Ci odiamo?

di Herm_periwinkle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51 ***
Capitolo 52: *** Capitolo 52 ***
Capitolo 53: *** Capitolo 53 ***
Capitolo 54: *** Capitolo 54 ***
Capitolo 55: *** Capitolo 55 ***
Capitolo 56: *** Capitolo 56 ***
Capitolo 57: *** Capitolo 57 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1.
Hermione, Harry e Ron camminavano per uno dei tanti corridoi dopo aver assistito a una delle terribili lezioni della Umbridge che, come al solito, era andata a finire in un modo disastroso.
“La devi smettere di far innervosire sempre la Umbridge! Non è possibile che finisci sempre in punizione, non te lo puoi permettere!”
Harry quasi urlò in faccia ad Hermione dicendole “Non lo faccio apposta! Ma non posso rimanere zitto ogni volta che dice che Voldemort non è tornato. Lei non c’era quando è successo, non ha visto tutti i mangiamorte!”
“Lo so Harry, non c’è bisogno che ti arrabbi con me” disse Hermione, un po’ spazientita dal modo in cui Harry l’attaccava ogni volta che provava a dirgli di mantenere la calma “Quella vecchia bisbetica non ha il diritto di metterti in punizione ogni pomeriggio. E poi guarda cosa ti fa alla mano! Quanto la odio!” esclamò, arrabbiata “È la persona più incompetente che abbia mai visto! Non dovrebbe insegnare ad Hogwarts, non è possibile che non abbiamo fatto nemmeno un incantesimo di pratica. All’esame come pensa che faremo?”
“Granger, meno cinque punti a grifondoro. Non sai che non si parla male dei professori?” disse Malfoy, cogliendoli di sorpresa e apparendo loro alle spalle, con la sua solita aria strafottente.
“Non possono togliere punti ai prefetti.” disse Hermione con aria di superiorità “Sei sicuro di aver letto le regole che ci hanno inviato a inizio anno?” sembrò riflettere un attimo e poi osservò “Ah giusto, non sai leggere”
“Bada a come parli Granger”
“Altrimenti cosa fai?”
“Non ti conviene provocarmi”
“Peccato che è quello che sto facendo”  rispose Hermione, stufa di dover sentire sempre tutte le cattiverie di Draco e già abbastanza nervoso per conto suo.
“Ti conviene stare zitta sporca mezzosangue”
“E tu pensi di ferirmi chiamandomi così?”
“Se non baglio una volta ti sei messa a piangere o sbaglio? Quindi sì” rispose Draco, nervoso per il fatto che Hermione gli tenesse testa.
“Non sbagli, ma si trattava del secondo anno. Cioè un bel po’ di tempo fa. Ormai sporca mezzosangue è quasi diventato un nomignolo affettuoso, lo sai Malfoy?” chiese Hermione con una gelida calma.
Draco non seppe cosa ribattere, ma era deciso a non farsi sconfiggere da una nata babbana, non poteva permetterselo. Riacquistò subito il suo contegno impassibile e le rispose, carico di rabbia “Dici così solo perché sei con i tuoi amichetti. Senza di loro scommetto che non resisteresti un minuto con me”
“Cosa intendi?”
“Scoppieresti subito a piangere”
Hermione infuriata e punta sul vivo sguainò la bacchetta e si avvicinò minacciosa a Draco.
“Ehi, Hermione fermati” provò a dire flebilmente Ron, ma fu subito bloccato da un’occhiataccia lanciata dalla ragazza a cui si era rivolto.
“Cosa intendi fare, Granger?” chiese Draco, prendendo a sua volta la bacchetta.
“Dimostrarti che me la cavo benissimo da sola, Malfoy”  detto questo non gli diede il tempo di ribattere che diresse su di lui un fortissimo schiantesimo che lo fece sbattere al muro opposto del corridoio.
“Hermione, basta!” cercò di protestare Harry, ma senza successo, tanto che la ragazza non lo guardò nemmeno e continuò ad avvicinarsi a Draco, come un gatto si avvicina al topo.
Draco si rialzò in fretta e lanciò un incantesimo di disarmo particolarmente inefficace che fece leggermente indietreggiare la sua avversaria, la quale gli disse beffarda “Tutto qui, Malfoy?”
Il ragazzo si rialzò furente e urlò “Tarantallegra!” costringendo le gambe di Hermione a ballare una danza sfrenata. Lei, cercando di contenere il movimento frenetico delle sue gambe, cadde a terra, ma fece in tempo a lanciare un petrificus che rimbalzò sul muro, andando a colpire il povero Ron, che cadde sul duro pavimento come un sacco di patate. Draco scoppiò a ridere per via del tentativo fallito di Hermione e lei arrabbiata, ancora muovendo freneticamente le gambe, gli lanciò un incantesimo di solletico che lo andò a colpire in pieno petto. Cominciò a contorcesi e a ridere irrefrenabilmente, tanto che anche lui decise che il pavimento non poteva stare senza la sua presenza e si lasciò cadere per terra tenendosi la pancia per il troppo ridere, ma con il volto sfigurato dalla rabbia e dalla vergogna di essere quasi stato battuto da una mezzosangue.
Come se non bastasse arrivò Pix, attirato dal trambusto, che sparse una buona dose di glassa per torte rosa sui due contendenti, per poi andarsene subito dopo aver sentito i passi di una persona che si avvicinava.
Quando la professoressa McGranitt imboccò il corridoio dove stava avvenendo lo scontro lo spettacolo che gli si parò davanti fu piuttosto imbarazzante: due ragazzi si contorcevano per terra,coperti da una strana sostanza rosa, uno era stranamente immobile con le braccia distese lungo i fianchi e l’ultimo, il solo ancora in piedi, guardava la scena con gli occhi fuori dalle orbite.
La McGranitt impiegò qualche secondo per riprendersi dallo schock di quella visione e alla fine urlò imperiosa “Finitem Incantatem”
“Finalmente!” esclamò Ron appena ebbe ripreso l’uso delle articolazioni, mentre Draco ed Hemione rimasero per terra a guardarsi con odio, come due bambini capricciosi.
“Si può sapere cosa è successo qui?” chiese con un'espressione che non lasciava presagire nulla di buono “Allora, sto aspettando una spiegazione” continuò imperiosa.
Hermione tentò di difendersi e di dare la colpa al suo contendente, ma Draco cominciò subito a dire la sua versione dei fatti, così che cominciarono a urlarsi contro, entrambi infuriati come non mai. Lo spettacolo era particolarmente comico per via della glassa rosa che continuava a gocciolare sui capelli dei due ragazzi, che evidentemente non si erano resi conto del loro aspetto ridicolo.
Ad Harry stava quasi scappando da ridere, ma la gravità della situazione lo fece trattenere.
“Basta!” urlò la professoressa per sovrastare le voci dei due studenti “Siete entrambi in punizione e trenta punti in meno alle rispettive case. Certo, da lei non mi sarei mai aspettata un comportamento simile, signorina Granger.  Vi voglio questa sera alle otto nel mio ufficio”
Non diede loro nemmeno il tempo di ribattere che se ne andò lasciandoli soli. Harry allora si avvicinò ad Hermione e le diede una mano ad alzarsi, poi si incamminarono insieme verso il dormitorio di Grifondoro.


*angolo autrice
ciao a tutti, avevo già cominciato a pubblicare questa storia, ma arrivata al secondo capitolo ho avuto qualche problema con l'aggiornamento perciò l'ho ripubblicato, sperando che questa volta mi vada bene.
mi raccomando recensite, ci tengo molto a sapere la vostra opinione perchè voglio migliorare. non vi preoccupate, accetto volentieri anche recensioni negative. Per favore, se vi è possibile andate avanti nella lettura della storia, i primi capitoli sono i peggiori. Prometto che li migliorerò appena posso.
a presto ^-^
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 
“Ma si può sapere che ti è preso?” chiese Ron ad Hermione.
“Parola d’ordine?” chiese la Signora Grassa, come al solito insinuandosi nelle conversazioni nei momenti più inopportuni.
“Muffliato” entrarono nella sala comune ed Harry continuò quello che Ron aveva cominciato a chiedere “Allora? Hermione, rispondici”
“Non so che mi è preso. Ho perso le staffe, non avrei dovuto lo so” rispose Hermione mogia mogia “E come se non bastasse ora sono anche in punizione con Malfoy”
“Dai non sarà poi così tremendo. Probabilmente vi daranno cose da spolverare, potrete tranquillamente stare lontani e ignorarvi cordialmente”
“Speriamo sia così” disse Hermione un po’ risollevata “Vado a farmi una doccia, devo riuscire a togliermi questa roba dai capelli e dalla faccia” tornò nel suo dormitorio, seguita dallo sguardo preoccupato di Ron ed Harry.
“Secondo te come mai si è arrabbiata così tanto? Di solito è così calma”
“Tanto calma non direi” commentò Harry “Ti ricordi quando due anni fa ha dato un pugno a Malfoy?”
“Si, ma per il resto è piuttosto tranquilla”
“Che ti devo dire, Malfoy ispira violenza a chiunque” disse Harry serafico.
 
Quella sera Harry e Ron augurarono buona fortuna ad Hermione che si avviò verso l’ufficio della McGrannit con il morale sotto i tacchi. Come se non bastasse profumava ancora di glassa per dolci.
Arrivò con qualche minuto di anticipo e, stranamente, trovò lì Draco che aspettava l’ora prestabilita per entrare.
“Odori di torta” fu il suo unico commento, rivolto ad Hermione con aria sprezzante.
“Anche tu se è per questo”
Bussarono alla porta ed entrarono nello studio della McGranitt. Era diverso da tutti gli altri studi in cui erano stati. Alle pareti erano appesi stendardi e sciarpe di Grinfondoro e sugli scaffali erano messe in bella mostra tutte le coppe di quiddich e le coppe delle case vinte da Grifondoro.
Sul tappeto rosso c’era ricamato un leone dorato, con le fauci aperte in un ruggito. Le tende erano scarlatte e intrecciate di fili d’oro, proprio come i colori della tappezzeria. Hermione lo trovò piuttosto accogliente, ma dalla faccia disgustata di Draco si capiva che non doveva pensarla allo stesso modo.
“Per oggi luciderete i trofei, ne hanno proprio bisogno. Datemi pure le bacchette, non ne avrete bisogno. E spero che non litigherete”
Dopo di che si mise seduta in un angolo con una copia della Gazzetta del Profeta in mano, lasciando i due ragazzi ai loro lavori. Hermione prese subito lo strofinaccio e il detersivo e cominciò a pulire minuziosamente una coppa delle case vinta nel 1943. Draco invece rimase con la pezzetta in mano a fissare il premio davanti a lui. Dopo aver pulito tre coppe Hermione gli chiese “Si può sapere cosa stai facendo?”
“Non ho mai pulito nulla” fu l’unica risposta che ottenne da Draco, che guardava il detersivo con un’aria piuttosto spaesata.
“Si vede, sei piuttosto incapace. Non è difficile, devi solo mettere il detersivo, cioè la sostanza dentro la bottiglietta, sullo strofinaccio, cioè lo straccio che hai in mano. Poi prendi il tutto e strofini forte. Pensi di essere in grado di svolgere un compito così arduo?”
“È un lavoro da elfi domestici, ma ho capito” le rispose gelido mettendosi al lavoro.
Hermione bofonchiò qualcosa che suonò molto come “dovrebbero conoscere tutti il C.R.E.P.A.”  ma Draco sembrò ignorarla. Passarono due ore così, entrambi in silenzio a strofinare delle coppe sotto la supervisione della professoressa e senza rivolgersi la parola, come se fossero da soli nella stanza.
Quando Hermione tornò nella sala comune trovò Harry e Ron ad aspettarla che le chiesero premurosi com’era andata, interrompendo la loro partita a scacchi.
“Abbastanza bene direi. Abbiamo dovuto pulire tutte le coppe vinte da grifondoro e non ci siamo praticamente mai rivolti la parola. Spero solo che ci lascerà liberi per le vacanze di Natale, non ho voglia di passarle con il furetto”
“Io credo di sì, per Natale mancano ancora tre settimane, è impossibile che la McGranitt non vi lasci liberi prima”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3.
 
Quella domenica mattina Hermione si svegliò a causa delle chiacchiere delle ragazze che condividevano il dormitorio con lei: Lavanda Brown e Calì Patil.
“Ed io che speravo di svegliarmi un po’ più tardi” bofonchiò stropicciandosi gli occhi. Aprì le tende scarlatte del letto a baldacchino e sentì alcuni stralci della conversazione che l’aveva svegliata “È così carino” sospirò Lavanda subito accompagnata da urletti di assenso da parte di Calì.
Hermione si chiese di chi stessero parlando, ma poi decise che non aveva voglia di stare a sentirle, così entrò nel bagno, con la speranza di riuscire a recuperare il contegno che il sonno le aveva tolto.
Quando uscì dal bagno, abbastanza soddisfatta di come era riuscita a sistemarsi i capelli, trovò Lavanda e Calì che parlavano ancora del ragazzo misterioso.
“E poi, hai visto che capelli? Sono di un rosso così bello” commentò Calì, probabilmente pensando a quel ragazzo.
‘Possibile che sia Ron?’ si chiese Hermione, un po’ più curiosa di prima. Facendo finta di preparare i libri, mettendoli nella borsa e poi togliendoli subito dopo, cominciò ad origliare parte della conversazione delle due ragazze.
“Come se non bastasse è anche un asso a quiddich!”
No, non poteva essere Ron. Da quel che aveva visto non c’era una partita in cui era riuscito ad essere definito bravo. Allora a chi si potevano riferire?
“Peccato solo che sia più grande” sospirarono in coro, ciascuna persa nei propri pensieri.
Ad un certo punto Lavanda si illuminò, colpita da un’idea che doveva essere geniale “Dobbiamo diventare amiche di Ron!” esclamò.
Calì la guardò un po’ stralunata, non capendo il piano della sua amica “Ma non lo siamo già?” commentò.
“Sì, ma non lo siamo abbastanza. Dobbiamo diventare talmente amiche da essere invitate a casa sua durante le vacanze natalizie, così potremo stare anche con i gemelli!”
“Sei geniale Lav!” esclamò felice Calì abbracciando l’amica “li conquisteremo in un secondo”
Hermione si chiese cosa si fossero bevute quella mattina per formulare certi piani. Soppresse una risata e uscì dalla stanza in tutta fretta, ancora sconvolta da quanto era successo. Ma si poteva essere così malate? Evidentemente sì, loro lo erano. 
Corse in Sala Grande e raggiunse Ron ed Harry che stavano già facendo colazione. Ron aveva la faccia immersa in una fetta di torta al lampone, mentre Harry beveva un bicchiere di succo di zucca tenendo in mano un tost.
Hermione si sedette, sussurrando ad Harry “Dopo ti devo parlare” lui la guardò con aria interrogativa, ma fece un segno di assenso  “È arrivata la Gazzetta del Profeta?”
“Shi” le rispose Ron masticando il boccone gigante di torta e porgendole il giornale. Lei lo prese e si immerse nella sua lettura mattutina. Lo ripose poco dopo e cominciò a mangiare una brioche al cioccolato.
“Qualcosa di nuovo?” le chiese Harry, come da routine.
Hermione scosse la testa “Sono le solite stupidaggini su di te che cerchi attenzioni e su Silente che è un vecchio pazzo. Ormai il Profeta è a corto di argomenti, non fa altro che ripetere le stesse cose”
Finirono la colazione e si diressero verso la sala comune.
“Harry, che ne dici se mi aiuti ad allenarmi questa mattina? Vorrei provare le parate”
“Okay” rispose, ma poi vedendo l’occhiataccia che le aveva lanciato Hermione ci ripensò “Ehm… anzi non posso, io… devo fare i compiti”
“Da quando li fai di domenica mattina?”
“Lo so, è solo che… sono un po’ indietro. Ci vediamo dopo, va bene?” non diede a Ron nemmeno il tempo di rispondere che scappò. Hermione lo seguì subito dopo balbettando “Ehm… devo andare in biblioteca”

“Allora, si può sapere che c’è?”
“Ti devo assolutamente raccontare una cosa!”
Quando Hermione smise di parlare Harry aveva le lacrime agli occhi per il gran ridere.
“Ma quelle due hanno qualche rotella a posto?”
“Direi di no” disse Hermione ridendo anche lei.
“Intendi dirlo a Ron e ai gemelli?”
“Perché dovremmo?” rispose perfida “Sarà divertente!”
“Sei tremenda, ma ci sto!” commentò Harry “Ora raggiungo Ron, magari faccio ancora in tempo ad aiutarlo!”
“Hai finito i compiti?”
“Ehm… devo andare”
“Ehi Harry, aspetta!”
“Ciao” la salutò lui sventolando la mano e dileguandosi nei corridoi. Hermione allora si diresse in biblioteca, per terminare i suoi compiti di artimanzia. In biblioteca trovò Lavanda e Calì che trafficavano intorno a un libro di pozioni.
“Ciao” disse, facendole trasalire per lo spavento. Coprirono subito il libro ma Hermione fece in tempo a leggere “POZIONI E FILTRI D’AM…”
Poi si allontanò in fretta, chiedendosi che cosa avessero in mente e aspettandosi di tutto da quelle due squilibrate.



*angolo autrice
Ciao a tutti, sono contenta che abbiate letto la mia storia fino a qui. Mi scuso se in questo capitolo non è successo molto tra Draco ed Hermione (o meglio, niente), ma avevo voglia di far entrare in scena anche Lavanda e Calì.
Volevo ringraziare tutti quelli che hanno messo la mia storia tra le seguite e sopratutto lilium, che è un tesoro e mi sta aiutando tantissimo ^-^
Cercherò di aggiornare ogni lunedì e giovedì/venerdì, sperando di non ritardare a causa dei troppi compiti.
A presto :)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 
Harry, Ron ed Hermione si stavano dirigendo a lezione. Ron fece un grosso sbadiglio, senza degnarsi nemmeno di mettere la mano davanti la bocca, così che fu subito rimbeccato da Hermione “Te lo avevo detto di andare a dormire prima, possibile che non c’è mai una volta che mi ascolti? E cerca di non far vedere a tutti la tua cavità orale, esistono le buone maniere, insomma!”
“Dai Hermione non ti ci mettere anche tu adesso, di madre ne ho già una e ti assicuro che mi basta e avanza”
Lei si allontanò, inviperita per essere stata paragonata alla signora Weasley, che era simpatica, ma non era uno dei suoi principali obbiettivi somigliarle. Insomma, lei non si comportava da mamma, o almeno non le sembrava.
Harry e Ron la rividero solo a pozioni, chiusa in un ostile silenzio, così decisero di lasciarla in pace e di dedicarsi alle loro pozioni che stavano prendendo uno strano colorito verde vomito, estremamente diverso dal verde menta del calderone di Hermione.
 
Quella sera si diresse dalla McGranitt con la luna di traverso. Non sapeva quale compito le sarebbe stato assegnato, dato che le coppe erano già state lucidate, e sperava con tutto il cuore che non si trattasse di un lavoro da fare in coppia.
Bussò alla porta un po’ agitata e solo dopo l’ordine della professoressa osò entrare.
“Bene ragazzi” disse questa “Oggi ricopierete queste lettere” disse, indicando una pila infinita di buste “Buon lavoro” poi, proprio come la volta precedente si sedette in un angolo a leggere. Hermione e Draco si sedettero l’uno di fronte all’altra e cominciarono il noiosissimo lavoro assegnato loro.
Hermione dopo poco, vagava con la mente da un pensiero a un altro. Quella sera si sarebbe comportata bene, non avrebbe risposto alle provocazioni di Draco.
‘Perché con lui me la prendo tanto?’ si chiese. Forse perché, nonostante Hermione non lo volesse ammettere, la questione di essere sottovalutata per via del suo sangue la infastidiva, donandole un’insicurezza che non voleva avere. Loro due erano l’opposto, lui di sangue puro, lei no. Lui rimaneva sempre impassibile, come se indossasse un’armatura. Più di una volta Hermione si era chiesta se il ragazzo che le stava davanti fosse in grado di provare sentimenti. Che razza di vita aveva avuto per non avere nemmeno un amico? Pansy e i due orrendi ragazzi che lo seguivano ovunque non erano veramente suoi amici, erano solamente infatuati dall’aura di potere, nobiltà e ricchezza che Malfoy emanava.
‘Ma perché ora sto pensando a lui?’ si chiese Hermione frustrata, solleticandosi il naso con la punta della piuma.
Si riconcentrò sui fogli ingialliti delle pergamene che aveva di fronte. Dovevano essere passate ore, la luce perlacea della luna faceva capolino dalla finestra, illuminando flebilmente i visi dei due ragazzi.
Erano entrambi esausti ed Hermione pensava a come quella serata non fosse ancora finita dato che aveva ancora un mucchio di compiti da fare. Distrattamente, infilando la penna nell’inchiostro fece rovesciare il barattolino che riversò tutto il suo contenuto sui fogli e sulla divisa di Draco.
“Stai più attenta sporca mezzosangue!” esclamò guardandosi gli abiti macchiati.
“Non l’ho fatto apposta, accidenti!”
“Beh, sta più attenta! Non dovresti essere intelligente?”
“Ti ho già detto che non volevo! E non insultarmi, qui dentro quello stupido sei tu!”
In un secondo cominciarono a fare a gara a chi si insultava più pesantemente, finché non vennero bloccati dalla professoressa che decise di prendere seri provvedimenti.
“Ma si può sapere cosa avete da urlare? Spiegatemi perché vi odiate tanto!”
Hermione e Draco si guardarono con astio, arrabbiati per colpa di un po’ di inchiostro, ma non seppero cosa rispondere.
Gli occhi della McGranitt sprizzavano lampi di fuoco “Allora?”
Draco disse solo, con strafottenza “È il semplice fatto che esiste”
“Non mi sembra una buona ragione Malfoy” rispose gelida “Ora andate, tornerete domani alla stessa ora e spero per voi che la smettiate di litigare. Non aspettatevi la solita punizione e non portate le bacchette, come al solito non vi serviranno”
Uscirono dall’ufficio della professoressa, Hermione depressa e Draco impassibile come al solito. Le fece uno sgambetto, ma Hermione riuscì a rimanere in equilibrio. Si girò, gli diede furente uno schiaffone e se ne andò senza dargli la possibilità di ribattere.
Arrivata davanti alla Sala Comune trovò la Signora Grassa che come al solito le chiese la parola d’ordine “Mandragora” le rispose, con un muso lungo fino a terra.
“Qualcosa che non va cara?” le chiese premurosa.
“No, tutto bene” rispose Hermione entrando nella sala.
Dentro trovò Harry e Ron che l’avevano aspettata  svegli.
Le porsero un quaderno “Sappiamo che avevi ancora i compiti da finire e, beh, ne abbiamo fatti un pochini. Probabilmente non sono tutti giusti, ma almeno sono fatti”
“Grazie!” rispose lei con le lacrime agli occhi, abbracciandoli “Scusatemi se sono stata insopportabile oggi”
“Non ti preoccupare” le disse Harry ricambiando l’abbraccio
“A proposito, come è andata la punizione?” chiese Ron.
“Una schifezza. Per sbaglio ho rovesciato un po’ di inchiostro su Draco, lui si è arrabbiato e mi ha insultata, allora l’ho insultato anche io dimenticandomi della professoressa, lei si è arrabbiata e ci ha cacciati. Sono sicura che domani la punizione sarà tremenda”
“Dai stai tranquilla, andrà tutto bene” disse Ron cercando di rassicurarla.
“Vi voglio bene ragazzi” detto questo li abbracciò di nuovo e poi, esausta, si infilò sotto le coperte.
Quella notte il sonno tardò ad arrivare. Hermione si rigirò tra le morbide coperte per tanto tempo. Perché non era stata calma? Aveva perfino colpito Malfoy. Da quando era così nervosa?
‘Speriamo che non gli abbia lasciato il segno’  pensò prima di cadere addormentata.



*angolo autrice
Salve a tutti gente, spero che questo capitolo vi sia piaciuto :)
Vorrei nuovamente ringraziare tutti quelli che seguono le mie storie e lilium (so che sono ripetitiva, ma pazienza)
Ho solo notato che la mia storia viene letta da tanta gente, ma che quasi nessuno la recensisce, quindi volevo chiedervi un favore (ma poi fate come vi pare) : potete lasciare una recensioncina, anche piccola piccola, per farmi sapere cosa ne pensate? Accetto tutto, anche le critiche :)
A presto ^-^

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5.
 
Martedì mattina Hermione si alzò dal letto di pessimo umore. Si era svegliata in ritardo e come se non bastasse era in punizione; si preparò in fretta e andò nella Sala Grande dove tutti gli studenti stavano facendo colazione. Individuò Harry e Ron in fondo al tavolo di Grifondoro e li raggiunse subito, per poi cominciare a mangiare insieme a loro.
“Secondo te domani giochiamo?” chiese Ron ad Harry, guardando preoccupato il temporale all’esterno.
“Cosa importa? Io in qualunque caso non ho la scopa” rispose Harry, cupo e inferocito.
Ron saggiamente decise che era meglio non parlare di Quiddich in presenza di Harry, così  cambiò velocemente discorso, constatando quanto era buono il succo di zucca quella mattina. Mentre faceva intelligenti apprezzamenti sulla qualità delle bevande di Hogwarts, di fronte a due ragazzi estremamente corrucciati, arrivarono Lavanda e Calì che si sedettero accanto a lui e si insinuarono nel suo monologo.
“Il succo di zucca è molto buono, ma io preferisco la cioccolata calda” cinguettò Lavanda stringendosi sempre di più a Ron, che si ritrovò stretto tra due ragazze che non sembravano avere intenzione di lasciarlo.
Harry ed Hermione si guardarono divertiti, ma continuarono a mangiare tentando di ignorare le disperate richieste di aiuto di Ron che, nel frattempo, era diventato rosso come un peperone.
“Che cosa fai questo Natale?” chiese con finta indifferenza Calì.
‘Certo che hanno una bella faccia tosta’ pensò Hermione guardando le sue compagne di stanza.
Ron balbettò “Ehm… credo che tornerò a casa come ogni anno”
“Noi invece mi sa che dovremo rimanere qui al castello” sospirò melodrammatica Lavanda.
Harry decise che era giunto il momento di dare sfogo a tutta la sua perfidia “Allora, noi andiamo” disse rivolgendosi al malcapitato amico “Ci raggiungi in classe?”
Ron guardò disperato il suo migliore amico, ma non riuscì a fermarlo in tempo. Solo dopo aver promesso alle due ventose che aveva attaccate al braccio che avrebbero fatto una partita di scacchi insieme nella serata, perché da quanto si diceva lui era il giocatore più bravo di tutta Hogwarts, riuscì a liberarsi dalla loro morsa.
“Si può sapere perché mi avete lasciato con quelle due?” chiese ai suoi amici appena arrivato in classe.
“Oh, mi sembrava che ti stessi divertendo. La prossima volta avvertici che non volevi rimanere da solo” rispose perfida Hermione.
 
Quella sera sembrò arrivare troppo velocemente. Ron guardava fuori dalla finestra, sperando che per il giorno seguente avrebbe smesso di piovere, odiava giocare con la pioggia, e contemporaneamente osservava il dormitorio femminile, terrorizzato all’idea che avrebbe dovuto passare la serata con due ragazze.
‘Possibile che si sono prese una cotta per me? Poi lo chiederò a Hermione. Ma perché le ragazze sono così complicate?’ si chiese, confuso come non mai.
Quando vide aprirsi la porta del dormitorio gli prese un colpo, ma appena vide la testa castana che poteva appartenere solo ad Hermione si rilassò un poco.
“Vado dalla McGranitt” gli disse funerea “Se non mi vedi tornare sono stata espulsa tentando di uccidere il furetto”
“Non sei troppo esagerata? Anche io ho passato diverse punizione con Malfoy, ma non c’è mai scappato il morto.”
Hermione non diede segno di volersi fermare così Ron la bloccò per il braccio “Aspetta, ti devo chiedere una cosa”
“Me la chiedi dopo, ora non ho proprio tempo” rispose continuando a camminare, finché Ron non decise di lasciarla “E va bene” borbottò. Si girò ancora corrucciato quando vide due furie umane lanciarsi verso di lui e avvinghiarsi alle sue braccia.
“Ecco Ron, siamo pronte”
Lui si allargò con un gesto nervoso il colletto del maglione e balbettò “Ehm, allora vogliamo cominciare?”
“Oh certo, siamo così eccitate” disse Lavanda cominciando un monologo del quale Ron non afferrò nemmeno la prima parola, troppo preso com’era a chiedersi in che razza di guaio si era cacciato.
Fu trascinato verso la scacchiera e cominciò ad odiare quel gioco che gli piaceva tanto. Intanto Calì faceva diversi apprezzamenti sulla sua incredibile bravura negli scacchi e poi cominciò a parlare di come fosse stato bravo in quella partita avvenuta tanti anni prima, perché senza la sua bravura e scaltrezza Hogwarts sarebbe stata perduta. Ron cominciò a sentirsi lusingato da tutti i complimenti ricevuti e iniziò a spiegare alle due ragazze le regole principali del gioco, nonostante queste non sembrassero particolarmente interessate.
D’altra parte Hermione, secondo i suoi gusti, arrivò troppo velocemente davanti al luogo in cui si sarebbe svolta la sua probabile, anzi certa, condanna a morte. Girò un paio di volte intorno all’imponente porta di faggio, poi prese un grosso respiro e bussò, consapevole che non sarebbe sopravvissuta a quella serata, aspettando le parole che le avrebbero disgraziatamente permesso di entrare.



*angolo autrice
Salve bella gente :) Chiedo scusa per aver interrotto questo capitolo, ma mi sono resa conto che stava venendo decisamente troppo lungo. Per farmi perdonare il continuo lo avrete domani invece che giovedì :)
Spero che la storia vi stia piacendo, a presto ^^

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 
Entrò leggermente a disagio e trovò la professoressa ad accoglierla “Appena arriva il signor Malfoy comincerà la punizione”
Hermione si guardò intorno, nella speranza di trovare qualcosa che le potesse far capire cosa avrebbe dovuto fare, ma non trovò niente che l’aiutò. La scrivania era perfettamente vuota, e tutta la stanza era in ordine. Al centro però, al contrario della volta precedente, c’erano due poltroncine bianche, posizionate l’una di fronte all’altra.
Malfoy arrivò qualche minuto dopo di lei, senza chiedere scusa per il ritardo, ma la professoressa non sembrò farci caso.
“Bene, possiamo iniziare. Sedetevi pure su quelle poltroncine” disse indicando le poltrone che Hermione aveva già notato. I due ragazzi si sedettero titubanti, ma non espressero i dubbi a riguardo. “Per oggi non avrete nessun compito faticoso da svolgere. Quello che dovete fare è molto semplice: vi farete domande a vicenda, alle quali risponderete con sincerità ed educazione. Mi raccomando l’educazione, questa poltrona è stata incantata in modo che ad ogni insulto detto la lingua vi si attacca al palato per cinque minuti abbondanti. E non mentite perché altrimenti la poltrona cambierà colore. Non potrete stare zitti, altrimenti la poltrona vi darà lievi scossette, alla lunga molto fastidiose. Inoltre ho fatto uno speciale incantesimo: se non fate come vi ho detto sarete sospesi. Io starò fuori, mi rendo conto che davanti ad un insegnante può essere imbarazzante”
“Ma professoressa, non può farlo” tentò di ribattere Draco, terrorizzato da quella terribile idea della McGranitt.
“Certo che posso signor Malfoy” disse, chiudendosi la porta alle spalle.
I due ragazzi si guardarono in cagnesco, entrambi orripilati dalla punizione assegnata finché Hermione non parlò “Questa punizione fa schifo a entrambi”
“Siamo d’accordo su una cosa Granger, non pensavo potesse accadere” rispose beffardo Draco.
“Perciò” continuò Hermione fulminandolo con un’occhiata “ci conviene sbrigarci e fare come ci ha detto la professoressa”
“Se questa cosa la viene a sapere qualcuno giuro che io…”
“Non ti preoccupare, nemmeno la mia posizione è molto bella, non intendo far sapere in giro che chiacchiero amabilmente con un Malfoy” rispose gelida.
“Bene, allora comincio io”
“Che galantuomo” commentò Hermione sarcastica.
“Non sono venuto qui per fare il galantuomo” rispose Draco “Allora, cosa posso chiederti? Ah, ecco, ti piace Potter? Sei sempre così avvinghiata a lui”
“Ma che razza di domanda è?”
“Tu rispondi”
“No, siamo solo amici. Ma non è che me lo stai chiedendo perché sei geloso?”
“Di cosa? Di te e Potter?” la guardò come se avesse detto la cosa più stupida del mondo “Assolutamente no”
“Ora tocca a me, fammi pensare… c’è qualcosa che ti piace?”
“No”. La risposta di Draco fu questa, ma la poltroncina non parve pensarla allo stesso modo, dato che divenne rossa scarlatto.
Hermione lo guardò con un’aria che sembrava dire ‘sputa il rospo’ finché lui non sbottò “Uff, sì ci sono alcune cose che mi piacciono, ma non sono affari tuoi!” detto ciò cercò di nuovo ad aprire la bocca, ma non riuscì a fare altro che grugnire dato che l’incantesimo messo dalla McGranitt aveva fatto effetto. Dato che non era un insulto, ma solo una risposta scortese durò solo qualche secondo, ma bastò per far innervosire Draco.
“Allora non sei insensibile!” esclamò Hermione divertita “Che ti piace?”
“Era solo una domanda per uno Granger, tocca a me” replicò con una fredezza tale da far svaporare tutto l’entusiasmo di Hermione.“Cibo preferito?”
“Direi le caramelle Tuttigusti + 1”
“Il tuo?”
“È questa la tua domanda?” chiese Draco un po’ in imbarazzo.
“Sì”
Borbottò qualcosa di parecchio incomprensibile, così Hermione gli chiese nel modo più gentile possibile di scandire meglio le parole.
“Anche a me. E anche le Cioccorane. Le cose dolci in generale”
Hermione sorrise felice ed esclamò “Allora anche tu sei umano!”
“Certo, che pensavi?” chiese Draco alzando un sopracciglio, un’espressione che Hermione non aveva mai notato.
“Che fossi un robot” rispose.
“Un cosa?” Draco era perplesso: che la mezzosangue si fosse bevuta il cervello?
“Niente, non capiresti” sospirò avvilita, ricordandosi che stava parlando con il suo acerrimo nemico, la persona che aveva sempre disprezzato le sue origini babbane e tutte le cose legate ad esse. Stava cominciando a perdersi nei suoi pensieri quando sentì la voce di Draco che la scosse.
“Scusa?” chiese, non avendo capito cosa le era stato chiesto.
“La più grande figuraccia che hai fatto”
Hermione divenne tutta rossa “Perché fai certe domande?”
Draco sorrise sadico “Sai com’è, mi diverto”
“Sono andata a sbattere ad un palo” la poltrona si colorò in un lampo di un blu mirtillo.
“Niente bugie Granger” sorrise Malfoy beffardo.
Chinò il capo e cominciò a raccontare il più veloce possibile “Ero al parco e dovevo incontrarmi con un mio amico. Mi è sembrato di vederlo in lontananza così gli sono corsa incontro e l’ho abbracciato da dietro cominciando a raccontargli una marea di cose. Solo dopo essere stata dieci minuti a parlargli mi sono resa conto che avevo sbagliato persona”
Draco tratteneva a stento le risa, ma non quelle finte che faceva per prendere in giro qualcuno, quelle vere che ti nascono dal cuore. “Questo quando sarebbe successo?” chiese, cercando di trattenersi.
Hermione arrossì ancora di più “Ho risposto alla tua domanda!”
Al turno seguente però non ebbe scampo e rispose imbarazzatissima “L’estate scorsa”
“Quindi quella dopo il terzo anno?”
“No, quella appena passata, dopo il quarto”
Sentirono i passi della professoressa che si avvicinava così ripresero il contegno impassibile di quando erano entrati. Possibile che era già finito il tempo della punizione? Era stato piacevole, ad Hermione sembrava non fosse passato nemmeno un quarto d’ora.
“È stato così tremendo?” chiese la McGranitt, vedendo le facce cupe dei ragazzi che aveva di fronte che furono talmente educati che risposero con un mugugno.
“Per oggi potete andare. Domani farete la stessa cosa, preparatevi delle domande. E, nel caso ve lo foste dimenticato, tutto questo è colpa dei vostri continui litigi”
Draco ed Hermione tornarono ciascuno nei propri dormitori, con i pensieri parecchio confusi.

 

*angolo autrice
Salve a tutti gente :) Come promesso ho postato subito questo capitolo. Nel prossimo analizzerò i personaggi e i loro pensieri, sopratutto quelli di Draco, lo posterò lunedì, perchè purtroppo questa settimana sono impegnatissima.
Spero tanto che la storia continui a piacervi e ringrazio tutti quelli che l'hanno seguita, recensita e letta fino a questo momento.
A presto ^^

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 
Hermione entrò di soppiatto in camera sua, evitando accuratamente Harry e Ron, girati verso la finestra a parlare concitatamente.
Si mise il pigiama a scacchi rossi che preferiva e si infilò sotto le coperte, turbata da una miriade di pensieri. Quella sera non era stata troppo male, alla fine si era quasi divertita con Malfoy. Si era comportato come un ragazzo normale per la prima volta da quando lo aveva conosciuto ed aveva sciolto l’armatura di ghiaccio che indossava con tutti, o almeno l’aveva sciolta in parte. Per la prima volta l’aveva quasi visto ridere. Avevano alcune cose in comune: amavano entrambi i dolci e le caramelle, inoltre Hermione aveva quasi avuto l’impressione che fosse in grado di provare sentimenti.
'Perché sto pensando a Malfoy?' si chiese preoccupata. Possibile che per una sola serata passata insieme tutto il risentimento fosse sparito?
Cercò di farsi tornare in mente tutte le cose brutte che le aveva detto, ma non riuscì comunque a provare tutto l’odio di prima.
‘Chissà qual è la sua storia?’ si ritrovò a pensare, per poi scuotere subito dopo la testa cercando di scacciare quei pensieri.
Lavanda e Calì entrarono nella stanza senza curarsi del fatto che Hermione fosse già nel letto. Lei, dal canto suo fece finta di essere addormentata, per evitare una conversazione che non voleva assolutamente avere.
Dalla torre si sentivano perfettamente tutti i rumori del temporale. Ogni tanto dei lampi accecanti squarciavano le tenebre con la loro luce abbagliante. Sui vetri batteva incessabile la pioggia, producendo un ticchettio costante e rumoroso. Le sue compagne di stanza non contribuivano a fare silenzio e il rumore dei suoi pensieri era assordante.
‘Si preannuncia una bella nottata’ pensò Hermione cercando inutilmente di tapparsi le orecchie con il morbido cuscino.
 
Draco, invece, non fu bravo come Hermione ad evitare le domande insistenti dei suoi amici. Quando entrò nella sala comune trovò Pansy ad aspettarlo ansiosa “Poverino, sarai distrutto” disse comprensiva “Tutta la sera con quell’orrore della Granger, deve essere stato tremendo”
“Eh, sì infatti, insopportabile” rispose poco convinto.
“L’hai uccisa alla sporca mezzosangue?” chiese Goyle mangiando grosse cucchiaiate di una qualche sostanza dall’aspetto non troppo rassicurante. Draco lo guardò un po’ schifato, chiedendosi come facesse a ingurgitare tutta quella roba senza vomitare.
Scosse la testa, ma poi decise che era meglio specificare “Non ne avevo voglia”
“Qualcosa che non va?” chiese Pansy, insopportabilmente premurosa.
“Sono solo stanco” rispose Draco altezzoso come al solito.
“Allora vieni, ti faccio un massaggio”
“No, voglio solo dormire” rispose brusco, scansando la ragazza ed entrando nel dormitorio maschile.
Si infilò il pigiama, un pigiama grigio e freddo. ‘Proprio come me’ si ritrovò a pensare. Da quando si faceva certi problemi?
Si infilò sotto le coperte del suo letto. Avrebbe voluto una stanza singola, ma nemmeno tutte le insistenze di suo padre erano riuscite a far cambiare idea a Silente. "Lui doveva stare con altri ragazzi" così aveva detto quel vecchio pazzo del preside.
Si era ritrovato in stanza con Blaise Zabini, che per fortuna era un purosangue anche lui, e con un altro ragazzo piuttosto strano. Spariva ogni tanto e non si sapeva dove andava. Seguiva corsi diversi dai loro e non aveva mai parlato con i suoi compagni di stanza, non che loro avessero provato a crearci un accenno di dialogo, ma era strano che non aveva cercato di ingraziarsi Draco come facevano tutti.
Cinque anni che dormivano nella stessa stanza e Draco non conosceva nemmeno il nome di quel piccolo essere. Probabilmente glielo avevano anche detto, ma non gli era rimasto in mente un nome insignificante come quello.
L’unico privilegio che suo padre era riuscito a fargli avere era il letto singolo da un lato della stanza un po’ isolato.
Si girò tra le coperte, poi si fermò a guardare dalla finestra le acque del Lago. Si potevano vedere i pesci e, se stavi abbastanza attento, anche molte altre creature. Draco, a differenza dei suoi compagni, aveva passato molte ora ad ammirare il paesaggio marino.
L’acqua però non era calma come al solito, probabilmente fuori continuava a tuonare.
‘Chissà se la Granger riuscirà a dormire’ si chiese. Poi scosse la testa, come se con quel semplice gesto potesse scacciare tutti i suoi pensieri, lo stesso gesto che aveva compiuto la ragazza a cui pensava, anche se questo nessuno dei due lo sapeva.
Però si era esposto troppo. Avrebbe dovuto continuare ad essere impassibile, a non far vedere che anche lui sapeva ridere. A pensarci bene da quando stava a scuola era la prima volta che rideva perché si stava veramente divertendo. La mezzosangue non era poi così antipatica e so-tutto-io.
Ripensò alla scena che Hermione gli aveva descritto, immaginandosi quell’esile ragazzina abbracciare un passante sconosciuto. Possibile che fosse così svampita e distratta? Quasi peggio di Lunatica Lovegood. Questa volta rise, senza doversi preoccupare di qualcuno che lo osservava e giudicava, potendo essere veramente se stesso. Che poi chi era davvero Draco Malfoy? Nemmeno lui lo sapeva.
Si addormentò con in mente il pensiero della buffa figuraccia della mezzosangue, la prima cosa che era riuscita a strappargli un sorriso sincero.



*Angolo autrice
Salve a tutti :) Come promesso ecco a voi il capitolo in tempo, anche se ho fatto davvero i salti mortali per non ritardare. Spero tanto di non avervi annoiato, mi rendo conto che questo capitolo non è dei migliori che io abbia scritto :)
Il prossimo lo posterò venerdì, salvo imprevisti (cioè la valanga di compiti che ci stanno assegnando in questo periodo.
Ringrazio ancora tutti voi che seguite la mia storia
A presto ^^

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8
 
Hermione scese le scale, consapevole che non avrebbe potuto evitare i suoi amici per sempre, così li raggiunse proprio mentre stavano uscendo dalla Sala Comune.
“Eccoti, come mai ieri sera non sei rimasta un po' con noi a parlare?” chiese Harry, leggermente arrabbiato.
“Ero esausta, sono andata subito a dormire”
“Perché, cosa vi ha fatto fare?”
Hermione rimase un attimo paralizzata, non sapendo cosa rispondere dato che non se la sentiva di raccontare tutto ai suoi amici, probabilmente non avrebbero capito. Insomma, nemmeno lei ci stava capendo nulla. “Ehm, nulla di che, le solite cose, abbiamo spolverato”
Harry la guardò un po’ perplesso, ma decise di lasciar perdere per arrivare all’argomento di cui voleva parlare “Quando finirà la punizione?”
“Non lo so” rispose lei, questa volta sincera.
“Senti Hermione, non arrabbiarti, ma dobbiamo trovare un modo per liberarci della punizione. Non potresti chiedere alla McGranitt di cambiarle orario? Oggi ci sarebbe la riunione dell’ES e non vorrei spostarla perché poi non troveremo mai un altro giorno che vada bene a tutti”
“No, non credo cambierebbe idea. Potete farlo senza di me, poi magari mi aiuti a recuperare” rispose, fingendosi più dispiaciuta di quanto era in realtà.
“Sei sicura?”
“Si, non ti preoccupare” poi, ricordandosi di colpo la breve conversazione avuta con Ron la sera prima chiese “Cosa mi stavi dicendo ieri sera? Scusa, ma mi era proprio passato di mente”
“Eh? Cosa?” chiese Ron riemergendo dai suoi pensieri.
“Sono contenta che mi ascolti” sospirò Hermione, poi ripeté “Cosa mi stavi chiedendo ieri sera? Mi sembrava urgente”
“Tu sai che vogliono Lavanda e Calì da me?”
“Mi dispiace, non ne ho proprio idea” mentì spudoratamente lei entrando nell’aula di trasfigurazione.
 
Aveva aspettato trepidante quella sera, curiosa di sapere come sarebbe andata. Arrivò nell’ufficio della McGranitt con un leggero anticipo e fu stupita di trovare Draco già lì.
“Volevo informarvi che la punizione finirà venerdì se non vi comportate male” disse la McGranitt appena i due studenti entrarono “E spero vivamente di non vedervi più in questo ufficio per un bel po’ di tempo. Avevo pensato che, considerata la scarsa bravura di Malfoy nella mia materia, tu, signorina Granger, potresti dargli ripetizioni mentre conversate. Non vi preoccupate, per oggi farete solo la teoria non avete bisogno di bacchette”
“Certo professoressa” acconsentì Hermione.
“I libri sono su quella mensola” disse la McGranitt facendo volare due grossi tomi fra le mani dei suoi studenti.
Rimasi soli nella stanza fu Draco il primo a parlare, amareggiato “E così ora prendo ripetizioni di trasfigurazione”
“Già” rispose Hermione non sapendo cosa dire “Quanto hai preso all’ultimo compito?”
“Parti subito con le domande, perfetto” rispose acido  “Quindi non posso mentire… D”
Hermione sospirò, consapevole che avrebbe avuto molto su cui lavorare “E quello prima?”
“Mi dispiace Granger, hai sprecato la tua domanda, ora tocca a me. Il tuo ultimo voto?”
“Una E”
“Solo per curiosità, quanto studi?”
“Mi dispiace, non tocca più a te. Rispondi alla mia domanda”
“Ho preso S. Non ti preoccupare di chiedermi gli altri voti, sappi che ho preso una sola A quest’anno”
“Dovremo faticare parecchio” sospirò lei. “Forza, prendi il libro a pagina 47, vediamo se sai qualcosa”
Aprì il grosso libro, sprigionando un cumolo di polvere e un forte odore di muffa che la fece tossire. Le pagine giallognole erano consumate dal tempo, e in alcuni punti le parole non erano più leggibili.
“Da quanto tempo non aprono questo libro?” chiese Hermione.
“Probabilmente da quando la McGranitt ha smesso di andare a scuola, cioè un sacco di anni fa” le rispose Draco, facendo sollevare una nuova nuvoletta di polvere aprendo il suo libro.
“Però è difficile spiegare senza usare la bacchetta”
“Temo che se l’avessimo avuta ci saremmo uccisi” commentò Draco, anche se non era più molto sicuro di credere alle sue parole.
“Sì, c’era il rischio in effetti”
“Cosa intendi spiegarmi?”
“Sai far cambiare colore ai tuoi capelli?”
“Ehm, no. A dir la verità credo di non aver più seguito le lezioni dall’inizio di quest’anno”
“Si può sapere perché non segui?”
“Trovo la trasfigurazione una materia noiosa ed inutile”
“Ma è utilissima!” si infervorò Hermione “Saper cambiare il proprio aspetto è importantissimo, ti permette di camuffarti e di non farti riconoscere”
“Senti Granger, risparmiami la lezioncina sull’importanza di questa materia ed andiamo dritti al punto”
“Se proprio insisti” sbuffò Hermione “Cosa vuoi fare?”
“Non potremo chiacchierare come ieri sera?” chiese Draco speranzoso.
“Faremo tutte e due le cosa, prova il movimento della bacchetta” disse Hermione alzandosi e porgendogli una penna “Userai questa”
Lui la prese e agitò svogliatamente la mano.
“Ma si può sapere cosa stai facendo?”
“Sto provando un movimento, non si vede?” chiese lui guardandola perplesso.
“In quel modo ti faresti crescere una barba lunga minimo fino ai piedi” sospirò “È questo il movimento per cambiare colore ai capelli” disse, mostrandogli brevemente il gesto corretto “Allora, visto che vuoi parlare ti faccio una domanda io, qual è il tuo film preferito?”
“Un film? Che cos’è?”  chiese lui interrompendo l’esercizio e guardandola perplesso.
Hermione si rimproverò per quel banale errore. Perché continuava a volersi per forza ridicolizzare e ogni volta nominava qualche cosa babbana, come se volesse far notare ancor di più le loro origini diverse?
“No, nulla di importante”
“Mi dispiace, questa è la mia domanda. Devi rispondere”
Hermione, frustrata di dover parlare una nuova volta dell’abisso incolmabile che c’era tra loro due, rispose scontrosa “È una cosa babbana” guardò la faccia semi disgustata di Draco, ma decise di dirgli tutto, d'altronde era lui che le aveva posto la domanda “Si vede grazie alla televisione. Diciamo che è una sorta di spettacolo teatrale però visto attraverso una scatola. A volte, per fare conoscenza, tra i babbani è solito informarsi sui gusti dell’altro riguardo film, libri, gruppi musicali ed altro”
“Cos’è questa, una lezione di babbanologia?”
“Ho solo dato la risposta alla tua domanda, se non ti interessava potevi non farmela” rispose Hermione piccata.
“Sì, va bene hai ragione” rispose annoiato.
Hermione non credette alle sue orecchie. Malfoy che le dava ragione? Cosa gli era successo?
“Allora, qual è il tuo gusto preferito di gelato? Conosci il gelato vero?” chiese allora la ragazza.
“Certo, per chi mi hai preso? Comunque è la menta. Il tuo gruppo musicale preferito?”
“A dir la verità non ascolto molta musica” rispose Hermione, arrossendo lievemente. Spesso l’avevano classificata come sfigata, sia nel mondo magico che in quello babbano, perché non amava avere sempre nelle orecchie il frastuono di una canzone. Preferiva il silenzio, come quello della biblioteca, era anche per quello che ci passava così tanto tempo.
“Il tuo?” chiese, dato che ormai non sapeva più che domande fare.
“Non ne ho uno in particolare, lo cambio di continuo”
Hermione lo osservò, che anche a lui non piacesse la musica? Non sembrava particolarmente convinto della sua risposta
Passarono una serata piacevole e qualche volta si ritrovarono perfino a ridere sotto i baffi, nonostante cercassero di mascherare sempre la loro risata in un colpo di tosse per non far capire all’altro che si stavano divertendo.
Draco, anche se non lo avrebbe mai ammesso, aveva capito parecchie cose in più di trasfigurazione ed era quasi sicuro di poter padroneggiare l’incantesimo.
Entrambi tornarono ai loro dormitori scombussolati come non mai, non capendo dove era andato a finire l’odio covato per secoli.



*angolo autrice
Salve a tutti quelli che hanno letto fin qui. Purtroppo, a causa di molti impegni, sono costretta a pubblicare meno frequentemente la mia storia. Il prossimo capitolo lo dovrei postare martedì/mercoledì, sperando di fare in tempo XD
Spero che questo capitolo non vi abbia annoiato, a me personalmente non piace molto.
Voglio ringraziare ancora tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate, e soprattutto un grazie speciale a chi recensisce, mi si scalda il cuore ogni volta che vedo una nuova recensione.
Detto questo non ho altro da dirvi.
A presto :)

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO  9
 
Harry, Ron ed Hermione lasciarono l’aula di difesa contro le arti oscure infuriati come non mai.
“Ma si può sapere perché Silente non trova il modo per cacciarla?” chiese Ron frustrato.
“Te lo avrò spiegato circa mille volte!” esclamò Hermione scocciata “Se caccia il vecchio rospo si ritroverà Caramell e tutto il ministero contro in tre secondi. Deve fare buon viso a cattivo gioco. Inoltre quella cattedra non la vuole nessuno, non riuscirà mai a trovare qualcuno in grado di sostituirla”
“Che strazio” borbottò Ron, poi alzò la testa e vide Lavanda e Calì venirgli incontro sventolando le mani “Forza, giriamo di qua” disse cercando di trascinare gli amici verso un altro corridoio.
“Se giriamo faremo tardi a lezione!” protestò Harry.
In qualunque caso Ron non avrebbe mai fatto in tempo a evitare quelle due ragazze, tra le quali si ritrovò schiacciato in un attimo.
“Eccoti, ti stavamo cercando” cinguettò Calì.
“Sai, ieri abbiamo fatto dei dolcetti però abbiamo sbagliato le dosi e ce ne siamo ritrovati troppi, così avevamo pensato di darne un po’ a te” disse Lavanda tutto d’un fiato, come una battuta imparata a memoria.
“Oh, non so che dire, grazie” rispose Ron trovandosi tra le mani un pacchetto informe di carta azzurra con tanti glitter appiccicati sopra.
“Noi andiamo, a dopo” dissero appena videro il pacco in mano al giusto destinatario, lasciando Ron in grado di muoversi di nuovo liberamente.
“Che pensiero gentile” commentò lui appena le ragazze se ne furono andate.
“Non ti conviene mangiarli” gli consigliò Hermione ricordandosi di quando le aveva viste trafficare intorno a un libro di pozioni.
“Perché, cosa potrebbero farmi? Sono solo innocui dolci” disse Ron aprendo la scatola. I dolci non avevano un aspetto fantastico, ma emanavano un buon odore di cioccolato, così che Ron ne prese uno e lo assaggiò “Sono buoni” commentò, mangiandone altri due in un sol boccone.
Hermione lo guardava, evidentemente orripilata, ed Harry non capiva come mai la ragazza era così contraria. Sfortunatamente non rimase a lungo con il beneficio del dubbio.
Ron aprì la bocca per parlare ma l’unica cosa che riuscì a fare fu abbaiare.
“Mi stai prendendo in giro?” chiese Harry divertito. L’imitazione era venuta bene.
Ron abbaiò di nuovo, cominciando a sbavare. Stava diventando disgustoso.
Fece un paio di salti a piedi uniti, poi si sdraiò per terra e si mise a strisciare come un serpente.
“Harry, aiutami” disse Hermione cercando di bloccare Ron invano.
Il ragazzo prese il suo migliore amico sotto le ascelle e cercò di rimetterlo in piedi, ma anche lui fallì miseramente. Non sapendo in che modo far rialzare Ron, Hermione prese la bacchetta e pronunciò un incantesimo di levitazione, così da farlo fluttuare a pochi centimetri da terra.
“Portiamolo in infermeria, un paio di giorni fa ho visto quelle due matte intorno ad un libro di pozioni, mi sembra sui filtri d’amore. Devono aver provato a preparare uno di quelli veloci, ma fanno pena in pozioni, dovrebbero saperlo” commentò Hermione arrabbiata. Erano quasi arrivati all’infermeria “Chissà cosa hanno messo in quella pozione per avere un effetto così catastrofico”
Entrarono in infermeria senza nemmeno bussare, con Ron che abbaiava come un’anima in pena ed Harry che cercava di farlo stare zitto.
Madama Chips li accolse intimandogli di stare zitti, poi appena vide il povero ragazzo fluttuante chiese preoccupata “Che cosa è successo, Potter?”
“Si pensa ad una pozione fallita” rispose Harry “Può fare qualcosa per lui?”
“Si, dovrei avere un antidoto da qualche parte. Poggiatelo pure su un letto libero”
Hermione lo fece fluttuare fino al letto più vicino, dove lo lasciò cadere pesantemente.
“Ora andate pure” disse Madama Chips congedandoli.
Hermione ed Harry uscirono preoccupati, sia per Ron che per la lezione che li aspettava “Non possiamo andare ora a pozioni, Piton come minimo ci toglierebbe venti punti a testa”
“No, non possiamo saltare le lezioni, quest’anno abbiamo i G.U.F.O.”
“Allora vacci tu, non ho voglia di sentire di nuovo Piton che se la prende con me”
“Bene, ci vado da sola” disse Hermione girando sui tacchi e lasciando Harry da solo fuori dalla porta dell’infermeria. Lui la guardò allontanarsi velocemente, ma poi cambiò idea “Hermione, aspettami” la raggiunse di corsa “Mi sono già pentito, ma vengo con te”
Entrarono in classe a capo chino, ma non fecero in tempo a raggiungere il loro posto che Piton li bloccò “Evidentemente per il signor Potter e la signorina Granger presentarsi puntuali alle lezioni è disdicevole”
“Mi scusi, ma Ron ha avuto un incidente e lo abbiamo dovuto accompagnare in infermeria”
“Ottima scusa signorina Granger, ma non regge. Quaranta punti in meno a Grifondoro” poi decise di specificare “A testa”
Qualche Serpeverde sghignazzò divertito ed Harry vide Lavanda e Calì lanciarsi uno sguardo preoccupato.
Harry ed Hermione furono spediti all’ultimo banco e si videro assegnati una pozione difficilissima.
Si misero subito all’opera, nella speranza di recuperare il tempo perso, ma arrancavano in modo penoso. Solo Hermione era riuscita ad avvicinarsi al livello degli altri, ma principalmente perché il livello di pozionisti di quella classe era piuttosto basso.
Harry invece sapeva già che avrebbe preso l’ennesima insufficienza, ma ormai se ne era fatto una ragione. Dal suo calderone si sprigionava orrendo tanfo di uova marce e funghi avariati, mentre da quello della ragazza vicino a lui si sollevava una leggera nuvoletta di vapore blu, piuttosto simile a quella descritta dal libro. Quando il tempo scadde Hermione non aveva ancora finito la sua pozione, ma avrebbe comunque preso una sufficienza, mentre Harry guardò sconfortato nel suo calderone: questa volta non c’erano scuse, era venuta orribile. Il mestolo non si muoveva più, tanto la pozione all’interno si era indurita.
“Hermione mi presti la spatola?”
Lei gliela porse, tentando di infilare gli ultimi ingredienti nel calderone, ed Harry si ritrovò costretto a spalare la sostanza putrescente che aveva creato. Ne mise un po’ in una fialetta, che poi consegnò a Piton senza nemmeno guardarlo in faccia, non volendo ricevere la solita occhiata sprezzante.
Uscendo Hermione si scontrò con Draco, ma nessuno dei due disse niente: non si lanciarono insulti né incantesimi, non si picchiarono e non si guardarono nemmeno con disprezzo. Si limitarono a lanciarsi un’occhiata ed a incurvare in modo impercettibile un angolo della bocca, per poi continuare per la loro strada.
“Pensi dovremmo dire a Ginny e ai gemelli di Ron?” chiese Harry.
“Sinceramente credo lo sappiano già, sai come corrono le notizie in questa scuola”
Andarono in infermeria, ma trovarono Ron circondato da Lavanda e Calì, che si stavano scusando mortificate per l'accaduto, ma che allo stesso tempo stavano accusando un insospettabile Serpeverde di aver fatto una fattura ai loro dolci. Ad un angolo della stanza c’era Ginny che guardava un po’ disgustata la scena e che appena li vide gli corse incontro.
“Possiamo andare, non sembra avere bisogno di noi” disse accennando a Ron.
Così si diressero verso la Sala Grande, dove incontrarono i gemelli Weasley.
“Avete saputo cosa è successo al nostro Prefettino?” chiese Ginny ai fratelli sedendosi a tavola.
“Sì, e lo abbiamo anche visto mentre sbavava” sghignazzò Fred “Uno spettacolo orrendo”
“Glielo rinfaccerete per sempre, vero?”
Fred e George si guardarono perfidi “Ci puoi scommettere” risposero ridendo.
Cominciarono a mangiare di gusto i cibi apparsi in tavola, poi Ginny chiese “Hermione, chi erano le ragazze al capezzale di Ron? Una è andata l’anno scorso al Ballo del Ceppo con Harry, ma l’altra?”
“Sono le mie compagne di stanza. Due idiote”
“Immagino, solo un idiota può andare appresso a Ron” commentò George.
Harry ed Hermione si lanciarono uno sguardo, ma decisero che non era ancora giunto il momento di svelare il piano di quelle due ragazze.



*angolo autrice
Arieccomi! Per fortuna sono riuscita a postare il capitolo in tempo, il prossimo sarà pubblicato martedì :)
Ho deciso di tornare da Lavanda e Calì, mi ero resa conto che le avevo un po' tralasciate.
Bene, spero tanto di non avervi annoiato, fatemi sapere cosa ne pensate ^^
Ancora grazie a tutti quelli che leggono la mia storia e soprattutto un abbraccio immenso a chi la recensisce ;)
Alla prossima settimana :)
p.s. Il nick è cambiato, ma tornerà presto (spero) come prima ^^

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10
 
Venerdì sembrò arrivare in un lampo. Ron si era completamente ristabilito ed era ancora assillato da Lavanda e Calì, nonostante queste avessero perso un po’ di entusiasmo vedendo che Ron non aveva intenzione di invitarle a casa sua per Natale, anche se le loro allusioni a riguardo erano state molte.
Quel giorno avevano un orario piuttosto piacevole: due ore di Incantesimi, una di Cura delle Creature Magiche e di Erbologia ed Hermione aveva anche due ore di Artimanzia dopo pranzo.
I tre amici ebbero la possibilità di parlare in tutta tranquillità solo durante la lezione di Incantesimi, grazie al chiasso che c’era nell’aula. Si stavano nuovamente esercitando negli incantesimi di silenzio, ma solo Hermione riusciva a padroneggiarli, così che tutta la classe era immersa nel caos.
“Stupido topo” esclamò Ron quando il piccolo topino grigio con cui si stava esercitando squittì beffardo al suo ennesimo fallimento.
“Che fortuna che finisci la punizione oggi, vero? Deve essere stata una tortura” commentò Harry, felice per l’amica “Un’intera settimana insieme. E gli ultimi pomeriggi vi vedevate dalle cinque di pomeriggio fino a sera. Ancora non capisco come hai fatto a non ucciderlo”
“Oh, insomma, ci siamo ignorati” rispose Hermione chinandosi per non farsi vedere in faccia. Non sapeva mentire ai suoi amici e si sentiva terribilmente in colpa nel farlo. Quella settimana in realtà era stata piacevolissima. Era piuttosto scombussolata e confusa, ma non poteva dire che Malfoy era stato odioso come gli anni precedenti. Si era trovata bene con lui, avevano riso, anche se nessuno dei due si lasciava mai andare completamente, si erano conosciuti meglio e, nonostante fossero l’opposto erano allo stesso tempo anche molto simili.
‘Due facce della stessa medaglia’ pensò Hermione, per poi arrossire subito dopo. Ma che razza di pensieri le venivano in mente? Finita la punizione sarebbero probabilmente tornati nemici come prima e non si sarebbero più rivolti la parola.
“Perché sei arrossita?” le chiese Ron, notando il colore rossastro che avevano assunto le sue guance.
“Fa un po’ caldo, non pensate?” rispose Hermione colta alla sprovvista.
Ron la guardò perplessa “Lo sai vero che fa un freddo della malora? Siamo a Dicembre”
“Oggi mi sono vestita particolarmente pesante”
Ron guardò dubbioso la sua migliore amica, che tentava di fermare il battito frenetico dei suoi denti, ma decise di non indagare approfonditamente.
 
