Space Adventure Saints.

di vanity_gemini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Space Adventure Saints.
Salve a tutti!
Eccomi qua con una nuova storia. Questa idea mi frullava in testa da parecchio tempo e la visione (durante il lunghissimo lockdown), delle mie saghe preferite (Star Wars e Star Trek) più la passione per (Mobile Suit Gundam) ha fatto il resto, per cui ho voluto fare questo azzardo mischiando di brutto le carte in tavola.
Ovviamente come protagonisti non potevano non essere presenti i miei amatissimi Saints, che in questa storia saranno catapultati nel futuro. Vedremo quindi come se la caveranno alle prese con potentissimi mezzi da combattimento e a viaggiare a bordo di veloci astronavi. Inutile dire che tutto ciò sarà contornato da una buona dose di rosa in sottofondo, la parte romantica ci vuole sempre.
Detto ciò mi auguro che vi piaccia e che la lettura sia di vostro gradimento.
Bacioni Samp!
 
Nota: Tutti i personaggi presenti in questa storia sono di proprietà dei loro legittimi autori, anche i vari nomi dei mezzi presenti appartengono pure loro a chi li ha ideati, io li ho solamente presi in prestito.
Questa storia è scritta senza alcun scopo di lucro.
Samp1969
 
 
Capitolo 1.
 
Dai più era considerato un autentico perdigiorno, e tutto ciò era un gran peccato, perché il giovane ragazzo aveva delle qualità davvero fuori del comune, quindi se voleva dare una svolta in positivo alla sua esistenza, doveva cercare di migliorare innanzi tutto partendo dal suo stile di vita, veramente autodistruttivo.
Quella sera doveva incontrarsi con una sua amica, ma purtroppo quest’ultima aveva appena vissuto un bruttissimo lutto familiare per cui annullò l’appuntamento, mentre lui non trovando nessun’altra disponibile, decise di uscire lo stesso e a quel punto lo fece da solo.
Mise all'interno della sua sacca tutti i suoi pochissimi averi, poi guardandosi attorno, come per accertarsi di non aver lasciato nulla di suo uscì dal centro accoglienza, ma non prima di essersi rifocillato per bene. Il cibo non gli mancava, mentre tutto il resto insomma si faceva abbastanza desiderare.
Vagava per le strade parecchio deserte di quella grande stazione orbitante, i suoi passi erano lenti e continuava a guardarsi attorno con fare circospetto, quando ad un tratto fu distratto da delle urla.
Puntò i suoi curiosi occhi azzurri in direzione di questi e vide un folto gruppetto di ragazzotti più o meno della sua stessa età, che si divertivano alla grande davanti all'entrata di un pub. A quel punto, piuttosto incuriosito decise quindi di andare a dare una controllata, magari quella sera così cupa e grigia per lui si sarebbe potuta trasformare in qualcosa di nuovo e positivo.
 
Fece la sua entrata nel pub, notando che il locale era praticamente gremito. Conosceva pochissime persone visto e considerato che era da poco tempo che si era trasferito dalla Terra su quella stazione, e le sue conoscenze perlopiù di sesso femminile erano veramente risicate, per cui pensò che era il caso di allargarne il cerchio.
Puntò dritto verso il bancone, adocchiando davanti a questi uno sgabello ancora libero. Si sedette sopra a quest’ultimo, e con curiosità si mise ad osservare i movimenti che il barista davanti a lui stava compiendo, ma a distrarlo fu una voce.
 
  • Ban, mi servirebbero un Last Word, un Mint Julep, un Camel Milk infine un Bone Dry – a fare quella richiesta al barman era stata una voce femminile, quindi il ragazzo seduto giusto nel secondo posto dopo di questi si incuriosì, allungando il suo collo per vedere meglio di chi si poteva trattare. A quella vista, sorrise sornione.
  • Uhm tutta questa roba per una sola donna! – lui lanciò sporgendosi leggermente al di là del bancone, mentre la ragazza lo guardò accigliata. Sembrava essere parecchio scocciata.
  • Non vedo cosa ti possa interessare! – rispose lei seccamente, mentre lui sorrise. Nel frattempo la persona seduta tra loro si alzò, quindi il ragazzo si mise seduto al fianco della ragazza.
  • Comunque ho fatto solo una costatazione, per me ti puoi scolare tutto il locale – proferì, poi puntandole i suoi occhi azzurri nei suoi verdi – Principessa!
  • Ma come ti permetti? Mi stai per caso dando dell’alcoolizzata!? – lei saltò su impettita e terribilmente offesa.
  • No, anche quella era una battuta! – le sorrise facendola leggermente fremere – Però noto che non stai per nulla agli scherzi, ti scaldi dal nulla!
  • Io non mi scaldo, piuttosto sei tu che fai battute da fantademente! – lei ringhiò infiammando gli occhioni verdi.
 
Il barista mentre che preparava i vari cocktail si gustava particolarmente compiaciuto quel loro divertente siparietto.
I due andarono avanti ancora per un po', quando ad un tratto.
 
  • Shaina ti sta dando noia? – fece una voce particolarmente cupa, mentre osservava con astio il ragazzo in questione, che a sua volta lanciò a questi uno sguardo di pura sufficienza.
  • Ma no figurati, lo saprai perfettamente che so badare a me stessa – sorrise la ragazza, mentre prendeva il vassoio con i quattro drink al suo interno.
  • Invece ho la vaga impressione che ti ha infastidito e pure tanto – asserì l’altro continuando a puntare i suoi occhi blu in quelli azzurri del ragazzo, che in cambio emise un sonoro sbuffo.
  • No Death, ti ho detto di no, piuttosto aiutami a portare questo – e indicò il vassoio – Al nostro tavolo.
  • Si va bene. Ma tanto tu vai che io devo fare giusto quattro chiacchiere con questo bell'imbusto – disse sprezzante, continuando a guardare il tizio, mentre lei non si muoveva perché aveva capito che al sopracitato Death quella sera gli prudevano le mani – Vai! – le ordinò imperioso, allorché tutti i presenti si voltarono verso di loro. Erano praticamente sicuri che prima o poi una rissa ci sarebbe di certo scappata. Difatti.
 
In men che non si dica i due si azzuffarono.
Volarono sia pugni che calci, qualche tavolo si era già ribaltato, seguito da diverse sedie, mentre tutti i presenti prontamente si alzarono da dove erano sistemati, mettendosi al sicuro in un angolino ben protetti.
Tutto ciò, mentre che i due se le stavano suonando come se fossero stati due camionisti in trattoria.
Nel frattempo, i due ragazzi del gruppo di Shaina e Death dopo aver sorseggiato un po' dei loro drink, prontamente si alzarono dal loro tavolo e come la maggior parte dei presenti, si misero a braccia intrecciate gustandosi quella lotta da veri maschi Alfa, mentre Shaina forse sentendosi in colpa perché tutto quel casino era successo a causa sua, a più riprese invocò ai due di fermarsi, ma questi neppure la stettero a sentire, anzi continuarono a darsele di santa ragione.
Nel bel mezzo di cotale confusione, ad un tratto la porta del locale si spalancò e da essa ne entrò un uomo all'incirca sulla quarantina.
Quest’ultimo puntò dritto verso i due che continuavano nella loro lotta, mentre Shaina e gli altri due ragazzi a quella vista si bloccarono sul posto.
 
  • Death, Kanon, Argol e tu Shaina seguitemi! – ordinò imperioso, guardando i nominati con assoluta rigidità. Death, prontamente si staccò dal rivale e si mise quasi sull'attenti, seguito dagli altri tre.
  • Aspros, ascolta la colpa è tutta mia – Shaina cercò di dire, mentre l’uomo si era chinato sul ragazzo biondo per constatare le sue ferite.
  • Non credo – fece lapidario, poi guardando Death – Con te facciamo i conti dopo – poi rivolgendosi al ragazzo ancora a terra e sanguinate, come lo era Death d'altronde – Hai una casa?
  • Scusi, ma sta parlando con a me!? – l'altro fece perplesso, non capendo il senso di quella domanda.
  • Si, giovanotto sto parlando proprio con te – gli passò un fazzoletto – Tieni, ma dimmi come ti chiami?
  • Grazie, Milo signore mi chiamo Milo – sorrise, togliendosi con questi il rivolo di sangue che gli fuoriusciva dal labbro spaccato, mentre lo stesso fece Shaina con Death, passandogli anche lei un fazzoletto.
  • Io sono Aspros – lo aiutò a rimettersi in piedi – Allora hai sì o no un tetto?
  • No, non ho nulla – fece Milo leggermente interdetto, poi con la mano destra – Con me ho solo quella – indicò la sua sacca riversa a terra – Tutti i miei averi sono posti al suo interno.
  • Bene, perfetto – Aspros sorrise – Allora ti propongo una cosa. Dimmi a questo punto hai voglia di dare una svolta alla tua vita? – lo guardò dritto negli occhi – Avere la possibilità di poter dormire sotto ad un tetto, una doccia sempre calda e cibo buono? – a sentire quelle parole Death divenne truce, mentre Kanon e Argol si guardarono scioccati. Entrambi avevano ben compreso le intenzioni di Aspros, Shaina invece si bloccò, neppure respirava.
  • Mi sta proponendo di unirmi a voi, ma è serio?
  • Mai stato più serio di così, allora?
  • Uhm – Milo ci pensò un poco prima di fornire la sua risposta. Era consapevole che la vita che conduceva non era proprio il massimo ma lui ormai ci si era abituato, ma accettare quella proposta e ritrovarsi attaccato al culo quello stronzo non era poi una bella mossa, visto che entrambi si stavano già pesantemente sulle balle, ma di contro avrebbe iniziato a vivere, e poi quella ragazza, insomma mica gli era sfuggita. Nonostante tutti questi suoi pensieri decise di rispondere così all'uomo – Devo dire che sua proposta non è malaccio, ma a dirla tutta non sono ancora troppo convinto – e guardò di sguincio Death, che di rimando lo fulminò con lo sguardo – Quanto tempo ho?
  • Poco, domani noi partiamo – fu la risposta di Aspros, poi facendo segno ai ragazzi di seguirlo – Ore 11, ponte 10, gate d’imbarco 4 – e così dicendo seguito dai quattro uscì definitivamente dal locale, lasciando un Milo al suo interno piuttosto pensoso.
 
Ore 10:55, ponte 10, gate d’imbarco 4.
Una piccola navicella era in procinto di partire, quando Milo fece capolino dalla porta d’ingresso di quest’ultima.
Aspros appena vide spuntare il ragazzo gli sorrise, facendogli cenno di entrare e prendere a sistemarsi nel solo posto libero, proprio guarda a caso vicino a Shaina, che di rimando strabuzzò gli occhi nel vederselo li, bello sorridente al suo fianco, col volto quasi completamente coperto da cerotti di varie misure e tipi.
Inutile dire delle ghignate che si fecero sia Kanon che Argol, nell'osservare di sottecchi l’espressione facciale che assunse il loro caro amico Death. In quel momento stava veramente fremendo di rabbia.
 
  • Salve eh! – salutò Milo, voltandosi appena verso i sedili posteriori dove vi erano ben sistemati i tre, ma guardando astioso Death, puntualmente ricambiato.
  • Salve – gli sorrise Argol – Stiamo calmi almeno in volo, poi a terra suonatevele pure! – mise in chiaro.
  • Vedremo – sghignazzò Milo, facendo l’occhiolino a Shaina che lo guardava accigliata – Vero tesoro?
  • Fantademente! – lei disse impettendosi.
  • Iniziamo coi complimenti, bene principessa lo sai che sono qua per quello – le puntò gli occhi nei suoi facendola fremere, e fortunatamente quelli piazzati nei sedili posteriori non poterono udire quelle parole, in caso contrario sarebbe scoppiata un’altra rissa, poco ma sicuro.
  • Allacciate le cinture, si parte! – ordinò tramite interfono Aspros.
  • Ma a proposito, dov'è che si va? – saltò su Milo.
  • Andiamo sulla Luna Boscosa di Endor – lo informò Kanon.
  • Luna Boscosa di Endor, e che diamine di posto è? – Milo si stravaccò meglio.
  • È la nostra casa! – fece piccato Death, allungandosi e fissandolo negli occhi.
  • Quindi anche la mia? – Milo gli sorrise mellifluo.
  • Purtroppo sì – l'altro quasi ringhiò.
  • Death, per favore – si intromise Shaina, capendo le intenzioni dell'amico – Non è il caso, visto che lui – guardò Milo – Ha fatto solo una semplice domanda!
  • Ma bene, ora pure lo difende! – sentenziò Death sbuffando sonoramente, mentre Milo sorrise compiaciuto.
  • Ancora!? – fece lei.
  • Sempre! – ribatté lui, quando ad un tratto.
  • Silenzio! – la voce autoritaria di Aspros si fece sentire, quindi tutti in contemporanea si zittirono.
 
Appena atterrarono sul suolo di Endor, la loro piccola navicella venne immediatamente circondata dai piccolissimi ma altrettanto combattivi abitanti del pianeta. Il loro capo salutò in modo reverenziale Aspros, come d'altronde sempre faceva. Con i Groll gli umani presenti avevano da tempo instaurato una profonda e sincera amicizia, visto che entrambe le razze erano affratellate dai medesimi desideri di pace. Recentemente, questa razza aliena aveva firmato un trattato inserendosi di fatto nell'organizzazione di difesa stellare, alleanza a cui facevano parte già parecchi pianeti sparsi per le varie galassie.
Con un piccolo fuoristrada Aspros e il suo gruppo si avviarono dove si trovava la loro vera e propria base operativa.
Aspros e i suoi ragazzi non erano militari, ma comunque erano addestrati piuttosto bene nell'uso di qualsiasi arma, ma anche nel pilotare i vari caccia da combattimento. Aspros aveva formato questa alleanza ribelle, per provare a contrastare il grande impero, che coi suoi primi attacchi e disordini voleva imporre il suo potere ed espandersi in ogni angolo delle varie galassie.
Le primissime avvisaglie di tutto ciò ci furono proprio su un pianeta molto amico e alleato della Terra, il regno di Aldebaran, la cui principessa era stata prima catturata ma poi fortunatamente liberata da un gruppo scelto di soldati terrestri.
Questi al momento stava al sicuro sulla Terra, ben protetta.
 
Non appena arrivarono alla base, prontamente Milo ricevette una particolare accoglienza da parte di qualcuno.
 
  • Ehi Aspros e questo damerino dove lo hai preso? In qualche vetrina dove ti davano il tre per due! – Manigoldo, con il sigaro in bocca fece una veloce radiografia al biondo, che in effetti sembrava proprio essere un modello.
  • Ascolta Cardia – Aspros ignorò volutamente il tizio rivolgendosi ad un altro ragazzo – Lui è Milo - disse indicando il ragazzo - Per favore, spiegali a grandi linee come funziona e poi addestralo tu!
  • Io? Ma perché lo devo fare proprio io? – fece il chiamato in causa, scrutando il nuovo acquisto, se così si poteva chiamare – Ma scusa non se ne può occupare lui – e indicò un ragazzo che se ne stava in silenzio con le braccia intrecciate e parecchio distante da loro.
  • No, Ikki non è affatto indicato per insegnare, quindi la scelta ricade su di te – asserì Aspros, mentre Cardia sbuffò sonoramente.
  • Scusa Aspros, non potrebbe occuparsene Albafica! – lanciò una ragazza, mora e piuttosto carina anche lei. L’appena citato Albafica spruzzò gli occhi.
  • Ma anche no! – mise prontamente in chiaro, osservando in tralice la tizia che aveva appena parlato, mentre Milo continuava a guardare i presenti visibilmente seccato. Insomma mica aveva la peste! D'accordo che i suoi abiti non erano certo di alta sartoria, ed erano in più parti sgualciti, ma la doccia se la faceva quasi tutti i giorni, più o meno. Ad un tratto proprio il suo caro amico Death malignamente gli soffiò nell'orecchio.
  • A quanto pare ti schifano tutti, eh!
  • Taci! – lo ammonì Shaina, guardandolo truce.
  • Secondo me il più adatto è il nostro Aphro! – propose Argol, guardando maligno il ragazzo biondo chiamato in causa.
  • No! – fece secco pure quest’ultimo.
  • E dai!
  • No! Non ci penso neppure!
  • Suvvia, non è mica poi tanto malvagio!
  • No, allora perché non ci pensi tu!
  • Io, ma scherzi. Io devo controllare i mezzi.
  • BASTA! – tuonò un esasperato Milo – Insomma, non sono mica un pacco celere che mi sballottate da uno all'altro! – poi avvicinandosi a Shaina e guardando Aspros – Posso decidere io, visto che insomma sarà il mio maestro? – il boss annuì – Bene, mi prendo lei, e che sia chiusa così! – sorrise mellifluo a Death, che di contro pareva volerselo mangiare seduta stante.
 
*
 
Bisognava dire che con gli allenamenti Shaina ci era andata piuttosto giù pesante, ma Milo ben sapeva quello che lo avrebbe aspettato. Prima di partire si era voluto informare, per cui era a grandi linee a conoscenza di cosa in realtà facessero Aspros e quei ragazzi nelle loro vite, quindi attratto anche lui da quella tipologia di vita e anche per dare un senso alla sua, decise di unirsi anche lui a quest'ultimi.
Quella sera avevano cenato da poco. Morgana la ragazza mora e Shaina, cucinarono una cena abbastanza veloce, ma non affatto meno appetitosa, poi dopo aver rassettato alla bene e meglio la cucina presente nel loro campo, le due ragazze si unirono ai membri maschili del gruppo.
Death fumacchiava in un angolo e stava parecchio sulle sue, Kanon teneva banco e con Milo aveva già trovato una buona intesa, insomma a lui quel ragazzo gli piaceva, mentre gli altri si erano dimostrati abbastanza affabili, giusto Aphro continuava a guardare la new-entry con una leggera diffidenza, ma era risaputo che il biondo svedese era parecchio restio per natura, quindi il suo comportamento non destò alcuna meraviglia da parte dei compagni.
 
Morgana e Shaina, dopo un po' decisero di andare a prendersi un poco d’aria fresca in terrazza, così si alzarono e puntarono dritte verso la loro meta. Inutile dire che sia Death che Milo non le persero di vista.
 
  • Com'è? – Morgana chiese guardando il panorama che si intravvedeva da lì.
  • Chi?
  • Milo.
  • Non affatto male.
  • Lo sapevo.
  • Eh?
  • Ti piace?
  • No, guarda io intendevo dire come combattente.
  • Io invece intendevo dire altro.
  • Ma va?
  • Già.
  • Esteticamente parlando è un gran piacere per gli occhi, ma è il carattere che proprio non ci siamo.
  • Cioè?
  • Mi sembra un po' troppo farfallone.
  • Dici?
  • Dico, ma magari mi sbaglio, vedremo più ava….
 
Non riuscì a terminare la frase perché proprio l’oggetto dei loro discorsi si stava avvicinando a loro.
 
  • Bè, io ti lascio rientro. Mi è preso freddo. Ciao, ciao – fece Morgana alzandosi.
  • Posso? – Milo indicò la sdraio vuota dove poco prima era sistemata la ragazza.
  • Certo.
  • Possiamo parlare?
  • Di cosa?
  • Innanzi tutto mi voglio scusare, non era mia intenzione creati dei problemi col tuo ragazzo – la guardò intensamente, mentre lei aggrottò le sopracciglia.
  • Ragazzo? E chi sarebbe? – chiese interdetta, ma allo stesso tempo un poco divertita.
  • Quel simpaticone mancato di Death.
  • Guarda che lui non è mica il mio ragazzo.
  • Non lo è però vi amate – a quel punto voleva provare a farla cantare.
  • Certo ci amiamo – fece lei con un sorrisetto. Milo strabuzzò gli occhi.
  • Bene, vi amate e non state assieme allora che amore è il vostro!?
  • Oh, devi sapere che – gli puntò i suoi occhi verdi nei suoi azzurri – Il nostro è un amore fraterno!
  • Eh, cosa!?
  • Milo – lei gli sorrise – Io e Death siamo fratello e sorella.
  • Aahhhhhhh! – dall'incredulità Milo spalancò la bocca – Cavolo, però se è geloso!
  • Hai detto bene, lui è molto geloso, sai io sono la sua sorellina più piccola e quindi con me è sempre stato piuttosto protettivo.
  • Me ne sono accorto, accidenti il naso mi fa ancora male!
  • Mi spiace, non credevo che arrivaste alle mani – disse lei sinceramente dispiaciuta.
  • Invece ci siamo arrivati eccome, e ancora adesso – sorrise – Insomma, dai ci stiamo trattenendo.
  • Lo spero, ma più tardi gli parlo.
  • No, gli parlo io. Da uomo a uomo, però.
  • Milo per favore, basta risse sennò Aspros si incazza di brutto!
  • Vedremo! – poi guardandola e alzandosi – Principessa, non ti prometto nulla. Tutto dipenderà da come si comporta con me il tuo adorabile fratellone!
 
*
 
Passarono alcune giornate nelle quali i due maschi Alfa, continuarono ad annusarsi a vicenda, poi com'era ben immaginabile un giorno arrivarono nuovamente alle mani.
Death si era accorto dell’interesse che Milo aveva nei confronti di sua sorella e lui di contro ne era completamente geloso.
Fortunatamente quella volta erano presenti sia Manigoldo che Cardia, che prontamente si misero in mezzo a loro per dividerli, ma soprattutto che Aspros non si era accorto di nulla essendo al momento non presente, in caso contrario avrebbero davvero rischiato entrambi.
 
*
 
Da quegli eventi passarono ben tre anni.
Nel frattempo Milo aveva completato il proprio addestramento, fidanzandosi anche ufficialmente con Shaina, mentre con Death erano diventati ottimi amici. Ovviamente i due avendo entrambi un certo carattere piuttosto focoso, si battibeccavano per qualsiasi cavolata, ma si erano conosciuti, e dopo un inizio davvero difficile e complicato, tra loro regnava la pace più assoluta, soprattutto perché di guerra molto probabilmente a breve ne avrebbero avuta una di parecchio più grande da combattere contro un nemico potente e tanto malvagio. Tutti loro sapevano benissimo che l’unione faceva la forza!
 
 
Colei che scrive.
Eccoci!
Siamo giunti alla fine di questo primo capitolo di presentazione.
Mi auguro che tutto ciò abbia suscitato in voi un poco di curiosità, perché già dal prossimo capitolo si inizierà a fare sul serio.
Passiamo ai credit.
Fantademente: parola pronunciata dalla principessa Leila, in Star Wars L’Impero Colpisce Ancora, mentre si rivolgeva a Han Solo, che stava facendo strambe allusioni su una loro presunta relazione.
Saluti cari.
Alla prossima!
Samp!
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.
 
Si erano da poco fatti la doccia, e in quel momento erano tutti ben sistemati nell'ampia sala ristoro che quel centro disponeva.
Il gruppo di giovani cadetti, ultimamente si allenava con una certa intensità. Solitamente eseguivano parecchie prove, sia a bordo dei loro caccia e sia nelle varie sale di simulazione di cui era provvista quella base di istanza terrestre.
Tutti loro in quelle giornate fremevano perché superati alcuni piccoli ma importanti esami, soprattutto a livello teorico, avrebbero avuto la possibilità di imbarcarsi a bordo di una delle quattro ammiraglie che la flotta stellare disponeva.
 
  • Ragazzi, tra cinque minuti esatti tutti nella sala simulazioni! – la voce squillante di Hyoga, li fece sobbalzare tutti quanti, comprese anche le quattro ragazze che erano lì in loro compagnia.
  • Fammi capire? – saltò su Baian – Ma ci siamo fermati da poco?
  • Lo so, ma così sono gli ordini – precisò il biondo, incrociando le braccia al petto con fare ammonitivo.
  • Andiamo su – Sirio si alzò, subito seguito da Jabu – Non ho voglia di sorbirmi una lavata di testa.
 
A malavoglia anche gli altri ragazzi presenti si alzarono, mentre Esmeralda, Miho, Daisy e Shunrei, decisero di attendere il loro ritorno lì in saletta.
Anche le quattro ragazze si trovavano in quel luogo per completare la loro formazione. Avevano tutte intrapreso la carriera infermieristica, e come i ragazzi anche quest'ultime si sarebbero imbarcate su una di quelle quattro navi stellari.
 
Sirio, Seiya, Hyoga, Shun, Jabu, Isaac, Baian, Kira, Yato e Tenma, fecero la loro entrata nella sala simulazioni, dove il loro master Albione li stava attendendo.
 
  • Dobbiamo ancora allenarci? – domandò prontamente Seiya al biondo, che si trovava seduto davanti ad un pannello di controllo.
  • No, vi ho fatto venire qui perché devo comunicarvi delle cose e la sala riunioni è momentaneamente inagibile – rispose, continuando a digitare sulla tastiera di quella console – Sedetevi su quelle panche – i ragazzi senza fiatare eseguirono l’ordine impartitogli, mentre Albione si mise in mezzo, poi guardandoli attentamente uno ad uno, iniziò – Ho appena ricevuto un notifica direttamente dal commando generale della nostra flotta, in cui mi comunica che nella giornata di domani saranno in arrivo in questa base due delle nostre navi ammiraglie, per la precisione la USS Athena e la USS Poseidone, per cui voi verrete secondo una disposizione logica imbarcati su una di queste – poi guardandoli ancora più attentamente – Sarete però divisi in due gruppi, perché al momento sono quelle che hanno più bisogno di personale a bordo.
  • Quindi verremo separati? – domandò quasi tristemente Jabu.
  • Si, ma non so ancora come sarete raggruppati.
  • E chi lo decide? – si informò giusto per curiosità Isaac, guardandosi leggermente con Hyoga.
 
I due non andavano per nulla d’accordo, e la dimostrazione di ciò era ben evidente nella profonda cicatrice che Isaac portava sotto l’occhio sinistro, difatti se l’era procurata durante un accesa discussione che ebbe proprio con Hyoga.
Erano più volte arrivati alle mani, solo che quella volta avevano davvero esagerato. Hyoga aveva spinto Isaac contro il suo caccia, e la lamiera di questi le aveva provocato quel brutto taglio.
Ovviamente per non avere problemi coi loro superiori, raccontarono che il ragazzo era accidentalmente scivolato.
 
  • Verrà deciso dai capitani stessi di quelle due astronavi. Entrambi valuteranno e decideranno loro su chi prendere a bordo. Tutto ciò sarà valutato tramite la lettura delle vostre schede, loro ne hanno libero accesso.
  • Bene, ottimo – storse il naso Yato – Chissà allora a me dove mi manderanno, visto che la mia scheda è da mettersi le mani nei capelli!
  • Ragazzo, allora hai solo da migliorarla! – fece sintetico e ovvio Albione, mentre si accinse a rispondere al modernissimo cellulare – Sì, coi ragazzi ho quasi finito, quindi puoi chiamare pure le ragazze. Dammi ancora dieci minuti e ti lascio la sala libera – mise giù la comunicazione, rivolgendosi nuovamente hai cadetti – Prima di andarvene dovete compilarmi questi – fece sporgendosi a prendere dei fogli che aveva adagiato sulla scrivania e passarli a quest’ultimi.
 
Ognuno di loro prese quei fogli tra le mani.
Quello che vi era scritto era una specie di questionario, perlopiù serviva ai superiori per meglio organizzare le diverse mansioni che i giovani cadetti avrebbero eseguito una volta che si furono imbarcati a bordo delle due navi.
Appena uscì il gruppo maschile nella sala entrò quello femminile.
Queste erano appunto le ragazze che sarebbero salite a bordo come infermiere e con loro vi era la responsabile.
La dottoressa Natassia Cekov, era la sorella maggiore di Hyoga, ma a differenza di quest'ultimo, lei al momento sarebbe rimasta all'interno della base di istanza terrestre.
L’esperta dottoressa doveva continuare a formare le nuove leve, che nel corso degli anni avevano deciso di intraprendere quella professione.
 
*
 
Le possenti mole delle due ammiraglie, facevano bello sfoggio di sé all'interno della stazione spaziale di Atene.
Quasi tutto il personale era sceso, indossando abiti civili e mischiandosi con la gente comune, mentre a bordo erano rimasti veramente in pochi.
Vi rimasero solamente gli addetti alla manutenzione e alla pulizia.
Questi quando avrebbero terminato il loro operato, sarebbero potuti scendere dalla nave.
Le due navi erano state a giro per lo spazio per ben due anni, e in quel lasso di tempo entrambe avevano riportato dei piccoli danni. In una sola occasione avevano innescato battaglia con i caccia nemici, riuscendo però ad averne la meglio soprattutto grazie all'intervento dei potenti Mobile Suit, che la USS Athena trasportava al suo interno. Di questi ve ne erano ben cinque, più tre caccia modulabili.
Succedeva abbastanza di sovente che con i veicoli dell'Oscuro, le forze stellari, ingaggiavano battaglie sparse qua e là, ma di contro, non vi era ancora stato un vero e proprio attacco mirato, ma solo piccole ma insidiose avvisaglie.
Era quindi abbastanza evidente che il potente impero si stava preparando a riversare contro il nemico, un attacco in grande stile. Quest’ultimo era in possesso di una tecnologia piuttosto avanzata, e solitamente le sue truppe, precisamente quelle scelte, erano addestrate nei migliori dei modi possibili.
In quelle giornate anche i giovani cadetti avevano superato tutte le varie prove, quindi erano prontissimi per imbarcarsi anche loro a bordo di quelle due navi, che dalla terrazza del centro addestramento continuarono a guardare con tanta ammirazione.
Proprio nei giorni successivi vennero così divisi.
Sirio, Seiya, Shun, Hyoga e Jabu, si sarebbero imbarcati sulla USS Athena, mentre Isaac, Baian, Kira, Yato e Tenma, avrebbero preso posto sulla USS Poseidone.
Inutile dire che sia Hyoga che Isaac di quella disposizione furono ben che felici!
Mentre le quattro ragazze invece si imbarcarono tutte sull'Athena, perché era al momento quella ad essere più carente in fatto di personale medico specializzato.
 
 
*
 
Era da parecchio tempo che non andava a trovare il suo vecchio, in tutti i sensi amico, e dato che aveva fatto ritorno momentaneamente sulla Terra, quel giorno decise di farlo, anche perché forse a breve sarebbe nuovamente ripartito, e non sapeva davvero quando sarebbe ritornato.
Quel giorno decise di andare da solo, perché voleva parlare con l’anziano Dohko di una questione che gli stava particolarmente a cuore.
Il capitano della USS Athena, era una persona responsabile e parecchi anni prima si era preso una responsabilità non da poco.
Prendendo una strada secondaria, ma molto più comoda e veloce in men che non si dica, arrivò dinanzi alla piccola casa dove l’anziano e saggio amico viveva da tantissimi anni. Lui a Dohko era parecchio legato, in passato era stato il suo mentore e gli aveva insegnato tutto il suo gran sapere.
Quell'uomo così piccolo, era in fondo così grande.
Parcheggiò il fuoristrada e prese a incamminarsi per il vialetto che conduceva alla piccola entrata. Saggiamente decise di palesarsi.
 
  • Dohko, ci sei? – su un primo momento non ottenne alcuna risposta. Riprovò – Dohko, ci sei? – si bloccò per udire la lieve vocina dell’anziano. Difatti.
  • Oh, ma quale buon vento! – il padrone di casa sorretto da un piccolo bastone di legno, si presentò al cospetto dell’amico – Shion, del tuo arrivo ero al corrente – fece un sorrisetto – Giusto aspettando ti stavo, vieni, la cena a preparare ero intento – gli fece segno di seguirlo all'interno della propria dimora.
  • Perfetto – Shion sorrise – Avrei giusto un poco di fame – fece seguendo l’amico dentro la piccola ma accogliente casa.
  • Uhm, un piatto amico anche per te metto – sorrise – Di zuppa di fagioli, fortuna che un po' di più ne ho preparato – fece aggiungendo le vettovaglie mancanti che servivano per il suo ospite.
  • Ti trovo sempre in forma – proferì Shion, sistemandosi a tavola – In questi anni non sei cambiato per nulla.
  • Invece tu si, amico mio caro. Tu cambiato essere, sguardo pensieroso tu avere – lo guardò con insistenza – In tumulto il tuo cuore essere, sbagliare io?
  • No, non ti stai sbagliando affatto. A volte penso se ho fatto bene a consentirgli di fare tutto ciò.
  • Oh, deciso era il ragazzo. Tu non più fermarlo potevi.
  • Dici?
  • Amico, dico.
  • Hai ragione – nel frattempo iniziarono a mangiare quella deliziosa zuppa.
  • Saga essere stato troppo deciso. Sicurezza nei suoi occhi vi era.
  • Si quello è vero, ma io avevo promesso a sua madre che lo avrei tenuto lontano dalla guerra, Dohko capisci. Tutto quello che io e Aspros avevamo pensato di fare e ci siamo ripromessi di fare non lo abbiamo fatto. Saga si è arruolato nella flotta stellare ed ora è a rischio perché pilota un Mobile Suit, mentre Kanon ha deciso di aggregarsi ai ribelli, si ok Aspros cerca di esporlo meno possibile, però manca davvero poco allo scoppio definitivo della guerra, e tutto ciò non è come fare una delle tante simulazioni che facevamo in tempo di pace!
  • Capisco, di preoccupazione le tue parole amico mio ti fanno onore, ma vedi, cresciuti i ragazzi sono, decidere noi per loro quando erano piccoli si poteva, ora mentre no. Scelto di fare tutto ciò loro hanno, dei rischi ben consapevoli che sarebbero andati incontro loro erano. Sensi di colpa tu e Aspros non ne dovete avere, perché di colpe non avete voi due – poi sorridendo – Ora versa un po' di vino e una bella bevuta facciamoci, eh! Come ai tempi vecchi! – senza battere ciglio, Shion eseguì quello che l’anziano maestro gli aveva detto di fare.
 
Quando terminarono di cenare, Dohko si alzò dal piccolissimo sgabello su cui era seduto.
 
  • Vieni amico mio, vedere una cosa devo farti – Dohko prontamente seguito da Shion si addentrò ancora di più dentro alla piccola casupola – Attento – fece aprendo una piccola botola – Seguimi – prese a scendere giù per una stretta scala in legno tendendo con una mano una lampada ad olio. L’altro sempre in silenzio lo seguì.
 
Alla fine della scala si ritrovarono in una stanzetta stretta, angusta, difatti Dohko prese un'altra lampada per vederci meglio, accese la lucina, ma quest'ultima era davvero fioca.
 
  • Ma che posto è mai questo!? – fece perplesso Shion, cercando di guardarsi attorno in quella semioscurità.
  • Oh, curioso tu essere, pazienta, pazienta – sorrise Dohko – Sempre mancata quella ti è, mio giovane allievo.
  • Ora sono migliorato – proferì guardandosi attorno.
  • Si, un poco – fece un lieve sorrisetto, poi ad un tratto tutto l’ambiente si illuminò.
 
Fu allora che Shion poté vedere tutto quello che all'interno di quel luogo era presente. Quella era una vera e propria sala di controllo dotata delle più moderne e futuristiche tecnologie, vi era davvero di tutto.
 
  • Mio segreto questo essere, eh! – Dohko, ridendosela andò ad appollaiarsi sopra ad una morbida poltroncina, per prendere poi a smanettare coi comandi di una console. Shion parecchio incuriosito si avvicinò.
  • Oh, capperi! – fece a bocca aperta, ammirando tutta quella sofisticata tecnologia.
  • Guarda amico, guarda – Dohko gli indicò uno schermo radar – Questo puntino, tu vedere? – prese a zumare ancora di più, per far sì che si vedesse meglio – Bene, essere questa la famosa base orbitante nemica, e come anche tu puoi vedere – mise le misure delle coordinate – Da noi non distare tanto, dalla nostra amata Terra non troppo lontana essere – alzò i suoi occhi, puntandoli in quelli dell’amico.
  • Interessante, proprio, interessante! – asserì Shion, continuando a guardare con parecchio interesse lo schermo, poi rivolgendosi a Dohko – Riesci a mandare le coordinate e l’immagine stessa al database dell'Athena?
  • Oh certo, subito provvedo – Dohko, prese a smanettare nuovamente coi comandi, poi rivolgendosi a Shion – Fatto!
  • Perfetto – dalla tasca del giubbotto prese il proprio telefono. Andò nella rubrica, attese qualche secondo, poi dalla parte opposta gli risposero – Marin, ascolta salva immediatamente il file che Dohko ti ha appena inviato, anzi fanne due copie, una mettila nel nostro archivio, mentre l’altra spediscila immediatamente al quartier generale. Nel frattempo ci penso io ad avvisare il generale supremo Sage – l’addetta alle comunicazioni della USS Athena, fece immediatamente quello che il suo capitano le aveva detto di fare.
  • Amico, questo però ora devo farti vedere anche – la voce dell’anziano era particolarmente tremolante, difatti parlò quasi a singhiozzi.
 
Si spostò su un'altra poltroncina, e fece partire un altro pannello di controllo, dopodiché bloccò su diverse fermo immagini.
 
  • Arrivate da poco mi sono – disse, facendo scorrere le varie immagini, mentre Shion sconvolto strabuzzò entrambi gli occhi.
 
Aldebaran, il pianeta molto amico della Terra, aveva da poco subito un attacco, e nel vedere quelle immagini sembrava proprio che lo avessero completamente raso al suolo.
Tutto ciò che in quel momento appariva su quello schermo era davvero raccapricciante!
Quel bellissimo e pacifico pianeta, in pochissimo tempo era diventato un inferno di fuoco e fiamme.
Nell'immediato, Shion prese a pensare che molto probabilmente durante quel pesante attacco, quasi tutta la maggior parte della popolazione non aveva avuto scampo.
 
  • Non è possibile! – asserì Shion sempre più scioccato – Ma come hanno potuto!
  • Loro, non avere scrupoli. Fortuna che principessa sia al sicuro.
  • Si, sua altezza Saori è al sicuro – fece in un sussurrò, poi abbassando lo sguardo – Ma non oso immaginare come reagirà quando verrà a sapere di tutto questo – alzò gli occhi e si mise a guardare le immagini di quella desolazione più totale.
  • Ragazza forte è. Reagire sicuro sono che saprà – poi guardandolo – Per Aldebaran tu partire devi, magari superstiti tu trovare.
  • Dohko lo farò, lo farò tranquillo, anzi vado immediatamente al quartier generale – poi tristemente – Anche se sicuramente non ci sarà più nessuno.
  • Non puoi dirlo, prima devi vedere.
  • Non pensavo di arrivare a tutto ciò! – disse sconcertato.
  • Niente questo è, amico mio.
 
L’anziano aveva ragione nel pronunciare quelle parole!
 
*
 
  • Eccoci Shion! – proferì Aiolos entrando assieme a Saga, dentro allo studio di bordo del loro capitano.
  • Devi dirci qualcosa di importante? – domandò Saga, guardando attentamente l’uomo che era seduto al di là della scrivania.
  • Ma certo – sorrise – Vi ho chiamato per questo – fece indicando ai due ragazzi di prendere posto sulle sedie che erano sistemate davanti allo scrittoio. I due guardandosi, presero a sedersi.
  • Oggi come ben sapete sono stato da Dohko.
  • Come sta? – si informò Aiolos. Anche a lui il vecchio maestro era caro. A quest’ultimo quasi tutti erano davvero affezionati. Insomma lo consideravano essere una specie di padre.
  • Bene, per l’età che ha è in ottima e smagliate forma – Shion sorrise, mentre prese delle carte che aveva adagiato sul ripiano della scrivania – Ma cambiando discorso, mi ha fatto vedere la sua super tecnologica sala di controllo – i due spalancarono gli occhioni. Entrambi avevano dei meravigliosi occhi verdi.
  • E dove se la tiene, nella sua camera sotto al letto? – fece Aiolos ironicamente, subito spalleggiato dal suo amico di merenda.
  • Ma no, Los ma che diamine di idee ti vengono – si sistemò meglio – No, è ben nascosta in uno scantinato, ma non siamo qua per parlare di quello, per cui guardatevi un po' queste – mise sotto al loro naso, le immagini che ritraevano la bellicosa base spaziale nemica.
  • Ma come ha fatto a farle, insomma a quanto dista? – Aiolos, chiese scioccato.
  • È a 230 milioni di chilometri da noi, ma lui possiede degli strumenti che sono in grado di avvistare un oggetto apparentemente così piccolo, da questa distanza.
  • Uhm, non male, il nonnetto – proferì Saga, continuando ad osservare l’immagine.
  • Già – Shion sorrise.
  • Bene, allora ora che facciamo? Andiamo a fare una visita a questa base? – si informò Aiolos.
  • Calma ragazzo. Ora sto aspettando la chiamata dal nostro quartier generale. Ho chiesto di convocare un’assemblea straordinaria soprattutto perché il pianeta Aldebaran è stato attaccato da poco, per cui della base nemica ce ne occuperemo in un secondo momento, ora è molto più urgente recarsi su Aldebaran, per cercare di capire come effettivamente sia messo.
  • Ma sua altezza lo sa? – domandò con un filo di voce Aiolos.
  • Si, la principessa Saori è al corrente. Lei è stata la prima persona che ho informato quando sono rientrato qui alla base.
  • Com'è stato l’attacco? – azzardò Saga titubante.
  • Dalle immagini di Dohko, pareva essere davvero brutto e feroce, ma per saperlo con precisione dobbiamo partire al più presto.
  • Mi spiace – Aiolos abbassò mestamente sia il capo che lo sguardo.
  • A questo punto dobbiamo riunirci tutti quanti e decidere il da farsi – poi guardandoli entrambi – E voi due verrete con me.
  • Ok, per me non ci sono problemi – asserì Saga.
  • Neppure per me – gli fece eco Aiolos.
 
Nel frattempo il telefono interno di Shion prese a squillare.
Era il commando che lo avvisava che tra due ore esatte ci sarebbe stata la riunione speciale dell’alto commando stellare.
I tre uomini si recarono immediatamente verso l’aerostazione, ma per tale spostamento e soprattutto per velocizzare i tempi, avrebbero viaggiato con un veloce Dragonfly.
A questi si unì anche il capitano della USS Poseidone, Julian Solo.
 
*
 
Nella sala del gran consiglio ovviamente era presente anche la principessa Saori e alcuni dei suoi più fidati collaboratori.
La ragazza a quel punto voleva recarsi anche lei sul proprio pianeta per accertarsi personalmente delle condizioni in cui quest’ultimo riversava.
 
  • Bene – iniziò con fare piuttosto serio, il generale supremo Sage – Non appena la USS Athena sarà pronta e mi auguro in tempi brevi - guardò il capitano della nave appena nominata - Avete il mio permesso per potervi recare sul Aldebaran, e quindi poter constatare le attuali condizioni di questi. Ma in questa missione verrete scortati da una pattuglia di nuovi caccia da combattimento. Io dell'Oscuro e del suo impero non mi fido, per cui a questo punto non voglio proprio rischiare di mettere a rischio altre vite umane – poi rivolgendosi alla principessa di Aldebaran – Altezza, in questo momento avete tutto il mio appoggio, e l’aiuto che tutta la federazione stellare riuscirà a darle.
  • Grazie, generale Sage. L’amicizia tra i nostri popoli è sempre stata di quelle profonde e sincere.
 
Dopo aver discusso degli ultimi dettagli, l’assemblea di fatto fu sciolta.
Il viaggio di ritorno i quattro uomini lo fecero assieme alla principessa Saori.
Per la ragazza, quella sarebbe stata la seconda volta in vita sua che avrebbe viaggiato a bordo della USS Athena, difatti la prima volta che viaggiò a bordo della grande astronave, era stata quando venne liberata da Aiolos, Aiolia, Camus, Saga e Shura, dalla brutta prigionia che le avevano inflitto le forze nemiche.
Da questi era stata presa in ostaggio col solo scopo di costringerla con la forza a cedere al grande impero il proprio pianeta, firmando di fatto una specie di resa, cosa che la tenace ragazza non aveva di certo fatto, perché in cuor suo avrebbe certamente preferito morire piuttosto che consegnare la sua gente e la sua terra a quelli che da sempre lei considerava essere i più grandi esseri immondi presenti in tutte le galassie.
Invece in quella seconda occasione si sarebbe imbarcata sulla nave stellare per raggiungere il suo tanto amato pianeta!
 
 
Colei che scrive.
Eccoci arrivati al secondo capitolo di questa storia.
Tra le righe più o meno si riesce a capire qualcosina, ma vi dico che è ancora presto. Tutto ma proprio tutto verrà svelato un po' più avanti. Me cattivissima.
Allora.
Il nostro caro-vecchio-saggio Dohko, come avrete ben compreso è apparso in versione Yoda, prugna essiccata, ma non solo. Ho cercato pure di farlo parlare (se trovate degli errori per favore segnalatemi che provvedo a sistemarli, grazie) come il buon Jedi. Spero che tale scelta vi sia piaciuta.
Per il resto al momento non avrei altro da dirvi, solo ringraziavi di cuore per aver letto il primo capitolo di questa mia pazzia.
Me felice!
Grazie a tutti voi di cuore.
Per i credit tengo a precisare che tutti i nomi che compaiono in questa storia, sono stati presi dalle seguenti opere: Star Trek, Star Wars e Mobile Suit Gundam e anche qualche scena, ovviamente adattata dalla sottoscritta, in funzione alla trama stessa.
Insomma voglio essere sincera, e non prendermi i meriti che non ho.
Alla prossima.
Un abbraccio.
SAMP!
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.
 
 
 
 
Regno di Hades.
 
L'Oscuro signore di Hades, dopo l’attacco a sorpresa adempito dalle sue truppe speciali ai danni del pacifico e inerme pianeta Aldebaran, convocò a rapporto i suoi tre fidati generali.
In quella grande sala, sistemati ognuno sulla propria poltrona vi erano, il generale delle forze aeree di attacco Aiacos, il generale delle forze di terra Minos e il generale strategico Kagaho.
Complimentandosi con quest’ultimi per lo svolgimento della missione appena terminata, il sovrano spiegò ai suoi sottoposti quali sarebbero state le loro prossime mosse da mettere in atto, ma soprattutto rivelò che da poco aveva escogitato uno stratagemma o meglio dire un inganno, per deviare le forze dell’unione stellare e tendere loro una micidiale trappola.
Alone, era certamente un sovrano potente e tanto malvagio ma era anche piuttosto scaltro e parecchio furbo.
Questi, era inoltre un abile stratega e più volte ne aveva già dato ampia dimostrazione, perché solitamente non lasciava nulla al caso, ma soprattutto pianificava tutto alla perfezione.
Poco più in là da dove discutevano i cinque, considerato che vi era presente anche il figlio di Alone, Radamante, vi era anche la sua personale consigliera Pandora, che affiancata dal proprio tirapiedi Cheshire, in perfetto e religioso silenzio stavano ascoltando il tutto, ma tenendo sui loro volti un’aria piuttosto annoiata.
 
  • Miei generali, al momento non avrei altro da dirvi quindi andate pure! – Alone, congedò tutti i presenti.
 
I quattro uomini uno dietro all'altro si apprestarono a fare la loro uscita, quando ad un tratto il sovrano bloccò all'interno della sala il figlio prima che questi uscì definitivamente.
 
  • Figlio, aspetta un attimo!
  • Che c’è, padre? – fece voltandosi leggermente dalla parte del genitore.
  • Ascolta, bisogna che al più presto tu raggiunga tua sorella alla Città delle Nuvole, sul pianeta Bespin. Mi è appena giunta voce che qualche focolaio di ribelli si sta organizzando nell'ombra per provocare una rivolta. Tua sorella senza il tuo aiuto non ce la può fare a contrastarli!
  • Padre dimmi, ma chi ti ha contattato, Katya? – si informò il ragazzo.
  • No, è stata il suo comandante in seconda Kyoko, e sembrava essere piuttosto preoccupata.
 
A quel punto il ragazzo ci pensò su un attimo, poi sempre tenendo i suoi occhi ambrati fermi in quelli neri, severi e inquietanti del padre, proferì.
 
  • Va bene, dammi il tempo di organizzare le truppe e parto nell'immediato – fece per uscire, ma il padre per la seconda volta lo fece nuovamente bloccare.
  • Ascoltami figlio, proteggi a tutti i costi tua sorella, ma soprattutto NON esitare davanti a nessun nemico, nemmeno se si trattasse di una donna! – lo guardò dritto negli occhi – NON avere pietà alcuna per nessuno, schiacciali come se fossero degli insetti, chiaro!? – il figlio in risposta annuì, poi prese ad uscire da quella grande sala.
 
Purtroppo era ben noto a chiunque che il sovrano di Hades era di una spietatezza incredibile, difatti quelle parole appena rivolte al figlio ne avevano dato davvero dimostrazione.
Non appena sua altezza Alone si dileguò nelle sue stanze private, la sua assistente Pandora, lasciando di fatto solo il proprio collaboratore, come sempre si ritrovava a fare prese a seguire sua maestà all'interno dei suoi appartamenti.
 
Luna Boscosa di Endor.
 
  • Milo, invece di stare lì a ciarlare, passami la chiave del cinque! – sbraitò Shaina, con la testa completamente infilata all'interno del suo mezzo.
  • Oh, tieni tesoro – fece Milo, poi rivolgendosi nuovamente al proprio interlocutore – Cardia, che stavamo dicendo?
  • Stavamo dicendo che….
  • Milo, ma questa è del sette! Ma ci vedi sì o no? Ti ho detto del cinque!
  • Pufff, che palle – sbuffò il ragazzo, poi passandole la chiave giusta – Tieni, amore – poi rivolgendosi nuovamente a Cardia – Che?
  • Che la tua bella ti schiavizza, mio caro – scoppiò a ridere, mentre Shaina spuntò fuori da dentro al mezzo.
  • Ma senti chi parla! Pensa alla tua cara Calbera, lei sì che ti sottomette, ah bello! – fece piccata.
 
La signora Calbera era la prorompente barista di Granada, una delle tante colonie spaziali che gravitavano attorno alla Terra, e bè quando Cardia si fermava da quelle parti, ovviamente non mancava mai di andare a salutare quella sua cara conoscenza.
 
  • Ma figurati se quella mi sottomette, se quando mi vede va in iperventilazione – il ragazzo si leccò il labbro inferiore. Forse stava giusto pensando alla tizia.
  • Avrà caldo di suo – infierì maligna Shaina – Capita sai, alle donnine di una certa età, poi….
  • Anche, ma con me i suoi bollenti spiriti vengono in parte placati, tranquilla baby! – Cardia sorrise, malizioso.
 
Milo se ne stava in silenzio ad ascoltare i discorsi dei due, quando decise, forse stufo di quella discussione di mettersi in mezzo.
 
  • Senti ma, perché devi perdere tutto sto tempo a mettere mano in questa caretta, quando da Aspros, puoi fartene avere uno nuovo di zecca come i nostri? – domandò particolarmente serio alla sua fidanzata.
  • Perché al momento altri Space Wolf disponibili non ce ne sono, per cui se voglio darvi una mano e non lasciarvi nella melma più totale, devo per forza di cose sistemare questo!
  • Ah, come non detto, ma senti….
Il ragazzo non riuscì a dire altro perché fu interrotto dall'inconfondibile voce di Death.
  • Fannulloni, muovete quelle chiappe che Aspros ci vuole a rapporto tra – guardò l’ora – Tre minuti esatti!
 
I quattro uno dietro all'altro si avviarono verso il grosso tendone dove solitamente tenevano i loro incontri.
Una volta che furono al completo, Aspros mettendosi in cerchio prese parola.
 
  • Dunque ragazzi vi comunico che siamo ufficialmente entrati in guerra! – annunciò con fare piuttosto serio, quindi tutti i presenti, nessuno escluso, rimasero alquanto scioccati – Mi è stato appena riferito da un mio caro amico e da altre mie fonti, che il pianeta Aldebaran ha subito un vero e proprio attacco da parte delle forze speciali di Hades.
  • Ma così, all'improvviso? – fece Kanon piuttosto scioccato – Ma come hanno potuto!
  • Sì, è stato un attacco a sorpresa, hanno infierito senza pietà su tutta la popolazione – confermò Aspros.
  • Al momento hai delle notizie un po' più dettagliate? – si informò invece Albafica.
  • Fino ad ora non si sa se effettivamente qualcuno di loro sia riuscito a scampare al massacro, perché al momento nessuna nave dell’unione stellare è potuta andare sul posto per accertarsi di quello che realmente sia accaduto.
  • Quindi noi ora che facciamo? – lanciò Aphro, guardandosi con Death.
  • Facciamo quello che è in nostro potere fare. Partiamo alla volta di Aldebaran.
  • Bene, e quando? – domandò un quasi sempre silenzioso Ikki.
  • Appena i nostri mezzi saranno pronti, per cui – Aspros guardò tutti i presenti – Ognuno di voi vada ad occuparsi del suo. Poi quando saranno tutti pronti li sistemeremo a bordo della King Panther.
 
Senza battere ciglio, ma soprattutto senza fare più domande, in quel momento piuttosto inutili, tutti i ragazzi si avviarono verso i loro caccia, mentre Aspros, a quel punto si mise a controllare i sistemi di navigazione della loro astronave.
 
*
 
Tutti gli Space Wolf, fecero uno dopo l’altro rientro a bordo della King Panther, ma in quel momento i loro piloti erano piuttosto giù di morale.
Avevano perlustrato in lungo e in largo buona parte del pianeta, ma purtroppo non avevano trovato su di esso nessun tipo di forma di vita, dato che sul suolo di Aldebaran, purtroppo vi era solamente la devastazione più totale, solo quella trovarono.
Constatando tutto ciò, Aspros decise di fare ritorno su Endor.
Durante il viaggio di ritorno si sentì con l'amico Shion, comunicando a quest'ultimo che durante le loro ricerche purtroppo non avevano trovato nessuno tra gli abitanti del pianeta.
L'amico dopo essere stato ad ascoltare tutto il racconto, in risposta gli disse che la USS Athena stava partendo dalla Terra in quel preciso momento, e che bordo di quest’ultima vi era anche la principessa Saori.
La ragazza voleva a tutti i costi raggiungere la sua patria, per poter constatare di persona quello che era successo, quindi in quel momento, oltre che la missione di controllo e accertamento, stavano appunto accompagnando quest’ultima.
Aspros però desiderava parlare con l’amico anche di un’altra questione, ma lì in plancia non poté farlo visto e considerato che vi era presente l’oggetto dei loro discorsi, quindi con una scusa si eclissò nella propria cabina.
All'interno di quest’ultima avrebbe potuto conversare molto più in tranquillità.
I due si ritrovarono quindi a parlare dei gemelli, che entrambi avevano in custodia.
 
  • Amico – fece Aspros serio, anche troppo – I tempi non sono ancora maturi.
  • Quindi tu dici che è meglio aspettare ancora un po'? – domandò Shion.
  • Sì, direi proprio di sì, perché vedrai che quando sarà il momento giusto il loro incontro avverrà!
 
Non appena staccarono la comunicazione Aspros prese a ricordare.
Era sdraiato sopra al letto della propria cabina, chiuse entrambi gli occhi, lasciandosi trasportare da quei ricordi.
 
Flashback.
Con una certa tristezza nel cuore, ricordò la nascita e la successiva immediata separazione dei due piccoli gemellini, difatti sia Saga che Kanon, non sapevano l’uno dell’esistenza dell’altro, solo molto più avanti lo avrebbero scoperto, perché li avrebbero fatti incontrare e quindi conoscere.
Avevano ritenuto giusto separarli perché semplicemente se li avrebbe trovati LUI, l’Oscuro, per i due piccoli sarebbe stata davvero la fine.
Il malvagio Alone in realtà altri non era che il fratello gemello di Artemide, la mamma dei gemelli, mentre il fratello gemello di Aspros, Defteros era proprio il padre di Saga e Kanon.
Quest’ultimo però era deceduto prematuramente mentre che la moglie stava per partorire le loro creature. Alone lo aveva mandato al macello, non gli aveva inviato i rinforzi necessari che lo avrebbero potuto aiutare a vincere quella battaglia.
Artemide, era quindi incinta dei due gemelli e quando diede alla luce i piccoli, in totale accordo col cognato decisero di inscenare la morte dei bimbi, per riuscire così a proteggerli dalle malvagie intenzioni che loro zio aveva, ma soprattutto li avrebbe fatti diventare come lui, dato che questi aveva il potere di manipolare a suo piacimento chiunque avesse di fronte.
La povera Artemide in un momento di totale sconforto disse tra le lacrime ad Aspros.
"A causa di quel pazzo di mio fratello ho da poco perso mio marito, ora però non voglio perdere anche i miei figli!"
La donna aveva partorito all'interno della stazione spaziale Side7 denominata in seguito New Texas.
Fu scelta quest’ultima quasi di proposito, proprio perché si trovava ad essere molto lontana da Hades, quindi i due poterono fare tutto quello che si erano prefissati di fare senza rischiare che il sovrano e i suoi più fidati collaboratori, se ne accorgessero.
La mamma di Saga e Kanon, al contrario del gemello era una persona di animo buono e nobile, ma soprattutto non condivideva affatto tutto quello che il fratello aveva da sempre fatto e che poi senza alcun scrupolo, avrebbe in seguito continuato a fare.
La guerra e la tirannia, lei non le sopportava proprio, ma i suoi figli nonostante tutti i suoi sforzi si erano ritrovati entrambi ad essere completamente all'interno di una battaglia.
Quando Aspros, portò via con sé i due piccoli per proteggerli dallo zio, Kanon lo tenne con sé, perché aveva capito che già da così piccolo era meno incline a rispettare le varie regole, mentre Saga, che era decisamente più mansueto, lo affidò all'amico di sempre, ovvero Shion.
Quest’ultimo, sotto le pesanti richieste del ragazzo dovette per forza addestrarlo per farlo diventare un soldato scelto, difatti Saga si era specializzato nella guida di Mobile Suit.
Ovviamente Shion lo aveva accontentato, ma fece tutto ciò con parecchia contrarietà e per nulla convinto.
Entrambi cercarono di tenere i due ragazzi ben lontani dalla guerra, così avevano promesso a loro madre, ma purtroppo più di tanto non ci riuscirono.
 
Senza rendersene nemmeno conto, Aspros si addormentò, per poi venire svegliato dalla voce squillante di Milo, una volta che raggiunsero nuovamente la Luna Boscosa di Endor.
 
*
 
La USS Athena tra mille difficoltà, durante il lungo viaggio aveva incontrato davvero di tutto e di più, riuscì ad arrivare e atterrare integra sul suolo parecchio devastato di Aldebaran.
Inutile dire che alla vista di tutta quella terrificante desolazione e devastazione, la povera Saori non resse.
La ragazza scoppiò in lacrime, continuando a stare sempre ben attaccata alle grosse vetrate della plancia di comando. Non ci poteva credere che la sua patria era stata ridotta così, ma purtroppo ciò che vedevano i suoi occhi era proprio quello!
 
  • Altezza – Shion si rivolse alla ragazza – Se non ve la sentite andiamo solo noi.
  • No – prese ad asciugarsi le lacrime con un fazzoletto che la sua fedele Shoko le passò – Devo esserci pure io dato che nessuno di voi ha la più pallida idea di dove sia ubicato il rifugio.
  • Altezza – s’inserì la damigella di corte – Potete sempre guidarli da qua – le suggerì, poi con apprensione – Non è il caso che voi scendiate.
  • Saori – Aiolos si avvicinò alla ragazza – Dai retta a loro, rimani a bordo, è meglio – il bel ragazzo castano la guardò con parecchia premura.
  • Los, no. Ascoltami io devo andare con loro. Voglio vedere le reali condizioni in cui riversa il mio pianeta e… – scoppiò nuovamente a piangere, poi ricomponendosi – E cercare di salvare almeno il salvabile, cerca di capirmi – poi rivolgendo nuovamente la sua attenzione al capitano Shion – Capitano la prego, mi porti con lei – lo guardò con occhi supplichevoli. Questi, prima di rispondere alla ragazza, sospirò pesantemente.
  • Va bene, Altezza venga pure con noi – i suoi occhi erano fissi in quelli della ragazza, mentre Aiolos era fortemente contrariato, ma in quel momento dovette starsene. Dopotutto così aveva deciso il capitano.
    Il tenente Glykos e sua altezza si guardarono per un lunghissimo istante.
 
Quando si fu leggermente ripresa, la principessa assieme a Shion, Camus e Shura a bordo di una piccola navicella di ricognizione, presero a raggiungere passando tra i vari resti e le innumerevoli macerie, il rifugio sotterraneo dove la ragazza sapeva di per certo che si sarebbero nascosti e avrebbero cercato così protezione, i davvero pochissimi superstiti di quell'immane tragedia.
Quest’ultimi non appena videro spuntare nella penombra una figura e riconobbero in questa quella della loro sovrana, scortata dai tre uomini, prontamente si alzarono e visibilmente emozionati presero a stringere la ragazza calorosamente a loro.
Piansero tutti silenziosamente, mentre che i tre soldati cercarono di capire il da farsi.
Tutti loro in quel momento erano ben felici nell'apprendere che la loro tanto amata principessa era in ottima salute, e non moribonda e in fin di vita, come invece qualcuno aveva messo in giro sul pianeta.
Probabilmente lo avevano fatto per cercare di destabilizzare la popolazione stessa, visto che gli abitanti di Aldebaran avevano da pochissimo tempo perso sia il loro re che la loro regina, genitori della stessa Saori, in un bruttissimo incidente.
La navicella su cui i due regnanti stavano viaggiando, esplose subito dopo che era partita dalla stazione spaziale del pianeta da loro stessi governato, lasciando tutti sconvolti.
Per cui, la principessa era davvero tutto quello che rimaneva a quella popolazione, in quel momento però davvero tanto martoriata.
Quell'esile ed elegante ragazza dai lunghi capelli castani e dagli occhi azzurri, era davvero la loro ultima speranza!
Il capitano Shion, con il proprio telefono comunicò all'addetta delle comunicazioni dell'Athena di inviare immediatamente tre navicelle, per portare all'interno della loro nave stellare tutta quella povera gente, quindi prontamente dall'hangar principale dell’astronave, Saga, Aiolia e Aiolos, decollarono a bordo di queste.
Gli abitanti di Aldebaran furono fatti salire a bordo delle navicelle, poi raggiunsero la grossa nave, che era sempre ferma dove si era bloccata fin dal suo arrivo. Fermi con la nave vi erano anche i dieci caccia veloci che avevano scortato per tutto il tempo quest’ultima.
Gli operatori sanitari di bordo, in quel momento ebbero il loro gran bel da fare, dato che i superstiti riversavano più o meno tutti in pessime condizioni di salute, difatti si capiva benissimo che si erano davvero salvati per il rotto della cuffia!
A quel punto l’Athena fece prontamente ritorno sulla Terra, dove una volta che furono arrivati tutti gli abitanti superstiti di Aldebaran, sarebbero stati curati e poi ospitati, dato che ormai una patria non l’avevano più.
 
  • In questa sala medica si trova solo quel poco che è rimasto della nostra razza, della nostra gente, della nostra cultura, delle nostre tradizioni – proferì Saori tra i singhiozzi – Siamo veramente in pochi, tutto il resto, il più, non esiste, perché è andato completamente perduto – finì tra le lacrime che le solcavano lungo tutto il bel volto, e stringendosi al corpo caldo e all'abbraccio protettivo che Aiolos amorevolmente le stava donando.
 
Sempre ben stretta tra le braccia del ragazzo, Saori prese a ricordare quando proprio da quest’ultimo fu tratta in salvo.
 
