My life as a Titan in a superhero world is not what I expected

di evil 65
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** A new world ***
Capitolo 3: *** We are like ghosts ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Note: Questa storia contiene spoiler del capitolo 134 del manga di Attack on Titan. Si sconsiglia la lettura per coloro che non sono in pari con il manga e seguono solo l’anime.

Dunque, ho deciso d’impegnarmi nella scrittura di un altro crossover. Nel complesso, l’idea che sta alla base della storia è piuttosto semplice: Eren Jaeger – con il potere del Titano Fondatore ormai completamente sotto il suo controllo – si ritroverà catapultato nell’universo Marvel dei fumetti assieme ad Annie Leonheart. Il come vi siano finiti sarà subito spiegato in questo primo capitolo. I due dovranno così cercare di mettere da parte le loro differenze e lavorare insieme per sopravvivere in questo mondo molto diverso dal loro.
Per coloro che hanno familiarità solo con i film Marvel, non preoccupatevi, non sarà necessario aver letto i fumetti per capire questa storia.

               
 

Prologo
 
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La costa di Marley riecheggiò nelle urla di disperazione dei suoi abitanti.
Sulla distesa d’erba che precedeva il promontorio, disseminata dei cadaveri di uomini, donne e bambini, aleggiavano i rantoli dei morenti, mischiati all’odore acre del sangue e a quello umido della terra.
Tra le macerie delle case schiacciate spuntavano a migliaia le membra levate dei morti, come fiori innaturali, rossi, neri e bianchi.
Più avanti, l’armata di titani colossali cappeggiati da una creatura che per quasi cento anni aveva infestato gli incubi di ogni suddito Marleyano. Una bestia apparentemente uscita dai meandri più nascosti di una mente distorta. Un gigantesco scheletro quadrupede alto quasi cento metri e lungo più di mezzo chilometri, un vero e proprio tributo al concetto stesso di “estinzione”.
Eren Jaeger, il Titano Fondatore, si soffermò brevemente sulla devastazione perpetrata, mentre il suo esercito di giganti proseguiva a passo lento e misurato verso la folla di persone in fuga verso i pendii del promontorio. Dovevano essere almeno un milione tra profughi e cittadini.
I suoi occhi vagarono sul terreno rosso sangue, sopra cui giacevano centinaia di soldati, alcuni poco più che ragazzi, venuti da chissà quali miseri villaggi per dare il loro contributo alla difesa di Marley e della specie umana.
La cosa non lo disturbò quanto avrebbe voluto. Dopotutto, aveva ormai imparato da tempo che ogni vittoria aveva il suo prezzo.
Alzò gli occhi verso l’orizzonte plumbeo, là dove si era ritirata l’aviazione di Marelyin. Girando appena la testa, invece, intravide i corpi martoriati dei suoi vecchi compagni e amici: Mikasa e Levi Ackerman, Armin Alert, Jean Kirstein e Connie Springer.
Vivi…ma ormai del tutto incapaci di combattere ulteriormente. Incapaci…di fermare la sua avanzata.
Poco più indietro, la battaglia tra Zeke Jaeger e Reiner Braun nelle loro forme di titani procedeva senza esclusione di colpi.
“Ormai sono irrilevanti” penso con un pizzico di apatia “Ora è il mio momento.”
A qualche chilometro di distanza risuonò il muggito delle macchine volanti che ormai avevano abbandonato ogni tentativo di ferirlo.
Il cuore del titano venne attraversato da un fremito di anticipazione.
In lontananza si vedeva il mare, sulla cui superficie plumbea si specchiavano i raggi del sole nascente. Sull’acqua avrebbero danzato i riflessi di molti altri cadaveri, quando i suoi titani avrebbero raggiunto la folla. Questione di minuti. Due, tre al massimo.
La mente della creatura venne invasa dalle immagini di tutte le battaglie che aveva combattuto per arrivare a questo momento.
Poteva ricordarle tutte, una a una, anche se le scene di massacro si confondevano in un unico panorama di corpi straziati, fumo acre e metallo distorto, che non gli faceva più alcun effetto da oltre un secolo.
Per qualche istante chiuse gli occhi, lasciando che solo gli altri sensi lo mantenessero consapevole dell’atmosfera inquieta che aleggiava tutto intorno.
Quando era solo un umano aveva sempre provato paura prima di una battaglia: paura di rimanere menomato più che paura di morire… paura di non riabbracciare chi amava più che paura della morte in sé. Nei suoi primi anni da membro delle Legione Esplorativa, suo unico timore era sempre stato quello di morire prima di aver portato a termine la sua vendetta, di lasciare impunito anche uno solo dei titani che avevano distrutto la sua vita. E negli ultimi giorni era stato a lungo tormentato dal rimorso e dall’orrore di essersi fatto carnefice di quelle genti che avevano solo cercato di dimenticare gli orrori della guerra.
Erano pochi i veri colpevoli, ma molti, innumerevoli uomini erano morti per mano sua. Niente lo aveva fermato.
Ma ora la paura e il tormento erano scomparsi, nemmeno lui sapeva quando.
Erano rimaste la frenesia della caccia e la sfida intellettuale di prevalere sulla strategia del nemico.
Corrugò appena la fronte. Una strana tensione serpeggiava in ogni muscolo e cresceva con l’avvicinarsi della battaglia finale. Non era più abituato a provarla, non sapeva neanche come decifrarla... era paura? No. Ansia, piuttosto. Aspettativa che portava con sé il timore della delusione. Necessità di agire. Subito.
Una sfocatura rossa attraversò il suo campo visivo, distogliendolo da quei pensieri.
Girò appena la testa…e i suoi occhi si posarono sull’inconfondibile figura di un titano dalle sembianze distintamente femminili.
Aveva corti capelli biondi e lineamenti affilati, più umani di qualunque altro titano.
Un’aura di cupa bellezza circondava un corpo che un qualunque altro umano avrebbe potuto trovare ripugnante a causa della sua deformità…ma non lui. No,  lui lo trovava stupendo, quasi rassicurante nella sua familiarità.
Ciò che attirò davvero la sua attenzione, tuttavia, furono il paio di ali piumate e candide che spuntavano dalla schiena del gigante.  Sembrava quasi un angelo.
Se ne stava lì, ad appena una decina di metri dal suo volto, sospesa a mezz’aria come un uccello.
“Annie” fu il primo nome che attraversò la mente dell’Eldiano.
Il Titano Femmina…la sua vecchia compagna d’addestramento. La stessa ragazza che gli aveva insegnato il combattimento corpo a corpo quando era ancora un’ingenua recluta delle mura, permettendogli di sopravvivere a innumerevoli battaglie.
La stessa ragazza…che anni prima aveva tradito la sua fiducia. Il primo mutaforma che avesse mai affrontato.
La vide chiudere gli occhi e allungare la mano verso di lui. Quel gesto venne rapidamente seguito da una richiesta implicita: la possibilità di parlare.
Lui le diede il permesso…ed Annie sentì le loro menti collegarsi.
Fu allora che lì inconfondibile voce di Eren Jaeger le rimbombò nel cervello con la stessa intensità di un tuono.
<< Annie…>>
<< Eren… >> sussurrò lei, provando un improvviso moto di sollievo << Certo…che hai un aspetto di merda. >>
<< E tu sei una visione come sempre >> ribattè l’Eldiano, senza nascondere una marcata nota di divertimento.
Malgrado la situazione, Annie si ritrovò incapace di trattenere un piccolo sorriso.
Rimasero in silenzio per quasi un minuto buono, limitandosi a fissarsi l’un l’altra. Gli occhi azzurri del Titano Femmina incontrarono quelli verdi del Titano Fondatore, apparentemente impegnati in una gara di sguardi da cui nessuno dei due sembrava disposto a retrocedere.
Infine, fu Eren a rompere quella situazione di stallo. << Sei venuta fin qui per vendicare la morte di tuo padre? >>
Annie sussultò alla domanda e cercò di frenare la stretta dolorosa che cominciò ad avvolgerle il cuore.
Il pensiero del genitore, morto per mano della stessa persona che aveva di fronte, fu sufficiente a farla vacillare. Tuttavia, si costrinse a mantenere una mente lucida.
<< No…sono venuta per fermarti >> rispose impassibile << Per impedirti di uccidere tutte quelle persone. >>
<< Oh? E come speri di poterlo fare? >> domando Eren, sembrando sinceramente incuriosito.
Gli occhi del Titano Femminile parvero indurirsi. << Ti costringerò a fermare questa follia, razza di bastardo suicida. >>
<< Non fermerò il Rumbling >> ribattè freddamente l’altro, stringendo appena gli occhi << E tu non hai la forza necessaria per sconfiggermi. Lo sappiamo entrambi. Quindi… perché tentare? >>
Annie rimase nuovamente in silenzio, non del tutto sicura di come avrebbe dovuto rispondere ad una simile domanda.
In effetti…perché era venuta fin lì? Cosa sperava di ottenere? Lei, una semplice mutaforma…una pedina di Marley…contro il ragazzo che era riuscito a trascendere le proprie carni mortali e a diventare l’equivalente di un dio sceso in terra. La risposta era abbastanza ovvia: niente…era assolutamente impotente.
Ma allora perché aveva scelto di copiare i poteri di Falco e arrivare fin lì per assistere i suoi vecchi compagni? Forse perché si sentiva in parte responsabile dell’attuale situazione, proprio come Reiner. Se non fosse stato per il loro attacco alle mura, tanti anni fa… Eren sarebbe mai diventato la creatura che ora minacciava di cause un vero e proprio genocidio di massa? Suo padre sarebbe ancora vivo?
Cercando di ignorare quei pensieri, fece appello a tutta la forza di volontà che aveva in corpo per incontrare ancora una volta gli occhi del Titano Fondatore.
<< Perché stai facendo tutto questo? >> chiese con un tono di voce molto più disperato << Uccidere donne, uomini, bambini innocenti...Il ragazzo che conosco non avrebbe mai compiuto atti così orribili. >>
<< Quel ragazzo era uno sciocco fuorviato da una visione distorta del mondo >> rispose Eren, impassibile.
Annie strinse ambe le mani in pugni serrati. << Quel ragazzo era la persona migliore che avessi mai conosciuto. Lo rispettavo… >>
<< Eppure tu lo hai tradito senza esitazione >> continuò l’altro, facendola sussultare una seconda volta.
<< Io… >> borbottò la bionda, abbassando lo sguardo per la vergogna << Io volevo solo tornare a casa… >>
<< Lo so >> disse Eren. E stranamente, Annie non trovò alcuna malizia o accusa nelle sue parole.
Forse percependo la sua confusione, il ragazzo procedette ad elaborare. << Non ti sto certo giudicando. Volevi solo tornare dalle persone che amavi, così come io voglio solo che il mio popolo sia finalmente libero. In retrospettiva, i nostri metodi per raggiungere tali obbiettivi non sono poi così diversi. L’unica differenza tra noi… è che sto agendo su scala molto più vasta. >>
Pronuncio quell’ultima frase senza alcuna esitazione, come se stesse semplicemente parlando del tempo.
Annie strabuzzò gli occhi per la sorpresa.
<< Pensi davvero che uccidere ogni altra persona sul pianeta garantirà la libertà degli Eldiani? >> domandò incredula << Svegliati, Eren! Non esiste l' indipendenza assoluta. Gli umani troveranno sempre un modo per limitarsi…è nella loro natura. >>
<< Ti sbagli. La natura di tutti gli uomini è abbattere le proprie catene. >>
Lentamente, la creatura una volta umana sollevò la zampa destra e indicò gli innumerevoli giganti che li affiancavano.
<< Non ho iniziato questo cataclisma per capriccio. Ho liberato i giganti delle mura nell'interesse di un’effettiva libertà per il mio popolo >> spiegò pazientemente << La vera libertà si ha soltanto cancellando l’oppressione di una persona da parte di un'altra, creando un luogo dove gli individui non devono tremare al pensiero che domani potrebbero perdere la vita a causa del volere di altri. Soltanto in un mondo del genere gli Eldiani potranno finalmente prosperare. Ecco perché eliminerò tutti coloro che proveranno ad ostacolarmi. >>
Annie sentì la presa attorno al suo cuore farsi sempre più forte.
Deglutì a fatica, mentre i suoi occhi del colore del cielo vennero attraversati da un lampo di compassione.
<< Eren… L'uomo non è libero nella misura in cui non dipende da nulla o da nessuno: è libero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che ama, ed è prigioniero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che non può amare  >> sussurrò dolcemente << La libertà non può essere messa in termini di indipendenza, ma in termini di amore! La potenza del nostro attaccamento determina la nostra capacità di libertà. Nella nostra capacità di amare chi ci circonda…e di perdonare.>>
Posò una mano sull’enorme clavicola del titano, come se stesse cercando di confortarlo. <<  Coloro che non amano nulla, che cedono all’odio…rimangono sempre prigionieri. Come un malato incurabile che si rigira nel suo letto. >>
Ad ogni parola il suo tono di voce sembrò crescere d’intensità, e la ragazza potè sentire una lieve sorpresa filtrare attraverso il legame tra lei ed Eren. Non poteva lasciarsi sfuggire una simile apertura.
<< Tu non sei libero, Eren Jaeger. Hai semplicemente barattato una schiavitù per un’altra…e ora stai cercando di imporre la tua visione di libertà su quelle stesse persone che hai giurato di proteggere! >> continuò implacabile << Non c’è liberta in questo…solo tirannia! >>
Sorrise tristemente al ricordo dei suoi anni più giovani.
Tutte le occhiate sdegnose che aveva ricevuto dai Marleyani…i tentativi di suoi padre di trasformarla nel guerriero perfetto…i discorsi di Reiner riguardanti la lealtà alla loro causa…tutte azioni atte all’unico scopo di domarla, di schiacciare quella parte di lei che per lungo tempo aveva anelato a qualcosa di diverso. Qualcosa di vero…di personale.
<< Mi ci si sono voluti anni per capirlo. L'unica libertà che merita questo nome è quella di perseguire a modo nostro ciò che ritentiamo giusto…senza intralciare gli sforzi di coloro che cercano di fare lo stesso. Ma Eren… se continui su questa strada…l’unica libertà che ti resterà sarà quella di morire completamente solo >> terminò, riversando in quelle parole tutta la comprensione che nutriva per il sogno del ragazzo.
Per la prima volta da quando si erano incontrato nel campo d’addestramento di Paradise…era stata completamente aperta e sincera con lui.
Eren rimase in silenzio per quello che sembrò un tempo interminabile, apparentemente impegnato a contemplare il discorso della bionda.
Per un attimo, Annie si ritrovò a sperare di essere riuscita a farlo desistere dai suoi obbiettivi. Ma…
<< È un sacrificio che sono disposto a fare, affinchè le persone che amo possano vivere il resto delle loro vite in pace >> fu la fredda risposta che rimbombò nella mente del Titano Femmina.
Annie sentì il proprio cuore affondare e percepì un freddo brivido attraversarle la spina dorsale.
Tuttavia, riuscì a mantenere i nervi saldi e cercò di non farsi sopraffare dalla disperazione.
<< In questo caso…concedimi la libertà di fermarti >> disse dopo qualche attimo di silenzio.
E prima che Eren potesse chiederle ulteriori chiarimenti…la ragazza balzò al di sopra della sua gigantesca testa. Al contempo, la parte inferiore del collo del Titano si aprì, e il corpo umano di Annie scivolò dolcemente tra i capelli dell’ex compagno di squadra.
La ragazza potè sentire la sorpresa di Eren attraverso il loro legame e si concesse un sorrisetto soddisfatto.
<< Io e te, Jaeger. Niente trucchi…niente titani! >> urlò a gran voce  << La libertà degli Elidiani contro quella del mondo intero. Un ultimo combattimento! >>
Non ricevette alcuna risposta. Il Titano fondatore rimase completamente in silenzio, nonostante le loro menti fossero ancora collegate.
La bionda deglutì a fatica e prese un respiro profondo.
<< Andiamo, Jaeger. Ormai sono rimasta solo io. Hai distrutto tutte le difese di Marelyn e pure quelle organizzate dai tuoi amici >> continuò con maggiore insistenza << Tutto ciò che si frappone tra te e quelle persone è una fragile ragazzina. Le nostre menti sono collegate, sai che non sto cercando di attirarti in una trappola. >>
Ancora silenzio.
Annie sentì la propria determinazione vacillare, ma scelse di non darsi per vinta.
<< Non sei curioso di sapere una volta per tutte se sei riuscito a superarmi? >> chiese con un tono di voce molto più giocoso e beffardo << Penso che nel profondo, in quella tua testa suicida piena di pensieri contorti… ci sia ancora una parte di te che voglia scoprirlo. Beh…ora hai l’occasione di ottenere una risposta. >>
Anche questa volte venne accolta da un cupo silenzio.
Rimase ferma e immobile, in attesa, con gli occhi che occasionalmente si muovevano da una parte all’altra per confermare o meno che i titani colossali fossero ancora immobili.
Poi, qualcosa cominciò a fuoriuscire dal collo della creatura sopra cui poggiava. Una figura distintamente umana, accompagnata da una nube di vapore e dal suono inconfondibile di carne che veniva strappata. Era un suono che ormai conosceva a  memoria, lo stesso che aveva udito dopo ogni trasformazione.
Pochi secondi dopo, Eren Jaeger attraversò la coltre fumante, palesandosi di fronte alla ragazza.
Annie lo scrutò attentamente da capo a piedi, cercando di trattenere un brivido. Sembrava solo un ombra del ragazzo che aveva conosciuto tra le mura.
Ormai la superava in altezza di almeno trenta centimetri. I lineamenti del suo viso erano molto più maturi, segnati da piccole cicatrici filiformi sotto gli occhi e lungo la mascella. Un segno indelebile della loro natura di mutaforma.
<< Sei diventato più alto >> disse con tono apparentemente disinvolto, sebbene internamente stesse tremando per l’anticipazione.
Eren sembrò leggerla nel pensiero e arricciò ambe le labbra in un sorriso divertito.
<< Tu sembri più piccola >> rispose con una scrollata di spalle, ricevendo in cambio un sonoro sbuffo.
Rimasero a fissarsi per qualche altro secondo…e poi, entrambi assunsero una posizione da combattimento.
Al contempo, i Titani Colossali ripresero a muoversi, puntando verso la folla di persone raccolte ai piedi del promontorio.
Annie deglutì ancora una volta.
“Ci siamo…dipende tutto da me. La battaglia finale per il genere umano…comincia ora” pensò, mentre rivoli di sudore le colavano lungo il collo.
Di fronte a lei, il sorriso di Eren si fece più pronunciato.
<< Preparati, Annie…arrivo! >>
E, detto questo, si lanciò in avanti.
 
