Guardami negli occhi

di Hypnotized
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'epicentro ***
Capitolo 2: *** Scossa d'assestamento ***
Capitolo 3: *** Soltanto un minuto ***



Capitolo 1
*** L'epicentro ***


Seduto sul parapetto della prua, apro gli occhi e osservo l’immensa distesa di acqua su cui ci troviamo a navigare ancora una volta.

Ascolto le onde infrangersi sul legno della nave, in lontananza sento Rufy, Usopp e Chopper che ascoltano rapiti le ballate allegre prendere forma dal violino di Brook, percepisco Robin che innaffia le piante nel suo piccolo orto a poppa, Nami nel suo studio che starà aggiornando il diario di bordo, il cuoco che si starà dando da fare per preparare la cena, Franky da qualche parte al piano inferiore, probabilmente nel suo studio.
Mi rilasso un attimo.
Smetto di osservare.
Slaccio il peso che sento appoggiato al fianco sinistro e lo lascio andare poggiandolo delicatamente sul prato della Sunny.
Perchè stare ogni singolo momento in tensione?
Costantemente pronto a scattare in caso di pericolo?
Anche in mezzo al niente, con nessun pericolo a distanza di miglia di noi?
Sospiro.
Allenarsi ogni singolo giorno della propria vita per un sogno, per proteggere i propri compagni, per mantenere una promessa.
E io? Quando sarà finalmente il momento in cui virò davvero? Quando sarò IO la mia priorità?
Due anni di vuoto, passati come se non fossi realmente io, come se tutto scorresse al di fuori di me e io mi adattassi alla situazione, un inverno interiore, un freddo costante che intorpidiva i miei pensieri, che mi rendeva assente, distratto.
Cosa che ovviamente non passò inosservata a Occhi di Falco, che ogni giorno cercava di smuovermi in qualche modo, con prove sempre più dure, cercando di piegare il mio corpo affinché mi risvegliassi, ma nulla sembrava riuscire a farmi uscire da quello stato quasi comatoso nel quale ero finito.
Nulla fino all’incidente dell’occhio.
Lì capimmo tutti e due che avevamo esagerato, che la situazione non sarebbe potuta andare avanti se non fosse cambiato qualcosa.
Ricordo come se fosse ieri la rabbia di Perona quando tornai al castello tenendomi l’occhio sanguinante, con Mihawk proprio davanti a me che rientrò senza proferire parola, fulminandola con lo sguardo quando provò a chiedere cosa fosse successo, semplicemente aprì la porta della sua stanza e vi sparì dentro, per giorni.
Pensai di aver rovinato tutto, l’avevo fatto.
Non mi avrebbe più allenato.

Osservo l’orizzonte, il sole è calato del tutto.
- Strano che tu non stia dormendo- soffia accanto a me, interrompendomi dai miei pensieri, come una ventata d’aria fresca che non sento da troppo tempo - mh, cambiare ogni tanto fa bene.- accenna un sorriso.
-Tu? Quando mai sei cambiato da quando ci conosciamo? - alzo lo sguardo con un mezzo sorriso sul volto -Tornare con un occhio in meno mi sembra un discreto cambiamento -.
-Più che cambiamento, io lo chiamerei “effetto collaterale”. Che c’è Zoro? Penso di non averti mai visto così pensieroso, ero arrivata persino a dubitare che tu fossi in grado di farlo! - stupida ragazzina, penso.
- Da quando in qua i marimi pensano? Stai perdendo colpi.- mi alzo prendendo le katane e mi incammino verso la cucina, tutti gli altri si sono dileguati, probabilmente è già finito tutto il cibo presente sulla nave – Stupido. - La sento scostarsi dal parapetto e seguirmi silenziosamente.
Mi supera agilmente dandomi un colpetto con il palmo della mano sulla testa. - Non pensavo arrivassi così in alto- sorrido mentre lei sbuffa sonoramente.
Certe cose non cambiano mai.


120...121...122...123.
Chissà che ore sono. Perdo il conto, di nuovo.
Mi avvicino alla finestra e osservo la posizione della luna. Basta così per oggi.
Prendo l’asciugamano e mi dirigo alla scala.
Scendo, controllo, c’è ricciolo di turno, sbuffo.
Mi dirigo velocemente verso le cabine.