Flashback.
In quel momento non sapeva neppure lei quanto tempo era passato da quando l’avevano rinchiusa tra quelle quattro e umide mura, una settimana, forse due, ma probabilmente anche di più.
La sua carceriera ogni tanto si presentava con la ciotola, si pareva essere proprio una di quelle ciotole da dare da mangiare ai cani, con al suo interno una specie di brodaglia, che a lei il solo vederla a più riprese le aveva provocato il voltastomaco.
Sistematicamente, la ragazza rifiutava quella specie di cibo, per cui il suo peso corporeo scendeva a vista d’occhio, insomma già era parecchio magra e minuta di suo, ma in quel momento era davvero trasparente.
Se si fosse messa su una bilancia, sicuramente l’ago di quest’ultima si sarebbe fermato a 30 kg, non di più.
Solo in un’occasione la fecero uscire da quella cella, ma giusto per portarla, scortandola, in una stanzetta dove al suo cospetto le si presentò un ragazzo molto giovane, dall'aspetto nobiliare, biondo e con un particolare colore ambrato negli occhi.
Quest’ultimo, senza neppure presentarsi le mise sotto al naso un bel papello, dove vi era scritto nero su bianco che lei, cioè l’unica e sola erede del regno di Aldebaran, avrebbe ceduto di SUA SPONTANEA VOLONTA' tutto il suo regno, popolo compreso, al potente signore di Hades.
Quella era una specie d'accordo, di resa.
Con malcelata stizza, la principessa di Aldebaran prese a leggere riga dopo riga, poi quando fu arrivata alla fine, alzò gli occhi su ragazzo, che di contro stava aspettando nemmeno troppo pazientemente una sua risposta, ma più che altro aspettava la sua firma.
Saori ovviamente non fece nessuna delle due cose, ma di contro l’unica cosa che fece, era stata quella di prendere tra le mani quel foglio di pergamena, e continuando a guardare chi aveva di fronte, anzi puntandogli contro i suoi taglienti occhi azzurri nei suoi ambrati, con un gesto di pura sfida iniziò a strappargli in mille pezzettini sulla faccia, quello che invece secondo il tizio lei doveva accettare e firmare.
Inutile dire che quest’ultimo non la prese affatto bene, anzi andò prontamente su tutte le furie, ordinando imperioso ai suoi sottoposti.
Portatela immediatamente di nuovo nella sua cella!
Fu così che i suoi uomini fecero, riportando la ragazza dove da poco prima l’avevano prelevata.
In quel momento alla principessa non le importava di soffrire o peggio morire, ma il suo regno non l’avrebbe mai e poi mai ceduto!
Da un’altra parte, precisamente sulla Terra si stavano organizzando.
Da giorni il primo ministro di Aldebaran, era giunto sul pianeta azzurro, proprio per avere l’aiuto necessario per riuscire a trarre in salvo la loro sovrana.
Dopo che fecero parecchie indagini e diversi controlli, gli uomini della flotta stellare, riuscirono a capire dov'era stata rinchiusa e tenuta in prigionia la principessa, quindi il generale supremo Sage, chiamò prontamente a rapporto una squadra scelta.
Quei soldati erano tra i migliori che la flotta stellare avesse all'interno del suo organico, difatti erano addestrati per il combattimento sia su mezzi aerei e robotici, ma anche in quello corpo a corpo, erano ben capaci di utilizzare diverse armi da difesa, ma soprattutto erano molto bravi nell'utilizzo delle spade laser.
Ben muniti di tutto quello che sarebbe servito loro, Aiolos, Aiolia, Shura, Camus, Saga e diversi, circa una ventina di soldati semplici al loro seguito, partirono alla volta della base di A Bao A Qui, dove sapevano che al suo interno vi era tenuta prigioniera la principessa Saori.
Prima di partire, ovviamente avevano studiato un piano, perché non potevano mica andare lì ed improvvisare, loro non erano di certo degli sprovveduti.
Quindi, Shura, Aiolia e Camus e una parte di soldati semplici avrebbero fatto per così dire da esca, sarebbero andati in avanscoperta coi loro mezzi, e avrebbero quindi cercato di attirare l’attenzione delle guardie su di loro, coinvolgendo quest’ultimi in una battaglia, ma ben distanti dalla base, per non rischiare di coinvolgere la ragazza che invece dovevano salvare, mentre Aiolos e Saga e i rimanenti soldati, si sarebbero introdotti nella base alla disperata ricerca della persona che dovevano a tutti i costi portare via viva da quel posto.
Non se lo sarebbero mai perdonato se qualcosa fosse andato storto!
Quelli che si erano introdotti all'interno della base, senza esitare eliminarono come se fossero state delle mosche, tutto quello che incrociarono sul loro cammino, poi arrivando in una specie di hall, decisero di dividersi. Saga prese a salire per controllare i piani alti assieme a diversi soldati, mentre Aiolos con altri al suo seguito prese a scendere.
Inconsciamente quest’ultimo sì stava avviando proprio verso le segrete della base stessa.
Entrambe le parti come fecero in precedenza, continuarono ad eliminare tutto quello che gli si era parato davanti, e la stessa, identica cosa, in quel momento la stavano facendo anche quelli impegnati nella battaglia al di fuori nello spazio.
Aiolos istintivamente prese a camminare, anzi ad essere precisi si mise proprio a correre, per un lunghissimo corridoio, dove alla fine di questi si poterono intravedere ben quattro guardie stazionate davanti ad una porta.
Il capo squadra nell'immediato, capì che quella era la cella dove Saori era rinchiusa, quindi senza esitare sparò con la sua pistola laser a questi, poi ben protetto dai suoi uomini che gli si misero a fare da scudo accerchiandolo, sempre con la pistola prese a sparare contro la serratura.
Purtroppo per poter aprire quest’ultima ci mise parecchio, dato che questi era molto pesante, ma alla fine dopo averle assestato un poderoso calcio, questi si aprì.
Il ragazzo, a quel punto con parecchia cautela entrò all'interno della cella, e per prima cosa i suoi occhi verdi videro una sagoma leggermente accovacciata in un angolo, e due spaventati occhi azzurri che lo fissavano con terrore, prontamente, ma allo stesso tempo molto cautamente si avvicinò.
 
  • Altezza – le andò incontro – Stia tranquilla, non sono un nemico. Sono qui solo per aiutarla – poi una volta che le fu vicino – Venga si alzi, che la porto fuori da questo posto – Saori sgranò ancora di più gli occhioni, poi vedendo il sorriso gentile che quel bel ragazzo teneva sul volto, sempre con parecchia titubanza allungò la sua mano verso di lui.
  • Chi sei? – gli domandò con un sol fil di voce.
  • Aiolos, altezza mi chiamo Aiolos, sono un soldato della flotta stellare – la fece alzare, poi con estrema delicatezza la prese tra le sue braccia, anche perché le era sembrata essere davvero troppo fragile – Ma per i convenevoli abbiamo tempo, prima la porto al sicuro – senza esitare uscì dalla cella, poi ricordandosi di Saga prese il telefono dal taschino della tuta spaziale che indossava – Amico, ascolta lei è con me, possiamo andare – Perfetto – gli rispose l’altro.
 
I due seguiti dai soldati rifecero a ritroso quel lungo corridoio, ma alla fine di questi trovarono una figura che provò a sbarrargli la strada.
Si trattava del braccio destro del generale Aiacos, ovvero il tenente Violate.
Quest’ultima senza mostrare nessun tipo di esitazione iniziò a sparare contro il gruppo, colpendo uno di loro alla spalla destra, per poi venire quasi subito freddata senza troppi complimenti da Saga, che a sua insaputa le era arrivato alle spalle, senza che lei se ne accorgesse.
Sistemato quello che si poteva considerare l’ultimo ostacolo, correndo più veloci delle Lepri si recarono verso le navicelle che avevano ormeggiato in una posizione della base ben nascosta, dove al loro interno avevano però lasciato dei soldati di guardia.
Aiolos continuò per tutto il tempo a tenere tra le sue braccia Saori, anche perché quest’ultima era davvero impossibilitata in quel momento di poter camminare, o meglio correre, con le proprie gambe.
 
*
 
Appena fecero il loro rientro sulla Terra, Saori fu subito trasportata in una struttura ospedaliera.
Si erano fermati all'interno della base spaziale di Tokyo.
L’unione stellare sul suolo terrestre aveva parecchie installazioni, ma quella giapponese era tra le più all'avanguardia, difatti all'interno di essa, vi erano appunto in costruzione i nuovissimi Mobile Suit di ultimissima generazione, che i piloti specializzati avrebbero poi in un futuro neppure troppo lontano, utilizzato.
La principessa di Aldebaran, si rimise in forze dopo che passò un bel mesetto abbondante.
Per prima cosa riuscì a prendere nuovamente un poco di peso, poi anche a ristabilirsi a livello mentale, dato che la dura prigionia evidentemente aveva turbato parecchio la sua psiche.
Ovviamente, il tenente Aiolos in tutto quel periodo andò a trovare Saori con una certa frequenza.
Il ragazzo con la sua presenza le era stato parecchio vicino, aveva cercato di aiutarla a compiere quei piccoli ma significativi passi che giorno dopo giorno, l’avrebbero aiutata per fare ritornare la sua vita, in una posizione di normalità.
Inutile dire che dopo un po' tra i due sbocciò quel meraviglioso sentimento che si chiamava, amore.
 
  • Oggi sono due mesi esatti da quando mi hai liberata e ti ho conosciuto – disse Saori, mentre che con Aiolos stavano passeggiando, tenendosi per mano, nel viale che era presente all'interno del parco di quella struttura.
  • Già, e in queste settimane hai fatto parecchi passi da gigante – volse i suoi occhi verdi verso il cielo azzurro, completamente sgombro da nuvole.
  • Sì, ma tutto ciò è potuto accadere grazie a te – sorrise Saori, mentre che si fermarono – Amore.
  • Grazie a me certo, ma anche a tutti gli altri – con delicatezza le passo teneramente una mano tra i lunghi capelli – Ascolta – si fece particolarmente serio – Da soli non è che si può fare molto, invece in tanti e unendo le forze si può fare tantissimo. Vedi Saori così abbiamo fatto noi quando siamo riusciti a salvarti. In quell'occasione io da solo potevo fare ben poco, invece tutti assieme ce l’abbiamo fatta.
  • Dici bene, quindi noi tutti uniremo le nostre forze per cercare di proteggere al meglio questa amata Terra e tutti coloro che abbiamo più nel nostro cuore. Non ci piegheremo mai al nemico! – disse stringendoselo a sé.
  • Ma certo che dobbiamo farlo, lo dobbiamo fare per noi, ma soprattutto per i nostri figli, dobbiamo cercare di dare loro il meglio, e soprattutto non cedere alla tirannia, mai e poi mai!
 
Il ragazzo continuando a tenere ben stretta a sé la ragazza, con dolcezza calò le sue labbra su quelle di lei.
Le donò un bacio maledettamente dolce, quasi carezzevole.
Da quel momento in poi i due amanti non si persero quasi mai di vista, ma a causa dell’imminente guerra in arrivo e del ruolo piuttosto importante che la giovane regnate aveva sulle proprie spalle, ma anche delle responsabilità che il ragazzo aveva, essendo anche lui uno dei cinque piloti dei Mobile Suit, purtroppo erano davvero impossibilitati di godersi appieno tutto quel loro amore, e la grande passione che in esso vi era raccolta.
Ma nonostante tutto ciò, entrambi sapevano perfettamente che se l’uno avesse avuto bisogno dell’altro, questi vi sarebbe stato sicuramente!
Fine flashback.
 
Pensando a tutto ciò, la giovane ragazza si strinse ancora di più al corpo statuario del proprio amato!
 
 
 
Colei che scrive.
Eccoci qui alle solite note finali.
Il malvagio Alone, a quanto pare ha preparato una trappola davvero coi controfiocchi per i suoi nemici.
Più avanti si scoprirà di cosa si tratta.
Sulla Luna Boscosa di Endor, Aspros e i suoi ragazzi si stanno organizzando. Ora anche loro sanno che la cosiddetta pace a breve terminerà, sarà solo un ricordo effimero. E sicuramente conoscendoli non staranno di certo con le mani nelle tasche!
Abbiamo così scoperto qualcosina sulla nascita dei nostri (almeno per me) AMATI gemelli.
Ma soprattutto del perché le loro esistenze sono separate.
Stranamente, in questa storia sto trattando la "cara" Saori in modo alquanto bello e gentile.
Oh bè, le ho fatto perdere tutto il suo pianeta e buona parte della sua gente, ma in cambio però le ho donato l’amore incondizionato del nostro adorabile Sagittario!
Al momento non avrei altro da dire (meglio per voi, eh!).
In cambio, come al solito vi ringrazio di cuore per le vostre letture e recensioni.
Grazie a tutti.
Un abbraccio.
Alla prossima!
SAMP!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.
 
  • Bambini, basta! Per favore ora datevi una calmata!
 
Urlò per l’ennesima volta la povera Seika, mentre cercava di far calmare i bollenti spiriti che si animavano all'interno di quelle si piccole, ma terribili creaturine.
Le pesti in questione altri non erano che i vari figli, fratellini, dei militari che erano di istanza presso la base terrestre di Atene.
 
  • Ehi, sorellona come butta? – la voce gioviale di Seiya, fece voltare la ragazza, mentre che questi era intenta ad allacciare una stringa della scarpetta di proprietà della piccola Raki.
  • Oh, fratellino caro – la ragazza sorrise – Ma lo sai che sei arrivato proprio al momento giusto!
  • Ehhhhh!? – fece quest’ultimo capendo al volo, quello che voleva da lui la sorella – Non guarda, primo sono passato un attimo ma giusto per vedere come stavi, secondo non sono solo, gli altri mi stanno aspettando fuori!
 
Detto ciò il ragazzo cercò di svignarsela, perché era abbastanza evidente che non desiderava affatto passare quel pomeriggio a fare da badysitter, a quella banda di piccoli demoni.
Neppure per sogno, lui aveva altro di meglio da fare!
Senza neppure accorgersene, Seiya venne puntualmente agguantato dalla cara sorella maggiore, che a quanto pareva per quella giornata voleva avere un po' di tempo libero.
 
  • Invece no. Ora sei qua e per un bel po' di tempo ci rimani!
 
Fece imperiosa la ragazza, trascinandosi dietro il poveretto, che di contro iniziò a protestare fin troppo vistosamente.
Seika si bloccò proprio nel punto dove vi erano i piccoli che stavano giocando tra di loro.
 
  • Perché Seiya non vuoi giocare un po' con noi? – il rossetto Kiki, domandò al ragazzo arricciando il piccolo nasino. Il bimbo era il fratello minore di Mu, il capo medico dell'Athena.
  • Non siamo mica poi così malvagi – rincarò la dose il biondino di nome Jacob, figlio della dottoressa Natassia, la sorella del cadetto Hyoga – Chiedilo a mio zio!
  • Tu zio vi conosce alla perfezione, è per quello che se ne sta ben lontano – difatti il biondo Hyoga se n'era rimasto all'esterno.
  • Tutte chiacchiere! – sbottò il bimbo, guardando di sottecchi il ragazzo.
  • Ascolta Seiya, prima ho sentito che fuori ci sono i tuoi amici, ora perché non li chiami! – fece in tono imperioso Regulus. Questi invece era il figlio di Sisifo l’ingegnere aerospaziale che prestava servizio sulla USS Athena.
 
A quel punto anche tutti gli altri bimbi presenti nella palestra accerchiarono il povero ragazzo, che ritrovandosi messo con le spalle al muro, disse a sua sorella di chiamare tutti i suoi amici, ragazze comprese.
Fu così che Seiya stesso in compagnia di Sirio, Hyoga, Shun e Jabu passarono quelle ore di quel pomeriggio in compagnia di quelle piccole creature, e la stessa identica cosa la fecero anche Shunrei, Miho, Esmeralda e Daisy.
Tutti i maschietti si misero in cerchio a giocare con i piccoli modelli di astronavi, mentre tutte le femminucce si dedicarono a creare dei bellissimi bijoux e a disegnare parecchi e diversi tra loro modelli di abiti.
Alla fine una ben felice Seika, riuscì ad avere le sue tanto agognate e sospirate ore di libertà, che avrebbe così speso in compagnia di due amiche tra le vie della capitale ellenica.
 
*
 
Passò una settimana da quando la USS Athena aveva fatto ritorno dalla sua ultima missione, precisamente quella di soccorrere e portare in salvo, quel poco che ormai rimaneva della popolazione di Aldebaran.
Quella sera, i due amici decisero di uscire, dato che era da un bel po' di tempo che non lo facevano, per cui quella era sembrata ad entrambi l’occasione giusta, soprattutto considerato che al momento le truppe di Hades se ne stavano piuttosto lontane dalla Terra.
Sicuramente stavano architettando qualcosa di grande.
I due avevano cercato di tirarsi dietro anche gli altri tre, ma non ci riuscirono.
Aiolia, fratello minore di Aiolos, aveva parecchio da fare con la sua bella, che altri non era che l’addetta alle comunicazioni, la rossa Marin, Shura sarebbe andato assieme all'ufficiale scientifico, il biondissimo Shaka e il capo medico di bordo Mu, ad un corso di meditazione, mentre Camus rispose ai due che non ne aveva voglia.
Quella sera lui l’avrebbe passata standosene bello tranquillo nella sua cabina, magari in compagnia di un buon libro ed essendo francese anche di un bicchiere di un ottimo Grand Marnier, possibilmente invecchiato di qualche anno.
Fu così che Aiolos e Saga si ritrovarono solo loro due, comodamente seduti ad un tavolino sistemato sotto ad un dehors, di una delle tante taverne che erano presenti nell'antico centro di Atene, a mangiare delle deliziose ed invitanti crocchette di Feta, e a bere Ouzo come se non ci fosse un domani, rimembrando però vecchi ricordi.
 
  • Uhm – fece Saga – Qua le sanno fare decisamente ottime – si era voluto riferire alle crocchette.
  • Secondo me, sono le meglio di Atene – Aiolos ne prese un’altra – Se non erro è proprio in questa bettola che ci siamo conosciuti.
  • Non erri – Saga sorrise, imitando il gesto dell’amico e prendendo pure lui l’ennesima crocchetta – Mamma mia quante botte abbiamo preso! – entrambi scoppiarono a ridere.
  • Oh, non me lo dire! – Aiolos, sorseggiò un po' di liquore – Quel tizio c’è andato giù parecchio pesante, ma insomma io avevo solo fatto un piccolissimo e innocente apprezzamento alla tizia.
 
Flashback.
Quella sera erano a zonzo per la città.
I due da poco tempo erano arrivati alla base di Atene, visto che entrambi erano stati per parecchi anni in quella situata in Siberia.
Nella capitale greca Aiolos vi ci era nato, ma in quella base vi ci era entrato una volta sola, quando dovette passare l’esame di ammissione, mentre per Shura quella era proprio una novità, visto che essendo spagnolo, lui il suo percorso formativo l’aveva fatto nella base di Barcellona.
All'interno della base siberiana i due ragazzi conobbero proprio Camus, e con quest’ultimo instaurarono un ottimo rapporto, ma tornando a quella sera.
Nonostante fossero solamente le undici, si erano già girati diverse taverne, e in tutte quelle che visitarono avevano per così dire fatto il pieno, insomma, si erano caricati che era una meraviglia, e considerato da come camminavano, barcollando e tenendosi a vicenda, canticchiando pure un motivetto che andava in voga in quel periodo, ne davano davvero conferma.
Belli baldanzosi fecero la loro esuberante entrata in quella che, sicuramente per loro sarebbe stata l’ultima taverna in cui quella sera vi avrebbero messo piede.
Sempre tenendosi a vicenda, puntarono dritti verso il bancone, evidentemente avevano ancora sete!
Distratti da una voce simultaneamente si voltarono verso quest’ultima, mentre che il barista stava appoggiando i loro drink sopra al lungo e parecchio malconcio bancone, voltandosi nuovamente prontamente si misero alla bocca i bicchieri, iniziando a sorseggiare lentamente il contenuto di questi.
Poco più distante sistemato ad un piccolo tavolino, vi era chi li stava tenendo d’occhio, questi lo fece fin dalla loro comparsa all'interno di quel locale.
Una volta che si fu ricaricato a meraviglia, e dopo aver appoggiato il drink ormai vuoto sul bancone, Aiolos puntò dritto con Shura che lo seguiva come un’ombra, nella direzione di un piccolo palchetto, dove sopra di esso vi era sistemata una graziosa ragazza, che con la sua incantevole voce cercava di intrattenere una piccolissima e cospicua folla, appollaiata ai suoi piedi, quasi in adorazione.
Il ragazzo fregandosene bellamente delle occhiate malevole che gli continuarono a lanciare i presenti si fece strada, fino a raggiungere quest’ultima, che di contro lo guardò scioccata.
Ma come canti bene, bella bimba!
Le disse, ma non fece in tempo a dire o fare altro, perché un gancio destro di tutto rispetto, lo fece letteralmente cadere a terra a gambe all'aria, mentre anche Shura venne immediatamente accerchiato.
In men che non si dica all'interno di quella bettola scoppiò il finimondo, soprattutto perché Aiolos si era alzato e senza starci troppo a pensare, si era scagliato contro il ragazzo che lo aveva attaccato per primo.
Lui era un bravo ragazzo, di quelli che non si sarebbero mai permessi di attaccare briga, ma di certo non era tipo da stare a subire, insomma, si sapeva difendere e lo sapeva fare piuttosto bene, visto tutti gli anni di duri allenamenti che si era fatto, per cui di botte ne prese tante e pure il suo degno compagno di serata, ma di contro ne dettero altrettante!
Dopo poco, anche la figura che se ne stava seduta in un tavolo parecchio più in disparte, in una zona del locale pochissimo illuminata, a dire il vero lì dentro sembrava fosse notte fonda dallo scuro che vi era, si alzò dalla sua postazione e senza esitare prese ad avviarsi verso il punto dove se l’è stavano suonando di brutto.
Oltre al tizio che aveva aggredito Aiolos, era presente anche un altro ragazzo, che in quel momento era un tutt'uno con Shura.
Difatti, lo spagnolo non riusciva a staccarselo di dosso, perché questi gli si era appiccicato peggio del Bostik!
Fu così che anche l’ignaro spettatore per riuscire a sedare la rissa, si prese anche lui la sua buona dose, ricambiata ovvio, di botte quotidiane, da parte di un altro ragazzo che era arrivato in soccorso degli altri due, ma che non faceva parte della loro cricca.
Dopo un bel po' di tempo, chiamati probabilmente da qualcuno, l'arrivo tempestivo di alcuni agenti riuscì a placare tutti i loro animi.
Gli aggressori di Aiolos e Shura, furono immediatamente portati all'esterno del locale, perché nel frattempo era arrivato il loro per così dire capo a prenderli, e successivamente a sistemarli a dovere, mentre Aiolos, Shura e Saga si sedettero ad un tavolo, uno dei pochi che quella sera avevano risparmiato.
Erano tutti e tre belli sanguinanti.
Inutile dire che i tizi con cui attaccarono briga, erano proprio i focosi Death e Manigoldo, mentre la bella ragazza che Aiolos aveva puntato era la sorella del primo, ovvero Shaina e l’uomo che aveva recuperato quest’ultimi era il loro capo, Aspros.
Pensare che proprio quella sera Death e gli altri avrebbero avuto l’occasione di conoscere la coppia, identica del loro caro amico Kanon!
Ma forse al momento era stato meglio così.
 
*
 
  • Comunque dai, tutto sommato ci è andata piuttosto bene – Saga sorrise – Però sinceramente, su un primo momento per voi due ho temuto davvero il peggio!
  • Dici bene. Ma a dirla tutta per me e Shura il peggio è arrivato non appena siamo rientrati alla base – si lagnò Aiolos, al ricordo della bella strigliata che Shion fece loro.
 
*
 
  • Ragazzi ma che fate nelle vostre vite? – chiese curioso Saga, continuando a passarsi la salvietta leggermente umida sul viso.
  • Ci alleniamo dalla mattina alla sera – tagliò corto Aiolos, mica poteva dirgli cosa in realtà facessero – Tu invece?
  • In che cosa? - Saga continuò ad indagare, perché gli era salito un leggero dubbio, quindi voleva vederci chiaro.
  • In diverse mansioni – sorrise Aiolos – E tu invece? – gli rifece la stessa domanda, guardandosi complice con Shura, che in quel momento si stava mettendo dei pezzi di carta nel naso, per cercare di fermare la fuoriuscita di sangue.
  • Io sto ancora studiando, sono un po' indietro – Saga, afflosciò leggermente le spalle – Devo dare ancora tre esami, e poi se Atena vorrà sono a posto.
  • In che cosa ti sei specializzato? – domandò Shura.
  • Fisica nucleare e quantistica.
  • Non male, non male – sorrise Aiolos, sistemandosi meglio sulla panca. Insomma si sentiva tutto rotto e anche con molta ragione!
  • E più o meno quando pensi di terminare? – anche Shura fece quello che aveva fatto il suo compagno d’armi.
  • Al momento non saprei – Saga sbuffò – Spero solo a breve.
  • Ma sì, vedrai che con un po' d’impegno ce la farai, ne…. – Shura non riuscì a terminare la frase perché il suo cellulare si mise a trillare fin troppo vistosamente. Vedendo il nominativo dallo schermo del display prontamente rispose – Oh ciao, no, siamo ancora a zonzo – disse, mentre Aiolos lo guardava interrogativo e Saga si fece particolarmente attento – No, tranquillo arriviamo, ma certo che no, figurati se noi due ci mettiamo nei casini – a sentire tutto ciò Aiolos sbiancò, pensando a come cavolo avrebbero fatto a nascondere tutti quei lividi che avevano in volto, mica potevano girare per tutto il tempo con indosso il casco della tuta da combattimento? – Tra mezz'ora siamo lì, promesso! – terminò la chiamata, sbuffando leggermente e guardandosi con Aiolos, che in quel momento assunse un viso seriamente preoccupato, poi cercando di fare finta di nulla.
  • Dunque Saga, allora anche tu sei nato qui ad Atene, oppure ho capito male? – si mise con le braccia intrecciate.
  • No, io sono qua da parecchi anni. Sono nato sulla stazione spaziale New Texas, ma non mai conosciuto i miei veri genitori, sono stato adottato appena nato.
  • Uhm, io pensavo che fossi anche tu greco, insomma i tuoi tratti sommatici sembrerebbero essere quelli di un ellenico.
  • Ma, può anche darsi che nella mia razza ci sia stato qualcuno che era greco, dopotutto anche se si nasce e si vive all'interno delle stazioni spaziali, la provenienza è pur sempre terrestre. Dico bene?
  • Dici benissimo, infatti è proprio co… – quella volta fu Aiolos a non riuscire a terminare la frase, perché Shura si era alzato di scatto, pareva che avesse avuto una molla sotto al sedere.
  • Cavoli Los, dobbiamo andare altrimenti Shion si incazza!
 
A quel punto Saga, nel sentire quel nome si bloccò di colpo, poi con fare parecchio indagatore.
 
  • Ma state parlando di Shion Ling? – domandò guardando attentamente entrambi.
  • Sì – Aiolos fece in risposta alzandosi e venendo prontamente seguito da Shura, si vedeva che entrambi avevano la coda di paglia, poi sorridendo al ragazzo, che di contro li stava guardando piuttosto accigliato – Ora però noi andiamo, si ci vede, Saga alla prossima e ancora grazie!
 
Senza dire altro si avviarono quasi correndo verso la base, dove appunto il suddetto Shion li avrebbe aspettati a braccia aperte, mentre Saga rimase per un bel po' di tempo li fermo a pensare.
A quel punto appena avrebbe beccato il signor Ling, ci avrebbe fatto sicuramente quattro belle chiacchiere. In quel momento riuscì a comprendere tutto, ma soprattutto si rese conto di cosa in realtà facesse l'uomo che gli aveva fatto da padre, anche se a dire il vero già da tempo lo aveva capito o per lo meno immaginato, mentre in quell'istante ne aveva avuto davvero conferma, anche perché giusto due giorni prima, passando per caso davanti al cancello della base ateniese, aveva visto uscire da questi proprio quei due ragazzi, quindi se li era ben impressi nella mente.
 
*
 
Come si era ripromesso di fare quella sera dopo la conoscenza dei due ragazzi, fece, difatti due giorni dopo senza tanto starci troppo a pensare su, si recò davanti al cancello ben chiuso della base spaziale.
Prontamente venne subito fermato dalle guardie di sicurezza, e dopo aver detto al custode che voleva un incontro col signor Ling, e dopo che quest’ultimo dette al custode il permesso, entrò all'interno di quella che si poteva ritenere essere una tra le basi più importanti dell’unione stellare.
Sempre ben affiancato dalle due guardie, ne aveva una per parte, fu scortato dove appunto vi erano gli uffici degli alti ufficiali.
Passando per un lungo corridoio, prima di arrivare a destinazione poté intravedere attraverso una vetrata una specie di palestra, dotata dei più moderni accessori.
Sempre continuando a camminare diede una veloce e rapida occhiata al suo interno, e i suoi occhi verdi non si meravigliarono più di tanto, nel mentre riconobbero due figure a lui ben conosciute.
All'interno di essa vi erano appunto Aiolos e Shura.
Ecco cosa in realtà fanno quei due!
Si disse tra sé.
In men che non si dica arrivarono davanti alla porta dell’ufficio di Shion, a quel punto una delle due guardie bussò, poi quando fu dato il permesso di entrare, quest’ultima fece capolino.
 
  • Capitano Ling, qua con noi c’è la persona che vi ha appena cercato.
  • Bene, potete farla entrare – sorrise – E non è il caso che aspettiate la sua uscita, ci penserò io ad accompagnarla.
  • Signore, come vuole – dopo aver fatto il saluto militare uscì, permettendo così a Saga di fare la sua entrata.
  • Oh, ma quale buon vento – disse Shion osservando il ragazzo che avanzava verso di lui – Siediti pure – gli fece cenno di accomodarsi su una delle due sedie che erano poste davanti allo scrittoio.
  • Che aspettavi a dirmelo! – iniziò Saga con decisione guardandolo negli occhi – Quando ti chiedevo quale fosse la tua mansione sei sempre stato vago. Io lo scoperto per puro caso anche sé qualcosa del genere avevo immaginato. Ma avrei preferito che me lo dicessi tu!
  • ..... - Shion sospirò pesantemente – Ragazzo mio, la mia mansione non è affatto una passeggiata, per cui non posso rischiare tutto quello che c’è dietro e che stiamo facendo.
  • A bene, perfetto. Quindi con ciò vorresti dirmi che non ti fidi di me, del ragazzo che hai cresciuto, ma ottimo!
  • Saga ascoltami – lo guardò seriamente come mai aveva fatto – Non l’ho mai fatto perché i tempi non erano maturi, tu dovevi crescere, dovevi studiare, fare un certo percorso.
  • E invece ora secondo te lo sono?
  • Ora prima di tutto pensa a dare e passare gli esami che ti mancano, poi se ne potrà parlare.
  • No. Io voglio parlarne ora. So cosa fai, tu addestri quei ragazzi, sei un capitano, così prima ti hanno chiamato. Li addestri a pilotare aeri e robot da combattimento, quello che è da sempre stato il mio sogno. Ma perché loro sì ed invece io no. Cosa hanno loro che io non ho? Io ho coraggio, ho forza, ho determinazione!
  • Lo so che tu hai tutte queste caratteristiche e anche molto di più, ma credimi Saga, quella che stanno facendo quei ragazzi è una vita piena di sacrifici, di rinunce, io non voglio per te tutto questo.
  • Ok, grazie. Tu non lo vuoi ma io sì. Io alla guida di uno di quei mezzi – e indicò un poster con su sopra delle immagini che ritraevano proprio i Mobile Suit di nuovissima generazione – Ci salirei ad occhi chiusi. Quando ne ho visto uno dal vero per un bel po' di tempo non sono riuscito a staccargli gli occhi di dosso – poi quasi supplichevole – Shion, ti prego non negarmi questa opportunità, ti prego.
 
Il capitano Ling rimase per parecchio tempo bloccato, ben fermo nella sua posizione, continuando a guardare quelle due splendide iridi verde smeraldo che luccicavano.
Sembravano essere davvero due stelle.
Da quel che lo conosceva, non aveva mai visto così tanta determinazione nello sguardo di quel ragazzo, che per lui era come se fosse un vero figlio.
 
  • Va bene – disse poco convinto, poi – Ma dimmi hai incontrato qualcuno dei miei ragazzi l’altra sera?
  • Ma dove? – fece finta di non capire.
  • Saga, non prendermi per il culo, lo sai benissimo! – lo ammonì.
  • Si.
  • Chi? – lo sapeva ma voleva avere la conferma anche da parte sua.
  • Aiolos e Shura.
  • Dove?
  • In una bettola, ehm, in un locale.
  • Bettola.
  • Già.
  • Hanno fatto a botte? – bè i volti dei due parlavano da soli.
  • Sì, ma non hanno attaccato briga loro.
  • Lo so, non ne sono i tipi – poi indagò ancora – E che ti hanno detto?
  • Riguardo a cosa?
  • Riguardo a cosa fanno nelle loro vite.
  • Sono stati parecchio sul vago.
  • E tu come hai scoperto che loro erano legati a me?
  • Ad un tratto dopo la tua telefonata hanno fatto il tuo nome, ma involontariamente.
  • Chi è stato? – lo sapeva già ma voleva avere una sua conferma.
  • Shura – poi guardandolo – Ti prego non fargli nulla, non lo ha fatto a posta, gli è solo scappato perché insomma erano un po' alticci.
  • Difatti – Shion sorrise sornione – Ora però non gli sfuggirà più nulla, dato che ho proibito ad entrambi uscite serali per ben tre mesi!
  • Ma quindi le proibisci anche a me? – ne dedusse Saga.
  • Certo ragazzo mio – poi guardandolo attentamente – Vuoi diventare un pilota? – l’altro annuì – Bene, allora a qualcosa dovrai pure rinunciare, per cui le serate con relative sbornie annesse, non sono consone ad uno che ambisce a tali traguardi!
 
Saga sorrise soddisfatto. Dovette ammettere che il discorso di Shion non faceva una grinza, perché tali traguardi si ci poteva arrivare solo ed esclusivamente con tanto impegno, dedizione e sacrificio
 
*
 
Nel ricordare tutto ciò i due amici scoppiarono a ridere come dei matti, attirandosi le occhiate di quasi tutti gli altri clienti del locale.
In pochissimo tempo avevano spazzolato tutto quello che era presente sopra al loro tavolino, quindi a quel punto, prontamente Aiolos si voltò a chiamare la graziosa cameriera.
Quella serata per loro era ancora parecchio lunga, ed erano solo all'inizio!
 
*
 
In quelle giornate, tutto l’alto commando dell’unione stellare si era ritirato all'interno della base di Miami, mentre le quattro ammiraglie erano tutte ferme nella base di Atene.
Quest’ultime sarebbero state controllate nel migliore dei modi possibili, visto che in programma vi era la possibilità di attaccare la super fortezza spaziale che Dohko aveva individuato.
I gran capi stavano studiando proprio alcune strategie, per evitare di perdere in quella missione, la minore quantità possibile sia di mezzi ma soprattutto di vite umane.
Il brutale e vile attacco rivolto al pianeta amico Aldebaran, aveva lasciato negli animi di tutti una vera e propria tristezza, associata anche a tanta rabbia e rancore.
 
*
 
La giovane donna, era appena scesa dalle scale del piccolo elicottero che l’aveva lasciata, nel bel mezzo dell’enorme piazzale della base di Atene.
Camminava, splendidamente fasciata in quel attillatissimo tailleur rosso, che segnava le sue forme in modo meraviglioso.
Ma meraviglioso era davvero tutto di lei.
Con i suoi lunghi capelli argentati, lisci e sempre perfettamente in ordine, quei suoi occhi color del ghiaccio e quella pelle diafana, la dottoressa scientifica Hilda Olsen, era un vero e proprio sballo, e a testimoniarlo erano state le facce languide che fecero tutti i maschi presenti al suo passaggio.
Nella grande hall della base vi era stato un vero e proprio lavaggio di pavimenti in corso.
 
  • Buongiorno, mi dica? – la receptionist accolse la donna con un sorriso.
  • Sono la dottoressa Hilda Olsen. Avrei un appuntamento con il tenente Aiolos Glykos, o in alternativa con il tenente Saga Arkher.
  • Provo a contattare il primo – disse, mentre prese a comporre il numero di telefono della persona appena cercata, poi dopo aver parlato con questa si rivolse nuovamente alla ragazza, che aveva davanti a sé – Arriva tra poco. Nel frattempo se vuole sedersi lo può aspettare nella saletta – le indicò con mano – Decida lei.
  • Grazie, allora vado a sistemarmi – così dicendo Hilda prese ad avviarsi verso la saletta che le aveva indicato la receptionist.
 
Durante quell'attesa prese a visionare alcune pagine di una delle tante riviste, che in quel momento erano adagiate sopra al ripiano di un tavolino che era posto al centro, circondato da diversi divanetti e alcune poltroncine.
Mentre che era impegnata nella visione di un articolo che lei riteneva essere piuttosto interessante, ad un tratto una voce la destò, ma dallo spavento che si prese quasi sobbalzò.
 
  • Dottoressa, mi scusi se l’ho fatta attendere – Hilda si voltò trovandosi davanti il caldo sorriso di Aiolos.
  • Oh, non c’è problema. Nel frattempo mi sono un poco riposata dal viaggio – ricambiò il sorriso.
  • Perfetto – poi porgendole la mano – Io sono il tenente Aiolos Glykos, se mi vuole seguire l’accompagno alla USS Athena.
  • Certamente – come una molla scattò in piedi.
 
I due a bordo di un piccolo fuoristrada si avviarono verso il terminal dove erano appunto sistemate le quattro ammiraglie, e diverse altre navi più piccole di dimensioni, che costituivano la tanto famosa flotta stellare. Quelle piccole ma molto potenti astronavi erano le navi di classe Pegaso.
 
  • Eccola, dottoressa quella è la USS Athena – Aiolos le indicò la nave su cui si sarebbero imbarcati – Invece quell’altra è la USS Poseidone, mentre la terza è la USS Hermes, infine abbiamo la USS Apollo - fece indicandole anche le altre tre.
  • Queste quattro meraviglie sono davvero il fiore all'occhiello della nostra flotta – proferì la dottoressa, osservando ammagliata l’enorme mole della nave stellare.
  • Può ben dirlo – sorrise Aiolos, mentre che nel frattempo entrarono all'interno dell’hangar.
  • E questi sarebbero i famosi Mobile Suit? Ne ho sentito tanto parlare, ma non li ho mai visti dal vero – proferì Hilda, guardando dal basso verso l’alto i possenti mezzi meccanici, poi con fare curioso – Ma perché ognuno di loro ha un colore diverso dall'altro? C’è qualche motivo particolare?
  • Già, sono proprio loro – Aiolos sorrise, pensando che quella donna era davvero tanto curiosa – Certo ognuno ha un suo nome, e pure il suo pilota. Per esempio il mio è il rosso e si chiama Sagitter.
  • Uhm, interessante. E gli altri? – indagò continuando a guardare con parecchio interesse quei mezzi.
 
Il ragazzo iniziò quindi la lunga spiegazione.
Quello pilotato da suo fratello Aiolia era il giallo e si chiamava Leo, quello di Saga era il nero e si chiamava Gemini, Camus pilotava quello azzurro e il suo nome era Aquarius, mentre Shura era alla guida di quello verde, chiamato Capricorn.
Non appena Aiolos terminò, Hilda sorrise soddisfatta, poi tirandosi dietro il trolley con all'interno i suoi averi, fece al ragazzo un'altra richiesta.
 
  • Tenente, ora però mi potrebbe accompagnare alla mia cabina, almeno poso questo – indicò la grossa valigia – Poi vorrei subito andare in plancia e conoscere anche la mia postazione.
  • Ma certo, mi segua – Aiolos sorridendole, da buon cavaliere qual era prese il pesante bagaglio, poi conducendola verso gli ascensori salirono sul primo disponibile. Arrivarono nella zona della nave dove vi erano ubicati gli alloggi per il personale – Dottoressa, la sua cabina è questa – aprì la porta, e mettendosi di lato fece entrare per prima la donna, dopodiché tirandosi dietro il trolley lo sistemò in un angolo.
  • Bella, mi piace – fece Hilda guardandosi attorno. Con fare curioso buttò un’occhiata anche dentro alla toilette, poi soddisfatta ritornò al centro della stanza, dove a braccia incrociate la stava attendendo Aiolos – Se non le dispiace ora potrebbe accompagnarmi in plancia?
  • Affatto – sorridendole aprì nuovamente la porta d’ingresso.
 
Fecero nuovamente a ritroso quel lunghissimo corridoio.
Sempre ben affiancata al ragazzo, Hilda con nonchalance continuò ad informarsi, evidentemente aveva preso il povero Aiolos per un ufficio di informazioni, in quel caso spaziali.
 
  • Tenente, mi dica a chi verrò affiancata?
  • Al dottor Shaka Narayan, lui è il nostro illuminare scientifico.
  • E che tipo è? – Aiolos di colpo si bloccò nel bel mezzo del corridoio stesso.
  • In che senso, mi scusi? – domandò infatti, interdetto.
  • In tutti i sensi – Hilda fece un sorrisetto, mentre Aiolos si fece piuttosto pensoso. Che cosa poteva mai dirle, insomma in vita sua non si era mai soffermato ad analizzare le caratteriste fisiche di un uomo. E poi Shaka, era uno davvero troppo particolare.
  • È molto preparato, vedrà che con lui si troverà bene – cercò di liquidare in fretta la questione.
  • Non lo metto in dubbio. Ma io intendevo esteticamente parlando.
  • Dottoressa – fece Aiolos serio – Se mi chiedesse un parere di com'è una donna, insomma una risposta gliela potrei sicuramente dare, ma su un uomo no – poi pensandoci su – Le dico solo che è alto, biondo, con gli occhi azzurri!
  • Interessante.
  • Già, proprio interessante – sogghignò Aiolos.
 
Nel frattempo entrarono in plancia.
Inutile dire che appena videro spuntare Aiolos, con al suo fianco quello splendore di donna, tutti nessuno escluso, ragazze comprese, si voltarono dalla parte dei due.
 
  • Eccoci! – Aiolos esordì con parecchia enfasi. Finalmente il terzo grado di Hilda per lui forse sarebbe terminato – Ragazzi, lei è la dottoressa Hilda Olsen – la presentò, e quest’ultima senza difficoltà alcuna, anzi con una certa destrezza prese subito parola. Si vedeva che era una tizia decisamente molto spigliata.
  • Piacere a tutti. Devo dire che per me è davvero un onore essere a bordo di questa magnifica nave e avere quindi la possibilità di poter lavorare al vostro fianco.
  • Il piacere è tutto nostro. Dottoressa – le sorrise June, tendendole la mano, subito imitata da Marin, Yuzuriha e Thetis. Successivamente fecero la stessa cosa Saga, Aiolia, Shura ed infine Camus.
  • Los, le hai già fatto vedere il suo alloggio? – domandò Saga all'amico.
  • Si. Abbiamo già depositato le sue cose lì.
 
Nel frattempo Hilda continuò a guardarsi per bene attorno.
I suoi occhi glaciali si posarono con una certa insistenza su una figura, che dopo essersi presentata si mise un po' più distante.
Quest’ultima aveva incrociato sia le gambe e sia le braccia, appoggiandosi con aria piuttosto annoiata alla parete della plancia.
Dopo poco udirono dei passi. Si trattava giusto del dottor Shaka. Hilda avrebbe così conosciuto il suo famoso collaboratore.
 
  • Buonasera – esordì il biondo, appena entrò in plancia.
  • Oh Shaka, se non venivi tu sarei venuto io a cercarti – Aiolos gli andò incontro – Ti presento la dottoressa Hilda Olsen, la tua nuova collaboratrice.
  • Nuova collaboratrice!? Io non ne ho fatto alcuna richiesta – guardò di sguincio la chiamata in causa, che subito si accigliò.
  • Infatti, tale richiesta è stata fatta dal capitano Ling in persona – precisò piccata.
Quel biondo a prima vista le stava già parecchio sulle scatole, per non dire altro!
  • Sarà, ma comunque io non sono stato informato, e questo non va affatto bene – disse in tono pacato ma deciso – Tutto ciò è illogico!
  • Suvvia, Shaka ma cosa c’è di logico? – Saga cercò di abbonirlo, perché conoscendolo piuttosto bene sapeva che poi avrebbe tirato su una filippica delle sue.
  • Di logico, sarebbe stato il semplice fatto che il sottoscritto Shaka Narayan, doveva essere informato – poi guardando la dottoressa – Visto che insomma lei dovrebbe lavorare con me.
  • Magari il capitano si è dimenticato, a volte può capitare – interloquì Aiolia mentre Shura decise che forse era meglio intervenire.
  • Ragazzi - guardò l'ora dal suo orologio da polso - Noto che si è fatto tardi, per cui dobbiamo andare a fare l’allenamento.
  • Va bene, Shura ora andiamo – asserì Aiolos, poi rivolgendosi alle quattro ragazze – Una di voi potrebbe accompagnare la dottoressa a fare conoscenza degli altri occupanti della nave?
  • Certo, Los vado io – Thetis si propose – Loro – e indicò June e Yuzuriha – Devono ancora fare le ultime simulazioni.
 
Fu così che Hilda accompagnata da una sorridente Thetis, fece la conoscenza di quasi tutto l’equipaggio che era a bordo della USS Athena.
In quel lungo tour conobbe il capo medico di bordo Mu, successivamente Sasha, Shunrei, Daisy, Esmeralda e Miho, tutte le ragazze che erano con quest’ultimo e che svolgevano la mansione di infermiere.
Fece poi anche la conoscenza del pilota della nave Degel, e del copilota e navigatore Asmita, dopodiché del capo ingegnere aerospaziale Sisifo, cugino di Aiolos e Aiolia, ma ovviamente le due non mancarono di fare un salto, anche per assaggiare qualcosina, all'interno della cucina di bordo.
Quest'ultima era gestita dal possente Aldy, un omone che a prima vista metteva paura vista la sua mole, ma in realtà era buono come il pane.
Terminato il lungo tour le due presero nuovamente la via per far ritorno in plancia.
Durante il tragitto si imbatterono proprio nei cinque ragazzi, che con le loro tute spaziali addosso e tenendo tra le mani i loro caschi si stavano avviando ognuno verso il proprio Mobile Suit.
Quando si incrociarono, Thetis si limitò a sorridere a questi, ovviamente ricambiata, mentre Hilda regalò loro un sorrisetto, poi una volta che si superarono, voltandosi appena ammiccò.
Buon allenamento, ragazzi!
Ma ovviamente non contenta, si rivolse all'ultimo della fila.
Soprattutto a lei, tenente Molieré!
Detto ciò, sorridendo melliflua si affiancò alla bionda che bloccandosi la guardò scioccata, mentre lei di rimando scrollò le spalle.
Di contro, il chiamato in causa allungò di parecchio il proprio passo, superando gli altri quattro, ma sentendo le loro ghignate alle sue spalle, prontamente si impettì.
Non appena Hilda arrivò nuovamente in plancia prese ad osservare con fare parecchio desolato, la bionda figura che dandole le spalle, era intenta ad osservare con parecchio interesse chissà cosa dalle grosse vetrate.
Altro che bei capelli scarlatti, ho la vaga sensazione che la mia personale battaglia sarà contro questa sottospecie di santone illuminato!
Pensò tristemente la dottoressa dentro di sé.
 
 
 
Colei che scrive.
Come sempre e come al solito eccoci alle note finali.
In questo capitolo novità riguardanti l’Oscuro e i suoi non ve ne sono, ma in cambio abbiamo scoperto come si sono conosciuti e come sono diventati grandi amici Aiolos e Saga, con l’aggiunta di Shura.
Inoltre a bordo della USS Athena, è arrivato un nuovo personaggio, e che personaggio!
Spero che tale scelta vi sia piaciuta.
Dopotutto, la parte rosa ci sta sempre bene.
Al momento non ho altro da dirvi, solo quello di ringraziarvi.
Grazie a chi legge, segue, recensisce questa mia creazione.
Alla prossima.
Saluti, SAMP!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.
 
In quella settimana l’alto commando della flotta stellare, si era riunito all’interno della base spaziale di Miami.
Avevano a lungo discusso e si erano confrontati per diversi giorni, dopodiché decisero di comune accordo di portare un attacco in grande stile nei confronti dell’impero di Hades.
Avrebbero per prima cosa attaccato la base orbitante, quella che Dohko coi suoi strumenti aveva individuato, poi una volta che avrebbero eliminato questi, si sarebbero messi alla ricerca della base vera e propria, dove molto probabilmente il sovrano stesso dimorava, ma anche dove sicuramente vi era anche riposto il grosso delle sue micidiali truppe.
 
*
 
Le quattro navi ammiraglie più altre venti di classe Pegaso, affiancate ad altri mezzi d'assalto leggeri erano quasi in procinto di lasciare la base Greca, per puntare verso la super fortezza spaziale.
L’equipaggio della USS Athena era quasi tutto pronto, lo erano tutti tranne uno, Aiolia.
Quest’ultimo da un paio di giorni si era preso una brutta influenza, e nonostante gli fossero state fatte le dovute cure, quella febbre alta non voleva lasciare il corpo del giovane ragazzo, ma benché non stesse troppo bene, voleva dare comunque una mano.
Ok, non posso pilotare Leo, ma almeno qualcosa di utile qui fermo sopra a questo maledetto letto, la posso ugualmente fare!
Mugugnò continuando comunque a tenere tra le mani il grosso tablet, mentre che l’infermiera Shunrei cercava in tutti i modi possibili di misurargli la temperatura. Malgrado tutto ciò, la ragazza sorrise nel sentire quelle sue parole.
Era risaputo che Aiolia voleva sempre essere in prima linea, come i suoi quattro colleghi non aveva paura di nulla e soprattutto di nessuno, lo aveva dimostrato a più riprese, anzi più volte si era lanciato nel pericolo quasi con fin troppa intrepidezza e impavidità.
 
  • Shunrei, puoi venire nella stanza dieci? – la castana coi codini Miho si affacciò alla porta della stanzetta dove vi era sistemato il ragazzo.
  • Un attimo – rispose la morettina con la lunga treccia da un lato – Se il signorino qua presente si decide un poco a collaborare e mi lascia libera, vengo.
  • Ma è da venti minuti buoni che sei qui – constatò l’altra, piazzandosi pure lei davanti al letto dell’ammalato, poi osservando parecchio scocciata il ragazzo, che di rimando continuava a farsi beatamente gli affaracci suoi, proferì – Senti lascia perdere, a lui ci penserà Mu – a sentire quelle parole Aiolia spruzzò gli occhi, mentre Shunrei con uno strano sorrisetto sulle labbra si defilò.
  • Ehi, ma che fai! Ritorna subito qua! Che quello poi mi misura la febbre a modo suo! – il ragazzo saltò su sul letto.
  • Appunto, almeno tenente la smette una volta per tutte di farsi i cavoli suoi! – lo ammonì Miho, mentre lui sbuffò particolarmente seccato, poi con tono sconfitto.
  • Va bene, ma mandatemelo almeno tra qualche ora, adesso ho da fare – e si rimise ad osservare lo schermo orami spento del suo tablet.
  • Come desidera, tenente – le due gli sorrisero perfide, mentre Aiolia invece deglutì. Era sempre più pallido.
 
Passarono giusto tre ore, e nella stanza occupata da Aiolia entrò proprio il capo medico, Mu.
Il pilota alzò leggermente lo sguardo dal tablet, puntandolo il quello del medico, che piazzandosi davanti a lui lo guardò serio.
Lo era fin troppo per i gusti di Aiolia.
 
  • Molla quello sul letto e girati! – fece imperioso Mu, piazzandogli sotto al naso un termometro di quelli all’antica, mentre l’altro guardò l’oggetto col pelo dell’occhio.
  • Uhm – mugugnò, continuando a smanettare sul tablet – Dammi cinque minuti.
  • No, girati e mettiti a pancia in giù, e poi scendi sia il pigiama che i boxer!
  • Mu, ti ho detto di darmi cinque minuti.
  • Tre, perché due sono già passati!
  • Uhmmmmm…. – cercò di zumare meglio l’immagine che stava analizzando da un bel po' di tempo.
  • Sei sordo, Aiolia girati! – Mu era davvero alterato, difatti era diventato tutto rosso in volto.
  • Uhmmmmm…. – mise ancora più a fuoco l’immagine.
  • AIOLIA!!!! – urlò il dottore a pieni polmoni, ma l’altro continuava a ignorarlo.
  • Aspetta Mu, fammi capire una cosa – guardò lo schermo del tablet con parecchia attenzione.
  • Ascolta – respirò profondamente – Io non ho tempo da perdere, quindi smettila di fare il bambino capriccioso! – sbottò.
  • MU!!!! – urlò il degente balzando in piedi sopra al letto, poi afferrando e sballottando il povero dottore – Mu, è una trappola. Questa è una vera e propria trappola!
 
A quel punto, Aiolia senza esitare balzò giù dal letto e prese come un fulmine la porta in uscita, ovviamente Mu, dopo un primo momento di smarrimento, gli si attaccò dietro come un francobollo cercando a quel punto di misurargli la febbre, con uno strumento decisamente più moderno.
Il tenente Aiolia Glykos oltre che essere davvero un abile pilota di Mobile Suit, era anche un esperto di ricerca di immagini.
Controllando attentamente i fotogrammi che ritraevano la base nemica, riuscì ad accorgersi che si trattava solamente di un ologramma.
L’Oscuro, aveva escogitato quell’espediente per ingannare l’unione stellare e potergli così tendere una trappola, dato che era praticamente certo che avrebbero individuato la falsa base, quindi al loro arrivo gli avrebbe riservato una bella sorpresa.
Il malato nonostante non stesse troppo bene continuava a correre per raggiungere al più presto la plancia di commando, sempre con Mu ben attaccato al suo posteriore.
Il medico, constatando che aveva ancora la temperatura corporea parecchio elevata, riuscì senza non faticare a somministrargli una buona dose di antinfiammatorio.
Lo fece con un moderno erogatore, appoggiandoglielo al collo.
Il tenente era quasi arrivato alla sua destinazione, in quel momento doveva prontamente avvisare Shion, ma soprattutto Marin di fermare una parte della flotta che nel frattempo però era già salpata dalla base, ma anche le altre navi che come l’Athena erano da poco partite.
Dalla base di Atene erano partite da un po' di tempo quasi tutte le navi tranne giusto le quattro ammiraglie, più una decina di Pegaso.
Quando Aiolia, riuscì ad arrivare col fiato corto in plancia non riusciva neppure a spiegarsi, respirava a fatica, difatti Shion e tutti i presenti non comprendendo cosa volesse dire, lo guardarono piuttosto accigliati.
 
  • Tenente, lei dovrebbe essere nel suo letto non qui! – Shion prontamente lo ammonì, alzandosi dalla sua poltrona.
  • Capitano, la prego fermi immediatamente la nave, ci stiamo infilando in una trappola! – asserì tra mille difficoltà, appoggiandosi ad un panello di controllo.
  • Che trappola? – Shion domandò, piuttosto interdetto.
  • Ho controllato a fondo quelle immagini e sono più che certo che quella non è una base, cioè, è solo un ologramma di una base, solo quello – poi sudando freddo – Mi creda, per favore fermi la nave! Sono praticamente sicuro di quello che le sto dicendo!
 
A quel punto nell’udire quelle parole, ma soprattutto nell’osservare lo sguardo disperato che aveva il ragazzo davanti a sé, Shion si guardò per un istante con l’ufficiale scientifico Shaka.
Quest’ultimo dopo aver guardato anche lui a lungo il tenente, senza esitare con la sua proverbiale flemma, affermò.
 
  • Capitano, bisogna dargli retta, perché è ben risaputo che il tenente Glykos non ha praticamente rivali come tecnico delle immagini – disse con fermezza, Shion ci pensò un attimo su, poi.
  • Va bene – asserì, poi rivolgendosi all’addetta alle comunicazioni – Tenente Marin, apra subito un collegamento con le altre navi.
 
Senza proferire parola alcuna, l’addetta alle comunicazioni immediatamente si collegò con la USS Poseidone, la USS Hermes, la USS Apollo più le Pegaso.
Una volta che sul maxi schermo che era presente in plancia, furono comparsi i volti incredibilmente sorpresi e piuttosto interdetti dei capitani di quelle navi, Shion disse loro di fermare immediatamente i motori, spiegando poi quello che il suo uomo aveva appena scoperto.
Quest'ultimi, senza fare domande o ribattere diedero immediatamente l’ordine di blocco motori.
Nel frattempo però, il povero Aiolia a quel punto veramente privo di forze stramazzò al suolo, da cui venne prontamente tirato su dal fratello aiutato da Saga.
Entrambi i ragazzi seguiti da Mu, portarono il ragazzo nuovamente all’interno della sua stanza, e una volta che furono dentro a quest’ultima, lo adagiarono sopra al letto. Aiolos, prima di uscire si voltò verso il dottore.
Mu, per favore ora però legalo al letto!
 
*
 
Tutte le navi stellari si bloccarono nello spazio per un lungo tempo, giusto per riuscire a studiare un piano, consultandosi a vicenda, nell’immediato però caricarono al massimo tutta la loro potenza bellicosa.
Fecero tutto ciò per essere pronti al momento del bisogno, ma soprattutto per non venire colti impreparati, dopodiché a velocità fotonica raggiunsero le coordinate dove vi era ubicata la finta stazione spaziale.
Una volta che furono arrivate a destinazione, purtroppo trovarono solo i resti delle astronavi che erano partite per prime, dato che quest’ultime erano state fatte completamente a pezzi.
Erano finite in un campo minato di asteroidi, quella era la trappola che l’Oscuro, aveva preparato alla federazione.
Il malvagio sovrano fece credere che in quella determinata posizione, dove appunto l’anziano Dohko pensò, ci fosse stazionata la loro superfortezza, la base spaziale Spectre, invece vi aveva fatto installare degli ologrammi, che davano appunto l’idea che lì in quelle coordinate ci fosse la tanto temuta base, mentre quest’ultima era ben collocata in una parte della galassia, molto più lontana dalla Terra, ma soprattutto non era affatto visibile da questi, nemmeno se si fossero utilizzati degli strumenti tra i più all’avanguardia.
Le navi superstiti faticando non poco cercarono di farsi largo tra i molteplici detriti che erano sparpagliati nello spazio, quando ad un tratto vennero attaccate da dei cacciatorpediniere stellari nemici, che si erano ben nascosti dietro a degli asteroidi più grossi, e avevano annullato i loro radar per evitare di essere individuati.
A quel punto tutte le navi della flotta stellare, ingaggiarono una cruenta battaglia contro le potenti StarDestroyer dell’impero, mentre una delle navi ammiraglie di Hades il Planester, rimase molto più a debita distanza dal campo di battaglia.
All’interno di quest’ultima i generali Aiacos e Kagaho, continuarono ad osservare piuttosto compiaciuti quello che in quel momento stava succedendo poco distante da loro, attraverso il grosso schermo, comodamente sistemati ognuno sulla loro poltrona, presente in quella plancia.
 
  • Uhm, non male affatto – proferì Aiacos, voltandosi leggermente verso il parigrado.
  • Già – concordò l’altro – Anche se quella che abbiamo fatto fuori con le mine era una vera e propria minutaglia senza importanza, perché di pezzi grossi – intese le quattro grosse ammiraglie – Non ve ne era.
  • Oh tranquillo, che adesso ci penseranno i nostri cacciatorpediniere stellari a sistemare una volta per tutte quelle quattro – proferì Aiacos, continuando a guardare lo schermo che aveva davanti.
  • Dici? – fece dubbioso Kagaho, notando che in quel momento la loro flotta era in seria difficoltà.
  • Dico! – prese il telefono – Fate immediatamente uscire la prima squadriglia di Gelgoog! – ordinò, poi voltandosi verso l’altro – Ora vedrai che inizia il vero divertimento!
 
*
 
Vedendo apparire sullo schermo le sagome dei robot da combattimento nemici, Shion diede immediatamente l’ordine di fare uscire i loro Mobile Suit.
Quindi Saga, Aiolos, Camus e Shura, che nel frattempo erano già pronti, avevano già indosso le loro tutte da battaglia, si avviarono verso l’hangar dove erano riposti i loro mezzi.
Nell’uscire dalla plancia, Camus si imbatté negli occhi glaciali della dottoressa Olsen.
Tenente, sono sempre al tuo fianco, fatti valere!
A sentire quelle parole, Camus sospirò pesantemente.
Si era accorto che ogni volta che la dottoressa lo incrociava non mancava mai di dirgli qualcosa, o semplicemente guardarlo con evidente interesse, ma a lui tutte quelle attenzioni lo infastidivano parecchio, di contro Hilda sorrise.
A quest'ultima piaceva mettere un po' in imbarazzo il bel francese, perché solitamente diventava in volto del colore dei suoi capelli.
Cioè, rosso fuoco!
Sempre continuando ad osservare i quattro, Hilda decise di avviarsi verso la sua postazione, ma voltandosi appena si imbatté in un paio di occhi azzurri, che come al solito la stavano studiando con fin troppa attenzione e dovizia.
A quel punto era praticamente certa che con quel tizio non sarebbe mai e poi mai andata d’accordo!
 
*
 
Dopo un’aspra battaglia tra i Gelgoog dell’impero e i Mobile Suit della flotta stellare, ad avere la meglio furono proprio quest’ultimi.
Era ben risaputo che a livello di potenza combattiva, quei mezzi avevano davvero una marcia in più e pochissimi rivali, ma oltre alla potenza accertata dei mezzi, che certo era parecchio importante, c’era comunque da dire che a fare la differenza era l’abilità di chi vi era alla guida. Nelle mani di quei cinque, rendevano cento volte di più!
I quattro Mobile Suit, riuscirono ad ottenere quell’importante vittoria sui mezzi di Hades, anche grazie al prezioso aiuto che i cadetti a bordo delle loro Frecce dello Spazio, avevano dato loro.
Era quindi evidente che l’unione faceva la forza!
Solo il tenente Yuzuriha, fu costretta a ritirarsi senza neppure riuscire ad iniziare la battaglia, dato che il suo G-Armour, appena uscì in volo venne prontamente colpito ad un motore.
In quel frangente, la ragazza se l’era vista piuttosto brutta, ma fortunatamente per lei arrivò il pronto intervento del maggiore June che alla guida del suo G-Fighter, vedendola in seria difficoltà, tempestivamente l’arpionò trainandola al sicuro all’interno dell’hangar della USS Athena, per poi uscire e andare nuovamente a dare manforte al maggiore Thetis che a bordo del suo G-Sky, in quel momento era completamente accerchiata dai caccia nemici.
 
*
 
La Zanzibar aveva appena posato la sua enorme mole sul suolo di Bespin.
Dalla grossa ammiraglia per primo scese proprio il generale Radamante, in compagnia delle sue fidate guardie, avviandosi verso la Città delle Nuvole.
Un esile figura in quel momento stava ad osservare completamente assorta nei suoi pensieri, il panorama che si poteva intravvedere attraverso quelle enormi vetrate, li sotto però vi era il vuoto, essendo una città sospesa nel cielo.
Il nome Città delle Nuvole, non fu che più azzeccato.
Socchiudendo leggermente quei suoi occhi verdi, la giovane comandante continuò a sorseggiare il liquido ambrato che era all’interno del suo drink, mentre poco più distante da questi, ben sistemata su un lungo divano in pelle bianca vi era la sua vice, che tenendo tra le mani un modernissimo tablet, di tanto in tanto commentava tutto quello che i suoi occhi neri come la pece, vedevano e leggevano.
 
  • A quanto sembra la trappola ideata dall’imperatore non ha portato i frutti sperati – commentò Kyoko, rivolgendosi proprio alla figlia di quest’ultimo.
  • Uhm – appoggiò il drink sopra al ripiano di un piccolo tavolino – Mio padre ultimamente sta perdendo colpi, soprattutto quando decide di seguire i consigli di mio fratello.
  • Ma questa mi pare che non sia stata un’idea del generale Radamante.
  • No, infatti non lo è stata, ma qualcosa del genere in passato gli aveva suggerito – poi voltandosi appena – Comunque era da immaginarselo che l’alto commando stellare, avrebbe mandato in primis i pesci piccoli a fare da esca, mentre i pezzi grossi li avrebbero tenuti un po' più al sicuro. Non ci vuole mica una laurea in materia!
  • Secondo me, se posso dire la mia – Kyoko, posò il tablet sopra al sofà – L’unione stellare su un primissimo momento non ha assolutamente pensato ad una trappola. Le astronavi piccole dalla Terra sono partite per puro caso, probabilmente qualcuno di loro in un secondo momento si è accorto che qualcosa non quadrava, è per quello che le quattro ammiraglie sono arrivate sul posto già preparate e i nostri generali non hanno potuto tendere loro una trappola.
  • Kyoko – Katya sorrise appena – Questa tua osservazione potrebbe essere corretta. Brava, mi stupisci sempre di più.
  • Ho solo ben analizzato il materiale che tuo padre ha postato come relazione, oltre che ad evidenziare il più totale malcontento per come tutta l’operazione sia stata gestita.
  • Gestita!? – fece Katya sarcasticamente, voltandosi nuovamente verso la grande vetrata – Gestita è un parolone, piuttosto di prendersela con gli altri dovrebbe mettersi lui sotto esame.
 
A quel punto Kyoko non seppe davvero cosa fare, ma soprattutto cosa dire. Era evidente che la ragazza non voleva proprio mettersi nei casini, perché da parecchio tempo aveva capito che tra padre e figlia non correva per nulla buon sangue, ma la cosa era solamente da parte di Katya, perché invece il padre anche se adottivo forse nutriva nei confronti della figlia dei buoni e sinceri sentimenti.
Tutto ciò era abbastanza strano e inusuale.
Kyoko era sì certo il comandante in seconda di Katya, ed era anche una sua diretta sottoposta, ma a capo di tutto l’intero esercito di Hades, vi era proprio il padre di quest’ultima, per cui in quel momento la sua posizione era davvero difficile.
A più riprese, soprattutto in passato aveva cercato di fare da paciere, insomma, cercò più volte di placcare le sfuriate che la giovane ragazza molto spesso si ritrovava a fare nei confronti del genitore, come appunto accadde quella volta.
 
