Forgiven

di Passion and Love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Steve si trovava in missione. Ormai erano lì da mesi. Le truppe americane erano stremate per quella guerra che sembrava non avere fine.
Si trovava in Vietnam e, per quanto amasse il suo lavoro, l'unica cosa che voleva era tornare a casa, dalla sua famiglia.
Aveva dato ordine di ritirarsi nelle trincee e attendere una mossa da parte del nemico.
Era sudato, stanco, affamato e aveva perso molti uomini.
Essere Tenente era faticoso. In quel momento era a capo di una delle più grandi truppe che avevano preso parte a quella guerra. Aveva la responsabilità di preservare e proteggere quante più vite possibili, prime fra tutti quelle dei suoi uomini, ed ogni volta che uno di loro perdeva la vita per lui era un fallimento. Sapeva che purtroppo la guerra portava a questo, lui stesso era disposto a morire, se questo significava salvare e tenere al sicuro la propria patria, ma sapeva anche che dietro a quelle vite, c'erano mogli, figli, madri e padri che aspettavano con ansia e preoccupazione il ritorno dei loro cari a casa. Non sempre questo accadeva.
Lui era orfano di entrambi i genitori, ma aveva un fratello ad attenderlo, al quale era molto legato, e voleva solo riabbracciarlo.
Dopo diversi giorni il comandante dell'esercito li richiamò in patria per fare rapporto sulla situazione in Vietnam e sui deceduti in guerra.
Al proprio rientro, il Tenente Rogers, trovò il Sergente Hartnett ad aspettarlo per il rapporto.
Il Tenente consegnò al Sergente dei fogli sui quali era stato riportato il bilancio che questa guerra stava avendo sulle truppe americane.
- L'ultimo aveva solo 19 anni...- mormorò verso l'uomo, stendendogli le carte.
Steve si mise una mano sul volto, un immenso dolore trapelava da quelle iridi chiare, anche se egli stesso cercava disperatamente di non mostrare troppe emozioni.
Il Sergente lo osservò con un misto di curiosità e ammirazione.
- Così è la vita, oggi ci siamo e domani non si sa - disse Josh. Lui sapeva cosa significasse perdere qualcuno.
Lo sapeva eccome.
- Ogni uomo che perde la vita per me è un fallimento. Detesto la guerra...- replicò il Tenente.
- Tutti la detestiamo -
Il Sergente si mise a sedere, gettando i fogli del rapporto assieme agli altri vicino al computer.
- E adesso mettiamoci a fare le condoglianze - sussurrò a malincuore.
Era straziante avvisare i cari delle persone morte in guerra, per lui era come rivivere un incubo, come perdere quella persona ancora una volta.
- Ti aiuto. – disse il Tenente, sedendosi accanto a lui.
- Pensavo che avesse di meglio da fare...- disse con ironia, prendendo i primi fogli dei mille mila fascicoli di decesso - ma se proprio insiste, si accomodi – aggiunse il moro, poco dopo.
- Potrei tornare a casa e fare finta che vada tutto bene e che è così che funzioni la guerra, ma queste persone che hanno prestato servizio per la patria e sono morte, meritano più di una semplice riga di ricordo su un foglio...- disse con immenso rammarico.
Hartnett rimase in silenzio.
Cavolo, il Tenente era devoto ad ogni singolo uomo.
- Purtroppo non posso tornare indietro per riportarli dalle loro famiglie, il minimo che possa fare è scrivere un degno elogio funebre per ognuno di loro. –
Il Sergente abbozzò un sorriso, annuendo con un cenno della testa, fiero di averlo come Tenente.
- Sarebbe più opportuno portare la notizia di persona a ciascuna di queste famiglie, ma dubito che avremmo tempo per tutti...- disse il biondo occhieggiando l'immensa pila di fogli accanto ai pc.
In silenzio accese il computer e iniziò a dare una mano al Sergente.
- Già…- fece quest’ultimo, grattandosi la nuca.
Dopo un periodo di tempo che parve eterno, il Tenente si voltò per chiedergli:
- Non hai partecipato alla missione stavolta...perché? -
- Non mi era stato richiesto - rispose semplicemente l’altro con lo sguardo fisso sul monitor.
- Da una parte è meglio così...almeno non hai visto quello scempio, anche se, suppongo che la missione in Afghanistan non sia stata da meno...- proseguì il Tenente, ignaro che quell'argomento fosse un nervo scoperto per il moro.
- Sì...- Josh socchiuse gli occhi, costringendosi a mantenere la calma.
Anche in quell'occasione erano morti degli uomini, e lui ricordava ogni singolo nome, ma non poteva immaginare che genere di relazione legasse il Sergente ad uno dei defunti.
Il moro decise di non proseguire oltre, parlare della guerra e degli uomini che avevano perso la vita per proteggere popolazioni sconosciute, non era poi così piacevole, specie se si era coinvolti in prima persona.
Terminarono il lavoro solo in tarda sera. Il Sergente era uscito per prendere del caffè mentre Steve era rimasto in ufficio. Proprio quando si apprestava a spegnere il pc, ricevette una chiamata da parte di suo fratello.
- Jay...- rispose in un sussurro. Aveva quasi dimenticato la sua voce e gli occhi si fecero liquidi per la gioia di poterla sentire ancora.
- Sto per tornare a casa...- gli disse, lasciando trapelare tutte quelle emozioni che aveva cercato di contenere fino a quel momento.
Jay era il suo punto debole, così come lo era stato Gideon.
Colui che lo rendeva così emotivo da farlo ridere fino alle lacrime, piangere disperato e arrabbiarsi di brutto, tutto in una volta.
Il Sergente tornando nell’ufficio con due caffè in mano si ritrovò un uomo completamente diverso da quello che aveva lasciato poco prima.
Decise con gran imbarazzo di retrocedere, lasciandogli la dovuta privacy.
- No, non te ne andare...- si affrettò a dirgli il Tenente, fermandolo con un gesto della mano, per poi tenderla e prendersi uno dei caffè.
- Puoi restare...- aggiunse poi.
- Ok...- mormorò il moro, andandosi a sedere un po' distante da lui.
Non voleva risultare invadente.
Era confuso per il comportamento dell'uomo e per la natura della sua relazione con chiunque fosse dall'altra parte della cornetta.
Chi poteva rendere così emotivo e fragile il Tenente Rogers?
Domanda da cento milioni di dollari.
Vederlo così...vulnerabile, ma sorridente, era una cosa che non aveva mai avuto il piacere di vedere. Doveva essere molto importante per lui questa persona.
Però a Josh non doveva interessare, lui non era un amante dei pettegolezzi.
Sentì nominare Jay… Il nome di un ragazzo e subito la sua mente catalogò quel nome con compagno, mentre il suo cuore doleva al ricordo del suo Ben che non avrebbe più rivisto.
Quando chiuse la chiamata, il Tenente si asciugò quella lacrima solitaria che testarda era riuscita a sfuggire al suo controllo.
- Scusami, solitamente non sono così emotivo, ma mio fratello ha il potere di farmi diventare così...- disse abbozzando una risatina imbarazzata.
Sapeva che non avrebbe dovuto farsi vedere dal Sergente in un momento tanto intimo, lui stesso probabilmente non lo avrebbe permesso, ma quel Josh gli ispirava fiducia.
- Ah, no...Stia tranquillo. Fa bene lasciarsi andare alle emozioni ogni tanto - sorrise sincero il bel moro.
Solo che l'amore prima dona e poi ti ferisce senza problemi. Emozioni... Non sapeva più nemmeno dove stessero di casa.
- Dovresti tornare a casa anche tu. - gli disse il Tenente, raccogliendo le sue cose.
- Sì, dovrei...-
Steve si accorse del tono piuttosto abbattuto dell'altro e si chiese se fosse ancora uno strascico dell'operazione che avevano appena concluso, anche se il moro gli sembrava distante, come se la sua mente fosse altrove.
- Tutto ok? - chiese allora, preoccupato.
- Perché me lo chiede? - domandò, mettendosi la giacca di pelle.
E’ schivo e non si lascia andare, sembra che ogni parola lo infastidisca, pensò il biondo.
- Sì, sto bene. -
Quanto pesava quella parola, per lui priva di ogni reale benessere. Era diventata una parola ordinaria.
- Non si direbbe dal tono che hai usato. - gli fece notare il Tenente.
Josh sbatté le palpebre come se stesse riflettendo.
- Comunque, se c'è qualche problema...sai dove trovarmi. – concluse infine Steve, decidendo di lasciar cadere l'argomento, ma cercando comunque di donare appoggio e comprensione all'altro, nel caso avesse voluto metterlo al corrente di quello che lo turbava.
- È complicato. - sussurrò il moro poco dopo.
- La vita è sempre complicata...- aggiunse il Tenente sospirando quasi con rassegnazione, dirigendosi verso la porta.
- Giá, specialmente quando ti porta via la tua unica ragione di vita...- disse con amarezza, seguendolo.
Ben era tutto per lui. Una stabilità, una certezza. Ben era il centro dei suoi pensieri. Era un amico, era la sua spalla, era il suo grande amore.
Il suo tutto.
- Mi dispiace...- interloquì il Tenente tristemente - capisco benissimo cosa provi - concluse comprensivo ed enigmatico al tempo stesso.
- È fraterno al mio dolore allora, caro Tenente - dandogli un’amichevole e leggera pacca sulla schiena.
- Già...ma purtroppo siamo costretti ad andare avanti, anche se è difficile...- disse il bel biondo con la mente lontana nel tempo.
[- Steve...- sussurrò un ragazzo steso a terra, che si stringeva con una mano il petto ferito, mentre l’altra si arpionava convulsamente alla divisa del suo compagno, come se non volesse lasciarlo.]
Il ricordo di quel proiettile, sparato da non si sa chi, gli torturava il cervello, ed il cuore.
[- Gideon...-]
Non era riuscito a proteggere il suo amato, così come non era riuscito a proteggere i suoi uomini nell'ultima missione.
Dopo la sua perdita aveva pensato molte volte al suicidio, ma era troppo attaccato alla vita per farlo.
- Tenente? - lo richiamò Josh, portandolo nuovamente alla realtà.
- E'? Scusami, ero perso nei miei...ricordi - disse, mormorando l'ultima parola.
Ricordi. Ecco cosa restava del suo giovane Gideon.
- Ci vediamo domani. Buona notte. - lo salutò il moro, voltandogli le spalle per uscire.
- Buonanotte...- aggiunse meccanicamente, per poi seguirlo fuori dall'ufficio.
I due si separarono all'uscita del quartier generale, ognuno per la propria strada, ma non sapevano che ben presto le loro strade avrebbero preso la stessa direzione.


