Il primo fantasma di Hogwarts

di Biblioteca
(/viewuser.php?uid=131284)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


(Nel mondo di Harry Potter non si parla mai di religione o di Dio. Eppure c’è un personaggio che in qualche modo crea un collegamento: il Frate Grasso, fantasma della casa di Tassorosso; personaggio poco approfondito e di cui esistono diverse versioni su come sia morto –e in questa storia proverò a unire le due versioni ufficiali in una – il Frate Grasso è diventato, come purtroppo è successo a molti personaggi della serie, solo un soprammobile. E così ho deciso di dedicare a lui una storia, nominandolo primo fantasma di Hogwarts. D'altronde nel medioevo – la data della fondazione di Hogwarts non è mai chiara ma l’epoca è quella – esistevano già sia i frati che i cardinali, le cui prime notizie storiche risalgono più o meno al 105 d.c., ha senso quindi che il primo fantasma che ha infestato il castello sia proprio lui. Ma perché? Quali sono le sue origini? Qual è stata la vera causa della sua morte? E perché proprio la casa di Tosca? E soprattutto, è stato subito accettato oppure no? Ecco, a queste e altre domande voglio provare a rispondere con questa storia. Al suo interno vi sono alcuni riferimenti alla religione cristiana  e per questo ho inserito “Tematiche delicate” e alzato il rating a Arancione. Aggiungo inoltre che a causa di alcuni comportamenti di Godric ho aggiunto anche OOC. I pochi riferimenti religiosi presenti saranno aggiunti solo per essere in linea con il personaggio del Frate e in pieno rispetto di qualunque credo esistente.)
 

Salazar si svegliò molto presto quel mattino. Aveva dormito su uno dei letti del dormitorio maschile. Si era assicurato che per quanto dure potessero essere le assi, ogni letto sarebbe stato comunque adatto per i ragazzi e le ragazze che avrebbe scelto in futuro.
Il suo palazzo, per quanto lussuoso, aveva sempre avuto solo rigidi letti di legno: un nobile doveva tenere il petto in fuori e la schiena dritta anche dormendo. E così aveva fatto Salazar per anni da ragazzo.
Priscilla aveva deciso di foderare le assi con tappezzeria per ammorbidirli.
Tosca aveva optato per la paglia che i ragazzi avrebbero dovuto periodicamente cambiare, aiutandosi a vicenda.
Godric invece aveva unito le idee delle due streghe e si era già accordato con Tosca per i turni per prendere la paglia fresca nei giardini di Hogwarts.
Salazar, invece, conosceva un incantesimo che poteva rendere le tavole di legno morbide come fossero piume. Ma era un incantesimo molto difficile, che lui stesso aveva avuto difficoltà a imparare. Se voleva degli allievi veramente potenti e ambiziosi, doveva rendergli la vita scomoda come lo era stata per lui. Doveva costringerli a studiare, a spaccarsi il cervello sui libri fino a trovare una soluzione, come era successo a lui.
“Comunque mi mancava dormire così. Mi sembra di essere tornato alla mia infanzia.” Pensò il mago stiracchiandosi. Quando uscì dalla Sala Comune e si avviò verso la Sala Grande, fu colto da un'altra sensazione infantile: un forte odore di cannella.
“Biscotti alla cannella! O forse pudding con cannella? Chissà! Forse Tosca vuole premiarmi perché mi sono occupato proprio ieri del bagno* del suo dormitorio! Non mi sono mai aperto molto con lei, ma le ho parlato dei biscotti che mia madre faceva, l’unica cosa che mai avrebbe lasciato nelle mani di un servo o un elfo domestico! Certo i biscotti di Tosca saranno buoni, ma credo mai come quelli di mia madre!”
Qualcun altro era stato attirato dall’odore della cannella: Godric Grifondoro stava affacciato sulla soglia del corridoio che conduceva dalla Sala Grande alle cucine.
Salazar si avvicinò a lui.
“Buongiorno Godric!”
“Buongiorno Salazar! Felice di vedervi di buon umore! Anche a voi fa questo effetto la cannella?”
“Non solo: ho anche verificato i letti del mio dormitorio e credo che sono tutti pronti, almeno quelli del dormitorio maschile.”
“Allora è vero! Provate i letti uno per uno!”
“Certo! Che sono, uno che dice una cosa per un’altra?”
I due maghi rimasero sulla soglia del corridoio per qualche minuto, poi Godric scese.
“Credo che andare a dare un’occhiata a qualsiasi-cosa-stia-preparando-Tosca non sia poi una brutta idea.”
“Infatti.” Assentì Salazar seguendolo “Forse dovremmo anche assaggiarla, non si sa mai sia venuta male…”
Godric gli lanciò un’occhiataccia: sapeva che varie volte Salazar si era preso la libertà di assaggiare, senza dire nulla, i piatti di Tosca, spesso prima di lei. Per quanto facesse il nobile, non resisteva a certi piaceri. Soprattutto considerando l’austerità con cui era stato cresciuto a livello di “forchetta”. Vista la profonda e devastante disciplina a cui era stato sottoposto da giovane, quando c’era l’occasione di prendersi una libertà Salazar non si sottraeva.
“Meglio che lo tenga d’occhio.” Pensò Godric.
I due maghi entrarono silenziosamente nella cucina.
Il primo a fermarsi e a tendersi come la corda di un violino, fu Salazar, che spalancò occhi e bocca, chiaramente stupito.
Godric, che lo stava osservando, si sorprese a vederlo in quello stato e lentamente guardò nella sua stessa direzione.
Affianco al forno con il fuoco incantato c’era una strana figura dotata di una luminescenza azzurra: era un uomo molto grasso, calvo, vestito di un grande saio pieno di toppe e dotato di cappuccio.
La sua immagine lasciava trasparire ciò che aveva dietro, e sebbene vicino alla luce delle fiamme non proiettava ombra. Inoltre fluttuava nel vuoto.
“Un fantasma…” mormorò Salazar.
“UN FANTASMA!” Urlò Godric.
Con grande sorpresa dell’altro, Godric schizzò via dalla cucina e sul corridoio si scontrò con Tosca, quasi buttandola per terra.
“TOSCA C’È UN FANTASMA NELLE CUCINE!” urlò Godric.
Tosca sotto di lui sorrise: “Ah! Ho capito! Hai conosciuto il Frate Grasso!”
“C-Chi!?” balbettò Godric.
“Il Frate Grasso! Mi ha detto che si chiama così! È tanto simpatico! Ve lo avrei presentato a colazione…”
 