                                                                                                           * * *

<< Signore ! >>
Il soldato semplice Allen Wagner entrò di corsa nella sala conferenze, tenendo tra le mani l’ultima comunicazione che la base aveva ricevuto via telegramma dal quartier generale delle operazioni militari di Marley.
Tutti gli scienziati del progetto New Sun erano stati raccolti come ordinato dal Generale Alonzo Muller, attuale responsabile della struttura.
Il militare era uno di quei veterani di guerra che l'esercito si compiaceva di elevare a ranghi elevati, salvo poi per bloccarli nelle posizioni più insolite.
Avendo conquistato un totale di due stellette poco prima del finire della guerra con l’Oriente, l’allora Colonnello Muller aveva scelto personalmente di supervisionare il progetto New Sun nell'inebriante possibilità di assurgere ai fasti di Generale a tutti gli effetti, cosa per giunta concretizzatasi dopo la morte di quasi ogni altro possibile candidato alla carica.
Ora, di fronte alla situazione che gli era stata appena portata all'attenzione, quel sogno non pareva poi così allettante.
Muller afferrò il foglio dalle mani del soldato, lo lesse con estrema attenzione…e si voltò verso il gruppo di scienziati raccolti alle sue spalle in maniera quasi meccanica.
<< Abbiamo ricevuto un telegramma dal quartier generale >> disse con un’espressione rassegnata << Mi hanno ordinato di dare il via libera all’uso del progetto New Sun per eliminare il Titano Fondatore >>
Com’era prevedibile, la notizia venne accolta con sguardi pieni di sorpresa…e orrore.
“Non posso certo biasimarli” pensò il generale. Non dopo che gli avevano spiegato cosa la loro creazione fosse capace di fare. Non dopo che avevano ricevuto la conferma che c’erano ancora migliaia di persone nei pressi del loro bersaglio.
Un uomo si fece avanti. Era molto più magro e basso rispetto agli altri, con un viso allungato e gli occhi opachi, quasi spenti.
<< Così presto? >> chiese con una nota marcata di timore.
Muller annuì in conferma  e prese un respiro profondo.  << Signor Oppenheimer…ho bisogno di saperlo. Il suo dispositivo funzionerà? >>
Lo scienziato di fronte a lui sembrò esitare, cosa che il generale non considerò affatto un buon segno.
<< Non è mai stato testato, signore. È impossibile prevedere quale sarà il risultato di un uso sul campo… >>
<< Allora mi dica solo se lei CREDE che funzionerà >> lo interruppe prontamente Muller.
Il rinomato Oppenheimer rimase in silenzio per circa una decina di secondi, apparentemente impegnato a controllare i pro e i contro della sua creatura.
<< Io… >> cominciò incerto << Sì…pensò che funzionerà >>
<< Allora faremo come ordinato >> borbottò cupamente il Generale << è la nostra unica possibilità di fermare quel mostro e salvare l’umanità. >>
Detto questo, volse al gruppo di scienziati un cipiglio pieno di rimpianto…e della consapevolezza del terribile crimine di cui presto sarebbe stato responsabile.
<< Caricatelo su un aereo…e che Dio abbia pietà per le nostre anime, e per quelle delle persone che si trovano in quell’Inferno. >>
 
