volta in vita sua, qualcuno con cui poter parlare d’ogni cosa, senza per questo sentirsi strano o folle. Il cappuccino era rimasto abbandonato in un angolo, completamente dimenticato, ormai freddo.
Dopo quella sera, lui e Kageyama avevano continuato a incontrarsi diverse volte in quel luogo, sempre per caso, e ogni occasione si rivelava ottima per trattare argomenti riguardanti le loro letture o la filosofia.
Quando era con Kageyama, Yuuto riusciva quasi a dimenticare il mondo che, a breve, lo avrebbe atteso.
Pochi mesi dopo, infatti, Kidou aveva ufficialmente preso servizio per la CCG come ispettore di secondo grado. Era felice della strada che aveva intrapreso, tuttavia non poteva fare a meno di rimpiangere, almeno in parte, i deliziosi pomeriggi che aveva trascorso assieme al suo compagno di letture.
Il primo giro di ronda a cui Yuuto aveva partecipato era stato proprio nella circoscrizione venti. Ricorda di come il suo superiore l’avesse messo in guardia, intimandogli di non perdere mai la concentrazione e di essere attento ad ogni dettaglio. Erano lì perché, da diversi giorni a quella parte, un nutrito numero di ghoul, migrato lì da una circoscrizione limitrofa, stava portando scompiglio nella zona, così il quartier generale aveva insistito affinché qualcuno si recasse a dare un’occhiata sul luogo.
L’attacco era stato così fulmineo che quasi aveva faticato a rendersi conto che fosse cominciato.
Il suo superiore gli si era parato davanti, estraendo un grosso quinque e proteggendo entrambi. «Resta indietro, Kidou!», l’aveva avvertito. «Qui la situazione non è per niente facile.»
Era vero. Li avevano attirati in trappola, mettendoli con le spalle al muro in un vicolo cieco. Se fossero riusciti a cavarsela, sarebbe stato solo per l’abilità del suo partner.
Ad attaccarli erano in tre. I loro colpi s’infrangevano veloci contro il quinque dell’ispettore, una spada lunga, dalla sorprendente larghezza e assai pesante, eppure lui non sembrava per niente in difficoltà. Menava fendenti in aria, respingendo i ghoul che li tenevano sotto assedio, e nel contempo cercava anche di ferirli.
Uno dei colpi, tuttavia, era stato così portentoso da spazzar via una delle maschere dei loro assalitori. Il ghoul era rimasto a volto scoperto, immobilizzandosi per un momento sul posto.
Gli occhi di Yuuto erano diventati grandi come tazze da tè, e per un momento s’era sentito incapace di respirare.
Kageyama.
L’aveva riconosciuto nel momento esatto in cui l’aveva visto. Gli occhi erano diversi da quelli in cui era ormai abituato a perdersi, piccoli punti neri d’inchiostro persi in un mare bianco di carta che adesso avevano lasciato il posto a iridi cremisi e sclere scure come la notte, eppure non c’era modo che la persona davanti a lui potesse essere qualcun altro. Aveva passato così tanti pomeriggi ad osservarlo, a sognare beato grazie alle sue parole, che mai e poi mai avrebbe potuto essersi sbagliato.
Apparentemente, il partner di Yuuto non s’era accorto della sua incertezza. Al contrario, però, aveva notato fin troppo bene la falla nella guardia del ghoul, e aveva ben pensato di approfittarne per attaccarlo.
Kageyama, per fortuna, era riuscito a parare all’ultimo secondo il colpo, i quattro tentacoli rinkaku del suo kagune che avevano fermato il quinque dell’ispettore, respingendolo.
L’istante successivo, aveva spiccato un balzo prodigioso verso l’alto, atterrando sul tetto di uno dei due palazzi tra cui erano incastrati, per poi cominciare a correre via rapidissimo da un tetto all’altro, seguito poco dopo a ruota dagli altri ghoul.
Quella sera, i due ispettori erano tornati al quartier generale con un pugno di mosche.
Yuuto, tuttavia, non riusciva a darsi pace. Miracolosamente, a quanto pareva nessuno s’era accorto di come continuasse a tormentarsi l’animo, senza riuscire a darsi pace.
Davvero la persona con cui aveva parlato per tutti quei mesi era un ghoul? Perché allora non l’aveva ucciso?
Un cruccio seguiva l’altro, nella mente di Kidou. S’incolpava di non aver compreso prima di avere a che fare con una creatura del genere – sebbene, Yuuto ne era consapevole, probabilmente non avrebbe avuto modo di farlo: dopotutto, Kageyama era stato un ottimo attore.
A questo pensava Yuuto quella sera, di ritorno a casa, lo sguardo basso e mesto. Cercava delle risposte quando, d’improvviso, s’era sentito afferrare per la vita.
Poco dopo, la sua schiena aveva impattato con dolore e violenza contro un muro. Il ragazzo aveva chiuso gli occhi, in preda alla sofferenza, mentre un grido gli era sfuggito tra i denti.
«Un ispettore!», aveva sentito esclamare, con un tono di voce più alto di quello a cui era abituato, una voce che conosceva fin troppo bene. «Se avessi saputo di aver parlato per tutto questo tempo con un ispettore, non avrei speso mezzo minuto del mio tempo accanto a te!»
Yuuto aveva tossito. Dopo che i tentacoli di rinkaku l’avevano scagliato contro il muro, l’impatto aveva fatto sollevare una polvere fitta, che ora gli impediva di vedere il suo interlocutore. Il ragazzo, tuttavia, non aveva bisogno di altre conferme per sapere di chi si trattasse.
«Non ero ancora un ispettore quando ci siamo conosciuti!», aveva replicato, sull’orlo delle lacrime. «Cosa pensi, che mi abbiano chiesto di attirarti con l’intento di ricavare qualche informazione in più su di te?»
«E perché no?», aveva ribattuto Reiji, sprezzante. Aveva agitato il kagune a mezz’aria, spazzando via la polvere. «Perché non avresti dovuto? Dopotutto, voi ispettori siete così meschini che non mi sorprenderei–»
«Perché sono innamorato di te, maledizione!», aveva imprecato Yuuto, senza riuscire a trattenere oltre il pianto.
Kageyama aveva taciuto all’istante, gli occhi che di colpo avevano preso a fissare il ragazzo pieni di sorpresa. Era lì, inginocchiato a terra, i pugni serrati dalla rabbia e lacrime che continuavano a scendere a dirotto lungo il suo volto. Il quinque era caduto lontano, distante, e Yuuto non sembrava avere alcuna intenzione di recuperarlo.
Era sorpreso della facilità con cui era riuscito ad ammettere a se stesso e a Kageyama quella verità, che tanto a lungo invece aveva negato. S’era detto che no, era impossibile che avesse perso la testa per quella persona così colta e raffinata, che era entrata nella sua vita in punta di piedi, tanto più quando aveva scoperto che, in realtà, era un ghoul. Sapeva, tuttavia, di mentirsi, perché solo quando Kageyama era al suo fianco si sentiva vivo, col cuore che batteva così veloce, e probabilmente non avrebbe avuto bisogno di nient’altro nella vita.
Yuuto aveva visto gli occhi di Kageyama tornare quei piccoli sassi neri persi in un mare bianco che così tanto amava. L’aveva sentito chinarsi accanto a lui, e Yuuto non era riuscito a fare a meno di tremare quando con una mano gli aveva sfiorato una guancia e, poco dopo, aveva posato le labbra sulle sue.
Da quel momento in poi, non s’erano più lasciati.
Yuuto sente Kageyama muoversi accanto a lui sul materasso, circondandogli poco dopo la vita con un braccio. Il ragazzo non esita un momento di più ad accoccolarsi tra le sue braccia, posando la testo sul petto nudo.
«Continui a tornare sempre da me», cantilena Reiji, tracciando con le dita il profilo delle labbra dell’altro.
Yuuto non riesce a replicare. Non saprebbe nemmeno come farlo, a dirla tutta: in fin dei conti, come potrebbe negare l’evidenza? Come riuscirebbe a liberarsi dalla realtà dei fatti, che li porta, ogni volta che s’incontrano, a finire nuovamente l’uno nelle braccia dell’altro? In che modo potrebbe riuscire a fingere che tutto quello non gli piaccia da morire?
In nessuno, Yuuto lo sa fin troppo bene. La verità è che è perfettamente consapevole dei limiti della loro relazione – e come potrebbe essere altrimenti, d’altronde? Un essere umano, per di più un ispettore, e un ghoul. Per tutti dovrebbero essere nemici giurati, l’uno destinato ad uccidere l’altro. Eppure, ogni volta che si ritrova tra le braccia di Kageyama, Yuuto non fa altro che domandarsi se non ci sia un altro modo.
Sono anni ormai che si culla nell’utopia di un mondo diverso, in cui umani e ghoul convivono pacificamente. Ci sono piccole realtà locali in cui questo, in realtà, è già possibile: esiste un locale, infatti, il Blue bird, in cui i ghoul si mischiano al resto della clientela. Se hanno bisogno di cibo, non devono far altro che lasciarlo intendere ai proprietari, che provvedono a procurare loro della carne umana fresca di cui cibarsi, sul retro del locale, lontani da occhi indiscreti. In questo modo, nessuno dei presenti ha modo di comprendere se lì si celino dei ghoul e quali siano, e gli umani non vengono in alcun modo messi in pericolo.
La cosa ironica è che il Blue bird è proprio il locale in cui lui e Kageyama si sono incontrati per la prima volta.
«Non conosco modi che mi consentano di restare lontano troppo a lungo da ciò che mi fa stare così tanto bene», ammette Yuuto, strofinando appena il capo contro il petto di Reiji. «Però stavolta è vero che stavo lavorando su un caso.»
«Oh, certo, non dubiterei mai della tua buona fede», mormora Kageyama all’orecchio del ragazzo, con un tono in cui Yuuto percepisce chiaramente una nota di malizia che lo fa ridacchiare. «Fatto sta che poi finisci sempre per inciampare nelle mie braccia, però.»
Yuuto ride, stavolta più sonoramente. «Giuro che non era questo il piano», commenta. Poco dopo un sospiro scivola fuori dalle sue labbra, e tanto basta a fargli sparire ogni traccia di divertimento dal volto. «Kageyama, posso farti una domanda?»
Reiji china appena il capo verso il basso, così da tenerlo più vicino a quello del ragazzo. «Vuoi sapere qualcosa sui cadaveri di ghoul divorati che sono stati ritrovati in questa zona, mh?», gli chiede, come anticipando i suoi pensieri.
Yuuto ormai dovrebbe esserci abituato. Sa bene quanto Kageyama sia intelligente, per di più ormai Yuuto inizia a sospettare che, nel corso degli anni, abbia imparato a leggere la sua mente.
«Sì», ammette, sollevando il volto verso quello dell’altro.
Reiji gli passa una mano tra i capelli. «Pensi che sia stata opera mia?», domanda ancora.
«No», gli confessa Yuuto, sospirando nuovamente. «Non è il tuo modus operandi… non avrebbe senso.»
Reiji soffoca una risata roca, profonda. «Oh, ragazzo mio, se volessi ingannare voi ispettori – te compreso – non dovrei far altro che agire in maniera diversa dal solito», commenta. «Il fatto che tu mi conosca così bene può essere uno svantaggio, per te.»
«Sì, ma che motivo avresti avuto di farlo?», ribatte Kidou, sicuro.
Kageyama inarca le sopracciglia. Sanno entrambi che non esiste risposta diversa da nessuno: Reiji è da anni cliente fisso del Blue bird, si limita ad essere un ghoul non problematico così da non avere costantemente la CCG addosso e, soprattutto, il pensiero di darsi al cannibalismo con quelli della sua stessa specie non gli attraverserebbe la mente nemmeno per un secondo.
«C’è un gruppo di ghoul che non avevo mai visto da queste parti che, nell’ultimo periodo, sta portando parecchio scompiglio», spiega. «Credo siano arrivati da una circoscrizione vicina, e temo di conoscere fin troppo bene chi ce li ha mandati…»
Gli occhi di Yuuto vengono attraversati da un lampo di luce. D’improvviso, tutto gli sembra così incredibilmente chiaro.
«Garshield», deduce, mettendosi a sedere sul materasso. «Ma certo, adesso è tutto più chiaro…»
Yuuto sente Reiji sedersi accanto a lui. Lentamente, le dita del ghoul accarezzano la cicatrice a forma di mezzaluna sulla spalla del ragazzo, e quel semplice gesto basta a strappare l’investigatore dai suoi pensieri.
Yuuto ricorda esattamente quando se l’è procurata. Quella sera aveva raggiunto Kageyama perché, come sempre, non riusciva più a stargli lontano, solo che, diversamente dal solito, l’aveva trovato stranamente agitato. Gli occhi, infatti, erano nella forma da ghoul, inoltre continuava a muoversi nervosamente in circolo, come se stesse cercando di braccare qualcosa.
Yuuto non aveva impiegato molto altro tempo prima di capire che stesse morendo di fame. Così, senza dire una parola, s’era scostato un lembo del maglione dalla spalla, avvicinandosi a lui.
Prima che Reiji potesse rendersene conto, i suoi denti avevano già morso la pelle candida del ragazzo. Yuuto s’era lasciato cadere a terra, in ginocchio, e Kageyama aveva fatto altrettanto.
Solo quando s’era allontanato da lui, sentendo di essere tornato finalmente in sé, Kageyama aveva compreso con orrore ciò che aveva appena fatto.
Si era sentito un mostro. Aveva temuto che Yuuto non l’avrebbe più voluto.
Yuuto, invece, aveva fatto qualcosa che aveva sconvolto ancor di più Kageyama.
Gli aveva sorriso.
E quella, per Reiji, era stata la conferma che quel ragazzo non l’avrebbe mai abbandonato.
Entrambi sanno fin troppo bene cosa significhi quella cicatrice. Yuuto si volta, cercando gli occhi di Kageyama. Li trova subito, e non perde un istante per annegarvi.
«Ogni volta che vai via sento una parte di me morire», gli confessa Reiji.
Yuuto sente il proprio cuore esplodere nel petto. Lentamente rotola tra le lenzuola, sistemandosi tra le gambe di Reiji. Non passa un secondo di più prima che Yuuto lo senta posare le labbra sulle sue, mentre Kageyama gli accarezza sensualmente la schiena nuda.
E Yuuto sente che si concederebbe a lui di nuovo, se solo in quel momento il suo telefono non trillasse.
Kageyama indugia per un momento, confuso, e Yuuto a malincuore scivola via dalla sua presa. Rotola piano tra le lenzuola, fino a raggiungere i propri vestiti, abbandonati al suolo, non troppo distanti dal materasso. Il ragazzo fruga tra le tasche del pantalone, finché non riesce a trovare il cellulare. Lo sblocca in fretta, ed è con sgomento che si rende conto di due cose.
La prima è che sono le otto di sera passate. La seconda, che solo in quel momento – Yuuto non ha idea del perché – gli è arrivato il messaggio di Sakura, contenente la sua posizione.
Sakura.
Troppo coinvolto dal piacere che, come ogni volta, Kageyama è riuscito a suscitare in lui, Yuuto ha completamente dimenticato di essere venuto nella circoscrizione venti assieme alla sua collega, quel giorno. Collega a cui ha chiesto di attenderlo e che, a giudicare dall’orario attuale e dal fatto che sono arrivati a Nerima in pieno pomeriggio, probabilmente lo sta attendendo da almeno tre ore.
«Dio, no», impreca Yuuto, mentre rimettendosi in piedi s’infila i propri vestiti in fretta e furia.
Kageyama resta ad osservarlo, seduto sul materasso. «Immagino di non dover ridere del fatto che ti sei completamente dimenticato di essere qui con una partner…», valuta.
«No!», taglia corto Yuuto, voltandosi di scatto. Finisce di nuovo per cadere negli occhi di Kageyama, e Yuuto capisce di essere assolutamente incapace di restare arrabbiato con lui per più di un secondo.
Yuuto poggia la fronte contro quella di Reiji, carezzandogli una guancia con la mano. «Tornerò da te», gli assicura, prima di lasciargli un ultimo bacio fugace.
«Come sempre», commenta Kageyama.
«Come sempre», gli fa eco Yuuto.
L’istante successivo è già schizzato fuori dal vecchio fabbricato abbandonato.


