Tutto nella norma

di _armida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***
Capitolo 4: *** Parte IV ***
Capitolo 5: *** Parte V ***
Capitolo 6: *** Epilogo, parte I ***
Capitolo 7: *** Epilogo, parte II ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Parte I

 

Come era la vita in una base ribelle? Tutti si sarebbero aspettati sparatorie e attacchi a sorpresa del Primo Ordine a non finire. 

Certo. 

Un giorno su trecento poteva essere così, se andava bene - e per quel giorno la finissima espressione “e mo’ so’ cazzi” sarebbe parsa la più adatta di tutte -…ma gli altri? 

Una noia mortale. 

Una continua noia mortale scandita da una noiosissima routine giornaliera sempre uguale a sé stessa: allenamenti, lettura di dispacci, riunioni. Riunioni, lettura di dispacci, allenamenti.

A momenti c’era più varietà su Jakku: un giorno si andava in esplorazione di un AT-AT, quello dopo un Destoyer… oh, è un pezzo della Morte Nera quello? 

E con questo Rey aveva detto tutto. 

Per non parlare dei dormitori: per una come lei, sempre abituata a restare sola - lo aveva fatto per tutta la vita, che colpa ne aveva? - dormire in una camerata era un vero inferno: sempre con gente intorno, c’era sempre qualcuno che chiacchierava, rideva o bisbigliava. Per non parlare di chi russava. Come si faceva a russare in un dormitorio femminile?

E poi non c’era privacy, in nessun luogo. Nemmeno negli sgabuzzini per le scope c’era un minimo di privacy per permettere a due persone di restare sole.

L’unico modo era lasciare la base, ma anche quello era complicato se non si voleva far sapere a tutti che due persone stavano assieme: per uscire dalla base, anche solo per una camminata - che poi chi andrebbe a farsi una camminata tra le rocce di D’Qar? - si badi bene, occorreva un’autorizzazione firmata dal Generale Organa o da un qualche altro alto ufficiale. 

E in tempo zero tutti, ma proprio tutti, venivano a sapere che quella data persona usciva con quell’altra.

Come si poteva vivere in quel modo? 

Rey aprì gli occhi immersa in un surreale e più che piacevole silenzio: il dormitorio era completamente immerso nel silenzio… e completamente vuoto. Come era possibile che il dormitorio fosse completamente vuoto? Che non avesse sentito la campana di sveglia suonare?

Proprio lei che giusto il giorno prima se ne era uscita con un: “Andiamo, chi non si accorgerebbe che la campana è suonata? Solo Chewbe che russa fa più rumore di quella campana”. 

No, non era possibile. 

Chiuse gli occhi, si diede un pizzicotto e poi li riaprì: vuoto, silenzio. La desolazione più totale. Di nuovo vi era solo un livido rosso sulla sua pelle perché ovviamente si era data il pizzicotto troppo forte. 

Immobile.

Uno…

Due…

Tre…

Scattò giù dal letto come una furia, raccattò qualche vestito e corse in bagno per prepararsi alla velocità della luce. Un’occhiata veloce allo specchio, una piccolissima vanità, ed eccola notare sul proprio collo un vistoso segno rosso. Le sfuggi dalle labbra un’imprecazione, un’espressione forbita imparata dai peggiori scaricatori di porti spaziali della galassia.

No, pensandoci meglio, forse in quel momento avrebbe fatto impallidire anche loro.

Non avrebbe dovuto farsi ammaliare dalla proposta di osservare le stelle soli soletti. Se avesse detto di no, ora non avrebbe dovuto portare per i prossimi giorni una sciarpa e non sarebbe tornata alla base talmente tardi da non sentire la sveglia suonare. Tutta colpa sua! Gliela avrebbe fatta pagare presto.

Corse a cercare nella propria cassapanca un qualcosa per nasconderlo, mettendola letteralmente a soqquadro e facendo volare indumenti ovunque per il dormitorio. Perché quando si cerca qualcosa - e si è oltretutto di fretta - quella è sempre nell’angolino in fondo in fondo?

Alcune imprecazioni - decisamente forbite anche queste - si susseguirono fino a quando non trovò l’oggetto di quella ricerca ai limiti dell’impossibile: una sciarpa. L’arrotolò intorno al collo mentre camminava verso l’uscita. All’ultimo, utilizzando la Forza, chiamò a sé la propria spada. Se Luke l’avesse vista fare un lavoro del genere le avrebbe detto che ai suoi tempi un Maestro avrebbe dato il proprio bastone in testa ad un padawan per un lavoro del genere… e sì, era proprio invecchiato.

Uscì dalla camerata. 

Avrebbe fatto ancora in tempo a partecipare all’allenamento con le spade laser di quel mattino? 

Anche i corridoi parevano deserti a quell’ora: tutte persone responsabili e con il senso di dovere in quella base, pensò… e poi al primo bicchiere di vino introdotto di contrabbando si scatenava l’inferno.

Avvertì un rumore di passi metallici sul pavimento di pietra e dei cigolii: C-3PO, il responsabile della grande velocità con cui i pettegolezzi si diffondevano - e che nessuno le venisse a dire che i peggiori pettegoli della Galassia fossero gli esseri umani! - fece la sua comparsa da dietro un angolo. Sembrava cercare proprio lei. E quando C-3PO ti cerca può significare solo una cosa…

“Signorina Rey, la Princ… il Generale Organa la cerca, l’aspetta nella sala del consiglio”. E detto questo si avviò verso di essa. 

La sala del consiglio era esattamente in fondo a quel corridoio.

Una persona può essere condannata a morte per non aver avvertito la sveglia? O per aver…

Nel corridoio comparve un ragazzo di pochi anni più grande di lei, alto almeno una ventina di centimetri in più, dalle spalle ampie e i folti capelli corvini. 

“Rey”

“Ben”

Non c’era traccia di cordialità nella voce della ragazza quando lo salutò e questo prese lui in contropiede. Un istante di sorpresa e poi un sorriso sfrontato comparve sul suo volto. “Ho fatto qualcosa di sbagliato? Non mi pareva che ieri notte ti stessi lamentando”

Rey divenne rossa come i capelli del Generale Hux e con un’espressione di disappunto abbassò la sciarpa quel tanto che bastava per permettergli di vedere il lavoretto che le aveva lasciato durante il loro ultimo incontro. Avrebbe tanto gradito delle scuse, ma esse non arrivarono, anzi, mentre Ben apriva la porta della sala del consiglio, si chinò sul suo orecchio. “Sarò ben lieto di lasciarne altri”, sussurrò, per poi allontanarsi e spalancare la porta. “Ah, Maestro Luke stamattina ti cercava: hai saltato l’allenamento con le spade laser”, aggiunse parlando come se niente fosse, per poi oltrepassare la soglia.

La lasciò là, con i sensi turbati, la faccia in fiamme e lo sguardo incuriosito del Generale Organa a studiarla.

Quanto odiava Ben quando faceva così!

Entrò balbettando un saluto e tenendo il capo basso. 

Si sarebbe aspettata di vedere la sala pullulare di persone come di consuetudine, invece erano solo loro due e Leia.

“Dove sono tutti?”, chiese mentre seguiva l’esempio degli altri e si sedeva.

“Occupati”, rispose il Generale in modo forse un po’ troppo frettoloso. 

Che ti aspettavi, Rey? Non sono mica tutti qui a pettinare Wookiee… la gente ha da fare. 

E non resta addormentata la mattina. 

“Ho una missione da affidarvi, ragazzi. Prenderete il Falcon e vi dirigerete su Naboo”, disse Leia, facendo poi una pausa come a voler cercare le parole giuste, cosa molto inconsueta per lei. “Ci è giunta voce di attività sospette da parte del Primo Ordine sul pianeta”

“Su Naboo?”. La faccia di Ben era perplessa e la ruga corrucciata che gli era comparsa al centro della fronte gli dava un che di buffo. 

“Su Naboo, figliolo”, confermò. 

Un’espressione di disappunto comparve sul viso di Ben per quel “figliolo” così poco professionale. Ma sempre meglio di quella volta che durante un attacco del Primo Ordine, mentre si apprestava a comandare un’intera divisione di truppe in battaglia, lo aveva chiamato orsacchiotto davanti ai propri uomini… 

“Vado a dire a papà e Chewbe di accendere i motori del Falcon e prepararsi a partire”, disse mentre si alzava.