  • Katya ascolta, mica è facile avere sulle proprie spalle una responsabilità del genere – le si avvicinò – Tu e tuo fratello dovreste forse aiutarlo un po' di più.
  • Rada semmai, io la mia parte la sto già facendo! – quasi ringhiò – Sono stata spedita senza troppi complimenti qua in questo cavolo di pianeta, senza neppure avere la possibilità di poter scegliere!
  • Qualcuno di voi doveva pur esserci. Evidentemente tuo padre ha ritenuto che tu fossi la più indicata.
  • Oh, bè almeno così facendo ha spianato per bene la strada a Radamante, perché probabilmente aveva paura che con me attorno, non potesse esprimere al meglio tutto il suo potenziale! – fece sarcastica, poi aggiunse – O forse per riuscire a manovrarlo meglio! – i suoi occhi brillarono di una luce strana.
  • Va bene – Kyoko, decise di cambiare argomento – Per quella faccenda cosa hai deciso?
  • Ho deciso di fare quella proposta che ti ho detto, dopo quello che ho fatto sono sicura che… – non riuscì a terminare la frase, perché all’improvviso bussarono dalla porta – Avanti – diede il permesso – Che c’è tenente Erda?
  • Altezza – appena entrò nella stanza, la ragazza fece un saluto militare – Sono venuta ad informarla che qua fuori c’è il generale Radamante.
  • Uhm, prima del previsto – commento Katya, guardandosi un attimo con Kyoko – Puoi farlo entrare.
  • Katya, ascolta io vado – fece Kyoko – Se ci sono novità informami.
  • Va bene – dopo aver fatto entrambe il saluto militare, sia Kyoko che Erda uscirono dalla stanza, mentre in essa vi entrò Radamante.
  • Ciao sorella – fece lui avvicinandosi alla bionda ragazza, che di contro lo stava guardando leggermente contrariata.
  • Ciao – si versò ancora un po' di liquore, poi alzando lo sguardo e puntandolo in quello del fratello – Come mai siamo da queste parti?
  • Nostro padre mi ha mandato qui per darti una mano.
  • Ah! E a fare cosa, di grazia?
  • A sedare la rivolta. Ha detto che c’erano diversi focolai.
  • Uhm appunto, che c’erano ma ora non ci sono più – iniziò a sorseggiare, poi sorridendogli – Oh scusami, sono stata davvero una maleducata, ne vuoi uno anche tu?
  • No, lo sai che io quella roba non la bevo.
  • Lo so, tu bevi solo bevande di primissima scelta! – disse in tono canzonatorio guardando il fratello di sottecchi – Allora ti preparo qualcosa che sia di tuo gradimento – e così dicendo, si mise a preparare il suddetto drink.
  • Va bene, lasciamo perdere i nostri gusti, ma cosa intendevi col dire che non ci sono più?
  • Fratello – gli si avvicinò, passandogli il bicchiere – Stare troppo accanto a nostro padre a quanto sembra ti ha fatto bruciare i pochi neuroni ancora funzionanti.
  • Katya, poi un giorno mi devi spiegare che ti ha fatto di male nostro padre. Insomma ci ha dato tutto, ci ha cresciuti, quindi non capisco il perché tu debba avere così poca considerazione nei suoi confronti! – iniziò anche lui a sorseggiare la propria bevanda.
  • Oh, una storia lunga, poi quando potrò, perché al momento non posso farlo, te la spiegherò, ma ora no, un domani quando tutto quello che avrò ideato sarà pronto.
 
Sul momento non poteva farlo, perché già sapeva come avrebbe potuto reagire il fratello a quella notizia, e lei di contro non aveva ancora sistemato tutto quello che le sarebbe servito per poter affrontare al meglio quello che molto probabilmente sarebbe successo, quando un giorno avrebbe raccontato quella determinata cosa al suo consanguineo.
 
  • Va bene, aspetterò con ansia – marcò bene la parola – Quel giorno – poi facendosi particolarmente serio – Allora? Non mi hai ancora risposto.
  • Rada, semplice – allargò le braccia – Ho eliminato il problema dalla fonte!
  • Cioè?
  • Ho mandato le mie truppe scelte all’interno del nascondiglio dove si erano rifugiati alcuni capi, li ho fatti arrestare e senza troppi complimenti li ho fatti giustiziare, uno ad uno, così almeno tutto ciò sarà da monito a chi in futuro si farà venire delle strane idee! – i suoi occhi lampeggiarono di una luce malevola.
    Il ragazzo guardando la sorella per un breve istante rabbrividì, perché non l’aveva mai vista così – Nostro padre ha veramente poca fiducia in me, ma vedrai caro mio fratello che gli darò dimostrazione di quello che in realtà sono capace di fare!
  • Va bene, ma la cosa importante che non ti succeda nulla, per cui non esagerare – le disse con parecchia apprensione, poi osservandola con più attenzione – Invece ora che intenzioni hai? – tentò venendogli un pensiero.
  • Oh semplice. Prima di tutto portare via l’anima da questo posto. Qui per tenere buoni quelli che ci sono bastano e avanzano una ventina di soldati, più un buon capitano. Secondo, iniziare a partecipare con la mia astronave alle varie battaglie, ma soprattutto decidere nuove strategie, per cui a breve parlerò con nostro padre, gli riporterò tutto quello che ho fatto qua alla Città delle Nuvole, per cui questa volta sarà costretto a starmi a sentire, ma anche a farmi fare quello che voglio! – poi guardandolo minacciosa – E tu ovviamente non ci metterai becco, intesi?
  • Ok, tranquilla ho recepito bene il messaggio – scolò il drink in un sol sorso, poi – Perfetto, allora a questo punto ti lascio visto e considerato che qua ormai non c’è più nulla da fare – poi quasi amorevolmente – Katya ascoltami, lui ti vuole bene, cerca di metterti almeno per una volta nei suoi panni.
  • Dici? – fece volendosi riferire al fatto che loro padre adottivo le volesse bene.
  • Dico! – Radamante disse con fermezza.
  • Io non ne sarei del tutto convinto, fossi in te.
  • Allora per convincermi mi devi dare delle giuste motivazioni.
  • Le avrai a tempo debito, le avrai, eccome se le avrai!
  • Sappi sorella che le aspetto – poi abbracciandosela a sé – Io sono quasi sempre alla base Spectre, raggiungimi lì – le donò un lieve bacio sulla tempia.
  • Contaci!
 
*
 
Sul suolo terrestre da poco era appena atterrata l’ultima delle quattro ammiraglie, si trattava della USS Hermes.
Nelle diverse basi disseminate un po' ovunque, vi era un gran fermento a causa della schiacciante vittoria che la federazione stellare aveva appena ottenuto a discapito dell’impero di Hades.
Era quindi ben evidente a tutti che quella vittoria era arrivata grazie al personale che prestava servizio proprio a bordo della nave stellare comandata dal capitano Ling, ma soprattutto grazie all’incredibile intuizione che ebbe il più piccolo dei fratelli Glykos.
Se quest’ultimo non si fosse accorto dell’inganno per tempo, molto probabilmente in quella battaglia avrebbero perso tutte le loro navi, invece oltre a non perdere quest’ultime, riuscirono anche a trarre in salvo un gran numero degli equipaggi che erano a bordo delle navi che andarono completamente perse.
Quest’ultimi tempestivamente erano riusciti a fuggire e a mettersi di conseguenza in salvo, salendo all’interno a delle capsule di salvataggio.
Inutile dire che anche a bordo della USS Athena, si festeggiava alla grande, difatti per quell’occasione il delizioso spumante che i cadetti avevano in precedenza reperito in una delle tante cantine ateniesi, sgorgava come se fosse stato un fiume in piena.
Nel frattempo il tenente Glykos si era leggermente ripreso, o almeno la febbre alta lo aveva lasciato, però gli era rimasta addosso ancora qualche piccola lineetta.
Quest’ultimo nonostante le sue continue proteste e le successive minacce nei suoi confronti da parte del capo medico Mu, era ancora in convalescenza, per la precisione era ancora sotto medicinali e quelli che gli avevano somministrato per fargli passare quella brutta influenza erano tutti antidolorifici/antipiretici, che sulle loro controindicazioni specificavano il divieto assoluto a mettersi alla guida di una semplice vettura, figuriamoci di un potente Mobile Suit, quindi non se ne parlava nemmeno!
In quel momento erano quasi tutti stipati all’interno della stanzetta, dove appunto Aiolia passava le proprie, lunghissime e parecchio noiose giornate.
 
  • Allora eroe, come te la stai passando? – Shion elargì una sonora pacca, sulla spalla del degente.
  • Meglio, decisamente meglio – si grattò la testa. Era visibilmente imbarazzato, dato che aveva gli occhi di tutti i presenti puntati addosso.
  • Sì, ma una piccola linea di febbre ce l’ha ancora – Mu tirò fuori dalla tasca del proprio camice, il tanto odiato da Aiolia, termometro. Il medico sogghignò, mentre l’altro sbiancò.
  • CHE!!!!???? Ma non ci pensare nemmeno! Ma scherzi, qui davanti a tutti! Non se ne parla, e poi non è il caso anche se fossimo da soli! – si mise a sedere incrociando le braccia con fare ammonitivo.
  • Lia, ma perché ti agiti? Io mica ho detto qualcosa – asserì Mu angelicamente, mentre tutti i presenti scoppiarono a ridere.
  • No, ma insomma – indicò il termometro che il medico teneva ben saldo tra le mani – Allora perché lo hai tirato fuori, se non ti serve?
  • Oh così, per abitudine – sorrise mellifluo.
  • Bè comunque stammi alla larga! – poi rivolgendosi a Marin – Amore, vieni a sederti qua – le indicò dove doveva sedersi accanto a lui sopra al letto, la sua ragazza sorridendogli prese a sistemarsi dove lui le aveva indicato – Con te vicino mi sento un po' più tranquillo – sorrise, osservando il volto impassibile di Mu.
  • Comunque Lia, prima che me ne dimentichi il generale supremo Sage mi ha incaricato di complimentarmi con te – riportò Shion, piuttosto serio – Insomma, se tutta la baracca si è potuta salvare è merito tuo e della tua brillante intuizione – poi sorridendo – Bravo, il mio ragazzo! – il capitano prese a scompigliare la chioma castano chiaro del giovane.
  • Bè, capitano ho fatto solo il mio lavoro – fece timidamente, abbassando il volto e fissando il copriletto – Quello che d’altronde sono tenuto a fare.
  • No, hai fatto molto di più – precisò Saga.
  • Per cui ora ti meriti proprio una bella medaglia! – Shura sorrise sornione.
  • No, la medaglia non la voglio! – affermò Aiolia, poi guardando Shion – Oh, mica sono morto!
  • Ma tesoro mica la conferiscono solo a chi è passato a miglior vita – gli rese noto Marin, mentre prese ad accarezzargli un braccio.
  • Si, lo so, ma io non la voglio lo stesso! – fece piccato.
  • Bene ragazzi – saltò su Shion – Ora potremmo lasciare il nostro impavido tenente, che teme però il termometro del dottore e le medaglie, così almeno si rimette in forza, che dite?
  • Ottima idea – sorrise Aiolos – Forza fratellino, noi – guardò gli altri tre – Ti aspettiamo al più presto – si scambiarono un cinque, cosa che Aiolia fece anche con gli altri suoi compagni.
 
Alla spicciolata lasciarono la stanza del tenente, Aiolia rimase quindi con la sola compagnia della sua ragazza, che amorevolmente prese ad accarezzargli prima un braccio, poi tutta la spalla, per terminare a passargli la sua calda mano sopra alla sua schiena.
Il giovane ragazzo amava particolarmente quel tipo di attenzioni.
Nonostante fosse appunto dotato di un incredibile coraggio e tanta determinazione, era comunque di una dolcezza e sensibilità più unica che rara, e la sua Marin lo sapeva benissimo, difatti si era innamorata di lui anche per quella sua caratteristica.
Aiolia, era forte e dolce allo stesso tempo!
 
*
 
Per combinazione o per pura casualità, gli ultimi a lasciare la stanza del tenente, furono proprio Hilda e Camus, che dopo essersi guardati negli occhi per un lungo istante, lui prese ad allontanarsi, mentre lei rimase un bel po' ferma ad osservare la figura che piano, piano, faceva la sua scomparsa lungo tutto quel corridoio.
Si era accorta che il ragazzo ultimamente cercava in tutti i modi possibili, anche di evitare uno solo sguardo nei suoi confronti, ma lei non sapeva, o almeno non conoscendolo bene non poteva di certo sapere che Camus era un ragazzo alquanto riservato, per cui tutte quelle attenzioni che lei sistematicamente gli donava, lo facevano reagire in quella maniera.
Difatti, non era che la bella dottoressa al ragazzo non piacesse, solo che non gli andava quel suo comportamento un po' troppo diciamo, disinvolto.
Un giorno con l’amico Shura si ritrovarono proprio a parlare di quell’argomento.
L’argomento dottoressa Olsen.
 
  • Cam, continuo a ripeterlo, è assicurato che tu con le donne non ci sappia proprio fare! – sentenziò Shura, sorseggiando la bevanda calda.
  • No, non è come tu dici – obbiettò Camus, puntandogli contro i suoi occhi oceanici – Io nel mio piccolo mi arrangio, insomma è ben risaputo che non sono un gran latin lover come lo sono invece El Cid e Sisifo, ma la mia parte la faccio e pure bene! – precisò piccato. Insomma, in quel momento era stato appena toccato su un punto abbastanza debole per qualsiasi uomo.
  • Ok, allora mi sono espresso male – Shura sospirò – Volevo dire, con un certo tipo di donne, ecco.
  • Che tipo? – chiese curioso.
  • Tipo, la dottoressa – fece l’altro ovvio.
  • Scusami Shura, ma non ti sto seguendo – aggrottò la fronte e inarcò un sopracciglio.
  • Me ne sono accorto – lo spagnolo sospirò per l’ennesima volta – Volevo intendere che con tipe insomma, abbastanza spigliate come lo è appunto la Olsen, vai completamente in bambola. Ogni volta che vi incrociate tu sembri essere sempre in totale difficoltà, mentre mi risulta che tipo, quando è arrivata June e avete iniziato a frequentarvi eri molto più disinvolto, più sicuro dei tuoi mezzi, dico bene? – gli fece notare.
 
I due uscirono assieme per ben due anni pieni, poi di comune accordo e soprattutto rimanendo ottimi amici, decisero di lasciarsi.
Evidentemente non avevano più nulla da dirsi.
 
  • Ma June non mi aveva mai provocato come invece fa di continuo la Olsen – asserì Camus – Io ero più disinvolto perché con June mi sentivo più a mio agio. Insomma, la dottoressa pare divertirsi a mettermi in imbarazzo e questo come tu ben saprai – lo guardò negli occhi – Mi da terribilmente fastidio!
  • Ma ti piace?
  • Chi?
  • Cam, lo sai di chi sto parlando! – gli puntò i suoi occhi neri nei suoi blu.
  • Si – fece il francese deciso – Si, lo ammetto mi piace e pure tanto.
  • E allora che aspetti?
  • Cosa vorresti intendere, cosa aspetto a saltarle addosso? – l’altro annuì – Shura, conoscendomi piuttosto bene, lo dovresti sapere che non ne sono proprio il tipo!
  • Oh suvvia, Cam ma quante pippe mentali che ti stai facendo, ci credo che sei sempre depresso e datti una mossa! – poi sibilando – Qui a bordo ci sono un sacco di uomini, che insomma, con la dottoressa…. – sorrise malizioso – Bè ci siamo capiti.
  • Che vadano – sbuffò passandosi nervosamente la mano destra tra i crini scarlatti – Per quanto mi riguarda gli do pure carta libera!
  • Eh, mio caro sono convinto che se potessero lo farebbero più che volentieri, ma vedi la dottoressa pare volere solo uno! – gli rivolse uno sguardo eloquente – Per cui….
  • Per cui nulla accadrà al momento! – precisò piuttosto piccato – Primo perché mi risulta che ora abbiamo altre cose molto più importanti da cui occuparsi, quindi le donne, il sesso e l’amore se mai ci fosse può anche aspettare!
 
Con fare piuttosto risentito e piccato il francese chiuse definitivamente l’argomento, mentre lo spagnolo continuando ad osservare il sempre serioso, anche troppo amico, dentro di sé sorrise!
 
 
 
Colei che scrive.
Bene, eccoci quindi arrivati alla fine di questo quinto capitolo.
Bisogna dire che il caro Alone, aveva messo su una trappola niente male e il nostro adorato, vecchio saggio Yoda, ehm Dohko, si era fatto infinocchiare alla grande! Ma per fortuna, grazie all’intuizione del tenente Glykos junior, sono riusciti a salvare capre e cavoli, ma soprattutto a limitare i danni.
Bravo il nostro micetto! Ora come premio ti meriti il termometro del dottor MUUUUU!!!!! Ahahahahah! Passiamo ad altro che è meglio, come direbbe il buon Puffo Quattrocchi!
Abbiamo quindi appreso che Radamante e Katya sono i figli adottivi di Alone, e che quest’ultima pare essere abbastanza in attrito con colui che le ha fatto da padre, a differenza del fratello che invece sembra essere in buoni rapporti.
Invece per quanto riguarda il bel rosso e l’avvenente dottoressa, la situazione è in stand-by.
Chissà chi dei due farà le prossime mosse? Eheheheheh!
Al momento non avrei altro da dirvi, ma solo quello di ringraziarvi per le vostre letture, recensioni.
Grazie a tutti!
Un caloroso abbraccio.
Alla prossima.
SAMP!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.
 
A bordo dell’ammiraglia Anoha avevano lasciato il pianeta Bespin.
Come prima cosa fu impostata la rotta verso la base di Hades.
Al fianco della giovane ragazza vi era come al solito il suo comandante in seconda, che strano ma vero da quando erano salite a bordo non aveva spiaccicato una sola parola, ma a dirla tutta, neppure Katya in quel momento aveva tanta voglia di conversare, soprattutto perché si stava studiando il discorsetto che doveva fare a suo padre, appena lo avesse incontrato.
Quello che stavano effettuando era un tipo di viaggio abbastanza lungo, ma a bordo dell'Anoha vi erano davvero tutti i tipi di confort, necessari per affrontare al meglio qualunque viaggio ma soprattutto di qualsiasi durata, difatti quest'ultima era una nave in grado di effettuare lunghe tratte in piena economia.
Una volta che il radar avvistò Hades, la ragazza diede l’ordine di procedere verso questi a bassa velocità, poi alzandosi dalla poltroncina dov’era seduta, si voltò verso il suo comandante in seconda.
 
  • Kyoko, da questo momento in poi il capitano della nave sei tu – le comunicò guardandola negli occhi, l’altra su un primo momento rimase di stucco, mentre lei senza darle altre spiegazioni si rivolse al primo pilota – Tenente, fermi immediatamente la nave in questa posizione! – questi senza neppure fiatare eseguì l’ordine.
  • Ma perché non possiamo atterrare su Hades con tutta la nave? – le domandò a quel punto Kyoko, alzandosi a sua volta pure lei.
  • Perché, appena avrò terminato di parlare con mio padre ripartiremo, per cui non è proprio il caso di far atterrare tutta la nave – spiegò al suo vice – Raggiungerò la base a bordo del mio Elmeth – poi fissandola negli occhi – E tu resterai qui a bordo – poi vedendo che l’altra cercò di dirle qualcosa – E non obiettare, questo è un mio ordine! – lo sguardo della ragazza mutò, divenne quasi di ghiaccio.
  • Va bene – fece Kyoko mestamente, abbassando leggermente lo sguardo, poi con apprensione – Ma per favore, guardati alle spalle da chi sai tu - i suoi occhi presero a luccicare.
  • Certo, lo farò. Prima o poi l’aspetterò al varco, e per qualcuno sarà la fine!
 
Senza dire più nulla, Katya ben sistemata all’interno della sua tuta spaziale, prese a recarsi verso l’hangar dov’era sistemato il suo personale mezzo, mentre al quel punto, Kyoko si sistemò sulla poltrona di comando.
La ragazza in quel momento, era piuttosto pensierosa.
 
*
 
  • Tu non dovresti trovarti da ben un’altra parte dello spazio!? – una la voce stridula accolse Katya, mentre che questi si accinse a scendere dal suo caccia.
  • Sì – senza esitare si piazzò davanti a chi le aveva rivolto quella domanda, o meglio, quella constatazione – Ma ora sono qua! – cercò di farsi largo, perché Pandora le si era messa a sbarrarle la strada.
  • Invece, te ne ritorni da dove sei venuta! – Pandora l’afferrò per un braccio, strattonandola più volte. Inutile dire che Katya con forza si dimenò, poi piuttosto seriamente.
  • Ascoltami Pandora - fece un lungo respiro - Ora come ora per discutere con te non ho davvero tempo, ma ti prometto che prima o poi lo troverò – le puntò addosso i suoi taglienti occhi verdi nei suoi neri – Per cui adesso, fammi raggiungere mio padre, così gli parlo e me ne ritorno velocemente alla mia astronave!
  • Tuo padre al momento è seriamente impegnato – asserì l’altra seccamente, incrociando le braccia al petto - Però puoi sempre riferire a me visto che sono la sua assistente e consigliera – fece smorfiosa, facendo irritare ancora di più la bionda ragazza.
  • No! – fece difatti secca e decisa – Io devo parlare assolutamente con lui! – poi sfidandola – Tu non hai un certo potere! – fece per allontanarsi, ma venne subito bloccata. Evidentemente Pandora si era sentita punta sul punto più debole.
  • Oh, stammi bene a sentire!? – le ringhiò ad un palmo dal volto.
  • Spara, sono tutta orecchie! – in cambio Katya le sorrise melliflua.
  • Lo dici tu che non conto nulla, invece io per tuo padre conto molto! – fece paonazza dalla rabbia che la ragazza le fece salire – Devi sapere mia cara, che sono anni che sto al fianco di mio zio, per cui lui si fida ciecamente dei miei preziosi e molto utili consigli. Quindi anche tu dovresti avere un po' più di considerazione nei miei confronti, invece di trattarmi sempre con tutta questa superficialità!
 
Pandora era la nipote di Alone, quest’ultimo era il fratello della madre di Pandora, quindi anche la ragazza a sua volta era imparentata con Saga e Kanon, visto che le loro madri erano sorelle.
Artemide la madre dei gemelli era la sorella gemella di Alone, mentre Eris la madre di Pandora era sorella dei due, ma più piccola di ben tre anni.
 
  • Ascoltami Pandora – Katya prese a fare un lungo respiro, poi alzò lievemente gli occhi al cielo.
    Ma perché dovevo proprio incrociare
    questa!?
    Si chiese mentalmente – Come puoi ben vedere vado parecchio di fretta, poi come ti ho detto prima, un giorno ci vedremo e ne parleremo con la dovuta calma, così mettiamo in chiaro tutto quello che c’è da chiarire, tranquilla che lo faremo – poi imperiosa – Ora però per favore scansati!
  • Va bene, non aspetto altro! - disse raccogliendo quella specie di sfida - Vai pure – fece, ma di contro non era affatto convinta. Acconsentì più che altro per non avere problemi con lo zio, difatti sbuffando sonoramente lasciò di fatto alla cugina il passaggio libero.
 
Con una certa urgenza si avviò verso l’ingresso della base, ma non appena mise piede all’interno si imbatté proprio in Aiacos e Kagaho, anzi ad essere precisi ci andò proprio a sbattere contro.
I due generali, fortunatamente non le fecero un altro terzo grado, anche perché a dirla tutta era già parecchio adirata dall’incontro che ebbe con Pandora, invece premurosamente entrambi le chiesero come stesse, visto che era da parecchio tempo che non si vedevano e loro non avevano più sue notizie.
Tra un discorso e l'altro, ovviamente non mancarono di complimentarsi con lei per quello che era stata capace di fare.
A quanto pareva, le sue azioni su Bespin erano diventate di dominio pubblico, visto che ne erano al corrente pure i due.
A sentire ciò sorrise parecchio compiaciuta.
Una volta che si salutò con i due generali, iniziò a salire per la grande scalinata che portava al piano dove si trovava l’appartamento in cui dimorava l’imperatore. Prese a camminare attraversando un lunghissimo corridoio, e proprio in quel momento aveva tutti gli occhi delle guardie poste di lato ben puntati sulla propria persona, ma lei non ci fece più di tanto caso, anzi tirò dritto per la sua strada, poi senza neppure rendersene conto arrivò davanti alla porta degli appartamenti privati. Ma qui prontamente venne subito raggiunta dal consigliere Lune, che come al suo solito se ne stava sempre ben appostato ed era sempre piuttosto vigile.
 
  • Altezza, qui c’è sua figlia che chiede di poterla vedere – fece Lune rivolgendosi all’imperatore, dopo aver bussato e dopo aver ricevuto il permesso di poter entrare.
  • Va bene, vai pure e falla entrare – ordinò Alone, con la sua tipica voce cupa. A quel punto Lune si defilò ritornandosene nella sua stanzetta e Katya fece la sua entrata.
  • Ciao – disse osservando la figura del padre, che si era appena alzata dal trono in cui era sistemata.
    Il sovrano indossava una lunghissima veste di colore viola, con diversi inserti in oro sparsi un po' ovunque, mentre sulle sue spalle larghe portava un lunghissimo mantello nero, come sempre i suoi lunghi capelli corvini erano in perfetto ordine, e dall’alto della sua postazione, con i suoi occhi anch’essi neri come la pece, continuò ad osservare attentamente la figlia.
  • Ciao. Come mai sei venuta, c’è qualcosa che non va? – fece, mentre continuava a scrutarla con estrema dovizia.
  • Sono qui perché dovrei parlarti – la figlia non perse tempo.
  • E di cosa? – domandò con un pizzico di curiosità.
  • Come tu ben saprei su Bespin ho sistemato tutto, per cui a questo punto vorrei essere un po' più libera – andò subito al nocciolo della questione, dopotutto era lì solo per quello.
  • Tuo fratello mi ha già informato e devo ammettere che sapere tutto ciò mi ha fatto incredibilmente piacere, soprattutto perché significa che figlia mia sei cresciuta e sai affrontare le cose al meglio.
  • Pure a me fa piacere, ma ritornando al discorso del perché sono qui – lo guardò negli occhi – Io vorrei prendere parte attivamente alle varie battaglie, visto che ho sia i mezzi che le capacità strategiche per poterlo fare al meglio.
  • Per caso vuoi rivaleggiare con tuo fratello? – indagò Alone.
  • No, con lui no. Voglio solo ottenere le mie soddisfazioni personali – uno strano lampo attraversò per un attimo quelle iride verdi. Era un lampo decisamente malvagio che il sovrano stranamente non captò.
 
Volutamente aveva anche mentito sul vero esito, di come erano stati effettivamente sistemati i capi rivoltosi sul pianeta Bespin, dato che stava agendo seguendo un piano ben preciso.
Un piano che al momento non ne era a conoscenza nessuno, neppure la sua fidata Kyoko.
Nessuno sapeva veramente cosa stesse architettando nella sua testa la giovane ragazza. 
 
  • Bene, figlia mia questo ti fa onore – poi guardandola intensamente – Per cui, accolgo di buona lena la tua richiesta – poi indagò – Ma dimmi, a chi hai dato il compito di sorvegliare il pianeta Bespin?
  • Grazie padre, non te ne pentirai – sorrise melliflua – Tale incombenza è stata data al tenente Lythos, perché tra tutte mi era sembrata essere la più preparata.
  • Brava, ottima scelta – poi avvicinandosi alla ragazza – Figlia mia, abbi cura di te – detto ciò prese ad abbracciarla, ma lei di contro iniziò ad irrigidirsi. In quel momento sembrava essere diventata un blocchetto di ghiaccio.
 
Appena fu uscita dall’appartamento molto velocemente si avviò dove aveva lasciato il suo Elmeth, ma ovviamente tutti i suoi passì vennero prontamente seguiti da una figura, che ben nascosta dietro ad una colonna non le aveva staccato gli occhi di dosso.
Era Pandora, che in quel momento si ripromise che avrebbe tenuto sotto la sua più stretta sorveglianza la cugina.
Da sempre nella sua persona, vedeva qualcosa che non la convinceva appieno, oltre che in passato avevano avuto da ridire su una questione, invece col cugino Radamante andava piuttosto d'accordo, o almeno questi le era sembrato essere meno ambiguo.
Appena rientrò a bordo dell'Anoha, chiamò immediatamente a rapporto la sua vice, comunicando a quest’ultima quello che dovevano fare, ma in cambio però non le raccontò dell’incontro che ebbe con Pandora, perché conoscendo piuttosto bene Kyoko sapeva benissimo che questi si sarebbe preoccupata. La sua vice era al corrente che tra loro due i rapporti erano tutto fuorché rosei e amichevoli.
Di comune accordo le due decisero di fare tappa su Side6.
Questi era una colonia neutrale e quindi all’interno di essa potevano sia sistemare la loro nave in modo più accurato, ma soprattutto potevano anche rilassarsi, per poi riuscire ad affrontare il lunghissimo viaggio che le avrebbe quindi portate alla base Spectre, dove ad attenderle ci sarebbe stato proprio il fratello di Katya, il generale Radamante.
 
*
 
Non appena le quattro navi stellari furono sistemate di tutto l’occorrente che sarebbe servito loro per poter effettuare quella lunghissima missione, lasciarono la base terrestre di Atene.
Queste sarebbero andate alla ricerca della base di Hades, o meglio del pianeta Hades.
La stessa Artemide sapeva dove quest'ultima era collocata, ma l'alto commando voleva sapere se l'Oscuro disponeva di altre basi, oltre a quelle che più o meno già conoscevano. Comunque prima di fare ciò avrebbero dovuto fermarsi per una medio-lunga sosta proprio su Side6, essendo questi una stazione neutrale.
Appena le quattro navi fecero la loro entrata una dietro all’altra nella grande aerostazione orbitante, si videro davanti a loro l'imponente mole di un’astronave, che però non era affatto della federazione. Si trattava infatti di una delle tante ammiraglie dell’impero, nello specifico era proprio l'Anoha comandata da Katya.
Il personale di bordo della USS Athena, in quel momento era quasi tutto ammassato contro le grandi vetrate che erano presenti in quella plancia di commando. Da queste continuarono a guardare piuttosto astiosi la sagoma della nave nemica, chiedendosi il perché dovessero ormeggiare la bianca mole della loro nave stellare, accanto a quella che invece era nera, cupa e parecchio tetra.
A tutti dava incredibilmente fastidio.
Ma a pensarci bene, dopotutto si trovavano in una stazione neutrale, dove chiunque poteva ormeggiare la propria astronave, per cui incontrarsi tra nemici poteva capitare benissimo.
Quando tutte e quattro le navi si fermarono completamente, da queste alla spicciolata iniziarono a scendere i vari equipaggi.
Tra di loro vi era chi preferì recarsi a fare un po' di shopping, chi invece aveva già adocchiato l’acqua park, per cui indossato il costume si catapultò in questi, altri invece che con indosso l’uniforme della federazione, presero a scendere solo per andare a farsi un semplice giretto, e proprio tra questi vi erano Saga in compagnia dell'inseparabile Aiolos. Quest’ultimo dopo aver salutato con un bacio la propria amata, che a sua volta prese a seguire le altre ragazze in vena di fare il consueto giro per negozi, con l’amico decisero di andare a fare su un piccolo fuoristrada una breve gita fuori porta.
Ma di contro anche qualcun altro ebbe la stessa, identica idea, che ebbero i due ragazzi.
 
*
 
Due ragazze in quel momento stavano percorrendo una piccola stradina secondaria ovviamente non asfaltata, quando ad un tratto si impantanarono con la loro piccola macchinetta nel fango, visto che aveva da poco appena smesso di piovere.
Sbuffando scocciate perché avevano una certa fretta, scesero dal mezzo e cercarono di disincastrare la ruota, ma purtroppo la fossa era abbastanza profonda e questa era andata giù in profondità.
Era quindi ben evidente che con le loro sole forze, non sarebbero mai riuscite a tirarla fuori.
Destino però aveva voluto, che proprio in un quel preciso istante, due ragazzi a bordo di un fuoristrada si ritrovassero proprio a passare per puro caso di lì. Questi erano proprio Aiolos e Saga di ritorno dal loro piccolo giretto.
Ovviamente i due stavano indossando entrambi la divisa da ufficiale dell’unione stellare, così come le due indossavano entrambe quelle degli alti ufficiali dell’impero.
Su un primo momento avevano deciso di tirare dritto, ma poi vedendo che le due erano invece in seria difficoltà, guardandosi per un istante, decisero di fermarsi e cercare di dar loro una mano.
Aiolos prontamente bloccò il mezzo su cui stavano viaggiando, dopodiché entrambi scesero.
 
  • Avete bisogno di una mano? – domandò Aiolos alle due squadrandole in tutte le loro parti, puntualmente ricambiato.
  • Sì grazie – Kyoko gli sorrise appena – Abbiamo cercato di tirarla fuori, ma purtroppo non ci siamo riuscite – fece poi indicando la ruota incastrata.
  • Tranquille, ci penseremo noi – fece Saga, aprendo il baule del loro mezzo ed estraendo da esso una corda abbastanza spessa e lunga – Los, tu sali e parti, io cerco di tirare fuori la ruota – disse mentre legava al paraurti della loro fuoristrada la corda, per poi fare la stessa cosa, cioè legare l’altra estremità della corda, alla macchina delle due ragazze, legando così di fatto i due mezzi. Fatto ciò, poi si mise dietro al posteriore della macchinetta a spingere, aiutato prontamente da entrambe le ragazze.
 
Mettendosi nuovamente alla guida del fuoristrada Aiolos diede gas, mentre sia Saga che le due ragazze cercarono di spingere il più possibile, anche cercando di alzare leggermente il mezzo.
Finalmente dopo che fecero diversi tentativi riuscirono ad estrarre la piccola ruota dalla buca in cui era finita.
Per tutto il tempo e anche dopo, Saga e Katya non si tolsero per un attimo gli occhi di dosso, le loro iride praticamente quasi simili restarono ben incollate per parecchio.
La prima a destarsi fu proprio la ragazza che un lieve sorriso, era decisamente imbarazzata, prese a ringraziare i due per il loro prezioso aiuto e pronto intervento, poi sempre sorridendo li salutò, ovviamente anche Kyoko fece la stessa cosa, ringraziando e salutando i due, che dopo aver contraccambiato i loro gesti salirono sul loro mezzo, per poter così fa ritorno a bordo della USS Athena.
Prima di salire nuovamente a bordo della macchinetta, Katya rimase per parecchio tempo a fissare, quasi incantata, il posteriore del fuoristrada che si stava piano, piano allontanando.
Kyoko se ne accorse, ma d’altronde se ne era accorta anche in precedenza che quel ragazzo aveva colpito la sua superiora.
In quel momento però decise di non dire nulla, ma di contro dentro di sé si sentì venire su un grosso magone, ma a quel punto l'unica cosa che fece era stata quella di prendere a sospirare pesantemente.
Anche quando fece rientro sulla Anoha, il pensiero della giovane Katya andò verso quel ragazzo, alto, fisico da urlo, biondo, occhi verdi favolosi e semplicemente magnetici, sorriso gentile.
Continuando a pensare al bel biondo, ad un tratto si destò.
No, lui è un mio nemico!
Urlò dentro di sé, iniziando però anche a sudare freddo, tanto da far preoccupare la sua sempre fedele Kyoko.
 
*
 
Sulla USS Athena era tempo di controlli, per cui in quel momento il tenente Molieré era ben sistemato all’interno della cabina del proprio Mobile Suit.
Camus, stava controllando accuratamente i sistemi di pilotaggio con il “Linear Seat” il nuovissimo modulo che permetteva di avere una vista di quello che accadeva fuori e anche dei nemici a 360 gradi.
Il ragazzo era a torso nudo, perché all’interno dell’hangar dov’era sistemato Aquarius, in quelle giornate stavano revisionando il sistema di aereazione, per cui non vi era l’aria condizionata.
Li dentro faceva un caldo pazzesco!
Nel medesimo istante la dottoressa Hilda, era impegnata a passare in rassegna tutti i mezzi, per poter eseguire su questi i soliti controlli di routine, quelli che giornalmente lei e Shaka svolgevano.
Aveva quasi terminato, giusto le mancava il Mobile Suit del suo rosso preferito, per cui bella sorridente si avviò verso il robot azzurro, dandosi pure nel frattempo una sistematina alla gonna stretta e corta che aveva indosso.
Arrivata a destinazione sorrise, ma non appena cercò di infilarsi pure lei all’interno della angusta cabina, rimase di braso.
I suoi occhi glaciali presero a luccicare quando videro quella schiena perfettamente tornita da anni e anni di allenamenti, e quei meravigliosi crini scarlatti, che vi erano leggermente sparpagliati sopra.
Continuando ad ammirare decisamente ammagliata quel fisico da urlo, platealmente prese a mordersi il labbro, poi sospirando lievemente decise a quel punto di palesarsi.
 
  • Tenente, la disturbo? – disse con tono melodico, mentre a sentire ciò Camus si voltò di scatto.
  • Che ci fa lei qui? – domandò squadrandola da capo a piedi, mentre lei non poté non posare i suoi occhi su quei pettorali lasciati al vento, poi abbassando un poco lo sguardo si soffermò sui fianchi del ragazzo che spuntavano appena, visto che i pantaloni della tuta gli cadevano un bel po' più in basso, tra l’altro vide anche spuntare di parecchio il bordo dei boxer che in quel momento lui indossava. Inutile dire che a quella vista non resistette, difatti istintivamente si morse nuovamente il labbro, mentre Camus invece come si ritrovava sempre a fare quando aveva quella donna davanti a sé, prese a fare un lungo sospiro, alzando leggermente gli occhi blu verso il cielo.
  • Che domande, sono passata per i soliti controlli – fece continuando a guardare con bramosia quel corpo muscoloso ma ben delineato, poi si scostò leggermente il colletto della camicetta che indossava. Evidentemente tale visione le aveva appena procurato un aumento di temperatura corporea.
  • Si lo so, fa caldo qui – disse rivolgendosi al suo gesto, poi – Mi dia il terminale almeno lo faccio partire – Hilda glielo passò, mentre lui si rivoltò dandole di fatto le spalle.
  • Ha proprio ragione tenente, qui dentro fa un caldo pazzesco!
 
A quel punto senza starci a pensare troppo su, prese a sbottonarsi del tutto la candida camicetta, poi con un gesto secco se la sfilò completamente di dosso, facendola cadere a terra senza troppi complimenti.
Camus d'istinto voltò leggermente sia il busto che il capo, e anche qui era inutile dire, che in quel momento i suoi occhi oceanici non poterono non soffermarsi su quell’invitante decolté, ben rinchiuso all’interno di quel sensuale e decisamente molto sexy, balconcino in pizzo nero. Ovviamente alla vista di tutto ciò il ragazzo andò quasi apnea, mentre la dottoressa continuando a restare ben ferma davanti a lui, gli sorrise maliziosa.
 
  • Già, ora poi fa davvero caldissimo – lui riuscì a proferire, mentre che stava boccheggiando.
 
Voltandosi nuovamente, Camus cercò alla disperata di riprendere a fare il suo lavoro, ma soprattutto cercò di riavere il suo colorito normale, perché a tale visione era diventato in volto del colore dei suoi capelli, mentre la conturbante Hilda di certo non si dette per vinta, difatti, sempre restandosene così con pochi abiti addosso, lentamente e sensualmente si avvicinò al ragazzo, prendendo poi a sussurrargli qualcosa all’orecchio, facendolo irrigidire seduta stante.
 
  • Tenente Molieré, mi dica quanto manca al completamento del controllo? – lui si voltò appena, era sempre piuttosto imbarazzato e allungando lo sguardo sul display proferì.
  • Sedici minuti esatti – si voltò completamente verso di lei che gli sorrise, poi non contenta lanciò provocante.
  • Allora in qualche modo dobbiamo ben farli passare tutti questi minuti, non crede? – i suoi occhi presero a luccicare.
  • Certo – sudò freddo, perché proprio in quel momento il prosperoso seno di lei si era appoggiato ai suoi pettorali – Sì, cioè, dobbiamo certamente farli passare – farfugliò.
 
I loro occhi erano ben puntati gli uni in quelli dell’altro, quando ad un tratto senza neppure che se ne rendessero conto, le loro bocche si unirono, in un bacio maledettamente sensuale, ad alta carica erotica.
In quel momento, Camus forse preso dai suoi istinti iniziò a passare voracemente le sue mani in rassegna su quasi tutto il corpo di Hilda, e questi di rimando fece lo stesso, passandogli le sue calde mani ovunque. Dovette ammettere che quel ragazzo le piaceva da impazzire! E lo stesso identico pensiero lo ebbe anche lui, nei confronti di lei.
Appena si staccarono ansimarono, si guardarono per un lungo istante negli occhi, occhi di ghiaccio in occhi blu e viceversa, poi una volta che ripresero fiato, presero nuovamente a baciarsi avidamente, le loro lingue in quel momento si intrecciarono in una danza armoniosa, voluttuosa, passionale, molto incline ai piaceri dei sensi.
Difatti proprio in quel momento entrambi li stavano davvero perdendo, vista l’alta temperatura erotica, che vi era all’interno di quella piccola cabina di pilotaggio.
Quella stessa sera i due neppure cenarono, perché una volta che uscirono, separati per non destare sospetti dall’hangar, si catapultarono direttamente all’interno della cabina della sexy e conturbante dottoressa, per dare libero sfogo alla loro libidine e alla grande passione che li aveva appena assaliti.
Passarono quindi tutto il loro tempo a coccolarsi, ad amoreggiare ben sistemati sopra al morbido lettone che era presente in quella cabina, fino ad arrivare allo stremo delle loro forze.
Si arresero solo quando entrambi erano ben sazi l’uno dell’altro e quando entrambi furono completamente appagati!
 
 
 
Colei che scrive.
Eccoci arrivati anche alla fine di questo sesto capitolo.
Abbiamo scoperto qualcosa di più sui nostri antagonisti della storia. A quanto pare all’interno della fazione di Hades, ci sono parecchie dinamiche, tenendo conto di quella già assoldata tra Alone e i suoi figli, soprattutto Katya, che oltre al padre adottivo, la ragazza (che caratterino) sembra non digerire proprio neppure la cugina (adorabile pure lei), ma in questo caso l’antipatia è davvero reciproca.
Pandora, ha quindi deciso di tenere l’adorata cuginetta sotto il suo più vigile controllo, quindi prevedo guai a iosa!
Parlando sempre dell’amorevole Katya, pare sia rimasta flashata, bè ci sta, Saga è Saga!
Che carini che sono stati a fermarsi, ma forse lo avranno fatto perché insomma, vi erano due donzelle indifese?
Passiamo a Kyoko, povera ragazza sta soffrendo in silenzio. La sua che sia solo la tanta devozione che ha per il suo superiore, o ci sia sotto dell’altro? Bella domanda, come sempre più avanti si scoprirà.
Oh, ottimo!
Com’era ben immaginabile è stata la nostra conturbante dottoressa a fare la prima mossa, perché se quest'ultima stava ad aspettare che l’avrebbe fatta il bel francese, sicuramente ci sarebbe diventata decrepita.
Bene, a quanto sembra i due si sono svagati a vicenda, ma sarà l’inizio di una cosa seria, importante, oppure solo sesso nello spazio, tanto giusto per passare un poco di tempo quando l’Oscuro se ne sta bravo?
Anche qui si vedrà.
Eh, lo so cosa state pensando, ma che cattivona, insensibile di autrice che sei, ma perché tutti questi misteri!
Perché così ci sarà più gusto e più mordente, semplice, no!?
STOP! La chiudo qui con gli sproloqui, ma come al solito passo ai più che dovuti ringraziamenti.
Grazie di cuore a chi legge, segue, recensisce questa mia creazione.
Alla prossima.
Baciotti, SAMP!
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.
 
Le due donne erano da poco rientrate all’interno dell’appartamento che da parecchi anni condividevano assieme.
Entrambe avevano deciso di dissociarsi da tutto quello che loro fratello, prima e ultimamente stava combinando.
Non erano affatto d’accordo su quella strategia di terrore che questi adottava, cercando con la forza di sottomettere ai suoi piedi, quasi tutti gli abitanti sparsi un po' ovunque in tutte le galassie.
Per loro tutto ciò era davvero una cosa ingiusta, ma non sapevano veramente cosa fare per riuscire a fare desistere loro fratello, da quei suoi intenti bellicosi e malvagi.
In passato a più riprese cercarono di farlo ragionare, dicendo a questi che tutto quell’odio e tutta quella malvagità, lo avrebbero portato alla fine, al punto di non ritorno.
In fondo, lo spazio, le galassie erano talmente immensi che i vari popoli e le innumerevoli razze, avrebbero potuto vivere in modo pacifico e amichevole, invece di scannarsi a vicenda!
Ma purtroppo il loro fu fiato andato perso, perché quelle parole a loro fratello entrarono da un orecchio e prontamente uscirono dall’altro.
Evidentemente, quest’ultimo l’aveva da sempre pensata diversamente!
 
  • Ieri ho sentito Pandora – disse Eris, mentre che tagliuzzava le verdure necessarie per preparare il minestrone – Era da un bel po' che non si faceva sentire.
  • Come sta? – s'informò Artemide, poi prese anche lei un coltellino e si mise ad aiutare la sorella.
  • Ha detto abbastanza bene – fece un lungo sospiro, poi con fare abbattuto aggiunse – Ma dal tono di voce che aveva non sembrava proprio.
  • Da cosa lo hai capito? – indagò Artemide.
  • Sorella non saprei, da madre ho intuito che qualcosa in lei non va. Sta cambiando – le due si guardarono – Me ne sono accorta, anzi, è da un po' che ho notato un suo cambiamento.
  • In meglio? – lanciò la sorella, continuando a tagliare le verdure.
  • No! – fece Eris secca – In peggio!
  • Mi spiace – disse Artemide, sinceramente dispiaciuta.
  • Non dirlo a me, soprattutto perché mi rendo conto di aver sbagliato – si bloccò da fare quello che stava facendo. Si voltò, e con gli occhi lucidi prese a guardare la sorella.
  • Se ti fa piacere parlarne con me, io ci sono – le disse amorevolmente bloccandosi anche lei.
  • Sì, mi fa piacere parlarne – poi sospirando – Anche se ormai è troppo tardi.
  • Tu parlamene lo stesso, assieme vedremo cosa possiamo fare – la incoraggiò.
  • La mia bimba – iniziò a singhiozzare, tant’è che Artemide l’accompagnò a sedersi sopra al sofà, sistemandosi pure lei al suo fianco – La mia bimba non la riconosco più, sembra essere totalmente un’altra persona, sembra essere davvero diventata la coppia al femminile di nostro fratello – scoppiò a piangere – Ho sbagliato, ho sbagliato a lasciarla con lui – asserì tra i singhiozzi – Dovevo avere la forza di portamela via! Ora l'avrei qua con me – guardò la sorella – Con noi, e sarebbe ancora l’amorevole ragazza, che era! – dalla disperazione si mise entrambe le mani davanti al volto, accasciandosi ancora di più sopra al divano. Artemide osservando la sorella, rimase piuttosto pensosa. Inutile dire che i suoi pensieri si rivolsero ad entrambe le sue due creature. Eris non appena si fu un poco ripresa, si rivolse nuovamente alla sorella, sempre però singhiozzando lievemente – Sorella cara – le prese le mani nelle sue – Tu sì che sei fortunata, perché non avendo figli non hai di queste preoccupazioni – Artemide a quelle parole rimase impassibile.
    Ai tempi, giusto per sicurezza e soprattutto per non rischiare, con Aspros avevano accordato che nessuno doveva sapere dell’esistenza dei due piccoli gemellini, quindi a malincuore, perché mentire su una cosa del genere le spiaceva, non lo disse neppure alla sorella, per cui Eris era completamente all’oscuro dell’esistenza dei suoi figli.
  • Mah dipende – fece Artemide – In tutta onestà mi sarebbe piaciuto tanto essere madre, ma purtroppo il destino aveva deciso in maniera diversa per me.
  • Si certo, immagino che perdere due figli in una botta sola sia stato davvero un brutto colpo, ma anche averli e saperli sempre nel pericolo non è affatto bello – Artemide, sbiancò lievemente ma la sorella non se ne accorse – Oppure come nel mio caso, avere una figlia che neppure riesci a riconoscere più come tale, è davvero pessimo! – disse afflosciando le spalle.
  • Ascolta, stavo pensando non è che potremmo andare alla base di Hades, che dici? - Artemide, a quel punto propose alla sorella.
  • Si potrebbe anche fare – poi sospirando – Ma da qui è un lungo viaggio. E poi l'ultima volta mica l'abbiamo trovato, difatti siamo ritornate indietro.
  • Si me lo ricordo, ma cercheremo di impostare al meglio le coordinate, e poi non dobbiamo mica fare il viaggio in un'unica tappa, potremmo fermarci in diversi posti.
  • Anche – Eris sorrise appena – Questa mi sembra essere un’ottima idea – poi guardando la sorella negli occhi – Le voglio parlare, voglio capire cosa effettivamente le sta succedendo, perché credimi in questo momento ci sto veramente male.
  • Lo immagino – Artemide disse amorevolmente – Bene, allora mi metto subito alla ricerca di un mezzo – fece per alzarsi, ma la sorella la bloccò.
  • Aspetta un attimo, ti devo dire ancora due o tre cose – a quelle parole, l'altra si rimise seduta – Mi è giunta voce di una cosa terribile – lanciò. Artemide sgranò gli occhi.
  • Quale? Che cosa? – fece infatti in un sussurro.
  • Katya!
  • Cos’è successo a Katya? – Artemide si allarmò. Quella ragazza le era parecchio cara.
  • A lei nulla, ma non sai cosa ha combinato su Bespin.
  • Eris, per favore arriva al dunque! – la esortò.
  • Va bene, ma non è che poi ci rimani male?
  • No, e se non volevi che ci rimanessi male, non dovevi neppure lanciare il sasso e poi tirare indietro il braccio!
  • Hai perfettamente ragione – Eris sorrise, poi iniziò a raccontare quello che loro nipote aveva combinato su quel pianeta che lei stessa controllava. Artemide, dopo aver ascoltato tutto rimase impietrita.
  • NO! – si alzò di scatto da sopra al sofà – NO! Non è possibile! Katya non può aver fatto tutto ciò! Sorella, non ci credo!
  • Invece mia cara purtroppo lo ha fatto!
  • Ti ripeto, io non ci credo!
  • Guarda, pure io ho stentato a crederci su un primo momento, perché conoscendola mi pareva piuttosto strano che avesse potuto fare una cosa del genere, ma poi altre fonti certe mi hanno riportato la stessa, identica notizia, per cui a quel punto non ho avuto davvero dubbi.
  • Incredibile – fece sempre più sconvolta Artemide, poi guardando la sorella – Ma come l’ha fatta diventare, insomma era anche lei una ragazza dolcissima!
  • Dici bene, era. Ma purtroppo ora anche lei non lo è più – fece Eris in tono lugubre.
  • Già – concordò Artemide, poi facendosi particolarmente seria – Sorella ma dimmi, i rapporti tra Alone e Katya stessa come sono?
  • Uhm – Eris ci pensò su un attimo, poi – Per sentito dire non troppo dei migliori – sentenziò.
  • E nostro fratello con Radamante, invece come se la passa? – Eris era piuttosto ben informata su quelle cose, perché solitamente era la stessa Pandora a riportarle tutte quelle notizie.
  • Oh lui è tranquillo e fila dritto come un soldatino – sorrise – A dare i grattacapi peggiori a nostro fratello è la piccola Katya, ultimamente sembra essere davvero indomabile.
  • Che lei avesse un certo caratterino si vedeva anche quando era una bambina, mentre Rada, bè è sempre stato servizievole, un perfetto galoppino, in mano al manipolatore – asserì Artemide.
  • Comunque entrambi sono cambiati, anche loro hanno assorbito l’influenza negativa di nostro fratello! – sentenziò Eris – A questo punto sta a noi due cercare di fare qualcosa, o almeno provarci, dobbiamo parlare con tutti e tre, magari riusciamo a farli ragionare – la donna pareva essere piuttosto ferma e decisa su quello che dovevano fare, poi cambiando decisamente discorso – Che dici, continuiamo a preparare il nostro buon minestrone? – e detto ciò, Eris prese ad alzarsi dal sofà.
  • Certo – asserì Artemide – Se non ti dispiace puoi farlo tu? Così io nel frattempo mi metto alla ricerca di un mezzo per andare su Hades.
  • Figurati se mi dispiace – Eris sorrise alla sorella, che in quel momento stava aprendo il portatile, per iniziare così la sua ricerca.
 
Artemide, faceva spostare il mouse per controllare diversi siti che si occupavano di affittare mezzi per lunghi spostamenti, ma il suo pensiero in quel momento era sempre fisso sui propri figli.
A quei tempi sarà anche stata una decisione molto sofferta, ma ora come ora, vedendo tutto quello che quel pazzo di nostro fratello ha messo su, sono decisamente contenta di aver fatto quello che ho fatto, per lo meno i miei due ragazzi, non sono diventati entrambi dei mostri assetati di sangue, come invece lo sono diventati tutti quelli che stanno vicino a quell’essere malvagio, che altri non è che nostro fratello, cioè il mio gemello!
 
*
 
L’Anoha era quindi pronta per lasciare la stazione spaziale Side6.
Avevano caricato la grossa nave di tutte le provviste necessarie per poter così effettuare quel lunghissimo viaggio, in cui avrebbero raggiunto la super fortezza Spectre, dove la ragazza sapeva di per certo, che al suo interno vi avrebbe trovato suo fratello ad attenderla.
La grossa nave, stava staccando gli ormeggi dal molo spaziale, e in quel momento Katya era in plancia, ma non era sistemata sopra alla sua comoda poltroncina, ma bensì era in piedi, posizionata proprio davanti alle grosse vetrate, e sembrava anche essere decisamente troppo pensosa.
Con i suoi luminosi occhi verdi continuò a guardare, scrutare, con parecchio interesse quelle quattro navi stellari di colore bianco, che erano ancora ben ferme ognuna ben attaccata al proprio molo.
Inutile dire che il pensiero della ragazza andò nuovamente a fermarsi su quel ragazzo alto, biondo, con dei meravigliosi occhi smeraldini, che in quell’unica sola occasione erano riusciti ad ipnotizzarla, ma soprattutto a confonderla.
Chissà su quale delle quattro, presterà servizio?
Si chiese continuando ad osservare le suddette navi, sperando magari di riuscire a vedere spuntare proprio quest’ultimo, da una delle grosse vetrate che erano presenti in quei ponti di commando, ma purtroppo non riuscì a vedere nulla che le potesse interessare, perché piano, piano, l'Anoha prese ad allontanarsi, quindi quando uscirono al di fuori, la ragazza intravvide solo quattro minuscoli puntini bianchi, in quello spazio di totale nero assoluto.
A quel punto, con fare piuttosto affranto si staccò dalle vetrate, andandosi a sistemare sulla propria poltroncina, mentre seduta al suo fianco vi era una Kyoko, che a fatica cercò un po' di autocontrollo.
Si era accorta fin dal primo istante che quel ragazzo, alla sua superiora non le era affatto indifferente, ma lei di contro non aveva il coraggio necessario per fare quella mossa, così come sempre preferiva soffrire in silenzio.
 
*
 
  • CHE COSA!!!!???? – urlò paonazzo Aiolia, non appena Shura involontariamente si fece sfuggire quello che suo fratello e Saga avevano fatto. Lo aveva urlato talmente forte, che pure i cadetti che erano sistemati giusto qualche tavolo poco più in là, si voltarono indispettiti. Li aveva fatti saltare in aria.
  • Lia, abbassa il tono – lo esortò Aiolos – Stiamo dando spettacolo! – gli fece notare.
  • E che cavolo me ne frega, se ci stanno guardando tutti! – era piuttosto alterato, poi guardando il fratello e Saga – Voi due siete pazzi, ripeto completamente pazzi da legare!
  • Oh suvvia Lia, non ti stare a scaldare in questo modo – Shura dopo il danno fatto, cercò di abbonirlo – Loro – indicò Aiolos e Saga – Hanno fatto quello che ognuno di noi farebbe!
  • Eh no, caro mio lo dici tu – sbottò Aiolia, mentre sia Aiolos e Saga sospirarono, guardandosi e capendosi al volo – Io, per esempio non l’avrei fatto! – precisò piccato.
  • Uhm, non ci credo – interloquì Saga, che fino a quel momento se n’era stato in perfetto e religioso silenzio.
  • Invece, ti assicuro che sarebbe proprio così! – affermò, poi infiammandosi nuovamente – Ma io dico, va bene che erano solo due ragazze, ma insomma erano pur sempre dei soldati, che tra l’altro avevano indosso anche una divisa – poi rivolgendosi ai due – Di che grado erano? – poi ottenuta la risposta – Perfetto, pure comandante e capitano! Quindi a maggior ragione, avete commesso una bella cazzata, pensate un po' se vi avessero teso una bella trappola – i tre si guardarono scioccati, per loro Aiolia in quel momento stava vagando un po' troppo con la fantasia – Tipo, magari vi erano anche altri soldati prontissimi ad attaccarvi – i tre sorrisero lievemente – Per cui voi due da soli cosa avreste fatto? Eh, me lo dite?
  • Nulla di che! – Aiolos si stiracchiò lievemente entrambe le braccia – Primo perché eravamo, cioè siamo su un territorio neutrale, secondo perché loro come noi in quel momento erano disarmate.
  • E tu come fai a saperlo? – fece accigliato.
  • Oh, le ho controllate per bene – Aiolos sorrise, poi rivolgendosi a Saga – E pure lui lo ha fatto! – anche l’altro sorrise, poi prese parola.
  • Noi due non siamo mica gli ultimi arrivati, dovresti saperlo anche tu.
  • Non sarete certo gli ultimi arrivati, ma vi siete fatti imbambolare da due ragazze – incrociò le braccia al petto con fare ammonitivo, poi guardando entrambi – Ma – schioccò la lingua – Se al posto di due belle squinzie ci fossero stati due bei maschioni vi sareste fermati lo stesso, oppure tiravate dritti per la vostra strada, eh!? – fece con una punta di malizia.
  • Ci saremmo fermati comunque – asserì deciso Saga, poi rivolgendosi al suo compagno di merenda – Vero Los?
  • Ma certo, bisogna sempre aiutare chi è in difficoltà, anche se si tratta del nemico – scoppiò a ridere vedendo lo sguardo truce che suo fratello aveva in quel momento, poi non contento – Ehi Shura, tu che ne pensi? – inferì.
  • D’accordissimo, bisogna sempre! – lo spagnolo sorrise mellifluo, guardando Aiolia che invece era sempre più inviperito, perché in quel momento comprese che lo stavano prendendo leggermente per il culo!
  • Andatevene tutti e tre al diavolo! – sbottò infatti, poi fece per alzarsi, ma prontamente Aiolos lo bloccò.
  • Fratellino – fece dolcemente – Ma che ti sta succedendo? Ora non stai neppure più agli scherzi!
  • Los succede, che da quando Lia è coppia in colla con l’illuminato, sta perdendo il lume della ragione! – affermò Shura, chiamando poi la cameriera di bordo per farsi portare un’altra birra.
  • Cioè, coppia in colla con Shaka!? – Aiolos era sconvolto.
  • Sì, ultimamente passo parecchio tempo con lui – rivelò Aiolia, abbassando il capo.
  • Uhm, allora si capiscono tante cose – sorrise Saga. Nel frattempo arrivò la cameriera a prendere le altre loro ordinazioni.
  • E come mai, di questa strana e insolita frequentazione? – a quel punto indagò Aiolos.
  • È stato lui a chiedermi dei consulti vari – poi sospirando – E devo dire che non è affatto malaccio, certo è un tipo che per capirlo bisogna conoscerlo a fondo.
  • Come tutti del resto – precisò Saga.
  • Appunto – concordò Shura, poi con fare indagatore – Ma dimmi, la Olsen lavora con voi?
  • No, siamo solo io e lui, Hilda da Shaka si tiene a debita distanza – a sentire ciò Shura fece un sorrisetto, poi prese a pensare. Certo da Shaka si tiene a debita distanza, ma da qualcun altro sembrerebbe proprio di no.
  • Non corre proprio buon sangue tra loro – asserì Saga. Nel mentre arrivarono le loro ordinazioni.
Tutti dopo aver ringraziato la giovane ragazza, presero a sorseggiare i propri drink.
  • Proprio per nulla – confermò Aiolia – Ma non saprei di chi sia la colpa, proba… – non riuscì a terminare la frase, perché in quel momento venne chiamato proprio dall’oggetto dei loro discorsi.
Il biondo Shaka se ne stava impalato davanti alla porta semiaperta, tenendo le braccia incrociate e appoggiate al petto.
Coi suoi occhi azzurri continuava a perlustrare tutta la sala, presenti compresi.
  • Ragazzi è stato bello – fece Aiolia alzandosi e ingurgitando in un sol sorso tutto il contenuto del suo drink – Come potete ben vedere il lavoro mi sta chiamando, alla prossima! – così dicendo si avviò verso l’ufficiale scientifico, per sapere cosa avesse in programma per lui in quella giornata.
 
Rimasti a quel punto da soli i tre continuarono a fare i loro discorsi.
Ritornarono per un breve momento sul discorso delle due soldatesse, e Saga si fermò a pensare, cioè cercò di ricordarsi com’era la fisionomia di quella ragazza, perché in un certo senso l’aveva colpito, ma con una scrollata di spalle si concentrò su quello che Aiolos stava chiedendo.
 
  • A proposito, il nostro rosso che fine ha fatto?
  • Afferma di essere sempre piuttosto impegnato – fece in risposta Shura, con fare piuttosto vago.
 
Quest’ultimo sapeva benissimo in cosa fosse tanto impegnato, il loro compagno francese.
Per puro caso o per pura combinazione, quella sera in cui Camus e Hilda ebbero il loro primissimo incontro erotico, li aveva visti entrambi uscire fuori dalla cabina di Aquarius, con fare abbastanza concitato.
Certo, i due per non destare sospetti erano usciti in tempi diversi, però entrambi erano parecchio turbati, così da quel loro atteggiamento piuttosto insolito, Shura comprese che qualcosa tra loro per forza di cose era accaduto.
Difatti, eccome se era accaduto!
Ma soprattutto, il giorno dopo durante i soliti allenamenti di routine, Camus gli era parso essere decisamente troppo agitato, cosa che lo insospettì nuovamente, visto che solitamente il rosso era un tipo piuttosto calmo e pacato.
 
  • In che cosa? – domandò Saga.
  • Uhm e che ne so, magari come Aiolia aiuta Shaka, lui ha deciso di dare una mano a Mu – lanciò Shura, giusto tanto per lanciare.
  • Ma sì, saranno un po' cavoli suoi – asserì Aiolos, poi guardando l’ora dal suo orologio da polso – Bene, amici miei è stato un piacere! – si alzò sorridendo ai due – Ci vediamo domani per il consueto allenamento – così dicendo anche il maggiore dei fratelli Glykos prese ad uscire da quel salone.
  • Amico, anche lui sembra essere piuttosto impegnato – Shura sorrise, guardando Saga eloquente.
  • Sì, molto – concordò l’altro, grattandosi il mento.
  • A questo punto dovremmo trovarci delle occupazioni anche noi due, che dici?
  • Uhm, si potrebbe anche fare – Saga sorrise – Ma che tipo di occupazioni?
  • Ma che ne so. Tipo dottoresse varie, principesse, santoni illuminati – Shura scoppiò a ridere.
  • Frena, a me vanno bene solo le prime due opzioni! – proferì Saga ridendosela pure lui.
  • Anche a me! – volutamente lanciò uno sguardo eloquente verso i giovani cadetti.
  • Azz Shura, ho capito! – Saga guardò involontariamente il biondo Hyoga che in quel momento stava giocando a monopoly assieme a Sirio, Seiya, Shun e Jabu – Eh, ma bravo il mio buongustaio!
  • Eh, già. Che donna!
  • Ho capito perché quando siamo sulla Terra stai, cioè a questo punto è più giusto dire fai, sempre da ammalato e stai male! Volpone! – Saga quasi urlò.
  • Shhhhh, silenzio! – fece zittendo l’amico – Mi vuoi per caso vedere morto? – buttò un occhio in direzione del biondino, fratello appunto della sua girlfriends.
  • Ma no, figurati. E poi come farei senza di te, senza la tua verve ispanica!
  • Appunto!
 
I due amici scoppiarono in una risata fin troppo sentita, attirandosi nuovamente le occhiate di tutti i presenti, che si bloccarono da fare quello che stavano facendo, giusto per cercare di capire cosa avessero da ridere quei due come dei pazzi!
 
*
 
Tramite un grosso aereo spaziale da trasporto, l’alto commando stellare in quei giorni aveva inviato ben ottanta missili fotonici a lunga gittata da imbarcare sulle quattro ammiraglie.
Secondo le varie disposizioni, ne avrebbero messo in stiva ben venti a testa. A portare a compimento quella missione era stato l’ammiraglio Andreas Riise.
Quest’ultimo prese quella decisione per aumentare ancora di più la già di per sé potente artiglieria bellica che le quattro ammiraglie avevano a loro disposizione.
La dottoressa Olsen, piuttosto interessata a quei siluri, aveva controllato attentamente tutte le operazioni di carico.
In fondo quello era il suo campo, ma soprattutto voleva sapere di cosa quest’ultimi effettivamente fossero composti.
Aveva domandato in merito delle spiegazioni, visto che anche consultando i vari libretti nulla aveva trovato, e nessuno le aveva dato delle delucidazioni su ciò che aveva chiesto, così con un metal detector, se ne stava a controllare attentamente un siluro di questi, quando una voce alle sue spalle la fece quasi saltare per aria.
Si voltò trovandosi di fronte gli occhi inquisitori del suo carissimo collega Shaka.
 
  • Cosa ci fa qui? – le chiese l’ufficiale scientifico. Il suo volto era come sempre piuttosto serio.
  • Sto controllando la composizione di questo siluro – fece ovvia, sbuffando lievemente.
  • No, non ci siamo capiti. Dottoressa, lei cosa ci fa qui a bordo?
  • A bordo?
  • Sì, dottoressa Olsen, o meglio Riise – la guardò con ancora più insistenza – Ho scoperto che lei ha preso il cognome di sua madre, per cui deduco che l’ammiraglio Riise sia suo padre?
 
Prima di dare una sua risposta, o per lo meno una spiegazione, Hilda puntò i propri occhi glaciali in quelli azzurri di Shaka.
 
