L'Errore Originale

di NotAdele_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Prologo 

 

 

Novembre 2027

 

Anna fisava la finestra stando seduta sul divano, aveva lavorato tutto il giorno ed era esausta.

Quel grande appartamento era completamente vuoto, Andrea non era ancora rientrato.

 

Sospirò pesantemente mentre si alzava per apparecchiare la tavola, aveva realizzato tutti i suoi sogni, e fino a ieri la sua vita era perfetta.

 

Non aveva mai sbagliato nulla nella vita. Fino ad ora.

 

Aveva commesso uno sbaglio, non intenzionalmente, ma non era stata abbastanza attenta, ed era tutta colpa sua.

 

Suo padre era un medico, quante volte lo aveva sentito parlare di quelle cose? Miliardi.

 

Eppure lei ci era cascata come una sciocca.

 

Il referto delle analisi del sangue sembrava essere incandescente mentre lo teneva tra le mani, aveva mescolato la pillola anticoncezionale e gli antibiotici per l’estrazione del dente del giudizio, il mese scorso, ed eccola li, era incinta.

 

Non era pronta ad avere dei figli, e non li voleva neanche, di sicuro non ora, forse mai.

 

Mentre sentiva la porta di casa aprirsi, infilò il foglio in tasca stampandosi un sorriso in volto, ci avrebbe pensato il giorno successivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: Eccomi qui con la nuova storia che parlerà di Anna e Andrea, questo è un breve prologo, giusto per contestualizzare, arriveranno poi i nuovi capitoli.

 

Premetto che ho deciso di trattare un tema un pò spinoso e non so cosa ne uscirà! 

Spero di essere in grado di affrontarlo al meglio, no tutte le gravidanze sono felici, e penso vadano rappresentate, fatemi sapere cosa ne pensate e a presto!

 

Grazie per essere passati :)

 

 

PS: la storia non è ancora scritta, quindi ovviamente non potrò aggiornare tutti i giorni, cercherò di fare del mio meglio!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1 

 

Sapere

 

 

Anna aveva scoperto due cose sulla sanità americana quella mattina.

 

Prima di tutto se hai una carta di credito a portata di mano non c’è bisogno di prendere un appuntamento per un’ecografia.

 

In secondo luogo, al contrario dell’Italia, a New York l’aborto è consentito fino all’ultimo giorno di gravidanza.

 

Lei non aveva idea di cosa avrebbe deciso, ma certo, sapere di avere questa possibilità, e che non c’era un limite per decidersi, le stava facendo venire il mal di testa.

 

Era sabato mattina, Andrea era a giocare a baseball con i suoi colleghi e lei era uscita con la scusa di una passeggiata sulla fifth Avenue.

 

Odiava con tutta se stessa quella situazione, la foto in bianco e nero che aveva gettato malamente nella borsa rappresentava un problema che non aveva giuste soluzioni.

 

Tenere il bambino e mettere fine alla parola libertà? Non era pronta a farlo, era in lizza per la promozione dei suoi sogni, no poteva permettersi ostacoli.

 

Abortire? Si sentiva male al pensiero, aveva sempre visto l’aborto come un’azione da fare in casi estremi, solo se non c’è altro modo, solo se la vita del bambino sarebbe così miserabile da preferirne la morte.

 

Eppure che bimbo sarebbe stato con una mamma che non lo voleva? 

 

E il padre? Andrea parlava di una famiglia, ma non avevano mai deciso i tempi, e se fosse stato contrario all’aborto? E se l’avesse costretta a tenerlo? Non voleva dirglielo, ma doveva. Il corpo era suo e così l’ultima parola, ma non trovava giusto tenere il suo ragazzo all’oscuro, infondo il feto aveva il DNA di entrambi.

 

 

L’ora di pranzo arrivò presto, Anna si era fermata lungo la strada per il ritorno a comprare due Cesar salad, meglio discutere a stomaco pieno.

 

Aveva appena finito di mettere le cose sul tavolo quando sentì due mani sui fianchi e un morbido bacio sul collo.

 

Si girò velocemente verso Andrea rivolgendogli un sorriso, di quelli che solo lui riusciva a tirarle fuori.

 

-Sei stato silenzioso, di solito ti sento aprire la porta.- Lui si accomodò al suo posto alzando le spalle.

 

-Probabilmente eri soprappensiero, anche ieri sera non sembravi molto presente, c’è qualche problema Nana? E’ il lavoro?- Era davvero preoccupato, mentre si sedeva di fronte a lui, potè valutare che in quello sguardo c’era più di semplice apprensione, era vera e propria angoscia.

 

Non poteva ignorare la vocina che nella sua testa le diceva di fare la cosa giusta, quindi prese un profondo respiro e fissò gli occhi verdi in quelli castani del ragazzo.

