Untitled ~for Him~

di VoidAlpha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Flashback ***
Capitolo 2: *** 02. Antinotice ***
Capitolo 3: *** 03. Missing ***
Capitolo 4: *** 04. Untitled for Him...Story Two ***



Capitolo 1
*** 01. Flashback ***


Questo cuore bugiardo è caduto 
E tu sei scoppiato a ridere
Proprio come me hai mentito,
E mentre ti spezzavi, sei scoppiato di nuovo a ridere



 
Non era una gran bella giornata, il cielo era nuvoloso e mio fratello ed io ci trovavamo nel parcheggio sotterraneo del supermercato ad aspettare che l'ascensore si liberasse.

«che palle» sospirai appoggiando i gomiti sul carrello e la faccia sulle mani «Jun, era proprio necessaria la mia presenza?»

«fai venire anche Haruka, almeno non sta in casa a guardare anime tutto il giorno» citò con l'indice alzato verso l'alto «così ha detto la mamma, nemmeno io volevo venire a comprare ciò che manca, eppure mi ha raggirato ed eccomi qui»

Mentre parlavamo tra di noi, altre persone si avvicinarono all'ascensore, tra cui alcuni miei conoscenti con cui preferivo non aver nulla a che fare.

«Haruka-chan»

Ed ecco che qualcuno faceva il mio nome, non potevo essere semplicemente ignorata? 
Mi voltai verso la ragazza che aveva fatto il mio nome e questa continuò a parlare

«Takahiro vorrebbe parlarti...» disse indicando il ragazzo qualche passo più distante con lo sguardo rivolto nella nostra direzione

Hase Takahiro, quello che una volta era il mio migliore amico, erano anni che non ci scambiavamo parola a causa di un mio errore, sapere che lui voleva dirmi qualcosa mi rendeva veramente nervosa.

«hey...» salutai avvicinandomi a lui «volevi dirmi qualcosa?»

«sì, vedi... volevo dirti che tempo fa tu mi piacevi, tutto qui»

Era un fottuto scherzo? Quale diavolo era il senso di dirmi una cosa del genere dopo tutto quel tempo?

«ehm... Okay?» risposi piuttosto confusa, ciò che mi aveva detto non mi era affatto nuovo ma, per qualche strano motivo mi sentivo uno schifo dopo aver ascoltato quelle parole uscire nuovamente dalla sua bocca...
 
«Haruka e che cazzo! Alzati dal letto o farai tardi!» la voce di mio fratello che mi dava il buongiorno con la sua solita finezza mi svegliò da quello strano sogno.

Presi in mano il cellulare e guardai la data :
10 aprile 2019.
 
«sei incorreggibile» continuò Jun tirandomi via le coperte, per poi buttarmi letteralmente giù dal letto «vuoi fare tardi il primo giorno di scuola?»

«sta' zitto, parli così solo perché tu non devi più andarci» brontolai alzandomi dal pavimento per andare in bagno a prepararmi «il ché è alquanto ingiusto»

«dici sempre la stessa cosa» si lamentò «io ho finito gli studi l'anno scorso, perciò non rompere»

Lo ignorai, non avevo voglia di continuare quella "discussione", in quel momento la mia preoccupazione era la scuola: non avevo affatto voglia di andarci, soprattutto perché molto probabilmente non sarei più stata in classe con i miei amici e avrei dovuto imparare a conoscere dei nuovi compagni. Odiavo particolarmente quell'aspetto del sistema scolastico, ma non ci potevo far nulla. 
Indossai la classica uniforme che i produttori degli anime copiano pari pari nei lavori di animazione ambientati in una scuola, pettinai i capelli e infine presi lo zaino lasciato a marcire per settimane in un angolo della mia camera.

«io vado!» annunciai dopo essermi infilata le scarpe

«ciao!»

