Days

di DvaKyan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 - prologo ***
Capitolo 2: *** Day 2 ***
Capitolo 3: *** Day 3 ***
Capitolo 4: *** Day 4 - Mattino ***
Capitolo 5: *** Day 4 - Pomeriggio ***



Capitolo 1
*** Day 1 - prologo ***


Ero solita ad andare al negozio di bricolage della mia città per comprare i miei materiali per dipingere e disegnare. Purtroppo, nell’ultima settimana hanno chiuso il negozio, trasferendosi in un’altra zona, con una nuova gestione.
Quindi oggi, giorno 20 novembre, dovrò recarmi al nuovo negozio. Essendo una che le piaceva andare in negozi abituali, dove sapeva dove andare a memoria, la cosa mi faceva sentire un po’ a disagio. Dovevo abituarmi a fare un’altra strada per recarmi sul posto, abituarmi a trovare i miei reparti interessati. Mah, purtroppo mi tocca e inizio ad andare.
 
Arrivata, noto con fortuna che alcuni commessi son rimasti gli stessi. Soprattutto il mio fedele commesso, che qua nominerò A. Era sempre un piacere trovarlo di turno in negozio, in quanto mi sapeva consigliare quali nuovi materiali prendere, ordinava sempre i materiali che ero solita comprare. Inoltre, era di una simpatia unica.
 
Lui mi saluta – “Per fortuna ci hai trovati, temevamo di averti persa!” –
Sorrido – “E invece sono qua! Temo che dovrò andare alla ricerca dei miei pennelli” –
Sorride e mi indirizza il reparto che cerco. Lo ringrazio e vado.
Arrivata al reparto noto un commesso all’apparenza nuovo. Al negozio di prima non l’ho mai visto.
Lo vedo con un fare molto impegnato, tra materiali nuovi da esporre e prezzi da inserire. La sua espressione sembra quasi troppo seria. Ma il suo fascino è indescrivibile. Capelli biondi con lunghezza sotto il collo, con un bel fisico e dalle movenze precise ed eleganti.
Mi guarda, ma invece di dirmi qualcosa, distoglie lo sguardo e torna al lavoro. Un commesso che non da un buongiorno e non chiede se il cliente ha bisogno d’aiuto?
Faccio finta di nulla, e inizio a scegliere le cose che devo comprare.
Finito, mi avvio a pagare e uscire.
Con in mente quell’uomo che mi aveva affascinata.

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Capitolo 2
*** Day 2 ***


Giorno 24 novembre. Anche oggi devo recarmi in negozio, in quanto necessitavo di comperare anche alcuni materiali extra.
Arrivo, saluto il mio amico A. Mi chiede come va con l’Accademia di Belle Arti, mi parla di come si trova bene nel nuovo negozio, sebbene sia molto più grande del precedente, richiedendo più lavoro.
Passa il commesso biondo affascinante della scorsa volta che si ferma a salutare e a parlare con A. Mi sembra di essermi bloccata, come se fossi diventata super timida in un colpo – S. ti presento il nostro nuovo collega e amico, L – timidamente ricambio il saluto, e lui fa lo stesso. Sempre con il suo fare serio e sistemato. Se ne va per tornare al lavoro
Dopo che L. se n’è andato, A. mi spiega che è qua dall’apertura del negozio, che può sembrare serio e distaccato, ma in realtà ama il suo lavoro ed è molti in gamba. Mi spiega anche che ha un interesse verso la pittura – Se potessi conoscerlo meglio, potrebbe anche piacerti –
– Adesso scusa, devo tornare a lavorare –.
Gli rispondo che non c’è problema – Scusa te piuttosto, ti ho fatto perdere tempo –
– Non mi hai fatto perdere tempo per nulla. A dopo, se ci si rivede –
Se ne va.
Mentre io mi dirigo verso il reparto. C’è L.
– Buonasera di nuovo, ci rincontriamo –
Finalmente mi saluta lui per primo. Ma senza comunque sorridere. – Eh già –
Comincio a prendere quel che mi serve. Una delle boccette che devo prendere è troppo in alto. E io sono troppo bassa. Faccio fatica ad arrivarci.
Arriva L che riesce a prenderla con facilità. Lui sì che è troppo alto quanto l’altezza di quella mensola.
Per prendere la boccetta sfiora anche la mia mano.
Se fossi una protagonista di un anime giapponese, a quest’ora dovrei essere tutta rossa in faccia e con una smorfia strana.
Lo ringrazio. Ci guardiamo per due secondi infiniti.
– Se c’è altro di cui ha bisogno, mi dica pure –
Gli rispondo che in effetti non vedevo le tele da pittura in quel reparto.
– È che si trovano in un altro reparto. Ti accompagno, venga pure –
– La ringrazio –
– Mi dia pure del tu, comunque, mi fa sembrare un po’ più vecchio –
Lo guardo e gli dico – Lo faccio solo se lo fa anche lei –
Per la prima volta lo vedo fare mezzo sorriso – Allora d’accordo –
 