                                                                                                        * * *
 
Il suono delle nocche che incontravano la carne venne parzialmente nascosto dal cupo rimbombo provocato dai titani colossali. Eppure, Eren Jaeger ed Annie Leonheart lo sentirono riecheggiare chiaramente nelle loro tempie come un colpo di pistola, accompagnato da un dolore accecante.
Indietreggiarono all’unisono, i volti bagnati dal sangue ma privi di ferite, e si sorrisero a vicenda. Ghigni selvaggi e carichi di anticipazione.
Scattarono nuovamente in avanti e il pugno di Eren saettò come un serpente verso lo stomaco della ragazza.
Annie vide tutto come a rallentatore e si spostò appena di lato, compiendo un arco con la mano destra e intercettando il colpo avversario. Non era mai stata una persona particolarmente forte, ecco perché suo padre l’aveva sempre allenata con tecniche capaci di contrastare avversari molto più grossi di lei.
Questo Eren lo sapeva bene. Dopotutto, era stata proprio lei ad insegnargli a combattere durante i tre anni spesi al campo di addestramento delle mura. Quindi sollevò subito l’altra mano per controbilanciare la difesa dell’avversario, per poi compiere un rapido calcio laterale.
Annie spalancò gli occhi e alzò il braccio sinistro, utilizzando il gomito per frenare il colpo. Poi, prima che Eren potesse contrattaccare, abbassò la testa in avanti e caricò il ragazzo come un toro, piazzandogli un montante sotto il mento.
Sorpreso da quella mossa poco ortodossa, Eren cadde all’indietro con un tonfo. E prima ancora che potesse pensare di rialzarsi, ecco che Annie rotolò sulla testa del Titano Fondatore e lo afferrò per il collo, piazzandosi proprio dietro di lui e costringendolo contro il suo corpo.
<< Andiamo, Jaeger! È tutto quello che sai fare?! >> domandò beffarda << Non ti ho insegnato niente?! >>
La ragazza sentì un ringhiò basso e gutturale provenire dalla gola del mutaforma.
Eren le afferrò la mano destro e cominciò a tirare.
All’inizio, Annie riuscì a contrastare la forza avversaria, ma con il passare dei secondi si ritrovò incapace di mantenere la presa.
“È diventato molto più forte” realizzò con una punta di panico. Al contempo, Eren fece pressione sulle gambe e scattò all’indietro, colpendola sul naso con la nuca.
Annie sentì un sonoro crack!, seguito da un forte dolore. Glie lo aveva sicuramente rotto, ma cercò di non pensarci. Dopotutto, sarebbe guarito nella frazione di pochi secondi.
Il sangue le oscurò momentaneamente la vista, e questo diede il tempo all’avversario di colpirla con un forte calcio alla testa.
Rotolò di lato e scattò subito in piedi, appena in tempo per deviare un altro pugno ad opera del ragazzo. Prendendo un respiro profondo, si abbassò sotto di lui e fece appello a tutta la forza che aveva in corpo per sollevarlo, utilizzando la carica dell’avversario per contrastare il suo peso.
Poi, con un movimento fulmino, si voltò di scatto e gli tirò un braccio dietro la schiena, spingendolo a terra e bloccandolo con il ginocchio. O, almeno, questo era stato il suo intento iniziale.
Con suo grande shock, vide Eren contorcersi sotto la sua presa e girarsi verso di lei, ignorando l’angolazione strana che aveva appena assunto il suo sbraccio. Se l’era slogato di proposito per guadagnare un vantaggio.
Sorridendo alla sua espressione sorpresa, mise un piede contro il suo stomaco e la spinse lontano da lui. Poi, si rialzò in piedi e si rimise a posto la spalla lussata come se nulla fosse, come se il dolore non lo disturbasse nemmeno.
Annie strinse gli occhi e assunse nuovamente una posizione difensiva. Con la coda dell’occhio, vide che i titani colossali avevano ormai quasi raggiunto la fine del promontorio.
“ Ormai non ho più tempo” pensò, gli occhi fissi in quelli del suo avversario.
<< Sei ancora convinta di poter salvare quelle persone? >> domandò Eren, la testa leggermente inclinata di lato.
Nel suo tono non c’era niente di beffardo…solo una sincera curiosità. La stessa che Annie si sarebbe aspettata di sentire da un bambino che aveva appena scoperto qualcosa di molto interessante.
“Oh, Eren…che cosa ti è successo?”
<< Sei ancora convinto di potermi battere? >> rispose impassibile, suscitando un cipiglio da parte del ragazzo.
Questi si lanciò verso di lei ancora una volta, e presto i due si ritrovarono coinvolti in una sorta di bizzarro balletto. Pugni e calci volarono da entrambe le parti, accompagnati da spruzzi di sangue.
Annie contrattaccò Eren con una steccata alle caviglie, facendolo cadere a terra. Una volta sopra di lui, iniziò a colpirlo ripetutamente in volto, come se ormai non potesse più fare altro.
<< Questo è per mio padre, butto bastardo suicida! >> urlò, riversando in ogni colpo tutta la rabbia che provava per il ragazzo alla sua merce. E non le importava il dolore che cominciò a sentire alle mani, ne gli schizzi rossi che le macchiarono il volto, e nemmeno la stanchezza. Voleva solo che tutto finisse il più presto possibile.
Al decimo pugno, Eren girò il corpo di scatto, invertendo le loro posizione. E una volta sopra di lei, avvolse ambe le mani attorno al suo collo e cominciò a stringere, il volto adornato da un’espressione impassibile.
Annie rilasciò un gemito strozzato e afferrò i polsi del ragazzo, in un vano tentativo di liberarsi.
<< E-Eren… >> borbottò, mentre la sua vista iniziava a farsi sempre più sfocata.
Girando appena la testa, vide che i titani avevano ormai raggiunto la fine del promontorio.
Le grida strazianti delle persone bloccate ai piedi del dirupo cominciarono a riecheggiare per tutta la costa, ed Annie sentì calde lacrime strusciarle lungo le guancie.
“È finita” pensò rassegnata “Non riesco mai a concludere niente…”
Fu allora che un ronzio risuonò al di sopra della coppia.
Eren si bloccò di colpo e allentò la presa sulla sua gola.
Alzò la testa in direzione della volta celeste, rapidamente seguito da Annie.
I loro occhi si posarono sulla figura di un piccolo aereo da guerra. Volava a circa mille metri sopra di loro, ed era parzialmente nascosto dalle nubi.
La bionda lo fissò sorpresa.
“Perché hanno mandato fin qui un singolo aereo? Cosa sperano di ottenere?”
La risposta a quella domanda inespressa non tardò a farsi sentire.
Qualcosa cominciò a cadere dalla macchina volante. Qualcosa di piccolo e tondo, a cui seguì un fischio acuto.
“È …una bomba?” pensò Annie, con evidente scetticismo. Cos’avrebbe mai potuto fare una singola bomba per fermare questa carneficina?
Avevano già provato a bombardare l’esercito di Eren per frenarne l’avanzata. La cosa ancora più strana era che la bomba non stava puntando direttamente verso di loro, ma a circa un centinaio di metri dalla posizione attuale del Titano Fondatore. Era quasi come se il pilota dell’aereo non si fosse nemmeno preoccupato di calibrare l’obbiettivo. Come se fosse sicuro che l’esplosione provocata dall’ordigno sarebbe comunque riuscita ad abbattere la creatura, ignorando la distanza dal punto d’impatto.
Fu quando ebbe completato quel pensiero…che la bomba toccò terra.
Vi fu un lampo di luce, seguito da un calore intenso.
Appena una frazione di secondo dopo, il rombo di mille tuoni squarciò la barriera del suono e provocò un’onda d’urto abbastanza potente da sollevare una nuvola di polveri e detriti che si sollevò per diversi chilometri da terra.
Quelle poche persone che erano riuscite a fuggire dal Rumbling via mare, alzarono appena lo sguardo e puntarono verso Ovest. Rimasero in quella posizione per lungo tempo, non pensando alle ondate di calore che colpirono i loro volti.
Al posto della costa di Marley, un fungo di ceneri e polveri si stagliava all’orizzonte, come un pugno chiuso in cima a un lungo avambraccio nero. Turbinava, sfumato ai bordi, mentre già cominciava a dissolversi in una lugubre luce dalle tinte rossastre, come se il sole avesse deciso di tramontare di primo pomeriggio.
Poi, i giganti colossali cominciarono a cadere a terra come marionette a cui avevano appena tagliato i fili.




 
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Ebbene sì, Marley ha appena utilizzato una bomba atomica per debellare la minaccia del Titano Fondatore. Ovviamente Eren ed Annie sono riusciti a sopravvivere, ma il COME sia stato possibile sarà spiegato man mano che la storia andrà avanti.
Spero abbiate apprezzato il loro confronto, specialmente quello ideologico.