Chiusi la porta d'entrata dietro di me, misi le cuffiette nelle orecchie ed alzai la mascherina che fino a quel momento avevo tenuto abbassata sotto al mento; ero una persona riservata che odiava interagire con gli altri, perciò indossavo la mascherina e le cuffiette ogni volta che uscivo di casa per evitare che gli altri provassero ad interagire con me e solitamente la cosa funzionava.
Mentre camminavo diretta alla stazione del treno, scelsi una delle mie playlist preferite e subito partì Flashback, di Akiakane, amavo alla follia quella canzone soprattutto perché mi dava come l'idea che il testo mi rappresentasse.
Più tardi, quando finalmente arrivai a scuola, mi avvicinai alla bacheca su cui erano esposte le classi; feci scorrere il dito sui nomi delle varie classi seconde in cerca del mio, essendo il mio cognome Sato, ero solita iniziare a guardare i nomi scritti sul fondo dell'elenco, in modo da perdere meno tempo.

«trovato» dissi tra me e me una volta individuato il mio cognome per poi far scorrere il dito verso l'alto nella speranza che pure i miei amici, Hayashi Aki e Matsuda Kou, fossero nella stessa classe.
Sfortuna volle che il nome di Kou non si trovasse in elenco, ma quantomeno quello di Aki sì. Mi era andata relativamente bene in fin dei conti, se non fosse stato per il nome su cui mi cadde l'occhio giusto un secondo dopo: Hase Takahiro. 
Era uno scherzo? Lui nella mia stessa classe? Ma se l'anno precedente non frequentava nemmeno quella scuola... 
Era impossibile, doveva assolutamente trattarsi di qualcuno con lo stesso nome. 
Riposi le scarpe nell'armadietto e poi mi diressi in classe.

«Haru-chan! » la voce squillante della mia amica si propagò per tutta l'aula quando vi entrai «anche quest'anno siamo in classe assieme!»

«già... »

«ho scoperto che Kou sta nella classe affianco, credo che più fortunate di così non potevamo essere!»

Annuii, già, eravamo proprio state fortunate... 
Il mio sguardo vagava per la classe ed esaminava i volti dei nostri compagni.

«oh... Haru-Chan, sull'elenco c'era pure Hase» mi fece notare, come se io non l'avessi letto «cosa hai intenzione di fare?»

«non so cosa tu intenda con questa domanda, ma stai pur certa che per conto mio lui non esiste più, è solo un mero ricordo e non ho alcuna intenzione di riavvicinarmi a lui.»

«se lo dici tu... Allora non ti interesserà sapere che sta guardando in questa direzione...» mi mise alla prova

«nemmeno un po'» risposi appoggiando lo zaino su un banco in ultima fila, non mi interessava se puntava lo sguardo nella mia direzione, non importava se mi considerava ancora. L'unica cosa che m' importava era mantenere la promessa fatta a me stessa.

 
—————————————————
 

Come al solito, durante la pausa pranzo, Aki ed io ci trovavamo sulla terrazza della scuola. Era un luogo tranquillo, dove pochi studenti si recavano a pranzare, già quando frequentavamo le medie avevamo scoperto quel "segreto" e per noi era diventato quasi un rito consumare i nostri bento lì. L'anno precedente a noi si era unito pure Kou, neppure lui sopportava i luoghi affollati come la classe o i corridoi e aveva raggiunto il tetto in cerca di calma, fu così che la nostra amicizia cominciò.

«che fine ha fatto? Haru-Chan, gli hai mandato un messaggio?» mi domandò Aki affamata riferendosi al nostro amico

«certo che gliel'ho mandato, ha pure visualizzato quello stronzo» commentai con disprezzo, odiavo quelle persone che visualizzavano e non rispondevano «direi di non aspettarlo ulteriormente»

Aki non se lo fece ripetere due volte, aprì il suo bento ed iniziò ad abbuffarsi, io davvero non mi capacitavo di come tutto quel cibo preparatole dalla madre potesse starle nello stomaco, era qualcosa di cui non avevo ancora trovato risposta dopo anni e anni di amicizia. Mentre lei mangiava, per qualche strano motivo nella mia mente ritornò vivido il sogno di quella notte.

«Takahiro» mormorai ad un certo punto stringendo le bacchette  «questa notte ho fatto un sogno in cui c'era pure lui... Mi diceva che una volta gli piacevo. Non che mi importi di ciò, però per qualche strano motivo mi ha fatto sentire una merda...»

