Crossroads: Back again

di gyikhu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie (info nelle bio).

Link dell'account dell'autrice:
https://www.fanfiction.net/u/2367223/gyikhu

Link al primo capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6958257/1/Crossroads-Back-again

Note dell’autrice:
Bene, bene... il giorno fatidico è arrivato prima di quanto mi aspettassi. Mi è piaciuto scrivere Crossroads, perciò era inevitabile che ne facessi un seguito. Penso che Lara e Nate siano l'accoppiata giusta e spero che vi piacerà questa loro nuova avventura, auspicando oltre a ciò che tutti coloro che hanno apprezzato la prima parte troveranno piacevole anche questa storia. :)
Come sempre, grazie a Lara Anne e Arthemida per avermi fatto da beta-reader e avermi dato idee... eventuali recensioni sono benvenute, anzi, sprono che vengano fatte! :)
Buona lettura e, se siete interessati a sapere come i due protagonisti si sono incontrati, leggete la prima parte!

Note dell’autrice:
CHE RITARDO MOSTRUOSO! Mi scuso tantissimo, ma ho avuto parecchio da fare con delle commissioni di disegno. So che non è proprio il luogo adatto, ma vi linko la mia pagina di Instagram dove potrete trovare tutti i miei lavori, se siete curiosi, e magari seguirmi:
https://www.instagram.com/valeriartist/
E ora torniamo a noi! Tradurre anche questa storia mi dà una scarica di adrenalina e felicità incredibile. Sento che vi piacerà tanto quanto vi è piaciuta la prima! Buona lettura a tutti, e fatemi sapere che ne pensate! :)
V a l y








