Le lettere di Murtagh

di EllyPi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettera a mio padre ***
Capitolo 2: *** Lettera a mia madre ***



Capitolo 1
*** Lettera a mio padre ***


Padre,

non so perché io stia scrivendo queste parole e soprattutto per quale motivo la mia mente mi abbia dettato di scegliere voi come destinatario, un uomo morto da ormai diciassette anni. Ma non è solo l’impossibilità di recapitarvi questa lettera a stupirmi, quanto il fatto che se foste ancora baciato dal soffio vitale quanto dirò in seguito tenterei con la più ardita forza di tenerlo lontano dalla vostra conoscenza, nonostante concerna un argomento che io, in quanto vostro erede, sarei tenuto a riportarvi per primo, addirittura davanti al mio Compagno-di-cuore-e-di-mente secondo le nostre usanze che avete voluto che imparassi. Senza ulteriore indugio, dunque, mi accingo con le prossime parole a rimuovere il velo di misteriosità sull’argomento che accennavo poc’anzi. La notte scorsa ho osservato un piccolo, anche in dimensioni corporee, neonato tra le braccia della sua stessa madre. Eppure nonostante quest’ultima sia la mia stessa moglie, e per mezzo di questo inciso vi rassicuro essere il miglior partito per un duca poiché trattandosi del Capo dei Varden (che sì, con vostro immenso orrore se foste stato ancora in vita avreste scoperto essere una donna, ma i tempi stanno cambiando. D’altronde, non siete voi stesso da imputare per aver dato il via alla loro emancipazione, strappando mia madre dalle sue funzioni di genitrice per renderla un’assassina e una spia, migliore di qualsiasi uomo che l’abbia mai preceduta in quelle mansioni?) prima e della Regina Suprema dopo la Caduta del Re Nero (perdonate i molti incisi, ma è necessario raccontare molto degli ultimi anni e la narrazione non può essere lineare, andando molti fattori a incidere in un risultato unico: anche l’uomo che avete aiutato a ribaltare e sterminare l’Ordine è caduto, e il mondo si accinge a tornare com’era prima del vostro gesto sconsiderato. A cosa è servito, vi chiedo? A vedere il vostro stesso figlio combattere contro quanto avevate conquistato?), non mi è sovvenuto potesse essere mio. Mi riterreste uno sciocco, uno sprovveduto per quanto vengo da confessare. Eppure, ho dato mostra in molteplici occasioni di non essere tale, ma anzi di avere uno spiccato senso d’osservazione e una notevole acutezza. A mie scuse, devo precisare la mia decisione a poco meno di un mese dall’unione mia e della mia sposa di vagare solitario per il paese e guarire le mie ferite, dalle più antiche e inflittemi da voi stesso alle più recenti dell’asservimento forzato su di noi (non serve che vi spieghi in quanto Cavaliere come il sottoscritto di chi si componga questo pronome) a Galbatorix. L’ho lasciata sola, affidandola a un destino migliore, dopo aver trascorso una e una sola notte con lei, in cui avrei potuto prestare attenzione come insegnatomi durante il periodo di fioritura in uomo, e ancora una volta mi dimostro sconsiderato e le mie azioni erano contraddittorie rispetto alle mie intenzioni sin dal principio. Come è naturale, tra due persone che si amano ardentemente (sì, padre: io amo profondamente la mia sposa, che lo crediate o no. Anche prima del matrimonio avrei dato la vita per lei. Avete mai provato la stessa cosa? Non certo per mia madre, evidentemente, vista la vita misera a cui l’avete costretta, tanto da spingerla a tradirvi con un altro uomo. Le donne sono meno volubili degli uomini, differentemente da quanto ci è insegnato, ho avuto modo di scoprire negli anni. La loro determinazione è volta all’autoconservazione, dando loro una forza d’animo particolarissima.) abbiamo creato quella notte una vita, una nuova vita. Tuttavia, ne ero totalmente ignaro, fino alla nascita del bambino. Riportato allo scoperto dallo stesso amore che mi aveva soffiato lontano sulle ali del mio drago, sono tornato da lei e l’ho incontrato. Vostro nipote, mio figlio, Finiarel Ruaidhrì. Murtaghsson, non avrei mai pensato di sentirlo pronunciare se non sulla prole di un omonimo. Tutt’ora mi sembra tutto così assurdo e crudele. Mi ero ripromesso di non tramandare il nostro sangue maledetto, e con esso la nostra dannata reputazione. Un bambino non dovrebbe essere macchiato di tali lordure addirittura davanti da aver potuto pronunciare le prime parole, o aver impugnato una spada per offendere qualcuno. Con amarezza aggiungo a quanto appena scritto, come lo sono stato anche io. Ma non sono da biasimare, non totalmente poiché ho aggiunto una discreta dose di peccati personalmente alla nomea. Al contrario, quella piccola creatura è nata in un mondo diverso, o così spero per lui, in cui non dovrà essere costretto a muovere nemmeno un passo contro la sua volontà e i suoi principi morali autodeterminati. È questo punto che lo rende diverso da me, e rende me tremendamente triste: anche nella libertà sarà perseguitato dalle azioni dei suoi antenati. Credevo di essere la vittima, eppure ne ho generata una. Sono diventato voi? È forse per questo motivo che vi scrivo questa lettera, anche se non la leggerete mai, per raccontarvi quanto io sia simile a mio padre e non solo in aspetto, ma anche nella sfortuna di essermi ritrovato un figlio che non avrei voluto?