«i sogni sono manifestazioni dei desideri dell'inconscio, amica mia»

«ma chi diavolo vuole sentirsi dire delle cose simili! Insomma! Già le so, non ho bisogno di un sogno per capirlo!»

« comunque, come nel tuo sogno, l'hai incontrato ancora. Hai avuto una specie di sogno premonitore»

«ma chi diavolo voleva rivederlo!  Avrei preferito assistere al suo funerale piuttosto!»

«non sei brava a mentire, la tua canzone preferita recita testuali parole» si schiarì la voce e poi continuò «mostrami, mostrami, ti prego mostrami, qualcosa che possa creare un riflesso, voglio riavvolgere quei lontani ricordi di te che sorridi ed io che mi spezzo»

«è solo una canzone!»

«allora perché sei così agitata? Lo eri anche quando sei entrata in classe. Hai pure tenuto la mascherina tutto il giorno per evitare che ti riconoscesse ma, mi duole dirtelo, ti ha riconosciuta lo stesso. Ammettilo che ti importa ancora di lui»

«vuoi crepare? Conosco un'infinità di torture dolorosissime per uccidere qualcuno» le ricordai volgendole uno dei miei ‘sguardi assassini’ migliori

«scusa! Ma è troppo divertente vederti così in difficoltà a causa sua!» continuò a scherzare

«ho proprio un'amica di merda» commentai incrociando le braccia e spostando lo sguardo altrove

«di chi state parlando?» s'intromise il ritardatario «non ditemi che mi sono perso qualcosa di importante»

«non ti sei perso un bel nulla» gli risposi con acidità, ormai ero arrabbiata, scherzare o provare a farmi ragionare era inutile

Al termine delle lezioni, dopo aver indossato le scarpe, mi avviai verso l'uscita della scuola da sola; ero arrabbiata con Aki per la discussione che era avvenuta sul tetto della scuola, non volevo parlarle per il resto della giornata, non volevo parlare proprio con nessuno. 
Infilai le cuffiette nelle orecchie ed iniziai a far scorrere i vari brani della mia playlist sullo schermo del cellulare.

«Ruka-chan?»

Era la voce di Takahiro. Aveva pronunciato quel soprannome con una tale leggerezza... Come poteva dopo quello che era successo...? 
Deglutii, avevo due possibilità: fare finta di non aver sentito o scappare a gambe levate.
Optai per la seconda, iniziai a correre, forse sarei pure riuscita a prendere il treno dell'ora prima di quello che prendo solitamente, così facendo avrei pure evitato di incontrare Takahiro pure su di esso.

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Capitolo 2
*** 02. Antinotice ***


Mi chiedo, perché ho rivelato tutti i miei scadenti sentimenti? 
Perché sto guardando in basso? 
Mi piacerebbe chiedertelo




11 Aprile 2019

«Haruka-Chan che stai combinando?»  mi domandò Kou accovacciandosi accanto a me dietro al muretto situato vicino all'ingresso della scuola

«evito di incontrare certi soggetti» ammisi continuando a guardare la gente passare, attendendo inoltre che la campanella suonasse

«sai che così ricordi Ayano di yandere simulator che spia il suo senpai?»

«Ayano ha la coda e i capelli neri, io ho i codini e i capelli castani»

«sai che differenza! Siete entrambe stalker! Stai aspettando il ragazzo che ieri ti ha chiamata Ruka-Chan

«non pronunciare quel soprannome e smettila di fare domande» risposi scocciata, ciò che più mi infastidiva, oltre alla presenza di Takahiro, era chi parlava di lui

«antipatica» sbuffò alzandosi «prima tratti male Aki-Chan e poi me. Così rimarrai sola»

Lo vidi alzarsi ed andarsene arrabbiato.
Rimanere sola... Io ero già sola. Kou ed Aki si comportavano tanto da amici, ma alla fine al momento del bisogno dovevo sempre cavarmela da sola perché loro non c'erano, l'unico ad esserci mai stato era lui, ma in quel momento nemmeno avevo intenzione di parlarci assieme. In ogni caso, stare sola non era poi così male, potevo godermi in santa pace la musica e i miei pensieri.
Al suono della campanella entrai, andando dritta in classe e sedendomi al mio posto. Non ascoltai praticamente nulla delle spiegazioni dei professori e quando giunse la pausa pranzo presi il mio bento e lasciai la classe.