Hermione entrò nella stanza della professoressa senza preoccupazioni, con la bacchetta in mano. La McGranitt li aveva ritenuti abbastanza maturi per utilizzare la magia e così durante la loro ultima lezione avrebbero fatto un po’ di pratica di trasfigurazione.
‘Non posso credere che sia già l’ultimo giorno di punizione’ pensò, per poi scacciare quel pensiero, infastidita dal fatto che ormai pensasse soltanto a quel maledetto di un Malfoy.
“Forza ragazzi, oggi è l’ultimo giorno” disse la professoressa McGranitt “Vi tratterete meno del solito e se fossi in voi” continuò guardandoli con uno sguardo decisamente inquietante “cercherei di non mettere mai più piede in questo ufficio, altrimenti verrete privati della spilla”
“Certo professoressa” risposero Hermione e Draco sedendosi sulle poltroncine incantate.
La McGranitt uscì, lasciando i due ragazzi da soli.
Cominciarono a parlare del più e del meno mentre si esercitavano in trasfigurazione, quando Hermione notò qualcosa alla finestra. Si alzò di scatto e la spalancò, sporgendosi all’esterno.
“Granger, chiudi subito quella finestra, qui si gela” commentò Draco, non capendo l’improvviso scatto della ragazza.
Lei lo guardò con gli occhi che brillavano per la gioia “Malfoy, sta nevicando”
Aveva ragione; piccoli fiocchi cominciavano a scendere dal cielo, per poi posarsi leggermente sui tetti e sulle strade di Hogwarts.
Draco si alzò e raggiunse la ragazza alla finestra. Rimasero qualche minuto così, appoggiati al davanzale, a guardare lo spettacolo che stava avvenendo fuori. I fiocchi si erano fatti più fitti e una leggera patina bianca ricopriva il castello. Hermione allungò una mano fuori dalla finestra e lasciò posare sulle sue dita qualche fiocco, che si sciolse subito a contatto con il calore della sua pelle.
“Ti piace la neve?” chiese a Draco.
“Sì”
Nessuno dei due si stupì della risposta, ormai avevano trovato tante passioni comuni. Hermione lentamente richiuse la finestra e si sfregò le mani intirizzite dal freddo, nella speranza di scaldarle.
Si risedettero sulle poltroncine e ripresero la lezione, ma ormai nessuno dei due era attento.
“Cosa farai questo Natale?” chiese Draco, interrompendo i suoi esercizi.
“Tornerò dai miei genitori e poi andrò a sciare” lo guardò e continuò “Non chiedermi in cosa consiste sciare, non capiresti”
“Era la domanda che ti stavo per fare, Granger”
“In qualunque caso non toccava a te. Tu, piuttosto, che farai?”
“Starò a casa con la mia famiglia e probabilmente andrò a qualche festa, di quelle importanti”
“Tra purosangue, immagino”
“Hai immaginato bene” rispose lui, ma non sembrava particolarmente contento del Natale che avrebbe passato “Cosa ti regaleranno?”
“Non so, credo dei libri,  il maglione che ci fa sempre la signora Weasley e poi dolci. Le solite cose insomma. A te?”
“Credo una scopa nuova o qualcosa del genere. Di solito non mi dicono mai cosa comprano”
“Invece tu cosa vorresti?”
“Non saprei, non desidero un regalo particolare” rispose con scarsa convinzione “Tu?”
“Io vorrei una penna nuova, quella che ho è vecchia e tutta rovinata. Oppure una borsa molto carina che ho visto in un negozio, mi è sembrata abbastanza capiente per portare tutti i libri, così non li dovrò più portare in mano”
Draco riprese a fare i suoi esercizi, mentre tentava di cambiare colore alle sue sopracciglia.
“Non si fa così, dai la scossa troppo forte. Riprova”
Sbagliò nuovamente il movimento e le sue sopracciglia cominciarono a crescere, senza avere intenzione di fermarsi.
“Aspetta, ti aiuto io” sbuffò Hermione, che riportò tutto alla normalità con un pigro movimento del poso “Lo sai che sei un caso perso, vero?”
“Ne sono consapevole, ti ringrazio” rispose Draco, ma senza asprezza nelle sue parole.
Rimasero zitti per un po’, finché il silenzio non si fece imbarazzante, poi Hermione prese coraggio e gli pose la domanda che da giorni gli ronzava in testa “Ehi Malfoy” alzò lo sguardo verso di lui, fino a guardarlo fisso negli occhi “Volevo chiederti… noi, insomma…”
“Sputa il rospo, Granger”
“Ci odiamo?”
Lui la guardò negli occhi, occhi nei quali si poteva scorgere un’immensa confusione,poi rispose insicuro “Non lo so. Qualche giorno fa avrei detto di sì, ma ora non posso darti la stessa risposta”
La poltrona non cambiò colore, segno che non stava mentendo.
Nella stanza calò di nuovo il silenzio poi Draco, con voce flebile chiese “Siamo amici?”
‘Cosa mi è saltato in testa?’ si domandò, già pentito della sua stupidità. Avrebbe fatto la figura del bambino bisognoso di affetto, cosa che non era, e la Granger lo avrebbe sicuramente fatto diventare lo zimbello della scuola.
Chiuso nei suoi ragionamenti Draco non si accorse che Hermione era rimasta spiazzata dalla domanda e che tentava di recuperare la voce per fornirgli la risposta.
La professoressa entrò proprio nel momento in cui Hemione parlò, così che Draco non riuscì a sentire la voce della ragazza.
“Vedo che non avete distrutto niente” constatò allegra “Sono molto contenta di ciò. Avete finito la punizione appena in tempo, la settimana prossima potrete tornare dalle vostre famiglie” li congedò con un cenno e, appena i due ragazzi furono usciti, chiuse la porta.
Hermione e Draco si guardarono spaesati, non capendo cosa dovevano fare.
Sarebbero tornati i nemici di un tempo? Oppure avrebbero continuato ad ignorarsi?
“Ciao Malfoy”
“Ciao Granger”
Presero ognuno le proprie strade, ma entrambi, senza farsi notare, si guardarono alle spalle nella speranza di scorgere qualche risposta alle domande che li affliggeva.




*angolo autrice
Salve a tutti bella gente! Stranamente sono riuscita a postare in tempo questo capitolo (non credevo di farcela). Spero che vi sia piaciuto e che i personaggi non siano diventati troppo OOC, se però vi sembra così ditemelo che lo metterò tra gli avvertimenti. Purtroppo ultimamente sono piuttosto incasinata e perciò non so bene quando riuscirò a scrivere il prossimo capitolo.
Un abbraccio a tutti ^^

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11
 
Mancavano due soli giorni prima alla fine delle lezioni, poi le tanto agognate vacanze di Natale sarebbero finalmente arrivate.
Hermione camminava spedita, temendo di far tardi alle ultime lezioni del giorno, seguita da due svogliatissimi ragazzi che le chiedevano disperati di rallentare un pochino. Girò l’ultimo angolo che la separava dalla classe e si imbatté in Draco Malfoy seguito da Tiger e Goyle. Si fermarono entrambi qualche secondo, un gesto che gli altri scambiarono per un segno di odio reciproco, ma che non era tale. I due ragazzi erano confusi, volevano tante cose, ma non volevano nulla. Desideravano parlare con l’altro come durante i giorni di punizione, ma allo stesso tempo volevano dimostrare che tra loro non era cambiato niente, che tutto era come prima, che l’odio che tante volte li aveva fatti litigare c’era ancora.
Ripresero a camminare come se niente fosse, sbattendo impercettibilmente con la spalla. In un istante tutto si colorò di nero.
“Che succede?” chiese Hermione, allarmata “Harry, Ron dove siete?”
Non ebbe nessuna risposta, solo un muto silenzio. Poi una voce urlò roca “Tiger, Goyle”
Hermione riconobbe quella voce “Draco, ci sei anche tu!”
“Sì stupida mezzosangue, che ti aspettavi?”
“Non chiamarmi così, idiota” rispose arrabbiata, poi sussurrò “Lumos”
La punta della sua bacchetta non si illuminò, non avvenne niente. Provò ad alzare la voce, ma non ebbe risultati differenti da quello precedente “Si può sapere che succede?” chiese sempre più preoccupata. Perché non riusciva ad usare la magia? E che fine avevano fatto Harry e Ron? E tutti gli altri studenti?
“Fai provare me” le disse Draco, ma anche lui non ebbe successo. Hermione allora provò a toccare la parete del corridoio, che in teoria si sarebbe dovuta trovare a pochi passi da lei, ma la sua mano annaspò nel vuoto. Erano soli, in un posto che non sembrava essere Hogwarts.
“Hai idea di dove siamo?” sussurrò Draco a disagio.
“No, ma non siamo a scuola. E i nostri amici non sono con noi. Dammi la mano” ordinò.
“Si può sapere perché?”
“Signor genio, siamo in un posto buio e sconosciuto, attualmente senza magia. Secondo te possiamo permetterci pure di rimanere soli?” chiese, non capendo cosa avesse fatto di male per stare sola con quell’idiota.
“Ma non è detto che siamo soli”
“Per caso senti qualche altra voce? C’è un silenzio di tomba”
“E chi ti dice che non siamo più ad Hogwarts?” ribatté Draco, che non voleva assolutamente credere alle parole della ragazza.
“E allora spiegami perché il corridoio non ha più pareti ed è vuoto”
Gli afferrò con una stretta sicura la mano, incurante delle proteste del ragazzo. “Ed ora facciamo un giro, per capire se abbiamo qualche modo di uscire da qui, ovunque noi siamo”
Cominciarono a camminare a tentoni, con una mano dritta davanti a sé e l’altra stretta al compagno.
Era difficile capire dove si stavano dirigendo, non avevano nemmeno un punto di riferimento. Potevano tranquillamente girare in tondo e non accorgersi di nulla. Hermione continuava frustrata ad agitare la bacchetta, non capendo perché la sua magia sembrava scomparsa. Non le riuscivano nemmeno gli incantesimi più semplici ed elementari e anche a Draco non sembrava andare meglio.
“Ma come fate voi babbani a stare senza magia?” chiese Draco dopo aver provato per la millesima volta un incantesimo.
“Si vive benissimo anche senza” rispose Hermione piccata “E comunque io di solito la magia la uso” rispose acida.
“Okay, ora stai calma”
Camminarono per un po’ di tempo in silenzio, sempre più stanchi e frustrati per la mancanza di risultati. Intorno a loro non c’era un alito di vento, un rumore, una qualunque cosa che potesse far presagire l’esistenza di un altro essere vivente. Solamente il vuoto, il buio più profondo.
Erano soli.
Poi Draco parlò, con la voce strozzata dall’ansia “Ehi Granger, secondo te riusciremo ad uscire di qui?”
“Non lo so” rispose lei, sempre più scoraggiata “Non siamo in nessuno posto. Non ci sono pareti intorno a noi. E non c’è nemmeno il pavimento. Noi stiamo camminando nel vuoto”
“Cosa intendi?”
“Prova a poggiare la mano per terra. C’è una fine? Riesci a mandarla sempre più in basso, se fossimo in un parco ora l’avresti infilata nel terreno”
“Moriremo?” chiese, sperando con tutto il cuore che la mezzosangue gli desse una risposta che potesse confortarlo.
“Solo se ci arrendiamo” rispose lei, mettendo nelle sue parole molta più speranza di quella che possedeva realmente.
“Ma questo posto non ha una fine”
Camminarono per molto altro tempo, poi Hermione si accasciò a terra, o almeno su quello che poteva essere considerato terra, lasciando la mano di Draco. Lui la riprese subito “Che stai facendo Granger?”
“Non ce la faccio più a camminare. Fermiamoci, riposiamoci e ripartiamo domani mattina”
“Sempre se capiremo quando si fa mattina” rispose, ma si sedette accanto a lei, cercando l’appoggio di qualcosa senza trovare niente.
I due ragazzi furono subito trascinati nel mondo dei sogni, nonostante inizialmente fossero resti a lasciarsi andare al sonno in quel luogo ostile. Anche se nessuno dei due lo aveva detto, avevano entrambi paura di quello che sarebbe potuto accadere il giorno dopo e, soprattutto Hermione, temevano per la sorte dei loro amici. Durante il sonno si avvicinarono involontariamente l’uno all’altra, sempre senza mai lasciarsi la mano, cercando qualcosa che potesse aiutarli a superare tutti i loro timori.




*angolo autrice
Salve a tutti :) Sono riuscita a ritagliarmi un po' di tempo per questo capitolo, ma mi rendo conto che non è un gran che e che è molto corto, ma spero che mi perdoniate. In qualunque caso se trovate degli errori segnalatemeli pure che li correggerò subito. Anche questa volta non so dirvi bene quando pubblicherò il prossimo, anche se spero di non farvi aspettare più di una settimana.
Grazie ancora a tutti voi che seguite, recensite e leggete questa storia :)
A presto (spero)

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12
 
Hermione si svegliò, ma non seppe dire per quanto tempo aveva dormito. Si rese conto che c’era uno strano odore di muffa intorno a lei. Si alzò di scatto, dando un forte strattone al ragazzo che teneva per mano e facendolo svegliare di soprassalto.
“Che succede?” borbottò strofinandosi gli occhi.
“Non è più tutto buio! Guarda!” rispose lei indicando intorno a sé. Intorno a loro il buio era quasi completamente scomparso. Si trovavano in biblioteca, ma c’era qualcosa di stranamente innaturale in quella sala. I libri erano sparpagliati un po’ ovunque, solo pochi supersiti erano ancora al loro posto sugli scaffali. Inoltre dal pavimento spuntavano strane rocce appuntite, ricoperte di un fitto muschio, e alcuni alberi completamente spogli e anneriti dalla cenere, come se fossero stati bruciati.
Camminarono per i corridoi, ma questi non sembravano avere intenzione di finire. Continuarono a tenersi per mano, nonostante la luce avesse ormai sconfitto le tenebre, ma il loro fu principalmente un gesto involontario, tanto che Hermione sussultò quando si accorse che era dal giorno prima che non si erano mai lasciati. Guardò di soppiatto le loro mani intrecciate e stranamente non sentì una specie di ribrezzo come ogni volta che in passato avevano avuto un contatto fisico, ma piuttosto uno strano calore le invase il petto. Cercò di concentrarsi sul luogo in cui si trovavano, ma non ci riusciva, distratta dal calore della mano che la teneva stretta.
‘Cosa mi sta succedendo?’ si chiese, non capendo come mai Malfoy le facesse quello strano effetto. Era quasi simile a quando l’anno prima era stata presa sottobraccio da Krum, ma era molto più rassicurante. Si spaventò quasi subito di quei pensieri, non era possibile che aveva appena paragonato Malfoy a Krum. Non poteva averlo fatto. Si riconcentrò su tutto quello che la circondava, cercando di scacciare le stupide sensazioni che le affollavano la mente.
Aveva come l’impressione di sapere dov’erano, ma non era riuscita ad afferrare completamente quel pensiero che le si andava formulando nella testa. Eppure quel posto aveva qualcosa di famigliare.
“Dove siamo?” sussurrò Draco, stufo di quel continuo girovagare.
Hermione a quelle parole ebbe un piccolo scatto, come se fossero la chiave per accedere a una serie di ricordi confusi.
“Dammi un attimo di tempo e te lo dico” rispose sicura, raccogliendo da terra un libro dalla copertina consumata. Lo aprì e cominciò subito a leggere, ma quello che c’era scritto sopra non aveva senso. Le lettere cambiavano posizione continuamente, rendendo incomprensibile il contenuto del libro. La ragazza cominciò a raccogliere e ad aprire tutti i libri che trovava, seguita da Draco che la osservava preoccupato, ma in nessuno di essi trovò le lettere che rimanevano ferme al loro posto.
“Hai capito qualcosa?”
“Non ne sono sicura al cento per cento”
“Potresti almeno dirmi che cosa ti frulla in quel cervellino che ti ritrovi?” chiese, seccato per il fatto di essere stato messo da parte.
“Dammi due minuti e poi ti spiego tutto” rispose lei, troppo occupata in quello che stava facendo per dargli retta.
“Senti Granger, non so quello che pensi tu, ma a me non piace per niente questa situazione. Quindi ti sarei molto grato se mi spiegassi quello che stai facendo”
“In questo modo non mi aiuti Malfoy, statti zitto due minuti”
“Si può sapere perché non mi ascolti? Se hai scoperto qualcosa hai il dovere di dirmelo, non è possibile che…”
Hermione lo interruppe secca, poi si bloccò e si mise a girare intorno a una roccia piuttosto imponente e ricoperta di moltissimi segni e spaccature, come se molte battaglie fossero avvenute attorno ad essa.
“Granger, mi sa che il buio ti ha dato alla testa” commentò Draco, leggermente preoccupato a causa dei movimenti concentrici che la ragazza continuava a fare.
“Stai calmo, non sono impazzita”
“A me sembra di sì”
“Ma non lo sono. Quindi mi faresti un grande favore se tappassi quella boccaccia che ti ritrovi”
Finì l’ennesimo giro, poi si fermò e lo guardò dritto negli occhi “So dove siamo. E non credo che sarà facile uscire di qui”
Draco rimase paralizzato qualche secondo degli occhi magnetici della ragazza e dai capelli che sembravano aver acquistato vita propria. Era incredibile il modo in cui riusciva a metterlo in soggezione. Fece finta di nulla, ma non riuscì a mascherare una nota preoccupata nella sua voce “Cosa intendi?”
“Anni fa ho letto su un libro un brano molto interessante. Ora non ricordo perfettamente tutto quello che c’era scritto,  ma grossomodo ho un’idea abbastanza precisa”
“Ti prego vai dritta al punto” chiese Draco, sperando di non doversi sorbire l’ennesima lezioncina.
“Siamo in una bolla temporale. Il tempo per noi si è fermato.”
“Spiegati meglio” disse Draco, già sapendo che poi sarebbe stato difficile farla stare zitta.
“Non so come funziona, né come abbiamo fatto a finirci dentro. So solo che dobbiamo riuscire ad uscire di qui, perché le conseguenze potrebbero essere disastrose. Avevo qualche dubbio a riguardo, ma questa roccia mi ha confermato tutto”
“Ti prego, smettila di girare intorno all’argomento”
“Dobbiamo trovare il centro di questo labirinto, solo allora potremo uscire. Abbiamo quarantotto ore di tempo, una volta scadute non si possono prevedere gli sviluppi della situazione. Potremmo rimanere intrappolati qui per sempre, oppure una volta usciti potremmo trovare i nostri amici ormai anziani o peggio, potremmo essere noi gli anziani”
“Quanto tempo abbiamo?” chiese Draco, sconvolto dalle notizie avute in qualche secondo.
“Non lo so. L’unica cosa di cui sono certa è che ci dobbiamo dare una mossa”
“Come riconosciamo il centro del labirinto?”
“Credo che dobbiamo avvicinarci alla parte più oscura, antica o distrutta. La roccia su cui ci sono le iscrizioni sta a simboleggiare l’inizio del labirinto, non possiamo far altro che proseguire” rispose risoluta. Poi guardò Draco molto attentamente. Indossava un maglioncino che sembrava perfetto.
“Togliti  il maglione” ordinò.
“Che cosa? Ma ti sei bevuta il cervello? Non vorrai mica… noi due?” le rispose sbigottito, non capendo cosa fosse successo alla timida ragazza secchiona che credeva di conoscere.
“Scusa?” chiese Hermione, non capendo intendesse Draco. Poi improvvisamente capì e si infiammò subito, diventando tutta, completamente rossa “Ma che hai capito? No, no e poi no. Il maglione mi serve per non perderci nel labirinto. È un trucco usato anche nei miti babbani” poi lo guardò di sbieco e sussurrò “Ma guarda cosa vai a pensare…”
Draco si tolse il maglione e lo porse alla ragazza, continuando a non capire a cosa le servisse. Come poteva un maglione riuscire a non farli perdere?
Hermione si mise a trafficare intorno a quest’ultimo, poi trionfante esclamò “Perfetto” tendendo all’aria un filo del maglione.
“Che cosa intendi fare?” chiese Draco preoccupato, immaginando già il suo maglione ridotto a brandelli “Lo sai che mi è costato tantissimo?”
Hermione non parve dargli ascolto e lo legò un capo del filo intorno a uno scaffale, poi prese per mano Draco e insieme a lui cominciò ad esplorare quel posto che diventava di secondo in secondo più minaccioso agli occhi dei due ragazzi.



*angolo autrice
Ciao a tutti :)
Per fortuna sono riuscita ad aggiornare, non ci speravo più :) Purtroppo in questi giorni avevo intenzione di postare i capitoli Natalizi, ma temo che non farò in tempo :(
Vabbè, li avrete un po' in ritardo ;)  Il prossimo aggiornamento non so ancora quando sarà, perchè dipende molto da tutto quello che dovrò fare questo Natale.
In caso, se non riesco ad aggiornare, vi faccio tanti auguri di Natale :)
Un bacio e tanti biscotti a tutti :)

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13
 
“Granger, secondo te a che punto siamo?” chiese Draco dopo un bel po’ di tempo che esploravano quel posto. Era tutto perfettamente distrutto e non gli parve di notare qualcosa che potesse far distinguere uno scaffale da un altro, ma dovette ammettere che l’idea di Hermione era stata piuttosto buona. Ogni volta che senza rendersene conto tornavano in un punto in cui erano già stati grazie a quel filo riuscivano a non girare in tondo all’infinito. Certo, del suo maglione ora rimaneva solo una manica, ma almeno stavano risparmiando un po’ di tempo.
“Non ne ho la più pallida idea, Malfoy. È tutto dannatamente uguale”
Hermione purtroppo aveva ragione, dovette constatare a malincuore Draco, nonostante avesse sperato che almeno lei riuscisse a capirci qualcosa di più. Insomma, era o non era la studentessa più brillante della scuola?
Intanto continuava a tenerla per mano, nonostante non ci fosse più il rischio di perdersi di vista, ma dato che la Grenger non sembrava fare storie Draco era intenzionata a non lasciarla.
In realtà non sapeva nemmeno lui perché ci teneva così tanto a mantenere quel contatto, ma decise di smettere di rimuginarci sopra e di affidarsi al suo sesto senso. ‘Potrebbe sempre decidere di lasciarmi qui dato che non mi sopporta, è meglio prendere serie precauzioni’ si disse per giustificare il suo strano comportamento.
All’improvviso una voce lo scosse, ma non era quella della Granger. Era stranamente acuta e infantile, come se appartenesse ad un bambino dispettoso che lo stesse prendendo in giro “Oh-oh il tempo scorre, oh-oh muoviti, corri”. Quella voce continuò a cantare quella specie di filastrocca come una lenta litania che li accompagnava.
“Che cosa significa?” chiese Draco, cercando di mascherare la paura che si stava impossessando di lui.
“Non lo so, ma ho come l’impressione che dobbiamo darci una mossa” rispose Hermione, affrettando il passo.
“Perspicace, non ci sarei mai arrivato” ribatté Draco sarcastico.
Stavano quasi correndo, cercando di non fermarsi, seguiti da quell’inquietante voce che non aveva intenzione di smettere di cantare. Anzi, accelerava di secondo in secondo, tenendo il ritmo con la corsa dei due ragazzi.
Durante la loro corsa Hermione passò la manica del maglione a Draco e si sfilò il suo, cercando di sfilacciarlo senza fermarsi. Il paesaggio intorno a loro non sembrava aver intenzione di cambiare, non era né più antico né in qualche modo diverso. Però qualcosa di diverso c’era, anche se non era facile da individuare: un leggero odore salmastro andava ad affiancare la puzza di muffa.
Hermione e Draco, se possibile, affrettarono ancora il passo, affidandosi maggiormente all’olfatto piuttosto che alla vista. L’odore di alghe si fece sempre più pungente e in alcuni momenti raffiche gelide di vento spazzavano quella strana libreria, facendo svolazzare ovunque le pagine dei libri.
Mano a mano che proseguirono incontro a quell’odore la voce che li tartassava cominciava a farsi sempre meno potente, affievolendosi come se non ci fosse più nulla di cui contare il tempo.
“Perché la voce sta sparendo?”
“Per due motivi: o siamo vicini alla meta o il nostro tempo sta scadendo” rispose Hermione, cercando di non pensare a quello che sarebbe potuto accadere.
Sovrappensiero inciampò in un sasso e cadde per terra, bucandosi una calza e ferendosi leggermente il ginocchio, ma si rialzò subito, come se non le fosse accaduto nulla.
“Tutto bene, Granger?” chiese Draco per poi mordersi subito la lingua, dandosi dello sciocco. La Granger era amica del nemico, non una persona con cui conversare amabilmente.
“Sì” rispose lei, senza badare al fatto che Draco Malfoy  avesse chiesto ad una mezzosangue come stava, troppo occupata nel trovare una via di uscita.
Finalmente il panorama cambiò e si trovarono di fronte ad un immenso lago, le cui acque rilucevano in modo innaturale. Strane foglie galleggiavano placidamente sull’acqua, illuminandosi di viola ogni qualvolta si scontravano tra loro. Hermione e Draco si avvicinarono alla riva del lago e notarono l’assenza di pesci nelle acque scure. Entrambi lo osservarono, ammaliati dalla luce di quello strano posto, poi Draco pose la domanda più ovvia da fare in quel frangente “Cosa ci fa un lago in una libreria?”
“Non lo so” rispose Hermione, togliendosi le scarpe e immergendo i piedi nel lago. L’acqua scura e fredda le lambì le caviglie, ma la ragazza non sembrava impaurita. Non si poteva dire la stessa cosa del ragazzo.
 “Cosa stai facendo, Granger?” quasi urlò Draco, guardando sconvolto la ragazza avanzare lentamente, facendo arrivare l’acqua alle sue ginocchia “Potrebbero esserci animali feroci lì in fondo, l’acqua potrebbe essere avvelenata, potresti morire!” balbettò guardandola con gli occhi fuori dalle orbite e con le mani tra i capelli, comportamento che di certo non si addiceva ad un Malfoy.
“Da quando ti preoccupi per me, Malfoy?” chiese Hermione, girandosi appena verso di lui e continuando la sua avanzata.
“Fermati, brutta rimbambita che non sei altro”
“Siamo passati agli insulti pesanti, insomma” rispose lei, sorridendo appena vedendo quanto il ragazzo era in ansia.
“Oh, per le mutande di Merlino, non puoi lasciarmi qui”
“Sì che posso” rispose ancora, poi continuò, decisa a vedere fino a che punto Draco si sarebbe spinto “E poi non ti farei un favore a morire? Ti saresti liberato di me”
“Ma perché sei così subdola?” le chiese a sua volta senza rispondere alla sua domanda. Si tolse anche lui le scarpe e raggiunse in tutta fretta Hermione, che dal canto suo era convinta che l’avrebbe seguita.
“Ma come, non c’era il rischio di morire?” chiese beffarda.
“Se mi lasci qui muoio comunque, tanto vale che moriamo insieme” rispose lui tetro.
“Come sei cavalleresco” lo sbeffeggiò ancora Hermione.
“Quella qualità la lascio volentieri alla tua casa”
Risero entrambi, cercando di ignorare l’acqua che ormai era salita all’altezza del loro petto.
“Mi spieghi perché siamo qui dentro?” chiese Draco, guardando, per quella che era convinto sarebbe stata l’ultima volta, Hermione.
“Se tutto va secondo i miei piani noi ci immergiamo nel lago, nuotiamo in profondità e torniamo ad Hogwarts” rispose lei, augurandosi con tutto il cuore di avere ragione “Solo questo può essere il centro del labirinto” si giustificò poi in un sussurro.
“Senti Granger, spera per te di avere ragione, altrimenti nell’aldilà ti ammazzo una seconda volta”
Hermione sorrise leggermente, cercando di ignorare la paura che le si stava insinuando nel cuore.
Strinse la mano a Draco, presero un grosso respiro e si immersero in quelle acque terribilmente inospitali. Nuotarono verso il fondo finché non mancò loro il respiro e i polmoni si svuotarono, finché la vista non si annebbiò e il buio prevalse, separandoli.
‘Draco’ pensò Hermione prima di perdere i sensi.
‘Hermione’ pensò Draco prima di perdere i sensi.
Poi i due ragazzi caddero nell’oblio, toccando la sabbia nera che costituiva il fondo del lago.



*angolo autrice
Buon pomeriggio a tutti :) Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto, personalmente mi sono divertita molto a scriverlo.
Fatemi sapere cosa ne pensate, un abbraccio a tutti :)
Buone feste :)

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14
 
Hemione aprì gli occhi, svegliandosi boccheggiando da un brutto incubo. ‘Per fortuna era solo un sogno’ sospirò. Eppure c’era qualcosa che non quadrava: era in piedi, in corridoio, con un Draco Malfoy dalla faccia da pesce lesso di fronte a lei. Improvvisamente tutti ricordi tornarono in mente alla ragazza, da quando quello stesso corridoio era scomparso a quando si erano immersi nelle acque del lago credendo di morire.
Hermione e Draco arrivarono contemporaneamente alla stessa soluzione: ce l’avevano fatta.
Si abbracciarono entrambi di slancio urlando felici “Siamo salvi! Urrà per noi!” sotto lo sguardo allibito dei loro amici e dell’intera Hogwarts, che fissava sconvolta la strana reazione dei ragazzi che fino a qualche secondo prima si guardavano con odio.
“Per le mutande di Merlino, che cosa le è successo?” chiese Ron guardando la ragazza abbracciata al loro acerrimo nemico e cercando subito di separarli.
Hermione appena li notò strillò di gioia e abbracciò anche i suoi migliori amici.
 “Harry, Ron, ci siete anche voi!” esclamò felice, stampando un bel bacio sulle guancie di entrambi “Temevo di non avervi più rivisto!” continuò con le lacrime agli occhi.
Harry e Ron si guardarono dubbiosi, non capendo cosa fosse successo alla ragazza che qualche secondo prima li aveva rimproverati perché stavano facendo tardi a lezione. Anche Draco era stranamente felice, ma riuscì a recuperare prima della ragazza un contegno perlomeno decente e se la svignò con grazia, lasciando tutte le grane alla Granger.
“Hermione, sei sicura di stare bene?” chiese delicatamente Harry, cercando di scollarsi di dosso l’amica.
“Mai stata meglio” rispose la ragazza felice, facendo una leggera piroetta.
Ron guardò Harry ed insieme giunsero ad una terribile conclusione: la ragazza più brillante della scuola era definitivamente impazzita.
“Senti Herm, vieni con noi, Ginny voleva dirti una cosa” balbettò Ron inventando una scusa su due piedi, portandola verso l’infermeria. Hermione se ne accorse quando ormai era quasi arrivata e cominciò ad urlare “Ma perché in infermeria? Non crederete mica che sono pazza?” disse per poi scoppiare a ridere rovesciando la testa all’indietro, facendo sparire ogni possibile dubbio ai sui amici. Vedendo che non sembrava intenzionata a muoversi Harry se la caricò in spalla e la fece entrare in infermeria, incurante delle proteste inframmezzate da strilletti e risate di gioia della ragazza.
“Madama Chips, credo che ci sia un problema” proclamò Harry entrando in infermeria.
“Oh santo cielo, ragazzo, si può sapere perché a te e ai tuoi amici ne capitano sempre di tutti i colori?” chiese esasperata la povera infermiera.
“Ci dica cos’ha, la prego” implorò Harry indicando Hermione, senza nemmeno curarsi di rispondere alla domanda che gli era stata posta.
La ragazza fu posata su uno dei lettini dell’infermeria e solo dopo tante spiegazioni riuscì a convincere tutti di non essere impazzita. Madama Chips diede la colpa del suo strano comportamento al troppo stress accumulato a causa dei compiti e le impedì di partecipare alle ultime lezioni e, in generale, di prendere in mano un libro.
Così, mentre Harry e Ron tornavano mogi mogi verso la loro aula, Hermione fu libera di vagare serenamente per la scuola, anche se sapeva perfettamente dove sarebbe arrivata nonostante l’obbligo di riposarsi: in biblioteca, a cercare di svelare il mistero della bolla temporale.
Prima di raggiungere la sua meta incontrò Luna che cercava di recuperare tutti gli oggetti che dei ragazzi dispettosi, come ogni anno, le avevano nascosto. Hermione non amava Luna, avevano caratteri troppo diversi, ma si sentì in dovere di darle una mano.
“Luna, se vuoi con un incantesimo di appello li riprendiamo in un attimo” propose Hermione.
“Oh no, ti ringrazio, ma non mi sembra corretto trovarli in quel modo” rispose Luna con la sua solita aria svagata, recuperando una collana intrecciata con tappi di burrobirra che era stata elegantemente fatta indossare ad un’armatura.
Hermione rimase leggermente spiazzata dalla risposta, ma decise di aiutarla comunque. Trovarono un paio di calzini in un grosso baule polveroso e la maggior parte dei suoi vestiti erano finiti indosso a statue o armature.
“Se anche alle prossime vacanze fanno così, gliela faccio pagare” minacciò Hermione recuperando una camicetta tutta stropicciata.
“Non mi sembra giusto, loro lo fanno solo perché sanno che non me la prendo” rispose placida Luna, legando i lunghi capelli biondi in una crocchia che, in mancanza di una matita, tenne ferma con la bacchetta.
Hermione non era sicura di aver capito il ragionamento della ragazza ma decise di lasciar perdere. Dopo un pochino Luna se ne uscì con una domanda piuttosto bizzarra che lasciò Hermione a bocca aperta “A te piace, vero?”
“A chi ti riferisci?” chiese, temendo di conoscere già la risposta.
“A quel ragazzo che hai abbracciato oggi pomeriggio. Sai, io lo trovo piuttosto sgarbato e quei ragazzi che lo seguono mi sembrano di vedute molto ristrette. Però tutti sanno che l’amore è cieco…” continuò Luna, ma fu subito interrotta da Hermione “Ma che cosa dici? Malfoy? Che piace a me? No, temo proprio che ti sia sbagliata” esclamò arrossendo come un peperone e scuotendo la testa.
“Dici così solo perché non sai ascoltare il tuo cuore. Ti ringrazio molto per l’aiuto” le disse, raccogliendo da terra l’ultima scarpa “Ci vediamo in giro” sorrise e se ne andò in silenzio, scacciando con una mano i nargilli che le giravano attorno.
Hermione rimase piuttosto scossa dalle parole di Luna che, nonostante fosse piuttosto stramba, sembrava saperne sempre più degli altri.
Il sole era quasi tramontato e lei si affrettò ad entrare in biblioteca prima che chiudesse. Sfortunatamente per lei c’era lì anche Ginny che la beccò subito e si fiondò da lei come una furia.
“Che cosa ci fai qui?” chiese inquisitoria.
“Nulla di che, volevo solo leggere qualcosa. Tu piuttosto non dovresti essere a lezione?”
“Sono già finite da un pezzo” le fece notare Ginny “Invece io avevo saputo da fonti piuttosto attendibili che sei stata in infermeria. Cosa mi dici a riguardo?”
“Oh nulla, Harry e Ron erano convinti fossi impazzita” cercò di glissare Hermione fiondandosi verso uno scaffale “Ora sono qui perché mi interessava questo libro” continuò, tirando fuori un libro a caso dagli scaffali e mostrandolo all’amica
L’evoluzione della moda, da ieri ad oggi. Titolo veramente bellino, da quando ti interessi di moda?” chiese Ginny.
Hermione capì di essere stata messa nel sacco e sospirò “Ma che razza di libri ci sono qui dentro?”
“Allora, mi vuoi dire che succede?” chiese Ginny cominciando a trascinare la ragazza fuori dalla biblioteca “Prima abbracci Malfoy, poi vai in biblioteca per leggere un libro misterioso nonostante ti fosse stato vietato. Chiunque capirebbe che stai nascondendo qualcosa, anche perché non riesci a raccontare due bugie di seguito, dovresti saperlo.”
“Sul serio, sto bene. Volevo solo studiare un pochino”
Ginny la guardò scettica, notando l’ennesima bugia, ma non aveva molta voglia di indagare sul motivo per il quale stava in biblioteca, quello che le interessava era altro.
“Dimmi, ma non è che ti sei messa con…” poi si bloccò, folgorata da un’idea geniale “Ci sono! Ecco perché dovevi andare in biblioteca!”
“Ginny, puoi far capire qualcosa anche a me?” chiese Hermione, sperando con tutto il cuore che non si trattasse dell’ennesima strampalata idea.
“Non fare la finta tonta, ho capito il tuo gioco!” esclamò tutta convinta, per poi abbassare notevolmente il tono di voce “Ti sei messa con Malfoy e vi siete dati appuntamento in infermeria” continuò, convinta di quello che diceva “Non mentire perché ormai è tutto chiaro. Certo io mi sarei scelta qualcun altro…” commentò Ginny, pensando a diversi ragazzi più carini di Malfoy. Hermione era sicura che tra questi ci fosse anche Harry.
“Ma cosa vi è preso oggi?” chiese Hermione, non capendo perché tutti erano convinti che tra lei e Malfoy ci fosse del tenero “Io non sto con Malfoy, sia chiaro. Probabilmente qualcuno mi ha lanciato una fattura, solo per questo l’ho abbracciato. Io per lui non provo niente. E sto sottolineando il niente, nel caso non te ne fossi accorta”
Ginny la guardò di sottecchi “E allora spiegami perché è da un po’ che non vi sbraitate più contro”
“Non ne abbiamo avuto occasione, inoltre vorremmo evitare un’altra settimana di punizione”
Ginny sembrò piuttosto convinta della risposta che le era stata fornita e decise di chiudere definitivamente l’argomento, decisa a passare a qualcosa di molto più interessante.
“Cosa mi dici a riguardo delle due galline che ormai sono diventate i prolungamenti delle braccia di Ron?”
Hermione sorrise furbetta, cominciando a raccontare tutto dal principio, mentre si dirigeva allegra verso la Sala Grande, dimenticando per qualche ora tutto quello che era successo i giorni precedenti, sempre se potevano essere considerati tali.





*angolo autrice
Ciao a tutti, passato buone vacanze? Ecco qui il nuovo capitolo, spero che vi abbia divertito, perché io stavo ridendo come una pazza mentre lo scrivevo. Che dire? Ho finalmente fatto entrare in scena Luna, per la quale avrei in mente un paio di ideuzze malefiche, ma non sono troppo sicura di volerle mettere in atto. Come al solito non so bene quando aggiornerò, perdonatemi per questo, ma non riesco a ritagliarmi molto tempo per scrivere. Ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia storia fin qui, sul serio mi fate felice!
Perfetto, ora mi dileguo
A presto :3

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15
 
Era la vigilia di Natale e Draco girava inquieto per la sua stanza, tormentando un povero calzino che sarebbe dovuto finire nel cesto dei panni sporchi, ma che gli fungeva da anti-stress.
‘Cosa faccio?’ si chiese, guardando un piccolo pacchetto posato sulla sua scrivania. Lo era andato a comprare qualche giorno prima, ma ora non aveva più il coraggio di spedirlo e malediceva ancora il giorno in cui si era fatto venire quella malaugurata idea.  Il regalo contenuto nel pacchetto era molto bello  -un regalo costato cinquanta galeoni come poteva non esserlo?- e probabilmente sarebbe piaciuto alla persona a cui era destinato, ma il problema era se la persona che avrebbe ricevuto il pacchetto avrebbe accettato la persona che lo aveva inviato.
‘Da quando compongo pensieri così contorti?’ si chiese ‘Sto diventando pazzo’ si ripose. Poi urlò “Trenky, vieni subito qui” un elfo apparve subito nella sua stanza. “Portami carta e penna. E un gufo”
L’elfo con un inchino sparì, per poi riapparire subito dopo con in mano le cose richieste dal suo padrone.
“Posale sul letto”
“Anche il gufo signore?” chiese Trenky, tentando di tenere fermo l’animaletto che si agitava furioso tra le sue mani.
“Idiota, il gufo doveva stare nella gabbia!” urlò ancora, maledicendo anche il personale poco competente che aveva “Che fai ancora qui? Vai a prendere la gabbia”
“Certo signore, perdoni Trenky signore, Trenky non voleva, signore”
“Muoviti” ringhiò Draco con i nervi a fior di pelle. Dobby era più intelligente, ma Potter lo aveva liberato. Maledisse anche lui.
L’elfo riapparve nella stanza di Draco, questa volta con il gufo nella gabbia, e fece quanto gli era stato richiesto, osservato dallo sguardo furioso del suo padrone. Poi uscì dalla stanza, non dopo aver fatto un numero imprecisato di inchini, e lasciò Draco da solo con i suoi pensieri.
Draco chiuse a chiave la porta, e si accasciò sul letto. Poi, preso da una strana furia, recuperò un foglio e una penna e tentò di scrivere qualche cosa, con scarsi risultati.
Bruciò il tutto nel camino e riprese a tormentare il povero calzino continuando a girare per la stanza.
‘Pensa Draco, pensa. Cosa potrebbe dire quando vedrà il tuo pacchetto? Dirà sicuramente che è bellissimo, infondo è quello che voleva. Poi leggerà il biglietto e allora ti prenderà in giro per l’eternità. Ma se non le mando il biglietto penserà che sia di qualcun altro e allora avrò sprecato soldi’
Il suo era un bel problema. Come se non bastasse non aveva ancora capito i sentimenti che provava nei suoi confronti. Non era odio. Non era amore. Che fosse amicizia?
‘Una cosa per volta, capirò dopo quello che provo’
Infatti non aveva molto tempo per inviare il gufo, altrimenti il regalo sarebbe arrivato in ritardo e avrebbe fatto una figuraccia.
Di non inviarlo non se ne parlava neanche, a lui non serviva e non voleva sprecare i soldi. Probabilmente il fatto di sprecare soldi era solamente una scusa, dato che non aveva nessun problema economico, ma non era sicuro di voler ammettere che ci teneva a mandare quel regalo.
‘E se lo regalassi a mia madre?’ si chiese, per poi rispondersi nuovamente ‘Le ho già fatto un regalo e poi non le servirebbe a nulla, non usa certe cose’
Era sicuro, lo avrebbe inviato. Era già un passo avanti. Si sedette alla scrivania, prese un nuovo foglio e decise che non si sarebbe alzato finché non avesse finito di scrivere quel maledetto biglietto.
Cominciò scrivendole un poema, poi decise che era troppo lungo e bruciò anche quel foglio, ne prese un altro e rimase immobile con la penna sospesa per aria, cercando di farsi venire qualche idea, con il risultato di far gocciolare tutto l’inchiostro sul foglio di pergamena pulito.
Ne prese un altro –ormai era il quarto- e lo guardò, pronto ad affrontarlo.
‘Vincerò io questa battaglia, stupida lettera!’ pensò per poi darsi dell’idiota. Non poteva intraprendere una battaglia con un pezzo di pergamena, era ridicolo.
Ricominciò a scrivere, ma si rese conto che aveva fatto una decina di errori grammaticali in una sola riga così imprecò e bruciò l’ennesimo foglio. Fece per prenderne un altro, ma si accorse che erano già finiti.
“Trenky!” urlò di nuovo, ormai isterico.
L’elfo arrivò trafelato “Sì padrone, Trenky obbedisce padrone”
“Portami altri fogli. Subito!”
Trenky tornò nella camera del padrone con una pila di fogli più alti di lui, barcollando tentando di non farli cadere. Li lasciò tutti ai piedi del padrone e poi scomparve, terrorizzato dal suo viso infuriato.
Draco riprese a scrivere, questa volta abbastanza convinto di quello che doveva fare. Per prima cosa scrisse il nome della persona a cui andava inviata la lettera, sperando che il gufo la trovasse nonostante non  conoscesse l’indirizzo, poi una riga in cui le augurava buon Natale. Nessuna firma.
Riscrisse il tutto con una grafia più elegante di quella precedente e legò il biglietto alla zampa dell’animale inquieto. Poi gli consegnò il pacchetto e lo lasciò libero fuori dalla finestra. Guardò il gufo farsi sempre più piccolo, fino a scomparire e si disse ‘Se quel gufo non arriva alla destinazione giusta lo crucio. E speriamo che il regalo sia apprezzato, nonostante il biglietto schifoso’
Trenky apparve in camera sua. “Cosa vuoi, stupido elfo?”
L’elfo, ormai quasi abituato agli scatti d’ira del padrone, disse solo “La padrona vuole dire solo delle cose al padroncino, Trenky non avere fatto nulla di male, Trenky  essere solo mandato per dire che il padroncino deve preparare per la festa, tra poco i padroni andare alla festa” poi scomparve, non lasciando a Draco il tempo di ribattere.
Draco, per concludere in bellezza quella tremenda giornata, maledisse per la centesima volta l’elfo e la festa, poi si andò a preparare, pronto a passare una noiosissima serata.





*angolo autrice
Dopo questo capitolo se abbandonerete questa storia, mi crucierete o mi tirerete i pomodori non posso fare altro se non darvi ragione. Perdonatemi, temo di essere caduta nel terribile fosso dell' OOC. Ecco, l'ho detto.
Io ci ho provato a mantenere Draco fedele all'originale, ma questo personaggio è terribilmente sfuggente. E poi, lo ammetto, sognavo di scrivere questa scena da una vita T_T

Prometto che nei prossimi capitoli ci sarà una ricaduta da parte sua e che non diventerà di burro, però uff, mi scoccia di non essere riuscita nell'intento di fare tutto IC. Come vi ho detto andando avanti risolverò un po' il problema dell'OOC.
Fatemi sapere se questo capitolo è illeggibile (i pomodori, come ho detto prima, sono accettati) oppure no e se un pochino pochino vi è piaciuto
, magari sono io che sono esagerata (speriamo).
Concludo ringraziando ancora una volta tutti quelli che mi hanno supportata fino a questo punto, non so come farei senza di voi.
Un grandissimo bacio, a presto

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16
  
“Hermione, basta” biascicò Ginny ancora mezza intontita dal sonno, infastidita dal rumore che proveniva dalla finestra.
Hermione aprì un occhio, troppo addormentata per parlare, e le sembrò di vedere una sagoma scura sul davanzale. Rimase qualche secondo inebetita dai troppi pensieri che le si affollavano nella mente, poi scattò in piedi, realizzando che giorno era. Si ricordò che non era andata in montagna con i genitori a causa dell’attacco che aveva subito il signor Weasley e ora si trovava a Grimmauld Place.
“Ginny sveglia, è Natale!” esclamò allegra. Si infilò la vestaglia e le ciabatte, poi corse ad aprire la finestra per cambiare l’aria alla stanza.
“Guarda, c’è un gufo. Ecco chi ci ha svegliato” disse prendendo del cibo da dare all’animaletto affaticato che era appena entrato nella stanza delle due ragazze.
“Chiudi immediatamente” ordinò Ginny, che si stava congelando per via dell’aria ghiacciata che entrava dalla finestra lasciata incautamente aperta.
“Solo se ti alzi” esclamò Hermione togliendo di scatto le coperte dal letto di Ginny, che non ebbe i riflessi pronti per recuperarle. Si alzò arrabbiata, dato che ormai non sarebbe più riuscita a riprendere sonno, e disse scocciata “Manda via quel maledetto gufo”
Hermione prese il pacchetto legato alla zampa del povero animale, che venne, molto poco delicatamente, buttato fuori dalla finestra, subito chiusa da un’infuriata ragazza rossa appena questo fu uscito.
“È per me” commentò Hermione “Chissà chi mi ha fatto questo regalo”
“Dai apri” disse Ginny, la cui curiosità era notevole, dimenticando subito di essere stata bruscamente svegliata.
Hermione non se lo fece ripetere due volte. Tolse subito la carta dorata e aprì la scatolina trovata all’interno. Dentro, adagiata su del morbido velluto viola scuro, c’era una piume nera come la pece, striata d’argento, che ricordava molto un cielo stellato.
La prese in mano emozionata, e la provò subito su un pezzettino di pergamena. Era una penna perfetta. Leggera e comoda, dal tratto fine ma deciso, mentre la si muoveva generava piccole onde aggraziate.
Anche Ginny era rimasta a bocca aperta “Chi ti ha fatto questo regalo?” chiese.
“Non lo so. Dammi un pizzico, non vorrei fosse solo un sogno”
Ginny non se lo fece ripetere due volte ed Hermione lanciò un piccolo strilletto “Non così forte”
“Almeno sai che non è un sogno” commentò Ginny, cominciando ad aprire uno dei regali che aveva ricevuto lei. Scartò un pacchetto di cioccorane e poi, golosa, ne mangiò subito una.
Hermione intanto lesse il biglietto allegato al regalo, ma rimase piuttosto delusa da quello che vi trovò scritto sopra.
“Allora, di chi è?”
“Non lo so, non c’è nemmeno una firma. E chi me lo ha inviato non si è nemmeno sprecato a scrivere qualcosa di fantasioso” disse, facendo leggere il biglietto anche all’amica.
“Prima o poi si rivelerà, tranquilla. Ora apri gli altri regali”
 
Hermione e Ginny si vestirono velocemente, indossando il maglione alla Weasley che avevano ricevuto come ogni anno, e un paio di jeans babbani. Bussarono alla porta della stanza di Harry e Ron, finché questi non l’aprirono, ancora in pigiama.
“Si può sapere che volete?”
“Forza, aprite i vostri regali! È Natale” trillarono le due ragazze allegre.
Harry e Ron sbuffarono per fare un po’ di scena, poi si fiondarono sui pacchetti che erano posati ai piedi dei loro letti. Ben presto furono raggiunti anche da Fred e George, che resero l’atmosfera ancora più festosa, facendo scattare i mille scherzi che avevano architettato. Si ritrovarono tutti sdraiati sui letti, a ridere per tutto quello che gli passava per la testa, dimenticando ogni preoccupazione, fino a che la signora Weasley non ordinò loro di scendere in cucina, dove un immensa colazione li aspettava.  I ragazzi si sedettero a tavola e mangiarono come se non vedessero cibo da mesi, rendendo felice la signora Weasley, che continuava infervorata a riempire i piatti e a cucinare, invadendo la cucina con mille pentole e padelle. Quando Sirius entrò nel regno della signora Weasley e vide il caos che c’era all’interno rimase un po’ scioccato, ma si riprese appena addentò una saporita salsiccia che era –casualmente- andata a finire nel suo piatto.
Dopo essersi rifocillati decisero di riempire di decorazioni la casa, che sembrava fin troppo triste con solo un paio di palline scolorite appese ad un microscopico alberello. Subito i ragazzi si diedero da fare, correndo felici da una parte all’altra della casa, nella speranza di trovare qualche pallina in più.
“Sirius, sei sicuro che non sai dove le nascondevate?” chiese Hermione inquisitoria. Hermione non era un gran che a mentire, ma di certo sapeva individuare una bugia come quella che aveva appena detto l’uomo davanti a lei. Sirius non riuscì a resistere allo sguardo della ragazza e alla fine confessò “Sono nello sgabuzzino, in una vecchia scatola verde”
Lei corse via allegra, pronta a comunicare la notizia agli altri ragazzi, che recuperarono la scatola in cinque secondi netti. Appena l’aprirono però capirono il motivo dell’avversione di Sirius nel confessare dove erano nascoste: erano tutte dello stesso orribile colore verde-argento. I ragazzi storsero il naso, ma non si diedero per vinti. George provò a cambiargli colore con la magia, ma queste non ne volevano sapere di diventare rosse o dorate.
“Giusto per curiosità, c’è qualcosa che non è stato incantato in questa casa?” chiese Ron.
“Ne dubito fortemente” rispose Sirius, con un’espressione talmente buffa che fece scoppiare a ridere i sei ragazzi.
Hermione però ebbe un’idea ed andò a recuperare –da dove non è dato saperlo- dei vecchi barattoli di vernice rossa e della porporina dorata. Tutti capirono al volo l’idea di Hermione e si armarono di pennelli, cominciando a ricoprire di uno spesso strato rosso acceso le palline, che non erano state incantate per resistere anche alla vernice. Poi con una buona dose di colla la porporina fu fissata sulle palline finalmente rosse. I sei amici si divertirono un mondo quella mattina a colorare le palline e poi appenderle vittoriosi in ogni angolo della casa. Ce ne erano alcune decorate con maestria, altre che sembravano fatte da bambini di sei anni, ma insieme rendevano la casa accogliente e allegra. I gemelli compirono perfino l’audacissima impresa di attaccare le palline intorno al quadro della signora Black, nonostante la madre li avesse più volte pregati di non farlo, incuranti delle urla terribilmente acute di quella vecchiaccia.
Passarono il pomeriggio a giocare ed ispezionare i regali ricevuti, divertendosi a provare le nuove invenzioni di Fred e George. Hermione, dopo l’ennesima occhiata di disapprovazione verso le merendine che i suoi amici ingurgitavano lasciò il salotto, decidendo di ispezionare meglio la casa in cui si trovava. Era sicura che da qualche parte ci fosse uno scaffale che contenesse libri e non cimeli di famiglia, doveva solo trovarlo. Entrò in quasi tutte le stanze, finché non notò in una il lembo di un arazzo leggermente sollevato. Con un immenso sforzo riuscì a sollevarlo abbastanza da intravedere una porta sotto di esso. La aprì sicura, entrando in una stanza che doveva essere stata chiusa per molto tempo, ma curandosi di sistemarla in modo da non rimanere intrappolata al suo interno.
C’erano moltissimi libri, messi uno sull’altro e poggiati un po’ ovunque, sulla sedia e sul piccolo scrittoio, come se fossero stati spostati velocemente in quella stanza per non farli trovare.
Hermione non ci mise molto a capire perché quei libri erano stati nascosti: in ognuno di essi erano contenuti arcani segreti e magie oscure, quelli dovevano essere libri che erano stati banditi ormai da molto tempo. Una strana consapevolezza si impossessò della ragazza che si diresse sicura verso un libro dalla copertina vecchia e rovinata. Hermione trovò subito il capitolo che la interessava e cominciò a leggere febbrilmente i paragrafi che le avrebbero spiegato tutto. Senza rendersene conto passò l’intero pomeriggio lì e quando uscì da quella stanzetta fu subito assalita dai suoi amici, che non capivano dove si trovasse.
“Mi sono preoccupato, ti ho cercato dappertutto” esclamò Harry apprensivo.
“Mi dispiace, non volevo…” cominciò Hermione, cercando di farsi venire in mente qualcosa da dire ai suoi amici per giustificare la sua prolungata assenza. Per sua fortuna le venne in aiuto Fred che scherzando commentò “Eddai prefettina, lo sappiamo tutti che hai l’amante e che ti sei imbucata da qualche parte con lui. Non sarai tu, Ronnino? Non ti ho più visto questo pomeriggio”
Così quel discorso fu troncato da una risata generale e dai balbettii pieni di vergogna di Ron, che tentava debolmente di protestare.
 
Hermione passò la serata in allegria, circondata dall’affetto dei suoi più cari amici. Solo quando la casa cadde in balia del sonno ebbe la possibilità di ripensare agli avvenimenti di quel giorno, dalla penna che aveva ricevuto alla lettura del libro. Le mancava ancora qualcosa da capire ed era sicura che sarebbe tornata spesso in quella stanza, sperando di ricevere delle conferme di cui aveva terribilmente bisogno.
“Legati da un desiderio ed un destino comune”
 
Quella frase continuava a tornare in mente alla povera Hermione, che passò la notte sveglia nella speranza di comprenderla. Come era possibile che si riferisse a lei e Malfoy? Che cosa poteva significare?




*angolo autrice
Eccomi tornata! Scusate se ci ho messo parecchio ad aggiornare, ma è stato -ed è tutt'ora- un periodo non propriamente fantastico e non ho avuto la forza -fino a questo momento- di prendere in mano il computer. Cercherò di non farvi aspettare più così tanto, ma non vi posso promettere nulla. Scusate se il periodo non è propriamente azzeccato per un capitolo Natalizio, ma lo dovevo mettere per forza.
Okay, non vi fregherà nulla di tutto ciò, ma ci tenevo a scusarmi.

