Gli ostacoli del cuore

di drem_of_love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Usagi ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Seiya ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Usagi ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Seiya ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Usagi ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Usagi ***


Avevo salvato Galaxia, scacciato caos dal suo cuore eppure credevo davvero in quello che le avevo detto. Caos era in ognuno di noi, nelle nostre scelte. Mi fiondai tra le braccia delle mie amiche, anche questa volta ero riuscita a salvarle tutte. Non volevo più combattere, non volevo più essere una guerriera. Il seme di stella di Mamoru brillò tra i tanti e finalmente lo vidi. Con un sospiro di sollievo lo strinsi forte a me: era finita. Con quella consapevolezza mi fermai a osservare Seiya e gli altri. Anche la loro principessa era tornata. La donna li stringeva forte e qualcosa nel mio cuore si spezzò. Perché ero triste? Era arrivata l'ora dei saluti e purtroppo mi costava ammetterlo ma l'idea che lui partisse mi faceva impazzire. Non dovevo sentirmi in quel modo, l'amore della mia vita, quello che andava avanti da millenni era al mio fianco ma io non provavo nulla. Mi sentivo vuota, stufa di vivere una vita non mia. Fingevo di star bene, forse era solo la paura a farmi sragionare. Anche stavolta avevo rischiato di perdere i miei cari, dovevo darmi del tempo.
Osservai le scie delle stelle cadenti nel cielo: «Fa buon viaggio Seiya».

Il tempo trascorreva lento e inesorabile e io capii che non mi ero sbagliata. Non volevo più essere la principessa Serenity, non mi importava del trentesimo secolo, del regno, dei miei doveri. Volevo essere solo la buffa, testarda e pasticciona Usagi. Questo malessere che mi trascinavo dentro da mesi mi rendeva apatica, spenta. Ricordavo ancora la notte di Natale di qualche mese dopo quando Mamoru baciandomi mi chiese: «Cos'hai? Sono mesi che non ti riconosco più?»
Davvero credeva di conoscermi? 
«Non è vero, sono sempre la stessa» risposi evitando il suo sguardo.
Passeggiò per la stanza, quasi come se stesse cercando qualcosa.
«Stai mentendo! Sarai anche maturata ma nei tuoi occhi qualcosa si è spento. Sicura che non c'entri quel cantante?» gridò stringendo tra le mani quel peluche che continuavo a custodire gelosamente.
Un semplice orsetto rosa. Quel piccolo cimelio lo custodivo dal nostro appuntamento al parco. Non l'avevo confessato a nessuno, neanche a Minako ma quel pomeriggio quando mi strinse forte nel buio della discoteca, avevo provato qualcosa.
«Lui non c’entra. Sono stufa di vivere questa vita, non mi appartiene! Tutti credete di sapere chi sono e cosa ne sarà di me. Vi siete mai chiesti io cosa provo? Se sono d’accordo?»
Stavo urlando ma non mi importava, perché finalmente davo libero sfogo ai miei pensieri.
Mamoru aveva il viso rosso, gli occhi vuoti.
«Cosa stai cercando di dirmi?»
«Non lo so, ho bisogno di tempo!» ammisi fissando il pavimento.
Mi voltò le spalle, chiuse le mani a pugno e colpì forte la parete.
«Fa come vuoi, non sarò io a trattenerti! Voglio chiederti solo una cosa...»
«Chiedi pure».
«Cosa provi per Seiya?» pronunciò pieno di rabbia guardandomi negli occhi.
Non potevo più nascondermi.
«Ha davvero importanza adesso?»
«Per me sì» insistette Mamo scuotendomi per le spalle.
«Non lo so. So solo che mi manca da morire» confessai cercando di limitare i danni.
Forse non amavo più il mio principe ma gli volevo bene e non mi andava di deluderlo in quel modo, tuttavia non potevo mentirgli. 
«Va’ via! Non so che farmene di te» urlò cattivo indicandomi la porta.
Stanca di litigare uscii di corsa. Perché nessuno rispettava le mie scelte?
Cominciai a correre senza sosta, volevo solo tornare a casa.
Stavo per aprire il cancello di casa quando un'auto fuori controllo giunse sparata a folle velocità nella mia direzione. Neanche il tempo di rendermi conto della situazione che tutto divenne nero. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Seiya ***