L'hotel era tra i più eleganti della città. Non appena Lara oltrepassò la porta aperta del grande salone, fu travolta dagli elogi di tutti i presenti. C'era un sorriso paziente e mite sul suo viso, ma se qualcuno l'avesse conosciuta meglio avrebbe capito che non le piaceva affatto trovarsi in quel posto. Improvvisamente, le venne in mente il motivo per cui aveva accettato l’invito di presenziare all’incontro.
La scoperta della tomba di Gengis Khan aveva portato con sé grande fermento, trasformando la più clamorosa delle scoperte di Lara in un inferno senza fine. Chiunque aveva cominciato a tartassarla, e la cacciatrice di tombe dovette dedicare tutte le energie per respingere l'esercito di giornalisti, gli inviti delle università, le richieste dei musei e degli ambienti scientifici di fare conferenze da loro. Appena metteva piede fuori casa, il telefono cominciava a squillare senza sosta. Fu Hilary ad arrivare alla conclusione più logica, consigliandole che avrebbe dovuto accettare almeno uno degli inviti per far sopire quel trambusto. E così lei fece, sperando che gli animi si sarebbero calmati.
Così, qualche giorno dopo, partì per Berlino, ed in quel momento si trovava in piedi su un podio con più di cento paia di occhi fissi su di lei. La fiducia che aveva in se stessa rasentava lo zero, e solo in quel momento poté finalmente capire perché Drake non insistette che il suo nome venisse menzionato nella scoperta della tomba. Se fosse stato tra i presenti in sala, non sarebbe stato difficile immaginare il suo viso compiaciuto e divertito mentre la osservava in silenzio ricevere tutte quelle lodi e quei riconoscimenti. Riusciva quasi a sentire il suo commento sarcastico: Volevi la gloria? Goditela!
Ma almeno era quasi finita, e non le restava che rispondere alle tante stupide domande che qualche cosiddetto esperto le sciorinava. In quel momento, davanti a lei, altro non era che un uomo anziano che le proferiva con entusiasmo qualche parola in tedesco. Lara annuiva senza sapere cosa stesse dicendo. Se avesse voluto, con un po’ di sforzo, avrebbe quantomeno potuto intuirlo. Ma non volle. Neppure lo ascoltava, viaggiando con la mente sulla strada di casa, dove poteva passare del tempo in maniera più significativa e costruttiva. Mancano solo poche ore, si convinse tra sé e sé con grande forza di volontà mentre camminava per la sala dove fu allestito il ricevimento. Non appena faceva un passo, altri ospiti sopraggiungevano per ronzarle intorno, iniziando a bombardarla di domande. Lara si malediceva per aver acconsentito a quella farsa, ma non c'era nulla che potesse fare, ormai.
Infastidita, si chiese se il nuovo interlocutore che le stava parlando da dieci minuti di fila fosse affetto da una qualche logorrea patologica. Con un inglese piuttosto pessimo, oltretutto. Un giovane impiegato dell’albero sopraggiunse da loro interrompendo la chiacchierata, e Lara non poté che ringraziarlo mentalmente.
“Lady Croft?” le chiese educatamente, e la cacciatrice di tombe annuì. Le porse un pezzo di carta senza dire altro e si congedò con un leggero inchino. Lara lo osservò andarsene con un pizzico di sorpresa, dimenticandosi di tutte le persone che la attorniavano.
“Volete scusarmi un attimo?” disse al suo pubblico con tono pacato e dolce, si voltò e si allontanò prima che potessero dire alcunché. Si rifugiò in un angolo tranquillo, aprì il foglio e vi lesse una sola riga: Ci vediamo alle 11 al bar! Importante!
Lara guardò istintivamente il suo orologio, realizzando che erano solo le nove. Si guardò intorno con sospetto per vedere se qualcuno la stesse osservando, ma incrociò solo le facce sorridenti dei soliti commensali. Lesse le poche parole del messaggio una seconda volta, poi ripiegò meticolosamente il biglietto, stabilendo che avrebbe ragionato più tardi su chi l’avesse mandato, pregando che non fosse un qualche fan annoiato che aveva allestito tutto quel teatrino contorto per stare da solo con lei. Qualcosa le disse che non era così. Alzando lo sguardo e intravide subito l'organizzatore dell'evento avvicinarsi risoluto. Le venne in mente di darsela a gambe e scomparire, ma era troppo tardi. Lara gli elargì un sorriso, borbottando sottovoce qualche parola poco opportuna a denti stretti.
“Ebbene, signorina Croft. Perché se ne sta qui da sola, quando tutti vorrebbero chiacchierare con lei?” le chiese l’uomo avvicinandosi con entusiasmo. “Venga, vorrei presentarla a qualcuno che vorrebbe conoscerla.”
“Non vedo l'ora,” disse Lara amabilmente, e il sarcasmo con cui aveva colorato le parole non venne minimamente notato dall’interlocutore.
Trascorse un'altra ora intera ad ascoltare le esperienze di un francese nel campo dell'archeologia. Quel tale non aveva mai messo piede fuori dall'Università, e le sue storie erano esaltanti quanto quelle di uno spettatore che ad una partita di baseball si siede dietro il sostegno delle videocamere. Lara trattenne uno sbadiglio immaginando di prendere la pistola e spararsi in testa, così da finire quella lenta agonia più in fretta possibile. Alzò le sopracciglia e annuì quando la voce dell'uomo sembrava fosse giunta a una parte emozionante della storia. E ovviamente non fu così.
Lara non riuscì a sopportare oltre, e dovette mettere in pratica la migliore delle scappatoie. Si mise una mano alla fronte e ondeggiò per un attimo. Gli uomini intorno a lei la guardarono con ansia ed i padroni di casa la afferrarono per il braccio con un'espressione preoccupata.
“Sta bene?” chiese uno di loro spaventato.
“Certo,” rispose dolcemente Lara. “Ho solo avuto un piccolo capogiro. Ma la prego, continui, non voglio perdermi questa storia interessante,” soggiunse con un tono di voce debolissimo. Sapeva di aver esagerato, ma non le importava.