Yuuto corre a perdifiato lungo i vicoli della circoscrizione venti.
Fuori ormai si è fatto buio. I passanti lo guardano con aria incerta, forse perfino infastidita, mentre sfreccia loro accanto a gran velocità. Ci sono coppie di fidanzati che tengono tra le mani le buste dello shopping o famiglie che stanno tornando a casa, ma Yuuto non riesce a farci troppo caso.
Si sente un idiota. Ha completamente trascurato la missione, lasciando la propria partner da sola in balia di se stessa per ore. Non vuole nemmeno dare la colpa a Kageyama, perché alla fine se gli è caduto tra le braccia è stato perché si è permesso di farlo. Aveva ragione a dirsi che era ancora presto per portare Sakura in missione, ma non per l’inesperienza della ragazza, bensì per la propria incapacità.
Yuuto rallenta solo quando il puntino azzurro sulla mappa, che continua spasmodicamente a controllare sul cellulare, finisce per sovrapporsi a quello rosso della posizione che gli ha inviato Sakura.
In effetti, proprio in quel momento Yuuto si accorge di essere arrivato davanti ad una pasticceria. All’interno ci sono anche dei tavoli, probabilmente assieme a dolcetti e biscotti vari i clienti possono sorseggiare anche un tè o un caffè.
Sakura è l’ultima cliente rimasta seduta, non c’è nessun altro oltre lei presente all’interno del locale. Un ragazzo sta lavando i pavimenti con uno straccio, mentre una giovane dai capelli raccolti sotto a un cappello morbido è ancora dietro alla cassa, ma batte impazientemente le dita sul bancone, come se non aspettasse altro di vedere l’ispettrice uscire per poter finalmente chiudere il negozio.
Yuuto si morde il labbro inferiore, come colto dai sensi di colpa, alla fine tuttavia con un ultimo slancio si getta in avanti, aprendo la porta della pasticceria, una campanella che tintinna al suo ingresso.
Sakura solleva lo sguardo e, non appena vede che si tratta di Yuuto, i suoi occhi si illuminano. Per un momento, infatti, il pensiero che potesse non avercela fatta aveva attraversato la sua mente, a causa di quell’inatteso ritardo, tuttavia Sakura l’aveva scacciato in fretta: Yuuto è uno degli investigatori più forti in circolazione, quello per lui doveva essere un gioco da ragazzi.
«Kidou-san!», esclama, balzando in piedi e premendo le mani sul tavolino di ferro.
«Perdonami per l’attesa», commenta lui, avvicinandosi subito a lei. Probabilmente i commessi del locale lo stanno fulminando con lo sguardo.
«Nessun problema», lo rassicura lei, cordiale. «Com’è andata? Sei riuscita a ucciderlo?»
Sakura lo fissa in maniera trepidante, e probabilmente i suoi occhi si sono posati sui capelli aggrovigliati di Yuuto. Forse pensa che si siano arruffati nello sforzo di combattere il ghoul, ma Yuuto sa bene che, sebbene c’entri sempre Kageyama, in realtà sono ridotti in quel modo per ben altri motivi.
«Non è questo il luogo giusto né, tantomeno, il momento per parlarne», spiega Yuuto, cercando di usare però il tono più cortese possibile.
Sakura sembra comprendere subito il proprio errore, e le sue guance si tingono di rosso per l’imbarazzo. «Oh, g-giusto», s’affretta a correggersi.
Yuuto inclina appena la testa verso il tavolino. «Devi pagare qualcosa?», s’informa, facendo piuttosto chiaramente riferimento alla tazza, ancora sporca di cioccolata calda, lì presente.
«Ah, sì, è vero», ammette lei, ancora in imbarazzo. «Ci penso subito–»
«No, lascia, faccio io», la ferma lui. «Dopo tutto il tempo che ti ho lasciata qui ad aspettare mi sembra il minimo.»


Poco dopo, Sakura vede Yuuto raggiungerla fuori dal locale.
«Facciamo la strada fino a casa insieme, ti va?», le propone l’ispettore di primo grado, mentre la saracinesca del locale viene abbassata.
È una serata piuttosto fredda. Un vento gelido spira sulla città, sollevando le foglie secche da terra e facendole volteggiare a mezz’aria, mentre il cielo è riscaldato da una candida luna piena.
Sakura tiene lo sguardo basso, in imbarazzo. Yuuto non ha colpe, uccidere quelle creature è il loro mestiere e non deve sentirsi a disagio se un particolare combattimento, peraltro contro un ghoul molto potente, gli ha portato via più tempo del previsto. Al contrario, Sakura si sente così tremendamente in colpa: se non fosse entrata in quel fabbricato abbandonato non si sarebbero mai ritrovati intrappolati in nessun combattimento e, come se non bastasse, non era riuscita in alcun modo ad essere utile a Yuuto. Quando il ghoul l’aveva attaccata s’era fatta trovare completamente impreparata, e non era nemmeno riuscita ad estrarre il suo quinque. Per di più, aveva lasciato Yuuto da solo a combatterlo: certo, era l’ordine che il suo superiore le aveva dato e non aveva potuto disobbedirgli in alcun modo, tuttavia se Yuuto non fosse riuscito a sconfiggerlo… se qualcosa fosse andato per il verso sbagliato…
No, non deve pensarci, si dice. Dopotutto, ormai è tutto finito, no?
«Allora… c-com’è andata?», prova a chiedergli, dopo un po’ che camminano nel più totale silenzio. In parte ha paura ad interpellarlo, perché teme di beccarsi una ramanzina – sebbene sappia perfettamente di meritarsela.
Yuuto tira un calcio ad un sasso, che inizia a rotolare lungo il selciato. «Alla fine mi è sfuggito», ammette – e Sakura nota che sta tenendo lo sguardo basso. «Però, poco prima che si dileguasse, sono riuscito ad estorcergli alcune informazioni sul caso per cui ci siamo recati qui.»
«Oh, ottimo!», esclama Sakura, raggiante. «Di che si tratta?»
Yuuto ruota il capo, osservandola di sbieco. «Preferisco condividerle domattina, quando ci saranno anche gli altri», commenta, con un tono difficile da interpretare.
«Oh, c-certo», conviene Sakura, lo sguardo che subito s’abbassa mentre le guance s’imporporano d’imbarazzo.
Yuuto s’acciglia, pensieroso. «Tu, piuttosto», ribatte. «Non avresti dovuto allontanarti senza avvisarmi. Per di più ti sei trovata davanti un ghoul e non hai sfoderato il quinque.»
Sakura si morde la lingua. Sapeva che sarebbe arrivato questo momento. «Lo so, hai ragione», ammette, con tono mesto e sguardo colpevole. «Mi dispiace, io…»
Sakura sente le parole morirle in gola. No, non ha scusanti per quello che ha combinato, è inutile che continui a cercare di giustificarsi.
Yuuto scende in fretta le scale che portano alla metropolitana, seguito a pochi passi di distanza da Sakura. Per tutto il tempo, durante il viaggio in treno, Sakura resta in silenzio, seduta a pochi centimetri di distanza da lui, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Ecco fatto, ha combinato un casino, lo sapeva. Probabilmente Yuuto ce l’ha con lei, magari non le parlerà più – e Sakura lo capirebbe, in fin dei conti. Spera solo che non chieda che venga affidata ad un altro ispettore, perché Sakura lo adora, pensa che non sarebbe potuto capitarle un insegnante migliore di Yuuto, sul serio, ed è certa che grazie al suo aiuto potrebbe migliorare ancora molto. Certo, se solo avesse seguito la sua guida durante la loro prima missione esterna…
Arrivati a Bunkyo, Yuuto le chiede di indicargli la via del suo palazzo, dopodiché riprendono a camminare. Le strade della zona sono parecchio affollate, un mare di giovani ragazzi si condensano lungo le vie, pronti a trascorrere una piacevole serata, magari mangiando udon o divertendosi in un karaoke.
La zona residenziale è decisamente più tranquilla. Alti palazzi si susseguono uno dopo l’altro, e in giro non sembra esserci nessuno. Un silenzio piacevole fruscia tra le fronde di alcuni salici, ma Sakura se ne sente soffocare.
Ha bisogno di sentire la voce di Yuuto. In un altro momento magari quel silenzio sarebbe stato perfino rilassante, adesso invece le rende solo ancor più frastornanti i pensieri che aleggiano nella mente – e, considerando che non sono affatto piacevoli, Sakura vorrebbe solo riuscire a non sentirli per un po’.
E poi spera davvero che Yuuto le parli. Sarebbe la conferma che non ha rovinato il loro rapporto, per lei.
«Che tipo è Fudou?»
Non si accorge nemmeno del momento in cui quelle parole le scivolano fuori dalle labbra. Un secondo dopo averle pronunciate, Sakura vorrebbe potersele rimangiare. Sente tutta la faccia andare in fiamme, si sente terribilmente in imbarazzo e spera solo che Yuuto non lo noti, complice anche il buio della sera – sebbene ci siano diversi lampioni a correre lungo tutto il viale che stanno attraversando.
Yuuto sembra fermarsi per un momento sul posto, come dubbioso di aver capito bene. Per un momento Sakura teme di aver peggiorato la situazione, aspettandosi che Yuuto possa riprenderla da un momento all’altro.
Invece, poco dopo, lo sente soffocare una risata.
«Oh, ti prego, dimmi che non ha fatto di nuovo colpo», commenta.
Se possibile, Sakura avverte le sue guance divenire ancor più bollenti.
Si è invaghita di Fudou? No, non… non crede, almeno. Quando l’ha incontrato per la prima volta non è riuscita a fare a meno di arrossire, sotto quello sguardo verde e affascinante, ma la verità è che c’è qualcosa in quel ragazzo che non riesce sinceramente a comprendere. Forse, più che subirne il fascino, ne è profondamente incuriosita.
«No, è solo che a volte mi sembra di non riuscire ad afferrare la sua personalità», spiega allora, poco dopo.
Yuuto si porta le braccia dietro alla schiena. In realtà quella è una domanda più difficile di quanto appaia: conosce Fudou da quattro anni, praticamente da quando è entrato a far parte della CCG. Ancora oggi, però, non riesce a fare a meno di chiedersi se abbia davvero compreso ogni suo lato o no.
«Uhm… in realtà è perlopiù come lo vedi. Un perfetto idiota che, se potesse, flirterebbe anche con un comodino – ammesso e concesso che non lo faccia già. Ma è anche un ottimo investigatore, e non credo di sbagliarmi se ti dico che è forse uno dei migliori attualmente in circolazione. Comunque Fudou ha una sorta di corazza attorno, col sarcasmo e le avances si protegge», spiega Yuuto. Ha lo sguardo lontano, distante, come se stesse cercando qualcosa, senza tuttavia riuscire a trovarlo.
«Proteggersi? Da che cosa?», domanda Sakura, prima di rendersi conto che, forse, sta cominciando ad essere un po’ troppo indiscreta.
Yuuto si stringe nelle spalle. «Fudou non è uno che ama parlare della sua vita privata. Comunque, qualche anno fa era innamorato di una ragazza, una certa Fuyuka, solo che, purtroppo, è stata uccisa da un ghoul. Da quel momento Fudou s’è buttato completamente nel suo lavoro, e fa fuori in malo modo qualsiasi ghoul si pari sulla sua strada. Ad ogni modo, dovrebbe essere lui a parlarti di queste cose, non io», conclude il ragazzo, spostando lo sguardo di lato. Si morde la lingua, forse ha parlato più del dovuto.
«Oh… c-certo», conviene lei, stringendosi le braccia attorno al corpo. Forse ha ragione Yuuto, non dovrebbero parlare di Fudou, sicuramente avrà delle questioni private di cui preferisce tenere gli altri all’oscuro…
«Ammetto che tutto questo interessamento per Fudou mi ha sorpreso», riprende Yuuto, facendo sobbalzare Sakura sul posto. «Voglio dire, ero convinto che tra te e Hayato ci fosse qualcosa.»
«Eh? N-no!», si affretta a chiarire Sakura. «Cioè… quando eravamo in accademia mi sono presa una cotta per lui, solo che non ho mai avuto il coraggio di confessargli i miei sentimenti. L’ho fatto solo la sera prima del nostro esame finale. Ero certa che non l’avrei mai più rivisto, dopotutto lui era il migliore del nostro corso e sarebbe di sicuro riuscito a essere promosso a ispettore a breve. Lui non mi ha detto niente, è rimasto a fissarmi spiazzato, e io sono morta d’imbarazzo. Il giorno successivo temo d’aver combinato un disastro all’esame, non riuscivo a far altro che pensare alla figuraccia che avevo rimediato. Quando mi sono vista in cima alla graduatoria ho temuto che ci fosse stato un errore… invece, temo che Hayato abbia fallito di proposito l’esame.»
Yuuto sorride, nella penombra della sera. A volte vorrebbe che fosse così facile anche per lui, raccontare dei propri sentimenti senza che gli altri finiscano per giudicarlo. Invece, lo sa bene, se lo facesse finirebbe per essere creduto pazzo.
Le guance di Sakura s’imporporano ancora una volta. «Scusami, temo di aver parlato troppo, non volevo annoiarti con queste sciocchezze…»
«No, tranquilla, nessun problema», s’affretta a rassicurarla Yuuto. «Anzi, forse hai fatto bene a parlarmene. Tu e Hayato dovreste confrontarvi, non vorrei che si creassero dei problemi all’interno della squadra per colpa di qualcosa d’irrisolto tra di voi…»
Yuuto si sente uno sciocco a fare il moralista con lei. Dopotutto, non è lui il primo che dovrebbe venire a patti con i propri scheletri nell’armadio?
«S-sì, certo!», gli assicura lei, perentoria.
I due rallentano i loro passi, rendendosi conto di essere arrivati sotto al palazzo della ragazza. Come gli altri in quella zona, è un grattacielo alto, dalle vetrate scintillanti, e all’apparenza ospita diverse famiglie facoltose.
«C-ci vediamo domani?», chiede Sakura, accennando un sorriso. Sente tutta la tensione della giornata cominciare a scivolare via dal suo corpo, ora che le è anche abbastanza chiaro che Yuuto non sembra essersela presa con lei. Ha davvero bisogno di una bella doccia calda, forse dopo riuscirà finalmente a sentire tutti i suoi nervi rilassarsi.
«A domani», le conferma Yuuto. Il ragazzo la saluta con un cenno della mano, dopodiché s’incammina nuovamente lungo la via.
Prima di lasciarsi scivolare all’interno del portone del palazzo, Sakura resta ad osservare la figura di Yuuto fino a quando non lo vede scomparire tra le tenebre.