 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


79e985ba46fabaff40e35b4076e8cfddb3c6517598b36b56810bee056aa615df      Brock Rumlow



-Hai compilato quei moduli?- domandò una donna, camminandogli affianco.
-Sì, li ho compilati. Puoi restituirli al sergente. - replicò Josh porgendole i fogli con un accenno di sorriso.
Aveva sempre avuto qualche difficoltà a relazionarsi con il mondo femminile già dalla più tenera età, anche se aveva imparato a mascherarlo piuttosto bene.
La donna gli sorrise ammiccante, recandosi nell'ufficio di Steve.
Hartnett non era il tipo che flirtava, e se proprio avesse dovuto farlo, non l'avrebbe fatto con una donna. Perciò lasciò che quel sorriso ammiccante si spegnesse senza dare ulteriori incentivi alla giovane che, evidentemente, ci stava provando con lui.
Una volta seduto alla sua scrivania, osservò attentamente la piccola foto posta vicino al telefono, era la foto di un ragazzo dai capelli biondo cenere ed aveva il sorriso più bello che Josh avesse mai visto.
Il sorriso che lo aveva fatto innamorare.
-Ben…- pronunciò il suo nome con aria assorta.
[-Adoro la montagna.- sorrise Ben, camminando lungo un sentiero di un bosco, quel giorno faceva caldo.
-Mmh, vorresti portarmici?- domandò il bel moro seguendolo.
-Appena tutto questo sarà finito..- replicò il biondo, alludendo alla guerra che stava devastando il cuore dell' Afghanistan. - Sono sicuro che impareresti ad amarla anche tu - rise, sapeva che il moro non andasse matto per certi posti.]
Non avrebbero avuto l'opportunità di fare quella gita in montagna, purtroppo.
-Josh....- bussò alla porta Steve.
-Si?- si voltò verso la sua direzione, tornando nel presente. -Buon giorno- sorrise.
- Buongiorno a te. Sei pronto? Oggi abbiamo l'addestramento - lo informò il biondo.
-Ah, giusto.-.
Vivendo sempre nei ricordi, Josh si scordava di avere una vita nel presente e quello era uno di quei momenti.
Raggiunsero una foresta poco lontana e una volta aver avuto l'attenzione dei suoi uomini, Steve iniziò a parlare.
Josh incrociò le braccia, con aria vigile e attenta, ascoltò attentamente il suo discorso.
- Come sapete, la guerra ci pone molte volte di fronte a scelte difficili da compiere e a situazioni estreme in cui dobbiamo imparare a sopravvivere. E' per questo che oggi vi ho portati qui. La foresta può essere uno dei luoghi più belli dove trascorrere il tempo, ma anche uno dei più pericolosi. Per questo dobbiamo essere pronti. Imparare a costruire un riparo con oggetti di fortuna, cacciare per poter mangiare o nei casi più estremi, cibarsi di insetti o bere sangue di serpente. Sono condizioni estreme, ma, come ripeto, la guerra ci mette di fronte ad episodi avversi, ed essere pronti è fondamentale se si vuole sopravvivere. Vi dividerò in due squadre, e il vostro compito sarà quello di costruire un riparo con gli oggetti che troverete e, visto che qui non ci sono molti animali da cacciare, dovrete provvedere a cibarvi di insetti e… bere sangue di serpente. -
Ci fu un mormorio di disgusto generale, subito sedato da uno sguardo duro da parte del Tenente.
- Voglio ricordarvi che non siamo qui in villeggiatura. Questo è un addestramento. -
Dopo averli divisi aggiunse: - Sta per scendere la sera, quindi fareste bene ad iniziare la ricerca.-
- Sissignore - risposero all'unisono, mettendosi all'opera.
Il sergente sospirò pesantemente, per poi parlare con un tipo dai capelli rossi.
-Dividiamoci i compiti. Altri cacciano e altri costruiscono un rifugio- propose ai compagni.
-Sì, ma chi è più portato per costruire?- fece un altro dai capelli neri.
-Io!- alzò la mano un ragazzo mingherlino, dall'aspetto un po' trasandato. -Ho studiato architettura per qualche anno-.
- Il sottotenente Smith guiderà il gruppo alla mia destra, io, Tenente Rogers, guiderò quello di sinistra. Ci vediamo domani mattina. - disse congedandoli e unendosi al suo gruppo.
-Ti hanno soffiato il posto, Josh- ridacchiò Brock, dandogli una gomitata.
-È diverso. Io stavo solo cercando di capire come sfruttare le potenzialità del gruppo-.
- Nessuno ha soffiato il posto a nessuno, il sottotenente Smith è l'uomo con il più alto grado dopo di me.- interloquì Steve, inserendosi nella conversazione.
Josh provocò il collega con un sorrisetto. -Come volevasi dimostrare-
Brock, di tutta risposta, gli mostrò il dito medio, scuotendo poi la testa.
-Ci dica, Tenente-.
- Dobbiamo iniziare con la ricerca. Ne io, ne Smith, resteremo con le mani in mano, ma faremo parte attivamente del gruppo. - spiegò Steve, - Come vogliamo procedere allora? - chiese ai suoi uomini, - Una delle cose più importanti, è saper cooperare con gli altri e riuscire a lavorare in gruppo. Siete una squadra. -
-Dunque... Larry ha studiato architettura ed insieme a Bruce e Will penseranno al rifugio- spiegò Josh, -Mentre Io, Brock e lei andremo a caccia-.
- Perfetto Sergente Hartnett. Mettiamoci all'opera. - convenne Rogers.
-Uhuh...- Brock sghignazzò, passando vicino al bel moro.
Il sergente lo fulminò con lo sguardo e ignorando le sue provocazioni, seguì il Tenente.
Camminarono silenziosamente, recuperando grandi foglie dal terreno che sarebbero servite ai componenti del gruppo come piatti su cui appoggiare il cibo.
Cibo che consisteva in una moltitudine di insetti: vermi, cavallette, coleotteri, formiche e qualche ragno.
- E chi se la mangia questa roba! - esclamò Brock con sdegno, osservando l'enorme quantità di insetti sulle foglie del tenente e del sergente.
Il moro era già arrivato ad uccidere più di dieci cavallette.
-Tu assieme a noi, ma se vuoi morire, accomodati pure.- disse non curante Hartnett.
Steve lo stava osservando di sottecchi, accennò un mezzo sorriso nel sentire la replica con la quale il sergente aveva ripreso il soldato.
Quel Brock sapeva essere particolarmente irritante a volte.
Non riusciva a capire come il moro non avesse ancora perso le staffe con lui.
Educazione militare....fa miracoli pensò, alzando gli occhi al cielo.
- Dovremo trovare anche un serpente quindi? - chiese scettico il soldato con lo stesso tono irriverente di poco prima.
-Se dovessi trovarlo fai un fischio- disse con indifferenza il sergente, piegandosi per raccogliere alcune formiche.
Steve non potè non notare come la divisa militare si incollasse magnificamente al fondo schiena perfetto del sergente.
Poi Josh tornò dritto, riportando lo sguardo sul biondo.
-Cos'ha trovato?-.
- Coleotteri.- disse il tenente, tornando subito vigile e con la risposta pronta, mostrando gli insetti al moro.
-Perfetto, io dico che possiamo anche fare ritorno alla base-.
In fin dei conti avevano cavallette, formiche e coleotteri in abbondanza.
- Manca ancora il serpente.- aggiunse Steve, - Altrimenti non avremmo nulla con cui dissetarci, non abbiamo acqua - gli fece notare.
Hartenett guardò con scetticismo nella direzione dove aveva visto allontanarsi Brock per l’ultima volta. -Meglio se vado a dare un occhiata.- inoltrandosi poi nella fitta boscaglia. -Brock?- fece avanzando lentamente, ma non riuscì a trovarlo da nessuna parte. - Ma dove si è cacciato...- mormorò tra sé e sé.
Poi ad un tratto, il soldato saltò fuori puntandogli vicino al viso il serpente.
- Woah! - sobbalzò il moro tirandosi indietro.
-Credevi che non ci sarei riuscito, sua maestà?-.
- Non ho mai detto questo- rispose il sergente.
-Lo hai pensato, in quella testolina – affermò fiero, passandogli davanti.
- Non dubito delle tue capacità, ma a volte la tua in disponenza fa passare tutto il resto in secondo piano. - replicò fermamente il sergente, drizzando le spalle.
Steve avendo sentito quell'esclamazione, li raggiunse in un attimo.
Il soldato dai capelli neri alzò lo sguardo al cielo, reprimendo malamente una risata.
- Cosa è successo? - chiese Rogers corrugando la fronte.
-La principessa si era spaventata- ridacchiò Brock tenendo in mano il serpente morto.
- Andiamo, ha trovato quello che cercavamo. - disse lapidario Steve, tornando sui suoi passi.
Josh lì seguì senza proferire parola.