 

-Devo dirti una cosa, e non so come reagirai, ancora devo capirlo io come devo comportarmi e lo so da qualche giorno.- Appoggiò le mani incrociate sul tavolo per evitare di gesticolare, trucchi da diplomatica, imparati sul campo, proprio come quel tono sostenuto che stava mantenendo.

 

-Se vuoi dirmi che sei incinta, già lo so tranquilla.- Anna strabuzzò gli occhi confusa, lo sapeva? Non aveva fatto test a casa, e l’unico referto delle analisi del sangue era in suo possesso, come era possibile?

 

Prima che potesse formulare una domanda, il ragazzo riprese a parlare, evidentemente l’espressione confusa della giovane doveva essere molto palese.

 

-Ti conosco bene Nana, faccio la spesa tutte le settimane e ho notato che è passato più di un mese da quando ho preso l’ultimo pacco di tampax, inoltre permettimi di dirti che gli ormoni ti stanno facendo venire un seno meraviglioso.- 

 

Le fece l’occhiolino ammiccando nella sua direzione, e lei sentiva di essere sul punto di non ritorno, stava iperventilando.

 

-Oddio, da quanto lo sai? Perchè non mi hai detto nulla? Come hai fatto a notare queste cose? A malapena me ne sono resa conto io.- Lui sospirò con uno sguardo quasi divertito, aveva l’espressione di un bambino che sa un segreto e non vuole dirtelo.

 

-Ho cinque fratelli più piccoli, e ho visto mia madre scoprire ogni gravidanza, alla fine ho imparato a riconoscere i segnali, lo sospettavo da un paio di settimane, ne ho avuto la conferma quando l’altro giorno hai avuto la nausea a causa della tisana alla cannella che ti piace tanto, e non ti ho detto nulla perchè immaginavo che fosse giusto per te affrontare il momento, non volevo toglierti la sorpresa.- 

 

Perchè diceva sempre la cosa giusta? Non poteva semplicemente dare di matto e dire che non era pronto a fare il padre? Con tutta quella padronanza dell’argomento lei si sentiva ancora più inadatta.

 

-Ehm tu ne sei felice?- A questo punto voleva capire se era tutta una scena oppure se era davvero così tranquillo all’idea di essere chiamato papà.

 

-Certo che sono felice Nana! E’ una notizia splendida! Un figlio tutto nostro, ho sempre voluto averne!- Si alzò andandole incontro e abbassandosi alla sua altezza, le prese il viso tra le mani e la guardò mordendosi un labbro.

 

-Tu non sembri molto contante invece, hai una faccia sconvolta.- Muoveva il pollice sulla sua guancia lentamente, era rilassante e la faceva sentire bene, ma non abbastanza da toglierle quella voglia di vomitare.

 

-N-non so se lo voglio Andrea, forse dovrei semplicemente interrompere la gravidanza, non sono pronta a fare la madre.- Non stava piangendo, ma avvertiva le avvisaglie, nodo in gola, occhi umidi, naso che pizzicava.

 

Andrea aveva l’aria di uno che non crede a quello che ha appena sentito, e probabilmente era esattamente quello che stava pensando visto che a quanto pare il sogno della sua vita era avere la famiglia del mulino bianco.

 

-Nana ma cosa stai dicendo? Vuoi abortire? Non c’è nessun motivo per farlo, stiamo insieme da anni, abbiamo una casa e più soldi di quelli che possano servirci, quale sarebbe il momento più opportuno per costruire una famiglia?- Le poggiò le mani sulle ginocchia mentre rimaneva accovacciato per guardarla negli occhi, non sembrava arrabbiato, più che altro era preoccupato per lei forse.

 

-Non è una questione economica Andre, è perchè io ho ancora così tante cose da fare, ho una promozione da ottenere, e sono una diplomatica santo cielo! Il mio lavoro consiste nel viaggiare, stare lontana da casa per settimane a volte! Non è così che si cresce un figlio!- Si era alzata in piedi mentre parlava e adesso andava avanti e indietro nel salotto, sentiva una specie di carica addosso.

 

-Anna, qual’è il vero problema? Sai che anche quando dovrai viaggiare io ci sarei sempre, troveremo una buona tata, come hanno fatto Fede e Jo, nessuno dei due ha sacrificato la carriera ed entrambi passano del tempo con i bimbi.- L’aveva raggiunta mettendole le mani sulle spalle, erano calde e confortanti, ma non abbastanza.

 

-Sembra tutto bello visto da fuori, io sono stata la figlia di due genitori sempre lontani da casa, e ti assicuro che non è bello, passi le giornate a sentirti sbagliato, fuoriposto e solo. Cosa succederebbe se ci lasciassimo? Verrebbe sballottato da una parte all’altra come un pallone.- 

 

Si morse il labbro, non aveva ancora riflettuto su quell’evenienza, ma era possibile, lo aveva realizzato solo ora.