▬ notes

no, non è un caso che questo capitolo esca oggi.
non dirò nulla, perché di solito mi porto un sacco di sfiga facendolo. l'unica cosa che mi rassicura è che la persona a cui sto pensando scrivendo queste parole sa già quanto sia importante per me, per cui va bene così.
immagino che sia scontato dire che questo sia il mio capitolo preferito. però uhm, forse non è del tutto per quello che pensate voi.
andiamo con ordine. prima ronda di kidou e sakura, e questo ci ha dato modo di scoprire qualcosa in più su entrambi. ho mantenuto intatto il background canonico di sakura per quanto riguarda la ginnastica ritmica, spero che questa nota possa essere apprezzata. sakura, però, ha una grande necessità di dimostrare agli altri il proprio valore, ed è proprio così che finisce per mettersi nei guai.
ed è qui che inizio a sclerare. **
allora, a parte tutto lo studio delle circoscrizioni e i vari riferimenti a luoghi esistenti all'interno di esse, nonché il fatto che in questo capitolo ci troviamo nella circoscrizione venti, di importanza fondamentale già nel canon dell'opera di tokyo ghoul, perché non parliamo delle cose davvero importanti, ossia di quanto sono belli i miei bambini? **
wah, prima ancora riuscirò a scrivere una scena erotica dall'inizio alla fine, ma quel giorno non è oggi in realtà lo faccio già ma quelle rimangono gelosamente custodite su whatsapp, lol. in compenso, nel corso degli anni ho fatto diversi passi in avanti, decisamente. ho sempre paura di ricevere contestazioni, anche se yuuto in questa storia ha vent'anni... oh, sai che c'è? in realtà non voglio pensarci. sono solo troppo contenta per questo capitolo e questo giorno, ecco.
e lo so che non mi crederete, ma a me piace decisamente di più la storia di come si sono conosciuti che la parte pornazzosa in sé forse perché continuo a provare un po' d'insoddisfazione per com'è scritta? mah, chissà.
e niente, anche nel loro primo incontro c'è una piccola strizzata d'occhio a tokyo ghoul e a rize e kaneki che s'incontrano all'anteiku, così come al libro che yuuto sta leggendo che era un piccolo riferimento rielaborato a takatsuki sen
– vbb cose che vedo solo io, non fa niente.
ma io potrei veramente stare qui per ore a frignare su loro che conversano in un caffè, su kidou che soffre scoprendo che l'unica persona che è stata in grado di comprenderlo in tutti quegli anni è suo nemino naturale ma nonostante ciò non riesce a non nutrire un sentimento fortissimo nei suoi confronti o su quel dannato morso sulla spalla che in realtà all'inizio non era nemmeno preventivato, ma okay, alla fine l'ho lasciato perché, almeno a mio avviso, è stupendo e sì, è un altro riferimento al canone di tokyo ghoul, nello specifico all'episodio in cui succede la stessa cosa tra nishiki e kimi, però okay, forse mi conviene andare avanti, anche perché ehi, abbiamo delle svolte vere sulla trama! ma ne parleremo meglio nel prossimo capitolo, per cui nada per ora.
abbiate pietà di me e della demenzialità di queste note, le sto scrivendo alle nove di sera dopo aver editato un capitolo di più di 7.000 parole e dopo aver avuto una giornata non esattamente stupefacente, rip.
comunque alla fine kidou si ricorda di avere un lavoro è brutto ma è così e suo malgrado torna a raggiungere sakura. giuro che di solito è un ispettore migliore.
ah, prima di passare al commento sulla parte finale, sì, il blue bird è un riferimento all'anteiku.
tornando a noi, kidou accompagna sakura a casa
– ah, a proposito: le circoscrizioni non sono scelte a caso, per esempio dove vive un determinato personaggio o cose del genere, in realtà c'è uno studio dietro – e in realtà solleva un argomento interessante, che avrei voluto avesse più preponderanza all'interno della storia ma è andata così, rip. non trasparirà molto dai prossimi capitoli, ma è vero che sakura ha una cotta per fudou. magari ci faccio una os spin-off sopra, mh...
vbb, comunque, le cose importanti. abbiamo scoperto anche qualcosa in più sul rapporto tra sakura e hayato, per cui non si può proprio dire che non accontenti tutti.
anyway, in queste note lunghissime penso di aver detto tutto. il prossimo capitolo mi pare sia più corto e all'apparenza non succede nulla di rilevante ma oh, fidatevi, grossi twist di trama stanno per arrivare.
see ya

aria

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Capitolo 4
*** Plan ***


Bad-blood

La mattina successiva tutto sembra filare per il meglio.
Yuuto è seduto alla sua scrivania, e sta compilando un rapporto sull’uscita di lui e Sakura del giorno precedente.
La sua partner, seduta alla scrivania accanto alla sua, sta raccontando ad Hayato l’esito della loro ronda.
«… e a un certo punto è spuntato fuori un ghoul dal nulla! Aveva una maschera nera, con una sorta di cicatrice bianca sulla sinistra…»
Yuuto preme con troppa violenza la matita sul foglio, e la mina finisce per spezzarsi. Solleva lo sguardo di scatto, come rendendosi conto solo in quel momento di trovarsi in un incubo.
La maschera è l’elemento distintivo dei ghoul.
Sakura e Hayato continuano a parlare tranquilli, probabilmente non si sono resi conto della tempesta che hanno scatenato.
Fudou sposta lo sguardo dal pc. D’improvviso sembra serio, turbato.
«Cuccioli, perché non andate a prendermi un caffè al distributore automatico?», domanda, le rotelle sotto la sua sedia che scorrono appena sul pavimento.
Hayato sembra quasi dispiaciuto del fatto che il racconto di Sakura sia stato così bruscamente interrotto. «Ma… veramente noi…», cerca di protestare.
«Adesso», taglia corto Fudou, con tono un basso e freddo che non concede alcuna possibilità di replica.
Hayato e Sakura deglutiscono a vuoto, terrorizzati. L’istante successivo, tuttavia, si alzano dalle loro scrivanie e, con lo sguardo basso e penitente, escono dall’ufficio.
Non appena la porta si chiude, Fudou balza in piedi. Yuuto sposta nervosamente lo sguardo da un punto all’altro del suo portatile, cercando di rimandare ciò che, lo sa già, lo attende da un momento all’altro.
«Dimmi che ho capito male», comincia la voce bassa e minacciosa di Fudou. Yuuto si prende la testa tra le mani, come in preda alla più totale disperazione – cosa che, peraltro, corrisponde al vero.
«Fudou‒», cerca di richiamarlo Yuuto. Ben presto, tuttavia, si rende conto che i suoi tentativi sono vani.
Yuuto sente il collega sbattere con vigore le mani sulla sua scrivania. «Cioè, fammi capire», riprende Akio, la voce gelida di chi sta facendo un grande sforzo per non uccidere qualcuno. «Tu sei andato appositamente nella circoscrizione venti‒»
«No, è stato Kudou a mandarmi lì, io me lo sono praticamente ritrovato davanti», prova a giustificarsi Yuuto.
«L’hai rivisto!», esclama Fudou, allargando di colpo le braccia, sconcertato. Yuuto solleva lo sguardo, e può chiaramente vedere scintille d’ira danzare negli occhi del collega. «Lo vuoi capire che è un ghou‒»
«Non sono affari che ti riguardano!» Prima che possa rendersene conto, Yuuto balza in piedi, ritrovandosi di colpo alla stessa altezza di Akio. Lo guarda negli occhi, e questa volta ci trova solo una grande desolazione. Quella vista per Yuuto è come ricevere un cazzotto in pieno stomaco, e per un momento sente gli occhi annacquarsi di lacrime e una voragine aprirsi dentro di sé.
Fudou è l’unico a conoscenza del suo rapporto alquanto ambiguo con Kageyama. Yuuto non ha idea di come l’abbia compreso, fatto sta che un giorno, senza aver mai detto nemmeno una parola a riguardo, Akio sapeva già tutto. Secondo Yuuto, Fudou è troppo intelligente per non comprendere una cosa del genere, e anche quello è uno dei motivi per cui l’ha sempre stimato così tanto.
Yuuto non gli ha mai chiesto nulla. Non l’ha costretto in alcun modo a mantenere il segreto – e, per la verità, non c’è mai stato nemmeno bisogno di implorarlo o parlarne. Fudou, semplicemente, l’ha fatto, venendo meno perfino al protocollo della CCG. Yuuto non riesce a spiegarsene il motivo, forse un atto di buon cuore oppure, più semplicemente, di pena.
Ne hanno parlato, però. A dir la verità, a nessuno dei due piace tirare fuori quell’argomento, eppure una sera Yuuto s’era fatto coraggio e ne aveva parlato.
All’epoca erano entrambi ispettori di secondo grado, giovani e neopromossi al lavoro sul campo. Yuuto si sentiva ancora inesperto e, forse, aveva cercato in Akio conforto, terrorizzato al pensiero di perdere d’un colpo il lavoro che così duramente s’era impegnato per ottenere e la stima di un collega che ammirava – e ammira tutt’ora.
«Non c’è bisogno che tu mi dica niente», aveva tagliato corto Fudou. «Quel che fai nella tua vita privata non è affar mio. Se questa storia dovesse tuttavia intralciare in qualche modo le nostre indagini future, allora sarà mia premura toglierlo di mezzo personalmente.»
Yuuto era grato ad Akio per quel patto segreto. Che il collega non nutrisse per quella strana relazione che aveva instaurato col ghoul alcun tipo di simpatia, tuttavia, a Yuuto era stato chiaro ogni singola volta in cui l’argomento aveva rischiato anche solo per sbaglio di essere sollevato. Fudou finiva per tergiversare ogni volta, cambiando discorso, fingendo di non aver sentito nulla. E, per quanta gratitudine potesse provare nei suoi confronti, Yuuto in quei gesti non aveva potuto non ritrovare tutta la mentalità della CCG e la totale repulsione per i ghoul. Era stato così anche lui un tempo, e parzialmente continuava ancora ad esserlo; quando il discorso arriva a Kageyama, tuttavia, Yuuto sa di cambiare completamente registro. Sa bene che, in passato, Reiji non è stata la creatura più pacifica dell’universo, eppure il suo esempio gli dimostra costantemente che può sempre esserci speranza per il cambiamento.
Anche per i ghoul.
Sul volto di Fudou compare un sorriso triste. Si conoscono da così tanti anni, ormai, e vedere come Yuuto fatichi ancora a fidarsi di lui finisce per ferirlo ogni volta. Yuuto sembra aver compreso solo in quel momento ciò che ha combinato, e nei suoi occhi compare un velo di mortificata realizzazione.
Akio si volta, cominciando ad avviarsi nuovamente verso la sua scrivania.
«Fudou, aspetta!», lo richiama Yuuto, prima ancora di rendersene conto.
Yuuto sente gli occhi tristi del collega tornare a puntarsi su di lui, e per un momento gli viene spontaneo mordersi il labbro inferiore.
«Ho delle informazioni», ammette, e spera che tanto basti come moneta di scambio per farsi perdonare.
Fudou scrolla le spalle. Non ha nemmeno bisogno di chiedere a Yuuto come se le sia procurate, lo sa già.
«Allora farai meglio a condividerle con la squadra», conclude, per poi raggiungere nuovamente la propria postazione.
Un silenzio gelido cala nuovamente all’interno della stanza.