  • A questo ovviamente c’è un motivo, ma non sono tenuta a dare spiegazioni a lei! – lo sfidò con lo sguardo, poi aggiunse – Al massimo le potrò dare al capitano Ling, se mai me le chiedesse!
 
A quel punto senza neppure aspettare una sua probabile replica, anzi lasciandolo lì impalato a fissare stralunato il siluro che lei stessa stava controllando, Hilda quasi correndo prese ad avviarsi verso la propria cabina.
Dovette ammettere che più passavano le giornate e lei quel biondo proprio non riusciva a sopportarlo. Non ce la faceva proprio, le era incredibilmente indigesto!
Ma al ricordo del perché avesse cambiato il proprio cognome scoppiò inevitabilmente a piangere.
In quel preciso momento, June e Marin stavano anche loro percorrendo lo stesso corridoio ma dalla parte opposta.
Le due se la ridevano in relazione di quanto era successo poco prima, quando erano in compagnia dei cadetti.
Erano ancora belle prese nella ridarella, quando videro una figura accovacciata sul pavimento. Si trattava proprio di Hilda che stava piangendo. A quella vista, le due immediatamente si allarmarono.
 
  • Oh mamma, ma dottoressa, sta male? – fece Marin ansiosamente, chinandosi alla sua altezza.
  • Ma sta tremando! – constatò June, togliendosi la sua giacchina e appoggiandola sulle spalle di Hilda.
  • Dottoressa, mi dica ma cosa le è successo? – le domandò Marin, con il suo solito modo di fare materno.
  • Ragazze, vi prego mi potete accompagnare nella mia cabina? – Hilda domandò loro tra i singhiozzi, guardando le due con gli occhi completamente arrossati e continuando a tremare come una foglia.
  • Ma certo, venga – asserì June, poi rivolgendosi all'amica – Marin aiutami ad alzarla – ovviamente così la rossa fece.
  • Venga dottoressa, si appoggi a noi – le suggerì June, prendendola per un braccio e passandosi quest'ultimo dietro alle proprie spalle, e la stessa identica cosa la fece anche Marin.
  • Fai attenzione, non riesce a stare in piedi – disse Marin, sorreggendo meglio Hilda.
 
Faticando non poco, le tre riuscirono ad arrivare davanti alla porta della cabina presieduta dalla Olsen. Nel frattempo una figura dal passo elegante stava sopraggiungendo dalla parte opposta.
Era proprio quella del tenente Molieré, che in quel momento era stato nella propria cabina a farsi una doccia e cambiarsi uniforme, proprio dopo il consueto allenamento.
Vedendo le tre in palese difficoltà, prontamente quest’ultimo si fermò.
 
  • Cosa sta succedendo? – chiese puntando i propri occhi oceanici su ognuna di loro.
  • Tenente, non lo sappiamo neppure noi – riportò Marin – L’abbiamo appena trovava a terra che singhiozzava – a quel punto il ragazzo si abbassò verso la dottoressa, che nel mentre si era leggermente appoggiata alla porta della sua cabina.
  • Cosa succede? Hilda dimmi, ma non ti senti bene? – le chiese dolcemente, mentre le due ragazze spalancarono entrambe gli occhi. E da dove veniva tutta quella confidenza, che il tenente usava nei confronti della dottoressa? Si chiesero entrambe.
  • Camus ascolta, ora non mi va di parlartene, ma appena starò meglio lo farò sicuramente – proferì Hilda stringendosi al petto del ragazzo, mentre le due nel vedere e sentire tutto ciò erano sempre più scioccate, difatti continuarono a guardarsi interdette – Per favore, ora però portami dentro alla mia cabina – gli chiese poi tra i singhiozzi.
  • Ma certo, come vuoi – a quel punto il ragazzo la prese tra le sue braccia, mentre Marin e June sempre più stranite presero ad aprire la porta della cabina, utilizzando il badge che la stessa Hilda passò loro.
 
Tutti e quattro entrarono all’interno della cabina della dottoressa.
Per prima cosa, Camus adagiò Hilda sopra al letto, quello stesso letto su cui giusto quattro ore prima stretti l'uno all’altro, avevano consumato per l’ennesima volta la loro cocente passione, poi con dolcezza Marin chiese alla dottoressa se volesse un po' di camomilla oppure qualcosa che in qualche modo l’avrebbe un poco calmata.
Hilda rifiutò tutto, ma l’unica cosa che chiese alle due ragazze, guardandosi amorevolmente con il suo bel tenente, dopo averle ringraziate, fu quella che se le potevano chiamare il capitano. Aveva deciso di parlarne prima con lui.
A quel punto sia Marin che June decisero di lasciare i due da soli, dato che avevano ben compreso quello che tra loro vi era, quindi dopo aver assicurato Hilda che le avrebbero chiamato il capitano, fecero la loro definitiva uscita di scena, mentre Camus dopo averla stretta a sé e averla un poco coccolata, decise di fare anche lui la sua uscita, soprattutto perché al momento non voleva essere beccato dal capitano stesso, in compagnia della sua amante.
Amante, perché al momento i due non avevano ancora ufficializzato la loro storia.
Dopo poco alla porta della cabina occupata dalla dottoressa Olsen, bussò proprio il capitano Ling.
 
  • Dottoressa, mi voleva parlare?
  • Si capitano, anzi mi scusi se l’ho fatta venire fin qui.
  • Non ci sono problemi, mi dica? – Shion cercò di metterla a proprio agio, ma prima di iniziare a parlare Hilda prese a fare un lungo respiro.
  • Vede capitano il mio vero cognome è Riise, e sono la figlia dell’ammiraglio Andreas Riise - lo guardò negli occhi - Lo so che dovevo dirglielo subito, ma mi creda per me è abbastanza difficile parlare di questa cosa - fece sinceramente dispiaciuta.
  • Dottoressa, stia tranquilla con me non ci sono problemi - poi facendosi pensoso - Uhm, sapevo che aveva due figli, ma non credevo che una fosse proprio lei.
  • Si, siamo due femmine. Mia sorella Flare è impiegata negli uffici della federazione.
  • E mi dica, ma perché ha deciso di comunicarmelo in questo momento, ma soprattutto perché di questo suo stato? Si può sapere cosa le è successo? - domandò. Gli occhi arrossati della ragazza, al capitano non gli erano di certo sfuggiti. Anzi, furono la prima cosa che appena entrò ebbe notato.
  • Vede capitano, glielo sto dicendo ora, perché purtroppo ho appena avuto un brutto scontro con l’ufficiale scientifico Narayan – a sentire ciò Shion sorrise lievemente, pensando che insomma non passavano giorni che i due non si battibeccavano – E lui mi ha detto, anche con una certa supponenza, quella che solitamente usa sempre nei miei confronti, che appunto aveva scoperto effettivamente chi sono, e quindi voleva sapere il motivo per il quale io avevo preso, la stessa cosa la fece anche mia sorella, il cognome di nostra madre.
  • Mi scusi, ma non capisco il nesso, per quel che mi riguarda uno è liberissimo di portare il cognome che più gli piace, quindi non comprendo affatto tutti questi vaneggiamenti da parte del dottor Narayan! – fece Shion, piuttosto piccato.
  • Capitano, ma certo che uno è libero di fare ciò che vuole – Hilda sospirò – Ma vede, noi due lo abbiamo fatto solamente perché nostra madre è deceduta a causa di un brutto male. Un tumore in poco tempo ce l’ha portata via – al ricordo di tutto ciò iniziò di nuovo a singhiozzare – Per cui essendo entrambe molto affezionate a lei, abbiamo pensato anche parlandone con nostro padre, di assumere in suo ricordo il suo cognome. Lo abbiamo fatto solo per quello, non per altri scopi o per nascondere il fatto che noi siamo le figlie di una personalità piuttosto importante, ma solo perché le volevamo tanto bene e la sua morte prematura ha lasciato nei nostri cuori un vuoto enorme.
 
A ricordare tutto ciò, Hilda scoppiò nuovamente a piangere, mentre Shion, rimase piuttosto pensoso.
A quel punto decise che doveva proprio fare quattro chiacchiere con l’alto ufficiale Shaka Narayan!
 
 
Colei che scrive.
Ciao a tutti, eccoci arrivati alla fine di anche questo settimo capitolo.
Abbiamo fatto quindi la conoscenza delle due sorelle, e abbiamo appreso quello che entrambe hanno intenzione di fare.
Chissà, se riusciranno nei loro intenti.
La glaciale Katya, pare sembra essere piuttosto interessata all’affascinante tenente dagli occhi smeraldini, mentre Kyoko continua a soffrire in silenzio.
Mentre il focoso Aiolia, pare non essere troppo d’accordo su quello che i due “pazzi” hanno fatto, ma forse il ragazzo ha un poco esagerato.
Mentre chi l’ha combinata davvero grossa è l’adorabile Shaka.
Nei confronti della dottoressa si è dimostrato essere davvero indelicato, invece a quanto pare anche Hilda ha un piccolo segreto. La perdita della madre ha lasciato nell’animo della ragazza, un vuoto enorme. Ora vedremo come si comporterà Shion nei confronti del biondo ufficiale.
Detto questo, non mi resta altro da fare che ringraziarvi.
Grazie di cuore a chi legge, segue, recensisce, questa mia storia.
Alla prossima.
Saluti, Samp!
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8.
 

L’alto ufficiale Narayan, era appena uscito dall’ufficio di bordo del capitano, e in quel momento la sua espressione facciale era tutto fuorché serena, ma dopotutto lo sbaglio lo aveva fatto lui, andandosene ad affrontare la dottoressa in quella brutta maniera, per cui quella era stata la diretta conseguenza.
Era abbastanza evidente che tra i due l’antipatia nata era sicuramente di quelle reciproche, e fin qui non vi erano dubbi, ma la Olsen si faceva quasi sempre i fatti suoi, anzi più delle volte cercava proprio di ignorare la presenza del biondo ufficiale e di rapportarsi a lui, solo quando la necessità del caso lo richiedeva, scambiandosi solamente con questi, alcune informazioni ma di carattere strettamente lavorativo, invece Shaka passava quasi tutto il suo tempo a studiare attentamente le mosse della donna, a controllare accuratamente cosa stesse facendo, difatti strano ma vero, non l’aveva ancora beccata in dolce compagnia del tenente Molieré, dato che sembrava proprio essere diventato quasi la sua ombra.
Durante la lunga chiacchierata che ebbe col capitano Ling, quest’ultimo gli rivelò che la sua scoperta non era affatto una vera e propria scoperta, dato che lui stesso conosceva già tutta la storia della dottoressa e quindi della sua famiglia.
La conosceva perché da parecchio tempo, era in rapporti amichevoli col padre di quest’ultima, e a grandi linee qualcosa in passato questi gli aveva raccontato, soprattutto nei momenti successivi quando aveva appena perso l’amata moglie, quindi Shion sapeva tutto, ma appunto per non mettere Hilda in difficoltà aveva lasciato correre, ma ovviamente era arrivato l’alto ufficiale, che con il suo poco tatto e la sua poca delicatezza aveva portato tutto alla ribalta, incrementando così nei suoi confronti ancora di più l’avversione che la dottoressa di già aveva per lui.
Sempre con indosso una brutta maschera, Shaka prese ad avviarsi verso l’hangar dove vi erano alloggiati i cinque Mobile Suit.
Appena arrivò a destinazione, per prima cosa i suoi occhi azzurri videro la dottoressa al centro di un cerchio formato dai cinque piloti.
In quel momento Hilda, stava spiegando loro come funzionavano i nuovissimi cannoncini e le nuove spade laser, che erano da poco stati montati su ognuno dei loro mezzi.
A quella vista Shaka si bloccò, attirandosi però l’attenzione di tutti i presenti, ma soprattutto quella della dottoressa, che alzò gli occhi glaciali su di lui, aspettandosi quindi un suo riscontro, che però non avvenne, quindi a quel punto dovette procedere lei.
 
  • Dottor Narayan, deve dirmi qualcosa? – chiese Hilda, con fare piuttosto serio e particolarmente distaccato.
  • Sì, dottoressa appena termina, mi potrebbe raggiungere nel mio ufficio?
  • Certo, volentieri – a quel punto lo avrebbe sistemato.
  • Perfetto, a dopo – senza neppure degnare di un misero saluto i presenti, Shaka girò sui tacchi avviandosi verso il proprio ufficio, mentre Hilda seguendo leggermente con lo sguardo l’alto ufficiale, riprese il filo del discorso, spiegando ai cinque anche il funzionamento di altre armi che erano state leggermente modificate.
    Non appena la Olsen terminò di dare loro tutte le dovute spiegazioni, Saga, Aiolos, Aiolia e Shura fecero rientro all’interno delle cabine di pilotaggio dei loro mezzi, mentre Camus rimase a parlare con lei.
  • Hilda, ascoltami un attimo – disse lui, mentre che lei si stava avviando verso il biondo collega.
  • Dimmi? – bloccandosi, si voltò appena.
  • Che intenzioni hai? – fece serio, puntandole addosso i suoi occhi oceanici.
  • Di metterlo al suo posto! – rispose lei, particolarmente decisa.
  • No, Hilda non farlo, insomma mi è sembrato essere già piuttosto malconcio di suo.
  • Ascolta Camus lo so, ma è stato indelicato. Una volta per tutte, deve imparare a rispettare le persone, come facciamo tutti noi! Cos’è diverso, che si comporta così?
  • Si, hai ragione, ma secondo me si è pentito di quello che ha fatto e detto.
  • Bene, allora se è così me lo deve dire. Io nei suoi confronti sono sempre stata educata, mentre lui è sempre stato irrispettoso fin dal primo istante che mi ha vista – poi avvicinandosi di più al ragazzo – Ti ricordi vero, come mi ha accolta? – lui annuì – Ma ti sembrava il caso? Sii sincero?
  • No, ha esagerato – Camus, ammise – Difatti, non mi era piaciuto per nulla, e mi ero trattenuto ad intervenire.
  • A chi lo dici neppure a me, quindi ora non sono più disposta a stare a subire. Insomma, mi sta sempre addosso, mi controlla ogni dove. A volte mi chiedo se non abbia qualcosa da fare, qualche hobby, invece di perdere il suo tempo dietro a me – poi abbracciandoselo – Amore - i suoi occhi presero a luccicare - Non trovi che sia piuttosto strano che a questo punto non si sia ancora accorto di noi?
  • Uhm, non saprei – Camus fece dubbioso – Guarda che a Shaka non sfugge nulla. Sembra così distaccato da tutto e da tutti, ma credimi non è proprio così disinteressato, come invece sembra che sia.
  • Ben a sapersi, allora se è così dovrà mangiarsi la lingua! – e così dicendo Hilda, si staccò dall’abbraccio caldo del proprio amato, per recarsi nell’immediato dall’altro suo amato.
 
*
 
Dopo che dal suo ufficio ne era uscito il biondo ufficiale, Shion si mise in contatto col suo vecchio amico.
Questi, per prima cosa si scusò a più riprese per l’essersi fatto infinocchiare dall’Oscuro, ma soprattutto chiese mille volte scusa, per aver messo a serio rischio quasi tutta la flotta stellare.
Era ben chiaro a tutti che se non fosse stato per il tenente Glykos, che fortunatamente si era accorto per tempo della trappola, in quel momento sarebbero veramente a contare le grosse perdite.
Di contro l’amico lo tranquillizzò, perché dopotutto era ben risaputo che chi faceva poteva anche sbagliare, mentre invece chi non faceva sicuramente non avrebbe mai sbagliato.
Ma la cosa più importante, era stata quella appunto di aver limitato le perdite, sia in fatto di mezzi ma soprattutto in fatto di vite umane.
 
  • Amico, io essere poco credibile lo so, ma un paio di cose avrei da dirti – fece Dohko, dopo che si erano già fatti una bella chiacchierata.
  • Ma va, te l’ho appena detto che capita a tutti di sbagliare, per cui non fartene un cruccio – per l’ennesima volta Shion, cercò di tranquillizzarlo.
  • Si, ma di grosso sbagliato io ho.
  • Tranquillo, piuttosto dimmi?
  • Di uno dei Sette Savi, a conoscenza sono venuto.
  • Sette che!? – Shion, ripeté perplesso.
  • I Sette Savi, i sette sapienti della galassia essere loro.
  • Non ne ho mai sentito parlare – fece Shion mettendosi poi una mano al mento con fare pensoso.
  • Neppure io, ma della loro esistenza fonti certe, conferma mi hanno dato.
  • Quindi? Perché mi stai parlando di loro? – Shion domandò all’amico a quel punto.
  • La base vera e propria di Alone, dove si trovi noi non lo sappiamo. Perché varie carte abbiamo consultato, anche le più antiche che a nostra disposizione abbiamo, mai trovata l’abbiamo. Grosso dubbio, io avere.
  • A questo punto tu pensi che non sia un pianeta ma bensì una grossa stazione? Artemide ha sempre detto che si tratta di un pianeta. Un pianeta molto lontano dalla Terra – lanciò Shion.
  • Ma se un pianeta fosse, come illustrazione ci sarebbe da qualche parte, dato che dalla Terra ormai molto spinti lontano ci siamo, ma se una stazione orbitante fosse sicuramente no, perché un po' ovunque loro spostare possono.
  • Va bene, ma scusami tanto, ma questo Savo a noi cosa serve, perché dobbiamo consultarlo? Non possiamo chiedere ad Artemide di darci le coordinate? Lo so che per lei non sarà affatto facile, insomma stiamo parlando sempre del suo gemello, ma a questo punto lo dovrà fare, dopotutto la prima a rimetterci per causa di Alone era stata proprio lei – disse Shion. In quel momento il capitano dell'Athena era alquanto perplesso e non poté di certo nasconderlo, ma di contro gli spiaceva non assecondare l'idea dell'amico, anche se la trovava essere del tutto nonsense.
  • Questo Savo importante consultare è. Artemide, sapere lei deve ma convinto sono che l'Oscuro più di una base deve avere. Dove spesso lei andare non essere quella principale.
  • Molto probabile - asserì Shion, alla possibilità che Alone avesse una seconda base - Perché dopotutto è sempre stato molto misterioso con le due sorelle, per cui tutto è possibile – sorrise – Ma a proposito, dove lo troviamo questo Savo, lo sai?
  • Certo – Dohko fece un sorrisetto – Sul pianeta desertico Tatooine, bisogna che andiate. Da eremita che vive lì parecchio è.
  • Tatooine – ripeté più volte Shion – Mi sembra di averlo già sentito questo nome.
  • Del tuo generale supremo essere il pianeta di provenienza. Essere nati lì, lui e il suo gemello.
  • Ora più o meno mi è tutto chiaro. Ma un’ultima domanda, noi chi dobbiamo cercare, insomma come si chiama il tizio? – era proprio quella la cosa più importante da sapere a quel punto.
  • Cercate di Alman di Thulle – prontamente Shion si annotò quel nominativo – Al mercante di rottami chiedete, dovrebbe lui sapere dove si trovi – il capitano dell’Athena prese nota anche di quello.
  • Hai altro da dirmi?
  • No, al momento no. Ma se in mente qualcosa mi viene, in contatto con te mi metto. Artemide, sapere fammi cosa ti dice, ma soprattutto se trovato lo avete, contarci io.
  • Ma certamente – Shion sorrise – Nel frattempo mi metto subito in contatto sia con Artemide che con Aspros, sento un po' cosa hanno da dirmi e poi decidiamo il da farsi - poi sistemandosi meglio - Dohko per il momento tante grazie, ci sentiamo al più presto.
  • Amico a presto!
 
Non appena Shion mise giù la comunicazione con l’amico, prontamente chiamò un altro interno.
Tenente Martinez sono il capitano Ling, mi potrebbe mandare in ufficio i tenenti, Glykos, Arkher, Molieré e Bardem, per favore? 
 
*
 
  • CHE!? – Aiolia sgranò gli occhioni verdi, dopo che Shion riportò quello che con Dohko si dissero nella loro lunghissima telefonata.
  • Dove dobbiamo andare!? – fece Aiolos accigliato imitando il fratello.
  • Su Tatooine!? – disse Shura, guardandosi con gli altri quattro.
  • Ma scusa Shion, non è che voglio essere indelicato, ma a questo punto visto i precedenti, ti fidi dei suggerimenti di Dohko? – azzardò Saga, guardandosi con gli altri quattro, che sembrava la pensassero esattamente come lui.
  • Insomma – Shion scosse la testa – Ma mi pare brutto non dargli un’altra possibilità. In fondo, si certo ha sbagliato, ma lo ha fatto in buona fede.
  • Già, dopotutto quella passata è stata la prima volta che sbaglia – proferì Shura.
  • Bisogna anche considerare l’età – Camus, volle anche lui dire la sua.
  • Va bene, io direi di provare ad andare su questo pianeta – lanciò Aiolos – Magari scopriamo qualcosa che ci potrebbe tornare utile e interessante.
  • Ma sì, mal che vada ci siamo andati a fare un giretto – sorrise Saga.
  • Ma certo, tra le dune del deserto, correndo il serio rischio di finire dentro ad un Sarlacc! – fece Aiolia sarcastico.
  • E venire ingeriti dopo migliaia di anni, urca che bella prospettiva, mi piace, si può fare! – asserì con fare ironico Shura.
  • Pure a me! – aggiunse Aiolos.
  • Bene ragazzi – Shion sorrise – Basta con le cavolate. Ora prepariamoci per fa rotta verso Tatooine e cercare questo benedetto Alman!
  • Va bene, andiamo alla ricerca di questo Savo! – Saga continuando a ridersela prese a seguire i suoi compagni fuori dall’ufficio del loro capitano.
    Una volta che fu nuovamente solo, Shion prese a pensare.
    Dovette ammettere che non era propriamente sicuro e convinto di fare una cosa giusta, assecondando l'idea di Dohko, ma di contro gli spiaceva non farlo, poi cominciava a sentirsi in imbarazzo nei confronti di Saga, per il semplice fatto di continuare a negargli la verità e dovergli quindi mentire, facendogli sempre credere una cosa per un'altra.
    Quella era la verità che al ragazzo gli avrebbe permesso di venire a conoscenza dell'esistenza di sua madre, ma soprattutto quella del suo gemello. Shion, era quasi consapevole che i tempi erano maturi, difatti con una certa urgenza perse a comporre un numero a memoria.
 
*
 
Quando i due si ritrovarono a tu per tu, si guardarono per un lungo istante.
Nell’immediato, Shaka si bloccò dal fare quello che stava facendo, e sempre tenendo ben puntati i suoi occhi azzurri in quelli di ghiaccio di Hilda, si avviò verso quest’ultima.
Camminava lentamente com’era solito fare, ma in effetti l’ufficiale scientifico non si era mai visto andare di corsa, o almeno un poco più velocemente, perché la calma e la pacatezza erano i suoi punti forti, ma erano anche quelli che di lui davano più fastidio.
Insomma, non perdeva mai le staffe, ma di contro faceva spesso incazzare chi aveva la sfortuna di essergli accanto, come in quel caso la dottoressa Olsen.
 
  • Mi scusi – dalla bocca del biondo ufficiale uscirono solo quelle due parole. Nel dire ciò aveva continuato a tenere i propri occhi ben piantati in quelli della dottoressa.
  • Va bene – asserì Hilda, incrociando con fare parecchio ammonitivo le braccia al petto – Comunque, deve sapere che il suo comportamento non mi è affatto piaciuto, e non parlo solo di quello che da poco è successo, ma fin dall’inizio, da come mi ha accolta. Cos’era aveva per caso paura che gli portassi via il posto!? Guardi che io non sono tipo da voler scavalcare qualcuno, io so starmene nella mia posizione, senza intralciare quelli che lavorano al mio fianco! – nonostante le raccomandazioni che le fece Camus, sul fatto di andarci piano, Hilda di contro partì in quarta, dato che desiderava mettere al suo posto quel biondo una volta per tutte!
  • Difatti – Shaka le puntò con ancora più intensità gli occhi nei suoi – Mi volevo scusare per tutto, ma lei non me ne ha lasciato il tempo, visto che mi ha subito aggredito – Hilda lo guardò in tralice, ora voleva passare anche da vittima – Senza neppure darmi la possibilità di spiegarmi.
  • Cos’è, adesso la cattivona insensibile e indelicata sarei io? Mi dica, vorrebbe per caso cambiare le carte in tavola!? – fece sfidandolo.
  • No, quello no - rispose Shaka con sincerità - Difatti, sono io che ho sbagliato nel rapportarmi con lei, e l’ho fatto fin da subito - asserì mestamente.
  • Ho capito - Hilda fece un lungo sospiro, poi - Ma mi dica, perché mi ha accolto in quella maniera? Tra l'altro senza un motivo ben valido? - a quel punto voleva proprio sapere, voleva per una volta riuscire a metterlo alle strette. E pareva anche che ci fosse riuscita, difatti prima di darle la sua risposta, Shaka abbassò lo sguardo, poi prese a sospirare pesantemente.
  • Quello è il mio modo, non ho un motivo ben preciso.
  • Non è la risposta che mi sarei aspettata - incrociò le braccia al petto, poi con fare ammonitivo - Solitamente quando si fa qualcosa dietro ad essa c’è sempre un motivo, una causa, un perché!
  • Che vuole che le dica, mi dava fastidio! - sbottò infastidito.
  • Fastidio!? – ripeté Hilda, perplessa.
  • Sì, fastidio, perché ho da sempre paura di non essere all’altezza, ho sempre timore di non riuscire a comprendere al meglio, e di conseguenza non voglio deludere nessuno – poi guardandola intensamente – Appena l'ho vista ho avuto timore che lei fosse stata messa dal capitano stesso per controllarmi – poi con fare mortificato – E’ per quello che le stavo sempre appiccicato, per vedere, capire, se poi lei andava a fare la spia – a sentire ciò Hilda spalancò gli occhi.
    Era scioccata.
  • Ma bene! – esclamò piuttosto infastidita – Devo dire che ancora mi mancava essere presa per una spiona! – fece in tono ironico, ma non troppo, poi guardandolo – Quanta fantasia che alberga nella sua mente, mio carissimo – disse quest’ultima parola in tono canzonatorio – Illuminato!
  • Mi scusi – fece Shaka, abbassando per la seconda volta lo sguardo. Anzi prese proprio a fissarsi le scarpe.
  • Dottor Narayan – Hilda ottenne nuovamente l’attenzione del ragazzo – Comunque, ci tengo a precisare che io non sono come sembra che io sia – la guardò confuso, aggrottando le sopracciglia – Deve sapere che io sono molto diversa, per cui una persona mi deve conoscere a fondo prima di giudicarmi, invece lei senza neppure conoscermi mi ha subito etichettata - poi con fare ammonitivo - E tutto ciò non va affatto bene!
  • Difatti mi sono sbagliato e me ne scuso nuovamente, ma purtroppo sono fatto così, prima di fidarmi delle persone devo conoscerle - Hilda fece un lieve sorrisetto - E lei a prima vista non mi aveva fatto una gran bella impressione, ma mi sono sbagliato e pure di tanto – i suoi occhi azzurri presero a luccicare.
    Il biondo sembrava essere davvero dispiaciuto, difatti la sua figura aveva abbandonato la solita aria superiora che solitamente la circondava. Ma Hilda, a quel punto volle sapere ancora una cosa, così almeno in base alla sua risposta, avrebbe potuto regolarsi su come si sarebbe dovuta comportare o meno, quindi approfittò dell’occasione.
    Guardandolo attentamente negli occhi gli chiese.
  • Dottore, se né accorto?
  • Di cosa? – fece confuso.
  • Lo sa di cosa parlo, glielo leggo negli occhi.
  • Sì.
  • Lo immaginavo.
  • Sì, ma non giudico nessuno dei due. Siete liberi, quindi potete fare quello che più via aggrada.
Rimase incredibilmente scioccata, perché non si sarebbe mai e poi mai aspettata, quella risposta da parte di quella determinata persona.
  • Dice bene, io e il tenente Molieré essendo entrambi senza vincoli possiamo fare quello che più ci piace – sorrise lievemente – Ma comunque noi due ci amiamo! – mise in chiaro, giusto per evitare qualche mal fraintendimento, perché purtroppo in passato era già stata mal etichettata, e quindi non voleva che si potesse ripetere quell'antipatica esperienza.
  • Sapevo anche quello – affermò Shaka con la sua solita flemma.
  • Ma!? – fece Hilda scioccata. Magnifico, ora è diventato anche un veggente questo! Si disse tra sé.
  • Dottoressa, a dire il vero l’ho capito fin dal primo momento – Shaka rivelò – L'ho compreso da come avete continuato a guardarvi, ma soprattutto da come si comportava nei giorni a seguire il tenente, insomma Camus così non l’avevo mai visto. E se la può tranquillizzare terrò questo vostro segreto ben nascosto, almeno fino a quando voi due non deciderete di rivelare pubblicamente la vostra relazione – Hilda si bloccò. Neppure respirava, poi appena si riprese, proferì.
  • Grazie, dottore.
  • Di nulla – fece un lieve sorrisetto, che per uno come lui era già molto – Bene dottoressa, da adesso in poi cerchiamo di essere più collaborativi, ma soprattutto cerchiamo di posare su quello che è successo tra di noi una bella pietra sopra.
  • Certo, per me la questione è chiusa, e mi fa piacere che anche per lei lo sia – Hilda sorrise - Dopotutto, noi due dobbiamo lavorare assieme, quindi meno screzi ci saranno tra noi meglio è - poi allontanandosi appena – Ora la lascio al suo lavoro. Io nel frattempo vado a spiegare alle ragazze i nuovi moduli dei loro mezzi – e dopo essersi scambiata un’ultima occhiata con Shaka, prese la via per raggiungere l’hangar dove erano sistemati i mezzi di June, Thetis e Yuzuriha.
Sorrise nel notare che le tre ragazze la stavano già aspettando.
 
*
 
Luna Boscosa di Endor.
Arrivati a quel punto, anche il gruppo di ribelli capitanati da Aspros si stavano organizzando, considerato che anche quest’ultimi a breve avrebbero partecipato in parte attiva alla battaglia.
Nel frattempo Aspros, si era da poco tempo sentito con l’amico Shion, quest’ultimo lo aveva appena informato su quello che loro erano in procinto di fare, ovvero andare su Tatooine alla ricerca di questo Savo, per sapere da questi qualcosa di più sui loro nemici.
Lo stesso Aspros, nel sentire tutto il racconto rimase anch'egli decisamente perplesso, perché le più tante idee partorite dalla mente di Dohko, lui proprio non riusciva davvero a comprenderle.
 
  • Shion, sono praticamente certo che Artemide a breve ci darà sicuramente le coordinate. Tempo fa mi ha detto che parecchie volte ha faticato molto a trovare la base, difatti a più riprese anche mettendo le coordinate che ritenevano essere giuste, lei e la sorella erano finite da tutt'altra parte, ma so per certo che dove lei va sempre è un pianeta, che molto probabilmente è stato modificato, diventando di fatto una base orbitante, in grado di essere spostata a piacimento, è per quello che cambia coordinate molto di sovente – asserì dopo aver ascoltato tutto quello che Shion gli aveva riportato, poi chiese all'amico - Quindi adesso che intenzioni hai, vai si o no su Tatooine?
  • Si, voglio proprio sentire ciò che avrà da dirmi questo Savo, per cui non appena abbiamo sistemato tutto ci metteremo in viaggio.
  • Ma andate solo voi, le altre tre astronavi?
  • Andiamo solo noi. Una nave sola desta meno sospetto ed è molto più difficile da individuare, mentre quattro navi di quella portata danno troppo nell’occhio.
  • Amico, il tuo discorso non fa una piega – proferì Aspros, poi cambiando discorso – Ascolta in queste giornate ci ho pensato parecchio su, e credo che sia arrivato il momento.
  • Sì, l'ho pensato pure io – concordò Shion.
  • Anche perché a breve pure noi ci uniremo alla flotta stellare, e loro due è meglio farli incontrare e conoscere prima che ciò accada, che ne pensi?
  • La penso esattamente come te.
  • Bene – Aspros sorrise – Allora che dici, prima di partire per Tatooine, fate un salto qui su Endor?
  • Direi che è la cosa più giusta da fare.
  • Fammi sapere più o meno quando pensi di essere qui, così lo dico anche a lei. Artemide deve esserci, deve vedere come sono diventati meravigliosi i suoi figli.
  • Certamente, lei li ha sempre visti in foto, qualche volta in video, per cui a quell’incontro ci deve essere per forza di cose.
  • Già, solo una volta ha visto Kanon – ricordò Aspros – Ma da parecchio lontano.
  • Davvero? Non lo sapevo – Shion era incredulo.
  • Artemide era venuta di nascosto qui. Ma le ho chiesto di non farsi vedere.
  • Hai fatto bene – proferì Shion, poi sistemandosi meglio – Ascolta, appena so quando potrebbe esserci il nostro arrivo te lo comunico, ora vado a sistemare delle cose, almeno partiamo al più presto.
  • Ma dove siete?
  • Siamo ancora su Side6.
  • Va bene, allora aspetto tue notizie. Ci sentiamo amico mio.
  • A sentirci, amico.
 
Non appena mise giù la comunicazione con l’amico, Aspros provò a contattare Artemide.
Dopo che i due stettero in linea per un bel po' di tempo, l'uomo chiese alla mamma dei gemelli, nonché sua cognata, se poteva essere presente all’incontro tra lei e i suoi due figli.
Ovviamente nel sentire ciò, la donna trattenne un urlo di pura felicità, ma però c’era un seccante problema.
A breve lei e la sorella sarebbero partite per raggiungere il fratello e parlare con questi, sempre però se sarebbero riuscite a trovare la posizione esatta, ovvio! Considerato che l'ultima volta dovettero rinunciarvi perché non erano riuscite a trovarla.
Le due donne avevano deciso di fare tutto ciò, soprattutto perché Eris voleva assolutamente vedere e parlare con sua figlia, e cercare di capire cosa effettivamente Pandora avesse in quel momento che non andava.
 
  • Aspros, per me va benissimo, considerato che è da molto tempo che aspettavo con ansia questo momento, ma purtroppo con Eris ora siamo in procinto di lasciare New Texas, dobbiamo andare a sbrigare delle faccende, ma non appena sistemiamo quello che dobbiamo sistemare e siamo libere da altri impegni vengo immediatamente lì da te – disse Artemide tra i singhiozzi.
    A quel punto la donna era davvero emozionata, ma decise di non dire al cognato dove di fatto lei e la sorella si stavano avviando.
  • Tranquilla, non ci sono problemi – asserì Aspros – Fate pure tutto quello che dovete fare, ma appena puoi fammi sapere quando riesci ad essere qui, così mi metto in contatto con Shion.
  • Certo, lo farò di sicuro – fece Artemide, poi sempre tra i singhiozzi – Grazie Aspros, grazie davvero di tutto.
  • Ma non dirlo neppure per scherzo, per te e per i miei nipoti farei questo e ancora molto di più.
 
*
 
A bordo di una veloce nave le due sorelle erano da poco arrivate su Hades.
Come quasi sempre succedeva, avevano faticato parecchio per riuscire a trovare l'esatta ubicazione di questi, difatti su un primissimo momento finirono da tutt'altra parte, poi con un pizzico di fortuna, ma soprattutto grazie anche alle grandi abilità che il pilota e il navigatore avevano, erano riusciti a trovare il punto dove questi era stazionato.
Una volta che atterrarono nello spiazzo della grossa aerostazione, le due donne vennero prontamente scortate verso il castello, dove al suo interno dimorava il sovrano stesso.
Non appena misero piede nel grande salone, che fungeva anche da entrata, già da una certa lontananza intravvidero l’elegante figura sempre di nero vestita, che apparteneva alla figlia di Eris.
Quest'ultima era tutta presa in un fitto dialogo con il suo fidato Cheshire.
Pandora, stava dando a quest’ultimo diverse indicazioni su come dovesse comportarsi, ma soprattutto per prima cosa era stata ad ascoltare quello che il tizio, sibilando per non farsi sentire, avesse da riportale.
Va bene, allora preparati a partire e mettiti subito in contatto con chi sai tu!
Ordinò la ragazza al suo sottoposto, quest’ultimo dopo averle fatto un sorrisetto malvagio, si eclissò all’interno di una delle tante stanze che vi erano presenti, mentre lei rimasta sola rivolse i suoi occhi neri, verso le due figure che le si stavano avvicinando.
 
  • Oh, quale buon vento vi ha portato fin qui!? – esordì la ragazza, rivolgendosi alle due donne – Forse è il caso che mi devo iniziare a preoccupare!?
  • Figlia mia – Eris, una volta che la raggiunse l’abbracciò, tenendosela ben stretta a sé – Avevo troppa voglia di vederti.
  • Ciao, Pandora – Artemide, salutò la nipote.
  • Ciao zia – si staccò leggermente dal caldo abbraccio materno, per abbracciare anche l’altra – Devo ammettere che mi fa piacere vedervi - sorrise - Ma ora però mi dovete spiegare il motivo di questa vostra insolita e inusuale visita.
  • Te l’ho già detto figlia mia, avevo voglia e desiderio di vederti, tutto qui – disse amorevolmente Eris, mentre Pandora continuò a guardarla scettica.
  • Va bene – la ragazza sorrise appena – Ma ora seguitemi nei miei appartamenti - fece indicando la via - Non è affatto bello, anzi è piuttosto antipatico e sconveniente, mettersi a parlare nel bel mezzo di un corridoio – poi sorridendo - Qui dentro c'è troppa gente dalla lingua parecchio lunga, per cui quello che si può evitare è meglio evitarlo! - detto ciò, si mise al fianco della madre.
 
In perfetto e religioso silenzio, le tre fecero quindi il loro ingresso all’interno di quelli che erano gli appartamenti privati della ragazza.
Si sistemarono su dei comodi sofà, messi in un angolo di un elegante salottino da tè, e continuando a guardare con fare piuttosto scettico sia sua madre che sua zia, Pandora prese parola, ma non dopo aver chiamato una delle sue tante domestiche e aver ordinato a questi di portare il tè con pasticcini per tutte loro.
 
  • Allora, a cosa devo questa vostra visita? Non credo che tu mamma - e guardò Eris - Sei venuta fin qui, attraversando più galassie, solo per vedermi, sono convinta che ci sia dell'altro - poi osservando la madre con più insistenza - Correggimi, se sbaglio! – a quanto pareva, la ragazza non perse tempo. Andò subito al sodo, come d'altronde era solita fare.
  • Tesoro mio – Eris fece un lungo respiro – Voglio capire, ma soprattutto sapere quello che ti sta succedendo - gli occhi della donna presero a luccicare.
  • E cosa mi sarebbe successo? – fece sistemandosi meglio sul sofà – Io sono sempre la stessa.
  • No, sei cambiata - le fece notare.
  • Oh certo che lo sono, difatti sono cresciuta, mamma! – indicò il proprio corpo.
  • Lo vedo, ma vedo anche che non sei più la ragazza amorevole di una volta. Sei cambiata nell'animo Pandora. Tu non te ne rendi conto, ma io è da un bel po' di tempo che ho notato questo tuo cambiamento, e ti confesso che non mi va affatto bene!
  • Oh, adesso per favore non esagerare – fece Pandora piuttosto infastidita – Ti avviso, se sei venuta fin qui solo per dirmi queste stronzate, allora, guarda potevi anche restartene dov'eri! Dato che al momento ho ben altro da cui pensare! – asserì piccata, poi aggiunse – Comunque alla fine sono sempre la stessa, ma forse molto più sveglia, ma soprattutto sono diventata molto più ambiziosa!
  • Ecco, lo hai detto tu, sei diventata molto più ambiziosa. Ma chi ti fatto diventare così, lui?
  • No, mamma questa è la mia vera natura. Io sono nata così, solo che da piccola questa sfumatura del mio carattere non era troppo evidente, anzi non era affatto ben marcata, mentre ora che sono diventata una donna, è uscita fuori, quindi devi fartene una ragione, così sono e così resto! – si alzò di scatto, proprio nel mentre che arrivò la ragazza a portare loro il tè – Grazie – sorrise gentile a quest’ultima, poi con evidente stizza si rimise nuovamente seduta, volgendo però lo sguardo verso Artemide, che fino al quel momento non aveva proferito parola alcuna – E tu cara zia, non hai nulla da dirmi? Per caso non devi impartirmi anche tu qualche utile lezioncina di vita? – fece con un tono quasi di sfida.
  • Pandora - Artemide sostenne senza remore lo sguardo della nipote - Se ti può far felice, devi sapere che io ho lo stesso e identico pensiero che ha tua madre. A farla breve a dirla in parole povere, io la penso esattamente come lei! – proferì con risolutezza, ma che non scompose affatto la ragazza.
  • Perfetto! - Pandora fece decisamente stizzita, appoggiando la tazzina sopra al piattino con poco delicatezza - A questo punto per caso avete altro da dirmi, da chiedermi? Visto che insomma siete venute fin qui! – domandò con fare sarcastico, guardando di sottecchi entrambe.
  • No, a te no, tanto come sempre ho solo l’impressione di parlare con una parete, dato che neppure mi ascolti, e quando lo fai vuoi sempre avere ragione – sentenziò Eris, poi guardandosi un attimo con Artemide – Pandora piuttosto dimmi, Alone dove si trova?
  • Zio al momento è momentaneamente assente, difatti ha dato a me l’incarico di occuparmi della gestione della base – riportò Pandora, sistemandosi meglio sopra al divanetto.
    Quella della ragazza era stata una vera e propria menzogna!
    Quest’ultimo, dopo aver visto atterrare il mezzo con a bordo le due sue sorelle, aveva preso una navicella e si era prontamente avviato da un'altra parte, ma però prima di partire comunicò alla nipote di dire loro quella cosa, se in caso l'avessero cercato.
    Alone, si era quindi ben nascosto in un posto piuttosto tranquillo, lontano da tutti, ma che soprattutto le due non conoscevano affatto. Era quindi abbastanza evidente che in quel momento non aveva proprio testa e voglia di incontrare le sorelle, dato che sapeva di per certo cosa entrambe erano venute a fare su Hades, visto che quella non era la loro primissima volta.
  • Per cui se avete qualcosa da dirgli, potete tranquillamente dirlo a me. Sono io la sua portavoce. Così appena farà il suo ritorno glielo farò sapere.
  • No, non abbiamo niente da dirgli, o almeno lo avremmo anche, ma con lui come con te è davvero tutto fiato sprecato, per cui è decisamente meglio lasciare perdere – proferì Eris, guardandosi con Artemide, che di rimando sorrise, pensando che la nipote aveva appena raccontato loro una frottola sulla reale non presenza dello zio. Era decisamente convinta che questi alla loro vista se l'era svignata!
  • Visto che qui al momento non abbiamo nulla da fare, e che la nostra presenza è più d'intralcio che altro - Artemide sorrise melliflua - Noi due ce ne facciamo ritorno su New Texas – detto ciò si alzò voltandosi verso la sorella, facendole segno di imitare il suo gesto.
  • Ma andate già via!? – domandò Pandora guardando le due, che si stavano accingendo ad uscire dal salottino – Ma perché non vi potete fermare un poco? Dopotutto avete appena affrontato un lunghissimo viaggio, vi riposate un paio di giorni e poi con la dovuta calma ripartite – fece guardando la madre, quest’ultima a sentire ciò le si inumidirono gli occhi. Forse sua figlia non era del tutto persa – Fermatevi visto che siete qui, do subito disposizione di farvi preparare una stanza, poi ve ne ritornerete su New Texas.
  • Davvero Pandora, vuoi che ci fermiamo? – con le lacrime agli occhi Eris, abbracciò la figlia.
  • Ma certo che lo voglio, mamma!
  • Allora – Eris si voltò a guardare la sorella – Artemide, cosa dici ci fermiamo? - chiese speranzosa. La sorella ci pensò un attimo su, poi proferì.
  • Fermati tu, io devo sbrigare delle cose - disse, ommettendo quali cose dovesse effettivamente fare.
  • Va bene, ma sorella sii sincera, ti scoccia fare il viaggio di ritorno da sola? Perché io a questo punto avrei davvero piacere di fermarmi qui – e continuò a tenersi ben stretta a sé la figlia.
  • No, affatto – Artemide sorrise – Tranquilla rimani pure qui con lei – guardò dolcemente la nipote, che strano ma vero anche lei aveva addolcito di parecchio lo sguardo – Dato che è da molto che non vi vedete.
  • Grazie zia – Pandora le sorrise – Quando deciderà di fare ritorno, sarò io stessa ad accompagnarla – specificò, sciogliendo di fatto l’abbraccio con la madre – Per cui, viaggia pure tranquilla.
  • Ma certo, allora io vado – disse Artemide, avvicinandosi alla sorella per lasciarle un delicato ma sentito bacio sulla guancia – Riguardati – fece tra le lacrime, poi rivolgendosi alla nipote – Anche tu, tesoro – lasciò anche a quest’ultima un sentito bacio sulla guancia.
  • Mi raccomando, quando arrivi ricordati di avvisare - Eris le ricordò, poi con fare premuroso - Non farmi stare in ansia!
  • Certo sorella, lo farò!
 
Artemide a bordo di un piccolo mezzo raggiuse l’aerostazione, dove appunto era ormeggiata la nave su cui avevano viaggiato lei e la sorella. Prontamente ringraziò il ragazzo che era alla guida del mezzo, per poi avviarsi a passi veloci verso l’astronave, che nel frattempo stava scaldando i propri motori.
Salì a bordo e per prima cosa salutò il pilota, prendendo poi a sistemarsi sul comodo divanetto che era presente all’interno della sua cabina.
Prima che la nave partì, alla porta della cabina occupata da Artemide si presentò il secondo pilota, navigatore della nave.
Non appena quest’ultimo ebbe ricevuto il permesso entrò dentro a quest’ultima e chiese alla donna.
Signora, mi dica ora dove facciamo tappa, la riportiamo su New Texas?
No, andiamo prima sulla Luna Boscosa di Endor.
Luna Boscosa di Endor!?
Il copilota era parecchio confuso, difatti dentro di sé si chiedeva del perché dovessero fare tappa proprio su quel pianeta.
Si, devo recarmi urgentemente su Endor.
Artemide disse in tono gentile si, ma che non avrebbe ammesso repliche.
Come desidera.
E così dicendo il copilota la lasciò nuovamente da sola, ma con tanti pensieri che le vorticavano come impazziti nella sua mente.
Artemide, disse il nome di quel pianeta col cuore in gola e la tremarella nelle gambe, perché finalmente dopo ben ventotto anni, avrebbe avuto la possibilità di vedere, toccare, stringere a sé i suoi tanto amati figli.
A quel punto era davvero superfluo dire, che la donna non stava davvero più nella pelle!
 
 
 
Colei che scrive.
Salve a tutti. Eccoci quindi arrivati alla fine dell’ottavo capitolo.
Bene, a quanto pare il nostro Shaka si è scusato, dato che nei confronti della dottoressa era stato piuttosto maleducato, per cui ci sta che abbia fatto ritorno su i suoi passi.
Vedremo come andrà avanti la loro convivenza lavorativa.
Passiamo a Dohko.
Il nostro vecchietto ha toppato una volta, ma grazie ad Aiolia sono riusciti a metterci una bella pezza, quindi speriamo però che in futuro non debbono mettercene altre.
Bene, si è arrivato al tanto atteso momento!
I nostri gemelli finalmente si conosceranno e dopo ben ventotto anni, sono tanti lo so, conosceranno la storia della loro vita, della loro nascita e anche loro madre.
Passando ad altro.
Ma chissà cosa avrà riportato quel lecchino di Cheshire a Pandora?
Lo scoprirete solo leggendo, cattivissima me! Muahmuahmuah!
Detto tutto questo, non mi rimane altro da fare che passare ai più che dovuti ringraziamenti.
Grazie di cuore a chi legge, segue, recensisce.
Un abbraccio.
Alla prossima, SAMP!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Capitolo 9.
 
Si era quindi arrivati al punto di svolta, dato che da quel momento in poi le vite di entrambi i gemelli sicuramente sarebbero completamente cambiate, dato che sarebbero venuti a conoscenza dell’esistenza l’uno e dell’altro, ma soprattutto della verità sulla loro nascita, oltre che avrebbero anche fatto la conoscenza della loro genitrice, della donna, che tra mille difficoltà, vent’otto anni prima li diede alla luce.
Parlando giusto di quest’ultima, si poteva benissimo immaginare come si fosse sentita in quei momenti, come aveva vissuto le poche ore che la stavano dividendo dal tanto atteso momento, dall’istante in cui avrebbe visto e avrebbe potuto abbracciare per la prima volta i suoi tanto amati figli.
Non appena furono atterrati sul suolo di Endor, il cuore di Artemide iniziò a battere a dei ritmi irregolari, mentre le sue gambe iniziarono a tremare, come fossero state delle foglie al vento.
Difatti nello scendere a terra non riuscì neppure a trattenere le lacrime, considerato che il proprio sguardo era sempre ben puntato sull’imponente mole della nave stellare, che in quel momento aveva davanti a sé.
Anche quest’ultima era da poco tempo atterrata.
Ad un tratto venne però distratta da una voce, si trattava infatti di Kein, capo della tribù locale dei Groll.
Quest’ultimo dopo essersi presentato, comunicò alla donna quello che gli aveva detto Aspros; cioè di seguire questi verso la loro base operativa, ovviamente Artemide in risposta annuì, ma prima di prendere a seguire Kein, educatamente si rivolse al pilota della nave che aveva noleggiato, dicendo a quest’ultimo.
Se volete rimanere fate pure, ma se desiderate andare via, io vi lascio liberi. Un passaggio per ritornare su New Texas, da qualcuno lo troverò sicuramente.
Il pilota e il copilota dopo essersi un poco consultati a vicenda, decisero che sarebbero partiti, visto che avevano in programma altri servizi da fare, per cui salutarono la donna e salirono nuovamente a bordo della loro navicella, mentre Artemide col cuore in gola prese a sistemarsi sul piccolo fuoristrada e Kein si mise alla guida di questo.
 
*
 
In quel preciso istante, Kanon era in compagnia del solito gruppetto di ragazzi.
Solitamente i ragazzi di Aspros si dividevano, avevano quindi formato all’interno del gruppo principale, alcuni piccoli gruppi, ma non perché non andassero tutti d’accordo, semplicemente perché come spesso poteva succedere tra loro vi erano nate delle simpatie, ma anche alcune piccole antipatie che il più delle volte potevano nascere, quindi facendo così da sempre avevano evitato parecchie discussioni.
Erano seduti su dei grossi cuscini, ed erano sistemati in cerchio, avevano anche acceso un piccolo fuoco e si stavano scaldando attorno a questi.
Ovviamente tra loro vi era chi faceva le solite battute, giusto per riuscire a stemperare un poco quel periodo non affatto tra i migliori, ma oltre a quello, stavano anche bevendo in allegria, e forse per i gusti di Aspros in quel momento di giocondità ve ne era un po' troppa, ma quest'ultimo decise per una volta di soprassedere, perché in fondo un poco di meritato relax e per che no, di svago, i suoi se lo meritavano eccome, e poi sapeva di per certo che da quel momento in avanti avrebbero avuto pochissimo tempo per riuscire a concedersi delle serate di festosità, come appunto lo era quella.
Nello stesso medesimo istante a bordo della USS Athena, stava succedendo tutto ciò.
 
  • Ora scendiamo solamente io e Saga – proferì Shion, guardando i suoi sottoposti, che in quel momento erano tutti radunati in plancia.
  • Perché? – domandò Saga, non capendo il motivo di quella sua scelta.
  • Shion, ma perché non possiamo scendere tutti assieme? – ovviamente l’immancabile Aiolia volle dire la sua – Che storia è mai questa? Ce la vuole spiegare? – fece, mentre il fratello gli diede un’occhiata ammonitrice, che l’altro di rimando se la fece scivolare addosso, anzi stava fremendo.
  • Ascoltatemi, il motivo di questa mia decisione a breve lo scoprirete – asserì Shion, passandosi stancamente una mano tra i capelli – Ora però gradirei non sentire più alcuna obiezione, dato che a tutto come sempre c’è un motivo ben preciso – terminò guardando Aiolia. Questi era un bravo ragazzo, nulla da dire, ma solitamente era quello molto più impulsivo, era quello che aveva sempre da obiettare e da polemicizzare su tutto, insomma a detta di Shion, aveva sempre da rompere!
  • Sarei molto curioso di scoprirlo, comunque va bene, noi – Aiolia guardò i presenti – Noi restiamo qui – sempre con una vena polemica, il tenente Glykos junior si arrese.
  • Perfetto! – Shion fece un sorrisetto, poi rivolgendosi a Saga – Ragazzo, andiamo! – l’altro annuì, mentre il capitano a quel punto si rivolse ad un altro dei suoi sottoposti – Aiolos, in mia assenza sarai tu il capitano, quindi ti affido la nave – poi con autorità – Cerca di fare del tuo meglio! E se ci fossero dei problemi – lo guardò negli occhi – Non esitare a metterti in contatto con me, intesi?
  • Certamente Capitano, farò del mio meglio! – disse in risposta, eseguendo anche il saluto militare.
 
Shion e Saga lasciarono la plancia di commando della USS Athena, ma all’interno di questi vi era chi aveva ancora da dire, ma anche in quell’occasione la sua polemica fu subito placcata, difatti a metterlo al posto suo ci pensò proprio suo fratello, dato che Aiolos aveva anche il potere per poterlo fare.
Arrivati nell’hangar della Athena, Shion e Saga presero posto su un piccolo mezzo, questi era utile giusto per gli spostamenti vicini ma allo stesso tempo veloci.
In men che non si dica arrivarono all’interno di quello che si poteva tranquillamente chiamare il quartier generale delle forze ribelli, e ovviamente Saga prese a guardarsi attentamente attorno con fare decisamente curioso, d’altronde com’era solito fare.
Tutta la planimetria di quel luogo era costituita da un grosso spiazzo, ovviamente per mimetizzare un poco vi erano parecchi alberi, che con la loro grossa mole, nascondevano alla perfezione tutte quelle costruzioni.
Da una parte vi erano gli alloggi, dove appunto i ragazzi e lo stesso Aspros, si ritrovavano a dormire e a pranzare, mentre dall’altro lato vi erano diversi hangar, dove in questi vi erano alloggiati tutti gli Space Wolf che il gruppo aveva a sua disposizione, invece la grossa King Phanter, era ben nascosta sotto dei grossi fusti di piante erbacee che nascevano su quel pianeta, mentre nella parte più a nord vi era situato il grosso tendone operativo dove appunto il gruppo solitamente teneva i loro incontri e dove era proprio sistemata la stessa Artemide, in compagnia di Aspros, e dove Shion e Saga si stavano avviando.
Il transito dei due praticamente passò del tutto inosservato, dato che tutti i ragazzi erano posizionati dove vi erano gli alloggi, per cui si ritrovarono davanti al grosso tendone, senza aver praticamente incontrato qualcuno di questi.
Gli occhi verdi di Saga, presero a fissare proprio l’entrata di quest’ultimo, soprattutto quando videro spuntare dall’uscio di questi, l’imponente figura che apparteneva a colui che era ancora a sua insaputa, suo zio, il fratello del suo ormai defunto padre.
 
  • Benvenuti – Aspros sorrise andando incontro ai due – Vi aspettavamo – disse poi, mentre Saga lo stava guardando leggermente perplesso.
  • Ciao, come vedi ci siamo riusciti – fece in risposta Shion, abbracciandosi con colui che gli era amico da sempre, poi guardando il ragazzo che gli era di fianco – Saga, lui è Aspros, un mio vecchio amico – gli presentò quest’ultimo, mentre Saga era sempre più perplesso, difatti si stava chiedendo del perché di quella conoscenza, ma soprattutto perché solo a lui. Nonostante ciò gli tese la mano in segno di saluto.
A quel punto Aspros si accorse della grossa confusione che regnava nella testa di suo nipote, quindi decise di velocizzare i tempi.
  • Saga è davvero un piacere per me conoscerti – Aspros contraccambiò il saluto, poi guardandosi un attimo con Shion – Ma ora direi che possiamo entrare lì dentro – e indicò l’entrata del tendone.
  • Certo – sorrise Shion, poi rivolgendosi a Saga – Vieni, entriamo.
 
Fu così che i tre si apprestarono ad entrare all’interno del grosso tendone.
Per primo entrò Shion, subito seguito da Aspros, mentre a Saga toccò chiudere la fila.
Mentre si apprestava ad entrare, una strana sensazione si impadronì di lui, si sentiva strano, non sapeva a cosa fosse dovuto, in fondo fino a quel momento non vi era stato nulla a destabilizzare il suo umore, eppure in quel momento non si sentiva tranquillo.
Non appena si addentrò di più nella tenda, i suoi occhi per prima cosa si posarono su una figura, che standosene bella composta sopra ad un piccolo sofà, lo stava guardando insistentemente.
Gli occhi di quella donna lo colpirono profondamente, lei lo continuava a guardare con uno sguardo intenso e carico di una luce che lo stavano confondendo, al punto da bloccarlo sul posto.
Anche Artemide si bloccò alla vista di uno dei suoi due figli, e sempre continuando a guardare quella meravigliosa creatura, prese ad alzarsi, avvicinandosi lentamente verso di questi.
Uno volta che gli fu vicina cercò di dirgli qualcosa, ma dalla tanta emozione che aveva in corpo le parole le morirono in bocca, i suoi occhi presero a luccicare, scoppiando in un pianto improvviso, che sconvolse ancora di più lo stesso Saga.
Il suo era stato un pianto di gioia, dolore, ma anche di scuse, ma che ovviamente al momento il ragazzo non poteva capire.
A quel punto, dopo essersi guardati per un lungo istante, sia Aspros che Shion decisero di intervenire.
 
  • Io direi che possiamo metterci comodi – disse Shion, indicando a tutti i presenti il punto dove vi erano sistemati diversi divani, con poltroncine annesse – Venite.
  • Si andiamo – concordò Aspros, prendendo a quel punto a braccetto la cognata, che a stento cercava di controllare le sue lacrime – Cerca di calmarti Artemide, vieni, siediti qui – la fece sedere sopra al sofà, sedendosi anche lui al suo fianco, mentre Saga e Shion presero posto su quello sistemato di fronte.
Appena furono tutti e quattro ben sistemati, Aspros prese parola.
  • Saga, ascolta – prese a fare un lungo sospiro, non sapeva bene da che parte cominciare, e dire che si era anche preparato mentalmente il discorso – Ora è giunto il tempo che tu debba sapere tutta la verità – il ragazzo lo stava guardando accigliato, ma non lo interruppe, anzi gli diede la possibilità di parlare, anche perché a quel punto voleva vederci chiaro pure lui – Adesso devi sapere tutto ciò che riguarda il tuo passato – si guardò lievemente con Artemide – Perché quello che ti è stato raccontato non è la verità. Ma non si poteva evitare tutto questo e solo ora che sei diventato un uomo, hai diritto di sapere tutto, per cui noi due – e indicò Shion – Abbiamo deciso di organizzare questo vostro incontro.
  • …. – Saga alzò lo sguardo incrociandolo con quello di Artemide – La verità? Vorreste forse dirmi che la mia vita fino ad ora si è basata solo su menzogne?
  • Non proprio – rispose Shion – Ma ci sono cose a te tenute nascoste che ora invece devi venire a conoscenza.
  • Ok – rispose lentamente e scettico – Va bene, parlate pure, ma posso fare prima una domanda?
  • Certo, chiedi pure – lo incitò Shion.
  • Questa signora chi è? – Artemide a sentire ciò si sentì leggermente mancare.
  • È proprio da lei che dobbiamo partire, se ci lasci spiegare saprai tutto – fece Aspros.
  • Cominciate pure – disse sistemandosi meglio.
  • Saga, non è facile incominciare così, ma … io sono tu zio – il ragazzo spalancò gli occhi – Sono il fratello gemello del tuo defunto padre, Defteros, lui è deceduto prima della tua venuta al mondo, perché Alone il signore di Hades lo mandò a combattere senza gli aiuti necessari. A quei tempi il signore di Hades era in procinto di conquistare diversi pianeti, ma questi a livello militare erano abbastanza ben organizzati, per cui riuscirono ad opporre una certa resistenza, e fu proprio in una battaglia di queste che tuo padre perse la vita, mentre lei – e indicò Artemide, che per la grande tensione non riusciva a respirare – Lei era incinta di te – a sentire ciò Saga sbiancò completamente.
  • Che cosa!? – Saga fissò quegli occhi verdi come i suoi – Tu …. lei è mia madre? – fece scioccato, continuando a guardare la donna, che nel frattempo aveva anche ripreso a piangere.
  • Si, Saga io … io sono tua madre – disse quest’ultima tra i singhiozzi – E mi auguro che tu capirai il perché delle mie azioni, ma soprattutto ti chiedo di volermi perdonare – scoppiò nuovamente a piangere, allorché Aspros la strinse a sé.
  • Calmati Artemide, vedrai che adesso che saprà tutto capirà, non è dipeso da te, sei stata costretta – le disse amorevolmente, poi guardando il nipote – Ascoltami Saga, lei ha dovuto dividersi da te per un motivo ben preciso, vedi lei è la sorella gemella di Alone – a sentire ciò il ragazzo divenne livido, sua madre sorella gemella di quel tiranno, no, non era possibile, difatti si alzò di scatto da dov’era seduto.
  • No, non è possibile, mia madre non può essere la sorella gemella di quell’essere immondo! – sbroccò fuori di sé, quindi a quel punto intervenne Shion, dato che quest’ultimo da sempre aveva il potere di tenerlo a bada.
  • Saga, capisco perfettamente che tutto ciò per te sia davvero troppo, ma questa è tutta la verità, che tu ora devi sapere – gli disse in tono quasi paterno, mettendogli una mano sulla spalla e facendolo risedere accanto a sé – Inoltre tua madre, Artemide – il ragazzo puntò i suoi occhi in quelli della donna – E’ completamente diversa, ha fatto tutto questo, e credimi nel farlo ha sofferto parecchio, solo per poterti proteggere, perché se ti avesse trovato tuo zio, sicuramente non saresti il ragazzo amorevole che sei ora, lei ha voluto salvarti da un futuro oscuro – Saga non rispose, ma continuò a guardare la donna che era seduta di fronte a lui, e quest’ultima sempre piangendo si alzò, avviandosi poi verso il figlio, e sempre tra gli singhiozzi, mettendogli entrambe le mani tra i biondi capelli, proferì.
  • Amore – abbassò il viso del figlio per permetterle di dargli un bacio sulla fronte – Credimi mi spiace per quello che ho fatto, ma al momento non potevo fare altro, ho dovuto far credere a mio fratello di aver perso la gravidanza, perché era l’unico modo per poterti salvare – volutamente scelse di non nominargli il gemello, lo avrebbero fatto in un secondo tempo.
  • Quindi avete fatto credere ad Alone che ero nato morto? – domandò a quel punto Saga, mettendo insieme i vari pezzi del puzzle.
  • Si abbiamo fatto proprio così – gli confermò lo zio – Ma a sapere di questa storia siamo solo noi tre – e indicò l’amico e la cognata.
  • Che storia, che incredibile storia – proferì Saga, abbassando leggermente lo sguardo, nel frattempo Artemide gli si era staccata – Chi l’avrebbe mai detto, sapevo di essere orfano, ma non pensavo che mia madre fosse ancora in vita, dato che Shion tu e tua moglie mi avete praticamente cresciuto.
  • E lo hanno fatto pure bene, difatti sei diventato un meraviglioso ragazzo – Artemide lo strinse nuovamente a sé, poi amorevolmente – Non sei arrabbiato con me, vero? – i suoi occhi presero a luccicare.
  • No, non lo sono – Saga timidamente abbracciò la madre e quel contatto gli accelerò i battiti del cuore – Anzi ti ringrazio per avermi protetto da quel brutto essere e di non avermi permesso di diventare come lui  – poi quasi tristemente – Però se penso che anche lui è mio zio mi sento male!
  • Saga, non ci pensare! – asserì Shion pratico – Pensa solo alle persone belle che ti circondano.
  • Dici bene – Saga sorrise, ma poi subito si bloccò notando che i tre assunsero delle espressioni alquanto preoccupate – Perché però ho come l'impressione che non sia finita qui? Avete per caso altro da dirmi? – i tre presero a guardarsi per un lungo istante, poi Aspros decise di svuotare il sacco, dopotutto erano lì per quello.
  • Sì, dobbiamo dirti ancora la cosa più importante!
  • Più importante di mia madre? – e le strinse la mano – E quale sarebbe? – fece impaziente.
  • Saga – Aspros lo fissò a lungo – Saga, tua madre partorì due gemelli! – lanciò la bomba, e proprio di bomba si poteva trattare, dato che il ragazzo smise perfino di respirare.
Appena riuscì a riprendersi un poco, balbettando prese a dire.
  • Che-cosa? Ge-me-lli? Vorresti dire che io ho un fratello gemello? – i suoi occhi erano di nuovo fissi in quelli della madre.
  • Si, vi abbiamo dovuto separare!
  • E dove si trova? Lo sapete? È ancora vivo? – in quel momento era decisamente in confusione, tanto che Aspros decise di essere più chiaro.
  • Il tuo gemello sta benissimo e come te è diventato un ragazzone a dir poco fantastico, e si trova proprio su questo pianeta, sono stato io a crescerlo, Kanon è…. – non riuscì a terminare perché Saga lo interruppe.
  • Kanon, si chiama Kanon! – fece quasi con le lacrime agli occhi, poi alzandosi – Lo voglio conoscere! Subito!
  • Tranquillo ragazzo – Aspros gli diede una pacca sulla spalla – A breve lo conoscerai – poi voltandosi verso gli altri due – Lo vado a chiamare – e così dicendo prese ad avviarsi all’esterno del tendone, poi prendendo un piccolo vialetto si avviò dove era certo essere il nipote.
 