 

-Noi non ci lasceremo Nana, siamo fatti per stare insieme, lo sai.- Le si avvicinò lasciandole un bacio a stampo sulle labbra, ma lei dopo qualche secondo si spostò.

 

-Anche i miei genitori dicevano così, ed è vero, sono rimasti insieme nonostante tutto, ma a che prezzo?- Andrea sembrava confuso, a giusta ragione, non aveva mai raccontato a nessuno quella storia, ma forse era il momento di farlo, se avesse spiegato le sue ragioni, forse lui avrebbe capito.




Note: 

Ecco il nuovo capitolo! Spero che vi sia piaciuto e che l'attesa non sia stata eccessiva!
Fatemi sapere cosa ne pensate e grazie per essere passati!!!

Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 

 

Flashback

 

 

Trecce bionde, grossi occhi verdi e dieci anni di età. Ricordava tutto perfettamente.

 

I suoi genitori stavano discutendo ed era piena notte. Sapeva di non doversi intromettere, ma era sempre stata una bambina curiosa. 

 

Sgattaiolò silenziosamente vicino alla porta della cucina, era socchiusa, mamma e papà urlavano, erano arrabbiati.

 

Non capì esattamente il significato di alcune parole, ma una cosa le era chiara, suo padre aveva sbagliato qualcosa, aveva fatto qualcosa di brutto, c’erano dei singhiozzi, la madre piangeva.

 

Ricordava una frase, che le sarebbe rimasta impressa per sempre.

 

-Rossana non fare la sciocca, pensa ad Anna.- 

 

In quel momento, ingenuamente, pensò che se suo padre aveva fatto qualcosa di brutto, la mamma doveva perdonarlo, lui diceva che bisognava pensare a lei, perchè le voleva bene, e pure lei gliene voleva, non le piaceva l’idea dei genitori separati come alcuni suoi compagni di classe.

 

 

I suoi ricordi navigarono a sette anni dopo, portava già i capelli corti, non era a ancora dimagrita, ed aveva lo zaino pieno dei libri delle superiori, era appena rientrata in casa, e aveva trovato la madre accasciata al suolo che piangeva, il suo cuore si era spezzato.

 

Sapeva di averla già vista così, ma era un ricordo lontano, quasi come una fantasia.

 

La frase che caratterizzava quel momento era diversa dalle ferme parole di suo padre che ricordava dall’infanzia.

 

-Lo ha fatto ancora, aveva promesso.- Un sussurro ricco di amarezza, Anna non sapeva cosa fare, e decise di seguire l’istinto.

 

Aiutò la madre ad alzarsi e la fece stendere sul divano, le portò dell’acqua e la fece riposare. Parlarono tanto quel giorno, più che in qualsiasi altra occasione, e la giovane capì il motivo di tanta sofferenza.

 

Suo padre aveva tradito la moglie, non una ma ben due volte. Ed in entrambi i casi si era fatto beccare come un bambino con le mani nel barattolo della marmellata.

 

Non erano relazioni, più storie da una notte, che per lui non significavano niente, ma che per la donna che le piangeva tra le braccia erano come una stilettata nel cuore. 

 

Lei lo amava, e veniva ripagata così.

 

Anna non sapeva cosa fosse l’amore, e aveva suggerito di chiedere il divorzio e liberarsi della zavorra, lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

 

La madre ci aveva pensato, ma suo padre non voleva, un primario del suo livello, doveva avere una moglie rispettabile accanto, una bella famiglia da portare nelle occasioni ufficiali.

 

Aveva convinto la consorte, ancora una volta, restarono insieme, entrambi nascondendosi dietro alla scusa di volere il bene di Anna.

 

Quando a diciannove anni aveva fatto la domanda per l’erasmus, a tutti aveva detto che aveva deciso di intraprendere quel percorso per via del futuro lavorativo che desiderava.

La realtà era molto più triste, voleva scappare dalla sua famiglia. Non sopportava l’idea che sua madre avesse perdonato quel comportamento, odiava che i due adulti della casa, sostenessero di sacrificare la loro felicità per il bene della figlia, le avevano rovinato il concetto di amore.

 

Avevano litigato di fronte a lei per anni, sempre discussioni, ogni giorno felice era stato contaminato dai loro battibecchi che non portavano a nulla, perché alla fine restavano insieme.

 

Si era stancata, ed aveva deciso di andare via, sapeva che non l’avrebbero fermata se fosse stato un motivo di studio, e sapeva anche che avrebbe trovato il modo di non tornare più indietro.

 

 

Adesso aveva ventisette anni, aveva fatto tantissime sedute di terapia e aveva capito che se lei non ci fosse stata, i suoi avrebbero trovato il coraggio di separarsi evitando di vivere nell’infelicità costringendo la figlia a subire passivamente.