Passando al capitolo, nel caso non si fosse capito, il paragrafo che legge Hermione sul libro vecchio trovato nella stanza  è sulla bolla temporale. Ed io la casa di Sirius me la immagino piena di stanzette assurde nascoste ovunque e quindi ne ho dovuta assolutamente ficcare una in questa storia, spero di non essermi fatta un idea troppo sbagliata.
Ora è meglio se vado, fatemi sapere cosa ne pensate :)
Un grande abbraccio a tutti voi, siete molto importanti per me

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


CAPITOLO 17
 
Le vacanze di Natale proseguirono nel migliore dei modi: il signor Weasley si era perfettamente ripreso, la ferita che gli aveva inflitto il serpente erano ormai solo un ricordo ed erano riusciti a passare dei bellissimi momenti di armonia e gioia.
Una sola cosa guastava leggermente la felicità di Hermione ed era la lettura dell’antico libro che aveva trovato nella stanzetta segreta. Si era imposta di smettere di leggerlo, perché si era resa conto dell’effetto non propriamente positivo che stava avendo su di lei e, consapevole di non essere in grado di resistere a un libro intriso di una magia così antica e potente, aveva cercato di dimenticarlo.
Nonostante i suoi sforzi, però, non era riuscita a staccarsi dal pensiero fisso che la tormentava e aveva bisogno di solo una cosa: parlare a qualcuno di quello che le era successo. E quel qualcuno non poteva essere nessun altro se non Draco Malfoy.
Infatti sapeva benissimo che Harry era già carico di troppi problemi e non poteva prendersi sulle spalle anche i suoi, inoltre non era sicura che il fatto di avere un probabile destino in comune con Malfoy  fosse un bene. Lei non credeva nel destino, era dell’idea che fosse solo un pretesto per motivare i propri insuccessi e così scaricarsi tutte le colpe. Aveva abbandonato Divinazione principalmente per questo motivo, stufa di essere circondata da gente che credeva nel fato, nel destino o come si chiamava.
Ma, nonostante fosse profondamente scettica a riguardo, non poteva ignorare le parole scritte in un libro così potente. Se quel libro parlava di destino allora poteva essere possibile che qualcosa del genere esistesse, ma era ancora tutto da appurare.
Gli studenti stavano nuovamente affollando i larghi corridoi, ricoprendoli con un motivo di deliziose impronte fangose che diedero a Gazza un pretesto per lamentarsi, ed Hermione si affrettò a portarli verso la loro Sala Comune, sperando che si sbrigassero. Purtroppo la velocità non è una delle caratteristiche degli studenti appena tornati dalle vacanze, magari anche con la pancia piena e un baule pieno di vestiti nuovi, così la ragazza passò tutta la mattinata a cercare di far spostare la gente che chiacchierava in mezzo al corridoio, intasando il traffico.
Quando finalmente si poté accasciare sul letto non ebbe ugualmente la pace desiderata, dato che Lavanda e Calì la dovevano assolutamente mettere a conoscenza degli ultimi pettegolezzi. Hermione acconsentì a malincuore, per poi scoprire che la faccenda dei pettegolezzi era solo un’infida trappola escogitata dalle due amiche per estorcerle un po’ di informazioni.
“Dicci, sai com’è le voci girano, cosa c’è tra Harry e Cho?” chiese subito Calì, senza lasciarle un attimo di aria.
Hermione tentò con la tattica della rimbambita “Cho? È una Grifondoro? Non mi sembra di conoscerla” rispose, sperando che la sua faccia mostrasse abbastanza stupore.
“Non puoi non conoscerla. È quella Corvonero che l’anno passato è andata al ballo del Ceppo con Diggory” rispose, ma di certo non poteva lasciarsi sfuggire uno dei suoi soliti commenti “Mi chiedo come abbia fatto a conquistarlo, in effetti, non è che sia proprio una gran bellezza. Allora, c’è del tenero tra lei ed Harry?”
“Oh, non lo so” balbettò imbarazzata Hermione che non voleva spiattellare a tutti le cotte dell’amico “Harry non me ne ha mai parlato”
Quando Calì e Lavanda capirono che non c’era nessuno scoop decisero di parlare di vestiti, a quanto pareva Lavanda si era fatta regalare un vestito stre-pi-to-so che doveva assolutamente far vedere all’amica, ma proprio quando Hermione si sentì finalmente fuori pericolo fu nuovamente attaccata “A proposito, che ne pensi di Fred e George?” chiese Lavanda, cogliendola di sorpresa.
“In che senso?”
“Quale senso ci può essere, secondo te? Certo che a volte non ti capisco, sembri ritardata. Li trovi carini? Ti piacciono?”
Hermione decise che era meglio evitare di rispondere all’insulto –altrimenti non sarebbe riuscita ad uscire dalla stanza senza aver rivelato qualche succoso particolare- e si limitò a cercare di trovare qualcosa di decente da dire sui fratelli di Ron che non la mettesse nei pasticci
“Sono simpatici” si limitò a rispondere.
“Non ti piacciono?” chiese Lavanda inquisitoria.
“No, non direi” rispose Hermione, sperando che quella sottospecie di intervista finisse il prima possibile.
“Allora chi ti piace?”
“N-nessuno” rispose balbettando, chiedendosi come avevano fatto ad arrivare a quell’argomento.
“Non mi sembri molto convinta” disse Calì guardandola con occhio critico “Sono sicura che c’è qualcosa tra te e Malfoy. Oppure tra te ed Harry.”
Ma perché tutti erano convinti che stesse con Malfoy?! Hermione era quasi disperata, non avrebbe dovuto commettere lo stupido errore di lasciarsi trasportare dalla gioia. Arrivò alla conclusione che quello non era certo il giorno più adatto per andare da lui, altrimenti con tutti i pettegoli che c’erano in quella scuola si sarebbero ritrovati sposati a loro insaputa.
Uscì in tutta fretta dalla stanza appena notò la distrazione delle ragazze che la stavano interrogando e si diresse in giro per la scuola senza una meta precisa. Odiava girare a vuoto per i corridoi stando con le mani in mano, ma non poteva fare nient’altro sapendo che due pazze assetate di notizie ridicole e imbarazzanti la stavano cercando. Si fermò nell’aula vuota di Trasfigurazione, dove cominciò ad esercitarsi negli incantesimi che avrebbero dovuto imparare il semestre successivo.
Più di una volta però le vennero in mente parole ed incantesimi che non avrebbe dovuto conoscere in quanto proibiti da moltissimi anni e questo la preoccupò non poco. Saltò perfino il pranzo per rimuginare su tutto ciò. Temeva che la lettura di quel libro le avesse in qualche modo intaccato l’anima e che si fosse legata all’oscura magia contenuta in esso. Rimuginò parecchio su quel pensiero, ma poi decise di ignorare tutto quanto, come se fosse stato solo un brutto sogno.
Lasciò le sue inquietudini dentro l’aula e si diresse verso la Sala Comune, sperando che le due ragazze non la riacchiappassero. Per sua fortuna era già caduto Ron nelle loro malefiche spire e quindi, almeno per quel pomeriggio, fu salva.
Si sentì tirare leggermente per il mantello “Prefetto Granger?”
A parlare era stata una microscopica bambina che doveva essere per forza del primo anno, con indosso due occhiali decisamente più grandi di lei e un cerotto azzurro sulla fronte. I capelli neri e ricci la facevano sembrare più alta di quello che era e le si tenevano gonfi in testa neanche fossero una mongolfiera.
“Dimmi, che succede?” chiese Hermione, premurosa.
“I- i miei capelli. È stato un incantesimo” rispose la bambina con le lacrime agli occhi. Hermione capì subito qual’era il problema e con un veloce incantesimo fece tornare lisci i capelli della bambina.
“Chi ti ha lanciato l’incantesimo?” le chiese, sperando che non fosse il solito Serpeverde pieno di boria.
“Oh, nessuno in particolare” rispose la bambina debolmente.
“In caso, se avrai qualche altro problema vieni pure da me” concluse Hermione, andando da Harry, seguita dallo sguardo adorante della bambina che aveva aiutato.
“Chi era quella?” le chiese appena gli si avvicinò.
“Aveva bisogno di una mano. Piuttosto, quelle due ci ridaranno mai il nostro migliore amico?” chiese, guardando di sbieco le due ragazze che non lasciavano Ron mai solo. Aveva sperato che dopo le vacanze Natalizie quella storia fosse finita, ma forse puntavano anche a quelle estive.
“Ne dubito fortemente” rispose Harry, guardando esasperato il libro che aveva davanti.
“Cosa stai facendo?”
“Durante le vacanze dovevamo prendere appunti sui sogni che facevamo ogni notte, ma io non l’ho fatto, intenzionato ad inventarmeli. Solo che ora non so che cosa scrivere e quindi sto cercando qualche idea” rispose sbuffando e girando pagina “Mi sa che dirò di essermi fatto il bagno in una vasca piena di girini, non potrà trarre conclusioni catastrofiche anche da questo, no?” chiese Harry, ma non si diede la briga di ascoltare la risposta “Perfetto, allora me ne manca solo uno, vediamo… ci sono! Sono andato al ristorante e ho mangiato un tacchino intero senza pagare. Perfetto, ho finito!” esclamò poi chiudendo il libro soddisfatto.
“Mi spieghi perché continui a seguire quella stupida materia?” chiese nuovamente, facendo finta di essersi dimenticata di avergli posto quella domanda circa un migliaio di volte.
“Te l’ho detto, fa numero. Noi dobbiamo seguire un determinato numero di corsi e Divinazione non è particolarmente difficile come magari potrebbe esserlo Rune Antiche. Andiamo a mangiare?” propose, dopo aver sentito brontolare il suo stomaco.
Hermione acconsentì ed insieme ad Harry andò a recuperare Ron, che li guardò riconoscente per il salvataggio, promettendogli che avrebbe fatto tutto quello che avessero desiderato. Hermione lo guardò sorridente e poi si sedette al suo tavolo. Mentre tutti erano occupati a mangiare diede uno sguardo al tavolo opposto della sala, dove un imbronciato Serpeverde giocava schizzinoso con il cibo.
Si ripromise che entro la fine di quella settimana ci avrebbe parlato, poi anche lei si dedicò alle pietanze apparse in tavola.





*angolo autrice
Buon pomeriggio bella gente, qui è la vostra Arya che vi parla! Sto per darvi la notizia che molti di voi aspettavano da tempo *rullo di tamburi* nel prossimo capitolo tra i nostri due adorati paladini succederà qualcosa!
*silenzio assordante*
*una voce fuori campo esclama "Non ce ne frega nulla"*
*sospiro affranto*
Perfetto, mi sembrava solo carino informarvi, anche se probabilmente mi detesterete perchè sono di una noia assurda e succede tutto a rilento.
Comunque, come avrete notato questo capitolo non è particolarmente rilevante, ma serviva per far capire la situazione di Hermione e il modo in cui il libro che ha trovato si sta mettendo in mezzo, poi se avrà risvolti positivi o negativi lo devo ancora decidere *risata malefica*
*Qualcuno urla di starmi zitta*
Ora mi sembra giusto lasciarvi in pace, anche se avrei taaante cosette da dirvi ancora, ma mi sa che è meglio darci un taglio.
Quindi vi saluto e vi aspetto al prossimo capitolo, oppure tra le recensioni che sono sempre ben accettate, ricordate che non mordo!
*se ne va saltellando e spargendo fiorellini con un'uscita in grande stile*

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


CAPITOLO 18
 
Erano passate due settimane dal loro ritorno a scuola ed Hermione non era ancora riuscita a parlare con Draco. Nonostante sentisse il bisogno di discutere con lui su quanto accaduto, era certa che se si fosse tenuta tutto dentro sarebbe scoppiata a breve, non riusciva a trovare il momento giusto per parlarci. Era da un po’ che non si rivolgevano più la parola, se non quando obbligati. Tra di loro non c’erano più le battute sferzanti che miravano a ferire l’altro, né le domande a cui rispondevano quando erano in punizione. Erano diventati ancora di più che estranei, semplicemente non esistevano l’uno per l’altra. Hermione, dal canto suo, non sapeva come poter cominciare una conversazione con lui, ma non era solo questo che la frenava. Erano girate parecchie voci su una possibile storia d’amore tra lei e Malfoy, che era riuscita a far tacere principalmente grazie al suo potere di Prefetto, ed era certa che appena si fossero parlati civilmente tutta Hogwarts avrebbe continuato con le sue strane congetture.
Assordata dal chiasso della Sala Comune prese il libro di Artimanzia e si diresse fuori, sperando di trovare almeno lì la pace desiderata. Si avvolse nella pesante sciarpa di lana con i colori della sua casa e si infilò un cappello per ripararsi dal freddo pungente di Gennaio. La sua prima intenzione era stata quella di rifugiarsi in biblioteca, ma nell’ultimo periodo non era più il luogo accogliente di un tempo. Quando ci entrava veniva assalita da mille voci che la tartassavano costantemente, mettendole in testa strani pensieri, a volte malvagi,  con il risultato di farla lentamente impazzire. Se ne era resa conto dal modo sgarbato con cui rispondeva a tutti dopo essere stata in biblioteca e temeva non fosse solo un caso. Così aveva preso la decisione di entrarci solo quando era strettamente necessario.
Per sua fortuna aveva un posto dove andare, dove era sicura che non sarebbe stata disturbata. Lo aveva scoperto molti anni prima, ma era da più di un anno che non vi metteva piede, troppo presa dai suoi doveri di Prefetto. Era sotto un imponente albero che si trovava in una parte del giardino che nessuno considerava, perché nascosto da una delle tante torri del castello e da alcune piante troppo cresciute. Ci arrivò in fretta, ma per sua sorpresa lo trovò occupato. Sopra la panchina su cui si sarebbe voluta sedere lei c’era un ragazzo dai capelli biondi perfettamente pettinati che scribacchiava qualcosa su un taccuino. Hermione rimase scioccata nel vedere Draco Malfoy seduto su quello che era il suo posto. Rimase ad osservarlo qualche secondo, indecisa sul da farsi. Probabilmente era la sua unica possibilità di parlarci indisturbata e non aveva voglia di sprecarla, ma le mancava il coraggio necessario per arrivare fino a lui. Senza rendersene conto i secondi passavano e lei rimaneva ammaliata dalla sua figura. Non era bello, troppo secco e dai tratti spigolosi, ma aveva qualcosa di diverso dal solito, forse solo la mancanza dell’aria di superiorità che lo accompagnava ovunque. Sembrava terribilmente concentrato, mentre faceva scorrere con grazia il carboncino sul foglio, probabilmente stava disegnando. Alla fine la curiosità prevalse su Hermione che si avvicinò lentamente al ragazzo che, troppo preso da quello che stava facendo, non la notò. La ragazza sbirciò un attimo sul foglio e vi vide ritratti personaggi che sembravano uscire dal taccuino tanto erano perfetti. Non fece in tempo a riconoscere la persona che era stata ritratta, perché il taccuino era stato chiuso, ma si era resa conto di come fosse ben fatta.
“Cosa ci fai qui?” le chiese Draco, guardandola con astio, come se fosse un insetto indesiderato.
“Ogni tanto vengo qui a leggere” rispose Hermione, facendo finta di aver sentito male il tono di voce del ragazzo e che la sfumatura astiosa che vi aveva colto non fosse reale “Posso vedere?” chiese poi.
“Certo che no” rispose lui gelido, infilando il taccuino nello zaino.
Hermione fece nuovamente finta di non aver notato il modo in cui le rispondeva “Avrei bisogno di parlarti, per te è un problema se…”
“Io non parlo con le mezzosangue” rispose lui, alzandosi di scatto.
Hermione ingoiò lacrime amare, era convinta che fossero diventati amici. Invece si era sbagliata su tutta la linea, Malfoy era sempre lo stesso ragazzo freddo e senza cervello.
“Si può sapere cos’hai? Nel labirinto mi sembra che non ti sei fatto scrupoli a parlarmi” chiese cercando di rimanere impassibile, cercando di non far notare quanto ci era rimasta male.
“Ti credevo più sveglia, Granger” rispose semplicemente lui, per poi andarsene lentamente.
Hermione lo vide allontanarsi in fretta e non seppe cosa fare. Voleva ribattere, non dimostrarsi debole e fargli capire che non aveva il diritto di rivolgersi a lei in quel modo. Ma non ci riuscì, perché non capiva cosa potesse significare il comportamento di Malfoy e soprattutto le ultime parole che le aveva rivolto.
Lasciò anche lei il piccolo angolino che doveva essere segreto, ma che non si era rivelato tale, e tornò in Sala Comune, nella speranza di potersi distrarre.
Cosa aveva fatto? Non capiva cosa potesse essere successo, prima delle vacanze di Natale riuscivano a parlarsi tranquillamente, erano finalmente riusciti a convivere un’oretta nella stessa stanza, avevano fatto passi da giganti, probabilmente avevano un destino comune e lui l’aveva appena trattata come se l’ultimo mese non fosse mai esistito. Come era possibile?
‘È un Malfoy’ si rispose, incurvando le labbra in quello che sarebbe dovuto essere un sorriso.
Raggiunse Harry e Ron che giocavano allegramente a scacchi e si accoccolò su una poltrona lì vicino.
Harry distolse un attimo gli occhi dalla sua torre che stava venendo brutalmente massacrata da un cavallo di Ron e si concentrò sullo sguardo triste dell’amica.
“Che cos’hai?”
“Nulla” rispose la ragazza, abbassando leggermente lo sguardo.
“Hermione, ti conosciamo da cinque anni e siamo i tuoi migliori amici, non credere che non abbiamo notato che ti comporti in modo strano da un paio di mesi” commentò Ron, abbandonando anche lui i suoi pezzi sulla scacchiera e concentrandosi sull’amica.
“Sul serio, non è nulla di importante” continuò lei testarda “È solo un malessere passeggero, non durerà ancora a lungo”
“Quando avrai voglia di parlarne saprai a chi rivolgerti” disse solamente Harry, capendo che doveva essere l’amica a confidarsi e che non le avrebbero dovuto imporre nulla.
Hermione sorrise riconoscente e cominciò a sferruzzare un paio di berretti color limone per gli elfi che doveva liberare. Era da un po’ che non ne preparava più nessuno e le si stringeva il cuore al pensiero di tutti i poveri elfi che dovevano essere ancora liberati, così si mise a lavorare con impegno, sotto gli sguardi dei suoi migliori amici che non osavano dirle che i berretti li aveva presi tutti Dobby.
Dopo aver sferruzzato un paio di berretti, stufa di essere fissata dai suoi migliori amici, decise che era giunto il momento di prendere una boccata d’aria.
Uscì nuovamente dalla sala Comune, ma non sapeva dove andare. Alla fine optò per l’aula di pozioni, dove avrebbe ripassato la procedura di preparazione del Distillato Soporifero, dato che ancora non era riuscita a padroneggiare quella pozione.
Prese uno dei vecchi libri lasciati a disposizione di tutti gli studenti e cominciò a ripassare. Dopo una mezz’oretta aveva imparato a memoria tutti i diversi passaggi ed era sicura che sarebbe riuscita a preparare un’ottima pozione il giorno successivo. Chiuse il libro e lo ripose sullo scaffale, poi fece per uscire dalla classe, quando notò il disordine che vi regnava all’interno. Gli ultimi studenti che avevano seguito lì le lezioni avevano lasciato cartacce in tutti i sottobanchi, quando era chiaro a tutti che fosse vietato. Così, sbuffando un paio di volte, cominciò a pulire l’aula, togliendo tutte le cartacce e i ritagli di pergamena.
La maggior parte erano solo fogli pieni di stupidi disegnini, come ridicole caricature di un arcigno professore, ed Hermione li fece volare tutti nel cestino. Un foglio all’ultimo banco era però diverso dagli altri. Era un tema di pozioni lasciato nell’aula ed Hermione lo tenne da parte, per ridarlo al proprietario che altrimenti il giorno seguente avrebbe preso una bella T.
Lo osservò curiosa, notando una scrittura familiare. Non era quella di Harry né quella di Ron, ma era sicura di averla già vista da qualche parte. Il suo sguardo corse veloce al nome alla fine del foglio.
Cominciò a sudare freddo e le prese una leggera morsa allo stomaco, poi corse  verso il suo dormitorio.
Andò diritta verso il baule posato ai piedi del letto e ci frugò dentro furiosamente, fino a recuperare il bigliettino che aveva ricevuto per Natale. Confrontò preoccupata la calligrafia di entrambi i fogli, poi si accasciò sul letto, disperata.
Aveva ragione Malfoy. Era una perfetta imbecille.






*angolo autrice
Ed eccomi qui, con questo capitolo che finalmente fa capire quello che alla povera Hermione era sfuggito fino a questo momento. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate ;)
Entro venerdì prossimo posterò il 19 (mamma mia, non posso ancora credere di essere arrivata a questo punto *-*). Non so bene quando finirà questa storia perché è ancora in via di svolgimento, quindi non so bene quanti altri capitoli potrà durare. Però avevo intenzione di continuarla anche con il sesto e il settimo anno, come se fosse una piccola serie, fatemi sapere se vi sembra un'idea orripilante oppure no.
A presto  :)

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


CAPITOLO 19
 
Hermione quella mattina si sedette in classe con dieci minuti di anticipo e due vistosissime occhiaie scure sul viso. Era stata tutta la notte sveglia a tormentarsi e a maledirsi per la sua stupidità, cercando di capire come si sarebbe dovuta comportare. Dopo essere stata ore a riflettere aveva deciso che all’uscita successiva avrebbe comprato qualcosa per lui, sperando di farsi perdonare. Aveva messo il tema di Malfoy sul suo banco ed ora stava aspettando che tutti entrassero nell’aula.
Il professore e il resto degli alunni entrarono nell’aula e si sedettero al loro posto, pronti per l’ennesima lezione uguale a tutte le altre. Hermione lanciò un’occhiata ansiosa verso il banco di Malfoy, ma non notò nessun comportamento anomalo in lui, se non un sopracciglio alzato nell’aver appena ritrovato il suo tema. Hermione lo giustificò subito, non si aspettava salti di gioia e in fondo non sapeva nemmeno chi glielo aveva riportato.
Per la prima volta nella sua vita Hermione Granger non prese appunti durante la lezione di Storia della Magia ma stette tutta l’ora a guardare fuori dalla finestra, pensando a quello che avrebbe potuto regalare a Malfoy per farsi perdonare. Di certo non sarebbe mai riuscita a comprargli un regalo bello come quello che aveva ricevuto lei, soprattutto perché non aveva tutti quei soldi da spendere, ma sperava che sarebbe riuscita a trovare qualcosa di carino.
 
Dopo una settimana passata a riflettere e a dormire molto poco arrivò la tanto attesa uscita ad Hodsmage. Hermione quella mattina non fece nemmeno colazione per quanto andava di fretta ed i suoi amici non capivano come mai aspettasse con tanta ansia di uscire dal castello. Di solito bisognava portarla fuori da quelle mura con la forza. Comunque, vedendo che il suo umore rispetto ai giorni passati era un po’ migliorato, decisero di assecondarla e così i tre ragazzi furono i primi a mettere i piedi fuori dalla scuola.
“Voi dove volete andare?” chiese Hermione ai suoi amici, sperando vivamente che scegliessero un negozio che vendesse articoli maschili di buon gusto.
“Da Zonco, pare che ci siano dei nuovi calderoni finti” esclamò Ron con gli occhi che brillavano dalla gioia. Nel negozio trovarono i due gemelli Weasley che guardavano i nuovi scherzi parlottando tra i loro e che si zittirono appena i tre amici si avvicinarono a loro.
Hermione dopo aver girato un po’ a vuoto tra gli scaffali capì che lì non sarebbe mai riuscita a trovare un regalo per Malfoy, così lasciò lì i suoi amici e tornò in strada.
Entrò nel negozio che vendeva tutto il necessario per il Quiddich, ma, oltre ad avere prezzi esorbitanti, non aveva nulla di speciale o di particolare.
Per un’oretta entrò in negozi a caso, sperando in un colpo di fortuna che non ebbe, finché non incontrò Luna che guardava la vetrina del negozio di animali.
“Ciao Luna, che ci fai qui?” chiese.
La ragazza sobbalzò, ma appena notò Hermione le sorrise “Oh ciao, non ti avevo vista”
“Perché non entri?” chiese ancora, non capendo perché Luna stava fuori a congelarsi.
“Oh, non è nulla di importante, stavo solo dando un’occhiata” sorrise ancora lei, giocando con gli orecchini che si era messa quel giorno. Erano lunghi pendenti ai quali alla fine era appeso uno strano corno. Luna vedendo che Hermione li osservava incuriosita ci tenne a spiegare “Sono ricciocorni schiattosi, me li ha regalati papà per Natale”
“Sono carini” commentò Hermione non sapendo che altro dire “Andiamo a prendere qualcosa di caldo da bere?” chiese poi, dato che nonostante i guanti non si sentiva più le mani.
“Oh volentieri, ti ringrazio” rispose Luna lanciando un’ultima occhiata al negozio e poi seguendola saltellando leggermente. Camminava sempre così, saltellando leggermente, come se si stesse preparando per spiccare il volo.
Appena entrarono ai Tre Manici di Scopa ebbero la possibilità di riscaldarsi. Hermione si tolse i miliardi di vestiti che aveva addosso e rimase con un semplice maglione bianco e dei jeans.
Ordinarono entrambe una cioccolata calda per riscaldarsi maggiormente. Dopo che la cameriera ebbe portato quanto richiesto Hermione si trovò in imbarazzo, perché non aveva la più pallida idea di cosa dire a Luna. Non ci aveva mai parlato faccia a faccia senza nessun altro intorno e in quel momento averla invitata a prendere le sembrò solo una grossa sciocchezza.
Luna invece non sembrava per niente imbarazzata, mentre mescolava la panna con un piccolo cucchiaino. Si sistemò i capelli biondi in modo che non le ricadessero in faccia e cominciò a sorseggiare la sua cioccolata, sorridendo felice ad Hermione “È la prima volta che usciamo insieme. Sai ero convinta che non mi sopportassi” commentò, con il candore che solo lei riusciva ad avere.
“Non è vero che non ti sopporto” rispose Hermione, arrossendo leggermente.
“Ora lo so, ma prima ero nel dubbio” sorrise ancora la biondina. Poi guardò Hermione “C’è qualcosa che non va?” chiese poi.
“Non lo so. Anzi, forse sì.” Era la prima volta che si apriva con qualcuno, non aveva ancora mai raccontato a nessuno tutto quello che era successo.
“Se vuoi puoi parlarne, io non lo dirò a nessuno. Però aspettiamo che se ne vada il morlk che hai sulla testa, è un ottimo ascoltatore e temo possa riferire tutto a orecchie poco discrete. Tu comportati come se non ci fosse.”
“Certamente” rispose Hermione. Non aveva capito cosa fosse un morlk, ma era sicura che fosse uno degli strani animali inesistenti che Luna vedeva ovunque, come i nargilli.
Bevve un paio di sorsi di cioccolata che le scottarono la lingua, poi finalmente Luna le diede il permesso di parlare. Non era sicura di voler veramente rivelare a qualcuno quello che provava, ma se si teneva tutto dentro sarebbe scoppiata.
“Questo periodo è tremendo. Va tutto a rotoli e non so più come comportarmi” sospirò Hermione, indecisa se continuare o meno a parlare. Vide Luna che la osservava, ma senza giudicare come facevano tutti gli altri. Di solito quando parlava con i suoi amici, o semplicemente qualche suo conoscente, questi chiedevano maggiori informazioni o la guardavano facendole capire quello che pensavano a riguardo. Con Luna era diverso. Lei era diversa. Sembrava nata per capire gli altri ed era sempre un passo avanti. Hermione per le decisioni che doveva prendere seguiva il cervello, Luna il cuore. Luna era speciale proprio perché non era come tutti gli altri ed Hermione solo in quel momento lo capì. Nel suo sguardo non vi lesse approvazione o disprezzo, ma solo una genuina curiosità. Così continuò a parlare e non si fermò più. Raccontò tutto, forse vagamente e senza scendere nei particolari, ma dopo aver finito si sentì meglio, finalmente in pace con sé stessa.
“Cosa devo fare?” chiese alla fine, sperando che Luna la aiutasse anche in quello.
“Oh beh, questo lo sai solo tu. Posso dirti quello che farei io, tutto qui.”
“Allora dimmi cosa faresti tu per farti perdonare da un ragazzo per cui non sai nemmeno cosa provi.”
“Ma tu lo sai cosa provi, solo che non vuoi ammetterlo” sorrise ancora Luna “Io gli chiederei semplicemente scusa.”
Si girò verso la finestra che dava sulla strada e rimase a fissarla qualche minuto, dando il tempo ad Hermione di pensare un po’ senza che nessuno la disturbasse. Poi di alzò e prese la giacca color canarino che si era messa per l’uscita ad Hodsmage. “Ora devo andare, ci vediamo a scuola” sorrise, lasciando Hermione sola al tavolo. Sulla soglia della porta si girò verso di lei e la salutò sventolando il paio di guanti a strisce colorate che stava per indossare.
Hermione guardò quella ragazza tutta colorata lasciare il locale e uscire nel freddo, poi anche lei si coprì per bene e decise di tornare verso Hogwarts, conscia di aver appena trovato una nuova amica.



*angolo autrice
Perdonatemi! Sono con un ritardo pazzesco e non sapete quanto mi dispiace. Oggi ho scritto questo capitolo in tutta fretta, spero sia perlomeno decente.
Spero che possiate scusarmi.
A presto spero.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


CAPITOLO 20
 
Hermione quella mattina corse al campo di Quiddich, incurante del freddo gelido o dell’orario. Sapeva che i Serpeverde avevano prenotato il campo e che quindi sarebbero andati lì uno ad uno e tra di loro ci sarebbe stato anche l’idiota che da tempo la ignorava.
 Si nascose tra dei cespugli, aspettando il momento in cui il ragazzo con cui voleva parlare si sarebbe degnato di passare. Sfortunatamente non aveva fatto i conti con la lentezza di Draco Malfoy, che non era mai riuscito ad arrivare in orario a nessun appuntamento. Così Hermione si tormentava le mani nascosta dalle sterpaglie mentre quello scansafatiche stava ancora al suo tavolo a consumare la sua colazione. Dopo che la squadra al completo si era già cambiata ed entrata nel campo, Draco di diresse lentamente verso gli spogliatoi, senza ancora essersi infilato la divisa.
Si fermò a chiacchierare un paio di minuti con una ragazzo del suo anno, poi si allacciò tranquillamente una scarpa, ma tutto senza avvicinarsi abbastanza al cespuglio in cui era nascosta Hermione. Alla fine, non si sa per quale caso fortunato, Draco riuscì ad avvicinarsi.
Fu subito afferrato da due mani dietro la schiena e fatto cadere per terra. Urlò per la paura e si sentì tappare la bocca, poi dei capelli crespi e scuri gli caddero sul volto.
Draco sbarrò gli occhi e sentì la voce della Granger sussurrargli nell’orecchio “Non urlare che altrimenti ci sentono. Seguimi”
 “Questo è un rapimento” commentò Draco, ma alla fine seguì la ragazza, che sbuffò divertita.
Fu portato in un angolo, riparato da occhi indiscreti grazie alla presenza di un grosso albero, e aspettò che la ragazza si decidesse a parlare.
“Senti… non so bene come dirtelo…”
Draco non aveva voglia di ascoltarla, era sicuro che non sarebbe stato in grado di sostenere una conversazione con lei. Non voleva sentire quello che aveva da dirgli, non voleva più sentire la sua voce. Ma cosa ci faceva quella ragazza lì? Perché dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per non parlarle lo cercava ancora?
Perché tutto quello che faceva non serviva a nulla?
“Vai al punto Granger. Ti ricordo che noi due ci odiamo” gli rispose gelido, sperando che se ne andasse prima che lui potesse commettere qualche sciocchezza. Cercò di concentrarsi maggiormente su un qualunque dettaglio che gli impedisse di ascoltarla, ma non lo trovò.
La chioma riccia di Hermione riempiva tutto il suo campo visivo. E non gli permetteva di concentrarsi su nient’altro se non su ogni singolo ciuffo di capelli.
La ragazza sembrò ferita dalle sue parole. Abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo, con gli occhi pieni di determinazione. Era decisa a dirgli tutto, non le importava se non voleva ascoltarla.
“Non è vero. Se tu mi odiassi veramente non mi avresti fatto un regalo di Natale. E non mi avresti nemmeno chiesto se eravamo amici, mentre eravamo in punizione. Mi spieghi cosa ti ha fatto arrabbiare tanto? Comunque la penna era stupenda.”
Draco ci rimase di sasso. Non pensava che la Granger avesse sentito quella stupida domanda che gli era scappata di bocca. Era stato un momento di debolezza e sapeva anche che non avrebbe dovuto farle un regalo.
“È il passato, fattene una ragione. Ora ti odio” rispose gelido, cercando di mentire anche a sé stesso.
La cosa importante però era che lei ci credesse e lo lasciasse in pace.
Voleva solo che lei se ne andasse, perché non lo capiva?
“Scusami. So di non essere stata un genio, ma non sai che periodo terribile è stato e ho avuto tanti pensieri per la testa e non sto cercando di giustificarmi, ma…”
“Stai zitta, per favore” disse lui, abbassando lo sguardo non riuscendo a sostenere quello della ragazza. Non doveva ringraziarlo. Dovevano odiarsi a vicenda. Perché tutti gli equilibri si erano sconvolti? Prima era più semplice. Ora non sapeva più dove andare a sbattere la testa.
Fissò un paio di fili d’erba coperti dalla brina, era troppo difficile guardare quegli occhi che riuscivano a intimorirlo e ad annientare tutto.
“No, ascoltami” disse Hermione strattonandolo e facendosi guardare negli occhi “Mi dispiace, okay? So che avrei dovuto ringraziarti, ma non sono riuscita a capire che il regalo era tuo. Ora l’ho capito e ti ringrazio, perché era bellissimo”
Lei pensava che le avesse smesso di parlarle perché non lo aveva ringraziato. Si sbagliava.
“Vattene Granger”
Non ce la poteva fare. Ma perché quella ragazza non lo capiva? Era troppo ostinata.
“Ma perché? Cosa ti ho fatto?”
“Non puoi capire”
“Se mi spieghi si” disse la ragazza, con gli occhi leggermente lucidi.
“Non puoi capirlo perché non lo capisco nemmeno io” rispose allora quasi urlando, con gli occhi che bruciavano. Ma non si sarebbe fatto vedere debole. Nel giro di due secondi riuscì a recuperare la maschera di indifferenza sotto la quale si nascondeva sempre.
Si erano avvinati mentre parlavano. Senza accorgersene ora si ritrovavano quasi attaccati, i capelli crespi di Hermione a pochi centimetri dal viso pallido di Draco. Era così piccola in confronto a lui, ma mille volte più forte. In tutti i sensi. Ormai Draco lo aveva capito.
“Perché?” chiese il ragazzo, a nessuno in particolare. Troppe domanda alla quali non riusciva a trovare nessuna risposta. Era frustrante.
Hermione non seppe cosa rispondere, paralizzata. Cosa significava quella domanda? Perché si comportava in modo così strano?
Vide Draco avvicinarsi sempre di più, ma non ebbe la forza di spostarsi. Oppure non lo voleva. Rimase ferma, aspettando quello che aveva capito stava per succedere.
Fu un bacio casto, il loro, uno scontro veloce di labbra, scandito dal battito frenetico di due cuori.
Il ragazzo si scostò in fretta, si girò e se ne andò, ma sussurrò alla ragazza poche semplice parole “Non cercarmi più, è meglio per entrambi”
La ragazza rimase immobile, fissandolo mentre se ne andava per la seconda volta, lasciandola da sola. Non aveva ancora assimilato quanto accaduto, ma riusciva a vederlo che si allontanava.
Una lacrima di frustrazione le scivolò sul volto. Perché doveva fuggire ogni volta? E perché non riusciva mai a parlare con lui di quello che la premeva veramente?
“Draco…” provò a dire. Non poteva andarsene.
Lui non la sentì. O almeno fece finta di non sentirla.
A volte la cosa più semplice è solamente scappare e il ragazzo imboccò quella strada, troppo codardo per affrontare quello che una simile relazione avrebbe potuto portare.
La vita è fatta di scelte.
Non sempre quelle che si fanno sono giuste. A volte si sbaglia e basta.
Draco quel giorno scappò ed Hermione lo lasciò scappare.




*angolo autrice.

Salve bella gente :)
Temo che ormai sappiate che non riesco a scrivere i capitoli in tempo e che vi faccio aspettare un sacco e mi dispiace tantissimo per questo.
Riguardo al nick -la volta scorsa mi sono dimenticata di dirvelo- sì, l'ho di nuovo cambiato, questa volta mi do pace prometto, però continuerò a firmarmi con Arya quando rispondo alle recensioni.
So che non ve ne frega nulla, ma mi sembrava carino dirvelo :3

Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto anche perché FINALMENTE sono riuscita a far baciare quei due (io li adoro troppo *-*)
A presto :)

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Harry e Ron guardarono preoccupati il volto di Hermione, in cui due enormi occhiaie scure contornavano gli occhi rossi di pianto. Videro nel suo sguardo la supplica di non chiederle niente, così non andarono da lei.
“Secondo te che cos’ha?” chiese Ron.
Harry scosse la testa “Non lo so. Che sta male lo si vede lontano un miglio, non ci vuole un genio per capirlo.”
“E allora che facciamo?”
“Questo pomeriggio le andiamo a parlare. Suvvia, non guardarmi così, so di aver detto che non la dovevamo forzare, ma guarda quanto sta male. Oggi ha perfino preso una misera A in Trasfigurazione. Peggio di così non credo possa andare.”
“In effetti hai ragione. Che dici, le dico un altro giorno di Calì?”
“Direi proprio di sì.”
 
Con l’aiuto dei gemelli Weasley e di Ginny, sempre più preoccupata per la salute della sua amica, Harry e Ron riuscirono a sgomberare la Sala Comune, svuotandola dalle mille presenze fastidiose. Speravano che così Hermione avrebbe finalmente parlato. Ci avevano messo ore per riuscirci, inventando miriadi di scuse diverse per ogni persona.
Certo, il tempo a loro disposizione non era molto, alcune persone si erano addirittura fatte pagare per rimanere fuori dalla Sala Comune, ma Harry era molto fiducioso.
Ginny ebbe il compito di farla uscire dal dormitorio –impresa veramente ardua- e poi la lasciò a suo fratello e a Harry, nonostante anche lei desiderasse scoprire quello che aveva.
“Cosa c’è che non va, Hermione?”
La ragazza si affacciò alla finestra, scuotendo la chioma riccia “Nulla, va tutto bene.”
“Guarda che si vede che stai male. Probabilmente hai pianto per giorni, hai gli occhi tutti rossi”
Hermione rimase stupita dalle parole di Ron, poi però fece due più due “Te lo ha detto tua sorella vero?”
Lui arrossì un po’ e balbettò “Sì, ma questo non significa che noi non ci preoccupiamo per te”
Harry la abbracciò stretta e subito anche Ron si unì a quell’abbraccio. Hermione, chiusa tra le braccia dei suoi migliori amici cominciò a piangere sommessamente, sfogandosi dopo tanto che stava senza di loro.
“Perdonatemi se non vi ho detto nulla ragazzi”
A Ron sembrò strano vedere Hermione così debole, lei che era sempre così forte e decisa, quasi si era dimenticato che anche lei era una ragazza e non una roccia.
Harry invece si aspettava un suo crollo, sapeva che non sarebbe riuscita a essere indistruttibile per sempre.
“Ho tante voci nella testa e mi sembra di essere ogni giorno più cattiva. Non so bene cosa mi sta succedendo, è tutta colpa di quel libro e della bolla, io non ci capisco nulla” singhiozzò, disperata.
Harry e Ron si guardarono dubbiosi, non capendo quello di cui stava parlando la loro migliore amica.
“Calmati e raccontaci tutto dall’inizio”
Hermione ci provò, facendo respiri sempre più profondi, finché finalmente riuscì a riacquistare il giusto autocontrollo. Gli raccontò tutto, dalla bolla temporale alla stanza segreta in casa di Sirius. Poi si sedette su una poltroncina, stremata.
I suoi amici non sembravano aver assimilato la notizia ed Hermione lasciò loro il giusto tempo.
Fu Harry che ruppe il silenzio imbarazzato che si era generato tre di loro
“Se tu non puoi andare in biblioteca perché senti delle strane voci vorrà dire che andremo io e Ron a fare ulteriori ricerche su questa bolla temporale e sul libro che hai letto. Se necessario guarderemo anche nel Reparto Proibito. Ti ricordi il titolo del libro a casa di Sirius?”
“Mi pare si chiamasse Incanti segreti, ma non ne sono sicura al cento per cento”
“Non importa, lo cercheremo. Tra poco la stanza si riempirà, è meglio che tu vada a riposarti che sei esausta. Noi andiamo in biblioteca e cominciamo a vedere qualcosa.”
“Non c’è nulla sulla bolla temporale, se non qualche piccolo mito. Ho già cercato io prima delle vacanze Natalizie.”
“Non importa, daremo una seconda occhiata” rispose Ron, cercando di mantenere la calma. Lui e Harry non avevano mai trovato nulla in qualche libro, di solito era Hermione quella che sapeva le cose.
Hermione regalò loro un sorriso stanco e si diresse nel suo dormitorio, crollando all’istante in un sonno profondo.
Harry e Ron invece erano preoccupatissimi. Non pensavano che la faccenda potesse essere così grave e che nuovi incantesimi oscuri si erano aggiunti al ritorno di Voldemort.
Corsero in biblioteca con il Mantello dell’Invisibilità sotto il braccio, in modo da poter rimanere anche dopo l’orario di chiusura.
Cercarono tutto il giorno, poi la notte entrarono nel Reparto Proibito, continuando a leggere libri a loro vietati illuminati solo dalla flebile luce della bacchetta. Solo all’alba trovarono qualcosa. Rubarono il libro, sicuri che nessuno si sarebbe accorto della mancanza di un piccolo tomo dalla copertina verdastra, intaccato dalla muffa.
La mattina seguente crollarono sul letto esausti, ma poterono dormire solo pochi minuti che subito vennero svegliati dai loro compagni di stanza. Si prepararono in fretta e si diressero a lezione.
 
“Cosa vi succede?” chiese Hermione durante il pranzo, con una cera migliore rispetto a quella dei giorni precedenti.
“Abbiamo fatto un po’ di ricerche ieri sera” rispose Ron tra uno sbadiglio e un altro “Se vuoi dopo ti leggiamo quello che abbiamo trovato.”
“Ma non dovevate fare così tardi, siete esausti” li rimproverò lei, leggermente contrariata.
“Non c’è problema.”
  


*angolo autrice*
sono passati tanti, troppi, anni da quando ho abbandonato questa storia. L'ho cominciata che ero poco più di una bambina. Sono cresciuta, ho vissuto la mia vita ed ho dimenticato quanto amassi scrivere. Dopo anni sono tornata qui, su efp, e ho ritrovato questa storia, incompleta. Non so perché non ho più pubblicato nulla. Sul mio computer ho ritrovato tutto, ci sono ancora molti capitoli che avevo scritto, alcuni completi, altri solo abbozzati. E quindi mi sono detta: perché non continuare? Non so se sarò realmente in grado di farlo e so benissimo che ormai questa storia sarà stata dimenticata da tutti, ma tentare non costa nulla, giusto? 
Dovrò scriverle un finale  e spero che la me tredicenne di tanti anni fa lo possa apprezzare. Purtroppo, non ho più la sua fantasia, ma cercherò di fare del mio meglio.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


“Tu e Malfoy siete vittime di una maledizione” annunciò Harry con voce seria.

“Che genere di maledizione?” chiese Hermione, impallidendo di colpo.

“È tutto scritto qui dentro” disse, porgendole un libro “Nessuno entra nella Bolla Temporale da solo e nessuno ne esce senza il compagno. La bolla si crea quando due persone hanno lo stesso identico desiderio nello stesso momento e si scontrano. Ma non un desiderio banale, deve essere qualcosa di profondo, che sconvolga le vite di chi ha quel desiderio nel caso si realizzasse. Tu cosa hai desiderato?”
“Non ricordo, ero in corridoio, ho visto Malfoy e poi mi sono ritrovata al buio, non so bene cosa stessi pensando. Quale maledizione ci lega?”

“Provate gli stessi dolori, le vostri pelli sono collegate. Se si taglia uno il taglio apparirà anche all’altro. Se muore uno muore anche l’altro, nello stesso secondo” rispose Ron tetro.

Hermione boccheggiò, sconvolta. La sua vita ora era legata a quella di Draco, se lei fosse morta combattendo contro Voldemort anche lui sarebbe crollato.

“Si può fare qualcosa per spezzarla?”
“Su quel punto dobbiamo ancora lavorarci, non siamo riusciti a trovare una soluzione. Ma riusciremo a risolvere anche questo problema.”

Hermione rimase paralizzata, le sembrò che il mondo le fosse crollato addosso. La sua vita e quella di Draco erano intrecciate, ora l’uno dipendeva dall’altro. Come avrebbe fatto a dirglielo? Dopo quel bacio non si erano nemmeno più guardati, nonostante lei avesse cercato più volte di incrociare il suo sguardo. La paura si impossessò di lei, quello che le stava accadendo era qualcosa che non si poteva controllare, non sapeva come poter fermare quello che le stava accadendo.

Ron ed Harry abbracciarono la loro amica che crollò, abbandonandosi alla loro forte stretta.
“Ti aiuteremo, ti staremo vicini qualunque cosa accada. Riusciremo a spezzare la maledizione Herm, te lo giuro” le sussurrò Harry in un orecchio, accarezzandole i capelli.

La ragazza, provata da tutte quelle emozioni cominciò a piangere, anche se non sapeva se lo stava facendo per paura o per la sensazione di sollievo che aveva provato quando Harry le aveva detto che l’avrebbero aiutata. Tra le braccia dei suoi due migliori amici si sentì protetta, sarebbe voluta rimanere lì per sempre. A fatica si staccò da loro e con un sorriso stanco li ringraziò nuovamente.
Quella notte rimasero a dormire nella sala comune, accoccolati su un tappeto vicino al fuoco, facendosi forza a vicenda.
 

Erano passate più di due settimane da quando aveva avuto l’incontro con Draco e da quel momento non si erano più parlati. Draco aveva cominciato anche a ignorare tutte le lezioni che frequentavano entrambi, inventando ogni volta una giustificazione diversa. Hermione aveva cercato di pensare il meno possibile a qual bacio, come se non fosse mai accaduto niente, ma non era riuscita a toglierselo dalla testa. Le labbra morbide del biondino che si erano appoggiate sulle sue erano impresse a fuoco nella sua mente e non poteva fare nulla per dimenticarle. Erano due settimane che si rigirava nel letto pensando a quel bacio, pensando a come fosse possibile che Draco Malfoy l’avesse baciata di sua spontanea volontà. Ma c'era anche un altra questione in ballo, ben più grave. Lei non si era sottratta a quel bacio. Non aveva indietreggiato di nemmeno un passo, ed, anzi, si era abandonata a lui. Questo, per quanto potesse continuare a negarlo a se stessa, voleva dire solo una cosa: lei aveva voluto quel bacio.

In ogni caso quella terribile situazione sarebbe dovuta finire, soprattutto ora che aveva scoperto che le loro vite erano collegate.
Così, raccogliendo tutto il suo coraggio, scrisse un biglietto in cui lo pregava di raggiungerla nella serra dopo cena. Lo incantò per far sì che nessuno, eccetto il ragazzo a cui era stato inviato, lo potesse leggere.

Dopo essersi tolta quel peso cominciò a fare i compiti, sia per lei che per Ron ed Harry. Generalmente non approvava che loro non li facessero, ma dato che i suoi amici usavano quasi tutto il loro tempo libero per fare ricerche su quello che le stava accadendo, missione assai ardua per dei ragazzi che solevano evitare i libri come la peste, le sembrava l’unico modo per sdebitarsi un po’.

A cena spiluccò qualche boccone di arrosto e, senza nemmeno aspettare che venisse servito il dolce, si diresse alla serra. Rimase quasi un’ora ad aspettare lì, divorata dall’ansia, temendo sempre di più, ogni minuto che passava, che Draco non si sarebbe mai presentato.

Dopo un tempo che le parve interminabile vide una figura sottile stagliarsi davanti a lei e il suo cuore fece una piccola capriola nel petto.  Constatò con preoccupazione che si trattava di una capriola di gioia. Non era possibile. Lei era Hermione Granger, non poteva essere felice di vedere un Malfoy.

Solo quando il ragazzo si avvicinò ulteriormente poté distinguere altre sagome insieme a lui.
Hermione si sentì il mondo crollare addosso. Non sarebbe mai riuscita a parlare con lui se ci fossero stati anche Pansy Parkinson e Blaise Zabini.
“Cosa volevi Granger, perché mi hai fatto venire qui a quest’ora?”. Aveva lo stesso tono che utilizzava sempre con lei, la solita aria di sufficienza e il viso privo di qualunque emozione.

“Pensavo che saresti venuto solo e che non avessi bisogno della balia, Malfoy. Ti facevo un po’ più uomo, invece evidentemente sei solo un bambino” rispose Hermione, cercando di comportarsi come quando erano nemici.

“Guarda che qui la bambina sei solo tu!” si intromise subito Pansy, con la sua voce stridula a un tono esageratamente alto “Perché gli hai chiesto di vederti, su dillo! Sai perfettamente che lui è mio, non provare nemmeno a rubarmelo, ho sentito sai le voci che girano al castello…”

“Taci Pansy” la zittì Malfoy “sai benissimo che quelle sono solo voci e che non mi piace che si torni sull’argomento. Io e la mezzosangue non abbiamo proprio nessun legame”. Mai vi furono parole più inesatte, nonostante lui non lo sapesse. Rimase in silenzio qualche secondo, cercando di evitare lo sguardo di Hermione, troppo carico di rabbia perché lui la potesse guardare in faccia.
“Che cosa volevi?”

Hermione non gli rispose, non fece nient’altro che tirare fuori la bacchetta e schiantarlo, cercando di mettere nell’incantesimo meno forza possibile. Il colpo le arrivò più forte di quello che aveva previsto e dovette appoggiarsi a un tavolo dietro di lei per non cadere a terra. Approfittò del lieve trambusto creato e se la diede a gambe, correndo nel suo dormitorio e gettandosi sul letto, dove cadde subito addormentata.

 
*angolo autrice.
Eccoci, dunque, ad un altro capitolo. Devo dire che dopo tutto questo tempo (ops, giuro che la citazione era del tutto involontaria) non mi aspettavo che poteste leggere ancora questa storia in così tanti. Non sapete quanto mi avete fatta felice! Cercherò di aggiornare con una certa frequenza (d'altronde diversi capitoli sono già pronti) ma non troppa, perché non vorrei poi bloccarmi per il finale e farvi aspettare altri cinque anni. Giuro che questa volta non accadrà. 
Mi farebbe estremamente piacere se mi diceste che cosa pensate di questi capitoli e poi stavo pensando (magari è una brutta idea, magari no, ditemelo voi) di rendere il tutto un po' più interattivo. Mi spiego meglio. Leggendo probabilmente vi sarete fatti un'ideuzza su come possano andare le cose da qui in avanti, perciò vi chiedo: come vorreste che finisse? Finale tragico? Happy ending? Ci sono diverse opzioni. Io ho già la mia idea in testa, ma posso anche adeguarmi (o almeno provare a farlo) alle vostre. Non vorrei deludervi troppo, soprattutto perché mi leggete ancora nonostante sia scomparsa più o meno per gli stessi anni che Voldemort ha aspettato per tornare al potere. 
Perciò, fatemi sapere! Si sa che ai finali piace cambiare!
A presto <3

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


“Sei riuscita a parlare con Malfoy?” le chiese Ginny il giorno seguente.
Hermione scosse la testa sconsolata. “Si è fatto accompagnare da tutta la sua combriccola. È proprio uno stupido idiota.”
Ginny non parve molto sorpresa. “L’avremmo dovuto immaginare. D’altronde non avrebbe avuto motivo di venire da te da solo.”
“Già, non lo avrebbe proprio avuto…” commentò Hermione, ripensando al bacio che si erano scambiati. A volte le sembrava quasi che non fosse accaduto davvero, ma che fosse solo frutto della sua immaginazione. Non era una cosa che escludeva del tutto, da quando aveva letto quello stupido libro il cervello le faceva dei brutti scherzi.
Non ebbero modo di parlare ancora, perché irruppero Lavanda e Calì. “Carissime, finalmente vi abbiamo trovate!”
Ginny ed Hermione si scambiarono un’occhiata confusa. Perché quelle due schizzate si rivolgevano a loro con così tanto affetto? E soprattutto, perché non erano avvinghiate al braccio di Ron?
“Penso che voi sappiate del ballo che abbiamo deciso di organizzare, non è vero?”
Hermione sembrò cadere completamente dalle nuvole, mentre Ginny si rese conto che la folle idea di cui le aveva sentite parlare per tutta la settimana precedente, beh, forse era folle solo per lei.
“Ma sì, la festa! Visto che è un periodo molto buio per tutti e c’è bisogno di gioia e di speranza, noi due ed altre ragazze abbiamo deciso di organizzare un grande ballo, in stile ballo del Ceppo dello scorso anno. Non pensate che sia un’idea grandiosa?”
No, Hermione non lo pensava assolutamente. Era pura follia decidere di mettersi a dare una festa in quel momento, con Voldemort allo sbaraglio e il rischio di una seconda Guerra Magica alle porte.
“Abbiamo già organizzato tutto, pensate che siamo anche scese a patto con le Serpeverdi per poterlo organizzare. Alla fine però sono state piuttosto collaborative” continuò Lavanda con il suo sproloquio, senza notare che le sue ascoltatrici la stavano guardando completamente terrorizzate.
“Tutti i prefetti hanno già dato la loro approvazione, mancate solamente tu e Malfoy.” disse Calì, rivolgendosi ad Hermione. “Ed abbiamo il pieno appoggio della Umbridge, è sembrata davvero entusiasta per quest’idea. Con lei al nostro fianco sarà facile convincere tutti gli altri professori” conclusero entusiaste.
“Ti abbiamo già preparato il foglio in cui ci dai la tua approvazione, eccolo qui” dissero, porgendole una pergamena e una piuma. “Ti basta firmare qui.”
“Non ho intenzione di firmare” disse Hermione lapidaria, cercando di alzarsi. Aveva un terribile mal di testa e non voleva sentire quelle due un secondo di più.
“Ma dai, non puoi dirci di no. Sicuramente questa sera anche Malfoy firmerà.” Si scambiarono un’occhiatina estremamente maliziosa "Oh sì, sono sicura che Pansy userà le armi giuste per convincerlo” conclusero ridacchiando.
Ad Hermione quell’allusione diede molto più fastidio del previsto. Cercò di scacciare il pensiero. Il fastidio era solo dovuto al fatto che Pansy svalutasse il suo corpo, nulla di più, assolutamente nulla di più. Il mal di testa, nel frattempo, continuava a intensificarsi. Perché quelle due non stavano zitte?
“No, non ve lo firmo.”
“Ma dai, non puoi non firmarlo. Ti pregooooo.”
Continuarono a implorarla senza sosta, impedendole di alzarsi e ficcandole la pergamena e la piuma sotto agli occhi.
‘Basterebbe un solo movimento di bacchetta e le loro lingue cadrebbero ai miei piedi’ pensò Hermione, per poi rimanere orripilata il secondo successivo per un simile pensiero. Come aveva potuto? Aveva la bacchetta sollevata e l’incantesimo già pronto in testa.
No, che cosa le stava succedendo? Aveva bisogno di silenzio, quelle due dovevano sparire.
Prese la penna e firmò, sotto uno sguardo estremamente preoccupato di Ginny.
“Oh grazie Herm, sei la migliore” cinguettarono allegre le due oche giulive, svignandosela prima che potesse cambiare idea.
Ron entrò in quel momento in sala comune, seguito a ruota da Harry. “Vi prego ditemi che non avete firmato. Mi hanno colto alla sprovvista e non sono riuscito a dirle di no” esclamò Ron disperato, avvicinandosi a loro.
Hermione, pallidissima, sollevò il viso verso di loro. “Non sono riuscita a rifiutarmi” disse con voce flebile. “Ora scusatemi, ma penso che andrò a dormire.”
“Hermione, aspetta!” la bloccò Harry prendendola per un braccio.
“Lasciala stare, non vedi che sta crollando?” gli disse Ginny, andando a sostenere l’amica, ben decida ad accompagnarla fino al letto.
“Prima c’è una cosa che devi sapere. Abbiamo scoperto come spezzare la maledizione” continuò Harry, con gli occhi che saettavano. “Dovete riuscire a realizzare il vostro desiderio.”


 
*angolo autrice
ed eccoci qui ad un altro capitolo. Che ne pensate? Siete davvero in tanti a leggere, vi supplico fatemi sapere se vi sta piacendo o no. Presto ci saranno cambiamenti e i prossimi capitoli saranno un po' più lunghi. Penso che aggiornerò mercoledì o giovedì. A presto!

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Dovete riuscire a realizzare il vostro desiderio.
Quelle parole si erano scolpite nella mente di Hermione, ma non riusciva comunque a capire che cosa dovesse fare. Per quanto si sforzasse non riusciva minimamente a ricordarsi che cosa potesse aver desiderato quella mattina di ormai diversi mesi prima. E soprattutto che cosa avevano potuto desiderare entrambi? Di andare bene a scuola? Di diventare Auror? Di sconfiggere Voldemort? Hermione era piuttosto sicura che Draco non avesse determinati tipi di desideri.
Decise che non aveva tempo da perdere: avrebbe parlato con Draco quella mattina.
Aspettò che uscisse dalla lezione di pozioni, seguito come al solito da tutti i suoi amichetti. Lo seguì, aspettando che Pansy lo lasciasse finalmente solo, ma quella ragazza gli stava appiccata quasi quanto Lavanda e Calì a Ron. Si chiese come facesse Malfoy a sopportarla, ma poi si rispose da sola: probabilmente amava essere venerato.
Li vide uscire all’aperto, dirigendosi verso la serra per la lezione di Erbologia. Hermione però non poteva aspettare oltre. Lanciò un incantesimo di confusione a Pansy, che si guardò intorno spaesata e, avvicinandosi in fretta a loro, prese Malfoy per un braccio e lo portò via.
“Dobbiamo parlare” gli disse non appena furono abbastanza lontani da sguardi indiscreti.
“Granger, la smetti di farmi queste poste? Nel caso in cui non lo avessi capito io non voglio parlare con te” le rispose, gelido e un po’ sprezzante.
“Non mi importa, vorrà dire che mi ascolterai e basta” gli rispose, guardandolo fisso negli occhi. Le sembrò di cogliere un vacillamento, ma non lo seppe dire con certezza.
“Senti so di cosa vuoi parlare” disse con aria annoiata e altezzosa.
Hermione lo guardò un po’ spaesata. Come poteva saperlo? Anche lui aveva fatto delle ricerche sulla bolla temporale?
“Io… so che l’idea di un destino in comune è strana, davvero… dobbiamo capire cosa desideriamo. Io, sto cercando di capirlo, ma forse tu lo sai…”
Draco la guardò come se fosse impazzita ed Hermione ebbe in quel momento la certezza che lui aveva frainteso tutto e che non sapeva un bel niente della bolla temporale. Sentì le sue guance avvampare per la vergogna. Le sue parole, sentite in quel modo, sarebbero benissimo potute essere scambiate per una dichiarazione. Ed era proprio quello che Malfoy, purtroppo, aveva inteso.
“Già parli di destino? Non ti facevo così romantica Granger…” sogghignò, distogliendo lo sguardo. Da quel momento in poi fu ben attendo a non incrociare più gli occhi della ragazza. Hermione, nel frattempo, avvampò. No, aveva sbagliato tutto, doveva spiegarsi meglio. Perché non riusciva a fare un discorso coerente con lui?
“E non ti facevo nemmeno così stupida” continuò Draco, ben intenzionato a ferirla e ad allontanarla definitivamente da lui. Non si poteva permettere vacillamenti, né ripensamenti. “Quel bacio è stato solo un gioco, possibile che tu ci pensi ancora? Solo una scommessa che ho fatto con Zabini.”
“Non mi stavo riferendo a quello, stupido megalomane” rispose Hermione, cercando di rimanere forte e lucida. La testa aveva di nuovo cominciato a pulsarle. Si chiese se anche Draco avesse quegli effetti, ma lui non aveva letto quel libro oscuro, quindi forse era salvo. Cercò di ignorare il dolore che le parole del biondo le avevano procurato. Sapeva che quel bacio era stato un errore e non significava niente, né per lui né per lei, eppure sentirselo dire in quel modo faceva tutto un altro effetto. Perché si era comportato in modo così strano con lei? Perché le aveva regalato la penna, perché l’aveva baciata per una scommessa? Era tutto così assurdo. Era convinta che si fossero avvicinati, non si erano più insultati né guardati con odio e in alcuni momenti aveva creduto che tra loro fosse nata una sorta di amicizia. Invece, si era evidentemente sbagliata.
“Ah, e per la cronaca, non sai nemmeno baciare” concluse Malfoy, dandole le spalle e allontanandosi di fretta.
“Draco, aspetta, non è quello che ti dovevo dire!” gli urlò dietro in un ultimo tentativo, ignorando l’ennesima stoccata che il suo orgoglio aveva subito.
Lo aveva chiamato per nome. Le fece uno strano effetto e si rimproverò per quell’errore, soprattutto perché non era affatto servito a farlo fermare.
Malfoy, quando sentì il suo nome pronunciato da Hermione, per un istante si fermò. Avrebbe desiderato tornare indietro, ingoiare il suo stupido orgoglio e ammettere a se stesso che quei pomeriggi di punizione erano stati tra i più felici della sua vita, ma non poteva farlo. Sentì la rabbia salirgli nel petto. Perché la sua vita doveva essere sempre così complicata? Perché era destinato ad essere sempre dannatamente infelice?
 
Hermione non notò il suo passo rallentare per l’esitazione. Le girava la testa e, senza sapere nemmeno lei perché, sentiva gli occhi bruciarle, sul punto di lasciar fuoriuscire un fiume in piena. Ricacciò indietro le lacrime e tornò al castello con passo svelto. Prima di rientrare sentì un bruciore alla mano. Abbassò lo sguardo. Le nocche della mano destra erano completamente sbucciate e le usciva un bel po’ di sangue. ‘Draco -si ritrovò a pensare, suo malgrado- che cosa hai combinato?’.


 
* angolo autrice*
buonasera a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Penso che pubblicherò il prossimo martedì. 
Fatemi sapere che cosa ne pensate!
A presto <3
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


“Hermione, che ti è successo?” chiese Ginny preoccupata all’amica, vedendo la sua mano fasciata.
La ragazza fece un gesto distratto con la mano. “Deve essere stato quell’idiota di Malfoy. Mi è comparso ieri dopo che ho provato a parlarci.”
“Si è davvero fatto male solo per ferirti? Si può sapere che cosa gli hai detto per farlo arrabbiare così tanto?”
“Non sono riuscita nemmeno ad accennargli della maledizione. Non so perché si sia ferito” disse, con aria meditabonda. Era stata tutta la notte a chiederselo e, nonostante tutti i suoi tentativi di non pensare al biondino, non riusciva a toglierselo dalla testa. Possibile che fosse accaduto per via della loro conversazione? Era successo pochi istanti dopo che lei gli aveva voltato le spalle.
Ginny addentò una fetta di pane, burro e marmellata. “Davvero strano. Comunque lui ha evidentemente qualche rotella fuori posto. Ti evita come la peste, non riesci a parlargli nemmeno per sbaglio, e poi ti fissa da tutta la mattina. Mi chiedo che malattia mentale lo affligga.”
“In che senso mi fissa?” disse Hermione, alzando lo sguardo di scatto. Non appena incontrò i suoi occhi, Malfoy si rese conto che il coltello che aveva in mano era un oggetto estremamente affascinante e si mise a ispezionarlo con cura.
“Pensavo lo avessi notato, il suo sguardo sembra perforarti” commentò Ginny con non-chalance, finendo di fare colazione e alzandosi di scatto, porgendole una mano. “Sai bene che cosa ci aspetta oggi: comprare un abito per quello stupido ballo.”
“Perché, hai davvero intenzione di andarci?” chiese Hermione estremamente sorpresa. “Non ho seguito molto la questione, ma ero convinta che lo avremmo sabotato.”
“Per poi ritrovarci la Umbridge contro? No grazie, penso ci odi già abbastanza. Anche Ron ed Harry si sono resi conto che è meglio andare, di certo non sarai tu a mancare.”
Hermione sbuffò, ma sorrise sotto i baffi. “Il vero motivo per cui ci vuoi andare non sarà per caso per conquistare un certo moretto?” le disse con aria complice.
Il viso di Ginny divenne dello stesso colore dei suoi capelli. “Ma no, cosa dici!” esclamò scuotendo con forza la testa. “Forza muoviamoci che altrimenti faremo tardi!”
Hermione rise di gusto. Nessuno riusciva a tirarla su di morale e a farla smettere di rimuginare su tutto come Ginny, anche se lei forse non ne era del tutto consapevole. Si lasciò trascinare dall’amica, pronta a buttarsi in una giornata di shopping che, già lo sapeva, l’avrebbe stremata.
 