Tornati dagli altri, notarono con sorpresa la riuscita di un piccolo rifugio.
-Complimenti Larry-, si congratulò Josh osservando il loro lavoro.
- Grazie sergente. -
-Complimenti anche a voi- si apprestò ad aggiungere rivolgendosi agli altri membri della squadra.
- Beh effettivamente ha fatto quasi tutto Larry, noi abbiamo procurato i materiali, ma è stato lui a dirci come assemblarli.- disse il rosso, guardando il suo compagno d'armi con ammirazione.
- Già è vero – convenne l’altro.
- Noi invece abbiamo fatto scorta. - disse il sergente mostrando la consistente quantità di insetti, adagiata sulle foglie che tenevano in mano.
I soldati si sforzarono di sorridere, ma l'idea di fare cena con vermi, cavallette e quant'altro, non li entusiasmava molto, ma non dissero nulla, consci che quello fosse un addestramento. Ne avevano già fatti di simili.
Steve, nel frattempo, aiutò Brock con il serpente, per poter ricavare quanto più sangue possibile.
- Non credo ce ne sia per tutti… che peccato- disse il moro, con disgusto malcelato.
- Potrei farne volentieri a meno. - aggiunse poi allegramente, pensando già a come evitare di bere tale prelibatezza.
Josh ne bevve qualche sorso, di fronte a lui con nonchalance.
-Dissetante-.
-Certo che per essere una principessa hai i coglioni- sorrise ammiccante il soldato, scuotendo la testa.
Gli altri lo imitarono in silenzio, compreso Steve, il quale combatté per non farsi salire il vomito cercando di apparire normale.
- E' terribile. - disse Will, mettendosi una mano davanti alla bocca.
-Questa è la sopravvivenza- proferì Josh schietto, -La guerra non regala nulla. Tu ti devi adattare a lei.-
E lui sapeva benissimo di cosa stesse parlando.
- L'unica cosa che possiamo fare è sperare di non trovarci mai in condizioni estreme come questa. - interloquì il tenente, anche lui con la mente lontana e persa nei ricordi.
Erano riusciti ad accendere un fuoco con le foglie secche e i rami che avevano trovato in giro.
Bruce trattenne malamente un conati di vomito. -Oddio...-
Erano seduti in cerchio e una volta terminata la famigerata cena, si erano messi a chiacchierare del più e del meno.
Si era creata una certa atmosfera di cameratismo che portò Will a fare una domanda che poteva risultare molto personale: - Avete mai perso qualcuno d'importante in guerra? -.
-Sì...- sussurrò lievemente Josh.
- Anch'io- replicò con lo stesso tono sconsolato Steve.
Gli altri risposero di no.
Brock guardò con aria leggermente apprensiva il moro -Chi era?-.
-La mia vita- replicò Josh guardando verso il fuoco.
Seguì un silenzio tombale a quell'affermazione e a tutto quello che voleva significare.
Il tenente lo guardò. I loro occhi riflettevano un dolore simile, sordo, terribile e devastante.
Non ci fu bisogno per gli altri, di chiedergli chi avesse perso, perché la sua espressione raccontava la sua triste storia.
- Credo sia ora di ritirarci nel nostro alloggio di fortuna. - intervenne Steve alzandosi, cercando di togliersi dalla mente due paia d'occhi. Quelli del suo Gideon e quelli addolorati di Josh.
Brock riordinando un po', alzò lo sguardo sul sergente. -Hey, per essere morto dentro, hai spirito.-
Josh sbuffò una risatina.
Non gli serviva il suo sarcasmo.
Non con il ricordo di Ben. Non gli avrebbe permesso di infangarne la memoria con una battuta da quattro soldi.
Una volta che il fuoco si spense, Hartnett era sul punto di addormentarsi, quando senti qualcosa camminare sulla spalla. -Umh....- poco lucido, riaprì gli occhi, notando che fosse una piccola lucertola. -Ah, perfetto- borbottò sbadigliando.
Steve era di fronte a lui, ma con lo sguardo altrove.
-Non riuscite dormire?- domandò richiudendo gli occhi.
- No...- disse sovrappensiero, rispondendogli automaticamente. - E poi c'è bisogno di qualcuno che faccia da vedetta. -
-Se avverte stanchezza non esiti a chiedere il cambio. Tenente-
- Ti ringrazio, ma non credo ce ne sia bisogno, tanto non riuscirei comunque a dormire. - Troppi pensieri...troppi ricordi...- sussurrò.
-Il passato tormenta sempre. Non mi racconta niente di nuovo- mormorò il moro ad occhi chiusi.
In fondo ci si abitua a tutto.
Ci si abitua ad essere forti.
Ad essere forti da soli.
Ma non c'era rimedio per i ricordi, alla sua assenza, Josh non si sarebbe mai abituato.
- Già, lo amavi molto, vero? - ebbe la forza di chiedergli Rogers.
-Forse troppo- sorrise riaprendo i bei occhi marroni.
Steve rise lievemente. - L'amore non è mai troppo..-
-Hai presente quando sei in quella fase? In cui dici è tutto così fottutamente perfetto?- domandò.
- Sì...- replicò il tenente e con la mente rivide un Gideon steso sull'asciugamano che lo guardava con devozione. Il corpo snello, ma muscoloso, capelli biondo cenere, occhi azzurri che avevano il potere di trapassarti da parte a parte ed un sorriso.
Beh che dire di quel sorriso? Era capace di portarlo in cima e farlo cadere ad una velocità incredibile. Disarmante, genuino...spontaneo.
Aveva imparato a riconoscere i diversi sorrisi di Gideon, ma non si sarebbe mai abituato all'effetto che ognuno di essi aveva il potere di creargli dentro. E non sarebbe mai riuscito a non sentirne la mancanza.
-Pensi alle piccole cose che rendono grande la vita- proseguì il sergente guardandolo dritto negli occhi, -Quella dolce innocenza… dove ti senti al sicuro, amato e ti auguri che duri in eterno-.
Ma per lui non era stato così, Ben lo aveva lasciato indietro. Per colpa di un destino beffardo ed ingiusto.
-Ma con il ricordo di tale esperienza, si va avanti in qualche modo- cercò di fargli capire. -Si sopravvive -
- E' vero, ma a volte i ricordi non bastano, vai avanti aspettando di rivedere un sorriso che non c'è più, lo cerchi tra i mille volti che vedi ogni giorno, ti svegli in un letto troppo grande e la casa è così dannatamente vuota che...- Streve si morse il labbro perchè le emozioni stavano prendendo il sopravvento e non poteva permetterlo.
Si era già esposto troppo.
-Siamo dei masochisti del cazzo- rise poco dopo Josh, -Ma guardaci. Loro non vorrebbero questo-.
- Hai ragione. -
-E così tu hai un fratellino minore o maggiore?- volle chiedergli il sergente.
- Più piccolo...-
-Ah, quanti anni?-.
- Venti. E tu? hai fratelli, sorelle? - gli chiese il biondo cercando di rimanere su un argomento più neutro.
-Ho due cugini.-
- Sei figlio unico?-
-Si, basto e avanzo. Fidati- replicò il moro facendogli l'occhiolino.
- Non ho dubbi, tranquillo. - affermò il tenente, accennando una risata. La prima dopo la domanda di Will che aveva dato il via a tutto, - Quanti anni hai? -
-Quanti me ne dai?-
- Vediamo...- disse squadrandolo da capo a piedi, anche se con la poca luce del fuoco morente non è che lo vedesse molto bene.
- trentadue? -
-Haha, magari. Sono più vecchio, mio caro.-
- Davvero? Dici sul serio? Al massimo posso fartene trentacinque, ma comunque non li dimostri. -
-Quaranta- sorrise divertito Josh.
A quella risposta seguì un silenzio imbarazzante.
-Eh, già- aggiunse poco dopo.
- Non ci credo! Smettila di prendermi in giro. - lo ammonì ridendo Steve, tirandogli un pezzetto di legno che aveva raccolto da terra.
-Vuole che le mostri un documento di identità?- rise l’altro schivando il pezzo di legno.
- Magari...non ti facevo così vecchio - e sottolineò l'ultima parola ridendo.
-Il tempo passa per tutti, c'è chi è ancora giovane e bello - affermò il sergente con un sorriso aperto. -Io sono un relitto-
- Non è vero...sei un bell'uomo. -
-Grazie Tenente-.
L'atmosfera era più leggera e piacevole.
- Non ti fa strano chiamarmi tenente, sapendo che sono più giovane di te? -
-Emh, no- rispose francamente Hartnett, -Anzi, profonda ammirazione per un così alto grado, vista la giovane età-.
- Grazie- disse Rogers arrossendo lievemente, anche se l'altro non poteva vederlo. - Mi sono dato da fare in accademia.-
-Lo vedo. Lo vedo – proferì il più grande calcando l'ultima parola, alludendo al suo fisico perfetto e scultoreo.
Vi era una strana chimica fra i due, si conoscevano da un po', ma non avevano mai avuto modo di relazionarsi.