Priscilla aveva una tazza di tè caldo, Salazar un piatto pieno di biscotti, Godric lo stomaco chiuso.
Dirimpetto a loro (seduti su una delle lunghe tavolate della Sala Grande), Tosca Tassorosso sorridente, annunciò: “Ecco a voi, amici miei, vi voglio presentare un fantasma che ha chiesto di venire a vivere in questo castello! Il Frate Grasso!”
Pronunciate quelle parole, il fantasma attraversò il muro e fluttuò fino a loro.
“Chiedo scusa” fece Salazar “ma non credo che questo nome sia il vostro nome di battesimo.”
“Non lo è, ma mi piace essere chiamato così!” fece il Frate con un sorriso amichevole.
“Posso sapere perché?” insistette Salazar.
“Perché così mi chiamavano gli altri frati. E io sono sempre stato orgoglioso del mio aspetto!”
“Se vi piace così tanto, allora va bene.” Concluse Salazar.
“È un piacere conoscervi Frate.” Fece calma Priscilla, chinando il capo (sapeva che sarebbe stato inutile tentare di stringergli la mano) “Come mai siete venuto qui? E cosa vuol dire che volete vivere qui?”
“Beh, sono un fantasma dopotutto! Da un po’ cerco un castello da infestare! E cosa di meglio di una scuola di maghi dentro un classico castello scozzese, visto che sono stato mago anch’io?”
“Una mago!?” esclamò stupito Salazar.
“Proprio così! Può sembrare strano ma sono stato un buon mago! Ho usato la mia magia solo per il bene! Curavo i malati di vaiolo, accendevo caldi fuochi nel monastero, riparavo i calderoni che bruciava il nostro fratello cuoco, tenevo lontane bestie feroci e creature magiche… insomma, facevo tutto questo nel nome della solidarietà fraterna che la mia fede mi ha insegnato.”
“La sua fede?” fece Priscilla perplessa.
“Non sono stato frate per caso, milady: ero molto credente, tanto da voler diventare cardinale! Speravo anche, un giorno, di ricongiungere il mondo magico e il mondo babbano, da troppo tempo in lotta tra loro, anche attraverso gli insegnamenti di fratellanza che sono i pilastri della fede cristiana! Ma purtroppo… non ne ho avuto tempo…” il fantasma si rattristò molto.
Salazar si irrigidì sulla sedia, poiché trovava inconcepibile l’idea che un mago volesse unire il mondo magico a quello babbano.
“Siete nato babbano?!” sbottò il nobile mago.
“Salazar! Non ricominciate per favore!” lo intimò Tosca.
“Purtroppo, signore, non lo so. Sono stato affidato ai frati ancora neonato. Se ho imparato la magia è stato perché la mia congregazione, per molto tempo, l’ha tollerata, ritenendola un dono e non un segnale demoniaco. Purtroppo però, le cose poi sono rapidamente cambiate…”
“Un orfano dunque… capisco….”
“SALAZAR!” esclamarono insieme Priscilla e Tosca.
“Vi prego signore, non arrabbiatevi, capisco la reticenza nei miei confronti, da parte del vostro amico. E d'altronde mi rendo conto che un fantasma ne attira molti altri, quindi potrei essere effettivamente un ospite scomodo. Ma vedete, la mia natura magica mi impedisce di socializzare con i fantasmi non magici, che considerano la loro condizione come vera magia, poiché possono fare cose per loro prima impossibili… i fantasmi sono tutti uguali, magici e babbani. Ma sono i secondi a sentirsi più forti dei primi. E questo porta a violente litigate. Qui invece, mi sento già più al sicuro e tranquillo!” spiegò il Frate Grasso, che non amava le dispute e i conflitti.
“Il castello” la voce profonda di Godric, silenzioso fino a quel momento, sconvolse tutti quanti “è protetto alla vista da un incantesimo. Voi fantasmi potete vederlo però, giusto?”
“A dire il vero no, milord. Anche io da lontano vedevo solo rovine, ad attirarmi qui è stato il profumo.”
I maghi lo osservarono tutti perplessi e stupiti.
“Capisco la perplessità: a noi fantasmi di solito piacciono gli odori puzzolenti e nauseabondi, perché nella morte i sensi cambiano. Ma vedete io sono sempre stato, come si sul dire, una buona forchetta e così so ancora individuare una buona pietanza, anzi, ora il mio naso si è curiosamente acuito per quanto riguarda i buoni profumi culinari! E così, quando ho sentito la cannella dei biscotti di milady Tosca, beh, non ho resistito. Mi sono avvicinato e quelle che da lontano sembravano rovine hanno preso presto i contorni del castello e ho sentito la potenza dell’incantesimo protettivo. E mi sono detto: ah! Eccomi a casa!”
“In realtà questo è un posto dove verranno a stare ragazzi e bambini. Non sono d’accordo sulla vostra presenza.”
A parlare era stato Godric Grifondoro. Con calma e fermezza.
Salazar, Tosca e Priscilla rimasero a bocca aperta: una dichiarazione così la si poteva aspettare da Salazar (e lui stesso in quel momento pensò che il suo “amico” gli stesse rubando le parole), ma di sicuro non da Godric.
“Milord, lo capisco, ma vi assicuro che non mi permetterei mai di spaventare dei ragazzi, non ho mai amato questa attività che pure è la preferita di molti fantasmi! Vi assicuro che non noteranno mai la mia presenza! Resterò nelle cucine! Sarò noto solo a voi adulti! E se necessario sono anche disposto ad aiutarvi a scacciare altri fantasmi che poterebbero venire qui in futuro! Avete la mia parola d’onore che non farò nulla per spaventare i vostri ragazzi!” si affrettò a dire il Frate.
“E io non sono disposto a credervi. Ora chiedo scusa, ma vado fuori. Voglio controllare una cosa sull’incantesimo di protezione.”
E detto quello, Godric lasciò la stanza tra lo stupore dei maghi e lo sconforto del fantasma.
 