“Non si preoccupi, possiamo organizzare un incontro in qualsiasi momento per rimediare,” disse il francese con entusiasmo e al contempo con preoccupazione. “Sentitevi libera di ritirarvi per riposare.”
“Davvero non è arrabbiato?” chiese Lara con uno sguardo implorante, posandogli una mano sul braccio. “Le sono molto grata.”
“Chi mai potrebbe essere arrabbiato con lei?” chiese il francese.
“Grazie per questa meravigliosa serata,” disse Lara cordialmente girando subito i tacchi.
“Devo accompagnarla nella sua stanza?” si offrì il padrone di casa avvicinandosi a lei, ma Lara alzò una mano per frenarlo con gentilezza.
“Oh no, non è assolutamente necessario. Deve prendersi cura dei suoi ospiti,” ritenne Lara con una voce educata e adorabile come sempre. Questo li avrebbe tenuti a freno per un po’, pensò tra sé e sé sorridendo.
Fu un sollievo quando entrò nella sua stanza lasciando la folla oltre la porta chiusa. Si tolse subito le scarpe coi tacchi, accorciando la sua statura di una decina di centimetri, poi si avvicinò alla finestra a piedi scalzi e per qualche istante guardò le luci notturne. Il bigliettino le si attaccò alla mano mentre rovistava tra le tasche, facendole ricordare del messaggio. Aveva solo mezz'ora di tempo per decidere se andarci o meno, ma sapeva benissimo che la curiosità vinceva su ogni altra cosa, e non avrebbe potuto fare a meno di assecondarla.
Dopo essersi tolta i vestiti alla moda di cui non vedeva l'ora di sbarazzarsi, indossò i suoi soliti jeans e maglietta nera. Si guardò allo specchio, ritrovando con soddisfazione la sua vera se stessa. Per sicurezza, decise di riporre una piccola pistola nella cintura, nascondendola sotto la maglietta. Pur non avendo elementi per poterlo supporre, cercava di capire chi potesse essere il mittente del messaggio. Presto lo avrebbe scoperto. Sperando che non fosse stato solo uno stupido scherzo.
Dopo aver camminato guardinga lungo il corridoio per non imbattersi accidentalmente in qualcuno della conferenza, entrò nell'ascensore. Premette il pulsante per il piano terra, alleggerita da una bossanova ritmica e tranquilla che si diffondeva nella cabina. Dopo essersi assicurata che il percorso fosse libero, Lara oltrepassò la reception il più velocemente possibile ed entrò nel bar. La sala era piuttosto deserta. Il barista posò brevemente lo sguardo su di lei mentre puliva alcuni bicchieri. Le uniche fonti di luci provenivano dalle lampade sui tavoli. Lara era circondata da una piacevole atmosfera fioca. Si guardò intorno con sospetto, notando una giovane coppia rannicchiata in un angolo che flirtava sussurrandosi all’orecchio. Poi intravide un uomo sul retro che le dava le spalle. Assottigliò gli occhi avvicinandosi a passo felpato. Conosceva quella postura sciatta, quei capelli folti e scuri.
“Nathan Drake,” disse Lara, al che l'uomo si voltò e le sorrise.
“Lara. Sapevo che saresti venuta,” affermò con entusiasmo. Si alzò, si avvicinò a lei e la abbracciò calorosamente. “Ti sono mancato?” chiese scherzosamente.
“Tantissimo. Non so proprio come potrebbe andarmi meglio questa serata,” rispose Lara ironicamente, ma la sua voce gli fece capire che era davvero contenta di vederlo.
“Vedo che ti sei divertita molto. Quella performance in albergo è stata semplicemente eccezionale. Il poveretto pensava che gli saresti svenuta ai piedi,” disse Nate ridendo mentre sedevano al tavolo.
“Mi stavi guardando?” chiese Lara alzando le sopracciglia.
“Non me lo sarei perso per niente al mondo,” ammise Nathan sorridendo.
“Vedo che non sei cambiato per niente,” scherzò Lara guardandolo divertita e giocando con lo stelo del bicchiere di vino che il cameriere le aveva portato. Per un attimo si ricordò di quanto fosse stato diverso il loro primo incontro di qualche mese fa, seppure in un contesto simile. Al tempo, non avrebbe mai immaginato di poter condividere con lui così tante avventure. Sorrise al pensiero.
“Perché avrei dovuto cambiare?” chiese Nate di rimando, poi si sedette rilassato e sorseggiò la birra direttamente dalla bottiglia. “Non ti dispiace se non uso il bicchiere come prevederebbe l’etichetta, vero?”
“Pensavo che ormai avessi capito che non mi è mai importato nulla del galateo,” rispose Lara disinvolta.
“Direi che possiamo considerare questa serata come la prima in cui ci incontriamo in un luogo pubblico.”
“Per l’appunto, perché non mi dici che ci fai qui? Non dirmi che sei passato per caso,” disse la ragazza chinandosi in avanti e guardandolo con sguardo indagatore. Nate le elargì un sorriso ampio e divertito.
“Ho pensato che era giusto prendermi la mia parte di lodi e ricchezze,” rispose scherzando, ma Lara scosse la testa in segno di non aver creduto ad una delle sue parole. “Va bene,” disse Nate chinandosi in avanti per guardarla profondamente negli occhi. “Voglio te.”
Colta dalla sorpresa, Lara strabuzzò gli occhi e si chinò all’indietro. Nate sorrise di gusto del suo spaesamento.
“Non preoccuparti, non intendevo in quel senso,” spiegò ridendo con leggerezza.
“Non era ciò che avevo pensato,” informò subito Lara, forse un po' troppo velocemente. Sorseggiò il vino per non essere costretta a dire altro. “Allora, cosa ci fai qui?” chiese di nuovo riflettendo di avergli dato abbastanza tempo per divertirsi.
“Non è così divertente quando si mantengono dei segreti, vero?” sostenne Nate guardandola allegramente. Il ricordo di tutte le volte in cui, in passato, aveva cercato di eludergli informazioni importanti lo fece sorridere.
“Mi prendi in giro?” disse Lara cominciando a perdere le staffe, ma riuscì a nasconderlo elargendo un’espressione posata mentre posava con calma il bicchiere sul tavolo. Riuscì persino ad usare una voce piatta.