 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Steve-Rogers Steve Rogers
 
Non erano ancora le nove, quando sentì il suo cellulare vibrare sul comodino vicino al letto. Josh maledì con la mente chiunque stesse cercando di interferire con il suo unico giorno di riposo.
Nemmeno la domenica.
- Hey...- lo salutò Steve dall'altro capo del telefono, - spero di non averti svegliato-
Lui era sveglio dalle sei. Maledetti orari d'accademia, ti entrano dentro e non se ne vanno più.
-Ma chi è?- domandò Josh con aria assonnata, non riconoscendo la voce dell'altro.
Sentì una leggera risata e uno sbuffo.
- Sono Steve… hai da fare?-
-Steve ? Ma chi ti ha dato questo numero?- volle sapere ancora intontito dal sonno.
Era incredibile.
Il suo numero di cellulare veniva dato a chiunque?
- Mmh, tu...- replicò ridendo l'altro, -Il giorno dell'allenamento al bosco, ricordi? -
-Io?- fece con far sorpreso il moro, mettendosi seduto nel letto. -Ma non credo di essermi spinto oltre quella conversazione-.
Josh non era un tipo molto aperto. Al contrario, teneva molto alla riservatezza. E pensò che Steve stesse tirando troppo la corda.
Quando mai aveva dato il numero di telefono ad un quasi sconosciuto?
- Mmhh,ok che avevamo bevuto un po', ma non credevo fossimo così ubriachi e non credo di essermelo inventato, visto che sto parlando con te.-
-Oddio- il moro si lasciò cadere all'indietro sul letto. -Non siamo andati oltre, vero?- era seriamente preoccupato.
Chè poi Steve poteva essere suo figlio.
E se si fosse spinto oltre non se lo sarebbe mai perdonato.
Degradato e con l'onore sotto i piedi.
- Che??? No, no, certo che no! - lo rassicurò il biondo, allarmato da tale prospettiva.
Era il tenente e voleva dare l'esempio.
E poi aveva nel cuore solo un ragazzo, non avrebbe mai fatto nulla del genere.
Ma allora perché lo hai chiamato? fece una vocina bastarda nella sua testa.
-Ah, bene.- l'uomo sentì il sollievo invaderlo.
Che bellissima sensazione.
La vita sembrò tornare a splendere, metaforicamente parlando, perché da quando Ben se ne era andato, non si trattava più di vivere.
Ma di sopravvivere.
-Comunque, a cosa devo l'onore di questa telefonata, Tenente Steve?-.
- Ecco, è domenica e ho due biglietti per la partita di football, dovevo andarci con mio fratello, ma mi ha dato forfait all'ultimo minuto. Mi chiedevo se ti andasse di venire-
fece impacciato.
Sembrava quasi un appuntamento.
- Sempre se ti va e non hai già altri programmi, ovviamente- aggiunse subito dopo.
Josh non era un gran tifoso del calcio.
Adorava leggere romanzi gialli e storici. Era amante della box e quello si che lo rendeva euforico.
Non un ammasso di idioti che correvano dietro ad un pallone.
- Mmmhh, ok... credo non sia stata una buona idea- esordì Steve a disagio dopo un lungo silenzio.
-Sì, si può fare.- ma in fondo non lo sapeva nemmeno Josh del perché avesse detto di si.
Steve rimase senza parole. - Ti aspetto davanti allo stadio alle sedici. - lo informò poco dopo.
-Perfetto. A dopo Rogers- disse con aria pacata l'altro riattaccando e tornando ad immergersi sotto le coperte.
Che tipo quello Steve, gli ricordava tanto Ben, anche lui patito del calcio. Quando c'era la partita non doveva volare una mosca.
Che tipi.
Dopo aver riagganciato, Steve, rilasciò il respiro che non sapeva di aver trattenuto.
Alle sedici in punto, peggio di un orologio svizzero, Josh si presentò di fronte lo stadio.
Era un amante della puntualità, non era mai riuscito a capire del perché si fosse innamorato di un ritardatario cronico come Ben, forse perché riusciva sempre a trovare una scusa, anche la più idiota.
E perché riusciva sempre farlo ridere.
Cavolo, l'ironia in un uomo è così attraente pensò con un mezzo sorriso.
Dopo dieci minuti arrivò Steve, correndo trafelato.
- Perdona il ritardo - disse cercando di riprendere fiato.
- Non immaginavo venissero tutti in macchina, è un casino là fuori...-
-Tranquillo, ci ho convissuto- lo rassicurò il bel moro con un lieve sorriso.
- Andiamo? - propose il biondo allungandogli uno dei biglietti, respirando ancora velocemente.
E fortuna che fosse ben allenato.
-Non mi morire- gli disse Josh prendendo il biglietto.
- No, no, tranquillo. Ora mi riprendo. - rise.
Dopo aver preso posto, Josh gli disse: - Però la vista è ottima. Questo è un posto strategico. -
- Grazie, mio fratello adora il football, a differenza mia e quelle poche volte che riusciamo a vedere le partite insieme, cerco sempre di prendere i posti migliori - spiegò, con un leggero sorriso e lo sguardo perso oltre il campo.
Teneva davvero tanto al suo fratellino.
-Veneri Jay come una divinità- gli fece notare l'altro. -Non oso pensare se non fosse stato tuo fratello-.
Steve arrossì fin sopra la punta delle orecchie.
- Beh...- iniziò, grattandosi la nuca a disagio, - in molti me lo dicono. Siamo rimasti solo noi due della famiglia e il nostro rapporto è quasi morboso. Per molta gente non è visto di buon occhio, tutto questo attaccamento. - gli spiegò.
-Sinceramente mi sembrate Romeo e Giulietta- commentò il moro senza tanti rigiri di parole.
Poi scoppiò in una risata.
-Ovviamente è in senso ironico.-
tenne a precisare. - E dai smettila… non è vero! - disse il biondo, mollandogli giocosamente un calcio dietro al polpaccio.
-Ragazzino, rispetto per i più anziani- lo rimproverò scherzosamente l'uomo.
- Tsk...- sbuffò Steve.
Di tutta risposta, Josh sorrise furbamente. Erano solo passati dieci minuti e si sarebbe voluto sparare ad una tempia. Lui e il football non avrebbero mai potuto convivere in armonia.
- Eagles o Giants? - gli chiese il biondo.
-Fa differenza?- domandò leggermente scocciato.
Ce la stava mettendo tutta, ma non era tipo da stadio.
Lo riteneva uno sport mediocre e stupido.
Era più forte di lui.



- Anche tu fai fatica a startene seduto qui a guardare questi idioti che seguono una palla? - gli chiese poi Steve a mezza voce, per non farsi sentire dai tifosi che avevano intorno.
-Oddio, sì.-, ansimò, guardando verso il cielo.
- Allora perché siamo ancora qui? - domandò il tenente.
Poi scoppiò in una risata genuina e infantile.
-Ma scusa sei tu che mi hai invitato a vedere questa.... questa cosa- replicò il moro facendo una smorfia di disapprovo.
- Speravo che almeno a te sarebbe piaciuto.-
-Ma scherzi?- domandò il più grande seriamente allarmato.
-Neanche fra un milione di anni io riuscirò a comprendere la ragione per la quale gente spenda ore e ore della propria vita a guardare questi idioti- affermò sistemandosi il giacchetto di pelle, per poi alzarsi.
Steve lo imitò.
Uscirono dallo stadio in men che non si dica, ritrovandosi per la strada, senza avere la più pallida idea di come spendere il tempo.
- Mi dispiace di averti fatto venire fin qui.- esordì il biondo.
-Aah, non ti dar pena- sorrise Josh. -Dovevo uscire, se no sarei morto in casa, seppellito da libri o a guardare incontri di boxe- spiegò incrociando le mani dietro la nuca.
- Sei appassionato di boxe? - chiese Steve con gli occhi scintillanti. - Cosa darei per vedere un incontro-
-Oh, anche a te piace?- domandò il moro con un strano interesse nella voce.
- Da morire, ma mio fratello mi accontenta raramente. Lui lo odia come sport e sono secoli che non vedo un incontro dal vivo.- gli spiegò. - Andarci da solo non è la stessa cosa.-
-E chi ti dice che ci andrai da solo?- fece un Josh sorridente, -Ora hai un compagno di boxe-
- Ne sono felice.- gli disse, sorridendo leggermente. Un'ombra scura gli passò sul volto, ma cercò di mascherarla, sperando che passasse inosservata all'altro.
-Dove hai parcheggiato l'auto?- domandò l'uomo voltato di spalle.
- Vicino al parco-
Era piuttosto lontano da dove si trovavano e Steve se l'era fatta di corsa per cercare di non arrivare troppo in ritardo
- Forse è meglio che mi incammini. Ci vediamo domani.- disse a mo' di saluto. Non voleva andarsene e passare un'altra giornata in solitudine, ma non sapeva cos’altro proporre al moro senza sembrare sfrontato.
-Ok, come vuoi -.
Quel cambio di umore destò qualche sospetto in Josh. -A domani-.
Ma non se la sentì di insistere e poi perché doveva? Se a Steve era già venuta a noia la sua compagnia non poteva biasimarlo.
Steve indugiò un momento, prima di voltargli le spalle e andarsene.



"Nel 1935 la Germania di Hitler...."
La televisione parlava senza essere ascoltata, mentre Josh con la mente, sembrava essere in un altro mondo. Un mondo fatto di ricordi.
Quando di punto in bianco, la vibrazione del cellulare lo riportò con la mente al presente.
"Abbiamo informazioni riguardo a Winter Soldier".
Josh sbiancò nel leggere quel messaggio ricevuto così all’improvviso. Di fretta e furia, uscì dal suo appartamento diretto verso il suo ufficio.



-Spero siano fonti attendibili.- mormorò l'uomo incrociando le braccia. -Quindi è morto lo scorso novembre?-.
-Sì, principessa.- confermò Brock ammiccando un sorriso, mostrandogli le foto del cadavere, -Come puoi ben vedere è più che morto-.
Ma lui stesso potè appurarlo, guardando attentamente quelle foto.
E’ morto, non posso avere la mia vendetta...ma forse posso voltare pagina.
pensò Josh quasi con commozione.
Ben.
-Ora mi spieghi del perché ti interessi così tanto a Winter Soldier?- domandò l'altro.
- Questioni personali.- lo liquidò in fretta il moro.
-Come volete sua maestà- replicò Brock con una risata, facendo poi un finto inchino.
Di tutta risposta, Josh sbuffò una risata sarcastica.
Ma l'altro aveva già lasciato la stanza.
Winter Soldier sembrava apparentemente essere uscito di scena. Cancellato dalla storia, svanito per sempre. Ma c'era qualcosa che gli impediva di gioire.
E non ne sapeva il motivo.

 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Nick-Fury-Textless-Ao-U-Poster   Nick Fury
 