Il distributore automatico emette un vibrato basso, mentre il caffè caldo comincia a colare all’interno di un bicchiere di plastica.
Hayato ha una mano poggiata al dispositivo, il braccio teso, e nella sua mente continuano a frullare i racconti entusiasmanti degli ultimi minuti. Cavolo, Sakura si è davvero scontrata contro un ghoul così potente? Avrebbe voluto essere lì per assistere alla scena e battersi a sua volta, dev’essere stata un’esperienza elettrizzante.
Sakura, al contrario, continua a mordicchiarsi le labbra da diversi minuti, nervosa. Ci sono diversi punti che continuano a non tornarle, ad esempio il modo così improvviso in cui Fudou ha reagito, ascoltando il suo discorso. In effetti anche Yuuto continua ad apparirle strano da quando hanno affrontato quel ghoul, tuttavia la ragazza non è ancora riuscita a darsi una spiegazione per quei comportamenti.
E poi c’è Hayato. Nella mente di Sakura, continuano a riecheggiare le parole che Yuuto le ha ripetuto, la sera precedente.
Tu e Hayato dovreste confrontarvi, non vorrei che si creassero dei problemi all’interno della squadra per colpa di qualcosa d’irrisolto tra di voi
Sakura non riesce a fare a meno di domandarsi se tra lei e Hayato ci sia veramente qualcosa di irrisolto. Lei le ha confessato i propri sentimenti, lui non le ha detto nulla in risposta. Cosa dovrebbe significare? Che non è interessato a lei?
Non sa più cosa pensare, sul serio.
Per di più, ora che lavorano nella stessa squadra alla CCG, tutto sembra aver ripreso a filare come sempre, come se non gli avesse mai rivolto quella confessione – e, a dir la verità, ci sono momenti in cui Sakura ha sperato davvero di non averlo fatto. In effetti, ora che lavorano fianco a fianco, a Sakura non sembra di trovare alcuna particolare differenza. C’è sempre la stessa sintonia che ha riscontrato dai tempi dell’accademia, e di questo se ne sente sollevata.
L’unica cosa che, tuttavia, la lascia perplessa, è quell’imbarazzo che continua a crearsi spesso tra di loro. Sakura non sa se sia lo stesso anche per Hayato, ma ci sono dei momenti tra di loro – lo sente, lo percepisce – in cui si crea una tensione non troppo velata, che sembra essere carica di parole che non hanno avuto il coraggio di dirsi.
Anche adesso, fermi davanti al distributore del caffè, la ragazza avverte la medesima sensazione. Forse ha ragione Kidou, hanno bisogno di chiarire le loro posizioni una volta per tutte, così Sakura decide di farsi coraggio, prende un respiro profondo e sta per rivolgersi ad Hayato in totale sincerità.
Il ragazzo, tuttavia, la batte sul tempo.
«Hai detto che la maschera del ghoul era nera con una sottile venatura bianca sulla sinistra, giusto?», le domanda Hayato, apparentemente assorto nei suoi pensieri.
Per un momento Sakura resta spiazzata.
«C-come?», chiede, mentre il suo cervello ha già cominciato a rielaborare i dati, cercando di porre rimedio a una probabile brutta figura. «La maschera? Sì, esatto, perché?»
Hayato si volta nella sua direzione. Sakura può vedere scintille di entusiasmo danzargli negli occhi, e in quel momento si ritrova a valutare che, se s’è innamorata di Hayato, è stato anche per questo.
Il modo in cui si approccia al lavoro d’ispettore è unico, così ricco di passione che finisce per contagiare anche gli altri.
«Credo di aver capito di che ghoul si tratta», le annuncia, trionfante.
La gioia che Hayato emana è così bella che Sakura si trattiene a stento dal passargli una mano tra i capelli castani per congratularsi con lui. Li immagina così morbidi, compresa la ciocca azzurra sulla destra.
«Davvero?», gli domanda lei. In realtà è sinceramente colpita, lei ci si è – quasi – scontrata e non ne ha la più pallida idea, Hayato invece ci è arrivato e Sakura non sa come abbia fatto.
È sempre stato lui il migliore tra loro due, c’è poco da fare.
«Certo!», le conferma il ragazzo. «Hai detto che aveva una kagune di tipo rinkaku, e poi la descrizione della maschera mi ha fatto accendere una lampadina. Lo chiamano il Comandante. Me lo ricordo perché, prima di venir promosso ispettore, ho sempre stimato profondamente Kidou, e adesso lavorare nella sua squadra è davvero un grande onore, per me. Così, quando eravamo ancora in accademia, stavo attento ad ascoltare ogni notizia su di lui, perfino la più piccola, e mi ricordo di aver origliato, una volta, la conversazione di due ragazzi più grandi di me, che stavano dicendo che il primo ghoul che Yuuto ha affrontato, al suo primo incarico ufficiale da investigatore, è stato proprio il Comandante.»
D’improvviso, qualcosa balza alla mente anche a Sakura.
«Ieri Kidou mi ha detto che il suo primo incarico è stato nella circoscrizione venti», confessa. È abbastanza certa che quella sia un’informazione utile, e spera che Hayato possa averla apprezzata.
«Vuol dire che il ghoul è in circolazione in quella circoscrizione almeno da quattro anni, ossia da quando Kidou ha cominciato a lavorare per la CCG», deduce Hayato. Il ragazzo si accarezza il mento con la mano, pensieroso. «Quella prima ronda fu un buco nell’acqua, perché i ghoul che avevano attaccato gli ispettori riuscirono a fuggire. Però, perché in tutti questi anni Yuuto non è mai tornato indietro sui suoi passi per far fuori il Comandante?»
Dal distributore automatico sale un breve suono, segno che ora tutto il caffè è finito nel bicchiere.
Tra Sakura e Hayato torna a crearsi un silenzio imbarazzato. Ecco, è questa la parte del loro rapporto che Sakura odia di più. Fino a un secondo prima si sorridevano e si rivolgevano sguardi complici, entusiasti delle loro deduzioni, e adesso stanno di nuovo evitando di parlare, e guardarsi sembra doloroso come venir colpiti da delle pietre.
Sakura si sente così in colpa. In accademia il loro rapporto è sempre stato come quei momenti di poco prima, pieno di affiatamento e sintonia. Dopo la sua confessione, invece, le sembra quasi che Hayato stia cercando di evitarla. L’ha messo in difficoltà, con quelle parole? Perché la respinge?
Si sente perfino egoista nell’aver provato piacere nell’avvertire il modo in cui le loro menti si sono connesse per quelle intuizioni. Non dovrebbe essere così. Non finché non si saranno detti tutto, almeno.
Hayato recupera il bicchiere colmo di caffè bollente. Poco dopo, tornando a sollevarsi, per un momento i loro occhi si incontrano. Sakura si sente così a disagio, le guance che avvampano un poco. Ci sono così tante parole, in quegli sguardi.
Forse è questo il momento giusto, si dice Sakura. Se davvero deve chiarire le cose tra lei e Hayato, allora aspettare ancora non farà altro che rendere le cose più difficili.
«Ecco, io…», prova a cominciare la ragazza. Sente lo sguardo di Hayato fisso su di sé, e questo la fa arrossire ancora di più.
In quel momento, però, la porta del loro ufficio si spalanca.
Le teste di Hayato e Sakura si voltano in contemporanea, e i loro occhi si posano sulla figura di Fudou. L’ispettore sembra piuttosto irato, e procede attraverso il corridoio con lunghe falcate nervose.
«Fudou-san! Va tutto bene?», si ritrova a domandare Sakura.
Il responsabile di Hayato ignora apparentemente le parole della ragazza. Quando passa davanti ai due ispettori di secondo grado sembra non essere intenzionato a fermarsi, all’ultimo secondo tuttavia decide di rallentare.
«Sto andando a prenotare una sala riunioni per questo pomeriggio», spiega. Sakura non riesce a fare a meno di avere l’impressione che sia piuttosto infastidito – e si chiede sinceramente cosa lo faccia sentire così. Fudou, dopotutto, ha sempre l’aria di essere una persona piuttosto imperturbabile. «A quanto pare Kidou ha delle novità sul caso da darci.»
In quel momento, Sakura si ricorda che, in effetti, la sera precedente Yuuto le aveva confidato di avere delle informazioni e che le avrebbe condivise con loro l’indomani. La ragazza si ritrova a chiedersi se sia questo ciò di cui Yuuto voleva parlare, e arriva alla conclusione che, con ogni probabilità, la risposta sia un sì.
Nel frattempo, Fudou ha già ripreso a percorrere il corridoio a gran velocità, scomparendo dopo aver svoltato un angolo, prima ancora che Sakura possa rendersene conto. I due ragazzi rimangono immobili sul posto, perplessi, per poi voltarsi e ritrovarsi a fissarsi, ancora una volta.
«E il caffè?», domanda Hayato, quasi deluso.


Una lavagna luminosa si accende alle spalle di Yuuto. Tutt’intorno, all’interno di una delle sale riunioni della CCG, regna la più totale oscurità.
«Pochi giorni fa l’ispettore di grado speciale Kudou Michiya mi ha chiesto di indagare su un caso piuttosto complesso nella circoscrizione venti», confessa. Lo dice così, subito, in maniera cruda, perché sa che in una situazione come quella non può permettersi alcun segreto. Ha già omesso troppi particolari ai suoi compagni, con esiti che oserebbe definire disastrosi. Ora che inizia a vedere la faccenda con più chiarezza, non può fare a meno di rendersi conto di quanto le circostanze in cui si trovano siano pericolose, pertanto non può continuare a tenere gli altri all’oscuro, finirebbe solo per metterli ancor più a rischio, visto che ignorando tutti gli aspetti in ballo finirebbero per essere ingenui nel muoversi, dunque prede più appetibili.
«Non ve ne ho parlato prima perché è stato lo stesso Kudou a chiedermi la massima riservatezza sull’indagine», chiarisce Yuuto. «Ad ogni modo, considerati i recenti sviluppi, mi è ormai impossibile procedere da solo. La situazione è molto più grande di me.»
Sulla lavagna compaiono alcune fotografie. Ci sono dei corpi riversi a terra, e inizialmente Sakura pensa che si tratti di esseri umani. Osservandoli meglio, tuttavia, nota la presenza di qualcosa di strano sui dorsi di ciascun cadavere. Sembrano essere residui di kagune.
«Cannibalismo tra ghoul», riprende Yuuto. «Nulla di insolito, per quanto raro, se non fosse che questi cadaveri sono stati rinvenuti nella circoscrizione venti, da sempre un luogo in cui i ghoul sono particolarmente tranquilli.»
Sakura volta la testa di lato, alla ricerca di Hayato. Nonostante il buio della stanza, riesce a vedere scintille entusiaste danzare nei suoi occhi, e di questo non può che esserne preoccupata.
Ha ragione Kidou, la situazione sembra parecchio pericolosa. Sakura conosce Hayato, e sa che più le criticità aumentano e più lui si sente esaltato al pensiero di gettarsi su di esse. Quell’impulsività, tuttavia, per quanto possa essere un pregio in battaglia, soprattutto in caso di difesa, può risultare fatale in un momento emergenziale, quando è bene ponderare ogni alternativa al fine di trovare la migliore, che possa portare sì alla vittoria, ma anche, qualora ce ne fosse il bisogno, alla salvezza.
I loro istruttori hanno sempre ripreso Hayato per questo, e da quando lavorano insieme Sakura s’è ripromessa di tenere sempre gli occhi puntati su di lui, così da poter intervenire se necessario. Il suo timore, tuttavia, è quello di non riuscire a risultare incisiva in un momento del genere, mettendo ancor più a repentaglio la vita di Hayato ma anche la propria.
No, si dice. Non è quello il momento per fasciarsi la testa. Se quell’occasione dovesse presentarsi allora se ne preoccuperà, adesso però sa bene di doversi concentrare unicamente su Yuuto e sulla missione.
«Durante la ronda di ieri, sono riuscito a venire in possesso di alcune novità che potrebbero rivelarsi fondamentali al fine di risolvere il caso», continua Yuuto, avvicinandosi al pc – probabilmente per mostrare loro un altro file.
«Grazie al tuo informatore segreto», puntualizza la voce piccata di Fudou.
Yuuto solleva in fretta lo sguardo dallo schermo del computer, fulminando il collega con uno sguardo pieno di rabbia. Sakura percepisce in maniera netta la tensione tra i due, sebbene fatichi a comprendere il motivo per cui possa essersi venuta a creare.
Yuuto cambia slide della presentazione ordinata che ha preparato, e stavolta compare l’immagine di un ghoul che Sakura non ha mai visto prima d’ora.
«Questo è il Gufo, l’unico ghoul a cui la CCG ha riservato il grado di tripla S a causa della sua forza», spiega Yuuto, in tono grave. «Si tratta di un kakuja, quindi un ghoul che ha perpetrato ripetutamente atti di cannibalismo verso quelli della sua stessa specie. Dai dati in nostro possesso, la sua ultima apparizione sembrerebbe essere stata nella circoscrizione undici…»
Sakura sente la pelle d’oca correrle lungo le braccia. Un ghoul così potente che sembra terrorizzare perfino la CCG, oltre a preoccupare visibilmente Yuuto, senza ombra di dubbio l’ispettore più forte che abbia mai conosciuto. Che c’entrano lei e Hayato in tutto questo? Non dovrebbero essere gli ispettori di grado speciale ad occuparsene? Cosa potrebbero mai concludere due neoispettori di secondo grado, per quanto capaci possano essere, con l’unico ghoul identificato col grado SSS?
Hayato, invece, sembra a dir poco entusiasta. Sakura lo sente scalpitare accanto a sé, e questo non fa altro che renderla ancor più terrorizzata.
Hayato, no… cosa hai in mente di fare? Contro il Gufo non puoi niente…
«Kidou-san, ho una domanda!», s’introduce Hayato, sollevando una mano in cerca di attenzione.
«Prego», concede Yuuto, voltandosi nella sua direzione.
«Ecco… come facciamo a sapere che si tratti proprio del Gufo?», chiede il ragazzo. «Voglio dire, di sicuro è l’esempio più noto di ghoul che praticano cannibalismo verso la loro stessa specie, tuttavia, per quanto in minoranza, ce ne saranno pur degli altri, no? E poi, se è stato visto per l’ultima volta nella circoscrizione undici, perché adesso dovrebbe trovarsi nella venti?»
Per l’ennesima volta in vita sua, Sakura non può che essere colpita dall’arguzia di Hayato. Sente il proprio cuore cominciare a battere più rapidamente, tuttavia decide di ignorarlo, almeno per il momento. Adesso deve solo concentrarsi sulla missione, continua a ripetersi.
Yuuto poggia le mani sulla scrivania alle sue spalle, come cercando un sostegno. Sul suo volto compare un sorriso, e Sakura è piuttosto certa che sia rivolto a Hayato.
«Questa è un’ottima domanda», ammette Yuuto. «Tuttavia, ci sono due elementi che mi hanno spinto a pensare che, dietro a tutta questa storia, potesse celarsi la mano abile del Gufo. Il primo: i corpi. Sono stati lasciati in delle posizioni che, per un ghoul, sarebbero sconvenienti: uccidere qualcuno e abbandonare il cadavere all’uscita secondaria di un locale, peraltro utilizzata, può voler dire due cose – o il ghoul aveva una particolare fame e non s’è premurato di aspettare che la vittima si recasse in un luogo più appartato, oppure era esplicito desiderio di chi ha ucciso o di chi ha ordinato di farlo che il cadavere venisse rinvenuto. La pozza di sangue a terra ci fa capire che il ghoul non ha agito altrove per poi spostare il corpo, ma in ogni caso sarebbe stato poco credibile: sarebbe un paradosso premurarsi d’uccidere qualcuno in un luogo meno frequentato per poi lasciarlo invece dove ogni giorno passano diverse persone. Per di più, deve trattarsi di un ghoul che ha già praticato cannibalismo, visto che è riuscito a sopraffarne un altro. Il secondo: la zona. La circoscrizione venti è solitamente un posto tranquillo sia per gli investigatori che per i ghoul. Sul territorio è presente una realtà che consente ai ghoul di convivere in maniera tutto sommato pacifica senza creare troppi disordini. All’inizio quindi non riuscivo a spiegarmi la presenza di quei cadaveri lì. Poi, però, mi sono ricordato che, in passato, un ghoul attualmente presente nella circoscrizione venti è stato per lungo tempo in contatto con il Gufo, senza però condividerne lo stile di vita. Ricordo che, quando i rapporti tra i due sono cessati, noi della CCG lo abbiamo capito riscontrando una maggiore efferatezza nelle uccisioni compiute dal Gufo.»
Sakura sente il cervello lavorarle a una velocità incalzante. Le informazioni che deve processare sono tante, tuttavia, qualcosa nell’ultima parte del discorso di Yuuto le ha fatto venire alla mente un’intuizione.
«Il ghoul che ha avuto contatti col Gufo in passato è il Comandante, vero?», domanda Sakura. «Vista la sua forza, non stento a immaginare che il Gufo fosse interessato ad averlo come collaboratore…»
Sakura s’arresta di colpo, rendendosi conto che, forse, s’è lasciata sfuggire qualcosa di troppo. Yuuto, infatti, non ha mai chiamato apertamente in sua presenza il ghoul che hanno affrontato Comandante, per cui probabilmente adesso si starà chiedendo come abbia capito che si trattasse di lui.
Nella penombra della stanza, Sakura sente le proprie guance andare in fiamme.
Yuuto, al contrario, non sembra particolarmente colpito.
«Sì», conferma. «La mia idea è che il Gufo voglia vendicarsi del torto subito anni fa portando scompiglio nella circoscrizione venti, e per fare questo si sta servendo di ghoul inesperti e di basso livello, chiedendo loro di nutrirsi di altri della loro stessa specie. Il cannibalismo porta alla formazione di un nuovo kagune, quindi, in linea teorica, rende un ghoul più potente. In pratica, il Gufo sta creando un esercito di kakuja, probabilmente per entrare in possesso della circoscrizione venti. Avrebbe senso, considerando che il Gufo non è uno che ama sporcarsi le mani, preferisce siano gli altri a farlo. Inoltre, la vicinanza della circoscrizione venti alla undici è un altro elemento di cui tenere conto.»
Mentre le parole scivolano fuori dalle sue labbra, Yuuto sembra rendersi finalmente conto delle preoccupazioni che, nelle ultime ore, hanno continuato a ronzare all’interno della sua testa. Se la sua ipotesi dovesse rivelarsi esatta, infatti, l’obiettivo di Garshield risulterebbe essere, senza troppi dubbi, proprio Kageyama.
E Yuuto non può permettere che gli accada qualcosa di male.
«Kidou-san, avrei un’altra domanda», richiama ancora una volta la sua attenzione Hayato. «Ma se in passato il Gufo e il Comandante sono stati in contatto, cosa impedirebbe adesso al Comandante di agire in prima persona come il Gufo? Voglio dire, magari si sta solo creando un alibi per incolpare qualcun altro e…»
«Il Comandante è stato il primo ghoul di cui mi sono occupato. Lo conosco abbastanza da essere certo che non si ciberebbe di altri ghoul», taglia corto Yuuto.
«D’accordo, ma forse stavolta vuole far ricadere i sospetti sul Gufo e per questo si sta comportando in maniera diversa dal solito. Oppure è lui che sta creando l’esercito di ghoul, magari proprio per inviarli contro il Gufo. Insomma, non possiamo essere così certi che sia stato il Gufo…»
«Il Comandante non è un kakuja. Quando l’abbiamo affrontato, ci ha attaccati con un kagune semplice di tipo rinkaku. Se non credi alle mie parole, puoi chiedere alla tua amica Sakura», conclude Yuuto, lapidario.
Quella, per Sakura, è la conferma che Yuuto ha capito che lei e Hayato hanno parlato del Comandante. Si sente mortificata, probabilmente ha deluso la fiducia di Yuuto…
«Ma…»
«Niente ma. Fine della discussione.» Gli occhi rossi di Yuuto sembrano voler incenerire Hayato, e Sakura sente il ragazzo accanto a sé deglutire con forza, a disagio.
In quel momento, la luce all’interno della sala riunioni torna ad accendersi, e la tensione tra i tre investigatori sembra momentaneamente dissiparsi.
Fudou, rimasto in piedi per tutto il tempo, la schiena premuta contro il muro a pochi passi dall’uscita, fissa con attenzione ciascuno dei presenti.
«Qual è il piano?», domanda, imperscrutabile.
L’espressione sul volto di Yuuto sembra rilassarsi lievemente. «Il covo del Gufo si trova nella circoscrizione undici», spiega. «Credo che la cosa migliore da fare in questo caso sia organizzare un raid lì. Ovviamente è mia intenzione consultarmi prima con gli ispettori di grado speciale e col presidente, avremo bisogno di quanti più uomini possibili se vogliamo che l’operazione vada a buon fine.»
Yuuto è grato del supporto di Fudou. Si stanno apprestando a compiere un’operazioni di dimensioni epocali, Yuuto ne è consapevole, tuttavia se saprà di poter contare sui suoi compagni non potrà che sentirsi rassicurato di questo.
Fudou annuisce. «D’accordo», acconsente. «Vedi di riuscire a convincere tutti. Non vedo l’ora di andare a far saltare qualche testa.»
Sakura non riesce a fare a meno di provare un brutto presentimento in merito a quella storia. In cuor suo, spera davvero di sbagliarsi.