“Non dirmi che la cosa ti fa arrabbiare. Fammi gongolare ancora un altro po’,” rispose Nate senza smettere di sorridere, al che Lara si alzò di scatto dalla sedia. Quando stava per sorpassarlo a passo veloce, Nathan l’afferrò per il polso. “Da quando sei diventata così suscettibile agli scherzi?” chiese guardandola ancora seduto. “Ti pentiresti molto di andartene via così se sapessi cosa c’è in ballo,” soggiunse lui con voce eloquente, prendendo di nuovo un altro sorso di birra direttamente dalla bottiglia.
Lara rimase ferma di fianco a lui a guardare la sua mano che le stringeva senza cedere la presa neppure un po’, ma non si divincolò. Non volle farlo.
“Hai una sola possibilità, Nate. Non dimenticarti che con me non ce n’è una seconda,” disse sedendosi nuovamente sulla sedia accavallando le gambe, guardandolo stoicamente mentre aspettava che parlasse.
“Suppongo che avrai capito che non sono qui per vedere il tuo celebre sorriso,” ironizzò Drake ricevendo nient’altro che uno sguardo di fuoco all’ennesima battuta. “Ci sarebbe una certa mappa che porterebbe ad una tomba perduta,” spiegò Nate discorsivamente, notando l’interesse accendersi negli occhi di Lara.
“Vai avanti,” lo spronò ostentandosi indifferente, ma era evidente che non lo fosse.
“Sapevo che avrei catturato la tua attenzione,” scherzò Nate sorridendo come una volpe.
“Ancora non ho detto di essere interessata. Non senza dettagli significativi,” replicò Lara annuendo al cameriere quando le si avvicino per toglierle il bicchiere vuoto.
“Ho intenzione di appropriarmi di questa mappa insieme a te,” continuò Nathan fissando intensamente Lara, la quale si avvicinò col busto in avanti poggiando il mento sulla mano.
“E perché stai dando queste informazioni proprio a me?” chiese lei con gli occhi sottili di chi sospetta un po’, sempre all’erta, come un serpente silenzioso. Era anche questo la sua vecchia compagna di avventure, pensò Nathan. Ma fu grazie al suo lato guardingo se riuscirono a salvarsi la vita più di una volta.
“Perché ti sto dando informazioni? Per mera cortesia. Hai fatto altrettanto con me sulla tomba di Gengis Khan,” rispose Nate con spensieratezza, ma le dita che armeggiavano con la bottiglia di birra ormai vuota le fecero intuire che c’era dell’altro.
Lara si bagnò le labbra soddisfatta, con l’intenzione si volergli strappare a tutti i costi la vera ragione per il quale l’aveva voluta incontrare in quel bar.
“Questa cavalleria è davvero commovente,” ritenne Lara elargendo un sorriso enigmatico. “E immagino tu sia disposto persino a rinunciare alla gloria, nel caso riuscissimo a trovare questa tomba.”
“Vedo che il trambusto di prima in albergo ti è piaciuto parecchio,” scherzò Nate guardandola negli occhi, ma non rivelò nessuno dei suo pensieri. Sembrava che tra loro ci fosse la stessa snervante pressione psicologica di una partita di poker, proprio come era successo a Kuala Lumpur.
“Pensi davvero che io creda a tutte queste stronzate?” disse infine Lara con leggerezza.
“Non ne ero certo, ma un tentativo dovevo farlo,” scherzò Nate mettendosi a ridere.
“Allora diciamo che questa è l’ultima occasione per dirmi la verità. Mi ci vuole un secondo per andarmene da qui,” lo informò Lara dandogli un’amichevole e inaspettata pacca sulla mano appoggiata al tavolo.
“Ok, ricominciamo da capo. Questa mappa esiste davvero, ma non so di preciso dove porti. Per questo dobbiamo appropriarcene per scoprirlo.”
“È qui a Berlino?” chiese Lara con curiosità.
“No.”
“E allora che ci fai qui?” chiese di nuovo la ragazza, non riuscendo a mettere insieme i pezzi del puzzle, e aspettò una risposta che non tardò ad arrivare.
“La mappa sarà messa all’asta tra qualche giorno in un palazzo di campagna. È l’unico momento che abbiamo per poterla avere, prima che scompaia nella cassaforte di qualche collezionista.”
“Dov’è questo palazzo?”
“Non lo so.”
“Dov’è la mappa?”
“Non ne ho idea.”
“Chi la mette in vendita?”
“Boh?”
“E allora cos’è che sai?” chiese Lara a bruciapelo mentre perdeva sempre di più la pazienza.
“Calma, rilassati,” disse Nate col solito tono strafottente, rendendosi conto di aver raggiunto il limite. “È questo il motivo per il quale sono qui. Questo albergo ci darà tutte le risposte necessarie.”
“E in che modo?”
“Ricevendo un invito a quest’asta. E arrivati lì, ruberemo la mappa prima che venga messa in vendita,” spiegò Nate appoggiandosi con le braccia conserte sul tavolo, con la stessa soddisfazione sincera di chi ha svolto un buon lavoro. “Che ne pensi?”
“Sono senza parole. È il miglior piano che abbia mai sentito: solido, strutturato e sicuro,” scherzò Lara sorridendo e facendosi beffe di lui. “Cosa ti fa pensare che possa arrivarci un invito così su due piedi?”
“Usa la tua immaginazione,” azzardò Nathan sorridendo.
“Sei tu l’ideatore del piano. Perché non me lo dici e basta?”
“Ti do un indizio: una certa persona che alloggia qui ha un invito per quest’asta,” sussurrò Nate assicurandosi che non ci fosse nessuno nei paraggi che avrebbe potuto sentire la conversazione.
“Mmh…” mugolò Lara avvicinandosi ancora di più col busto. “Pensi a quello che penso io?” chiese sempre più entusiasta.
“Ho qualche dubbio, perché adesso non sto pensando a nulla di inerente alla missione,” scherzò Nathan sorridendo in modo sfacciato. “Ma diciamo che so a cosa stai pensando.”
“Ora dimmi un’ultima cosa,” affermò Lara mantenendo lo sguardo e ignorando il commento ambiguo del vecchio compagno di avventure.
“E cioè?” chiese Nate allegramente.
“Perché hai bisogno proprio di me? Non credo che un lavoro così facile necessiti della mano di qualcuno,” ritenne Lara guardandolo più intensamente che mai. Voleva a tutti i costi capire se le avrebbe detto la verità.
“Lo vedrai presto,” rispose Nathan sorridendo in modo misterioso e provocatorio.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie (info nelle bio).