 

Non era ovviamente colpa sua, ma dei suoi genitori, che avevano messo una bambina  frettolosamente, dopo pochi mesi di un matrimonio basato su uno sciocco invaghimento giovanile.

 

Lei era nata perchè i suoi egoisticamente avevo deciso di voler qualcuno da accudire, senza aver pensato che non essendone in grado, probabilmente le avrebbero rovinato l’infanzia, e lei non voleva commettere gli stessi errori.

 

 

Andrea la guardava triste, lui aveva una famiglia perfetta, ricca di amore e gioia, e di certo non si aspettava che Anna nascondesse tutto quel rancore.

 

-Nana mi dispiace tanto per quello che hai vissuto, ma puoi imparare dagli errori altrui ed essere una mamma migliore, sono certo che saresti meravigliosa.- Le lasciò una carezza sulla guancia guardandola negli occhi.

 

-Io non sono pronta per tutto questo, e non so se lo sarò mai.- Piangeva mentre Andrea la coccolava, cosa avrebbe fatto? Come avrebbe portato avanti la sua vita ora?

 

 

 

Domenica mattina Federico ed Anna avevano appuntamento da Magnolia per la loro colazione a base di cupcakes.

 

Solo loro due, come i vecchi tempi.

 

Fede non le aveva dato una risposta concreta ai suoi dilemmi, entrambi sapevano che quella decisione era sua, ma l’aveva fatta sentire capita.

 

Andrea l’amava, e quella mattina si era impegnato a non mostrarsi arrabbiato o sconvolto, ma gli si leggeva in faccia che non riusciva a comprendere come si sentiva.

 

Non gliene faceva una colpa, aveva avuto l’infanzia dei sogni, e desiderava darne una altrettanto bella ai suoi figli, ma lei non pensava di potercela fare.

 

Allo stesso tempo abortire le sembrava meschino e crudele, c’erano persone che pativano le pene dell’inferno per poter avere una gravidanza, e lei buttava tutto via?

 

Tornando a casa, aveva lo stomaco in subbuglio, l’amico le parlava con tono entusiasta dei figli, li amava davvero, più di ogni altra cosa, più della moglie era evidente, quei due angioletti gli avevano rapito il cuore.

 

E anche se lei non era felice di portare in grembo un bambino, anche se non lo voleva, pensò che se avesse imparato ad accettarlo, lo avrebbe amato alla fine.

 

Un pò come con Andrea, lo conosceva da anni, e non si era mai interessata a lui, e alla fine aveva capito che era la sua anima gemella, che era la scelta giusta.

 

Avrebbe fatto funzionare tutto, non sarebbe stato facile, ma non poteva di sua spontanea volontà porre fine alla vita di un’essere umano per puro egoismo.

 

L’aborto serviva, per motivi concreti, non perchè lei voleva restare nella sua comfort zone.

 

Prese un respiro profondo entrando nell’appartamento, aveva deciso.

 

Appena mise piede dentro casa, l’odore di zucca che tanto le piaceva mangiare, le fece rivoltare lo stomaco, scansò Andrea che le andava incontro sorridendo e vomitò il mezzo cupcake, che aveva mangiato qualche ora, prima nel water.

 

Mentre aveva la testa ancora piegata sul sanitario bianco, sentì il suo fidanzato raccoglierle i capelli per evitare che le andassero davanti alla faccia, buttò fuori il contenuto del suo stomaco, e quando si sentì meglio, si pulì la bocca tirando lo sciacquone.

 

Andrea la tenne per la vita mentre la faceva sedere sul divano, le portò un bicchiere d’acqua e le prese la mano lasciandole delle lievi carezze, sapeva esattamente cosa fare, avrebbe voluto essere come lui.

 

-Ti ho preparato il risotto alla zucca, ma immagino che lo mangeremo tra un pò.- Le diede un bacio sulla fronte sorridendole.

 

-Penso sarà una gravidanza complessa, sai?- Anna glielo disse con tono casuale, come se stesse parlando del meteo.

 

Lo sguardo di Andrea si illuminò, aveva capito.

 

-Hai deciso di tenerlo? Diventeremo genitori?- Sembrava un bambino il girono di natale.

 

-Voglio provarci.- Gli annuì convinta sorridendogli, e pensando che sarebbe andato tutto per il meglio, non avrebbe commesso gli errori dei suoi genitori, o almeno lo sperava.




Note: C'è una frase, nella canzone "Mine" di Taylor Swift, che richiama l'idea che ho voluto far trasparire in questo capitolo, ascoltate il brano se vi va e fatemi sapere cosa ne pensate!

Eccoci con il nuovo capitolo, dove imparamo che Anna ha vissuto una situazione famigliare particolare, già dalla storia precedente c'erano alcuni accenni, ma ho voluto approfondire.

Sembra che alla fine terrà il bambino, vedremo come le cose si evolveranno.