Nel frattempo, Steve, aveva acuito le sue ricerche per trovare il suo amico d'infanzia. Non poteva essere morto ed era sicuro che si nascondesse da qualche parte. Non era certo di che persona si sarebbe trovato davanti se fosse riuscito nel suo intento, ma doveva provare.
Le cose erano particolarmente complicate. Il soldato con cui si era scontrato, Winter Soldier, era una macchina da guerra, programmata per uccidere. Del suo amico non c'era più traccia. Aveva provato più volte a richiamare la sua attenzione chiamandolo con il suo soprannome e inizialmente sembrava che il ragazzo l'avesse riconosciuto. Ma quella sorta di breccia che si era creata era durata giusto qualche secondo, per poi tornare a chiudersi senza lasciare segni del suo passaggio.
Ma Steve sapeva che era lì, che Bucky era lì, nascosto da qualche parte, sotto quello sguardo di ghiaccio e quell'arto di metallo.
E doveva trovarlo.
I giorni passarono tra allenamenti e dure prove di sopravvivenza. Ne Steve, ne Josh avevano tentato un nuovo avvicinamento.
Tutto sembrava in una situazione di stallo. Il tenente Rogers continuava la sua strenua ricerca fuori dal lavoro e non era affatto semplice far combaciare le due cose.
Era tornato da poco a casa, suo fratello dormiva beatamente già da un po', quando il telefono prese a vibrare sopra al tavolino in soggiorno dove lo aveva appoggiato.
- Chi diavolo è a quest'ora? - mormorò in un grugnito. Era stata una giornata particolarmente pesante e voleva solo farsi una doccia e dormire qualche ora, ma si costrinse ad accettare la chiamata, senza neanche guardare lo schermo.
- Tenente Rogers, chi parla? - chiese, convinto che fosse una comunicazione di lavoro.
- Tenente… lo abbiamo trovato.- replicò l'uomo dall'altro capo del telefono.
La sua attenzione fu subito richiamata all'ordine e chiese con una certa urgenza: -Dove si trova? -
- Nei boschi delle Great Falls a circa trenta miglia da dove siete ora. -
- Grazie Sam. - disse al suo collega. Uno dei pochissimi e fidati amici che sapeva della sua ricerca.
- Pensi di partire subito? - si informò l'altro.
- Il tempo di farmi una doccia e sì, vorrei partire, ma devo comunicarlo allo S.H.I.E.L.D. -
- Se vuoi posso farlo io, Fury è nell'altra stanza. -
-Fury....- di sotto fondo, il biondo sentì la voce di Josh. - Perfetto. Digli che ho bisogno di qualche giorno. Lui era già stato infor...-, ma non finì la frase, - Hartnett? Il sergente è lì? Come mai? - chiese in modo concitato.
Che diavolo ci fa Josh lì?
-Non è la prima volta che Josh e il direttore Fury si vedono dopo il lavoro, avranno da discutere su qualche missione- spiegò pacatamente il soldato. -Perchè la cosa la sorprende, Tenente?-.
- Non sa niente delle nostre ricerche vero? Ho chiesto la massima riservatezza ai pochi che sapevano, Fury compreso. -
-Certo che no, Tenente. Può starne certo.-
-Non voglio sembrare indiscreto, ma credo stia facendo delle ricerche, anche se non ho capito chi o cosa stia cercando. - aggiunse Sam, la voce bassa e cospiratoria.
Ricerche? Perché mai un sergente, seppur veterano, dovrebbe fare ricerche? E perché Fury è al corrente dei suoi piani?
Queste erano le domande che tempestavano la mente del tenente in quel momento, ma cercò di riscuotersi subito. Aveva del lavoro da fare.
-Siamo arrivati alla fine- sorrise seppur un po' affranto Hartnett, sedendosi di fronte la scrivania del direttore.
-Dici per le tue ricerche sul tale che si è preso la vita del sergente Affleck?- domandò il direttore.
-Sì, è morto-.
-Morto?-.
-Sì, Winter Soldier ha cessato di esistere-. affermò con serietà Josh.
Fury rimase interdetto per qualche istante. - Credo di non capire.- iniziò l'uomo, voltandosi pensieroso con la sua sedia girevole.
-Che c'è da capire è morto. M-o-r-t-o- scandì ironicamente l'ultima parola il sergente.
-Fury sicuro di stare bene?-.
Il direttore fece per parlare, ma l'agente Milligan interruppe la conversazione con un colpo di tosse.
- Mi dispiace interromperla direttore. Il Tenente sta per avvicinarsi al bersaglio. - gli comunicò senza troppi giri di parole. - Prevede di partire a breve, sarà assente per qualche giorno. Me lo ha comunicato ora. -
Josh si limitò solo a mettere la testa di lato, osservando il soldato.
-Che tipo di bersaglio?- chiese poi al direttore, -Giocate alle missioni top secret alle mie spalle?- fece con pungente ironia.
- Nessuno gioca alle sue spalle, sergente. È capitato di fare ricerche simultanee e avere risultati differenti. Ecco perché ero piuttosto confuso. Il bersaglio di cui sta parlando l'agente è lo stesso che lei ritiene morto. - disse Fury per fare chiarezza.
-C-Cosa?- fece sorpreso il bel moro, reprimendo una risata nervosa, -È uno scherzo vero? Il primo di aprile è già passato, direttore.-
- No sergente, lo abbiamo trovato davvero. È in stato confusionale, ma è strettamente sorvegliato. Il Tenente Rogers sta andando a prenderlo. -
lo istruì Fury con tono fermo. Non c'era più bisogno di tenere nascoste le carte.
-Certo ora i morti resuscitano. No. Lui è morto, L’ho visto dalle foto!- si adirò Josh stringendo i pugni.
- Quali foto? - chiese Fury alquanto confuso.
-Quelle che mi ha procurato il soldato Rumlow- spiegò cercando di ritornare in sé.
- Brock...- sbuffò il direttore.
-Era lui. Glielo posso garantire. Certi volti non si dimenticano.- continuò a sostenere il bel sergente.
Winter Soldier doveva far parte del passato.
Era necessario.
Per lui.
Doveva essere così.
- Il Tenente dovrà portarlo qui e solo allora potrà dirmi se quello che vede è un morto che cammina o è una persona viva. -
- Siamo certi che sia lui...- aggiunse, restando sul vago, come fosse assolutamente certo che l'uomo in questione fosse il Winter Soldier.
-Io non posso crederci- sibilò Josh sentendo una rabbia cieca impossessarsi di lui.
- Si calmi sergente. Non le servirà a niente arrabbiarsi. Quell'uomo è sotto scorta e non potrà essere toccato da nessuno fino ad un mio contrario ordine.-
-Sam, richiama Rumlow- ordinò poco dopo il moro alzandosi dalla sedia. Lo sguardo duro e affilato, - Dobbiamo parlare- concluse varcando la porta dell’ufficio di Fury.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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                                                                                                                       James Buchanan Barnes


Dopo neanche due ore, Steve aveva raggiunto i boschi delle Great Falls e si stava avvicinando all'accampamento che sorvegliava Bucky.
- Dov'è? - chiese al comandante della truppa.
- Mi segua Tenente - replicò l'uomo, avviandosi verso una tenda vicina, sorvegliata da quattro uomini.
Lo scortò all'interno, dove, su un letto da campo, riposava il suo amico d'infanzia. Per precauzione aveva i polsi e le caviglie legati.
Steve si avvicinò e gli scostò la lunga frangia che gli copriva una parte del viso.
Era lui. Ne era certo. Lo avrebbe riconosciuto tra mille. Il tempo non era stato clemente con lui. Aveva cicatrici su tutto il corpo e sul volto, e quel braccio di metallo, lo faceva assomigliare ad un robot. Ma ora che riposava, poteva vedere nei tratti distesi del viso, il ragazzo che era cresciuto con lui.
- Arrangerò un letto da campo qui e aspetterò il suo risveglio. Prima di portarlo indietro voglio confrontarmi con lui. - disse al comandante dell'armata.
- È pericoloso Tenente, non sa che persona ha davanti. -
- Quando lo avete trovato? - chiese Steve all'uomo, ignorando il suo avvertimento.
- Stamattina, vicino al fiume Potomac, era incosciente. - lo informò l'uomo. - Lo abbiamo curato e lo abbiamo steso lì, per precauzione lo abbiamo legato. Anche se al momento sembra innocuo, la sua storia ci racconta altro...- aggiunse.
- Grazie comandante. Se vuole può dire ai suoi uomini di levare le tende e tornare a casa. Immagino che non sia stata facile la ricerca. Ho degli uomini con me. Ci penseremo noi a lui adesso. - disse il tenente, congedandolo.
L'uomo si inchinò e disse, prima di uscire: - Grazie Tenente e...stia attento. -
- Lo farò. -



-E meno male che Winter Soldier era fuori dai giochi, eh?- ringhiò Josh prendendo per il collo Brock, sbattendolo con le spalle al muro.
- Non c'è bisogno di scaldarsi tanto, principessa. - gli disse il compagno a fatica. Le dita sul collo si stavano stringendo.
-Un altro scherzo simile e ti giochi la carriera, soldato Rumlow!- sibilò a poca distanza dal suo volto.
Josh era fuori di sé. Non solo era stato preso in giro da un suo sottoposto, ma l'uomo che aveva ucciso il suo Ben era vivo e vegeto.
La cosa lo faceva impazzire.



Steve era già sveglio, aveva dormito pochissimo per via di tutte quelle strane emozioni che albergavano in lui. Voleva parlare con Bucky, vederlo sveglio, vedere le sue reazioni e quell'attesa era snervante.
Fortunatamente non dovette attendere ancora per molto. Un grugnito indistinto e uno strattone ai legacci, proveniente dal letto accanto, gli dissero che il suo amico si era svegliato...e che non era molto contento di essere legato.
-Chi sei?!- ringhiò con uno sguardo da far gelare il sangue.
Ma Steve poteva scorgere in quelle iridi azzurre spavento e confusione. Il ragazzo si guardava intorno e sembrava disorientato.
-Dove mi trovo?-.
- Bucky...Bucky calmati. - lo rassicurò Steve, mettendo le mani avanti come a volerlo aiutare, o forse era per non farsi attaccare, il ragazzo non lo capì.
- Sei nella foresta delle Grand Falls. -
-Sai... il mio nome?- gli domandò guardandolo stranito.
- Sì. James Buchanan Barnes era troppo lungo e strano da ricordare, perciò ho iniziato a chiamarti Bucky in seconda elementare. -
-Steve- sussurrò il moro dopo un lungo silenzio con aria assorta, -sei cambiato- notò guardandolo ancora meglio.
- Ehm, sì. Un po'- replicò il giovane, mettendosi una mano dietro alla testa imbarazzo.
Altroché se era cambiato!
Prima era gracilino, senza muscoli e con diversi chili in meno.
Questo prima dell'esperimento.
-Quanto tempo, io...- Bucky fece per parlare, ma l'immagine di un moro che gridava e di un ragazzo dai capelli biondo cenere morente invase la sua mente, provocandogli un forte mal di testa.
Bucky digrignò i denti, mettendosi una mano su una tempia.
- Ehi! Ti senti bene? - gli chiese Steve con apprensione, andandogli accanto.
-Non lo so- ansimò, -È straziante....-.
Poi Bucky riaprì gli occhi.
Sembrava che quel dolore si fosse dissolto di colpo assieme a quelle immagini.
- Cosa è straziante? Di che parli?- chiese il biondo confuso.
-Un ragazzo stava urlando- replicò il moro cercando di descrivere ciò che aveva appena visto.
-E poi... non ricordo- proseguì con aria confusa, -Ho avvertito un mal di testa allucinante e poi di colpo non ricordo più niente-.
- Posso chiederti una cosa? - iniziò Steve.
-Sì- acconsenti l'altro sempre poco lucido.
- Qual'è l'ultima cosa che ricordi? -
Il biondo attese con ansia la replica del suo amico, perché da quella risposta sarebbe partito tutto.
-Solo questo ragazzo che urla e non so il perché- ma si era dimenticato di un altro ragazzo dai capelli biondo cenere.
La sua mente lo aveva rimosso.
Per il momento.
-Cioè era sconvolto.-.
- No, intendo, qual'è l'ultima cosa che ricordi che ti è accaduta e di cui ricordi i dettagli. Non so un evento, una persona con cui hai dialogato, una data...-
Bucky sospirò, alzando lo sguardo al cielo -Ricordo che una persona…. sì, parlava con accento tedesco. Mi stava ordinando di andare in Afghanistan-.
- Afghanistan? Ma la guerra in Afghanistan è di tre anni fa. Non ricordi nulla di più recente?-
-No, mi spiace.-.
- Mmh...- fece pensieroso Steve, - Hai un buco di tre anni nella tua memoria, presumo che non ti ricordi neanche del nostro scontro. È avvenuto circa sei mesi fa. -
-Ci siamo scontrati?- domandò stupito Bucky, -E perché?-.
- Diciamo che non eri in te. Sto cercando di scoprire e capire cosa ti sia accaduto in questi tre anni. Ma per farlo ho bisogno del tuo aiuto.- gli spiegò il biondo.
- Perché sono legato? - gli chiese il moro sempre più confuso.
- Ecco, non sei stato esattamente un agnellino in questo periodo. - replicò Steve, cercando di indorare la pillola.
-Il mio braccio....CHE FINE HA FATTO IL MIO BRACCIO?!- fece con orrore Bucky, aprendo e chiudendo la mano cibernetica. -IN CHE COSA MI HANNO TRASFORMATO?!-
- Ehi calmati! - cercò di frenarlo Steve.
- NO CHE NON MI CALMO. NON HO PIÙ IL MIO BRACCIO! CHE COSA È SUCCESSO? - chiese fuori di sé.
La situazione stava degenerando.
- Purtroppo non so risponderti. Non so che fine ha fatto il tuo braccio e in quale circostanza tu l'abbia perso. So solo che sei mesi fa ce l'avevi già. - tentò di spiegargli il biondo.
Bucky sbiancò letteralmente. -Mi avevi già trovato in questo stato?-.
- Sì, ma poi sei fuggito dopo lo scontro e ci ho messo mesi per trovarti di nuovo. -
-Chi è il gran figlio di puttana che mi ha ridotto così?- imprecò Bucky agitandosi sempre più. -LO DEVO TROVARE!-.
- Ho la sensazione che questo tizio non sia più vivo. Stiamo indagando anche su questo, ma finora non siamo riusciti a trovare nulla. Mi dispiace. Vorrei tanto avere le risposte a tutte le tue domande, ma...- alzò leggermente una mano come a voler dire che purtroppo non ne aveva.
_________