Mentre che Aspros andò a chiamare Kanon, all’interno del tendone scese uno strano silenzio.
Artemide si alzò dalla sua postazione e prese posto accanto al figlio.
I due non si dissero nulla, ma lei amorevolmente prese ad accarezzargli quei suoi lunghi e setosi capelli biondi. Inutile dire che nel fare ciò scoppiò nuovamente a piangere, mentre Saga si lasciò coccolare. Quell’affetto materno gli era da sempre mancato, ma allo stesso tempo era davvero troppo curioso di conoscere suo fratello, insomma tutto avrebbe pensato tranne quello di avere un fratello gemello!
 
*
 
Appena fece il proprio arrivo dove erano ubicati gli alloggi, Aspros vide il nipote che se la stava ridendo alla grande, sicuramente il solito Death ne aveva raccontato una delle sue.
Questi lo faceva quasi sempre, inoltre amava ingigantire le cose, mettendoci anche del suo, per farle sembrare più grosse e soprattutto più scandalose di quello che in realtà potevano essere.
 
  • Kanon, potresti venire con me? – domandò Aspros al ragazzo, una volta che lo ebbe raggiunto. Quest’ultimo prima di alzarsi si guardò un attimo con fare interdetto con Milo e Aphro, mentre Death continuò a portare avanti il proprio show, dato che neppure si era accorto della presenza del loro capo.
  • Arrivo – proferì, ma prima di raggiungere il boss, bevve un ultimo sorsetto dal proprio drink, che di fatto ormai era finito.
 
I due presero a camminare per il lungo e stretto vialetto, e nel mentre Kanon si informava.
 
  • Che succede?
  • A breve lo scoprirai, quindi pazienta un attimo! – fece Aspros risoluto, come sempre sapeva essere.
Ma dopotutto doveva essere piuttosto severo, perché per tenere a bada quella banda che aveva al seguito, doveva per forza di cose essere così!
  • Va bene – mugugnò tra i denti Kanon, nel frattempo erano arrivati davanti all’entrata della struttura tessile.
 
Non appena Kanon fece il proprio ingresso nel tendone, si rispecchiò in un ragazzo uguale e identico a lui.
Si bloccò all'istante, rimase come paralizzato, i suoi arti inferiori gli si bloccarono seduta stante, e i suoi occhi verdi si rifletterono in quelli dello stesso colore che la sua fotocopia aveva.
Rimase impietrito, scioccato, forse ancora di più di Saga.
Quest’ultimo a quella vista reagì in maniera un poco diversa, dato che già conosceva l’esistenza di suo fratello, mentre Kanon essendo fino al quel momento all’oscuro di tutto, quasi si sentì mancare.
Fece poi due passi indietro e scrutò dall'alto verso il basso quel ragazzo identico a lui, dal quale non riusciva a togliere gli occhi di dosso.
 
  • Ma che storia è mai questa? Chi è costui? – Kanon si voltò verso Aspros, notando che vi erano anche altre due persone – Anzi, chi sono queste persone!
  • Kanon siediti per favore, dobbiamo dirti una cosa piuttosto importante – asserì gravemente Aspros.
  • Ma chi sei!? – Kanon sussurrò al ragazzo che aveva di fronte, avvicinandosi di un passo.
  • Credimi, anche per me è stata una botta non indifferente … non sapevo nulla fino a poco fa di te … di noi – Saga riuscì solo a dire.
  • Cosa?! – Kanon osservò anche la donna dietro di lui e notò come quegli occhi fossero troppo familiari.
  • Lasciami parlare ragazzo – Aspros gli appoggiò la mano sulla spalla premendovi sopra, per farlo sedere sulla poltrona vicino a sé, di fronte alla donna e al ragazzo che intanto si era seduto vicino a sua madre.
Artemide, così come fece col gemello in precedenza, prese a guardarlo con immenso amore, intanto Aspros e Shion misero Kanon a conoscenza di quanto avevano raccontato anche a Saga.
 
Ascoltò in silenzio cercando di metabolizzare il colpo, nonostante non gli fu del tutto facile.
Prese a chiedere più di quanto avesse già fatto Saga, volle sapere tutto su di loro, su loro padre, sull'abbandono della madre, ma quando dovette commentare lo zio, non ebbe parole delicate come Saga, ma in cambio sputò velenose parole al punto che al gemello scappò pure un sorriso, che tentò di nascondere, ma lui se ne accorse e si sorrisero osservandosi negli occhi indecifrabilmente, poi con un gesto fraterno i due si presero per mano, appoggiando queste prima sul ginocchio di Saga per poi appoggiarle su quello di Kanon, restando però sempre ben attenti a ciò che usciva dalla bocca di Aspros e Shion, che ancora stavano ultimando il racconto del loro passato. 
La cosa che lasciò parecchio sconcertati ed interdetti i due, era stata quella di apprendere che loro erano i nipoti dell’uomo che fino a poco tempo prima avevano cercato di contrastare, ma nonostante tutto ciò, i gemelli si ripromisero che zio o non zio, Alone doveva essere sconfitto, perché troppo male e dolore aveva già causato, quindi andava fermato il prima possibile.
I due lo dissero quasi all’unisono, i loro occhi brillarono di una luce nuova e Artemide a quella vista non riuscì più a trattenersi, scoppiò a piangere, mettendosi entrambe le mani a coprirle il volto.
Amorevolmente Saga le prese una mano e la strinse tra le sue, l'aiutò ad alzarsi e Kanon le andò incontro abbracciandola, allungando un braccio verso Saga e abbracciandosi tutti e tre insieme, restando qualche minuto in silenzio.
Sia Shion che Aspros visibilmente commossi, sorrisero a quella splendida immagine.
I cinque stettero in quel tendone a parlare per diverso tempo, dato che entrambi i gemelli a quel punto iniziarono a porgere ai tre le loro più che dovute domande, ma soprattutto dentro a quel tendone si stava respirando un’aria decisamente familiare, per cui a tutti spiaceva interrompere quell’atmosfera che si era creata.
 
*
 
  • Saga, ora però possiamo andare a conoscere gli altri ragazzi, i compagni di Kanon – disse Shion alzandosi, e facendo alzare di rimando gli altri tre.
  • Volentieri – Saga sorrise al gemello che gli si era affiancato.
  • Che dici, chiamiamo ora i tuoi sull’Athena? – domandò invece Aspros all’amico.
  • No, direi di no, al momento facciamo le cose con calma – rispose, già immaginando il casino che ne sarebbe successo – Al massimo visto che voi siete meno è meglio andare noi dalla nave e non viceversa.
  • Ottima idea – concordò Aspros – Allora, adesso andiamo dagli altri ragazzi – poi con fare ironico – Tanto vedo un po' cosa stanno combinando! – e qui si scambiò uno sguardo eloquente con Kanon.
 
Aspros, Shion, Saga e Kanon, dopo aver rivolto un sorriso ad Artemide, che a sua volta continuava a guardare i figli con immenso amore materno, presero ad avviarsi verso la parte degli alloggi, dove sapevano di per certo che vi erano sistemati tutti i ragazzi di Aspros.
I soliti Death e Manigoldo stavano bevendo con parecchio gusto, avevano quasi terminato la bottiglia di brandy sauriano, che proprio Death teneva ben salda tra le mani. Ogni tanto ne buttava giù un sorsetto passandola anche al compagno di bevute, ma quando si videro spuntare davanti il loro amico Kanon affiancato da uno che gli somigliava in tutto e per tutto, entrambi scioccati spalancarono i loro occhi.
Erano increduli, difatti su un primo momento si guardarono tra loro, poi guardarono di nuovo i due che stavano avanzando a passo veloce verso di loro.
Prontamente Death, sempre con fare sempre piuttosto sconvolto, prese a guardare la bottiglia, poi nuovamente i due ragazzi, che a parte i vestiti erano praticamente simili e poi di nuovo la bottiglia, e di rimando anche Manigoldo, fece la stessa identica cosa dell'amico.
Magari quel brandy gli aveva causato qualche problema alla vista, o conteneva qualche sostanza allucinogena, ecco perché loro ci vedevano doppio, ma in quel caso il doppio vi era per davvero, difatti Kanon avvicinandosi e continuando a ridersela di gusto per le espressioni facciali che i due pazzi continuavano a fare, presentò a questi il proprio fratello.
 
  • Amici, lui è il mio gemello, Saga!
 
*
 
Alla base Spectre vi era un gran fermento.
Il generale Radamante era stato raggiunto dalla sorella, e con questi avevano parlato di nuove strategie, ma la nuova richiesta di loro cugina Pandora, ai due aveva scombussolato di parecchio i piani.
La richiesta di Pandora era stata quella che i due fratelli si dovevano urgentemente recare su Hades.
La ragazza, aiutata da alcuni tra i suoi più fidati collaboratori aveva da poco messo su un piano, però aveva bisogno dell’aiuto dei due, per cui controvoglia, perché di chiedere un piacere alla cugina non ne aveva proprio testa, dovette fare ciò. Ma di contro, Pandora avrebbe voluto anche tenere Katya sotto il suo più stretto controllo, per cui forse averla lì alla base con lei era dopotutto la soluzione migliore.
Quella ragazza da sempre le era stata incredibilmente indigesta!
 
 
 
Colei che scrive.
Bene, i nostri amatissimi gemelli finalmente si sono conosciuti, e io mi unisco ad Artemide nei pianti.
Era ora che tutto ciò accadesse, e poi i due potranno unire le forze per riuscire a contrastare loro zio.
Certo che poveretti sono messi davvero male, ma dopotutto quella è la vera storia della loro nascita, e poi loro madre è di tutt’altra pasta, e anche loro zio paterno, per fortuna!
Invece chissà la cara Pandora che diamine avrà in mente?
Per i nostri eroi vedo arrivare grossi nuvoloni all’orizzonte, ma adesso tutti assieme potranno unire le loro forze, per riuscire a contrastare tutto ciò.
Al momento non avrei altro da dirvi, però mi auguro di essere riuscita a fare un buon lavoro, lo spero.
Ma come al solito passo ai più che dovuti ringraziamenti.
Grazie davvero di cuore a chi legge, segue, recensisce questa mia creazione!
Alla prossima.
Un abbraccio, SAMP!
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Capitolo 10.
 
A bordo della USS Athena vi era una grande confusione, dato che tutti i ragazzi di Aspros più lui stesso, avevano fatto il loro arrivo all’interno della nave stellare.
Sia il gruppo di ribelli che tutto l’equipaggio della nave, rimasero decisamente spiazzati nell’apprendere la scoperta dell’esistenza dei due gemelli.
Difatti, su un primissimo momento restarono tutti completamente scioccati, ma i ragazzi di Aspros, rimasero anche a bocca spalancata quando arrivarono dinanzi all’imponente mole, della bianca nave stellare.
Certo, anche la loro King Phanter era piuttosto notevole per dimensioni, ma al confronto dell’Athena e delle sue tre gemelle, era davvero poca cosa.
A quel punto, per cercare di calmare un poco, sia i nuovi arrivati che i suoi uomini, proprio lo stesso Shion decise di prendere in mano la situazione, dividendo così gli ospiti in piccoli gruppetti.
Fu così che Aiolia, Aiolos, Camus e Shura, furono per così dire i ciceroni di Milo, Death, Aphro e Argor, mentre El Cid e Sisifo, accompagnarono nella loro visita Ikki, Cardia, Albafica e Manigoldo, invece June, Yuzuriha e Thetis, furono ben felici di assistere e guidare Shaina e Morgana. Quest’ultime furono parecchio attratte e incuriosite dai mezzi che le tre pilotavano, chiedendo spesso e volentieri diverse nozioni in merito a questi e subito Shaina approfittò per domandare a June una consulenza per poter potenziare leggermente il proprio Space Wolf.
Il gruppo dei ribelli visitò minuziosamente ogni angolo della nave stellare, ma ad attirare di più la loro attenzione, furono ovviamente i cinque Mobile Suit.
Quella era stata la primissima volta che ebbero la possibilità di vederli dal vivo, certo, ne conoscevano la fama, ma vederseli davanti ai propri occhi era completamente un’altra cosa. Per la seconda volta rimasero a bocca aperta, facendo passare i loro sguardi scrutatori e incuriositi, lungo tutta l’altezza dei robot da combattimento in questione.
Senza farselo dire due volte, prontamente Milo si posizionò nel posto guida di Aquarius. A quel punto, Camus a grandi linee prese a spiegargli tutti i vari comandi che erano presenti su quella console, la stessa cosa la fecero anche Aiolia, Aiolos e Shura, con Aphro, Argor e Death, ma quest’ultimo essendo un poco più irruente, senza stare ad ascoltare ciò che gli diceva il pilota di quel mezzo, si mise a premere alcuni comandi di controllo a caso, mettendo così in funzione Capricorn.
Il possente Mobile Suit, riuscì a rompere in parte la passerella che serviva appunto al pilota per poter entrare nella cabina di pilotaggio, ma fortunatamente, Shura dopo aver imprecato tutti i Santi del Paradiso e non, nella sua lingua madre, riuscì ad evitare il peggio.
“I Tienes que guardar esas benditas manos en tus bolsillos!”
L’ispanico ringhiò contro Death, che non capendo cosa gli avesse voluto dire, fece.
“Ma che minchia dici, ah?”
“I te dije que tienes que mantener esas malditas manos en tus bolsillos!”
“Che minchia devo fare, io?”
“Santìssima Maria!!!!”
“Lascia perdere, sta fimmina!”
“I Tienes que dejar a mi Capricornio en paz!”
“Sei cornuto!? Ma bene contento tu!”
Shura a quel punto capì, difatti spalancò gli occhi scioccato, mentre il suo volto però prese fuoco. Si incendiò!
Insomma, quel tizio gli aveva appena dato del cornuto!
Aiolos, che era giusto vicino, essendo che i loro due Mobile Suit erano affiancati, decise di intervenire.
Per prima cosa prese a spiegare a Death cosa gli avesse voluto dire, cioè che doveva tenersi le mani in tasca, poi giusto per pura curiosità gli chiese cosa volesse dire quella parola.
Inutile dire, che Death prima di rivelare al ragazzo il vero significato di quella parola, cioè “Minchia” prese a sogghignare.
Nel frattempo i tre vennero raggiunti da Aiolia, Aphro, Camus e Milo, che particolarmente incuriositi dalle loro chiacchiere li accerchiarono.
Death, mettendosi in mezzo, spiegò ai ragazzi dell’unione stellare, che lui e la sorella erano nati sulla Terra, ma quasi tutti loro a dire il vero erano di origine terrestre. Death e Shaina erano Italiani, ed erano natii della Sicilia, precisamente di Palermo.
 
*
 
Erano entrambi a bordo di Gemini. Saga era in piedi, mentre Kanon si era sistemato sopra al posto di pilotaggio, e stava visionando alcune delle impostazioni di base, quelle che solitamente venivano utilizzate per il ripristino dei dati.
Ogni tanto chiedeva info al gemello. Gemini, lo incuriosiva parecchio, ma dopotutto come lo stesso Saga, era da sempre stato molto attratto da quella tipologia di robot da combattimento. 
Saga, continuando a guardare il fratello, dentro di sé stava pensando a tutto quello che in quelle pochissime ore era successo e di rimando aveva vissuto.
Dovette ammettere che tutto ciò non lo avrebbe mai e poi mai ipotizzato e ancora gli sembrava tutto così irreale, soprattutto nel vedere davanti a sé la sua copia perfetta. Era incredibilmente bello tutto ciò.
Era diventato ventottenne credendo di essere solo al mondo, di aver perso entrambi i propri genitori, difatti gli unici suoi due punti di riferimento erano sempre stati coloro che lo avevano adottato e cresciuto.
Col passare degli anni, ovviamente si era molto affezionato a Shion e sua moglie, e da quando aveva conosciuto Aiolos, in quest’ultimo aveva trovato un grande amico, con cui passare le sue giornate, ma di avere un fratello, per giunta gemello e soprattutto una madre ancora in vita, non lo avrebbe mai pensato e tanto meno immaginato.
Era ancora completamente immerso nei suoi pensieri, quando dopo un bel po' venne distratto proprio dalla voce di Kanon.
 
  • Quanto hai impiegato per imparare a pilotare questa meraviglia? – i suoi occhi presero a luccicare.
  • Parecchio – si abbassò sistemandosi al suo fianco – Non è stato affatto semplice, anzi tutt’altro, ma non ho voluto assolutamente arrendermi, soprattutto non dopo aver fatto venire matto Shion! – fece un lieve sorrisetto, poi lo guardò negli occhi – Lui assolutamente non voleva, ho dovuto insistere parecchio, e alla fine sono riuscito a spuntarla.
  • Parlando giusto di Shion, che padre è stato per te?
  • …. – Saga, prima di dargli una sua risposta prese un attimo a pensare – Ottimo, non mi ha mai fatto mancare nulla. Lui e la moglie mi hanno donato incondizionatamente tutto il loro affetto. Per prima cosa ha seguito la mia istruzione, mi ha fatto studiare quello che secondo lui era più utile per me, pretendendo sempre il massimo e di questo gliene sono parecchio grato. Senza la sua guida, probabilmente non sarei diventato l’uomo che sono, e devo ammettere che anche sua moglie mi è stata molto d’aiuto, ma nonostante tutto, io sono molto più legato a lui – poi sorridendo – Shion è piuttosto severo, è un vero leader. Difficilmente te ne lascia passare una – poi guardandolo intensamente – E tu, con nostro zio come ti sei trovato? Che padre è stato?
  • Come te con Shion, solo che se ti può consolare Aspros è ancora più rigido. Solitamente lo è con tutti, ma devo dire che con il sottoscritto – sorrise – Lo è sempre stato di più, e ora che so che è nostro zio riesco a capirne il motivo – poi chiudendo il manuale d’uso – Ma come biasimarlo, dopotutto ha a che fare con delle teste mica non da poco, per cui va bene così.
  • Quindi, tu non lo sapevi che insomma, lui era tuo zio? – Saga chiese al gemello, con un pizzico di curiosità.
  • No, non l’ho mai saputo e tanto meno immaginato, difatti quando mi riprendeva più degli altri, a più riprese ho pensato che c’è l’avesse con me, che la mia presenza in qualche modo gli desse fastidio, più volte ero davvero confuso. Un giorno, tempo fa volevo addirittura affrontarlo di petto – sorrise – E chiedergli che diamine gli avessi fatto – fece un lieve sospiro, poi – Ma non ne ho avuto il tempo, perché è successo quello che è successo. Ma forse, pensandoci bene è stato meglio così, perché se avessi saputo che lui era legato in qualche modo a me, probabilmente avrei vissuto sempre con la smania di sapere, scoprire, invece così è stato più bello e più emozionate – gli occhi di Saga presero ad illuminarsi – Certo ora dico che è stato più bello, ma quando sono entrato nel tendone e ti ho visto mi è crollato il mondo addosso, ero confuso, non capivo – poi puntandogli gli occhi nei suoi – Su un primo momento ti confesso che avrei spaccato tutto, soprattutto quando mi è stato riportato dell’abbandono di nostra madre, ma poi ho capito anche la sua scelta. Dopotutto, proprio lei per prima ha sofferto, ma di contro ci ha salvato. Saga – si alzò abbracciandolo – Saga, nostra madre ci ha salvato da quell’essere infido e malvagio, quindi ora sta a noi due cercare di proteggere lei e tutti quelli che ci stanno più a cuore!
 
Continuando a restare abbracciati entrambi i gemelli, presero quasi a tremare.
Il loro però era stato un tremito di emozioni. Emozioni, che entrambi i ragazzi riuscirono a provare per la primissima volta in vita loro.
 
  • Kanon – Saga si staccò leggermente dall’abbraccio fraterno – Kanon, lo faremo. Noi due uniremo le nostre forze. Solo così ce la possiamo fare!
 
Ad un tratto, all'interno di quell’hangar regnava uno strano silenzio, difatti i due si resero conto di essere rimasti soli.
A quel punto, decisero quindi di uscire da quell’angusta cabina di pilotaggio, e raggiungere i compagni, che nel frattempo si erano radunati nella sala da pranzo di bordo.
Sotto decisione dello stesso Shion, quella volta avrebbero pranzato tutti assieme, come se fossero stati proprio una grande famiglia e per certi versi lo erano per davvero, considerato che tutti loro avevano una cosa che li accumunava: la pace nelle varie galassie!
Ma per ottenere quest'ultima erano ben consapevoli che dovevano prima sconfiggere il grande impero.
In quell’occasione, il capocuoco di bordo Aldy ebbe tanto da fare, visto tutti i coperti extra che si era ritrovato a dover preparare e servire.
Non appena uscirono da Gemini, i due fratelli si imbatterono in Shaina e June.
Quest’ultima aveva appena terminato di sistemare un nuovo dispositivo di controllo, che successivamente Shaina avrebbe poi installato sul suo Space Wolf.
La bionda ragazza, dopo aver dato risposta alla propria interlocutrice, senza starci troppo a pensare prese ad affiancarsi a Kanon, iniziando a porgere a questi diverse domande di diversa natura, l’importante per lei era giusto parlare.
Il ragazzo, guardandosi complice col gemello, prese a rispondere al maggiore June, poi appena terminò di darle le sue risposte, con molto divertimento e perché no, interesse, invertì i ruoli, iniziando anche lui a quel punto a fare le proprie domande.
Dietro di loro, sia Saga che Shaina sorrisero.
I due avevano più o meno capito tutto! 
 
*
 
Nell’ufficio di bordo di Shion, in compagnia di quest’ultimo vi era l’amico Aspros.
 
  • Amico, sei proprio convinto di andare su Tatooine? – domandò Aspros per la seconda volta a Shion.
  • Vuoi che ti dica la verità? – lo guardò negli occhi.
  • Sì.
  • No.
  • E allora perché hai detto a Dohko che l’avresti fatto? – chiese ovvio.
  • Per non farlo rimanere male, solo per quello. Dopo la storia della falsa base ha perso parecchia credibilità, difatti lo stesso Sage, lo ha come dire un poco umiliato – poi con fare amorevole – Aspros, io sono parecchio legato a lui, Dohko mi è stato molto vicino quando sono entrato a far parte della flotta stellare, mi ha aiutato a superare i momenti difficili, quindi io gli debbo tanta riconoscenza, è il minimo che posso fare, senza i suoi consigli e senza il suo aiuto non sarei mai arrivato dove invece mi ritrovo ad essere.
  • Va bene – Aspros picchiettò con la penna sopra alla scrivania – Allora partiamo per Tatooine – lanciò, guardando negli occhi l’amico, che di contro spalancò i suoi.
  • Cosa? Partiamo? Che intendi dire? – fece scioccato.
  • Intendo dire che ho deciso che veniamo anche noi. I miei ragazzi potrebbero esserti di molto aiuto.
  • …… - il capitano della USS Athena, prese a pensare, poi – Sì, penso che potranno essere parecchio utili, ma è meglio che andiamo con solo un’astronave, la King la lasciamo qua.
  • Quello l’ho pensato pure io, con noi porteremo solo i nostri caccia, credo che dentro all’hangar di destra ci dovrebbero stare piuttosto comodi – fece Aspros, per tutta risposta.
 
Sentirono bussare alla porta, e dopo che Shion diede il permesso da questa si palesò Artemide.
La donna era stata nella sua cabina. Aveva approfittato per riposarsi un poco. Inutile dire che si era sentita piuttosto stanca, ma la sua era stata una stanchezza dovuta alla grande emozione.
Appena uscì da questi aveva incrociato i suoi figli.
Si fermò giusto a scambiare quattro parole con loro e nel farlo si emozionò nuovamente, anzi forse ancora di più.
Tutto quello che stava succedendo non le sembrava ancora vero. Finalmente li poteva vedere, toccare, stringerseli a sé e anche ammirarli.
Ma la donna, non era la sola ad ammirare i due, vi erano difatti altre persone, che dal loro primissimo incontro che ebbero con questi, ne rimasero praticamente ammaliate!
 
  • Ci sono delle novità? – domandò Artemide, sedendosi e osservando entrambi.
  • Sì – Aspros le sorrise – Cognata, preparati a partire! – lanciò.
  • E dove si va? – s’informò lei, non riuscendo a mascherare la propria curiosità.
  • Su Tatooine.
  • Uhm.
  • Artemide, visto che sei qua dovrei farti alcune domande – prontamente Shion approfittò dell’occasione.
  • Mi devo iniziare a preoccupare? – lanciò lei, osservandoli attentamente entrambi.
  • No, no, tranquilla – Aspros la rassicurò.
  • Bene, allora chiedete pure.
  • A questo punto ci servirebbe sapere dove si trova la base di Hades – Shion era piuttosto serio quando le fece quella domanda, lei lo guardò intensamente, mentre lui anche con una leggera difficoltà continuò – Mi rendo conto – poi si corresse e guardò l’amico – Anzi ci rendiamo perfettamente conto che per te sia piuttosto difficile, ma vedi a noi servirebbero le coordinate, ma quelle più esatte e solo tu le conosci – a fatica riuscì a farle quella richiesta.
 
Di contro, la donna sapeva che prima o poi sarebbe arrivato anche quel momento. Il momento in qui lei doveva “tradire” lo stesso suo sangue. Suo fratello, il suo gemello, l’uomo che in parte però le aveva rovinato la sua vita, l’uomo che aveva anche il potere di riuscire a trasformare le persone a suo piacimento.
La figura di Alone era l’incarnazione del male puro, di Satana, del Diavolo tentatore, diabolico e maligno maestro dell’inganno, che riusciva a raggirare e a soggiogare chiunque, facendoli così diventare suoi fedeli servitori, per il suo unico scopo, quello di governare tutte le galassie con la sola forza del terrore.
Tutti identificavano Alone come il simbolo del male, dell’inganno sinistro, della tirannia, della sete di potere!
Questo individuo, inizialmente era il consigliere molto carismatico del governatore di Hades. Quest’ultimo era il padre biologico di Radamante e Katya. Alla dipartita del governatore e della di lui moglie, Alone, dopo aver preso sotto la propria protezione i figli della coppia, che ai tempi erano due bimbi di soli tre anni Radamante e uno Katya, con l’inganno e la manipolazione riuscì a farsi eleggere prima come governatore, poi con un colpo di stato si autoproclamò imperatore supremo, trasformando di fatto il tranquillo e pacifico pianeta occupato perlopiù da terrestri, in un grande impero, dettando lui stesso le leggi e le regole, sterminando poco alla volta coloro che non condividevano le sue stesse linee di pensiero, ma soprattutto incutendo molto terrore.
Fu proprio in quel periodo, durante la sua totale ascesa che le due sorelle, non condividendo affatto tutto quello che lui stesso stava combinando e quello che a breve avrebbe combinato, presero la decisione di andarsene via da quel posto.
Le due si recarono quindi in esilio volontario su New Texas, e dopo poco Artemide, rimasta già vedova dal marito, diede alla luce i due gemelli.
 
Era quindi ovvio che Artemide sapesse dove si trovava la base di Hades, o meglio il vecchio pianeta Hades, trasformato successivamente da Alone, in una grossa stazione orbitante, dotata di propulsori ionici per essere spostata a piacimento, restando però sempre nella stessa zona orbitante.
Ma di contro la donna non sapeva, o almeno non ne aveva la certezza, che il fratello in quegli ultimi tempi aveva appena ultimato di costruire un’altra base, dove poi in questa vi avrebbe sistemato il grosso delle sue truppe e la sua guardia scelta personale, oltre che ovviamente si ci sarebbe sistemato anche lui stesso.
Sapeva che la flotta stellare prima o poi l’avrebbe sicuramente trovato, dato che da diverso tempo lo braccavano, quindi per aver maggior sicurezza, ma soprattutto perché ultimamente non si fidava praticamente più di nessuno, forse di qualche suo eletto, ma non di certo delle sue sorelle, dei suoi stessi figli e della nipote, decise di fare tutto ciò.
Saggiamente, prese quindi la decisione di costruirsi una seconda base, più piccola, ma più armata e quindi più potente a livello bellico.
Ad un tratto Artemide si alzò, e allungandosi leggermente dalla scrivania di Shion staccò dal block-notes un foglio, poi prese una penna, dopodiché si rimise seduta, iniziando a scrivere.
 
  • Qui ci sono le coordinate – proferì posando il foglietto sulla scrivania – Più o meno sono giuste, anche se molto spesso le cambia, ma con un po' di fortuna, non si dovrebbe faticare a trovare la posizione esatta.
 
I suoi occhi presero a luccicare. Nonostante tutto le spiaceva, ma più volte con Eris avevano cercato di portare loro fratello dalla parte dei giusti, cercando di fargli capire che quello che aveva fatto e che aveva in mente di fare, erano azioni sbagliate, ma questi in tutte quelle occasioni neppure le aveva ascoltate.
Difatti, l’ultima volta proprio per non interagire con entrambe, se l’era data a gambe levate, perché i vaneggiamenti delle due il più delle volte lo infastidivano!
 
  • Grazie Artemide – dissero all’uniscono i due uomini. Aspros, prese le mani della cognata e se strinse nelle sue.
 
*
 
A bordo della USS Athena era tutto pronto. I motori si erano scaldati a sufficienza.
Tutta la tribù dei Groll, era presente alla partenza della grossa nave. Aspros dopo aver dato alcune indicazioni a Kein, su come avrebbe dovuto “gestire” la loro base durante la loro assenza, e dopo averlo salutato prese a salire a bordo della nave stellare.
Il viaggio fu abbastanza lungo, ma fortunatamente non incapparono in nessun tipo di insidie, e quella era già stata una buona cosa, perché solitamente quando si ci spingeva oltre, in uno spazio molto lontano dalla Terra, gli intoppi e le sorprese non mancavano quasi mai, erano quasi sempre all’ordine del giorno.
In quel caso, o meglio nel loro caso, fortunatamente no!
Quando il radar dell'Athena avvistò Tatooine, in quella plancia ci fu un boato di gioia. Shion, non gradì affatto tutta quella dimostrazione di euforia, insomma erano in missione e non c’era proprio nulla da festeggiare, ma soprattutto non era proprio il caso di esultare. Il tifo da stadio all’interno di una plancia di una nave stellare, non poteva proprio essere legittimato!
Il capitano, sempre seduto sulla sua comoda poltroncina si voltò di scatto verso i responsabili, guardandoli in tralice uno ad uno. Questi, prontamente si zittirono, mentre Aspros che era sistemato al fianco dell’amico, sogghignò.
 
*
 
Tatooine, era un pianeta desertico orbitante attorno ad una stella binaria.
Questi era il pianeta natale dei gemelli Sage e Hakurei, rispettivamente capo e vice capo della federazione stellare.
Sul suolo di questo pianeta convivevano in pace parecchie razze. Tra i pochi umani che si ritrovavano a vivere lì e i vari esseri di etnie diverse, soprattutto umanoidi, da sempre vi era una profonda stima e sincera amicizia.
La USS Athena puntò dritto verso il porto commerciale di Mos Eisley, e per farlo dovette attraversare gran parte del Mare delle Dune, dove in esso oltre ad esservici un'estesa zona desertica, vi erano anche i terribili e terrificanti Sarlacc. Uno tra questi era proprio il famoso Sarlacc del Grande Pozzo di Carkoon.
Alla vista di quanto si presentava ai loro occhi, tutti i membri che erano a bordo della nave stellare, rimasero come impietriti, dato che quella creatura già da una certa distanza riusciva a fare parecchio effetto.
In negativo, ovvio.
Il Sarlacc era una creatura onnivora semi-senziente simile ad una pianta e si trovava in diversi pianeti, sparsi per tutte le galassie.
Tale specie, era quindi abbastanza diffusa, ma i due esemplari più famosi, erano appunto il Sarlacc del Grande Pozzo di Carkoon e quello dell’Antico Abisso su Felucia.
 
  • Timoniere Degel, corregga il tiro di 20 gradi a sud-est – ordinò il capitano Ling al copilota della nave.
  • Sarà fatto – rispose quest’ultimo, rimpostando la rotta secondo le ultime indicazione datogli da Shion.
  • C’è qualcosa che non va? – Aspros chiese con una lieve preoccupazione all’amico.
  • No, ma non voglio portare l’Athena troppo in vista. Ho controllato la mappa e in quella posizione mi sembra che ci sia una zona piuttosto aperta, nella quale possiamo far fermare la nave.
  • Ho capito, hai paura di qualche attacco a sorpresa?
  • Sì, e andarci ad infilare nello stretto mi sembra essere piuttosto rischioso.
  • Ottima mossa – Aspros sorrise – Sei sempre stato così amico mio, la tua particolarità è sempre stata quella di non sottovalutare mai qualsiasi cosa. Già da ragazzo si capiva che avevi la stoffa e il carisma per diventare quello che sei diventato – i due si guardarono per un lungo istante, poi Shion sospirò.
  • Comunque anche tu sei così, con la differenza che non sei mai stato troppo incline a rispettare le regole, sennò ora saresti anche tu al commando di una delle nostre ammiraglie.
 
Era vero ciò che gli aveva detto Shion all’amico. Aspros era da sempre stato un combattente di grandi potenzialità, con delle capacità strategiche fuori dal comune, ma l’unica sua pecca se si poteva chiamare tale, era la totale, anzi completa insofferenza alle regole. Quelle regole che un militare doveva per forza rispettare e seguire, se non voleva essere irradiato seduta stante.
Aspros, saggiamente decise di non entrare a far parte della flotta stellare, perché sapeva quasi certamente che non sarebbe riuscito a vivere con tali imposizioni. D'altronde, era anche vero che uno dei suoi due nipoti, dopotutto aveva preso i suoi geni.
Lo stesso Kanon, era sotto certi aspetti la sua identica copia.
In quegli anni, soprattutto in relazione alle prime mosse di Alone, decise di formare un gruppo di ribelli, radunando così dei valorosi ma altrettanto scapestrati ragazzi, che lui stesso tolse dalla strada, dando ad ognuno di loro una certa dignità, un tetto sulla testa e qualche regola da rispettare.
All’interno del gruppo di Aspros vi erano quasi tutte le razze terresti.
Italia, Svezia, Giappone, Grecia, Arabia Saudita erano le loro nazioni di origine.
 
*
 
La USS Athena, atterrò senza incontrare difficoltà alcuna sul suolo desertico di Tatooine.
Erano quasi tutti radunati nell’hangar della nave, Shion e Aspros, iniziarono a dare le loro indicazione su come dovevano agire, ma soprattutto su come si dovevano dividere.
Era piuttosto chiaro che non volevano di certo lasciare la nave senza protezione alcuna.
 
  • Aiolos, Saga, Cardia e Manigoldo più dieci soldati semplici, voi andrete alla ricerca di questo Savo, mentre tutti voi – Shion guardò i restanti – Al momento resterete sull'Athena – Aiolia come al solito sembrava essere parecchio contrariato, lui voleva essere sempre in primissima linea, ma non riuscì a dire nulla, perché sia il fratello che lo stesso Shion, lo guardarono in modo tale che questi si zitti immediatamente – Ma comunque tenetevi pronti ad entrare in azione in qualsiasi momento! – tutti annuirono all’uniscono.
  • Per recarvi a Mos Eisley userete quelle due auto – Aspros indicò due vecchi fuoristrada, che aveva fatto imbarcare appositamente per quella missione – Ma soprattutto indosserete questi – si voltò verso una delle sue ragazze – Morgana, per favore mi potresti passare quel sacco? – fece indicando l’oggetto, quest’ultima lo prese da dove era stato riposto, poi mettendolo su un piccolo tavolino, Aspros da questi si mise a tirare fuori diversi abiti – Queste sono le vesti che dovete mettervi addosso – fece continuando a tirare fuori da quel sacco, stracci su stracci, difatti lo stesso Milo in uno di questi riconobbe quelli che un tempo erano stati i propri “usurati” e "rattoppati" calzoni. Si morse la lingua e fece finta di nulla scambiandosi però un’occhiata con Shaina, che in cambio gli sorrise amorevolmente.
  • Andatevi a cambiare, tra venti minuti esatti vi voglio tutti qui pronti! – ordinò Shion, mentre i ragazzi in questione senza neppure fiatare presero le loro nuove vesti, avviandosi con queste nelle rispettive cabine.
 
Passarono diciotto minuti esatti e Saga, Aiolos, Cardia e Manigoldo, più i dieci soldati erano pronti e già a rapporto da Shion, per ascoltare le ultime indicazione che il loro capitano doveva comunicargli.
 
  • Una volta che arrivate nel centro cittadino di Mos Eisley, dovete cercare del mercante di rottami, questi dovrebbe certamente sapere o almeno dovrebbe in qualche modo indicarvi dove si trovi esattamente la persona che noi stiamo cercando – poi con risolutezza – Ma mi raccomando, evitate il più possibile di attaccare briga con qualcuno – e qui guardò sia Cardia che Manigoldo.
    Il capitano Ling, sapeva che soprattutto quest’ultimo non si tirava affatto indietro quando capitava l'occasione di poter menare un poco le mani, inoltre da poco aveva anche appreso tramite l’amico, della rissa che anni fa era scoppiata proprio tra i ragazzi di questi e due dei suoi.
    Difatti era stata abbastanza divertente la scenetta di quando proprio i protagonisti di quella rissa a distanza di anni si incontrarono nuovamente – Nessuno deve sapere chi siete, ma soprattutto nessuno deve scoprire del perché siete li, anzi del perché noi tutti siamo qui. Avete capito? – guardò attentamente ognuno negli occhi – Il concetto vi è chiaro? – i ragazzi annuirono in risposta – Perfetto – si guardò con Aspros – Allora andate e fate del vostro meglio!
 
I ragazzi a quel punto si misero sulle due fuoristrada.
Saga e Aiolos più cinque soldati si misero su una, mentre Cardia e Manigoldo e i restanti soldati sull’altra.
Ovviamente prima di lasciare la nave ci furono i vari ed inevitabili saluti e strette di mano di incoraggiamento.
In quel momento, vi erano anche Kanon e Artemide ad aggiungersi ai commiati con Saga.
La donna scoppiò inevitabilmente a piangere, ovviamente le sue erano state lacrime di preoccupazione e commozione.
A quella vista, entrambi i figli strinsero a loro la madre in un affettuoso abbraccio, restando immobili in quella posizione per diverso tempo.
Anche Aiolos venne salutato in modo piuttosto caloroso dalla sua Saori. La principessa di Aldebaran aveva gli occhi colmi di lacrime, mentre continuava a tenersi sempre ben stretto a sé il suo bel tenente, poi incuranti delle occhiate che tutti i presenti stavano regalando loro, i due si scambiarono un lungo ma soprattutto intenso bacio.
Cardia e Manigoldo dal canto loro vennero salutati in un modo un po' “speciale” da alcuni del loro gruppo.
Sia Milo che Death, dopo averli quasi soffocati col loro abbraccio in perfetto stile “Koala” dissero loro bisbigliando.
“Voi due cercate di non lasciarci le penne, sennò noi poi con chi facciamo a botte, eh!”
Aspros sentì ugualmente, difatti volse lo sguardo verde verso il cielo, in un gesto di puro sconforto.
 
*
 
Il gruppo a bordo dei due fuoristrada entrò a Mos Eisley.
Per prima cosa puntarono dritti verso la ricerca della persona che dovevano trovare, anche se com’era immaginabile sia Cardia che Manigoldo, un saltino così per proforma o semplicemente per abitudine, in una delle tante taverne che passavano davanti ai loro occhi, ce lo avrebbero fatto più che volentieri, ma giusto per bagnarsi un poco il becco, mica per altro.
Il transito dei due mezzi alla popolazione del porto spaziale passò del tutto inosservato, tranne a qualcuno che da dietro ad una tenda di una finestra che dava proprio sulla via, stava tenendo sotto il suo più attento controllo le due macchine, da quando quest'ultime furono uscite dalla grossa astronave fino al loro passaggio, tramite un altro informatore che gli aveva indicato passo dopo passo il percorso che queste stavano effettuando.
Con un ghigno del tutto malvagio ben stampato sul volto, questi si voltò verso la persona che gli stava affianco.
“Sono loro, procedi pure con il piano!”
 
 
Colei che scrive.
Ciao a tutti.
I nostri eroi sono arrivati in quel di Tatooine, eh ma a quanto sembrerebbe sono pure in ottima (si fa per dire, ovvio), compagnia. Bene, no, cioè male, da adesso in poi vedremo (leggeremo), cosa accadrà sul suolo di quel desertico pianeta.
Detto ciò passiamo ai credit.
Per le nozioni riguardanti Tatooine e i terribili Sarlacc, mi sono affidata alla sempre utile Wikipedia, mentre per le frasi in spagnolo pronunciate da Shura ho utilizzato Google traduttore.
I Tienes que guardar esas benditas manos en tus bolsillos!
Devi tenerti quelle benedette mani in tasca!
I Te dije que tienes que mantener esas malditas manos en tus bolsillos!
Ti ho detto che ti devi tenere quel cavolo di mani in tasca!
I Tienes que dejar a mi Capricornio en paz!
Devi lasciare stare il mio Capricorn!
Bene, dopo lo sclero del povero Shura al momento mi fermo qui, ma come al solito passo ai più che dovuti ringraziamenti.
GRAZIE, GRAZIE di cuore a tutti voi!
A presto.
Un abbraccio, Samp!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


Capitolo 11.
Erano appena scesi dalla grossa astronave, e davanti al campo visivo dei due fratelli, apparì da una certa lontananza la slanciata figura sempre di nero vestita.
Pandora alla vista dei due cugini si bloccò, i suoi occhi neri si assottigliarono, mentre scrutavano con una certa insistenza la bionda ragazza, che con passo elegante indossando impeccabilmente la solita divisa da alto ufficiale, tenendo il suo braccio allacciato a quello del fratello, la stava raggiungendo.
Radamante, mentre camminava al fianco della sorella, spostava impercettibilmente il proprio sguardo ambrato, dalla sorella alla cugina, e dentro di sé si stava chiedendo come sarebbero state per lui quelle giornate di convivenza forzata.
Il biondo comandante era ben consapevole che l’avrebbero atteso dei giorni davvero difficili.
Una volta che raggiunsero la cugina, Radamante emise un lungo sospiro, ma quello del ragazzo era stato un sospiro di non liberazione.
 
  • Prima del previsto! – li accolse Pandora in tono canzonatorio, poi avvicinandosi al cugino – Ciao Rada, da quanto tempo – fece lasciando a quest’ultimo un lieve tocco sulla guancia, puntualmente ricambiata.
  • Ciao cugina – il ragazzo contraccambiò i saluti – Abbiamo cercato di fare al più presto possibile.
  • Lo so mio caro che tu sei sempre parecchio affidabile – fece la ragazza puntandogli gli occhi nei suoi, mentre Katya prese a sbuffare lievemente – Prego – indicò la porta d’ingresso – Venite nelle mie stanze, almeno per parlare ci possiamo mettere comodi – disse, ignorando completamente la ragazza, che a dirla tutta sembrava essere piuttosto felice.
    Katya non si scompose affatto, anzi, senza battere ciglio prese a seguire all’interno del castello fratello e cugina.
 
I tre fecero quindi il loro ingresso in quelli che si potevano tranquillamente chiamare gli appartamenti privati di Lady Pandora.
Tutto l’arredo che ne faceva parte era stato messo e soprattutto scelto, secondo il gusto della padrona di quelle stanze, e anche per le diverse modifiche, Pandora aveva dato le proprie disposizioni.
I due fratelli presero posto sopra ad un sofà, mentre la mora si diresse verso l’angolo bar.
Questi, era davvero super fornito, difatti sopra a quelli scaffali vi erano riposti alcolici di quasi tutti i pianeti sparsi per le varie galassie.
Dopo aver chiesto ai due cosa avrebbero gradito bere, Pandora si mise a preparare i diversi drink, poi con due bicchieri uno per mano, si avviò dove erano sistemati i suoi ospiti speciali.
Con indosso un caldo sorriso passò il bicchiere a Radamante, che ricambiò il gesto, sorridendole a sua volta, mentre con uno sguardo parecchio indagatore, passò il drink a Katya, che di rimando sostenne il suo sguardo, senza abbassare il suo.
Occhi neri e occhi verdi, si scrutarono a lungo.
 
  • Mio padre dov’è? – domandò Radamante alla cugina, sorseggiando il drink dalla cannuccia. Katya si fece piuttosto interessata.
  • È andato via da poco, doveva recarsi nello spazio esterno a controllare nuovi dispositivi – Pandora riportò al cugino, quello che lo zio dopotutto le aveva detto di dire. In effetti, la ragazza non sapeva che Alone era invece alla nuova base. In questa doveva finire di ultimare delle cose per riuscire a renderla operativa in tempi brevi.
  • Ma quanto starà via? – indagò sempre Radamante, scambiandosi uno sguardo con la sorella.
  • Non lo so, non mi ha detto nulla – era vero, la ragazza in quel caso non ne sapeva davvero niente.
  • Va bene, tanto ormai noi siamo restiamo qua, quindi gli parlerò appena farà ritorno – Radamante mise il drink ormai vuoto sopra al tavolino da fumo – Allora Pandora – guardò negli occhi la mora – Ci vorresti dire del perché di questa nostra chiamata? Dobbiamo per caso aiutarti in qualcosa in particolare?
  • Certo vi ho fatti venire qua – guardò negli occhi la cugina – Perché mi dovete aiutare – si sforzò parecchio a dire quelle parole – A portare a compimento un piano che ultimamente con parecchio sforzo ho da poco ideato.
  • E di cosa si tratta? – domandò Radamante con fare piuttosto curioso, beccandosi però un’occhiataccia torva da parte della sorella. Più delle volte mal sopportava tutta quella curiosità che il fratello faceva uscire fuori.
  • Cugino – Pandora sorrise – Ma come sei curioso, dammi almeno il tempo di parlare!
  • Allora, fallo! – la esortò Radamante, che pareva essere sempre più impaziente. Pandora, prese a fare un lungo respiro.
  • Ho appena fatto andare di proposito una delle quattro navi stellari ammiraglie su Tatooine, per tendere loro una trappola – rivelò, passandosi una mano tra i lunghi capelli – E dalle ultime notizie che il mio sottoposto mi ha riportato, il piano sembra funzionare a meraviglia – terminò elargendo un sorrisetto alquanto compiaciuto.
  • Ma perché scusa, ma che tipo di trappola hai teso a loro, non capisco – Radamante era confuso, non capiva del perché di quella mossa, mentre Katya standosene in perfetto silenzio si limitò solo ad ascoltare. Il suo cervello stava immagazzinando tutte quelle informazioni, parole, frasi, che uscivano da quelle labbra perfettamente tinteggiate di rosso.
  • Ho pensato che per iniziare a piegare al nostro volere la federazione stellare, serve proprio un piano così – i due la guardarono accigliati, ma allo stesso tempo piuttosto incuriositi – Bisogna prendere in ostaggio più occupanti possibili della USS Athena, anzi, per fare le cose al meglio bisognerebbe riuscire a prendere in ostaggio proprio tutta la nave, così sarà più facile per noi tenere in scacco tutta la federazione. Sono sicuramente certa che per salvare questi si esporranno in maniera più consistente, quindi per noi sarà più facile riuscire ad eliminare tutta la loro intera flotta.
  • Pandora, ma dimmi ma perché proprio l’Athena? – Radamante, le porse una domanda più che logica.
  • Allora, diciamo che ho scelto quella nave di proposito – Pandora si sistemò meglio – Primo perché suo il capitano è molto amico con un anziano saggio terrestre. So tramite un mio informatore che questi passa le sue giornate a controllare se ci sono delle novità su di noi, quindi gli ho fatto volutamente scoprire dell’esistenza di una persona – sorrise maligna – Sapendo che poi lo avrebbe certamente rivelato al suo allievo che è appunto il capitano dell’Athena. Diciamo che mi sono servita della forte curiosità che il nonnetto prova nei nostri confronti. E per secondo, sempre secondo le informazioni che sono riuscita a reperire, l’Athena è l’unica nave della federazione che trasporta al suo interno i potenti Mobile Suit, quindi una volta neutralizzata questa coi suoi mezzi a bordo, per noi sarà una vera passeggiata sistemare le rimanenti – Pandora smise di parlare e prese ad osservare le espressioni facciali poco convinte, che entrambi i cugini stavano tenendo sui loro volti. Sembrava che non fossero affatto d’accordo.
    I due non riuscirono proprio a nasconderlo.
  • Dalle vostre espressioni non mi sembrate essere affatto convinti – lanciò Pandora – Parlate! In fondo dobbiamo pure confrontarci – li esortò.
  • Cugina – Radamante si alzò e prese a fissare la ragazza negli occhi, nel frattempo si era alzata pure lei – Questo piano non mi convince. Anzi, ti dirò non credo proprio che sull’Athena siano così degli sprovveduti. Non credo che si vadano a mettere così a rischio, solo perché una persona gli riporta determinate cose. Ma poi siamo sicuri che l’anziano abbia detto al capitano quella cosa, o meglio gli avrà parlato di quella persona?  
  • Noto con parecchio rammarico che non poni affatto fiducia in me, cugino! – Pandora, con fare piuttosto stizzito prese ad avviarsi verso il lungo tavolo in mogano, in cui sopra di esso vi era adagiato il grosso tablet della ragazza. Con veemenza lo accese, poi mise il fermo immagine e piazzò lo schermo sotto al naso del cugino – Guarda! E poi dimmi! – proferì, non nascondendo la stizza che le era appena salita.
  • Ma!? – fece il ragazzo, balbettando e scambiandosi un’occhiata con la sorella che nel frattempo si era alzata pure lei – Ma, ma questa è l’Athena!
  • Fammi vedere! – disse a quel punto Katya, Radamante, tenendo sempre lui tra le mani il tablet, le fece vedere l’immagine della grossa nave stellare ben ormeggiata a venti chilometri di distanza dal Mare delle Dune e da dieci chilometri dal centro di Mos Eisley.
  • Ma è su Tatooine!? – Radamante guardò Pandora che in cambio gli sorrise piuttosto compiaciuta.
  • Esatto, in questa foto era atterrata da poco – poi seriamente – Voi due – puntò il dito su entrambi – Prima di criticare il mio operato aspettate almeno di vedere cosa succederà, poi forse – marcò per bene il “forse” – Potete anche dire la vostra – poi con ammonizione – Ma ora dovete starvene bravi e in silenzio, e soprattutto aspettare, che poi se tutto procederà secondo i miei piani, mi servirà anche il vostro aiuto! – qui si guardò piuttosto male con Katya, che senza dire nulla, anzi sbuffando sonoramente prese la via della porta.
 
Radamante seguì con lo sguardo la sorella, che molto nervosamente quasi sbatté la porta dietro le proprie spalle, per poi rintanarsi quasi sicuramente nella propria stanza. Staccando lo sguardo dalla porta che ormai si era chiusa, il ragazzo a quel punto decise di continuare a prestare la propria attenzione alla cugina, che tra l’altro dal sorrisetto compiaciuto che teneva sulle labbra, pareva anche essere piuttosto contenta di essere rimasta da sola con lui.
 
  • Mi spiace – il ragazzo abbassò lievemente lo sguardo – Ultimamente non riesco davvero più a capirla.
  • Figurati – Pandora sorrise melliflua – Io a dire il vero non l’ho mai capita, anzi, in certe occasioni la capisco perfettamente, ma ora però parliamo d’altro, va che è meglio! – fece aria con la mano, come per chiudere definitivamente l’argomento Katya, che meno ne parlava per lei meglio era.
  • Al momento mi devi dire altro? – domandò il ragazzo.
  • Sì – intanto si avviò nuovamente verso l’angolo bar – Io mi faccio un secondo drink, ne vuoi un altro anche tu?
  • No – lui le arrivò alle spalle, e mise proprio le sue mani su quest’ultime – Pandora – la ragazza si voltò appena, i loro occhi si incrociarono – Non sei riuscita ancora a smettere? – i suoi occhi ambrati presero a luccicare, mentre lei abbassò lievemente lo sguardo, poi ripuntandolo in quello del ragazzo.
  • No, io e l’alcol ormai siamo un tutt’uno – fece in un sussurro. Entrambe le mani iniziarono a tremarle in maniera alquanto vistosa, tanto che il ragazzo gliele prese nelle sue.
  • Non devi. Dovresti saperlo dove ti ha portata l’alcol – lei annuì, poi dolcemente – Quindi cerca di evitare, perché poi per risalire la strada è davvero tutta in salita.
  • Ogni tanto devo bere, l’alcol mi aiuta – gli si avvicinò, poi guardandolo con passione – Rada, io e te non possiamo vivere il nostro amore. E questo per me è davvero troppo! – la ragazza scoppiò a piangere – Ma perché mio zio vi ha adottato, perché ti ha adottato, perché ha fatto questo! – fece con disperazione tra le lacrime, Radamante a quel punto la strinse a sé. In quel momento prese giusto a pensare.
Perché Alone li aveva adottati, dato che lui non aveva neppure una compagna? Quella era una cosa che tra sé si era sempre chiesto.
Mentalmente si appuntò di fare al padre quella domanda, appena avrebbe avuto l’occasione di potergli parlare, in privato, però.
  • Pandora – le alzò il volto – Ora calmati – le asciugò le lacrime, poi dolcemente – Di cosa hai bisogno?
  • Rada, io a dire il vero non ho bisogno di nulla, non mi serve affatto il vostro aiuto qui alla base – si strinse nuovamente al petto del ragazzo – Io volevo solo averti al mio fianco, e a dire il vero avrei preferito che fossi venuto solo tu, non sapevo che Katya fosse con te alla base Spectre – lui le passò una mano tra i capelli.
  • Immaginavo sai che la presenza di Katya ti avrebbe portato delle noie, ma quello che è successo tra di voi in passato, ormai è appunto passato.
  • Certo che è passato, ma se lei non fosse andata da tuo padre, cioè da mio zio, a riportargli della nostra storia, lui non lo avrebbe mai e poi mai scoperta! – fece ringhiando, staccandosi di scatto e iniziando a tremare di rabbia repressa – Era gelosa, perché secondo la sua testa baccata tu trascuravi lei, per stare con me, quindi ha fatto tutto ciò – poi con uno sguardo carico di odio – Non riuscirò mai e poi mai a perdonarla!
  • Ha sbagliato, ma dopotutto si era sentita sola, io non me la sento di colpevolizzarla. Dopotutto cadere in errore è umano! - anche a lui aveva dato parecchio fastidio il comportamento della sorella, ma allo stesso tempo aveva anche compreso tutta la sua sofferenza, e anche la sua solitudine.
  • Ma certo errare si sa che è umano, ma lei lo ha fatto di proposito! – ribatté piccata.
  • Si, lo avrà anche fatto di proposito, ma era comunque da capire – Radamante le sorrise, poi prendendola nuovamente tra le sue braccia – Cambiando discorso, ora che sono qua una mano te la darò sicuramente – poi guardandola intensamente – Pandora, lo sai vero che tu puoi sempre contare su di me – lei annuì – Io per te ci sarò sempre, ok?
  • Ok!
 
I due stettero abbracciati per un lunghissimo tempo.
 
*
 
Tutti i passi che fecero i ragazzi della federazione, erano stati seguiti con estrema attenzione dagli scagnozzi di Cheshire, il tirapiedi di Pandora, che assieme alla malvagia Veronika, attraverso le finestre di un’abitazione presente nel centro cittadino, videro entrare in città le due fuoristrada che da un bel po' controllavano.
 
  • A questo punto sono dell’idea che bisognerà chiedere dove si trovi il mercante di rottami – propose Aiolos, fermando il fuoristrada, parlando anche con gli altri ragazzi posti sull’altro mezzo, che gli si erano affiancati.
  • Pure io, essendo che non ne abbiamo la più pallida idea – asserì Saga, continuando a guardarsi attorno.
  • Credo pure io che sia la soluzione migliore – concordò Manigoldo – Anche se una bagnata al becco, insomma – ammiccò verso un pub e guardandosi complice con Cardia, che fece un sorrisetto di approvazione – Non sarebbe affatto male.
  • No, assolutamente! – ribatté piuttosto piccato Saga, guardando entrambi – Devo per caso ricordarvi che siamo in missione, e che sia Shion che Aspros ci hanno ordinato di comportarci in una certa maniera!? – i due annuirono poco convinti – Per cui cerchiamo di non fare cazzate, da riuscire a mandare tutto a puttane! Per favore – finì imperioso.
  • Ok, va bene, messaggio ricevuto, per cui come non detto! – si arrese Manigoldo, scambiandosi un’occhiata sconfortata con Cardia.
 
Aiolos vide un passante quindi prese la palla al balzo, chiedendo a quest’ultimo informazioni riguardanti la persona che loro stavano cercando.
Ad informazione ottenuta, senza perdere tempo prezioso il gruppo si recò immediatamente verso la bottega del mercante.
Entrarono solamente i quattro ragazzi, mentre i dieci soldati rimasero vicino alle loro auto. Questi, facendo piuttosto gli indifferenti presero ad appostarsi di guardia. Nel frattempo, si accesero anche una sigaretta.
Non appena i quattro fecero la loro entrata, videro spuntare da dietro il bancone, la persona che Aspros e Shion, avevano detto loro di cercare.
 
  • Buongiorno – fecero all’uniscono i quattro, sempre guardandosi attentamente con fare curioso attorno.
  • Buongiorno – l’uomo uscì da dietro al bancone – Ragazzi, ditemi in cosa posso esservi utile? – li squadrò completamente.
  • Noi siamo gli amici di Dohko – Saga si avvicinò all’uomo. Gli parlò a bassa voce, notando che gli occhi dell’uomo si spalancarono.
  • Oh, ma bene! – si illuminò – Ragazzi ero al corrente del vostro arrivo, difatti vi stavo proprio aspettando – sorrise – Ora se volete seguirmi, vi porterò dove dovete recarvi – fece, poi chiamò il suo collaboratore – Nachi, io mi assento un po' con loro, tu nel frattempo bada al negozio, mi raccomando fai tutto al meglio – gli disse, mentre l’appena citato Nachi dopo aver annuito ritornò alla sua mansione, lanciando però una lunga occhiata ai quattro ragazzi.
 
A quel punto il mercante di rottami, salì a bordo del fuoristrada guidato da Aiolos.
L’uomo si dimostrò essere alquanto loquace, difatti porse ai ragazzi parecchie domande di diversa natura, alle quali i due risposero senza nessuna esitazione, ma chiedendosi silenziosamente da dove veniva tutta quella sua curiosità.
Appena uscirono dal centro cittadino di Mos Eisley il loro accompagnatore li guidò attraverso una strada piuttosto stretta e di montagna, sempre continuando a tempestare senza sosta alcuna, i due di domande ancora più personali, al che però entrambi ovviamente non risposero.
Guidarono per circa otto chilometri, poi arrivarono in un punto dove vi era un grosso spiazzo. A quel punto, lasciarono le loro auto proprio in questi, poi una volta che scesero presero a camminare per un piccolo sentiero, che costeggiava tutta la parte della montagna e sotto di questi vi era un profondo dirupo.
Mentre che percorrevano quel sentiero piuttosto stretto e sconnesso, i quattro parevano essere leggermente inqueti.
Stavano provando delle sensazioni non troppo piacevoli, anzi sia Aiolos che Saga stavano avendo entrambi dei brutti presentimenti.
Dopo aver camminato per circa un’ora abbondante, arrivarono in un punto dove vi era una specie di grotta, e fu proprio da questi che ne uscì un tizio dall’aspetto non troppo convincente.
Difatti tutti loro si allarmarono un poco.
 
  • Oh, salve – quest’ultimo salutò solo l’accompagnatore dei ragazzi – Avete per caso bisogno di me? – chiese, e nel frattempo volse il proprio sguardo in direzione di quelli che erano alle spalle del mercante.
  • Si – anche l’uomo si voltò appena verso i ragazzi che erano alle sue spalle – Dovresti accompagnare un gruppo di loro dal Savo, perché …. – non riuscì più a dire nulla perché venne interrotto.
  • Ma perché noi ci dobbiamo separare!? – fece in tono alterato Saga, guardandosi con Aiolos. L’amico la pensava come lui e pure gli altri due. Anzi, tutti loro la pensavano come il gemello.
  • Perché il Savo non ama avere davanti a sé troppe persone, per cui la metà di voi per le sue abitudini sarà già più che sufficiente! – era stata la spiegazione che l’uomo dette ai ragazzi, questi però non sembravano essere per nulla convinti.
  • Ripeto – asserì Saga – Questa storia non mi piace per nulla! – decretò.
  • Ragazzo ascolta – l’uomo lo fissò negli occhi con parecchia insistenza, forse troppa – Volete sì o no incontrare questo Savo? – Saga a quel punto annuì – Bene, allora dovete fare quello che vi diciamo di fare, in caso contrario non si fa nulla e ce ne ritorniamo tutti da dove siamo arrivati! – Saga a quel punto sembrava essere completamente imbambolato, ma a dire il vero lo sembravano essere anche gli altri tre, mentre invece i soldati semplici erano solo un poco confusi, si misero difatti un poco più distante, aspettando la decisone dei loro superiori, che purtroppo era stata quella che dovevano a quel punto separarsi.
 
Manigoldo, Cardia più cinque dei dieci soldati, presero a seguire il tizio lungo un sentiero che portava dietro la montagna, mentre Aiolos, Saga e i rimanenti cinque soldati presero a seguire l’uomo all’interno della grotta, dove secondo le indicazioni di questi vi dimorava uno sei Sette Savi.
Quella grotta, era ovviamente piuttosto buia e parecchio umida, quindi l’uomo a quel punto prese una piccolissima fiaccola da una parete, iniziando ad inoltrarsi all’interno di questi, sempre seguito dal gruppo di ragazzi.
A quel punto sia Aiolos che Saga, forse cominciando a riprendersi un poco, presero a guardarsi in modo alquanto preoccupato, chiedendosi il perché erano stati separati.
Ma purtroppo i due lo scoprirono abbastanza presto.
Con parecchio disgusto notarono che alle pareti vi erano appesi degli esseri a dir poco terrificanti, che a primissimo impatto sembravano essere dei comuni Pipistrelli, e in fondo lo erano, ma questi erano una specie completamente differente dal quella che solitamente si trovava sul pianeta Terra.
Questi, erano difatti molto più pericolosi, quindi parecchio più aggressivi.
L’uomo messosi a capo fila, prese a condurre il gruppo per un lunghissimo corridoio, dove alla fine di questi si poteva intravvedere un punto dove vi era un poco di luce, e proprio in quel momento arrivarono all’interno di una stanza, illuminata a giorno da un piccolissimo lucernaio posto sul soffitto di questi.
A quel punto, i sette ragazzi poterono ben vedere che dinanzi a loro, seduto su un piccolo trono in legno intarsiato, vi era sistemato uno sei Sette Savi, per la precisone si trattava di Alman De Thulle, ma quello che era lì presente, era solamente quel poco che ne era rimasto, difatti oltre che gli abiti, dell’antico saggio vi erano solamente le ossa.
Era divenuto uno scheletro!
Aiolos e Saga a quel punto presero a guardarsi scioccati, ma ad un tratto senza che se ne resero nemmeno conto, furono completamente accerchiati.
Da dei sarcofaghi posti in diversi lati della stanza, ne uscirono dei soldati armati. Ovviamente anche il loro accompagnatore a quel punto gettò la propria maschera.
Si trattava difatti di Veronika, che prima del loro arrivo nel frattempo aveva già provveduto ad uccidere l’ignaro mercante di rottami, ed essendo lei un mutaforme per riuscire ad ingannare i nemici al meglio, aveva preso proprio le sembianze del poveretto, ma soprattutto per cercare di dividere il gruppo con meno difficoltà, poco prima usò una delle sue tante e abituali tecniche illusorie.
Li aveva controllati mentalmente, piegandoli di fatto al proprio volere.
 
  • Benvenuti – Veronika fece un ghigno malvagio, avvicinandosi a Saga e Aiolos – Mi volete passare le vostre armi?
  • Non ne abbiamo – rispose Saga con una certa fermezza. Sia nello sguardo che nel tono di voce usato.
  • E aspetti che io ti creda – lo guardò negli occhi, sfidandolo – Lo so che le tenete ben nascoste sotto le vostre lunghe vesti – sorrise perfida – Per cui, prego – tese la mano esortandoli a consegnarli le armi, mentre che i suoi uomini li stavano tenendo sotto tiro – Oppure devo spingervi a farlo con altri mezzi? – disse, ma sotto il loro più totale silenzio, Veronika a quel punto agì. Prese da sotto le vesti la sua pistola e senza esitare sparò al petto di uno dei cinque soldati, che cadde al suolo in un lago di sangue – Ora, come avete potuto constatare coi vostri occhi non sto scherzando, quindi prego le armi!
 