Erano trascorsi più o meno sei mesi dal nostro rientro. La riedificazione procedeva bene, ma un po’ lenta. Mi ero ripromesso di non abbandonare il mio popolo, di sostenere la mia principessa, di ricostruire la mia casa tuttavia io mi sentivo un estraneo sul mio pianeta. Non facevo altro che pensare a lei, nonostante sapessi che fosse promessa già a un altro, il mio cuore continuava a cercarla. A volte avevo la sensazione di vederla ovunque, di udire la sua risata cristallina, di scorgere i suoi occhi luminosi. Ricordavo ancora il giorno della mia partenza, quella era stata l’unica occasione in cui avevo visto Mamoru. Non mi era sembrato particolarmente legato ad Usagi, mi dava più l’impressione di un damerino costretto a recitare un copione già stabilito.
Ne ebbi la conferma qualche settimana dopo, quando stufa del mio umore irascibile, Kakyuu esplose. Il suo volto divenne una maschera di rabbia. Gli occhi erano ridotti a due fessure, la bocca distorta in un ghigno. Non l’avevo mai vista in quel modo.
«Smettila! Devi levarti Usagi dalla testa!»
Nascosi il viso tra le mani. «Non ci riesco, io la amo!»
Mi diede le spalle, poggiò le mani al bordo della finestra e lo strinse con una tale forza che questo cedette davanti ai miei occhi increduli.
«Non dovresti. La principessa della luna ha già un futuro sposo, la loro unione garantirà la pace nelle galassie. E tutto già scritto».
Deglutii a vuoto. «Cosa stai cercando di dirmi?»
La principessa si voltò, invocò il suo potere e creando una palla di luce mi ordinò: «Guarda! Non avrei voluto farlo, ma sono costretta».
Osservai il vortice rosso e per poco non ebbi un colpo quando scorsi la sua immagine. Bella ed eterea, la pelle candida baciata dai raggi della luna, gli occhi luminosi. Era la mia testolina buffa e nonostante fosse una proiezione futura, matura e risoluta, riuscivo a scorgere in alcuni dei suoi gesti ancora la mia buffa e testarda Usagi. All’improvviso a disturbare quella visione una nuova figura. Un uomo in abito scuro, un lungo bastone un passo regale. Alzò lo sguardo e lo riconobbi.
«Mamoru...» sussurrai senza fiato stringendo forte i pugni.
Kakyuu incatenò i suoi occhi ai miei.
«Loro sono destinati, il loro amore va avanti da millenni!»
«Principessa mi dispiace contraddirla ma io credo che il destino possa essere cambiato. Svolgerò i miei doveri e quando finalmente sarete pronti a riprendere la vostra vita, vorrei tornare sulla terra».
«A fare cosa? Lei è al corrente del suo futuro. Ha rifiutato tutto, è morta, è rinata per stare con lui. Cosa ti fa pensare che tu possa avere una chance?»
Mi incamminai verso la porta, ormai avevo deciso.
«La verità? Non c’è nulla che mi faccia sperare in una possibilità ma ho la testa dura e prima di arrendermi, ho bisogno di sbatterla più volte!»

All’improvviso un picco di energia elevatissimo catturò la mia attenzione strappandomi da quei ricordi dolorosi. In quell’istante provai una strana sensazione. L’aria diventò irrespirabile, la gola mi bruciava e il petto mi doleva. Alzai gli occhi verso la mia principessa e con un filo di voce le dissi prima di svenire: «Usagi ha bisogno di me».

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Usagi ***


Dove sono? Mi guardavo smarrita intorno in cerca di risposte. Avevo un terribile mal di testa, la vista annebbiata. Mi sembrava di avere un martello pneumatico nel cervello. Mi portai le mani tra i capelli e notai di avere la testa fasciata. Ero sdraiata in un letto freddo e anonimo, le lenzuola economiche e spesse bianche, una coperta pesante marrone. Cercai di alzarmi, ma qualcosa me lo impediva. Voltai lo sguardo alla mia destra e notai di essere attaccata a un’aflebo. Ero in ospedale… ma per quale motivo? Pensai spaventata.

Iniziai a piangere. All’improvviso una giovane dai lunghi capelli biondi entrò nella mia camera. Pigiò il pulsante delle emergenze e senza attendere oltre, si precipitò in corridoio urlando.

«Dottore, dottore! Corra, finalmente si è sveglia!»