“Si può sapere perché la continui a fissare?” gli chiese Pansy sibilando. Si sentiva terribilmente tradita. Lei faceva di tutto per lui, era questo il modo di ripagarla? La trattava come spazzatura, perfino una sanguesporco ora era guardata con più interesse di lei. Lo odiava per questo, ma non riusciva ad allontanarsi da lui.
“Fissare chi?” le chiese con profondo disinteresse, sorseggiando del succo alla mela.
“La Granger. Vedo come la guardi” gli rispose, cercando di trattenere le lacrime. Non voleva mostrarsi debole.
“Ossia con disprezzo?” chiese Draco, come se la conversazione non lo riguardasse.
“No, non era disprezzo. Tu la guardavi in modo… diverso. Come se la volessi.”
Draco alzò su di lei uno sguardo furibondo, ma freddo come il ghiaccio. Pansy si fece piccola piccola e desiderò non aver detto quelle parole. La gelosia le tirava fuori sempre il peggio di sé, ma non riusciva a far nulla per contenerla.
“Non osare mai più insultarmi in questo modo. Non è la prima volta che ti sento fare simili allusioni. Ti ho avvertita, spero che tu te lo ricordi. Non ti do altre possibilità.”
Pansy abbassò lo sguardo, chiedendogli scusa. In cuor suo, nonostante la risposta sprezzante di Draco, si sentì rincuorata. Non era attratto dalla nata babbana. Si era immaginata tutto. Non era importante che l’avesse guardata come una mosca fastidiosa, aveva fatto bene a farlo.
“Andiamo al ballo insieme?” gli chiese poi timidamente.
Lui la guardò e le disse “Sì, va bene.”
Pansy sentì il cuore accelerare a mille. In quello sgaurdo vi aveva letto così tanto. Si era appena posato su di lei, era stata solo un'occhiata fugace, ma sapeva perfettamente che Draco faceva così solo perché aveva paura a manifestare i suoi sentimenti. Ma si era tradito, quello sguardo diceva molto di più.
Doveva smettere di essere così insicura, forse provava qualcosa per lei. Era inutile, per quanto si ripetesse che lo odiava, non poteva smettere di amarlo. Lei, d’altronde, era l’unica che era stata sempre al suo fianco e che lo capiva. Se era così freddo con lei era solo perché non aveva ancora imparato ad amare. Lei poteva insegnarglielo, era sicuro di poterlo scigliere.
Inoltre, non aveva baciato nessuna ragazza. Mai. Come faceva a dimenticarselo sempre e a farsi venire quelle stupide paranoie che le poteva piacere qualcun'altra? No, non gli piaceva nessuna, glielo aveva appena detto. Era evidente che lui credeva nell'amore molto più di quanto volesse dar a vedere e che stava aspettando la persona giusta.
Sorrise tra sé e sé. Quel ballo sarebbe stata la sua grande occasione, se lo sentiva. Quella sera sarebbe riuscita a baciarlo e fargli ammettere che anche lui provava qualcosa per lei.
 
Draco tornò in camera sua furente, sbattendo con forza la porta dietro di sé. Doveva riuscire a dare un taglio a quella situazione. Quella stupida di Pansy continuava a fare allusioni a lui e alla Granger, a volte anche a voce piuttosto alta. Se avesse continuato così, non sarebbe più riuscito a contenere le voce che si stavano diffondendo.
Sentì Zabini entrare nella stanza. Non ci voleva. Detestava il fatto di non avere una stanza tutta per sé ed essere costretto a condividerla con gentaglia che continuava a farsi gli affari tuoi.
“Come mai Pansy è convinta che tu te la faccia con la Granger?” gli chiese, buttandosi sul letto e allentandosi il nodo della cravatta.
Draco riprese il suo solito atteggiamento impostato. Si rendeva conto sempre di più che la sua vita era una farsa: nemmeno nella sua stanza aveva modo di essere se stesso. Ma poi, chi era il vero se stesso? Nell’ultimo periodo non era più sicuro di saperlo, sentiva il suo mondo frantumarsi pezzo dopo pezzo, senza che li potesse farci niente.
“Sai bene che Pansy è gelosa di qualsiasi essere femminile esistente al mondo.”
“Eppure non è mai stata gelosa della Granger.”
“E allora? Fino all’anno scorso non sapeva nemmeno chi fosse quella Corvonero che era andata al ballo con Diggory, poi tutto d’un tratto si è convinta che l’amassi. Come se io abbia mai amato qualcuno. Che sciocca” disse, con un ghigno beffardo.
Zabini lo guardò con uno sguardo che lasciava trapelare un pizzico di ammirazione, così Draco continuò, pronto a colpire. “Sai bene che, a differenza tua, non sono mai andato dietro a nessuna. Io mi faccio ammirare, ma non ammiro.”
Zabini recepì il messaggio e si tappò la bocca. Era ancora bruciante la vergogna per essere stato lasciato da una Serpeverde purosangue di un anno più piccola e quella era la carta che Draco tirava fuori ogni volta che si sentiva attaccato. Per lui era sempre stato motivo d’orgoglio il fatto di non essersi mai innamorato e soprattutto, di non aver mai avuto il cuore spezzato. Gli piaceva molto, anzi, far credere di non avere un cuore. A volte recitava quella parte talmente bene che se ne era quasi convinto.
Zabini rivolse la sua frustrazione altrove. “Smettila di ridacchiare sotto i baffi, non credere che non ti veda” ringhiò al ragazzo seminascosto nell’ombra dell’angolo più estremo della camera. Draco non aveva nemmeno fatto caso che fosse lì.
Il ragazzo provò a difendersi, spiegando che stava studiando, ma ormai Zabini aveva deciso che aveva voglia di attaccar briga con qualcuno. Li lasciò nella stanza a battibeccare. Non aveva affatto voglia di assistere a quella scena patetica.


 

*angolo autrice
Ciao a tutti!
Questa volta ho voluto aggiungere un altro punto di vista, quello di Pansy. Non è una cosa che accadrà spesso, anzi tutto il contrario, ma ci tenevo a scrivere anche di lei. è un personaggio odiatissimo, io stessa l'ho odiato per moltissimo tempo, fino a che non mi sono resa conto che alla fine non è nient'altro che una ragazza innamorata di qualcuno che la usa e basta. O perlomeno, è così che io la vedo.
Non so, spero che possiate capire il mio punto di vista e che questa scelta vi stia piaciuta.
Ovviamente fatemi sapere cosa ne pensate, che fa sempre piacere.
Il prossimo capitolo arriverà entro venerdì, al massimo sabato.
A presto <3
 
 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


“Wow, sei bellissima” esclamò Hermione non appena vide Ginny, vestita e truccata di tutto punto.
Erano andate ad acquistare il vestito insieme, ma vederglielo addosso faceva tutto un altro effetto. Era un abito semplicissimo, dato anche lo scarso capitale che Ginny aveva avuto a disposizione (tra l’altro era ancora infastidita per aver sprecato così tutti i suoi risparmi, ma era  stato per una buona causa), eppure le calzava a pennello e la faceva sembrare una dea. Era di un colore ambrato e si avvolgeva attorno alla sua siluette, facendole risaltare il vitino stretto. Aveva le bretelle estremamente sottili e uno scollo morbido, ma la parte migliore di quel vestito era il dietro, che lasciava la schiena completamente scoperta. Per far risaltare quel dettaglio, Ginny aveva raccolto i capelli in un morbido chignon.
Le due amiche si avviarono in sala Comune, dove le aspettavano Harry e Ron. Hermione sorrise compiaciuta quando vide Harry imbambolato di fronte a Ginny. Il vestito aveva decisamente colpito nel segno.
“Stai… bene” le disse Ron, diventando rosso come un peperone.
Hermione lo ringraziò, prendendolo allegramente sotto braccio. “Forza, andiamo a vedere che cosa si sono inventate quelle due pazze questa volta!” esclamò, dirigendosi verso la Sala Grande.
Prima di uscire al ritratto nella parete, sentirono dei fischi dietro di loro. Hermione si girò, già pronta a schiantare qualche stupido ragazzo molesto, ma si rese conto che erano solo Fred e George.
“Qui qualcuno si è messo in tiro direi… si può sapere chi hai intenzione di conquistare sorellina? Vorremmo saperlo così da fargli cambiare idea, povero ragazzo” commentò George, lanciando un’occhiata piena di malizia alla sorella, che lo fulminò con lo sguardo, avvampando vistosamente. Harry, al suo fianco, si concentrò sulla punta delle sue scarpe. C’era un puntino di sporco che proprio non voleva andarsene.
“Anche la nostra Hermione non scherza affatto” continuò Fred. “Dimmi, non è che anche quest’anno ti sei trovata un altro Victor Krum da portare al ballo?”
Hermione rise, arrossendo lievemente per il complimento. “Me ne è bastato uno, per quest’anno niente coinvolgimenti sentimentali.”
“Mmm, sappi che non me la dai a bere” la rimbeccò Fred. “Scoprirò chi è il tuo bello, non ti preoccupare” le sussurrò poi ad un orecchio. Lei in risposta lo allontanò con uno spintone.
Fred alzò le mani al cielo, in segno di resa. “Beh, noi ora aspettiamo le nostre dame. Ci vediamo dopo.”
Ginny ed Hermione si scambiarono un’occhiata divertita. Anche questa volta a Calì e Lavanda era andato male il piano di conquista. Erano abbastanza sicure che avessero orchestrato quella festa solo per poter riuscire a conquistare i gemelli.
“Che c’è, non ti lamenti più di quanto sia stupido festeggiare?” chiese a Harry per prenderlo in giro, vedendo che era diventato improvvisamente silenzioso.
“Beh, ecco, io… tanto vale godersi il ballo ormai” biascicò, ben stretto al braccio di Ginny, che gongolava divertita al suo fianco. Non le era sfuggito l’imbarazzo del ragazzo davanti alle parole del fratello.

Sulle scale incontrarono Neville, che tormentava un mazzolino di fiori. “Che ci fai ancora qui?” gli chiese Hermione non appena lo vide. Sembrava sul punto di vomitare.
“Ehm, io, come dire, mi chiedevo, ma vanno portati i fiori?” chiese, fissando un punto indefinito, ma evitando deliberatamente gli occhi dei suoi amici.
“Che pensiero carino!” commentò Ginny entusiasta. “Con chi vai al ballo?”
“Ecco, c-con Luna. Ma da amici ovviamente” si affrettò ad aggiungere precipitosamente. Perfino le orecchie gli erano diventate bordeaux.
“Ma certo, anche noi stiamo andando da amici, diglielo Ron” commentò Hermione. Ron sembrò aver ingoiato un bicchiere di pus di mandragora, mentre diceva “Già, da amici.”
“Se ti va puoi scendere giù con noi” lo invitò poi.
Neville fece passare lo sguardo su tutti loro, uno ad uno, poi prese un grande respiro e li seguì.
 
“Mi duole ammetterlo, ma hanno fatto davvero un bel lavoro” commentò Hermione una volta entrata nella Sala Grande. “Non è nemmeno pacchiano!”
Erano tutti piuttosto sorpresi dal cambiamento della Sala Grande.
Era illuminata da delle luci suffuse, che galleggiavano a media altezza. Erano di diversi colori in base al punto della Sala, così che ogni angolo aveva una differente atmosfera. La volta raffigurava un cielo stellato, in cui era possibile riconoscere tutte le costellazioni. Al centro c’era un enorme spazio vuoto, che, Hermione presuppose, avrebbe avuto la funzione di pista da ballo. Non aveva molta intenzione di ballare, ma era felice di aver preso lezioni l’anno precedente, almeno non avrebbe fatto la figura dello stoccafisso. Ai lati della Sala c’erano diversi tavoli, ricoperti di cibo e di bevande, nonché di piccole statue di ghiaccio, che rendevano l’atmosfera ancora più magica. Dal soffitto pendevano dei cristalli, che se vista dalla giusta prospettiva, sembravano brillare come le stelle della volta.
“Ti stavo aspettando!” disse Luna, apparendo all’improvviso dietro di Neville, che per l’imbarazzo fece cadere i fiori che aveva in mano. “Lascia che ti aiuti a raccoglierli. Come mai hai portato dei fiori?” chiese con tutta la sua innocenza.
“Oh, sono per te” le rispose Neville, avvampando. Luna parve estasiata. “Nessuno me li aveva mai regalati prima” disse felice, prendendone alcuni e infilandoseli tra i capelli, già ricchi di mollettine colorate. Indossava un abito dalla fantasia vivace, con molte balze. Aveva delle maniche trasparenti che scendevano sulle braccia, avvolgendola come una nuvola.
“S-sei m-molto bella” le disse Neville, impacciatissimo. Luna gli rispose con un sorriso gigante e lo prese per mano. “Vieni, ti devo far vedere uno Schiopodo. L’ho notato poco fa. Però mi raccomando, fai attenzione. Ciao ragazzi, a dopo” disse, rivolgendosi agli altri.
Ginny guardò Hermione con un sorriso, che le ricambiò all’istante. Entrambe stavano evidentemente pensando alla stessa cosa.
 
“Sei bellissimo” commentò Pansy non appena vide Draco. Indossava uno smoking nero e lucido, fatto su misura, con una cravatta di un verde petrolio talmente intenso da sembrare quasi nero. Aveva i capelli pettinati all’indietro e fissati con il gel, senza nemmeno un ciuffo fuori posto, e la sua solita espressione tra l’annoiato e lo sprezzante in volto.
“Grazie” le rispose, laconico. Poi, dopo qualche attimo di pausa, aggiunse, guardandola a malapena “Anche tu.”
Pansy arrossì vistosamente ed ebbe l’ardire di prenderlo per mano. Quando vide che non si ritrasse sentì crescere la baldanza dentro di lei. Quella sera sarebbe stata la sua sera, se lo sentiva.
Era stata giorni a scegliere cosa indossare. Alla fine aveva optato per un abito dai colori della sua casa, verde e argento. Le sembrava il modo migliore per ricordare a tutti che lei era una strega purosangue di nobilissima origine, non indossava colori pacchiani come le altre ragazze. Non l’avrebbero mai vista con un abito rosa, né lilla, né tantomeno giallo o azzurro. Per l’occasione aveva passato tutto il pomeriggio ad arricciarsi i capelli, nonostante la messa in piega stesse già cominciando a smontarsi. Ma i suoi sforzi non erano affatto stati vani: Draco le aveva detto che era bella.
Quando mise piede nella Sala Grande si sentì la reginetta della scuola. Nulla avrebbe potuto guastare la sua serata.

 

Buonasera a tutti!
Questo capitolo non è niente di che, lo so, ma se lo avessi unito con il seguente sarebbe uscito fuori qualcosa di terribilmente lungo e volevo evitarlo.
Grazie per tutti quelli che hanno aggiunto questa storia tra le seguite, vi adoro! E grazie di cuore ad AlbAM che sta recensendo gli utlimi capitoli (non sai quanto mi fa piacere avere un riscontro!)
Questa volta vi farò aspettare pochissimo, pubblicherò il prossimo capitolo domenica!

A presto <3

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Draco quella sera non aveva affatto voglia di partecipare al ballo. Aveva firmato quello stupido foglio per l’autorizzazione solo per far stare zitta Pansy, che era stata tutto il pomeriggio a pregarlo.
Aveva due vistose occhiaie scure e l’escoriazione sulla mano non era ancora del tutto guarita. Nonostante si mostrasse freddo e algido come sempre, si sentiva uno straccio. Erano giorni che non riusciva a dormire, tutto per colpa di quella mezzosangue e dei suoi discorsi senza senso. Lui era ben fermo nella sua posizione, eppure il tarlo del dubbio che lei lo potesse considerare qualcosa di più di un nemico lo stava distruggendo lentamente. Aveva bisogno di sapere, ma non poteva parlarle. Farlo avrebbe significato alimentare di nuovo le voci che già avevano cominciato a circolare da quando erano usciti dalla bolla temporale tra i Serpeverde. Avrebbe dovuto contenere la sua emozione, invece era stato un idiota come al solito.
Erano giorni che si chiedeva cosa avesse la Granger alla mano. Anche lei aveva una fasciatura simile alla sua. Possibile che per scaricare la rabbia, proprio come lui, avesse dato un pugno ad un albero dopo la loro conversazione? Stentava a crederlo, eppure in qualche modo si era ferita.
Girovagò un po’ per la Sala Grande, con Pansy attaccata al braccio che continuava a parlargli di qualcosa, ma non aveva afferrato una sola parola di quanto stesse dicendo. Si chiese quando si sarebbe stufata di parlare da sola. Sembrava al settimo cielo e lui proprio non riusciva a capirne il motivo. Era solo uno stupido ballo.
Poi, d’improvviso, sentì una voce, che, suo malgrado, avrebbe riconosciuto ovunque. Con lei c’era anche lo Sfregiato e il suo amichetto. Si sforzò di non girarsi, ma alla fine non resistette e, cercando di mantenere la sua solita espressione impassibile – frutto di noiosi ricevimenti a Malfoy Manor - si voltò. E rimase incantato. La maledisse mentalmente in tutte le lingue conosciute, ma sapeva che lei non aveva colpe. Era lui ad essere un idiota.
Era raggiante, terribilmente sprecata accanto a quel rosso dalla faccia poco sveglia, che rideva rumorosamente pendendo dalle sue labbra. Lei scuoteva i capelli delicatamente raccolti con un fermaglio sottile, ridendo inconsapevole dell’effetto che aveva fatto ai ragazzi che le stavano intorno. Non era canonicamente bella, ma riluceva.
Draco aveva pensato che avrebbe indossato un abito rosso od oro, così come tutte le altre Grifondoro, e quello che vide lo lasciò a bocca aperta. Indossava un abito color perla, che alla luce sembrava brillare. Le scendeva morbidamente sui fianchi, fasciandoli con grazia, ma senza segnarli eccessivamente. Le spalline cadevano sulle braccia affusolate, lasciandole scoperte le spalle. L’unico gioiello che aveva era una collana sottile e degli orecchini pendenti, piccoli e luminosi.
 
Ginny diede una impercettibile gomitata ad Hermione, sussurandole ad un orecchio “Guarda, ti sta fissando di nuovo.”
Hermione si girò per controllare ed effettivamente Malfoy la stava guardando imbambolato come uno stoccafisso. Quando i loro occhi si incrociarono poté notare distintamente il suo sguardo tremare, poi il biondo si girò in fretta dall’altra parte, rivolgendo tutta la sua attenzione a Pansy.
“Si può sapere perché si comporta così?” le chiese Ginny, a voce abbastanza bassa perché Ron ed Harry non sentissero. “Quello non era uno sguardo d’odio. Non ci andava nemmeno vicino. Che cosa è successo tra voi due?”
Hermione distolse lo sguardo imbarazzata. Non poteva parlare all’amica del bacio, altrimenti lo avrebbe reso una volta per tutte reale. E lei non poteva accettarne le conseguenze. “Allora?” le chiese con aria indagatoria la rossa. La vide bloccarsi, come illuminata da un’improvvisa rivelazione. "Quelle voci… Herm, c’era un fondo di verità su quelle voci?”
Era stata messa alle strette e stava quasi per rivelare la verità all’amica, ma, un istante prima che aprisse bocca, apparvero in aria dei violini che cominciarono a suonare, salvandola dal confessare quello strano bacio a cui non riusciva a smettere di pensare. Harry portò impacciatamente Ginny in pista, che la fulminò con un’occhiata che significava ‘non finisce qui’. Hermione sapeva che, terminata quella serata, avrebbe dovuto affrontare l’amica e con essa avrebbe dovuto capire che cosa volesse il suo cuore. Non riusciva a non domandarsi perché ci pensasse tanto. Il bacio con Krum non le era rimasto scolpito in testa in quel modo, non poteva credere che si fosse impuntata tanto per un bacio con il suo peggior nemico. Ci doveva essere qualcosa che non riusciva a cogliere, perché si impediva da sola di capirlo.
 
“No, ti ringrazio, non mi va di ballare” rispose sorridendo e tirandosi un po’ indietro.
Draco sorrise sotto i baffi, ben gli stava al pel di carota. La prossima volta si sarebbe presentato al ballo con una con il suo stesso quoziente intellettivo. La Granger era decisamente sprecata accanto a lui.
“Dai, non possiamo essere gli unici a non ballare. Anche Ginny ed Harry sono andati” continuò Ron con fare lamentoso, trascinandola verso la pista. Draco gli avrebbe staccato volentieri il bracco. Aveva detto di no, perché insistere? Sperò che la Mezzosangue non cedesse. D'altronde era la strega più ostinata che conoscesse, perché avrebbe dovuto?
“Non intendo fare tappezzeria, l’ho già fatta l’anno scorso. E poi dopo tutte le ricerche che sto facendo per te me lo devi!”
Draco non era sicuro di aver sentito bene. In quale universo parallelo la Granger si faceva aiutare per fare delle ricerche? Da un tonto come Lenticchia, poi. Era davvero strano.
La ragazza sbuffò, ma alla fine si arrese al suo accompagnatore. “E va bene. Ma solo un ballo!”
Pur non vedendolo, Draco poteva percepire il sorriso di trionfo del rosso. Lo avrebbe sgozzato sul momento.
Istintivamente si rivolse alla sua accompagnatrice, che non aveva degnato di uno sguardo per tutta la serata. “Andiamo a ballare?” chiese a Pansy, che lo guardò con gli occhi illuminati di una luce nuova. Era così sciocca.
Ballarono il primo valzer e Draco era pronto a tornare a fare tappezzeria, ma la Granger stava continuando a ballare con Weasley. Sembrava che ci stesse prendendo gusto, a giudicare da come risuonava la sua risata cristallina.
Draco lo odiò, avrebbe voluto che il rosso scomparisse. Odiò anche Pansy, che era decisamente la ragazza sbagliata da far volteggiare sulla pista. Ma più di tutti odiò se stesso, che si infliggeva un continuo supplizio solo per seguire i suoi –forse stupidi- principi purosangue e il suo –forse ancora più stupido- destino. A cosa lo aveva portato l’aver tessuto rapporti solo con gente pura? Ad amicizie false, persone noiose e approfittatrici e nemmeno un reale giorno di gioia.
 
“Alla fine abbiamo fatto bene a ballare, no?” chiese Ron, sollevando Hermione con una giravolta. Era più leggera di quanto si aspettasse.
“Sì dai, non è stata un’idea così pessima” rispose lei arricciando il naso. “Era da un sacco di tempo che non mi sentivo così rilassata.”
Era vero, aveva il viso disteso e sereno per la prima volta dopo tanto tempo. Non pensava più alla maledizione, né al biondino, né a tutti i problemi che la tormentavano. Poteva finalmente essere una normale studentessa che si godeva una festa con uno dei suoi migliori amici.
Finita la canzone (la settima o l’ottava? Aveva perso il conto, ma a giudicare dal mal di piedi era da parecchio che stava volteggiando), Lavanda e Calì presero la parola.
“Buonasera a tutti, studenti e studentesse!” trillarono allegre. “Per rendere questa serata ancora più speciale abbiamo pensato di mettere per voi un nuovo tipo di ballo!” si scambiarono un’occhiata complice, che fece rabbrividire Hermione. “Si ballerà come tutti i valzer che abbiamo ballato finora, sapete tutti i passi, ma quando i violini faranno questo suono” si interruppero per lasciare che tutti potessero sentire il rapido accordo “allora bisognerà fare un cambio di coppie.”
Una Tassorosso dall’aria maliziosa aggiunse “ed è vietato sottrarsi a questo gioco! Abbiamo incantato la pista, così che tutti coloro che sono qui non la possono più lasciare fino a che non sarà finito!”
Hermione sbiancò, proprio come il suo compagno di ballo. “Queste sono matte”, lo sentì balbettare, guardandosi intorno preoccupato. Hermione con lo sguardo cercò Ginny, ma non la trovò. Sperò che l’amica fosse già riuscita a baciare Harry e ad allontanarsi dalla pista. Tuttavia molte ragazze attorno a lei sembravano entusiaste per quell’idea e si guardavano intorno sperando di riuscire a ballare con i ragazzi più belli. Hermione era sicura che molte puntassero ad Harry, sentiva anche il suo nome venir sussurrato da ragazze in fibrillazione, e sperò ancora più intensamente che l’amico non fosse più in quella pista.
“Chissà se per merito nostro qualcuno troverà l’amore!” esclamò Lavanda, sospirando platealmente. “Ed ora, che abbiano inizio le danze!”
Hermione si ritrovò a ballare con un Corvonero che le stava accanto. Non lo aveva mai visto prima di quel momento e si sentì altamente in imbarazzo. Con la coda dell’occhio vide Lavanda volteggiare tra le braccia di Fred. Ecco a cosa era servito quello stupido gioco. Era quello il loro obiettivo fin da quando avevano organizzato il ballo, lo avrebbe dovuto immaginare.
Dopo appena due giri il cambio di coppia avvenne in maniera molto più dinamica e meno imbarazzante. Mentre si volteggiava per la pista, al segnale dei violini, il cambio di partner avveniva in maniera fluida, senza nemmeno interrompere le danze, e si finiva tra le braccia del ragazzo della coppia che ti stava accanto.
Dopo aver ballato con diversi ragazzi, tra cui un Serpeverde basso e piuttosto sgradevole, Hermione si ritrovò tra le braccia di Harry.
“Grazie al cielo sei tu!” esclamò il moro, non appena strinse a sé l’amica. “Quattro ragazze hanno già provato a baciarmi” disse tetro.
“Ginny dove è finita?”
“Non lo so, l’ho persa di vista. L’ultima volta stava ballando con Dean” rispose il moro ancora più tetro. Hermione lo prese come un buon segnale. Probabilmente nell’amico si stava cominciando finalmente a smuovere una nuova consapevolezza della piega che avrebbe dovuto dare al suo rapporto con la rossa.
“Non riesco ancora a credere che abbiano architettato tutto ciò solo per ballare con Fred e George” commentò Hermione con un’espressione schifata. Harry, dal canto suo, sembrò cadere dal pero.
“Ma come non ci hai fatto caso?” continuò Hermione vedendo il viso confuso dell’amico. “Sono le uniche a non cambiare realmente coppie, si passano i gemelli tra di loro. Mi chiedo come facciano…”
Harry si girò per vedere dove stessero, pestando così un piede a Hermione. “Accidenti hai proprio ragione” commentò poi, vedendo che Calì stava ballando con Fred e Lavanda con George.
“Finita questa tortura corriamo a vedere se sono ancora vivi” aggiunse Hermione, un po’ preoccupata. “Mi sento in colpa, forse li avremmo dovuti avvertire.”
Harry stava per rispondere che alla fine si sarebbero solo fatti una gran risata, ma l’assolo dei violini lo costrinse a lasciare la sua migliore amica, per ritrovarsi a ballare con una biondina che non aveva mai visto prima e che doveva essere più piccola di lui.
Hermione fece una giravolta per cambiare compagno e si ritrovò tra le braccia della persona che, ormai da mesi, le impediva di dormire un sonno tranquillo.
 


 
Scusate scusate scusate!
L'ho dovuto interrompere di nuovo.
Non vedo l'ora di pubblicare il prossimo capitolo, intanto spero che questo vi sia piaciuto!
Io sto adorando scrivere questa parte, anche se per certi versi è più difficile del previsto. Mi sono resa conto di non avere la più pallida idea di come descrivere un ballo e ho dovuto improvvisare. Spero sia uscito fuori qualcosa di decente.
Non voglio farvi aspettare troppo, il prossimo capitolo cercherò di farlo uscire entro mercoledì <3
Vorrei ringraziare tutti quelli che stanno continuando a mettere la storia tra le seguite, state aumentando sempre di più e mi rendete felicissima! Se potete lasciatemi un commentino, sarebbe davvero il massimo.
A prestissimo <3

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Non appena si ritrovò tra le braccia di Malfoy, gli lanciò un’occhiata carica di rabbia. Non aveva affatto dimenticato la loro ultima conversazione ed era ben intenzionata a fargli capire che se stava ballando con lui era solo perché doveva, non perché voleva.
Malfoy distolse lo sguardo e ad Hermione, per un istante, parve che stesse arrossendo. Poi riportò gli occhi su di lei e cominciarono a fissarsi. Sembrava quasi che stessero gareggiando per vedere chi sarebbe stato il primo a cedere e ad abbassare lo sguardo. Lei di certo non lo avrebbe fatto, avrebbe continuato a guardarlo negli occhi fino a che non avesse avuto la capacità di incenerire le persone con la sola forza del pensiero.
Si sentiva profondamente arrabbiata nei suoi confronti. Era stato un cafone di prima categoria, uno stupido pallone gonfiato. Una sola cosa avrebbe dovuto fare, ascoltare, eppure non era stato capace nemmeno in quello. E pensare che nell’ultimo periodo avevano parlato così tanto. Nella bolla temporale, poi, sembrava che avessero creato una connessione. Basta, non doveva più pensarci. Era il passato, lui aveva voltato pagina e lo avrebbe fatto anche lei. La vita funzionava così.
Si concentrò sui passi, cercando di non farsi distrarre dallo sguardo del biondo. Si sentiva completamente messa a nudo da quello sguardo, come se la stessero scavando nell’animo.
La presa di Malfoy era ben salda e i suoi passi erano precisi ed estremamente sicuri. Hermione si lasciò guidare da lui, anche perché era il primo partner con cui ballava che non la costringeva a prendere in mano la situazione e a trascinarlo in giro per la pista. Era, anzi, piuttosto notevole il suo livello. La velocità e il ritmo dei passi ben presto aumentarono. Sembrava che stessero ballando una danza tutta loro, come se nei loro passi confluissero tutte le parole che non erano in grado di dirsi. Le fece fare diverse giravolte mozzafiato, così rapide che per un istante Hermione pensò che sarebbe caduta, ma lui era lì ad afferrarla, per farla volteggiare di nuovo. Poi la sollevò in aria, le mani ben salde sulla vita, tirandola su come se fosse una piuma. Hermione si sentì volare. Mentre si trovava sospesa in aria tra le braccia del ragazzo, con gli occhi ancora ben fissi nei suoi, sentì il suo sguardo addolcirsi. Provò a richiamare tutta la rabbia, ma non ci riuscì. Malfoy la posò delicatamente a terra, lasciando che i suoi piedi sfiorassero appena il suolo, poi le fece nuovamente fare una giravolta, stavolta più lenta delle precedenti. Hermione si sentiva in subbuglio e sperò con tutta se stessa che le sue guance non si fossero imporporate.
Doveva ricordarsi con chi stava ballando. Il fatto che fosse un gran ballerino non cancellava il suo essere uno schifoso purosangue spocchioso, nonché un enorme cafone.
La stava continuando a fissare con quello sguardo strano. Aveva ragione Ginny: in quegli occhi non riusciva più a coglierci l’odio di una volta. C’era altro, ma non era in grado di decifrarlo. Possibile che quello che vi stava leggendo fosse paura?
Lo vide distogliere infine lo sguardo e posarlo sulla mano che era stretta alla sua. Era la mano con la fasciatura.
“Che cosa hai fatto?” le chiese, con una voce bassa e roca. Sembrava quasi che stesse facendo uno sforzo enorme per parlare. A questa domanda, Hermione sentì la stretta sulla sua vita stringersi impercettibilmente. Malfoy la stava tenendo con quella che era la sua mano fasciata.
“Era proprio di questo che ti volevo parlare l’altro giorno” gli disse, costringendolo a guardarla negli occhi e stringendo a sua volta la presa sulla spalla.
Lui sollevò lo sguardo sul suo viso. Hermione per la prima volta fu certa di quello che vi vide: Malfoy aveva paura. Non era in grado di dire di cosa, ma il guizzo dei suoi occhi era stato inequivocabile. Sentì i suoi passi farsi per un istante più incerti e la sua presa allentarsi, ma subito dopo la strinse con ancora più forza, fino a farle quasi male.
“Non mi stringere così forte” gli disse, mettendolo evidentemente in imbarazzo. Malfoy allentò di nuovo la presa e il ritmo dei passi si fece più incerto.
“Sto aspettando Granger” le disse infine, vedendo che lei non dava cenno di volergli dare una risposta.
“Cerca di essere più gentile per una buona volta, Malfoy” gli rispose a tono, come se niente fosse cambiato. Eppure qualcosa lo era: stavano ballando civilmente –ed anche piuttosto appassionatamente- insieme.
Il ragazzo digrignò i denti, ma non disse altro. Le fece anzi un lieve cenno con la testa, che Hermione volle interpretare di scusa. Stava per rispondergli, quando la musica cessò di colpo. Si guardò intorno e vide tutti gli occhi puntati su di lei e Malfoy. Si staccarono all’istante, come se all’improvviso il solo toccarsi bruciasse, e Malfoy si volatilizzò in un secondo, mentre Ginny correva da lei per portarla in salvo.
 
“Questa volta non svierai il discorso” le disse la rossa non appena trovarono il primo corridoio appartato, senza nessun orecchio indiscreto che le potesse sentire. “Che cosa c’è tra di voi?”
Lo sguardo di Ginny era fermo e determinato, le mani strette in dei pugni appena contratti. Aveva bisogno di sapere la verità, Hermione se ne rendeva conto.
“Ecco… non saprei bene da dove partire…” cominciò Hermione, cercando di prendere tempo. Non sapeva che parole avrebbe potuto usare, aveva paura che qualsiasi avesse scelto non sarebbe stata in grado di esprimere con chiarezza quello che stava succedendo.
“Te lo dico io da cosa: perché avete ballato in quel modo? Perché avete ballato come se ci foste solo voi? Perché sembravate la coppia più innamorata di tutta Hogwarts?”
Allora era così che erano apparsi visti da fuori. La coppia più innamorata di tutta Hogwarts. E ad Hermione, invece, sembrava di aver appena sostenuto uno stremante combattimento, da cui non era affatto sicura di essere uscita vittoriosa.
“Lo sembravamo davvero?” chiese, con aria titubante, avvampando e confermando così ogni dubbio di Ginny.
“Herm, ti prego, sono la tua migliore amica. Vieni tutte le estati a casa mia. Ci conosciamo da anni. Dimmi quello che non so, altrimenti non posso capire.”
Lo sguardo di Ginny lasciava trapelare tanta preoccupazione, mista ad un affetto enorme, che niente, nemmeno la più abbietta delle verità, avrebbe potuto scalfire.
Così Hermione fece un bel respiro, prese coraggio e le raccontò tutto. Le raccontò delle punizioni e di come avessero in qualche modo legato. Le raccontò della domanda appena sussurrata che il ragazzo le aveva posto, che sembrava una richiesta d’aiuto, alla quale non aveva mai risposto. Le raccontò di ciò che era accaduto nella bolla temporale, di come non si fossero lasciati la mano nemmeno per un istante. Le raccontò della penna e di come avesse scoperto solo dopo parecchio tempo che gliel’aveva regalata lui, che si era addirittura ricordato di quel dettaglio, frammento di una loro conversazione nello studio della McGrannit. Le raccontò di come dopo Natale non le avesse più rivolto la parola.
Ginny la guardava, con gli occhi sgranati, ma non la interruppe nemmeno una volta. Ascoltava tutto, in silenzio, senza esprimere giudizi, senza avere un’aria di rimprovero. Anzi, le prese le mani, stringendole forte, per farle capire che poteva andare avanti, poteva dirle tutto.
Ad Hermione si incrinò la voce. Fece un profondo respiro e proseguì. E allora le raccontò quello che mai e poi mai avrebbe voluto ammettere. Le si riempirono gli occhi di lacrime di vergogna e di frustrazione, ma le ricacciò indietro. No, non avrebbe pianto. E allora, finalmente, le raccontò del bacio che si erano scambiati. Le raccontò che lo aveva sentito sussurrare ‘perché?’ e se ne era andato via. E di come da quel momento fosse tutto cambiato, di come poi lui l’avesse evitata o trattata male ogni volta che lei cercava un contatto, impedendole di parlare. Fino al ballo di quella sera.
“Oh Herm” disse Ginny, abbracciandola forte. Hermione si abbandonò completamente a quell’abbraccio. Si sentiva svuotata, come se avesse finalmente cacciato fuori tutto quello che aveva tenuto sigillato nel petto, un pesante macigno che si andava ingigantendosi, fino a quel momento.
“Certo, tra tutta Hogwarts proprio dal furetto dovevi farti baciare” esclamò alla fine ridendo, ancora stretta a lei.
Hermione rise a sua volta. Temeva che Ginny si sarebbe arrabbiata, aveva tutte le sue buone ragioni per avercela con Malfoy, eppure era ancora lì, accanto a lei, e non la stava giudicando per ciò che era accaduto.
“So che non è quello che ti vuoi sentir dire, ma lo devi prendere di petto e ci devi parlare. Anche se non ti vuole sentire. Se vuoi ti aiuto a immobilizzarlo.”
Hermione rise di nuovo. Ginny era la migliore.
“Ora andiamo di nuovo dagli altri e godiamoci la fine di questa serata. Anche perché voglio sapere se i miei sventurati fratelli sono sopravvissuti o no. Poi domani risolviamo il Furetto-problema e soprattutto parliamo bene di quello che provi tu” la guardò di sottecchi. “Non credere che non abbia notato che hai descritto tutto in maniera estremamente oggettiva. Io voglio sapere in tutto ciò cosa vuoi tu” le disse, puntandole un dito verso il cuore.
Hermione sorrise imbarazzata e lasciò che la sua amica la trascinasse di nuovo verso la Sala Grande. Si sentiva molto più serena e pronta a continuare i festeggiamenti.
Ron ed Harry non appena le videro corsero loro incontro. “Dove eravate fine?” chiese Harry, facendo saettare lo sguardo da Ginny ad Hermione. Vedendo che sembravano entrambe molto tranquille, si rivolse poi alla migliore amica. “Herm, non per darti un pensiero in più, ma non hai idea del-”
Hermione sentì un dolore lancinante al petto, vide l’espressione piena di orrore di Harry e Ron e cadde a terra priva di sensi.




 
Come promesso ecco pubblicato il capitolo in tempo!
Spero che vi sia piaciuto, cercherò di pubblicare il prossimo entro domenica.
Ho adorato scrivere questa scena, confesso che ho un debole per i balli, sarebbe un sogno poter partecipare ad uno di questi.
Ringrazio di nuovo chi sta aggiungendo la storia alle preferite o alle seguite, vi adoro!
Se potete lasciate un commentino, è sempre gradito. A prestissimo <3

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Era tutta colpa di quella stupida mezzosangue. Era bastato un solo ballo, a malapena cinque minuti in cui non si erano nemmeno parlati, perché tutti i suoi sforzi dei mesi passati si vanificassero. Le voci su loro due giravano già da molto tempo, soprattutto tra i Serpeverde. Aveva dovuto faticare per ristabilire il suo prestigio e far capire a tutti che non gli importava nulla di una mezzosangue ed ora, in nemmeno cinque minuti, aveva rovinato tutto. Gli occhi di tutta la scuola erano puntati su loro due.
Sì dileguò in fretta, ci avrebbe pensato la Granger questa volta a mettere a tacere le voci.
Inevitabilmente, ripensò al ballo. Era stato intenso. Non pensava che la ragazza avrebbe retto i ritmo dei suoi passi, invece lo aveva seguito con naturalezza. Si chiese come facesse ad essere brava anche in quello. Quanto la detestava. Da quando l’aveva conosciuta –realmente conosciuta- gli aveva rovinato la vita. E gliela aveva rovinata perché, per la prima volta, gliela aveva resa bella.
 
“Hermione!” urlò Ginny, mentre la afferrava al volo prima che cadesse. Aveva uno squarcio sul petto e il sangue stava cominciando a sgorgare copioso, macchiandole il bel vestito.
Harry e Ron corsero verso di loro, in preda al terrore. “Che cosa succede? Che cosa succede?” cominciò a urlare Ron a ripetizione, mentre Harry tirò fuori la bacchetta, pronto ad attaccare chi aveva colpito l’amica. Ma nel corridoio non c’era nessuno.
Ginny alzò lo sguardo pieno di angoscia, capendo dove fosse il problema. “Deve essere successo qualcosa a Malfoy.”
Harry la guardò impressionato, era incredibile come la rossa riuscisse a mantenere la lucidità in un simile momento.
“Ron, porta subito Hermione in infermeria. Harry, io e te dobbiamo salvare Malfoy” disse perentoria Ginny, prendendo il controllo della situazione. Harry e Ron le obbedirono all’istante.
 
E ora che cosa avrebbe dovuto fare? Si chiese, mentre scendeva le scale. Continuare a tenerla lontano, continuare a ferirla. Rimanere arroccato nel suo status di purosangue e continuare a frequentare gente come lui. E vuota come lui.
Si odiava. Era un debole, per tutta la vita non aveva fatto altro che scappare, nascondersi dietro al suo sangue puro, senza prendere mai nemmeno una decisione, lasciando che le sue origini decidessero per lui. Ma era quello vivere?
Odiava la Granger. La odiava con tutto sé stesso. Avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro nel tempo e continuare a odiarla come la odiava da bambino, disprezzandola solo per il suo sangue. Ma ormai era troppo tardi, ormai non la odiava più in quel modo. La odiava in modo diverso, in un modo talmente forte che gli faceva male al cuore.
 
Harry e Ginny arrivarono ai dormitori senza fiato. Harry corse subito nella sua stanza, cominciando a tirare fuori dal suo baule tutte le cianfrusaglie inutili che vi aveva accatastato dentro. Ma perché non era più ordinato? Finalmente trovò la Mappa del Malandrino. Corse da Ginny, aprendola forsennatamente. “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”
Tanti piccoli puntini cominciarono a muoversi sulla mappa. Ron era quasi arrivato in infermeria, ma Harry sapeva che non sarebbe bastato. Quelle erano ferite magiche, quella che doveva essere curata non era Hermione, ma Malfoy.
“Ma dove sta quello stupido furetto?” esclamò in preda all’ansia, non vendendolo sulla mappa.
“Harry, eccolo!”
 
L’aria fredda dell’esterno gli faceva bene. Non si era nemmeno messo una giacca, ma non ne sentiva il bisogno. Lo sferzare del vento freddo sulla pelle gli appiccicava il sudore sulla camicia, ma serviva anche a sbollire la rabbia e farlo pensare più lucidamente. Prese a camminare senza una meta precisa. Voleva solo mettere il più strada possibile tra lui e la mezzosangue, anche se solo per poche ore. Voleva solo togliersela dalla testa, impresa che sembrava impossibile.
Continuava a rivivere in loop tutto quello che avevano passato insieme. Tutte le risate e gli scherzi, non quelli crudeli dei primi anni, ma quelli fatti senza cattiveria dell’ultimo periodo. E quella strana avventura in quel mondo parallelo. E quel bacio. Quel cavolo di bacio che aveva rovinato tutto. Chissà se la Granger lo sapeva che era stata il suo primo bacio. Di certo se qualcuno avesse saputo che lui, Draco Malfoy, aveva baciato una Mezzosangue e che per di più fosse stato il suo primo bacio, come minimo avrebbe dovuto cambiare paese ed identità. Non avrebbe più avuto il coraggio di guardare in faccia suo padre, né i suoi compagni di casa. Nonostante tutto, però, in un piccolo anfratto polveroso del suo cuore, non custodiva vergogna per la sua azione, ma orgoglio.
 
“Che cosa ci fa quell’idiota ai limiti della Foresta Proibita?” sbraitò Harry, correndo a rotta di collo giù per le scale.
“Quel cretino non poteva scegliere giorno peggiore per farsi ammazzare!” esclamò Ginny con rabbia, detestando con tutta se stessa quel vestito che le intralciava i movimenti. Lo tirò con una mano fin sopra alle ginocchia e si tolse le scarpe con il tacco, abbandonandole per i corridoi.
Il vento gelido dell’esterno paralizzò Ginny per un istante. Era vestita troppo leggera per una notte come quella e non aveva neppure le scarpe. L’erba bagnata la feriva ad ogni passo.
“Ginny, tu torna dentro, ci penso io” gli disse Harry, urlando per sovrastare il vento.
“Non se ne parla, non ti lascio solo” disse la rossa, proseguendo ostinata. La sua amica aveva bisogno di lei e non l’avrebbe abbandonata. Così come non avrebbe lasciato il ragazzo che amava ad affrontare da solo l’ennesimo pericolo. Questa volta non c’erano Ron ed Hermione ad aiutarlo, c’era solo lei.
Harry la guardò in un modo che Ginny non riuscì a decifrare, ma non aveva il tempo di pensare. Doveva assolutamente andare a salvare Hermione. O meglio. Andare a salvare Malfoy.
 
Quanto aveva camminato? Di certo non poco, si trovava quasi al limitare della Foresta Proibita. La luce della luna piena lo illuminava a stento, donandogli un’atmosfera spettrale. Quel luogo gli metteva i brividi tutte le volte, nonostante ormai lo conoscesse bene. Ci era anche dovuto entrare. Ad ogni modo, era meglio stargli alla larga. Fece per tornare indietro, quando sentì il suono di rami spezzati e un profondo gorgoglio provenire dalla Foresta. Si girò di scatto, per capire quello che stava succedendo, quando qualcosa di grosso, che odorava di bagnato, gli venne incontro e lo colpì al petto.
Cadde per terra, boccheggiando e cercando di riprendere aria nei polmoni. Cercò freneticamente la bacchetta, indietreggiando sulla schiena, cercando di ignorare il dolore lancinante della ferita e il sangue che stava perdendo.
Cominciò a strillare con la voce piena di panico tutti gli incantesimi che gli venivano in mente, ma non sapeva contro cosa stava combattendo. Non ci vedeva, non c’era abbastanza luce. Ma era grosso e aveva gli artigli.
Continuò a indietreggiare lanciando incantesimi, quando un’altra unghiata lo colpì di striscio sulla guancia, aprendogli un solco che prese a sanguinare copiosamente. Una nuova artigliata, questa volta sulla gamba, gli impedì definitivamente di alzarsi in piedi e camminare.
Alcuni dei suoi incantesimi stavano colpendo nel segno, ma non era sufficiente a salvarlo. Servivano solo a rallentare quel mostro, che presto avrebbe superato nuovamente le sue difese. Sentiva i sensi venirgli meno, non avrebbe retto a lungo.
Poi all’improvviso, sentì un urlo sovrastare il ringhio della bestia. “Non azzardare a farti ammazzare, bastardo di un Malfoy!”
Era la voce di Potter.
Malfoy si chiese se non fosse già morto. Poi svenne.



 
Buonasera a tutti!
Che ve ne pare? Immagino avrete già capito cosa sia la bestia che ha attaccato Malfoy, spero di essere comunque riuscita a lasciarvi un pochino sulle spine!
Caricherò il prossimo capitolo mercoledì. 
ormai sta diventando un po' un'abitudine pubblicare il mercoledì e la domenica, che dite, vi vanno bene come giorni?
Se ne preferite altri non esitate a dirmelo, cercherò di adattarmi.
Ancora grazie a chi continua ad aggiungerla tra le seguite/ preferite e ad AlbAM che recensisce sempre.
Mi scaldate il cuore, davvero!
Un bacio e a presto <3

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


“Non azzardare a farti ammazzare, bastardo di un Malfoy” urlò Harry non appena lo vide in lontananza, cominciando a lanciare incantesimi di disarmo. Ancora non sapeva contro chi si sarebbe dovuto battere, ma si sentiva più sicuro a lanciare qualche incantesimo preventivo.
La sola luce che avevano era quella della luna, ma non potevano permettersi di impegnare le bacchette con gli incantesimi di illuminazione. Se la sarebbero dovuti far bastare.
Ginny soffocò un grido non appena vide la figura che incombeva su Malfoy. Entrambi, nonostante il buio, l’avevano riconosciuta: si trovavano davanti a un lupo mannaro. Malfoy era appena svenuto e il lupo si stava avvicinando con la schiuma alla bocca e le fauci aperte.
“STUPEFICIUM!” gridò Harry con quanto fiato aveva in gola. Il lupo mannaro venne schiantato all’indietro di diversi metri, ma si rialzò subito dopo, prendendo la carica e correndo incontro a Harry.
“STUPEFICIUM!” gridò di nuovo Ginny, non appena vide che il lupo si era rialzato.
Nonostante tutti gli schiantesimi che i due ragazzi cominciarono a lanciargli, quello sembrava essere sempre in grado di rialzarsi, preso da una rabbia incontrollabile.
Prese la rincorsa e si avventò su Harry, ma all’ultimo secondo cambiò direzione, lanciandosi su Ginny. Un’artigliata la prese di striscio sul braccio, ma fu sufficiente per farle perdere di mano la bacchetta. Ginny urlò per il dolore, mentre gocce rosse fluivano copiose dalla ferita.
“PETRIFICUS TOTALUS” urlò Harry appena in tempo, impedendo il movimento al lupo, che aveva già la mascella aperta.
Ginny si tolse subito dal suo raggio d’azione e corse a recuperare la bacchetta, incespicando per il vestito e l’erba bagnata.
Harry, nel frattempo, continuava a colpire il lupo mannaro con tutti gli incantesimi che conosceva.
Alla fine gli venne un’idea. “WINGARDIUM LEVIOSA!” urlò, sollevandolo, ancora immobilizzato, a diversi metri da terra. Cercò di mantenere l’incantesimo il più a lungo possibile, facendolo volare fin sopra alla Foresta Proibita, che distava pochi metri.
“Ginny, fai apparire delle corde attorno alle zampe. Non serviranno a molto, ma ci daranno altro tempo.”
Ginny obbedì all’istante, trasfigurando l’erba in una pesante catena, che fece volare fino alle sue zampe e la strinse con forza con un incantesimo. Poi lanciò un altro incantesimo di pietrificazione e solo allora Harry lo lasciò precipitare al suolo.
Corsero da Malfoy, che era disteso sull’erba privo di sensi, in un lago di sangue. Harry si tolse la giacca e la porse a Ginny “Scusami, te l’avrei dovuta dare prima.”
Ginny scosse la testa e se la pose sulle spalle nude. Non aveva la forza per infilarsela, non riusciva più a muovere il braccio per il dolore lancinante.
Harry si accovacciò e sollevò Draco tra le braccia il più delicatamente possibile, cominciando a correre verso l’infermeria, sperando che non fosse troppo tardi. Era di un pallore mortale.
Ginny incespicava dietro di lui, sempre più lenta.
“Harry corri a portare Malfoy, io vi raggiungo”
“Non se ne parla, non ti posso lasciare in queste condizioni.”
Gli occhi di Ginny fiammeggiarono e la rossa urlò “Harry, maledizione, vai! Se aspetti qualche secondo in più potrebbe morire e con lui Hermione! Io me la caverò”
Harry gettò un’altra occhiata alla rossa, poi guardò di nuovo il ragazzo che aveva tra le braccia. Ginny aveva ragione. Con il cuore a pezzi la lasciò indietro e corse in infermeria.
 
“Oh per l’amor del cielo Potter!” esclamò Madama Chips non appena lo vide irrompere in infermeria, macchiando il pavimento con copiose gocce del sangue scuro di Malfoy, inerme tra le sue braccia.
“Curi prima lui” intimò Harry alla donna, con una vena di disperazione nella voce. Hermione era un cencio, ancor più pallida di Draco.
Madama Chips era evidentemente in confusione e non sembrava intenzionata ad abbandonare la sua prima paziente. “Dia retta ad Harry!” urlò Ron con le lacrime agli occhi e il volto sconvolto, seduto al capezzale di Hermione.
Harry adagiò Malfoy sul letto accanto a quello della sua migliore amica, urlando contro a Madama Chips di darsi una mossa. La donna, sconvolta quanto loro, se non di più perché per la prima volta nella sua carriera i suoi incantesimi erano risultati del tutto inefficaci, diede obbedientemente retta ad Harry. Cominciò a lanciare incantesimi sulle ferite di Malfoy, sussurrando a bassa voce. Non appena Harry vide che le ferite si stavano cominciando a rimarginare, corse fuori dall’infermeria, dicendo a Ron “Vado a recuperare tua sorella.”
Ron annuì, non staccando gli occhi dal viso grigiastro di Hermione.
Harry corse a perdifiato nei corridoi, seguendo la striscia di sangue che aveva lasciato al suo arrivo.
“Ginny!” urlò non appena la vide, fiondandosi incontro alla ragazza, che arrancava, stringendosi sulle spalle la sua giacca e rabbrividendo ad ogni passo. Harry le corse incontro e la strinse con tutte le sue forze. Ginny lanciò un piccolo gemito dovuto alla ferita ed Harry allentò la stretta.
Ginny sentì le gambe cederle e si accasciò per terra. Harry la sostenne e si inginocchiò insieme a lei, senza lasciarla nemmeno un istante. La ragazza era abbandonata tra le sue braccia.
“Non provare mai più a metterti in simili situazioni” le sussurrò all’orecchio, con la voce strozzata, stringendole la testa con una mano tremante. Ginny, con il viso incassato nella sua spalla, si lasciò sfuggire un sorriso misto ad un sospiro.
“Sono le stesse in cui ti metti sempre anche tu” gli sussurrò di rimando.
Harry sollevò la testa e la guardò negli occhi, serio come non lo era mai stato prima. “Ho avuto il terrore di perderti” le disse, senza nascondere il vacillamento nella sua voce.
“Non accadrà mai” gli sorrise Ginny, accarezzandogli il viso.
Un guizzo di paura brillò negli occhi verdi di Harry, mentre avvicinava sempre di più il suo viso a quello della rossa. Ginny sentiva il cuore batterle come un tamburo. Non appena le labbra di Harry sfiorarono le sue cominciò a tremare e si abbandonò completamente a quel bacio. Prima fu solo un rapido scontro di labbra, poi si schiusero e i due ragazzi lasciarono che le lingue parlassero per loro, comunicandosi tutta la paura, l’ansia e l’attesa che non avevano mai manifestato. Ginny sentì un sapore salato. Si staccò dal ragazzo e vide che una lacrima solitaria gli attraversava il volto. Gli baciò l’occhio, poi la guancia e poi di nuovo le labbra.
Harry sorrise, stringendola più forte. “Scusami se ci ho messo così tanto.”
“Se avessi saputo che per farmi baciare da te mi sarebbe bastato farmi assalire da un lupo mannaro avrei chiesto a Lupin di farlo tempo fa!” esclamò lei ridendo e ricambiando l’abbraccio.
Harry allora la sollevò al volo e lei gli cinse il collo con il braccio non ferito, appoggiando la testa alla sua spalla. “Per questa volta mi lascerò portare come una donzella indifesa, ma sappi che è la prima e l’ultima.”
Harry rise. Era sempre la solita Ginny, fiera, coraggiosa e orgogliosa. “Non ho mai pensato, nemmeno per un attimo, che tu fossi solo una donzella indifesa” le rispose, posandole un altro bacio sulle labbra.


 
Ciao a tutti!
Allora che ve ne pare?
Ginny finalmente è riuscita a baciare il ragazzo dei suoi sogni, ora devo far conquistare il loro amore anche agli altri personaggi.
Sarà un pizzichino più difficile.
Il prossimo capitolo come al solito sarà domenica.
A presto e ancora grazie a tutti coloro che mi seguono!

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Tutto attorno a lui era bianco. Era morto? Provò a girarsi, ma non aveva la padronanza del suo corpo. Poi, all’improvviso, divenne nuovamente cosciente del dolore, una scarica che lo percorse dalla testa ai piedi. Capì di essere ancora vivo, seppur per miracolo.
Che cosa era successo? Non ricordava nulla, solo l’urlo di Potter che gli intimava di non farsi ammazzare.
A fatica, mosse la testa. Si trovava in infermeria. Quanti giorni erano passati da quella sera? Non era in grado di quantificarlo, non c’era niente in quella stanza che gli potesse dare alcun indizio. Girò appena la testa e quello che vide per poco non lo fece svenire di nuovo.
A pochi letti di distanza dal suo c’era la Granger, di un pallore mortale, addormentata. Come era finita lì? La sera del ballo stava bene, più che bene. Era per colpa sua che si trovava in quello stato? Stava con Potter quando era venuto a salvarlo?
Non sapeva perché, ma sembrava stare in condizioni molto peggiori delle sue.
Aveva bisogno di risposte, di sapere quello che era successo la sera prima. Il mal di testa, però, era troppo forte, chiuse gli occhi e si riaddormentò.
 
Quando li riaprì vide che nella stanza con loro c’era qualcun altro. La prima cosa che individuò fu una massa di capelli rossi. La Piattola. Mise meglio a fuoco e si rese conto che non era lei. Peggio ancora. Era il Lenticchia. E stava stringendo la mano di Hermione.
Li fissò a lungo. Weasley non parlava, non si muoveva, non faceva niente. Si limitava a guardarla, tenendole forte la mano inerme.
Non appena notò che era sveglio e che li stava osservando, indirizzò verso di lui un’occhiata talmente astiosa che l’avrebbe potuto incenerire all’istante. Dopo un lungo minuto in cui si fissarono con odio - difficile a dirsi di chi fosse lo sguardo più tagliente - Ron abbassò lo sguardo verso Hermione. Poi lo guardò di nuovo e gli disse, sputando le parole una ad una, con tutta la cattiveria che poteva “Sarai contento ora, immagino. Guarda che cosa le hai fatto. L’hai quasi uccisa. Giuro che questa me la paghi.”
Draco lo guardò confuso. Lui non aveva toccato Hermione nemmeno con un dito. O meglio, sì, l’aveva stretta a sé al ballo, ma non era accaduto nulla di più. Di cosa era colpevole?
“Cos- io non…” provò a dire, ma Ron, gettandogli un’altra occhiata carica di disgusto, gli voltò le spalle e se ne andò, lasciandolo lì, disteso sul letto, con mille dubbi che lo attanagliavano.
 
Quando li riaprì si sentiva molto meglio. Doveva essere passato almeno un altro giorno, perché il sole era alto nel cielo. Non poteva essere più tardi di mezzogiorno. Hermione aveva ancora gli occhi chiusi e Draco si chiese se li avesse mai aperti. Sperò con tutto se stesso di sì.
Rimase a fissare il soffitto per un bel po’, cercando di non farsi divorare dal ritmo frenetico dei suoi pensieri. Tuttavia, avere la Granger nel letto accanto al suo non lo aiutava affatto. Si sarebbe voluto alzare e andare al suo capezzale, ma non era ancora abbastanza in forze per tirarsi su. Non c’era nulla che poteva fare se non guardare il soffitto e la ragazza che gli giaceva accanto.
 
Dopo un tempo che gli parve infinito la porta dell’infermeria si aprì. Una divisa dei Grifondoro di seconda mano, un viso pieno di lentiggini e dei capelli rossi. Questa volta, però, non era nessuno di cui poter essere geloso. Era la Piattola. Provò a parlarle, ma dalla gola gli uscì solo un roco gorgoglio. Quanto tempo era che non parlava? Giorni, forse anche una settimana. Tossicchiò, cercando di schiarirsi la voci.
“Ehy, Weasley” disse con un rantolo. Si trovava disgustoso da solo, sembrava uno dei vecchi fumatori che frequentavano la Tana di Porco, ma aveva bisogno di risposte.
“Perché tuo fratello dice che è colpa mia se sta così?” le chiese, guardando Hermione. Cercò di mostrare la sua solita indifferenza, ma questa volta non era sicuro di essere stato in grado di mascherare il tremito della sua voce o la preoccupazione nei suoi occhi.
“Perché lo è. E sapresti anche il perché, se solo l’avessi ascoltata quando ha cercato di parlare con te” gli rispose Ginny, con una voce tagliente quasi quanto i suoi occhi. Era seduta accanto ad Hermione ed anche lei, come il fratello, le teneva una mano. Doveva essere un vizio di famiglia.
Aveva una benda attorno al braccio sinistro. Un terribile dubbio passò per la testa di Draco, misto ad una crudele consapevolezza.
“È ferita perché è venuta a salvare me?” chiese, con voce tremante.
Ginny piegò le sue labbra in un ghigno amaro. “No, Malfoy, decisamente no. Ma sarà lei a spiegarti, non io.”
Draco la fissò a lungo e ancor di più fissò il suo braccio. “Tu però sei venuta. Insieme a Potter.”
Ginny annuì. “Già.”
Calò un silenzio imbarazzato tra di loro. “Mi dispiace per la ferita” borbottò tra i denti dopo un lungo momento.
Ginny sollevò la testa sorpresa. Un Malfoy che si dispiaceva? Fantascienza.
“Perché mi avete salvato?”
“Quando parlerai con Hermione capirai.”
Malfoy la fissò a lungo, ma non le fece altre domande. Aveva capito che non avrebbe estrapolato nessuna informazione da lei.
“Grazie” disse alla fine.
Ginny strabuzzò gli occhi. Un Malfoy che ringraziava? Quelle ferite gli dovevano aver in qualche modo intaccato anche il cervello.
“Tutto ok Malfoy? Ho sentito bene? Mi hai ringraziato? Che cosa ti sei bevuto per avermi detto una parola gentile? Forse la prima di tutta la tua vita.”
“E anche l’ultima” bofonchiò, scorbutico come al suo solito, girando la testa dall’altra parte e chiudendo gli occhi per non doverla vedere più. La rossa aveva ragione. Che gli stava succedendo? Si era completamente rammollito.