▬ notes

periodo un po' meh. mi riduco all'ultimo per editare, e mi accorgo che la voglia di fare qualsiasi cosa manca sempre di più.
probabkilmentre quest'estate sono riuscita a tener impegnata la mia mente. avendo due long da pubblicare in contemporanea e pochissimo tempo per dedicarmi ad altro diciamo che mi mancava il tempo per respirare, figurarsi per riflettere. adesso che con la scrittura sono ferma, invece, penso di più, e forse sto realizzando solo adesso quello che mi è successo mesi fa. e fa male.
ma ehi, un capitolo in cui c'è una scena interamente dedicata al confronto tra Kidou e Fudou, ho reso l'utenza di efp felice! lo sapete, io li amo come bros, e in realtà c'è una scena con loro due anche nel prossimo capitolo... però! questa serviva principalmente a far capire quanto la loro mentalità, in questa storia, sia divergente e, nonostante tutto, continuano a stimarsi a vicenda.
a proposito di confronti, sta quasi per esserci anche quello tra Sakura e Hayato... ma Fudou li interrompe. riusciranno a chiarirsi, prima o poi? mah, chissà.
infine, sono state gettati le basi del prossimo capitolo, nel senso che ora che Yuuto ha spiegato qual è il nemico che si ritrovano davanti manca solo da mettere a punto il piano e poi sarà il momento di attaccare. ve lo dico subito, il prossimo aggiornamento riguarderà il raid a cui accennavo alla fine del capitolo, e sarà parecchio movimentato e pieno d'azione. io vi consiglio di non perderlo, poi, come al solito, la scelta finale spetta a voi.
con questo ho concluso, ci sentiamo la settimana prossima!

aria

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Capitolo 5
*** Raid ***


Bad-blood

Lo sciabordio dell’acqua continua ad arrivare alle orecchie degli ispettori in maniera monotona ormai da ore.
Blocchi di cemento affondano nell’oceano, mentre grandi strutture – all’apparenza funzionali allo smistamento delle merci – sorgono ovunque nei paraggi.
La CCG si è appostata a qualche chilometro di distanza dal covo del Gufo. Gli uomini sono sparpagliati sul territorio circostante, ma ognuno di loro ha una posizione precisa, che deve mantenere ad ogni costo. Su una mappa, tenuta dagli ispettori di grado speciale più importanti, è indicata la collocazione di ciascuna colomba.
Yuuto è grato che l’operazione sia stata avallata. Per di più, alla sua squadra è stata lasciata piena autonomia, per cui una volta entrati all’interno del covo potrà dirigere l’assalto come meglio crede.
Per la CCG, quella è un’occasione che non può in alcun modo fallire. Da anni l’associazione rincorre l’ombra del Gufo, senza tuttavia riuscire mai a catturarlo. Non sarà facile, Yuuto lo sa bene, ma devono riuscirci. Ne va della salvezza di Nerima, e non solo.
Sakura ha aperto il portellone laterale del van che è stato affidato loro, e s’è seduta sulla parte bassa di questo. È visibilmente agitata, e non è difficile capirne il motivo.
Hayato le si avvicina piano, in silenzio.
«Ehi», la richiama piano.
Lei sobbalza sul posto, e per poco non finisce per cadere in avanti.
«S-sì?», domanda, cercando di rimanere in equilibrio.
Hayato sorride. È impossibile non vedere quanto la sua compagna sia tesa.
«Cerca di rilassarti», le consiglia, in tono affettuoso. «Vedrai che andrà tutto bene.»
Un sorriso tremolante compare sul volto di Sakura, mentre si sistema nervosamente una ciocca di capelli rosa dietro l’orecchio. «Ah, si?», chiede ancora. «E tu come fai ad esserne così certo?»
Hayato allarga le braccia. «Con tutti gli ispettori in gamba che si trovano qui, stasera, è davvero impossibile che qualcosa possa andare per il verso sbagliato», commenta. «E poi, finché rimaniamo uniti filerà tutto liscio, no?»
Come al solito, l’immensa fiducia riposta da Hayato nella CCG finisce per far sorridere Sakura. Il ragazzo le lascia una leggera stretta attorno alla spalla, con fare simpatetico, e le guance della giovane non possono far altro che tingersi di rosso.
Poco distante, Fudou è circondato da diverse valigette di quinque.
«Ti sei portato la scorta speciale?», domanda una voce alle sua spalle.
Fudou sogghigna, elettrizzato. «Non capita tutti i giorni di infilarsi in un covo pieno zeppo di ghoul, oltre a poter dare la caccia a quello più potente mai visto in circolazione», replica.
Yuuto avanza verso di lui, le braccia incrociate. Probabilmente, se si trattasse di un altro ispettore, Yuuto avrebbe il timore che per eccesso di tracotanza quest’ultimo potesse lasciarsi prendere un po’ troppo la mano, e così venire facilmente sopraffatto dai ghoul.
Con Fudou, però, questo non succede. Yuuto sa di avere al suo fianco un professionista dalle infinite abilità, e di questo non potrebbe esserne più grato.
Quelli che circondano Fudou sono tutti quinque realizzati dai kagune di ghoul che lui stesso ha ucciso. Se a qualcuno servisse una dimostrazione delle capacità di Fudou, di sicuro quella ne è una ulteriore.
«Mi rassicura sapere che ci sarai tu a combattere con me stasera», ammette Yuuto, fermandosi quando ha ormai raggiunto l’altro ispettore.
«Non ti facevo così sentimentalista, Kidou», replica Fudou, il sogghigno sulle sue labbra che s’allarga ancora di più. «Comunque sì, anche per me sarà un piacere ammazzare in tua compagnia.»
I due si lanciano uno sguardo complice, mentre sul volto di entrambi compare un sorriso. Sanno che sarà dura, ma sono pronti a gettarsi nella mischia.