“NO!”

Quell’urlo, da sua madre, sempre così controllata, fu molto molto strano. Tornò a sedersi lentamente, non riuscendo a nascondere un’espressione sospettosa. 

“Ehm… tuo padre e Chewbe sono anche loro occupati, sarete voi due. Soli.”, spiegò, sottolineando quel “soli”. “E poi sono certa che tuo padre ti abbia insegnato a guidare in modo responsabile”, aggiunse. 

Han Solo? Guidare in modo responsabile? A Ben venne da ridere, ma si trattenne dal farlo. 

“Bene, vi lascio alla vostra missione allora”. E detto questo li congedò entrambi. 

Quanto avrebbe dato Ben per poterle leggere nel pensiero? Quella storia sapeva troppo di bruciato ma si era ripromesso di non farlo. Non dopo che in un momento di noia durante una riunione si era messo a sondare la mente del comandante D’Acy, scoprendo i suoi pensieri riguardo l’ammiraglio Ackbar… e un paio di manette dal pelo fucsia. Nonostante fossero ormai passati anni, rabbrividì e si affrettò a seguire Rey fuori dalla sala del consiglio. 

***

 

Angol-INO dell'autrice
Buongiorno a tutti! Dopo un lunghissimo periodo di inattività eccomi nuovamente qui su EFP! 
Spero che questa prima di sette parti sia stata di vostro gradimento. Come sempre, attendo vostri pareri. A lunedì prossimo per la seconda parte! 
 

 

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Capitolo 2
*** Parte II ***


Parte II

 

Naboo…

 

“Ti avevo detto di volare basso, non di cimare tutti gli alberi di questa foresta!”, protestò Rey, visibilmente alterata per via della poca cura che secondo lei Ben aveva del Falcon. 

“Se prendo altra quota ci vedono!”, ribatté il ragazzo, sbuffando. 

“Certo, perché gli abitanti di questo pianeta hanno dei sensori di altitudine al posto di occhi e orecchie!” 

“Siamo lontani chilometri da luoghi abitati, non può averci sentito nessuno”

Erano da poco entrati nell’atmosfera di Naboo e per evitare di essere intercettati sia dagli abitanti che da eventuali apparenti al Primo Ordine, avevano optato per un volo basso… forse un po’ troppo basso, almeno secondo Rey. 

Ben credeva ciecamente di essere nel giusto… erano gli alberi su Naboo ad essere troppo alti. 

“La prossima volta guido io”, borbottò Rey. 

Osservò con occhio estremamente critico le manovre di atterraggio in una radura e non appena il Falcon toccò terra, sganciò la propria cintura di sicurezza e si diresse a lunghe falcate verso il portellone d’uscita. “Io avrei fatto un atterraggio più dolce e avrei anche parcheggiato meglio di te”, aggiunse. 

Ben sbuffò portando gli occhi al cielo e la raggiunse, sorpassandola a passo svelto in modo da poter mettere piede a terra prima di lei. 

Una piccola rivalsa su quella Jedi logorroica della sua ragazza. 

Luke si riferiva spesso a loro come a dei bambini capricciosi durante gli allenamenti… e in momenti come quello era davvero difficile non essere d’accordo con lui. 

Ben si arrestò improvvisamente appena sceso dalla rampa, cogliendo Rey, distratta ad osservare la folta foresta che si sviluppava pochi metri più in là, di sorpresa. La ragazza finì per urtare con il naso la schiena di marmo di lui. 

Prevedibile. 

“Ahi!”, si lamentò. “Lo hai fatto apposta”

Un sorriso sfrontato comparve sul viso del giovane. Si girò verso di lei. “E anche se fosse?”, sussurrò suadente avvicinandosi pericolosamente al suo viso. Dovette chinarsi di parecchio per farlo. 

“Continua a comportarti da bambino e verrai mandato in bianco fino a data da destinarsi”, lo minacciò lei, scostandolo in malo modo e incamminandosi. 

“Chi si sta comportando da bambina adesso? Sai almeno dove stai andando?”, la stuzzicò nuovamente lui. 

Questa volta fu Rey ad arrestarsi di colpo, mettendosi a braccia conserte in attesa di altre sue parole. Tutto ad un tratto l’enorme masso alla sua destra divenne molto molto allettante… chissà come sarebbe stato sulla testa di Ben? 

Probabilmente data la sua cocciutaggine si sarebbe rotto il masso piuttosto che la sua testa… 

“Illuminami, prego”, gli rispose sarcastica. 

Il ragazzo fece nuovamente un sorrisetto sfrontato, per poi scoppiare a ridere. “Ora ho capito! Sei il quel periodo”, disse. “Questo significa che anche per questo mese abbiamo fatto i bravi” 

E se invece del masso in testa lo avesse trafitto seduta stante con la propria spada laser? 

Rey ci stava seriamente pensando. 

“Non sono in nessun periodo”, sibilò. 

“Come dici tu, ma sappi che i buoni marinai navigano anche nel mar rosso!”, ribatté lui continuando a ridacchiare. Rimase in silenzio giusto un paio di secondi, immobile, poi improvvisamente riprese a camminare in una direzione diversa da quella in cui Rey aveva pensato di andare. 

La ragazza lo osservò irritata per quella battuta e allo stesso tempo confusa. “Dove stai andando?”, gli domandò. 

“Da qualche parte dovremmo pur iniziare la ricerca”, risposte Ben scostando alcune felci giganti. “E poi prima finiamo, prima posso riscuotere la mia ricompensa” 

“E quale sarebbe?”, chiese lei, ingenuamente. 

“Tu, ovviamente. Però senza quegli inutili vestiti addosso” 

Un sasso spuntato da non si sa dove - o forse sì - lo colpì in testa esattamente appena finita la frase. 

 

***

 

D’Qar…

 

“Hai permesso ai ragazzi di prendere il Falcon?!”

Han Solo era rimasto scioccato alla notizia che Leia aveva permesso a Ben e Rey di prendere il Millenium Falcon per andare… non si ricordava nemmeno più dove, forse, se avesse lasciato finire di parlare il ragazzo che aveva dovuto riferirgli la notizia, lo avrebbe saputo. Invece si era immediatamente diretto a passo di marcia verso la sala del consiglio, dove era certo di trovare sua moglie. 

Ma poi gli importava davvero sapere dove quei due fossero andati? Sì… ma anche no, il vero punto era che non era nemmeno stato interpellato. Il Falcon era la sua nave e che diamine! 

“L’ultima volta che qualcuno ha preso in prestito il Falcon c’è mancato tanto così che finisse per andare tutto a fuoco!”, sbottò, riferendosi a quell’incosciente di Poe Dameron e a quella volta in cui,  per sfuggire al Primo Ordine, si era messo a forzare l’iperguida. Il risultato erano stati fuoco e fiamme sulla sua preziosissima nave. 

Ne era certo: quella era la volta buona che il Falcon non sarebbe tornato alla base intero. 

Non sarebbe proprio tornato, punto. 

“Quante storie per una nave! E poi sia Ben che Rey sono ottimi piloti”, ribattè Leia, cercando di liquidare suo marito il più velocemente possibile: era nel bel mezzo di un’importante riunione quando quell’uomo era entrato nella sala come una furia, vaneggiando sulla sua nave e facendone cupe predizioni. 

Dallo spavento tutti gli altri presenti era scappati a gambe levate. 

“Hai insegnato tu a nostro figlio come guidare responsabilmente… o no?”, domandò il Generale con sarcasmo. 

“Appunto per quello ho la certezza che la mia nave non tornerà mai a casa sana e salva!” 

Leia alzò gli occhi al cielo. “Sono andati su Naboo, cosa vuoi che possa accadere loro là?” 

Han aggrottò le sopracciglia. “Su Naboo? E cosa diavolo sono andati a fare su Naboo?” 

“Li ho mandati io”, gli rivelò lei. “Con la scusa di qualche attività sospetta del Primo Ordine. Ma non ti preoccupare: là non c’è nessun Primo Ordine. È solo un pretesto che mi sono invernata per permetterli di stare un po’ soli, qui alla Base per loro non c’è privacy”, spiegò. 

Suo marito aggrottò nuovamente le sopracciglia, fortemente perplesso. “Privacy? E per cosa?”, chiese. 