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Capitolo 2
*** A new world ***


Eccovi un nuovo capitolo! Vi auguro una buona lettura ;)


A new world 

Il richiamo di un uccello riscosse Annie dai suoi ricordi insanguinati.
Per un attimo, quando alzò gli occhi per la prima volta verso un cielo completamente limpido,  le sembrò quasi di ritornare a quel giorno di quasi cinque anni prima, durante  la sua ultima battaglia contro Eren.
Il freddo era lo stesso e così anche il dolore che stava provando in quel preciso istante.
A pochi passi da lei vi era l’immenso cadavere del Titano Fondatore, che aveva già cominciato ad evaporare.
Distolse l’attenzione dal cielo. Era passata un’eternità da quel giorno e lei non si sentiva più un umana.
Suo padre non era più lì per sostenerla con il ricordo delle sue parole.
E per quanto riguarda Eren?
Il pensiero di colui che aveva dichiarato guerra all’intera umanità la costrinse a rimettersi in piedi.
Cominciò subito a guardarsi intorno, ignorando il fischio acuto che le martellava le recchie e la vista parzialmente offuscata. Si rese presto conto di trovarsi su una spiaggia.
Poco più avanti…una foresta. Ma con piante che la ragazza non aveva mai visto prima, assai diverse da quelle a cui era abituata.
Deglutì a fatica. Lui poteva essere là fuori o nascosto tra i resti fumanti del Titano Fondatore.
Oppure era chissà dove e l’esito della battaglia lo aveva spinto ad abbandonarla lì. Oppure era morta, e ora sii trovava all’Inferno.  
No…poteva sentire il suo cuore che le pulsava nel petto, pompando il sangue con più forza. Doveva essere ancora viva.
Cercò di mantenersi in equilibrio e si spolverò la sabbia dai vestiti.
Girò appena lo sguardo…e allora lo vide. Eren Jaeger era a soli una decina di metri da lei, sdraiato a terra e con gli occhi chiusi.
Annie si tese all’istante e continuò a guardarsi attorno con aria frenetica.
Dopo una breve indagine, notò una roccia aguzza che sbucava dalla sabbia. Senza perdere tempo, la estrasse da terra e si avvicinò zoppicando al corpo dell’ex compagno di squadra.
La sua testa passò brevemente dal ragazzo all’arma contundente che teneva in mano.
Le sarebbe bastato un forte colpo al testa per ucciderlo e liberare il mondo da questa minaccia. Un unico colpo…e sarebbe stata in grado di vendicare la morte di suo padre. Un unico colpo…e avrebbe ucciso colui che era stato il suo primo ed unico amico.
Sentì la gola seccarsi. Sarebbe stata davvero in grado di ucciderlo? Anche dopo tutto quello che aveva fatto? Anche dopo il livello di potere che aveva raggiunto?
Aveva sentito dire che Eren era già sopravvissuto ad una decapitazione. Una semplice roccia sarebbe riuscita a completare il lavoro? Annie ne dubitava fortemente…ma doveva almeno provarci.
Prese un respiro profondo e tornò a fissare il giovane con un’espressione determinata.
Pigramente, si rese conto che quella era la prima volta in cinque anni che lo vedeva bene per prima volta, senza il pensiero della battaglia imminente ad offuscarle i pensieri. Sembrava così stanco…così senza vita. Era una visione a dir poco sconfortante.
Facendo appello a tutta la forza di autocontrollo che aveva in corpo, sollevò la roccia e si preparò ad abbatterla sulla testa del mutaforma. Ma prima che potesse farlo…Eren spalancò gli occhi. 
Annie si ritrovò a fissare una lavagna vuota, uno sguardo vacuo e parzialmente coperto da capelli selvaggi. Era uno sguardo che anni prima non sarebbe mai stata in grado di attribuire al ragazzo a cui aveva insegnato a combattere. 
I suoi occhi non erano dello stesso verde brillante di quel giovane orgoglioso. Ora sembravano portatori di un’oscurità primordiale. Opachi come una coltre di nebbia che avvolge una foresta di sempreverdi.
La roccia calò verso il basso ed Eren le afferrò il polso con un unico e rapido movimento, bloccandola. Meno di un paio di secondi dopo, le loro posizioni furono invertite.
Annie cominciò a scalciare nel tentativo di liberarsi e lanciò un urlo collerico. Il suo avversario, tuttavia, non diede alcun segno di voler allentare la presa.
Rimasero in quella posizione per un po’, fino a quando la ragazza non si rese conto della futilità della proprie azioni.
Con un sospiro rassegnato, lasciò andare la roccia. Eren la scrutò in volto, quindi iniziò ad accennare un sorriso.
<< Hai intenzione di attaccarmi di nuovo? >> chiese con un tono di voce calmo e controllato nonostante la situazione.
Annie lo fissò ferocemente, ma annuì con riluttanza.
<< Bene >> borbottò il mutaforma, mentre si allontanava per permetterle di alzarsi.
La bionda si rimise in piedi con un balzo e cominciò a togliersi la sabbia dai vestiti.
Si voltò verso Eren…e procedette a tirargli un pugno, che il ragazzo evitò per un pelo.
<< Annie, ti stai comportando in modo ridicolo >> sospirò, mentre assumeva una posizione di combattimento.
Annie strinse gli occhi e si lanciò in avanti con un grido.
<< Ok, pessima scelta di parole >> borbottò l’avversario, mentre faceva del suo meglio per contrastare gli attacchi della ragazza.
Annie non sembrò preoccuparsene e continuò a inveire contro di lui senza la minima traccia di esitazione, menando calci e pugni come se ormai non potesse più fare altro.
Passati due minuta, però, la pazienza di Eren cominciò ad esaurirsi.
Si abbassò per evitare l’ennesimo pugno e colpì la bionda con un fendente alle gambe, facendola cadere a terra.
Le fu subito sopra e la prese per i polsi, cercando di bloccarla.
<< Annie, smettila! >> ringhiò attraverso i denti, ma la ragazza si limitò a tirargli una testata al naso.
“Sta diventando un’abitudine” pensò il Titano Fondatore con aria stizzita. Tuttavia, riuscì ad ignorare il dolore e fece pressione sullo stomaco della ragazza, ma ecco che lei cominciò a scalciare come una furia, facendogli quasi perdere l’equilibrio.
<< ANNIE! >> urlò con tanta forza da spingerla a fermarsi.
La bionda si bloccò di colpo, gli occhi spalancati per la sorpresa e la paura.
Sembrava un cervo catturato dal bagliore della luna. Una creatura terrorizzata in balia di un predatore pronto a divorarla.
Quella visione si rivelò troppo da gestire anche per Eren. Proprio come quando aveva estratto il suo corpo minuto dal Titano Femmia…si ritrovò incapace di ferirla ulteriormente. Ancora non capiva come quella strana e solitaria ragazza fosse capace di suscitare in lui una simile reazione. Ma ora non era certo il momento di soffermarsi su simili questioni.
Prese un paio di respiri calmanti e la fissò intensamente.
<< Mi dispiace per tuo padre, va bene? >> sussurrò con il tono di voce più calmo e confortante che riuscì a trovare << Mi dispiace… >>
Annie sussultò e sentì il proprio cuore mancarle un battito.
Presto, la sua mente venne invasa da frammenti di memorie riguardanti i momenti più significativi che aveva passato con il genitore. I loro allenamenti, i loro pasti,  le loro brevi esplorazioni al dì là dei quartieri Eldiani di Marley…tutti quelli immagini la colpirono con la stessa intensità di un treno in corsa.
L’uomo che l’aveva cresciuta, colui che era stato la sua ancora per tutta la vita, l’unica persona al mondo in cui aveva sempre riposto fiducia…era morto, ucciso dallo stesso individuo che ora la teneva bloccato a terra.
Sentì un moto di nausea farsi strada dentro di lei e per poco non fu tentata di vomitare.
<< Toglimi le mani di dosso >> sussurrò stancamente, ed Eren fece proprio questo. Cercò pure di aiutarla ad alzarsi, ma lei lo allontanò con uno sguardo sprezzante.
<< Dovresti vergognarti, Jaeger. Trattare una fragile ragazza in questo modo… >>
<< Non c’è niente di fragile in te >> ribattè l’altro con un roteare degli occhi, pur non nascondendo un sorriso divertito al ricordo di quella vecchia battuta.
Annie sbuffò e tornò a guardarsi attorno.
<< Dove siamo? >> chiese più a se stessa che al suo ex compagno di allenamento.
Eren inarcò un sopracciglio e fece una rapida panoramica dell’area circostante.
<< Non lo so. Ma sicuramente non siamo più a Marley >> concluse dopo un’attenta indagine, ricevendo un’espressione sorpresa ad opera di Annie.
Intuendo la sua confusione, il mutaforma continuò dicendo: << Non riesco più a sentire la connessione con i titani. >>
<< Bene >> disse la bionda con tono vendicativo, e questa volta il ragazzo dovette fare appello a tutta la forza di autocontrollo che aveva in corpo per non mostrare la sua irritazione.
<< Hai idea di quale tipo di arma abbiano utilizzato i tuoi compatrioti? >> chiese nel tentativo di cambiare argomento.
Lo sguardo sul volto della bionda sembrò farsi più tagliente.
<< Non erano i miei compatrioti >> rispose freddamente << Solo i miei padroni. >>
<< La domanda resta >> ribattè Eren, impassibile.
Annie si limitò a schioccare la lingua.
<< Non ne ho idea. Come ben sai, ho passato quasi cinque anni lontano dal paese e non mi certo aggiornata sulle loro ultime “conquiste” in campo militare. Avevo altri pensieri per la testa >> continuò con una marcata nota di sarcasmo.
“Tipico di Annie” pensò Eren, divertito “Comportarsi in modo disinteressato per cercare di mantenere il controllo della situazione.”
Fece per porgerle un’altra domanda…ma si bloccò.
Udì un rumore indistinto provenire dalla foresta. Un ronzio basso e ritmato, simile quello generato dalle macchine da guerra di Marley.
I suoi muscoli si tesero subito per la prospettiva di una nuova minaccia.
<< Arriva qualcosa >> borbottò freddamente, lo sguardo fisso nella stessa direzione in cui il suono era più forte. Allarmata, Annie fece lo stesso.
Pochi secondi dopo, una coppia di oggetti fuoriuscirono dagli alberi…veicoli. Ma di un genere che i due mutaforma non avevano mai visto.
Erano molto diversi dalle automobili utilizzate dei cittadini di alta classe di Marley, ma non erano neppure mezzi di trasporto blindati. Sembravano quasi una coppia di grosse scatole nere e lucenti.