 
Forse questo capito è un po' più filler del previsto, ma dovevo metterlo. 
avrei voluto scrivere di più, ma temevo che capitoli troppo lunghi potessero non essere il massimo, anche perché io, personalmente parlando, quando mi trovo a leggere capitoli troppo lunghi al computer mi scoraggio e faccio molta fatica, perciò non ci ho messo tutto quello che avrei voluto.
Come al solito pubblico mercoledì. Vi va bene se pubblico due volte a settimana?
Se volete potrei provare a salire a tre, ma non vi assicuro nulla.
Grazie mille a tutti quelli che mi se seguono!
Un bacio e a presto <3

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


“Cosa è successo?” chiese Hermione non appena aprì gli occhi. Davanti a lei c’era Ginny, che la guardava con apprensione.
“Sono così felice che tu stia bene” le disse, non appena vide che si era effettivamente ristabilita. Le ferite si erano completamente rimarginate, così aveva detto Madama Chips, e le erano rimaste solo delle cicatrici sottilissime che con il tempo, e qualche altro incantesimo, sarebbero svanite. Malfoy era già in piedi dal giorno precedente e, seppur ancora un po’ malconcio, era già tornato nel suo dormitorio. La ragazza sarebbe stata dimessa quel pomeriggio.
Hermione si guardò attorno confusa. Non riusciva a ricordare nulla dalla sera del ballo, aveva solo brevi sprazzi di memoria nei momenti in cui si svegliava appena durante la convalescenza. Aveva visto Malfoy, una sera, seduto accanto al suo letto che stringeva con forza le lenzuola, piangendo, ma non era sicura che fosse reale. Lei, però, non aveva avuto la forza di parlare e lui non si era reso conto di nulla.
In quel momento entrò Harry in infermeria, che si diresse subito verso la sua amica. “Herm, che bello vederti con un colorito umano!” esclamò felice, poi posò un rapido bacio sulle labbra di Ginny.
Hermione li guardò con gli occhi fuori dalle orbite e un sorriso che andava da un orecchio all’altro. “Quanto tempo ho dormito?”
Ginny le sorrise di rimando, stringendo la mano di Harry e sorridendole timidamente. “Due settimane abbondanti. Ti potresti essere persa qualcosa.”
Entrò in quel momento Ron, trafelato. “Hermione, stai bene!” esclamò, euforico. Fu trattenuto dalla sorella, che gli impedì di stritolarla in un abbraccio. Ron sorrise imbarazzato al suo capezzale.
“Madama Chips ha detto che puoi uscire questo pomeriggio” le disse Ginny, felice. “Si domandava perché su di te gli incantesimi ci mettessero di più a fare effetto rispetto che su Malfoy, per questo ti sta dimettendo con un po' di ritardo.”
“Lei non sa nulla della maledizione, vero?” chiese, abbassando il tono di voce.
Harry scosse la testa. “No, non lo abbiamo detto a nessuno. Anche se credo che Silente abbia capito che c’è qualcosa sotto. Anche perché io non avrei chiesto mai di curare prima Malfoy di te.”
Hermione gli sorrise, riconoscente. Avrebbe voluto chiedere ai suoi amici come stesse, ma sapeva che non ce n’era bisogno. Le sue ferite si erano rimarginate, perciò anche quelle del biondo dovevano essere guarite.
“Che cosa è successo a Malfoy?” chiese Hermione alla fine.
“Lo abbiamo trovato al limitare della Foresta Proibita” disse Harry, cominciando a raccontare quello che era successo la notte dell’attacco. “Non so che cosa stesse facendo lì, ma è stato attaccato da un lupo mannaro.”
Hermione sgranò gli occhi. “Un lupo mannaro? Ma non pensavo vivessero nella Foresta Proibita.”
“Io non credo che viva sempre nella Foresta Proibita” disse Harry. Poteva vedere il cervello dell’amica ragionare a tutta velocità, per poi arrivare in pochi minuti alla stessa conclusione che lui aveva raggiunto in settimane di elucubrazioni.
“C’era la luna piena quella notte” disse meditabonda. “Questo vuol dire che c’è uno studente ad Hogwarts che è un lupo mannaro. Come Lupin.”
Harry annuì. “Ho pensato la stessa cosa.”
Hermione annuì. “Mi chiedo se Silente o i professori sappiano chi sia. Eppure, se era libero nella foresta, questo mi fa pensare che nessuno lo stia aiutando. Altrimenti gli avrebbero dato una pozione per controllare le sue trasformazioni.”
Madama Chips apparve in quel momento. “Potter, avevo detto massimo un visitatore! Fuori tutti quanti!”
 
Draco si guardò allo specchio. Due sottili strisce bianche gli attraversavano il petto, intersecandosi tra loro. Aveva due occhiaie scure attorno agli occhi, segno che non si era ancora del tutto ripreso.
“Perché sei finito in infermeria con la Granger?” gli chiese Zabini non appena entrò in camera.
“Potresti almeno chiedermi come sto” gli rispose Draco con alterigia, riallacciandosi la camicia.
Zabini non diede cenno di averlo sentito “Lo Sfregiato ti ha salvato, si può sapere da quando siete amici?”
“Non siamo amici e non lo saremo mai” sibilò Draco, girandosi verso Zabini, che, con un sorriso serpentesco, non dava cenno di volerlo lasciare in pace. Anzi, sembrava avvolgerlo lentamente nelle sue spire.
“Eppure ti ha salvato quella pellaccia che ti ritrovi. Forse avete legato da quando ti fai la Granger?”
Draco, senza nemmeno avere il tempo di riflettere, gli tirò un pugno sul naso. “Non osare mai più dire che mi mischio ad una Mezzosangue.”
Zabini lo guardò, sorpreso da una tale reazione. “Ma ti sei bevuto il cervello?”
“Non intendo essere insultato” disse, gelido.
Diede una spallata al suo compagno di stanza che stava entrando. “Fai più attenzione a dove cammini” gli disse ringhiando. Il ragazzo gemette, come se al solo sfiorarlo Draco avesse colpito un punto delicato. Abbassò la testa, con le guance in fiamme, e si infilò nella stanza in tutta fretta. Draco se ne andò sbattendo con forza la porta dietro di sé.
Doveva trovare la mezzosangue e farsi spiegare qualcosa in più. Aveva troppe domande a cui non era in grado di dare una risposta. Soprattutto aveva bisogno di sapere come avesse fatto la Granger a ferirsi.
Quando arrivò nel dormitorio, però, trovò Pansy ad aspettarlo con un cipiglio arrabbiato. “Perché non sei venuto da me appena ti hanno dimesso? Ti sono venuta a trovare tutti i giorni in infermeria, ma dormivi sempre. Ero preoccupata.”
“Avevo bisogno di riposo” gli rispose laconico. Sì, sapeva bene che la ragazza lo era andato a visitare spesso ed era sempre stato ben attento a non aprire gli occhi quando lei era lì.
Pansy sembrava stare sull’orlo delle lacrime, ma non si allontanò da lui, anzi, lo strinse in un abbraccio che lui non ricambiò. “Perché hai ballato con la Granger? Perché anche lei stava in infermeria? Avete una storia? Non posso credere che tu possa volere una mezzosangue, non posso crederci, non posso crederci” disse lei, con il volto affondato nel suo petto, scuotendo la testa come per scacciare quell’orribile pensiero. Era così bassa e magrolina, gli arrivava sotto al mento. La Granger, per quanto piccola, era più alta di lei, notò con freddezza.
“Ti avevo già avvertito di non fare più simili allusioni” gli disse lui, staccandola da sé. “Non ho niente da spiegarti, smettila di comportarti come se mi possedessi.”
La lasciò lì, in Sala Comune, con le lacrime agli occhi e le braccia abbandonate lungo i fianchi, a fissarlo finché non si sottrasse dalla sua vista.
 

Perdonatemi, sono la prima a non essere molto soddisfatta di questo capitolo, ma era necessario metterlo.
Capirete più avanti, spero, il perché.
Il prossimo capitolo è decisamente meglio e mi sono anche divertita di più a scriverlo.
Lo pubblicherò domenica, come al solito.
Ancora grazie a tutti quelli che mi seguono, se potete lasciate anche un commentino, anche brevissmo, mi farebbe davvero piacere.
A presto <3

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Draco non sapeva bene dove andare, non sapeva nemmeno se Hermione fosse stata dimessa oppure no. E purtroppo, non aveva modo di scoprirlo, dal momento che non aveva nessuno a cui chiederlo. Decise di andare comunque a controllare, con la scusa di avere ancora qualche dolore e di aver bisogno di maggiori cure. Che cosa avrebbe fatto nel momento in cui l’avrebbe rivista?
Cercò di prepararsi un discorso, ma qualsiasi cosa gli venisse in mente gli sembrava stupida e priva di senso. Avrebbe improvvisato, in qualche modo, ma nonostante ciò continuava a sperare che sarebbe stata la Granger a fare la prima mossa.
 
In infermeria, però, non c’era nessuno. Lo avrebbe dovuto immaginare, ma si sentì ugualmente molto stizzito. Gli sembrava che il mondo complottasse contro di lui, rendendogli la vita più complicata.
“Se non rilassi i nervi non riuscirai mai a scacciare il Gyntulus che hai sulla spalla” disse una voce dal candore innaturale.
Draco si girò di scatto. Dietro di lui c’era Lunatica Lovegood, con due grandi orecchini a forma di una qualche specie di ortaggio appesi alle orecchie e una sciarpa colorata che le avvolgeva il collo, facendola sembrare una testa fluttuante.
“Un cosa?”
“Un Gyntulus. Sono piccoli esseri che si nutrono delle preoccupazioni altrui. Se si ingrandiscono troppo possono essere molto pericolosi, dovresti lasciarli andare.”
Draco la considerava una matta, così come tutto il resto della scuola, eppure aveva centrato nel segno. Probabilmente non aveva nessun Gyn-coso sulla spalla, ma Lunatica era la prima ad aver notato che qualcosa lo preoccupasse.
“Sei venuto anche tu a vedere come stesse Hermione” gli disse con semplicità. Draco rimase sorpreso dal suo tono. Non c’era traccia di curiosità, né di presa in giro, sembrava piuttosto una pura constatazione.
“No, assolutamente” rispose, cercando di giustificarsi. “Avevo bisogno di cure.”
“Eppure mi sembri stare bene. Sai, non c’è nulla di male, nemmeno io sapevo che l’avessero dimessa. È successo poche ore fa, tutto sommato non sei molto in ritardo.”
“No, guarda che ti sbagli, io…”
“I Gyntulus si nutrono anche delle bugie che dici a te stesso.”
Draco la guardò con rabbia, stringendo i palmi delle mani. Come faceva quella svampita a sapere quello che raccontava a sé stesso?
“Tu non sai niente di me” le disse a denti stretti.
“Non ho mai detto di sapere qualcosa. Non ci conosciamo nemmeno. Io ho detto solo quello che vedo.”
Aveva ragione, di nuovo. Draco era estremamente infastidito da quella biondina dagli occhi enormi, ma non riusciva a girare sui tacchi e andarsene. In qualche modo sentiva il bisogno di parlarle, di essere ascoltato da qualcuno che non fosse uno spocchioso purosangue pronto a giudicare.
“No, non sono venuto per delle cure” ammise sconfitto.
Luna gli sorrise, posandogli una mano sulla spalla e cominciando a camminare accanto a lui. Draco non sapeva dove stessero andando, ma si faceva guidare.
“Lei sta bene, Madama Chips non dimette chi non si è completamente ristabilito” gli disse Luna, come per rassicurarlo.
“Tanto non mi importa se sta bene o no.”
“Certo che siete proprio uguali voi due. Continuate entrambi a mentire a voi stessi” commentò Luna sorridendo. “L’amore percorre sempre le vie più tortuose, immagino.”
“Cosa intendi?”
Luna sollevò gli occhi azzurri, grandi e profondi su di lui. Draco si sentì improvvisamente in soggezione.
“Anche lei non è capace di dirsi la verità. Ne ha paura in qualche modo, proprio come te. Io penso che vi facciate entrambi troppi problemi.”
Draco sentiva il battito del suo cuore accelerare, ma non lo voleva ammettere.
“Di chi stai parlando?” chiese, facendo il finto tonto. Magari aveva frainteso.
“Di Hermione Granger, ovviamente” gli disse, come se non ci fosse niente di più scontato al mondo.
Per poco Draco non si strozzò con la sua stessa saliva. Luna gli diede un paio di pacche sulla spalla, per aiutarlo a respirare di nuovo.
“E tu che ne sai di cosa passa per la testa a me e alla Granger?” chiese astioso, improvvisamente desideroso di andarsene.
Luna gli sorrise di nuovo innocentemente, ignorando il suo cambiamento di tono. “Non lo posso sapere ovviamente, solo immaginare. Anche se i vostri comportamenti sono abbastanza evidenti, mi chiedo come facciate a non rendervene conto.”
Fece una pausa e lo guardò con le labbra piegate in una linea indecifrabile. “Sai, mi sono sempre chiesta che cosa abbia visto in te, ma forse era perché non ti avevo mai realmente guardato prima. Pensavo che fossi un ragazzo cattivo. Eppure ora non credo che tu sia cattivo. Sei solo ferito. E spaventato”
Draco rimase spiazzato dalle parole della ragazza. Erano state dette con candore, senza alcuno scopo malevolo, eppure erano le parole più crudeli che gli erano state rivolte nell’ultimo periodo.
Come poteva averlo colpito così a fondo, senza conoscerlo nemmeno? Da quando era cominciata quella conversazione, Luna non aveva fatto altro che dire verità, ma loro non si erano mai parlati prima. Come era possibile che lo conoscesse di più di quanto lui conoscesse se stesso?
“Comunque siamo arrivati. Non avere paura, andrà tutto bene.”
Draco la guardò nello stesso modo in cui avrebbe guardato un folle che girava portando in braccio un orso con un tutù. “Siamo arrivati dove?”
“Davanti alla porta d’accesso per i Grifondo. È quel quadro laggiù” gli spiegò, indicando un quadro appeso sulla parete in fondo al corridoio, che ritraeva una signora grassa. Draco non si era minimamente accorto della strada che avevano percorso.
Si girò verso Luna, con lo sguardo pieno di terrore. Lei gli rivolse un sorriso incoraggiante. “Se ti serve aspetto qui con te.”
Draco scosse la testa. Che figura avrebbe fatto a farsi vedere con lei? Sarebbe sembrato un bambino che aveva ancora bisogno dell'accompagnamento della mamma. Luna gli augurò buona fortuna e se ne andò, camminando con leggerezza. Si posava appena sui talloni, sembrava quasi volare.
Draco si mise nell’ombra, ad aspettare che passasse qualcuno che gli chiamasse la Granger e le chiedesse di uscire.
 
“Wasley” chiamò, non appena vide passare la piccola Weasley per mano con Potter. Da quando Potter aveva la ragazza? Si doveva essere perso un bel po’ di cose durante la sua convalescenza.
La rossa si avvicinò a lui, con uno sguardo estremamente duro. Draco aveva sperato che parlasse per prima, ma non sembrava intenzionata a farlo. Continuava a fissarlo in silenzio.
“Avrei bisogno di parlare con la Granger” disse alla fine, tenendo gli occhi bassi.
Potter per poco non gli sputò. “Hai proprio una bella faccia tosta. Presentarti qui dopo tutto quello che hai fatto…”
Per quanto tra lui e Potter non fosse mai corso buon sangue, non l’aveva mai visto così arrabbiato, così pieno di odio nei suoi confronti. Ma mentre le altre volte sapeva bene quali erano le sue colpe, questa volta non aveva la più pallida idea di cosa avesse fatto, né di come avesse potuto ferire Hermione.
“Vi giuro che non l’ho toccata” disse tra i denti. Come potevano pensare che avrebbe potuto mai realmente fare una cosa del genere? Era sicuro che Potter lo avrebbe colpito, eppure non lo sfiorò nemmeno. La Weasley lo teneva per mano, ma aveva l’altro pugno libero. Ma, nonostante tutto l’odio che sprizzavano i suoi occhi, non lo toccò.
“Te la vado a chiamare” gli disse Ginny. “Ma se vengo a sapere che ti sei comportato come al tuo solito da cafone ignorante giuro che ti spezzo tutte le ossa” concluse, con uno sguardo e una voce che non lasciavano presagire nulla di buono. Gli diede le spalle ed entrò nel passaggio dietro al quadro, lasciandolo solo nel corridoio vuoto.
 

Ciao a tutti, questa volta sono riuscita a pubblicare con addirittura un giorno di anticipo!
Spero che questo capitolo vi piaccia.
Ho trovato interessante far avere un contatto a Luna e Draco, spero che l'idea vi sia piaciuta.
Mi sarebbe piaciuto molto parlare anche della love story di Luna, ma temo che non potrò farlo.
La storia sta già andando abbastanza per le lunghe e non vi vorrei annoiare eccessivamente.
Il prossimo capitolo come al solito uscirà mercoledì, vi aspetto.
Grazie ancor a tutti quanti, come sempre le recensioni sono ben accette, non esitate a dirmi che cosa ne pensate.
A presto!

 

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Hermione aveva il viso stanco, ma sembrava stare bene. Gli occhi le brillavano della sua solita forza e venne verso di lui tenendo il mento ben alto, quasi con alterigia.
Non emise una sola parola quando si trovò di fronte a lui, si limitò a guardarlo con astio. Lo odiava anche lei ora, constatò tristemente Draco. Era riuscito a cancellare in lei il ricordo dei piacevoli pomeriggi di punizione, ferendola in un modo che non riusciva a comprendere.
In silenzio, si voltò e la condusse verso un corridoio più isolato. Si girò varie volte per vedere se lei lo stesse seguendo, temendo che potesse lasciarlo lì. Ma le sue preoccupazioni erano infondate, lei era sempre dietro di lui.
Arrivati al termine di un corridoio cieco, il cui accesso era nascosto da un arazzo, si fermò e prese un bel respiro, pronto ad affrontarla.
Hermione lo continuava a guardare con uno sguardo enigmatico, che lo metteva enormemente in soggezione.
“Probabilmente ti avrei dovuto ascoltare quando hai cercato di parlarmi.” La Granger gli rivolse un’occhiata saccente, ma non lo interruppe. “Non l’ho fatto e ti ho ferita” strinse i pugni, cercando di non far notare il suo nervosismo. La ragazza di fronte a lui era immobile, sembrava una statua di cera. Si chiese se era così che appariva anche lui, quando si tratteneva dal manifestare le sue emozioni. “Ho bisogno di sapere che cosa è successo” la guardò negli occhi, quasi implorandola. “Per favore” disse infine.
La ragazza incrociò le braccia al petto. Per un momento Draco pensò che non avrebbe aperto bocca, ma cominciò a parlare. La sua voce era dura e le sue parole estremamente taglienti. “Quando ti ho parlato di un destino in comune, quella volta alla serra, non ti stavo parlando da ragazzina innamorata. Sai bene che io non sono una ragazzina, tantomeno innamorata di te.” I suoi occhi sembravano sprigionare fiamme, tanto erano furenti. Draco sapeva che la Granger non provava nulla per lui, ma sentirselo dire gli fece comunque male. Per quanto l’avesse negato a sé stesso, quando Hermione aveva parlato di destini, per un momento aveva pensato che lo potesse vedere come qualcosa in più di un nemico. E quando avevano ballato, gli era sembrato di aver instaurato una connessione con lei.
“Se ti ho parlato di destino in comune è perché siamo maledetti.” Diede un pugno al muro e Draco sentì un dolore improvviso pervadergli tutta la mano. Si guardò il braccio, che non si era mosso, poi alzò su di lei gli occhi colmi di paura e di sorpresa.
Lei gli rivolse un sorrisetto ironico “Ogni colpo che viene inflitto a te io lo percepisco. E lo stesso vale per te. Siamo legati, Malfoy, anche se tu sei l’ultima persona su questa terra con cui vorrei esserlo.”
Malfoy scosse la testa, incredulo. “No, non è possibile. Non ho mai sentito parlare di simili maledizioni.”
Hermione si pizzicò il braccio con forza e il ragazzo fece un passo all’indietro, portandosi istintivamente la mano all’altezza della spalla per proteggersi. Ma non c’era niente a colpirlo.
“Quindi vuol dire che quella notte, quando sono stato attaccato…”
Hermione lo interruppe, con un ghigno sul volto, diverso da qualsiasi espressione era solita avere. “Allora non sei così stupido come vuoi far credere. Già, quella notte ho sentito ogni singolo colpo.” Si alzò la manica della camicetta, mostrandogli una sottile cicatrice che le risaliva lungo il braccio. “Scommetto che tu ne hai una uguale.”
Draco annuì, cercando di metabolizzare tutte le informazioni che la ragazza gli stava dando. “Da quanto lo sai?”
“Da quando ti ho mandato quel biglietto e tu ti sei presentato circondato dai tuoi scagnozzi. Davvero coraggioso da parte tua, tra l’altro.”
Draco abbassò lo sguardo. Erano passati mesi da quel giorno. Se solo lui l’avesse ascoltata avrebbe potuto evitare tutto ciò. Sarebbe stato più attento. Ma poi si rese conto che non era così. Lui non poteva sapere quando gli sarebbe successo qualcosa. Hermione, così legata a lui, era sempre in pericolo. Soprattutto ora che Tu-Sai-Chi era tornato.
“Come puoi immaginare” continuò Hermione, pronta a dargli la stoccata finale. “Se muoio io, muori anche tu. E viceversa.”
Draco non riuscì a contenere l’angoscia. Si dovette sedere per terra, per riprendere fiato e cercare di metabolizzare quanto gli era stato detto. Si sentiva girare la testa.
Hermione rimase a fissarlo, di nuovo con le braccia incrociate al petto.
“Non c’è niente che possiamo fare per spezzare la maledizione?” le chiese, incapace di controllare il tremito della sua voce. “Sei la strega più brillante di Hogwarts, perché non hai ancora trovato niente?”
Vide gli occhi della ragazza adombrarsi, mentre parlava con una voce che quasi non sembrava più la sua. “Credi che non l’abbia fatto? Credi che non ci abbia provato a trovare un modo?”
I suoi occhi erano così cattivi, Draco per un momento non riconobbe la ragazza che aveva di fronte. Si provò ad avvicinare a lei, ma nel momento in cui le pose una mano sulla spalla, sentì un colpo spedirlo contro al muro che aveva alle spalle. Quando si riprese dalla botta vide che anche Hermione era stesa a terra. Corse da lei, senza fiato.
“Granger! Granger si può sapere che cosa ti prende? Non sei più tu!” le disse, scuotendola e tirandola su.
Hermione aprì gli occhi, che erano tornati ad essere i suoi soliti occhi color nocciola. Non c’era più quella terribile ombra scura che vi aveva intravisto pochi secondi prima. Anche la sua voce era tornata normale.
“Scusa” gli disse, con gli occhi bassi. “Quando ho cominciato a fare ricerche su ciò che era successo, sulla bolla temporale e il resto mi sono imbattuta in un libro nero. Non riesco più a controllare bene i miei pensieri da allora. C’è qualcosa di oscuro che mi sta divorando da dentro. Conosco incantesimi proibiti senza sapere come. Ho pensieri che non sono miei.”
Draco, senza rifletterci, la strinse tra le braccia. Non appena si reso conto di quello che stava facendo, la lasciò subito andare. Hermione si rialzò in fretta, sistemandosi le pieghe della gonna. Aveva il viso abbassato e Draco non era in grado di vederle il volto e dire che cosa le passasse per la testa.
“Comunque, le ricerche che io, Ron ed Harry abbiamo fatto sono servite a qualcosa. La maledizione si può infrangere.”
“Come?” chiese Draco con impazienza.
La ragazza lo guardò fisso negli occhi. “Dobbiamo realizzare il desiderio che abbiamo formulato, magari anche inconsciamente, nel momento in cui siamo entrati nella bolla temporale. Il nostro desiderio era inevitabilmente lo stesso.”
Fece una lunghissima pausa. “Il problema è che io non ho la più pallida idea di cosa abbia desiderato.”

 

 
 


Tan tan tan! 
Finalmente hanno parlato e la storia può andare avanti.
Sono felice perchè finalmente mi sono chiarita le idee e ho capito come questa storia deve finire.
Probabilmente cambierò idea altre cinquanta volte. ma più o meno so come voglio che sia il finale.
Ma tranquilli, ancora un pochino manca, non si risolverà tutto in un paio di capitoli.
Ci vediamo come al solito domenica prossima con il prossimo capitolo.
Anzi se riesco lo posto sabato, così domenica posso dedicarla agli scleri per la nuova puntata di AOT (vi giuro sono terrorizzata)
A presto <3
 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


“Stai di nuovo andando da lui?” le chiese Ginny, quando la vide sgattaiolare via dalla Sala Comune.
Hermione annuì. “Dobbiamo trovare un modo per risolvere questa situazione il più velocemente possibile.”
Da quando Hermione aveva rivelato a Malfoy che avevano un destino in comune e una maledizione da spezzare, il ragazzo aveva smesso di presentarsi da lei seguito dai suoi amichetti e di comportarsi come il peggior idiota della storia. Hermione doveva ammettere di essere rimasta piuttosto sorpresa da un simile cambiamento, ma era consapevole che lui voleva svincolarsi in fretta da lei, soprattutto considerando che, essendo la migliore amica di Harry Potter, si metteva nei guai un giorno sì e l’altro pure.
Durante le lezioni, pranzo, cena e colazione si evitavano accuratamente, stando ben attenti a non attirare l’attenzione su di loro. Ovviamente erano girate delle voci, ma si stavano dando entrambi da fare per metterle a tacere e la loro autorità di Prefetti senza dubbio li aiutava in quella missione.
La sera, però, si vedevano in luoghi nascosti per poter capire come sciogliere quella maledizione.
“Stai attenta” le disse Ginny. “Ho paura che passare tutto quel tempo con lui ti possa far male. Non dimenticarti mai di chi è veramente.”
Hermione apprezzava che Ginny, a differenza di Harry e Ron, non le avesse mai detto esplicitamente di non andare. Certo, ogni volta le ricordava che non doveva abbassare la guardia, ma era una premura che Hermione tutto sommato apprezzava. Erano Harry e Ron che non vedevano di buon occhio quegli incontri, soprattutto perché continuava a stare male per via delle voci oscure che le risuonavano in testa. Erano terrorizzati che la frequentazione con Malfoy potesse peggiorare la situazione.

“Sei in ritardo Granger” le disse Malfoy, non appena la ragazza chiuse dietro di sé la porta di una vecchia aula abbandonata. Fecero una serie di incantesimi di protezione e silenziarono la stanza, affinché nessuno li potesse trovare.
“Non rompere, sai bene che il mio dormitorio è più lontano del tuo.”
“Saresti potuta uscire prima.”
“E tu avresti potuto trovare un posto davvero a metà strada” lo rimbeccò lei.
Le sedie erano sbilenche e non sembravano essere realmente in grado di sostenere il peso di uno studente. Si sedettero su un vecchio banco ammuffito, che scricchiolò sotto di loro. Draco arricciò il naso, evidentemente disgustato, ed Hermione non riuscì a trattenere un sorriso di fronte alla sua espressione. Non appena Malfoy la guardò, però si ricompose all’istante.
“Stavi ridendo di me?” le chiese, lanciandole un’occhiataccia.
Hermione scosse la testa, ridacchiando. “Non potrei mai.”
Draco piegò le labbra in un accenno di sorriso, ma si chinò subito a cercare un libro che aveva portato con sé nella sua cartella. Hermione si rese conto che avevano appena scherzato come durante i pomeriggi dalla McGrannit. Sembrava quasi che gli ultimi mesi fossero scomparsi.
“Entrambi non ci riusciamo a ricordare che cosa abbiamo desiderato” disse Draco, recapitolando a se stesso quanto sapevano. “Ho fatto delle ricerche per conto mio e nel reparto proibito ho trovato questo tomo. Non lo so tradurre tutto, anzi quasi per niente, ma tu ce la potresti fare” le disse, tirando fuori un grosso tomo polveroso. Aveva una copertina di cuoio nero, tenuta insieme con delle cinghie dorate.
“Hai rubato un libro dal reparto proibito?” squittì Hermione, con una nota di panico nella voce.
“Sì, ma lo riporto domani, sta tranquilla” rispose divertito, vedendo la sua espressione terrorizzata.
“Dai Granger non fare quella faccia, è solo un libro.”
Hermione lo fulminò con un’occhiataccia. “Se si venisse a sapere la tua casa perderebbe centinaia di punti.”
“E anche la tua, dato che lo stiamo usando entrambi, perciò rimarrà un segreto tra noi due.”
Hermione sbuffò e si avvicinò a lui per cominciare a decifrare il libro. Lo aveva aperto ad una pagina che raffigurava la roccia che avevano trovato al centro del labirinto. Il libro era scritto in rune molto antiche e c’erano molte macchie di umidità che avevano in parte mangiato le parole, ma era sicura che sarebbe stata in grado di decifrare la maggior parte del testo.
Si mise il libro sulle gambe e cominciò a leggerlo.
Come ogni volta nell’ultimo periodo, la testa cominciò a pulsarle dolorosamente. Cercò di ignorare il dolore, non poteva fare la figura della debole di fronte a Malfoy.
Strinse i denti e continuò a decifrare. Sentire lo sguardo del ragazzo fisso su di lei la faceva sentire in soggezione, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva.
“Che cosa dice?” le chiese Draco dopo essere stato per un po’ in un silenzio tombale. Si era avvicinato pericolosamente a lei per sbirciare sul libro, Hermione poteva sentire i suoi capelli sottili solleticarle una guancia.
“Per il momento niente che non sapevamo già. Siamo finiti nella bolla temporale perché avevamo questo benedetto desiderio in comune.”
Malfoy sbuffò di frustrazione. “Sei proprio sicura di non sapere che cosa desideri?”
“Non è questione di non sapere cosa desidero io, ma cosa desideriamo entrambi. Ne abbiamo già parlato, non mi sembra sia servito a molto.”
Era vero, ne avevano discusso a lungo nelle sere precedenti, spesso anche rivolgendosi rispettivamente parole poco carine sulla stupidità dell’altro, ma non erano riusciti a trovare alcuna conclusione. Non avevano assolutamente nulla in comune.
“Potresti pensarci meglio” sibilò lui. Hermione notò che erano davvero troppo vicini. Era lei che si stava facendo strane paranoie o i loro visi erano davvero ad un soffio?
“Potresti farlo anche tu. Io ti ho detto chiaro e tondo cosa desidero, tu invece non hai fatto altro che cambiare discorso.”
Draco distolse lo sguardo dagli occhi della ragazza, che rincarò la dose. “Allora Malfoy, si può sapere cosa desideri?”
“Il potere” le disse lui con asprezza, fissandola di nuovo negli occhi. Eppure, nella sua voce c’era stato un impercettibile vacillamento.
“Piuttosto banale. Solo quello?” continuò, non distogliendo lo sguardo.
Erano vicini, troppo vicini. I loro nasi per poco non si scontravano, ma nessuno dei due sembrava intenzionato a cedere ed allontanarsi.
“La gloria” aggiunse Draco.
“Continui ad essere banale” disse Hermione. Il mal di testa le era continuato ad aumentare, quasi le sembrava che stesse per esplodere. “Sei solo un codardo che non sa ammettere che cosa vuole. Abbi un po’ di coraggio nella vita.”
A chi stava parlando realmente? A se stessa o al ragazzo che aveva di fronte?
Draco impallidì, ingoiando un boccone amaro. “Non mi sembra che tu sia in grado di dirlo più di me” ribatté con freddezza. “Smettila di ergerti a coraggiosa solo perché sei Grifondoro, non credere di essere così diversa da me. Nemmeno tu sai cosa vuoi davvero” disse, insistendo sull’ultima parola.
Hermione si sentì profondamente insultata, senza nemmeno saperne bene il motivo. Alla fine Malfoy si era solo limitato a rigirare la frittata, non le aveva detto niente che lei già non sapesse. Eppure sentì crescere in petto una rabbia cieca, che non riusciva a controllare. Le sfuggì un gemito dalle labbra e involontariamente si portò le mani alla testa. Pensieri crudeli le si affacciavano alla mente e la stanza attorno a lei sembrava essere scomparsa. Si ritrovava circondata da un vortice di parole e di incantesimi oscuri, rune antiche che le passavano davanti agli occhi e che lei, inspiegabilmente, riusciva a comprendere.
C’era troppo rumore nella sua testa, non riusciva più a capire chi fosse, né dove fosse. Cominciò a urlare per sovrastare tutte quelle voci, ma dalla sua gola le sembrò che non uscisse nemmeno un flebile suono.
Sentì due braccia avvolgersi attorno a lei, mentre una voce ovattata, che sembrava di stare anni luce, chiamava il suo nome.
“Granger smettila! Non fare così. Granger! Hermione, ti prego…” stava dicendo Draco, che la teneva stretta, con gli occhi pieni di paura.
Hermione riaprì gli occhi tra le sue braccia. Con una mano le sosteneva la testa, mentre il suo corpo era completamente adagiato su di lui. Hermione si tirò su in fretta, allontanandosi da lui.
Draco era sconvolto e ad Hermione parve di vedere l’accenno di una lacrima all’angolo dell’occhio. Guardò meglio e si rese conto che se lo doveva essere immaginato.
“Granger, è perché ti ho fatto leggere il libro?” le chiese, con la voce piena di quella che sembrava essere preoccupazione.
Hermione annuì in silenzio.
“Si può sapere perché lo hai letto allora? Potevi dirmi semplicemente che ti avrebbe fatto male.”
Hermione rimase piuttosto sorpresa dalla sua reazione. Non era in grado realmente di dire che cosa provasse, ma sembrava arrabbiato. Era strano vederlo in quello stato, non più composto e impostato come al suo solito, né protetto dietro l’indifferenza di battute sarcastiche.
“Pensavo di potercela fare.”
“E se non fossi riuscito a calmarti? Che cosa sarebbe successo allora?”
Il suo tono accorato sprigionava apprensione. “Non lo so, ma non ti dovrebbe importare. Sono affari miei se mi spingo oltre i miei limiti” rispose con durezza.
Le guance di Draco divennero scarlatte. Era la prima volta che Hermione lo vedeva in quello stato. Sembrava quasi umano.
 “Sei solo una stupida” le disse, alzandosi di scatto, riprendendosi il libro e uscendo all’istante dalla stanza. Hermione rimase lì, sola, completamente spiazzata dal comportamento del ragazzo.





 

Ciao a tutti!
Ci tengo a fare subito un piccolo chiarimento, perché mi rendo conto che con la doppia maledizione è tutto un po' più intricato.
Draco non prova dolore quando Hermione soffre per la maledizione (non quella del desiderio in comune, l'altra).
Questo accade perché quello di Hermione non è un dolore fisico, quanto piuttosto mentale. E la maledizione della bolla temporale collega i corpi, non le menti.
Spero sia tutto più chiaro nel caso qualcuno potesse essersi fatto venire qualche dubbio.
Purtroppo avendo cominciato questa storia anni fa, non mi ricordo se quando ho parlato della bolla ho effettivamente chiarito questi punti, perciò l'ho fatto ora.
Giuro che correggerò i primi capitoli, che so che non erano un gran che, ma preferisco prima finire di scrivere questa storia, perché so che se mi metto a correggere va a finire che la abbandono di nuovo e vorrei evitarlo ;)
Grazie a tutti quelli che mi leggono, se volete/potete lasciatemi un parere, lo apprezzo molto.
Prossimo capitolo come al solito ci sarà mercoledì.
Un bacione

Ika

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


Draco non si fece più vedere in giro per tutto il giorno successivo, né si presentò al loro solito appuntamento.
Hermione era piuttosto sorpresa dal suo comportamento, ma aveva troppe novità a cui pensare per concentrarsi davvero sul biondo. La mattina dopo, infatti, si svegliò con il parlottare fitto fitto di Lavanda e di Calì. Non ebbe la prontezza di afferrare quello che stavano dicendo che già erano scese in Sala Comune. Sembravano felici come due pasque ed Hermione si chiese che cosa si fossero inventate questa volta. Effettivamente nell’ultimo periodo, probabilmente anche per colpa della sua reclusione in infermeria, non aveva avuto modo di informarsi se i loro piani fossero andari a segno oppure no. Decise che quel giorno avrebbe indagato.

Nella Sala Comune c’erano Ron ed Harry stravaccati su due poltroncine. A giudicare dalla loro espressione presa stavano certamente discutendo di quiddich.
“Oh Hermione eccoti!” le disse Harry non appena la vide. “Come è andata ieri sera con il furetto platinato?”
Hermione abbozzò un sorriso, ripensando alla disastrosa serata che aveva passato. “Non siamo riusciti a scoprire niente di nuovo” disse alzando le spalle e accoccolandosi sul bracciolo della poltroncina. “Temo che di questo passo non riusciremo a risolvere un bel niente.”
“Dovresti semplicemente smettere di vederlo e abbandonarlo al suo destino” bofonchiò Ron.
Hermione alzò gli occhi al cielo. “Ti ricordo che il suo destino è anche il mio. Prima riesco a spezzare la maledizione e meglio è.”
“Sì, ma non ha senso che passi tutto quel tempo con lui.”
“Che c’è sei geloso?” lo canzonò la sorella, che era appena arrivata. Harry si tirò su e lasciò che si sedette sulle sue ginocchia, posandole un bacio sulle labbra.
Ron divenne scarlatto. “Almeno evitate di fare queste cose in pubblico.”
Hermione rise di gusto. “Dai Ron, è solo un bacetto. Non è sconvolgente nemmeno per me.”
“Dici così solo perché non è tua sorella a farlo” sbuffò lui, distogliendo volontariamente lo sguardo.
Hermione sorrise sotto i baffi, scuotendo la testa. Ron era incorreggibile.
“Non ho più avuto modo di chiedervelo, Fred e George escono ancora con le loro accompagnatrici del ballo?”
“Perché lo stai chiedendo?” chiese Ron, improvvisamente sospettoso, come se fosse stato punto sul vivo.
“Così, per curiosità” rispose Hermione e Ginny le lanciò un’occhiata divertita. Ron la notò e il suo volto si rannuvolò di colpo.
“George continua stare con Angelina, invece Fred mi sembra che non esca più con la mora. Non mi ricordo come si chiamasse.”
“Non mi piace quando si parla di me in mia assenza” disse Fred, apparendo alle loro spalle e dando uno scappellotto a sua sorella. “E comunque si chiamava Wendy, una delle creature più fastidiose su questa terra. Ma non ditele che ve l’ho detto.”
Ginny ed Hermione si lasciarono sfuggire un risolino. “Quando ti sistemerai finalmente con qualcuna?”
“Non vedo perché dovrei farlo” rispose lui ridendo di gusto. “Pensa a tutte le poverette che si struggerebbero se sapessero che sono definitivamente e inesorabilmente impegnato!”
“Immagino, poverette, come potrebbero vivere con un tale peso sul petto!” esclamò Hermione, alzando gli occhi al cielo divertita.
“Hai centrato il punto mia cara!”
Harry rise di gusto. “Pensa che scemo che sono stato a togliermi dalla piazza”
Ginny gli lanciò un’occhiataccia e lui si affrettò ad aggiungere. “Ma sono felice di averlo fatto perché ho conquistato la più bella di Hogwarts”
Fred mimò un conato di vomito. “Bleah Potter, sei proprio pietoso. Ginny, che incantesimo gli hai imposto?”
Stavolta fu Ginny a ridere e scuotendo i capelli rispose vezzosa. “Oh beh, ho sbattuto gli occhioni che mamma mi ha dato.”
“Dovrebbe imparare anche Ron a sbattere gli occhioni un po’ di più” commentò Fred, che si divertiva a tormentare il fratello.
“Che cosa c’entro io?”
“Assolutamente niente, penso solo che si arrivata l’ora che tu ti faccia una ragazza. Comunque ora perdonatemi, ho un appuntamento con una bella Tassorosso del settimo anno” disse orgoglioso, sistemandosi la cravatta.
“Wow, addirittura più grande” commentò Hermione. “Sono profondamente ammirata.”
“Sai com’è, quando uno ha charme” commentò, gonfiandosi come un pallone.
“Mi chiedo quanto ci metterai a farla scappare.”
“No no sorellina, chiariamo una cosa. Sono io che scappo da loro, non il contrario” disse, sorridendo sornione. “E ora addio sul serio, sono già in ritardo!”
Hermione rise di nuovo. Però era piuttosto sorpresa. Era convinta che Lavanda e Calì fossero riuscite nei loro intenti, invece evidentemente non era così.
Un ticchettio sulla finestra attirò l’attenzione dei quattro amici. Un gufo nero stava picchiettando impazientemente sul vetro, chiedendo di entrare.
Ron si alzò e la andò ad aprire. Fece per slegare il bigliettino dalla zampa del gufo, ma questo lo beccò e volò tra le braccia di Hermione.
“Chi te lo manda?” bofonchiò Ron, chiudendo la finestra da cui entrava un vento gelido e andandosi a risedere.
“Malfoy” disse, riconoscendo la scrittura.
“Che cosa dice?” le chiese, con un tono volutamente neutro.
“Di vederci alla solita ora, davanti al bagno dei maschi del settimo piano.”
“Al bagno dei maschi!?” chiese Ron quasi urlando.
Hermione lo guardò allibita. “Ron che ti prende? Si vede che avrà scoperto qualcosa, che ne so. Non penso che faremo la nostra seduta al bagno.”
Solo dopo Hermione si rese conto del doppio senso che si potesse vedere in ciò ed arrossì violentemente, cosa che fece alterare ancora di più Ron. “Se poi ti succede qualcosa non venire a piangere da noi” le disse duro, alzandosi e girandosi su tacchi. “Al bagno dei maschi… con Malfoy… deve essere impazzita” borbottò tra sé mentre se ne andava via.
“Ma che gli è preso?” chiese Hermione guardandolo stralunata.
Harry ignorò la sua domanda. “Se vuoi ti posso accompagnare se non ti senti al sicuro.”
“Ma no Harry, non ti preoccupare. Non mi può fare niente, ricordi?”
Harry annuì. Quella era forse l’unica cosa positiva di tutta quella storia.
“Piuttosto, posso prendere il tuo mantello? C’è un bel po’ di strada da fare e non mi vorrei far scoprire.”
“Certo” le disse Harry. “Ma non metterti nei guai e allontanati da lui se ti sembra farsi pericoloso.”
Hermione sbuffò. “Harry, non sono una bambina. E lui, per quanto sia un idiota, non è un pazzo maniaco.”
 
Draco era sulla soglia della porta, che si guardava attorno con apprensione.
“Pss, sono qui” gli disse, scoprendosi la testa. Draco per poco non cacciò un urlo. “Mamma mia che fifone” commentò Hermione, togliendosi il mantello.
Draco la guardò con gli occhi sgranati. “Allora è così che tu e Potter riuscire ad andare dove volete.”
“Già.”
“Certo non è proprio giusto… se lo sapesse Silente…”
“Silente lo sa benissimo, quindi non fare quella faccia da ricattatore.”
“Non ho la faccia da ricattatore” disse piccato.
“Avevi il tuo solito ghigno di quando pensi a un modo per metterci in difficoltà.”
“Io non faccio ghigni.”
Hermione gli lanciò un’occhiata piuttosto eloquente e lui si zittì. Hermione era piuttosto sorpresa da come tutti i dissapori dell’ultima sera fossero improvvisamente scomparsi.
“Perché mi hai chiesto di vederci qui?” gli chiese.
“Cosa c’è qui vicino?”
“Non lo so” disse Hermione confusa.
“Non fare la finta tonta, so benissimo che la usate per le vostre riunioni segrete”
Hermione arrossì, capendo all’improvviso quello a cui si stava riferendo. “E tu come la conosci?”
“Non sei l’unica a girare per questa scuola e fare cose proibite, Granger.”
“Io non faccio cose proibite…” cominciò a dire Hermione, ma si zittì perché si rese conto che era una bugia bella e buona. Aveva fatto un sacco di cose proibite, fin dal suo primo anno.
“Che cosa vuoi fare nella Stanza delle Necessità?” gli chiese, facendogli cenno di andare sotto al mantello. “Così non corriamo alcun rischio” spiegò quando vide che la stava guardando con aria dubbiosa. Draco non si oppose e si fece vicino a lei. Hermione si sentì le guance andare in fiamme e tenne ostinatamente lo sguardo fisso di fronte a sé, terribilmente a disagio. Stare così vicina a Malfoy la metteva in soggezione come mai si era sentita prima. “Allora?” gli chiese, notando che non aveva ancora ricevuto risposta.
“Ti libererò da ciò che ti fa sentire quelle voci” le disse, con uno strano luccichio negli occhi. “Ma ti dovrai fidare di me.”




 
Ho pubblicato in anticipo e sono piuttosto felice di questo!
Sono giorni davvero pesanti, in cui lo studio mi sommerge,
ma dato che sono un'ottima procrastinatrice, eccomi qui a pubblicare un nuovo capitolo invece di studiare.
Spero che vi sia piaciuto, ci vediamo domenica prossima!

 

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


La stanza che si schiuse di fronte a loro sembrava la cripta di un mago oscuro. Era immersa in una semioscurità, illuminata solo da poche candele. Gli scaffali erano ricolmi di boccette contenenti strane sostanze non ben identificabili, oltre a svariati ingredienti piuttosto disgustosi. In un angolo erano accatastati diversi calderoni, mentre su un tavolo di legno erano posati libri dalla copertina consunta.
Draco andò diretto verso uno di quei libri e, dopo averlo sfogliato fino alla pagina che gli serviva, prese tutti gli ingredienti necessari e si mise a trafficare attorno a un calderone.
“Sminuzzami la radice di Mandragola” ordinò ad Hermione, senza nemmeno sollevare la testa.
“Mi piacerebbe sapere che cosa stai facendo” ribatté lei, leggermente infastidita per non essere stata resa partecipe di quanto stava avvenendo.
“Una pozione, ma è solo per sicurezza, non la voglio davvero usare” le rispose Draco, spremendo con diligenza quella che ad Hermione parve una pustola di drago. Era un ingrediente estremamente raro e costoso, non le era mai successo di dover preparare una pozione che ne avesse bisogno.
“Intendi dirmi altro?”
Draco mischiò con attenzione il pus della pustola con il polline della stella blu, un fiore altrettanto raro che sbocciava solo una volta ogni cinque anni. “Ho fatto delle ricerche per la tua maledizione” disse infine, continuando a girare il mestolo nel calderone e non perdendo nemmeno un passaggio. “Hai evidentemente toccato un oggetto maledetto e ora quell’incantesimo ti sta corrodendo. Venivano usati incantesimi del genere per far passare i maghi al lato oscuro, divorava la loro bontà. Tu hai resistito fin troppo per essere ancora buona” continuò, piegando le labbra in un sorriso pieno di amarezza.
Hermione sobbalzò. “Non ho mai sentito parlare di questi incantesimi.”
“È normale così” bofonchiò Draco, lasciando cadere tre gocce di una sostanza densa e giallastra nel calderone, che fece improvvisamente ribollire la pozione. “Solo i seguaci di Tu-sai-chi ne erano a conoscenza e nessuno ha mai fatto trapelare queste informazioni. Erano impediti da un incantesimo. È per quello che mia madre mi ammoniva sempre di non toccare mai niente di cui non conoscessi la provenienza.”
Ad Hermione parve di vedere di nuovo quel sorriso pieno di dolore che aveva cominciato a conoscere. Era poco più di un ghigno, una lieve piega che le sue labbra sembravano prendere quasi involontariamente.
Avrebbe voluto fargli altre domande, ma decise di aspettare. Non voleva forzarlo in un momento che sembrava così delicato. “Una volta non le ho obbedito e ho toccato qualcosa di maledetto” proseguì infatti. “Avrò avuto circa cinque anni. Sono stato divorato dagli incubi per circa una settimana, poi mia madre ha intuito che cosa dovesse essere successo.”
Hermione notò che aveva stretto la presa attorno al mestolo e stava faticando a parlare come se stesse inghiottendo un boccone amaro. Provò un improvviso getto di pena per quel ragazzo, che doveva aver patito molto di più di quanto lei avesse mai creduto. Era convinta che avesse vissuto sempre una vita da bambino viziato e privilegiato, invece più ci parlava più si rendeva conto che il passato di Draco Malfoy era pieno di ombre che gravavano ancora su di lui.
“C’è un incantesimo apposito per spezzare questa maledizione. Ma fa male. Sentirai dolore e probabilmente lo sentirò anche io” terminò, lapidario.
Tra di loro calò il silenzio, evidentemente il momento delle confidenze era finito. Hermione, anzi, era fin troppo sorpresa da quanto aveva scoperto.
“Deve finire di raffreddarsi, poi se ti senti pronta possiamo procedere.”
Hermione annuì, guardando il contenuto del calderone con curiosità. Non riusciva a riconoscere quella pozione e si sentiva piuttosto infastidita dalla sua mancanza. Aveva riconosciuto alcuni ingredienti, ma non li aveva mai visti usati tutti insieme.
“La pozione a cosa serve?” chiese infine, cercando di mascherare il disagio che stava provando in quel momento nel dover ammettere che ci fosse qualcosa che non conosceva. Draco, tuttavia, non sembrò farci caso. “Se dovessi fallire nel fare l’incantesimo quella è l’unica cosa che ci potrebbe salvare.” Dopo aver guardato il volto preoccupato della ragazza si affrettò ad aggiungere: “ma tranquilla che non servirà, ci tengo a tenerti in buona salute.” Piegò le labbra in quello che doveva essere un sorriso, a cui Hermione si sforzò di ricambiare. Draco non era affatto bravo a fare battute, e non era nemmeno sicura che quella lo fosse, ma stare al gioco le sembrava il migliore modo per allentare la tensione. Nonostante lui si mostrasse sicuro di sé era impossibile non cogliere il tremolio preoccupato della sua voce.
“Pronta?” le chiese, ponendosi dritto di fronte a lei con la bacchetta sguainata.
Hermione sentì un brivido freddo correrle lungo la schiena, ma annuì. “Faresti meglio a sederti” le disse il ragazzo e lei obbedì. Non era sicura di fidarsi di lui, c’erano troppe cose che non sapeva: non conosceva l’incantesimo, né la pozione, non sapeva che cosa si sarebbe dovuta aspettare, né quanto dolore avrebbe provato, ma perlomeno era sicura che Draco non aveva alcun interesse nel danneggiarla.
Lo vide muovere la bacchetta con movimenti precisi, sussurrando parole a voce così bassa che non riuscì a comprendere altro che un lontano bisbiglio. Aveva gli occhi fissi nei suoi, decisi e concentrati ed era estremamente diverso dal ragazzo a cui mesi prima aveva dato ripetizioni di Trasfigurazione.
Un improvviso dolore la pervase. Sentì la testa esploderle, come se mille trapani la stessero colpendo in contemporanea. Poi il dolore si diffuse al cuore e allo stomaco e si ritrovò raggomitolata per terra. Sentì Draco gemere e, attraverso il velo delle lacrime, lo vide cadere in ginocchio digrignando i denti, ma non per questo smise di portare avanti l’incantesimo. Il dolore lancinante si diffuse in ogni fibra del suo corpo e, proprio nel momento in cui Hermione pensò che non ce l’avrebbe fatta a sostenere tutto ciò un istante di più, il dolore cessò di colpo.
Boccheggiando, cercò di far entrare un po’ d’aria nei suoi polmoni. Si tirò su a fatica, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
Draco si trascinò fino a lei. Le scostò una ciocca impregnata di sudore dal volto ed Hermione rabbrividì sotto il tocco delle sue dita gelide. Draco aveva il volto pallido e distrutto ed Hermione immaginò che non fosse altro che un riflesso del suo. “Come ti senti?” le chiese, guardandola con uno sguardo pieno di apprensione.
“Non saprei.”
“Appena te la senti prova a leggere qualcosa o a pensare a qualcosa di brutto.”
Hermione annuì, ancora troppo debole per parlare. “Grazie” sussurrò con un filo di voce. Draco non le rispose e si limitò a farle un cenno imbarazzato con il capo.
Hermione era sorpresa che Draco si fosse sottoposto a una tale tortura, probabilmente rivivendo anche dei terribili ricordi della sua infanzia, solo per aiutarla. Se qualcuno gli avesse detto un anno prima che Malfoy l’avrebbe aiutata spontaneamente gli avrebbe riso in faccia.
Appena sentì il battito del suo cuore stabilizzarsi e le gambe smettere di tremare, si rialzò a fatica e si diresse verso il tavolo pieno di libri. Prima di afferrarne uno si fermò e si girò verso Draco. Lui fece un cenno con la testa, come se avesse già capito quale fosse la sua perplessità. “Non ti preoccupare, a Hogwarts non ci sono libri maledetti. Silente non lo permetterebbe.”
Hermione allungò quindi una mano e aprì il primo libro della pila con fare esitante. Non sentì niente. Provò a leggere quello che vi era scritto sopra. Parlava dei vari effetti che la valeriana poteva avere sugli uomini e sugli animali. Lesse tutto il capitolo e notò con sorpresa che non sentiva più alcuna voce. Non aveva più alcun impulso malvagio, la testa non le doleva minimamente.
“Allora?” le chiese Malfoy. Hermione sussultò, non si era accorta che l’aveva raggiunta e che le stava alle spalle.
“Mi sembra di star bene” rispose Hermione con un sorriso timido. “Grazie ancora.”
Malfoy fece un gesto annoiato con la mano, come a dire che non era stata chissà che fatica. “Ho bisogno di riposare, andiamo a dormire.”
Hermione annuì in silenzio. “Aspetta, vieni anche tu sotto al mantello. Ti accompagno fino al tuo dormitorio” gli disse, afferrandolo per una manica prima che uscisse dalla Stanza delle Necessità.
Malfoy sollevò un sopracciglio ed Hermione si affrettò a lasciarlo. “Non voglio che tu corra il rischio che Gazza ti veda. Soprattutto perché questa sera sei venuto qui per me” spiegò.
Il ragazzo non protestò e si infilò sotto al mantello insieme a lei. Hermione poteva sentire il suo fiato sul suo collo, mentre camminavano lentamente per i corridoi deserti, e una vampata di calore le fece diventare le guance incandescenti. Perché stare accanto a Malfoy le faceva quell’effetto? Si sentì davvero stupida e si ripromise che da quel momento in poi si sarebbe impegnata il più possibile a spezzare la maledizione, così da potergli finalmente stare alla larga. Era la cosa migliore per tutti.
“Domani ti mando con il gufo il libro che hai provato a decifrare l’ultima volta che ci siamo visti” le disse dopo cinque minuti di imbarazzante silenzio. Hermione fu estremamente grata che avesse tirato fuori un argomento di cui parlare, la vergogna la stava mangiando viva.
“Puoi anche darmelo in classe” disse lei, pensando a quanta fatica avrebbe fatto il povero gufo a portare un tomo così pesante.
Draco la guardò come se avesse detto un’immensa scemenza. “Considerando le voci che girano su di noi non mi sembra proprio il caso.”
“Che voci girano?” chiese Hermione, cadendo dalle nuvole.
Draco strabuzzò gli occhi. “Mi stai dicendo che i gossip non sono ancora arrivati da voi Grifondoro?”
Hermione scosse la testa, un po’ preoccupata. “Cosa dicono?”
Draco divenne color porpora e si toccò con un gesto imbarazzato la cravatta, allentandola appena. “Allora?” chiese di nuovo Hermione.
“Che… io e te… ecco… ci frequentiamo. Per dirla in termini family friendly.”
Hermione avvampò all’improvviso, aprendo la bocca per la sorpresa. “Cosa!? Ma è una follia.”
“Già” rispose Draco, più lapidario del solito.
Forse, pensandoci bene, non era così folle come ipotesi, si disse Hermione, continuando a camminare appiccicata a lui. Le venne il sospetto che Ginny avesse contribuito a impedire la diffusione delle voci tra i Grifondoro.
“Ho cercato di mettere a tacere le voci, ma è più difficile del previsto. Soprattutto perché siamo stati in infermeria insieme e ci ha salvati Potter” disse, serrando i denti. “Tutti credono che dopo il ballo… ecco, come dire… ci siamo appartati.”
“Oh” commentò Hermione, diventando se possibile ancora più rossa. “Da quanto vanno avanti queste voci?” chiese, non sicura di voler conoscere la risposta.
“Da quando siamo usciti dalla bolla temporale” rispose secco Draco.
“Ah.”
Ad Hermione sembrava di non essere in grado di emettere altro che monosillabi. Se avesse saputo di queste voci probabilmente avrebbe evitato Malfoy come la peste.
“È per questo che mi evitavi?” chiese con un filo di voce, dopo altri abbondanti minuti riempiti solamente dal silenzio e dal frullare vorticoso del suo cervello nel tentativo di ripercorrere in pochi istanti quello che era successo negli ultimi mesi.
 “Hanno contribuito a tenermi lontano” annuì lui.
“Potevi rendermene partecipe” lo rimproverò Hermione. “Ti avrei aiutato a metterle a tacere. E comunque potevi evitare di fare il cafone.”
“Sì, lo so” bofonchiò Draco.
Hermione si chiese come fossero arrivati a quel grado di confidenza. Gli sembrava di star parlando con un amico, con una persona affidabile, invece del suo vecchio nemico.
Continuarono a camminare in silenzio. Hermione poteva sentire il respiro del ragazzo accanto a lei e si chiedeva se lui potesse sentire il battito del suo cuore, che aveva inspiegabilmente cominciato ad accelerare. Pregò che non lo sentisse.
Arrivarono di fronte alla Sala Comune dei Serpeverde.
“Buonanotte” si lasciò sfuggire Hermione.
“Notte” rispose il ragazzo arrossendo lievemente.
Erano così vicini, ad un soffio. Hermione si chiese se l’avrebbe baciata di nuovo. Non era sicura che si sarebbe ritratta nel caso in cui fosse avvenuto. Si guardarono pieni di imbarazzo per qualche istante, poi Draco scivolò fuori dal mantello.
“Burrobirra” disse, e il muro di pietra scivolò di lato. Hermione intravide delle poltroncine verdi e una luce soffusa, poi il muro si richiuse dietro le spalle del ragazzo.
 
Hermione stava per tornare in Sala Comune, quando all’improvviso le venne un’idea. Si ricordò di quanto le aveva raccontato Harry al primo anno e si chiese come fosse possibile che nessuno di loro ci avesse ancora pensato. Se voleva sapere che cosa realmente desiderava c’era un solo modo per scoprirlo: lo specchio di Erised. Sentì il cuore balzarle in gola per quell’idea. Forse sarebbe riuscita a scogliere quel mistero e sarebbe stata libera. Girò nel castello per circa un’ora, sicura che fosse lì da qualche parte, doveva solamente trovarlo. Alla fine, vicino ai sotterranei, trovò una stanza vuota e polverosa. Vi entrò con cautela. All’interno tutti i mobili erano ricoperti da lenzuoli bianchi, ormai ricoperti di polvere. Hermione si avvicinò a un lenzuolo al centro della stanza e lo tolse delicatamente dall’oggetto che custodiva. Non si era sbagliata. Davanti ai suoi occhi si palesò uno specchio alto e finemente intarsiato, con una scritta incisa su di esso: Emarb eutel amosi vout linon ortsom. Hermione chiuse gli occhi e prese un bel respiro. Quando li riaprì sentì tutto il suo corpo gelarsi e allo stesso tempo sentì le guance infuocarsi. Mai avrebbe creduto di poter trovare nello specchio qualcosa di simile, non era possibile che lei desiderasse quello che vi aveva visto, non era sicura di volerlo accettare. No, doveva essersi sbagliato. Ricoprì lo specchio in fretta, accasciandosi sul pavimento presa dallo sconforto. Ciò che vi aveva visto, oltre ad essere assurdo era anche irrealizzabile. Come poteva essere una ragazzina tanto sciocca? Come aveva fatto ad arrivare a quel punto senza nemmeno rendersene conto?
Tornò alla Sala Comune lasciandosi guidare dai suoi piedi, la mente era fissa su ciò che aveva visto.
Perché? Perché doveva essere tutto così difficile?
Desiderò poter continuare a odiare Malfoy come l’aveva sempre odiato, ma purtroppo, da quando aveva cominciato a conoscerlo, non ci riusciva più.



 
Ed eccoci qui, con un capitolo molto più lungo del solito e stranamente ricco di avvenimenti.
Spero tanto vi sia piaciuto!
per la pubblicazione del prossimo capitolo mi dispiace tantissimo, ma ci vorrà un po' più di tempo.
Ho un esame giovedì e sto molto indietro, perciò temo che mercoledì non riuscirò a pubblicare.
Ad ogni modo pubblicherò sicuramente entro la fine della settimana e vi prometto che con le vacanze di Natale cercherò di pubblicarne qualcuno in più.
Voi, per regalo, lasciatemi una recensioncina <3
Grazie ancora a tutti e a presto!!!

 

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


“Dove sei stato?” gli chiese Pansy con apprensione non appena ebbe messo piede nel dormitorio. Draco alzò gli occhi al cielo, cancellando in un istante la traccia di un sorriso che gli affiorava sulle labbra.
“Ho fatto due passi” rispose laconico, superandola. La ragazza lo afferrò per un braccio.
“Stavi con la mezzosangue?” gli chiese, con gli occhi bassi. Le parole sembrarono esserle quasi sfuggite e si tappò subito la bocca, ma era troppo tardi.
“Ti avevo detto di smetterla Pansy” le rispose, staccandole con malagrazia la mano che gli tratteneva il braccio. “Vai a stalkerare qualcun altro, io non ti devo niente.”
Pansy cominciò a singhiozzare e Draco la lasciò in Sala Comune a piangere. Si sentiva un po’ in colpa, ma l’unico modo che aveva per far farle passare quella folle ossessione era rimetterla al suo posto. Non gli era ancora chiaro perché, ma si ostinava a comportarsi come se stessero insieme.
 
Quando entrò in camera fu accolto dal sonoro russare di Zabini. Si chiese come fosse possibile che avesse un respiro così rumoroso. Si infilò il pigiama, senza preoccuparsi di fare piano. Fu sorpreso che il ragazzo moro con cui condivideva la stanza non dicesse niente. Di solito si lamentava quando qualcuno faceva troppo rumore e si metteva a bofonchiare senza sosta. La stanza quella sera era stranamente silenziosa. Buttò un’occhiata veloce al suo letto e fu estremamente sorpreso nel constatare che era vuoto. Dove poteva stare quel tipo alle due di notte passate?
Piegò con cura i vestiti e li ripose sulla sedia. La luce della luna era piuttosto vivida e rischiarava tutta la stanza con una sfumatura argentea. Draco si affacciò alla finestra e si fermò a contemplarla. Non riusciva a credere che fosse già passato un mese dal ballo. Il ricordo della danza con Hermione era ancora fisso nella sua testa, non riusciva a scacciarlo in alcun modo. Le ultime settimane erano state le più felici della sua vita. Non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, ma aveva cominciato ad aspettare con ansia gli incontri serali, le chiacchierate e gli scherzi. Guardò di nuovo la luna. Era piena. E il letto di quel ragazzo era vuoto. Un lupo mannaro li aveva attaccati esattamente un mese prima, proprio durante la luna piena. Non gli ci volle molto per comprendere quello a cui sarebbe arrivato anche un bambino.
All’improvviso, una rabbia cieca lo assalì. Come aveva potuto fare una cosa simile, mettendo in un tale pericolo gli studenti? Aveva quasi ucciso Hermione il mese prima. Non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
 
Passò la notte a rigirarsi nel letto, incapace di prendere sonno. Non sapeva come avrebbe agito quella mattina, ma era certo che non sarebbe stato con le mani in mano. Le ore passarono con una lentezza esasperante. Sentì Zabini svegliarsi e andare in bagno a prepararsi, per poi prendere pigramente i libri per le lezioni.
“Draco, hai intenzione di dormire tutto il giorno?” gli chiese, mentre si annodava la cravatta.
“Sì” bofonchiò Draco, tirandosi su la coperta fin sopra alla testa.
“Affari tuoi. Certo che però potresti anche dirmi che combini la notte per fare così tardi. Non è che per caso una ragazza ha sciolto il tuo cuoricino di ghiaccio?” lo canzonò.
“Vai al diavolo Blaise.”
Zabini rise e lo lasciò da solo in camera.
 