Era la prima volta dopo tanto tempo che non andavo a pranzare sul tetto della scuola, ma quel giorno avevo decisamente voglia di rimanere sola. Andai a pranzare sul retro della scuola, vicino al vecchio magazzino abbandonato pure dal custode, quello era un posto dove nessuno andava, nemmeno i teppisti, emanava un'atmosfera cupa che a me non dispiaceva più di tanto. Iniziai a mangiare il mio pranzo mentre ascoltavo la mia amata musica.
Qualcuno interruppe la mia quiete sfilandomi una cuffietta.

«cosa ascolti?» fu la sua domanda mentre avvicinava l'auricolare all'orecchio «oh. Conosco questa canzone! Antinotice, vero?»

Gli volsi uno sguardo misto tra disprezzo e stupore, lo detestavo però non immaginavo potesse conoscere quella canzone.

«Ruka-Chan, perché fai di tutto per evitarmi?» chiese dopo qualche istante di silenzio

Non risposi, rialzai la mascherina che precedentemente avevo abbassato per mangiare e chiusi il bento. Non avevo intenzione di stare in sua presenza, era una giornata nera, perciò mi alzai con l'intenzione di andarmene

«perché ti comporti così?» alzò la voce afferrando il mio polso evidentemente infastidito dal mio silenzio «cosa ho fatto per farti arrabbiare al punto da non rivolgermi più la parola»

«lasciami il polso»

«allora parla, spiegami perché mi eviti tanto» insistette stringendo la presa sul mio polso

«Cristo, Taka-Chan, se ti evito è perché non voglio parlarti, pensavo che fossi in grado di capirlo ma, a quanto vedo, sei più stupido di quanto pensassi»

«mi hai chiamato Taka-chan» sorrise come un ebete, al ché mi domandai se avesse ascoltato le mie parole o se si fosse fermato a quel mio piccolo errore

«non è vero»

«invece sì! Non puoi negarlo Ruka-Chan!»

«ti sbagli» negai nuovamente «E non chiamarmi Ruka-Chan, non parlarmi e non guardarmi »

«perché ti comporti così? Non eravamo amici?» mi ripose la domanda precedente

«l'hai detto, eravamo amici» ripetei marcando sul tempo imperfetto del verbo essere «ora non lo siamo più»

Conclusi la conversazione con quelle parole e, senza dargli la possibilità di ribattere, mi allontanai da quel posto, mi allontanai da lui.
Certo che ero proprio una cretina, non riuscivo a collegare la lingua al cervello quando parlavo, l'avevo per sbaglio chiamato Taka-chan, proprio come quando frequentavamo la prima media... 
Da quel momento in poi, se mai ci fossimo parlati nuovamente, lo avrei chiamato Hase.

 
———————————
 
«parliamo del tipo che viene dall'altra scuola» iniziò una mia compagna di classe mentre ci trovavano negli spogliatoi a prepararci per l'ora di educazione fisica di quel pomeriggio «non è per nulla male, certo, ce ne sono tanti di migliori...»

«è pure simpatico» continuò un'altra «chissà se è pure atletico...»

«che domande! Ma l'hai visto il suo fisico? Scommetto che sotto la camicia ha degli addominali mozzafiato!»

Cercai di ignorarle il più possibile però, non le sopportavo, finii per imprecare a bassa voce «dio santo, trattenete i vostri ormoni del cazzo, altrimenti vi cavo gli occhi e vi taglio la lingua»

«Sato-san hai detto qualcosa ?» mi chiese una delle due

«no, nulla» risposi facendo un sorriso talmente forzato che i miei muscoli facciali finirono per farmi male

Fui la prima a finire di cambiarsi, come sempre del resto, ma fui l'ultima ad uscire dallo spogliatoio, volevo assolutamente evitare un possibile momento sola con Hase. Tuttavia quel cretino fu più furbo di me, lo vidi appoggiato al muro del corridoio, era proprio una testa bacata, non mi aveva ascoltata minimamente.
Sospirai e lo sorpassai fingendo di non vederlo.