Quando la CCG dà l’ordine di sfondare l’ingresso dell’edificio, migliaia di ispettori si riversano all’interno.
La squadra di Kidou, incaricata dell’assalto, è una delle prime ad entrare, in gran volata. La scena che si para davanti ai loro occhi è catastrofica: superato l’ingresso, infatti, un grosso scalone si apre su un ampio atrio sottostante, all’interno del quale si affolla un numero altissimo di ghoul, che sta già tenendo occupati molti ispettori. Del Gufo, però, nessuna traccia.
«Che significa?», domanda Sakura, urlando per far sì che la sua voce si senta anche sopra quel trambusto. «Sapeva che saremmo venuti qui ed è fuggito? Ha ricevuto la notizia dell’agguato e non è mai venuto?»
Yuuto aggrotta le sopracciglia, mentre la sua mente lavora a una velocità estenuante. No, non avrebbe avuto il tempo materiale per una fuga, l’assalto non è iniziato che da un paio di minuti. Quanto alla fuga di notizie, Yuuto tende a scartarla: la CCG ha organizzato l’operazione nel giro di pochi giorni e nella più totale segretezza. È impossibile che sia trapelato qualcosa, se non fosse stato più sicuro agire gli uomini non sarebbero stati mandati sul campo.
«Deve essere ancora qui da qualche parte!», replica Yuuto. «Probabilmente proprio in questo momento sta cercando un modo per…»
Yuuto s’interrompe di colpo. Al margine della scena, vede una piccola sagoma scura saettare attraversando l’androne in tutta la sua lunghezza. È avvolto in un mantello nero, che ne copre interamente la figura, tuttavia per un istante a Yuuto sembra di intravedere la maschera che gli copre il volto.
Una maschera nera, con una sottile venatura bianca.
Kageyama.
Che ci fa lì? Come è venuto a sapere dell’attacco? E, soprattutto, quali sono le sue intenzioni?
Yuuto non ha idea di quale sia la risposta corretta per tutte quelle domande, l’unica cosa di cui è certo, però, è che se ha ideato quell’operazione è stato in gran parte per tenere Garshield – e dunque qualsiasi tipo di pericolo – più lontano possibile da Kageyama.
Non può permettere che gli accada qualcosa.
Prima ancora di rendersene conto, dunque, Yuuto afferra il corrimano marmoreo della scala, lanciandosi oltre di esso, mentre premendo un semplice pulsante sul manico il suo quinque si apre, lasciando il posto alla consueta falce.
«Kidou-san!», si sente richiamare da Sakura, alle sue spalle, Yuuto però non ci dà peso.
Probabilmente è il peggiore ispettore di tutti i tempi, visto che sta abbandonando la sua squadra per correre dietro al ghoul di cui è innamorato, ma non gli importa.
In quel momento, Yuuto riesce a pensare solo a Kageyama.
Il ragazzo attraversa l’atrio correndo, e cercando il più possibile di evitare di entrare in conflitto con qualche ghoul. Quando accade, Yuuto non fa altro che colpirli con un movimento netto del quinque, ma perlopiù si limita a scattare di lato e a schivare tutti quei corpi confusi che gli si parano davanti. Ghoul? Ispettori? Yuuto a tratti non riesce più a distinguere gli uni dagli altri.
Ha visto Kageyama infilarsi in un lungo corridoio, e subito Yuuto fa lo stesso. Rispetto all’atrio, che è troneggiato da un ampio lampadario di cristallo che irradia luce in ogni angolo della stanza, quell’ambiente è decisamente più in ombra, come se fosse privo di ogni genere di illuminazione. Yuuto si limita a correre, seguendo principalmente il proprio sesto senso, che lo porta a chiedersi dove possa essere andato Kageyama.
Alla fine del corridoio, Yuuto trova diverse rampe di scale rincorrersi verso l’alto, per svariati piani.
Ma certo, intuisce. Garshield deve essersi sentito in trappola, per cui approfittando della confusione nell’atrio avrà ben pensato di fuggire. E quale modo migliore di lasciare l’edificio se non dal tetto?
Di sicuro anche Kageyama dev’essere arrivato alla sua stessa conclusione, così Yuuto si lancia su per le scale, mangiandosi un piano dopo l’altro, con disperazione. Spera, a un certo punto, di incappare nella figura di Kageyama, perché non ha alcuna intenzione di lasciarlo andare a combattere Garshield da solo.
«Reiji!», urla, terrorizzato. Spera solo che il ghoul sia lì da qualche parte e che, sentendo la sua voce, si fermi.
Quando arriva in cima alle scale, Yuuto sente i polmoni andargli in fiamme. Non è tempo di fermarsi, tuttavia: un nuovo lungo corridoio si è aperto davanti a lui, e Yuuto finisce per buttarsi lungo di esso correndo ancora senza sosta.
Più l’eco dei suoi passi si rincorre lungo le pareti di quei luoghi vuoti, e più sente avvicinarsi anche quelli di qualcun altro, davanti a lui. Yuuto sente il cuore battere all’impazzata, e quando finalmente i suoi occhi intravedono il mantello scuro di Kageyama il ragazzo sente una gioia incontenibile montargli in petto.
Assieme, tuttavia, ad anche una buona dose di terrore.
«Perché sei qui?», domanda, affiancandosi al ghoul.
«Voi della CCG dovreste imparare ad essere più discreti quando intentate un’azione», commenta Reiji. «È da oggi pomeriggio che nella circoscrizione venti non si fa altro che vociferare sul gran movimento di colombe dal quartier generale fin qui, a Ōta. Considerando che la circoscrizione undici è nota soprattutto per il covo del Gufo, non ci ho messo molto a capire che vi steste dirigendo qui – considerate anche le domande che mi hai fatto di recente –, così ho ben pensato di passare a fare un saluto a un vecchio amico…»
«Che diavolo pensi di risolvere andando lì da solo?», lo interrompe Yuuto. «Finirai solo per farti ammazzare!»
«Beh, non che voi colombe abbiate poi molto più possibilità!», replica Kageyama.
Yuuto fa per ribattere ancora, tuttavia la loro discussione viene interrotta da una freccia, che d’improvviso sibila a pochi centimetri di distanza dall’orecchio dell’investigatore.
Yuuto si volta di scatto, brandendo il proprio quinque. Tenendo premuto un piccolo pulsante sul manico, il ragazzo effettua una rotazione perfetta, che finisce per creare un crepaccio nel bel mezzo del pavimento e che subito si colma di scariche elettriche.
I tre investigatori alle loro calcagna si arrestano appena in tempo, in attimo prima di finire in pasto alla trappola.
«Attenti!», grida Hayato, mettendo in guardia i compagni mentre spicca un balzo all’indietro.
Sakura s’arresta appena in cima alla spaccatura, rimanendo sull’orlo in punta di piedi. A quanto pare, per una buona volta gli anni di ginnastica ritmica hanno deciso di tornarle utili.
Fudou è fermo a pochi passi da lei, lo sguardo furioso posato su Yuuto. La persona al suo fianco si volta, e sotto il cappuccio scuro Sakura riesce a intravedere una maschera che ormai ha imparato a conoscere bene.
Il Comandante? Ma… che ci fa lì? E soprattutto, perché Yuuto non sembra avere alcuna intenzione di attaccarlo?
«Kidou-san, ma che stai facendo?», domanda Hayato, confuso. «Quello al tuo fianco è un ghoul! Uccidi‒»
«Dovrete passare sul mio cadavere se volete fargli del male», lo interrompe Yuuto, gelido.
Sakura vede il volto di Hayato contrarsi nel più totale sbigottimento. Davvero Yuuto sta difendendo un ghoul? Un ghoul che li ha attaccati più volte, per di più? La ragazza può solo immaginare ogni certezza sgretolarsi dentro Hayato, che da sempre considera Yuuto come il suo mito e che invece, adesso, sta difendendo una di quelle creature che è stato loro insegnato ad ammazzare, mentre ha rivolto il proprio attacco contro di loro, i suoi stessi colleghi.
A differenza di Hayato, Fudou non sembra stupito. Solo ferito, forse.
«Te l’avevo detto, Kidou», lo mette in guardia Akio. «Se questa cosa avesse mai dovuto intralciare il nostro lavoro avrei agito di conseguenza.»
Sakura non riesce a seguire quel discorso. Di che diavolo stanno parlando?
Yuuto impugna il quinque nella loro direzione. «Apprezzo la tua coerenza, Akio», commenta. «In tal caso, però, non mi lasciate altra scelta che combattervi.»
«Aspettate, fermi tutti», s’intromette Sakura. «Kidou-san, io non ho alcuna intenzione di combatterti…»
«Sakura, sta proteggendo un ghoul», cerca di farla ragionare Hayato.
«Sì, ma ha le sue motivazioni!», replica Sakura. «Kidou-san, non ho idea del perché stai agendo in questo modo, posso solo fare delle ipotesi… però mi fido del tuo giudizio. So che il tuo obiettivo è quello di distruggere il Gufo… perciò non mi opporrò al tuo operato.»
«Cosa?!», strepita Hayato, indignato.
Yuuto ritira il quinque. «Mi fido di te, Sakura», pronuncia, in tono grave e solenne.
Yuuto non può trattenersi oltre, lo sa. Se vuole fermare il Gufo prima che prenda la fuga, deve agire in maniera repentina. Per questo scatta nuovamente in avanti, seguito a poca distanza da Kageyama.
Due contro uno. Non sarà facile per Sakura, che è tutto fuorché una combattente. La sua quinque, poi, è un arco: leggero, maneggiabile, ma sconsigliabile per gli attacchi ravvicinati, considerando anche il tempo d’incoccare ogni singola, micidiale freccia in ukaku. Yuuto riflette che quella è la prima volta che vede il quinque di Sakura, una struttura in metallo nero che sembra ancora dimenarsi, come cristallizzato improvvisamente durante la fusione, mentre la corda è sempre tesa, pronta a scagliare colpi mortali. Decisamente un quinque perfetto per un cecchino, ruolo che Yuuto vedrebbe bene per Sakura in una battaglia, meno per fronteggiare qualcuno faccia a faccia, soprattutto se quel qualcuno sono Hayato e la sua pesante spada in koukaku e Fudou e… qualsiasi quinque decida di utilizzare. Yuuto immagina che abbia portato con sé la mitragliatrice in ukaku e i pugnali in bikaku, oltre a chissà quale altra nuova diavoleria, e francamente non sa quale lo preoccupi di più.
In compenso, per quanto sia seccato dall’idea di essere stato attaccato dai suoi stessi compagni, almeno Yuuto ha potuto testare la nuova funzione che, in vista della battaglia con il Gufo, ha fatto aggiungere al suo quinque. Adesso, infatti, la sua falce è in grado di rilasciare energia elettrica assieme al kagune, e a giudicare dal baratro che ha creato nel terreno sembra funzionare a dovere.
In ogni caso, spera che Sakura riesca a convincere Fudou e Hayato a non combattere attraverso le parole, non tanto perché ha paura per l’incolumità della ragazza, quanto perché riconosce che sia odioso dover scontrarsi contro dei colleghi. Yuuto avrebbe preferito di gran lunga averli come alleati nella lotta contro il Gufo, tuttavia teme che dovrà arrangiarsi.
Yuuto e Kageyama percorrono di corsa il corridoio. C’è solo una porta, in fondo ad esso, e Yuuto ha come l’impressione che non si celi niente di bello dietro di essa.
Yuuto stringe le dita attorno alla maniglia. Quando la abbassa, sa già che ad attenderlo troverà qualcosa di tremendo.
Oltre la soglia, c’è solo una grande stanza buia, completamente vuota e disadorna. I rumori del corridoio, lì, sembrano un lontano ricordo, e Yuuto non riesce a sentire nient’altro che silenzio attorno a sé.
L’unico rumore, appena percettibile, sembrerebbe essere il sibilo acuto del vento, proveniente da finestre distrutte, le cui schegge di vetro sono ancora abbandonate a terra.
Garshield è in piedi, immobile davanti a una vuota fenditura nel muro, che un tempo doveva essere occupata proprio da un vetro. Le luci lontane di Tokyo s’infrangono sul suo volto, apparentemente assorto, e Yuuto valuta che non s’aspettava di trovarlo in forma umana.
Ne è sorpreso.
«Garshield Bayhan», richiama la sua attenzione Yuuto, con una voce sufficientemente alta da essere udita anche sopra il sibilo del vento. «È ora della resa dei conti, Gufo
La figura in fondo alla stanza non sembra particolarmente colpita da quelle parole. Si volta piano, lentamente, calibrando ogni minimo movimento.
«Kageyama Reiji e Kidou Yuuto», constata – ma la sua voce sembra essere priva di sorpresa. «Mentirei se dicessi che non mi aspettavo di vedervi arrivare qui.»
«Risparmia il fiato, non siamo qui per parlare», taglia corto Yuuto. «Arrenditi o combatti, non hai molte altre scelte.»
«Davvero? Mi deludi, Kidou», replica Garshield. «Ho sentito così a lungo parlare di te che avevo grandi aspettative. Il famigerato investigatore dalle prodigiose capacità, che, nonostante la giovane età, si è già lasciato alle spalle una sfilza di ghoul sterminati, che ti hanno portato ad acquisire la tua fama. Peccato solo per quest’unico neo presente nella tua carriera, ovvero la relazione con uno di questi mostri che dovresti invece combattere. Davvero imbarazzante se qualcuno dovesse venirne a conoscenza – oh, ma temo che sia troppo tardi per questo.»
Passi svelti si susseguono lungo il corridoio e, prima che possa rendersene conto, Yuuto vede i suoi compagni varcare la soglia della stanza.
«Kidou-san!», lo chiama Sakura, accaldata. «Sono riuscita a convincerli!»
«Già, ma solo perché al momento il Gufo ha la priorità», puntualizza Fudou. «Mi occuperò del tuo protetto quando avremo risolto questa storia.»
Yuuto sorride grato in direzione dei suoi compagni. Vorrebbe ringraziarli degnamente, ma Garshield non gliene lascia la possibilità.
«Quanto a te, Kageyama», riprende infatti poco dopo «sei probabilmente il peggior fallimento che avrei mai potuto immaginare. Non solo mi hai voltato le spalle, ma adesso parteggi perfino per la CCG nella mia cattura. Ma non importa… ormai è troppo tardi, non c’è nemmeno più tempo perché possiate rendervene conto.»
Quel momento è l’inizio della fine.
Un’esplosione violenta travolge la stanza, espandendosi poi all’edificio intero. Gli investigatori vengono sbalzati all’indietro dall’onda d’urto, finendo per impattare dolorosamente contro le pareti. Kageyama fa appena in tempo ad estrarre il kagune e ad avvolgere Yuuto con quest’ultimo, così da rendergli la botta meno dolorosa, tuttavia non riesce a fare altrettanto per gli altri investigatori, né, chiaramente, per se stesso.
Nonostante la protezione di Kageyama, Yuuto avverte comunque un dolore allungarsi attraverso tutto il suo corpo a partire dal fianco sinistro. Il ragazzo chiude gli occhi, tossendo faticosamente.
Quando li riapre, nulla di ciò che trova attorno a sé gli pare uguale al secondo precedente.
Le pareti si sono completamente sgretolate, e adesso si trovano sotto al cielo, senza più alcuna protezione. Garshield, inoltre, s’è trasformato, abbandonando le sembianze umane e lasciandosi avvolgere dalla corazza dei kakuja.
Yuuto fatica a trovare una via d’uscita da quella situazione.
Sakura e Hayato sono a terra, e nessuno dei due sembra trovarsi in condizioni ottimali. Yuuto si morde l’interno della guancia, sono due investigatori da così poco tempo, non dovrebbero trovarsi lì. Fudou, invece, s’è già rialzato, e Yuuto intuisce che sia momentaneamente occupato a contattare rinforzi via radio.
«Gufo individuato all’ultimo piano dell’edificio!», sbraita tenendo la ricetrasmittente ben premuta all’interno dell’orecchio. «Inviare squadre di supporto, subito!»
Yuuto annuisce debolmente, grato dell’iniziativa del compagno. Probabilmente dei rinforzi potrebbero essere la loro unica via di salvezza, l’unico problema è che ci vorranno dei minuti prima di vederli arrivare sul posto, e Yuuto dubita che abbiano tutto quel tempo a disposizione. Yuuto cerca di riflettere, avrebbe così tanto bisogno di una strategia, adesso…
«Ehi…» Kageyama gli posa una mano sui capelli. «Stai bene?»
«Mi serve un’idea, Reiji», ammette Yuuto, disperato.
«Beh, hai me. Usa me», propone Kageyama. «Potete sfruttarmi come diversivo mentre cercate di riorganizzare un attacco…»
«Che cosa? No!» Yuuto sembra riacquistare un po’ di vigore. Il ragazzo fa roteare in fretta la sua falce, disintegrando alcuni calcinacci che Garshield ha lanciato in direzione di Reiji. «Kageyama, non ho alcuna intenzione di metterti in pericolo! E poi dove pensi di andare, eh? Tutto questo è troppo per ciascuno di noi!»
Yuuto sa di avere ragione. Una volta acquisita la sua forma originale, il Gufo ha quantomeno raddoppiato il suo volume. Inoltre, ricoperto da una spessissima corazza di kagune, Yuuto inizia a dubitare seriamente che ci sia un modo per sconfiggerlo.
Ha condotto le persone a cui tiene al macello.
Garshield emette un verso stridulo, acuto, e Sakura è costretta a coprirsi le orecchie con le mani per cercare di ovattare il rumore.
«Yuuto, è me che vuole!», insiste Reiji. «Posso tenerlo occupato per il tempo necessario, lo so.»
«Io…» Yuuto ansima, terrorizzato. Vorrebbe delle alternative, vorrebbe che i soccorsi fossero già lì, vorrebbe la certezza che Kageyama uscirà da lì illeso. Purtroppo, però, non può ottenere nulla di ciò che desidera, e Yuuto sembra rendersene dolorosamente conto solo in quel momento. «Io non voglio perderti, Kageyama. Non posso perderti…»
Reiji gli posa un bacio tra i capelli. «Fidati di me», lo implora.
Yuuto solleva lo sguardo, fino ad incontrare quello di Kageyama, e Reiji nota solo in quel momento di quanto sia pieno di lacrime.
Poco distante, Sakura trema sul posto, terrorizzata. Se un giorno le avessero detto che si sarebbe ritrovata a combattere contro un ghoul del genere, probabilmente avrebbe riflettuto meglio sulla sua iscrizione all’accademia della CCG.
La ragazza sente delle braccia avvolgersi intorno a lei, e per un momento teme che possa trattarsi di qualche prolungamento del kagune del Gufo. Sakura sobbalza, ben presto tuttavia si rende conto che a stringerla è stato Hayato.
«Non volevo spaventarti», grida il ragazzo. Nonostante siano vicinissimi, lo stridio del Gufo rende quasi impossibile sentirsi.
«Ho p-paura…», balbetta lei, terrorizzata. Sente l’abbraccio di Hayato serrarsi ancor di più attorno al suo corpo.
«Ehi, Sakura.» Il ragazzo si china sul suo orecchio per parlarle. «Sai perché stanotte non moriremo qui?»
Sakura non riesce a capire. Non moriranno lì? Impossibile. Non c’è modo che possano salvarsi contro un mostro come quello.
«Hayato, c-che stai…», prova a replicare.
Il ragazzo le solleva il volto con fierezza. «Perché abbiamo ancora tante battaglie da combattere assieme», risponde.
L’istante successivo, Hayato posa le sue labbra su quelle di Sakura.
È un bacio così breve che, per un momento, Sakura crede di esserselo immaginato. Quando si separano, tuttavia, Hayato è ancora lì, ad accarezzarle la fronte.
E Sakura sa che la sua confessione non è stata inutile.
In quel momento il contrattacco della CCG inizia. Kageyama procede a passi lenti e calcolati verso il Gufo, che subito sposta tutta la sua attenzione su di lui.
«Andiamo, Garshield. È me che vuoi», lo provoca Reiji. «C’era bisogno di tirare su tutta questa baracconata?»
Per tutta risposta, il Gufo emette un nuovo verso stridulo.
Yuuto stenta a trattenersi. Se dipendesse da lui, scatterebbe in quel preciso istante in avanti, a difesa di Reiji. Se deve organizzare una strategia vincente, tuttavia, deve consultarsi con i suoi compagni, e finché Garshield è concentrato su Kageyama Yuuto deve approfittarne.
«Fudou!», chiama a gran voce il compagno. «Tu e Sakura siete quelli con i quinque più adatti per un attacco distanziato. Dovete cercare perlomeno di infastidirlo, è l’unico modo che abbiamo per avere una possibilità. Hayato ha un’arma efficace per attaccare frontalmente, io invece dovrò cercare di agire senza farmi notare. Non abbiamo altre scelte!»
«Sei pazzo?», strepita in risposta Akio. «Vuoi che un investigatore di secondo grado si lanci in un assalto diretto contro il Gufo?!»
«Devi fidarti di me, Fudou!», replica Yuuto.
Akio lo fissa, spiazzato. Probabilmente sta ripercorrendo ogni singola scelta che ha fatto nella sua vita, compresa quella di non denunciare Yuuto ai loro responsabili quando ha scoperto che Kidou ha una relazione con un ghoul. Ghoul che, adesso, è lì a combattere con loro, con sommo stupore di Fudou.
Cosa significa tutto ciò? Ha davvero fatto bene a fidarsi di Yuuto, in passato?
Può farlo anche adesso?
Fudou ringhia, voltandosi in direzione di Hayato e Sakura.
«Sakura, tu punta con le frecce al fianco sinistro, io mi occupo del destro!», comunica alla fine, sebbene contro il proprio volere. «Hayato, sarai tu a lanciarti contro il ghoul!»
Yuuto fissa le reazioni dei due giovani investigatori. Deglutiscono entrambi a vuoto, tuttavia non sembrano intenzionati a replicare. Devono aver capito la gravità della situazione e, fortunatamente, hanno deciso di seguire fedelmente gli ordini dei loro superiori.
Yuuto inspira a fondo. Sa che adesso è il suo turno, e che il suo compito è probabilmente il più delicato se vogliono che la missione sia vittoriosa.
Non può permettersi di sbagliare nessuna mossa, nemmeno per un istante.   
Hayato parte all’assalto. Sakura incocca e scocca frecce di ukaku più in fretta che può, mentre dal lato di Fudou guizza un raggio di energia pura, che finisce subito per colpire il ghoul.
Il Gufo non sembra particolarmente ferito da quell’attacco, anzi, appare più che altro infastidito. Emette un nuovo verso stridulo, che fa tremare gli investigatori sul posto; questa volta, tuttavia, non sembrano intenzionati a lasciarsi spaventare.
«Davvero pensi che liberandoti della CCG dimostrerai la tua forza?», continua a parlare Kageyama, assolutamente intenzionato a mantenere viva l’attenzione di Garshield su di sé. «No, questo non è il tuo modo di agire. Tu preferisci che siano gli altri a correre dei rischi al posto tuo, mentre te ne rimani dietro le quinte, a manovrare tutti come se fossero dei burattini.»
Gli occhi rossi e inquietanti del Gufo sono puntati su Kageyama. Dentro di essi si legge tutto l’odio che quel ghoul nutre per colui che, un tempo, gli è stato fedele.
Yuuto sa che quello è il momento di agire. Non può permettere che Reiji e i suoi compagni si mettano ancor di più nei guai.
Così scivola di lato, senza farsi notare. Non può permettersi movimenti troppo repentini, perché finirebbe per attirare l’attenzione del Gufo su di sé – invece, per quanto lo detesti, per il momento è necessario che rimanga focalizzato sui diversivi. Vorrebbe poter porre fine a quella situazione nel modo più rapido e indolore possibile, tuttavia sa che potrà farlo solo calibrando al meglio ogni mossa.
Yuuto vede Hayato ormai a pochi passi dal Gufo, e capisce che quello è il momento di agire.
Ora.
D’improvviso, Yuuto scatta repentinamente in avanti. Aiutandosi con la falce, che pianta nella corazza del ghoul, inizia a salire lungo il suo corpo, scalando la montagna di tessuto nero che lo circonda. Non appena sente il quinque penetrare nel kagune, Garshield emette uno stridio più acuto degli altri, dimenandosi sul posto.
Yuuto sa di star rischiando di perdere l’equilibrio, ma non gli importa. In quel momento, l’unica cosa a cui deve pensare è ad arrivare in cima al ghoul, lo sa.
Da terra, Sakura e Fudou continuano a colpire il Gufo, incessantemente, senza sosta.
«Ma hai commesso un errore imperdonabile», conclude Kageyama. «Hai sottovalutato i tuoi avversari, Garshield.»
Il ghoul è così sbigottito dalle parole di Kageyama che, per un istante, finisce per abbassare a dismisura la guardia. Quello, per Hayato, è il momento perfetto per colpirlo.
Il quinque del giovane investigatore trafigge in maniera dritta la corazza del ghoul, che si ritrova a emettere ancora una volta il suo ringhio acuto.
È allora che Yuuto giunge sulla sommità del Gufo. È a lui che tocca chiudere la partita.
«Fudou!», grida, certo che il suo collega capirà.
Akio, infatti, intuisce al volo le intenzioni di Yuuto. Così, con un lancio preciso e magistrale, indirizza il proprio quinque verso Kidou. Garshield non ha alcun modo di intralciare quel tiro, visto che sta ancora cercando di riprendersi dal colpo che Hayato gli ha inferto.
La mitragliatrice atterra saldamente tra le mani di Yuuto. Il ragazzo la poggia sulla base della corazza del ghoul, per poi, infine, sparare.
Il colpo è così potente da detonare in un’esplosione di calore e luce bianca. Un boato devastante si propaga nell’aria, facendo tremare il palazzo in cui si trovano, ma anche le strade e gli edifici nei dintorni.
Gli investigatori e Kageyama vengono sbalzati all’indietro, ed è un miracolo che non finiscano giù dal tetto.
Yuuto, invece, sente una voragine aprirsi sotto i suoi piedi, e di colpo il suo corpo inizia a precipitare verso il basso.
Prima che possa schiantarsi violentemente al suolo, Kageyama scatta in avanti, afferrandolo tra le braccia proprio un momento prima che possa impattare a terra.
Yuuto affonda tra le braccia di Kageyama con un’espressione stupefatta in volto. Si guarda rapidamente intorno e nota che, per quanto ammaccati, i suoi colleghi sembrano essere sani e salvi.
Lo stesso può dirsi di lui e Reiji. Nessuno dei due, infatti, pare aver riportato ferite gravi.
Yuuto è ancora così sconcertato da far fatica a comprendere cosa sia realmente accaduto intorno a lui. Eppure, disteso a terra e privo di sensi, giace il corpo di Garshield Bayhan, ormai privo della sua corazza.
Hanno davvero… sconfitto il Gufo?
Reiji stringe a sé il corpo di Yuuto, protettivo.
«Hai firmato la tua condanna, Garshield», tuona, lapidario.