Continua…
 

*Questo è un riferimento alla storia di questa serie intitolata “I bagni di Hogwarts” che potete leggere qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3942482&i=1

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Priscilla e Tosca non avevano dubbi: il primo a doverlo cercare doveva essere Salazar.
“Ci sono discorsi che si possono fare solo tra donne, e discorsi solo tra uomini. Questo potrebbe essere uno di quelli. Vai prima tu.”
Salazar non era affatto d’accordo, perché al di là del rispetto e di una certa ammirazione reciproca, non si considerava molto amico di Godric. Ma Priscilla, con quelle parole, chiaramente non ammetteva repliche. E lui si fidava molto della sua intelligenza. Quindi obbedì.
Vagò per il castello, parlò con il ritratto della signora Grassa (“No, Godric non è entrato. E comunque non potete entrare neanche voi.”), uscì nei cortili, ma di Godric nessuna traccia.
Poi gli venne in mente l’unico posto in cui ancora non aveva guardato: la guferia.
Si trattava di una struttura isolata dal resto della scuola, dove risiedevano diversi gufi messaggeri. All’inizio Priscilla non la voleva neanche costruire, ma l’Architetto da lei scelto che aveva partecipato al progetto l’aveva convinta.
Come previsto, Godric era lì. Il suo rapace notturno preferito, quello che usava di più per i messaggi alla famiglia, era uno splendido barbagianni con il volto a cure. Era un pennuto indipendente, spesso usciva di notte per nutrirsi dei topi che giravano nei dintorni della scuola. Ma non disprezzava le cure di Godric, che in quel momento stava accuratamente controllando la presenza di parassiti tra le piume.
Appena Salazar entrò, l’anziano gufo reale che aveva portato con sé dal castello gli volò subito sulla spalla. Salazar gli carezzò il petto e si avvicinò a Godric.
“Come sta il vostro barbagianni?” domandò il nobile mago.
“Sano e pasciuto. Se servirà, potrà inviare in poco tempo un messaggio a una mia conoscenza: un mago esperto di fantasmi.” Rispose Godric. Tirò fuori dalla tasca della carne secca e nutrì l’animale.
“Credo che sia una decisione da dover prendere con Priscilla e Tosca.”
“Certamente, Salazar. Ma credo che capiranno che è necessario.”
“Avete forse paura dei fantasmi Godric? Il vostro coraggio è quasi un vanto, tale paura è assai inaspettata.”
Godric gli stava dando le spalle. Quando si voltò per rispondergli, Salazar vide il suo volto e fece qualche passo indietro. Anche il suo gufo reale emise un suono piuttosto aggressivo e spaventato.
Il volto di Godric aveva un’espressione terribile, che mai Salazar avrebbe ritenuto possibile apparire sulla sua faccia.
“Voi non avete idea di quello che un fantasma può far passare ad un vivo. Delle terribili pene che chiunque, babbano o mago che sia, si ritrova a dover vivere se un fantasma lo prende in antipatia. Quello che il Frate dice è vero: i babbani si sentono magici quando diventano fantasmi, già solo per poter attraversare i muri. Questo porta a deliri di onnipotenza terrificanti. E poiché in ogni fantasma c’è un elemento di rancore, quando questo rancore viene sfogato, sono guai seri. Per i fantasmi magici è l’opposto: la perdita della magia porta a frustrazione e paura. E questi sentimenti, uniti sempre al rancore, vanno pur sfogati da qualche parte, no? A voi non piacciono i babbani Salazar, è un sentimento che comprendo. Ma vi assicuro che è proprio l’incontro con i fantasmi che vi fa capire di quanto a distinguerci da loro spesso c’è solo la magia. Il rancore, il desiderio di controllo, la paura, la rabbia, così come l’amore, la gioia, l’ambizione, il coraggio, tutte queste cose che muovono il mondo indipendentemente dalla magia fanno parte di tutti. TUTTI!”