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https://www.fanfiction.net/u/2367223/gyikhu

Link al secondo capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6958257/2/Crossroads-Back-again

Note della traduttrice:
CHE GUAIO. Avevo finito già da giorni la traduzione, poi però ho sovrascritto il nuovo capitolo col secondo e ho dovuto rifare tutto da capo! ;_; sono una pasticciona.
Comunque, eccoci qui <3 Ringrazio tantissimo ReverendBrute80 e devil_may_cry_wrath_92m che mi stimolano sempre a dare il meglio con le loro recensioni! Buona lettura a tutti!








“Dove stiamo andando?” chiese Lara impaziente mentre camminavano per i corridoi dell’albergo.
“Nella mia stanza, ovviamente,” rispose Nate girando l’angolo a destra e fermandosi davanti ad una porta. “Dobbiamo parlare di alcune questioni prima di buttarci nella missione,” soggiunse entrando nella stanza e accendendo la luce.
“Santo cielo, ti hanno derubato?” chiese Lara stupita guardandosi intorno non appena aveva varcato la soglia.
“Perché lo chiedi?” domandò Drake assente gettando via alcuni vestiti che giacevano sulla sedia e spazzando via col braccio una pila di cibo cinese d’asporto dal tavolo, srotolandoci sopra la cartina della città. Si tolse le scarpe e si buttò sul letto, mettendosi comodo. “Siediti,” incitò la compagna indicando la sedia vuota.
“Da quanto tempo alloggi qui per riuscire a fare un tale casino?” lo rimbeccò Lara incredula. Non c’era un punto della stanza che non fosse coperto da qualcosa.
“Non ho avuto tempo di pulire,” spiegò Nathan con disinvoltura.
“Lo sai che un addetto dell’albergo lo farebbe per te se mettessi il cartello sulla porta?” disse Lara prendendo una scatola di cartone d’asporto vuota, annusandola e riponendola sul tavolo facendo una smorfia. “Come fai a mangiare questa roba?”
“Perché non torniamo alla nostra missione?” convenne Nathan mettendosi a braccia conserte. “Se riuscirai a sorvolare sull’aspetto della stanza, a quanto pare per te più importante.”
“Allora comincia col parlarmene,” propose Lara sedendosi sulla sedia e accavallando le gambe.
“Dunque, il tizio che ha gli inviti per l’asta alloggia qui con la moglie all’ultimo piano. È probabile quindi che il palazzo dove avviene sia nelle vicinanze,” disse Nathan abbandonato all’indietro la testa contro la testiera del letto e incrociando le caviglie.
“Cosa stiamo aspettando, allora?” chiese Lara guardandolo perplessa.
“Il tempo necessario per essere sicuri che si siano addormentati. È solo mezzanotte,” ritenne il cacciatore di tesori guardandola con la testa inclinata. “Nel frattempo, perché non mi racconti com’è andata la conferenza?” chiese con un sorriso. “Avrei voluto esserci, ma non avevo tempo.”
“Molto divertente,” disse Lara sorridendo di rimando. “Ma ho di meglio da fare che stare seduta ad aspettare. Vieni a bussare nella mia stanza quando deciderai che è il momento di agire,” soggiunse uscendo e chiudendosi la porta alle spalle prima ancora che Nate potesse dire alcunché.
Entrò nella sua camera, sbatté la porta con un leggero colpo di tacco e si gettò sul letto riflettendo sulla missione. Era a dir poco curioso che Nathan Drake fosse apparso all’improvviso, ma era contenta che si prospettasse una nuova avventura. Stava cominciando a stufarsi delle burocrazie e delle parole a vuoto degli impiccioni che la tartassavano dal giorno in cui aveva scoperto la tomba di Gengis Khan. Prese la pistola da sotto il cuscino e controllò il caricatore, assicurandosi distrattamente che funzionasse. Si alzò col busto mettendosi seduta e si infilò gli auricolari che aveva appoggiato comodino nell’orecchio. Esitò per un attimo, vista l’ora tarda, ma decise comunque di chiamare Bryce: conoscendolo lo avrebbe trovato ancora sveglio davanti al computer.
“Lara,” rispose una voce lievemente assonnata dall’altro capo del telefono.
“Ti ho svegliato?”
“Oh no, stavo lavorando ad un nuovo prototipo di robot, il meglio di qualsiasi creazione abbia fatto finora!”
“Bryce!” lo chiamò Lara interrompendo l’amico prima che potesse sciorinarle strane terminologie ingegneristiche. Lo conosceva e sapeva quanto fosse facile per lui venire assorbito da quell’argomento. “Non indovinerai chi ho incontrato in hotel.”
“Non ci proverò nemmeno,” disse Bryce facendo spallucce.
“Nathan Drake.”