Anche se la mia mela non è caduta lontano dal vostro albero, ho tuttavia una certezza: mentre voi non mi avete accettato sin dal principio e avete continuato a rimpiangermi anche dopo la mia nascita, sembra che io mi stia muovendo fuori dalla paura che mi rendeva cieco, convincendomi a non voler crescere quel fragile frutto della mia carne, per accettare la paternità. Il mio Compagno mi ha fatto ragionare, mi ha convinto ad accettare questa sfida: mio figlio sarà la mia redenzione. Sarò suo padre e terrò il mento alzato ogni volta lo nomineranno, con orgoglio. E rispetterò sua madre, a differenza vostra che avete sempre abusato della vostra sposa che è stata forse l’unico essere ad avervi mai amato (anche in questo abbiamo avuto un destino uguale: Nasuada, mia moglie, è stata la prima e unica persona a vedere oltre al mio nome dal principio. Eppure io ho potuto offrirle la certezza che ci fosse del buono al di là delle orribili azioni a cui ero costretto), seppur per poco.

 

…Ora capisco perché vi sto raccontando di mio figlio nonostante la paura che l’incubo che eravate possa ritornare realtà e distruggere la mia nuova famigliola, dunque! Scrivere è utile a scovare il nocciolo di un pensiero verso cui ruotiamo in una spirale, ma che non raggiungeremmo mai senza questo utile mezzo.

 

Devo lasciarvi ora, devo ritornare ai miei doveri verso le persone che amo.

 

Vi scriverò sicuramente nuovamente, per raccontarvi di vostro nipote e perché possiate schiarirmi le idee come quest’oggi. Per la prima volta nella mia vita vi ringrazio.

 

A presto,

Murtagh.

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Capitolo 2
*** Lettera a mia madre ***


Cara mamma,

Madre,

Vi scrivo in seguito a un evento che mi ha fatto pensare a voi. Non che io non vi pensi. Anzi, per quanto io di fatto una madre non l’abbia praticamente avuta, mi ritrovo a pensare tuttora a voi così spesso da esserne infastidito. Ne sono infastidito perché, per quanto io sappia che eravate un’assassina tra le più fredde e disumane, la maternità vi aveva cambiata, anche se solo un poco.
Quanto bastava, comunque, per amare un bambino che rappresentava null’altro che un ostacolo e una debolezza, come amava ricordarmi mio padre.

Vi penso perché per quanto io abbia desiderato avere una madre un giorno, purtroppo questo mio sogno non si sia realizzato. Ma il Destino mi ha messo a fianco una tra le madri migliori mai esistite: mia moglie, Nasuada. Oggi è nata la nostra seconda creatura, nostra figlia, Órlaith.
A poche ore dall’inizio della sua vita posso già affermare di amarla.

Ora la mia vita si è arricchita di un altro essere femminile, che spero erediti il carattere e l’intelligenza di sua madre. Anche la bellezza, ma non è questo il miglior pregio di Nasuada. Anche lei è una donna forte come lo siete stata voi, vi basti pensare che durante il nostro primo incontro ha voluto dimostrarmi di non essere una fanciulla fragile, battendomi nella scherma con le picche.

Io e lei abbiamo legato perché siamo stati entrambi vittime dello stesso destino: i nomi dei nostri padri ci oscuravano, e il resto delle persone pensava di poterci giudicare in base alle loro azioni, dimenticandosi le nostre nell’oblio.

Io ho creduto in lei sin da subito, e lei in me. È stata una delle poche persone che nella mia vita mi abbiano creduto capace di pensare con la mia testa, senza seguire quella che era l’eredità lasciatami da Morzan.

È stata lei a salvarmi, a rendermi libero, sapete?

E ora, condividiamo un letto, dei figli. La prima volta che i miei occhi si sono posati su di lei, fu proprio su un giaciglio. Io ero prigioniero e lei una carceriera che mi aveva dimostrato più pietà e rispetto del mio stesso padre. Il Destino ha un senso dell’umorismo tragico, a volte.

Io ero restio, allora, ad aprirmi. A lasciare che qualcuno mi dimostrasse che non sono io l’unica persona nel mio mondo che debba importarmi. Ma lei, sofferente, mi ha dimostrato che il sacrificio per amicizia e amore, se sinceri, vengono ripagati.

Sono scappato, volato via su un drago come sognavo di fare da bambino, senza mai più tornare. Per stare da solo, pensando che non avrei sofferto se mi fossi isolato.

Eppure, il dolore non aveva smesso di pulsare in me e nel mio drago.

Ma senza entrare troppo nel dettaglio di come ci siamo ritrovati, torniamo al presente. Ho due figli, proprio come voi. O meglio, lo stesso numero partorito da voi.
Finiarel e Órlaith sono la gioia della mia esistenza, le bende alle mie ferite. Per quanto io venerassi la mia persona, non v’è modo di autoincensarsi in estensione maggiore di quanto non faccia l’amore di due bambini. Comprendo cosa fosse cambiato in voi, già dopo avermi messo al mondo. Però devo scusarmi perché la sofferenza nata assieme a me non è stata univoca: se il gusto del vostro latte era solamente amaro, i miei abbracci o i miei sorrisi dovevano essere come pugnalate per voi. Non per colpa nostra, ma per colpa di Morzan.

Vi chiedo scusa ancora per non essere stato un bravo figlio, per non avervi curato le ferite, per aver peggiorato la sofferenza, eppure non potevo fare altrimenti, nel contesto in cui eravamo prigionieri.

Vi prometto che farò tesoro dell’amore dei miei figli, e dei suoi benefici. Continuerò a pensarvi, malinconicamente e talvolta rabbiosamente, ma vi prometto che non verrete dimenticata come il vostro volto.

Guarirò la mia amarezza rispetto al vostro pensiero, poiché non posso più essere un figlio migliore, darvi l’affetto che meritereste ora che il contesto è cambiato.

A presto,

Vostro figlio Murtagh

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