L’urlo di Godric rimbombò nella gufiera, facendo sussultare diversi gufi.
“E un fantasma è composto da emozioni e ricordi, sono la sua nuova carne! E se i sentimenti sono quelli più negativi e i ricordi quelli più oscuri, è un bel guaio per chi lo ha vicino.”
Finito il discorso, Godric tornò a carezzare il barbagianni, che era stato spaventato dall’urlo quanto gli altri gufi.
Salazar rimase in silenzio a osservare l’altro mago. Si riavvicinò di qualche passo.
“Capisco ogni cosa. Nei miei studi ho conosciuto anche la natura dei fantasmi- “
“Ma non l’avete vista in azione!” lo interruppe Godric “Io invece sì!”
Salazar si tese: “Davvero? Questo è interessante…”
“Non è una storia allegra. Non ne parlo mai.” Rispose Godric sospirando “Eravamo in fuga dai babbani in una foresta e abbiamo trovato una casetta, dove abitavano una coppia con la loro figlia unica. Sapevano della magia, ma non ne avevano paura. Una volta un mago li aveva aiutati a salvare la loro bambina e non avevano dimenticato la cosa. Ci accolsero, ci nascosero, ci diedero cibo e amicizia. Io e la ragazza, peraltro, andavamo molto d’accordo. Poi però lei iniziò a comportarsi in modo strano: piangeva sempre, aveva incubi ricorrenti, un giorno si perse nel bosco… tutto questo a causa di un fantasma che ce l’aveva con lei…”
Godric si interruppe e non riuscì più a guardare Salazar negli occhi. Distolse lo sguardo e guardò verso la finestra aperta per far uscire i gufi.
“Per farla breve, siamo riusciti a cacciare via il fantasma, ma lei non si è mai più ripresa. E questa cosa mi ha turbato molto.”
Dalla voce di Godric, Salazar capì che c’era molto altro dietro a quel finale così frettoloso. Ma non se la sentì di chiedergli altro. Sapeva che Godric, nel suo tremendo altruismo, si dispiaceva del destino avverso degli altri, che fossero maghi o babbani. E se era ancora in grado di capire quali pensieri nascondesse il tono di voce, era anche sicuro che i sentimenti del mago verso quella giovane babbana erano stati molto di più del semplice affetto e questo probabilmente aveva reso le cose molto più dolorose.
Si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
“I babbani hanno più difficoltà con i fantasmi, rispetto a noi. Per i ragazzi potrebbe essere utile imparare qualcosa proprio confrontandosi anche con i fantasmi.” Disse calmo il mago oscuro.
“Forse.” Rispose Godric “Ma bisogna vedere anche con che tipo di fantasma si confrontano.”
“Direi che questo Frate Grasso è tutt’altro che pericoloso.”
“Può essere.” Assentì Godric “Ma io continuo a essere contrario.”
“Perché non torniamo al castello a parlarne con Priscilla e Tosca?”
Dopo aver annuito, Godric seguì Salazar fuori dalla guferia.
Con grande sorpresa, i due maghi trovarono Priscilla che li aspettava all’ingresso.
 