“Mmh… interessante,” ritenne il tecnico informatico.
“È ciò che ho pensato anch’io. E naturalmente non era un caso che fosse qui. L’unica cosa che ancora non so spiegarmi è in che modo c’entri io con i suoi piani.”
“E se fosse solo una coincidenza?”
“Ne dubito.”
“Quindi non ti fidi di lui?”
“Non è questo. Finora non mi ha mai dato motivo per non farlo, ma tengo gli occhi aperti,” disse Lara alzando la testa quando sentì bussare alla porta. “Ora devo andare. Ti contatterò quando saprò qualcosa,” tagliò corto interrompendo bruscamente la chiamata.
Si alzò ad aprire la porta d’ingresso e trovò Nathan in piedi di fronte a lei, appoggiato con una spalla allo stipite.
“Pronta?” le chiese con un mezzo sorriso.
“Quando vuoi,” rispose Lara annuendo. “Come faremo ad entrare nella stanza?” chiese poi, ma non fu necessario aspettare alcuna risposta quando notò la chiave magnetica universale che l’amico le sventolò sotto il naso. “Non ti chiederò come l’hai avuta.”
“Diciamo che ho sfruttato le competenze di una cameriera che non c’entravano con le pulizie,” spiegò il ragazzo divertito allo sguardo di disapprovazione della compagna.
“Non voglio sapere altro.”
“Strano. Eppure mi sembrava che anche a te piacesse usare il tuo fascino se le circostanze lo richiedono,” scherzò Drake godendosi sempre più la situazione.
“Era diverso,” sostenne severamente Lara chiudendosi la porta alle spalle dopo essere uscita.
“E in che modo?”
“Non facevo sul serio. Ora possiamo cambiare argomento?” sbottò la cacciatrice di tombe dirigendosi a passi svelti verso l’ascensore.
“Per quanto mi riguarda, puoi riprovarci in qualsiasi momento,” la invitò Nate seguendola.
“Falla finita,” disse la ragazza senza neppure guardarsi indietro. Premette il pulsante di chiamata e si domandò tra sé e sé perché mai quell’argomento la infastidisse a tal punto.
“Ad ogni modo, ho solo preso in prestito la chiave magnetica. Non pensar male,” informò Nathan quando erano in ascensore. L’unica risposta che ebbe fu il silenzio di Lara e il suo piede che batteva veloce sulla moquette.
“In che stanza dobbiamo andare?” chiese infine quando le ante si aprirono.
“1040,” rispose Nathan, svoltando al corridoio di sinistra con la stessa sicurezza di chi conosceva a memoria la strada. Arrivato alla porta, si avvicinò a passo felpato ed appoggiò un orecchio all’anta. Cercò di percepire il minimo rumore rimanendo concentrato e immobile, e, dopo una trentina di secondi in cui non sentì nulla, fece cenno a Lara con la mano di raggiungerlo. “Entriamo di soppiatto e cerchiamo gli inviti.”
“So come agire, non è certo la prima volta che lo faccio,” disse la cacciatrice di tesori con voce sicura.
“Avevo quasi dimenticato le tue conoscenze in materia di effrazione,” scherzò Nate con la mano sulla maniglia. “Ma sarebbe preferibile che questa volta non ci beccassero,” soggiunse stirando un sorriso ancora più ampio. “Non vorrei che poi ti sentissi costretta a sedurre il nostro uomo.”
“Hai finito? Possiamo entrare, ora?” sbottò Lara lanciandogli uno sguardo così inviperito che gli fece completamente perdere la voglia di scherzare. Infilò la tessera magnetica nella serratura, la quale emise un leggero bip, e la lucina rossa al fianco della maniglia diventò verde.
Nathan entrò facendo attenzione a dove metteva i piedi. Fortunatamente, le tende del soggiorno non erano state tirate, ed una tenue luce metropolitana illuminava l’ambiente soffuso quanto bastava per riuscire a vedere. Il ragazzo si girò verso Lara, che lo raggiunse chiudendosi piano la porta dietro di sé. Nate indicò col dito alla sua destra, e la compagna annuì dirigendosi in quella direzione. I suoi passi felpati si muovevano nel buio senza provocare alcun rumore con la stessa, silenziosa sicurezza di un gatto. Nathan rimase per qualche secondo a guardarla ammaliato dalla sua silhouette morbida e leggiadra, poi concentrò tutta la sua attenzione sulla missione, raggiungendo il tavolo del salotto sul quale erano sparsi dei documenti che lesse uno ad uno. Lara notò una valigetta vicino alla porta del bagno, l’aprì e ne guardò il contenuto, ma non trovò nulla.
“La nostra unica possibilità è che sia un camera da letto,” sussurrò Nate non appena incrociò la compagna dietro al divano, la quale riuscì a sentire a malapena la sua voce tanto era bassa. Un rumore improvviso e inaspettato proveniente dalla camera da letto colpì le orecchie di Nathan, il quale afferrò d’istinto Lara per il braccio per nascondersi con lei dietro lo schienale del divano.