Attraversarono la distanza che li separava dai due ragazzi in meno di un minuto, sollevando una densa nuvola di sabbia. Una volta di fronte ai mutaforma, quelle che Annie suppose fossero le portiere del mezzo si aprirono di scatto.
Dai veicoli fuoriuscirono un totale di dieci uomini vestiti con le divise più strane su cui i titani avessero mai posato gli occhi. Erano interamente blu, con strisce bianche lungo i bordi, e aderivano al corpo in maniera piuttosto pronunciata. Al centro del petto spiccava una scritta: S.H.I.E.L.D.
L’unico a non indossare quell’ abbigliamento era un uomo calvo e vestito in un completo completamente nero. Aveva anche un paio di occhiali dalla montatura bizzarra, con lenti talmente scure da potergli nascondere gli occhi anche alla vista acutissima dei mutaforma. Inoltre, nella mano destra teneva una strana scatola grigia che ogni tanto emetteva una specie di ronzio.
Eren lo sentì abbaiare degli ordini nel familiare dialetto di Marley, e la cosa lo sorprese non poco. Forse erano più vicini alla capitale di quanto avesse inizialmente pensato, ma una sensazione fastidiosa lo intimò a riconsiderare quell’opzione.
Vide il gruppo di soldati – almeno, pensava fossero soldati – estrarre grossi fucili dalla schiena e puntarli verso di loro, mentre il presunto comandante di quel piccolo battaglione prendeva una lunga occhiata al cadavere fumante del Titano Fondatore.
Infine, i suoi occhi si posarono sulla coppia.
<< Identificatevi >> ordinò freddamente l’uomo, con un tono di voce che non ammetteva repliche.
Per sua sfortuna, Annie era ormai diventata completamente insensibile agli ordini e all’autorità in generale. Dieci anni passati sotto il giogo di una potenza xenofoba potevano avere questo effetto.
<< In genere, è corretta educazione presentarsi PRIMA di chiedere a qualcuno di fare lo stesso>> disse con un tono di voce monotono, lo stesso che aveva utilizzato con Eren durante i loro primi incontri.
L’uomo stranamente vestito – che Annie aveva ribattezzato nella sua mente Mr Occhiali - inarcò un sopracciglio.
<< Fantastico, abbiamo un intelligentona >> commentò beffardo, mentre si toglieva gli occhiali e cominciava a pulirseli << Per dirla senza mezzi termini, tesoro, noi non abbiamo nomi. In tutta sincerità…Noi non siamo  nemmeno qui, il che significa che se vi ammazziamo entrambi nessuno potrà mai darci la colpa.>>
Esternamente Annie non diede alcuna reazione visibile, ma il pollice della mano sinistra si mosse appena verso l’anello di suo padre. L’unica cosa che le era rimasta del genitore.
<< Abbiamo motivo di credere che siate coinvolti in attività terroristiche che violano la legge di registrazione dei superumani >> continuò l’uomo di fronte a lei, ignaro delle sue azioni.
Lanciò una rapida occhiata al corpo in putrefazione del Gigante Fondatore e indicò verso di loro lo strano oggetto che teneva in mano. << E in base a quello che vedo…e al rumore che sta facendo il mio amichetto…penso proprio che tali sospetti siano fondati. >>
Detto questo, arricciò appena le labbra in un sorriso accomodante e aggiunse: << Devo chiedervi di venire con noi e rispondere ad alcune domande… >>
<< E se non lo facessimo? >>
Il suono di quella voce fu sufficiente a inviare un brivido lungo la spina dorsale di Annie.
Si era quasi dimenticata che fosse ancora lì…proprio accanto a lei. Il suo vecchio compagno di squadra…il suo primo vero amico…colui che aveva massacrato milioni di persone solo per l’ambizione di un contorto senso di libertà. Un mostro in pelle umana.
<< Eren… >> disse con tono d’avvertimento, ma il ragazzo non sembrò sentirla e compì un passo in avanti.
<< Se noi dovessimo rifiutare la sua richiesta…che cosa succederebbe? >> ripetè con una voce priva di alcuna emozione, come se volesse sinceramente saziare la propria curiosità.
Lo sguardo dell’uomo in nero sembrò indurirsi e gli altri soldati che erano con lui sollevarono le armi e le puntarono verso la coppia.
<< Che dovremmo usare metodi assai meno diplomatici per costringervi a seguirci >> fu la fredda risposta di Mr Occhiali << Ma è un opzione che vi sconsiglio caldamente. >>
Fece cenno ad uno dei sottoposti e questi estrasse un paio di bizzarre manette dalla cintura dei pantaloni. Erano molto sottili, e per questo Annie suppose che dovevano essere state fabbricate con un metallo molto più resistente di quello a cui era abituata.
<< Allora, Ke-mo sah-bee? Farai il bravo? >> domandò Mr Occhiali con un sorriso beffardo.
Eren rimase in silenzio. Fu quello il primo segnale che fece drizzare i capelli sulla nuca della bionda. Non era mai un buon segno quando Eren Jeager si limitava ad osservare qualcuno.
Se ne rimase semplicemente lì e passò brevemente lo sguardo da un soldato all’altro.
<< Ho una controfferta >> disse dopo quasi un minuto buono di silenzio << Tu e i tuoi amici ci lascerete andare…o io vi ucciderò tutti. >>
“Fanculo” fu il primo pensiero che attraversò la mente di Annie. Fu presto seguito dal suono delle sicure dei vari fucili che venivano sbloccate.
<< Eren, non fare cazzate >> sussurrò a bassa voce, ma il ragazzo non si voltò nemmeno per riconoscere la sua esistenza.
Mr Occhiali strinse gli occhi in un paio di linee sottili…e poi, fece cenno ai suoi uomini di farsi avanti.
<< Prendeteli >> ordinò impassibile. Fu allora che si scatenò l’inferno.
Annie vide tutto come a rallentare. Osservò Eren mentre si portava la mano destra alla bocca, proprio mentre i Soldati cominciavano ad avvicinarsi.
I suoi occhi vennero attraversati da un lampo di panico. << Eren, no! >>
BOOM!
Uno schizzo di sangue. Un lampo di luce dorata. Seguì un esplosione e decine di metri cubi di sabbia si sollevarono da terra.
Alcuni soldati vennero sbalzati dalla potenza dell’onda d’urto. Si udirono delle grida di sorpresa…e poi, la figura inconfondibile del Titano d’Attacco si palesò in mezzo alla nuvola di polvere.
<< Oh, Cristo Santo! >> esclamò Mr Occhiali, il volto ora adornato da un’espressione visibilmente terrorizzata. Annie non era certo da meno.
Quante volte – nella sua prigione di cristallo – aveva fatto sogni riguardanti la creatura che l’aveva costretta in quel sonno apparentemente eterno? Un essere di puro incubo, un tributo all’odio degli Eldiani…una bestia priva di raziocinio, guidata unicamente dalla rabbia.
Ed ora eccolo di fronte a lei, esattamente come se lo ricordava. Una creatura umanoide dai corti capelli neri e le orecchie a punta. Non poteva vedere il suo volto, ma non si sarebbe sorpresa dallo scorgere il ghigno tutto denti che cinque anni prima aveva estratto il suo esile corpo dal callo del Titano Femmina.
<< Dannazione… >> mormorò a se stessa, mentre tutti i soldati sollevavano le armi in direzione di Eren.
<< Sparategli! >> ordinò Mr Occhiali, e i fucili fecero subito fuoco.
Annie si buttò subito a terra mentre una raffica di proiettili penetrava nella carne del Titano d’Attacco, riversando sangue sul bagnasciuga. Eren, tuttavia, rimase fermo e immobile e si limitò a fissare il gruppo di uomini con occhi impassibili. Pochi secondi dopo, decine di bozzoli cominciarono a ricadere ai piedi del gigante e le sue ferite iniziarono a rigenerarsi.
Uno dei soldati in prima linea compì un passo all’indietro.
<< Oddio… >>
Non ebbe la possibilità di finire la frase. Eren scattò in avanti e lo spiaccicò a terra con un pugno, riversando interiora e flotti scarlatti sulla spiaggia. Un altro soldato cercò di sparargli, ma ecco che il gigante fece schioccare le mascelle di lato e lo tranciò in due con un unico e rapido morso. Lo stesso destino toccò a quello che cercò di fuggire poco dopo.
Il resto dello scontro fu piuttosto breve.
Il Titano attaccò i suoi nemici con spietata efficienza, uccidendoli uno ad uno e ignorando completamente i colpi che gli uomini riuscivano a mettere a segno.
Sangue e budella schizzarono in ogni dove, facendo calare una pioggia rossa al di sopra del campo di battaglia. Le grida di sorpresa si trasformarono in urla di terrore e invocazioni di pietà.
“È tutto inutile” pensò Annie “Eren non ne mostrerà alcuna.”
Poi, la bestia umana si mise ad inveire anche sui loro mezzi di trasporto e ne utilizzò uno per schiacciare Mr Occhiali e liberarsi degli avversari rimanenti. Entro un paio di minuti al massimo, l’intero battaglione era stato ridotto ad un mucchio di cadaveri informi e ridotti a pezzi.
Annie rimase ferma e immobile, paralizzata dalla brutalità di ciò che aveva appena assistito.
La sua mente venne subito invasa dai ricordi del giorno in cui aveva massacrato il Survey Corps. Ricordò i corpi inermi delle persone che aveva ucciso, le sue mani macchiate di sangue, le urla di disperazione dei compagni caduti…tutte memorie che aveva cercato di sopprimere sotto una facciata di fredda crudeltà e indifferenza.
Percepì qualcosa agitarsi nel suo stomaco, ma riuscì a trattenere la bile e si limitò a fissare Eren mentre fuoriusciva dal corpo del Titano d’Attacco.
<< Li hai uccisi tutti >> sussurrò, cercando di mantenere un tono di voce calmo e misurato.
<< Erano un pericolo per noi, e lo sai anche tu >> fu la fredda risposta del ragazzo.
Nei suoi occhi verde smeraldo, Annie non vide alcun segno di pentimento o gioia…Solo semplice apatia. La stessa espressione che si sarebbe aspettata da una persona che aveva semplicemente schiacciato alcune formiche che si erano avvicinate un po’ troppo al suo pranzo.
“ Che cosa ti è successo, Eren?” pensò, e troppo tardi si rese conto di aver esternato quei pensieri a voce alta.
Il Titano Fondatore sospirò stancamente.
<< Mi sono dovuto svegliare >> borbottò, per poi cominciare a incamminarsi in direzione della foresta.
Una volta giunto nel punto in cui gli alberi incontravano la spiaggia, si voltò verso di lei. << Vieni? >>
Annie sussultò alla domanda e si guardò rapidamente attorno.
Il suo sguardo passò più volte dai corpi smembrati dei soldati alla figura del ragazzo.
Eren rimase immobile e la scrutò con paziente attesa.
Infine, dopo quello che le sembrò un tempo interminabile, la bionda prese un respiro profondo ed iniziò a seguirlo.