Continua…
 

(Nel libro “La camera dei segreti” il personaggio di Mirtilla Malcontenta racconta di come avesse perseguitato la sua bulla per molto tempo prima di essere costretta a restare nel castello. Immagino quindi che ci siano maghi esperti di fantasmi che possano in qualche modo scacciarli o costringerli prigionieri da qualche parte. Ma questa intuizione e tutto il resto sono farina del mio sacco. Ho cercato comunque di restare fedele al personaggio di Godric, spiegando che la sua non è una semplice paura ingiustificata. Non ho approfondito la vicenda di questa babbana perseguitata, proprio per lasciare spazio all’immaginazione del lettore, che sono sicura aggiungerà dettagli più orribili di quelli che avrei potuto dire io)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parte 3 ***


“State bene Godric? Ero preoccupata per voi.” Disse cortese Priscilla.
Godric chinò il capo per salutarla e rispose: “Domando scusa per la mia brusca uscita, ma quest’idea di tenere un fantasma nella scuola non mi convince per niente. Pensavo di inviare il mio gufo a un mago di mia conoscenza che sa molto sui fantasmi.”
“Sarà sicuramente un parere prezioso; però temo ci sia qualcosa che richieda la nostra attenzione ancora più del fantasma: si tratta del pontile sul lago.” Disse Priscilla.
Il lago vicino al castello era stato un enigma per i quattro fondatori da quando vi avevano posato gli occhi. Era infatti presente un pontile, costruito in legno non ancora del tutto marcito, che probabilmente era stato costruito da qualche abitante (babbano o magico? Dirlo era impossibile) della zona prima che venisse abbandonata.
Era stata l’unica traccia di civiltà trovata nella zona, l’unico segno che indicava che per quanto il posto fosse nascosto e pieno di energia magica, qualcuno aveva già provato a viverci e poi era andato via.
Sicuramente anche il lago richiedeva una certa attenzione, come tutte le foreste e le vallate circostanti. Ma un conto era una passeggiata in mezzo agli alberi, un altro era una nuotata in un lago scozzese, dove negli inverni più freddi capitava che la superficie più prossima alla riva si ghiacciasse.
“La struttura secondo me è solida.” Priscilla camminava tranquilla sopra le assi scricchiolanti del pontile “Quindi forse potremmo ampliarla, magari incantare il legno per ritardarne la corrosione. E ovviamente dovremmo mettere anche delle assi corrimano, per scoraggiare i ragazzi dal buttarsi in acqua.”
Godric camminava prudente, osservando l’acqua. Valutò che era un lago molto profondo. Bastava allontanarsi pochi metri dalla riva perché il fondo diventasse invisibile.
Salazar camminava vicino a lui, ma non guardava l’acqua. Guardava le assi su cui camminava Priscilla, con un occhio preoccupato e critico.
“La struttura sarà anche solida, ma io cambierei comunque qualcuna delle assi.” Sentenziò il nobile mago “Come mai ne volevate parlare proprio oggi?”
“Nessun motivo in particolare. Ne avevo discusso ieri sera con Tosca ed era favorevole a parlarne oggi perché era bel tempo. Sarebbe dovuta venire anche lei, ma sta intrattenendo il nostro ospite.” Spiegò Priscilla.
I tre maghi erano arrivati in fondo al pontile. Lì Priscilla respirò affondo l’aria frizzante e pulita che un venticello lieve trasportava. Sentì il profumo del muschio e delle alghe di lago, osservò l’acqua increspata dallo spostamento d’aria… e notò qualcosa.
“E quello cos’è?”
“Cosa?” chiese Salazar.
“Anch’io ho visto qualcosa!” esclamò Godric, che aveva continuato a fissare l’acqua nera sospettoso.
Priscilla lo vide di nuovo: uno strano movimento sott’acqua, che creava altre piccole increspature. Non poteva essere un’alga, troppo lontano il fondale.
“Forse un pesce.” Pensò la strega. Si chinò verso il basso, sporgendosi appena oltre le assi.
“Dov’è che avete visto del movimento Priscilla?” chiese ancora Salazar.
“Proprio lì.” Priscilla distese il braccio verso l’acqua indicando con il dito il punto dove le era sembrato di vedere qualcosa.
Quanto seguì quel gesto fu così rapido e sorprendente, che né Priscilla né i suoi compagni poterono reagire in tempo: un lungo tentacolo, spuntato fuori con un guizzo, si avviluppò sul braccio della strega trascinandola in acqua.
“PRISCILLA!” urlarono Godric e Salazar all’unisono.
La sagoma della donna divenne presto invisibile ai due.
Godric stava per spogliarsi, quando Salazar gli buttò in mano qualcosa: era un medaglione in oro massiccio con una S serpentina tempestata di smeraldi. Dopo avergli affidato quello strano gioiello, il nobile mago si buttò ancora vestito in acqua.
Godric si mise in tasca il medaglione e si inginocchiò sulle assi: sapeva che Salazar, essendo cresciuto in una palude, sapeva nuotare, sicuramente molto meglio di lui. Ma non si sarebbe mai aspettato tanta prontezza di intervento da parte sua. Godric non aveva con sé nulla per calcolare il tempo, ma aveva rischiato di affogare, una volta, durante il guado di un fiume, quindi ogni secondo che passava pesava su di lui come un macino.
All’improvviso vide quello che sembrava un lampo sott’acqua e qualcosa che si avvicinava a tutta velocità: Priscilla e Salazar spuntarono fuori dall’acqua pochi secondi dopo, lanciati in superficie dalla forza di un incantesimo.
La strega tossiva violentemente, Salazar la stringeva forte.
“PRENDILA GODRIC!”
Godric prese Priscilla e la tirò sul pontile. La tenne seduta con la schiena piegata in avanti in modo che potesse sputare tutta l’acqua. Le diede anche diverse pacche e quando notò che tremava si tolse il mantello e lo avvolse intorno a lei.
Salazar uscì dall’acqua e si avvicinò a lei: “Priscilla, state bene?!”
“Sì… Sì sto bene….” Mormorò la donna tra un colpo di tosse e l’altro.
Salazar emise un sospiro di sollievo. Lui non sputò acqua né si asciugò gli occhi.
L’acqua era il suo elemento per davvero, perfino i vestiti sembravano ancora asciutti.
Incrociò lo sguardo di Godric, e il mago notò che i suoi occhi erano illuminati da un reale sollievo.
“Avvincini.” Spiegò il mago “C’erano anche nella mia palude. Brutte bestie, ma facili da battere, quando non ti colgono di sorpresa. Posso riavere il mio medaglione?”
Godric glielo restituì.
I due uomini, ancora molto scossi, non si rivolsero la parola, ma aiutarono Priscilla ad alzarsi insieme.
“Riuscite a camminare?” chiese Godric.
“Sì. Sì ce la faccio.”
“Vi riportiamo subito al castello.” Disse Salazar.
 