Si era quasi assopito quando sentì la porta scricchiolare e un rumore di passi strascinati. Aspettò che la porta si chiudesse e si alzò di scatto.
“Dove sei stato tutta la notte?” gli chiese a bruciapelo.
Il ragazzo sussultò, non aspettandosi di trovare qualcuno in camera a quell’ora.
“Non sono affari tuoi.”
“Dove sei stato?” ripeté Draco con tono tagliente.
“Non sei mia madre e non sono tenuto a dirtelo. E comunque non mi sembra di essere l’unico che non sta mai in stanza.”
“Non rigirarti la frittata, so che genere di mostro sei” gli disse con rabbia, quasi sputandogli in faccia.
Il ragazzo abbassò lo sguardo ed indietreggiò di qualche passo. “Tu non sai nulla.”
“E allora dimmi dove sei stato.”
Il ragazzo stette zitto.
“Te lo dico io dove sei stato, sei andato nella Foresta Proibita” gli rispose, incalzandolo.
“Non hai prove.”
“Oh, ne ho in abbondanza invece. Hai delle foglioline tra i capelli e il volto distrutto. Puzzi di cane bagnato. E indovina un po’? Ieri c’era la luna piena.”
Il ragazzo era con le spalle al muro e Draco avanzava sempre di più con aria minacciosa.
“Quelli come te non dovrebbero stare in questa scuola” gli disse, prendendolo per il bavero della camicia e sbatacchiandolo al muro. “Hai quasi ucciso una ragazza il mese scorso, lo sai vero? Hai anche quasi ucciso me.”
Il ragazzo cercò di allentare la sua presa, ma non fece altro che divincolarsi inutilmente. “Lasciami andare.”
“Simile feccia non è ben accetta ad Hogwarts.” Lo lasciò, spintonandolo contro il muro.
“Sareste dovuti stare lontani dalla Foresta Proibita, invece di imboscarvi e fare i piccioncini” ribatté non appena Draco gli ebbe dato le spalle. A quelle parole il biondo si girò di scatto, piazzandogli un cazzotto sul naso.
Il ragazzo indietreggiò, mentre piccole gocce di sangue gli bagnavano la camicia già sudicia.
Draco cominciò a colpirlo ripetutamente. Non era mai stato un amante degli scontri fisici, ma picchiare quel ragazzo in quel momento era l’unica cosa che voleva. Continuava a vedere di fronte agli occhi l’immagine di Hermione pallida come un fantasma distesa sul lettino dell’infermeria.
Presto anche il ragazzo cominciò a rispondere ai suoi colpi. Draco ricevette un brutto colpo in pieno petto, che per un istante gli tolse il fiato. Si rese conto che si stava comportando da idiota, non avrebbe mai dovuto ingaggiare quella rissa. Ogni colpo che stava ricevendo non feriva solo lui, ma anche Hermione. Non si sarebbe più dovuto far colpire, avrebbe dovuto mantenere una difesa più sicura. Ricambiò subito con uno spintone talmente forte che lo buttò per terra. Si sbrigò ad assestargli un calcione che lasciò il ragazzo boccheggiante. Lo colpì di nuovo in pieno stomaco, poi si allontanò un poco, per uscire dal suo raggio di azione.
Il ragazzo si ritirò su in diversi tentativi, aggrappandosi al letto al baldacchino per sostenersi. Provò ad assestargli un pugno, ma Draco riuscì a schivarlo senza problemi, colpendolo al viso e rispedendolo a terra.
Aveva già sollevato la gamba pronto a colpirlo con l’ennesimo calcio, quando una voce familiare disse secca “Petrificus Totalus.”
Si ritrovò immobilizzato con un piede a mezz’aria, così perse l’equilibrio e cadde.
Hermione si tolse il mantello dell’invisibilità di dosso. “Si può sapere per quale motivo stai picchiando questo ragazzo?” gli chiese con freddezza, facendo cessare l’incantesimo. Draco si ritirò su, sistemandosi i capelli arruffati.
“Come hai fatto a entrare qui?”
“So la parola d’ordine idiota, ieri sera ti ho accompagnato. Sappi che ho dovuto lasciare a metà la mia colazione per colpa di un pugno al petto, voglio sapere che sta succedendo” gli disse furiosa.
“È un lupo mannaro. Quello che ci ha attaccati.”
“Già siamo arrivati al noi?” lo canzonò Hermione, sollevando un sopracciglio.
“Va bene, quello che mi ha attaccato.”
“E perché lo stavi picchiando?”
“Perché dai per scontato che abbia cominciato io?”
“Perché ti conosco, Malfoy.”
Draco distolse lo sguardo, arrabbiato. Ok, quella volta aveva cominciato lui, ma perché davano tutti per scontato che fosse un attaccabrighe?
Hermione gli lanciò l’ennesima occhiataccia che lo metteva in soggezione, poi addolcì lo sguardo e liberò anche il suo compagno di stanza dall’incantesimo. Draco strabuzzò gli occhi. Che cosa le diceva il cervello? Quel mostro l’aveva quasi uccisa, non si meritava uno sguardo dolce.
“Come ti chiami?” gli chiese con gentilezza.
“Oliver Moor” rispose il ragazzo, tirandosi su a fatica. Evidentemente aveva fatto un buon lavoro e non si era così rammollito, osservò Draco soddisfatto.
“Quello che dice l’idiota dietro di me è vero? Sei un lupo mannaro?”
Draco provò a ribattere, ma Hermione lo zittì con l’ennesima occhiata sprezzante.
Oliver annuì a testa bassa. “So che ho ferito anche te. Mi dispiace.”
Hermione gli sorrise, uno dei suoi sorrisi pieni di calore che Draco aveva cominciato a conoscere e che lo facevano sentire a casa. “Non ti preoccupare, non è colpa tua. Silente sa di questo tuo… problemino?”
Oliver sorrise sprezzante. “Hai un bel coraggio a chiamarlo problemino, considerando che ti ho quasi uccisa.”
“Ci vuole ben altro per farmi fuori” sorrise lei. “Allora, Silente lo sa?”
Oliver le ricambiò il sorriso, cosa che fece ribollire lo stomaco di Draco. Aveva una bella faccia tosta a guardarla in viso dopo quello che le aveva fatto.
“No, non potrei mai dirglielo. Mi caccerebbe dalla scuola.”
“Da quant’è che stai affrontando tutto questo da solo?” chiese Hermione, con una sfumatura di preoccupazione nella voce.
“Mi hanno morso quest’estate.”
“Oliver, lo avresti dovuto dire a Silente. Ti avrebbe aiutato.”
“Nessuno mi può aiutare. La gente ha paura di me” le disse con la voce spezzata dal pianto, stringendo forte i pugni.
Hermione lo strinse in un abbraccio. Draco spalancò la bocca a una tale vista. Ma che cosa le passava per la mente? Era matta, completamente folle, più svitata della Lovegood. Inoltre, anche se non lo avrebbe mai ammesso, non capiva per quale motivo stesse abbracciando Oliver e non lui. Che cosa aveva di più?
“Ti giuro che Silente ti può aiutare. Ti può dare una pozione che blocchi le tue trasformazioni. Non ti potrebbe mai considerare un mostro, te lo assicuro. Anzi, sapevi che per un anno ha insegnato qui un professore che aveva il tuo stesso problema?”
“Davvero?” chiese Oliver. La speranza sembrava averlo fatto rinascere, perfino la sua postura era cambiata.
Hermione annuì. “Se ne hai bisogno ti accompagno io.”
Oliver annuì, ringraziandola a profusione. Draco si chiese quando si sarebbe finalmente tappato quella boccaccia. Dopo un tempo infinito, che se fosse durato poco di più Draco gli avrebbe tirato un altro cazzotto, Oliver lasciò la stanza, dandosi appuntamento con Hermione per quel pomeriggio, così da parlare con il preside.
Draco incrociò le braccia, in una tipica posizione di difesa. “Si può sapere che cos’era quello che ho visto?” chiese in tono di rimprovero.
“Scusami?” disse Hermione strabuzzando gli occhi.
“Stavi letteralmente flirtando con quello che ti ha quasi uccisa.”
Hermione scoppiò a ridere di gusto, lasciandolo di stucco. “Punto primo, lui non mi ha toccata con un dito, punto secondo non ci stavo flirtando, punto terzo, se anche fosse non sono affari tuoi. Non sarai mica geloso, Malfoy?”
A Draco non piacque affatto l’espressione maliziosa sul viso della ragazza. Cercò di trattenere il rossore delle guance. “Assolutamente no, sei pietosa a flirtare. Non mi stupisco che tu non abbia un ragazzo.”
“Ti ricordo che sono stata con Krum e, tanto per la cronaca, l’ho lasciato io.”
Giusto, si era dimenticato di quel maledetto pallone gonfiato. L’anno precedente ci aveva a malapena fatto caso, ma ora al solo pensiero sentiva il sangue ribollirgli per la bile. Si erano sicuramente baciati e non era sicuro di poter tollerare tale pensiero.
“Sei comunque una stupida” rispose, mordendosi la lingua. Si stava davvero comportando da bambinetto geloso.
“Lo stupido qui sei tu. Si può sapere come ti è venuto in mente di picchiarlo, così, di punto in bianco?”
“Hermione, ti ha quasi uccisa, nel caso non lo avessi notato! Mi sembra il minimo!” le urlò contro. Cavolo, l’aveva chiamata per nome e lei doveva essersene accorta, perché per un attimo si era immobilizzata. Ma che cosa gli era passato in testa? Aveva appena commesso il più grossolano degli errori.
“Quindi mi stai dicendo che l’avresti fatto per difendere il mio onore?” gli chiese, con un tono che non riuscì a interpretare, a metà tra il curioso e lo sprezzante.
Decise di non risponderle e di chiudersi in un ostinato silenzio. La ragazza alzò gli occhi al cielo. “Non ti capirò mai, sappilo. Comunque il nostro incontro di stasera direi che salta, non so quanto ci metterò con Oliver. Ci vediamo domani” gli disse, mettendosi il mantello dell’invisibilità sulle spalle. Era piuttosto inquietante vedere solo la sua testa fluttuante.
“Aspetta” le disse, prima che sparisse del tutto. La ragazza lo guardò con aria interrogativa, mentre lui si mise a frugare tra i suoi libri. Le porse il libro con le antiche rune. “Magari tu riesci a capirci qualcosa di più” borbottò tra i denti.
“Appena ho un attimo di tempo mi metto a decifrarlo. Comunque ho avuto un’altra idea, domani te la dico.”
Draco annuì, mentre Hermione si tirò su il cappuccio e scomparve alla sua vista, lasciando dietro di sé odore di inchiostro e di pergamena.

 
 
Chiedo scusa per la mia assenza!!!
So di essere sparita, ma è stato un periodo davvero estenunante.
Per farmi perdonare, questo è il mio regalo di Natale, un capitolo piuttosto lungo rispetto al solito.
Spero che vi sia piaciuto!
Almeno a natale fatemi sapere cosa ne pensate, sarebbe il regalo più grande che potreste farmi!
Durante queste vacanze cercherò di pubblicare un po' di più.
Un abbraccio a tutti e Buon Natale! <3

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


“Che fine avevi fatto?” gli chiese Ron non appena la vide arrivare.
“Colpa di Malfoy, si era messo a picchiare il lupo mannaro che lo ha attaccato.”
“Come ha fatto a scoprire chi era? Se lo avessi saputo ci avrei pensato io a gonfiarlo di botte.”
Hermione lo guardò come se avesse di fronte a sé un alieno. “E perché avresti dovuto? Oliver non è affatto felice di essere un lupo mannaro, non ha attaccato Malfoy volontariamente.”
“Ma ti ha quasi uccisa!” esclamò Ron concitatamente.
“Si può sapere che vi prende a tutti e due? Anche Malfoy ha detto la stessa identica cosa.”
Ron arrossì violentemente a quelle parole.
“E comunque ribadisco che Oliver non mi ha nemmeno sfiorata. E non avrebbe toccato nemmeno Malfoy se non fosse andato vicino alla Foresta Proibita.”
“Tra l’altro, gli hai chiesto che cosa stesse facendo lì?” chiese Ginny curiosa.
Hermione scosse la testa.
“Oh, guardate arriva Fred con la ragazza più grande” disse Harry, salutando da lontano il rosso, che camminava per il corridoio con il petto gonfio d’orgoglio per la sua conquista. Ginny fece roteare gli occhi, mostrando divertita tutto il suo disappunto.
“Buon pomeriggio carissimi!” esordì unendosi a loro. “Lei è Cecile, del settimo anno.”
Hermione constatò che era davvero una bella ragazza. Era alta, molto più di lei, e slanciata, poteva benissimo essere scambiata per una modella babbana.
“Ciao Harry, ciao Herm” disse la ragazza, per poi tapparsi la bocca subito dopo. Hermione la guardò sospettosa.
“Come fai a sapere il mio nome?”
Cecile arrossì violentemente. “Oh, beh, sei amica del famoso Harry Potter. A scuola ti conoscono tutti.”
Hermione non era sicura di avere una così grande notorietà a scuola, però era innegabile che tutti sapessero chi fosse Harry. Forse aveva ricevuto un po’ di fama riflessa. Eppure in quella ragazza c’era qualcosa di estremamente familiare, non sapeva dire se per il modo in cui si attorcigliava i capelli o per la sua postura. Ad ogni modo, probabilmente non era altro che immaginazione.
Guardò l’orologio appeso alla parete e si rese conto che se non si fosse sbrigata sarebbe arrivata in ritardo.
“Devo andare da Oliver, ci vediamo dopo” disse, salutando i suoi amici.
Vide Ron stringere i denti e borbottare “L’ha quasi uccisa e lo chiama addirittura per nome”, ma non ci fece caso e corse via.
 
Hermione arrivò trafelata di fronte alla porta del preside e per poco non le prese un accidente quando vide i due ragazzi parati davanti alla porta che si guardavano in cagnesco.
“Sei in ritardo Granger” le disse Malfoy guardando l’orologio.
“Che cosa ci fai tu qui?” chiese Hermione strabuzzando gli occhi.
“Non mi fido a lasciarti sola con questo qui. Preferisco controllare con i miei occhi che non ti faccia nulla."
Hermione rimase piuttosto sorpresa da una tale affermazione. Se non avesse saputo che era una cosa impossibile avrebbe creduto che fosse geloso. "Sono benissimo in grado di difendermi da sola, non c’è bisogno che ti preoccupi per me.”
“Infatti mi stavo preoccupando per me stesso” si sbrigò a ribattere lui. “E comunque non è saggio andare in giro da sola con un ragazzo.”
“Malfoy, ultimamente io e te andiamo sempre in giro da soli, te ne rendi conto vero?”
“Non è la stessa cosa” bofonchiò lui. Hermione avrebbe voluto capire perché secondo il suo cervello contorto girare con lui sarebbe dovuto essere diverso dallo stare con Oliver, ma erano già abbastanza in ritardo.
“Certo che avete un bel coraggio voi due a ostinarvi a dire che non state insieme” commentò Oliver mentre entravano.
“Noi non stiamo insieme!” esclamarono Draco ed Hermione all’unisono.
 
“Hai visto, d’ora in poi non dovrai più scappare dalla luna piena” disse Hermione sorridendo, stringendo la spalla di Oliver, sotto a uno sguardo rabbioso di Draco.
Oliver sorrise felice, stringendo al petto una boccetta contenente una pozione dal colore ambrato. “Non so davvero come ringraziarti, Hermione.”
Draco storse la bocca. Quel ragazzo si stava prendendo fin troppe confidenze, l’aveva conosciuta quella mattina e già la chiamava per nome.
“Sei davvero una persona stupenda. Non riesco a capacitarmi che tu abbia scelto un simile idiota” disse, indicando Draco con un movimento della testa.
“Noi non stiamo insieme, te lo assicuro” ribatté Hermione, calcando le sue parole.
Oliver sorrise. “Non ci crede nessuno Herm. Peccato però, se non fossi stata impegnata mi sa che mi sarei fatto avanti io.”
Hermione arrossì violentemente.
“Bene, dopo questa patetica scena se non ti dispiace noi avremmo da fare” disse Draco, prendendo Hermione per un braccio e trascinandola via. Oliver rise e li lasciò andare.
 
“Mollami, cafone che non sei altro. Si può sapere che ti prende?”
“Assolutamente niente. Ma ti ricordo che abbiamo una maledizione da spezzare, flirtando con tutti quelli che passano mi fai solo perdere tempo.”
“Hai un bel coraggio a parlare di tempo. Ti devo ricordare che ti ho dovuto inseguire per mesi prima di essere ascoltata?” rispose Hermione infastidita. Non capiva perché Draco si stesse comportando così. Non riusciva a capire se il suo comportamento fosse dovuto a un effettivo fastidio nei suoi confronti oppure se, anche se lo trovava improbabile, si comportasse così proprio perché ci teneva più di quanto volesse dar a vedere.
“Abbi il coraggio di rispondermi, fifone che non sei altro.”
“Il coraggio lo lascio alla tua casa” le rispose, continuando a trascinarla.
Tutto sommato la sua stretta non era fastidiosa. L’aveva presa per il braccio, ma ora la stava piuttosto tenendo per il polso. Hermione arrossì all’improvviso. Se qualcuno li avesse visti avrebbe sicuramente pensato che stessero camminando per mano.
“Si può sapere dove mi stai portando?”
Draco si fermò, senza però lasciarle il polso. “Effettivamente non lo so. Presumo dove non ci sarà nessuno a importunarci.”
“Per il momento l’unico che mi sta importunando sei tu.”
Draco di girò di scatto, trovandosi con il volto a un centimetro da quello della ragazza, che avvampò. “Ti sto veramente dando fastidio?” le chiese, guardandola fissa negli occhi.
Hermione rimase scioccata dalla tristezza improvvisa che vide nei suoi occhi. Sentiva il suo cuore battere a mille ed era sicura che anche Draco lo sentisse. Poteva percepire il suo respiro caldo e regolare. "Che fai, non rispondi?” gli chiese, con un velo di canzonatura.
“Non vedo perché devi essere solo tu a evitare le mie domande” rispose lei alzando gli occhi al cielo.
Draco piegò le labbra in un sorrisetto beffardo. Era fastidioso vederlo così sicuro di sé, ma preferiva quel sorriso a quello pieno di dolore che ormai conosceva fin troppo bene. “Allora lo prendo per un no.”
Hermione mise il broncio e fece per togliere il polso dalla stretta, ma Draco non lasciò la presa. Hermione si rese conto che non voleva essere lasciata e si maledisse per quello. Se qualcuno avesse potuto sentire i suoi pensieri in quel momento lei non avrebbe più avuto il coraggio di mettere piede in quella scuola.
“Di che idea stavi parlando stamattina?” le chiese poi, sempre con il volto pericolosamente vicino al suo.
“Potremmo usare le poltroncine della McGrannit.”
“Perché?”
“Per capire cosa vogliamo. Quelle poltroncine sanno quando diciamo la verità e quando mentiamo. Magari potrebbero aiutarci a comprendere aspetti di noi che non conosciamo o che non vogliamo ammettere.”
“Sono piuttosto sorpreso Granger. È una buona idea.”
Hermione sorrise soddisfatta. “Ora se mi lasci il polso vado a prendere il mantello dell’invisibilità e poi ci intrufoliamo nel suo studio.”
Draco le lasciò il polso, ma cominciò ad accompagnarla.
“Posso andare anche da sola a prenderlo.”
Draco scosse la testa. “No, ti accompagno.”
Fecero il tragitto fianco a fianco, nel più completo silenzio. Hermione si chiese come fosse possibile che ci fossero simili cambi di situazione tra loro due. Il minuto prima sembrava tutto rose e fiore, lui sembrava addirittura geloso, il secondo dopo si chiudeva in un silenzio di tomba.
“Ti aspetto qui” le disse, nascondendosi dietro un arazzo, lo stesso dietro cui Hermione gli aveva rivelato che erano legati dallo stesso destino. “Fai veloce.”
Hermione annuì e scappò via, in preda ai dubbi. Per anni aveva creduto che Malfoy fosse un essere spregevole ed ora si trovava ad arrossire ogni qualvolta si trovava vicino a lui. Di quale incantesimo era rimasta vittima?




 
Buonasera a tutti!
Spero che abbiate passato un buon Natale!
Cercherò di postare un pochino di più, tanto con le regole natalizie che vietano di uscire
per via del covid non ho molto altro da fare, se non studiare :)
Fatemi sapere che ne pensate di questi capitoli!
Anche una recensione di giusto un paio di parole è gradita.
A presto <3

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


“Non hai idea della gaffe che ho fatto, mi stavano quasi per scoprire” disse Lavanda a Calì, arricciandosi una ciocca di capelli. Calì non appena vide Hermione sgranò gli occhi e tappò la bocca all’amica, che la guardò terrorizzata. Hermione sapeva che avrebbe dovuto indagare su cosa stavano combinando quelle due, ma per loro fortuna quella sera non ne aveva il tempo, né la voglia. Passò oltre facendo finta di non aver sentito nemmeno una parola.
 
“Harry, potresti prestarmi di nuovo il mantello dell’invisibilità?” chiese Hermione al suo migliore amico, che stava accoccolato su una poltroncina abbracciato a Ginny.
“Ti vedi di nuovo con Malfoy?” le chiese, guardandola con disapprovazione. “Dovreste smetterla di vedervi a simili orari.”
“Harry, sai bene che il resto del giorno devo studiare. Stai tranquillo, non è pericoloso.”
Harry sbuffò, ma si arrese e diede il mantello ad Hermione.
“Ti prego però, non fare troppo tardi.”
Hermione gli scoccò un veloce bacio sulla guancia. “Promesso.”
Ginny la bloccò prima che scappasse via. “Noi due dobbiamo ancora parlare. Non accetto scuse, domani mattina mi dedichi almeno un’ora.”
“Va bene, domani sono tutta tua!”
Diede un bacino anche alla sua migliore amica e poi scappò via.
 
“Ci hai messo un secolo Granger, pensavo mi avessi lasciato qui a morire di vecchiaia.”
“Sia mai che il tuo bel visino si sciupi” lo canzonò Hermione.
“Pensi che abbia un bel visino?” gli chiese lui a bruciapelo, con fare sornione.
Hermione avvampò in un istante. “Ti stavo solo sfottendo, idiota!” esclamò, facendo ben attenzione a distogliere lo sguardo. Lui rise di gusto vedendola così imbarazzata.
Hermione però si rese conto che la sua era una domanda valida. Fino a pochi mesi prima avrebbe detto che Malfoy decisamente non fosse bello. Era troppo pallido, aveva i tratti del volto troppo affilati, gli occhi chiari sembravano pieni di nebbia. Eppure, ora non era più in grado di dire la stessa cosa. In qualche modo aveva cominciato ad apprezzare proprio quei tratti così spigolosi e quegli occhi così sfuggenti avevano avuto il potere di mandarla in confusione come nient’altro prima di quel momento.
“Quindi pensi che io sia brutto?” insistette Malfoy.
“Sei solo un pallone gonfiato” gli disse Hermione. Quella sera sembrava ben intenzionato a farsi insultare, questo era più che evidente.
“Stai continuando a evitare la domanda.”
“Solo perché tu non vuoi davvero sapere la risposta.”
“E invece ti assicuro che la voglio proprio sapere.”
Hermione alzò gli occhi al cielo. Lo detestava quando cominciava quei suoi stupidi giochetti di parole per farsi dire quello che desiderava.
“Se vuoi farti fare dei complimenti vai a cercare la Parkinson. Io non te li farò mai.”
“Qui qualcuno è geloso?”
“Nei tuoi sogni, Malfoy. Qui l’unico che si comporta da geloso sei tu.”
“Quando mai lo avrei fatto?”
“Prima.”
“Prima quando?”
Quella sera era decisamente fastidioso, Hermione si domandò che cosa gli fosse preso. Sembrava quasi che stesse flirtando con lei e il fatto che stessero a mezzo centimetro di lontananza, appiccicati sotto al mantello dell’invisibilità, non la aiutava affatto a mantenere il suo solito distacco e il suo tono saccente. Aveva il terrore che Malfoy potesse notare che ultimamente aveva pensato a lui un po’ troppo spesso. Era per quello che aveva evitato di parlare con Ginny dei suoi sentimenti, perché avrebbe significato ammettere qualcosa che la terrorizzava nel profondo e che la faceva disgustare di se stessa.
“Con Oliver.”
“Non mi stavo comportando da geloso.”
“Sì, invece.”
“Eri tu che ti stavi comportando in maniera ridicola.”
“Stai di nuovo facendo il geloso.”
Hermione sorrise nel vederlo arrossire. Si chiese se effettivamente Malfoy potesse essere geloso o se fosse qualcosa che stesse accadendo solo nella sua testa. D’altronde, che motivo avrebbe avuto per essere geloso di lei? Probabilmente era vero che la voleva al sicuro solo per non rischiare che si potesse fare male e che quindi di conseguenza ferisse anche lui. Eppure era bello pensare che ci potesse essere qualcosa in più.
 
Quando arrivarono di fronte alla porta dello studio della Mc Grannit, Hermione la aprì senza esitazione con un incantesimo, lasciando Malfoy ad occhi aperti. “Sappi che sei completamente diversa da come credevo tu fossi.”
“Cosa intendi?”
“Non fai altro che infrangere regole su regole. Altro che strega più brillante della scuola.”
“Stai ammettendo la mia bravura, Malfoy?” gli chiese, chiudendo la porta dietro di se e facendo una serie di incantesimi che avrebbero permesso loro di stare lì indisturbati.
“No, sto dicendo solo che probabilmente hai infranto più regole di me” concluse con un grugno.
Hermione tolse i libri che stavano appoggiati sulle poltroncine che ormai conoscevano bene e li posò per terra, facendo cenno a Malfoy di sedersi. Quando lui si allontanò da lei per sedersi sulla poltroncina, si sentì improvvisamente vuota. Avrebbe preferito continuare ad averlo accanto, di fronte era già troppo lontano. Tuttavia ignorò quel fastidioso sentimento e cominciarono a farsi le solite domande di prassi.
 
“Allora, pensi o no che io sia bello?” chiese Draco di punto in bianco, cambiando completamente argomento. Hermione aveva passato l’ultimo quarto d’ora cercando di capire che lavoro volesse fare da grande, ma era inutile, era evidente che non lo sapesse e non avesse un obiettivo specifico.
“Non siamo qui per gonfiare il tuo ego, Malfoy, ma per cercare di risolvere il nostro problema” gli rispose, cercando di mantenere un tono il più neutrale possibile.
“Tanto non ci stiamo riuscendo, quindi tanto vale che mi tolgo uno sfizio.”
Si alzò dalla sua poltroncina e si parò di fronte a lei, poggiandosi con le mani sui braccioli e avvicinando pericolosamente il suo viso al suo.
“Allora?” la incalzò.
“Sei accettabile.”
Malfoy guardò di sbieco la poltroncina, che aveva cambiato colore.
“Qui qualcuno sta mentendo, o sbaglio?”
Hermione si morse la lingua, cercando una via di fuga, ma non aveva modo di alzarsi da quella poltrona, Malfoy l’aveva messa in trappola.
“Hai un viso interessante” disse allora, sperando che la risposta fosse sufficiente, ma evidentemente non lo era. Avvampò decisamente, costringendosi a dire, con la voce tanto bassa che si chiese se Malfoy sarebbe effettivamente riuscito a udirla. “Non ti trovo brutto.”
Era la verità, perciò la poltroncina non cambiò colore. Hermione emise un sospiro di sollievo. Sapeva che era una cosa stupida, ma essere riuscita a non pronunciare le parole sei bello, la faceva sentire al sicuro. Lui non parve del tutto soddisfatto, ma si fece bastare la risposta e si andò a risedere sulla sua poltrona, trascinandola un poco in avanti per avvicinarla alla sua. Ad Hermione parve comunque che la distanza tra di loro fosse troppa.
“Perché mi hai fatto questa domanda?” chiese allora lei. Sapeva che la risposta sarebbe stata 'per gonfiare il mio ego', ma aveva bisogno di sentirselo dire in faccia. Sarebbe stata una doccia fredda che l’avrebbe finalmente svegliata, si rendeva conto di non essere affatto lucida in quel momento. Le sembrava di avere due fette di salame sugli occhi e le sue fantasie stavano cominciando a prendere possesso di lei.
“Così, curiosità” disse lui, ma si morse la lingua nell’istante successivo, quando la poltroncina cambiò colore. Hermione spalancò gli occhi e si alzò di scatto, imprigionando Malfoy sulla poltroncina proprio come prima lui l’aveva bloccata. Forse, per la prima volta, sarebbe riuscita a capire in maniera un pochino più chiara che cosa passasse per il cervello contorto di Malfoy.
“Perché stai mentendo?”
“Perché non voglio dirti la verità, presumo.”
Era insolente, come al suo solito, eppure nella sua voce e nei suoi occhi c’era una nota di paura. Era una traccia che aveva già visto in passato ed Hermione non poté far a meno di chiedersi che cosa temesse così tanto.
“Di cosa hai paura?” gli chiese istintivamente. Non sapeva nemmeno lei perché lo stava facendo, le sembrava semplicemente la cosa giusta da chiedere in quel momento.
Tra di loro calò il silenzio. I capelli crespi di Hermione solleticavano la guancia di Draco. Si chiese se avrebbe dovuto riformulare la domanda oppure fargliene un’altra. Avrebbe voluto sapere perché sembrava sempre così spaventato, ma non voleva costringerlo a parlare di cose troppo personali, voleva lasciargli i suoi spazi. Nel momento in cui stava per sollevare la testa e allontanarsi da lui, Malfoy parlò.
“Di non riuscire più a mantenere il controllo.”
Hermione lo guardò interrogativa. “Il controllo su cosa?”
Malfoy scosse la testa. “Non su cosa. Su chi.”
“Su chi allora?”
“Su di me.”
Cosa intendeva? Il terrore nei suoi occhi, se possibile, sembrava essere cresciuto ulteriormente. Sembrava così debole e fragile mentre la guardava con quello sguardo terrorizzato. Hermione avrebbe voluto abbracciarlo e consolarlo, ma sapeva di non poterlo fare. Se si fosse provata ad avvicinare lui l’avrebbe sicuramente respinta.
“In cosa ti devi controllare?” gli chiese, speranzosa di poter finalmente capire che cosa tormentasse quel ragazzo. Per quanto si sforzasse non era minimamente in grado di capire la maggior parte delle cose che facesse. A volte sembrava contraddirsi da solo, lanciando segnali opposti.
“Dal fare questo” disse lui, guardandola fissa negli occhi. Le mise una mano dietro la nuca e la tirò a sé. Hermione sgranò gli occhi, capendo nel frammento di un istante quello che stava accadendo, ma non fece nulla per impedirlo. Chiuse gli occhi e lasciò che Draco Malfoy, il suo peggior nemico, la baciasse per la seconda volta.



 
Ciao a tutti!
Avrei voluto pubblicare questo capitolo ieri, ma non ho fatto in tempo.
Spero vi piaccia!
Fatemi sapere che cosa ne pensate, cercherò di pubblicare il prossimo molto presto!
Buon 2021 a tutti, speriamo possa essere un anno migliore.
Un bacione a tutti!

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


Era sicuro che si sarebbe scostata e gli avrebbe dato un ceffone, ma non era riuscito a trattenersi. I suoi capelli crespi gli solleticavano il volto e il suo odore lo inebriava, facendogli perdere il controllo. Era troppo vicina, le sue labbra erano a un soffio di distanza.
Quando si rese conto che Hermione non lo stava respingendo sgranò gli occhi per la sorpresa. Lei aveva gli occhi chiusi ed era immobile in quella strana posizione, con le braccia tese sui braccioli della poltroncina, come se quello fosse il suo ultimo tentativo di resistere e non cedere del tutto.
Strinse più forte i capelli dietro la sua nuca, mentre il battito del suo cuore accelerava all’impazzata. Che cosa aveva fatto? Era quello che voleva, lui desiderava con tutto se stesso quella ragazza, ma come era possibile che anche lei volesse lui? Per quale motivo le sarebbe dovuto piacere un essere egoista e crudele?
Hermione fu la prima a separarsi. Lo guardò con gli occhi pieni di dubbi, ma a Draco parve di scorgere anche una traccia di felicità. Le prese la vita e la strinse in un abbraccio, affondando la testa sulla sua spalla. Hermione era seduta sulle sue gambe, la sentì resistere, rigida, ma poi si sciolse e lo abbracciò, accarezzandogli delicatamente la testa. Draco pensò che sarebbe potuto morire in quel momento e sarebbe stato felice, non avrebbe desiderato nulla di più. Come era possibile che una ragazza tanto buona fosse tra le sue braccia? Non osava lasciarla né guardarla in volto, aveva paura che l’incanto potesse finire.
“Perché?” sussurrò, trattenendo un singhiozzo. Perché proprio lei? Perché tra tante ragazze aveva finito per provare dei sentimenti per quella che più di tutte avrebbe dovuto evitare?
“Perché chiedi perché?” sussurrò Hermione di rimando, continuando ad accarezzargli i capelli. Draco si sentiva terribilmente debole tra le sue braccia. L’avrebbe voluta proteggere più di ogni altra cosa, eppure si sentiva così indifeso quando era con lei, vulnerabile come mai era stato prima.
“Perché non stai scappando da me?”
“Semplicemente non voglio farlo” rispose, con un candore che fece stringere il cuore a Draco. Come era possibile che tutto ciò fosse reale? La abbracciò più forte, mentre calde lacrime cominciarono a scorrergli sul volto. Cercò di regolarizzare il suo respiro, per impedirle di notare il tumulto che aveva nell’animo, ma era sicuro che lei se ne fosse già accorta. Eppure aveva abbastanza delicatezza da non farglielo notare.
Hermione sciolse la stretta e gli prese il viso tra le mani. Mai nessuno lo aveva visto piangere. Si sentì messo a nudo. Avrebbe voluto cacciarla, ma allo stesso tempo voleva continuare a stare lì con lei, per sempre.
Hermione gli posò un altro bacio sulle labbra, asciugandogli una lacrima traslucida con il pollice. Chissà cosa stava pensando di lui in quel momento. Forse era solo un trucco, forse si sarebbe approfittata di questa sua debolezza in seguito. Scacciò quel pensiero. Lei non era come tutte le persone che aveva incontrato fino a quel momento.
“Da quanto?” le chiese in un soffio.
La vide arricciare il naso, continuando a tenergli il volto tra le mani. I ruoli si erano ribaltati. Aveva fatto il gradasso con lei, ci aveva flirtato apertamente convinto che lei non si sarebbe resa conto di nulla e che non avrebbe colto i suoi segnali. L’aveva vista spaesata e confusa, eppure ora nei suoi occhi non c’era traccia di quel terrore che invece lui era sicuro di avere nei suoi.
Gli sorrise, uno di quei suoi sorrisi caldi e rassicuranti, che sembravano promettere che tutto sarebbe andato bene. “Non saprei dirtelo. Non avrei voluto che accadesse e ho cercato di negarlo a me stessa con tutte le mie forze. Anche perché credevo mi odiassi, non potevo permettermi di provare qualcosa.”
Lui la baciò di nuovo. “Scusami” le disse. Gli fece strano dire una simile parola. Aveva chiesto scusa un numero ridicolosamente esiguo di volte nel corso della sua vita. “Non penso di averti mai realmente odiata. Forse solo invidiata.”
Hermione scosse la testa, come per fargli capire che non era un problema, che l’odio passato orami era rimasto alle spalle.
Avrebbe voluto chiederle cosa avrebbero dovuto fare da quel momento in poi, come si sarebbero dovuti comportare, ma sarebbe sembrato un bambino, un novellino nelle situazioni di cuore, e non avrebbe mai potuto fare quella figura di fronte a lei. Doveva mostrarsi forte, almeno un pizzico. Se lo avesse visto completamente annichilito dalle sue paure e dai suoi dubbi, come avrebbe potuto scegliere di continuare a stare al suo fianco?
“Comunque, tanto per la cronaca, ti trovo decisamente carino” gli disse lei, guardandolo con uno sguardo che sembrava ricolmo d’affetto. Draco poteva sentire gli angoli della sua bocca piegarsi in un sorriso a trentadue denti che non aveva assolutamente modo di controllare. Si alzò di scatto, con Hermione ancora in braccio, e fece un giro su se stesso, mentre la ragazza gli si aggrappava al collo, emettendo un urletto divertito pieno di sorpresa per un gesto così spontaneo.
“Tu sei molto bella” le sussurrò in un orecchio. Vide le sue guance avvampare e la trovò adorabile.
Rimasero abbracciati per un po’, dondolando dolcemente al suono di una musica che potevano sentire solo loro.
“Si è fatto tardi” disse ad un certo punto Hermione, guardando l’orologio. “Ti accompagno al tuo dormitorio.”
 
Erano di nuovo sotto al mantello dell’invisibilità, stretti l’uno all’altra. Draco le prese la mano pieno di paura. Era vero che si erano baciati, ma ancora non sapeva come si potevano considerare e non era sicuro che quel gesto potesse essere ben accettato. Hermione gli strinse la mano, senza dar cenno di essere infastidita. Draco sentì il cuore più leggero. Il percorso fino alla Sala Comune gli sembrò estremamente corto. Davvero troppo corto.
Sentiva il suo cervello frullare a velocità vorticose e il suo cuore battere all’impazzata, ma non riusciva a concentrarsi su nulla se non sulla sensazione della mano di Hermione nella sua e sulle loro dita intrecciate, come se davvero tra loro due ci fosse un legame, che era qualcosa di più forte di una maledizione e di più puro.
“Perché sorridi come un ebete?” gli chiese Hermione guardandolo.
Draco sentì le sue guance avvampare. Balbettò qualcosa di indefinibile, a cui Hermione rise, con la sua solita risata limpida e cristallina. Dio, era così felice, si rese conto guardandola.
“Buonanotte Malfoy” gli disse, quando furono arrivati di fronte alla Sala Comune di Serpeverde.
Ancora nascosti dal mantello dell’invisibilità lui la prese per i fianchi e la strinse a sé.
“Come sarebbe a dire buonanotte Malfoy?” le chiese, avvicinandosi a lei, ma fermandosi prima di baciarla. La vide tendere verso le sue labbra, ma non ci sarebbe arrivata se lui non si fosse piegato un po’ di più.
“Cosa dovrei dire?” gli chiese, dubbiosa.
“Se non sbaglio Oliver lo conosci da poche ore e lo chiami già per nome.”
Hermione rise di gusto e Draco, per l’ennesima volta nell’arco delle ultime ore, sentì il cuore sciogliersi come cera fusa. E dire che era stato convinto per anni di non avere un cuore e di non essere in grado di provare alcun sentimento.
“Buonanotte Draco” disse infine Hermione. Solo allora Draco la baciò di nuovo, stringendola a sé come se solo quel gesto le potesse impedire di andar via. Tuttavia lei si districò dal suo abbracciò e lo lasciò lì davanti, solo.
“A domani” la sentì sussurrare, mentre si scostava da lui e svaniva sotto il mantello.
“Fai attenzione mentre torni.”
Sentì Hermione emettere una lieve risata e si sentì uno stupido. Era la strega più brillante di Hogwarts, era ovvio che sarebbe tornata al suo dormitorio sana e salva. Si stava comportando come uno sciocco ragazzino preoccupato.
Rimase fuori dalla Sala Comune, ascoltando i suoi passi lievi risuonare per i corridoi vuoti, finché le sue orecchie non percepirono altro che un terribile silenzio. Aveva il cuore che batteva all’impazzata e ancora non riusciva a credere a quello che era successo. Era accaduto l’impossibile così in fretta.
Sorridendo rientrò in Sala Comune. Si sentiva felice come mai lo era stato prima di quel momento, nulla avrebbe potuto guastare una simile felicità.



 
Ciao a tutti!
Vi auguro una buona befana, spero che stiate tutti bene!
FInalmente si può dire che si sono chiariti, ma non vi preoccupate, 
la storia non finisce qui. 
Ci vedremo presto, credo, ho già abbozzato il prossimo capitolo e 
non vorrei farvi aspettare troppo!
Un bacione a tutti <3

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


Hermione quella mattina, non appena si svegliò, il primo gesto che fece fu quello di portarsi le dita alle labbra, sfiorandole con delicatezza. Quasi non riusciva a credere a quello che era accaduto la sera prima. Si chiese se fosse stato tutto reale, oppure frutto di un bel sogno. Eppure, doveva essere vero. La sensazione delle mani di Draco sulla sua pelle, le sue lacrime silenziose, il suo tocco delicato, ma allo stesso tempo la sua stretta decisa, che sembrava quasi implorarla di non abbandonarlo, non potevano essere frutto della sua immaginazione.
Si rese conto di essersi infilata in una situazione complicata, che avrebbe dovuto evitare. Come avrebbe potuto spiegare a Harry, Ron e Ginny una cosa simile? Cavolo, aveva promesso a Ginny che avrebbero parlato quella mattina. Sarebbe riuscita a mentirle?
Sentì le budella torcersi dall’ansia e si infilò sotto alle coperte, come se quello bastasse per scacciare tutte le preoccupazioni che aveva in testa. Perché si era fatta baciare, che cosa le aveva detto il cervello?
Poi, però, ripensò a quanto era stata felice la sera precedente. Si era sentita in un altro mondo, si era sentita bene come mai lo era stata prima. Solo il suo senso del dovere le aveva permesso di staccarsi da lui. In cuor suo, in qualche modo, sapeva da tempo che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con i suoi sentimenti. Lo sapeva da quando aveva guardato nello specchio di Erised, ma lo sapeva anche da molto prima. Negli ultimi mesi non aveva fatto altro che soffocarli, ma non era servito a niente. Li aveva soltanto resi più forti e radicati più a fondo nel suo cuore.
Si vestì il più lentamente possibile, cercando di rimandare il momento del confronto con la sua migliore amica. Si infilò dei pesanti calzini di lana e si raccolse i capelli in un cipollotto. Si guardò allo specchio. Non era truccata, eppure il suo viso era luminoso e i suoi occhi brillavano. Si sentì all’improvviso più bella e non si seppe spiegare il motivo. Trovava belli perfino i suoi capelli crespi, in cui Draco aveva affondato le dita come se fosse una questione di vita o di morte. Sorrise allo specchio, fece un bel respiro e decise di scendere.
 
“Ma ti rendi conto che sei solo una pazza furiosa?!” sentì urlare Ginny non appena arrivò in Sala Comune. “Mi chiedo come ti sia venuto in mente, stupida oca!”
Hermione sobbalzò terrorizzata, convinta che ormai lei e Draco fossero stati scoperti da tutti, ma notò sorpresa che Ginny non si stava rivolgendo a lei, bensì a Lavanda Brown, che la guardava con gli occhi colmi di lacrime.
Hermione corse da loro. “Si può sapere che sta succedendo?” chiese, ponendosi in mezzo alle due ragazze. Ginny aveva uno sguardo particolarmente pericoloso ed Hermione temette che sarebbe potuta saltare al collo della sventurata Lavanda.
“Spiegaglielo tu se ne hai il coraggio” ruggì Ginny, guardando la malcapitata con occhi incandescenti e incrociando le braccia al petto. “Spiega che cosa hai fatto a mio fratello.”
“Ron? Che gli è successo?” chiese Hermione preoccupata.
“Non Ron, ma Fred.”
Lavanda cominciò a singhiozzare come una disperata. Hermione l’avrebbe voluta consolare, ma non era sicura fosse una buona idea, Ginny sarebbe stata capace di incenerire anche lei in quel momento.
Lavanda singhiozzò un altro po’, sotto lo sguardo privo di pietà di Ginny, che le sventolò di fronte agli occhi una boccetta contenente un liquido grigiastro e dall’odore affatto gradevole. Hermione la riconobbe subito.
“Ginny, perché hai della pozione Polisucco in mano?”
“Chiedilo a quella lì” le rispose Ginny brusca, continuando a fissare Lavanda.
“Credevo che sarebbe stato l’unico modo” singhiozzò disperata. “Io volevo solo piacergli. Vi prego non diteglielo!”
Hermione la guardò con gli occhi sgranati. “Ora hai capito che cosa ha combinato questa qui, Hermione?”
“Ecco perché Cecile mi sembrava familiare” commentò Hermione, sorpresa che il suo sesto senso non avesse fallito nemmeno in un momento in cui aveva tutt’altro per la testa. “Perché lo hai fatto? Che senso ha far innamorare Fred di qualcuna che non sei tu?”
Lavanda tirò su con il naso, asciugandosi gli occhi e spandendo il mascara colato per tutta la sua faccia. “Niente di quello che mi ero inventata funzionava. Lui non mi guarda nemmeno con questo aspetto!”
Hermione provò improvvisamente pena per quella ragazza e fu sicura che anche per Ginny doveva essere lo stesso. La rossa sapeva benissimo che cosa significasse provare un amore non ricambiato.
“Sei una bella ragazza Lav, perché ti abbassi a questo livello?” le chiese Hermione, porgendole un fazzoletto. Lavanda si soffiò il naso, ma non le rispose.
“Vi prego, non dite niente a nessuno” implorò Lavanda. “La mia vita finirebbe se lo venissero a sapere.”
“Potresti essere espulsa per questo” disse Ginny, con una voce molto più pacata.
Lavanda annuì. “Vi giuro che non volevo fargli nulla di male. Non lo volevo ingannare. Volevo solo capire che cosa si provasse a essere ricambiati. E ho pensato che se fossi stata più bella gli sarei potuta piacere.”
Hermione vide Ginny stringere gli occhi in due fessure. Sapeva che la rabbia improvvisa che l’amica aveva provato per Lavanda stava già evaporando. Si era giustamente preoccupata per suo fratello, ma si rendeva anche conto di quanto dovesse starci male quella ragazza. Quello che provava era evidentemente più forte di ciò che fino a quel momento avevano considerato solo una sciocca cotta.
“Non lo dirò” disse alla fine, rovesciando la pozione. “Ma non voglio più vederti attorno ai miei fratelli solo per cercare di raggiungere Fred. So i tuoi piani di essere invitata da Ron per Natale. Tu e la tua amica dovreste parlare più a bassa voce.”
Lavanda sgranò gli occhi e avvampò per la vergogna. “Grazie” disse mestamente, allontanandosi in fretta.
Ginny crollò su una poltrona. “Cavolo, che mattinata!” esclamò. “Raggiungiamo Harry e Ron a fare colazione, sto morendo di fame.”
Hermione annuì, constatando con piacere che la loro chiacchierata era appena saltata.
 
Hermione sentì il battito del cuore accelerare mentre si avvicinava alla Sala Grande. Il litigio di Ginny con Lavanda le aveva per un momento fatto dimenticare che quella mattina avrebbe rivisto Malfoy e avrebbe dovuto capire come comportarsi. Però magari non lo avrebbe incontrato a fare colazione, d’altronde era domenica ed erano estremamente in ritardo, poteva benissimo aver già finito di mangiare ed essere tornato al suo dormitorio.
Stava appunto pensando queste cose quando lo vide uscire dalla Sala Grande. Sentì il suo cuore perdere un battito per l’emozione. Si chiese che cosa avrebbe dovuto fare. I loro occhi si incrociarono ed Hermione si sentì sciogliere. Si detestò per quello, si stava comportando come una sciocca ragazzina innamorata. Cercò di mantenere un contegno, chiedendosi che cosa avrebbe fatto lui.
A ogni passo diminuiva la distanza tra loro due, eppure non sembrava essere intenzionato a far qualcosa. Hermione sentì lo stomaco stringersi per l’ansia e per la stizza, anche se sapeva che era giusto così, non si sarebbero mai potuti esporre in pubblico. Eppure, nonostante ciò, avrebbe gradito un piccolo gesto, anche solo un movimento della testa le sarebbe bastato. E invece c’era quell’odiosa di Pansy che gli stava appiccicata addosso, sembrava quasi la sua ragazza. Non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva, e probabilmente neppure a sé stessa, ma forse quella stretta che sentiva allo stomaco poteva essere una punta di gelosia.
Si sentì pervadere da una forte tristezza. Forse era stata una sciocca a credere che tra loro due ci potesse essere qualcosa. Mentre si stavano oltrepassando, Draco le diede una spallata e, senza farsi notare da nessuno, le pizzicò con gentilezza un dito. Hermione cercò di nascondere il sorriso che le stava spuntando sul viso. Anche se non era stato di certo un gentiluomo, perlomeno non la stava ignorando, non aveva dimenticato la sera precedente. Sarebbe stato difficile, ma avrebbero trovato un modo di far funzionare le cose tra loro due.




 
Scusatemi se ci ho messo un po' a pubblicare questo capitolo, 
ma è un periodo davvero molto pieno (di studio), 
perciò purtroppo ho meno tempo a disposizione per scrivere.
Non ho intenzione di lasciare questa storia, ma non sono sicura
che riuscirò a pubblicare con la stessa frequenza di prima.
Ad ogni modo, grazie di cuore a tutti voi che mi state seguendo/ recensendo.
Un bacio grande e a presto!

 

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


“Hermione, perché stai sorridendo?” le chiese Ginny, guardandola in volto.
Lei si riscosse all’improvviso, colta in flagrante. “Cosa? No, non sto sorridendo.”
Ginny rise, ma non fece ulteriori domande e corse a dare un bacio a Harry, sotto gli occhi disgustati di Ron, che evidentemente non vi aveva ancora fatto il callo. Hermione sorrise serena di fronte a quella scena. Si sentiva terribilmente felice, ma aveva anche paura che quella felicità potesse terminare da un momento all’altro.
Vide Oliver al tavolo dei Serpeverde, che scosse una mano per salutarla da lontano. Hermione ricambiò il saluto sorridendo.
“Chi è quello?” le chiese Ron, guardandola di sottecchi.
“Oliver, il lupo mannaro” rispose lei con non curanza, addentando una fetta di torta di mele e cannella.
Ron socchiuse gli occhi, cercando di squadrarlo meglio da quella lontananza. “Sembra il solito belloccio pallone gonfiato. E sembra anche basso” commentò con malagrazia, tracannandosi in pochi secondi un bicchiere di succo alla zucca.
Hermione annuì. “Sì, effettivamente Draco è parecchio più alto di lui” disse assorta.
Vide Ron sbiancare e quasi strozzarsi e perfino Ginny ed Harry smisero di baciarsi per osservarla stralunati. “Da quando lo chiami per nome?” chiese Ginny sospettosa, ponendole la domanda che ronzava nelle teste di tutti loro.
Hermione arrossì violentemente. “Oh, beh, ecco, ormai ogni tanto capita che non usiamo i cognomi. Cioè alla fine non è una persona così terribile. Era un modo per essere più civili…” sapeva che si stava impappinando e questo la fece arrossire ancora di più.
Ginny non fece ulteriori domande ed Hermione la ringraziò mentalmente per questo. Ron bofonchiò qualcosa che suonava molto come un “qui stanno impazzendo tutti” e si alzò dal tavolo portando via un muffin al cioccolato.
Anche Hermione stava per alzarsi quando il gufo di Malfoy planò di fronte a lei. Hermione sperò vivamente che i suoi amici non lo avessero riconosciuto. Slacciò trepidante il nastrino legato alla zampa del gufo. Il bigliettino era scritto con una grafia sottile ed elegante e diceva ‘stasera alle dieci davanti al bagno dei prefetti del terzo piano –apprezza che è a metà strada-‘
Hermione si sbrigò a far sparire il bigliettino in una tasca, approfittando della disattenzione di Ginny ed Harry e, celando l’ennesimo stupido sorriso di quella mattinata, si alzò dal tavolo in fretta. Aveva molto da studiare e da recuperare e doveva impegnarsi al massimo se voleva continuare a vedere Draco e avere dei buoni voti.
Mentre usciva dalla Sala Grande una voce la fermò.
“Ciao Oliver” gli disse, salutandolo con un sorriso gentile.
“Che cosa avete combinato ieri sera, voi due mascalzoni?” le chiese subito, con un sorriso a metà tra il canzonatorio e il divertito.
Hermione avvampò di nuovo, ormai le sue guance erano un semaforo perennemente rosso, e scosse i capelli crespi con violenza. “Assolutamente niente.”
“A giudicare dal sorriso ebete che aveva quando è tornato in stanza non direi proprio” continuò Oliver malizioso. Era proprio un Serpeverde, constatò Hermione alzando gli occhi al cielo, ma non potendo nascondere un sorrisetto compiaciuto al pensiero che Draco fosse tornato in stanza sorridendo.
“Guarda che ti ho vista eh! Quel sorrisetto è lo stesso che fa lui quando gli chiedo di te.”
Hermione sbuffò. “Ti assicuro che non c’è nulla tra di noi. Non farti strane idee.”
Oliver le spettinò i capelli ridendo. “Sei completamente incapace a mentire, mia cara. Ma fidati di me, non lo dirò a nessuno.”
La salutò con un occhiolino e la lasciò lì, a sorridere al pensiero che anche Draco si stesse comportando da ragazzino, proprio come lei.
 
Hermione si guardò allo specchio un numero eccessivo di minuti prima di prendere il mantello di Harry e decidersi a raggiungere Draco. Non le era mai importato del suo aspetto, eppure quella sera le sarebbe piaciuto sentirsi più bella. Non si sapeva truccare, perciò si limitò a passarsi del burrocacao sulle labbra e a raccogliersi i capelli in una treccia, per tenerli più in ordine.
Mentre camminava per i corridoi vuoti sentiva il cuore batterle a mille, come mai le era successo prima. Quando lo vide impettito di fronte alla porta del bagno, con le orecchie vigili a qualsiasi rumore, sentì il cuore stringersi di tenerezza. Lo vide guardare fisso verso di lei, evidentemente aveva capito che stava arrivando grazie al rumore dei suoi passi. Le sorrise ed Hermione si sentì sciogliere. Aprì il mantello e lui si sbrigò a infilarsi sotto di esso, lasciandosi nascondere da quel tessuto magico.
Le posò subito un bacio sulle labbra ed Hermione sentì il cuore fare una capriola per l’emozione. Era convinta che ci sarebbe stato dell’imbarazzo o che non avrebbero saputo come comportarsi, eppure lui sembrava avere chiaro in testa come voleva stessero le cose.
“Ti voglio portare in un posto che sono sicuro non conosci” gli disse lui sorridendo e conducendola per mano per i corridoi della scuola.
“Perché ti sei legata i capelli?” le chiese, notando la nuova pettinatura.
“Oh, così, per provare qualcosa di nuovo. Sono sempre in disordine.”
“Ti dispiace se te li sciolgo?” le chiese Draco, ma senza aspettare una risposta sciolse il nastrino che li legava e cominciò a passarci una mano in mezzo per districarli.
“Mi piacciono i tuoi capelli indomabili, sono come te” disse con semplicità, prendendola per mano.
“Ecco, metti questi” le disse poi, porgendole un cappello di lana e una sciarpa. Hermione lo guardò dubbiosa, ma non fece domande e lo seguì all’esterno. Lui la condusse attraverso stradine che non conosceva minimamente, fino a portarla in una piccola insenatura che dava sul lago nero. Erano pochi metri di terreni nascosti dagli alberi, che nessuno avrebbe potuto trovare se non avesse saputo dove cercare. Lei, in tanti anni di scuola, non aveva mai saputo dell’esistenza di quell’angolo di paradiso. La luce della luna si rifletteva sull’acqua e sembrava danzare con le lievi onde del lago, mentre delle alghe fluorescenti si facevano trascinare dalla corrente.
Si sedettero sul prato, gocciolante di rugiada. Hermione posò la testa sul petto di Draco, che la cinse con dolcezza. Il loro respiro si condensava a contatto con il fresco della notte, ma Hermione credette di aver raggiunto una felicità indescrivibile. Si chiese se fosse questo quello che sentiva Ginny quando stava insieme ad Harry. Il battito regolare del petto di Draco le metteva sicurezza ed Hermione sorrise all’idea che lei si potesse sentire al sicuro tra le braccia di quello che per anni era stato il suo nemico.
“In questo momento, se qualcuno mi chiedesse cosa desidero gli risponderei niente” disse Draco interrompendo il silenzio e cominciando ad accarezzarle i capelli. Hermione si girò verso di lui, per poterlo guardare in volto. Era estremamente serio. “Non credevo che avrei mai avuto la possibilità di conoscere la felicità.”
Hermione si sentì stringere il cuore a quelle parole e si girò verso di lui, prendendogli il viso tra le mani. Non riusciva a credere che Draco Malfoy le stesse parlando così a cuore aperto, in maniera così coraggiosa. Era abituata a sentire le sue battutine e i suoi giochetti con le parole per farla cadere in tranello. Era così strano trovarsi di fronte a tanta onestà. Gli sorrise e lui la strinse forte a sé, affondando la testa nel suo petto.
Hermione gli cominciò ad accarezzare con delicatezza i capelli, senza sapere cosa dire. Avrebbe voluto trovare le parole giuste per dirgli quello che anche lei sentiva, ma, a differenza sua, non riusciva a raccogliere il coraggio necessario per esteriorizzare i suoi sentimenti. Era strano notare come i ruoli si fossero invertiti. Eppure, nonostante non si sentisse ancora pronta a esporre una parte tanto privata della sua anima, sapeva di doverlo fare.
“Ti devo dire una cosa” disse, a voce più bassa del solito. Draco la guardò preoccupato, temendo il peggio.
“Pochi giorni fa ho guardato nello specchio di Erised”
“E?”
“Ho visto te. E me. Insieme.”
Draco la guardò confuso, nonostante non riuscisse a celare un sorriso.
“Non capisci? Quello che ho desiderato era stare con te. Forse, ecco… quello era…”
“Il nostro desiderio in comune” concluse Draco interrompendo la ragazza, con un’espressione estremamente felice in volto. “Allora anche tu volevi stare con me!”
Hermione annuì, leggermente imbarazzata. Non si aspettava una reazione così piena di slancio da parte di Draco. Era abituata a vederlo sempre impassibile e questa nuova versione, non che non le piacesse, era diversa da quella che aveva sempre associato a quel ragazzo.
“Questo vuol dire che la maledizione potrebbe essere spezzata?” chiese poi Draco, guardandola fissa negli occhi. Si diede un pizzicotto, senza distogliere lo sguardo da lei. Stranamente, Hermione vi lesse di nuovo un po’ di paura.
“Sentito niente?” le chiese, non appena vide che non aveva avuto nessuna reazione.
Hermione scosse la testa, sorridendo mestamente. Vide lo sguardo di Draco rannuvolarsi.
“Che succede?” gli chiese.
Draco scosse la testa. “Sono solo uno sciocco. In qualche modo mi sentivo al sicuro al pensiero che fossimo legati da una maledizione. Non mi avresti potuto lasciare e saresti rimasta legata a me. So che è una cosa tossica da dire. È solo che nessuno mi è stato accanto perché lo volesse e non perché gli convenisse” le rispose con tono grave. Le sue parole sembravano quasi una disperata richiesta di aiuto, il lamento di un bambino che ha paura di rimanere di nuovo solo, vittima dei mostri nascosti nella notte.
“Non ti lascerò. Perché dovrei farlo?” gli rispose Hermione, stringendolo più forte.
“Lo farai quando mi conoscerai davvero.”
“Non dipingerti come una persona peggiore di quella che sei. Promettimi che anche tu non mi lascerai né ingannerai mai.”
“Lo prometto” le disse, baciandola di nuovo.
Hermione sorrise, abbandonando tutta la paura che in quei giorni aveva tenuto nascosta perfino a sé stessa. Per la prima volta, non temeva più che per Draco tutto ciò fosse solo un gioco.



 
Ciao a tutti!
Scusate per la poca frequenza con cui sto pubblicando, ma è un periodo davvero molto impegnativo.
Purtroppo dubito che riuscirò a pubblicare molto, già sarebbe un gran risultato riuscire a pubblicare un capitolo a settimana.
Vi ringrazio per la pazienza, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e non sia risultato troppo sdolcinato.
A presto! (spero)

 

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


Hermione sapeva che non poteva più rimandare il momento del confronto. L’aveva mandata fin troppo per le lunghe e doveva uscire allo scoperto o perlomeno doveva avere il coraggio di dirlo alla sua migliore amica. La vide da lontano salutare Harry con un bacio. Sentì un pizzico di gelosia per la libertà che aveva Ginny nel poter manifestare i suoi sentimenti. Lei sapeva benissimo che, almeno per il momento, sarebbe stato complicato poter mostrare anche solo un atteggiamento più che cordiale con Draco. Nessuno a scuola avrebbe accettato una cosa del genere, era sicura che perfino i professori avrebbero disapprovato la sua scelta se l’avessero scoperta. Eppure, sapeva nel profondo del cuore che quella era forse la scelta più giusta che aveva fatto nella sua vita, perché per la prima volta non aveva lasciato che il cervello vincesse. Non avrebbe mai creduto che potesse essere possibile, ma lei, Hermione Granger, si era lasciata guidare dai suoi sentimenti e non dalla razionalità. Nell’ultimo anno aveva fatto cose che mai avrebbe creduto possibile e in qualche modo si sentiva cresciuta. Ed era sicuramente abbastanza grande per affrontare una conversazione con la sua migliore amica.
 