«Haruka» mi chiamò per nome, almeno aveva capito di non usare quel soprannome che mi aveva affibbiato anni prima

«hai rotto il cazzo»  continuai a camminare verso la palestra, senza rivolgergli lo sguardo

«no, tu l'hai rotto» per la seconda volta alzò la voce contro di me «si può sapere cosa ti ho fatto?» 

«che mi hai fatto? Seriamente me lo stai chiedendo?» la mia pazienza aveva raggiunto il limite, a quel punto sbottai, rivelando tutto «tu contavi moltissimo per me, poi sei sparito dalla mia vita senza dire nulla, senza darmi il tempo di poter accettare l'idea di non vederti più!»

«Ruka-chan...»

«non chiamarmi Ruka-chan! Detto da te mi riporta alla mente troppi ricordi, troppi ricordi felici che fanno male» ammisi stringendo la manica della felpa che indossavo «non voglio ricordare come la mia felicità è svanita nel nulla, quindi lasciami in pace»

«non ti capisco» ammise con fare confuso « mi hai sempre mandato a quel paese e ora fai così? Fai così solo perché abbiamo smesso di vederci?»

«non è solo quello» la voce mia voce iniziò ad essere tremante e riuscii a stento a trattenere le lacrime «il fatto che abbiamo smesso di vederci è stato solo il preludio, il vero problema è partito quando ho capito quanto la tua presenza fosse importante nella mia vita ed é continuato quando ho realizzato che in realtà eri più di un amico, tu mi piacevi tantissimo... Ho cercato di nasconderlo fino alla fine pure a me stessa ... Ma, quando l'ho capito, come una deficiente ho fatto pure l'errore di venirti a cercare e dirtelo! Però tu già lo sapevi e stavi pure con un'altra... non ti accuso per essere stato con un'altra, avevi tutto il diritto di innamorarti di chi ti pareva... Ma... Se io avessi saputo che avevi la fidanzata... Se solo lo avessi saputo... Non mi sarei illusa, non avrei commesso quell'errore, avrei rinunciato in partenza e avrei evitato la figura di merda colossale che ho fatto»

«Ruka-chan...»

«non avrei mai dovuto innamorarmi di te! É stato l'errore più grande che potessi fare!»

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Capitolo 3
*** 03. Missing ***


Anche se a quel tempo riuscivo
ancora a dirti onestamente
"Voglio incontrarti"
quando volevo incontrarti
i miei sentimenti erano inopportuni


 
«non avrei mai dovuto innamorarmi di te! É stato l'errore più grande che potessi fare!» gli urlai in faccia quelle parole, la mia dignità stava man mano finendo sotto ai piedi, ero talmente ridicola che mi sarei risa in faccia da sola. «ora che lo sai, sparisci, non fare più il mio nome e non sorridermi, non guardarmi. Noi non potremo mai più essere amici»

Come al mio solito, non aspettai una possibile risposta, non volevo sentire nemmeno una parola uscire dalla sua bocca, era stato già abbastanza pietoso in quel modo, non serviva che provasse a spiegarmi o chissà che altro. Volevo solamente chiudere lì tutta la storia e non doverci più pensare.

 
———————————
 
Al termine delle lezioni misi i vari quaderni nello zaino e uscii dalla classe. Mi cambiai le scarpe all'entrata e mi fermai sulla soglia dell'uscita; pioveva a dirotto ed io non avevo un ombrello, non avevo scelta se non aspettare che quantomeno la pioggia diminuisse. Mentre aspettavo, vidi Kou e Aki uscire, ci scambiammo vari sguardi, ma nessuna parola... Avevo combinato un disastro, ne ero consapevole e mi sentivo colpevole, avrei dovuto chiedere scusa... Ma quel momento non era assolutamente dei migliori, l'avrei sicuramente fatto la mattina seguente, sperando che accettassero le mie scuse scadenti. 

Sospirai, infilai le cuffiette nelle orecchie e mi avviai verso il cancello.