Continua…
 

(I quattro fondatori rappresenterebbero anche i quattro elemnti: aria per Priscilla, terra per Tosca, fuoco per Godric e acqua per Salazar. Tali elementi sono stati poi riattribuiti alle case: http://pottermoreguida.blogspot.com/2015/05/gli-elementi-delle-quattro-case-di.html
Per quanto riguarda il pontile costruito prima del castello, è stata una mia aggiunta perché anche dopo diverse ricerche non sono ancora riuscita a capire se esiste effettivamente un pontile per il lago di Hogwarts o se è solo un aggiunta dei film – a parte quello costruito per il torneo tremaghi ovviamente – quindi ho deciso di inventarmi che i quattro lo avessero già trovato sul posto, senza demolirlo. Ovviamente, chi viveva nella zona se n’è andato per la grande presenza di creature magiche, tra cui i pericolosi avvincini, che per quanto piccoli e facili da sconfiggere, sono comunque creature che sarebbe meglio evitare. Questo spiacevole incidente cosa ha a che fare con la presenza del Frate Grasso? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Parte 4 ***


“Priscilla sta bene. Probabilmente avrà il raffreddore dopo questa avventura, ma si riprenderà presto. Deve solo ” Disse Tosca calma “E Salazar invece?”
“Anche lui sta bene.” Rispose Godric “Mi ha mandato per sapere di Priscilla e vorrebbe anche un po’ di vin brulé caldo.”
“Verrò a preparare un calice al più presto. Torna pure da lui e avvisalo che è va tutto bene. Forse più tardi Priscilla vorrà anche vederlo per ringraziarlo meglio.”
Godric salutò la strega con un inchino e tornò dove aveva lasciato Salazar: nella cucina davanti al camino, in compagnia del Frate Grasso.
Camminando lungo il corridoio, Godric pensò a lungo a quanto accaduto: sarebbe dovuto essere lui quello che avrebbe dovuto buttarsi nel lago visto la sua fama di mago coraggioso. E invece era stato Salazar, spinto forse da qualcosa che andava ben oltre il semplice coraggio. Qualcosa che però non avrebbe mai ammesso nemmeno a se stesso, chiuso com’era.
“Però questo dimostra chiaramente che anche Salazar ha un lato chiaro… oscurità e luce coesistono in ogni mago.”
Arrivato in cucina, Godric notò che Salazar teneva nel palmo della mano il medaglione dorato che gli aveva passato prima di buttarsi in acqua. Lo stava mostrando al Frate Grasso, che tuttavia non sembrava entusiasta.
“Questo è molto, molto più di un cimelio di famiglia. È stato fatto apposta per me, quando diventai un uomo dopo un lungo e logorante esame che ho affrontato da solo nella palude. È il simbolo della nostra famiglia, l’iniziale del mio nome, la prova che io, Salazar Serpevere, ho superato le prove  magiche imposte da mio padre. È la prova che io ho la potenza e posso averne ancora!” spiegava orgoglioso il nobile mago.
Il fantasma del Frate Grasso annuiva: “Certamente è un pezzo di nobile fatturato, ma da frate scelsi di rinunciare alle ricchezze terrene, quindi ammetto di non capirne molto.”
Solo quando Godric fece un colpo di tosse, si accorsero di lui.
Immediatamente Salazar si alzò in piedi nervoso.
“Allora!?”
“Priscilla sta bene. Tosca dice che potrebbe avere un raffreddore, ma che è sicura che si riprenderà. Più tardi potrete anche andarla a vedere.”
Gli occhi di Salazar per un momento parvero illuminarsi, poi però distolse lo sguardo e diventò cupo: “Sarebbe sconveniente avvicinarla adesso. La saluterò quando se la sentirà di uscire dalle sue stanze.”
“Io credo, milord, che se milady Priscilla è stata salvata da voi è più che giusto andarla a trovare anche durante un’eventuale convalescenza. Non credete anche voi, milord Godric?” fece il Frate Grasso sorridendo.
Godric per la prima ricambiò il sorriso del fantasma. Poi si rivolse, sempre sorridente, a Salazar: “Penso anch’io così, anzi, lo pensa anche Tosca. Priscilla vorrà sicuramente ringraziarvi.”
Salazar sembrò arrossire sotto la barba, ma era difficile dirlo perché fissava le fiamme e non replicava a nessuno dei due.
“E Tosca sta venendo qui per il vin brulé.” Aggiunse Godric
“Ah!” fece il Frate Grasso “Sarà bello poter sentire di nuovo la cannella.”
“Perdonatemi Frate, vorrei chiedervi una cosa.” Fece Godric. “So che non esiste un modo delicato per chiederlo quindi sarò diretto: qual è stata la causa della vostra morte? E perché siete un fantasma?”
La domanda stupì molto Salazar che si voltò di scatto a osservare l’altro mago.
Il fantasma del Frate Grasso, invece, si rabbuiò molto.