Dopo una doccia rigenerante, non vedo l’ora di buttarmi sul letto e dormire, pregando il mio cervello di spegnersi, di annullarsi completamente.
Camminando nel corridoio immerso nei miei pensieri, incontro di nuovo quella fastidiosa ragazza
-buonanotte – dico in un soffio, - buonanotte – di rimando lei, senza troppi convenevoli e la ringrazio mentalmente per questo.
Scendo le scale, e percorro qualche altro metro sul pavimento nodoso del piano inferiore, apro la porta ed entro nella mia stanza, poggio le katane di fianco al letto e butto l’asciugamano sulla scrivania.
Mi lascio andare sul materasso morbido.
Osservo il soffitto della camera, verde, come buona parte dell’arredamento.
Franky non ha avuto molta fantasia nel personalizzare la mia camera, ma d’altronde, nemmeno io avrei saputo fare di meglio.
Carta da parati con il saké disegnato sopra? Piccole spadine che si incrociano?
Nemmeno io mi conosco, figurati gli altri.
Dopo interminabili minuti, finalmente, cullato dal dondolio dalla chiglia che scivola sulle onde, mi addormento.






Nami POV.
- Stasera a cena il nostro spadaccino non è che abbia parlato molto eh? A parte un paio di battibeccate con Sanji. Che ne pensi navigatore?- Spezza così il silenzio nella nostra stanza, Robin, seduta sul letto mentre legge un libro.

- Bah, chi lo capisce quello zotico – dico quasi tra me e me mentre mi pettino i capelli, preparandomi per andare a letto. - Pensavo che a forza di osservarlo, un po’ avessi imparato a conoscerlo. - ride sommessamente sotto i baffi, sapendo di aver appena lanciato una frecciatina pericolosa.
- Non dire sciocchezze Robin, cosa dovrei guardare?- appoggio la spazzola sul mobiletto del bagno -Speravo potessi dirmelo tu – continua a ridacchiare senza ritegno, alzando gli occhi dal libro. - E poi – cerco di ignorare completamente la sua insinuazione – Da quando l’archeologa di bordo è così pettegola?- la guardo negli occhi, tradendo il tono serio – Io? Assolutamente, era solo per conversare!- Mi sorride con fare fraterno, poi poggia il libro sul comodino accanto a lei.
Intuisco che per la mia taciturna coinquilina è arrivato il momento di dormire, accondiscendo silenziosamente alla sua richiesta infilandomi sotto le lenzuola.
Ricordo il giorno in cui Franky ci fece fare il giro della Sunny, nuova di pacca, orgoglioso di mostrarci le nostre camere da letto -Finalmente ognuno avrà un po’ di privacy, visto le numerose lamentele arrivate dalla parte maschile della ciurma riguardo al fastidioso russare del capitano! - ma rimase un po’ male quando le uniche due componenti donne della ciurma chiesero di poter dormire insieme per farsi compagnia, acconsentì sorridente nonostante tutto e aggiunse subito un letto nella camera leggermente più grande.
Dopo tutto quello passato con Arlong, anche se ne è passato di tempo, preferisco evitare di stare sola troppo a lungo, e poi, mi piace parlare con Robin prima di dormire.
Per quanto riguarda lei, come biasimarla, anni e anni di solitudine sarebbero dovuti restare un brutto ricordo, nient’altro.
E così è stato.
-Buonanotte Nami! - mi interrompe dai miei pensieri la mia compagna di viaggio -Buonanotte sorellona -.

 

 

 

 

 

 

-----------------

Salve a tutti, dopo un’infinità di tempo ho deciso di riprovare a scrivere qualcosa, ne sentivo il bisogno fisico.
So che in realtà la nave non è strutturata realmente con le camere separate per ogni componente della ciurma, ma ho preferito seguire la mia immaginazione.
 
Spero che questo piccola introduzione alla storia sia stata di vostro gradimento e vi abbia lasciato un po’ di curiosità per il seguito! I prossimi capitoli saranno sicuramente più lunghi.
Vi sarei grata se lasciaste qualche piccola recensione, anche negativa, dopo tanto tempo mi aiuterebbe a migliorare e lasciarmi un po’ andare nella scrittura!
Grazie a chi è arrivato fino a qui!
I prossimi capitoli saranno sicuramente più lunghi!
A presto!