Leia lo osservò con un’espressione più che eloquente. “Noi che cosa facevamo alla loro età?”, domandò a sua volta con ironia.

“Combattevamo per la Resistenza”, fu la pronta risposta. 

“Anche quando eravamo soli?” 

Il viso dell’uomo si fece improvvisamente pallido, gli occhi sgranati per aver finalmente compreso  il fine delle macchinazioni della moglie. “Hai mandato i ragazzi in camporella su Naboo?!”, urlò. “Con il Falcon?!”, aggiunse con maggiore preoccupazione. 

“Devo ricordarti dove Ben è stato concepito?” 

L’uomo si passò le mani sul volto in un gesto di disperazione. “Sono troppo giovane per diventare nonno!”, si lamentò. 

“A me dei nipotini piacerebbero…”, ribattè invece Leia con voce sognante e sguardo assente. Già si immaginava un esercito di piccoli Ben in miniatura che sgambettavano veloci per la base, riempiendo l’aria di sorrisetti sdentati e risatine. 

Fu l’ennesimo lamento uscito dalla bocca del marito a riscuoterla. Si lasciò andare ad uno sbuffo irritato. “Vedrai che saranno di ritorno nel giro di qualche ora. Come ti dicevo, su Naboo non accade mai nulla” 

Han Solo emise un lungo sospiro, certo che la sfiga fosse dietro l’angolo. 

…e per una volta il contrabbandiere non si sbagliava. 


Angol-INO dell'Autrice
Buongiorno a tutti! Puntuale (per una RARISSIMA volta) come avevo promesso, ecco qui la seconda parte di questo racconto. Siete stati davvero tanti a leggere la prima e di questo voglio ringraziarvi. Come sempre vi auguro una buona lettura e attendo i vostri pareri. 
Che la Forza sia con voi! 
 

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Capitolo 3
*** Parte III ***


Parte III

 

Erano ore che camminavano in quell’umida foresta… o forse erano minuti, Rey questo non sapeva dirlo: aveva perso la cognizione del tempo pressoché da subito, troppo concentrata ad evitare le pozze di fango maleodorante che si alternavano fin troppo frequentemente lungo il loro percorso. 

E i rami, che parevano avercela tutti con la sua faccia. 

L’ennesima alta felce spostata con la mano da Ben per farsi strada nella fitta giungla finì in faccia a Rey. La ragazza arrestò il proprio passo, mettendosi a braccia conserte: ne aveva abbastanza di Ben e di quel posto! 

Stava persino rimpiangendo la solitudine su Jakku e sopratutto la sabbia di quel pianeta… e per rimpiangere quella dannata sabbia in grado di infiltrarsi nei luoghi più reconditi del corpo ce ne voleva! 

“Ora basta!”, sbottò. “Sono stufa di questo posto e di tutte queste piante malef…-”

Non riuscì a terminare la frase, dal momento che Ben si voltò di scatto verso di lei, premendole una mano contro la bocca e schiacciandola poi con il proprio corpo contro la corteccia dell’albero a loro più vicino. 

“Prego, fai pure…”, mormorò una volta libera di parlare, lasciando che il proprio sguardo raggiungesse le labbra di lui, a poca distanze dalle sue. Era certa che quel gesto fosse stato uno slancio di passione, invece non appena provò ad azzerare la distanza tra loro, Ben si allontanò, mimandole di fare silenzio e scoccandole un’occhiata di rimprovero. 

Rey si mise a braccia conserte, osservandolo con sguardo ostile. Illuderla in quel modo era stata una mossa meschina! 

Lo studiò mentre sporgeva appena la testa dal loro improvvisato nascondiglio, osservare gli alberi davanti a loro e ritrarsi, per poi rifarlo nuovamente a distanza di pochi secondi.

Alzò un sopracciglio sempre più perplessa. 

Anche Maestro Luke alle volte aveva strani comportamenti al limite del reparto di igiene mentale… doveva essere una cosa di famiglia, si ritrovò a constatare. 

Per sicurezza, tuttavia, anche Rey si sporse osservando confusa l’alternarsi di decine di alberi tutti uguali tra loro, esattamente come tutti gli altri che finora avevano visto. 

Quel pianeta era monotematico. 

Più monotematico di Jakku.

E con questo aveva detto tutto. 

“Quel sasso doveva essere più duro del tuo testone… hai le allucinazioni per caso?”, gli domandò con ironia, con un tono di voce che il ragazzo dovette considerare troppo alto, dal momento che si voltò di scatto verso di lei, mimandole nuovamente di fare silenzio.

Ben chiuse gli occhi, prendendo a sondare tramite la Forza l’ambiente circostante. Dovette credere di avere trovato qualcosa, dal momento che appena li riaprì iniziò a spostarsi cautamente e silenziosamente da un albero all’altro, fino ad arrivare al limitare di quella che pareva essere una sporgenza. Si acquattò tra dei bassi cespugli dall’aria per nulla invitante. 

Che ne poteva sapere lui se quegli arbusti fossero velenosi o meno? Ma Rey tenne quelle considerazioni per sé stessa. In fondo, sarebbero stati problemi di Ben e non suoi… o forse sì: di sicuro sarebbe stata costretta a sorbirsi ogni sua singola lamentela. 

Avrebbe corso il rischio. 

Dal punto in cui si trovava osservò Ben estrarre dalla propria cintura un binocolo e portarlo al viso, prendendo a studiare un punto imprecisato sotto di loro. 

Non notando la propria compagna di missione al proprio fianco, il ragazzo si voltò e con gesti non esattamente cortesi le fece capire di sbrigarsi a raggiungerlo. 

Rey sbuffò prima di avvicinarsi e stendersi con cautela vicino a lui. Sporse la testa oltre il basso cespuglio per poter vedere meglio ciò che si trovava nella valle sottostante. Un istante e la mano di Ben premuta contro la testa la riportò in una posizione meno esposta. 

Quei pochi secondi bastarono però alla ragazza per capire che qualcosa di strano stava avvenendo ad una decina di metri sotto di loro: persone si muovevano affaccendate intorno a quelle che avevano l’aria di essere grosse cisterne dal contenuto imprecisato attorno a cui si sviluppava un’intricata rete di tubi, passerelle e altri componenti imprecisati. 

“Che cosa sta succedendo qui?”, domandò. Rey aveva studiato le mappe del pianeta durante il viaggio e quella zona sarebbe dovuta essere prima di qualsivoglia attività umana per chilometri. 

Ben le passò il binocolo. “Primo Ordine”, disse ancora prima che la ragazza riuscisse a mettere a fuoco le figure di alcuni Assaltatori, intenti a sorvegliare il luogo da dei camminamenti. “Quello nelle cisterne è plasma*, lo stanno estraendo illegalmente”, aggiunse.

Aiutò Rey a posizionare correttamente il visore, in modo da poter osservare quelle che avevano tutta l’aria di essere delle trivelle. 

“Probabilmente lo utilizzano per alimentare la loro flotta”, ragionò Ben ad alta voce. 

“Se la rendessimo inattiva le loro navi resterebbe senza carburante per un po’ di tempo”, proseguì Rey. 

Osservò il suo compagno di missione sospirare. “Va bene, come la facciamo esplodere? C’è sempre un modo per farlo”, lo sentì dire.  

Alzò un sopracciglio. “Farla esplodere? È questo il tuo geniale piano?”, domandò per nulla convinta. 

Ben fece un’alzata di spalle. “Hai idee migliori?”

Rey riprese in mano il visore, puntandolo verso ovest, dove su di una piccola piattaforma di atterraggio una nave aveva appena fermato i propri motori. La rampa calò e una figura in abiti scuri e dai corti capelli rossi scese da essa a passo svelto. 

“Molto meglio di un’idea: io ho un piano”, rivelò Rey con un sorriso da orecchio ad orecchio. 

 

***

 

Base ribelle…

 

Leia aveva impiegato l’intera ora successiva all’irruzione di suo marito nella sala del consiglio per cercare di calmare Han Solo e farlo tacere riguardo le ennesime - e sempre tra loro uguali - cupe predizioni sulle condizioni di ritorno del proprio preziosissimo Falcon. 

Ci era quasi riuscita. 

Fino a quando C-3PO era entrato nella sala insieme a R2-D2… e un dispaccio urgente proveniente dalle alte sfere di Naboo. 