Sentirono la porta di camera aprirsi ed alcuni passi avanzare incerti sulla moquette, seguiti da un lungo sbadiglio. Ogni rumore scomparve dietro la porta del bagno, e poco dopo il suono dello sciacquone irruppe nel soggiorno, con una forza in confronto ai precedenti quasi assordante. I passi tornarono a propagarsi nel salone, dissolvendosi di nuovo dietro la porta di camera.
“Sembra che il nostro amico non riesca a trattenerla per la notte,” scherzò Nate sottovoce.
“E adesso che facciamo?” chiese Lara accovacciata col compagno a terra.
“Non ci resta che aspettare che si addormenti di nuovo,” ritenne Nathan sedendosi definitivamente sul pavimento e appoggiando la schiena contro il retro del divano.
“Fantastico,” ironizzò Lara sbuffando. “Sei proprio sicuro che gli inviti si trovino in camera da letto?”
“Dove altro potrebbero essere?” chiese Nate guardando distrattamente fuori dalla finestra.
“Spero solo che questa mappa di cui parli esista davvero e che tu non mi abbia trascinato in un vicolo cieco,” disse Lara sottovoce.
“Non ti fidi di me?”
“Non è questo. È che non mi piace essere lasciata all’oscuro.”
Il silenzio tornò a regnare nella stanza, e i due drizzarono le orecchie per riuscire a percepire ogni rumore che provenisse dalla camera. Nate abbandonò stancamente la testa all’indietro facendo tintinnare la catena al collo.
“E se ti invitassi a bere qualcosa una di queste sere?” disse improvvisamente a bassa voce. Lara alzò la testa e lo guardò stupita.
“Non è ciò che abbiamo appena fatto qualche ora fa?”
“Non intendevo dire questo.”
“E allora cosa?”
“Proprio non vuoi capire,” disse Nathan con voce riluttante.
“È una mia impressione o Nathan Drake mi sta chiedendo di uscire?” chiese Lara guardandolo con un sorriso sorpreso.
“Sarebbe un’idea così terribile?” domandò Nathan cominciando a sentirsi sempre più sfiduciato.
Affatto, ammise Lara tra sé e sé osservando i suoi lineamenti virili illuminati dal crepuscolo oltre la finestra. Fece un mezzo sorriso e alzò un sopracciglio. “Mi domando però che ne penserà la tua nuova cameriera.”
“Maledizione, Lara. Prendiamo quel dannato invito e svigniamocela,” disse Nathan un po’ arrabbiato alzandosi di scatto.
“Vedo che neppure a te piace quando qualcuno ti stuzzica,” scherzò Lara seguendolo e trattenendo a stento una risata.
Nathan aprì la bocca per dire qualcosa e la richiuse scuotendo la testa. Liberò dalla mente ogni distrazione e si concentrò nuovamente sulla missione. Si appropinquò alla porta della camera da letto ed aprì l’anta quanto bastava per sbirciarci dentro. Dopo che i suoi occhi si erano abituati al buio, si guardò intorno e notò una busta appoggiata sul cassettone all’altro capo della stanza.
“Aspetta qui, è meglio che entri solo uno di noi,” sussurrò a Lara, la quale aveva ancora un sorriso divertito sul viso. Nathan si sforzò di ignorarlo, ma non riuscì a trattenere una smorfia risentita.
Entrò in camera da letto, facendo attenzione a dove metteva i piedi. Avanzava lentamente, studiando alla perfezione ogni movimento e alternando il peso da una gamba all’altra con moderazione, così da evitare che il pavimento sotto ai piedi scricchiolasse. Nel mentre, intervallava lo sguardo dal letto alla busta, attento che non ci fossero imprevisti. Quando allungò il braccio verso gli inviti, l’uomo sdraiato sul letto si mosse. Nate si bloccò con la mano a mezz’aria e il respiro trattenuto nei polmoni. Anche Lara smise di respirare assistendo da lontano con ansia. L’uomo nel letto si girò per sistemarsi meglio. Un silenzio inquietante e innaturale vibrava nell’aria e il tempo si era immobilizzato. Quando udirono di nuovo il russare lieve e profondo dell’uomo, Lara sospirò di sollievo e Nate si impossessò velocemente della busta sorridendo alla compagna, facendo poi il percorso a ritroso con la stessa attenzione precedente.
“Svigniamocela prima che si sveglino,” bisbigliò all’orecchio di Lara dopo averla raggiunta ed essersi chiuso alle spalle la porta della camera da letto. Tanto silenziosamente quanto erano entrati, se ne andarono senza lasciare alcuna traccia, eccetto l’assenza della busta.