“Purtroppo, posso rispondere con certezza assoluta solo alla seconda domanda. Per la prima, purtroppo, la verità è che non lo so con esattezza. Tra i vivi circolano due versioni diverse ed entrambe sono valide. Come vi ho detto stamane, sono cresciuto in convento e lì addestrato alla magia. Ma sono rimasto tra i frati per Fede sincera. Vedevo la mia magia come un dono del Signore, qualcosa di utile per aiutare gli altri. Avevo anche un sogno: diventare cardinale. Volevo farlo per mettere pace tra la Chiesa e il mondo magico, per favorire la magia a scopi benefici per tutti. Anche per questo, quando il vaiolo appestava la gente, non mi facevo scrupoli a usare la bacchetta e le pozioni per curarli. Sapevo che c’erano tanti altri come me, credevo sarei stato al sicuro. Ma molti fratelli non capirono il mio dono. Cedettero che era frutto di qualche forma di patto con il Diavolo, la figura più negativa nella nostra religione. Ebbene, ora devo confessare che avevo un solo grande peccato dal quale non riuscivo a liberarmi: quello della gola. Ogni tanto, di notte, scendevo nelle dispense e prendevo qualcosa da mangiare… una notte, dopo il mio solito pasto notturno, ho avuto un forte mal di pancia. Ma mentre tornavo nella mia cella… sono morto…”
Scese un cupo silenzio nella cucina, che durò un bel po’.
“Qualcuno sapeva e ha avvelenato il cibo. Non so se sono stati i miei confratelli perché mi credevano un demonio o il cuoco perché sospettava che ci fosse un ladro notturno. Comunque sono stato avvelenato. Ho vissuto tutto questo come una profonda ingiustizia, provando una rabbia immensa, a cui è seguita la paura profonda: la paura di finire all’Inferno o peggio di essere deluso, di scoprire all’improvviso che tutta la mia Fede fosse in realtà una bugia. E poi ho sentito anche un dolore profondo per non essere diventato cardinale, per non aver realizzato il mio sogno…”
Ora il fantasma del Frate Grasso sembrava veramente completamente distrutto dal dolore.
“E alla fine mi sono ritrovato… così. Suppongo mi sia anche andata bene. L’oltre forse è un mistero che è meglio non svelare.”
Seguì un’altra cupa e lunga pausa. Poi Godric avanzò e disse: “Puoi restare con noi, Frate Grasso.”
Il fantasma spalancò occhi e bocca dalla sorpresa.
Anche Salazar osservò l’altro mago con chiaro stupore.
“D’ora in poi, se lo vorrai, questo castello sarà la tua casa. Se un giorno vorrai andare via potrai farlo, ma queste mura saranno sempre pronte a riaccoglierti. E così, credo, faremo anche con i fantasmi che verranno dopo di te.” Spiegò Godric continuando a sorridere “Benvenuto a Hogwarts. Sei il nostro primo ospite ufficiale.”
“Oh Milord! Grazie! Grazie davvero!!” esclamò il Frate imitando un abbraccio per quanto possibile.
Godric rabbrividì sentendo il freddo del fantasma che lo avvolgeva e fu ben felice quando questo, ridendo di gioia, attraversò la parete per andare a esplorare il castello.
Rimasto solo con Salazar, Godric prese uno sgabello e si sedette accanto al fuoco.
“Godric, voi…” iniziò Salazar.
Ma Godric lo interruppe: “L’incidente di oggi mi ha dato da pensare. Questo luogo è pieno di magia, ma è anche pericoloso. Ora sappiamo che il lago contiene degli Avvincini. Ma potrebbero esserci anche altre creature. E che dire delle foreste qui intorno? Sappiamo forse quello che c’è? Ancora no. Potrebbero vivere mostri peggiori. In parole povere, per quanto possiamo lavorare per rendere sicuro questo luogo, la morte continuerà a essere presente. La morte colpisce tutti: piante, animali, creature magiche, babbani e maghi. Non importa quanto siamo potenti o abili. Prima o poi anche per noi arriva il turno.”
Salazar non era d’accordo con quell’ultima affermazione, ma non lo interruppe.
“Nessuno” proseguì Godric “ne è immune. Nemmeno i ragazzi. Noi non possiamo sapere se alcuni di loro verranno magari già malati per poi peggiorare e morire; se faranno degli incantesimi sbagliati o berranno pozioni disgraziatamente velenose; se cadranno da una scala in movimento o affogheranno per il freddo nel lago. Anche con tutte le regole possibili, non saremo in grado di controllare tutto. La presenza di un fantasma, però, potrà ricordare loro che la morte fa parte di questo mondo. Che è da accettare ma anche da evitare il più possibile. Che può essere cruda e violenta, ma questo dipenderà dalle proprie scelte. E che ogni scelta, influirà sugli altri. Potrà condannarli o proteggerli.”
“Vi ha fatto pensare tanto questo evento.” Mormorò Salazar.
“Già, e credo anche voi avete pensato molto.”
Ancora una volta, Godric non capì se Salazar arrossiva o se erano solo le fiamme a illuminargli in altro modo il volto.
“Salazar, Godric, eccovi.” Tosca fece il suo ingresso nella cucina “Priscilla si è già ripresa. Andate da lei Salazar.”
“Ma veramente…”
“Sbrigatevi!” insistette la strega “È molto stanca e potrebbe addormentarsi! Ma vuole ringraziarvi ora!”
Dopo una breve esitazione Salazar si alzò e uscì.
“Non potevate usare parole migliori.” Mormorò Godric.
“Già…  Immaginavo che non si sarebbe voluto presentare a lei. Fa parte del suo orgoglio.” Disse Tosca iniziando a preparare il vin brulé. “Piuttosto, ho sentito il frate che rideva come un pazzo di gioia. Cosa è accaduto?”
“Ve lo spiego subito…”
 