Chi era quella ragazza? Cosa ci faceva fuori dalla stanza?

Ritornò seguita da un uomo sulla sessantina. Non dedie manco il tempo all’uomo in camice di avvicinarsi, che mi si avventò al collo e cominciò a piangere sul mio petto.

«Oddio Usagi, ero così spaventata!»

Sbattei piu volte le palpebre a disagio.

«Chi sei? Come conosci il mio nome?»

La ragazza si lasciò scivolare stancamente sulla sedia e con disperazione si coprì il viso con entrambe le mani.

«Oddio Usa… non scherzare! Sono Minako, dovevamo studiare insieme oggi. Quando sono arrivata eri priva di sensi e l’auto era già scappata a tutta forza. Ho lasciato un messaggio ai tuoi genitori, non erano in casa» pronunciò singhiozzando.

«Minako? Non conosco nessuno con questo nome, mi dispiace» sussurrai smarrita stringendo il lenzuolo tra le dita.

Il medico scosse la testa dispiaciuto.

«Signorina, come si chiama?»

«Usagi Tsukino» risposi sicura.

«Quanti hanni ha?» continuò appuntando delle cose su di una cartella.

«Devo compiere 14 anni. Presto comincerò le scuole superiori» pronunciai etusiasta all’idea di crescere.

A quel pensiero guardai il mio corpo e arrossii di brutto. Possibile che fossi già così sviluppata?

Il medico sembrò leggermi nel pensiero.

«Signorina come nota dal suo fisico, lei è molto piu grande. Vede?» pronunciò porgendomi un documento.

Rigirai quel documento di plastica tra le dita… «30 giugno 1990. Non siamo nel 2004?» domandai confusa.

«No signorina, siamo nel 2007. Quindi lei ha quasi 17 anni. Temo che ha causa del trauma cranico lei abbia un’amnesia» spiegò l’uomo controllando i miei riflessi.

In quell’istante dei colpi alla porta attirarono la nostra attenzione.

«Avanti» pronunciò il medico.

Mia madre esausta e trafelata, stringeva convulsamente il braccio di mio padre.

«Oddio, Usagi!» gridò sollevata stringendomi tra le sue braccia.

«Cosa ti è successo piccola?» chiese mio padre accarezzandomi la testa.

«Non lo so» mormorai appena cercando di trattenere le lacrime.

All’improvviso la porta si spalancò con forza e un altro uomo in camice, si presentò al nostro cospetto.

«Ancora un altro medico? Basta! Mi scoppia la testa!» pronunciai stringendo forte le mani alle tempie.

«Lui è il tuo fidanzato Usagi» mi comunicò la biondina mantenendo un contatto visivo, cercava di infondermi sicurezza.

«Usagi sono io, Mamoru. Sono venuto appena ho saputo!» sospirò sconvolto passandosi una mano tra i capelli.

«Mamoru? Chi Mamoru?» continuai cercando di capirci qualcosa.

L’altro medico si schiarì la voce con un colpo di tosse.

«Il trauma le ha provocato un’amnesia. Riconosce i suoi genitori e non riconosce te e la sua amica, poiché il trauma ha cancellato gli ultimi tre anni della sua vita» spiegò rivolgendosi ai due giovani.

Nello sguardo del ragazzo, passò uno strano lampo di malizia.

«Tranquilla Usagi, ci siamo noi. Ora lasciamola con sua madre, torneremo con le ragazze piu tardi» suggerrì il moro afferrando sottobbraccio quella furia bionda così da trascinarla fuori.

Non so perché, ma avevo una brutta sensazione.

«Signora la prego di informare tutti che Usagi non va assolutamente forzata a riacquistare i suoi ricordi» si raccomandò il dottore a mia madre spiegandogli alcune procedure.

«Torneranno?» sospirai sentendomi un’estranea nella mia vita.

«Non lo so signorina, forse sì, forse no, altrimenti le auguro di costruire di altri piu belli e significativi».

«Hai visto? Tutto andrà bene piccola, dobbiamo solo avere fiducia» mi rincuorò mia madre.

La risposta del dottore mi fece sorridere.

Sì, sarebbe andato tutto per il meglio!