Quella comunicazione era di una lunghezza interminabile e per di più piena di numeri, dati e strani termini che facevano capo alla geologia. Aveva minacciato più volte C-3PO di rimandarlo al proprio creatore se avesse ancora perso tempo nel leggere tutti quegli incomprensibili dati e non fosse arrivato subito al sodo. 

Il droide invece aveva insistito, finendo per averla vinta.

Era passati quindici minuti da quando aveva iniziato a sproloquiare e finalmente era arrivato alle conclusioni. 

“…tale insolita attività geologica è sicuramente da imputare ad un’estrazione non autorizzata di plasma dal nucleo esterno del pianeta”, terminò.

Sia Leia che Han Solo tirarono un sospiro di sollievo alla fine di quella tortura. 

“E tutto questo trambusto per un qualche contrabbandiere che si è messo a scavare ed estrarre un po’ di plasma? Si vede che il commerciare in spezie non va più di moda!”, commentò quest’ultimo, la pazienza al limite. 

Osservò C-3PO tentennare e poi guardarsi intorno incerto. 

“Che altro c’è?”, sbottò.

“R2-D2 ha ricevuto alcune immagini della zona delle anomalie scattate dai satelliti in orbita intorno al pianeta e… sarebbe meglio che le osservaste anche voi”

L’unità R2 proiettò nella sala suddette immagini, ingrandendole fino a mostrare quelli che avevano tutta l’aria di essere alcuni grossi pozzi di estrazione. 

“Ok, magari questi contrabbandieri sono più organizzati di quello che pensavo all’inizio”, commentò Han Solo. 

Leia si avvicinò all’ologramma per poter osservare meglio. “Temo non siano contrabbandieri”, rivelò, indicando un punto e facendo cenno ad R2-D2 di ingrandirlo. “Quelli sono del Primo Ordine”, aggiunse indicando l’inconfondibile divisa bianca e nera degli uomini intenti a lavorare. 

Ci furono alcuni secondi di silenzio. 

“Hai mandato nostro figlio nel bel mezzo di un’operazione del Primo Ordine?!”, tuonò Han Solo. “E ora come facciamo a tirare fuori dai guai Ben e Rey?” 

Leia alzò gli occhi al cielo. Non aveva ancora un preciso piano d’attacco, a quello avrebbe pensato una volta nell’iperspazio, ma di una cosa era certa: lei e Han avrebbero raggiunto Naboo su navi separate. 

Altrimenti avrebbe pensato al divorzio. 

Di nuovo. 


Angol-INO dell'autrice
Buongiorno a tutti! Altro che tranquilla (e PIACEVOLE) scampagnata su Naboo, qui il Primo Ordine ci ha messo decisamente lo zampino! Riusciranno i nostri intrepidi eroi nei loro intenti da piccoli dinamitardi crescono? 
Ma sopratutto... perchè c'era l'asterisco alla parola "plasma"? Ecco a voi la soluzione del mistero
 

*

MOMENTO ANGELICO

(immaginatevi la sigla di Superquark in sottofondo e mi raccomando di leggere il tutto con la voce di Alberto Angela)

Il pianeta di Naboo presentava dei caratteri geologici unici in tutta la galassia. Non possedeva un nucleo fuso, indicativo di un mondo antico. Uno strato esterno di plasma liquido circondava il nucleo interno, presumibilmente costituito per la maggior parte da una lega di ferro e nickel, con una piccola percentuale di altri elementi. Questi elementi si trovavano in abbondanza in numerose e altre composizioni chimiche nella galassia, ma erano le proprietà uniche del plasma ad interessare gli astrofisici; il plasma veniva infatti estratto dalle due civiltà più importanti del pianeta come fonte d’energia primaria ad alto rendimento, con quotazioni decisamente alte sul mercato.

(Fonte: SWX | DataBank Italiano su Star Wars)

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Capitolo 4
*** Parte IV ***


Parte IV

 

“Sarebbe questo il tuo geniale piano?!”, urlò Ben a voce talmente alta che per un istante Rey credette che sarebbero stati scoperti seduta stante. 

Il Jedi la osservò con un’espressione sconvolta sul volto, mentre la ragazza cercava di capire che cosa avesse detto di tanto scioccante. Aveva solo esposto il proprio piano. 

Il più semplice, rapido ed indolore piano che le fosse venuto in mente. 

Era anche facile: Ben avrebbe finto di farsi catturare, in modo da attire l’attenzione di Hux su di sé e nel frattempo Rey avrebbe posizionato delle cariche esplosive lungo le cisterne contenenti il plasma. 

Avrebbe anche lasciato il detonatore in mano a Ben, in modo che fosse lui a far saltare tutto in aria. Che cosa voleva di più?

Assunse un’espressione perplessa: forse non lo convinceva la parte in cui avrebbe dovuto fare gli occhi dolci ad Hux per essere certi che così facendo sarebbe stato completamente distratto? Quella era la parte facile in confronto al dover strisciare inosservata tra tubi e cavi per piazzare le cariche esplosive. 

Davvero non lo capiva. 

Sbuffò spazientita. 

“Che c’è adesso?”, chiese bruscamente. 

“E me lo chiedi anche?! La parte in cui devo provarci spudoratamente con Hux non ti dice niente?”, sbottò lui. 

Rey scosse la testa. “Non vedo cosa ci sia di così sconcertante”, disse con un tono in apparenza disinteressato. La verità era che da un momento all’altro sarebbe senz’altro scoppiata a ridere. 

“Dovresti provarci tu con lui, non io!” 

Questa volta la ragazza non riuscì a trattenersi e si lasciò andare ad una breve risata. “Posso assicurati che io non sono DECISAMENTE il suo genere” 

“E lo sarei io?!” 

“Assolutamente. Devo ricordarti di quella volta che sei stato fatto prigioniero sull’incrociatore di Hux e di come ti ho ritrovato? Legato e senza maglietta?” 

Ben sbuffò, molto più che irritato. “E’ stato un incidente”, ribatté a denti stretti. “E comunque non vedo tutta questa grande necessità di dover rischiare il mio didietro!” 

“Certo che è necessario! E ti ricordo che dovrai anche essere più che convincente se vogliamo che se la beva e che tutto fili liscio”, replicò, per poi rendersi conto che forse avrebbe avuto maggiori possibilità di averla vinta cambiando atteggiamento. Gli posò una mano sul braccio muscoloso, prendendo ad accarezzarlo sensualmente. “E poi, posso assicurarti che un simile sacrificio sarà adeguatamente ricompensato a missione conclusa”, sussurrò utilizzando un tono di voce basso e volutamente lento contro l’orecchio di lui. 

Osservò il ragazzo farsi estremamente interessato, lo sguardo liquido e carico di desiderio. 

“E di che ricompensa si parlerebbe?”, chiese Ben con voce più roca di quanto avrebbe voluto. 

Rey si avvicinò ancora di più a lui, mormorando al suo orecchio parole talmente basse che il ragazzo quasi credette di essersele immaginate.

“Ci sto!”, disse immediatamente, fiondandosi sulle labbra di lei per un lungo bacio. “Potrei avere una piccola anteprima?”, chiese ansante. 

Per tutta risposta Rey rise, allontanandosi da lui. “Niente anteprima, avrai quanto pattuito a fine missione. E solo se seguirai alla lettera il mio piano”, ribatté. Si mise a scrutare nuovamente con il binocolo la zona di estrazione. “Bene, direi che puoi andare”, concluse, per poi ricordarsi d’altro. 

Si fece nuovamente vicino a lui, prendendo ad armeggiare con la sua cintura. 

“Questo non è affatto d’aiuto”, si lamentò Ben, mantenendo lo sguardo fisso sulle mani di lei.

“Calmo, stallone, sto solo prendendo le cariche esplosive”, disse Rey, sganciando una serie di - all’apparenza innocue - piccole semisfere. Le mise nelle tasche dei propri pantaloni.  

“Non mi pareva proprio fossero quelle le tue intenzion…-” 

Rey smise di ascoltarlo, preferendo dare inizio al piano: con l’aiuto della Forza fece scivolare lungo il pendio una serie di piccoli sassi che attirarono lo sguardo - e sopratutto i blaster - degli assaltatori sul loro nascondiglio. 

Li avvertirono intimare l’alt. 