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Capitolo 2
*** Scossa d'assestamento ***


Mi chiedo proprio cosa frulli in testa a quel cavernicolo.
Non che ci fossimo mai dati la buonanotte con il bacino sulla fronte o stronzate simili, ma ho trovato il suo saluto di ieri sera un tantino freddo.
Bah.
Se non vuole parlare, non è un mio problema.
Sarà meglio dirigersi verso il ponte, ho bisogno di aria.
Appena apro la porta vengo investita da raggi del sole particolarmente intensi, che mi scaldano velocemente mentre mi stiracchio godendomi la brezza primaverile.
È da tanto che non riusciamo a navigare così tranquillamente nel Nuovo Mondo.
La cosa mi rallegra e mi turba contemporaneamente, che il Dio del mare abbia deciso di regalarci una meritata vacanza dai problemi?
Difficile crederlo, con un capitano come il nostro.
Nel dubbio, cercherò di godermi ogni singolo momento di tranquillità, alla fine me lo merito dopo il mio duro lavoro!
Lancio una fugace occhiata a Robin stesa sul lettino a prendere il sole, -mh, quasi quasi- ma proprio mentre sto per avvicinarmi al lettino vedo Rufy e Usopp correre come dei forsennati urlando per tutta la nave.
SBAM.
Cazzotto in testa ad entrambi. Perché devono costantemente fare casino anche in un giorno così meraviglioso?!
-Se sento di nuovo un baccano del genere, vi lancio fuori dalla nave! – Li guardo, controllando che annuiscano -NON PUOI FARLO, È RUFY IL CAPITANO ED È LUI CHE DECIDE!!- mi rivolge un’occhiata mista di paura e disperazione. In regalo con i cereali c’era una briciola di coraggio? – Ah si? Usopp sei sicuro di volermi sfidare?- con i denti a squaletto mi avvicino sempre di più finché non è Rufy a prendere il nasone per il colletto e a trascinarlo via di corsa -Scusa Nami! Non ti daremo più fastidio!- dice solenne dileguandosi in un nano secondo.
Bene, ed anche questa è fatta!
Ora finalmente posso rilassarmi, ma prima decido di passare dall’agrumeto di Bellemere per cogliere qualche frutto succoso.




Adoro riposare qua sotto, la Fronde dell’albero creano un’ombra perfetta e il profumo di agrumi rasserena il mio animo ultimamente troppo inquieto.
-Cosa ci fai qui?! Lo sai che questo è il MIO posto!- ed ecco che quella stupida mocciosa viene a rovinare il mio riposino.
Faccio finta di nulla, magari sarà clemente e mi lascerà in pace!
Nulla fu così sbagliato.
SBAM.
Sento già il bernoccolo gonfiarsi sotto i capelli, ma perché?! -Stupida mocciosa mi hai fatto male! Che fastidio ti do se sto qua a dormire?!- sbuffo sonoramente mentre lei toglie le foglie secche con estrema cura.
-Uhm, va bene. Ti lascerò riposare per oggi, sono solo 50.000 berry. Hai due ore di tempo, goditele!- mi sorride calorosamente.
La odio.
-Maledetta strozzina! Ma è un’esagerazione! -mi alzo in piedi furiosamente sovrastandola e sento improvvisamente del disagio provenire dalla mia compagna di ciurma.
-Ok ok, facciamo così. A causa di questo cambio improvviso di tempo non ho molti vestiti adatti a questa stagione, avrò bisogno di comprare qualche vestito sulla prossima isola, verrai con me e terrai tutti i sacchetti.- non ho più parole. -Ti dirò di più, ti toglierò anche una minima parte del tuo debito. Giusto perché immagino come possa essere noioso per un troglodita come te fare queste cose.- Mi arrendo alla sua prepotenza, potrò approfittarne per comprare qualche attrezzo per pulire le mie katane.
-E va bene – sospiro -ma solo perché volevo fare anch’io un giro, non perché me lo stai praticamente ordinando – alza lo sguardo con un sorriso da un orecchio all’altro.
Chiudo gli occhi e sorrido -perché no? – penso tra me e me.
Forse questo mi avrebbe distratto un po’.
-TERRAAAAAAAA- Urla Franky dall’albero maestro, mentre tutti ci prepariamo ad ammainare le vele e tirare giù l’ancora.
-Nami, sai qualcosa sulla prossima isola? -chiede il piccolo Chopper -Certo! Dicono si tratti di un’isola abbastanza tranquilla, c’è una base della Marina, ma niente di paragonabile al QG – difficile da dimenticare effettivamente, non fu facile riuscire ad uscire di lì.
-L’importante – dice riprendendo il discorso – è cercare di tenere la testa bassa, cercate di non dare nell’occhio. Ovviamente mi riferisco in particolar modo a te, Rufy. -scoccandogli un’occhiata truce.