Alla vista di tutto ciò Saga, Aiolos e i rimanenti quattro soldati consegnarono le loro armi. Dopodiché, una volta che furono completamente disarmati e resi quindi del tutto inoffensivi vennero legati e incappucciati.
Mentre che all’interno della grotta stava succedendo tutto ciò, al di fuori di questi vi era completamente un’altra situazione.
Manigoldo e Cardia, sempre seguendo il tizio avevano compreso dopo un bel po' che quella era una trappola, quindi a fatica, perdendo anche l’aiuto dei cinque soldati che perirono nella disputa, riuscirono a neutralizzare i soldati nemici e lo stesso Cheshire, questi era proprio la persona che li accolse davanti l’ingresso della grotta.
Durante la lotta, Manigoldo venne ferito ad una gamba, per cui a quel punto non poterono tornare indietro per aiutare Saga e Aiolos, difatti i due riuscirono con molta fatica a raggiungere il loro fuoristrada e si avviarono verso l’Athena che nel frattempo pure lei era sotto un pesante attacco.
Prontamente Shion, vista la difficile situazione, la nave era attaccata da più parti, diede l’ordine di prendere quota, e nel frattempo fece uscire Camus, Aiolia e Shura coi loro Mobile Suit, con in appoggio i tre veicoli delle ragazze.
I mezzi della federazione a quel punto si ritrovarono davvero messi alle strette, difatti furono supportati dai canoni a mega-particelle che dall’Athena continuavano a sparare senza sosta alcuna.
La super corazza dell’Athena, consentì a questi di sopportare uno scontro di quel genere. Altre navi sotto a tutta quella potenza di fuoco sarebbero andate in mille pezzi, o almeno avrebbero riportato dei seri e gravi danni!
I tre Mobile Suit, dopo un bel po' riuscirono ad avere la meglio, ma quella volta si ritrovarono davvero in difficoltà.
Anche la Lega di Titanio Lunare di cui questi erano ricoperti, in quel caso si rivelò essere molto affidabile, e le nuove armi che Shaka e Hilda avevano da poco sviluppato, utilizzando le particelle Minovsky, si rivelarono essere davvero micidiali.
Con quelle riuscirono ad eleminare un’elevata quantità di mezzi nemici, tenendo anche conto che all’appello di loro ne mancavano altri due.
Durante gli scontri, fortunatamente Camus riuscì anche a trarre in salvo Manigoldo e Cardia.
Il loro fuoristrada venne colpito dal fuoco incrociato e i due furono sbalzati fuori di questi. Fortuna aveva voluto, che Camus fosse lì vicino e che prontamente fece scudo con il proprio Mobile Suit, impedendo ad un mezzo nemico di dare il colpo di grazia ai due, che di contro erano sempre riversi a terra.
Poi sempre proteggendoli, li fece sistemare su una mano di Aquarius, per poi avviarsi verso l’Athena, che era sempre ferma nella stessa posizione, circa a duecento metri di altezza dal suolo di Tatooine.
Alla spicciolata, dopo che ebbero eliminato le ultime resistenze nemiche, anche gli altri mezzi presero a raggiungere la nave stellare.
 
*
 
  • Ma siete ritornati solo voi!? – domandò Aiolia ai due, non appena questi scesero dalla mano di Aquarius.
  • E gli altri dove sono? – rincarò la dose Kanon, facendosi largo tra i presenti e continuando a guardarsi ansiosamente attorno.
  • Non lo so perché ci siamo separati – disse Manigoldo, facendo una smorfia e tenendosi la gamba ferita.
  • Separati!? Cosa vorresti dire con separati!? – Kanon urlò paonazzo in volto.
  • Fatemi capire – fece invece Aiolia, cercando di mantenersi calmo – Volete per favore spiegarci che diamine è successo!?
  • Non lo sappiamo neppure noi cosa sia successo di preciso – Cardia, si guardò con Manigoldo.
  • Scusate! – Aiolia come sempre cominciò ad andare su di giri, diciamo peggio del suo solito – Come, non lo sapete? Ma se eravate con loro, come fate a dire che non sapete che diamine è successo!?
  • Aiolia – Cardia guardò il ragazzo, quasi con timore – Come ha detto prima Mani, ad un certo punto siamo stati separati.
  • Sono stati separati! – Aiolia guardò Kanon – Ma ti rendi conto? – l’altro annuì – Ma bene, ora voglio proprio sapere cos’è successo! – poi voltandosi nuovamente verso Cardia e Manigoldo, che nel frattempo era stato fatto sedere – Voi due ora parlate! Io – si corresse guardando Kanon – Anzi noi due dobbiamo sapere! – i suoi occhi verdi si infiammarono.
  • Aspettate – si intromise Camus, cercando di calmare gli animi, ma soprattutto per cercare di capirci qualcosa, dato che in quell’hangar vi era una grandissima confusione – Ragazzi – e guardò sia Aiolia che Kanon – Date loro almeno il tempo – e nel frattempo prese a chiamare l’infermeria, dato che la ferita di Manigoldo cominciava a sanguinare parecchio.
  • Già date loro il tempo – ripeté una voce. Era difatti la voce profonda di Shion.
Il capitano, sempre affiancato dall’inseparabile amico, si mise al centro del gruppo. Ma non fece domande, al momento si limitò a stare a sentire quello che i due superstiti di quella missione avevano da riportare.
  • …… - Cardia prese a fare un lungo respiro, poi iniziò – Siamo arrivati ad un punto dove c’era un ingresso che portava all’interno di una grotta – fece guardando ognuno dei presenti – Subito, anzi nell’immediato da questa ne è uscito un tizio. Per prima cosa si è scambiato qualche parola col nostro accompagnatore, ma poi – abbassò lo sguardo con fare mortificato – Non so proprio come sia potuto succedere, ma siamo stati divisi – i presenti si guardarono palesemente scioccati.
  • Forse ho capito quello che potrebbe essere successo – interloquì Aspros – Qualcuno ha usato su di loro un controllo mentale – poi guardandosi con Shion – Sono certo che è accaduto proprio così. Conosco parecchie persone che hanno quel potere, e sicuramente è stata una di queste.
  • A questo punto lo credo pure io – asserì Shion, poi si rivolse al medico di bordo, che nel frattempo era stato chiamato – Mu, tu prenditi cura di Manigoldo, mentre voi seguitemi in sala riunioni. Ora per prima cosa, dobbiamo cercare di capire cosa sia successo a Saga e Aiolos, ma soprattutto cercare di capire dove sono. Perché sono convinto che sono stati già portati da qualche parte e non sono più su questo pianeta.
 
*
 
Poco lontano da dov’era sistemata l’Athena, era da poco successo tutto ciò.
Saga, Aiolos più i quattro soldati vennero a quel punto caricati a bordo di un’astronave.
Cheshire, che miracolosamente era riuscito a salvarsi, fingendosi morto, dopo essersi congratulato con Veronika per la buona riuscita in parte del piano, prese a salire pure lui a bordo della nave, che avrebbe così portato tutto quel prezioso bottino direttamente alla base di Hades, per somma soddisfazione della sua signora, Pandora.
Non appena la nave con al suo interno tutti i prigionieri fece il suo arrivo sul suolo di Hades, il malvagio Cheshire temendo per sé, perché insomma a lui gli ostaggi gli erano scappati senza alcuna difficoltà, a quel punto per riuscire a salvarsi il deretano, decise di riportare alla sua superiora che i restanti non erano scappati a lui, ma all’ignara Veronika.
Inutile dire che a quel punto, Pandora a sentire ciò andò su tutte le furie, e senza starci a pensare troppo, ordinò ad un altro dei suoi tirapiedi di provvedere immediatamente all’eliminazione di questi.
Il tizio in risposta annuì, e con un ghigno perverso sulle labbra si congedò.
“Non tollero insuccessi, chi sbaglia deve pagare con la vita!”
Sbottò acida la ragazza, mentre si stava recando verso l’hangar della base dove era riposta la navicella coi prigionieri a bordo, seguita come un’ombra da Radamante e Katya che standosene come al suo solito in perfetto silenzio, stava pensando a quello che aveva appena ordinato di fare la cugina, constatando che era divenuta la coppia al femminile di loro padre.
Sempre pensando a ciò, Katya fece una smorfia di disgusto, mentre che entrarono all’interno dell’hangar.
I soldati di guardia appena videro spuntare i loro superiori, a quel punto fecero scendere i loro “ospiti” che con le mani legate e sempre incappucciati, vennero scortati al cospetto dei tre, dove da una grossa vetrata potevano ben vederli, ma di rimando questi non potevano vedere loro.
Hai quattro soldati furono tolti i sacchi dalla testa per primi, poi toccò ad Aiolos ed infine fu la volta di Saga.
Non appena Katya vide e riconobbe in quest’ultimo la figura di Saga, quasi si sentì mancare.
Difatti, era diventata di colpo talmente bianca e pallida da sembrare davvero un fantasma fatto e finito, mentre, lo stesso Radamante, che era ben piazzato al suo fianco alla vista di ciò iniziò a preoccuparsi seriamente, difatti con fare amorevole e fraterno le chiese.
 
  • Sorella, ma che succede? Tutto bene? Stai male? – il viso della ragazza era sempre più bianco. Respirava a fatica.
  • No, no. È che mi gira un poco la testa – fece appoggiandosi alla balaustra – Sicuramente, mi si sarà nuovamente abbassata la pressione, a volte mi capita – si sforzò di sorridergli. Radamante a quel punto la strinse a sé.
  • Sarai di certo stanca – fece amorevolmente il ragazzo, prendendo ad accarezzarle la schiena – Ora vai a riposarti un poco, ad aiutare Pandora coi prigionieri – guardò nella direzione di questi – Ci penserò io.
 
A quel punto Katya fece proprio come le aveva appena suggerito il fratello, e sempre guardando nella direzione dei loro “ospiti” ma ignorando completamente la cugina, che parecchio incuriosita dal suo comportamento si era bloccata dal parlare col suo fidato Cheshire per prestare la propria attenzione a lei, iniziò ad avviarsi verso la propria camera.
Nell’immediato prese a spogliarsi dalla divisa che indossava, ingerì una pasticca, ma lo fece più che altro per cercare di chiudere occhio, una volta che si sarebbe distesa sopra al proprio letto, ma quella fu una cosa che ovviamente non riuscì a fare.
Si mise in posizione supina, con le braccia intrecciate dietro al capo. I suoi occhi verdi erano sempre ben puntati verso quel soffitto dai decori in perfetto stile liberty, ma al contrario di questi, continuarono a vedere davanti a sé quella maestosa figura, che nonostante fosse vestita di soli stracci, era comunque qualcosa di meraviglioso.
Emise un lungo respiro, poi decisamente infastidita perché quella visione la stava facendo stare parecchio male, di scattò si mise di lato, infilandosi nervosamente completamente sotto le coperte, aspettando quel sonno che aimè per lei quella volta non arrivò!
O almeno per arrivare ci mise parecchio tempo!
 
 
 
Colei che scrive.
Ciao a tutti!
Uhm, a quanto sembra anche Rada e Pandora hanno un loro segreto, un amore che però purtroppo non possono vivere.
Forse in parte la colpa di tutto ciò è proprio di Katya, ma sta di fatto che tra le due (Pandora e Katya), non è mai corso affatto buon sangue.
Passiamo ad altro.
Come trappola Pandora e i suoi “lecchini” se la sono studiata bene, e per la seconda volta il saggio (mica tanto, a questo punto), Dohko, si è fatto prendere per i fondelli, ma la cosa più grave che coi suoi “preziosi consigli” ha nuovamente messo nella melma più completa Shion e tutta l’Athena, ma soprattutto Aiolos e Saga, che sono stati catturati.
Decisamente comprensibile la reazione sia di Aiolia che Kanon, anzi io al loro posto avrei fatto di peggio!
Mentre, a quanto pare la nostra Katya è rimasta “scioccata” alla vista di Saga.
Alla ragazza, il ragazzo pare proprio esserle entrato dentro.
Al momento mi fermo qua, ma come al mio solito passo ai più che dovuti ringraziamenti.
GRAZIE di CUORE a TUTTI VOI!
Un caloroso abbraccio.
Alla prossima, SAMP!
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


AVVISO: Ho modificato il nome del pianeta dove vivono i ribelli di Aspros, da Rebelion è diventato, La Luna Boscosa di Endor, pianeta presente nel terzo film (tra l’altro il mio preferito di tutta la Saga), della trilogia originale episodio VI,
di Star Wars, Il Ritorno dello Jedi uscito nel 1983. Detto ciò, vi auguro una lieta lettura.
Ci rivediamo alle solite note finali.
Vanity!
 
Capitolo 12.
 
Sotto la ferma decisione di Lady Pandora i loro “preziosi” prigionieri erano stati divisi in tre celle ben separate tra di loro.
Saga e Aiolos, essendo entrambi di grado superiore, quindi di rimando erano considerati essere un bottino di certo più elevato e perché no, più appetibile, furono sistemati in una confortevole cella dotata di ogni, si fa per dire, comfort, mentre gli altri quattro, vennero divisi in due normalissime celle, separate tra loro.
I due ragazzi, non sapevano di preciso quanto tempo fosse già passato da quando erano finiti dentro a quella trappola,
I loro orologi, dai quali potevano anche inviare dei soccorsi d’aiuto verso l’Athena, gli furono tolti e immediatamente furono distrutti.
Era abbastanza chiaro che sia Veronika, che i suoi uomini non erano stati di certo degli sprovveduti.
Parlando tra loro si chiesero a più riprese, come avevano fatto a farsi incastrare in quella maniera, senza neppure cercare di provare almeno a difendersi, ma entrambi ammisero, che in quel momento si erano sentiti come essere paralizzati, la loro testa aveva iniziato a girare pericolosamente, e anche la loro vista era calata in maniera davvero esponenziale, in pratica a farla breve, in quel momento non erano affatto in grado di intendere e volere!
Ad un tratto la porta della loro cella si aprì di scatto, facendoli quasi sobbalzare, e dall’uscio si presentò un soldato, uno di basso grado, che con un tono di voce gracchiante riporto loro.
Voi due tenetevi pronti, perché a breve uscirete da questa cella, ma solo per essere interrogati. Queste sono le disposizioni che il nostro comandante per voi ha appena siglato!
Detto ciò, il tizio in questione con un tonfo assordante richiuse la pesante porta, per poi scomparire per il lunghissimo e parecchio tetro corridoio.
Era abbastanza immaginabile che sia Aiolos che Saga, avrebbero subito un interrogatorio. E tenendo conto che Lady Pandora solitamente non era una che ci andava troppo per il sottile, era piuttosto chiaro che questi sarebbe stato alquanto pesante da sopportare, anche se i due ragazzi avevano comunque eseguito un addestramento speciale, di quelli tra l’altro belli tosti, giusto per riuscire a resistere al meglio a determinate dinamiche e situazioni.
 
  • Ma dove diamine ci avranno portato!? – fece Aiolos, alzandosi dal proprio giaciglio, cercando di sbirciare dalla piccolissima finestrella. Ma ovviamente non riuscì affatto ad indentificare il posto.
  • Ho sentito dire da una voce femminile: portateli immediatamente alla base! – disse Saga, cercando di ricordare il breve discorso che le sue orecchie avevano sentito proprio durante il loro trasferimento da Tatooine alla base di Hades, dove di fatto loro erano.
  • Certo che ci avranno portato in una loro base, ma però bisogna vedere quale – proferì Aiolos, con fare pensoso.
  • Appunto, quale. E noi non sappiamo nemmeno dove si trovi con precisione quella principale.
  • Saga! – Aiolos si illuminò – Hai con te il controllo della posizione? – domandò all’amico, con fare speranzoso.
  • Lo avevo, ma me lo hanno sequestrato – rispose il gemello in tono abbattuto – Purtroppo è stata la prima cosa che mi hanno preso, dopo l’orologio e la pistola laser – poi guardando l’amico – E il tuo scusa, ma che fine ha fatto?
  • Ma ovvio – sbuffò Aiolos – Lo hanno fatto perché con quello addosso, l’Athena ci avrebbe già trovato. Questi mica sono degli sprovveduti – poi con tono affranto – Il mio mi era caduto appena sono sceso dal fuoristrada e appena sono andato a cercarlo non l’ho più trovato, sono certo che se l’è preso quel tizio, o tizia, che ci ha teso la trappola.
  • Sicuramente – concordò Saga, riferendosi al fatto che la tizia/tizio avesse prelevato lei/lui, il controllo dell’amico, poi riferendosi ad altro – Lo credo pure io che questi ci sappiano fare, difatti questo piano se lo sono studiati per bene – poi bloccandosi – Chissà cosa ne sarà stato di Mani e Cardia? Li avranno presi o… – si bloccò e prese a fare un lungo respiro – …. O peggio li avranno uccisi.
  • Purtroppo – gli occhi di Aiolos presero a luccicare – Noi due, credo che non potremmo mai venirlo a sapere.
  • …… - Saga fece per ribattere, ma la porta della loro cella si aprì di colpo. Una guardia, anzi più guardie erano lì per lasciare loro il mangiare.
 
Due di questi entrarono all’interno della cella. Entrambi tenevano tra le mani un vassoio stracolmo di cibaria, che dall’aspetto che aveva sembrava essere piuttosto appetitosa. Insieme ai due entrarono altre due guardie, ma questi tra le mani tenevano ben strette le loro mitragliette d’assalto leggere.
I due posarono entrambi i vassoi sopra al ripiano di un grosso tavolo corredato da ben sei comode sedie, per poi voltarsi verso i prigionieri e proferire.
Tenenti, la vostra cena è pronta. Accomodatevi prima che si raffreddi tutto.
Poi quasi in modo reverenziale li salutarono, prendendo la via d’uscita. Proprio in quell’istante, mentre che i due ragazzi si alzarono per prendere posto a tavola, poterono udire chiaramente una voce che proveniva dall’esterno.
Bravi, trattatemeli bene i miei ospiti, che quei due per me valgono davvero oro!
Saga e Aiolos si guardarono e compresero al volo, che a parlare era stata una donna. Difatti, il timbro di voce era appunto di un essere appartenente all’universo femminile!
 
*
 
Tatooine – USS Athena.
 
  • Capitano ho provato a più riprese a mettermi in contatto, ma entrambi i loro apparecchi risultano essere completamente spenti. Inoltre percepisco dei rumori strani, che purtroppo mi fanno quindi pensare che sono stati distrutti – Marin l’addetta alle comunicazioni comunicò a Shion, dopo che aveva fatto parecchi tentativi, ma che tutti non ebbero affatto un esito positivo.
  • Va bene – fece in un sussurro il capitano, poi guardandosi con l’inseparabile amico – A questo punto sto temendo davvero il peggio. Spero vivamente di sbagliarmi.
  • Purtroppo pure io comincio ad avere questa tua sensazione, e….  – Aspros si bloccò alla vista di Artemide.
 
Gli occhi della donna erano del tutto gonfi a causa delle tante lacrime che aveva versato. Il suo bellissimo volto, che solitamente era ben truccato alla perfezione, in quel momento era completamente privo di ogni traccia, anche quella più delicata di trucco. Indossava una lunga veste, questi era un camice che le aveva donato l’infermiera Esmeralda, quando non appena aveva saputo della scomparsa del figlio, si sentì male ed ebbe un forte mancamento.
Continuando a guardare i due uomini si posizionò davanti a questi, e con un lieve filo di voce, proferì.
 
  • Ci sono delle novità? – chiese speranzosa mentre che i suoi occhi presero nuovamente a luccicare.
  • No – fece il cognato in un sussurro – Mi spiace Artemide, non riusciamo proprio a contattarli, abbiamo fatto parecchi tentativi ma tutti non sono andati a buon fine.
  • Ho capito – la donna abbassò lo sguardo, iniziando a tremare come una foglia, nel frattempo anche Saori si avvicinò a loro. La ragazza, più o meno era nelle stesse condizioni in cui si ritrovava ad essere la mamma dei gemelli. In quel momento la principessa di Aldebaran, non aveva quasi più lacrime da versare per il suo Aiolos.
  • Artemide, principessa Saori – Shion si alzò avviandosi verso le due e prendendole tra le sue braccia entrambe – Vi prometto che faremo tutto il possibile per riuscire a trovarli e salvarli – asserì, poi guardando solo Artemide – A questo punto piuttosto andremo con solo l’Athena su Hades, se ciò servisse a poterli salvare!
  • NO! – urlò quasi la donna, staccandosi di botto dall’abbraccio – Non possiamo farlo. Solo una nave per quanto questi sia potente, non riuscirebbe mai e poi mai a contrastare un’intera flotta, anzi, cosa dico più flotte – asserì la donna puntando i suoi occhi disperati in quelli del capitano – Ascoltami Shion, è rischioso, è troppo rischioso, andremo sicuramente incontro ad una morte certa! – disse continuando a tremare come una foglia e accasciandosi sopra al pavimento di quella plancia, Saori a quel punto si chinò pure lei e abbracciò la donna a sé.
  • Capitano – gli occhi di Saori luccicarono – Troveremo un altro modo per raggiungerli e salvarli. Credo che sia Aiolos che Saga non approverebbero mai questa nostra pazzia – e qui scoppiò nuovamente a piangere, poi senza dire più nulla, si alzò e dopo che aiutò la donna a farlo anche lei, le due sempre tenendosi ben strette, presero la via verso l’infermeria.
Era chiaro che una flebo per riabilitarsi un poco avrebbe certamente fatto bene ad entrambe!
 
Shion stancamente prese a passarsi una mano tra i capelli, poi si sedette nuovamente sulla sua poltrona, sempre con l’amico ben piazzato al suo fianco.
Ma era ben evidente che per il capitano della USS Athena non vi era affatto pace, difatti poco dopo davanti a suoi occhi si palesarono i due ufficiali scientifici, che dalle espressioni che avevano entrambi in volto, pareva proprio che avessero da riportargli delle cose piuttosto serie e soprattutto parecchio importanti.
Senza perdere altro tempo prezioso, Hilda prese subito parola.
 
  • Capitano – fece la dottoressa, Shion aprì gli occhi – Purtroppo i danni che abbiamo riportato in questa battaglia, sono risultati essere abbastanza ingenti.
  • Ma come!? – Shion si alzò scioccato, prontamente seguito da Aspros – Lo stesso Sisifo mi ha da poco assicurato che era tutto sotto controllo, ma di preciso cosa è successo?
  • Si certo lo era appunto – Shaka fece un lungo sospiro, poi – Capitano, ora come ora l’Athena non è proprio in grado di potersi muovere. Anzi, se mai lo facesse il motore principale, quello che da potenza alla nave rischierebbe di andare completamente a pezzi! – poi in un sussurro – Capitano mi creda, la situazione è abbastanza grave – si scambiò una lunga occhiata con Hilda.
  • Magnifico! – urlò Shion, facendo voltare dalla loro parte tutti i presenti che erano in plancia, anzi facendone sussultare più di uno – Dei nostri uomini sono stati da poco catturati – non riuscì a pensare e soprattutto a dire che fossero stati uccisi – E la nostra nave è completamente bloccata su questo cavolo di pianeta! – poi in un impeto di ira – Maledizione a Dohko e alle sue idee del cazzo! Ma soprattutto a me che gli sono andato dietro come un cretino, ma porca! – diede un poderoso pugno alla console che aveva davanti a sé, poi forse resosi conto di quello che aveva appena detto, abbassò con fare mortificato il capo. Aspros vedendo l’amico che stava perdendo il senno, a quel punto decise di prendere parola e soprattutto in mano lui la situazione, rivolgendosi ai due esperti scientifici.
  • Dottoressa Hilda, dottor Shaka, approssimativamente quanto ci vorrà per sistemare la nave? Ma soprattutto per renderla nuovamente operativa?
  • Secondo i nostri calcoli – Shaka si guardò con Hilda – Forse bastano sei giornate piene di lavoro.
  • Sei giornate? – ripeté Aspros, mentre Shion prese nuovamente posto sulla sua poltroncina.
  • Si sei giornate, lavorando giorno e notte, senza sosta alcuna e con parecchi uomini a pieno servizio – precisò Hilda, continuando a fare nella sua mente diversi calcoli.
  • …….. – Aspros si scambiò un’occhiata con Shion che riprendendo il suo ruolo, ordinò ai due – Allora mettetevi subito all’opera, perché prima riusciamo a lasciare questo posto, molto meglio sarà per tutti noi!
 
Sia Shaka che Hilda non proferirono più parola alcuna, entrambi si congedarono poi uscirono dalla plancia recandosi immediatamente da Sisifo, il capo ingegnere della nave. Con quest’ultimo avrebbero organizzato le varie squadre di manutenzione per poter così riparare la parte di motore, che durante l’ultimo scontro era stata parzialmente danneggiata, mentre Shion purtroppo arrivati a quel punto si ritrovò a pensare dentro di sé.
"Ora cosa diamine devo fare? Per forza di cose dovrò fare rapporto al commando generale!"
Poi appoggiando il gomito destro sul bracciolo della sua poltroncina, e tenendosi la testa col braccio di questi, continuò.
"Ma come farò a riportare a Sage quello che è appena successo, come faccio a mettere nei guai Dohko? Non posso farlo."
Era abbastanza evidente che il capitano dell’Athena appariva essere piuttosto stanco, quindi Aspros vedendo l’amico in quelle condizioni non propriamente ottimali, a quel punto suggerì a quest’ultimo di andarsi un poco a riposare, lui avrebbe preso momentaneamente la guida della nave, ma soprattutto delle operazioni per far rimettere quest’ultima in condizioni di poter lasciare al più presto il desertico e in parte selvaggio Tatooine, e quindi di potersi poi mettere alla ricerca delle persone che era state fatte in ostaggio.
 
*
 
Nell’hangar dove erano riposti i cinque Mobile Suit, vi era un gran fermento.
Tutti loro avevano appena appreso, tramite una comunicazione interna di servizio, della lunga e soprattutto noiosa, dato che non potevano assolutamente lasciare la nave per ragioni di sicurezza, sosta sul desertico pianeta.
Ma vi erano due di loro, Aiolia e Kanon, che stavano dando di matto, nel vero e proprio senso del termine.
I due volevano a tutti i costi salire a bordo dei loro mezzi, e mettersi a cercare i loro rispettivi fratelli.
Ma dove sarebbero andati a cercarli? Che non avevano nessunissima idea di dove questi si sarebbero potuti trovare!
Quello era proprio il punto delle loro discussioni.
 
  • Aiolia, Kanon, ma la volete si è no capire che non sappiamo minimamente dove li abbiano portati – aveva ripetuto loro per l’ennesima volta un Milo, che tutto sommato strano ma vero pareva essere piuttosto tranquillo. O almeno non era uscito fuori ancora il suo vero essere poco paziente.
  • Se non andiamo in città a chiedere qualche informazione non potremmo mai saperlo! – fece Aiolia di rimando, e insistendo sempre su quel punto.
  • In città nessuno si è accorto della loro presenza – gli rese noto Shura, per l’ennesima volta – L’ultimo contatto che abbiamo avuto con loro è stato quando ci hanno riferito che avevano trovato il mercante e si stavano recando dal Savo, poi da li basta.
  • Appunto, allora se è così andiamo a cercare questo benedetto mercante, dato che lui era con loro, per cui dovrebbe saperlo che fine hanno fatto! – Aiolia insistette senza stare a sentire ragioni, poi non contento si voltò verso Kanon – Ho deciso io vado, tu che fai vieni con me, oppure no?
  • Ma certo che vengo con te, mica ti lascerai andare da solo! E poi non si tratta di salvare solo il mio gemello, ma anche tuo fratello! – asserì Kanon, mentre gli occhi di Aiolia si illuminarono. Nel gemello ribelle, aveva trovato un alleato, dato che nessuno dei presenti riusciva a capire il suo malessere interno. Per lui Aiolos non era solamente il suo fratellone maggiore, ma era soprattutto la figura che gli aveva da sempre fatto da punto di riferimento, lui Aiolos, per Aiolia era davvero tutta la sua famiglia.
  • Voi due invece non andrete proprio da nessuna parte! – fece la fredda voce di Camus, mentre questi si avvicinava al gruppo.
  • Oh Camus, ti prego diglielo anche tu! – piagnucolò Milo, correndo verso il francese.
  • Difatti, cosa gli ho appena detto!? – disse freddamente, poi guardando i due – Ragazzi, vi capisco ma… – venne prontamente interrotto dal solito Aiolia.
  • No! Tu invece non ci puoi proprio capire! – sbottò. Aveva gli occhi lucidi.
  • Lia, per favore fallo parlare – Shura cercò di placcarlo, mettendogli una mano sulla spalla.
  • Ok, parla! – quasi ringhiò.
  • Dicevo – Camus sbuffò lievemente – Che comprendo alla perfezione il vostro stato d’animo attuale – Aiolia continuava a fare con la testa dei segni di dissenso – Ma credetemi ora come ora siamo davvero a rischio tutti quanti, sono quasi convinto che in città potrebbero esserci ancora dei soldati nemici, ben mischiati tra la popolazione, e questi come sono riusciti a catturare sia Los che Saga, potrebbero farlo anche con noi, quindi al momento cerchiamo di ragionare, ma soprattutto – puntò i suoi occhi oceanici in quelli dei due ragazzi – Cerchiamo di non fare azioni avventate, che potrebbero davvero costarci molto care – Milo a sentire ciò fece dei segni di approvazione, mentre Kanon e Aiolia si guardarono per un lungo istante. Entrambi sospirarono.
  • Inoltre – prese parola Shura – Noi tutti – guardò attentamente ognuno di loro – In questo momento dobbiamo stare qui a protezione dell’Athena, perché fino a che tutti i lavori non saranno ultimati non possiamo assolutamente lasciare questo pianeta, ma soprattutto ora non possiamo lasciare la nave senza protezione alcuna!
  • Giusto, anche quello, soprattutto quello! – asserì Camus, poi avvicinandosi ai due e abbracciandoli – Vi prometto, che tutti noi appena saremo in grado di poter fare qualcosa per i vostri fratelli – poi guardando gli altri – Per i nostri amici, la faremo, senza se e senza ma e soprattutto senza esitare!
 
*
 
Fortunatamente le acque si calmarono lievemente, anche se come al suo solito Aiolia aveva qualcosa di precisare e da obbiettare.
Sotto le direttive di Shion anche tutti i piloti, cadetti compresi, dovevano a quel punto dare una mano alla squadra di manutenzione, perché prima sarebbero riusciti a riparare i danni e decisamente meglio era per tutti loro.
Kanon, prima di dirigersi dove gli era stato detto di andare, uscì sul ponte ma giusto per prendere una lieve boccata d’aria, quella che dentro a quell’hangar con tutti i pensieri che gli erano balenati in testa, gli era davvero mancata.
Si sedette su una specie di sbocco da cui fuoriusciva dell’aria interna, anzi, si mise proprio lungo disteso su questi.
Chiuse gli occhi, iniziando così a pensare.
Il fato gli stava giocando un bruttissimo tiro mancino, a quel punto ne era assolutamente certo.
Prima aveva voluto per ben ventotto anni tenerlo separato dal proprio gemello, certo lo aveva fatto per una giusta causa, ci mancherebbe, ma ora perché il fato aveva deciso tutto ciò!? Perché continuava senza alcun scrupolo ad infierire su di loro? Così senza un valido e specifico motivo! Senza un vero e proprio perché!
Con rabbia strinse i pugni, grugnì, era decisamente incazzato.
Quando aveva visto Manigoldo e Cardia fare sani e salvi il loro ritorno alla nave, per un momento nei confronti dei due aveva provato un sentimento, non del tutto benevolo, anzi quasi di rabbia. Si domandò a più riprese, del perché loro si erano salvati mentre Aiolos e Saga, invece non ce l’avevano fatta!
Tutto ciò per lui era davvero inconcepibile, incomprensibile, ingiusto! Ma dopotutto, in quella guerra cosa vi era di giusto? Nulla, non vi era nulla, solo morte, separazione e tanto ma tanto dolore.
Al pensiero di tutto ciò prese a tremare, e il suo corpo era percorso da tremiti, ad un tratto sussultò.
Sudava freddo!
In quel momento da una delle tante vetrate di un corridoio di passaggio che portava da un ponte e l’altro della nave, una bionda, minuta, elegante figura si bloccò davanti ad una di queste.
I suoi occhi nocciola presero ad osservare, anche con una certa insistenza la sagoma di un ragazzo, che in quel momento si era lievemente alzata, dalla posizione supina in cui stava.
La ragazza a quel punto dovette resistere dalla forte tentazione di raggiungere quest’ultima, ma poi data la situazione per nulla facile, anzi decisamente complicata, visto tutto quello che era da poco successo, non sapeva davvero come intavolare un discorso.
E pensare che solitamente non faticava mai quando capitava l’occasione di attaccare bottone, ma con quel ragazzo fin da subito si era sentita diversa, per cui a malincuore desistette dal portare a compimento quello che in verità avrebbe voluto tanto fare.
Forse, se tutto si sarebbe un poco sistemato, magari avrebbe avuto altre occasioni di poterlo avvicinare.
Ad un tratto la voce della sua amica la distolse completamente dai suoi pensieri.
Ehi June, andiamo. Yuzu, Shaina e Morgana ci stanno aspettando da un bel po'!
Thetis le rese noto.
A quel punto sempre continuando ad osservare il ragazzo dalle vetrate, con il cuore in tumulto e la tremarella nelle gambe, prese a raggiungere l’amica che già si stava avviando dove vi erano le altre ragazze ad aspettarle.
 
*
 
Base del Pianeta Hades.
 
Entrambi dopo la gran mangiata che si erano fatti si appisolarono leggermente, quando ad un tratto nel dormiveglia udirono che la porta della loro cella si stava piano, piano aprendo.
Erano praticamente certi che non aspettavano alcuna visita, anche perché gli era stato riferito da una delle guardie, che il loro interrogatorio ci sarebbe stato “forse” nella giornata di domani, ma soprattutto, quella sera avevano già cenato, per cui ridestandosi con un sussulto, videro la porta che ormai si stava aprendo del tutto, e proprio da questi fece la propria comparsa una figura, che i due subito indentificarono come non essere la solita guardia, che spesso faceva loro visita.
Quest’ultima indossava una tuta piuttosto attillata di colore nero, che segnava alla perfezione le morbide forme del corpo che stava coprendo, ma in quel momento il volto di questi era completamente coperto dato che indossava un casco del tutto integrale.
La figura prontamente si avvicinò ai due, che nel frattempo si erano del tutto alzati dal loro giaciglio.
 
  • Uscite di qua alla svelta! – intimò quest'ultima senza alcuna esitazione rivolgendosi ad entrambi i ragazzi.
  • Cosa!? – Aiolos e Saga, spalancarono gli occhioni verdi.
  • Che cosa dobbiamo fare noi? – Aiolos non capiva, o almeno aveva capito ma ovviamente non si fidava.
  • Appunto, che cosa intendi dire, perché? – gli fece eco Saga, percependo pure lui le stesse sensazioni che aveva l’amico.
  • Vi ho appena detto di uscire da qua dentro alla svelta! – ripeté la figura, indicando nuovamente la porta d’uscita – Nell’hangar numero quattro troverete una navicella, prontissima a partire e così potrete lasciare questo posto – li informò, avvicinandosi poi a Saga per passargli una specie di scheda, e fu proprio in quel momento che il gemello riuscì a riconoscere la persona che aveva di fronte, e capire di conseguenza di chi si stava trattando.
 
Il casco che questi indossava aveva la visiera trasparente, quindi il ragazzo riconobbe gli occhi di quella persona.
D’altronde quando si incontrarono per la prima volta su Side6, i due si erano guardati in questi piuttosto a lungo, ma in quel momento notò una sfumatura che la volta precedente non l’aveva notata.
Gli occhi di quella ragazza erano indubbiamente bellissimi, sembravano essere due stelle da che luccicavano, ma se osservati con molta più attenzione, denotavano anche avere una certa profonda tristezza.
 
  • Ascolta – l'afferrò per un polso, guardandola intensamente negli occhi, mentre lei per un istante fremette alla vista di quel smeraldo intenso – Perché stai facendo tutto questo?
  • Perché, perché – lei tentennò – Perché, dovete andare via di qua! – e gli mise in mano la scheda. Questi sarebbe servita loro per far partire il mezzo che lei gli aveva messo a disposizione.
  • No, voglio sapere perché stai facendo tutto ciò! Dimmelo! – insistette lui, prendendo però in mano la scheda.
  • Al momento non posso dirtelo – poi sospingendolo verso l’uscita della cella – Ora vai, anzi andate. Prima che qualcuno se ne accorga e dia l’allarme! – disse lei, mentre Aiolos era già uscito dalla cella. In quel momento stava aspettando Saga, e con lui vi erano anche i quattro soldati semplici, che la ragazza aveva già provveduto a lasciare liberi.
 
A quel punto, la ragazza per facilitare ai prigionieri la fuga, decise di accompagnarli personalmente verso l’hangar, dove lei stessa precedentemente aveva già preparato il mezzo, sistemandolo con tutto l’occorrente che sarebbe servito ai fuggitivi per poter così effettuare una fuga in piena regola, ma soprattutto per avere una certa autonomia.
Vista l’ora decisamente molto tarda, nei vari corridoi fortunatamente non incontrarono praticamente nessuno.
Per quanto riguardava le guardie che erano poste davanti alle tre celle, la ragazza aveva provveduto a sistemarle, somministrando loro tramite una bevanda un pesante sonnifero. Questi se andava bene avrebbero ripreso coscienza, la sera dopo. Insomma, si sarebbero fatti una rilassante e perché no, dormita.
Correndo a perdifiato fecero la loro entrata all’interno dell’hangar, e prontamente la ragazza puntò dritta verso la nave destinata ai sei ragazzi.
Senza alcuna esitazione, i quattro soldati presero immediatamente posto a bordo di questi, invece Aiolos tentennava, continuava a guardare l’amico e nel mentre si stava chiedendo chi fosse quella persona, poi decise di salire pure lui, lasciando di fatto da solo Saga, con la persona che dopotutto li aveva appena liberati e quasi salvati.
Appunto quasi, perché non erano mica ancora del tutto salvi!
 
  • Adesso per favore vai, il tuo amico ti sta aspettando e pure gli altri quattro – disse lei, indicandogli con una mano l’entrata della navicella.
  • Va bene – Saga si allontanò un poco – Ma non appena ci rivedremo, perché sono quasi certo che prima o poi accadrà, mi dovrai dare questa spiegazione, ci conto!
  • Certo, lo farò sicuramente – poi vedendo che lui tentennava – Ora vai! – fece imperiosa.
 
Saga salì a bordo e si mise seduto accanto all’amico. Due dei quattro soldati si misero alla guida del mezzo, invece gli altri due si posizionarono sopra ai sedili posti subito dopo, mentre i due amici si sistemarono in quelli messi in terza fila.
Saga, però prima di salire sul mezzo, si voltò per l’ultima volta ad osservare la ragazza, che sempre tenendo i suoi occhi ben puntati su di lui, gli sorrise, puntualmente ricambiata. Inutile dire che gli occhi di Katya, nel vedere il mezzo allontanarsi presero a lacrimare, difatti rimase bloccata in quell’hangar per diverso tempo, poi destandosi completamente decise di avviarsi dal fratello ma soprattutto anche controvoglia dalla cugina.
Sapeva che quest’ultimi erano entrambi sotto le coperte, ma lei a quel punto doveva per forza di cose dare l’allarme, anche perché in caso contrario si sarebbero potuti insospettire, e così fece.
Dopo poco Katya, venne prontamente raggiunta da Pandora seguita da un Radamante decisamente parecchio assonnato.
 
  • Ho saputo tramite i soldati del primo anello, che i nostri ospiti sono riusciti a scappare, al momento li stanno cercando – riportò guardando attentamente i due. Pandora si bloccò, voltandosi verso la cugina con fare furente. Gli occhi neri della ragazza si incendiarono.
  • Scusa, ripeti!? –  in quel momento la mora, sembrava proprio essere posseduta dal Demonio.
  • I prigionieri sono riusciti a scappare – fece Katya con fermezza, poi guardò il fratello, che si fece un poco pensieroso.
  • Ma come hanno fatto!? – si domandò Pandora ad alta voce – Le nostre celle sono super sicure! Ma soprattutto sono costantemente sorvegliate – e qui guardò di sguincio la cugina, che di rimando rimase impassibile.
  • Appunto, me lo sto chiedendo pure io! – proferì Radamante, sempre più pensoso.
  • A questo punto tra di noi c’è sicuramente una spia, una talpa, qualcuno che fa il doppiogioco, qualcuno che vuole avvantaggiare il nemico – proferì Katya, sistemandosi accanto al fratello.
  • Sorella, ma ne sei sicura? Insomma, ti rendi conto che le tue accuse sono piuttosto pesanti, bisogna essere certi prima di affermare determinate cose! – asserì Radamante, ma di contro il ragazzo sembrava essere piuttosto confuso.
  • Sicura no, perché ovviamente non lo posso sapere con certezza, ma al momento non trovo un’altra spiegazione, soprattutto perché ho trovato le celle completamente aperte, quindi sicuramente qualcuno le ha aperte dall’esterno, agevolando di parecchio la loro fuga – disse la ragazza con parecchia convinzione.
  • Rada – Pandora si avvicinò ai due, ma i suoi occhi erano puntati solo sulla cugina – A questo punto lo penso pure io che tra di noi ci sia qualcuno che sta facendo il doppiogioco, insomma, è abbastanza evidente – lo sguardo della mora, continuò a restare sempre ben puntato sulla figura della bionda. Quest’ultima se ne accorse.
  • Io direi che a questo punto, sia meglio aiutare le guardie e andare a cercarli! – propose Katya guardandosi col fratello ma come al solito ignorando la cugina – Sappiamo che non hanno un mezzo loro per scappare, quindi per forza di cose devono essere ancora all’interno della base, se ci mettiamo alla loro ricerca possiamo ancora prenderli e catturarli nuovamente, cerchiamo almeno di provarci, non mi va di lasciarli scappare così senza fare nulla – disse, ma in tanto sapeva che questi erano già piuttosto lontano. Ma lo fece soprattutto per far sì che i fuggitivi avessero ancora più margine di tempo per allontanarsi. Ma anche per confondere un poco le idee alla cugina, che sembrava proprio che avesse capito tutto, o almeno pareva che nutrisse dei seri dubbi proprio su di lei!
  • Andiamo! – asserì Radamante, prontamente seguito dalle due.
 
Appena entrarono all’interno dell’hangar, Pandora notò che vi erano sistemate ben cinque navicelle veloci, mentre in base a quello che lei si ricordava in questi ce ne sarebbero dovute essere ben sei.
La ragazza andò su tutte le furie, perché a quel punto era praticamente certa che qualcuno li aveva fatti scappare di proposito, anzi, qualcuno li aveva anche aiutati fornendo loro un mezzo per la fuga.
Prontamente Pandora e Radamante diedero l’ordine di far uscire i caccia, ordinando a loro di riportare i fuggiaschi alla base, ma questi uscirono a vuoto dato che “fortunatamente” quest’ultimi erano già parecchio lontano.
 
*
 
A bordo della navicella, invece vi era chi era piuttosto silenzioso. Saga era completamente assorto nei suoi pensieri.
Cioè ad essere precisi, in quel momento i suoi pensieri erano solamente rivolti verso la bionda ragazza, e il gesto che quest’ultima aveva appena fatto. A dirla tutta, non se lo sarebbe mai e poi mai immaginato che un nemico potesse fare tutto ciò.
Aiolos continuò per tutto il tempo ad osservare l’amico, ponendosi dentro di sé parecchie domande, poi ad un tratto osò.
 
  • Amico – gli occhi di Aiolos luccicarono – Cosa ti turba? – Saga per un istante abbassò il proprio sguardo iniziando a tormentare un bottone della camicia rattoppata che indossava. Poi dopo un bel po' alzò gli occhi, incrociandoli con quelli dello stesso colore che l’amico aveva.
  • Era lei – proferì quasi in un sussurro.
  • Ma lei chi? – Aiolos non capiva.
  • La ragazza soldato di Side6.
  • Ah! – l’altro rimase a bocca aperta, poi tentò venendogli un lieve dubbio – La mora o la bionda? – si guardarono per un lunghissimo istante, Saga fece un lungo respiro, poi disse.
  • La bionda.
  • Lo immaginavo.
  • Perché? – chiese interdetto.
  • Perché è abbastanza ovvio, l’altra è stata sì abbastanza cortese ma allo stesso tempo è stata anche piuttosto disinteressata.
  • Los – lo guardò negli occhi – Ma perché avrà fatto una cosa del genere? Capisci se non ci avesse liberati noi saremmo ancora in quella cella! E sicuramente non ne saremmo usciti mai più.
  • Credimi è proprio quello che mi sto domandando pure io – accavallò le gambe, per sistemarsi meglio – Ma che ti ha detto? – Aiolos indagò. Dopotutto doveva essere informato pure lui.
  • Mi ha detto che al momento non poteva dirmelo, ma se ci rincontreremo forse me lo dirà – a sentire ciò Aiolos strabuzzò gli occhi.
  • Ah perfetto – Aiolos sorrise – Ora ci manca solo fissare un appuntamento col nemico e siamo a posto! – proferì con parecchia ironia, passandosi stancamente una mano tra i capelli. Poi si voltò nuovamente a fissare l’amico – Non ho parole!
  • A chi lo dici neppure io – aggiunse Saga, poi cambiando discorso – Ora però è meglio che cerchiamo di metterci in contatto con l’Athena e cercare di raggiungerla al più presto.
  • Ascolta! – Aiolos saltò su – Saga secondo te, in che luogo siamo stati tenuti in prigionia? – gli venne un lieve dubbio.
  • Non saprei – fece l’altro, poi rivolgendosi ad uno dei soldati – Per caso riuscite mica ad avere la registrazione di rotta?
  • Provo a guardare – rispose, mettendosi immediatamente a smanettare con il piccolo computer di bordo, poi dopo un po' – Tenente Arkher mi spiace ma si sono cancellate in automatico, anzi, questo dispositivo non le registra proprio. Sicuramente è stata tolta la funzione di base, a questo punto ne sono praticamente certo.
  • Lo immaginavo – asserì Aiolos, guardandosi con Saga – Probabilmente è stato fatto per una questione di sicurezza interna. Se qualunque loro mezzo fosse stato trovato e preso da noi, saremmo venuti a conoscenza di dove effettivamente erano installate le loro basi e di conseguenza le avremmo già trovate da tempo.
  • Los, dici bene – Saga sbuffò – Che figlio di una buona donna che è quel bastardo di mio zio! Ne sa una più del Diavolo, ma non mi stupisco affatto, perché dopotutto, lui stesso è il Diavolo!
  • Concordo, parola per parola – i due si sorrisero, nel frattempo lo stesso soldato riuscì a mettersi in contatto con l’addetta alle comunicazioni dell’Athena.
 
*
 
A bordo della USS Athena, scoppiò in finimondo non appena l’addetta alle comunicazioni Marin, ricevette e mise in vivavoce la chiamata appena intercettata, proveniente appunto dalla navicella sulla quale viaggiavano Saga e Aiolos più i quattro soldati.
A sentire ciò Kanon, Artemide, Aiolia e Saori, scoppiarono in un pianto liberatorio, abbracciandosi tra di loro, ma anche Shion e Aspros erano visibilmente emozionati, ma a dire il vero lo erano tutti loro.
Durante quelle lunghe cinque giornate, avevano davvero temuto che fosse accaduto il peggio, avevano temuto di non poter mai più riabbracciare i loro cari.
I fuggitivi a quel punto dettero la loro posizione.
Si erano momentaneamente fermati su un pianeta, praticamente inabitato e completamente privo di qualsiasi genere o forma di vegetazione, visto che il carburante a loro disposizione stava iniziando a scarseggiare. Saggiamente, per precauzione e per non essere intercettati spensero anche il radar.
In quei casi la prudenza non era mai troppa e loro non erano di certo degli sprovveduti.
Con una certa emozione, Shion ordinò di raggiungere i ragazzi con un mezzo di soccorso. Quindi Seiya, Sirio e Hyoga si misero alla guida di quest’ultimo, ma preventivamente vennero scortati da Camus e Shura a bordo dei loro Aquarius e Capricorn.
In tempi brevissimi tutta la squadra di soccorso riuscì a riportare i ragazzi che erano stati fatti prigionieri nuovamente sul suolo di Tatooine, dove ad attenderli vi erano tante persone che non vedevano l’ora di poterli stringerli a loro!
 
 
Colei che scrive.
Eccoci arrivati anche alla fine di questo dodicesimo capitolo.
Siate sinceri, vi aspettavate tale gesto da parte di Katya?
Se non avesse fatto ciò, probabilmente i nostri eroi sarebbero ancora dentro quella cella.
È quindi evidente che la ragazza per Saga “provi” dei sentimenti piuttosto forti, e lo sono talmente tanto che sicuramente al gemello gli daranno qualche noia, o almeno diversi pensieri.
Sull’Athena, a quanto sembra non si annoiano affatto. Oltre che stare in pena per i prigionieri debbono pure darsi alle riparazioni, e cercare anche di placcare qualche animo giustamente un po' troppo agitato.
Bene, i nostri stanno per ricongiungersi, e vedremo cosa tutti assieme decideranno di fare.
Detto ciò mi fermo qua, ma come al solito passo ai più che dovuti ringraziamenti.
Grazie di cuore a tutti voi.
Buone Feste, un abbraccio.
Vanity_Gemini!
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


Capitolo 13.
 
  • Chi è che vi avrebbe liberato!? – Aiolia quasi urlò tra i singhiozzi, mentre continuava a piangere e allo stesso tempo a tenere sempre ben stretto a sé, suo fratello Aiolos.
  • Una delle due ragazze che abbiamo aiutato quella volta su Side6 – ripeté Saga per l’ennesima volta, staccandosi dall’abbraccio affettivo della madre e del fratello.
 
A quel punto Aiolos e Saga, dovettero per l’ennesima volta raccontare le modalità di come si erano svolti i fatti, sotto la più totale ed incredibile incredulità di tutti i presenti, che ovviamente a più riprese si chiesero come tutto ciò era potuto accadere, ma anche si domandarono più volte, cosa avesse spinto quella ragazza, tra l’altro un comandante di grado più elevato, a fare tutto ciò.
Per tutti loro quella sua scelta era davvero incomprensibile!
I fuggiaschi, appena furono scesi dalla navicella di soccorso vennero prontamente soccorsi, dato che l’equipe diligentemente guidata dal dottor Mu, si prese subito in carico dei ragazzi, portandoli in diverse sale mediche, e iniziando a fare loro parecchi controlli.
Subito dopo che vennero accuratamente visitati si fecero una doccia calda, mangiarono qualcosa, ma in verità non sembrano affatto essere deperiti, i loro carcerieri a quanto pareva li avevano trattati coi guanti di velluto, e di ciò ne erano grati, soprattutto lo erano Shion e Aspros, che avevano temuto davvero il peggio, conoscendo i metodi non troppo ortodossi che sia Alone che i suoi seguaci molto spesso utilizzavano, per riuscire ad estorcere dai malcapitati più informazioni possibili.
Fatto tutto ciò, successivamente furono sistemati in tre stanzette da due posti ciascuna, sempre però collocate all’interno del reparto ospedaliero della nave. Aiolos e Saga, ovviamente vennero sistemati assieme, soprattutto perché entrambi avevano una leggera, ma fortunatamente non affatto preoccupante, febbre.
 
  • Quella volta che le abbiamo soccorse erano in due. Una mora e una bionda – riportò Aiolos, guardandosi con Saga, che a dirla tutta sembrava essere piuttosto pensoso. Ancora aveva davanti a sé gli occhi belli ma piuttosto tristi di quella ragazza. Era certo che per un po' di tempo non sarebbe riuscito a dimenticarseli, mentre Artemide, nel sentire ciò si fece particolarmente attenta. La donna forse iniziava a capire di chi si potesse trattare.
  • Quindi è praticamente accertato che una delle due è proprio quella che vi ha fatto fuggire? – domandò Kanon.
  • Si – confermò Saga – Ne sono certo, quei occhi verdi già dalla prima volta mi erano rimasti ben impressi nella mente, per cui non posso sbagliarmi – poi afflosciandosi nelle spalle – Solo che mi domando perché? Perché un comandante di Hades ha fatto tutto ciò? Ma soprattutto a che scopo? – a quel punto Artemide prese a sbiancare di colpo e quasi si sentì mancare. La donna aveva capito di chi si stava trattando. Kanon che le era accanto, prontamente si premurò per la sua condizione di salute.
  • Mamma! – urlò quasi, facendo sobbalzare tutti i presenti – Cosa ti sta succedendo? – afferrandola riuscì ad evitare che finisse lunga distesa a terra – Vieni, siediti qua – la fece sistemare su l’unica sedia libera che era presente in quella stanza, dato che da questi Shura prontamente si alzò.
  • Kanon, tranquillo – fece lei abbracciandosi il figlio – Sarà la grande emozione a giocarmi questi brutti scherzi, più volte mi capita.
  • Certo – lui le sorrise amorevolmente, poi – Vuoi che ti accompagni nella tua cabina? – le propose, Artemide a quel punto prese la palla al balzo.
  • Oh grazie tesoro – si alzò nuovamente, ma prima di uscire andò dall’altro suo figlio – Amore – con affetto gli passò una mano tra i capelli – Cerca di riprenderti, mira commando – si sporse leggermente e gli donò un bacio sulla fronte, poi dolcemente si rivolse anche all’altro ragazzo – E anche tu Aiolos, rimettiti in forza – questi le sorrise, mentre la sua Saori le teneva amorevolmente una mano tra le sue.
  • Mamma lo faremo – Saga guardò l’amico – Vero Los? – l’altro annuì.
  • Bene, ora vi lascio. Ragazzi, ciao a tutti.
 
Artemide affiancata da Kanon, prese ad avviarsi verso la propria cabina, mentre all’interno della stanzetta i presenti continuarono a parlare di quello che era considerato l’argomento abbastanza rilevante. Saga però non proferì parola alcuna, anzi si distese completamente e prese a pensare.
Si rese subito conto che quella ragazza col suo sconsiderato gesto, stava cominciando a recargli troppi pensieri, troppa inquietudine, troppa ansia, ma soprattutto troppa paura.
Ma soprattutto era agitato interiormente, perché in quella ragazza così bella e raffinata, aveva visto troppa malinconia, e ciò lo aveva scombussolato a tal punto, che si era sentito come se fosse investito da un turbine di emozioni, ma del tutto avverse, ostili, particolarmente dannose, quindi dopo essersi dato un bello scossone, cercò di placarsi un poco.
Si sentiva anche sudare freddo, ma quello sicuramente era dovuto alla sua condizione di salute, poi a fatica cercò di uscire da quello stato di torpore, riprendendosi e cercando anche di interloquire coi presenti, anche se piano, piano alla spicciolata cominciarono a lasciare libera la stanzetta dalla loro presenza, permettendo così ai due ragazzi di poter riposare in religioso silenzio, e così i due fecero.
Lasciò la madre davanti alla sua cabina, e dopo averle donato un bacio sulla guancia prese ad avviarsi verso l’hangar dove vi erano sistemati i loro Space Wolf.
In quelle giornate la dottoressa Hilda aiutata dal maggiore June, aveva preparato un nuovissimo dispositivo che sarebbe poi stato montato su ognuno di quei mezzi, e ne avrebbe potenziato la loro potenza combattiva.
Appena Kanon entrò all’interno dell’hangar, il suo sguardo smeraldino si posò su una figura, che in quel momento era tutta presa a sistemare accuratamente una copertura, da dove poco prima spostandola, aveva collegato un apparecchio per la revisione dei dati.
Lentamente si avvicinò alla ragazza, che appena si voltò per scendere dal mezzo, che tra l’altro era proprio lo Space di Kanon, quasi si sentì mancare. I loro occhi si incrociarono a lungo, poi ripresasi fu proprio lei a prendere parola per prima, perché in fondo quella era proprio l’occasione giusta.
 
La donna, dopo le descrizioni che fecero sia il figlio che l’amico di quest’ultimo, riuscì a capire di chi si potesse trattare.
Artemide, non aveva alcun dubbio, si trattava proprio di Katya, ne era certa.
Ma perché quest’ultima aveva fatto una cosa del genere? Cosa l’aveva portata a compiere tutto ciò?
Entrando all’interno della stanza da bagno, prese a togliersi di dosso i propri abiti, poi sistemandosi i lunghi capelli con una pinza, si fiondò sotto il getto d’acqua tiepida che fuoriusciva dal quel erogatore multifunzionale, anzi, impose le funzioni del box doccia, mettendole sulla funzione che avrebbe portato a far funzionare la gravità 0, iniziando così a volteggiare all’interno di questi, sempre però mantenendo la fuoriuscita dei getti d’acqua.
Chiuse entrambi gli occhi e prese a pensare, sempre continuando a volteggiare sinuosamente.
Sua nipote, la figlia certo adottiva del suo gemello, da parecchi anni aveva cominciato a creare qualche problema, anzi tanti problemi, soprattutto rispetto a suo fratello che da sempre era stato molto più gestibile.
Ma cos’era successo per farla cambiare in un modo così drastico? Cosa l’aveva spinta a tradire suo padre suo fratello liberando di fatto dei prigionieri di guerra?
Artemide si chiese a più riprese, ma soprattutto ora aveva timore per Katya. Sapeva che tra lei e Pandora non era mai corso buon sangue, dato che le due fin da piccole si erano da sempre mal sopportate, quindi se Pandora fosse venuta a scoprire quello che Katya aveva fatto, per quest’ultima sarebbe stata davvero la fine.
Al solo pensiero iniziò a tremare.
Tempestivamente, fece bloccare la funzione di gravita 0, e appoggiandosi al box si mise sulle ginocchia, mentre l’acqua che cadeva dal soffitto del box, andò a morire sulla sua schiena in quel momento completamente piegata.
Ma in quel momento, un altro pensiero tormentava l'animo della donna.
Come avrebbe dovuto comportarsi con Shion, con Aspros, ma soprattutto con Saga? Doveva dire loro che la ragazza che aveva fatto tutto ciò era sua nipote, che costei era la figlia del suo gemello? Che brutta situazione, le si era appena presentata.
Dopo averci pensato parecchio su, decise al momento di non dire nulla, perché non voleva creare più confusione di quella che purtroppo all’interno di quella nave e non solo vi era.
A fatica si alzò, per poi uscire dal box, afferrare l’accappatoio, avvolgersi per bene al suo interno e mettersi supina sopra al proprio letto. Chiuse gli occhi e prese a giacere di un sonno profondo, quello che dopotutto per tutte quelle giornate appena passate le era completamente mancato!
 
*
 
Aspros e Shion, si erano come al solito rinchiusi all’interno dell’ufficio di bordo di quest’ultimo.
Il capitano era piuttosto nervoso, certo era felice per il buon esito di come tutta la faccenda si era conclusa, ma in quel momento doveva per forza di cose, far rapporto al quartier generale.
In quella missione avevano perso ben sei uomini, la loro nave era stata danneggiata, quindi al generale supremo Sage, quelle cose doveva per forza fargliele sapere, ma di contro per fargli sapere tutto ciò, doveva a quel punto mettere nei casini Dohko, e ciò gli spiaceva, ma era anche vero che quest’ultimo a distanza di pochissimo tempo, si era già fatto fregare per ben due volte, prima da Alone in persona poi dai suoi tirapiedi, inoltre in quest’ultima, oltre a far perdere ben sei vite umane, aveva anche messo a serio rischio l’Athena con tutto il suo equipaggio, nessuno escluso.
Consultandosi a più riprese con l’amico di sempre, Shion prese una decisione. A quel punto informò direttamente, senza passare da terzi, anche perché solitamente le cose molto spesso venivano cambiate a piacimento, il generale supremo.
Sage, continuando a prestare la propria attenzione a tutto il racconto che uno tra i suoi più validi comandanti gli stava relazionando, continuò a fare dei segni di assoluta negazione con la testa, soprattutto quando Shion gli riportò che la stessa Artemide aveva dato loro le giuste coordinate per raggiungere Hades, e loro si sarebbero avviati anche da soli verso questi.
Su quel punto Sage, si impose con tutta la sua autorità. Quell’autorità che era propria, ad un generale supremo.
NO!
Fece imperioso alzandosi dalla poltrona dove vi era sistemato, poi prendendo a camminare nervosamente sull’inerme pavimento.
Capitano Ling, le proibisco assolutamente di compiere un’azione così avventata. Anzi, vi ordino di restare lì su Tatooine, perché nell’immediato farò subito salpare dalla Terra le altre tre ammiraglie, più una trentina di Pegaso. Quindi voi dovete.
Rimarcò per bene la parola “dovete”.
Restare lì in attesa del loro arrivo, mentre per quanto riguarda l’anziano Dohko, a questi gli parlerò io personalmente. Chiedendogli, una volta per tutte di non mettersi più in mezzo, dato che i suoi preziosi.
Disse la parola “preziosi” con fare ironico.
Consigli ci sono già costati piuttosto cari. Al momento non ho altro da dirle, aspetto però sue novità e grazie per avermi informato personalmente!
Dopo essersi congedato col suo generale supremo, Shion allungandosi sulla poltrona si guardò con Aspros, per poi alzarsi, e intimando all’amico di farlo pure lui.
Vieni, andiamo a comunicare tutto ciò all’equipaggio.
Disse prendendo la porta in uscita, sempre seguito dall’amico.
 
*
 
Mentre che sull’Athena stava succedendo ciò, alla base di Hades stavano prendendo una decisione, o almeno cercarono di farlo.
Uno dei tanti lecchini che prestavano servizio alla corte di Pandora, informò con una certa urgenza quest’ultima, riportandole che la nave stellare era ancora ben ancorata sul suolo desertico di Tatooine.
A quel punto, la stessa Pandora decise di chiamare a rapporto i cugini, informando entrambi su quello che le era stato appena riportato, e proponendo a questi di mettersi in viaggio verso Tatooine, per attaccare e distruggere una volta per tutte la nave nemica.
Una volta gli è andata bene, ma una seconda di sicuro non riusciranno a cavarsela!
Asserì, illuminando i suoi occhi neri, scambiandosi una veloce occhiata proprio con la cugina, che pareva non essere troppo d’accordo sul fare quello che lei aveva appena proposto, ma soprattutto che aveva nella mente di fare.
Pandora ovviamente si accorse del disappunto della bionda, ma con una scrollata di spalle, volse la propria attenzione verso il cugino, che come sempre se ne stava muto e in religioso silenzio.
Era piuttosto evidente che il povero Radamante, come sempre si ritrovava ad essere proprio tra due fuochi. Era certo che le micce di quelle due prima o poi sarebbero del tutto esplose!
Dopo che ne discussero un poco, alla fine quasi tutti d’accordo, decisero di partire alla volta di Tatooine.
A quel punto, Katya senza stare ad indugiare oltre prese a salire a bordo dell’Anoha. La sua nave era atterrata su Hades da poco, ed era la stessa Kyoko che comandandola l’aveva portata fin lì. Pandora dopo essersi accordata col cugino sulle strategie da eseguire, per la non gioia proprio di Katya salì anche lei sull’Anoha. Decise di tenere la cuginetta un po' di più sotto il suo più vigile controllo, per cui prese la decisione di viaggiare con questi, anche se in cuor suo avrebbe preferito non farlo, mentre Radamante invece, affiancato dai generali Aiacos e Kagaho, salì sulla sua Zanzibar, la stessa nave con cui lui e la sorella arrivarono precedentemente sul pianeta.
Quando fu tutto pronto, le due ammiraglie più una cinquantina di StarDestroyer, staccarono gli ormeggi e lasciando una lunghissima scia, presero il volo per raggiungere al prima possibile il desertico pianeta.
 
La mamma di Pandora, volutamente se n’era stata per quasi tutto il tempo all’interno delle proprie stanze.
Aveva evitato di dover interagire con tutti loro. Ultimamente non riusciva proprio a stare in loro compagnia, li aveva trovati tutti così diversi, cambiati, disumanizzati, nei loro occhi era riuscita solo a intravvedere tanta tristezza, accompagnata da una buona parte di odio e malignità.
Sempre tenendo il proprio sguardo puntato verso il cielo, prese a sbuffare sonoramente, mentre che continuava a guardare tutte quelle numerose scie che le astronavi appena partite avevano lasciato dietro di loro, poi stringendosi nelle spalle fece nuovamente la propria entrata all’interno delle sue stanze. Si sedette sul sofà, anzi si mise ancora più comoda, sdraiandosi completamente.
Il giorno prima, quasi di nascosto si era sentita con la sorella. Artemide, non le disse dove effettivamente era ma soprattutto con chi era. A quel punto non voleva mettere a serio rischio la vita dei suoi figli, anche perché uno di loro era proprio lì, prigioniero alla base, all’insaputa però di Eris.
Le due stettero in linea per diverso tempo, parlarono un po' di tutto, ma ovviamente si soffermarono sui ragazzi, Pandora e i due fratelli.
Eris chiuse gli occhi e prese a pensare.
 