“Bene, direi che è appena arrivato il tuo momento di entrare in scena”, disse ironica a Ben. Indietreggiò fino all’albero più vicino, nascondendosi poi dietro ad esso mentre il ragazzo si guardava in giro confuso. Le lanciò un’ultima occhiata piena d’astio prima di farsi strada tra i cespugli con le mani alzate in segno di resa. 

“Non sparate”, gridò. “Mi arrendo”, aggiunse cercando di essere convincente. Nella sua mente le imprecazioni si alternavano velocemente. 

Iniziò a scendere il pendio lentamente, attento ad ogni passo. 

Una ventina di blaster erano puntati contro di lui e tutto questo per cosa? Per assecondare quella svitata della sua ragazza?

 Mannaggia a lei e alle sue pessime idee! 

E mannaggia anche a sé stesso che la stava pure ad ascoltare! 

Se non fosse stato troppo orgoglioso avrebbe maledetto anche il proprio pessimo autocontrollo: erano bastate un paio di carezze e delle promesse sussurrate all’orecchio per farlo cadere ai suoi piedi come un pollo! 

Inciampò in un sasso e per poco non cadde a terra: visto la pendenza, probabilmente l’avrebbe fatta a rotoloni fino alle piattaforme di estrazione. Questa volta un’espressione forbita uscì spontaneamente dalle sue labbra. 

E fu certo di aver ammutolito chiunque nel raggio di chilometri. 

Senz’altro gli assaltatori lo furono, dal momento che abbassarono le loro armi per qualche istante. Probabilmente sotto ai loro caschi avevano assunto un’aria di sgomento. 

Tornarono in posizione solo nel momento in cui avvertirono la porta di una delle baracche aprirsi. 

Il Generale Hux ne uscì circospetto. Le urla dei suoi uomini e i loro movimenti lo avevano insospettito, portandolo ad indagare meglio su cosa stesse avvenendo là fuori. 

Di certo non si sarebbe mai aspettato la scena che gli si parò davanti agli occhi. 

“Mi arrendo, Generale”, disse Ben una volta raggiunto il camminamento a lui più vicino. “Voi siete decisamente in maggioranza e io sono qui solo”, aggiunse a capo chino, abbassando leggermente la voce alla parola solo. 

Un chiaro invito che sperò Hux cogliesse al volo. 

Prima lo avrebbe distratto, prima sarebbe finito quel calvario. 

Il rosso lo osservò con un sorriso che non prometteva niente di buono. Fece cenno ai due assaltatori che tenevano Ben per le braccia di fare alcuni passi indietro, in modo che potesse osservare meglio il ragazzo. Gli camminò attorno lentamente, studiandolo e non lasciandosi sfuggire nessun particolare. 

Ben tremò interiormente, maledicendo per l’ennesima volta Rey per quel pessimo piano mentre avvertiva lo sguardo rapace di quell’uomo su di sè… su alcune parti di sé in particolare. 

Qui c’era davvero da rischiare il didietro. 

“Ben Solo”, disse Hux in sussurro tutt’altro che innocente. Gli lanciò un’altra lunga occhiata prima di parlare nuovamente, questa volta con tono più professionale. “Le armi, prego. La sua spada laser in primis”. 

Perchè a Ben quelle ultime parole sembravano avere tutt’altro significato? 

Gli venne in mente quella volta che Rey era andata in missione esplorativa in un avamposto di non si ricordava più quale pianeta. Se ne era tornata con parecchie informazioni importanti… e una scatola di preservativi che si illuminavano al buio. 

Anche in quel caso aveva parlato di spade laser… 

Cercò di rimuovere quei ricordi dalla mente e nel frattempo sganciò la spada dalla cintura, porgendola poi ad Hux insieme ad un piccolo blaster. 

Un paio di assaltatori fecero per avvicinarsi per perquisire il ragazzo, ma il Generale bloccò i loro gesti sul nascere. 

“Alla perquisizione posso pensarci io”, li ammonì. Indicò con un elegante gesto della mano la costruzione da cui era uscito. “Prego, dopo di lei”, disse a Ben. 

Il ragazzo entrò fingendo un passo sicuro, ma in realtà tutt’altro che certo che quella fosse una buona idea. 

Ora capiva suo nonno e la sua strana passione per lo strangolare ufficiali imperiali. In quel momento avrebbe tanto desiderato fare lo stesso. 

Alzò la mano pronto a mettere la parola fine a quella farsa, ma poi si ricordò delle parole di Rey: quella logorroica della sua ragazza era stata fin troppo chiara su cosa sarebbe successo - o NON successo, sarebbe stato più corretto dire - se avesse sviato dal piano. 

E il piano comprendeva unicamente il distrarre il Generale a parole e gesti. 

Sbuffò ed abbassò l’arto. 

Si voltò verso Hux quando lo avvertì chiudere la porta alle spalle di entrambi. 

Osservò l’ambiente in cui si trovava: la baracca aveva un’unica stanza con una grande scrivania al centro e alcune sedie. 

Non vi erano altre vie di fuga, in un certo senso era in trappola. 

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Capitolo 5
*** Parte V ***


Angol-INO dell'autrice
Buongiorno a tutti, sopratutto a quelli che come me sono in zona rossa! Innanzitutto mi scuso per non essermi più fatta sentire: alle volte succese che con l'ansia non ci intendiamo molto bene e poi facciamo casini. A questo si è aggiunto la sessione autunnale d'esami e il fatto che questo semestre frequento dieci corsi diversi. Ne uscirò viva? Lo scopriremo solo vivendo ahahah 

Un'ultima cosa prima di lasciarvi al nuovo capitolo: mercoledì 11 inizia la Milano Bookcity, una specie di settimana del libro milanese, con tanti interventi di intellettuali, storici, scrittori, persone dello spettacolo, editori ecc. su un sacco di temi diversi: dall'arte alla storia, passando per l'ecologia, la psicologia, l'attualità e presententando inoltre tantissimi libri. Quest'anno si sovlgerà interamente online e quindi si potrà seguire da tutta Italia. 
Io sono tra i volontari e pubblicherò giornalmente sul sito della rassegna un diario di bordo. 
Per chi fosse interessato lascio qui il link della manifestazione: Milano Bookcity
Per concludere, non mi resta che augurarvi una buona lettura! A presto! 


***


Parte V 

 

La situazione in cui Ben si trovava era frustrante. 

E il sapere che stava facendo tutto quello solo perché lo aveva detto Rey lo era ancora di più. Perché aveva accettato di prendere parte alle folli idee di quella svitata? 

Oh, lo sapeva il perché! 

Aveva ragionato non con il cervello, bensì con l’altro organo, quello situato ben più in basso, a cui bastavano un paio di parole susurrate all’orecchio per bypassare la parte razionale del corpo ad una velocità maggiore di quella che avrebbe usato un maestro apricodici.

E con questo aveva detto tutto.

Perché gli uomini erano stati condannati ad un simile supplizio? 

Aveva mai visto una donna ragionare a quel modo? No, certo che no! 

Avevano una marcia in più loro, ecco cosa! 

Ed erano pure crudeli a giocare con le debolezze altrui!

E Rey era la più crudele di tutte, dato i colpi bassi che - più spesso di quanto avrebbe voluto ammettere - gli assestava. 

Se fosse stato ancora nella foresta probabilmente avrebbe sbattuto la testa contro il primo albero sul suo cammino fino a svenire. 

Invece si trovava all’interno di quella baracca con un alto ufficiale del Primo Ordine. 

Alto ufficiale del Primo Ordine con una cotta nemmeno tanto velata per lui.

Forse il desiderio di svenire in quel momento non era poi una così geniale idea. 

Si batté la fronte con il palmo della mano per cercare di intontirsi un po’, ma non troppo forte:  doveva comunque rimanere abbastanza vigile.

Dovette apparire davvero strano nel compiere quel gesto, data l’espressione perplessa dipinta sul volto di Hux. 

“Temo che il caldo le abbia dato alla testa, Ben”, disse. “Oppure è l’alta umidità del posto… sì, sarà senz’altro quella, è davvero fastidiosa. Per non parlare dell’orribile effetto che ha sui capelli. Fortunatamente ho scoperto un balsamo che ne diminuisce gli effetti, dovrebbe provarlo. Anche subito se lo desidera” 

Ben lo osservò con una strana espressione: che cosa gli aveva appena proposto? E poi che cosa aveva da ridire  sui suoi capelli perfetti?!