Era passata più di una settimana, Steve avrebbe fatto ritorno con il suo amico.
Josh sospirò profondamente. Se per alcuni quel giorno fosse motivo di gioia per lui era tutto l'opposto.
Rivedere quell’uomo, per lo più vivo, significava dover rivivere ancora una volta la morte di Ben.
Steve scortò Bucky all'interno del quartier generale, andando direttamente verso l'ufficio di Fury, così da potergli spiegare personalmente quanto scoperto.
Ma appena entrò si trovò Josh davanti.
- Sergente - lo salutò Steve con un cenno del capo mentre proseguiva.
-Tenente.- Josh ricambiò quel saluto con freddezza.
Steve rimase piuttosto sorpreso dell'espressione sul volto dell'uomo.
Si fece milioni di domande sul perché di quelle iridi così glaciali e impenetrabili, ma al momento aveva altro a cui pensare.
Bucky accanto a lui, osservava con aria confusa tutto ciò che lo circondava. Era spaesato, forse anche spaventato, così diverso dal soldato temerario e senza scrupoli che Steve aveva incontrato mesi addietro.
Josh osservò da capo a piedi il ragazzo di fianco al biondo e come un treno in corsa, sensazioni e ricordi che credeva dimenticati, riaffiorarono taglienti come rasoi.
Il volto senza vita di Ben tornò a tormentarlo.
Il bel moro cercò di mantenere un profilo basso.
Non poteva lasciarsi sopraffare dalle emozioni. Poi udì i passi di Fury seguito da altri soldati avvicinarsi a loro.
- Nick - lo salutò Steve.
Ma la tensione era quasi palpabile, piombò un silenzio quasi pesante.
Josh e Bucky si stavano fissando più del dovuto.
Affianco al biondo, il ragazzo rivide nella sua mente il volto del ragazzo che urlava.
Era identico a Josh!
- Ci conosciamo? - chiese incerto Bucky rivolto all'uomo che lo stava osservando.
Fury posò lo sguardo sul sergente Hartenett.
La situazione era davvero carica di tensione.
-Forse..- disse rimanendo sul vago il bell’uomo, -Comunque, ben tornato soldato James Buchanan Barnes- sorrise falsamente, dando inizio ad un coro di applauisi, sciogliendo così la tensione generale.
- Perché sono qui? Cosa vogliono questi uomini da me? - chiese il ragazzo rivolto a Steve.
A Josh non sfuggì il tono confidenziale che il giovane aveva usato.
Si conoscono constatò nei suoi pensieri e qualcosa in lui si ruppe. Si sentiva in qualche modo tradito dal tenente.
Quella sensazione lo infastidì.
- Te l'ho detto, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Anche se non ricordi nulla, potresti esserci fondamentale per capire il corso degli eventi. -
- Hai mai sentito parlare del Winter Soldier? - gli chiese il biondo a quel punto.
Quella era una domanda cruciale per tutti loro.
Josh cercò di reprimere una risata sarcastica.
Era ovvio che Bucky fosse Winter Soldier!
-Già, lo conosci?- gli domandò il sergente avvicinandosi, -Perchè sai, era un pazzo psicopatico che si divertiva ad uccidere dei poveri soldati.- finì di dire quasi sibilando.
- Io...no. - replicò l’altro pensandoci su. - Non l'ho mai sentito nominare. - affermò con sicurezza.
Steve nel frattempo lanciò uno sguardo di ammonimento a Josh. Il sergente alzò lo sguardo al cielo.
Stava mentendo, ne era certo.
Ma decise di stare al gioco.
-Ok, ok. Prenditi tutto il tempo che ti serve. Ehm, scusa la mia indelicatezza-. si apprestò a dire Hartenett con un sorrisetto di circostanza, -Se hai bisogno di qualcosa sappi che siamo a tua completa disposizione- gli garantì facendogli l'occhiolino, passandogli poi accanto.
Bucky lo seguì con lo sguardo, però che tipo quel Josh.
Un tipo davvero interessante pensò ammiccando un sorrisetto. - E questo Winter Soldier che state cercando... - riprese Bucky riportando l’attenzione sull’amico e gli altri.
- Sì - replicò semplicemente il biondo, scrutandolo per capire se stesse davvero dicendo il vero.
- Cosa c'entra con me? In quale modo posso esservi di aiuto se non l'ho mai visto? -
Bucky non riusciva a capire che nesso potesse esserci tra lui e questo Winter Soldier.
- Abbiamo motivo di credere, cioè ne siamo certi, che il suddetto Winter Soldier sia proprio tu. - intervenne Fury senza tanti giri di parole.
- Io?! Non è...possibile. - terminò la frase in un sussurro, scioccato da quell'affermazione, ma non più tanto sicuro di sé stesso.
Guardò Steve con il panico negli occhi e un'espressione di puro dolore. - È vero? - chiese con voce tremante.
-Sì. - annuì affranto l'altro.
- Ho...ho ucciso delle persone!?! No! No! Non è possibile. Dev'esserci un errore! Non farei mai una cosa simile. Perché avrei dovuto farlo? -
-Perchè la tua mente allora, poteva essere plagiata da un qualcosa più grande di te.- spiegò Fury.



-La scoperta dell'acqua calda- ridacchiò Josh digitando qualcosa sulla tastiera del computer.
-Dovevi vederlo era in delirio- gli finì di raccontare Will riferendosi alla reazione di Bucky all’aver appreso di essere stato Winter Soldier.
-Mah, per me mente- affermò il moro con lo sguardo rivolto al monitor.
-Come mai tutto questo risentimento?- volle chiedergli il collega.
-Perchè è uno psicopatico,un assassino senza cuore e il tenente Steve...solo perché è un amico di infanzia lo sta coprendo!-
-Ma non puoi sentenziarlo così su due piedi, Fury sostiene che dietro al suo fare omicida ci possa essere un plagio mentale-.
Hartenett lo guardò scettico. -E tu credi a tutte queste stronzate? Non siamo in un film.-.



_____________



Steve bloccò il sergente sulla soglia della porta del suo ufficio, dopo aver scritto al pc le nuove scoperte.
- Josh dobbiamo parlare, adesso. Seguimi. -
-Se proprio devo- si limitò a dire seguendolo.
- Cosa c'è che non va? Perché ti sei comportato in quel modo al quartier generale? - gli chiese Steve senza mezzi termini, una volta entrati nel suo ufficio. Era risentito dal suo atteggiamento.
-Credo di non seguirla, Tenente-.
Steve poté sentire la freddezza del sergente in quelle parole.
E la cosa lo ferì ulteriormente.
- Qual’è il tuo problema con Barnes? - disse duro, anche se dentro vacillava.
Non capiva il risentimento di Josh nei confronti di Bucky e non voleva che ci fossero incomprensioni tra loro.
-Problemi con Barnes? Sicuro di non star delirando?- gli chiese il moro con ironia.
- Sono io a non seguirti adesso. Quel ragazzo non ricorda nulla degli ultimi tre anni, non ti sorge qualche dubbio al riguardo? Bucky non è mai stato un grande attore, te lo assicuro, quindi dubito fortemente che stia mentendo. - gli fece notare. - E prima che tu lo dica. Il fatto che lo conosca, piuttosto bene direi, non offusca la mia capacità di giudizio e... -
-Forse è il sistema che ti sfugge- lo interruppe Hartenett.
- Cioè? Che intendi?- poi senza attendere una reale risposta, proseguì: - Ascolta, so che c'è dell'altro dietro a tutto questo odio che provi per lui e vorrei sapere di cosa si tratta. Magari può aiutarci a sistemare ulteriori tasselli e farci capire meglio l'intero quadro della situazione – e Steve sperò che l’altro capisse.
-Appunto per questo non sei obbiettivo, perché è un tuo caro amico. Perché in caso contrario non ti saresti dato tanta pena per cercarlo e coprire i suoi orrendi crimini. Dici di servire l'America e la giustizia, ma mi sorge qualche dubbio al riguardo.- fece Josh con arroganza incrociando le braccia.
- Io non ho coperto i suoi crimini! Altrimenti non gli avrei detto che fosse lui il Winter Soldier, non credi? - si alterò Steve. Odiava quando mettevano in discussione la sua autorità. Soprattutto perché lui era onesto e faceva di tutto per far prevalere la giustizia.
-Fa come vuoi- tagliò corto il bel moro, -Sei tu il Tenente. Lo sai meglio di me- disse glaciale, voltandogli le spalle.
- Josh... perché non capisci?- domandò affranto e sconfitto il biondo.
Non voleva che andassero così le cose. Voleva chiarire. E soprattutto, voleva sapere.
Di tutta risposta Josh sbattè la porta uscendo.
Fanculo lui e Winter Soldier.
Le parole non gli avrebbero ridato in dietro Ben.