Flashback.
Quando assieme ad Artemide scapparono da Hades, lei aveva già con sé la piccola Pandora. Aveva avuto la bimba da una relazione clandestina, l’uomo con cui la concepì era difatti sposato e aveva già due figli con la legittima moglie, quindi ovviamente come molto spesso succedeva non volle riconoscere la piccola. Questi, oltre a non volere non poteva neppure prendersi quella responsabilità dato che non avrebbe mai e poi mai lasciato la sua famiglia, così Eris, dopo averci pensato su, decise di tenersi lo stesso la bimba e crescerla in completa solitudine.
Pandora aveva la stessa identica età di Katya, entrambe erano ventinovenni, mentre Radamante era un poco più grande, lui di anni ne aveva trentuno. Si poteva quindi affermare e dire, che le due ragazze erano praticamente cresciute assieme, ma purtroppo non erano mai andate d’amore e d’accordo.
Ritornando all’inizio.
Quando con Artemide si trasferirono su Side7, che poi venne chiamato New Texas, Eris portò con sé la figlia che ai tempi aveva da poco compiuto il primo anno di vita, mentre la sorella era già vedova e incinta dei due gemelli. Artemide, riuscì a partorire e far allontanare i propri figli, consegnandoli al cognato, in un momento che la sorella non era presente, difatti quest’ultima si era recata con la figlia su Hades, dato che su quel pianeta aveva lasciato alcune delle sue cose personali che la donna voleva avere assolutamente con sé.
E fu proprio quella sua assenza che servì ad Artemide e Aspros, per portare a compimento quello che da tempo avevano già preventivato di fare.
In quei tempi Eris fece la spola tra Hades e Side7 per parecchie volte. Andava e ripartiva, senza avere un attimo di tregua, intanto la figlia passava tutto il suo tempo in compagnia dei cuginetti.
Tra Radamante e Pandora non vi erano affatto dei problemi, anzi tutt’altro, i due andavano parecchio d’accordo, difatti qualche anno a seguire, bè parecchi considerato la loro giovane età, i loro sentimenti si tramutarono e i due divennero amanti, mentre con la sua coetanea Katya, Pandora già da così piccola si scambiava dispetti e ripicche all’ordine del giorno.
Dà prima erano le classiche cose da poco, le solite “bambinate” fatte da bimbe viziate e capricciose, poi si trasformarono in azioni sempre più pesanti ed infide. Entrambe ad un certo punto fecero anche a gara a chi la “combinava” più grossa, a chi aveva più “estro” e “fantasia maligna” insomma, ogni occasione era buona per farsi del male, e più delle volte arrivarono perfino alle mani. La loro ultima azzuffata era stata quando Katya, scoprendo della liaison che la cugina aveva col fratello, senza starci troppo a pensare era corsa dal padre, e gli aveva spiattellato tutto, contornando il “racconto” con diversi e precisi dettagli alquanto piccanti, per somma indignazione di quest’ultimo.
Quella volta le due se l’erano suonate di santa ragione. Difatti, quando Aiacos, Kagaho e lo stesso Radamante, a fatica cercarono di dividerle, in entrambe le loro mani trovarono le ciocche dei loro capelli che a vicenda e senza compassione alcuna si erano strappate.
Da quella volta il rapporto tra le due era andato sempre più peggiorando, e lo si poteva benissimo constatare.
Fine flashback.
Eris senza neppure rendersene conto si addormentò, però il suo era stato un sonno particolarmente agitato.
 
*
 
  • Oh Kanon, devo dire che sei arrivato al momento giusto! – June gli sorrise, dopo che si era data un certo contegno, ma continuando ad ammirare quella splendida figura che aveva davanti a sé. Kanon agli occhi della ragazza apparve decisamente meraviglioso. E difatti il gemello minore lo era proprio, perché con quei capelli biondi un po' più lunghi e sbarazzini di come li portava solitamente Saga, quegli occhi, si certo uguali per forma e colore a quelli del gemello, ma con una sfumatura decisamente diversa, forse un poco più da avventato, quelle labbra che in quel momento erano aperte in un bel sorriso, e sulle quali lei ci aveva già fantasticato su parecchio, quella t-shirt nera con stampato l’immagine dei KISS, attillata come se fosse stata una seconda pelle, quei jeans usurati e strappati nei punti giusti e che lei glieli avrebbe strappati ancora di più, se solo ne avesse avuto l’occasione, bè tutto ciò aveva fatto salire di parecchi gradi la temperatura corporea della ragazza, che in un impeto con veemenza si sfilò di dosso la giacchina della tuta, rimanendo pure lei con la sola t-shirt addosso – Ho quasi terminato di sistemare il dispositivo, ma mi servirebbe avere una tua mano – continuò a sorridergli raggiungendolo a terra.
  • Dimmi, in cosa dovrei aiutarti? – domandò lui a quel punto, piantandole gli smeraldi nei suoi occhi nocciola.
  • Vieni ti faccio vedere – fece strada verso un piccolo carrellino, dove sopra vi erano sistemati diversi dispositivi – Kanon, devo sistemare questa centralina dov’è riposta quella vecchia, ma prima ho provato a farlo, ma da sola non ci riesco – prese a fare un lungo sospiro – Mi dovresti tenere la copertura, visto che non si riesce a togliere, così io posso cambiarla senza far fatica.
  • Ma certo, fammi vedere dov’è che ti do una mano – e senza perdere altro tempo prezioso, si avviarono nuovamente verso lo Space Wolf di Kanon. Entrambi con un balzo presero a salire sopra un’ala di questi, poi June indicò al ragazzo dove si trovava il pannello della centralina.
  • È in questo sportello, ma devo dire che ho faticato parecchio a trovarla, il tuo Space è diverso dagli altri, e poi negli altri non abbiamo dovuto cambiarla – disse June, mentre con tanto di cacciavite in mano si apprestava ad aprire parzialmente lo sportelletto, poi voltandosi verso Kanon – Vedi non si riesce a togliere e non sta nemmeno aperto da solo – il gemello le si avvicinò e posizionandosi dietro di lei, prese a tenere aperto e in più in alto possibile lo sportello, mentre la ragazza cercava di staccare i fili che collegavano questi dai vari controlli.
 
In quel momento June iniziò a sentirsi vacillare. Si sentì sul collo il respiro di lui, ma non fu solo quello, dato che Kanon le si era proprio appiccicato. Difatti lei riuscì a sentire i battiti del suo cuore, e ovviamente sentì pure quelli del proprio cuore, che avevano preso a galopparle all’impazzata all’interno del suo petto.
Stava eseguendo tutto ciò con una fatica incredibile, ma la fatica non era dovuta alla scomoda posizione in cui era collocata la centralina che si stava apprestando a cambiare, ma bensì il fatto di avere lui, così ben attaccato al proprio corpo. Infatti a fare ciò ci mise parecchio tempo, e in più le sue mani presero a tremare, impedendole di poter lavorare con più disinvoltura. Ma dopotutto come avrebbe potuto essere disinvolta in una situazione del genere!?
Faticando non poco riuscì a portare a termine il proprio operato, poi quasi contenta, voltò leggermente i suoi occhi incrociando per prima cosa la bocca di lui, e poi successivamente i suoi occhi.
 
  • Kanon, ho finito. Ora puoi pure lasciarlo andare – si era voluta riferire allo sportelletto, e così il gemello fece, mentre lei sistemando le quattro vitine prese a chiuderlo del tutto – Fatto, ora qui dovrebbe essere tutto sistemato! – esclamò riferendosi a tutti i controlli che fece su quel mezzo.  
  • Ne hai altre da sistemare di centraline? – le chiese, indicandole quella vecchia e datata che teneva tra le mani.
  • No – June ci pensò un attimo su – Gli altri Space sono a posto – a fatica riuscì a sostenere quello sguardo, magnetico e tremendamente intrigante allo stesso tempo.
  • Peccato – Kanon fece un sorrisetto, mentre lei a quel punto si sentì proprio mancare, boccheggiando proferì appena.
  • Già – e cercò a quel punto di scendere dall’ala, ma prontamente venne agguantata dalle forti braccia di lui – Kanon!? – fece guardandolo piuttosto interdetta. Si era sentita vacillare.
  • June – la sua voce era profonda e mascolina – Ma te ne vuoi andare così, senza neppure ringraziarmi? Non è mica bello – le fece notare, avvicinando il proprio viso al suo. Lei iniziò a fremere, pensando a quello che sarebbe potuto succedere.
  • Grazie – lei sorrise – Ma dopotutto il mezzo è tuo, per cui hai fatto anche un favore a te stesso, non trovi? – cercò di sviare la conversazione, anzi cercò di allungarla, ma lui sembrava essere di parere del tutto contrario.
  • Anche, ma non mi basta – senza preavviso alcuno la strinse a sé, poi avvicinò le sue labbra a quelle di lei, ma non appena cercò di posare quest’ultime su quelle della ragazza, una voce li fece quasi saltare per aria.
  • EHI!!!!! – si trattava difatti di Death, e della sua grazia ben paragonabile a quella di un Elefante all’interno di un negozio di cristalleria – Piccioncini, la limonata ve la farete dopo se avanzerà un po' di tempo! Non avete sentito l’annuncio!? Siete per caso diventati sordi!? – i due si guardarono perplessi, ma di che annuncio parlava quel pazzo invasato? – I due capoccia ci vogliono tutti nella sala assemblea, per cui muovete in fretta quelle chiappe!
 
A quel punto June e Kanon presero a guardarsi, poi sospirando con un balzo raggiunsero Death, che continuava a guardarli con indosso il suo immancabile sorrisetto sardonico, per poi avviarsi tutti e tre presso la grande sala dove vi tenevano le assemblee di gruppo.
June prese a camminare davanti ai due, e Kanon sempre tenendo il proprio sguardo su quella figura splendidamente avvolta in quella tutina in latex color rosa, dentro di sé iniziò a pensare.
Oggi mi sei scappata, ma la prossima volta appena mi ricapiti a tiro riuscirò a farti mia!
Per poi voltarsi e fulminare l’amico che continuava a sghignazzare senza alcun ritegno, molto peggio del suo solito!
 
 
Colei che Scrive.
Ciao a tutti!
Capitolo ricco di novità e di informazioni, su tutti i fronti.
Di “argomenti” ce ne sono a iosa e da adesso in poi per tutti la faccenda si farà decisamente più complicata.
Tutti i nodi, stanno venendo in qualche modo al pettine, per cui mettetevi belli comodi e gustatevi lo spettacolo.
Spero solo che sia di vostro gradimento.
Bene, detto ciò passo ai più che dovuti ringraziamenti. Grazie di cuore per chi recensisce ma anche per voi lettori silenziosi che comunque siete ad ogni mio aggiornamento sempre presenti. GRAZIE.
Alla prossima pubblicazione e Buon 2021!
Un abbraccio, Vanity!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


Capitolo 14.
 
Tutto l’equipaggio dell’Athena era ben sistemato all’interno della grande Sala Assemblea, questi si trovava situata a poppa della nave. Shion e Aspros avevano appena terminato di comunicare a tutti i loro sottoposti, tutto quello che al capitano della nave, gli aveva detto ma soprattutto ordinato di fare, il generale supremo Sage.
L’Athena era stata riparata da poco, o meglio era stato riparato il generatore di potenza. Quest’ultimo era un dispositivo che dava appunto maggior potenza alla nave, permettendo a questi di poter viaggiare a velocità fotonica, arrivando quindi ad avere una velocità in volo e nello spazio di ben 9 Mach.
Il Mach, indicava la velocità del suono.
1 Mach significava poco più di 1.000 km l’ora, quindi l’Athena poteva tranquillamente raggiungere in scioltezza i 9.000 km l’ora.
Tale dispositivo permetteva sia all’Athena, ma anche alle sue tre navi gemelle, di poter raggiungere tale velocità.
Quella velocità che solitamente le altre astronavi, soprattutto anche le grandi ammiraglie dell’impero non potevano di certo raggiungere. Quest’ultime difatti erano molto più lente, ma bisognava anche considerare che a livello di tonnellaggio pesavano molto di più, quindi risultavano essere molto meno dinamiche e maneggevoli. Queste si muovevano alla velocità massima di 3 Mach, e a confronto risultava essere molto poco rispetto a quella delle quattro ammiraglie della federazione.
Anche in acqua l’Athena se la cavava piuttosto bene, però la meglio del quartetto era la Poseidone.
La velocità dell’Athena era circa di 35 nodi, mentre la Poseidone viaggiava a 50 nodi. Non sembrava molto, viste le altre prestazioni, ma bisognava tenere conto che l’acqua era il punto debole di quasi tutte le navi spaziali, difatti queste erano ben attrezzate per le battaglie terrestri o meglio spaziali, mentre in acqua da sempre avevano faticato parecchio.
Dopotutto le quattro ammiraglie erano navi d’assalto pesante.
Dopo ben quattro ore di discussioni, ovviamente tra i presenti vi era chi aveva avuto da commentare su diversi punti, l’assemblea venne di fatto sciolta, e tutti loro poterono quindi far ritorno alle dovute mansioni, quelle che dopotutto avevano abbandonato per essere li presenti.
Aspros e Shion si ritirarono come solitamente sempre succedeva, all’interno dell’ufficio di quest’ultimo.
I due avrebbe studiato un piano da poi proporre ai capitani delle altre navi, che a breve li avrebbero raggiunti su Tatooine.
Artemide invece era sempre piuttosto pensosa. Il pensiero ricorrente che era sempre presente nella sua testa, inutile dire, era quello sempre rivolto a Katya, ma soprattutto alla sua azione. Ancora non riusciva a capacitarsene, ma soprattutto a più riprese si rifece sempre le solite domande. Perché aveva fatto tutto ciò? Pensando sempre a quello si rinchiuse, dopo aver baciato entrambi i figli, nella sua cabina. Quella solitudine, la faceva stare piuttosto bene.
Il gruppo quasi al completo si stava recando verso la sala ristoro. Prontamente Kanon si affiancò a Saga.
In quelle giornate passate aveva avuto davvero paura di perdere per sempre quello che da poco aveva ritrovato.
Tutti quegli eventi gli avevano completamente travolti, tanto che più volte, entrambi si erano fermati a pensare a come poteva essere possibile. Possibile, che certe cose potessero accadere, ma soprattutto, Saga non aveva smesso di portare il proprio pensiero verso quella ragazza.
I suoi occhi belli, ma piuttosto malinconici gli erano rimasti ben impressi.
A quel punto era sicuro che non sarebbe riuscito a dimenticarseli tanto facilmente.
Invece per quel che riguardava Kanon, la sua situazione “amorosa” non era affatto preoccupante.
Forse con quel suo gesto si era forse esposto un po' troppo nei confronti della bionda maggiore, ma sapeva che anche questi fosse piuttosto interessata, anche se più per orgoglio che per altro, cercava sempre di mascherare il suo evidente interesse nei suoi confronti. Sempre osservando la figura che camminava davanti a lui, decise quindi di rimandare a data da destinarsi un’altra presunta proposta, o semplicemente un altro abbordaggio, soprattutto perché da quel momento in poi, tutti loro, nessuno escluso, avrebbero avuto delle cose molto più grandi e importanti da cui occuparsi.
 
*
 
Passarono giusto ben due giornate, quando sul suolo desertico e parecchio ostico di Tatooine, fece il suo arrivo l’ammiraglio Andreas Riise, a bordo della sua USS Valhalla. Questa super nave era comandata dal padre di Hilda in persona. Inoltre tra l’equipaggio presente a bordo di quest’ultima vi era anche la dottoressa Natassia Cekov, sorella maggiore del cadetto Hyoga.
Questi da poco tempo ricopriva l’incarico di capo medico sanitario, proprio all’interno della nave capitanata dall’ammiraglio Riise.
Era riuscita ad arrivare a ciò, passando egregiamente diversi esami, dai più mai passati.
Ovviamente, per fare e portare un attacco in grande stile verso il potente impero, il generale supremo Sage, aveva fatto salpare dalla base terrestre di Atene anche le altre tre ammiraglie, con l’aggiunta di cinquanta incrociatori leggeri di classe Pegaso.
Appena furono al completo tutti i capitani delle navi presenti, e anche qualche ufficiale di rilievo, si erano tutti riuniti a bordo della USS Valhalla, e dopo averne discusso per circa tre ore abbondanti, presero la decisione di partire alla volta della base di Hades, o meglio del vecchio pianeta Hades, quello che da poco la stessa Artemide aveva rivelato la giusta posizione.
Mentre che l’alto commando della flotta stellare era tutto riunito, i diversi equipaggi, ed erano davvero in tanti, si ritrovarono in vari e piccoli gruppetti. In molti presero quell’occasione, giusto per riuscire a salutare e stare assieme a qualche amico di vecchia data, visto e considerato che dopo l’accademia molti di loro che avevano instaurato delle amicizie, erano stati per così dire divisi. In tutto quel trambusto, ovviamente si incrociarono anche Hyoga e Isaac, e nonostante fosse passato già diverso tempo, tra i due la situazione rapportale era sempre la stessa, dato che si erano guardati a lungo, ma anche piuttosto in cagnesco. A quel punto, gli amici di entrambi avevano cercato di fare un po' da collante, ma tutti i loro sforzi furono inutili, dato che tra i due regnava sempre parecchia ostilità.
Fortunatamente sia Saga che Aiolos, nel frattempo si erano completamente ripresi. La leggera febbriciattola aveva lasciato il loro corpo, quindi sotto la guida di un istruttore, i due amici, stavano eseguendo un piccolo ma efficace programma di riabilitazione fisica.
Inconsciamente il loro fisico di quella breve prigionia ne aveva un poco sofferto, ma a Saga era ben altro che gli recava dei problemi, no di certo il suo atletico e sempre sguizzante fisico.
Dopo che ebbero consumato il loro ultimo pasto sul suolo di quel pianeta, sotto le direttive dell’ammiraglio Riise, che si mise a dirigere tutte le operazioni in prima linea, tutta l’imponente flotta della federazione lasciò quindi Tatooine.
La USS Valhalla si mise in testa al lungo corteo di navi. Al suo fianco destro erano posizionate la USS Athena e la USS Hermes, mentre a quello sinistro vi erano invece la USS Poseidone e la USS Apollo, invece le Pegaso erano dietro a fare da scudo.
 
*
 
Stavano viaggiando a velocità ridotta, da crociera.
Tutti i sistemi di controllo radar su tutte le navi erano allertati, perché sapevano perfettamente che erano entrati in territorio nemico.
Quella parte di spazio, veniva spesso controllata da diverse navi dell’impero, soprattutto perché in essa, viaggiavano parecchi trafficanti d’armi, quindi le truppe di Hades molto di sovente si appostavano dietro a dei grossi asteroidi, e una volta resi inoffensivi quest’ultimi, senza compassione alcuna, prima li eliminavano per poi prendersi loro tutto il bottino. Difatti tante armi che i soldati dell’impero utilizzavano erano proprio di questa provenienza. Solitamente poi le modificavano, giusto per renderle ancora più potenti e micidiali.
La vita a bordo di tutte le navi si stava svolgendo abbastanza con tranquillità.
Tutti gli equipaggi, più o meno stavano svolgendo le solite cose di routine. Vi era chi leggeva, chi sentiva musica con un moderno dispositivo di mp4, chi si allenava il corpo e chi invece come Shaka e Mu, preferivano di gran lunga allenarsi la mente.
L’imperturbabile luminare scientifico e il tutto d’un pezzo dottore, avevano chiesto e ottenuto da parte di Shion, di poter aver a loro più completa disposizione una stanza non troppo grande a bordo della nave. Ma questi però doveva essere anche ben insonorizzata, perché al suo interno loro ci avrebbe fatto sistemare tutto l’occorrente per poter meditare nei migliori dei modi possibili. Shion, conoscendo piuttosto bene entrambi, senza pretendere altre informazioni li aveva prontamente accontentati.
Ad un tratto la USS Athena seguita da dieci Pegaso, inavvertitamente si staccò dal gruppo principale. Shion si allarmò, dato che su un primo momento non riuscì a capirne le cause, ma il navigatore e secondo pilota Asmita, gli disse che molto probabilmente erano finiti in una corrente d’aria, o meglio in un campo magnetico, difatti Marin anche facendo diversi tentativi non riuscì neppure più a mettersi in contatto con la nave madre, ma anche con le altre navi. Sicuramente tutti i sistemi operativi di comunicazioni erano andati in tilt e pure i sensori gravitazionali iniziarono ad impazzire. Era evidente che l’Athena di fatto era solamente in collegamento con le dieci Pegaso, dato che queste le erano piuttosto vicine, anzi una tra queste per poco rischiò anche di speronarla, dritta a prua.
Nella plancia dell’Athena era ben chiaro a tutti, che un potente campo magnetico aveva portato la loro nave più le altre dieci, a deviare di parecchio la loro traiettoria, e quindi di staccarsi completamente dal resto della flotta, rimanendo di fatto però del tutto isolati.
Più volte a più riprese, l’addetta alle comunicazioni Marin, sotto richiesta e pressione da parte di Aspros ma soprattutto di Shion, fece parecchi tentativi, ma purtroppo nessuno tra questi andò a buon fine.
Ovviamente, anche il capo ingegnere Sisifo fece anche lui diverse prove e controlli, ma non venne a capo. Quindi a quel punto dovettero per forza di cose intervenire Hilda e Shaka. Quest’ultimo fu chiamato e subito assieme alla collega, si misero a ripristinare in parte i vari pannelli di controllo, anche se effettivamente non riuscirono a fare tanto altro. A quel punto, l’Athena impostò una sua rotta, che venne subita impostata anche dalle altre dieci navi che la seguivano, e in brevissimo tempo si ritrovarono in una parte di spazio, in cui per la federazione risultava essere completamente inesplorato.
Si ritrovarono quindi nei pressi di Granata. Questi era una delle tante isole spaziali sistemate nello spazio esterno.
Quest’ultima, in realtà era stata la prima ad essere costruita, ma poi nel corso degli anni se ne furono perse le tracce. Difatti, i più avevano ipotizzato che in qualche modo potesse essere stata distrutta, invece com’era successo all’Athena era finita in un campo magnetico, e quindi fu sbalzata anche lei in quella parte di spazio, completamente sconosciuto, senza aver modo di potersi mettere in contatto con le altre stazioni, poste anche loro ai limiti estremi della galassia in cui anche la Terra ve ne faceva parte.
 
Non appena l’Athena arrivò nell’immediate vicinanze di Granata, si incrociò con le forze di Hades.
Davanti alla nave stellare si materializzeranno una trentina forse qualcuno in più, di Star Destroyer, che tenevano i loro cannoni ben puntati sui loro nemici. Questi però lo erano solo sulla grossa nave, mentre le altre dieci sembrava che fossero state completamente ignorate, o almeno, nemmeno prese in considerazione dal nemico.
Prontamente alla vista di tutto ciò, Shion diede subito l’allarme generale, e ogni occupante della nave doveva essere al suo posto.
I cadetti presero ad avviarsi correndo verso i loro caccia, e la stessa identica cosa la fecero anche i ribelli, posizionandosi ognuno a bordo del proprio Space Wolf. Artemide, col cuore in gola osservò Kanon prendere posto all’interno della cabina di pilotaggio.
Ogni volta che sapeva che i suoi figli dovevano affrontare un pericolo, il suo cuore si stringeva in una morsa.
Pianse silenziosamente, poi la sua attenzione venne catturata da Hilda, che con estrema gentilezza le disse di avviarsi con lei all’interno della cabina di sicurezza. Questi era stata posta al centro della nave e al suo interno, in caso di attacco come giusto in quel momento stava accadendo, ci avrebbero preso posto gli occupanti civili e il personale sanitario.
La donna, sempre osservando il caccia del figlio che iniziava a muoversi, in silenzio prese a seguire la giovane dottoressa.
Inutile dire che a quel punto scoppiò una grande e molto cruenta battaglia. Quest’ultima, verrà in seguito ricordata negli anali di storia, come essere la Grande Battaglia di Granata. Quella che fu vinta da una sola nave della federazione, che ne uscì parecchio malconcia, ma comunque ne ebbe comunque la meglio.
Inesorabilmente, dopo aver cercato di dare battaglia le dieci Pegaso, una dopo l’altra soccombettero sotto il pesante fuoco nemico, difatti fu del tutto inutile l’intervento dell’Athena, che si mise a fare loro da scudo, cercando coi suoi potenti cannoni laser di colpire più navi nemiche possibili.
Alla fine l’unica nave che riuscì a resistere e ad opporre parecchia resistenza era stata proprio la nave del capitano Ling.
Ovviamente l’Athena venne anche aiutata dai suoi mezzi aerei, che andarono in avanscoperta cercando così di colpire i punti strategici delle navi nemiche. Avevano perlopiù mirato ai cannoni a particelle che queste tenevano nella parte più in basso della loro struttura, perché secondo i calcoli, giusti tra l’altro, che sia Hilda che Shaka fecero, quelle erano sostanzialmente le armi più potenti che quella tipologia di incrociatore da battaglia, nel suo arsenale possedeva.
I veicoli della federazione con l’aiuto di quelli dei ribelli, avevano già neutralizzato ben dieci navi nemiche, privando quest’ultime delle loro armi più potenti. A quel punto, un comandate di una tra queste, vedendo l’ostilità che quell’unica e sola nave coi suoi mezzi di supporto, continuava ad ostentare, diede l’ordine di far uscire una squadra composta da ben dieci unità, di nuovissimi Zack.
Questi erano l’ultimo modello di robot d’assalto. Erano l’ideale per combattere sia a terra che ancora meglio, vista la sua velocità, nello spazio.
Di rimando anche sull’Athena, ormai rimasta sola non stettero di certo con le mani in mano.
Shura, Camus, Aiolia uscirono a bordo dei loro rispettivi Mobile Suit, ma a quel punto vista la situazione, Aiolos e Saga, decisero di unirsi anche loro ai compagni. I due sapevano perfettamente che i tre sarebbero stati soverchiati dai mezzi nemici, essendo troppo in minoranza. Certo vi erano sempre i tre veicoli delle ragazze, che avrebbero potuto dare loro una mano, ma non era proprio la stessa cosa.
Appena uscirono dall’hangar di destra dell’Athena, si ritrovarono ben presto all’interno della linea di fuoco, anzi a quel punto bisognava stare molto attenti a non cadere nel fuoco incrociato, perché si sparava da tutte le direzioni.
Quello spazio solitamente piuttosto scuro e tetro era completamente illuminato dalle tante esplosioni che vi erano.
Saga però si ritrovò a combattere piuttosto distratto, anzi, troppo distratto, difatti più volte aveva rischiato di essere colpito in pieno. Il pensiero di Katya lo stava confondendo, sudava freddo, in quel momento la sua mente non era affatto libera, pilotava Gemini con enorme difficoltà. Più volte sparava col cannoncino a casaccio, alla cieca. E pensare che lui era un abile cecchino, solitamente, anche in allenamento e in simulazione, non sbagliava mai un centro, mentre in quel frangente, pareva essere diventato l’ombra di sé stesso. Lo stesso Aiolos già in due occasioni gli aveva fatto da scudo, eliminando con Sagitter il robot nemico, ma alla terza volta quando un altro robot si presentò davanti a Gemini, il Mobile Suit di Aiolos venne colpito. Fortunatamente gli Space di Milo, Manigoldo e Death, riuscirono ad intervenire in tempo, soprattutto anche perché lo stesso Saga, pareva essere davvero completamente in trans. Questi era sistemato all’interno della cabina di Gemini, ma i suoi occhi erano come velati, boccheggiava, sembrava proprio che gli mancasse l’aria necessaria per vivere.
I tre ragazzi di Aspros, grazie al loro prezioso ed immediato intervento erano riusciti a coprire la ritirata di Aiolos, che si avviò quindi verso l’Athena, sistemandosi all’interno del suo hangar.
Purtroppo il suo Sagitter non poteva più combattere, dato che era stato colpito al braccio destro, quindi oltre a perdere l’uso di questi perse anche il suo fucile a razzi. Inoltre senza il suddetto braccio non poteva nemmeno utilizzare la sua spada laser. Questi era sistemata in un apposito contenitore porta spade che era posto sulla schiena del Mobile Suit. Quest’arma era molto utile per i combattimenti corpo a corpo.
Aiolia e Camus, proteggendo sempre Saga, continuarono a fare razzia di nemici utilizzando l’arma più potente dei loro robot, ovvero il Bazooka, mentre Shura era affiancato dalle tre ragazze.
Il fratello minore di Aiolos, stava combattendo con una ferocia quasi disarmante. Sembrava essere indemoniato, sparava a più non posso, abbattendo più nemici possibile. Quella del giovane tenente, era una rabbia anche nei confronti di Saga, suo fratello a causa di quest’ultimo poco prima aveva quasi rischiato la vita!
Tutti e cinque i Mobile Suit, a differenza dei più comuni mezzi da battaglia, possedevano un modulo memorizzatore delle battaglie stesse. Questi era un computer in grado di memorizzare i combattimenti del pilota, facendo diventare il mezzo in questione di volta in volta sempre più potente.
Poco più distante da dove combattevano i Mobile Suit, vi era ferma l’Athena.
La nave stellare si era dovuta fermare perché era stata seriamente danneggiata ad un motore, difatti da questi ne stava uscendo fuori parecchio fumo, ma nonostante tutto i suoi cannoni fotonici, riuscirono comunque a sparare senza sosta, abbattendo una dietro l’altra, un gran numero di navi nemiche, ma ne restarono da eliminare giusto cinque, quindi Shion dopo essersi consultato con Aspros, di comune accordo decisero di utilizzare proprio contro quest’ultime, cinque, giusto uno a testa, di quei venti missili fotonici a lunga gittata, che l’Athena da un bel po' di tempo si stava tenendo all’interno delle sue rampe di lancio.
Shion, sapeva che uno di questi sarebbe sicuramente bastato per rendere in polvere una di quelle grosse navi, e difatti non si era sbagliato affatto. Non appena questi furono sparati, andando così a colpire i loro bersagli, per quelle cinque navi rimaste fu davvero la fine. Un grosso fascio di luce le avvolse tutte quante, poi una volta che questi si dissolse, delle cinque non ne rimase nemmeno una misera traccia.
Si erano completamente dissolte nello spazio profondo.
 
*
 
Sia i mezzi aerei che i Mobile Suit fecero uno dopo l’altro il loro rientro a bordo. Avevano eliminato le ultime resistenze nemiche.
La nave stellare a fatica prontamente prese ad allontanarsi dal campo di battaglia, passando e schivando tutti i detriti che aveva attorno a sé, ma dopo poco nel suo radar comparve una mole di una grossa astronave e si trattava proprio dell’Anoha.
Artemide, che era appena uscita dalla stanza in cui si erano rinchiusi durante la battaglia, alla vista e riconoscendo la nave della nipote, quasi si sentì mancare. Scoppiò a piangere, mentre attraverso l’oblo della sua cabina, continuava ad osservare la mole della nave nemica.
Senza esitare, Shion prontamente diede un nuovo ordine, quello di ricaricare i cannoni di prua, visto che quelli di poppa erano al momento inutilizzabili.
Mentre a bordo dell’Ahona, una sempre piuttosto seccata Pandora disse a Katya di aprire il fuoco, specificando e indicando, che la nave nemica era piuttosto malconcia. In effetti, si poteva ben notare la lunga scia di fumo nero che stava lasciando dietro di sé, ma soprattutto questi era anche seriamente danneggiata, stava andando leggermente alla deriva, difatti anche gli stabilizzatori stavano faticando in maniera notevole, nel far rimanere la nave sulla rotta giusta.
Il timoniere Degel, a fatica riusciva a manovrarla.
Katya, di contro però tergiversava e Kyoko che era al suo fianco sapeva perfettamente il motivo di tutto quel suo comportamento. Quest’ultima come sempre stava soffrendo dentro di sé in perfetto silenzio.
La bionda ragazza ben sapeva che a bordo di quella determinata nave vi era anche il ragazzo che le faceva battere il cuore, così inventandosi parecchie scuse, dicendo alla cugina che i loro missili non avevano una tale portata, e che la nave nemica era troppo lontana per cui non l’avrebbero mai e poi mai centrata, fece in modo di far allontanare ancora di più dalla portata dei loro cannoni l’Athena, che piano, piano, in lontananza ai loro occhi divenne un bianco puntino, in quello spazio di nero totale.
Pandora, su un primissimo momento non le disse nulla, ma non appena arrivarono nuovamente su Hades, dove furono raggiunte anche da Radamante e dagli altri due generali, senza neppure salutare quest’ultimi, prese e si avviò spedita nelle stanze dello zio.
Con una certa dovizia di particolare, come spesso d'altronde faceva, prese a riportare ad Alone, quello che la cugina aveva da poco fatto, cioè che aveva non fatto. Questi a quelle sue parole rimase piuttosto pensoso, ma di contro avendo anche la coscienza piuttosto sporca, visto quello che in passato aveva avuto l’ardire di fare, incominciò quindi a dubitare della fedeltà della figlia, ma soprattutto a più riprese si domandò, visto anche il comportamento sempre piuttosto astioso che quest’ultima aveva da parecchio tempo mostrato nei suoi confronti, se questi non fosse venuta a conoscenza di quella verità. Quella verità che praticamente nessuno sapeva, o meglio quei pochi che ne erano a conoscenza, erano stati a tempo debito sistemati.
Gli incidenti più o meno casuali, dopotutto potevano quasi sempre capitare!
Pandora era davvero troppo incollerita, quindi non perse l’occasione di riportare allo zio, anche della questione dei prigionieri lasciati scappare, anzi aiutati a scappare, di proposito.
Dopo che stette a sentire tutto quello che la nipote gli stava raccontando, Alone non aveva più dubbi.
Questi, era certo che Katya stava facendo di tutto per remagli contro, e lui non poteva permetterle di continuare a fare tutto ciò.
Non appena Pandora terminò di raccontare i vari epiloghi allo zio, si congedò da quest’ultimo, ma non appena uscì dalle di lui stanze private, andò a scontrarsi proprio con sua madre, che stranamente era uscita anche lei dalle sue stanze. Eris, aveva deciso di andare a parlare con suo fratello. La donna ci aveva pensato parecchie volte, e alla fine aveva deciso che quella era la cosa più giusta da fare.
Madre e figlia si guardarono per un lungo momento negli occhi, poi quasi amorevolmente, Pandora disse alla madre.
Vieni andiamo, ti accompagno immediatamente su New Texas!
E senza esitare la prese per mano, trascinandosela dietro di sé.
La ragazza iniziava a preoccuparsi. Sapeva che prima o poi sarebbe successo qualcosa di grave ma soprattutto di irreparabile, così con quel gesto aveva voluto portare in un posto tranquillo e sicuro la madre.
Quest’ultima sarebbe rimasta ben lontana dalla battaglia, che molto probabilmente a breve da quelle parti si sarebbe abbattuta come se fosse stata un fiume in piena.
Pandora e Eris, presero posto sulla nave ammiraglia comandata dalla ragazza, e Katya sempre continuando a tenere sotto il proprio attento controllo le due, con una scusa si appartò. La ragazza, per prima cosa non si fece vedere volutamente dal padre, e questi stranamente non cercò nemmeno un confronto con lei.
In quel momento, entrambi stavano studiando un piano, un modo per riuscire a fregarsi a vicenda.
La bionda comandante quella sera non cenò neppure, si fece solo portare un leggero spuntino nei suoi appartamenti.
Al fratello disse che stava poco bene, quindi di conseguenza non aveva troppo appetito. Questi se ne stette, ma notò in lei un comportamento alquanto strano. Non l’aveva mai vista così nervosa e agitata. Quella volta Radamante preferì lasciare perdere. A volte capitava a chiunque di non essere al meglio della forma.
Dopo aver mangiucchiato quel poco che si era fatta portare, si mise comoda sopra alla chaise-lounge che era presente all’interno della sua stanza. Chiuse gli occhi, iniziando così a pensare che quello era il momento giusto, decisamente adatto per agire, quindi si alzò leggermente e visionò tramite il suo orologio da polso che ora si era fatta.
Perfetto! Sorrise maligna. Ora saranno quasi tutti a dormire!
Con un balzo si issò in piedi. Indossava la divisa, quindi decise di mettersi più comoda, prese a togliersi quest’ultima e infilare il suo corpo all’interno di una molto più pratica tuta da ginnastica. Poi si legò i lunghi capelli biondi sistemandoseli in una crocchia, e per evitare di essere riconosciuta si mise in testa un capellino di lana sottile, color nero, così come lo era anche la tuta. Ai piedi invece indossò un paio di comode e soprattutto silenziose scarpe da jogging. I soliti stivali che metteva sempre, per quell’occasione risultavano essere piuttosto rumorosi, per cui era meglio evitare!
Terminata l’opera di vestizione, si avviò verso una piccola cassettiera, dove da un cassetto di questi prelevò un piccolo aggeggio. Questi era un controllo della posizione. Un localizzatore, tanto per capirci.
A quel punto, quatta, quatta, uscì dai suoi appartamenti e prese ad inoltrarsi per il lungo corridoio, ormai del tutto deserto, e soprattutto per nulla illuminato.
Erano solamente presenti le piccolissime lucine di emergenza, poste nella parte più in basso, appena sopra al battiscopa.
Sempre in religioso silenzio, la ragazza si diresse verso l’hangar dove al suo interno vi era sistemata la navicella personale dell’imperatore. A quel punto, voleva capire ma soprattutto scoprire, dove suo padre si recava quando si assentava per lunghi periodi da Hades.
E solo in quel modo lo poteva venire a sapere!
 
*
 
Da tutt’altra parte invece stava succedendo ben altro.
Fortunatamente Sisifo, i tecnici, Shaka e Hilda erano riusciti, faticando, a ripristinare in parte i sistemi operativi della nave, per cui l’Athena aveva potuto mettersi in contatto col resto, quello che ne era rimasto dato che anche loro si erano scontrati con le squadriglie di Hades, della flotta.
Alla fine avevano deciso di incontrarsi su un pianeta, che secondo i calcoli dell’ammiraglio Riise, era piuttosto vicino a Hades.
Si sarebbero riuniti e avrebbero nuovamente deciso una nuova strategia, mentre dalla Terra, il generale supremo Sage, aveva fatto partire altre navi, le quali si sarebbero poi affiancate a quelle superstiti, una volta che tutti avrebbero fatto il loro arrivo su Delta Vega.
 
 
Colei che Scrive.
Ciao a tutti!
Per la primissima volta ho deciso di scrivere un capitolo eliminando del tutto i dialoghi.
Mi auguro che questa mia scelta (solo per questo) vi sia piaciuta.
Non so, mi è preso così.
Detto ciò, le questioni piano, piano, si stanno chiarendo.
Le uniche cose che praticamente sono certe, sono che Katya, ormai per “salvare” Saga è disposta a fare davvero di tutto.
Pandora ha capito che chi tradisce, è la cugina. A breve avranno un bello scontro le due “primedonne” come dice sempre King, di Hades.
Alone, avendo la coscienza piuttosto sporca, insomma, quello che in passato ha fatto è gravissimo, inizia a capire perché la figlia adottiva si comporti in quel modo.
Mentre chi è messo davvero male è il nostro bel Saga. Questi è talmente in totale confusione che non è nemmeno più in grado di saper gestire una battaglia, e soprattutto pilotare Gemini.
Al momento non avrei altro da dirvi, solo quello di ringraziavi per essere sempre presenti.
GRAZIE di CUORE.
Alla prossima.
Salutoni, Vanity!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


Capitolo 15.
 
A fatica riuscì a scendere da Gemini, poi senza degnare di un misero sguardo i presenti, prese ad avviarsi verso la plancia di commando, dove sapeva che sicuramente ci avrebbe trovato Shion.
Barcollava, a fatica riusciva a reggersi su entrambe le gambe, e Kanon che era appoggiato alla ringhiera della passerella cercò di fermarlo, ma lui di contro tirò dritto per la sua strada, però prima di lasciare definitivamente l’hangar volse i propri occhi ancora leggermente annebbiati verso la sagoma di Sagitter, constatando che il Mobile Suit dell’amico era davvero ridotto male, e la colpa di tutto ciò era solo attribuibile a lui, e alla sua precaria situazione psico-emotiva.
Appena arrivò in plancia ad accoglierlo ci furono suo zio e sua madre, mentre di Shion non ve ne era nessuna traccia.
Artemide, con gli occhi stracolmi di lacrime prese ad andargli incontro, e quando lo ebbe raggiunto calorosamente lo strinse a sé. Saga dopo un po' staccandosi da quell’abbraccio materno, domandò guardando entrambi, dove poteva trovare il Capitano Ling.
Questi gli risposero che lo avrebbe trovato all’interno del suo studio, dove si ci era rinchiuso, subito dopo terminata quella lunga e molto faticosa battaglia.
Sorridendo lievemente ad entrambi, prese la via che lo avrebbe portato nella zona della nave dove vi erano sistemati gli alloggi di Shion e di Aspros.
Durante il tragitto, camminando sempre a testa bassa, si imbatté in Shura.
L’ispanico lo mise al corrente che Aiolos, durante quella battaglia aveva riportato una ferita al braccio, e in quel momento era in una delle tante sale mediche di bordo. Saga, dopo averci pensato su, decise per prima cosa di avviarsi dal capitano, poi in un secondo momento di andare a trovare e vedere come in realtà stesse, l’amico di sempre.
Salutato Shura, prese ad avviarsi per un lungo corridoio, poi alla fine di questi voltando a destra si trovò davanti alla porta dell’ufficio presieduto dal Capitano Ling.
Emise un lungo respiro, poi bussò.
 
  • Avanti – fece una voce particolarmente stanca.
  • Shion, posso? – sporse lievemente la testa, aprendo un poco la porta.
  • Si – si mise più comodo – In effetti ti stavo aspettando, entra pure – Saga fece quello che gli aveva detto di fare, entrò dentro e sempre continuando a guardare l’uomo che era seduto oltre la scrivania, prese a sedersi sopra ad una sedia che era posta davanti a quest’ultima – Immagino che mi devi fare rapporto su quanto è successo? Anche se, le condizioni di Sagitter parlano più che chiare – lo guardò dritto negli occhi.
  • Ovvio – Saga abbassò un poco lo sguardo – Ma ho anche altro da dirti – fece iniziando a tremare lievemente – E non credo che ti piacerà.
  • ….. Shion lo guardò accigliato ma allo stesso incuriosito, poi sospirando – Dimmi, poi vedremo se mi piacerà o meno.
  • Ho preso una decisione – Saga lanciò, sempre tenendo il proprio sguardo puntato in quello del suo interlocutore.
  • Sentiamo – si appoggiò con entrambi i gomiti al ripiano della scrivania, intrecciando le mani tra loro – Parla figliolo, non avere timore – lo esortò, perché si rese conto che Saga tentennava.
  • Ho deciso – si bloccò nuovamente, poi – Ho deciso di lasciare la federazione – Shion a sentire ciò spalancò gli occhi, ma lo lasciò continuare – Ho capito che non sono più in grado di combattere, anzi – si fece particolarmente serio – Sono un pericolo per i miei compagni. Aiolos, per poco ci lascia la vita a causa mia, e non posso più permettere che accada una cosa del genere – i suoi occhi presero a luccicare – Shion, non me lo perdonerei mai e poi mai – detto ciò mise sulla scrivania, la pistola laser e il distintivo che contraddistingueva loro dai soldati semplici della flotta stellare. Istantaneamente gli occhi di Shion, presero a posarsi su entrambi gli oggetti.
Sempre continuando ad osservare quello che aveva davanti a sé, il capitano della USS Athena, prese a pensare, poi alzando lo sguardo lo puntò in quello del ragazzo che per lui era come fosse stato un vero figlio.
  • Saga – fece serio come mai lo era stato – Sei arrivato a questa conclusione dopo tutti i grandi sacrifici che hai fatto? Posso saperne in parte il motivo?
  • ……… Saga prese a sospirare, poi passandosi stancamente una mano sulla fronte, decise di fornire al suo superiore una misera, si perché il vero motivo di quella sua scelta non glielo avrebbe mai e poi mai detto, giustificazione – Non sono più in grado di reggere il peso di una battaglia, e tanto meno di usare Gemini al massimo della sua potenza. In quest’ultima battaglia me ne sono reso conto – fece con convinzione, ma di contro Shion non pareva proprio esserlo. Il capitano però decise di non insistere, quindi saggiamente optò per altro.
  • Mi spiace, ma di contro non posso obbligarti a fare una cosa, che non ti senti più di fare – asserì, poi guardandolo quasi paternamente – Saga ascoltami, prenditi del tempo per pensare – poi correggendosi – Anche se purtroppo per noi il tempo a nostra disposizione non è abbastanza, ma almeno in queste giornate che stiamo aspettando l’arrivo del resto della flotta, tu cerca di pensare un po' più a te. Riposati a livello sia fisico e sia mentale e poi ne riparleremo – gli sorrise – Io al momento al generale supremo Sage, non dirò nulla di questa tua decisione, poi si vedrà – fece alzandosi raggiungendo il ragazzo da lui cresciuto, dall’altra parte della scrivania. Anche Saga si alzò, Shion lo abbracciò a sé – Ora va a riposarti. Sento nel tuo corpo ancora l’adrenalina e la tensione della battaglia appena passata.
  • Va bene – si staccò dal quel caldo abbraccio – Mi andrò a riposare, ma prima passo da Los, voglio accertarmi delle sue condizioni di salute.
  • Certo, fai bene – Shion gli sorrise e Saga sempre un poco barcollando si diresse verso la porta di quell’ufficio.
Il capitano lo seguì con lo sguardo, pensando a quanto volesse bene a quel ragazzo, poi quando quest’ultimo si tirò dietro le proprie spalle la porta, gli occhi di Shion si posarono nuovamente su quei due oggetti che erano stati lasciati sopra alla sua scrivania. Prese entrambi tra le mani, e i suoi occhi inevitabilmente iniziarono a lacrimare.
 
*
 
Prima di entrare nella stanza presieduta da Aiolos, Saga si imbatté proprio nel fratello di quest’ultimo. Aiolia ne stava uscendo ed era in compagnia di Marin, e come vide davanti a sé la figura di Saga, il suo sguardo si indurì, ma non riuscì a dire nulla, perché la sua compagna tirandoselo dietro di sé glielo impedì.
Appena Saga entrò all’interno, vide l’amico che era adagiato sopra ad un lettino.
Al fianco di questi vi era Kanon.
Aiolos, durante quell’ultima battaglia aveva riportato una brutta ferita al braccio destro. Nonostante che l’abitacolo di Sagitter fosse come dire ben protetto all’interno di un guscio in carbonio, quando il Mobile Suit, fu colpito e privato quindi del braccio destro, il suo pilota a causa del contra colpo, venne balzato più volte all’interno di questi, e appunto in quell’occasione si fece male.
 
  • Come stai? – gli occhi di Saga erano fissi in quelli di Aiolos.
  • Bene dai – l’altro sorrise – Poteva andarmi peggio.
  • Appunto – abbassò lievemente lo sguardo – Non me lo sarei mai e poi mai perdonato.
  • Saga ora però non fartene un cruccio. Sono cose che durante una battaglia possono capitare.
  • Lo so – asserì lui, poi guardando prima uno e poi l’altro – Ma io non sono più in grado di poter combattere!
  • Ma va – s’inserì Kanon, alzandosi e affiancandosi a lui – Su con la vita, fratello! – gli diede una leggera pacca sulla spalla, mentre l’altro si fece ancora più cupo e pensoso.
  • Saga, ha ragione Kanon. I momenti negativi possiamo averceli tutti! – Aiolos, come al suo solito cercò di tranquillizzare l’amico. Mentre quest’ultimo pareva essere davvero troppo pensoso. Difatti lanciò tutto d’un fiato.
  • Ho deciso di lasciare la flotta stellare! – sganciò la bomba. A sentire ciò sia Kanon che Aiolos, spalancarono i loro occhi. Erano entrambi scioccati.
  • COSA!!!??? – Kanon quasi urlò – COSA, hai deciso di fare! – gli si mise davanti, mentre Aiolos, si drizzò su dal letto.
  • Di lasciare il mio incarico nella flotta stellare – ripeté – Ho già lasciato pistola e distintivo a Shion – rivelò – Non mi sento più in grado di reggere il peso di una battaglia – poi con gli occhi lucidi e la voce tremolante – E ciò che è successo a te Los, amico mio, è la diretta conseguenza.
  • NO! NO! E NO! – Kanon urlò per la seconda volta – Fratello, ascolta – gli si mise davanti – Cosa ci siamo promessi appena ci siamo conosciuti, all’interno del tendone su Endor? Per caso lo hai già dimenticato?
  • No, non l’ho affatto dimenticato solo che…. – Kanon non gli lasciò terminare la frase.
  • Che hai paura!? Bè, quella l’abbiamo tutti, è normale. Appena usciamo dall’hangar della nave non sappiamo se ve ne faremo mai più ritorno, ma questo lo sapevamo fin da subito, da l’inizio, da quando abbiamo accettato di fare questa vita!
  • So anche questo, ma non è quello il motivo, c’è dell’altro….
  • Allora diccelo. Saga, io sono il tuo gemello e lui – Kanon indicò Aiolos, che se ne stava in religioso silenzio – E’ il tuo migliore amico, quindi con noi puoi parlare, anzi, devi parlare, solo noi due ti possiamo aiutare.
  • Hai ragione, ma vedi, io…. io so quello che ci siamo ripromessi di fare quella volta. Assieme e con l’aiuto dei nostri compagni noi dobbiamo a tutti i costi sconfiggere nostro zio, e ripristinare così la pace e la tranquillità in tutte le galassie, ma io, io sono troppo confuso…. – a quel punto sia Kanon che Aiolos, lo guardarono accigliati.
  • Scusa, ma confuso da che cosa? – Kanon volle sapere.
  • Da, da, quella…. – Saga farfugliò, mentre nel frattempo la porta si aprì, e da questi si palesò Artemide.
 
La mamma dei gemelli con un sorriso si rivolse ad Aiolos, chiedendogli come stesse, preoccupandosi per la sua condizione di salute, poi amorevolmente donò a quest’ultimo un lieve bacio sulla fronte. Il ragazzo sorrise imbarazzato, guardandosi coi di lei figli. Dovette ammettere, che essendo rimasto orfano in tenera età, quell’affetto materno sia a lui che ad Aiolia, era davvero mancato.
Staccandosi da Aiolos, la donna volse la propria attenzione verso uno dei suoi due figli, poi prese una sedia posta da un lato della stanza, e si mise a sedere vicino a Saga, che però stava in piedi.
Da giorni lo stava studiando e da donna, ma soprattutto da madre, aveva così capito cosa si stava muovendo nell’animo di uno dei suoi due amati figli.
Il suo pensiero e quello di lui, dopotutto, per motivi ben diversi, era sempre rivolto alla stessa, identica persona.
Kanon in silenzio guardò entrambi, poi fece per alzarsi. Aveva capito che la madre forse stava per rivelare qualcosa di grosso, di importante, qualcosa che purtroppo non poteva più tenersi dentro di sé, ma di contro avrebbe turbato ancora di più l’animo già di per sé parecchio inquieto di Saga.
Su un primo momento, Kanon a dire il vero voleva proporre ai due di andare a parlare altrove, ma poi decise, che forse era meglio che restassero lì, almeno lui sarebbe stato da supporto per il fratello, se mai ce ne fosse stato di bisogno.
 
  • Ragazzi ascoltatemi – iniziò Artemide guardando i tre, poi rivolgendosi solo ad uno di loro – Saga ascoltami, è arrivato il momento che ti devo rivelare una cosa decisamente piuttosto importante – asserì fin troppo seriamente – Ma mi rendo perfettamente conto che questo non sia un momento propriamente adatto, ma sento la necessità di dovertelo dire – i tre erano in religioso silenzio, nessuno fiatava, mentre Artemide spostando leggermente lo sguardo verso Aiolos, lanciò – Ragazzi, dovete sapere che la ragazza che vi ha liberato è mia nipote, la figlia secondogenita di mio fratello – i tre a sentire ciò rimasero completamente scioccati, Saga ovviamente più di tutti. Era diventato bianco in volto così com’era il lenzuolo del letto dove Aiolos vi era sistemato sopra. Il primo tra loro che riuscì a dire una sola parola fu Kanon, mentre Saga sembrava essere totalmente assente.
  • Non ci posso credere! – asserì il gemello minore, guardandosi appena col fratello, che dallo sconvolto che era si dovette sedere, per evitare di finire a terra.
  • Invece mio caro è proprio così.
  • Mamma, cosa aspettavi a dircelo!?
  • Kanon, credimi per me non è stato affatto facile – guardò Saga, che sempre più sconvolto guardava pensoso il pavimento davanti a sé – Solo ora, solo arrivati a questo punto, mi sono decisa – asserì, poi con tono preoccupato e guardando sempre il gemello maggiore – Anche sé forse ho sbagliato – a quel punto la donna si alzò chinandosi sul figlio, poi con fare amorevole prese ad accarezzargli il volto – Mi spiace, mi spiace, averti detto tutto ciò. Ma mi sembrava giusto che tu – e guardò anche Aiolos – Che voi dovevate sapere chi vi ha lasciati liberi. Anche sé mi rendo perfettamente conto che questa notizia sia molto sconvolgente, soprattutto perché ho capito, compreso bene i sentimenti tuoi Saga – lo guardò negli occhi – E pure quelli di Katya.
  • …….. Katya, si chiama Katya, colei che mi sta confondendo, colei che mi sta scombussolando sia la mente che il cuore. Si disse Saga a più riprese dentro di sé. Poi alzandosi, e facendo leggermente allontanare la madre da sé.
  • Bene! Meraviglioso! Perfetto! – fece con un sorriso amaro, guardandosi con Kanon – Mi sono innamorato della figlia del mio peggiore nemico, di mia cugina – poi con fare quasi da pazzo, rivolgendosi al gemello – Kanon – gli puntò gli smeraldi nei suoi e mettendogli entrambe le mani sopra alle spalle – Tu non trovi che sia una cosa davvero divertente!!!! Su, dai, parla? Dimmi cosa ne pensi? – poi guardando Aiolos, che di rimando lo stava osservando con gli occhi sbarrati – E tu, amico mio cosa ne pensi? È divertente, io che mi sono innamorato di mia cugina, Kanon di nostra cugina! Roba da matti!!!! – fece delirando e sudando freddo, mentre Artemide si rese perfettamente conto di aver sbagliato completamente la tempistica. Doveva aspettare che Saga stesse meglio a livello psicologico, almeno così avrebbe assorbito quella scioccate rivelazione in maniera totalmente diversa. Mentre in quel momento stava proprio delirando. Rideva e piangeva allo stesso tempo, difatti in un impeto di follia, si era tolto la maglia della tuta rimanendo così a torso nudo.
 
Saga, sempre continuando a delirare prese ad uscire così com’era dalla stanza, percorrendo il corridoio, sbraitando, ridendo, piangendo, attirandosi così le attenzioni di tutti i presenti, soprattutto quelle di Mu, che udendo tutto quel baccano frettolosamente si era precipitato fuori dalla sala medica con tanto di siringa in mano, poi vedendo tutto ciò, scrollando un poco il capo si era nuovamente rintanato all’interno della stanza.
Artemide, Aiolos e Kanon si guardarono per un lunghissimo istante, poi Kanon si rivolse alla madre, ammonendola.
Hai sbagliato, ora uscirà fuori di testa del tutto!
La donna nel sentire ciò scoppiò a piangere e senza dire nulla, prese a seguire il figlio, che sempre continuava a portare avanti in proprio teatrino.
Artemide si mise a correre all’impazzata, e non appena raggiuse Saga, cercò di avere da parte di quest’ultimo un po' della sua attenzione, che faticando parecchio dopo un bel po' riuscì ad ottenerla.
 
  • Saga ascoltami, per favore ascoltami – lei lo implorò.
  • Che hai da rivelarmi ancora? Quello che mi hai detto è già più che sufficiente!
  • Saga – lo strinse a sé – Non ti ho detto la cosa più importante.
  • La cosa più importante – ripeté lui a Pappagallo – E quale sarebbe? – i suoi occhi erano sempre piuttosto annebbiati.
  • Vieni, sediamoci qui – lo condusse verso una piccola panchina, poi appena presero entrambi posto – Vedi Saga, devi sapere che Katya però in realtà non è la figlia naturale di tuo zio, cioè del mio fratello gemello – lui spalancò gli occhi, ma stette in silenzio – Lei e suo fratello, che è più grande di due anni, sono stati adottati quando erano molto piccoli. Entrambi i loro genitori perirono in un incidente, quindi Alone che a quel tempo ricopriva la carica di consigliere, ed era sotto le direttive del governatore di Hades, padre appunto dei due piccolini, alla morte di quest’ultimo decise di prendersi cura lui stesso dei di lui figli, adottandoli entrambi. Quindi tu e Katya, non avete nessun legame di parentela, se questo è quello che ti fa stare male – poi amorevolmente – Ho capito il perché vi abbia liberato, perché lei si è innamorata di te – poi baciandolo sulla guancia – E tu sei innamorato di lei, vero? Dico bene?
  • Si mamma – la strinse a sé – Dici benissimo, ci siamo innamorati entrambi.
  • Già – concordò lei, poi staccandosi leggermente – Ora però sono in pena per lei. Katya si è esposta troppo, ho paura che le accada qualcosa di grave, sia a lei che a Radamante!
  • E chi sarebbe questo Radamante?
  • Il fratello maggiore di Katya – poi alzandosi, e guardando il figlio intensamente – Saga, io temo sia per te e per Kanon ogni volta che uscite in combattimento, ma sei davvero sicuro a voler lasciare la flotta stellare? Shion, mi ha raccontato di tutti i grandi sacrifici che negli anni hai fatto per arrivare ad essere quello che sei, e soprattutto arrivare a fare quello che fai. Ascoltami, io non ti voglio obbligare, ma a questo punto pensaci bene – poi tendendogli la mano – Ora vieni con me, andiamo un po' a riposarci, che ne abbiamo tutti e due un gran bisogno.
 
Saga senza fiatare, anzi ricomponendosi indossò la sua maglia, che la madre aveva portato con sé. Poi facendosi guidare, si fece accompagnare dalla donna all’interno della propria cabina, prendendo così posto, dopo essersi completamente privato di tutti gli abiti, sul morbido lettone.
Artemide a quel punto decise di lasciare solo il figlio, che a fatica però riuscì a prendere sonno, dato che davanti ai suoi occhi gli apparivano degli occhi verdi un poco malinconici, un sorriso leggermente felice, un bel volto contornato da lunghissimi capelli color del grano.
 
*
 
Arrivata all’interno dell’hangar, puntò dritto verso il veicolo che suo padre molto di sovente utilizzava.
Faticando un poco riuscì ad installare su quest’ultimo il localizzatore che si era portata dietro. Poi non appena terminò di fare quello che si era prefissata di fare, sempre in religioso silenzio fece ritorno verso la propria stanza, e una volta che entrò in quest’ultima prese a privarsi di tutti gli abiti che indossava, mettendosi comodamente sotto le calde coperte.
Alone, proprio il giorno successivo decise di andare a controllare di persona come stavano procedendo i lavori nella nuova base.
Quest’ultima era stata chiamata dall’imperatore stesso, Dark Base, e a quel punto bisognava dire che quel nome era proprio appropriato, dato che rispecchiava alla perfezione la personalità oscura, dell’imperatore stesso.
Katya sempre restandosene all’interno della sua stanza, ben lontana da occhi indiscreti, con l’aiuto di quel dispositivo di controllo, riuscì a scovare la famosa base segreta che il padre teneva ben nascosta sia a lei che a suo fratello.
Sorridendo con una buona dose di malignità, decise di aspettare il ritorno del padre lì su Hades, per poi agire in quella che era la seconda parte del piano che si era prefissata nella mente di portare a compimento.
Alone, dopo poco tempo fece ritorno su Hades, sempre ignorando la figura della figlia. Quindi quest’ultima, avendo le coordinate della nuova base, sempre durante la nottata prese nuovamente ad allontanarsi da Hades, per puntare dritto in direzione di quest'ultima, poi una volta che vi ci fu arrivata, vi installò al suo interno un grosso localizzatore, di quelli con ancora più maggior portata e raggio d’azione.
Fatto ciò, fece nuovamente ritorno su Hades, incrociandosi proprio con Pandora, dato che quest’ultima era di ritorno da New Texas, dove appunto vi era stata per accompagnare la madre.
Come al solito, le due “primedonne” si guardarono a lungo, scrutandosi.
La prima ad infilarsi nella sua camera e chiudercisi dentro a doppia mandata fu proprio Katya. Meno interloquiva con la cugina, per lei meglio era!
 
*
 
Kanon dopo essersi congedato da Aiolos, anche perché quest’ultimo si era lievemente appisolato, decise di estraniarsi da tutti gli altri, andando così a rifugiarsi in un posto tranquillo e molto appartato della nave.
L’Athena, dopo tanto faticare era arrivata su Delta Vega, e poco alla volta venne raggiunta dalle altre navi superstiti della flotta, tra queste vi era anche la USS Valhalla.
Come spesso succedeva, i capitani di tutte le navi presenti si erano incontrati. Anzi, erano ancora tutti radunati nella grande sala assemblea che era presente all’interno della nave comandata dall’ammiraglio Riise.
Stavano decidendo una strategia d’attacco, mentre che aspettavano l’imminente arrivo delle altre navi che il generale supremo Sage aveva fatto salpare dalla Terra.
In quel momento, il gemello minore era particolarmente pensieroso.
I suoi occhi verdi erano puntati verso il cielo parzialmente stellato che si poteva intravvedere attraverso quelle grandi vetrate di quell’altrettanto grande cupola.
Ovviamente, il suo pensiero era sempre rivolto a Saga.
Inutile, lo aveva visto stare troppo male, e in fondo lo capiva, ma di contro, voleva anche che il suo gemello reagisse a tutto ciò, che non si facesse proprio travolgere in pieno dagli eventi, anche se era abbastanza normale che ciò accadesse, visto tutto quello che era successo, ma soprattutto che da loro madre era stato rivelato. Certo, che a pensarci bene era davvero una cosa, per certi versi ovvio, abbastanza anomala, ma non del tutto strana. La forza dell’amore, più delle volte non aveva confini, barriere, ma passava sopra a tutto e a tutti!
Una voce piuttosto conosciuta, ad un tratto lo distolse dai suoi pensieri, quindi voltò appena il capo, trovandosi davanti la splendida figura del maggiore June. Superfluo dire che a quella vista, sorrise.
 
  • Disturbo? – lei fece timidamente, avviandosi verso di lui di qualche passo.
  • Non dirlo neppure.
  • Ben a sapersi – poi sorridendogli – Pensavo avessi voglia di stare da solo.
  • Non pensavi male – sorrise – Ma posso sempre fare qualche eccezione.
  • …… nel frattempo lei si sedette al fianco di lui, ma in quel momento June stranamente non riuscì a trovare le parole giuste per intavolare un discorso sensato, cioè senza cadere troppo nel banale o nello scontato, così facendo l’indifferente si mise anche lei col naso all’insù, cercando di ammirare quel poco cielo stellato che si intravedeva.
Il suo cuore però iniziò a batterle nel petto a dei ritmi accelerati, sperò quindi che lui non se ne accorgesse, ma dal sorrisetto ironico che teneva su quelle labbra perfette, pareva proprio che Kanon avesse capito lo stato d’animo della ragazza. Difatti, dopo un bel po' di tempo fu proprio lui a prendere parola, o meglio a sbloccare quella situazione decisamente troppo strana.
  • Ti piacciono le stelle?
  • Eh!? – fece confusa, girandosi appena.
  • Ti ho chiesto se ti piacciono le stelle? Guarda ora si sta aprendo – indicò il cielo sopra di loro, entrambi erano sdraiati su delle comode sdraio – Bene, così si vedono meglio – lei si avvicinò appena, mantenendo sempre una certa distanza di sicurezza, che ovviamente venne subito annullata da lui, che senza farsi troppi problemi prese ad avvicinarla a sé.
  • Vedo – fece lei puntando il proprio sguardo nocciola, dove lui le indicava.
  • Quelle sono due stelle binarie – proferì lui – Anzi gemelle, ad essere precisi. E si chiamano, quella più a destra Mebsuta, mentre quella leggermente più a sinistra Geminga – in quel momento le loro guance si stavano sfiorando e lei si sentì il volto andare in fiamme.
  • Ti piace l’astrologia, non l’avrei mai detto – lanciò tanto per lanciare qualcosa.
  • Sì molto – lui sorrise – Difatti quando ho dovuto scegliere il ramo su qui specializzarmi ho scelto appunto l’astrologia, e tu invece che ti piace? – i loro occhi si incrociarono per un lungo tempo.
  • Io sono più filosofica, ma anche qualcosina di astrologia so, poco a dire il vero.
  • Bene, allora a questo punto posso sempre insegnarti qualcosa – i loro volti erano praticamente molto vicini, l’uno con l’altro.
  • Si. Volentieri – fece con voce tremolante, ma non riuscì più a dire nulla, perché la sua bocca venne del tutto tappata dalle calde labbra di Kanon, che dopo un primissimo momento di esitazione, poi insinuò all’interno della bocca di June la sua lingua alla ricerca disperata di quella di lei, iniziando così una lunga e voluttuosa danza di piacere, che riuscì a far inebriare ad entrambi completamente tutti i loro sensi.
 
Presa da un forte impeto si alzò di scatto dalla sua postazione e senza starci troppo a pensare prese posto sulla sdraio di lui, anzi, si mise proprio a cavalcioni sopra di lui, continuando a baciarsi senza tregua e senza sosta alcuna, mentre lui, preso dai suoi d’istinti, iniziò a passare le proprie mani lungo tutta la spina dorsale di lei, andandosi poi alla fine a soffermare sopra ai glutei sodi che la ragazza aveva.
June ovviamente non rimase di certo con le mani in mano, anche lei prese ad accarezzare con una certa bramosia, quegli addominali perfettamente scolpiti, al di sotto della camicia di lino bianca che Kanon stava indossando.
Amoreggiarono in quel posto, lontano da occhi curiosi, ancora per un bel po', poi decisero di passare allo step successivo, quindi per poter fare tutto ciò in estrema riservatezza, si eclissarono all’interno della cabina presieduta dalla ragazza.
Li dentro dettero libero sfogo a tutta la loro grande passione!
 