Ero sicuro che mi avrebbe fatto aspettare una vita.
Sono scesi quasi tutti da ore ormai, il sopracciglio ricciolo con Rufy per fare provviste, Usopp con Franky per fare scorta di legna e Cola, Robin e Chopper a cercare erbe mediche e libri; con me ormai è rimasto solo Brook che suona una triste melodia seduto sul prato del ponte.
Ci sarebbe anche Nami, che aspetto da un’infinità di tempo, ma inizio a pensare che sia scesa senza di me.
-Eccomi qui, possiamo andare? – ed è proprio lei che interrompe il mio flusso di pensieri -Era ora!- le rispondo tirandomi su e pulendo i pantaloni.
Ho optato per una maglietta semplice, pantaloni e stivali, in modo da non dare troppo nell’occhio.
E ovviamente le mie fidate compagne di viaggio, non sono disposto a scendere dalla nave senza.
-Non ho tutto il giorno buzzurro, potresti sbrigarti?- -che coraggio! Mi giro per cantargliene quattro -Senti chi par- mi blocco di colpo guardandola, resto solo un attimo in silenzio a squadrarla e cerco di riprendermi subito per non tradirmi -Menomale che dovevamo passare inosservati- soffio -Qual è il problema?- mi risponde senza rendersi sinceramente conto di cosa stessi parlando.
- Non è che passi esattamente inosservata alla gente così.- mi prendo un attimo per guardarla meglio. Ha un jeans decisamente aderente e una microscopica maglietta bianca in grado di coprirle a stento il il torso, per fortuna i capelli lo aiutano in parte.
-Oh oh Roronoa, cosa stai dicendo? Per dire di non passare inosservata agli altri devo prima non esserlo passata a te!- cerca di punzecchiarmi -Non dire sciocchezze- arrampicandomi sugli specchi, non sono proprio il tipo che adora farsi cogliere in flagrante.
-È solo che fai la ramanzina a tutti, ma vista la foto sulla tua taglia dubito che nessuno si accorga della tua presenza in città!- sto scivolando sempre di più.
Dannazione.
-Vorrà dire che la mia fidata guardia del corpo cercherà di far sì che non attiri troppo l’attenzione!- come se fosse facile eclissare una donna come lei.
-Andiamo, prima che si faccia notte- Sbuffo, anche questo round l’ha vinto lei a quanto pare.




Questa cittadina è così fastidiosa.
Mi sembra che le persone scrutino fin troppo. Spero con tutto il cuore che nessuno ci abbia riconosciuti; non avrei alcuna voglia di combattere in questo momento.
Soprattutto sommerso di buste e pacchetti della navigatrice.
-Posso chiederti una cosa? – mi osserva senza girare la testa mentre mi cammina accanto -me la stai già chiedendo in realtà. – la canzono.
- Scemo. Forse è una cosa personale, però ecco, non ne hai mai parlato e mi sono sempre chiesta come fosse successo. Insomma, come hai perso l’occhio sinistro?- colpito ed affondato.
Sento il petto dilaniarsi, speravo proprio che non avrei mai dovuto riaprire quel periodo della mia vita, ma non posso semplicemente ignorarla.
-Beh, è stata colpa mia. Quando all’arcipelago Sabaody Orso mi colpì, atterrai a Kuraigana, l’isola in cui vive Occhi di Falco. – sospiro.
È come se mi stessero aprendo la cicatrice nel petto a mani nude si stessero facendo largo verso il centro del mio petto.
-Ah…Mihawk. Ma perché è stata colpa tua? – Le mani non si fermano, continuano avidamente a scavare.
- Dopo l’articolo di Rufy, decisi di rimanere e implorai Mihawk di allenarmi e di farmi diventare più forte. – sospiro sperando che qualcosa interrompa questa dolorosa conversazione -E…?-mi incita a proseguire la mia compagna, curiosa di sapere il continuo della storia.
-Non è stato facile, perché inevitabilmente la mente ogni tanto tornava a voi, mi chiedevo come steste. Orso mi fece sparire per primo e io non avevo alcuna idea di dove foste e in che condizioni. – Riprendo fiato.
-Non riuscivo a concentrarmi del tutto, mi sentivo in colpa per non essere stato in grado di proteggervi. È stato questo l’errore che ho commesso. Un errore da principianti. Per fortuna Perona è riuscita a circoscrivere il danno, per quanto possa essere stato fortunato. – Sospiro, sperando che questo possa bastarle.
-Perona? La ragazza fantasma di Thriller Bark era con te? – resto quasi di sasso.
Dopo tutto quello che le ho detto l’unica sua domanda è su Perona? Non fraintendiamo, sono felice che non abbia insistito, ma comunque mi meraviglia la sua reazione.
-Si, proprio lei. Mi ha riaccompagnato lei all’Arcipelago Sabaody, pensavo l’avessi vista- .