                                                                                                                     * * * 
 
Camminarono per quasi un’ora ininterrotta attraverso la foresta, seguendo il percorso lasciato dai veicoli.
Il terreno era umido e difficile da risalire, a tratti paludoso , con una vegetazione piuttosto variegata e assai diversa da ciò a cui i due mutaforma erano abituati.
Fu solo quando trovarono un vero e proprio sentiero che la mente di Annie cominciò a rassicurarsi.
“Deve esserci un insediamento umano nei paraggi” pensò con una punta di speranza, sebbene l’idea di lasciare Eren a meno di qualche chilometro da ogni paese o città non l’aggradasse così tanto.
Infine, il suono di voce ovattate li avvertì della loro vicinanza al primo segno di civiltà umana.
Cautamente, uscirono dagli alberi…e si trovarono di fronte ad un paesaggio che li fece frenare sul posto.
Dapprima videro solo una strada completamente nera affiancata da una coppia di marciapiedi rossi. E questa conduceva ad un piccolo agglomerato di edifici…oltre cui spiccavano palazzi – apparentemente distanti diversi chilometri - che sembravano quasi toccare il cielo. Strutture verticali alte centinaia di metri che avrebbero tranquillamente messo in imbarazzo tutti i membri della Religione delle Mura.
Fu Eren il primo a rompere il silenzio.
<< Sì…decisamente non siamo più a Marley >> commentò impassibile, ma Annie riuscì a mala pena a sentirlo. I suoi occhi erano completamente focalizzati sull’enorme città davanti a loro.
<< Che razza di posto è questo? >> domandò più a se stessa che al compagno mutaforma, il volto adornato da un’espressione carica di meraviglia.
“Quei palazzi sono enormi. Devono essere grandi quanto le mura di Paradise…forse anche di più” pensò con soggezione. Fu così che, troppo impegnata ad ammirare quell’incredibile tributo all’architettura, non si rese conto di aver camminato fino al bordo della strada.
Sentì un rumore assordante provenire dalla sua destra ed ebbe appena il tempo di voltarsi, prima che un paio di braccia la tirassero indietro.
Un veicolo rosso scuro saettò di fronte a lei a gran velocità, mancandola per un pelo e sollevandole ciuffi di capelli a causa dello spostamento d’aria improvviso.
<< Stai bene? >> chiese Eren, con un marcato sottofondo di preoccupazione.
Annie sbattè le palpebre un paio di volte e passò brevemente lo sguardo dalla strada al ragazzo che le aveva appena impedito di essere investita.
<< Io…sì >> borbottò, cercando di trattenere un rossore imbarazzato << Grazie. >>
Eren grugnì soddisfatto, mentre la bionda tornava ad osservare il veicolo in ritirata.  “Mai vista un’automobile così veloce.”
Cercò di allontanarsi dal ragazzo, ma ecco che finì contro uomo vestito in maniera molto simile a Mr Occhiali.
<< Ehi, guarda dove metti i piedi! >> esclamò questi, per poi portarsi all’orecchio uno strano oggetto argentato  << Scusa, una ragazzina mi è venuta addosso. Stavi dicendo riguardo a quelle azioni? >>
Annie inclinò leggermente la testa. Stava…parlando con qualcuno? Forse quello che teneva in mano era una sorta di dispositivo di comunicazione, come i telefoni utilizzati da Marley. Eppure…non era collegato ad alcun filo. Questo posto stava diventando più strano di minuto in minuto.
Continuò a guardarsi intorno…e fu allora che i suoi occhi si posarono sulla cosa più assurda che la ragazza avesse mai visto.
C’era una vetrina a qualche metro dalla coppia, forse appartenente ad un negozio. E in quella vetrina…c’era una grossa scatola nera molto sottile e dalla superficie lucida, sopra cui stavano scorrendo delle immagini.
“Ma che diavolo…” fu tutto quello che riuscì a pensare, mentre si avvicinava cautamente a quella strana visione.
Sull’oggetto comparve la figura di una donna dai folti capelli rossi, ed Annie si ritrovò incapace di trattenere un sussulto sorpreso e un po’ spaventato.
<< È ….una scatola? Una scatola con piccole persone al suo interno? >> sussurrò incredula << No…è qualcosa di diverso…come una fotografia in movimento…>>
Prima che potesse completare quella frase, la donna cominciò a parlare.
<< Il processo tenutosi ieri al Congresso dell’ONU ha portato all’incarcerazione del noto terrorista mutante Erik Lansher, alias Magneto, recentemente divenuto leader della nazione insulare di Genosha >> esordì la rossa, mentre il suo volto veniva affiancato dall’immagine di un uomo visibilmente anziano e dai freddi occhi azzurri. Vestiva in una strana armatura rossa completa di mantello, ma ciò che attirò davvero l’attenzione di Annie fu lo strano casco cromato che indossava.
<< La nazione è situata al largo della costa orientale dell'Africa, a nord del Madagascar, e vanta la comunità mutante più grande del pianeta, con oltre sei milioni di individui. Dopo il tentativo di Magneto di dare il via ad un invasione degli Stati Uniti, l’ONU ha richiesto l’intervento degli X-Men per frenare le azioni del terrorista, con suo conseguente imprigionamento >> proseguì la donna << Al momento, la figlia di Erik Lansher, Polaris Lensher, è diventata la nuova presidentessa di Genosha ed è impegnata nelle trattative diplomatiche con il resto dell’ONU. >>
L’immagine della rossa venne sostituita da quella di una giovane donna dai folti capelli verdi, vestita in modo molto simile all’uomo che era stato presumibilmente arrestato.
<< Le azioni di mio padre hanno sicuramente provocato gravi sconvolgimenti politici all’interno della Nazione >> esordì la rinomata Polaris << Tuttavia, io e il mio Governo faremo del nostro meglio per riguadagnare la fiducia degli altri paesi, con la speranza che questi spiacevoli eventi non influenzeranno negativamente la già difficile situazione della mia razza. >>
Ci fu un altro cambio di immagine e la figura della donna dai capelli rossi si palesò nuovamente sulla superficie della scatola.
<< Su un’altra linea, l’atto di registrazione per gli umani dotati di poteri sta provocando grandi dissapori. Il direttore dello Shield ed ex leader degli Avengers, Tony Stark, rilascerà un’intervista a riguardo questo pomeriggio… >>
Ma Annie non stava più ascoltando. Ormai, la sua mente era completamente in subbuglio.
Per anni aveva creduto che Marley fosse l’apice del successo tecnologico raggiunto dall’umanità. Ma ora, di fronte a ciò che aveva visto…si sentiva quasi come un insetto al cospetto di una scimmia.
<< Annie… >> arrivò una voce familiare alle sue spalle.
Si voltò di scatto e i suoi occhi incontrarono quelli verdi e impassibili di Eren Jeager.
Il ragazzo rimase a fissarla per qualche secondo. Poi, prese un respiro profondo e…
<< Penso che siamo finiti in un altro mondo. >>


 
 
 
E così, Eren and Annie si ritrovano nel Marvel verse, durante un periodo che i fan dei fumetti ricorderanno assai bene: quello della registrazione degli umani dotati di superpoteri, evento che portò allo scatenarsi della Civil War. Tony Stark è ora il direttore dello Shield, gli Avengers sono stati sciolti e le relazioni tra umani e mutanti sono molto tese.
Tuttavia, in questa mia versione del Marvel verse, Genosha è ancora intatta, e Wanda non ha mai provocato gli eventi di House of M, quindi è perfettamente sana.
I due mutaforma sono qui da poche ore e hanno già avuto un incontro con lo Shield. E come potete vedere, Eren ormai non si fa più problemi ad eliminare chiunque minacci la sua libertà.
Per la lingua, ho deciso di rendere l’inglese il corrispettivo del dialetto di Marley per rendere la comunicazione tra i personaggi più facile. Dopotutto, non viene mai specificata la lingua che si usa in Attack on Titan, e visto che i nomi dei personaggi dell’opera variano dal tedesco all’inglese, passando per italiano, giapponese e francese, avevo praticamente carta bianca.

 

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Capitolo 3
*** We are like ghosts ***


Eccovi un nuovissimo capitolo!
Vi auguro una buona lettura, e spero che troverete il tempo di lasciare un commento ;)



We are like ghosts

Per un attimo, Annie credette di aver capito male.
Rimase immobile, in completo silenzio, aspettando pazientemente che Eren le spiegasse per quale motivo avesse fatto una battuta così assurda. Quando il ragazzo si limitò a fissarla, tuttavia, capì che non stava affatto scherzando.
<< Un…un altro mondo >> ripetè lentamente << Cosa… cosa te lo fa dire? >>
Eren inarcò un sopracciglio.
<< A parte la città con un livello di tecnologia secoli avanti rispetto a Marley, la potenza mondiale considerata l’apice del progresso umano? >> domandò retoricamente, indicando gli enormi palazzi che spuntavano al di là della cittadina.
“A parte l’ovvio, sì” fu il pensiero traditore che attraversò la mente di Annie, la quale riuscì a mala pena a trattenere un rossore imbarazzato. Dio, quanto le mancavano quei giorni in cui riusciva a mascherare le proprie emozioni meglio di qualunque altro Guerriero del suo plotone.
Di fronte a lei, Eren sollevò lo sguardo in direzione della volta celeste.
<< La mia connessione con i titani è sparita >> cominciò pazientemente << Questo può significare solo due cose: o tutti i titani e gli abitanti di Eldian sono stati uccisi nello stesso istante, il che è alquanto improbabile…o noi siamo stati trasportati in un luogo in cui mie è impossibile percepirli. >>
Tornò a fissare Annie dritta negli occhi.
<< E visto che il Sentiero percorre tutto il pianeta… beh, ho semplicemente fatto due più due >> terminò con una scrollata di spalle disinvolta, come se l’intera situazione non lo preoccupasse nemmeno.
Annie assottigliò lo sguardo. << Però sei riuscito a trasformarti in un Gigante. Senza il Sentiero non dovresti esserne capa…>>
<< Non ho mai detto che il Sentiero è sparito >> la interruppe prontamente il ragazzo, suscitando uno sguardo visibilmente sorpreso da parte della bionda.
Eren si portò una mano alla testa e cominciò a picchiettarsi la tempia.
<< Posso ancora sentirlo…vederlo…è un po’ difficile da spiegare >> borbottò con una smorfia << Ma sembra…diluito? >>
Scosse la testa.
 << No. È semplicemente… diverso >> concluse con un cenno soddisfatto.
Annie gli invio un’occhiata scettica, non del tutto sicura di come interpretare le sue parole.
Notando la sua confusione, il compagno mutaforma sospirò stancamente.
<< Io stesso so ancora molto poco di come funziona il Sentiero >> ammise << Ma è del tutto possibile che la sua influenza non sia limitata al nostro mondo. >>
“ È un’ipotesi azzardata…ma per ora è il meglio che abbiamo” pensò Annie con evidente fastidio. Odiava le incognite, ma vista la situazione da cui era scampata suppose che quella attuale era quasi un miglioramento.
Brevemente, si chiese cosa stesse succedendo a Marley. L’assenza di Eren aveva davvero fermato il Rumbling?  Armin, Mikasa e il resto del loro gruppo erano ancora vivi? E se non fossero stati solo loro due ad esse trasportati in questo strano posto?
Scosse la testa per liberarsi da quelle domande.  Ora non era certo il momento di soffermarsi su simili questioni.
<< E ora…che cosa facciamo? >> chiese al suo compagno di sventure.
Eren arricciò appena le labbra in un piccolo sorriso.
<< La prima cosa che si fa quando ci si ritrova in un territorio sconosciuto: chiediamo informazioni. >>
 