Salazar arrivò davanti alla stanza privata di Priscilla. La porta era socchiusa. Entrò.
Era stesa sul letto, con i lunghi capelli neri aperti all’aria sul cuscino e il corpo coperto da una pesante coperta di lana finemente ricamata.
“Dorme già.” Pensò il mago pronto ad andarsene.
Ma Priscilla aprì gli occhi e si mise seduta sul letto, tenendo la coperta stretta attorno al corpo: “Salazar eccovi!”
Salazar rimase immobile impettito.
“State bene Priscilla?” domandò freddo.
“Oh sì! Devo dire che è stato sciocco da parte mia farmi prendere così alla sprovvista. Grazie per quello che avete fatto per me Salazar. Mi dispiace di aver messo in pericolo la vostra vita.”
“Non ho corso nessun pericolo, sono un ottimo nuotatore, ho solo fatto il mio dovere.” Disse il mago sempre sull’attenti.
Priscilla allora gli sorrise e allungò il braccio come per porgerli la mano“Grazie comunque. È stato un gesto nobile e coraggioso.”
Salazar prese la mano della strega e, con grande sorpresa di quest’ultima, invece di stringerla, le diede un bacio sul dorso, prima di uscire a passo veloce dalla stanza.
 
FINE
 

(esistono due versioni della morte del frate grasso, entrambe provenienti da siti fan ufficiali di Harry Potter. La prima che lo vede ucciso dai suoi confratelli perché scoperto mago: https://www.potterpedia.it/?v=Frate_Grasso 
La seconda che lo vede avvelenato per la sua golosità: https://harrypotter.fandom.com/it/wiki/Frate_Grasso
Ho deciso di combinarle in un’unica misteriosa possibilità, anche perché da Mirtilla si sa che non sempre i fantasmi sono consapevoli di cosa li uccide.
Tutte le versioni coincidono sul suo desiderio di diventare cardinale che ho deciso di motivare così. Per il resto ho deciso di aggiungere anche “Het” alle note per i chiari accenni tra Salazar e Priscilla. Grazie ai lettori per essere arrivati fino a qui. Alla prossima!!)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3946892