Nami POV.
-Certo che l’avevo notata, ma pensavo, o forse speravo, che tu l’avessi incontrata lì – dico tra me e me.
Mi sorprendo un po’ di questo mio pensiero, da quando mi faccio problemi per un’altra ragazza?
Chissà cosa avranno passato insieme quei due, solo a pensarci mi prudono le mani.
-In ogni caso Zoro- cerco di cambiare discorso rendendomi conto della figura fatta –non puoi e non devi darti la colpa di quel che è successo a Sabaody. Non eri ancora guarito dal primo incontro con Orso, nessuno sarebbe potuto esserlo. Io ero lì con te e Chopper e ho visto quali fossero realmente le tue condizioni. Solo uno come te sarebbe potuto sopravvivere. – ricordo con dolore quel periodo.
-Grazie Nami, vorrei potesse essere così semplice- sorride, per la prima volta da giorni.
Ricordo ancora quanto fossi preoccupata quando Sanji lo riportò al campo, era una pozza di sangue.
Ci vollero giorni e giorni prima che si svegliasse, avevo paura che non sarebbe mai successo, non riuscivo a capire cosa fosse successo mentre tutto eravamo svenuti.
Sanji non ne ha mai fatto parola.
Fu Robin, una sera, a raccontarmi tutto.
Erano ormai passati 4 giorni e Zoro non accennava a svegliarsi, stava facendo il turno di notte e facendo il giro, mi sentì piangere sotto i miei amati alberi.
Così scoppiai e mi sfogai con lei, così mi raccontò tutto.


-Nami?- mi risveglia dai miei pensieri, fortunatamente, il mio compagno con la zazzera verde -dimmi-.
-Possiamo fermarci un attimo in questo negozio? Mi servono degli Uchiko*- lo ringrazio mentalmente per avermi distratta da quel doloroso ricordo -Certo, ti scoccia se aspetto fuori? Do un’occhiata alla bancarella qui accanto!- che noia entrare in quei negozi di spade tutti pieni di polvere!
-Certo, ci metto solo qualche minuto – lo vedo entrare con tutti quei pacchetti in mano e non riesco a trattenere una piccola risata
Per essere il temibile Cacciatore di Pirati, si fa convincere facilmente a fargli fare ciò che si vuole!
Mi appoggio al muretto accanto al negozio per riposarmi un attimo, certo che il tempo è volato
Il sole è tramontato già da un po’, Sanji sicuramente sarà preoccupato di non vederci rientrare, poco male, sa di poter stare tranquillo se c’è Zoro con me.
Proprio in quel momento sento una mano forte premermi sulla bocca come a tapparla e un braccio che mi avvolge la cinta da dietro per bloccarmi.
La misteriosa figura mi tira indietro nel piccolo vicolo accanto al negozio e mi appoggia sgraziatamente contro al muro tenendomi sempre la mano sulla bocca.
-Ciao gatta ladra-.

 

 

 

 

 

 

—————————————
*Uchiko: “pompon” colorato che contiene l’Uchigumori, una sottile polvere che ha sulla lama un delicato e al contempo energico effetto abrasivo per eliminare togliere l'olio o eventuale sporcizia dalla lama. Inoltre "asciuga" l'umidità.


Eccomi qui!
Inizialmente doveva essere una storia narrata solo dal punto di vista dello spadaccino, ma ho trovato più scorrevole fare un cambio di punto di vista ogni tanto.
Ho deciso di mettere "POV" solo nei paragrafi in cui non si capisce subito il cambio del personaggio.

Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie a tutte le persone che stanno seguendo la storia, spero lasciate qualche recensione per aiutarmi a migliorare o per farmi sapere cosa vi piace di più!
Un saluto!

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Capitolo 3
*** Soltanto un minuto ***


Apnea. 

Mi sento in apnea. 

Vorrei soltanto chiudere gli occhi e sparire. 

Trovarmi improvvisamente in un altro mondo, in un’altra dimensione. 

Ovunque, ma non qui. 

Zoro, dove sei? 

Ti prego. 

Ho bisogno di te. 

 

Respiro. 

Tengo gli occhi chiusi e stringo i denti, come se in qualche modo potessi rendermi invisibile si suoi occhi. 