Arriviamo al reparto. Era un reparto dedicato solo alle tele, cavalletti e altro del genere. C’erano pure un sacco di sketchbook.
Navigo con lo sguardo fra le varie tele, indecisa sulla misura da prendere. Nel frattempo, L sta mettendo in ordine alcuni sketchbook, in quanto erano sparsi e in disordine.
– Vuoi una mano? – Mi chiede
– Ecco, sono un po’ indecisa sulla misura da prendere. Potrei prendere questa, ma è davvero troppo grande. In alternativa, c’è quest’altra, ma non so come potrebbe essere il risultato dell’idea che ho in mente –
– E quale sarebbe la tua idea? Se non sono troppo indiscreto –
– Un tramonto –
– Oh. Se dovessi scegliere, prenderei quello più grande. E lo metterei sopra il letto poi –
– Peccato che servirà per un esame. Il tema di questo esame è il rosso. Vorrei fare una serie di tramonti –
– Anche se i tramonti non sono tutti uguali e non sono sempre rossi? –
– Infatti, farò una serie di tramonti rossi, ma da luoghi diversi –
– Adesso capisco. Beh, se è per un esame e dovrai fare diversi dipinti, ti toccherà optare per la tela di media grandezza –
– Purtroppo, sì. Il risultato sulla tela grande poteva essere davvero bello, essendo un paesaggio. Ma dovrò attrezzarmi diversamente –
– Grazie mille, comunque –
– Figurati –
Prima di dirigermi verso la cassa, riesco ancora a parlare con L per alcuni minuti. Ma deve tornare a lavoro, quindi lo saluto e vado.
Non sono riuscita a chiedergli qualcosa. Questo perché è stato lui a chiedermi cosa studiassi. Ma ancora mi chiedo se fosse davvero interessato a ciò che gli dicevo, perché aveva sempre il suo solito sguardo serio.

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Capitolo 3
*** Day 3 ***


Giorno 2 dicembre. Anche oggi mi reco in negozio, stavolta in cerca di un nuovo sketchbook.
Stavolta non vedo né A né L. Mi reco diretta a cercare il mio oggetto di interesse. Mentre scelgo, sento alcune voci familiari.
Mi sento chiamare – S! Anche tu qua?! –
Sono alcuni miei colleghi di Accademia. Per convenienza, li chiamo R1, R2 e R3. Non a caso, perché tutti e tre i loro nomi iniziano per R.
Li saluto sorpresa di vederli.
– Sì, devo sbrigare alcune commissioni –
– Noi siamo qua in cerca di tinta colorata. Devo dipingere camera mia e loro mi aiutano a scegliere il colore – risponde R1 – ti vuoi unire a noi? O vai di fretta? –
Rispondo che non son di fretta e mi unisco a loro.
Passiamo per il corridoio sul perimetro del negozio. Ci fermiamo di fronte alle tinte.
Mentre parliamo del più o del meno, un evento disastroso per la mia persona accade.
A questo punto, dovete immaginare che il negozio è diviso su un unico piano, ma ha un piano superiore composto da un corridoio lungo il perimetro, dedicato più che altro a cose per il giardinaggio.
Quello che è successo è che è caduto un potente getto d’acqua gelido.
Impallidita, infreddolita, sotto shock e altro. Ci sono parole giuste per descrivere questo momento?
– Scusami tanto S. – sento urlare una voce familiare dall’altro. Era A.
I miei colleghi si apprestano ad aiutarmi, ma ancora più veloce è arrivato L in mio soccorso.
– Che è successo? –
Nel frattempo, arriva A.
– È stata colpa mia L, stavo pulendo al piano di sopra ma ho fatto cadere un secchio pieno d’acqua –
– Dopo mi spieghi nei dettagli, accompagno S ai nostri armadietti, ho una tuta di ricambio. Così si può cambiare – risponde L
– Va bene. Scusami ancora tanto per l’accaduto. Sono dispiaciuto un sacco S. –
– Oh, non ti preoccupare! Figurati. Son cose che succedono –
– Vieni con me, ti accompagno –
Seguo L.
La loro stanza privata non è molto spaziosa. Ci sono solo un sacco di armadietti, un tavolo bianco al centro, qualche sedia e un bancone con una macchina per il caffè. E in fondo una stanza che conduce a un bagno, a giudicare dall’insegna.
– Ho qua un asciugamano pulito e una tuta. Li tengo nell’armadietto proprio in caso di questi piccoli incidenti. – si avvicina – Come ti senti? Tutto bene? Sei un po’ troppo silenziosa – Mi accarezza, sembra quasi preoccupato
– Tutto bene, sono solo ancora un po’ scioccata e infreddolita – ma sono anche imbarazzata all’idea di stare con te in questa stanza. Ma questo non l’ho detto. E quella carezza è stato un colpo basso.
Mi avvolge l’asciugamano – Allora asciugati per bene e cambiati. Ti aspetto qua fuori –
 