                                                                                                                                   * * *
 
I due Mutaforma impiegarono meno di mezz’ora per scovare un negozio di libri.
Si ritrovarono piuttosto sorpresi nel constatare quanto fosse grande rispetto a quelli di Marley. Le sue dimensioni erano più o meno le stesse della biblioteca della Mura, ma proprio come nelle librerie del continente vi erano decine di copie dello stesso volume, a testimonianza del fatto che pure questa società facesse uso della carta stampata.
Superarono un bancone a cui sedeva una donna di mezza età dagli spessi occhiali verdi, e dopo una rapida esplorazione del negozio si fermarono proprio davanti alla sezione dedicata alla Storia. Una volta lì, cominciarono a controllare i vari libri.
Con loro grande sollievo, constatarono che la lingua in cui erano scritti i testi era l’equivalente del dialetto Marleyano, anche se in questo mondo era chiamato “Inglese”. Solo una delle numerose informazioni che i due ragazzi appresero dopo una rapida lettura di un Dizionario lì vicino.
Entrambi scansionarono attentamente ogni libro presente nello scaffale, fino a quando Annie non trovò quello che stavano cercando.
<< Che dici, pensi che potrebbe andare? >> chiese rivolta a Eren, mentre gli porgeva tra le mani un manoscritto piuttosto spesso.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio e ne analizzò la copertina con occhio critico.
<< Storia del Mondo >> lesse ad alta voce << Molto comodo. >>
Alzò lo sguardo verso Annie. << Hai dei soldi? >>
Com’era prevedibile, la bionda scosse prontamente la testa. << Neanche una moneta di rame. E tu? >>
Eren sorrise ironicamente.
<< Non avevo esattamente bisogno di soldi nell’ultima fase del mio piano >> ammise con una scrollata di spalle. Poi, lanciò una rapida occhiata alle sue spalle.
<< Ci sono delle guardie in giro? >> chiese con il tono di voce più basso che riuscì a trovare.
Annie fece finta di controllare un altro libro e scansionò rapidamente gli interni del negozio.
<< Nessuna che io possa notare >> disse dopo quasi qualche minuto di indagine.
Eren annuì soddisfatto. << Cammina affianco a me. Cercherò di nascondere il libro sotto la giacca. >>
La ragazza gli diede un cenno impassibile e fece come richiesto. Poi, entrambi cominciarono a incamminarsi verso l’uscita con passo disinvolto.
Superarono la sezione di pagamento senza alcun problema e la donna al bancone non li degnò nemmeno di uno sguardo.
Ormai erano a soli un paio di metri dalla porta della libreria. Ancora pochi passi e sarebbero usciti dal negozio senza destare alcun sospetto…
PING!
Un suono acuto e ritmato riecheggiò per tutta la lunghezza del negozio nel momento esatto in cui Eren attraversò l’uscita. Entrambi i ragazzi si fermarono di colpo.
“Ma che…” fu tutto quello a cui Annie riuscì a pensare, mentre una luce rossa cominciò a lampeggiare sopra di loro.
<< Signore…può mostrarmi cosa tiene sotto il cappotto? >> chiese la voce della libraria alle loro spalle.
Eren non si voltò nemmeno.
<< Corri! >> urlò, per poi afferrare la mano di Annie e lanciarsi in una fuga rocambolesca al di fuori della libreria. E dopo qualche secondo speso ad evitare i passanti, sentirono ancora una volta la proprietaria dello stabilimento che gridò verso di loro un: << Fermateli! >>
I due mutaforma non smisero di correre e svoltarono al primo incrociò dell’area perdonale.
Ignorarono le proteste e le imprecazioni dei passanti contro cui sbatterono occasionalmente e cercarono di usarli come copertura.  
Con la coda dell’occhio, Eren notò un paio di uomini vestiti interamente di blu che avevano cominciato a inseguirli.
“Probabilmente sono i gendarmi di questo mondo” fu la conclusione logica a cui arrivò il suo cervello.
La coppia di ragazzi aumentò il passo e compì numerose deviazioni.
Continuarono a correre per quasi cinque minuti buoni, fino a quando non furono sicuri al 100% di non essere stati seguiti. Per fortuna, la loro resistenza era di gran lunga superiore a quella di qualunque essere umano, motivo per cui riuscirono a seminare la presunta coppia di gendarmi senza troppe difficoltà.
Svoltarono nei pressi di un vicolo e si nascosero dietro ad un grosso contenitore di metallo verde.
<< Pensi che li abbiamo seminati? >> chiese Annie, ricevendo un grugnito affermativo da parte di Jaeger.
Sospirò sollevata e si portò una mano tra i capelli.
<< Che diavolo era quel suono? >> ringhiò, visibilmente infastidita da quella svolta inaspettata degli eventi.
Per l’ennesima volta, Eren si limitò a scrollare le spalle, cosa che la bionda aveva cominciato a trovare piuttosto irritante. Il suo modo di affrontare la situazione era troppo disinvolto…e la innervosiva. Tutto di quel ragazzo riusciva a innervosirla, in realtà.
<< A quanto pare, in questo posto hanno sistemi di sicurezza molto più avanzati dei nostri >> commentò il Titano Fondatore, mentre estraeva il libro da sotto il cappotto << Temo che d’ora in avanti avremo assolutamente bisogno di soldi… >>
<< Fermi dove siete! >>
Il suono di quella voce li costrinse a voltarsi.
All’entrata del vicolo aveva appena preso posto la figura di uno dei gendarmi che solo pochi minuti prima aveva cercato di catturarli. Oh…e teneva tra le mani una pistola.
Annie si rimproverò mentalmente per la loro disattenzione. Non aveva preso in considerazione l’idea che avrebbero continuati a cercarli, anche dopo aver perso le loro tracce. Ormai era troppo abituata all’incompetenza del corpo di polizia delle mura.
<< Alzate le mani e non fate scherzi >> disse duramente l’uomo, pur mantenendo una posizione relativamente rilassata. Era più che ovvio che non li vedesse come un ‘effettiva minaccia, e ciò non sorprese la bionda nel minimo. Dopotutto, avevano solo rubato un libro.
Con quel pensiero in mente, cominciò ad avvicinarsi cautamente al gendarme e questi si irrigidì di colpo.
<< Ho detto di non muoverti! >> ripetè con maggiore enfasi.
Ma Annie non lo ascoltò e continuò a camminare verso di lui con un’espressione completamente impassibile.
<< Dico sul serio! Fai un altro passo e… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Annie scattò in avanti come una vipera e coprì in meno di un secondo la distanza che li separava. Poi, gli afferrò il braccio e fece pressione sulle gambe.
Il corpo dell’uomo venne sollevato da terra e sbattuto violentemente al suolo. La bionda tirò un calcio alla pistola e lo colpì un paio di volte alla testa, mettendolo a dormire.
Dopo essersi assicurata che fosse effettivamente K.O, iniziò a tastare i vestiti del gendarme in cerca del suo portafoglio.
Eren le si avvicinò con un sorriso vagamente divertito ed Annie lo scrutò con la coda dell’occhio.
<< Avevamo bisogno di soldi, no? >> domandò retoricamente.
Il Titano Fondatore grugnì in accordo, per poi afferrare la pistola poco distante.
Annie lo fissò sospettosa.
<< Potrebbe tornarci utile >> disse il ragazzo con una scrollata di spalle << Non sembra molto diversa da quelle del nostro mondo. >>
Inutile dire che la bionda non sembrava molto contenta all’idea di concedergli un’arma. Tuttavia, accettò la cosa con un sospiro ed estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni del gendarme.
“Solo un altro problema da aggiungere alla lunga lista di quelli che ho già…”

                                                                                                                         * * *

Dopo aver preso più distanza possibile tra loro e l’ufficiale svenuto, giunsero nei presi di un’area piena di tendoni. Doveva essere una specie di mercato, perché ad ogni stabilimento erano presenti numerose persone apparentemente impegnate a visionare articoli che andavano da semplici vestiti a strani oggetti simili al dispositivo di comunicazione dell’uomo che aveva urtato Annie, passando per banconi pieni di cibo e gioielli.
Eren scansionò rapidamente l’area e i suoi occhi si posarono sull’unico tendone che al momento non aveva alcun cliente. Ai piedi dello stabilimento spiccavano decine di statuette in legno raffiguranti animali, piante o persone, tutti lavori di artigianato di impeccabile fattura.
Il suo proprietario - un uomo di colore vestito con abiti piuttosto sgargianti – era attualmente impegnato a fabbricare una statuetta a forma di serpente.
Eren si avvicinò cautamente all’uomo da dietro e gli picchiettò la spalla.
<< Mi scusi >> disse con tono gentile, attirando la sua attenzione.
Il venditore  inarcò un sopracciglio. << Posso aiutarla? >>
<< Sa dove potremmo trovare un luogo in cui passare la notte? >> chiese il mutaforma, cercando di apparire il più umile possibile.
L’uomo sbattè lentamente le palpebre. << Ehm…tipo un Hotel? >>
<< Qualcosa di meno costoso >> si intromise Annie << Forse una locanda. >>
Il mercante passò brevemente lo sguardo da un eldiano all’altro.
<< Siete stranieri, non è vero? >> domandò con un sorriso un po’ beffardo, e allora Annie si rese conto di aver appena detto qualcosa di sbagliato. Tuttavia, Eren fu rapido nel disinnescare la situazione.
<< Ci ha beccati >> ammise con una scrollata di spalle e un sorriso di suo.
L’uomo grugnì comprensivo e indicò una strada poco distante. << C’è un Motel a circa duecento metri in quella direzione. >>
<< La ringrazio >> disse Eren, porgendogli un rispettoso cenno del capo. Non sapeva cosa fosse un Motel, ma suppose che in questo mondo doveva essere l’equivalente di una locanda.
Il mendicante si limitò ad alzare gli occhi.
<< Sì, sì, nessun problema >> borbottò stizzito << Ora levatevi dai piedi, mi spaventate i clienti. >>
“Quali clienti?” avrebbe voluto dire Annie, ma si costrinse a tenere la bocca chiusa. In effetti, con i loro vestiti mal ridotti e sporchi non avevano certamente un’aria raccomandabile.
Ecco perché acconsentirono senza proteste alla richiesta dell’uomo e cominciarono a camminare verso la direzione indicata.
 