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Seiya ***


Capitolo 4 – Seiya
 
 
«Come Usagi ha bisogno di te?» mi chiese sconvolta Kakyuu aiutandomi ad alzarmi.
Mi inginocchiai al suo cospetto.
«Non so spiegarlo ma ho sentito qualcosa. Ti prego principessa, lasciami partire».
I suoi occhi diventarono seri e preoccupati.
«Anch’io ho avvertito qualcosa, un’energia fortissima poi il vuoto. Ti darò il mio permesso, a patto che tu non parta da solo. Chiederò a Yaten e a Taiki di accompagnarti».
«No, principessa. Non ti priverò della protezione dei miei fratelli! Sono grande abbastanza per cavarmela da solo! E poi non posso sconvolgere la loro vita!» precisai leggermente infastidito.
Non potevo costringere i miei fratelli a lasciare tutto a causa mia.
«Capisco le tue preoccupazioni e le condivido Seiya. Facciamo così, chiederai ai ragazzi di accompagnarti e di assicurarsi che non ci siano minacce. Una volta verificato questo se, non vorranno restare, Kinmmoku li aspetterà a braccia aperte» mi propose la nostra saggia principessa porgendomi la mano.
La strinsi fiducioso. «Affare fatto!»
Mi recai ansioso dai ragazzi e tutto d’un fiato, spiegai loro la situazione.
«Seiya, stai bene? Cos’hai?» domandò preoccupato Yaten.
«Ragazzi non so come spiegarvelo senza sembrare pazzo. Sento che Usagi ha bisogno di me, parto. Avevo già deciso di farlo ma oggi ho sentito qualcosa» mormorai affondando le mani tra i capelli.
Taiki si alzò di scatto, la sedia cadde al pavimento creando un’atmosfera tesa ma soprattutto carica di domande.
«Sei forse impazzito? Tu qui hai dei doveri!»
alzai lo sguardo. «Lo so. Ne ho parlato con la principessa e lei mi ha dato il permesso di partire. Inoltre, mi ha ordinato di portarvi con me per verificare che non ci siano nuove minacce. Una volta terminata la missione, sarete liberissimi di scegliere se restare o ritornare qui!»
Fu il turno di Yaten di irritarsi. «Hai fatto il lavaggio del cervello anche alla principessa? Dovresti andare avanti fratello, Usagi ha un principe e un futuro meraviglioso già scritto!» concluse cattivo l’argentato ricordandomi l’esistenza di Mamoru.
In quell’istante la porta si aprì di colpo, rivelandoci la presenza della nostra principessa.
«Qui nessuno mi ha fatto il lavaggio del cervello. Sailor Moon mi ha salvato la vita, ha salvato il mio pianeta ed io sarò sempre in debito con lei. Anch’io ho avvertito un picco di energia e non sta né a me, né a voi, decidere se Seiya, possa cambiare il destino della sua amata!»
Dopo quella chiacchierata, i ragazzi abbassarono il capo e senza fare storie prepararono il proprio bagaglio. Verso sera, salutammo tutti e dopo le raccomandazioni di routine, abbracciammo la nostra principessa e richiamando a noi tutti i nostri poteri, partimmo per la terra.
Viaggiare a 40.000 km al secondo era un vero spasso. Ci volle davvero poco per giungere a destinazione.
«Eccoci qua, finalmente siamo tornati!» esclamai stiracchiando le braccia al cielo.
Ero felice e questo non capitava da molto tempo.
Anche i miei fratelli sembrarono notarlo.
«Sai Seiya, è bello vederti così felice» Ammise Taiki estraendo un mazzo di chiavi dalla tasca.
Yaten sembrò rubarmi le parole di bocca.
«E quelle?» chiese indicandole.
«Sono del nostro vecchio appartamento. Sono un tipo previdente. Sapevo che il nostro fratellino alla fine ci avrebbe ritrascinato qui ed io non volevo essere impreparato!» sorrise Taiki trascinando il suo borsone.
Abbracciai entrambi di slancio.
«Ragazzi non so come ringraziarvi. Sono felice di avervi qui con me!»
Yaten si liberò dalla stretta e colpendomi a una spalla insinuò malizioso: «Smettila con queste sviolinate! Porteremo noi le borse su, tu puoi andare, se vuoi».
«Andare dove?» chiesi smarrito.
Questa volta fu Taiki a prendermi in giro.
«Da Usagi no? Non siamo forse qui per questo?»
Guardai l’orologio sconsolato, erano quasi le dieci.
«È un po’ tardi» confessai dispiaciuto infilandomi le mani in tasca.
«E allora? Fai una passeggiata da quelle parti, chissà che il fato non ti aiuti a incontrala!» mi incoraggiò Taiki.
«Potrebbe sempre uscire a buttare la spazzatura!» ridacchiò Yaten facendomi una linguaccia.
«Ok, ci vediamo più tardi!» li salutai incamminandomi.
Appena furono entrati nel palazzo, iniziai a correre. Non volevo sprecare più neanche un momento del mio tempo lontano da lei.
Una decina di minuti dopo stanco e con il fiatone, ero finalmente sotto alla sua finestra. Non era la prima volta che mi recavo lì di sera, nella speranza di vederla uscire in balcone. Mi poggiai alle ginocchia e respirando a pieni polmoni per riprendermi, pensai a cosa dirle.
Quando alzai lo sguardo però, notai l’ultima persona che avrei voluto incontrare.
«Marzio» ringhiai tra i denti.
Dopotutto lui era pur sempre il ragazzo della donna che amavo, era un mio rivale.
«Cosa ci fai qui?» domandò sulla difensiva.
Lo fronteggiai e con tanto di sorrisetto sghembo lo sfidai.
«Stavo facendo una passeggiata. È forse vietato?»
Mi rispose a tono.
«Per carità, non dicevo questo. Mi riferivo piuttosto a cosa ci fai di nuovo sulla terra ma specialmente cosa ci fai sotto casa della mia ragazza?»
Non risposi a nessuna delle sue domande. Volevo solo sapere di lei.
«Non sono affari tuoi. Usagi, dov’è? Sta bene?»
Il damerino parve allarmarsi.
«Certo che sta bene! Perché non dovrebbe?»
Mi portai un indice al mento, lo facevo sempre quando ero nervoso.
«Non lo so. Su Kinmmoku abbiamo avvertito una strana energia».
Con classe raggirò le mie domande.
«Stanne fuori, Seiya!»
«Per stasera lascerò correre, ma domani sarò di nuovo qui! Bye Bye Marzio» lo avvertii prima di andare via.
Quel ragazzo non me la contava giusta, sarei stato il suo incubo peggiore.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Usagi ***