Grazie mille per essere passati e alla prossima!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 

 

 

Anna si sentiva malissimo. La Nausea le impediva di trattenere nello stomaco il poco cibo che riusciva a mandare giù, si sentiva costantemente sul punto di svenire e aveva sbalzi morali continui.

 

La gravidanza di sua madre era stata molto meno turbolenta, ma lei stava vivendo l’inferno in terra.

 

Ogni mattina si alzava per andare a lavoro, faceva tutto ciò che le competeva, e la sera tornata a casa e sbarazzatasi dei vestiti scomodi che iniziavano ad essere un pò stretti sul punto vita, si chiedeva con quale forza avrebbe affrontato il giorno successivo.

 

Era annientata, piangeva di continuo e aveva continue voglie di cibi che non poteva assolutamente mangiare.

 

Quel lunedì mattina, al contrario delle ultime settimane, si era svegliata prima di Andrea, che ancora sonnecchiava silenziosamente.

 

Si era alzata, aveva fatto la doccia e indossato la biancheria, si guardava allo specchio della cabina armadio con disappunto, ammassati ai suoi piedi tre pantaloni di tailleur confezionati su misura, che ovviamente non riusciva più a indossare a causa delle zip che non ne volevano sapere di salire.

 

Cosa avrebbe messo per andare a lavoro? Non voleva che i suoi colleghi sapessero della gravidanza, non ancora almeno.

 

Tra qualche settimana avrebbero annunciato il vincitore della promozione, e allora avrebbe dato la notizia.

 

I suoi pensieri erano così rumorosi, da non rendersi conto delle mani di Andrea sui suoi fianchi, un caldo bacio venne lasciato sul suo collo, lei si girò per guardarlo negli occhi castani tanto espressivi che amava.

 

-Sto ingrassando e non ho niente di adatto da mettere per il lavoro.- Fece una smorfia scocciata rivolgendo uno sguardo preoccupato al giovane.

 

In cambio ricevette una risata.

 

-Sei bellissima, sei incinta e sei bellissima, esattamente quello che ti ho detto ieri e che ti dirò domani.- Le mise una mano sullo stomaco nudo lasciando una carezza.

 

-E non farmi iniziare sul fatto che il tuo seno con la gravidanza sia diventato meraviglioso perchè potrei scriverci un libro.- Anna gli diede un buffetto sulla spalla incrociando le braccia.

 

-Vai in doccia o farai tardi, io mi inventerò qualcosa per oggi e poi stasera farò un salto da Macy’s per prendere qualcosa della taglia giusta.- Anziché fare come gli era stato detto, Andrea si avvicinò ancora di più alla ragazza.

 

-Pensavo volessi tenermi compagnia.- Era di nuovo alle sue spalle, che stava massaggiando, come sapeva che lei adorava.

 

Una cosa certa, era che il suo ragazzo sapeva che tasti toccare, ma un’altra certezza era la testardaggine di Anna, nessuno l’avrebbe distolta dai suoi piani, si girò, gli stampò un bacio sulle labbra e si allontanò per recuperare un vestito grigio fumo che aveva accantonato da qualche anno perchè leggermente largo.

 

Mentre Andrea si lavava, si preparò, il vestito le stava bene, aveva le maniche lunghe, arrivava a coprire fino al ginocchio e la scollatura non era troppo generosa, anche se stringeva sul seno più di quanto ricordasse.

 

Prediligeva i pantaloni per il lavoro, ma non aveva molta scelta quella mattina.

 

 

Fatta una veloce colazione entrambi si diressero verso i rispettivi uffici.

 

Le luci erano spente, strano. Gli stagisti arrivavano sempre prima del necessario, per dare una buona impressione, e poi erano all’ONU, quel posto non chiudeva mai.

 

Passò il badge per sbloccare la porta e un chiasso assordante la invase, coriandoli, trombette e urla, Mark della stampa andava verso di lei con una torta.

 

-Congratulazioni Anna! Hai avuto la promozione, abbiamo pensato di darti l’annuncio oggi così avrai più tempo per organizzarti.- Era felice? Al settimo cielo. Ma sapeva cosa sarebbe successo adesso. Avrebbe fatto la spola tra New York e Londra per coordinare i due uffici.

 

Il che significava passare metà del suo tempo in un continente diverso rispetto ad Andrea, non ne sarebbe stato particolarmente entusiasta vista la situazione.

 

Ringraziò tutti e si godette una fetta di torta completamente senza zuccheri aggiunti.

 

La giornata lavorativa fu caotica, e anche se quel giorno non aveva la nausea, si stancò molto.

 

Alle sei di pomeriggio lasciò l’ufficio, comprò un pò di vestiti e tornò a casa, dove Andrea l’aspettava seduto a tavola.

 

Poco dopo venne raggiunto da Anna, che ignorò la bistecca che le si presentava davanti.