“Sto bene”, disse a capo chino. Era certo che se avesse alzato lo sguardo in quello di Hux lo avrebbe incenerito seduta stante. 

O strangolato con la Forza.

Sì, capiva sempre di più suo nonno. 

“In questo caso…”, proseguì Hux, lasciando volutamente la frase a metà. 

Ben lo osservò camminare fino all’armadio più vicino alla scrivania ed estrane una bottiglia che riconobbe essere vino di Naboo - costoso vino di Naboo per la precisione, una bottiglia che loro alla Resistenza nemmeno la notte si sarebbero potuti permettere di sognare - e un paio di bicchieri. 

La stappò, versandone poi il prezioso contenuto in entrambi i calici. 

“Immagino abbia sete, deve aver camminato parecchio per trovare il nostro pozzo di estrazione e, si sa, camminando ci si disidrata parecchio”, disse il Generale, portando il proprio bicchiere alle labbra. 

Ben lo osservò circospetto. “E voi bevete sul lavoro, Generale Hux?”, domandò con sarcasmo. Osservò il bicchiere sulla scrivania con malcelato interesse: insomma, non che fosse un fine sommelier, però un bicchiere del migliore vino di tutta la Galassia di certo non lo avrebbe disdegnato. Tuttavia per prendere il bicchiere avrebbe dovuto passare vicino ad Hux, molto molto vicino per la precisione, azione che non aveva alcuna intenzione di compiere. 

Il rosso dovette comprendere la ritrosia del suo ospite, dal momento che fu lui a prendere il bicchiere e porgerglielo. 

Ben ne diede una generosa sorsata. 

“No, non sono solito bere quando sono in servizio e, inoltre, posso assicurare che non mordo, non sempre almeno”, disse Hux, abbassando la voce per quell’ultima parte di frase.

Ben aveva dato una generosa sorsata di vino mentre l’altro parlava ed essa gli finì quasi tutta di traverso, rischiando seriamente di farlo morire strozzato. 

Iniziò a tossire, ma si riprese prima che all’altro venisse in mente qualche strana manovra di pronto soccorso che richiedesse troppa vicinanza.   

“Che succede? Questo vino è per lei troppo forte?”, gli domandò il rosso. 

Ben scosse la testa. “Niente affatto, anche noi della Resistenza beviamo sempre questo vino”, mentì spudoratamente. 

Ovviamente Hux se ne accorse. 

“Certo…”, rispose, però tutt’altro che convinto. “Sapete, Ben, per il Primo Ordine questa costosa bottiglia di vino è ben misera cosa rispetto alle comodità e gli agi di cui godono i suoi membri” 

“Beh… anche noi della Resistenza abbiam…-”

“Non mi stupirei affatto di scoprirvi dormire all’addiaccio”, tagliò corto il Generale, al che Ben trovò più saggio stare zitto. 

Hux gli fece segno di sedersi su una delle sedie, gesto che il ragazzo eseguì subito, seppure con malcelata ritrosia. Il Generale si appoggiò mollemente al bordo della scrivania, proprio di fronte a lui. 

“Se si unisse al Primo Ordine potrebbe godere anche lei dei suoi agi e dei suoi piaceri”, sussurrò, piegandosi leggermente in avanti e prendendo il mento di Ben tra le dita. 

Il ragazzo sussultò di sorpresa. “Continuo a preferire la Resistenza”, disse. 

“Un vero peccato…”, mormorò Hux, più a sé stesso che al proprio interlocutore. Si avvicinò ulteriormente al suo viso. “In questo caso temo che dovrò perquisirla in cerca di altre armi nascoste. Preferisce spogliarsi da sé o lo faccio io?”, chiese con malizia. 

Ben sgranò gli occhi. Una sola domanda gli passo alla mente: dove diamine era Rey?!

 

***

 

L’ultima bomba aderì alla parete della conduttura con un leggero suono metallico, iniziando a lampeggiare di rosso ad un ritmo regolare, segno che fosse collegata al detonatore e pronta per esplodere. 

Rey si lasciò andare ad un sospiro di soddisfazione: era stato facile, più di quanto avesse inizialmente  sperato. 

Ora non le restava altro che trovare Ben, mettergli in mano il detonatore e lasciare che desse libero sfogo al bambino - neanche tanto assopito - che c’era in lui facendo esplodere tutto. 

Si acquattò meglio nello spazio tra i vari tubi e silenziosamente prese a strisciare verso la costruzione in cui aveva visto entrare Ben e Hux. Già si pregustava le risate per la scena che le si sarebbe parata davanti agli occhi! 

Diversi tubi sopra di lei, sui camminamenti alcuni assaltatori stavano facendo battute proprio in riferimento ai due uomini soli soletti nella baracca. 

Dovette usare tutta la propria calma interiore per non scoppiare a ridere e rivelare così la propria presenza. 

Rey, insomma, non ti sei fatta scoprire mentre strisciavi tra un tubo e l’altro e vorresti che accadesse proprio a missione quasi conclusa?

Tornò seria, arrivando proprio sotto al punto in cui doveva trovarsi Ben. C’era una stretta scala a pioli che terminava con una grata in quel punto, probabilmente doveva servire ad eventuali tecnici in caso di malfunzionamenti o per verifiche. 

Un vera fortuna che fosse lì. 

Iniziò a salire, fermandosi poco prima della fine per sbirciare tra le assi di legno del pavimento. Tra una fessura e l’altra poteva infatti osservare cosa stesse accadendo nella baracca. 

Aveva pensato e ripensato per tutta la messa in posa delle bombe a cosa avrebbe potuto trovare una volta raggiunto Ben, ogni volta faticando a trattenere le risate.

Ma tutti quei pensieri non erano nulla a confronto della scena che le si parò davanti agli occhi: Ben era a torso nudo in mezzo alla stanza mentre Hux era mollemente appoggiato ad una scrivania, che osservava quello spogliarello con sguardo rapace. 

Già quello sarebbe bastato per ridere a crepapelle per almeno una decina d’anni, ma il vedere Ben armeggiare con la cintura dei propri pantaloni, adducendo una scusa dopo l’altra sul fatto di non riuscire ad aprirla perché fallata aggiunse altro divertimento nella ragazza. 

Dalle risate le mancò poco di scivolare e cadere dalla scala! 

Avrebbe davvero tanto voluto vedere come quella scena sarebbe continuata - glielo avrebbe ricordato a vita, di questo ne era sicura! -, ma purtroppo per lei il tempo stringeva. 

Silenziosamente alzò la grata, facendo irruzione nella stanza. 

Le bastò un movimento della mano per far cadere il Generale Hux in un sonno profondo. L’uomo stramazzò al suolo, iniziando a russare in maniera alquanto molesta. 

“Questo lo avrei potuto fare anche io!”, esclamò Ben seccato. Era certo che Rey avrebbe voluto riservare ad Hux qualcosa di diverso. 

“E perchè non lo hai fatto?”, chiese lei tra le risate. 

Il ragazzo sbuffò, mettendosi a braccia conserte in una posizione chiaramente irritata. “Andiamocene di qui”, borbottò. Cercò con lo sguardo la propria maglietta, ma Rey era stata più veloce di lui a raccoglierla. 

La ragazza iniziò a rigirarsela tra le mani. 

“Ridammela”, disse Ben. 

“Non ci penso proprio”, sussurrò Rey in modo accattivante. Gli si fece vicina, puntando lo sguardo sulla chiusura dei suoi pantaloni. “E scommetto che se ci provassi io, quella cintura si aprirebbe subito”, rincarò la dose. 

Ben si lasciò andare ad un sospiro di piacere. “Non tentarmi”, provò a minacciarla. “Non ora almeno, sarà il caso di andarcene di qui al più presto”. Le strappò la maglia dalle mani e con gesti veloci la indossò. 

Nel frattempo Hux emise un rumore più molesto dei precedenti, facendo credere ad entrambi di stare morendo soffocato. 

“E di lui cosa ne facciamo?”, chiese Ben. 

Rey scosse la testa, per poi farsi più attenta. “Hai qualche idea in mente?” 