                                                                                                                               * * * 
 
Appena entrati nella reception del Motel, Eren ed Annie vennero accolti dal puzzo sgradevole di fumo e sigarette usate.
L’odore era così forte che per poco non costrinse i due mutaforma ad uscire da quel luogo seduta stante e recarsi allo spiazzo d’erba più vicino per poter vomitare.
I loro occhi vagarono sulla figura di una donna piuttosto sovrappeso e dai capelli rossi raccolti in una crocchia, seduta dietro a quello che doveva essere il bancone per ricevere la clientela.
<< Salve >> salutò Eren con il suo miglior sorriso << Vorremmo una camera per la notte. >>
La donna, tuttavia, si limitò a fissarlo con un’espressione vuota.
<< Letto singolo o matrimoniale? >> domandò impassibile.
Il mutaforma inarcò un sopracciglio. << Prego? >>
La proprietaria sospirò stancamente. << Volete una camera con un letto solo oppure preferite dormire in letti separati? >>
<< Che differenza farebbe? >>
<< La tariffa è diversa. Per la camera con due letti è più costosa >> spiegò con un cipiglio << E se ha animali, cani, gatti, dieci dollari extra.>>
<< Non abbiamo animali >> rispose prontamente Eren, per poi lanciare una rapida occhiata nei confronti di Annie. La domanda inespressa nei suoi occhi era abbastanza chiara: sarebbe riuscita a dormire nello stesso letto con lui? Oppure sarebbe stato costretto ad usare le loro risorse limitate per passare la notte in due letti separati?
Con sua sorpresa, la bionda si limitò a scrollare le spalle, dandogli il tacito consenso di scegliere qualunque opzione preferisse.
<< E…vorremmo la stanza con un solo letto >> disse il ragazzo dopo qualche attimo di esitazione.
La donna grugnì soddisfatta e borbottò: << Sono 25 dollari per notte. >>
Eren annuì ed Annie cominciò a scavare dentro il portafoglio. Non era ben sicura di come funzionasse la tariffa monetaria di questo mondo, ma per fortuna le banconote che si ritrovò tra le mani erano tutte segnate da numeri a caratteri cubitali.
Non le fu difficile stabilire il prezzo di ogni pezzo di carta.
Consegnò il denaro alla donna e questa non perse nemmeno tempo a contarlo.
<< Lo colazione è domani mattina alle 10:00 >> disse con la sua voce impassibile, mentre porgeva loro le chiavi della loro stanza.
I due mutaforma la ringraziarono con un cenno del capo e fuoriuscirono subito dallo stabilimento, per nulla desiderosi di passare un secondo di più in quella stanza puzzolente.
Una volta trovata la loro camera, aprirono la porta…e i loro occhi si posarono su una stanza che avrebbe fatto impallidire qualunque taverna di Marley.
Un letto di candide coperte, lampade ai lati, uno specchio e una scrivania…sembrava quasi una camera d’albergo. C’era pure un bagno al lato opposto della stanza!
Annie sbattè le palpebre un paio di volte.
<< E questo sarebbe l’equivalente di una locanda? >> domandò incredula.
Affianco a lei, Eren si ritrovò ad annuire concorde. << In questo mondo sembrano essere ben abituati. >>
<< Più che ben abituati >> fu la fredda risposta della bionda, prima di puntare verso il bagno << Vado a farmi una doccia. E dovresti farlo anche tu, perché puzzi da fare schifo. >>
Eren inclinò appena la testa e si diede una rapida annusata.
<< …sì, credo di averne bisogno. >>
 
 



Eren dormiva…e sognava. Anche se la linea di demarcazione tra realtà e sogno era davvero nitida.
Era crollato nel letto subito dopo aver letto alcune pagine del libro che lui ed Annie avevano rubato solo qualche ora prima. Evidentemente, dopo tutti gli sforzi che era stato costretto a sopportare negli ultimi giorni, la stanchezza aveva finalmente avuto la meglio.
Il ragazzo si guardò attorno: era in un campo verde pieno di fiori, circondato da una catena montuosa. Il cielo era completamente limpido, privo di nuvole…quasi innaturale.
A qualche metro di distanza…una quercia. E accanto a quella quercia…una figura minuta di cui il mutaforma non riuscì a distinguere le caratteristiche fisiche.
Era come se di fronte a quella persona fosse stato calato un velo semitrasparente. L’immagine che incontrò gli occhi del mutaforma era opaca, sfocata…irriconoscibile.
<< Eren… >> sussurrò una voce distintamente femminile.
Il ragazzo sussultò. Avrebbe potuto riconoscere quella cadenza ovunque. Apparteneva a colei che aveva dato il via a questa storia.
<< Ymir? >> chiese con esitazione.
Ymir…il primo Titano Fondatore. La ragazza che secoli prima aveva ottenuto la capacità di trasformarsi in gigante e conferire quello stesso potere alla sua discendenza. Una dea tra gli uomini e la stessa entità che aveva conferito ad Eren la sua benedizione e il controllo sul Titano Fondatore.
<< Eren…Jeager… >> disse la figura, ma il suono giunse alle orecchie dell’Eldiano sotto forma di rumore di fondo. Pochi secondi dopo, l’immagine della ragazza cominciò a sfumare.
<< Aspetta! >> esclamò Eren, lanciandosi verso di lei nel tentativo di afferrarla. Tuttavia, la figura di Ymir scomparve completamente prima che potesse anche solo toccarla.
Il ragazzo imprecò mentalmente. Poco dopo, un lampo di luce avvolse il mondo in cui si trovava. Ad esso seguì la consapevolezza che stava per svegliarsi.


                                                                                                                           * * *

Eren aprì gli occhi…e si ritrovò a fissare direttamente le pupille azzurre di Annie.
La ragazza era sopra di lui, inginocchiata sul suo petto, con un coltello da cucina sorretto nella mano destra e posizionato proprio sopra la sua fronte.
Il volto della ragazza era una maschera impassibile di rassegnata apatia. Sembrava quasi che non fosse nemmeno presente nella stanza. Assomigliava più a un fantasma che a un essere umano in carne ed ossa.
I due ragazzi rimasero completamente immobili, accompagnati solo dal rumore del vento che soffiava al di fuori del Motel.
<< …Dove diavolo hai preso un coltello? >> fu la prima cosa che Eren riuscì a chiedere, trattenendo a stento un sorriso a causa della bizzarra situazione in cui era finito.
Annie rimase in silenzio per qualche secondo.
<< …Non è stato difficile recuperarlo dalla cucina di questo posto >> borbottò stancamente << Lo sai che sono brava a non farmi notare >>
<< Dipende dai punti di vista >> ribattè l’altro con un ghigno canzonatorio. La ragazza rispose avvicinando la punta del coltello alla sua fronte.
<< Lo trovi divertente? >> sibilò freddamente.
Il mutaforma si limitò a sbuffare.
<< Scusa. È solo che…beh, Guardaci >> rispose con una scrollata disinvolta, nonostante il pericolo della lama sospesa sopra di lui. << Tu sopra di me, io completamente alla tua merce…non ti sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando eravamo solo due reclute?  Io con il sogno di abbattere tutti i giganti, tu che volevi solo infiltrarti senza troppe complicazioni…per le Mura, sembra passata un’eternità. >>
Anche questa volta, Annie rimase in silenziò e lo fissò con un’espressione completamente vuota.
<< …Hai ucciso mio padre >> dichiarò dopo quasi un minuto di quiete assoluta.
Eren inarcò un sopracciglio.
<< E tu i miei amici >> replicò impassibile << Eppure ho scelto di risparmiarti. >>
La bionda strinse ambe gli occhi in un paio di linee sottili. << Pensi che questo mi fermerà dall’ucciderti?  Farei solo un favore all’umanità, bastardo suicida. >>
<< Penso, Annie Leonheart…che al momento possiamo contare solo l’uno sull’altra. >>
Al sentire quelle parole, la ragazza si ritrovò incapace di trattenere un sussulto. Che fosse per paura o sorpresa non riuscì a capirlo, perché il mutaforma sotto di lei non glie ne diede la possibilità.
Si limitò a sorriderle e allungò una mano verso di lei, accarezzandole la guancia.
<< E non importa quello che pensi di me. Per quanto mi riguarda, tu sei ancora un’Eldiana…e finchè non troveremo un modo per tornare nel nostro mondo, sei anche l’unica famiglia che mi resta >> sussurrò dolcemente.
Annie digrignò i denti e avvicinò la punta del coltello, abbastanza da intaccare la pelle del ragazzo e provocare una piccola fuoriuscita di sangue. Eren, tuttavia, non perse mai il suo sorriso. Sembrava quasi che la prospettiva di morire in quel letto per mano della bionda non lo disturbasse nemmeno.
<< Ecco perché ora ti farò una promessa: non importa quanto le cose si faranno brutte d’ora in avanti. Non permetterò a niente e nessuno di farti del male >> continuò implacabile << Ti proteggerò fino alla fine… dovessi morire provandoci. >>
Annie lasciò andare il coltello. Le sue braccia ricaddero pesantemente ai bordi del materasso e la lama saltellò fino al pavimento, producendo un sonoro tintinnio.
I suoi occhi erano pieni di un’inevitabile consapevolezza: non poteva ucciderlo. Per quanto lo odiasse per quello che aveva fatto a suo padre e al resto dell’umanità…Eren Jaeger non era poi così diverso da lei. Entrambi erano solo bambini che erano stati costretti a crescere troppo in fretta e a combattere in una guerra con cui non avrebbero mai voluto niente a che fare.
E aveva ragione. Ormai…erano rimasti solo loro due. Lui era tutto ciò che le restava.
Ucciderlo sarebbe stato l’equivalente di annientare una parte di se stessa…l’ultima parte ancora collegata al suo vecchio mondo. E proprio per questo non sarebbe mai riuscita a piantare un coltello nella testa di quello sventurato ragazzo trasformatosi nel nemico della razza umana.
<< Che stronzo… >> sussurrò, per poi accasciarsi sul suo petto e stringerlo con forza.
L’azione sembrò sorprendere non poco il Titano Fondatore. << Annie? >>
<< Di un’altra parola e ti pugnalerò nel sonno >> borbottò nella sua camicia.
L’Eldiano strabuzzò gli occhi. << Ma non stavi per fare proprio…>>
<< Eren >>
<< Ok, scusa>> borbottò, avvolgendo ambe le braccia attorno a lei.
E fu così che passarono il resto della notte, in pace la prima volta da molti giorni.




Com'era? Spero che vi sia piaciuto! 
Fatemi sapere se sto affrontando l'evolversi del rapporto tra Eren ed Annie e il loro approcciarsi al nostro mondo in maniera realistica. 
Nel prossimo capitolo entreremo nel vivo del Marvel-verse. 

 

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