“Ginny, posso disturbarti un attimo?” le chiese titubante non appena Harry si fu allontanato.
La rossa la guardò con un’aria sospetta. “Perché hai quell’espressione colpevole sul viso?” le chiese, canzonandola.
Hermione ebbe la netta sensazione che Ginny già sapesse tutto.
“C’è per caso qualcosa che vuoi dirmi?” aggiunse poi la rossa, notando l’esitazione dell’amica.
Hermione arrossì, annuendo lentamente. “Sì, in effetti è così. Però, vorrei parlare in un punto un po’ più appartato.”
Ginny la prese sottobraccio e la condusse per i corridoi del castello. “Ho trovato un corridoietto sperduto in cui non passa mai nessuno. Mi ci imbosco sempre con Harry” le disse, facendo una faccia buffa per farla ridere.
Ottenne l’effetto desiderato, ed Hermione si sentì in parte più tranquilla. Era felice di avere un’amica come Ginny.
“Allora sto per scoprire dove sparite tra un’ora di lezione e l’altra!” esclamò, stando al gioco.
Ginny sorrise furbetta. “Prometti che non mi ruberai mai quel corridoio!” esclamò ridendo.
Hermione annuì vigorosamente, nascondendo con il muoversi dei capelli il rossore delle guance.
“Fammi indovinare di cosa volevi parlarmi…” le disse non appena imboccarono quel corridoio. Si trovava esattamente in mezzo a due vecchie aule abbandonate, e finiva in un vicolo cieco, dato che dava su una finestra che non si riusciva più ad aprire per via della ruggine.
“Per caso di un certo biondino con la puzza sotto al naso?” le chiese Ginny, facendola sobbalzare.
Hermione non avrebbe mai immaginato che sarebbe arrivata dritta al punto così facilmente. Era successo tutto troppo in fretta, nella sua testa si era preparata un discorsetto perfetto per arrivare gradualmente alla notizia principale, ma Ginny le aveva appena mandato all’aria tutti i piani.
“Ecco, sì, a quel riguardo… abbiamo spezzato la maledizione” disse tutto d’un fiato, arrossendo vivamente.
Ginny la guardò con gli occhi spalancati per l’emozione. Non era certo quella la notizia che si aspettava dall’amica. La abbracciò di slancio, stritolandola.
“Ahi, così mi fai male!” esclamò Hermione ridendo. Ginny, a forza di allenarsi per giocare a Quiddich, aveva sviluppato parecchi muscoli. Hermione era piuttosto certa che ne avesse più del fratello.
“Lo hai già detto a Harry e Ron? Dio, Hermione, saranno così felici. Non riesco a credere che ce l’hai fatta e che ci siamo sbarazzati finalmente di Malfoy.”
“Ecco a quel proposito…” disse Hermione, cercando di trovare le parole giuste.
Ginny la guardò con uno sguardo estremamente tetro, come se le fosse giunto un lampo di consapevolezza. Lo sguardo colpevole dell’amica la diceva lunga. “Ci siamo liberati di Malfoy, vero?” le chiese, pur sapendo già la risposta.
“Ehm… no. Non proprio. Anzi, per niente.”
“Hermione, che significa?”
Hermione sentiva le guance in fiamme. Non avrebbe mai creduto che dire una cosa del genere l’avrebbe mai potuta mettere tanto in imbarazzo. Non si vergognava dei suoi sentimenti, piuttosto si vergognava di essere diventata uguale alle ragazzine innamorate che per tanto tempo aveva guardato con una punta di superiorità.
“Significa che la maledizione la potremmo aver spezzata unendoci. Cioè, non unendoci nel senso che pensi tu” aggiunse in fretta non appena vide l’espressione orripilata di Ginny. “Però, ecco, lo so che è strano, lo è per me, figurati per te, ma il nostro desiderio comune era… come te lo posso dire senza renderlo così imbarazzate… stare insieme” disse tutto d’un fiato, chiudendo gli occhi, troppo spaventata per vedere la reazione sul volto dell’amica, che era rimasta a bocca aperta.
“Insieme?” boccheggiò. “Cioè, proprio insieme-insieme?”
“Eh, sì.”
“Tipo fidanzati?” chiese ancora, per assicurarsi di aver capito bene.
Hermione annuì. “Eh, sì, siamo fidanzati. Ma dire quella parola mi fa ancora strano.”
“Wow” commentò Ginny, ancora un po’ scossa.
“Già. Nemmeno io pensavo che provasse qualcosa per me.”
“Ma che dici, si vedeva lontano un miglio” commentò Ginny. “E avevo intuito che anche a te piacesse, però comunque, wow, non me lo sarei mai aspettata.” Fece una lunga pausa. “Hermione Granger che dà retta al cuore invece che alla testa. Ammetto che mi hai proprio sorpresa questa volta.”
Hermione arrossì per l’ennesima volta in quella giornata.
“Ti deve piacere proprio tanto, eh?” le chiese Ginny, guardandola curiosa. “Chi l’avrebbe mai detto che ci poteva essere del buono in un Malfoy.”
“Non sei arrabbiata?” le chiese Hermione, sorpresa.
“E perché dovrei esserlo? Se tu sei felice lo sono anche io. Sei felice?”
Hermione annuì. “Probabilmente non lo sono mai stata così tanto.”
“E allora non mi arrabbierò. Certo, avresti potuto scegliere qualcuno di più gentile e di più simpatico, ma tanto sei tu che te lo devi sciroppare, quindi… e poi almeno, se si dovesse comportare male, avrei una buona scusa per riempirlo di botte.”
Hermione rise di cuore. Si sentiva un peso in meno sul petto. Non avrebbe mai creduto che parlare con Ginny potesse essere così liberatorio. La abbracciò di slancio, cercando di trattenere le lacrime che sentiva stare sul punto di sgorgare. Si sentiva una scema a rischiare di piangere solo perché la sua migliore amica si era davvero comportata da tale. Era così fortunata ad averla.
“Ti voglio bene, Ginny” le disse, stringendola forte.
“Che cosa sono tutte queste smancerie, Herm! Così penserò che Malfoy ti ha fatto un incantesimo.”
Hermione rise di gusto.
“Ti devo chiedere un ultimo favore” le disse, facendosi di nuovo seria. “Mi si spezza il cuore a dire una cosa del genere… ma non posso dirlo a Harry e Ron. Non ora almeno. Sai meglio di me che non la prenderebbero bene… e almeno dovrei parlarne prima con Draco.”
“Mi fa strano sentirti pronunciare il suo nome, sai?”
“So che ti sto chiedendo molto, perché sono il tuo ragazzo e tuo fratello, ma puoi tenere questo segreto? Solo per un po’, finché non capisco cosa fare o come dirglielo.”
Ginny annuì lentamente. “Lo terrò. Ma spero che tu glielo dica presto. Hanno il diritto di sapere.”
“Lo so.”
“Dai, ora non pensiamoci. Piuttosto, per quanto rivoltante è il pensiero che sia Malfoy, voglio sapere tutti i dettagli! Come è successo?!”
Hermione sentì il suo cuore gonfiarsi di gioia. Ginny era la persona più leale che si potesse trovare. Arrossendo, cominciò a raccontare timidamente tutti gli avvenimenti delle ultime settimane, mentre Ginny l’ascoltava ad occhi sgranati, godendosi la storia come se fosse un’avvincente telenovela. Hermione pensò che non avrebbe mai dimenticato lo sguardo curioso dell’amica di quel pomeriggio.
 


 
Ciao a tutti.
Mi scuso di nuovo per la frequenza con cui sto pubblicando, ma è davvero un periodo incasinato.
Da metà febbraio in poi comincerò a pubblicare con più regolarità,
ma fino ad allora, purtroppo, mi toccherà farvi attendere un po'.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se ho parlato solo di Ginny ed Hermione.
Confesso che in un primo momento ero stata molto tentata di far rimanere la relazione dei due completamente segreta,
ma poi mi sono resa conto che nessuna migliore amica avrebbe potuto nascondere una cosa del genere e percià è uscito fuori questo capitolo.
Spero di riuscire a pubblicare tra un numero di giorni decente, ma putroppo non vi posso dare la certezza di ciò.
Un bacio e grazie a tutti voi che mi seguite/ recensite!

 

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


Gli ultimi mesi prima delle vacanze estive furono probabilmente i più belli e pieni di gioia nella vita di entrambi i ragazzi. Avevano portato avanti la loro relazione segreta per oltre un mese, ma un pomeriggio di primavera, nascosti dai rami di un albero e da un incantesimo di Hermione, che era diventata specializzata in quelli di dissimulazione, dovettero prendere in mano l’argomento.
“Forse dovrei dirlo a Harry e Ron” aveva esordito Hermione, di punto in bianco.
“Dirgli cosa?” chiese Draco, mentre sfogliava un libro di Storia della Magia. Aveva sempre odiato quella materia, ma i G.U.F.O si stavano pericolosamente avvicinando e non aveva senso continuare a rimandare il giorno in cui cominciare a studiare. Essere il ragazzo di Hermione lo aveva fatto diventare particolarmente assennato e i professori erano tutti molto sorpresi da come la sua media si fosse alzata esponenzialmente. Ma d’altronde, se lui non avesse accettato di studiare con lei, probabilmente la sua ragazza lo avrebbe bellamente snobbato per andarsi a preparare per gli esami.
“Di noi” rispose Hermione.
“Davvero glielo diresti?” chiese Draco con dolcezza. Se Hermione era disposta a parlare di lui con i suoi migliori amici, voleva dire che si fidava sinceramente di lui e che era disposta a combattere per stare insieme.
Hermione annuì, posandogli la testa sulla spalla. “Posso capire se tu preferisci che non dica niente. Però almeno non dovremmo più nasconderci” provò a spiegare con un sorriso forzato. Si sentiva sempre un po’ in colpa per non aver ancora detto la verità a Harry e Ron.
Draco rimase in silenzio per un bel po’, riflettendo. “Ti sembra un’idea così malvagia?” gli chiese la ragazza, insistendo un po’.
Draco scosse la testa, ma non era convinto di quanto Hermione stesse dicendo. “Ho paura che la notizia si possa diffondere ed arrivare fino ai miei genitori.” Aveva lo sguardo serio e le labbra contratte, anche per lui non era piacevole continuare a vivere nell’ombra, sempre costretto a prestare attenzione che nessuno lo stesse seguendo. Lui, perlomeno, era circondato da persone che non avevano davvero a cuore come stesse, perciò era consapevole che alla ragazza quella situazione doveva pesare molto di più.
Vide il volto di Hermione rannuvolarsi in fretta e capì quello che stava pensando. “Herm, non voglio tenerglielo nascosto perché non combatterei per stare con te. Sono disposto anche a farmi diseredare, se necessario, sono disposto a tutto pur di stare con te. Ma finché sono minorenne ho paura che se lo scoprissero possano dividerci. Sarebbero capaci di farmi cambiare scuola piuttosto che farmi stare…”
“Con una mezzosangue come me” concluse Hermione per lui, con amarezza.
Draco la strinse forte in un abbraccio, costringendola a sostenere il suo sguardo. “Hermione, lo stupido che pensava che il sangue e la discendenza contassero qualcosa non esiste più. Te lo giuro. Appena avrò diciassette anni e i miei non mi potranno più fare niente glielo dirò. Fino ad allora dobbiamo fare un ultimo sforzo e rimanere nell’ombra.”
“Potrei dirgli di tenerlo segreto” provò ad insistere Hermione.
“Sai benissimo che la prima cosa che farebbero sarebbe venire da me e tentare di spaccarmi la faccia. Si alzerebbe un polverone e verremmo scoperti.”
“Io non posso continuare a mentirgli, Draco. Sono i miei migliori amici. Così facendo li sto solo continuando ad allontanare da me. Inoltre, non gli ho ancora rivelato come abbiamo spezzato la maledizione. Devono saperlo.”
Draco non sembrava affatto felice, ma poteva vedere l’urgenza negli occhi di Hermione. La strinse a sé, cercando di mandar via l’ansia che gli si era materializzata nel petto.
“Se è quello che vuoi non posso impedirtelo. Ma ti prego, ti prego, cerca di non fargli perdere le staffe.”
Hermione annuì felice e gli sussurrò in un orecchio: “E comunque non sarebbe così strano se ti tirassero un pugno in faccia. Quando l’ho fatto io non mi sembra che nessuno abbia fatto domande.”
Draco rise, ricordando la scena, e cercò di ignorare la sensazione spiacevole che provava.
 
Se Hermione aveva creduto che parlare con Ginny fosse stato complicato, si rese presto conto che preparare un discorso per spiegare l’accaduto ai suoi due migliori amici lo era ancor di più.
Come avrebbe fatto a non farli imbestialire? Per quanto si ripetesse che non erano due ragazzi violenti, era piuttosto sicura che avrebbero cercato di fare del male a Malfoy in qualche maniera. Per non pensare al fatto che sicuramente avrebbero provato a farle cambiare idea.
Per errore si morse l’interno della guancia con troppa forza e sentì il sapore metallico del sangue spargersi in bocca. Aveva finito da un pezzo di massacrare le pellicine delle mani e l’attesa la stava uccidendo.
La Stanza delle Necessità era diventata un piccolo nido accogliente, ma Hermione non riusciva a stare seduta su una delle tre poltroncine di velluto rosso che erano apparse, e continuava a camminare avanti e indietro cercando di contenere l’agitazione.
“Come mai ci hai fatto venire qui?” chiese Harry, guardandola curioso.
“Sedetevi, per favore” disse nervosa, indicandogli le poltroncine. “Ho bisogno di parlarvi di una cosa. Non sono riuscita a dirvela prima, ma io stessa ho avuto bisogno di tempo per metabolizzare la situazione ed essere sicura che fosse tutto… reale.”
“Cosa intendi?” chiese Ron, sedendosi titubante, seguito da Harry.
“Promettetemi che non darete in escandescenza. E che non farete assolutamente nulla. Vi limiterete ad accettare la notizia e apprezzare il fatto che ve l’abbia rivelato.”
“Herm, ci dobbiamo preoccupare?” chiese Harry alzando un sopracciglio. “Perché dovremmo dare in escandescenza?”
“Perché è una cosa che potrebbe non piacervi… o che comunque mi rendo conto che è difficile da accettare, io stessa non mi capacito ancora del tutto di come sia potuto accadere.”
Hermione fece un profondo sospiro e cercò di recuperare tutto il suo coraggio. “Allora, so che può sembrare strano, ma mi è capitato quello che non pensavo fosse possibile” disse, prendendo la questione molto alla lontana. “Sono sempre stata molto razionale, lo sapete, e non ho mai apprezzato quelle ragazze che sprecano tutte le loro giornate andando dietro ad altri ragazzi idealizzandoli e comportandosi come delle cretine.” Più andava avanti con il suo discorso più le sembrava di star parlando di un esame di fronte a dei professori che la studiavano attentamente. “Ho sempre considerato il romanticismo come qualcosa di incompatibile con il mio essere e per svariati anni ho creduto che semplicemente non facesse per me. Nell’ultimo periodo mi potrei essere resa conto che forse mi stavo sbagliando…”
“Herm, ci stai per caso dicendo in maniera molto contorta che hai una cotta per qualcuno?” le chiese Harry, alquanto divertito dalla piega che aveva preso la conversazione. Sapeva che Hermione non fosse una cima nelle situazioni di cuore, ma non avrebbe mai immaginato che avrebbe potuto fare un simile preambolo solo per ammettere di aver preso una sbandata per qualcuno.
“Ecco, come dire la situazione potrebbe essere andata un pochino oltre la cotta. Mi spiego meglio” disse, tormentandosi le mani e desiderando di non aver iniziato quel discorso. Ma che le era saltato in mente? Forse sarebbe stato meglio tenere tutto segreto. “Potrei essermi resa conto di essermi innamorata di questo ragazzo e a sua volta questo ragazzo è innamorato di me. Insomma, sì, stiamo insieme, seppur mi faccia ancora strano dirlo ad alta voce” continuò arrossendo.
Ron sbiancò di colpo e si mise a tracannare un bicchiere d’acqua, cercando di simulare indifferenza. Tuttavia, la mascella contratta, che Hermione non notò, mostrava tutt’altro.
“E chi è il poveretto?” chiese Harry, continuando a ridacchiare. “Sono felice per te, Herm, perché sei così preoccupata?” le chiese, vedendo che la ragazza aveva perso ogni traccia di colore dalle guance.
“Vi posso assicurare che sorprende anche me che abbia scelto proprio lui, so che non ha alcun senso e che è l’ultima persona che vi aspettereste sulla faccia della terra, ma vi posso assicurare che i sentimenti che proviamo sono reali. Lui è molto diverso da quello che sembra, è molto meno spaccone, ed è intelligente. Sa essere anche molto dolce e gentile quando vuole, solo che tende ad esserlo con un numero estremamente esiguo di persone.”
“Dai, dicci il nome. Se ti piace non sarà così malaccio.”
“Giuratemi che non alzerete un dito su di lui e che non vi agiterete. Vi prego. Se qualcuno dovesse scoprire della nostra relazione finiremmo nei guai. Deve rimanere assolutamente segreta” implorò Hermione, ancora reticente.
“Dai non farla così lunga, sono sicuro che non può essere così terribile. Ne parli con un tono troppo preoccupata, neanche ti fossi messa con Malfoy!” esclamò Harry ridendo, ma il sorriso gli si gelò sul volto non appena guardò l’espressione dell’amica.
“Ecco, è questo il punto” disse con un filo di voce così sottile che Harry non fu nemmeno sicuro di aver realmente udito. “È proprio di lui che sto parlando.”
 

 
Chiedo scusa per la mia imperdonabile assenza.
Sono stati giorni davvero molto impegnativi, e putroppo ho dovuto rinunciare a qualcosa per riuscire
a conservare la mia carriera universitaria e non farla precipitare. 
Prometto che cercherò di postare molto più frequentemente e mi piacerebbe riuscire a finire questa storia entro metà marzo
(anche se so benissimo che probabilmente è un limite un po' troppo pretenzioso, ma si vedrà.)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, avrei preferito tornare con un capitolo con più pathos e con scene tra Draco ed Hermione, 
ma prima c'è questa questione da risolvere. 
Fatemi sapere che cosa ne pensate, mando un abbraccio forte a tutti voi.
A presto

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Nella stanza calò il gelo. “Stai scherzando, vero?” domandò Harry, conscio che Hermione non fosse solita fare simili scherzi, ma incapace di accettare una realtà tanto assurda.
Hermione annuì, cercando di controllare il fremito delle sue mani. Aveva notato lo sguardo tetro di Ron e quello pieno di disapprovazione di Harry. “Vi prego, non ditelo a nessuno.”
“Ma ti sei bevuta il cervello?” sbottò Ron, con il volto rosso fuoco e gli occhi scintillanti di rabbia. “Io lo sapevo, sapevo che i vostri incontri non avrebbero portato a niente di buono! Ti ha fatto qualche incantesimo per forza, non è possibile che tu sia impazzita in questo modo!” esclamò, alzandosi in piedi, seguito a ruota da Harry, ancora scosso per la rivelazione.
“Non mi ha fatto nessun incantesimo. So che è assurdo, ma siamo realmente innamorati. Era questo che abbiamo desiderato… che ci ha fatto entrare nella bolla… e scoprendolo si è spezzata. La maledizione, intendo” balbettò Hermione, facendo scorrere lo sguardo da Harry a Ron in continuazione, incapace di stabilire quale dei due avesse preso peggio la notizia.
Harry si accasciò su una poltroncina, mentre Ron uscì dalla stanza a falcate larghe, urlando qualche imprecazione e altre parole sconnesse che Hermione non riuscì a capire.
“Harry, lo so che lo odiate, lo odiavo anche io, ma vi assicuro che è meglio di quello che sembra. È una persona buona, in fondo.”
“Oh, sicuramente, talmente in fondo che se ne è dimenticato anche lui” disse sarcastico, sputando fuori con rabbia parole velenose. “Hermione, sei sempre stata intelligente, come puoi essere caduta così in basso?” le chiese, con gli occhi verdi sgranati, cercando di trovare una risposta che non voleva realmente sentire.
“Tu non lo hai mai realmente conosciuto Harry. Io sì. La maledizione ci ha legati in un modo che se non avessi vissuto sulla mia pelle non avrei mai compreso. Io mi fido di lui. Non ti sto chiedendo di fidarti a tua volta, ma solo di accettare che questa è la mia vita e che ho il diritto di amare chi voglio.”
“Avrei preferito non saperlo” commentò acido.
“E io avrei preferito non dirtelo, ma credi che fosse la cosa giusta continuare a mentire? Sei il mio migliore amico, non ti potevo nascondere una cosa simile.”
Harry rimase in silenzio, fissando un punto indefinito di fronte a sé. “Hermione, lui ti sta usando. Non c’è altra spiegazione” concluse lapidario.
Hermione sentì il proprio labbro inferiore tremolare e fece uno sforzo immenso nel controllare il tono della sua voce. Nonostante la tristezza nel constatare che i suoi due migliori amici non accettavano la sua felicità, si sentiva anche arrabbiata e ferita da simili parole. “Ti sembra così assurdo che qualcuno si possa innamorare di me? Ti sembro una persona così orrenda?”
“Assolutamente no, ma è assurdo che lui possa farlo. Vi siete sempre odiati! Ti ha sempre presa in giro, si è sempre comportato come un crudele pallone gonfiato nei tuoi confronti. Come puoi amarlo? E come può amarti?”
Hermione sentì gli occhi inondarsi di lacrime. Detestava sentirsi così debole, ma le parole di Harry stavano colpendo nel segno, dando voce ai suoi timori maggiori. Si era sempre posta queste domande, ma le aveva ignorate tutte le volte. Perché nessuno accettava il fatto che lei fosse più di una ragazza intelligente che andava bene a scuola? A volte si sentiva come costretta a ricoprire una parte che non le apparteneva più del tutto.
“Lui, dopo di voi, è probabilmente la persona che mi conosce meglio. Non giustifico quello che ha fatto in passato e non lo farò mai, ma lo comprendo e so che è cambiato. Non è più lo stesso ragazzo strafottente di prima, non è più il figlio viziato del paparino.”
“Hermione, le persone non cambiano. Men che meno le persone come lui” sbottò Harry con rabbia.
“Tuo padre è cambiato, però. E anche Sirius” disse lei, tra le lacrime.
“Non osare nominare mio padre! Non è affatto la stessa cosa!” urlò Harry, anche lui con gli occhi lucidi.
“Invece lo è! Anche lui si comportava male, anche lui era un bulletto. Ma è cambiato ed è diventato una persona meravigliosa! Perché non dai anche a Draco la possibilità di redimersi? O perlomeno, accetta che io abbia scelto di dargliela.”
“Quello che mi stai chiedendo è davvero troppo, Herm. Non puoi pensare che io possa accettare una cosa simile. Non ha alcun senso. E se non lo accetto lo faccio per te. Una simile relazione non può che portarti alla rovina.”
Hermione lo bloccò per una manica, cercando di impedirgli di andar via. Harry si divincolò con malagrazia, andando verso la porta con passi spediti.
“Se ti può fa star tranquilla non lo dirò a nessuno. Ti risparmio l’umiliazione di far sapere a tutta la scuola che Hermione Granger è caduta così in basso da innamorarsi del suo aguzzino” disse, sbattendo la porta dietro di sé e lasciando Hermione a piangere, da sola.
 
“Che pozione le hai dato per farle credere di amarti, schifosa serpe?” urlò Ron, sbattendo Malfoy contro il muro del corridoio.
“Sei fortunato che siamo soli, idiota, non ti rendi conto che urlando così la stai mettendo nei guai?” sibilò il biondo, con le mani di Ron alla gola.
“Non fingere di preoccuparti per lei, sappiamo tutti che è una menzogna” disse Ron a voce alta, con la voce scossa per la rabbia. “Che cosa vuoi farle?”
“Amarla” rispose Malfoy serio, lasciando Ron completamente di stucco, tanto che allentò la presa. Aveva dato quella risposta con una tale limpidezza e prontezza che sembrava quasi vera.
“Non mentire, so benissimo che la stai usando per arrivare a Harry o a me.”
“Che cosa me ne dovrebbe importare di voi due, Mr. Lenticchia? Siete le persone meno interessanti della scuola, soprattutto tu. E comunque mi stupisce che tu possa considerarla così stupida da poter essere manipolata da me.”
“Non la considero stupida, le devi aver fatto qualche incantesimo” continuò Ron, con gli occhi iniettati d’odio.
“Se tu avessi seguito anche una sola lezione di pozioni, Weasly, sapresti benissimo che non si può falsificare l’amore. Ed io e lei ci amiamo, te lo posso assicurare” sibilò Draco, godendo nel vedere lo sguardo smarrito di Ron, incapace di accettare una simile realtà.
“Smettila di mentire” gridò, con il viso infiammato, dandogli un sonoro schiaffo sul volto, che gli lasciò il segno delle cinque dita sulla guancia pallida.
“Accetta la realtà. Siamo innamorati. Detesto ammetterlo, preferivo avere la nomea di cuore di ghiaccio, ma la amo e nulla mi separerà da lei.”
“Non potrebbe mai amare un essere abietto come te.”
“Uh, ma che paroloni che stai usando quest’oggi. Per caso hai deciso di aprire un dizionario per cercare di impressionarla? Sai, a lei piacciono i ragazzi intelligenti…”
“Non osare Malfoy...”
“Non devo osare cosa, di grazia? Credi che non veda come le sbavi dietro? Sei a dir poco imbarazzante.”
Ron gli tirò un pugno nello stomaco, che Draco incassò senza emettere un suono. Trovava molto più divertente torturarlo emotivamente.
“Hermione non avrebbe mai potuto amare qualcuno come te. Non sei affatto alla sua altezza. E questa tua reazione da troglodita invidioso non fa altro che dimostrarlo.”
Ron aveva il viso contratto per lo sforzo di non piangere, ormai dello stesso colore dei capelli.
“Su, Weasley, non ti mettere a piangere ora, fai l’uomo per una volta. Magari in questo modo riuscirai a conquistare una ragazza alla tua altezza. Magari quell’oca della Brown. Più o meno dovreste avere lo stesso quoziente intellettivo” disse infine, sfoderando la bacchetta e facendogli un rapido incantesimo di immobilità.
“Non provare a metterti contro di me” sibilò Draco, avvicinandosi con aria malvagia al suo volto. “Non vinceresti in nessun caso e, soprattutto, non vinceresti mai l’amore di Hermione” gli disse, dandogli una pacca sulla spalla e abbandonandolo immobile in mezzo al corridoio.

 


Che dite, le reazioni sono quelle che vi eravate immaginati?
Spero vi siano sembrate abbastanza realistiche, io ce lo vedo abbastanza Harry super protettivo. 
Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile, magari lunedì o martedì.
A presto!

 

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


“Tu lo sapevi?!” sbottò Harry quando si rese conto che la sua ragazza non era per niente sorpresa dalla notizia. “Da quanto tempo?”
“Dall’inizio della loro relazione o forse anche da prima. Si notava abbastanza che ci fosse del feeling” rispose Ginny pacata, rendendosi conto che doveva avere la forza di stare tranquilla e far ragionare Harry, che sembrava completamente fuori di sé.
“E non hai fatto nulla per fermarla? Ginny, ma sei fuori di testa? Non ti rendi conto che la nostra migliore amica si sta gettando in una relazione masochista? Non è possibile che si amino, non è possibile che il loro amore sia vero. Lui la deve aver abbindolata in qualche modo.”
“Anche io sono rimasta abbastanza sorpresa che lui si stia comportando bene, ma sembra essere davvero migliorato. Ad ogni modo reputo Hermione abbastanza intelligente da essere in grado di scegliere chi amare da sola” concluse convinta, guardando di sbieco Harry, che inorridiva sempre di più ad ogni sua parola.
“No, non è evidentemente in grado di farlo. Si sta comportando come una ragazzina che si prende la solita cotta per il cattivo ragazzo di turno. Non ne uscirà niente di buono.”
“Harry, nemmeno a me piace Malfoy, ma dobbiamo rispettare la scelta di Hermione e supportarla. Non dovresti considerarla una ragazzina, sai bene che è molto più matura di te e di me messi insieme.”
“Non riesco a capire come tu possa stare dalla sua parte? Siete impazziti tutti? Dovrebbe stare con qualcuno che la ami!” urlò Harry, con il volto paonazzo. Perché anche Ginny non riusciva a capire in che situazione pericolosa si stesse cacciando la loro migliore amica?
“Harry, non è detto che lui non la ami. Hanno spezzato la maledizione, sicuramente c’è qualcosa di profondo tra loro due.”
“Magari ha lanciato lui la maledizione. Per farglielo credere. Quale maledizione si spezzerebbe con la sola forza dell’amore? Non siamo in una favola per bambini, Ginny.”
“L’amore è molto più forte di quanto tu possa immaginare” rispose Ginny, piccata. “Ti stai davvero preoccupando troppo, lasciala in pace e abbi fiducia in lei” concluse alzandosi.
“Dove stai andando?” le chiese Harry, cercando di trattenerla.
“Vado da Hermione. Avrà sicuramente bisogno di conforto visto come vi siete comportati tu e mio fratello. Mio Dio, non credo di aver mai conosciuto qualcuno con meno tatto.”
 
“Che ti è successo?” chiese Hermione preoccupata, vedendo il livido sul volto di Draco.
“Il mio adorato Lenticchia ha tentato di marchiare il territorio, ma ha fallito miseramente.”
“Sei andato in infermeria? Ron come sta?” chiese Hermione, che non sapeva per chi doveva preoccuparsi di più. Conoscendo Draco, probabilmente aveva fatto a pezzi il suo amico.
“Tranquilla, non l’ho colpito nemmeno una volta, anche se mi sarebbe piaciuto terribilmente. Però non volevo farti stare ulteriormente male. Come ti senti?”
Hermione sentì il cuore stringersi. Draco aveva mostrato tutta la sua maturità nel non colpire Ron. Inoltre, nonostante avesse il volto pesto, si stava preoccupando di come stava lei. “Perché me lo chiedi?”
“Beh, considerando la rabbia che Weasley mi ha scaricato addosso, immagino non sia andata molto bene la rivelazione. E conoscendoti, so che tu ci sei rimasta male.”
Hermione annuì mogia. “Mi aspettavo un po’ più di comprensione, ma spero che capiranno con un po’ di tempo.”
“Potter non l’ha presa così male, no? Non è nemmeno venuto a picchiarmi.”
“Insomma, se ne è andato dalla stanza che era furente. Penso che se gli avessi confessato di aver ucciso un uomo sarebbe stato meno deluso.”
Draco piegò la bocca in un sorriso amaro. “Non puoi biasimarlo, probabilmente mi considera l’essere meno adatto allo stare in una relazione, soprattutto con una ragazza buona come te.”
Hermione sorrise, stringendosi a lui. “Mi preoccupa Ron. Sapevo che si sarebbe arrabbiato, ma la sua reazione è stata eccessiva.”
Draco scosse la testa. “Invece, secondo me, la sua reazione è stata più che normale, alla fine gli ho fregato la ragazza che gli piaceva” disse, accarezzandole con delicatezza i capelli crespi. “E non ho intenzione di lasciarla per nulla al mondo” concluse, posandole un bacio sulla fronte.
“Ma io non piaccio a Ron” esclamò Hermione, sgranando gli occhi. “Siamo solo buoni amici.”
“Sì, ed io sono un Tassorosso” rispose Draco, alzando gli occhi al cielo. “Non mi sorprende che ci hai messo un bel po’ di tempo a capire che mi piacessi.”
“Ma siamo amici da sempre… non è possibile che gli piaccia” continuò Hermione ostinata.
Draco decise sapientemente di cambiare discorso, non aveva affatto intenzione di parlare del suo rivale. “Domani mattina è domenica, vieni al solito posto subito dopo pranzo, ho una sorpresa per te che spero ti possa tirar su di morale.”
 
“Ron, non vieni a cena?” chiese Neville con dolcezza, rivolgendosi al ragazzo che stava seduto sul pavimento con la schiena appoggiata a una parete, fissando un punto invisibile di fronte a sé.
“Eh?” si chiese, guardandosi attorno.
“Non vieni a cena?” ripeté Neville, tendendogli una mano per farlo alzare.
“No, penso di no” rispose Ron, distogliendo lo sguardo.
Neville si sedette accanto a lui senza pensarci un attimo. “Che cosa è successo?”
“Niente.”
“So che forse non sono la persona migliore… ma, ecco, qualsiasi cosa sia ti farebbe bene parlarne. Quando qualcosa mi turba e ne parlo con Luna sto sempre meglio poi.”
“Non capiresti” rispose Ron brusco. “Tu piaci a Luna e lei piace a te. Per te è tutto facile.”
Neville arrossì di colpo, scuotendo con eccessivo vigore la testa. “No-no, siamo solo amici, ci vogliamo bene, ma siamo amici.”
“Ma smettila Neville, non ci crede nessuno, state sempre insieme.”
“Solo perché siamo simili sotto molti aspetti.”
“L’hai anche invitata al ballo.”
“Anche tu hai invitato Hermione. Ed Harry ha invitato Ginny.”
“Harry e Ginny stanno insieme” lo corresse Ron, lapidario.
“Oh, sì giusto. Beh, tu ed Hermione siete amici, però.”
“Già… amici” rispose Ron con freddezza, il volto raggelato in una maschera imperscrutabile. “Dubito che siamo mai stati realmente amici. Non è la persona che pensi, sembra intelligente, ma quando meno te lo aspetti scopri che è solo una stupida ragazzina.”
Neville lo guardò stralunato. “Avete litigato?” chiese con candore. “Sono sicuro che farete pace, vi volete bene.”
“Non ho intenzione di avere più niente con una cretina che si innamora di idioti.” disse con rabbia gelida, alzandosi di colpo. “Grazie per la chiacchierata.”
Neville rimase seduto sul pavimento con la bocca aperta. Che cosa era successo nelle ultime ventiquattro ore? Ron non sembrava più il ragazzo che aveva conosciuto ed Harry era diventato estremamente irritabile. Inoltre, Hermione innamorata? Aveva sentito bene? Aveva bisogno di parlare con Luna, forse lei ci avrebbe capito qualcosa di più. Era stranamente brava a decifrare i comportamenti delle persone, per quanto potesse non sembrarlo.

 
Se c'è una cosa che mi dispiace da morire è che non posso scrivere anche di come si evolve la relazione di Neville e Luna, 
che trovo adorabili insieme. Ma, se cominciassi a scrivere anche di loro, penso che 
questa storia non finirebbe davvero più. 
Perciò mi limito a piccoli accenni, alla fine immagino che se siete qui la loro non è certo la coppia che vi interessa di più.
Dovrei, anzi, accelerare le cose tra i nostri due protagonisti, ma, purtroppo, la velocità non è il mio forte.
Come al solito ringrazio tutti coloro che hanno letto fin qui, a presto!

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Capitolo 48
*** Capitolo 48 ***


“Mi chiedo come sia possibile che tu non riesca mai a essere puntuale con me!” esclamò Draco non appena la vide arrivare, con il viso corrucciato.
Hermione sorrise non appena lo vide, poi il suo sguardo si soffermò su Draco, che aveva in mano il suo manico di scopa di ultimo modello. “Perché hai con te la scopa?” chiese sospettosa.
Il ragazzo lasciò che le sue labbra si piegassero in un sorriso innocente, che tuttavia lasciava presagire ben altro. “Per farti una sorpresa.”
“Ma so benissimo che sei bravo a volare, non serve che me lo dimostri. E ti ho già detto che non ammetterò mai che sei più bravo di Harry, perché non è vero. Solo perché abbiamo litigato non rinnegherò le mie convinzioni.”
Draco sbuffò. “Io sono più bravo di Potter e oggi ne avrai la prova. Salta su!” esclamò felice come un bambino.
“Cosa?” esclamò Hermione strabuzzando gli occhi. “Non se ne parla. Perché dovrei?”
“Perché sei una strega, magari?” rispose Draco, alzando gli occhi al cielo. Non aveva mai compreso l’ostinazione della ragazza nel rifiutarsi di salire su una scopa.
“Le streghe si possono spostare in modi molto più comodi, continuo a non vedere il motivo per cui dovrei voler volare su quell’asta di legno.”
“Sappi che hai appena commesso un’eresia, chiamando la mia meravigliosa scopa asta di legno!”
“Beh, è solo quello che è, niente di più e niente di meno!”
“Dai, Hermione, non farti pregare, vieni a fare un giro. Ti prometto che andrò piano.”
“Non posso, ho la gonna.”
“Questa è una scusa bella e buona.”
“No, è la verità. Ci tengo a non far vedere le mie mutande a tutta Hogwarts.”
“Sai benissimo che non accadrà, dal momento che faresti il tuo solito incantesimo di disillusione.”
“Beh, se dovessi sbagliarlo le vedrebbero, perciò preferisco evitare.”
“Ma se non lo sbagli mai.”
“C’è sempre una prima volta.”
“Appunto, perciò oggi ci sarà la tua prima volta su una scopa, guidata da un abilissimo cercatore” insistette, sorridendo sornione.
“Sono già salita su una scopa” rispose lei piccata, ben intenzionata a non farsi trascinare da Draco in nessuna follia.
“Sì, e l’ultima volta è stata a undici anni.”
Draco sapeva bene che era la verità, glielo aveva rivelato in una delle loro lunghe chiacchierate sulle poltroncine, perciò era sicuro di averla in pugno.
“Semplicemente non mi piace volare” continuò lei, ostinata.
Draco la guardò con uno sguardo furbetto. “Non sarà che hai paura?” le chiese con malizia.
Hermione arrossì fino alla punta delle orecchie. “No, assolutamente no.”
“Allora dimostramelo” disse Draco, convinto di averla ormai in pugno. Sapeva bene che era estremamente cocciuta e, pur di non ammettere una sua debolezza, si sarebbe addirittura arrischiata a salire sulla tanto famigerata scopa.
Infatti, la ragazza tentennò parecchio, in evidente conflitto con se stessa. Alla fine il suo orgoglio prevalse.
“E va bene!” esclamò sbuffando. “Ma facciamo un giro veloce e tu vai piano!”
Draco rise di gusto e aspetto che la ragazza salisse titubante dietro di lui e gli cingesse la vita.
“Sei pronta?” le chiese, voltandosi per guardarla in viso.
Hermione gli lanciò un’occhiata furente e, suo malgrado, annuì.
Draco si lanciò in volo, facendo impennare la scopa. Hermione si strinse ancora più forte a lui, stritolandolo. Detestava terribilmente la sensazione di non avere nulla sotto i piedi e soprattutto di non avere il controllo della situazione. Soffocò un urletto non appena guardò giù. Hogwarts era lontanissima, decisamente troppo in basso, e non era più in grado di distinguere gli studenti che si erano ridotti a poco più di macchioline nere. Chiuse gli occhi per impedirsi di guardare giù, sentendo una terribile sensazione di vertigine.
“Herm, se chiudi gli occhi non vale” le disse Draco, voltandosi per vedere come stesse.
“Guarda avanti, pazzo scriteriato che non sei altro!” urlò lei, completamente terrorizzata.
Draco rise di gusto. “Chi l’avrebbe mai detto che la strega più brillante di Hogwarts ha paura di una scopa! Non vedo l’ora di ufficializzare la nostra relazione solo per poterlo raccontare a tutta la scuola.”
“Io non ho affatto paura!” continuò a insistere Hermione, ostinata.
“E allora apri gli occhi.”
Hermione, pur di non ammettere che aveva paura di volare, si sforzò di aprirli. Il cielo era una distesa azzurra in cui ci si poteva perdere. Le nuvole, poco distanti da loro, sembravano zucchero filato. Il vento le scompigliava i capelli ed Hermione si rimproverò per non averli legati prima di salire.
Draco guidava la scopa con estrema leggerezza, senza scatti né variazioni improvvise, mantenendo la stessa velocità, per permetterle di abituarsi. Si ritrovò ad ammettere che, in realtà, era anche piuttosto piacevole. Perlomeno era riuscito a scacciare tutta l’angoscia, la rabbia e i sensi di colpa che provava da quando aveva parlato con Harry e Ron.
“Posso fare una cosa che so che non ti piacerà?” le chiese all’improvviso Draco, quando vide che si era tranquillizzata e abituata alla sua guida.
“No” rispose perentoria Hermione, già pronta al peggio.
“Tieniti forte” disse Draco di rimando, fingendo di non sentire. Non appena le braccia della ragazza si strinsero più forte attorno a lui, alzò la scopa in un impennata e si divertì a fare diversi giri della morte. Hermione lanciò un urlo talmente forte che probabilmente lo sentirono perfino ad Hogwarts. Draco scoppiò a ridere e riprese a guidare senza fare più follie.
“Scusami, ma dovevi provare l’ebrezza di un vero volo!” disse ridendo di gusto.
“Sei un pazzo!” esclamò Hermione di rimando. “Mi hai fatto perdere dieci anni di vita!”
“Sei la solita esagerata!” le disse lui, prendendola in giro. “Se vuoi, comunque, possiamo tornare giù, non voglio costringerti a volare ancora, sono soddisfatto del nostro giro.”
“Se vuoi possiamo continuare” gli rispose Hermione, poggiandogli la testa sulla schiena, gesto che fece sobbalzare il cuore di Draco per la tenerezza. Nonostante fossero passati diversi mesi, non si era ancora abituato a tanta dolcezza. “Però mi devi promettere che non farai più follie.”
“Lo prometto, questa volta sul serio.”
Hermione sorrise, godendosi il volo. “Mi sembra di stare con Aladdin sul tappeto volante” disse, lasciando che il vento le accarezzasse i capelli.
“A chi devo spaccare la faccia per averti portata sul suo tappeto volante?” chiese Draco, improvvisamente geloso. Ad Hermione faceva sempre molto ridere come il ragazzo scattava ogni volta che sentiva nominare un altro essere maschile.
“Ma no sciocco, è un cartone animato babbano! Non è una persona reale.”
“Un cosa?”
“Ti ricordi quando ti ho spiegato cosa sono i film? I cartoni sono più o meno la stessa cosa, ma con dei disegni al posto degli umani.”
“Non sono sicuro di aver capito.”
“Allora facciamo così: durante le vacanze estive ti inventi una scusa con i tuoi e vieni almeno un giorno a casa mia per guardarlo con me.”
“Ho sentito bene? Mi hai appena invitato a casa tua?” chiese lui, sorridendo a trentadue denti e dimenticando che il secondo prima si era convinto di dover eliminare un ragazzo di nome Aladdin.
“Proprio così” rispose Hermione, posandogli un bacio leggero sulla schiena. “Si preannunciano delle belle vacanze.”
“Mi racconti di che parla il cartono animato?” chiese Draco, mentre si abbassava di quota, dal momento che era giunta l’ora di tornare a scuola.
Hermione rise per la sua buffa pronuncia e cominciò a raccontargli la storia. Draco la stette ad ascoltare interessato, cercando di comprendere quello che la ragazza gli spiegava con passione. Era bello vedere quanto fosse cambiato e cresciuto. Da purosangue arrogante e presuntuoso era diventato un ragazzo amabile. Aveva ancora le sue debolezze, ma lavorava ogni giorno per migliorarsi e la faceva sentire amata. Mai avrebbe creduto che Draco Malfoy avrebbe mai desiderato ascoltarla parlare di cose babbane. Nonostante le battutine e il suo continuo sottolineare che la magia era molto più comoda, la ascoltava sempre con rispetto e si impegnava davvero nel capire quello che Hermione gli spiegava. Hermione avrebbe desiderato così tanto che anche i suoi amici potessero conoscere quel lato di lui.
Quando furono arrivati a terra Hermione lo abbracciò con tenerezza.
“Allora, non è stato così male volare, no?”
“Se togliamo che con il giro della morte mi hai quasi uccisa, direi di no.”
Draco rise e le scoccò un bacio sulla guancia. “Scusami, ma dovevo proprio farlo. Ora puoi dire che sono più bravo di Potter a guidare, no?”
Hermione alzò gli occhi al cielo, divertita. Draco era proprio cocciuto, forse anche più di lei. “No, Harry continua a rimanere il più bravo che conosco.”
“Ma se non sei mai salita sulla scopa con lui!” protestò Draco.
“Non fa niente, è comunque più bravo!”
“Ma non è giusto!”
“Non fare il bambino!” esclamò Hermione ridendo e posandogli un bacio sul viso imbronciato, per gioco.



 
Mi sono resa conto che avevo scritto davvero troppe poche scene di questi due come coppia, 
perciò è uscito fuori questo capitolo. 
Spero non sia risultato troppo melenso!
Tranquilli, il mare calmo non durerà ancora a lungo, il dramma è sempre dietro l'angolo.
A presto e un abbraccio forte a tutti! <3

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***


Hermione si svegliò con i gridolini impazziti di Lavanda e di Calì nelle orecchie.
“Che dici faccio i capelli lisci o con i boccoli?” chiedeva Lavanda all’amica, guardandosi allo specchio.
“Decisamente i boccoli e se fossi in te mi metterei il nastro dorato tra i capelli, li fa risaltare ancora di più” disse convinta Calì, infilandosi un paio di orecchini dorati e controllando che il viso fosse in ordine.
Hermione si stropicciò gli occhi, alzandosi a fatica.
“Hermione, visto che sei sveglia, sai se Ron preferisce i capelli sciolti o raccolti? Mi faccio delle trecce? No, poi se no sembro troppo piccola. Uno chignon spettinato? Quello so che piace molto ai ragazzi, ti dà un’aria così innocente… allora Hermione, come faccio i capelli?” continuò Lavanda, vedendo che non stava ricevendo risposta.
“Cosa c’entra Ron?” chiese Hermione confusa, che era rimasta ferma alla prima parte del monologo e non riusciva a comprenderne il nesso.
Lavanda e Calì ridacchiarono, scambiandosi occhiate eloquenti.
“Ron ha proposto a Lavanda di studiare insieme dopo le lezioni” rispose Calì estremamente eccitata, con fare malizioso. “Di solito siete voi a due a studiare insieme, non pensi che lo abbia chiesto a Lavanda per provarci con lei? Certo, un tentativo un po’ goffo, ma sappiamo come è fatto Ron.”
Ridacchiarono ancora. “Ron-ron non ci sa proprio fare con le ragazze, ma penso proprio di piacergli. Allora, Hermione, come faccio i capelli?”
“Oh, non saprei” rispose Hermione, leggermente scossa. Era convinta che Ron non apprezzasse la compagnia di Lavanda ed era anche piuttosto sorpresa che dopo quello che fosse successo con i gemelli avesse l’audacia di uscire con un ragazzo della stessa famiglia. “Non ne abbiamo mai parlato” rispose, pensando a come avrebbe potuto reagire Ginny ad una simile notizia.
“Immagino, forse non avrei dovuto chiedere a te. D’altronde tu parli solo di studio” disse Lavanda con non curanza.
Hermione si sentì ferita da simili parole. Lei non parlava solo di compiti, sapeva essere una persona interessante che pensava anche ad altro, eppure le persone si fermavano solo all’apparenza. Si infilò in fretta la divisa e si diresse velocemente in Sala Grande a fare colazione. Aveva parlato abbastanza con quelle due che le sarebbe bastato per tutta la giornata.
 
“Ciao, come va?” chiese timidamente, sedendosi a tavola accanto a Ginny. Ron, senza degnarsi di guardarla in volto si alzò e si andò a sedere in un altro punto del tavolo. Harry la guardò interdetto e, dopo aver ricevuto un calcione da sotto il tavolo da parte di Ginny, rispose con imbarazzo: “Tutto bene, tu?”
“Bene anche io, dai” disse, cominciando ad imburrare una fetta di pane.
Ginny tentò in tutti i modi di animare la conversazione, continuando a lanciare occhiatacce a suo fratello dall’altra parte del tavolo, che la ignorava deliberatamente. Hermione apprezzò i tentativi dell’amica, ma sapeva che Harry era estremamente deluso e che non l’avrebbe perdonata così facilmente, soprattutto perché aveva osato paragonare suo padre a Malfoy. Dal canto suo, anche lei, per quanto soffrisse per il litigio, era anche arrabbiata.
“Sappi che comportandoti così ti stai dimostrando più meschino di Malfoy” sussurrò all’orecchio di Harry, prima di prendere le scale per andare a lezione di Incantesimi.
Harry rimase spiazzato, ma non poté fare niente per ribattere e camminò accanto ad Hermione in religioso silenzio fino all’aula di Pozioni.
Quando entrarono videro Ron seduto in un posto diverso dal solito, tra Lavanda e Calì, che rideva a squarciagola, come se stesse sentendo la battuta più simpatica del secolo.
“Se preferisci sederti in un altro posto vai, non sentirti costretto a sederti accanto a me” disse con mestizia Hermione, andandosi a sedere ad un banco vuoto in terza fila. Harry la seguì. Era arrabbiato con lei e intendeva farle capire che stava facendo una scemenza, ma non voleva lasciarla sola. Tuttavia, quando vide che Draco Malfoy si stava sedendo al banco dietro di loro, sentì crescergli in petto il terribile impulso di tirargli il cazzotto che conservava in canna dal momento della rivelazione, che non gli aveva ancora tirato solo perché voleva bene ad Hermione. Dovette usare tutto il suo autocontrollo per non girarsi e sputargli.
“Posso sedermi con voi?” chiese Neville. “Ho visto che Ron si è messo in un altro posto, avete litigato? Mi ha detto che ti sei innamorata, Herm, è vero?” chiese con candore. Era davvero confuso per quella situazione. Luna gli aveva detto che Ron solo un ragazzo che stava scoprendo che ‘la luce che cercava brillava per un altro fiore’, ma, ad essere completamente sinceri, non era stato gran che utile a chiarire la situazione e non poteva dire di aver capito cosa intendeva. Che cosa c’entravano i fiori e la luce?
Hermione arrossì di colpo, scuotendo con imbarazzo la testa, mentre Harry cercò di liquidare il tutto con un “Ma no, avrai capito male, è lui che si sta sentendo con una ragazza.”
Hermione fu colpita da quelle parole e si girò riconoscente verso Harry, ma lui aveva già distolto lo sguardo e stava fissando la porta dell’aula, aspettando il professor Lumacorno in evidente ritardo.
“Uh, cosa sentono le mie orecchie!” esclamò Pansy, seduta accanto a Draco, che non si era evidentemente persa una parola di quanto aveva detto Neville. “Non oso immaginare chi possa essere tanto sfigato da poter stare con te. Oh, aspetta, che sciocca, sicuramente sarà un amore platonico non ricambiato, perfetto per la più secchiona della scuola.”
“Taci, Pansy” rispose lapidaria Hermione, lanciando un’occhiata fugace al biondo, che era evidentemente sbiancato.
“Sicuramente è un amore non ricambiato” continuò la mora ridendo con cattiveria. “D’altronde guardati… capelli crespi, senza curve, sei brutta, sai, non potrai mai piacere a qualcuno.”
“Pensa per te, Pansy, non è che tu sia chissà quale bellezza” rispose Hermione, terrorizzata che la bomba potesse esplodere da un momento all’altro. Poteva vedere il nervosismo aumentare ogni secondo di più sia, sul volto di Harry che sul volto di Draco. Temeva che se non si fosse difesa da sola e non l’avesse rimessa subito al suo posto, uno dei due ragazzi, se non entrambi, le avrebbe come minimo tirato una capocciata.
Pansy mimò un conato di vomito, ben decisa a continuare. Ad Hermione sembrò estremamente stupida, soprattutto perché le sue parole venivano deliberatamente ignorate da tutti quelli che aveva attorno. Continuava a blaterare con il solo scopo di ferirla, ma Hermione sapeva bene che la mora desiderava il ragazzo che lei, a sua insaputa, aveva. Chissà che faccia farebbe se scoprisse la verità si ritrovò a pensare, nascondendo un sorrisetto.
“Al solo pensiero di qualcuno che ti possa baciare mi sento male, povero ragazzo! E pensa poi tutti i piccoli schifosi sangue sporco che verrebbero fuori. Diglielo anche tu, Draco, concorderai con me che nessuno la potrebbe amare.”
Draco aveva la mascella serrata e gli occhi che sprigionavano saette. “Presumo di sì” disse con freddezza, sperando di poter far star zitta Pansy. Sperò che Hermione non ci rimanesse troppo male. Non era la cosa che le avrebbe voluto far sentire, soprattutto perché in quel momento non era sicuro che stesse troppo bene emotivamente, soprattutto considerando che quell’idiota di Waesley stava ridendo in maniera esageratamente sguaiata dall’altro lato della classe. Era evidente che lo stesse facendo solo per farsi notare e dimostrarle quanto stesse bene anche senza di lei. Che bambino.
Vide gli occhi di Harry assottigliarsi in due fessure, ma il ragazzo decise di stare zitto e di limitarsi a guardarlo male.
“Ora stai zitta, Pansy, se permetti vorrei ripassare e mi stai dando fastidio” disse poi con alterigia, lasciando la ragazza senza parole.
“Si può sapere che ti prende? Sembra quasi che tu la stia difendendo. Un tempo l’avresti insultata con me!” squittì Pansy con preoccupazione.
“Carino da parte tua parlare di me come se non fossi qui davanti” commentò Hermione ad alta voce senza girarsi nemmeno.
“Mi sembra evidente che ora ho cose più importanti da fare, come studiare. Dovresti farlo anche tu, i tuoi voti sono molto bassi.”
“Non ti riconosco più” cominciò a lamentarsi, ma si bloccò non appena vide l’occhiata assassina che Draco le aveva lanciato.
 
“Vai avanti, io ti raggiungo” disse Draco a Pansy, continuando a scribacchiare sul suo quaderno, sistemando gli appunti che aveva preso quel giorno.
“Se vuoi ti aspetto fuori, non ho fretta” provò a dire lei.
“No, ti ho detto che puoi andare. Impara a fare le cose anche da sola una volta tanto” rispose brusco il ragazzo, senza nemmeno degnarsi di alzare la testa dal foglio. Pansy se ne andò in silenzio, raccogliendo in fretta la sua roba.
 
“Vieni a lezione con me?” chiese Hermione ad Harry, vedendo che non dava cenno di volersi alzare dalla sedia.
“No, vai pure” disse lui, non distogliendo gli occhi dal libro. Hermione si guardò intorno e vide che la classe si stava svuotando in fretta. Lanciò un’occhiata a Draco, che le fece cenno che fosse tutto a posto. Seppure con il cuore in agitazione, si decise infine di lasciare l’aula, sperando vivamente che Harry non facesse nulla di folle e che Draco continuasse a mantenere il controllo come aveva fatto negli ultimi giorni.
 
“Allora Potter, che volevi dirmi?” chiese il biondo quando l’aula fu vuota, mostrandogli il bigliettino in cui gli chiedeva di rimanere in classe per parlarsi.
“Sappi che continuo a considerarti una persona disgustosa e senza cuore” esordì con freddezza.
Draco annuì, pacato. “Anche io continuo a considerarti un pallone gonfiato con manie di protagonismo, ma immagino che non siamo qui per parlare di questo. Tu sai.”
“Io so” asserì Harry, guardandolo fisso negli occhi. “Io so, e sono anche sicuro che tu non la ami realmente. Non cercare di dirmi il contrario, non mi interessa la tua opinione, il tempo mostrerà che ho ragione.”
Draco rimase in silenzio, aspettando che il moro continuasse. Sapeva che le parole non sarebbero servite a nulla e che probabilmente l’odio di Potter nei suoi confronti non sarebbe mai svanito. Lo trovava più che comprensibile.
“Sappi solo che se scopro che l’hai usata, che l’hai fatta soffrire, che non l’hai trattata come merita, non ci penserò due secondi a farti tutto il male possibile. Ti renderò la vita un inferno.”
“Perché stai mantenendo il nostro segreto?” chiese Draco con voce greve. “Se tu volessi, potresti farci lasciare solo dicendolo in giro.”
“Lo so” disse di nuovo Harry. “Ma, a differenza tua, non sono una serpe. Se facessi così spezzerei il cuore di Hermione e lei non smetterebbe di amare te, ma inizierebbe ad odiare me. Ti lascerò il tempo di rivelare la tua vera natura e sarò accanto a lei per proteggerla se tu oserai sfiorarla anche solo con un dito. Non ci vorrà molto perché le cose tornino alla normalità: lei ricomincerà ad odiarti presto, non puoi fingere a lungo. La tua vera natura verrà fuori presto” concluse, raccogliendo i suoi libri e andandosene.
“Sai una cosa Potter?” gli disse Draco, poco prima che lasciasse l’aula. “Questa è probabilmente la cosa più da serpe che potessi decidere di fare.”
 

 
Ciao a tutti! 
Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo entro sabato, a prestissimo!

 

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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***


Pansy non riusciva a capire che cosa stesse succedendo. Si era sempre considerata come la migliore amica di Draco, credeva di essere l’unica in grado di poterlo capire e consolare. Aveva sempre tollerato i suoi sbalzi d’umore e le sue risposte sgarbate, perché sapeva che si comportava così con tutti. Ed, anzi, quando lei riceveva una risposta anche solo vagamente gentile si convinceva di valere qualcosa in più per lui. Si sentiva speciale.
Eppure, il ragazzo che negli ultimi mesi aveva di fronte, non era più lo stesso.
Era diventato estremamente calmo, non perdeva le staffe per quasi nulla e a volte, di punto in bianco, le sue labbra si increspavano in un bellissimo sorriso che non aveva motivo di nascere. Se non avesse conosciuto meglio di chiunque altro la sua anima tormentata e la sua incapacità di provare affetto, avrebbe detto che sembrava innamorato. Ma, ovviamente, non poteva essere questo il caso.
Eppure, non riusciva a tollerare che lui potesse essere felice senza il bisogno del suo aiuto. Chi era stato in grado di portare a termine quella che da anni aveva deciso fosse la sua missione?
Doveva sapere di più, un simile tarlo la tormentava.
Si guardò allo specchio e con un incantesimo di trasfigurazione si fece crescere i capelli, facendoli diventare castani chiari. Li legò in due trecce e si infilò un paio di occhiali da vista finti. Con un altro incantesimo si fece spuntare diverse lentiggini e rese il suo naso più grande di quanto già non fosse.
Se qualcuno l’avesse guardata con attenzione sarebbe stato in grado di riconoscerla piuttosto agevolmente, ma era sicura che Draco non avrebbe mai nemmeno posato lo sguardo su di lei.
Uscì in corridoio, stando ben attenta a non farsi notare da nessuno, per evitare domande. Fuori dalla Sala Comune trasfigurò anche i colori della sua divisa, facendoli diventare blu e argento.
Non ci mise molto ad individuare Draco. Stava camminando per il corridoio, guardandosi attorno con fare circospetto. Pansy rimase piuttosto sorpresa nel vederlo da solo: di solito era sempre seguito da Blaise o da Goyle, seppur nell’ultimo periodo fosse estremamente sgarbato anche con loro. Si chiese dove stesse andando.
Fece un incantesimo di disillusione su di sé. Non era affatto brava a farli, durante quelle lezioni era stata più impegnata ad ammirare Draco che ad ascoltare il professore, ed ora se ne pentiva. Sperò che, nonostante la sua scarsezza, fosse sufficiente a non farsi notare da Draco.
Il biondo si guardò attorno più volte e poi imboccò un corridoio di cui Pansy non conosceva l’esistenza. Era estremamente stretto e lasciò che Draco salisse abbastanza scalini da non poter più sentire il rumore dei suoi passi.
C’erano molti più scalini di quanto sembrasse, che salivano a chiocciola per almeno uno o due piani, ma non era in grado di dirlo con certezza, dal momento che si trovavano in un corridoio piuttosto buio e privo di finestre. Pansy non poteva fare altro che continuare a salire.
Alla fine, Pansy si ritrovò di fronte ad un arazzo. Lo scostò, facendo attenzione a non farsi notare da nessuno, e si ritrovò in un corridoio largo e illuminato, ma completamente vuoto. Draco si trovava quasi alla fine del corridoio e camminava in fretta, con le mani in tasca e la testa che continuava a saettare da una direzione all’altra. Lo vide infilarsi in quella che doveva essere una vecchia aula vuota, chiudendola dietro di sé.
Pansy aspettò qualche minuto, poi, sperando di non essere scoperta, si accostò a quella porta. Dall’interno non proveniva il minimo rumore e qualsiasi incantesimo per amplificare il suo udito sembrava inutile, non riusciva a sentire nemmeno il suono del suo respiro.
Presa dalla curiosità, si inginocchiò e avvicinò l’occhio destro alla serratura della porta. Non appena riuscì a mettere a fuoco l’interno della stanza, le si accapponò la pelle e per poco non svenne, colpita al petto da una frusta impalpabile.
 
“Weasley, tu sei innamorato della Granger, vero?” chiese Pansy a Ron, non appena lo vide arrivare. Ron sbiancò.
“Tu mi hai chiesto di vederci in segreto solo per chiedermi se sono innamorato?” chiese Ron, scoppiando a ridere. “Voi Serpeverde siete più fuori di testa di quanto potessi pensare. Ed io più stupido, dal momento che sono venuto fino a qui.”
“Io sono innamorata di Draco” continuò Pansy, come se il ragazzo non avesse mai parlato.
“Ehm… e allora? Detto sinceramente non me ne può importare di meno” disse Ron, facendo per andarsene.
“Allora sei proprio stupido come dicono… ma non capisci? Io voglio Draco, tu vuoi la Granger…”
“Non ho mai detto di volere Hermione” ribatté Ron, piccato.
“Non ci credi nemmeno tu, la guardi con la bava alla bocca. Comunque, visto che sei tanto tonto, sappi che ho visto la Granger baciare il mio Draco. Quindi, se la vuoi avere, devi aiutarmi a impedire che questo accada di nuovo.”
“Lo sapevo già, Parkinson, sono fidanzati da un pezzo. Trova qualcun altro per portare avanti il tuo piano malvagio, a me non interessa” disse Ron, cupo, infilando le mani nelle tasche. “E poi, io sto con Lavanda.”
Pansy rimase a bocca aperta e sentì le ginocchia crollare. Fino a quel momento si era solamente limitata ad immaginare che Draco avesse un affare con la Granger, ma era sicura che dietro al bacio che aveva visto ci dovevano essere mille altre motivazioni: magari lo stava facendo per ingannarla, per una scommessa o per chissà quale altro motivo. Sentire Lenticchia dire con tanta sicurezza che fossero addirittura fidanzati era un colpo a cui non si era preparata. Eppure, in cuor suo, sapeva che era la realtà dei fatti. Erano mesi che ne aveva il sospetto e si rese conto che la sua gelosia era sempre stata fondata.
“Divertiti a provare a separarli, vanno in giro blaterando che sono destinati a stare insieme. Hai mai sentito niente di più ridicolo?” rise Ron, andandosene.
Pansy corse nella sua camera, con le lacrime che si affacciavano sempre più prepotentemente nei suoi occhi. Le sentiva scorrere calde sul viso, mentre singhiozzi rumorosi le sconquassavano il petto. Si buttò sul suo letto, nascondendo il viso nel cuscino fino a che, esausta, non si addormentò.
 