 

-Devo dirti una cosa che probabilmente non ti piacerà.- Andrea alzò lo sguardo su di lei fulmineo, sembrava sinceramente preoccupato.

 

-Vuoi abortire? Ma avevamo deciso, ho anche comprato quella giostrino per la culla…- Sembrava davvero abbattuto, almeno non lo avrebbe deluso, era una notizia meno preoccupante la sua.

 

-No non è quello, ho avuto la promozione, diventerà effettiva tra un mese.- Lo sguardo cupo del ragazzo si trasformò velocemente in un sorriso.

 

-Nana ma è una notizia stupenda! Perchè non avrei essere felice? Hai lavorato tanto.- Le prese la mano da sopra il tavolo sorridendole incoraggiante.

 

-Vedi Andre, io non pensavo avrei ottenuto la promozione, perchè sono tra gli ultimi arrivati nel dipartimento, ma a quanto pare la mia giovane età è stato uno dei motivi per cui sono stata scelta, dovrò farla spola tra New York e Londra.- Si morse il labbro, sperava afferrasse il concetto, ma visto il volto sereno del suo ragazzo, non lo aveva capito.

 

-Sapevamo che avresti dovuto viaggiare molto, non è un problema.- Aveva fatto spallucce, non comprendeva, doveva essere più esplicita.

 

-Non si parla solo di viaggi di lavoro, è proprio vivere una settimana in una città e una settimana in un’altra, per organizzare la coordinazione tra i due uffici.- Muoveva il piede sotto il tavolo agitata, era una situazione alquanto spiacevole, ma era anche il lavoro dei suoi sogni.

 

-Troveremo un modo, abbiamo un mese per pensare a qualcosa, e poi ti sposteresti con il Jet no? Molto più rapido dei voli di linea con scali vari, vedrai risolveremo tutto come sempre.-

 

Anna non ne era molto sicura, ma decise di dargli fiducia, infondo avrebbe dovuto fare almeno un tentativo.

Si sentiva un pò meno agitata, ed era un bene, quella notte riuscì a riposare, e la settimana passò tranquillamente, i sintomi della gravidanza erano quasi del tutto spariti e lei si sentiva meglio, pronta ad affrontare tutto.

 

Era sabato, ed entrambi erano seduti nella sala d’attesa di un centro medico, era il giorno della seconda ecografia, troppo presto per sapere il sesso, ma avrebbero sento il battito.

 

Si era abituata all’idea di avere un bimbo dentro ed era curiosa di sentire il cuoricino che batteva, i vari blog che aveva consultato dicevano che sarebbe stato un momento magico.

 

Quando sentì il suo nome, si alzarono e si diresse nella stanza.

 

Il gel era freddo sulla sua pelle, Andrea accanto a lei sembrava entusiasta e impaziente, come un bimbo a Natale.

 

Dopo qualche movimento l’ostetrica staccò la sonda dalla pancia di Anna, cattivo segno.

 

-Abbiamo qualche difficoltà con lo strumento, un secondo signori.- Uscì velocemente dalla camera.

 

Andrea era rilassato, ma Anna, fin troppo riflessiva partorì un pensiero, erano circa sette giorni che non aveva i sintomi della gravidanza, e adesso quella reazione preoccupata dell’ostetrica, e se…?




Note: Eccoci con un nuovo capitolo! Ditemi cosa ne pensate e scusate per l'aggiornamento in serata!
Grazie mille per essere passati!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

 

Novità

 

Si era davvero preoccupata in quei dodici minuti in cui un paio di camici bianchi erano entrati nella stanza accompagnati da un nuovo monitor, alla fine tutto andava bene ed era regolare, semplicemente lo strumento aveva smesso di funzionare.

 

L’intero staff si era scusato diverse volte con la coppia, aveva lasciato loro un video dell’ecografia e li avevano mandati a casa.

 

Nei giorni successivi aveva riflettuto sul fatto che se il pensiero di aver perso il bambino l’angosciava a tal punto da contare i minuti passati in attesa di notizie, non poteva davvero odiarlo.

 

 

Si trovava nell’appartamento londinese che aveva affittato, era piccolo e confortevole, era sempre stata bene da sola e non poteva dire di sentire la mancanza di Andrea, era passato solo un giorno, ma lui avrebbe resistito?

 

 

Era preoccupata per questo aspetto della sua vita, il lavoro da pendolare sarebbe andato avanti per diversi anni in attesa di una pessima promozione che le avrebbe concesso una posizione stabile, ma non sapeva se in America o in Inghilterra. 

 

E se avesse dovuto stabilirsi in pianta stabile a Londra? Cosa ne sarebbe stato di Andrea? E del bimbo?

 

Aveva mal di testa e voglia di lasagna, in casa non aveva aspirine e neanche pasta al forno ovviamente, il cielo era nuvoloso e il clima freddo e secco, il primo giorno in un nuovo ufficio, si sentiva nervosa.