Sento il corpo rigido, complice forse il freddo muro a cui sono attaccata che mi gela le spalle. 

Completamente paralizzata, mi abbandono ai miei pensieri; A tutte quelle volte in cui un uomo mi ha messa con le spalle al muro
con cattiveria, lussuria, nei suoi occhi. 

Dov’è finita la gatta ladra?  

La donna forte, che si faceva giustizia da sola. 

Scomparsa come scompare una goccia nell’oceano. 

Forse mi sono semplicemente abituata ad essere protetta, a non dover convivere con la paura e la solitudine. 

Mi sono adagiata sugli allori, rammollita. 

Non posso pretendere di avere sempre una guardia del corpo accanto a me, devo imparare a cavarmela da sola. 

Mi pizzica il dotto lacrimale quella piccola, minuscola lacrima che vorrebbe uscire prepotente, mostrare al mondo, a lui, la paura che provo. 

No, non ho alcuna intenzione di dargli questo potere su di me. 

Io non piango davanti davanti a nessuno. 

Non più. 

Forse è quello che meritano gli ingenui, gli stolti, che una volta al sicuro, dimenticano la crudeltà del mondo esterno. 

Improvvisamente sento la presa allentarsi sul braccio, il totale silenzio. 

Ecco, forse è arrivato il momento, quel momento a cui sono sempre riuscita a scampare nonostante tutto, lottando con le unghie e con i denti. 

Ma in questo momento riesco solo a pensare che vorrei uscire dal mio corpo per non sentire niente. 

Prima però, voglio guardare un’ultima volta il mio aguzzino negli occhi. 

Colui che è riuscito a fregarmi, ad averla vinta su di me con tale facilità da non capire se la colpa fosse del mio rammollimento o della sua forza. 

Con terrore faccio per aprire lentamente il mio occhio sinistro, nella mia testa do la colpa alla mancanza di forza il mio non riuscire ad aprirli entrambi chiaramente, ma so che in realtà è solo la mia codardia. 

 

Sollevo dolorosamente la palpebra, in attimo che sembra un eternità, vedo quegli occhi chiari, quel ghigno perverso, deformarsi lentamente in modo innaturale; di più, sempre di più, come se fossero i frame di una vecchia pellicola. 

Il viso si accartoccia con talmente tanta forza da muoversi e portarsi dietro il resto del corpo, liberandomi da quelle grinfie. 

La causa, è una mano chiusa a pugno, la pelle che la ricopre è leggermente ambrata, abbronzata e callosa. 

Finalmente, la mia apnea termina e faccio un respiro. 

Mi volto leggermente e vedo il mio aguzzino steso per terra addosso a dei bidoni. 

-Stai bene? Ti ha fatto del male? Ti ha toccata? – sento le sue mani calde sulle mie braccia. 

Mi sembra quasi di sentire le sue parole spezzarsi in gola, ma forse è solo una mia impressione. 

Il cacciatore di pirati, lo spadaccino, il pirata di cappello di paglia che ha mietuto vittime in ogni dove, non lascia che gli si spezzi la voce. 

Sento il calore prodotto dai palmi delle sue mani trasferirsi sulla mia pelle e irradiarsi lentamente su tutto il mio corpo. 

Mi sento come se mi stessi scongelando. 

Come un risveglio, un sogno millenario. 

-Sto bene, sei arrivato in tempo. -sospiro col fiato corto - I-Io..non so proprio come ringraziarti Zoro.- 

 

 

 

Zoro. 

Potrei contare tutte le cicatrici presenti sul mio corpo e comunque sarebbero più delle volte in cui mi ha chiamato per nome. 

Non è da me, lo so, ma la prendo e la stringo tra le mie braccia, come se volessi farla entrare nel mio petto, rinchiuderla, per farla sentire al sicuro. 

Pur avendo a fianco a me le mie amate armi, le mie compagne, mi sento completamente disarmato e impotente, non ho la più pallida idea di come alleviare la sua sofferenza. 

-Dimmi una sola parola e quando avrai finito di pronunciarla lui sarà morto. – lascio a lei la decisione, com’è giusto che sia. 

La vedo alzare lentamente la testa, scostarsi da me, i suoi occhioni nocciola lucidi mi paralizzano per un attimo. 

Una lacrima le riga il volto lentamente, arriva all’angolo della bocca ma tira dritto. 

La guardo e con il pollice fermo la corsa di quella piccola gocciolina. 

Essenza di dolore. 

Così la chiamava il mio maestro. 