L’espressione con cui il ragazzo la osservò le fece capire che nulla di buono attendeva il Generale Hux…

“Ora dammi il detonatore, faremo esplodere l’impianto e sgattaioleremo via con il rosso mentre tutti gli assaltatori sono distratti”

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Capitolo 6
*** Epilogo, parte I ***


Epilogo, parte I

 

L’intera flotta della Resistenza uscì dall’iperspazio proprio sopra alle coordinate fornite dal governo di Naboo. Non impiegarono molto tempo a raggiungere l’atmosfera del pianeta ed avvicinarsi al suolo. 

Fu una questione di minuti, eppure al Generale Organa sembrarono ore. 

Così come fin troppo dilatato le era sembrato il tempo del viaggio fino a Naboo. 

Era forse colpa di suo marito, che le aveva alitato sul collo tutto il tempo ripetendo continuamente le solite cupe predizioni riguardanti il Falcon e loro figlio (ma sopratutto riguardanti il Falcon)? 

Inutili erano stati gli iniziali tentativi della donna di imbarcare Han Solo su un’altra fregata e non sulla propria. 

E ora si ritrovava con un terribile mal di testa. 

Invidiava suo fratello Luke, il quale, dopo aver appreso della situazione, si era lasciato andare ad un’alzata di spalle, completamente disinteressato ai probabili pericoli in cui si sarebbero potuti imbattere i suoi due padawan. 

La sua priorità in quel momento? I porgs. 

Quegli uccelli paffuti avevano fatto la loro comparsa dopo la gita di Luke sul pianeta di Ahch-To. A suo fratello avevano fatto tenerezza e aveva pensato bene di portarli con sé su D’Qar. 

Il risultato era stata la trasformazione dell’hangar in cui erano ospitati gli Ala-X in un’enorme voliera. E i caccia erano diventati il loro habitat preferito per la nidificazione. 

I piloti quel giorno aveva impiegato un’eternità a liberare i loro velivoli da nidi e volatili. Per non parlare degli strati di guano che si erano accumulati sugli scafi! 

Leia si appuntò mentalmente che avrebbe dovuto risolvere il problema una volta tornati con Ben e Rey su D’Qar. 

E per risolvere il problema intendeva una soluzione pacifica, non come aveva tentato di fare Han tempo prima, quando un gruppo di quei pennuti era riuscito ad addentrarsi nel Falcon, riducendone i sedili in pelle in un ammasso informe di strisce di imbottitura. C’era mancato davvero un soffio che i porgs diventassero bersagli da blaster (e Han diventasse bersaglio da spada laser). 

Le sarebbe piaciuto risolvere la questione senza spargimenti di sangue. 

“Dal punto in cui dovrebbe trovarsi l’impianto di estrazione sale del fumo, Generale”, disse Finn, seduto al posto del copilota del velivolo, distogliendo Leia dai suoi pensieri. 

Inutile dire che c’era stata un’azzuffata anche per chi avrebbe dovuto sedersi dove: alla fine Chewbecca e Finn l’avevano spuntata, il primo come pilota e il secondo come copilota. 

Un gemito di dolore giunse da dietro le loro spalle. 

“Lo sapevo io! Il Falcon si è schiantato sull’impianto, ecco cosa!”, si lamentò Han. 

Leia alzò gli occhi al cielo, la pazienza sempre più al limite. “Sono certa ci sia un’altra spiegazione”, ribatté a denti stretti, massaggiandosi subito dopo le tempie doloranti. 

Si avvicinò ad uno dei finestrini appena in tempo per vedere Poe Dameron sul proprio Ala-X scendere di quota per poter valutare meglio la situazione. 

Poco dopo il volto del migliore pilota della Resistenza comparve in olotrasmissione. “Qui sembrerebbe che sia saltato in aria tutto”, riferì, per poi zittirsi nell’attimo in cui il suo droide iniziò a parlare. “Secondo BB-8 non vi sono forme di vita nell’impianto e…”, si zittì una seconda volta, per poi scoppiare in una fragorosa risata che durò per diverso tempo. 

Leia sospirò, la pazienza sempre più vicina al punto di non ritorno: pure Dameron ci si metteva? In quella giornata infinita non erano più che bastati Han e C-3PO? 

“Si può sapere cosa c’è da ridere, comandante?”, chiese nemmeno troppo amichevolmente. 

Le risate continuarono ancora per diversi secondi, poi il pilota riprese il controllo di sé stesso. “Osservi la foresta, al limitare degli alberi, lo vede anche lei?”

Leia fece cenno a Chew di avvicinarsi ulteriormente al suolo ed aguzzò la vista per poter vedere meglio il punto che il suo migliore pilota indicava. 

Ovviamente quando c’era da usare gli occhiali essi restavano a prendere polvere sopra alla scrivania del suo studio… 

Nonostante ciò riuscì a scorgere ciò che Poe le indicava. 

“Date l’ordine di atterrare”, si limitò a dire, cercando di rimanere seria a sua volta. 

 

***

 

Quando Leia raggiunse a piedi il limitare della foresta, già una piccola folla di ribelli si era radunata a cerchio intorno ad uno degli alberi. 

Si aprirono in due ali per permetterle di passare. 

Davanti a lei, il Generale Hux era parzialmente nudo, imbavagliato e legato come un salame al tronco dell’alto albero. Indossava solo le mutande e la canottiera della salute, rigorosamente infilata nelle prime. 

Anche a Leia scappò una breve risata, che nascose però dietro alla mano. “E così finalmente la incontro di persona, Generale Hux, anche se non nella migliore delle occasioni. Almeno per lei”, disse con forte ironia. 

L’uomo legato all’albero provò a mugugnare qualcosa, ma il bavaglio non permise al gruppo di capire il significato delle sue parole. 

“Qualcuno glielo tolga, per favore”, commentò Leia. 

Poe Dameron si fece avanti. Non fu un’operazione facile dal momento che Hux non aveva alcuna intenzione di collaborare. Rischiò anche di prendersi un morso nel momento in cui rimosse il bavaglio. 

“Feccia ribelle!”, urlò il Generale del Primo Ordine appena fu in grado di parlare. Iniziò ad inveire istericamente contro tutti loro. 

“Possiamo rimettergli il bavaglio?”, chiese Poe. 

Alle sue spalle Finn prese ad annuire con veemenza. 

Leia scosse la testa. “Un attimo solo”, ribatté. 

Al suo fianco Han cominciava a dare segni di impazienza. All’ennesimo insulto si vece avanti, prendendo il rosso per l’orlo della canottiera. “Ascoltami bene, ragazzino. Ancora una parola e potresti ritrovarti legato ancora più stretto a quest’albero e con le chiappe al vento, sono certo che qualche Gungan apprezzerà di certo”, lo minacciò. “Dunque ora dimmi: dove diamine è il MIO Millenium Falcon?!” 

Hux lo osservò perplesso. “Io non so proprio nulla di quel rottame volante!”

In quel momento tutti quanti furono certi che Han Solo gli avrebbe messo le mani addosso. O peggio. 

E infatti fu quello che provò a fare, almeno prima che Leia intervenisse. 

Lanciò un’occhiata di ammonimento ad Han. 

“Quello che mio marito intendeva chiedere è dove si trovano Ben e Rey”, disse con diplomazia. 

Osservò il volto di Hux trasformarsi nuovamente in una maschera d’odio. “Quei miserabili figli di un Banth…-”

“Devo ricordarle, Hux, che Ben è mio figlio? Finisca la frase e la lascerò nelle premurose mani di mio marito”, lo ammonì Leia. 

Vide il suo sguardo farsi terrorizzato. “Mi hanno tramortito, spogliato e legato a questo albero. Il tutto prima di far saltare in aria il mio impianto di estrazione!”, piagnucolò. “Si sono addentrati nella foresta, non ho idea di dove siano andati” 

La Principessa di Alderaan lo studiò ancora per un lungo momento. 

“Han, tu pensi dica la verità?”, chiese con ironia. 

Il contrabbandiere si mise a pensare. “Non ne sono ancora certo…”, disse tra sé e sé, avvicinandosi al loro prigioniero. 

“È tutto quello che so, lo giuro!”, si mise a strillare Hux. Ancora poco e sarebbe scoppiato a piangere. 

Han si voltò verso Leia. 

“Direi che è stato sincero”, commentò quest’ultima. “E ora andiamo, dobbiamo ancora trovare Ben e Rey”. 

Iniziò ad addentrarsi nella foresta, seguita a ruota dagli altri. 