 

Si era svegliata presto ed era già pronta, impeccabile, si stupì quando poco prima di avviarsi sentì il campanello, chi poteva mai essere?

 

Alla porta c’era un ragazzo, circa della sua età, capelli color miele, occhi azzurri, altissimo, tipico inglese.

 

-Buongiorno signorina, sono Tom, il suo assistente, la seguirò lungo i suoi viaggi e il mio compito sarà renderle la vita meno complessa.- Il tipico accendo British confermò la sua precedente teoria, il giovane sembrava gentile, così gli sorrise, si presentò ed insieme si avviarono verso il taxi che era stato prontamente chiamato da Thomas.

 

Lungo il tragitto Anna aveva chiarito che potevano darsi del tu, visto che il ragazzo era persino due anni più grande di lei, non le sembrava il caso di farsi trattare da vecchia signora, Tom era una Londinese di nascita, molto simpatico e leggermente goffo, era un pò indietro con la carriera perchè dopo la laurea si era preso del tempo per esplorare l’Europa con lo zaino in spalla, un tipo affascinante e molto intellettuale, doveva ammettere che avrebbe lavorato al su fianco piacevolmente.

 

Erano seduti al tavolo di un ristoranti londinese poco lontano dalla sede dell’ONU, e mentre Anna spiluccava poco volentieri un filetto alla griglia, Tom le raccontava tutti gli impegni della settimana successiva.

 

Era un grosso carico di lavoro, ma era soddisfatta del suo assistente, e questo le dava coraggio.

 

-Posso chiederti se è un maschio o una femmina?- Anna alzò la testa di scatto, erano in silenzio da qualche minuto e lei si era un pò isolata, ma quella domanda la riportò al centro della conversazione.

-Ehm non lo so ancora, ma penso sia una bambina.- Era una sensazione, ma era convinta di aver ragione.

 

-Lo sarà sicuramente allora, una mamma lo sa sempre.- Le sorrise mostrando due profonde fossette, era un ragazzo molto bello, e sicuramente tutti quegli ormoni in circolo non l’aiutavano a calmare quei pensieri incostanti.

 

Durante il tragitto verso casa, Anna si sentì in colpa, perchè era attratta da Tom? Lei amava Andrea, eppure c’era qualcosa in quel ragazzo che la attirava come una falena con la luce, sarebbe stato tutto molto difficile, su questo non aveva dubbi.

 

Scese dal taxi e si diresse in casa, decise di chiamare Andrea, tanto li era relativamente presto.

 

Quando sullo schermo del suo pc apparse il volto stravolto del giovane un sorriso le nacque spontaneo, il suo ragazzo era meravigliosamente espressivo, e il fatto chele sapesse quello che stava per dire prima che avesse l’opportunità di farlo, le faceva letteralmente sciogliere il cuore.

 

Parlarono per parecchio tempo, ed infine Anna si congedò dopo diversi sbadigli, troppo stanca per andare avanti con la conversazione.

 

 

 

Il periodo a Londra passò presto, la pancia di Anna era spuntata fuori quasi di colpo in quelle settimane, e non vedeva l’ora di farla vedere ad Andrea di persona, era sempre più entusiasta della gravidanza, e le sue paure si stavano dissolvendo, ad aspettarla in aeroporto con una valigia griffata e un paio di occhiali da sole vintage, c’era Tom, che aveva imparato qualche giorno prima, essere ricco di famiglia, e con un titolo minore che un giorno avrebbe ereditato.

 

Non c’erano dubbi che con quel background assomigliasse al principe delle favole, la sua “cotta” era ancora presente, ma da adulta professionale quale era, non lasciava trasparire nulla, manteneva un rapporto amichevole ma distaccato, tutto andava bene.

 

Il volo fu turbolento, e più di una volta Anna si trovò sul punto di vomitare, quando atterrarono aveva le gambe che tremavano letteralmente e se non fosse stata incredibilmente schizzinosa avrebbe baciato il pavimento.

 

Andrea non era andato a prenderla, strano.

Si erano accordati la sera precedente, e non si era presentato, non era da lui.

 

Dopo diverse chiamate senza risposta, Tom decise di accompagnarla a casa e presero un taxi insieme.

 

Arrivati all’appartamento, da perfetto gentleman le portò la valigia su, ma in quel momento era troppo angosciata per pensare a quei gesti.

 

Non era da Andrea non presentarsi ad un impegno, non se poi aveva aspettato quel giorno con tanta impazienza.

 

Aveva fatto accomodare Tom e si era diretta in camera da letto per cercare un biglietto o il telefono, magari dimenticato a casa quando sentì il campanello suonare.

 

Si affrettò verso la porta, ma quando arrivò la trovò già spalancata, il biondo l’aveva preceduta, e adesso i due colleghi fissavano la poliziotta che li guardava rammaricata.