Quando si risvegliò la camera era immersa nell’oscurità. Guardò l’orologio e si rese conto che la cena era già iniziata. Si girò su un fianco, facendo respiri profondi. Aveva creduto che le sarebbe bastato aiutare Weasley a mettersi con la Granger per toglierla di torno, ma il suo piano si era sgretolato in pochi secondi. Non riusciva a credere che Draco Malfoy potesse stare con la Granger. Era inconcepibile eppure, per qualche motivo, plausibile. Pansy si rese conto di aver seguito tutte le fasi del loro innamoramento, ma di non essersene accorta sul momento. Lui aveva smesso di tormentarla e aveva cominciato a ignorarla. Poi a guardarla con desiderio. Poi a ignorarla di nuovo. Infine, si rese conto, che nell’ultimo periodo i suoi occhi erano sereni, in pace con il mondo. E quella pace la doveva aver portata la ragazza più odiosa e saccente di tutta Hogwarts.
Si alzò, sistemandosi i capelli che si erano raccolti in un ammasso aggrovigliato. Non avrebbe permesso una simile relazione. Era lei che doveva stare con Draco, non la Granger. Era lei che lo conosceva davvero, lei che lo aveva sempre amato nonostante tutto, lei che poteva renderlo felice. Fin da quando lo aveva conosciuto aveva saputo che prima o poi lo avrebbe sposato e che le sarebbe bastato avere pazienza. Non avrebbe mai permesso a una nata-babbana di portarglielo via.
Si sedette alla scrivania e accese una candela per farsi luce. Prese un foglio di pergamena, la sua piuma preferita, nera come la pece, la intinse nel calamaio e cominciò a scrivere.

 
Ciao a tutti!
vi ringrazio ancora per avermi seguita fino a qui.
Dal momento che da lunedi saremo di nuovo in zona rossa, cercherò 
di postare di più, così che sia io che voi avremo qualche cosa da fare.
Intanto, spero che la storia vi stia piacendo, ho sempre il terrore di potervi deludere in qualche modo. 
Un abbraccio (a distanza) e a presto <3

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Capitolo 51
*** Capitolo 51 ***


Draco quella mattina lasciò la scuola in tutta fretta, sebbene mancasse ancora una settimana all’inizio delle vacanze estive. Ebbe a malapena il tempo di inviare un biglietto a Hermione per dirle di non preoccuparsi se nei giorni successivi non lo avesse trovato, perché era stato richiamato a casa dai suoi genitori per un affare urgente, e di non contattarlo, dal momento che ci avrebbe pensato lui a farlo.
Per tutto il viaggio si chiese quale fosse il motivo di tale convocazione. Era già successo che in passato i suoi genitori lo facessero tornare a casa in dei giorni extra, anche se erano passate le vacanze di Natale, ma accadeva sempre per motivi che lui conosceva benissimo, come feste con personaggi influenti o eventi mondani.
Era preoccupato che i suoi genitori avessero potuto scoprire qualcosa riguardo alla sua relazione con Hermione, eppure era piuttosto sicuro di aver messo a tacere tutte le voci che giravano nel castello e non si riusciva a capacitare di come la notizia potesse essere trapelata.
In ogni caso, sapeva benissimo che avrebbe dovuto fingere, come era solito fare da sempre in quella casa, per proteggere Hermione e la relazione che nessun purosangue avrebbe mai accettato. Lo stesso giovane Draco lo avrebbe guardato disgustato e in passato si sarebbe ucciso pur di non cadere a un livello così basso. Eppure, era proprio in basso che aveva potuto trovare il più alto grado di felicità e non l’avrebbe lasciata per nulla al mondo.
 
L’atmosfera in casa sua era diversa dal solito. Per quanto quello in cui era cresciuto non fosse mai stato un clima particolarmente allegro, poteva percepire qualcosa di differente, come se una pensante cappa di ansia scura gravasse sulle loro teste. Sua madre lo accolse con un sorriso tirato, abbracciandolo frettolosamente. “Vai a mangiare, caro, e datti una sistemata veloce. Tuo padre ti vuole parlare di una questione importante.”
“Riguardo cosa?” chiese Draco, sentendo la preoccupazione scorrergli lungo la spina dorsale. “Non poteva aspettare che finissi scuola? Manca una sola settimana.”
Narcissa scosse la testa. “È una questione molto urgente” si limitò a dire, accompagnandolo di sopra.
Draco notò che le tremavano le mani ed aveva il viso più magro rispetto all’ultima volta che si erano visti. Sembrava invecchiata, mentre camminava con le spalle leggermente incurvate, come se fosse schiacciata da un grande peso.
 
Lucius Malfoy era seduto sulla poltrona di broccato verde, con la mano mollemente poggiata sul suo bastone intarsiato d’argento.
“Siediti” gli disse, indicandogli la sedia di fronte a lui.
Draco obbedì in silenzio, cercando di mantenere un contegno impassibile. Non era possibile che suo padre avesse scoperto la sua relazione, ma, in ogni caso, avrebbe impedito in ogni modo che li separasse.
“Ho una grande notizia per te” esordì Lucius, con il volto piegato in un inquietante sorriso. Draco non seppe dire se fosse davvero felice o se stesse solo fingendo. “La nostra famiglia ha ricevuto un grandissimo onore, recentemente, e tu hai un ruolo importante in ciò.”
Draco fu piuttosto sorpreso dall’udire simili parole. Se non era di Hermione che suo padre gli voleva parlare, perché lo aveva convocato con tanta urgenza? Gli cominciò a venire il sospetto che la questione in ballo potesse essere molto più delicata e pericolosa di quanto avesse potuto immaginare.
“Come tu ben sai il Signore Oscuro sta prendendo sempre più potere. Presto avrà abbastanza forza da dominare su tutto il mondo magico e noi abbiamo avuto la fortuna di stare dalla parte vincente e l’onore di servirlo e di aiutarlo nella sua impresa. La nostra famiglia starà accanto a lui mentre ripulirà il mondo dalla feccia e verremo ricompensati quando lui comanderà.
  Tu, figlio mio, hai un compito estremamente importante per la riuscita del suo piano. Il Signore Oscuro ti vuole dare una grande responsabilità perché crede nei Malfoy e crede in te.”
“Ma non sono un mangiamorte” commentò Draco, sentendo la fronte imperlarsi di sudore freddo. Che cosa avevano in mente per lui? Ormai non credeva più in un mondo diviso tra purosangue e mezzosangue. La sua relazione con Hermione gli aveva permesso di capire che il mondo in cui era vissuto fino a quel momento era un mondo falso, costruito su inganni e menzogne, soprusi e crudeltà.
“Riceverai il tuo marchio la prossima settimana, quando il Signore Oscuro si installerà nella nostra casa.”
“E se io non lo volessi?” chiese Draco con voce sottile, sbiancando ancor di più. Suo padre, come al solito, aveva preso l’ennesima decisione al posto suo, ma questa volta non voleva obbedirgli, non poteva farlo. Lui non aveva niente da spartire, ormai, con quella gente, né ideali, né crudeltà.
Lucius sollevò un sopracciglio, sorpreso, spiegando le labbra in un sorriso che sembrava quasi divertito. “Pensi che sia qualcosa che si possa scegliere? Ti facevo più intelligente.”
Draco serrò i denti. “Non voglio essere un mangiamorte. Non pensi alla mia istruzione? Ho un futuro davanti a me e non voglio sia questo” sibilò, cercando di mostrarsi più fermo e deciso di quanto non fosse in realtà. Dentro il suo petto, il cuore batteva violento, rimbombando come un tetro tamburo nelle sue orecchie.
Lucius si passò una mano tra i lunghi capelli biondi, sorridendo amabilmente e facendo accapponare la pelle a Draco per la tranquillità che dimostrava nel voler far diventare suo figlio un essere abietto, come lui.
“Certo che ci penso e proprio per questo ti dico che è quello il tuo futuro. Nel mondo che il Signore Oscuro creerà, fidati di me, importerà di più la fedeltà che gli abbiamo dimostrato, rispetto a un mero diploma. Ad ogni modo, il Signore Oscuro non vuole farti lasciare la scuola, è lì che dovrai svolgere la tua missione.”
“Padre, io…”
“Fai silenzio, Draco, non mi interessano le tue sciocche obiezioni. Fidati di me, è la cosa migliore per tutti noi. Ora puoi andare.”
Draco si alzò, serrando i pugni con tutta la sua forza. Poteva sentire le unghie conficcarsi a fondo nei palmi delle sue mani, procurandogli un sottile dolore. Non aveva mai imparato a disobbedire a suo padre e non riusciva a farlo nemmeno in un momento tanto cruciale. Cosa avrebbe potuto fare? Se avesse voltato le spalle alla sua famiglia e chiesto protezione a Silente, avrebbe implicitamente segnato la fine per i suoi genitori. Non poteva abbandonarli in pasto al mago più malvagio degli ultimi secoli. Eppure, non voleva neppure negare se stesso e quello che era diventato, far ingoiare la sua anima in una nera spirale che avrebbe determinato la morte della sua essenza. E poi, Hermione? Come avrebbe potuto proteggerla? Come le avrebbe potuto rivelare una simile notizia?
Doveva trovare in fretta un modo per tirarsi fuori da quella situazione senza mettere in pericolo nessuno.
“Ah, un’ultima cosa” disse suo padre, prima che uscisse dalla sala. “Una tua amica mi ha mandato questa” gli disse, porgendogli una lettera. “È vero il contenuto?”
Draco la prese, leggendola in fretta. Ad ogni riga che leggeva poteva percepire il sangue defluire dal suo volto.
“No, è solo ossessionata da me. Crede che io abbia una relazione con chiunque” rispose con voce impostata, cercando di controllare il tremito frenetico delle mani.
“Peccato… Ti sarebbe stata utile l’amica di Potter nella tua missione. Potresti provare a sedurla, sarebbe un’ottima arma” rispose composto il padre, riprendendo la lettera e facendola in pezzi. “Pansy mi è sempre sembrata un po’ pesante come ragazza, se tutto va bene riusciremo a farti sposare con qualcuno di migliore. Le Greengrass ad esempio, loro mi sembra siano piuttosto carine ed anche nettamente più ricche. Se non fallirai nella tua missione ci eleveremo abbastanza di rango da poter combinare un matrimonio con una delle due.”
“Posso andare ora?” chiese Draco, a testa bassa, ancora non in grado di realizzare davvero quanto fosse accaduto.
“Cos’è questo viso da funerale? Ti ho appena dato delle belle notizie, sorridi! Il futuro è tutto a nostro favore" rise Lucius, congedandolo con un gesto della mano ingioiellata. 

 
Ciao a tutti! 
come penso abbiate notato ci stiamo di nuovo avvicinando alla storia originale.
Spero che vi piaccia, ovviamente il compito di Draco rimane quello che conosciamo tutti benissimo, ossia la morte di Silente. 
Mi è sembrato inutile ripeterlo, ci ha già pensato la Rowling a farlo, perciò mi sono concentrata un pochino di più su come il tutto è stato annunciato. 
Fatemi sapere cosa ne pensate.
A presto!

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Capitolo 52
*** Capitolo 52 ***


“La smetti di guardare fuori dalla finestra in attesa di una lettera che non arriverà mai?” chiese Ginny quando, aprendo gli occhi, vide come ogni mattina Hermione appollaiata sul davanzale, intenta a fissare l’orizzonte.
Hermione scosse la testa, sorridendo. “Sono una sciocca, non è vero? So che ormai non mi scriverà più. Mi chiedo che cosa sia successo.”
Detestava ammetterlo, ma era piuttosto preoccupata. Non perché temesse che l’avesse dimenticata o che l’amasse di meno, era sicura che quello che c’era tra loro due fosse reale, ma perché aveva il sentore che gli fosse accaduto qualcosa di brutto. L’impossibilità di mettersi in contatto con Draco le stava rendendo la vacanza un inferno e la stava costringendo a fare il conto alla rovescia in attesa di tornare ad Hogwarts.
Ginny si stropicciò gli occhi, indirizzando verso di lei un sorriso pieno di calore. Come ogni mattina, la raggiunse sul davanzale e la strinse forte. “Sono sicura che quando vi rivedrete si chiarirà tutto.”
Hermione guardò fuori dalla finestra. Ron si stava già allenando sulla scopa, quell’anno sembrava particolarmente deciso a diventare un buon portiere. Harry, dal canto suo, sbadigliava vistosamente, stufo di tirare la palla a Ron per fargliela parare.
“Ron può gongolare quanto vuole, ma appena li raggiungo a giocare non riuscirà a bloccare nemmeno un mio tiro” disse Ginny, guardando con sufficienza il fratello. “Da quando si è messo con quella Lavanda è diventato ancora più insopportabile. Quasi lo preferivo innamorato di te.”
“Ma non è mai stato innamorato di me!” esclamò Hermione, sapendo benissimo che la sua difesa era assolutamente inutile.
“Dai, Herm, lo sanno tutti che gli piacevi. E non pensare che sia un caso che si sia messo con la supermeravigliosa LavLav subito dopo che ha scoperto che tu stavi con Malfoy. Piuttosto mi sorprende che non si siano ancora lasciati” commentò, legandosi i capelli in una coda e scendendo a fare colazione.
Addentarono in fretta una fetta di pane imburrata e raggiunsero gli amici in giardino.
“Qualcosa mi dice che l’idiota non ti ha scritto nemmeno oggi” urlò Ron all’amica, guardando il suo viso mogio e facendo una giravolta beffarda sulla scopa.
Harry e Ginny in contemporanea gli lanciarono un incantesimo alla scopa, così da fargli perdere il controllo.
“Se non fossi mio fratello sappi che ti avrei eliminato da un pezzo” esclamò Ginny, salendo a cavalcioni sulla scopa e avvicinandosi a lui abbastanza da tirargli una pallonata in pieno viso.
Hermione non ribatté nemmeno. Sperava che durante quella vacanza sarebbe riuscita a far accettare Draco ai suoi amici, ma dato che era diventato irrintracciabile aveva ben poche scuse da poter accampare per farglielo andare a genio. Lei era la prima a provare rabbia per quella situazione.
Ron non perdeva mai occasione per prenderla in giro e farle pesare la sua pessima scelta in fatto di relazioni, sbandierando il suo amore per la bella Lavanda. Ginny aveva seriamente considerato l’idea di rivelargli tutto quello che la ragazza aveva combinato l’anno precedente, ma Hermione l’aveva sempre fermata.
Harry, invece, non si esprimeva mai sulla questione, ma si riusciva a percepire che fosse piuttosto allegro nel sapere che Draco fosse scomparso e girava per la casa con un sorrisetto stampato in faccia che sembrava dire ‘io l’avevo detto’.
 
Draco si sbrigò a salire in fretta sul treno, facendo ben attenzione a non incrociare lo sguardo di nessuno. Chiuse la porticina del suo vagone non appena vi entrò, sedendosi vicino al finestrino e tirando le tende, per evitare che qualcuno lo potesse notare.
“Hai una cera terribile” commentò Pansy, tendendo una mano per accarezzargli i capelli. Draco la bloccò prima che lo toccasse.
“Ho dormito poco ultimamente” rispose freddo, ignorandola.
Era consapevole che lei fosse a conoscenza del marchio che portava sull’avambraccio, ma nessuno sapeva il fardello che portava su di sé, nessuno sapeva che negli ultimi mesi non aveva potuto chiudere occhio per pensare ad un modo per tirarsi fuori da quella terribile situazione. Eppure, un modo per rimanere illeso non era stato in grado di trovarlo. La sua anima si sarebbe dovuta macchiare per salvare quella di coloro che amava.
“Non mi hai mai scritto” si lamentò Pansy, cercando di intraprendere una conversazione con il biondo.
“Non vedo perché avrei dovuto farlo.”
“Ti ho mandato lettere per tutta l’estate, avresti potuto rispondere.”
“Ti ha risposto mio padre al posto mio, immagino” rispose gelido come un pezzo di ghiaccio.
Pansy abbassò lo sguardo, con le guance, solitamente pallide, diventate di un rosso acceso. Sapeva benissimo a che cosa stava alludendo il ragazzo, ma, nonostante la vergogna che provava in quel momento, lo avrebbe fatto di nuovo.
Certo, era stata ignorata per tutta l’estate, ma almeno lui era stato lontano dalla Granger. Aveva fatto quello che qualsiasi strega che si rispetti avrebbe dovuto fare, aveva combattuto per mantenere il suo diritto sul ragazzo che amava e che avrebbe dovuto sposare.
Nello scompartimento calò il silenzio, che perdurò fino all’arrivo ad Hogwarts. Pansy più volte provò a interromperlo, ma vedendo che Draco teneva gli occhi ostinatamente chiusi, si rese conto che nulla lo avrebbe distolto dal suo ignorarla. Avrebbe dovuto solo aspettare che gli passasse l’arrabbiatura e che tutto quello che aveva fatto era stato per il suo bene. La Granger gli aveva sicuramente lanciato qualche incantesimo e lo stava usando per carpire informazioni sul Signore Oscuro. Non ci si poteva aspettare nulla dalla migliore amica di Potter, di questo ne era certa.
Osservò il volto di Draco, il naso affilato e sottile, la mascella spigolosa. Era più pallido del solido e pesanti occhiaie scure gli contornavano gli occhi chiusi. Le ciglia bionde, sottili e quasi invisibili, erano la parte che preferiva di più di lui.
Era dimagrito molto, notò, osservando il polso ossuto sbucare da sotto il mantello in cui si era avvolto. Si chiese che cosa lo tormentasse tanto. Non poteva essere solo perché lo aveva fatto lasciare con la Granger, Draco non era certo il tipo da perdersi in sentimentalismi. Ad ogni modo, ci avrebbe pensato lei a renderlo nuovamente felice. Sapeva benissimo di potercela fare.
 
Draco aspettò che tutti gli studenti scendessero dal treno prima di aprire il suo scompartimento, ma ordinò a Pansy e agli altri di andarsene. Non voleva incontrare nessuno e non voleva avere nessuno attorno. Soprattutto perché si era reso conto che in quel vagone era entrato anche chi non doveva esserci.
Scostò un poco la tendina, osservando fuori senza farsi notare. Sembravano tutti così felici. Gruppi di ragazze si abbracciavano allegre, alcuni ragazzi si davano potenti pacche sulle spalle, mentre ragazzini smarriti si raggruppavano come pecorelle dietro ai prefetti, cercando qualcuno che li guidasse alla scoperta di un mondo completamente nuovo.
Scrutò la folla, cercando il viso che per tutta l’estate aveva sognato e che gli aveva dato la forza di andare avanti.
Quando la vide sentì il cuore fermarsi e riempirsi di amore. Era bella, ancor più di prima, una figurina sottile e una massa infinita di capelli che avrebbe riconosciuto ovunque. Stava insieme alla roscia, che la teneva sottobraccio, guardandosi intorno con l’aria di chi sembra pronto ad incenerire qualcuno. Quando si voltò, vide che il suo volto era immensamente triste e si voltava alla ricerca di qualcuno, lui, probabilmente. Si sentì un verme, sapendo di essere lui la causa della sua tristezza e si ripromise che avrebbe risolto tutto il prima possibile. Vedere Hermione triste gli stava procurando un dolore quasi fisico, per quanto era forte.
Chiuse gli occhi, raccogliendo tutto il suo coraggio. La sua nuova vita iniziava in quel momento esatto e il passato doveva rimanergli alle spalle, custodito al sicuro nella sua memoria.
Quando li riaprì, si sentì come un attore pronto ad entrare in scena e riappropiarsi del suo personaggio, un bastardo senza cuore e senza sentimenti. Forse, se avesse recitato abbastanza bene sarebbe riuscito a ingannare anche se stesso e convinversi di esserlo. 
“Potter, vieni fuori, so che sei nascosto sotto il mantello dell’invisibilità” esclamò, tirando fuori la bacchetta.

 
Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Ormai siamo riallineati con l'inizio del sesto libro, con Draco che prende a botte Harry nello scompartimento del treno. 
Non volevo cambiare un evento simile. 
Che ve ne pare di questo capitolo?
Aspetto le vostre recensioni!
Intanto mando un grande abbraccio a tutti, a presto!

 
 

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Capitolo 53
*** Capitolo 53 ***


Hermione si sentiva soffocare per l’ansia che le mangiava le viscere. Era solo riuscita a intravedere Draco di sfuggita, o meglio, i suoi capelli biondi, e non riusciva a capire per quale motivo lui non le fosse ancora venuto a parlare. Che non l’amasse più? Per tutta l’estate si era detta che ci doveva essere un motivo per un tale comportamento, che forse lui non era riuscito a scappare dal controllo dei suoi genitori, ma allora perché non era corso da lei?
Detestava il sorrisetto compiaciuto di Ron, che la guardava mentre teneva Lavanda tra le braccia. Sembrava dire ‘io ho fatto la scelta giusta a differenza tua’
Ginny le strinse una mano, rivolgendole un sorriso sincero. Era bello sapere di poter contare su di lei.
Quando tornò nella sua stanza scrisse un biglietto a Draco e glielo spedì con un gufo, ma non ricevette risposta.
 
La mattina seguente si presentò in Sala Grande con due vistose occhiaie, frutto di una nottata passata sveglia a tormentarsi. Sentì lo sguardo pieno di preoccupazione di Ginny e di Harry posarsi su di sé.
“Secondo te quest’anno la Parkinson è riuscita nel suo intento?” chiese sarcastica Lavanda all’amica. Al solo sentire quel nome Hermione si risvegliò dal suo torpore, drizzando le orecchie.
“Non saprei dirtelo, alla fine è sempre stata incollata a Malfoy” commentò Calì, lanciando un’occhiata al tavolo dei Serpeverde.
Draco era appena entrato, con Pansy stretta sottobraccio a lui. Sembrava molto felice e gli stava ancora più appiccicata del solito. Hermione sentì il cuore stringersi, vittima della morsa della gelosia. Perché quella vipera era così attaccata al suo ragazzo? Ma poi, poteva ancora chiamarlo tale? Non si erano parlati per tutta l’estate e lui ancora non le aveva rivolto la parola.
A guardarlo bene, non era sicura di riconoscerlo. Sembrava un’altra persona, con il volto pallido e scavato, gli arti sottili e una postura che sembrava quasi malata.
La gelosia lasciò il posto a una profonda preoccupazione. Che cosa gli era successo?
Fissò il tavolo dei Serpeverde per tutta la durata della colazione e Draco, nemmeno una volta, alzò la testa dal suo piatto.
 
“Oliver, posso parlarti?” chiese Hermione, placcando il ragazzo prima che andasse a lezione.
“Ma chi si rivede!” esclamò Oliver felice. “Passato delle belle vacanze?”
Non appena vide il volto livido di Hermione si rese conto che c’era qualcosa che non andasse. “Hermione, cos’è quella faccia? Stai bene, è successo qualcosa?” chiese preoccupato.
“In effetti sì, avevo bisogno di parlarti un attimo. In privato.”
“Ma certo, andiamo” disse lui, prendendola sottobraccio e trascinandola via. Hermione poté sentire delle ragazze di Serpeverde bisbigliare delle cose poco carine sul suo conto, che suonavano come ‘si può sapere perché quella non va da quelli della sua casa e si prende i nostri più carini? Che cosa avrà di così speciale…’
Era sicura che altri pettegolezzi sarebbero nati nel giro di un’ora, ma per il momento non era rilevante.
“Hai visto Draco ieri?” chiese subito a bruciapelo, incapace di trattenersi.
“Certo, dormiamo insieme.”
“E come ti è sembrato?”
Oliver ci rifletté un attimo. “Ora che mi ci fai pensare, triste. È sempre un po’ musone, ma aveva lo sguardo piuttosto spento ieri sera. Perché me lo chiedi? Avete litigato?”
“Non lo so che succede” sospirò Hermione, stringendosi nelle spalle. “Non si è fatto sentire per tutta l’estate.”
Oliver scosse la testa. “Non ci posso credere. È proprio un cretino” commentò.
“Mi sembra molto dimagrito e mi chiedevo se tu sai qualcosa in più. Anche se non penso che ti abbia detto molto, però magari parla con Zabini e… oh, in realtà non so nemmeno io che cosa tu possa sapere” sospirò nuovamente, cercando di contenere l’agitazione.
Oliver l’abbracciò ed Hermione si lasciò andare a quell’abbraccio. Voleva solo che qualcuno le dicesse che sarebbe andato tutto bene e che non si sarebbe dovuta preoccupare, ma tutti la trattavano come una ragazza che era appena stata scaricata. Forse era quello che era successo e lei non se ne era ancora resa conto.
“Non credere che io sappia più di te. È molto scostante, ancora di più di quanto non fosse prima e tiene tutti alla larga. Pansy gli sta sempre appiccicata, forse più di prima, ma hai presente lui come la tratta di solito, in quello non è cambiato.”
Hermione non sapeva se doversi preoccupare di Pansy come ipotetica rivale o no. Di certo non le faceva piacere che passasse tutto quel tempo con il suo ragazzo.
“Grazie Oliver” sorrise Hermione, con gli occhi pieni di tristezza. “Cercherò di parlarci non appena ne avrò l’occasione”.
Oliver la guardò allontanarsi mogia mogia, con le spalle incurvate sotto il peso della preoccupazione.
 
Terminate le lezioni, quando tornò in camera, vi trovò Draco intento a scrivere qualcosa su un foglio di pergamena. Aveva una manica della camicia arrotolata, mentre l’altra era sporca di inchiostro nero. Provò l’impulso di colpirlo, per l’insensibilità che stava mostrando nei confronti della ragazza più adorabile di tutta Hogwarts.
“Si può sapere perché non sei venuto a lezione?” domandò, sputando fuori la sua rabbia.
“Non sono affari tuoi, lupetto” rispose Draco, senza nemmeno alzare la testa dal foglio.
Oliver glielo strappò dalle mani, costringendolo a guardarlo in faccia. “Non sono affari miei, ma sappi che per colpa tua la ragazza più dolce e intelligente della scuola non dorme e mi chiede preoccupata notizie di te. Credevo fossi innamorato, per Merlino!”
Draco gli lanciò un’occhiata che lo avrebbe incenerito se avesse potuto. “Ridammi il foglio.”
“Tu dimmi perché ti stai comportando da bastardo. So che lo sei, ma non lo eri mai stato con lei.”
“Lo sono stato anche con lei, invece, in passato” rispose con la voce spezzata, tendendo la mano per riavere indietro la pergamena.
“Perché l’hai ignorata per tutta l’estate?” gli chiese, facendo qualche passo indietro.
“Te l’ha detto lei?”
“E chi se no? Dubito che qualcun altro sappia di voi.”
“Pansy lo ha scoperto” rispose Draco, con lo sguardo basso. “Probabilmente a quest’ora lo sanno già tutti.”
“Quindi tu la stai evitando solo per questo? Perché non vuoi far sapere in giro della tua relazione con una ragazza che non è purosangue?” chiese Oliver, visibilmente disgustato. “Sei un codardo, uno schifoso codardo.”
Draco si alzò di scatto, stringendo la mascella con rabbia. "Tu non hai idea di cosa stia succedendo! Io la voglio solo proteggere!”
“Così le stai spezzando il cuore!” urlò Oliver, sovrastando la voce di Draco. “E non hai nemmeno il coraggio di dirle la verità! Non posso credere che non dorma la notte per un simile coglione!”
Draco gli strappò di mano la lettera, spezzandola a metà. Un frammento rimase nella mano di Oliver che lo spiegò e provò a leggerlo.
“Non ho mai letto niente di più patetico” sputò, disgustato. “Sei la serpe più viscida che abbia mai conosciuto. Fai l’uomo una volta tanto e dì a quella povera ragazza che essere di merda sei. Non si merita una persona come te. Non se la merita proprio” disse, scuotendo la testa e andandosene via.
Draco crollò sulle sue ginocchia e pianse, come non aveva mai pianto in tutta la sua vita.
 

ciao a tutti!
ieri mi sono rotta il braccio perciò non so bene quando riuscirò a scrivere ancora.
per fortuna avevo già finito questo capitolo.
ad ogni modo cercherò di inventarmi qualcosa per continuare a scrivere, anche perchè manca poco alla fine
a presto spero <3

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Capitolo 54
*** Capitolo 54 ***


“Si può sapere che cosa ci fai qui?!” esclamò Ginny non appena lo vide, nascosto dall’ombra di una statua. Gli tirò un ceffone in pieno volto senza pensarci un solo istante. “Non ti sei fatto sentire per tutta l’estate, hai picchiato Harry e ora ti presenti qui? Non sono mai stata una tua fan, ma ti ho sempre difeso e ora mi chiedo come sia possibile che sia stata così scema!”
Gli tirò un altro schiaffo, così da pareggiare il rossore sulle due guance. Draco era stranamente silenzioso e non sembrava intenzionato a ribattere o smentirla. Aveva lo sguardo spento e le labbra piegate in una triste smorfia.
Infilò la mano nel mantello e ne tirò fuori una fotografia. Ritraeva lui ed Hermione, abbracciati. Hermione aveva il naso sporco di zucchero a velo e Draco la guardava con un’espressione ricolma d’amore. Ginny, per un istante, sentì la rabbia affievolirsi. Non era il vecchio Draco che conosceva da sempre ad avere di fronte, ma solo una sua ombra sbiadita, che sembrava aver perso la sua scintilla vitale.
“Perché non vi muovete?” chiese Ginny, con un tono di voce più dolce, guardando le due figure ritratte nella foto.
“È una foto babbana” spiegò lui, con mestizia.
Ginny si lasciò sfuggire un “oh” di sorpresa. “Perché me la stai dando?”
“Vorrei che gliela restituissi in futuro, saprai tu quando sarà il momento. Puoi promettermelo?”
“Che cosa hai intenzione di fare?” chiese Ginny, resa sospettosa dall’espressione devastata di Draco, che non lasciava presagire nulla di buono.
“Promettimi solo che lo farai” la pregò Draco, con uno sguardo che sembrava implorarla. Ginny non l’aveva mai visto così.
“Va bene, lo prometto” si lasciò sfuggire, guardandolo con uno sguardo colmo di preoccupazione.
“Draco, aspetta” provò a fermarlo, ma lui le sorrise tristemente.
“Scusami Ginny, Hermione mi aspetta.”
Ginny sentì le sue braccia crollare, mentre guardava la figura emaciata del ragazzo allontanarsi con un passo incerto.
Draco Malfoy si era scusato e l’aveva appena chiamata per nome. Il mondo non era più lo stesso.
 
“Scusami se ti ho fatto aspettare” disse Draco ad Hermione, non appena la vide. “Vieni, entra” la esortò, aprendo la porta della Stanza della Necessità.
“Cosa è successo questa estate?” chiese la ragazza non appena mise piede nella stanza, con fare battagliero.
Aveva le mani sui fianchi e un cipiglio arrabbiato. Draco la guardò con amore e non poté trattenere un sorriso. “Sei bella anche quando sei arrabbiata” le disse dolcemente. “Mio padre ha bloccato tutta la posta e ha avuto una soffiata sulla nostra relazione. Non avevo modo di mettermi in contatto con te” le spiegò, sedendosi su un divanetto e facendole cenno di mettersi accanto a lui. “Mi dispiace tantissimo per non essermi fatto vivo prima… confesso che avevo paura.”
“Paura di cosa?” chiese Hermione, incrociando le braccia al petto e rimanendo in piedi di fronte a lui.
Per quanto avesse il cuore stretto dalla preoccupazione nel vederlo così dimagrito, voleva che per almeno cinque minuti lui si rendesse conto che non la poteva trattare in quel modo.
“Paura che non mi volessi più vedere” rispose lui, abbassando lo sguardo e prendendole una mano. “Se in questi mesi avessi deciso di non voler stare più con me lo capirei” continuò, portandosi la mano al volto e posandoci sopra un bacio, mentre una lacrima scendeva silenziosa dall’angolo dell’occhio.
Hermione sentì i suoi occhi riempirsi a loro volta di lacrime e si sedette accanto a lui, posando la sua testa sulla spalla ossuta del ragazzo. “Ho immaginato tutti gli scenari peggiori. Ho temuto perfino che ti avessero dato in pasto a Tu-sai-chi. Ho avuto così paura di perderti, Draco” esclamò, abbracciandolo. Sentì il corpo del ragazzo irrigidirsi, mentre le accarezzava i capelli crespi.
“Mi dispiace, non volevo farti preoccupare” le sussurrò all’orecchio.
La ragazza sollevò il volto, guardandolo fisso negli occhi. “Draco, che cosa ti è successo? Sei dimagrito tantissimo.”
Il ragazzo si sforzò molto nel piegare le labbra in un sorriso che doveva essere rassicurante, ma che era solo molto tirato. “È stato un periodo parecchio difficile, la situazione in casa non era delle migliori. Per lo stress ho mangiato meno del solito” spiegò, continuando ad accarezzarla. Poteva sentire il calore del corpo accanto al suo, il battito forte del suo cuore, il respiro delicato e il lieve profumo che la contraddistingueva. Come avrebbe fatto a separarsi da lei? Ogni volta che la guardava si sentiva vacillare nel suo intento, avrebbe voluto che quell’amore, quello che forse era stato solo un bel sogno, una piccola parentesi felice nella sua misera vita, durasse per sempre.
Ma sapeva benissimo che non poteva nascondersi da tutto, non poteva nascondersi dal mondo, non poteva proteggerla. Per quanto lo facesse soffrire l’idea dell’averla lontana, perlomeno sapeva che sarebbe stata al sicuro. Sapeva che Potter e Weasley l’avrebbero sempre protetta e sarebbero riusciti in quello in cui lui avrebbe sicuramente fallito. Doveva lasciarla libera, per far sì che vivesse.
“A cosa pensi?” gli chiese Hermione, guardandolo con gli occhi grandi spalancati, ricolmi d’amore.
Draco sorrise, questa volta dal profondo del cuore e decise di godersi gli ultimi istanti. Li avrebbe protetti come un talismano, lo avrebbero salvato dalla disperazione che lo avrebbe attanagliato i mesi seguenti.
“Penso che sei bellissima e che ti amo. Sei l’unica persona che io abbia mai amato e l’unica che amerò e ti amerò per sempre, a prescindere da tutti e tutto, ti amo e ti amerò fino alla morte” le disse, ricoprendola di baci per non farle vedere le lacrime che stavano cominciando a scorrere sul suo volto.
Hermione sorrise e lo strinse forte. “Come mai questa improvvisa dichiarazione?” rise Hermione, ricambiando i baci con passione. “Anche io ti amo e ti amerò per sempre. Non importa quanto ti allontanerai, so che troverai sempre un modo per tornare da me. Mi fido di te più di chiunque altro.”
“Tu non hai idea di quanto valgano queste parole per me” disse Draco con un singhiozzo. “Non dimenticarmi, giura che in un angolino del tuo cuore rimarrà sempre una parte di me.”
Hermione sorrise, asciugandogli le lacrime. “Draco, come potrei dimenticarti? Non intendo lasciarti, noi rimarremo insieme per sempre. Non voglio conoscere nessun altro amore, mi basta il tuo.”
Draco sorrise e la baciò di nuovo, godendo di quel bacio come se fosse il primo. La guardò negli occhi e si impresse nella memoria quell’istante come una fotografia. Lui non l’avrebbe mai dimenticata e il ricordo di quell’amore lo avrebbe perseguitato per sempre.
“Ti va di rimanere qui questa notte?” le chiese, stringendole forte la mano. Anche solo avere qualche minuto in più con lei era un regalo prezioso.
“È contro il regolamento” provò a protestare Hermione.
“Ti prego, fallo per me. Non ti chiederò mai più niente.”
Hermione si perse negli occhi supplici di Draco, grigi e tristi come mai li aveva visti prima. Avrebbe voluto davvero sapere che cosa fosse successo durante le vacanze estive. Sembrava annichilito da qualcosa di molto più grande di lui. Sperò che fosse qualcosa che avrebbero potuto risolvere insieme. Avrebbe dato qualsiasi cosa per vederlo spensierato come prima.
“Va bene, per questa volta te lo concedo” sorrise, stringendosi a lui. “Ma non facciamola diventare un’abitudine” continuò, facendo una piccola smorfia che doveva assomigliare ad una faccia corrucciata.
Draco sorrise e la baciò sulla fronte. “Ti prometto di no, non accadrà più.”
Ad Hermione parve di sentire il suo petto sussultare in un piccolo singhiozzo, ma era talmente impercettibile che quasi non ci fece caso.
 

 
ciao a tutti!
scusate la lunga assenza, purtroppo il braccio rotto mi ha un po' abbattuta. 
ora sto meglio, anche se ancore ingessata, perciò temo che anche per i prossimi capitoli ci metterò un po'.
spero di guarire presto e riuscire a concludere la storia.
ormai non manca molto!
un grande abbraccio a tutti <3

 

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Capitolo 55
*** Capitolo 55 ***


Draco rimase sveglio per tutta la notte. Sapeva che la mattina dopo tutto sarebbe cambiato e voleva godere degli ultimi momenti insieme a lei, fingendo che non esistesse nulla all’infuori di quella stanza, un’oasi di pace in un mondo che lo stava portando all’autodistruzione.
Si chiese come avrebbe fatto a continuare a vivere con quel peso, come avrebbe fatto a stare nella sua stessa classe e contenere il desiderio di abbracciarla o anche semplicemente di scambiare con lei una parola d’affetto. Lei era stata l’unica in grado di guardare oltre all’algida maschera che negli anni aveva abilmente costruito, la sola che lo aveva amato per quello che era.
Eppure, pur di averla al sicuro, era disposto a patire qualsiasi pena.
Ci aveva pensato a lungo, aveva ponderato ogni opzione, ma tutto lo portava allo stesso punto: se qualcuno avesse scoperto la loro relazione Hermione ne sarebbe uscita rovinata. L’avrebbero accusata di star proteggendo un mangiamorte, i suoi amici l’avrebbero probabilmente ripudiata. Se, invece, lo avesse scoperto il Signore Oscuro, l’avrebbero usata, proprio come aveva proposto suo padre. Eppure, c’era ancora un’altra motivazione che lo stava spingendo a fare ciò e forse era quella l’unica reale ragione. Che cosa sarebbe successo se la guerra l’avrebbe costretta a scegliere tra lui ed Harry? Non voleva sapere davvero una risposta, non voleva che si manifestasse una tale possibilità. Perché lei era luce e la luce non si sarebbe mai schierata dalla parte di un Mangiamorte. Non lo avrebbe mai perdonato per la missione che doveva compiere.
Vedere la delusione e il disprezzo sul suo viso lo avrebbe ucciso.
No, decisamente non aveva alcuna scelta.
Fece scorrere lo sguardo sul suo bel viso, le ciglia folte e le labbra carnose, che tante volte aveva baciato. Il suo petto si alzava ed abbassava in respiri regolari e la sua fronte era distesa, serena. Si impresse nella mente quell’immagine, sapendo che da lì a poco non gli sarebbe rimasto altro.
Il sole stava sorgendo, il tempo della felicità era ormai destinato a concludersi.
Sentiva il suo respiro farsi più affannato e un gelo pervadergli le membra.
Prese la bacchetta e fece respiri profondi fino a che non riuscì a regolarizzare il battito frenetico del suo cuore, che sembrava volerlo fermare e impedirgli di dannarsi da solo a una vita miserabile.
Posò un bacio delicato sulla fronte pallida di Hermione, indugiando con tristezza sulla sua pelle morbida.
Poi, con lentezza, vi posò sopra la bacchetta e sussurrò le due parole che lo avrebbero segnato. Delevitum memoriam. Un sottile filo argentato uscì dalla fronte della ragazza e Draco lo condusse fino alla boccetta che con cura aveva preparato il giorno prima, incantandola in modo tale che nulla l’avrebbe potuta rompere.
Guardò con occhi spenti il contenuto argenteo che riluceva di luce propria.
Era tutto finito.
L’anno trascorso insieme era appena scomparso dalla mente della ragazza, era scomparso l’amore che li legava, non era rimasto più niente. Probabilmente solo l’odio che la legava a lui prima che si conoscessero e venissero maledetti.
Per mesi aveva creduto che quella maledizione fosse in realtà stata la sua benedizione, che gli avesse portato la felicità. Si rese conto che si sbagliava. Nessuna maledizione lo avrebbe potuto far soffrire di più.
Da quel momento avrebbe visto la ragazza che amava essere completamente immemore di quello che c’era stato tra loro. Lui sarebbe stato l’unico a custodire quei ricordi, l’unico a sapere quanto fosse realmente successo.
Una lacrima scivolò lungo il suo volto. L’asciugò con un gesto deciso, non era il momento di lasciarsi andare alla disperazione. Aveva tutta la vita per farlo, in quel momento doveva solo sbrigarsi a lasciare la Stanza delle Necessità prima che lei si svegliasse.
Eppure, per quanto si ripetesse che doveva sbrigarsi, per qualche motivo non riusciva a staccare gli occhi dalla ragazza addormentata. Strinse forte la boccetta, fino a farsi male.
Doveva andarsene.
Ormai era tutto finito.
Rimase sulla porta ancora qualche minuto.
Non voleva lasciare tutto quello che avevano avuto, non voleva lasciare lei. Perché la vita si accaniva contro di lui? Perché l’unica gioia che aveva avuto gli era stata tolta così brutalmente? Dentro di sé, in quel momento, non sentiva altro che odio, verso Colui-che-non-deve-essere-nominato, verso la sua famiglia, verso le stupide divisioni razziali, ma soprattutto verso se stesso, che per tutta la vita non aveva fatto altro che obbedire.
Un movimento delicato di Hermione, che preannunciava il suo imminente risveglio, lo fece destare dal suo torpore.
Non aveva più tempo.
“Veglierò per sempre su di te. Ti prego, in un angolo remoto del tuo cuore, ricordami. Ricordaci” sussurrò, trattenendo un singulto spezzato.
Infine, con uno sforzo sovrumano, si voltò e uscì.
 

 

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Capitolo 56
*** Capitolo 56 ***


Quella mattina a Ginny arrivò un messaggio da un gufo che non aveva mai visto prima. Era un biglietto scritto con una grafia sottile ed elegante.
 
Ho cancellato la memoria ad Hermione, non ricorda più nulla di noi. Dì a tuo fratello e a Potter di fingere di non sapere nulla.
Non fare domande, non sono tenuto a dare spiegazioni. È meglio così per tutti. Prendetevi cura di lei.
 
Ginny non fece in tempo a realizzare quanto avesse letto che il biglietto si sgretolò sotto le sue mani, come se fosse stato fatto di polvere.
Hermione entrò nella stanza stropicciandosi gli occhi. “Sai, questa mattina mi sono risvegliata nella Stanza delle Necessità, ieri devo essere andata lì per studiare e esserci rimasta un po’ troppo. Vieni a fare colazione con me?”
Ginny la fissò imbambolata. Hermione sembrava serena e non ricordava dell’appuntamento con Malfoy della sera precedente. Era tutto finito, Harry e Ron sarebbero stati contenti, si disse. Tuttavia, nel fondo della sua coscienza, sentì che forse avrebbe dovuto indagare e capire che cosa era successo a Draco. Dopotutto, era stata una persona importante per la sua migliore amica.
“Ehi, tutto bene? Stai ancora dormendo?” le chiese Hermione ridendo, sventolandole una mano davanti al viso.
“Oh, sì, tutto bene” rise Ginny a sua volta. “Ricordi di aver visto Malfoy recentemente?” provò a chiedere.
Hermione la guardò con aria stralunata. “Per quale motivo dovrei vedere quel celebroleso?” nel suo tono non c’era alcun briciolo di affetto, ma solo disprezzo verso il loro naturale nemico.
“Solo curiosità, non lo vedo in giro da qualche giorno” rispose. “Forza, andiamo a fare colazione” continuò, prendendola sotto braccio.
Per tutta la mattina osservò la sua amica con sospetto, facendole continue domande, all’apparenza innocue e casuali, per cercare di capire quanto ricordasse e quanto avesse dimenticato. Fu sorpresa nel notare che Malfoy aveva fatto un buon lavoro e non aveva intaccato praticamente alcun ricordo che riguardasse le amicizie di Hermione. La ragazza sembrava serena, nonostante in alcuni momenti si fermasse assorta a fissare il vuoto, persa nei suoi pensieri.
Ginny avrebbe voluto più di ogni altra cosa dimenticarsi dell’esistenza di Malfoy, ma sapeva che se non avesse fatto almeno un tentativo non se lo sarebbe mai perdonato. Lui poteva essere una persona codarda e meschina, ma lei non poteva comportarsi come lui. Lei era una grifondoro.
 
“Vedo che il messaggio in cui ti chiedevo di dimenticare tutto non è stato recepito, non è vero Weasley?” disse Draco con freddezza, guardandola dall’alto in basso e infilandosi in un corridoio vuoto, consapevole che da lì a pochi secondi gli sarebbe arrivata una piazzata in piena regola.
“Non vedo perché dovrei obbedire agli ordini di un Malfoy” rispose Ginny con altrettanta freddezza.
“So di cosa mi vuoi parlare e già ti dico che non sono affari che ti riguardano.”
“Sì, invece” rispose Ginny con durezza. “È della mia migliore amica che stiamo parlando, non solo di te. Non avevi alcun diritto di fare una cosa simile senza consultarla.”
“Chi ti dice che non l’abbia fatto?” chiese Draco con aria strafottente. “Lei era d’accordo.”
“Sei un pessimo bugiardo, Malfoy. Davvero pessimo. Hermione non accetterebbe mai di privarsi dei suoi ricordi. Non fa parte della sua etica, dovresti saperlo.”
Draco strinse le nocche. “Siete tutti così cocciuti voi grifondoro? Smettetela di fare i paladini della giustizia, quando di giusto, a questo mondo, non c’è assolutamente niente.”
“Ma cosa ne sai tu del giusto se poi fai qualcosa di simile? Lei ti amava! Che senso ha avuto cancellare tutto? Se hai smesso di amarla potevi lasciarla, ma questo… Non potevi prendere decisione più meschina. Le avresti dovuto almeno dare la possibilità di scegliere!”
“Lei non mi avrebbe mai abbandonato, avrebbe fatto di tutto per salvarmi!” urlò Draco, sentendo il petto fremere sotto il peso del dolore che tentava di celare. “Ma non capisci? Io avrei segnato la sua rovina!”
Ginny rimase spiazzata di fronte a simili parole. “Cosa intendi?” domandò, con la voce tremula.
“Weasley, sai bene quanto me che i venti stanno cambiando e che noi non staremo per sempre dalla stessa parte” disse Draco, recuperando in fretta il suo contegno e tenendo gli occhi gelidi fissi in quelli della rossa. “Non la voglio coinvolgere in nessun modo. Lei è più al sicuro se non si ricorda niente di me, tutto ciò che ho fatto è per il suo bene. Ora, vedi di non mettermi i bastoni tra le ruote e aiutami a seppellire qualsiasi voce. In qualsiasi caso non le ridarò i suoi ricordi indietro.”
Ginny indietreggiò, appoggiandosi al muro per sorreggersi. Che cosa significava tutto ciò? Malfoy aveva davvero scelto di sacrificare la sua felicità per la sicurezza di Hermione o era tutto un trucco?
Gli occhi di Draco erano incommensurabilmente tristi mentre parlava, troppo tristi perché potesse essere tutta una menzogna. Forse aveva ragione lui. Forse era giusto non ficcare il naso e lasciare che Hermione vivesse serena.
Eppure, in fondo al cuore, non riusciva a mettere a tacere la voce che le stava insinuando di aver sbagliato. L’amore non andrebbe mai dimenticato.
 
Draco quel giorno girovagò per il castello senza meta, vacillando sulle gambe e facendo scorrere le dita sulle mura fredde, per avere la sensazione di toccare qualcosa di reale e di non essere solo un corpo fluttuante.
Si sentiva completamente svuotato. La testa gli pulsava per le lacrime represse, mentre la sensazione di avere mille spilli conficcati nel cuore gli rendeva difficoltoso ogni respiro. Il senso di colpa lo stava divorando dall’interno, mentre i rimorsi si facevano via via più potenti.
Si era convinto che quello che aveva fatto era stato per il bene di Hermione, ma non riusciva a cancellare la sensazione di averle fatto violenza, ingannandola e privandola di qualcosa di suo. Si sentiva un mostro della peggior specie, un essere senza cuore e indegno di essere amato. L’amore di Hermione era stato solo un bel sogno, ora doveva tornare alla realtà dura e spoglia, una realtà in cui lui era solo e circondato da persone che disprezzava, costretto a comportarsi come una serpe e ad adattarsi al volere dei potenti per non perire.
Perché era così attaccato alla vita? Se fosse morto perlomeno avrebbe smesso di soffrire.
L’idea lo accarezzava con dolcezza, la morte non sembrava la fine peggiore, quanto piuttosto un dolce abbraccio consolante.
Eppure, non poteva porre fine a tutto. Non aveva diritto alla pace né al riposo. Sentiva di meritare tutto il dolore che da lì in avanti avrebbe provato, fino all’ultima goccia.
Nascose il viso tra le mani, non voleva vedere più niente di quello che aveva attorno. Inspirò ed espirò riempendo i polmoni d’aria e regolarizzando il suo respiro affannato. Il suo lavoro non era finito. Non erano solo i ricordi di Hermione che andavano eliminati, ma anche i suoi andavano custoditi con cautela.
Era stato istruito bene nell’arte dell’occlumanzia e sapeva cosa doveva fare. Avrebbe riposto i ricordi in un angolo talmente remoto della sua mente che nessuno li avrebbe trovati, ma per farlo li avrebbe dovuti rivivere. Non era sicuro che il suo cuore avrebbe retto.
Strinse le labbra, ingoiando il garbuglio di sentimenti angosciati. Aveva passato tutta la sua vita da solo, senza provare mai alcunché. Tornare ad essere il vecchio Draco, grigio e privo di emozioni lo spaventava più di quanto avrebbe voluto ammettere.
Eppure anche questa volta non aveva scelta, così come non l’aveva mai avuta.
Ma, a differenza del passato, questa volta sapeva perché lo faceva.
Lo faceva per lei.

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Capitolo 57
*** Capitolo 57 ***


 
- Cinque anni dopo la fine della guerra –


“Hermione, ti va di venire a cena da noi questa sera?” chiese Ginny all’amica. “Io ed Harry avevamo intenzione di lasciare James a mia madre. Verranno anche Neville e Luna e hanno detto che porteranno un loro collega. Sembra essere una persona per bene e molto intelligente, sarà di buona compagnia.”
Hermione rise di fronte a quello che era l’ennesimo tentativo della sua migliore amica di farla accasare. L’ultima volta si era lasciata incastrare ed era finita ad ascoltare per tutta la sera i deliri di un tipo che credeva fermamente nella divinazione. “Non ti arrendi proprio mai, eh? Lo sai che a me andrebbe benissimo stare solamente con voi e con il piccolo James. Non cerco l’amore, dico davvero” rispose sorridendo e finendo di sistemare le ultime scartoffie.
“Ma ormai sono passati due anni da quando ti sei lasciata con Ron. Hai anche tu il diritto di conoscere persone nuove. Io vorrei solo vederti felice.”
Hermione sorrise. “Ginny, ma io sono felice. Ho te ed Harry, il piccolo James e il nuovo bimbo che stiamo aspettando tutti” le rispose, accarezzando con delicatezza il ventre tondo dell’amica. “E poi il lavoro mi toglie moltissimo tempo e mi dà tutte le soddisfazioni che cerco.”
“Ma sono passati anni dalla tua relazione con Ron e non sei più uscita con nessuno. Non pensi sia ora di rimettersi in gioco?”
“Penso proprio di no. Se sto da sola è perché voglio starci e no, la relazione con Ron non mi ha lasciato traumi irrisolti” disse, precedendo le parole dell’amica. “Sul serio, Ginny, non ti devi preoccupare per me” continuò sorridendo. “Ora vai da Harry, lo stai facendo aspettare già da un quarto d’ora.” la esortò Hermione.
La rossa non sembrava molto convinta, ma il peso del pancione la fece desistere dall’aspettare ulteriormente in piedi. “Non fare tardi” raccomandò all’amica prima di uscire.
Hermione sorrise, seguendo con lo sguardo la rossa che se ne andava a passo lento.
Si lasciò sfuggire un profondo sospiro, appoggiando la schiena alla sedia e stropicciandosi gli occhi con un gesto stanco. Nonostante si sforzasse di fingere che andasse tutto bene era esausta, sommersa dal lavoro e da una vita che sembrava riservarle nient’altro se non una solitudine sempre maggiore. Per quanto Ginny si sforzasse di non lasciarla mai sola, era inevitabile che le due amiche si allontanassero ogni giorno di più. Ginny aveva una famiglia di cui occuparsi, mentre Hermione era completamente assorbita dal suo lavoro da Auror. In qualche modo, la scelta di lavorare così tanto era stata compiuta nel tentativo di ignorare la solitudine che spesso la attenagliava.
A volte, quando la sera tardi tornava a casa e non trovava nessuno ad accoglierla, la malinconia si faceva strada sinuosa nel suo petto. Le mancavano i tempi ad Hogwarts, in cui era sempre circondata da persone e non passava mai un singolo giorno da sola, costretta a prendersi cura di Harry e Ron per evitare che finissero nei guai. Le mancavano perfino le chiacchiere fastidiose di Lavanda e di Calì.
Durante la notte, ormai sempre più frequentemente, sognava mani pallide e ossute che la accarezzavano con delicatezza, capelli sottili che le solleticavano il collo, labbra fine che la ricoprivano di baci. Spesso si risvegliava con una guancia coperta da una lacrima perlacea e solitaria. Non sapeva dire da dove provenisse quella tristezza, né perché fosse tormentata dal sogno di mani che non aveva mai toccato. Non erano le mani di Ron, callose e affusolate, né quelle di Victor, possenti e ruvide al tatto. La delicatezza con cui la toccavano sembravano riportarle alla mente la sensazione di un amore da fiaba, che tuttavia era ben sicura di non aver mai vissuto.
In qualche modo, però, quelle mani fantasma le impedivano di provare ad avere una relazione con uomini che le davano costantemente l’impressione di essere sciapi e privi di magia, nonostante le loro bacchette. Aveva la sensazione di aver già conosciuto l’amore e di non poterlo trovare in nessuno sguardo all’infuori di quello avvolto dalla nebbia nei suoi sogni.
Scosse la testa, cercando di darsi un contegno. Non era quello il momento adatto per lasciarsi andare alle malinconie, aveva tutta la sera per farlo.
Infilò dentro alla borsa un paio di documenti che avrebbe analizzato quella sera, dal momento che il caso sulle fatture alle automobili babbane si stava rivelando più spinoso del previsto, e, dopo aver chiuso a chiave tutti i cassetti della sua scrivania, si avviò all’uscita.
I corridoi del Ministero erano vuoti e i suoi passi risuonavano forti e limpidi nel silenzio della sera.
Controllò l’orologio che portava al polso e dopo aver visto l’orario affrettò il passo.
“Aspetti!” esclamò all’uomo in ascensore, che mise una mano sui sensori per impedire alle porte di chiudersi. Era una mano pallida e sottile, notò Hermione sorpresa.
“Grazie” disse, sistemandosi la giacca. “Anche lei si trattiene fino a tardi?” domandò poi, sollevando lo sguardo sul suo interlocutore.
L’uomo arrossì appena, passandosi una mano ingioiellata tra i capelli. “C’è molto lavoro da fare” rispose imbarazzato.
Hermione ci mise qualche secondo per riconoscerlo. “Malfoy!” esclamò, non sapendo bene come sentirsi a riguardo. Sapeva che durante la guerra aveva fatto il doppio gioco e gli era anche grata per non averla tradita al Maniero, quando era stata catturata insieme a Ron ed Harry, ma questo non cancellava le efferatezze che aveva commesso.
“Chiamami Draco, siamo colleghi” rispose, rivolgendole un sorriso tirato.
“Oh, certo, tu chiamami pure Hermione” rispose la ragazza imbarazzata, mentre il silenzio calava tra di loro.
Draco le rivolse un sorriso tirato e fece scorrere lo sguardo sul volto della ragazza. Hermione rimase colpita dalla tristezza che sprigionavano quegli occhi grigi. Un brivido freddo le corse lungo la spina dorsale, ma non seppe dire a cosa fosse dovuto, dal momento che l’interno del ministero era ben riscaldato.
L’ascensore con uno scampanellio segnalò il loro arrivo al piano terra. Hermione si infilò il cappotto e il cappello, avvolgendo poi una pesante sciarpa attorno al collo. Le temperature erano scese notevolmente negli ultimi giorni e l’inverno stava cominciando ad essere pungente.
Draco aprì il portone e la lasciò passare per prima. Hermione rimase molto sorpresa dalla sua cavalleria, in passato tra loro due non c’era mai stato nemmeno uno scambio di parole come persone civili, mai avrebbe immaginato che un giorno lui sarebbe perfino stato educato.
Fuori era già buio e la pioggia batteva insistente. Hermione frugò con frenesia all’interno della borsa e non riuscì a trattenere un sospiro.
“Qualcosa non va?” le chiese Draco, vedendola tornare all’interno dell’edificio.
“Ho dimenticato l’ombrello, credo che aspetterò dentro finché non spiova”
“Ti posso accompagnare io, se vuoi. Il mio ombrello è abbastanza grande per due” rispose il ragazzo, aprendo un ampio ombrello nero dal manico argentato e facendole spazio sotto di esso.
“Non ti preoccupare, non è un problema per me aspettare” disse Hermione, scuotendo la testa.
“Per me non è un problema accompagnarti. Anzi, mi sentirei in colpa a lasciarti qui” insistette lui. Hermione, seppur un po’ riluttante, accettò. Non era lo stesso ragazzo che aveva conosciuto ad Hogwarts quello che aveva di fronte, ma un uomo dall’aria matura e distinta e lo sguardo spezzato di chi aveva perso qualcuno di importante.
“Guidami tu” disse lui con semplicità, seguendo il passo di Hermione.
“Sono almeno venti minuti a piedi” continuò Hermione, ancora non del tutto sicura di poter approfittare della sua disponibilità. “Sei sicuro non sia un problema?”
“Non ti preoccupare, non ho nessuno che mi aspetta a casa” rispose lui. Hermione non fu in grado di capire se nel suo tono di voce ci fosse tristezza dovuta alla sua solitudine o no.
Camminarono in silenzio per dieci minuti abbondanti, poi Hermione decise di rompere il ghiaccio. “Da quanto lavori qui? Non mi sembra di averti mai visto.”
“Da tre anni e mezzo” rispose lui. “Mi occupo di spezzare le maledizioni oscure rimaste dalla guerra.”
Hermione sentì il volto diventarle bordeaux. Avevano lavorato nello stesso edificio- e nello stesso settore!- per anni e lei non se ne era mai resa conto.
“Perdonami, non ci aveva mai fatto caso… io…” provò a giustificarsi, ma Draco la interruppe con un sorriso. “Sei sempre immersa di lavoro, non ti biasimo per non avermi notato.”
“Mi sento comunque in imbarazzo. Tra l’altro, non ti ho mai ringraziato per quella volta al Malfoy Manor. Avrei sempre voluto farlo, ma non l’ho fatto.”
“Era il minimo che potessi fare per voi. So che abbiamo avuto un passato burrascoso, ma non vi ho mai odiato. Invidiato, quello sì, ma odiato mai” disse con uno sguardo ardente che Hermione non seppe riconoscere. Sembrava che la questione gli stesse particolarmente a cuore, ma non seppe dire perché. Forse era il suo modo per riscattarsi dalle scelte sbagliate che aveva compiuto nel corso della sua vita.
“Siamo arrivati” disse Hermione, fermandosi davanti ad una palazzina a tre piani. “Ti ringrazio per avermi accompagnata.”
“Non c’è di che. Ci vediamo a lavoro allora” le disse, curvando le labbra fine nell’ormai noto sorriso triste. “Buona serata.”
Hermione vide allontanarsi le sue spalle che sembravano sopportare un immenso peso.
“Malfo- cioè, Draco, aspetta!” lo richiamò Hermione, senza sapere neppure lei da dove le fosse venuta quella folle idea. “Vuoi fermarti per cena? Nemmeno io ho nessuno che mi aspetta” disse, prima di avere il tempo di cambiare idea.
Lo sguardo di Draco sembrò illuminarsi. “Sicura che non disturbo?” domandò con la voce tremolante.
Hermione annuì vigorosamente. “Vieni, entra” gli disse, facendogli cenno con la mano.
Le labbra di Draco si schiusero in un sorriso, mostrando dei denti bianchi e perfettamente allineati. Questa volta il suo sorriso non celava altro che pura felicità.
 
 

ciao a tutti!
Ho pensato e ripensato milioni di volte a come terminare questa storia. Ho cambiato idea e ho riscritto il finale, ho scritto dal punto di vista di Draco, l'ho seguito durante tutta la guerra, ma in qualche modo mi sembrava di starmi perdendo. facendo così la storia diventava troppo lunga e forse ripetitiva.
Un loro incontro e il recupero della memoria da parte di Hermione mi sembrava una scena inutile, non mi soddisfaceva per niente. 
Alla fine ho optato per un finale aperto come questo, spero che la scelta non vi dispiaccia troppo. 
Ho fatto del mio meglio, spero sia abbastanza. 
Io credo nel filo rosso del destino e quando due persone devono stare insieme in qualche modo riusciranno a trovarsi.
Vi ringrazio per avermi seguita fino a qui, per me è un grandissimo traguardo aver completato questa storia, ad essere sincera non credevo ci sarei mai riuscita.
Un grande abbraccio a tutti voi.
Grazie ancora di tutto, non ce l'avrei mai fatta senza il vostro sostegno <3

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