Camminando diretta alla stazione del treno, cominciai a non sentire più le gocce di pioggia cadere sul mio viso, mi fermai e alzai una mano per capire se fosse solo la mia immaginazione o se realmente avesse smesso di piovere. Nemmeno sulla mia mano cadde nulla, eppure sull'asfalto continuavano a infrangersi centinaia di gocce, allora volsi lo sguardo verso il cielo notai che non aveva affatto smesso di piovere, ma un ombrello trasparente si trovava sopra la mia testa.

«non dovresti camminare sotto la pioggia senza l'ombrello...»

Ancora lui. Era testardo come un mulo... però... Però in parte aveva ascoltato, non mi volgeva lo sguardo, non mi sorrideva, si limitava a tenere l'ombrello che riparava entrambi dalla pioggia mentre guardava altrove, gli ero grata per questo; in un certo senso, rendeva più facile comunicare.

«non ho un ombrello» ammisi riportando lo sguardo sulla strada davanti a me, in quel momento, non sapevo se odiare o meno quella situazione, era strano... non sapevo cosa pensare.

«come quella volta alla gita in prima media?»

«quella volta avevo l'ombrello... semplicemente non avevo voglia di tirarlo fuori dallo zaino»

Scoppiò in una risata, così genuina e piena di calore che finii per ridere pure io ma, non appena me ne resi conto, smisi subito. Che cosa combinavo?

«stai andando alla stazione?» mi domandò per evitare che calasse il silenzio, annuii e lui continuò «pure io»

Riprendemmo a camminare fianco a fianco senza spiccicare parola per un tempo indefinito, era abbastanza imbarazzante ma, allo stesso tempo, mi riempiva di una strana gioia, come quella che provavo quando ancora eravamo amici. Era lì, accanto a me, non lo sentivo più così lontano come nelle ore precedenti. Stava facendo cadere quel muro sbilenco che avevo tentato di costruire negli anni in cui non c'eravamo visti per evitare di rimanere ferita ulteriormente. Che diamine di stregoneria usava?

«per quanto riguarda quello che mi hai detto prima...» ed ecco che Taka rovinò tutto «mi dispiace...»

«ma che dici?» domandai stringendo l'orlo della gonna dell'uniforme scolastica «tu non hai colpe...»

«avrei dovuto dirtelo che avremmo smesso di vederci... Avrei anche dovuto dirti che avevo una fidanzata... Però non sapevo come fare, insomma, avevo capito di piacerti e avevo paura di ferirti...» disse fermandosi e voltandosi verso di me, che già lo stavo guardando perplessa «non guardarmi così! È la verità! Era palese, quando ti divertivi dicendomi ingenuamente "Sono felice" quando eri felice e quando ci divertivamo insieme, rendeva tutto così palese! Ancora mi chiedo come hai fatto a non capirlo! Tutti lo sapevano tranne te!»

«mi stai dando della ritardata? Come potevo immaginare di essere innamorata di te?! È colpa tua, cretino!» iniziai a urlare per un qualche strano motivo, come se gridando le parole che avevo sempre tenuto dentro potessi levarmi un peso dallo stomaco «eri un idiota totale che non faceva altro che dare l'impressione che ci fosse qualcosa tra noi, a causa tua le mie amiche mi prendevano per i fondelli dicendo che saremmo stati bene insieme! Mi sorridevi così sinceramente, mi ascoltavi, eri fin troppo gentile, ridevamo insieme ed io ero felice... ODDIO! ERA DAVVERO COSÌ OVVIO! COME HO FATTO A NON CAPIRLO PRIMA? E TU IMBECILLE, PERCHÉ NON ME L'HAI DETTO?!»

«EHI!»

«diamine! Quanto ero stupida...» borbottai scompigliandomi tutti i capelli a metà tra la vergogna e l'esasperazione, per poi iniziare a camminare frettolosamente « basta, non voglio più parlarne» 

«quindi siamo di nuovo amici?» mi domandò seguendomi cercando di ripararmi dalla pioggia con l’ombrello.

Non risposi, non perché ero arrabbiata ma, semplicemente perché non sapevo cosa rispondere; non sapevo nemmeno io se potevamo essere di nuovo amici... Ero troppo confusa per prendere una decisione così importante.