 

I poliziotti che ti suonano alla porta? Non un buon segno.

Lo sguardo triste? Segno ancora peggiore.

 

Qualcosa non andava, e lo sapeva già dall’assenza in aeroporto, ma ora ne era certa.

 

La signora in uniforme rimase sulla soglia, si identificò e chiese conferma dell’identità di Anna.

Poi semplicemente le mise una mano sulla spalla guardandola negli occhi.

 

-Mi dispiace signorina ma il suo fidanzato è stato coinvolto in un incidente oggi, purtroppo non ce l’ha fatta.-

 

Sentì solo questo, poi crollò a terra piangendo, mentre lei continuava a snocciolare informazioni.

 

Pianse per diverso tempo, ore probabilmente, Tom non tentò di spostarla ma si sedette accanto a lei, e quando fu pronta la aiutò a sistemarsi per la notte facendola mettere a letto.

 

Lui rimase sulla poltrona di fronte al letto addormentandosi poco dopo di lei, entrambi esausti per il jet leg e la notizia sconvolgente.

 

La sua vita non sarebbe stata più la stessa.






Note: Non uccidetemi vi prego :) 
La storia è quasi finita, ci aggiorniamo alla settimana prossima, come sempre grazie per essere passati!!!

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Capitolo 6
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Le campane della chiesa suonavano a festa mentre lei era fuori dalla porta al braccio di suo padre.

 

Si trovavano in una piccola cittadina inglese, di quelle che si vedono nei film, indossava uno scomodo abito bianco e portava un dannatissimo mazzo di rose in mano.

 

Odiava i matrimoni, e proprio per questo non pensava si sarebbe mai sposata, ma quando Tom le aveva fatto la proposta il giorno del loro quinto anniversario, non aveva potuto rifiutare.

 

Dopo il giorno che definiva come il più brutto della sua vita, lui le era stato accanto, per due anni avevano condiviso viaggi di lavoro e orari folli, fino a che entrambi avevano dovuto ammettere che c’era qualcosa di più che semplice amicizia e rispetto.

 

Anna aveva ottenuto la promozione, sarebbe rimasta in Inghilterra, la piccola Andy avrebbe avuto una casa stabile e avrebbe parlato con un buffo accento.

 

Alla fine aveva avuto una bambina, che si chiamava Andrea, in onore del padre. A far innamorare Anna di Tom era stato il fatto che adorava la figlia e vice versa, quella bimba pendeva dalle labbra del ragazzo.

 

Mentre percorreva la navata lo vedeva, con i capelli biondi e gli occhi cristallini, le aveva fatto un’occhiolino, e aveva sentito uno sfarfallio nello stomaco, dopo tutti quegli anni, lui rimaneva il suo principe azzurro, l’aveva salvata da se stessa in un periodo buio come la pece, e lo avrebbe amato per sempre, lo sapeva.

 

Si scambiarono i voti, un leggero bacio, e accompagnati dalla loro bambina, si diressero fuori dalla chiesa, dove vennero accolti da una cascata di petali colorati, il loro futuro insieme iniziava ora.

 

Non avrebbe mai dimenticato il suo grande amore, ma aveva trovato la pace e la serenità che aveva perso a causa di uno stupido incidente, era riuscita a costruire una famiglia e a mantenere la sua carriera, era fiera di quello che aveva ottenuto e avrebbe lottato per mantenerlo.

 

Per anni era fuggita dalle emozioni perché non voleva soffrire, alla fine aveva realizzato che ogni errore commesso e ogni torto subito l’avevano portata sulla via giusta.

 

La sua strada aveva iniziato a delinearsi fin dall’errore originale.

 

 

 

 

 

Note: Ed eccomi con l’epilogo di una storia che mi porto avanti da diverso tempo.

L’altra volta vi avevo spiegato le ragioni della mia scelta, stavolta la realtà è che non lo so.

Quando ho iniziato a scrivere il sequel sapevo che Anna e Andrea non sarebbero finiti insieme, ma non sapevo come.

 

Ho pensato che di solito nessuno fa morire il protagonista, e che alla fine tutto finisce bene, ho voluto cambiare un pò.

 

Per quanto riguarda Tom, lui non era preventivato, alla fine Anna rimaneva sola, ma poi ho scritto di lui e me ne sono innamorata, quindi here we are.

 

Questa volta ho messo la parola fine alla storia, ma mi riservo di scrivere qualche slice of Life in futuro.

 

Spero la storia vi sia piaciuta, e come sempre grazie per essere passati, aver letto e recensito.

 

La mia amica di penna come al solito ha un ringraziamento speciale!!!

 

Vi lascio con l’augurio di trovare la felicità e di saperla apprezzare.

 

Ci raccontiamo più avanti, con affetto,

 

Federica.

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