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


1462783946-scarlett-johansson-s-black-widow-to-have-crucial-role-in-captain-america-3-civil-war-bl-5                                                                                          Nathasha Romanoff
 
 
Steve si sarebbe dovuto incontrare con Natasha per definire i dettagli di una missione.
Era da un po' che non lavoravano fianco a fianco.
Ma la sua mente era occupata da altro. Era già passata una settimana e con Josh a stento si parlava.
Anche durante alcune esercitazioni, il moro non lo degnava neanche di uno sguardo.
Cosa stava succedendo?
Che l'arrivo di Bucky avesse potuto compromettere in qualche modo il loro rapporto? E che legami aveva Josh con Winter Soldier? Qual'era la ragione di così tanto rancore?
- Sei distratto, tenente. - lo salutò la rossa cogliendolo di sorpresa e puntandogli una pistola alla tempia. Abbassò l’arma subito dopo dicendogli: - Non è da te...cosa turba il tuo cervello? -indagó la bella donna.
Steve si trovò preso alla sprovvista dalle azioni e dalle constatazioni della sua compagna d'armi. - Ciao a te, Natasha.- le disse con un sorriso sincero, ma incerto.
Nonostante la conoscesse piuttosto bene, non era sicuro al cento per cento che non l'avrebbe ucciso se avesse dovuto.
Mai abbassare la guardia si ammoní mentalmente.
- Allora? Che c'è che non va? Abbiamo una missione da portare a termine e ho bisogno che tu sia con me. Una tua distrazione potrebbe costarci la vita. -
- Hai ragione, perdonami. Stavo...pensando. - ribatté Rogers scrutandola serio.
- Deve essere qualcosa di importante se attira tutta la tua attenzione. - osservò la rossa. Un piccolo sorriso ad incurvarle le labbra.
- Abbiamo trovato il Winter Soldier.-
- Ohh....- fece lei comprensiva, ma poi aggiunse, notando l'espressione non proprio serena dell'altro, - E? - lo incalzò.
- E ho un po' di problemi con uno dei miei uomini. Sembra non gradire molto la presenza di Bucky. - le spiegó brevemente il biondo.
- Beh, magari ha qualcosa a che fare con quello che il Winter Soldier ha fatto in questi anni, no? - disse lei con ovvietà.
- Questo l'avevo capito anche da solo, ma vorrei tanto sapere in che modo sono collegati. - replicó alzando gli occhi al cielo.
- Come si chiama questo soldato? - indagó la donna.
- Josh. Sergente Josh Hartnett. -
Natasha sviò lo sguardo, diventando stranamente silenziosa.
-Beh, magari... sai com'è Josh, un maniaco della giustizia - ma neanche lei sembrava credere molto a ciò che stava dicendo.
Nel frattempo, Steve osservava attentamente ogni cambiamento d'espressione sul suo volto. Era brava a nascondere le sue emozioni, ma lui era più bravo a catturare i dettagli.
-Dai, torniamo a concentrarci sulla missione- fece la rossa, cercando di deviare quella conversazione divenuta fin troppo scomoda.
Il biondo la fermó per un braccio.
- Sai qualcosa, non è vero?- intuì il tenente non distogliendo lo sguardo dal suo viso.
-Di cosa stai parlando?- Natasha sembrava irremovibile.
- Non fare finta di niente con me Nat. Bucky è mio amico, è vero, ma ha fatto delle cose terribili anche se lui non ricorda nulla visto che l'hanno drogato, e se si è imbattuto in uno dei miei uomini in passato vorrei saperlo. Voglio sapere la verità. - pretese con tono fermo.
-Steve, non mettermi in questa posizione- la donna sembrò quasi sul punto di implorarlo.
- Ti prego. Sai che non ti chiederei nulla del genere se non fosse davvero importante.- ribatté lui con lo stesso tono.
-La maggior parte dell'intelligence non credeva nella sua esistenza- esordì dopo un lungo silenzio la rossa, -lo chiamavano il soldato di inverno, ha commesso dozzine di omicidi negli ultimi tre anni- la voce bassa e leggermente instabile.
Il ricordo di quell’uomo la terrorizzava e non poco.
- Stavo scortando un ingegnere nucleare fuori dal Afghanistan, con me c'erano Josh e Ben, qualcuno ci sparò alle ruote vicino al confine, abbiamo perso il controllo siamo finiti in un dirupo. Io me la cavai con una pallottola al fianco, ma Josh perse Ben-
Steve sbiancò letteralmente.
- Ora capisco. Tutto quell'odio che gli ho visto nello sguardo, non l'ha mai mostrato a nessuno prima di allora. -
-Puoi biasimarlo?- domandò la donna inarcando un sopracciglio.
- No affatto, anzi...lo capisco molto bene. - replicò Steve finendo l'ultima frase in un mormorio appena udibile.
Anche lui ha perso il suo compagno in battaglia. Non potrà avere la sua vendetta perché non sa chi glielo ha portato via, ma se fosse al posto di Josh ora, come si comporterebbe? Probabilmente allo stesso modo, anche se sa, in cuor suo che quell'odio che cova dentro non riporterà indietro il suo compagno.



__________



Josh era rientrato nel suo ufficio dopo un lungo ed estenuante allenamento.
Sbuffò sedendosi alla sua scrivania, iniziando a scrivere qualcosa sulla tastiera del suo computer.
Vedendo il cipiglio con cui il moro scriveva, Bucky, che passava di fronte al suo ufficio, decise di fermarsi e restando sulla soglia gli chiese: - Tutto bene, sergente? -
Sembrava sinceramente preoccupato per lui, ma quell'affermazione e quel modo di fare davano parecchio sui nervi a Josh. Riconoscendo quella voce, cercò di sfoggiare il miglior sorriso del suo repertorio.
-Potrebbe andare meglio-. Ma sembrò più un ghigno che un sorriso.
- Problemi con la missione, signore?- volle sapere Bucky.
Perché ancora respiri aveva avuto la tentazione di dirgli, ma doveva ancora giocare con alcune carte coperte.
-Sì, sai.. non sempre va tutto come uno spera- rispose Josh alzandosi e stiracchiandosi.
-Ti va un caffè?- propose poco dopo.
- Volentieri. - replicó il giovane accennando un sorriso.
Mentre s'incamminavano verso il bar più vicino, il ragazzo sospirò dicendogli: - Mi fa davvero strano, tornare a fare queste semplici cose. -
-Umh, vedere gente morire purtroppo è all'ordine del giorno. Ma ci si abitua- sorrise falso l'altro.
Non era vero.
Lui non si sarebbe mai abituato alla morte di Ben.
Giurò sulla sua stessa vita che Bucky avrebbe pagato le pene dell'inferno.
Posò lo sguardo sul più giovane, come volerlo studiare.
- Già- convenne Bucky con tristezza,- Se...Se quello che ha detto Steve è vero, io...io...- tentennó affranto,- Ho fatto del male ad un sacco di gente e dubito che potrò mai perdonarmi. Vivrò sempre con il senso di colpa che mi perseguiterà fino a che non moriró -
Josh gli mise una mano su una spalla. -Già, com'è Bucky? Fa male vero?-.
- Moltissimo, ma non oso immaginare quanto sia grande il dolore delle persone a cui ho u-ucciso i propri cari. -
Hartenett guardò di fronte a sé. L’espressione per niente impietosita dalle sue parole.
-E quelli che ti vorrebbero far fuori dove li mettiamo?-
- Li capisco, nei loro panni probabilmente proverei lo stesso odio. Non posso biasimarli, e anche se ero drogato- gli faceva male persino ricordarlo, - questo non giustifica quello che ho fatto. - asserí il giovane con sincerità.
Josh però non riusciva a vedere il pentimento ed il rimorso in quelle parole, ma solo un attore molto bravo. A volte le scuse non bastano pensò, rivolgendogli uno sguardo tagliente che l’altro non notò.
-Due caffè, grazie- ordinò il più grande una volta entrati nel piccolo bar.
Bucky prese il caffé, ma quando fece per poggiare la tazzina, un fitta violenta lo scosse da capo a piedi. Il rumore della tazzina che cadendo a terra si era rotta, fu estremamente assordante per le sue orecchie.
D'istinto si prese il capo tra le mani, gemendo di dolore. - Ahhh! -
Josh lo guardò stranito. -Hey, che ti prende?-.
Bucky non riuscí a rispondergli poichè in quel lasso di tempo, una quantità spropositata di immagini ed emozioni lo investí, colpendolo come uno schiaffo in pieno volto. Respirava a fatica e sembrava annegare in quel mare di visioni indistinte.
- I-Io...- sussurrò, senza riuscire a proseguire. Beeeen! nella visione ricorrente, Josh stava urlando quel nome fra le lacrime.
Vedendolo in quello stato, il sergente decise di prenderlo sotto braccio e portarlo fuori, fra lo sgomento generale.
-Tranquilli, ora sistemiamo tutto- garantì facendosi largo fra la gente.
Com'era arrivata, la visione passó. Mentre cercava di riaversi, guardó Josh interrogativo e terrorizzato, sussurró: - C-Chi è Ben? -
Sembra sinceramente scioccato da quanto visto pensó Hartenett per un momento. -Ben?- ripeté avvicinandosi ad una panchina in modo tale da farlo sedere.
- S-sí. Ti prego aiutami. È la seconda volta che ho questa specie di visioni, ed entrambe le volte vedo volti sconosciuti e l'unico che ho distinto è il tuo. - lo implorò in tono concitato e atterrito, afferrandogli un braccio con una presa salda. - Ci siamo già incontrati, vero? -
-Cosa?!- Josh trattenne malamente una risata.
Non poteva sputargli addosso la verità.
Non ancora.
-Stai delirando?- domandò con sarcasmo.
- Se non ci siamo già incontrati in passato, perché continuo a vedere il tuo volto stravolto dal dolore? E chi è questo Ben che menzioni? - gli chiese Bucky cercando di capire. Doveva capire e per farlo doveva sapere.
- Aiutami.- sussurrò di nuovo abbassando gli occhi, incapace di sostenere lo sguardo rovente dell'altro.
-Hey!-
In quel preciso istante, Steve li saluto da lontano, avvicinandosi con passi svelti.
-Tenente- fece con un cenno del capo Hartenett.
Steve notó subito che qualcosa non quadrava.
Si avvicinò ai due e poggió una mano sulla spalla di Bucky che alzó la testa incontrando le iridi dell’amico.
- Tutto bene? -
- S-sí sì, ora va meglio. - replicó il giovane, anche se non si era ripreso completamente.
Josh guardò con scetticismo Bucky. -Ha cominciato ad avere le visioni - spiegò mimando con le dita l'ultima parola.
Steve decise di non alimentare il commento cattivo dell'altro, ma si limitó ad una replica distaccata: - Lo so, è già successo prima. -
-Oh, fantastico- si lasciò sfuggire il sergente.
- Riesci ad alzarti? - chiese il biondo al diretto interessato.
- Sì. - rispose il soldato, mettendosi in piedi. Era ancora visibilmente scosso, ma cercó di mascherarlo.
Steve fece un cenno al suo amico d'infanzia, comunicandogli un parleremo più tardi di ció.
Josh alzò gli occhi al cielo.
Che squallido teatrino. E Steve come un idiota abboccava all'amo, come tutto lo Shield.
Ma lui no.
A lui non l'avrebbe data a bere.
- Andiamo. - disse incamminandosi, aspettando che gli altri due lo seguissero.