 
—————————

«Taka-chan... » lo chiamai per soprannome mentre eravamo sulla banchina della stazione ad aspettare che arrivasse il treno «posso farti una domanda?»

«dimmi»

«se io ti avessi detto "Mi sento sola" quando mi sentivo sola, tu... Saresti venuto se te l'avessi chiesto?»

« Eravamo amici, gli amici servono a quello» rispose con semplicità «a proposito, i tuoi amici, quelli con cui hai litigato, anche loro ci saranno sempre quando avrai bisogno. Questa mattina ho parlato con Hayashi-san, era piuttosto giù... Mi ha pure insultato dicendo che era colpa mia se avevate litigato... Comunque, il problema è che non sapeva come....»

Non ascoltai il resto delle parole, quel cretino non aveva capito la mia domanda, non volevo sapere come si comportano gli amici, volevo semplicemente sapere se lui sarebbe venuto da me se avessi detto di sentirmi sola... 
Era veramente un idiota, non era cambiato di una virgola...
Senza pensarci troppo, afferrai la sua mano, volevo tenerlo per mano ancora una volta, proprio come quando eravamo bambini e camminavano tenendoci per mano innocentemente.

«Ruka-Chan?» domandò perplesso guardando la mia mano stringere la sua «che fai?»

«teniamoci per mano...» dissi quasi in un sussurro mentre le mie guance, fortunatamente coperte dalla mascherina che ancora indossavo, si tingevano sicuramente di rosso per l'imbarazzo di quella sciocca richiesta «...solo per poco...»

«d'accordo» accettò sorridendomi e stringendo a sua volta la mia mano «puoi tenermi la mano per tutto il tempo che vuoi, a me non dispiace»

 
«grazie»

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Capitolo 4
*** 04. Untitled for Him...Story Two ***


Quando un giorno
ti incontrerò ancora
posso abbracciarti così forte

da farmi odiare?


Aprii gli occhi e la prima cosa che vidi fu lo zaino accatastato nell'angolo della mia camera assieme ad altri libri di scuola. Mi misi seduta e mi sfregai un poco gli occhi.

«oh» mi sorpresi nel toccare le mie guance bagnate, avevo pianto? Che sogno avevo fatto? Non lo ricordavo...

«sveglia pigrona!» urlò Jun entrando in camera, convinto che stessi ancora dormendo «sei già sveglia? Chi sei tu? Dov'è mia sorella?!»

«come fai ad essere in vena di scherzi già di prima mattina?»

«su col morale, farai tardi pure il primo giorno di scuola! Alzati!» continuò tirandomi via le coperte

«il... primo...?» ripetei per poi prendere in fretta e furia il cellulare attaccato al caricabatterie e guardare la data

 
10 Aprile 2019
 
«era un sogno...» mormorai tra me e me rendendomi conto di cosa avessi sognato per svegliarmi con le lacrime

Fingendo che fosse passato e andasse tutto bene, da quel giorno in cui avevo rovinato tutto, erano trascorsi cinque anni... Ancora in quel momento il mio desiderio non era cambiato, volevo incontrarlo... Per quanto provassi a mentire pure a me stessa, oramai era ovvio.

«cos'è quella faccia? Ti senti poco bene?» chiese allarmato sedendosi accanto a me «hai avuto un incubo?»

«no... Era un sogno bellissimo...» ammisi guardando con aria affranta la mia mano destra, nel mio sogno ci eravamo tenuti per mano... La chiusi a pugno e poi sorrisi colpendo la spalla di mio fratello «ho diciassette anni! Non trattarmi come una bambina!»

Mi alzai ed andai a prepararmi. Stranamente non avevo l'umore a terra, quella giornata sarebbe potuta andare bene. Misi le cuffiette e, dopo aver alzato la mascherina, uscii di casa per dirigermi alla stazione del treno. Lì incontrai Aki.

«Haru-Chan!» mi chiamò correndo verso di me «buongiorno!»

«'giorno» la salutai togliendomi le cuffiette dalle orecchie «come va?»