▬ notes

uhm, dunque. quando ho scritto questo capitolo mi sembrava tutto più... epico?, invece a rileggerlo adesso non posso far altro che trovarlo un grande meh.
finalmente siamo arrivati alla resa dei conti. la ccg autorizza il piano di yuuto, e le varie squadre vengono posizionate nelle vicinanze del covo del gufo.
trovo che ci sia qualcosa di rassicurante nel vedere lo stato d'animo dei nostri protagonisti a un passo dalla battaglia. c'è chi è rilassato come yuuto, chi teso come sakura, chi emozionato come hayato... e poi vbb, c'è fudou che è proprio su di giri, ma gli si vuole bene per questo.
solo che ops, nulla va come previsto, e yuuto ben presto è costretto ad abbandonare la sua tranquillità. ritrovarsi kageyama sul campo di battaglia per lui è tipo un incubo, come lo stesso yuuto ha spiegato tutto il raid è stato da lui ideato sì per sconfiggere e catturare il gufo, ma soprattutto per tenerlo lontano da kageyama. se, infatti, l'ipotesi di yuuto è corretta, questo significa che garshield ha creato un intero esercito di ghoul neocannibali per distruggere kageyama. e secondo voi yuuto può permettere che una cosa del genere accada? lol, no.
quando yuuto raggiunge kageyama all'ultimo piano forse si sente quasi rassicurato, perché pensa che se rimane al suo fianco forse può difenderlo meglio. peccato che, in quel momento, vengano raggiunti dai suoi compagni.
piccolo inciso: sì, kidou e kageyama bisticciano come una old married couple e sì, kageyama che rimprovera kidou per la stupidità della ccg è adorabile
e poi dai, possiamo parlare un momento di quanto è figo yuuto quando apre letteralmente una spaccatura in mezzo al pavimento col suo solo quinque? dovrei essere dispiaciuta, forse, perché alla fine attacca i suoi stessi compagni, ma in realtà non lo sono, soprattutto perché sono troppo impegnata a sclerare per il modo in cui ha difeso kageyama, rip.
mh, sullo scontro contro il gufo in realtà non ho molto da dire, nel senso che a parte forse il fatto che è questa la parte che credevo fosse venuta più epica e invece, rileggendola, non mi sembra affatto così, diciamo che non so nemmeno bene come commentarla. se devo dirvi ciò che mi è piaciuto, sicuramente vi direi come kageyama difende yuuto, il modo in cui lo avvolge con il kagune per proteggerlo dall'impatto violento nel momento in cui il gufo si trasforma, come si offra spontaneamente come diversivo mentre la squadra di yuuto cerca di escogitare un piano o come, dopo che yuuto ha scagliato l'attacco finale, subito si lanci nella sua direzione per afferrarlo. altra parte degna di nota credo che sia il bacio tra sakura e hayato, e infine forse proprio tutto il piano e boh, forse l'attacco finale di yuuto che è anche un po' scenografico.
in ogni caso, il gufo è stato sconfitto, ma restano ancora alcune questioni in sospeso da risolvere. come finirà tra sakura e hayato? e tra yuuto e kageyama?
io, ovviamente, non posso dirvelo, per cui vi do appuntamento al venti dicembre per l'epilogo di questa storia che, forse, chiarirà questi punti di domanda.
a presto

aria

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Capitolo 6
*** Epilogue: Consequences ***


Bad-blood

Sakura si specchia ancora una volta nel vetro di una delle porte nel quartier generale della CCG.
Indossa un elegante tailleur bianco, mentre i capelli hanno ripreso la loro ordinata forma nella complessa acconciatura in cui li aveva intrecciati anche il giorno della sua promozione a ispettrice di secondo grado.
Sembra essere già passato molto tempo, eppure, se Sakura si ferma a rifletterci un po’, si rende conto che è stato solo poche settimane prima.
Quel giorno, invece, lei e Hayato stanno per essere investiti del ruolo di ispettori di primo grado. Dopo la battaglia contro il Gufo ad Ōta, infatti, è stato evidente a tutti che i due meritassero una promozione.
Non sono gli unici a cui è stato riservato quest’onore. Molti degli ispettori che hanno combattuto in quella battaglia, infatti, verranno insigniti di un’onorificenza del genere.
Sakura avverte il mento di Hayato posarsi sulla sua spalla. Il ragazzo tiene gli occhi chiusi e strofina una guancia contro i profumatissimi capelli rosa di Sakura, lasciandosi rapire da quella fragranza così avvolgente.
Le cose sono cambiate tra di loro, dopo l’assalto nel covo del Gufo. Quel bacio è custodito nel cuore di entrambi, e i due ragazzi sanno che sarà difficile per loro dimenticarlo.
Non è raro che i giovani riescano a far carriera velocemente all’interno della CCG – principalmente per ambizione. Combattere i ghoul richiede una spiccata forza fisica, ed è per questo che l’organico della CCG è costituito per la maggior parte da ragazzi poco più che ventenni. Ci sono veterani, certo, ma sono perlopiù dirigenti, e comunque in numero decisamente inferiore.
L’assalto di Ōta, però, ha comportato dei grandi cambiamenti all’assetto della CCG. Se quel giorno sono lì, è anche per commemorare i valorosi ispettori che hanno perso la vita durante quella notte, Sakura lo sa bene.
È anche grazie al loro sacrificio se sono stati in grado di trionfare.
Sakura sente di star acquisendo una nuova percezione della realtà, forse più matura, e sa che se questo è possibile è solo grazie al suo lavoro e al suo mentore, Yuuto, che tanto diligentemente l’ha guidata. Ha avuto paura di aver sbagliato strada, ma è in giorni come questo che si sente grata di essere entrata a far parte della CCG.
I due ragazzi avvertono dei passi avvicinarsi alle loro spalle e, voltandosi, intravedono avvicinarsi la figura dell’ispettore di grado speciale Fudou Akio, considerato uno degli eroi della battaglia contro il Gufo.
Hayato e Sakura gli rivolgono un sorriso – nonostante sia un loro superiore, sono pur sempre compagni di squadra.
«Siete ancora qui?», li schernisce Fudou, riferendosi alla presenza dei ragazzi al piano degli uffici. «Dovreste già essere di sotto per la cerimonia, forza!»
Sakura e Hayato ridacchiano. Avevano bisogno di un po’ di tranquillità prima della cerimonia di promozione, a dir la verità. Sakura sente il ragazzo afferrarle la mano, e lentamente trascinarla con sé.
Prima di dirigersi verso gli ascensori, però, Sakura si ferma passando accanto a Fudou.
«E Yuuto?», domanda.