Mi riprendo e mi sistemo. Mi sto cambiando, mentre fuori dalla porta c’è L che mi sta aspettando.
In questo momento vorrei che entrasse e mi saltasse addosso.
Cerco di togliermi questo pensiero alla svelta.
Finisco di vestirmi. Metto i miei nella mia borsa.
Sto indossando la sua tuta, ora che ci penso. Ha un profumo buonissimo ed è super morbida. Diverso da come mi vesto di solito, dato che sono abituata ad indossare magliette attillate, gonne e calze.
Dovrò uscire senza giacca con questo freddo bestiale, penso.
Apro la porta – Scusa se te lo chiedo, hai anche una giacca per caso? –
– Oh –
Rimane imbambolato a guardarmi. Si riprende. – Scusa, è che stai bene persino con una tuta. Scusa la franchezza. Comunque, non ho una giacca di ricambio, ma ti posso prestare la mia. Me la riporterai la prossima volta che torni. –
– Sicuro? E come fai tu? Non voglio approfittarne troppo –
– Non ti preoccupare, la mia macchina è giusto qua fuori. E poi se non ti copri bene rischi che ti ammali. Perciò accetta –
Accetto la sua offerta, ringraziandolo immensamente.
 
Sono impressa dal fatto che riesce a parlarmi con più scioltezza dal nostro primo incontro.
Eppure, sono ancora una sua cliente, non abbiamo alcuna confidenza. Abbiamo parlato giusto due/tre volte.
Mi ha detto che sto bene vestita così, scusandosi per la sua franchezza. Significa che le altre volte notava come mi vestivo? Mi trovava e mi trova carina?
 
Ci guardiamo per alcuni secondi.
Poi preso dal momento, mi accarezza e mi bacia. E non smette di baciarmi. E nemmeno io voglio smettere di baciarlo.
Ma purtroppo devo andare adesso.
 
Ci siamo baciati.

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Capitolo 4
*** Day 4 - Mattino ***


Il giorno dopo. Dovrei recarmi in negozio.
Devo restituire la giacca a L., ma sto esitando. Dopo quel bacio, ci siamo salutati e io sono andata via con i miei colleghi.
A loro non ho detto nulla di quel che è successo. In fondo, non abbiamo ancora tanta confidenza. Ma morivo dalla voglia di chiedere consiglio.
 
Prendo il coraggio e parto.
Appena arrivo in negozio, vedo A. Mi reco a salutarlo.
Ancora si scusa per ieri. Ma stavolta abbiamo modo di parlarne con calma. Gli ripeto che non c’era davvero nessun problema – Al massimo mi offri un caffè un giorno –
– Ci sto, eh. Comunque cerchi L, giusto? Oggi purtroppo non c’è a lavoro. È il suo giorno libero. –
– Cavolo, che sfiga. Domani siete anche chiusi –
– Già – esitò un attimo – in realtà, ieri mi ha detto che se mai fossi passata oggi, ti avrei dovuto dare il suo numero –
– Ah sì? – Non è che voleva chiarire anche la questione del bacio di ieri?
– Non so cosa sia accaduto di preciso tra voi. Dopo il nostro turno, era parecchio strano. Si è sbloccato del tutto. Mi ha chiesto che voleva parlarti di qualcosa e sembrava preoccupato –
– Oh, ecco... comunque, va bene. Passa pure il numero – pausa – magari quando prenderemo quel caffè ti racconterò –
– Possiamo dire che finalmente siamo passati alla fase amicizia, finalmente? –
Lo saluto ed esco dal negozio.
 
Adesso che faccio? Gli scrivo o lo telefono?
No, mi imbarazza chiamarlo così, alle 10 del mattino.
Gli mando un messaggio su WhatsApp.
 
Ehi, ciao! Sono S. A mi ha dato il tuo numero”
“Ciao! Sì, scusa se ti ho creato disagio. Ma non potevo aspettare lunedì per sentirti. Ero quasi certo che passavi in negozio stamani”
“Non ti preoccupare”
“Ti va bene se ci vediamo questo pomeriggio? Sei libera?”
 
Esito per un attimo.
Ma gli dico di sì. 
Ci mettiamo d’accordo sul dove vederci e sull’orario.
 
E adesso? Il tempo è anche un po’ nuvoloso. Spero non pioverà.