___________________



- Pensavo ti fosse antipatico, Bucky. - gettó là Steve, una volta rimasto solo con il sergente. Il suo tono non aveva traccia di rimprovero, ma forse di...sorpresa?
Josh non riuscí a dirlo con certezza. -Perchè pensi questo?- volle allora chiedergli.
- Chiedevo, dato che vi ho visti al bar insieme.- disse facendo spallucce. - Mi era sembrato di capire che non lo tollerassi molto, quindi mi chiedevo il motivo di tale ripensamento - aggiunse poi, rimarcando l’ultima parola.
Steve non voleva pensare male del sergente, ma lo aveva fatto. Sperava che il moro non avesse secondi fini.
Josh abbassò lo sguardo sorridendo. -Beh, è un tipo particolare-.
Ovviamente recitava.
Recitava da Oscar.
Dopo quello che gli aveva detto Natasha, il biondo capiva quale odio potesse covare Josh per Bucky, ma sperava che comprendesse lo stato in cui si trovava l’amcio al momento dell' omicidio del suo compagno. Certo questo non avrebbe placato la sua sete di vendetta, anche se Steve lo sperava.
- Particolare- sbuffó il biondo.
Definiresti "particolare" uno che ha ucciso il tuo uomo? avrebbe tanto voluto chiedergli così a bruciapelo, ma sapeva che Josh si sarebbe chiuso a riccio se avesse esternato i suoi pensieri in quel modo.
- Tu non credi alle sue visioni, vero?- gli chiese invece.
-Dove vuoi andare a parare?-. Josh si rialzò dalla sedia, -Non credo che queste domande siano puramente casuali-. Lo sguardo attento e calcolatore, -Ti stai mettendo a fare il piccolo detective, Steve?- sorrise furbamente.
- Credo solo che il tuo avvicinamento abbia un secondo fine. - replicó il biondo senza tanti giri di parole. Era quello che pensava in fondo.
L'altro scosse la testa. -Umh, ti prego...solo perché c'è un piccolo feeling, ci facciamo tutte queste effimere congetture? Non ti credevo così paranoico- rise leggermente il più grande, divertito dalle sue supposizioni. Seppur fondate.
- Tsk, feeling – ripetè Steve scettico, facendo schioccare la lingua contro il palato.
Perché continuava a tenerlo all'oscuro del reale motivo per cui si comportava così? Steve non lo capiva. È vero, loro due non avevano tutto questo feeling da poter fare chiacchiere a cuore aperto, specie su argomenti così intimi e ovviamente il biondo non poteva ordinargli, in quanto suo superiore, di rivelargli la verità. Anche se avesse potuto non l'avrebbe mai fatto.
-La cosa ti infastidisce? Se è così la smetto, poi riconosco che non sia professionale- tentò infine il moro.
Doveva confonderlo. Non doveva esporsi.
Doveva spingere Bucky a cercarlo e non viceversa.
- Un po'. - rispose onesto il tenente, tentando un timido, ma sincero, sorriso.
Steve aveva capito che in quel momento la mente di Josh non recepiva il suo tentativo di avvicinamento, perció optó per un'affermazione più diretta, sicuro del fatto che avrebbe scatenato l'ira del sergente. Non voleva questo, ma non poteva fare altrimenti.
- Cercare di far del male a Bucky non ti riporterà indietro Ben. - mormorò, pronto per l'attacco che sarebbe arrivato.
Lo sguardo di Josh si incupì all'istante.
E no, il biondo non sapeva proprio con chi avesse a che fare.
Quaranta batte ventisette.
Esperienza contro giovinezza.
-Mi ferisce- lo sguardo del moro era nuovamente cambiato. Ma le sfumature di odio aleggiavano, anche se lievi.
-Cosa?- gli chiese Steve non capendo.
-Che tu possa pensare certe cose sul mio conto- sospirò Josh.
- Non sono nato ieri, Josh. Sono giovane, ma non stupido. Capisco la tua sete di vendetta. Fidati. La capisco meglio di quanto tu possa credere. - disse serio e amareggiato.
-Non osare- sibilò l'altro, mettendo la testa di lato.
Steve stava toccando un nervo scoperto.
Una cicatrice ancora aperta.
- Credi di essere l'unico ad aver perso la persona che amava in battaglia? - disse alzando la voce. Il dolore era marchiato a fuoco in quelle iridi azzurre. - Dio solo sa cosa darei per sapere chi è stato, per vendicarmi. Quindi fidati, lo capisco meglio di chiunque altro- aggiunse con fervore.
Josh si morse la labbra, cercando di fare appello a tutto il suo autocontrollo.
Non poteva cedere. Aveva aspettato così tanto.
I toni si stavano alzando.
-E ALLORA SPIEGAMI PERCHÉ DOVREI CREDERE ALLE STRONZATE DI QUEL RITARDATO?!- urlò fuori di sé. Riferendosi palesemente a Bucky. -Le visioni...- disse con una smorfia.
- Perché non è la persona che credi! Se lo avessi conosciuto prima potresti dirlo tu stesso. -
- IL BUONISMO NON RIPORTERÀ IN VITA BEN!-.
- Non sto cercando di giustificarlo, non sia mai, Josh. Rispetto il tuo dolore che è lo specchio del mio, ma Bucky non ricorda davvero quello che ha fatto in questi tre anni! -
-Oh, si...certo. Non ricorda niente, poverino! Con quanti ne ha fatti fuori avrà perso il conto!-se la rise il sergente, ma era una risata amara.
- Sei così accecato dall'odio che non riesci a vedere altro! È stato sempre un pessimo attore, fin da bambino, ma tu sei convinto che si stia inventando tutto! - si infervoró Steve.
Perchè lui lo sapeva.
Sapeva che Bucky non fosse un mostro come lo stava etichettando l’altro.
-E tu hai clemenza solo perché è un tuo amico. L'amicizia ti sta offuscando l'obiettività, Tenente!-.
Josh era un cane rabbioso. Pronto al combattimento. L’espressione dura e crudele.
- HO PERSO GIDEON SCONTRANDOCI CON BUCKY!! - esclamó pieno di rabbia Steve, mentre gli occhi iniziavano a bruciare per quelle emozioni devastanti che stavano tornendo a galla.
Hartenett rimase a bocca aperta, poi prese a passarsi una mano fra i capelli.
- Potrebbe anche essere stato lui a portarmelo via! E una parte di me sa che potrebbe essere realmente così, ma non ne ho la certezza! Dopo averlo visto in quelle condizioni...ho capito che doveva esserci dell'altro sotto. Bucky non è un assassino. Non voleva neanche arruolarsi- raccontò Steve con profonda amarezza, - Non avrebbe potuto fare del male ad un'altra persona. -
Il sergente prese la sua giacca e si avvicinò velocemente alla porta. Quella conversazione aveva toccato punti troppo dolorosi.
-Ci vediamo domani- lo salutò sbrigativo. Non voleva restare un minuto di più. Avrebbe avuto la sua vendetta. Era più forte di lui.
-Perchè fuggi? Josh...JOSH?!- urlò quasi con disperazione il biondo seguendolo, - Stai fuggendo...e non solo dal tuo passato, ma anche dal presente. Sei così sopraffatto dall'odio che non vedi neanche che sto cercando di avvicinarmi a te. -Steve lo afferrò per un braccio, la voce bassa ed incrinata dalle mille emozioni che si agitavano dentro di lui.
-Forse perché.... non so più cosa significhi amare- sussurrò il moro voltato di spalle. -Io sono morto quel giorno, Steve-.
- Anche per me è stato così. Ma...- le parole gli si strozzarono in gola per il dolore, - Gideon mi avrebbe detto di guardare avanti e di essere felice- il dolore era troppo forte e lo portò ad abbassare la testa per non far vedere all'altro le lacrime che avevano iniziato a scendere copiosamente sul suo volto. - Ci ho provato tante volte, ma è come se fossi un carillon rotto che non riesce più a riprodurre la sua melodia. -
Ci fu un lungo silenzio.
E poi con gran sorpresa di Steve, Josh si voltò, lo sguardo indecifrabile. Senza rendersene conto le labbra del moro premettero contro le sue.
Un bacio che forse spezzò quel dolore diventato troppo pesante per entrambi.
Resosi conto di quel che stava accadendo, Steve lo portò più vicino a sé e ricambió quel bacio carico di dolore, ma che donava loro speranza per il futuro.

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