La luce chiara del mattino filtra attraverso la finestra dell’ufficio di Kudou Michiya.
Yuuto è seduto su una sedia di fronte a lui. Ha da poco finito di parlare, e ora tiene lo sguardo basso fisso sul pavimento. Quando il ragazzo, che ha permesso alla CCG di vincere la battaglia di Ōta sconfiggendo il Gufo, gli ha chiesto di incontrarlo, Kudou non ha esitato un momento a concedergli il suo consenso. Kidou era indubbiamente il trionfatore di quell’assalto, meritava ogni onore, e se era un colloquio ciò che desiderava Kudou non avrebbe avuto problemi a concederglielo.
Peccato che, quanto gli aveva comunicato, rientrava in tutto fuorché in ciò che Kudou si sarebbe aspettato di sentirgli dire.
L’uomo intreccia le mani sopra la scrivania e poggia il mento su di esse, meditabondo.
«Vuoi rinunciare alla tua promozione», ripete Kudou, incredulo.
«Esatto», conferma Yuuto.
Apparentemente non ci sono motivi per cui una simile richiesta possa essere avanzata. Yuuto, tuttavia, sa che quella è la decisione migliore a cui possa arrivare.
«Posso chiederti perché?», domanda Kudou. Sembra in difficoltà, davvero incapace di comprendere le motivazioni del ragazzo.
Yuuto solleva il capo. Sul suo volto fa capolino l’accenno di un sorriso.
«Temo che la mia gestione delle indagini non sia stata completamente cristallina», ammette.
Ed è vero. Lo sa perfettamente.
Ha commesso vari errori, primo fra tutti quello di sottovalutare la pericolosità del caso. Quello più grave, tuttavia, è stato di sicuro non essere riuscito a rimanere imparziale. Non appena Kageyama è stato coinvolto, infatti, ha cominciato a comportarsi in maniera infantile pur di proteggerlo. Ha voltato le spalle alla sua stessa squadra, e s’è ritrovato perfino a minacciarli al fine di difendere la persona che ama.
Avrà anche dedotto correttamente le responsabilità del Gufo, oltre ad averlo sconfitto durante il raid di Ōta, tuttavia questo non lo salva dalle sue inadempienze.
Già, il Gufo. In seguito alla cattura, Garshield è stato trasportato a Cochlea e imprigionato in una cella di detenzione speciale. Yuuto, tuttavia, teme che le misure difensive della prigione non siano sufficienti a contenerlo e che, in futuro, sentiranno ancora parlare di lui.
Spera con tutto se stesso di sbagliarsi.
Kudou si alza piano dalla sedia.
«L’unica cosa che posso fare è provare a parlare con i dirigenti, Kidou, ma non ti garantisco nulla», afferma. L’uomo si ferma davanti alla propria finestra, e la luce dorata dell’alba s’infrange sul suo volto stanco, anche lui, dopotutto, ha combattuto nella battaglia, sebbene sia rimasto nelle retrovie, ad organizzare le operazioni. È stato lui che, dopo aver ricevuto la comunicazione radio di Fudou, ha mandato i rinforzi all’ultimo piano dell’edificio.
Rinforzi che, però, non hanno potuto far altro che constatare che il Gufo era stato sconfitto.
Yuuto sorride. È sinceramente grato a Kudou, e anche il fatto che l’abbia ricevuto lì così presto, praticamente all’alba, per parlare di una questione per Yuuto particolarmente spinosa – tanto da desiderare di non avere nessuno attorno, in quei momenti – non è che l’ennesima dimostrazione della sua grandezza.
«Ti ringrazio, Kudou», conclude Yuuto.


Anche l’ultimo piatto, ora di nuovo scintillante, cade all’interno dell’acquaio.
Yuuto solleva lo sguardo, notando solo in quel momento come, intorno al lui, si sia fatto buio, nel frattempo. Aveva stoviglie da lavare abbandonate da giorni, e quel piccolo pomeriggio di pausa gli è servito a sistemare ciò che di irrisolto aveva lasciato.
No, non è andato alla cerimonia delle promozioni. Non ne avrebbe avuto motivo, in fin dei conti: dopo la conversazione con Kudou, sebbene contrariati, gli alti responsabili della CCG avevano deciso di accettare la sua richiesta e di non concedergli alcuna promozione. Probabilmente lo ritenevano assurdo, perché sì, se adesso il Gufo era a Cochlea era solo merito suo.
Yuuto, tuttavia, è convinto di aver preso la scelta giusta, e ha come l’impressione che Kudou abbia intuito le sue motivazioni.
Diversi piani più in basso rispetto al suo appartamento, la vita continua a scorrere monotona e chiassosa lungo le strade di Tokyo. Lunghe file di auto sono imbottigliate nel traffico, qualcuno suona il clacson, mentre Yuuto, avvicinatosi alla finestra, resta per un momento come incantato ad osservare i colori caleidoscopici delle insegne che s’infrangono sul vetro e, poi, anche sul suo volto.
Chissà se qualcuno di loro ha idea di che cosa sia avvenuto poche sere prima ad Ōta.
Probabilmente hanno sentito la notizia del raid alla televisione, senza però avere la percezione di ciò che gli ispettori si sono lasciati alle spalle.
Yuuto non si sente degno degli onori che i suoi colleghi e l’opinione pubblica gli attribuiscono. Sarà anche l’eroe che ha sconfitto il Gufo, tuttavia continua ancora a pensare che le sue azioni siano state fin troppo filtrate dal proprio tornaconto personale.
I passi del ragazzo si susseguono lenti e pesanti lungo il suo piccolo appartamento, fino ad arrivare in camera da letto. Si lascia cadere sul materasso morbido, domandandosi quale sia stata l’ultima volta in cui si è concesso una buona notte di riposo. Fissa il soffitto, e vede innumerevoli puntini danzargli davanti agli occhi. Probabilmente è stanco, e quelle allucinazioni devono esserne una conseguenza.
Potrebbe lasciarsi cullare dall’oblio per un po’, riflette. S’infila un braccio sotto la testa, e le palpebre gli calano lentamente davanti agli occhi.
Resta in ascolto dei rumori che giungono dalla strada. Il trambusto del traffico, il fruscio del vento…
E poi, alcuni piccoli colpi alla sua finestra.
Yuuto sobbalza appena, riaprendo subito gli occhi. Si tira a sedere sul letto, e non può fare a meno di sbarrare gli occhi quando – pressoché immediatamente – individua la fonte di quel rumore.
Kageyama gli rivolge un sorriso colpevole dalla parte opposta della portafinestra, agitando appena una mano.
Yuuto scatta subito in piedi, percorrendo il brevissimo percorso che lo separa dalla finestra con passi piccoli ma rapidi. Ruota la maniglia e, non appena attira lievemente l’anta verso di sé, un refolo leggero di vento invade la stanza, facendo ondulare le tende.
Yuuto sente un sorriso dipingersi sul suo volto, mentre il cuore inizia a battere all’impazzata. Alla fine della battaglia di Ōta, Reiji è dovuto fuggire prima dell’arrivo dei rinforzi sul tetto, perché altrimenti avrebbe rischiato di essere scambiato per uno degli alleati del Gufo – e, viste le loro precedenti frequentazioni, non sarebbe stata poi un’ipotesi nemmeno così azzardata – e venire attaccato per questo. Yuuto aveva temuto che sarebbero passati mesi prima che avesse potuto rivederlo, invece ritrovarlo qui davanti a sé, ora, fa scomparire all’istante ogni suo timore, e Yuuto sente il cuore frullargli in petto alla stessa rapidità delle ali di un colibrì.
«Ciao.» Reiji lo saluta, e Yuuto è sorpreso di trovare in lui un certo imbarazzo. «Posso entrare?»
«Certo», risponde Yuuto, prima ancora di rendersene conto.
C’è qualcosa di straordinariamente simile, in quel ricongiungimento, al loro primo incontro, Yuuto lo percepisce con chiarezza. Forse è nel modo in cui Kageyama gli chiede di entrare nella sua vita, quasi in punta di piedi, o in come Yuuto glielo conceda senza alcuna esitazione.
Reiji entra nella stanza, guardandosi attentamente intorno. L’appartamento è piccolo e, sebbene siano in camera da letto, può intravedere fin da lì l’unica altra stanza oltre al bagno, la cucina.
Sembra sorpreso di ciò che si trova attorno. Probabilmente si aspettava che il grande investigatore Kidou Yuuto abitasse in una dimora decisamente più sfarzosa. Yuuto, invece, ha sempre considerato la casa solo come il luogo dove tornare a fine giornata, in cui rifocillarsi e dormire. Un’abitazione deve essere funzionale, per lui, non lussuosa.
«È la prima volta che entro in casa tua», valuta Reiji. C’è qualcosa di sorpreso, nel suo tono di voce.
«Come facevi a sapere dove abitavo?», domanda Yuuto, sinceramente colpito.
Kageyama si volta a guardarlo, sogghignando appena. «Ma come, ragazzo, lo hai dimenticato?», lo rimprovera. «Io ho occhi e orecchie sparsi in ogni angolo di questa città, no?»
«Oh, giusto, certamente», conviene Yuuto. Una risata sarcastica si affaccia sulle sue labbra.
Il ragazzo muove qualche passo attraverso la stanza. Sta giusto per dirigersi verso la cucina, e magari mettere a preparare un caffè – l’unica bevanda umana di cui i ghoul riescano a nutrirsi – quando sente il suo polso venire afferrato con gentilezza.
Reiji lo fa piroettare finché il ragazzo non finisce davanti a lui. Così vicini, può osservargli i meravigliosi occhi rossi, che adesso sembrano essere attraversati da una miriade di emozioni.
Sono così grandi ed espressivi che Reiji crede di non aver mai visto niente di così bello in vita sua.
Kageyama lascia scivolare una mano sulla pelle morbida della guancia di Yuuto, in una dolce carezza.
«Mi mancavi già», ammette.
L’istante successivo si sporge in avanti, restando però col volto sollevato a pochi centimetri di distanza da quello di Yuuto, desiderando che sia il ragazzo a compiere l’ultimo passo per raggiungerlo.
Yuuto lo vuole, lo vuole così tanto. Non c’è nemmeno bisogno che Kageyama lo inviti in maniera ulteriore, perché subito dopo chiude gli occhi, per poi annullare la microscopica distanza che ancora li separa. Le loro labbra si cercano e si trovano in un battito di ciglia e, per quanto entrambi siano affamati di quelle attenzioni, il bacio è di per sé dolcissimo. Forse hanno avuto troppa paura di perdersi, la notte del raid, e adesso che si sono ritrovati hanno ogni intenzione di gustare appieno ogni singolo attimo.
Kageyama circonda con le braccia la vita del ragazzo, spingendolo lentamente ad arretrare attraverso la stanza. Yuuto si distende piano sul materasso, lasciando che sia Reiji a raggiungerlo.
Non appena vede la figura del ragazzo affondare tra i cuscini, Reiji si solleva appena, per poterlo osservare meglio. Prende tra le mani quel suo volto bellissimo, accarezza ogni centimetro di pelle, come temendo di vederlo scomparire da un momento all’altro.
«Sei stupendo…», mormora, come incantato.
Yuuto fa strofinare le punte dei loro nasi. È così ammaliato da quella dolcezza, che non ha quasi mai accostato a Kageyama, che adesso si ritrova a desiderare che il loro rapporto possa essere sempre così.
Che, svegliandosi la mattina, Reiji sia lì al suo fianco, ad accarezzargli le labbra con le proprie per dargli il buongiorno. Che la sera, tornando dal lavoro, possa sedersi sul divano accanto a lui, a guardare la tv.
Da quando ha conosciuto Kageyama, quella è sempre stata la sua unica utopia. E Yuuto non desidera nient’altro che vederla finalmente realizzata, davvero.
«Resta», lo implora, prima ancora di rendersene conto. C’è qualcosa di disperato, nella sua voce, forse l’ombra di un sogno sul punto di spezzarsi, da un momento all’altro.
Reiji deve averlo percepito. Si china a baciare il collo del ragazzo, e Yuuto sente un brivido corrergli lungo tutta la schiena.
«Resto», lo rassicura Kageyama, con quella voce calda e profonda che Yuuto ama con tutto se stesso.
Yuuto non ha idea di quale sia il futuro che li attende, per ora però ha tutte le intenzioni di bearsi di ogni singolo momento accanto a Kageyama che il destino gli riserverà.





▬ notes

e... fine.
ebbene sì, siamo arrivati alla fine anche di questa storia.
sull'epilogo non ho molto da dire, probabilmente le cose più sorprendenti sono state il lieto fine per sakura e hayato (inaspettato? non lo so) e yuuto che rifiuta la promozione. che la scena finale l'avrei lasciata per quei due, invece, immagino fosse abbastanza prevedibile.
ora. siamo ormai arrivati alla fine dell'anno, per cui è tempo di bilanci.
detto sinceramente, non mi aspettavo che sarei riuscita a portare a termine questa storia. in realtà, in termini di produttività, il 2020 è stato un anno particolarmente fruttuoso per me: ho iniziato e portato a termine ben tre long, the traces of your magic, heart of the ocean e bad blood, anche se probabilmente il traguardo più importante l'ho raggiunto concludendo do i wanna know, che mi portavo dietro da tre anni.
però non posso prendermi in giro, quest'anno mi ha messa a dura prova. la scrittura è stato il mio modo di distrarmi da quanto di brutto mi è capitato in questi mesi, l'ho usata un po' come un percorso terapeutico, l'unico problema però è che, dopo più di centomila parole scritte in un anno, adesso mi trovo letteralmente svuotata, come se non avessi altro da scrivere sulla carta.
ho corso, ho corso davvero tanto, cercando di lasciarmi alle spalle traumi che non volevo ascoltare. arrivata a questo punto, però, sento di dover dar voce a questo dolore che percepisco dentro di me, è lui stesso a chiedermelo.
questo si traduce con un vuoto di idee, o forse mi sono semplicemente spremuta troppo nei mesi passati. fatto sta che, un po' per la stanchezza accumulata nei mesi passati, un po' per la mancanza di idee, un po' per il mio stato d'animo e un po' per il trasferimento visto che, da quando sono qui, la parte creativa del mio cervello è andata in silenzio stampa, fatto sta che è più di un mese che non riesco a creare nulla di nuovo.
l'idea, con l'arrivo del nuovo anno, era quella di prendersi una piccola pausa, soprattutto da inazuma, e magari provare a migrare su nuovi fandom, salvo poi abbandonare progressivamente efp. visto che però io nelle cose ci spero fino all'ultimo, aspetto una nuova eventuale edizione della writing week, visto che quest'anno è stata il trampolino di tutte le storie che sono venute dopo. magari ne esce fuori anche il seguito di the traces of your magic, visto che in teoria il progetto c'era, chissà.
bene, con questo credo di aver detto tutto. per l'ultima volta di quest'anno ringrazio tutti per aver aperto una mia storia, che l'abbiate letta, recensita o anche solo semplicemente inserita tra le ricordate/seguite/preferite. ne approfitto per augurarvi buone feste e... beh, alla prossima avventura, suppongo ^^

aria

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