Era giunta l'alba di un nuovo giorno. Mi alzai e a piedi nudi mi recai alla finestra. La spalancai e stiracchiandomi, cercai di incamerare quanta più aria fosse possibile. Mi sentivo strana, finalmente non avevo più quei dolori lancinanti in tutto il corpo, ma quando mi ostinavo a ricordare qualcosa, alcune fitte mi rendevano impossibile pensare. In quelle sere c'era stato un via vai di gente, ognuno di loro, suscitava in me emozioni diverse. Mamoru era quello più inquietante, sembrava felice della mia amnesia. "Ciao Usagi, come stai oggi?" mi chiese durante l'orario di visite. In quel momento giunse Rei, si era offerta di dare il cambio a mia madre. Quella poverina erano giorni che non dormiva. "Buongiorno ragazzi. Usa ti ho portato la radio" m'informo cacciando una cassa bluetooth dalla borsa. I miei occhi si illuminarono. "Grazie Rei! Ho una gran voglia di ascoltare un po' di musica!" Mamoru mi osservava con attenzione. Afferrai quel cubo tra le mani e come se lo avessi fatto altre mille volte, cominciai a scorrere le frequenze radio. All'improvviso una canzone attirò la mia attenzione. "Nel cielo splendono stelle d'amore e poi, s'alza la luna che dolce ci avvolgerà... La mia principessa sarai" La cassa mi scivolò dalle dita, gli occhi mi si riempirono di lacrime. Nascosi il viso tra le mani. "Usagi stai bene? Perché piangi?" domandò Mamoru preoccupato. Rei lo trascinò fuori. Cercai di capirci qualcosa ma vedevo solo la mora agitarsi concitatamente. "Possibile che si ricordi di lui?" Quella canzone, quella voce... Erano così familiari. Una fitta tremenda alla testa, le gambe mi cedettero. I miei amici si fiondarono in mio soccorso, Mamoru mi strinse tra le braccia. "Stai bene?" "No, mi scoppia la testa. Ho una strana sensazione, un nome che mi sta perforando il cervello" gemetti stringendomi alcune ciocche di capelli tra le dita. "Che nome?" domandò Rei guardando Mamoru. "Seyia" sussurrai prima di svenire.

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