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Capitolo 5
*** Day 4 - Pomeriggio ***


Mi reco sul luogo dell’appuntamento.
Ma si può chiamare appuntamento? Si può considerare tale?
Arrivo e lui è già lì che mi aspetta. Stavolta non lo vedo con i vestiti da lavoro.
È vestito elegante. Mi aspetta mentre fuma una sigaretta.
Per fortuna non odio il fumo.
 
Mi avvicino – Ehi, eccomi –
Spegne la sigaretta – Eccoti –
– Scusa, forse sono in ritardo –
– Per nulla, sono io che sono in anticipo. Abito qua vicino –
– Oh, capito –
Si vede che ci sentiamo entrambi in imbarazzo.
Sembriamo due adolescenti.
Invece io ho 25 anni. E lui? Non me l’ha detto. Ma si vede che è giovane.
– Andiamo? Ho in mente un bel posticino dove portarti –
– Detto così è ambiguo –
Ride. Ha fatto una piccola risata. Mi sciolgo.
 
Iniziamo a camminare. Il luogo dove mi ha portato è una bellissima sala da tè. Non ci sono mai venuta qua.
Come ho fatto a non notare mai questo posticino incantevole?
– Spero ti piaccia. Ha aperto da circa un mesetto –
Svelato il mistero.
 
Ci sediamo e ordiniamo qualcosa. Cappuccino e due dolcetti.
Non stiamo ancora affrontando la questione bacio improvviso. Stiamo piuttosto parlando del più e del meno.
Almeno adesso so che è davvero giovane come pensavo.
Circa dopo un’oretta, paghiamo e usciamo.
– Ti va una passeggiata per il centro? –
Accetto e ci avviamo.
Camminiamo in silenzio, ma non è più un silenzio imbarazzante. È piacevole.
Ma eccola. Una goccia.
Poi due.
Poi scoppia a piovere. Riusciamo a ripararci sotto un porticato.
 
– Hai sempre un bel rapporto con l’acqua, vero? – disse, scherzando
– Visto? Forse porto un po’ sfiga anche agli altri adesso –
– Ma no –
– Ma stavolta non sono sprovveduta. Ho un piccolo ombrello –
– Io invece l’ho lasciato in salotto. Stavolta hai vinto tu –
– A proposito, ecco le tue cose. Lavate e asciugate ieri sera. Ti ringrazio ancora –
Restiamo in silenzio sotto il porticato. Non sappiamo cosa dire adesso.
– Forse sono sfacciato a chiederlo, ma se ti va possiamo andare a casa mia. Almeno siamo all’asciutto e al caldo –
– Forse sono sfacciata anche io, ma accetto volentieri –
 
Ci dirigiamo verso casa sua.
È un appartamento al terzo piano.
– Scusa, è molto piccolo. Non è accogliente come la sala da tè –
Ed era davvero piccolo.
Entrando, c’è un corridoio.
– La prima porta a destra è il ripostiglio. Poi le due porte adiacenti sono la piccola cucina e il bagno. Mentre in fondo al corridoio c’è la mia stanza –
– È molto carino invece. Lo trovo più accogliente della sala da tè –
– Ah sì? E casa tua, invece? –
– Io convivo con due mie amiche. Siamo colleghe di corso. Praticamente di mio c’è solo la stanza. Bagno e cucina sono condivisi invece –
– Beh, non male. Almeno non sei sola… Comunque, ti preparo un caffè, ti va? – annuisco – Purtroppo, possiamo prenderlo nella mia stanza, è l’unica dove ho un tavolo che uso come scrivania –
– E dove pranzi di solito? –
– In camera mia. Aspetto di fare un po’ più di soldi, prima di investirli in un appartamento più grande –
– Capisco –
 
Mi dirigo in camera sua. Riesce ad essere elegante anche nell’arredamento.
– Dove posso appoggiare la giacca? –
L esce dalla cucina – Oh, vieni. Te la poso all’ingresso –
Gli passo la giacca. Ci sfioriamo per un attimo.
Ci guardiamo imbambolati.
Imbambolata gli chiedo se non deve tornare a guardare il caffè, ma mi risponde che ancora non l’ha messo al fuoco.
Non resistendo più, mi prende per baciarmi.
Ci baciamo più intensamente. Mi tocca il viso, mi tocca l’intero corpo.
Con le mani passa sotto la maglietta, accarezzandomi il seno. Passa poi a toccarmi nelle parti intime. Io faccio lo stesso.
Poco dopo, nessuno dei due ha più i vestiti addosso.
Mi bacia ovunque.
Ci buttiamo sul letto. Quello che sta succedendo è così intenso, passionale. Così bello, così emozionante.
 
Finito, ci sdraiamo guardando il soffitto.
– Ti vuoi fermare qua? –
– Voglio fermarmi qua stasera, domani e tutti i giorni a venire –

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