 

 

Lui è qualcuno. 

Sospiro e lascio andare la lacrima che ha deciso di non poter più essere trattenuta. 

Lo guardo negli occhi neri pece. 

Chissà quante persone sono rimaste terrorizzate da quegli occhi, gli occhi della morte per molti. 

Ma non per me. 

Gli occhi della salvezza. 

In questo momento vorrei soltanto che mi abbracciasse nuovamente e non mi lasciasse più. 

Mai più. 

Oh Zoro. 

Mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. 

Così c’era scritto su uno dei libri preferiti di Robin. Una storia d’amore basata su una leggenda. 

L’amore si impossessò di me per la sua bellezza in modo così forte, che come puoi vedere, ancora non mi lascia. 

Certe cicatrici possono essere guarite solo da quello. 

Già solo quegli occhi sono in grado di alleviarlo, ma per guarire completamente ci vuole tempo ed amore; serve che quell’amore sia ricambiato. 

Ma come posso saperlo se l’oggetto dei miei pensieri è la persona più enigmatica e solenne dell’universo? 

 

 

 

Sento come una scossa al cuore e la tiro di nuovo verso le mie braccia. 

Spero che non faccia troppo caso al mio ritmo cardiaco esageratamente accelerato. 

-Forse avevi ragione. Forse avevo vestiti che attiravano troppo l’attenzione. 

Forse erano provocan-  spezza il silenzio -Non. Non dirlo Nami. -Dio, che razza di pensieri le ho messo in mente? 

Singhiozza. 

Una fitta al cuore. 

- Sono un’idiota. Intendevo dire che eri particolarmente…bella, vestita in quel modo. – Deglutisco. Solo il Dio del mare sa quanto mi sia costata questa frase. 

- Non è assolutamente colpa Tua. Di te o di nessuna donna. Gli uomini sono una razza schifosa e brutale. Nel mio piccolo, come i nostri compagni, cerchiamo di bilanciare le merde come quello, che purtroppo esistono. Nessuno dovrebbe mai anche solo pensare una cosa del genere. – Prendo fiato. 

- Ti giuro che finché vivrò farò qualsiasi cosa purché non succeda mai più una cosa del genere né a te né a qualsiasi altra donna. Non ti ho protetta. Perdonami. Ti prego. Non posso accettare quello che è successo. Mi si spezza la voce, se questo è il mio dolore, immagino il suo. 

- Fermati, ti supplico.- mi mette una mano sul petto e mi pianta le sue iridi nocciola nelle mie. – Non è successo niente, sei arrivato in tempo. Non so come ringraziarti. 

Ti giuro che sto bene, ho solo avuto tanta paura. Anche se non è stata la prima volta.- respira piano in modo quasi impercettibile – Non so cosa avrei fatto se non ci fossi stato tu. Grazie. – Mi sorride sinceramente e finalmente il mio battito inizia a regolarizzarsi. 

-Finché sarò accanto a te non succederà mai più mocciosa, che non realizzi il mio sogno piuttosto. – Sa che sono serio, che in questo momento io lo sto giurando. 

- Te la senti di tornare alla nave? Sicuramente vorranno sapere come mai abbiamo fatto così tardi, mi inventerò una scusa se non te la senti di raccontarlo. Lo capisco – le tocco goffamente la guancia con la mia mano. 

Sospira sorpresa. 

- Non c’è problema. Torniamo pure alla nave, mi sento così stanca.- Sorride di nuovo. 

Ricambio il sorriso. 

Ormai sono ad un punto di non ritorno, un punto in cui ogni minuto passato ad essere suo amico e compagno è una pugnalata al cuore. 

Fa per tirarsi su, ma la prendo in braccio e mi guarda sorpresa. 

-Per una volta fatti viziare,  prima che cambi idea. -Sorriso, forse sto un po’ esagerando, mi sto esponendo troppo. 

Ma non è questo il momento di pensarci. 

Voglio solo che stia bene. 

Prendo al volo i pacchetti che tiro su con il piede e mi incammino verso la Sunny. 

 

Appena metto piede sulla nave ci accerchiano i nostri compagni, ho ancora Nami in braccio, la stringo per un attimo e sento il suo cuore tranquillo. 

Forse sono davvero arrivato in tempo. 

-Cosa succede? Perché hai la mia stupenda Dea in braccio??! Te ne stai approfittando stronzo?!- mi attacca subito quel pinguino da due soldi. 