*
 
A bordo dell’Anoha, Katya in compagnia della sua sempre fidata Kyoko, lasciò la base di Hades per fare rotta verso Bespin.
Durante l’arco di quelle giornate, la bionda ragazza ci aveva pensato su parecchio, arrivando quindi a decidere che quello era davvero il momento giusto, il momento adatto per mettere in azione il piano che da tanto tempo, troppo, aveva pensato, studiato, in tutti i suoi minimi particolari.
Non appena il radar dell’Anoha avvistò Bespin, quest’ultima puntò dritta in una posizione particolare del pianeta, dove appunto vi erano riuniti coloro che la bionda comandante doveva incontrare.
La grossa nave fermò i suoi motori sopra ad un grosso spiazzo, circondato da quel poco che restava di un vecchio e ormai fatiscente ed abbandonato stadio olimpionico. Dalla nave ne uscirono fuori solamente le due ragazze, che a bordo di una piccola macchinetta, scartando le varie rovine sparse un po' ovunque, presero ad avviarsi verso una piccola stradina secondaria. Questi era davvero stretta, e piena di buche.
Percorsero circa una decina di chilometri, continuando a balzare all’interno della macchinetta, quando ad un tratto arrivarono davanti all’entrata di quella che pareva essere una vecchia miniera sotterranea abbandonata.
Senza esitazione alcuna entrarono all’interno di questi, accesero anche le luci giusto per vederci meglio, dato che lì dentro vi era il buio più totale.
Transitarono per lungo tempo fino a quando non arrivarono alla fine del tunnel, dove ad attendere le due vi era un folto gruppo di persone.
Kyoko bloccò il mezzo ed entrambe scesero da questi, avviandosi verso i presenti, che subito con fare benevolo e del tutto amichevole si avvicinarono a loro.
 
  • Ben arrivate – disse alle due quello che pareva essere il capo del gruppo.
  • Scusateci per l’attesa, ma dovevo limare ancora qualche dettaglio – Katya, tese la sua mano destra al giovane ragazzo che le era di fronte, subito ricambiata da quest’ultimo.
  • Venite, da questa parte – il ragazzo indicò loro una specie di tenda, le due presero a seguirlo, subito però imitate dal resto del gruppo, che su un primissimo momento rimase un poco più in disparte.
 
Il capo dei ribelli di Bespin si chiamava Siegfried. Questi da parecchio tempo assieme a quelli che da sempre erano i suoi amici, avevano formato il gruppo, cercando di contrastare il più possibile Alone e i suoi fedeli seguaci.
Con Katya avevano fin da subito stretto una buona amicizia, quella che appunto servì loro, per essere risparmiati da parte della ragazza, ma soprattutto, quest’ultima aveva capito che il loro aiuto al momento opportuno le sarebbe di certo servito, quindi aveva fatto credere di averli sistemati in modo definitivo, mentre lei stessa gli aveva dato la possibilità di potersi rifugiare in un posto sicuro e soprattutto poco conosciuto. Veramente in pochi sapevano dell’esistenza di quella miniera.
Il gruppo capitanato da Siegfried, era di quelli ben saldi. Le loro idee di pace li avevano da sempre uniti, per ottenere lo scopo tanto caro a tutti loro.
Erano anche ben addestrati, ma soprattutto non avevano paura e timore di nulla e di nessuno.
Gli altri membri si chiamavano: Hagen, Luxor, Mime, Megres, Alcor e Mizar.
Oltre a questi vi erano presenti anche tre ragazze. Quest’ultime avevano una parte davvero operativa all’interno del gruppo. Le tre erano Lithia, Helena e Freya.
Katya, dopo averne parlato privatamente con Siegfried, ed essersi accordata con questi sulle nuove strategie da seguire, tenne un discorso collettivo, rendendo così partecipi anche tutti i restanti.
Tutti loro dovevano per forza di cose sapere in cosa consisteva il piano che il loro capo e la bionda comandante avevano appena ideato, per poter così effettuare un grande attacco ai danni del di lei padre e di tutti coloro che seguivano quest’ultimo.
Le due si salutarono con tutti i presenti, rimanendo d’accordo che gli avrebbero aspettati dov’era ormeggiata la loro nave, ma non appena quest’ultime lasciarono il nascondiglio dei ribelli, ecco che qualcuno era prontamente sulle loro tracce.
Si trattava difatti di Pandora, questi le aveva seguite di nascosto fin da quando loro avevano lasciato Hades.
Senza esitare, Pandora sparò alle ruote della macchinetta, facendo quasi volare quest’ultima per l’aria. Kyoko, per un lungo tempo rimase riversa sul manto stradale priva di sensi, mentre Katya si riprese subito, trovandosi però davanti la minacciosa figura della cugina, che dall’alto della sua posizione la guardava con uno sguardo carico di odio.
Erano arrivate al dunque, allo scontro finale.
Ovviamente, mentre che Pandora si stava occupando delle due, un folto numero di suoi soldati aveva fatto irruzione all’interno del covo dei ribelli, venendo però prontamente decimato da questi.
Ma ritornando alle due.
La mora Pandora non indossava uno dei tanti suoi vestiti, o meglio abiti, lunghi e poco utili per i combattimenti, ma bensì aveva addosso una sempre nera, tuta attillata, che mostrava le sue forme femminili a dir poco perfette.
Katya sempre puntando i suoi occhi in quelli di Pandora si issò in piedi, e continuando a guardarsi, sfidandosi con solo lo sguardo, le due in contemporanea estrassero le loro spade laser.
La prima ad attaccare a testa bassa fu Pandora, che senza esitare si fiondò sulla cugina, ma il suo primo attacco non andò a buon fine. Katya era anche lei un abile spadaccina, suo fratello le aveva insegnato diverse mosse, quelle appunto per resistere e poi respingere gli attacchi diretti, o meglio gli attacchi nervosi com’era appunto quello di Pandora.
Difatti, si poteva benissimo notare di come le due stessero combattendo.
Katya era calma e tranquilla, ponderava ogni fendente, mentre Pandora sembrava essere indemoniata, combatteva poco lucida e ciò poteva benissimo costarle caro.
 
Stavano combattendo all’arma bianca già da un bel po', quando ad un tratto Katya indietreggiando andò ad inciampare in un grosso masso che fuoriusciva dal terreno, già abbastanza sconnesso di suo.
A quel punto la bionda cadde all’indietro e Pandora approfittò di quell’occasione, per attaccarla con ancora più foga e ferocia, a fatica Katya cercò di respingere quell’attacco, ma lei era quella che si trovava essere molto più in difficoltà essendo a terra. Pandora invece si fece ancora più determinata.
Aveva capito che sua cugina ormai non poteva più fare nulla e lei ce l’aveva in pugno.
Attaccando sempre a testa bassa, riuscì a privare Katya della sua spada, e subito dopo puntò a quest’ultima la sua, dritta alla gola. Si guardarono per un lunghissimo istante, ma Katya però non si era scossa, mostrava alla cugina il suo sguardo sempre fiero, nonostante la palese situazione di svantaggio.
Ad un tratto tra loro due si mise proprio Kyoko, che ripresasi si accorse che il suo comandante non se la stava passando affatto bene. Pandora intimò a quest’ultima di mettersi da parte, di farsi per una volta gli affaracci suoi, perché lei doveva sistemare una volta per tutte la sua situazione con la cugina, e non voleva avere nessuno tra i piedi.
Ovviamente Kyoko era di parere completamente diverso, difatti senza starci troppo a pensare su partì all’attacco, scagliandosi contro Pandora.
Come prima, anche queste due combatterono senza esclusione di colpi. Sembravano essere il ritratto personificato della rabbia, mentre Katya si rimpossessò della propria spada, nel mentre che si teneva una gamba, che risultava essere lievemente ferita, per fortuna solo di striscio.
Ad un tratto proprio Katya udì un urlo, e voltandosi appena vide Kyoko cadere a terra. Pandora l’aveva oltrepassata da parte a parte con la propria spada.
 
  • Kyoko!!!!!! – urlò Katya alzandosi e avviandosi verso l’amica di sempre, per prenderla tra le sue braccia, mentre Pandora lievemente sanguinante si stava tenendo la spalla sinistra.
  • Katya – la sua voce era tremolante, e i suoi occhi erano stracolmi di lacrime.
  • Ma perché lo hai fatto? Perché hai fatto tutto ciò? – Kayta le domandò tra le lacrime.
  • Io, io – non riusciva a parlare, mentre Katya prese ad accarezzarle il volto, stringendola ancora di più a sé – Io l’ho fatto perché ti ho da sempre amato, ti ho da sempre amato tanto, ma tu…. – non riuscì più a dire nulla, i suoi occhi rimasero fermi, spenti, inespressivi, spirò tra le braccia della persona che da sempre aveva amato, ma che non era mai stata ricambiata.
  • Kyoko, io – disse Katya tra le lacrime mentre prese a pulirle la bocca da un rivolo di sangue, poi appoggiando la sua amica al suolo, con occhi indemoniati si voltò dalla parte di Pandora – Adesso a noi due! – e come un fulmine la raggiunse, brandendo nuovamente la sua spada laser.
 
In quel momento, vi era solo una che combatteva con una certa ferocia.
Certo i suoi occhi continuavano a lacrimare, ma la forza che metteva in quei fendenti era davvero tanta, se considerata la sua esile figura.
Pandora si trovò essere in parecchia difficoltà, perché la ragazza che aveva davanti a sé era completamente tutt’altra persona rispetto a quella che poco prima aveva incrociato. Katya non le dava tregua, per incidere maggiormente aveva preso anche la spada di Kyoko, mettendo così la rivale in seria difficoltà.
Andarono avanti per parecchio, sudavano, ansimavano, l’adrenalina era salita alle stelle, poi Katya usando un pizzico di furbizia, quella che forse mancava all’altra, riuscì anche aiutata dal fatto di avere due spade, a far credere una cosa a Pandora ed invece farne un’altra. Per la mora fu la fine.
La spada di Katya le si conficcò dritta nel petto, più o meno l’aveva colpita come lei aveva colpito la povera Kyoko.
Pandora, si accasciò a terra, la sua spada le cadde e con entrambe le mani prese a tenersi il petto sanguinante, guardò per l’ultima volta la tanto odiata cugina, poi i suoi occhi neri si chiusero, per sempre.
Nel frattempo arrivarono sul posto Radamante, in compagnia dei fidati Minos, Aiacos e Kagaho. Questi avevano seguito la nave di Pandora, ed erano stati guidati in quel luogo dal gruppo di Siegfried.
Alla vista di tutto ciò, Radamante era disperato, subito corse da Pandora, prendendola tra le sue braccia, mentre Katya si chinò nuovamente su Kyoko, imitando il gesto del fratello, stringendo a sé l’amica.
I tre generali invece si guardarono attorno. Erano del tutto sconcertati.
 
  • Sorella, perché è successo tutto questo? Dimmelo perché? – Radamante si rivolse a Katya tra i singhiozzi.
Lei a quel punto, sempre piangendo la morte dell’amica, prese a raccontargli tutto quello che a quel punto suo fratello doveva sapere.
 
Flashback.
Acquattandosi prese a seguire la cugina. Ultimamente lo faceva abbastanza di sovente dato che i loro rapporti non erano mai stati troppo amichevoli, anzi, erano tutt’altro.
In quelle giornate aveva più volte notato che il suo amato fratello, passava molto meno tempo con lei, e ciò la faceva soffrire in modo alquanto particolare.
Troppo, essendo lui l’unico componente della sua famiglia ad esserle rimasto.
Seguendo Pandora, venne quindi a scoprire della storia proprio tra questi e suo fratello, ma la cosa non la meravigliò più di tanto, essendo che qualche indizio qua e là, lei lo aveva già raccolto. Doveva solamente averne la conferma.
Senza starci troppo a pensare su, anzi con una certa foga, andò immediatamente a riportare quella sua scoperta al padre. Sapeva che questi a certi tipi di legami era fermamente contrario, quindi quale occasione migliore per rovinare la festa all’adorata cuginetta. Inoltre per rendere la cosa più vera, scattò anche qualche foto, giusto per far vedere al padre che quei suoi racconti non erano solo frutto della fantasia di una ragazzina di quattordici anni.
Alone dopo aver sentito e ascoltato tutto il suo racconto, prese amorevolmente Katya tra le sue braccia.
Tesoro.
Le disse, mentre che lei piangeva.
Stai tranquilla, ci penserò io ad impedire loro di vedersi. Non devono farlo perché ora comunque sono cugini!
Detto ciò, Alone dopo aver cercato di calmare un poco la figlia, decise di chiamare a rapporto figlio e nipote, e mettere in chiaro le posizioni di tutti loro.
Con fare imperioso, Alone ordinò ad entrambi di interrompere immediatamente la loro relazione, in caso che non lo avrebbero fatto, lui stesso avrebbe preso nei loro confronti dei seri e rigidi provvedimenti. Poi senza aspettare una loro possibile replica, o protesta, prese ad avviarsi all’interno dei suoi appartamenti.
Radamante se ne stette senza replicare, mentre Pandora no, lei volle dire la sua. Anche perché aveva ben capito chi era stato ad informare l’imperatore, suo zio, su quella storia.
Senza esitare seguì lo zio all’interno dei suoi appartamenti, ma non fu la sola a fare ciò. Anche Katya imitò il suo gesto, andandosi però a nascondere sotto ad una lunga tavola, posta in un lato di quell’immenso salone, e soprattutto ben coperta dalla tovaglia che copriva quest’ultima, arrivando a toccare a terra.
Li drizzò per bene entrambe le orecchie.
Con una certa veemenza, Pandora chiese allo zio perché avesse adottato i due, cosa era stato a spingerlo a fare quel passo, perché se lui non l’avesse fatto, ora lei e Radamante potevano vivere il loro amore.
Quest’ultimo però non le diede una risposta esaudiva, tergiversò, cercò più volte di sviare il discorso portandolo su altri argomenti, invece di contro Pandora continuò con le stesse domande. Lui stufandosi delle richieste della nipote si infuriò, ordinandole minaccioso, peggio del suo solito, di uscire da lì dentro, ma soprattutto di non immischiarsi in faccende e questioni, che a lei non erano date di sapere!
A quel punto, Pandora anche se un poco riluttante decise di lasciare libera della sua presenza quella grossa sala, quindi senza dire più nulla allo zio si avviò verso la porta, oltrepassandola e tirandosi con un tonfo dietro alle proprie spalle quest’ultima.
Katya, invece che era sempre ben nascosta sotto al tavolo, in quel momento era però impossibilitata di uscire dal proprio nascondiglio. Acquattandosi ancora di più si mise in religioso silenzio, aspettando il momento propizio per uscire allo scoperto. Mentre Alone, credendo di essere solo, prese ad urlare alla propria immagine, in quel momento riflessa nello specchio in cui lui stesso si stava rispecchiando.
IO li ho dovuti adottare, perché IO stesso li avevo resi orfani!
E con ciò, con fare piuttosto sconvolto oltrepassò pure lui una porta, quella che lo avrebbe portato ai suoi appartamenti privati.
Katya, rimase immobile, anzi le si bloccò completamente il respiro.
Aveva capito tutto, i loro genitori non erano morti quindi in un incidente, o meglio, erano deceduti sì in un brutto incidente, ma questi era stato “volutamente” causato, era stato appositamente provocato. Non era il fato o il destino che aveva agito, ma era stata quella persona che ora lei e suo fratello avevano tutti i giorni al loro fianco, quella persona che loro due avevano sempre chiamato padre!
Fu proprio in quel momento che cominciò a capire tante cose, poi scoppiò a piangere senza un minimo di freno.
Le lacrime solcavano libere lungo il suo viso da adolescente.
A causa di quell’uomo lei e il fratello, non avevano avuto la possibilità di crescere tra le braccia amorevoli dei loro genitori, e di loro ovviamente non si poteva ricordare nulla, visto che quando perirono era troppo piccola per poterlo fare.
Una bimba di un anno, cosa mai si sarebbe potuta ricordare? Nulla, e così valeva anche per Radamante che di anni ne aveva tre.
Uscendo allo scoperto, dopo essersi accertata che non ci fosse nessuna presenza, si posizionò proprio davanti allo specchio, dove poco prima lo stesso Alone, aveva fatto quella sua rivelazione.
Sguardo ben puntato in questi, entrambi i pugni chiusi.
Alone, me la pagherai cara, questa è la mia promessa! Ora come ora sono troppo piccola per poter solo pensare di fartela pagare, ma non appena diventerò più grande e potrò, vedrai che la mia vendetta sarà pesantissima, garantito!
Disse, poi sempre con le lacrime agli occhi uscì da quel salone, per prendere ad avviarsi verso la sua stanza.
Per prima cosa decise di non dire nulla al fratello. Loro erano solamente due ragazzini, per cui cosa mai avrebbero potuto fare contro il potere e la malvagità che da sempre Alone esercitava? Nulla di che, loro al momento non potevano fare proprio nulla, mentre più avanti, quando sarebbero cresciuti e avrebbero avuto anche loro un certo potere, forse potevano anche pensare di poter adempiere alla loro vendetta.
Katya, aveva vissuto tutti quei anni, con quell’unico e solo pensiero che spesso le vorticava in testa!
Fine flashback.
 
Concluse quel brutto racconto tra le lacrime, tenendo sempre ben stretta a sé Kyoko, mentre Radamante era sbiancato, boccheggiava, cercò di dire qualcosa, ma le parole gli morirono in bocca.
Invece i tre generali si guardarono scioccati. Loro erano molto affezionati ai due fratelli, soprattutto a lui, dato che avendo la stessa età erano praticamente cresciuti assieme.
Appena si riprese, sempre tendendo tra le braccia il corpo inerme di Pandora, Radamante a sentire tutto ciò, decise pure lui di vendicarsi nei confronti di quella persona che aveva fatto loro tanto male, e continuava a farne.
Sempre tra le lacrime, prese in braccio la donna che aveva e che ancora amava, per dare a questi una degna sepoltura.
Mentre Minos e Kagaho presero tra le loro braccia la povera Kyoko. Aiacos, invece sorresse Katya che era sempre più sconvolta e disperata, ma allo stesso tempo si era sentita più libera, ora che aveva potuto raccontare al fratello quella verità che solo lei sapeva.
Decisero di seppellire le due ragazze, vittime entrambe di quel folle, in un posto tranquillo e ben appartato di Bespin, dopodiché presero a salire sulle loro astronavi. Aiacos, decise di unirsi a Katya, giusto per non lasciare quest’ultima da sola.
Prontamente furono seguiti ed affiancati dai veicoli dei ribelli di Bespin, quindi tutti assieme fecero ritorno su Hades.
Alone, fiutando l’imminente pericolo si era già allontanato dal pianeta, ma Katya comunque sapeva dove trovarlo, dove quel verme schifoso si sarebbe nascosto, assieme giusto ai suoi fidati generali e soldati. La sua guardia scelta, per la precisione.
Chi era rimasto sul pianeta era il solito lecchino e tirapiedi di Cheshire. Quest’ultimo decise di fermarsi ad aspettare il loro arrivo, ovviamente ben nascosto, ma giusto perché voleva capire, spiare, vedere cosa effettivamente stavano architettando, per poi riportare tutto ciò al suo padrone. Lo avrebbe fatto solo per messaggio dato che nemmeno lui sapeva di preciso dove il loro imperatore potesse essere.
Assieme a Cheshire, rimasero davvero in pochi e questi vennero subito catturati dai soldati che erano a bordo delle due astronavi e portati nelle segrete della base.
Katya era sempre piuttosto sconvolta, si sentiva addosso la responsabilità della morte della sua fidata e amica Kyoko, ma anche la rivelazione che questi le fece, praticamente in punto di morte, urtò parecchio la sua psiche che era già parecchio devastata di suo.
Ad un tratto, mentre che stavano facendo il loro ingresso all’interno della base, il cielo sopra di loro venne completamente oscurato.
Alzarono prontamente i loro occhi increduli verso questi e videro sopra alle loro teste, le grosse sagome che appartenevano alle quattro ammiraglie della federazione.
Tre di queste rimasero a debita distanza, mentre una la USS Athena, si avvicinò al gruppo che era a terra.
Katya la riconobbe, quindi con una certa urgenza, anche perché i grossi cannoni della nave erano puntati su di loro, prese dalla tasca interna della divisa da comandante un fazzoletto bianco, mettendosi quindi a sventolare quest’ultimo per aria. Il gesto della ragazza venne imitato dal fratello e dagli altri tre.
A quel punto, il capitano Ling comprese che quel gruppetto di soldati si stava arrendendo, così diede l’ordine di non sparare, ordinando al timoniere Degel di portare la nave a toccare il suolo di quel pianeta. Questi senza obbiettare eseguì l’ordine, mentre la Poseidone, l’Apollo e la Hermes, rimasero sempre ferme nella stessa, identica posizione.
Non appena l’Athena toccò il suolo, da uno dei suoi tanti portelloni ne uscì proprio Artemide. La donna si mise a correre e puntò direttamente sulla giovane nipote, e una volta che la raggiuse l’abbracciò ben stretta a sé!
 
Colei che scrive.
Innanzi tutto scusatemi per questo gran ritardo, ma è un periodo davvero full.
Passiamo al capitolo.
Questo come avevo già annunciato è un capitolo molto importante, anzi, mi scuso se è pure bello lunghetto, ma mi spiaceva dividerlo, così ve l’ho proposto in tutta la sua lunghezza.
Come avrete ben letto, ormai quasi tutti i nodi stanno venendo al pettine, e avrete ben compreso del perché Katya mostrasse sempre tutta quell’ostilità nei confronti di Alone.
Purtroppo essendo questa una guerra, la morte sia di Pandora e di Kyoko, era quasi inevitabile. Soprattutto perché le due ragazze era da tempo che erano ai ferri corti. Quindi ci sta.
Ora anche Radamante sa tutto e insieme alla sorella hanno deciso di portare a compimento la loro vendetta di famiglia, insomma i due stanno per vendicare entrambi i loro genitori.
Detto ciò, al momento mi fermo qua. Però come al solito vi lascio i miei più che sentiti ringraziamenti.
GRAZIE DI CUORE A TUTTI VOI!!!!!
Alla prossima.
Un abbraccio, Vanity!
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


Salve a tutti!!!
Dopo parecchio tempo, eccomi nuovamente qua con un nuovo capitolo di questa mia storia.
Al gran finale manca davvero poco.
Vi auguro una lieta e piacevole lettura.
 
Capitolo 16.
 
Le due donne stettero per un tempo indefinito abbracciate. La zia teneva in un caldo abbraccio ben stretta a sé la nipote, che non riusciva a placcare il suo pianto, difatti pareva essere un fiume in piena. Troppe cose, tra cui molto brutte erano successe in quelle poche ore, e lei non riusciva a farsene una ragione. Aveva perso la sua migliore amica, colei che da sempre nei suoi confronti provava un sentimento che non si poteva classificare come una semplice amicizia, per lei provava amore, quello vero, e lei non lo aveva mai capito, non aveva mai captato i vari segnali che più volte Kyoko silenziosamente le lanciava, e tutto ciò la stava facendo stare ancora più male. Dopo tutto ciò, pianse anche per Pandora. Va bene, le due cugine non erano mai andate d’amore e d’accordo, ma lei non avrebbe mai pensato che tra di loro potesse succedere tutto quello che invece era successo, che sarebbero arrivate perfino a privarsi della vita a vicenda, ben consapevoli tra l’altro di farlo. In ultimo, il fatto di aver raccontato al fratello la verità, quella verità che solo lei e altri pochi sapevano, la verità sulla vera morte dei loro genitori, con la conseguente di tutto il malessere misto ad odio, che lei per tutti quei lunghissimi anni si era portata dentro di sé, facendolo pesare come se fosse stato un grosso macigno, e in parte lo era eccome!
Ad un tratto una mano si posò sulla spalla destra della ragazza, era quella di Rhadamante. Lei si staccò leggermente dal caldo e protettivo abbraccio della zia, anche quest’ultima aveva gli occhi umidi dal pianto, e con impeto strinse a sé il fratello, che al quel punto avvolse tra le sue braccia entrambe le donne.
Tutti i presenti decisero di starsene in perfetto e religioso silenzio, nessuno di loro voleva interferire tra quello che stava accadendo tra i tre. Saga era appena sceso anch’egli dalla grossa astronave, e senza cercare l’attenzione di Katya, che poi comunque sarebbe arrivata, si posizionò tra Shion e suo zio, che come tutti gli altri osservavano la scena visibilmente emozionati.
Non appena si staccò dall’abbraccio con fratello e zia, gli occhi verdi di Katya si incrociarono con quelli dello stesso, identico colore di Saga. Quest’ultimo, si era però sistemato accanto al gemello, ma la ragazza dopo aver incrociato lo sguardo di Kanon, che per certi versi era del tutto simile a quello di Saga, lei puntò dritto verso quest’ultimo. Nonostante l’incredibile somiglianza che vi era tra i due, a volte anche loro madre se li confondeva, per lei era quasi impossibile sbagliarsi. Saga era unico!
I due giovani non si dissero nulla, si osservarono, si rispecchiarono a lungo in quelle iridi uguali che entrambi avevano.
Kanon, tenuto sotto attento controllo da una sempre vigile June, nell’osservare attentamente quella scena, sorrise lievemente dentro di sé. Ora aveva ben capito da cosa provenisse tutto il malessere, tutta quella confusione mentale, che il gemello in quelle giornate aveva avuto dentro di sé. La stessa cosa di Kanon la fece anche Aiolos, che per fortuna si era abbastanza rimesso in forza. Ma quest’ultimo sapeva già tutto quello che si era mosso e continuava a muoversi all’interno dell’animo turbolento del suo migliore amico.
Terminati i vari convenevoli di rito, tutto il gruppone si riunì all’interno della USS Athena. Nel frattempo anche le altre tre grosse navi della federazione avevano posato le loro grosse moli sul suolo di Hades.
I ribelli di Bespin, scesi anche loro a fare le varie conoscenze, fecero ritorno a bordo dei loro veicoli, mentre Minos, Aiacos e Kagaho presero a seguire i due fratelli a bordo della nave stellare, lasciando parecchi soldati che avevano deciso di tradire Alone, e unirsi alla causa dei due come guardia, anzi, quest’ultimi fecero ritorno sulle due astronavi, ormai passate sotto la direzione dell’unione stellare.
La giovane ragazza, una volta che fece la sua entrata a bordo della USS Athena, venne prontamente accompagnata dal fratello, Minos, Aiacos e Kagaho nell’infermeria di bordo. La ferita che le aveva provocato Pandora, stava iniziando a sanguinare.

-Per tutti questi anni mi sono tenuta dentro questa cosa – i suoi occhi erano pieni di lacrime, mentre il fratello le teneva amorevolmente le mani tra le sue – Ma ora finalmente ho avuto la possibilità di potermi togliere questo peso, che da molto tempo mi stava opprimendo.
-Posso solo immaginare tutta la sofferenza che ti sei tenuta dentro – la strinse a sé – Io, non so se sarei riuscito a convivere con un tale segreto, senza impazzire.
-Rhada, io ci sono riuscita, ma credimi è stato tremendo – si accasciò sul lettino, allorché il fratello incrociando gli sguardi degli altri tre, e capendosi al volo, decisero di comune accordo di lasciare riposare Katya, fino a che non si sarebbe un poco ripresa. Lentamente si stava appisolando.

Passarono ventiquattro ore, e nella camera occupata da Katya fecero timidamente la loro entrata, Artemide seguita da Aspros, Kanon, Saga e Shion. I cinque si bloccarono sull’uscio, giusto per accertarsi che la ragazza fosse sveglia, ma soprattutto per non recarle disturbo. Katya, alla loro vista si alzò leggermente dalla posizione supina in cui stava.
Dopo che si mise a sedere, prese a guardarli senza però proferire parola alcuna. Lo sguardo della ragazza, si posò in quello del maggiore, che a sua volta lo ricambiò.
Dopo alcuni minuti di silenzio, Katya fece cenno alle persone presenti di avvicinarsi, e prendere posto accanto al suo lettino.
Artemide, per prima cosa chiese alla nipote come stesse, ma quest’ultima sembrava essere in uno stato confusionale, e domandò alla zia, dove si stava trovando, continuando a guardarsi ansiosamente attorno. Tale gesto fece preoccupare la donna, che con molta apprensione prese a rassicurare la giovane ragazza. Era talmente agitata che iniziò perfino a sudare freddo. Anche gli uomini presenti iniziarono a preoccuparsi, e inutile dirlo ma Saga lo era più di tutti gli altri. In quel momento avrebbe desiderato tanto poterla abbracciare, poterla consolare come meglio poteva. Ma l’unica cosa che si sentì di fare di fronte agli altri, fu quella di posare la propria mano su quella di lei e rassicurarla che stava andando tutto bene e che ora era in buone mani e non doveva più temere nulla, loro avrebbero provveduto a difendere lei e a combattere per liberare tutti da quel male che stavano infliggendo.
Katya rassicurata dalle parole del suo grande amore, prese a raccontare tutto quello che riguardava loro, su di lei ed il fratello, ma soprattutto raccontò tutta la cattiveria e la mente malata di suo padre adottivo, facendo fremere dallo sgomento Artemide, che a udire quanto le stava raccontando, si strinse le braccia attorno al corpo e sospirò pesantemente, essendo guardata a vista prima da un gemello e poi da un altro, preoccupati per la possibile reazione della madre. In quei giorni stava subendo tante sorprese, piacevoli e non, ma soprattutto quest’ultime stavano minando la fragilità della donna.
Una volta che Katya ebbe finito di raccontare tutto, Shion, Kanon, Aspros e Artemide si alzarono e lasciarono la ragazza riposare, in compagnia di Saga che al momento non aveva alcuna intenzione di lasciarla sola, dovevano chiarirsi e avere un po' di privacy per loro.

-E così tu saresti mia cugina – Saga sorrise, stringendole la mano.
-Già, che duro colpo vero?! – lei contraccambiò il sorriso, poi stringendogli la mano e portandosela al petto per stringerla insieme all’altra – Peccato che però non sia proprio così.
-Peccato? – Saga avvicinò il proprio viso a quello di Katya – E perché mai, io non provo alcun dispiacere!
-Saga io …. mi dispiace per tutto quello che sta accadendo, mi sento in parte responsabile – la ragazza abbassò il volto.
-Katya – Saga le alzò il volto posando un dito sotto il mento e sollevandoglielo – Tu non hai alcuna colpa, non sei tu che devi dispiacerti di quello che sta combinando tuo “padre” – scimmiottò nel dirlo, facendo sorridere la fanciulla – Anzi è stato molto nobile da parte tua essere riuscita a capire che dovevi contrastarlo, nonostante ti avesse cresciuto come sua figlia. Hai saputo vedere oltre, stare dalla parte del giusto e poi … poi hai salvato me e Aiolos ed io te ne sarò grato a vita.
-Era mio dovere farlo, così come era mio dovere essere dalla parte del giusto e salvare la mia gente. Nella speranza di poterlo fare.
-Sei una grande guerriera – Saga le sorrise e lei contraccambiò perdendosi in quelle iridi smeraldine meravigliose – Al contrario di me – sussurrò lasciandole la mano e passandosi la sua tra i capelli.
-Ma cosa stai dicendo? Tu, insieme a tutti gli altri, siete dei grandi combattenti, non voglio sentirti dire una cosa del genere – la ragazza gli afferrò il braccio, possente e forte nella sua muscolatura, e lo scosse per farsi guardare.
-Una volta forse, ora non credo di esserlo più … insomma, ho quasi fatto ammazzare Aiolos per essere stato distratto in battaglia cosa che non deve più accadere!
-E non capiterà vedrai – fece lei con fermezza.
-Se non combatterò più, sicuro non capita – Saga abbassò leggermente lo sguardo, per poi ripuntarlo in quello incredulo di Katya.
-Non dirlo nemmeno, non voglio sentirti dire una sciocchezza simile. Può capitare in battaglia di essere presi da qualche pensiero che svii i propri, è successo anche a me. Tu … tu hai quella luce negli occhi che arde, non ti ho salvato per renderti un comune mortale! Ma perché sapevo che eri forte, coraggioso, nobile e …. e perché voglio combattere a fianco a voi, a te! Insieme possiamo farcela, ne sono sicura – i suoi occhi iniziarono a luccicare di una nuova e splendente luce.
-Katya, io non so come andrà a finire tutto ciò, ma di una cosa sono sicuro, mi impegnerò e combatterò fino allo stremo delle mie forze pur di proteggere i miei affetti più cari. Mia madre, mio fratello, il mio migliore amico, tutti i miei amici. Ma soprattutto TU.
-Me!? – Katya lo guardò con un nuovo luccichio negli occhi.
-Si te. Io combatterò per tutti, ma non permetterò mai che ti succeda nulla, tu hai protetto me ed io farò altrettanto con te. Fino alla morte – asserì Saga con fermezza. Katya per un istante si sentì vacillare. Saga la stava confondendo e ammaliando allo stesso tempo.
-Non devi sentirti obbligato, ti ho spiegato il perché l’ho fatto… – lei venne subito interrotta.
-Ed io non mi sento obbligato – lui avvicinò il proprio viso a quello di lei – Credimi Io mi sento di farlo col cuore – le sussurrò labbra su labbra – Katya, tu con uno sguardo mi hai reso schiavo dei tuoi occhi – e dolcemente posò un lieve bacio sulle sue labbra. Attese una sua reazione, positiva o meno che fosse, e vide gli occhi di lei illuminarsi di una luce immensa.
-Saga … non so come dirti che anche io…. – restò in silenzio a guardarlo e si perse nelle sue iridi.
A quel punto non ci fu più bisogno di dire altro, lei gli prese il volto tra le mani e contraccambiò il bacio, mentre Saga l’avvolse delicatamente nel suo abbraccio, non volevo stringerla troppo a sé, non perché temesse la reazione del suo corpo che fremeva di farla sua all’istante, ma perché non voleva procurarle alcun dolore a causa della ferita.
I due ragazzi restarono molto tempo soli nella stanza, si coccolavano, stavano parlando della loro vita passata e di come avrebbero insieme combattuto contro quel male che da troppo tempo regnava nelle loro vite. Si sarebbero ripresi tutto, libertà, amici, famiglia, amori e avrebbero rivendicato le anime innocenti, causa di quel male.
 
Nel frattempo da tutt’altra parte qualcuno stava disperatamente piangendo la perdita della propria figlia. Eris non poteva credere a quanto fosse successo, china su quel corpo inerme, stringeva le mani della propria figlia urlando il suo nome e versando lacrime che copiosamente inondavano le ferite della giovane. Più volte la scuoteva nella speranza che tornasse da lei, più volte nella disperazione urlava ai medici che aveva sentito nuovamente un battito, che lei non era morta, che non poteva essere finita davvero così.
Non appena era venuta a conoscenza della dipartita della figlia, la povera Eris cercò disperatamente qualcuno che le andasse a recuperare il corpo, e la stessa cosa aveva fatto Katya, facendo recuperare la salma della sua amica Kyoko. Quest’ultima era stata posizionata in tubo. Il corpo della giovane ragazza sarebbe stato congelato, per evitarne la decomposizione.
Ritornando a Eris, gli addetti delle pompe funebri ci impiegarono un bel po' prima che riuscirono a calmarla per portarla via dalla salma, ma i calmanti che l’avevano momentaneamente sedata, non poterono fare nulla sulla fragilità del cuore di madre.
Vani furono tutti i tentativi di tenerla ancorata a questa vita, purtroppo ogni sforzo dei medici non venne ricompensato a dovere e qualche ora dopo la morte della figlia, Eris la raggiunse, il colpo era stato troppo duro, la sofferenza era stata troppa ed il suo cuore non aveva retto, il volere di Eris era quello di raggiungere Pandora, non riusciva a restare un secondo di più in quella vita che ormai per lei sarebbe stata inutile vivere senza la sua adorata “bambina”.

Nei corridoi della sua grande e nuova base, Alone raggiunse a grandi falcate la stanza dove inerme giaceva sul letto Eris. Era appena stato in quella della nipote Pandora e non era riuscito ancora a calmare il suo odio per la perdita della ragazza, che gli venne comunicato della stessa sorte accaduta alla madre della ragazza ed ora di fronte alla salma della donna, giurò atroce vendetta contro i ribelli e contro i suoi figli adottivi a cui non avrebbe dato tregua fino a che non li avrebbe visti perire davanti ai suoi occhi.
Fece chiamare al suo cospetto Cheshire, che nel frattempo aveva lasciato Hades, e assieme complottarono una linea guida per un attacco contro i ribelli e suo nipote che da lì a breve sicuramente si sarebbero fatti vivi per rivendicare i torti subiti e per difendere la loro gente ed il loro pianeta, ma lui non voleva e non poteva farsi trovare impreparato pertanto ordinò loro di sparare e combattere fino alla morte dell’avversario, voleva le loro teste, non avrebbe fatto sconto per nessuno. E quando diceva nessuno, era inteso anche parte della sua famiglia. Che oramai si poteva benissimo considerare ex famiglia!

Non appena le truppe scelte di Alone atterrarono su Hades, non ci misero molto ad arrivare le schiere nemiche, i ribelli capitanati da Siegfried che cominciarono la loro caccia. Questi furono anche affiancati da Rhadamante e Minos, che presero a setacciare tutto il pianeta, eliminando tutti coloro che intanto si erano schierati come barriera, oltre la quale, una volta eliminata, si imbatterono in Cheshire e i suoi uomini.
Rhadamante e Minos avevano un lungo conto in sospeso con loro, soprattutto il primo che dopo quanto era venuto a sapere sulla verità dei suoi genitori, e la perdita di Pandora, non si risparmiava con nessuno e l'odio che provava lo portava ad una caccia spietata di vendetta. Nonostante la loro eroica resistenza, vennero subito attaccati da destra e da sinistra, chiusi in cerchio, cercarono disperatamente di battersi ma si resero presto conto che le loro armi non erano in grado di forare le corazze dell’armata imperiale.
A questo punto non gli restava che affrontare finché poterono in un corpo a corpo tutti coloro che si presentarono loro davanti.
Rhadamante più volte venne sorpreso alle spalle, ma Minos era sempre pronto dietro a lui a difenderlo a spada tratta, era la sua ombra, così come Rhadamante era la sua. Si coprivano a vicenda.
Gli attacchi vennero effettuati sempre più prepotenti e come pensavano di aver ridotto l’esercito nemico, ecco comparire altri e ancora altri ad affaticare molto di più la loro battaglia. Fino all’ultimo si batterono con grinta e rabbia, innalzando il loro grido di guerra e di vendetta, ma purtroppo avevano ben compreso che probabilmente non ne sarebbero usciti vivi, perché si ritrovarono a dover affrontare più nemici di quanto credevano.
Purtroppo, come in tutte le battaglie vi era sempre il vigliacco che colpisce alle spalle, colpendo il nemico che non può difendersi a dovere, e questa incombenza spettò a Rhadamante, che ignaro combatteva a testa alta contro chiunque gli si parasse di fronte. Minos non si accorse in tempo di quanto stesse accadendo, quando raggiunse l’amico per creare una barriera, questo venne ferito mortalmente. Rhadamante si accasciò al suolo, il viso era segnato da una smorfia sorpresa e gli occhi fissi al cielo ansimando un paio di volte, per perdere la vita all’istante. Minos non poteva credere ai suoi occhi, una rabbia incontrollata lo pervase in tutto il corpo, con un grido disumano si scagliò contro colui che fu l’artefice dell’omicidio del suo compagno e nonostante qualcun altro lo stava già ferendo a morte, lui comunque riuscì ad uccidere a sua volta l’assassino di Rhadamante, per poi crollare al suolo pure lui in un lago di sangue.
Chi ebbe la meglio fu Siegfried e il suo gruppo, loro erano riusciti a farsi largo e ad arrivare in soccorso dei due ragazzi, ma quando si trovarono di fronte a quella orribile perdita, ebbero un attimo di esitazione e di smarrimento, ma come era possibile che fosse accaduto davvero?

Nel frattempo sull’Athena e sulle altre navi, erano arrivate le voci della battaglia e della difficoltà che stavano subendo gli uomini di Siegfried. Il capitano Shion, dopo essersi consultato con gli altri suoi parigrado non perse tempo e subito riunì al suo cospetto tutti i suoi sottoposti per comunicare loro quanto stesse accadendo. Saga sentendo che si trattava proprio di Rhadamante e del suo seguito, non ci pensò due volte a proporsi per andare in loro aiuto, voleva a tutti i costi poter aiutare il fratello della donna che amava ed evitare che potesse accadere qualcosa di assolutamente irrimediabile. Shion e Aspros vedendo la fermezza negli occhi del gemello maggiore accolsero immediatamente la sua proposta e con lui inviarono Kanon, Milo, Death, Shura, Aiacos e Kagaho. Il tutto lasciando all'oscuro Artemide, Aiolos ancora convalescente e naturalmente Katya, che era meglio non agitare per le condizioni ancora in cui riversava.
I ragazzi in men che non si dica si fiondarono sul posto, arrivarono nel bel mezzo della battaglia e presero ad eliminare quanti più nemici gli si presentavano loro davanti. Aiacos e Kagaho corsero subito verso Siegfried, liberandolo da coloro che lo stavano per giustiziare e insieme a lui riuscirono a uccidere tutti quelli che li stavano circondando. Saga arrivò nel momento in cui Cheshire stava salendo sulla sua navicella per scappare e lo colpì con la sua spada laser ferendolo ad una gamba. L'uomo capitolò a terra, cercò di rialzarsi, ma un piede lo spinse sulla schiena facendolo stendere con la faccia a terra. Era quello di Kanon, che era accorso in supporto al fratello.
I due gemelli presero entrambi per le braccia Cheshire e lo trascinarono verso gli altri, raggiungendo Siegfried che si trovava chino su un corpo, con la mano sul petto dell'uomo e le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi.
Prontamente, Saga chiamò Aiacos a sostituirlo, si avvicinò velocemente a Siegfried e quando vide il corpo di Rhadamante inerme davanti a lui, venne pervaso da brividi di rabbia e frustrazione. Purtroppo non era riuscito nel suo intento, non era riuscito a riportare a Katya suo fratello sano e salvo. Strinse i pugni, si voltò verso Cheshire e presa la pistola laser senza esitazione alcuna gliela puntò contro.

-Saga no! – urlò Kanon, sperando di fermare la violenza furiosa che leggeva negli occhi del suo gemello.
-Questo maledetto deve morire! – disse con gli occhi arrosati – Non merita di vivere un secondo di più! – ringhiò.
-Non ora – Kagaho si piazzò davanti al prigioniero – Cerca di capire!
-No, non capisco! – Saga sembrava essere il ritratto personificato di Satana, difatti poi ordinò – Levati immediatamente!
-No! – fece Kagaho con fermezza, guardando Saga negli occhi.
-Ma cosa vi prende, ma avete visto che strage hanno fatto lui e i suoi uomini!? – Saga guardò sconcertato tutti i presenti.
-Si, ma prima dobbiamo portarlo al cospetto di Shion e Aspros. Loro lo vorranno sicuramente interrogare, ma solo dopo verrà giustiziato! – Kanon fece notare al suo gemello. Che di rimando continuava a fremere di rabbia.
-Potete farlo anche ora, tanto non parlerò! – sputò per terra l'uomo, oggetto del loro discorso.
-Oh invece parlerai – gli sibilò Kanon – Eccome se parlerai – poi gli soffiò in faccia – Anzi, lo farai prima di quanto pensi, pur di essere veloci ad eliminarti da quanto saranno insopportabili le torture alle quali verrai sottoposto.
-Non mi fai paura – ribatté l'uomo con sfrontatezza, anche se dentro invece tremava solo all’idea di quello che lo stava attendendo.
-E sia! – Saga passò veloce davanti a loro, per poi fermarsi e voltarsi verso Kagaho e Siegfried – Voi due recuperate assieme ad altri recuperate i corpi di Rhadamante e Minos – sussurrò tra le lacrime. Dopodiché si avviò per primo in capo alla fila che lo seguiva dietro lentamente.
 
In quella grande sala dell’Athena regnava uno strano silenzio, Cheshire era in mezzo a capo chino, con ecchimosi e ferite in tutto il corpo, Shion e Aspros di fronte a lui che lo interrogavano e l'uomo non parlava nemmeno sotto tortura, anzi rimaneva fisso a guardare entrambi con il sorriso strafottente e canzonatorio sulle labbra, senza mai perderlo. I due si guardarono afflitti, non avrebbero cavato un ragno dal buco, pertanto senza pensarci due volte lo lasciarono nelle mani di Aiacos e Kagaho ai quali ordinarono la sua condanna a morte.
Nel momento in cui lo stavano portando fuori, la porta si aprì ed entrarono insieme Artemide e Katya, che alla vista del corpo inerme del fratello, si fiondò su di lui piangendo disperatamente. Saga voleva subito accorrere al suo fianco, ma Kanon lo bloccò per il braccio, scosse la testa intimandogli di lasciarla un momento da sola con il suo dolore e suo fratello appena scomparso. Saga faticò molto a restare fermo, fremeva dentro e più vedeva le lacrime della ragazza solcarle il viso, più si convinceva che questa battaglia l'avrebbe vissuta fino alla fine. Nel frattempo Artemide si avvicinò ai suoi figli con le lacrime agli occhi, i due pensavano fosse per il dispiacere della ragazza, ma quando lei comunicò che anche sua sorella era morta per il forte dolore della perdita della figlia, i due ragazzi l'abbracciarono a sé, prima uno e poi l'altro, per cercare di confortare al meglio il dolore della madre. Quando questa era abbracciata a Saga, gli sussurrò all'orecchio: Saga vai da lei, non temere, non preoccuparti per me, ora è lei che ha più bisogno di te … vai … stalle vicino.
Con la benedizione della madre, il ragazzo si avvicinò a Katya, delicatamente le poggiò la mano sulla spalla, lei si voltò a guardare la mano e mise su di essa la sua. Saga si chinò e la prese per le spalle, la alzò e la voltò verso di sé, permettendo alla ragazza di appoggiarsi contro di sé e continuare a soffocare i singhiozzi contro il suo petto, stringendo tra le mani la sua maglietta e stringendosi ancora di più a lui.

Ciò che si dissero non venne udito da nessuno, ma Saga le stava chiedendo perdono se non aveva fatto in tempo ad arrivare per poterle evitare questo dolore e poter riavere davanti a loro ancora Rhadamante vivo e in ottima salute. Katya ascoltava e piangeva, si lasciava cullare dalle sue braccia, dal suo calore, dalla sua voce calda e profonda, e non appena riuscì a calmarsi, restò abbracciata a lui e lo rassicurò con tutto l'amore che aveva dentro, che non aveva nulla da perdonargli. Lui le stava dando tanto, era lì con lei, aveva rischiato ancora la vita per salvare quella di suo fratello, nonostante non fosse riuscito nell'intento, e per lei questo valeva molto di più di una sconfitta già accaduta e alla quale lui non poteva ormai porre rimedio.
I corpi di Minos e Rhadamante vennero portati in due cabine separate dell’infermeria. Katya fece la veglia tutta la notte al fratello, con a fianco Saga che non la lasciò un istante, mentre gli altri andavano e venivano per portare loro conforto o anche da bere e mangiare, visto le condizioni ancora precarie della ragazza.
Al mattino seguente Shion e Aspros e gli altri capitani li convocarono tutti in riunione, dovevano assolutamente cominciare il prima possibile a escogitare un piano di battaglia. Alone, doveva essere fermato al più presto!!!

Grazie per la lettura.
Al prossimo capitolo.
Un abbraccio.
VanityG!

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***


Capitolo 17.
 
Passò un mese esatto da quando la giovane ragazza aveva perso colui che si poteva considerare la sola sua famiglia, ma fortunatamente le sue condizioni psicofisiche, in quel lasso di tempo erano un poco migliorate, inutile dire che Saga fece egregiamente la sua parte. La sua continua presenza, non invasiva, aveva permesso a Katya di rimettersi in forze. Premurosamente, il gemello le aveva anche lasciato i propri spazi, ovvero quei momenti di intimità, nei quali la ragazza faceva visita al defunto fratello. Questi era stato sistemato all’interno di un tubo congelante, proprio per poter evitarne la decomposizione. La stessa, identica sorte era toccata sia a Kyoko che a Minos.
Ovviamente i tre erano stati posizionati in stanzette separate, proprio per poter dedicare loro le dovute separate preghiere.
Katya di sovente pregava chinata su quella bara, chiedeva al fratello l’aiuto necessario per portare a termine quello che insieme si erano, in quelle giornate passate, ripromessi di fare, ma chiedeva a questi anche diversi consigli. Era terribilmente in confusione perché una parte di lei voleva fare, anzi strafare, mentre quella più razionale aveva dei timori, insicurezze, riserve. Solo l’aiuto e la presenza fisica di Saga, riuscì ad infonderle quel coraggio che a lei in quel preciso momento tanto mancava.
 
Durante l’arco di questo mese trascorso praticamente assieme, i due ragazzi si erano conosciuti meglio, avevano scoperto di avere tantissime altre cose in comune, oltre quella oramai assoldata di combattere Alone e i suoi più fidati seguaci. Questa cosa portò entrambi a cercare, sempre nei limiti del possibile perché si trovavano a bordo di una nave in compagnia di ben 500 persone, senza contare le 1700, che erano imbarcate sulle altre tre, dei momenti di intimità nei quali riuscirono a dare libero sfogo alla loro grande passione. Amandosi e coccolandosi senza remore, senza freni, concedendosi l’uno all’altro.
Katya, amava stare tra le salde braccia di Saga, glielo si poteva benissimo leggere nello sguardo. Nonostante tutte le cose negative che le erano cadute addosso, ora, in quel momento, i suoi meravigliosi occhi verdi brillavano più che mai. Erano ritornati a splendere come un tempo. Ovviamente, anche per Saga valeva lo stesso discorso. Quest’ultimo, aiutato dal gemello si divideva tra fidanzata e la propria madre. Artemide, con la dipartita improvvisa di Eris, alla quale era molto legata aveva subito un brutto colpo, quindi necessitava dell’aiuto e della presenza costante dei suoi due figli. Cosa che la donna ebbe da parte di entrambi. Con la loro presenza sia Saga che Kanon, cercarono di portare a loro madre quella consolazione e quell’appoggio che lei tanto cercava. Oltre ai due ragazzi, alla donna stettero molto vicino sia Shion, ma soprattutto Defteros. Quest’ultimo praticamente le era sempre affianco, come d'altronde sempre aveva fatto.
 
Tutta la flotta stellare era quasi pronta per lasciare Hades, e impostare la rotta verso la super fortezza, dove Alone e il grosso delle sue truppe scelte vi erano sistemate da tempo. I grandi capi stavano per così dire limando i vari ed importanti dettagli.
Quasi all’ultimo si erano aggiunte anche la USS Zeus, super nave ammiraglia comandata dal generale supremo Sage, e la USS Valhalla, comandata dall’ammiraglio Andreas Riise padre della dottoressa Hilda Olsen. Ma a proposito di quest’ultima.
Erano giorni che lei e Camus ne parlavano. La loro storia d’amore oramai era ufficiale, tutti a bordo dell’Athena sapevano che i due stavano assieme. Camus ne aveva parlato pure con la madre in una della loro lunghe chiamate che la donna gli faceva.
II bel francese si era ripromesso che a conflitto terminato, una volta che avrebbero nuovamente fatto ritorno sulla Terra, per prima cosa lui assieme alla sua compagna di vita, sarebbero andati a Parigi, la città dove entrambi i genitori vivevano. Era convinto che Hilda a loro due gli sarebbe piaciuta. Ma ora per i due innamorati vi era da affrontare il di lei padre. Hilda era certa che l’ammiraglio non avesse nulla da obbiettare, però conoscendolo piuttosto bene, qualcosa la turbava e non la faceva stare in perfetta tranquillità. Ma cosa poteva avere uno come Camus, per non piacere all’impegnativo genitore?
Il bel rosso aveva un’educazione più unica che rara, aveva una buona istruzione di base, era tra i componenti della flotta scelta, nonché era uno tra i cinque oramai super famosi piloti dei Mobile Suit, quindi cosa vi era che non potesse andare? Nulla, solo tantissime paranoie che la bella Hilda sistematicamente si faceva, solo quelle.
Un pomeriggio di comune accordo decisero di fare quel passo, quindi, scesero dall’Athena, e dopo aver attraversato gran parte di un grosso spiazzo, in cui vi erano ormeggiate le altre navi, ecco che si trovarono di fronte all’imponente mole della Valhalla.
Oltrepassato, utilizzando i rispettivi badge, il controllo di sicurezza, salirono sul primo ascensore disponibile, e in men che non si dica, si ritrovarono a camminare per il lunghissimo corridoio, dove vi erano ubicati gli alloggi degli alti ufficiali.
I due sempre tenendosi per mano arrivarono di fronte alla porta della cabina, dove al suo interno era sistemato colui con il quale dovevano parlare. Entrambi esitarono, fissarono per un lunghissimo istante la targhetta con su scritto il nome dell’ammiraglio, solo quella. I loro occhi, erano piantati li. Occhi blu e occhi azzurro ghiaccio non vedevano altro.
Hilda, emise un lungo respiro, stringendo ancora di più la mano dell’amato. Gesto fatto sicuramente per infondersi maggior coraggio. Camus, dal canto suo cercò di non farsi vedere insicuro e titubante, sennò non avrebbero concluso nulla.
Difatti, sempre continuando a guardare sia la targhetta che la propria fidanzata, il bel tenente prese a bussare, attendendo quel permesso che a breve sarebbe arrivato.
I due furono accolti da un gran sorriso, l’ammiraglio Riise era già a conoscenza della loro storia, ma aspettava giusto che la figlia e il di lei compagno glielo comunicassero di persona.
 
Chi stava sempre appiccicato come un francobollo all’avvenente dottoressa Cekov, era il di lei fratello. Hyoga, per la giovane donna stava diventando peggio del Bostik, complice anche il fatto che questi, nel poco tempo libero si concedeva dei momenti di relax ma soprattutto di intimità col tenente Shura Bardem. Ovviamente, il giovane ragazzo non gradiva tutto ciò. La sorella era l’unica persona che gli era rimasta in vita. Loro padre era venuto a mancare quando entrambi erano molto piccoli, anzi lui aveva solo due anni di vita, mentre loro madre era si ancora in vita, ma aveva da sempre avuto uno stile di vita veramente autodistruttivo, quindi non si era mai presa cura dei suoi figli, come una vera madre dovrebbe farlo. Entrambi erano cresciuti in un orfanotrofio.
 
Il destino a due donne aveva riservato una cosa molto speciale. Katya e June, si ritrovarono a condividere l’amore verso i gemelli, i meravigliosi figli di Artemide. Le due ragazze fino a quel momento non avevano trovato il momento giusto per stare un po’ assieme. Troppi avvenimenti, per la maggior parte negativi avevano scombussolato le vite di tanti, bloccando così le varie relazioni, e avvicendamenti. Un giorno, così per caso, le due ragazze si ritrovarono e non persero l’occasione di fare quattro chiacchiere e conoscersi più a fondo.
 
La battaglia finale, quella che sarebbe servita per espugnare la super fortezza Dark Base era in procinto di arrivare. Gli ultimi dettagli erano stati portati a compimento. Ognuno sapeva perfettamente come muoversi e cosa fare. Ma tutti avevano bisogno di un gran coraggio. Coraggio, che ogni comandante cercava di dispensare.
Appena tutta la flotta stellare arrivò nei dintorni della super fortezza di Alone, tutti i combattenti che erano a bordo dell’Athena uscirono dalla nave a bordo dei loro mezzi. Lo fecero tutti tranne il maggiore Thetis.
La danese stava troppo male, da giorni si era presa una brutta intossicazione, per cui il suo G-Sky era di fatto l’unico mezzo rimasto fermo all’interno dell’hangar della USS Athena.
Dopo un bel po’ di tempo dal campo di battaglia iniziarono ad arrivare i primi resoconti. Il maggiore Yuzuriha si era dovuta ritirare e con lei pure Seiya, Shun e Jabu. Erano stati colpiti e i loro mezzi non erano più in condizioni di poter combattere. Purtroppo a causa di tutto ciò i restanti si ritrovarono ad essere in palese difficoltà.
Artemide, sempre affacciata alle grandi vetrate della plancia di commando, con molta preoccupazione aveva capito che i loro mezzi, tutti nessuno escluso, stavano iniziando a subire troppe perdite. Purtroppo, le forze nemiche stanno avendo la meglio.
La donna sudò freddo, poi voltandosi verso il capitano Shion, chiese a quest’ultimo di poter uscire anche lei a bordo del mezzo di Thetis, per dare una mano. Shion la guardò ma non le risponde nell’immediato, dopodiché si guardò per un lungo minuto con l’amico di sempre. Defteros ovviamente non era per nulla d’accordo, e la sua espressione facciale denotò tutta la sua contrarietà. Artemide però di rimando insistette. La donna desiderava rendersi utile, fare qualcosa, o almeno provarci. Stava soffrendo troppo, ma forse era complice anche il fatto che vide, comprese, che i suoi tanto amati figli erano stati messi davvero alle strette, per cui senza stare ad aspettare il permesso dal suo capitano e senza dire nulla a nessuno dei presenti, nemmeno alla principessa Saori, che continuava a guardarla piuttosto interrogativa, prese a lasciare la plancia di commando avviandosi a passo svelto verso l’hangar, sistemandosi alla guida del mezzo di proprietà di Thetis. La donna sapeva ben pilotare tali mezzi perché suo fratello quando ancora stava con lui su Hades glielo aveva insegnato. Artemide con il cuore in gola, e la tremarella nelle gambe, non appena il grosso portellone dell’hangar di destra si aprì, lanciò il G-Sky in volo uscendo nello spazio esterno, iniziando così a dare il proprio contribuito in quella cruenta battaglia.
 
Durante la battaglia tutti i mezzi della flotta stellare riuscirono a tenere testa faticando alle truppe scelte di Hades. Ad un tratto Gemini, pilotato da Saga venne amputato di entrambe le braccia, perdendo così l’uso delle proprie armi da fuoco. Gli rimasero solamente da poter utilizzare i cannoncini laser che erano posizionati nella parte sopra della testa del nero Mobile Suit. Ma contro quella tipologia di robot da combattimento avrebbero fatto ben poco. Ovviamente, dopo averlo di fatto disarmato, il robot nemico cercò a più riprese di dare a Gemini il colpo di grazia, provando più volte a colpirlo con la propria spada laser. Saga, faticando parecchio riuscì ad evitare tutti i fendenti che erano indirizzati verso il proprio robot, ma l’ultimo lo prese in pieno, danneggiando Gemini in modo grave.
Il pilota del robot nemico, aveva capito che oramai bastava veramente poco per riuscire a liberarsi in modo definitivo dell’avversario, quindi ripartì alla carica. Vendendo tutto ciò Artemide, a quel punto senza alcuna esitazione si mise in mezzo ai due, facendo così da scudo col proprio mezzo al figlio, ma venendo di conseguenza colpita in pieno lei dal robot nemico.
Il G-Sky della donna prese ad andare alla deriva, lasciando dietro di sé una lunghissima scia scura. Fortunatamente, Katya che era anche lei a bordo del suo mezzo da combattimento e June, riuscirono ad arpionare il G-Sky, oramai seriamente danneggiato, e cercarono di portare quest’ultimo a bordo della USS Athena. Senza non faticare ci riuscirono.
Nel frattempo, Saga aiutato dal solito Aiolos, riuscì a distruggere il robot nemico, per poi lasciare il campo di battaglia e correre dalla madre, subito seguito da Kanon che era a bordo del proprio Space Wolf.
Faticando parecchio, anche tutti gli altri riuscirono a loro volta a liberarsi dai mezzi nemici, creando così un varco tra quest’ultimi, e cercando di farsi strada per raggiungere la super fortezza, che già da una certa lontananza si poteva benissimo intravedere.
Ma quest’ultimi vennero prontamente bloccati dal generale supremo Sage, che sempre sistemato a bordo della sua USS Zeus, coordinandosi con l’ammiraglio Riise, cercava di riordinare la flotta ma soprattutto le idee, considerato che durante quella lunga e terribile battaglia tutti gli schemi e le strategie di guerra erano andati a farsi benedire. Ognuno aveva combattuto seguendo il proprio istinto, cercando di proteggere il compagno più debole o quello che si trovava essere più in difficoltà, ma anche cercando di abbattere più nemici possibili.
 
Saga, Katya, Kanon e June erano all’interno dell’hangar di destra della USS Athena. Artemide a fatica venne tirata fuori da quel poco che ne era rimasto dello G-Sky. Le sue condizioni di salute apparirono fin da subito essere davvero pessime, respirava a fatica, e il suo esile corpo era in più parti lacerato. La donna era morente, ma tra le lacrime riuscì solo a dire che lei non avrebbe mai permesso la morte di uno dei suoi figli, per loro aveva sempre combattuto, e come lo aveva fatto in passato lo aveva fatto anche in quel momento. Esalò il suo ultimo respiro tra le braccia di entrambi i gemelli, i suoi adorati figli, che dal dolore lacerante che stavano provando lanciarono un urlo di pura disperazione che lo poterono sentire anche coloro che non erano presenti all’interno di quell’hangar. Alla vista di tutto ciò, sia Shion che Defteros si bloccarono, quest’ultimo senza esitare si chinò pure lui, abbracciando a sé i due nipoti e di rimando anche la cognata, alla quale chiuse gli occhi in un puro gesto di misericordia.
 
Saga, Kanon e Katya erano il ritratto personificato di Satana. I tre sempre tra le lacrime decisero di comune accordo di andare ad attaccare Alone. La ragazza ora aveva un motivo in più per farlo fuori una volta per tutte. Per colpa di quell’uomo aveva perso i propri genitori, poi la sua migliore amica Kyoko, suo fratello, anche sua cugina era stata una sua vittima, e ora anche l’amata zia era perita a causa sua, quindi bisognava fermalo al più presto possibile, perché troppo male aveva già recato!
 
Appena conficcò l’ultimo fendente all’interno del corpo del tanto odiato patrigno, la ragazza si accasciò al suolo completamente priva di forze, scoppiando in un lunghissimo pianto. Saga a quella vista non riuscì nemmeno lui a trattenere le lacrime. Dopo poco Katya e i due gemelli vennero raggiunti da June, che con Aiolia e Aiolos, si erano occupati di diversi soldati che stazionavano nei piani inferiori di quella grossa base.
Saga senza esitare oltre prese tra le sue braccia Katya, e con il mezzo della ragazza si dettero alla fuga, mentre Kanon fuggì con June, dato che il suo Space Wolf era andato perso, invece i due fratelli riuscirono faticando a salire sui loro Mobile Suit, e lasciare anche loro quel luogo. Fortunatamente, tutti loro riuscirono a scappare per tempo dato che la base andò completamente a fuoco, per poi esplodere del tutto, tramutandosi in tanti piccoli frammenti incandescenti.
Appena arrivarono a bordo della USS Athena, Katya venne prontamente soccorsa e portata in infermeria per essere successivamente visitata da Mu. Saga e gli altri si sistemarono al di fuori della sala medica. Tutti loro riportavano delle lievi ferite, le quali vennero puntualmente medicate dalle ragazze dell’infermeria.
Dopo poco dalla sala medica ne uscì solo Mu, e avviandosi verso il gemello maggiore comunicò a questi che la sua compagna era incita. La ragazza aspettava un bimbo da lui. Saga ovviamente non riuscì a contenere la gioia, esplose in un pianto liberatorio.
Troppe cose anche dolorose erano successe in quei ultimi tempi ma questa notizia era come se fosse una donazione divina. Nonostante la sua felicità la sua espressione faciale mutò a tal punto da riuscire a fare preoccupare il sempre impassibile e tutto d’un pezzo dottore. Se fosse successo qualcosa a Katya e alla loro creatura non se lo sarebbe mai e poi mai perdonato. Troppo avevano già perso e non erano in condizioni di poter reggere altre disgrazie e lutti.
 
Passò esattamente un anno da quando terminò la guerra. Tutti i superstiti militari e civili erano radunati all'interno di un grosso tendone sistemato in uno dei tanti piazzali presenti nella base ateniese. Per quell'occasione ci fu un lungo e toccante discorso da parte del generale supremo Sage. Ovviamente erano stati ricordati tutti i caduti che quella guerra aveva strappato ai loro cari.
Dopo la commemorazione, Kanon e Saga erano davanti alla tomba di loro madre. Il gemello maggiore stava tenendo tra le proprie braccia la bimba che con Katya avevano avuto, mentre dietro di loro vi erano: Shion, Defteros, Katya e June che era incinta al settimo mese.
Kanon e Saga emozionati presero ad osservare con fare amorevole la tomba di loro madre, Saga tenendo sempre in braccio la sua bimba, disse amorevolmente a quest’ultima.
-Tua nonna è stata una donna molto forte, e grazie al suo coraggio che noi tutti oggi siamo qui – si guardò col gemello, entrambi avevano gli occhi lucidi – Che tu piccola mia sei qui. Lei si è sacrificata per tutti noi, per te, mia dolce Artemide – con le lacrime agli occhi le donò un delicato bacio sulla tempia, la bimba di rimando gli sorrise toccando con le sue piccole manine il volto sempre più emozionato del padre.
Poco dietro di loro sia Katya che June non riuscirono più a trattenere le lacrime. June, con entrambe le mani prese ad accarezzarsi il grosso pancione, a breve avrebbe partorito un bel maschietto. Sia lei che Kanon avevano deciso di chiamarlo, Aspros. Due anni dopo, Saga e Katya avranno un altro figlio, e lo chiameranno Rhadamante. Il povero fratello di Katya era stato anche lui una delle tante vittime innocenti di quell’inutile guerra. Tutti coloro che non vi erano più erano morti per colpa di Alone, e le sue manie di potere e di conquista!

THE END!!!!
 
Colei che scrive.
Dopo tantissimo tempo sono riuscita a dare un finale a questa mia storia.
Mi auguro che sia stato di vostro gradimento.
Grazie per la lettura.
Un caloroso abbraccio, VanityG.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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