Solo Poe e Finn rimasero ancora alcuni istanti ad osservare il prigioniero. Il pilota aveva notato un particolare…

“Anche voi assaltatori avevate le mutande con il logo del Primo Ordine stampato sul davanti?”, chiese a Finn mentre rimetteva il bavaglio ad Hux, diventato improvvisamente più docile. 

“Assolutamente”, fu la pronta risposta dell’altro.

Poe parve farsi pensieroso, per poi iniziare a correre nella foresta. “Generale Organa!”, chiamò a voce altra, in modo da farsi sentire. 

Leia arrestò il proprio passo, voltandosi per poter ascoltare il proprio pilota. 

“Al Primo Ordine hanno le mutande con il loro logo, perchè noi della Resistenza no?”, chiese. 

La donna lo osservò in un primo istante confusa, per poi incenerirlo con lo sguardo. Quello non era di certo il momento per una domanda così stupida! Sospirò. “E sentiamo, cosa te ne faresti di un paio di mutande così?”, domandò. 

“Beh… sa come è… i ribelli riscuotono un certo successo, sono certo che qualche ragazza apprezzerebbe…-”

“Dameron, vuoi finire legato a quell’albero a fare compagnia ad Hux seduta stante?”

Il povero ragazzo scosse la testa e nel farlo non potè non notare l’inconsueto indumento che penzolava da un basso ramo alla sua sinistra. 

“E quello che cosa è?”, si chiese confuso. 

Si avvicinò e lo prese tra le mani per studiarlo: sì, quello era proprio un reggiseno! 


Angol-INO dell'autrice
Buongiorno a tutti! In modo quasi puntuale ecco qui il capitolo. Spero sia stata una buona lettura! Siamo arrivati quasi alla fine: a settimana prossima per le conclusioni. Fatemi sapere le vostre opinioni e a presto! 
 

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Capitolo 7
*** Epilogo, parte II ***


Angol-INO dell'autrice
Buongiorno a tutti! Siamo arrivati al capitolo finale e in questo caso mi sembra che i ringraziamenti a chi ha avuto la pazienza di leggere e soprattutto di lasciare una piccola recensione sia d'obbligo! GRAZIE MILLE!
E ora, per l'ultima volta, vi auguro una buona lettura! ​
 
***
 
Epilogo, parte II
 

Ben si staccò da Rey per riprendere un po' d'aria.

Oh, sì: quella logorroica della sua ragazza manteneva decisamente le promesse!

Un mugolio di protesta uscito dalle labbra di lei gli fece però capire che non era ancora pienamente soddisfatta. 

Nonostante si fossero divertiti nella foresta, mentre tornavano al Falcon. 

E poi avessero fatto il bis nella radura, dopo aver recuperato dall'astronave alcune coperte da stendere sull'erba. 

"Ben...", mormorò Rey, abbracciandolo di lato. "Ci sono i nostri vestiti sparsi per il sentiero da recuperare e sarebbe anche il caso di fare rapporto alla Resistenza", disse. "Ma prima..."

Scostò le coperte dai corpi nudi di entrambi, posizionandosi a sorpresa sopra di lui. 

Ben iniziò a baciarla e quando fu certo che Rey fosse abbastanza distratta ribaltò le posizioni, causando un gridolino di sorpresa e poi una risata nella ragazza. 

 

***
 

Intanto, da qualche parte nella foresta...
 

Indumenti maschili e femminili continuavano a spuntare a penzoloni da rami o abbandonati a terra ad intervalli abbastanza regolari lungo quello che apparentemente sembrava un sentiero. 

O comunque una traccia, senza alcun dubbio percorsa di recente. 

Probabilmente dai proprietari degli abiti che il folto gruppo stava rinvenendo. 

E c'erano pochi dubbi anche su chi appartenessero quegli abiti. 

"Un perizoma di pizzo nero... non facevo Rey tipo da questo genere di cose", disse fra sé e sé Poe Dameron, raccogliendo da terra quel minuscolo pezzo di stoffa. 

"Magari è di Ben", ribatté Finn ridacchiando. 

Così presi dalle loro battute, nemmeno si accorsero che il Generale Organa si trovava alle loro spalle. 

"Quello è meglio che lo tenga io", disse, facendo sobbalzare di sorpresa - ma anche di timore, sopratutto di timore - i due giovani.

Li fulminò nuovamente con lo sguardo. 

"Generale, noi...", mormorarono all'unisono a mo' di scusa. 

"Non una parola!", si intromise Han Solo. "Preferireste essere dati un pasto ad un rathtar o divorati lentamente dai porgs? Quegli uccellacci malefici diventano parecchio irritabili e assettati di sangue quando vengono tenuti a digiuno", li minacciò. 

Leia tese la mano e Poe fu ben felice di lasciare nelle mani del Generale il perizoma di pizzo nero. 

"A pensarci, Ben e Rey hanno avuto un certo ingegno: probabilmente non avevano briciole di pane da lasciare per indicarci la via e si sono dovuti arrangiare con quello che avevano", provò a giustificarsi nuovamente Poe. 

Bastò un'occhiata dei suoi superiori per far scappare sia lui che Finn a gambe levate. 

Gli ultimi di una lunga serie di sfortunati ribelli che fuggivano in seguito alle minacce della coppia. 

Leia si mise a studiare l'indumento che teneva in mano con aria perplessa. "Ti piacerebbe se comprassi anche io qualcosa di simile?", disse a bassa voce avvicinandosi ad Han. 

Ci mancò poco che il contrabbandiere inciampasse nei suoi stessi piedi. Probabilmente avrebbe anche risposto alla propria maniera, se quelli che ingenuamente identificò come dei lamenti di dolore non lo avessero distratto. 

"Sono loro!", disse, mettendosi meglio in ascolto. "Qualcuno del Primo Ordine deve averli trovati e ora li sta torturando, probabilmente per impossessarsi del Falcon e fuggire dal pianeta! Uomini, come me!", urlò per farsi udire da tutti. 

A Leia non sembravano affatto lamenti di dolore, invece. Ma non riuscì a fermare suo marito, ormai scomparso con un nutrito gruppo di ribelli tra il folto fogliame. 

E fu così che Han Solo trovò suo figlio con il biscotto inzuppato. 

Sì, proprio così. 

Con il biscotto inzuppato era stato il termine che aveva usato nella prima ed unica lezione di educazione sessuale che aveva provato ad impartire al figlio. 

Inutile dire che la lezione si era bruscamente interrotta dopo l'utilizzo di suddetta metafora. 

Ben e Rey, nudi ed avvinghiati, si accorsero solo una volta davanti a loro che ormai non erano più soli in quella radura. 

La ragazza fu la prima a reagire, scostando Ben di dosso e coprendosi in fretta con le coperte. L'altro, più lento di comprendonio - specialmente quando impegnato in certe questioni -, impiegò più tempo a capire cosa stesse succedendo. 

Troppi occhi fin troppo conosciuti li stavano osservando. 

"Papà?", disse confuso. "E voi, cosa diamine ci fate tutti voi qui?", domandò riferito a tutti quanti. 

Se la Forza gli avesse dato la possibilità di smaterializzarsi, in quel momento lo avrebbe di certo fatto. 

Fortuna che si erano ripromessi di mantenere la loro relazione segreta! 

Ora non solo l'intera Resistenza ne era a conoscenza, ma erano pure stati scoperti in flagrante. 

Sia Ben che Rey in quel momento avevano i volti più rossi dei capelli di Hux. 

Ma la vergogna non fu nulla in confronto a ciò che avvenne pochi istanti dopo. 

Leia arrivò sulla scena del misfatto trafelata, con il respiro corto per la corsa. Osservò con occhi attenti prima Han, più immobile di quella volta che era stato congelato nella carbonite - non aveva nemmeno detto una sola parola riguardante il suo prezioso Millenium Falcon. Miracolo! -, poi guardò i due ragazzi, i quali fecero di tutto per cercare di imbozzolarsi ancora di più nelle coperte. 

Un sorriso radioso comparve sul volto del Generale. "Questa è la volta buona che mi arriva un nipotino, vero?", domandò. 

 

E quella doveva essere una noiosissima giornata uguale a tutte le altre? 

Per Ben e Rey non era affatto così: quella era la peggior giornata della loro vita! 

 

"La peggior giornata della loro vita fino a quel giorno", avrebbe voluto aggiungere la sfiga, che su tanta parte di quegli eventi aveva influito.
 

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