Faccio per rispondere ma Nami mi anticipa – Non è successo nulla, un balordo aveva cercato di aggredirmi e Zoro è intervenuto subito e mi ha salvata. Mi sentivo stanca per la giornata di shopping e così mi sono fatta portare in braccio.- perché mi sta omettendo abbia insistito io per portarla in braccio? 

-Ora Zoro da bravo per favore, accompagnami in cabina, sono distrutta.- mi indica la porta della stiva e mi fa la linguaccia. 

Strega.  

Sa sempre quando approfittarsene. 

Ma non me lo lascio dire due volte e supero tutti con indifferenza. 

 

Arrivati in camera la metto giù e la guardo sedersi sul letto. 

-Grazie. Di tutto. Non vedo l’ora di fare una doccia e dormire!- la osservo controllare la presenza di tutti i pacchetti. 

- Sei sicura di star bene? - -Sisi, davvero. Buonanotte!- mi fa segno con la manina di lasciarla in pace, così le faccio un cenno con la testa e vado verso la porta. 

-Buonanotte Nami. -le dico senza voltarmi. 

Nel corridoio incrocio l’archeologa che mi sorride e la fermo un attimo -Scusami Robin, se vedessi Nami strana o in qualcosa del genere, ti prego, avvisami. – le sussurro quasi torcendomi le mani. 

-Certo spadaccino, lo farò sicuramente. – mi sorride, credo. 

Che figura da imbecille. 

A questo punto facciamo pure gli striscioni in cui mi dichiaro di essere follemente innamorato della strega. 

Idiota. 

 

 

 

Ci voleva proprio una bella doccia calda. 

Ho tutte le braccia irritate da tutto quello sfregare. 

Ma non importa, volevo togliere a qualsiasi costo ogni minima traccia dell’accaduto. 

Ora sto molto meglio. 

-Tutto bene Nami? – ogni volta mi fa prendere un colpo. 

-Robin, si tutto bene, perché? – la guardo con la coda dell’occhio mentre mi pettino i capelli. 

È così carina a preocciparsi per me. 

-No perché io ne sono abbastanza sicura, ma lo spadaccino che ho incrociato qualche minuto fa non mi sembrava dello stesso avviso. Ti va di raccontarmi cos’è successo?- mi dice con uno sguardo serio ma un mezzo sorriso sul viso. 

Zoro? L’ha fermata per assicurarsi che stessi bene?  

Sapevo che fosse una persona altruista e protettiva, soprattutto dopo essersi immolato con Orso Bartolomew, ma questo aspetto dolce e premuroso mi stupisce decisamente! 

 

-Uhm capisco, come mai pensi sia rimasto così turbato? – mi dice mentre so infila sotto le coperte. 

La imito e spengo l’abatjour. 

-Non ne ho idea, non l’ho mai visto con quello sguardo spaesato e indifeso. Mi ha fatto un certo effetto – guardo il soffitto ripensando ai suoi occhi. 

-E quindi, il nostro spadaccino ha lasciato un fianco scoperto. Interessante. – ridacchia. 

-Che intendi?- mi tiro su per un attimo -Niente di importante, parlavo del suo carattere quando non è in mezzo ad un  combattimento.- continua a sghignazzare ma penso di aver intuito la sua allusione. 

- Ah Robin? – mi sorge un dubbio. 

-Dimmi- dice con la voce profonda, forse si stava addormentando. 

-Ricordi di quel libro che raccontava la storia dei due guerrieri amanti? Non mi viene in mente la prima parte del frase detta da lei quando parla del suo sentimento verso il suo amato - mi gratto la testa. Sono sicura che ricordi la parte. 

- Certo. “Amor ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte..”, intendevi questa parte?  

Sento gli angoli della sua bocca sollevarsi mentre mi parla, sa benissimo a cosa stia pensando. 

-Esatto, Grazie! Notte Robin- mi giro -Notte Nami.-. 

Non mi vede, ma sorrido anche io adesso. 

 

L’Amore, che non permette a nessuna persona amata di non ricambiare. 

Chissà. 

 



!! AVVISO !!
Nonostante l'idea iniziale di dar vita ad una fic molto lunga, la totale assenza di recensioni e feedback mi ha fatta riflettere un po' per cui molto probabilmente chiuderò la storia nel prossimo capitolo.
Ringrazio tutti quelli che sono arrivati fino a qui, ringrazio di cuore chi si fermerà a lasciare anche solo una piccola recensione, non scrivendo da moltissimo tempo non sono sicura del risultato, anche per questo sto meditando su una fine imminente.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Un abbraccio,

Hypnotized.

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