«uno schifo, oggi ricomincia la scuola! Speriamo almeno di essere in classe assieme, se non dovessimo esserlo, sappi che mi sparo»

«mi unisco a te, facciamo un doppio suicidio?» scherzai, pensando poi se raccontarle o meno il sogno che avevo fatto.

Alla fine non lo feci, quel sogno era una cosa preziosa, volevo tenerlo solo per me.

«è arrivato il treno» mi comunicò tirandomi per la manica del maglione «prima ho scritto a Kou, ha detto che ci aspetta al cancello, così vediamo tutti assieme le classi»

Annuii mentre il mio sguardo vagava in cerca di un posto libero, cosa impossibile da trovare a quell'orario, e facendo ciò notai una persona in particolare a pochi passi da noi. Takahiro...

«cosa stai guardando?» chiese Aki per poi rispondersi da sola nel vedere il ragazzo «EHEHEHNon sono più interessata a lui, cit!»

«non sono più interessata! Dico sul serio!»

«ma vaffanculo!» la mia carissima amica mi tirò una sberla sulla spalla che mi fece sbilanciare, non avevo mai avuto un gran senso dell'equilibrio, inciampavo sempre nel nulla e finivo a terra sei volte su dieci, e su un mezzo di trasporto in movimento era ancora peggio.

A causa di quella sua sberla finii per urtare proprio Takahiro, il quale afferrò il mio braccio impedendo la mia più che probabile caduta.

«tutto bene?» mi domandò per riconoscermi solo dopo avermi rivolto lo sguardo «oh, Ruka-Chan!»

«hey, Taka-chan» lo salutai con un timido sorriso «sì, è tutto a posto»

Aki, che tranquillamente se ne stava a fischiettare fingendo di non star osservando l'intera scena come una vera fangirl, me l'avrebbe sicuramente pagata cara!

«meno male» sospirò di sollievo assumendo un bellissimo sorriso, fino a quel momento ero stata sempre concentrata sul suo viso, ma notai che l'uniforme che indossava era differente dalla mia, perciò frequentava un'altra scuola.

Realizzare ciò mi rese abbastanza triste, il solo fatto di vederlo camminare nei corridoi sarebbe stato più che bello, era un vero peccato che il mio sogno fosse solamente un bellissimo sogno...

«certo che ne è passato di tempo dall'ultima volta che ci siamo visti...» disse pensandoci, continuava a tenere il mio braccio come se fosse la cosa più normale del mondo

«già... Cinque anni sono davvero tanto tempo... sono felice di rivederti» a quella mia affermazione sentii il suo sguardo fissarsi su di me e, quando mi voltai verso di lui, aveva perso quel suo dolce sorriso. La mia frase gli era probabilmente sembrata molto strana ed effettivamente poteva far intuire altro «parlo da amica, sempre che tu mi consideri tale, quindi non farti strane idee»

Scoppiò in una fragorosa risata sollevato ed io lo seguii a ruota.

Probabilmente se quella notte non avessi avuto quel sogno, non sarei stata in grado di parlargli con leggerezza. Avrei voluto abbracciarlo fino al punto di farmi odiare ma, in quel momento, la sua presa sul mio braccio e i suoi continui sorrisi bastavano per rendermi più che felice. 

 
✩。:*•.────  ᴺᵒᵗᵉ ᴬᵘᵗʳᶤᶜᵉ  ────.•*:。✩

questa storia è nata ben tre anni fa grazie ad un sogno fatto da me, vede la luce per la prima volta nel maggio 2019 su wattpad e ora, novembre 2020, la aggiungo anche qui su efp. Inizialmente doveva essere una storia breve di solo quattro capitoli, ma dopo aver terminato di scriverla non mi sono sentita in grado di abbandonare i due protagonisti, di conseguenza nasce ABOUT YOU sequel o storia principale (dipende dai punti di vista) composta da ventidue capitoli già pubblicati su wattpad in cui avviene il vero e proprio sviluppo dei due protagonisti che devono trovare un modo per poter far funzionare la loro amicizia e accettare il loro passato turbolento.


Grazie per aver letto questa storia, fatemi sapere cosa ne pensate e non dimenticatevi di passare a leggere anche About You

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