***

“Mostramela,” disse Lara appena entrarono nella stanza dove alloggiava e allungando la mano verso la busta che teneva Nate, ma quest’ultimo si allontanò in tempo evitando che la compagna riuscisse nell’impresa. “Voglio vedere cosa c’è dentro.”
“Calma e sangue freddo,” disse Nate sorridendo e sedendosi sulla poltrona.
“Ti stai vendicando per ciò che ho detto prima?” lo provocò Lara sorridendo.
“Mi ritieni capace?”
“Va bene, Nate,” disse Lara alzando le mani in segno di arresa. “Come vuoi. Ma voglio che mi dica a che ti servo, perché ancora non l’ho capito, e di certo quel furtarello di prima potevi farlo benissimo da solo,” soggiunse sedendosi sulla sedia e guardandolo intensamente.
“Lo capirai a momenti,” spiegò Nate porgendole la busta. Lara guardò confusa il compagno, poi allungo la mano per prenderla. Dopo averla scrutata per qualche breve secondo, l’aprì e tirò fuori una carta intestata spessa e color crema sulla quale erano scritte poche righe: due nomi, un indirizzo ed una data. Alzò le sopracciglia e lanciò uno sguardo stupito al compagno.
“Questo è stato il meglio che sei riuscito ad ottenere?” chiese dubbiosa e risentita.
“Sapevo che non ti sarebbe piaciuto,” ammise Nate sorridendo. “Ma credo che ci divertiremo.”
“E se arrivati all’asta si accorgono che non siamo il signore e la signora Johnson?” domandò Lara ponendo un problema logico e spontaneo.
“Ho controllato. Essendo un evento esclusivo e segreto, nessuno conosce nessuno personalmente. E per partecipare bisognava fare un offerta generosa. Parlo di almeno sei zeri.”
“E se i veri signori Johnson si presentassero?”
“Nessuno crederà che siano loro. Abbiamo l’invito, ed è questo ciò che conta.”
“E come faccio a sapere che tutta questa pantomima porterà davvero ad una tomba?”
“Non lo sai, ma so che non puoi resistere,” rispose Drake con una voce decisa ed eloquente. “Allora, ci stai?”
“Ebbene, signor Johnson, se me lo chiede gentilmente potrei considerare l’idea,” disse Lara facendo un sorriso enigmatico.
“Spero che lei abbia tutto quello che ci serve, signora Johnson, o sembreremo straccioni senza un soldo in tasca.”
“Non ti preoccupare, ho l’autovettura adeguata per una degna entrata in scena,” informò la ragazza alzandosi dalla sedia e dirigendosi all’ingresso. “Credo che sia ora di riposare,” soggiunse aprendo la porta e guardando Nate, il quale si alzò dalla poltrona sospirando forte, come se quel movimento gli procurasse una fatica insostenibile.
“Perché prima non ci esercitiamo un po’ nella vita coniugale?” propose Nathan sotto la soglia con un mezzo sorriso.
“Non credo sia necessario arrivare a questo per rendere credibile la nostra recita,” rispose con fermezza.
“Dovresti essere un po’ più collaborativa, sai?” scherzò Nate ridendo. “Ma immagino si possa considerare un progresso dal momento che neppure volevi uscire con me.”
“Non ho mica detto di no,” disse Lara con un sorriso misterioso, spingendolo dolcemente fuori dalla stanza e chiudendogli la porta a pochi centimetri dal naso. Nathan rimase a fissare la porta spaesato, poi scosse la testa ridendo e si diresse alla propria stanza.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie (info nelle bio).

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Link al secondo capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6958257/3/Crossroads-Back-again

Note della traduttrice:
Come sempre, grazie a ReverendBrute80 e devil_may_cry_wrath_92m per le bellissime recensioni, sempre più appassionate! <3 Siete diventati ufficialmente i miei motivational coach! Ogni volta che leggo una vostra recensione sorrido di gioia e mi do da fare per rendere la traduzione dei capitoli più accurata e avvincente possibile! Sperando di esserci riuscita anche con questo capitolo, buona lettura a tutti quanti!








Il sole pomeridiano illuminava il paesaggio bavarese dalle colline lussureggianti. L’Aston Martin, l’elegante macchina nera con cui i cacciatori di tesori viaggiavano, rombava sotto il terreno sdrucciolato della stradina che si inerpicava tra i fitti boschi di aceri e faggi. Il luogo in cui si trovavano era incontaminato, lontano dalle abitazioni, e la destinazione che pensavano fosse un palazzo di campagna altro non era che un meraviglioso ed imponente castello in stile bavarese che si ergeva sul picco di un monte roccioso.
“Non male,” ritenne Nathan fischiando in segno di apprezzamento non appena vide comparire la facciata intarsiata di finestre e merlature alla fine del bosco. Lara abbassò il volume della musica e contemplò l’edificio meditabonda. L’Anston Martin scivolò ruggendo col motore fino a trovarsi a qualche centinaia di metri dalla destinazione. Per assicurarsi che andasse tutto bene, Lara alzò leggermente il piede dall'acceleratore e si guardò intorno in cerca di persone, ma non vide nessuno.
“A proposito, non potevi dire che la signora Johnson si è ammalata e che sei dovuto venire da solo?” chiese Lara guardando pigramente con la coda dell’occhio Nate. Colto in fragrante, il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo, poi fece spallucce e sorrise.
“Non ci avevo pensato,” disse guardando altrove. Era ovvio che ci avesse già riflettuto, non era uno sprovveduto. Avrebbe potuto tranquillamente risolvere la cosa da solo, ma quando, qualche giorno prima a Berlino, entrò nell’albergo dove si era tenuta la conferenza della compagna e lesse il suo nome sui cartelloni all’ingresso dell’auditorium, non resistette alla tentazione. Lady Lara Croft e i misteri svelati di Gengis Khan, era quello il titolo scritto a caratteri cubitali che lo aveva fatto sorridere. Non si erano più parlati dalla chiamata che Lara gli fece dopo aver ricevuto il suo messaggio con il giornale del New York Times via posta, e quando trovò una scusa qualunque come quella di far interpretare il ruolo di una finta moglie, Nate volle accelerare gli ingranaggi del destino per rivederla il più prima possibile. E in effetti nessuno meglio di Lara avrebbe potuto fingersi una nobildonna.
“Bene, allora diamoci da fare,” disse Lara mentre parcheggiava la macchina nello spazzo laterale già in buona parte riempito da altre autovetture. “Mi raccomando, evita di fare conoscenze e troppe domande, e non appena ci impossessiamo della mappa ce ne andiamo.”
“Agli ordini, signora,” disse Nate imitando scherzosamente il gesto marziale di un soldato sottoposto. “Rilassati, non ci beccheranno. E nel peggiore dei casi, potremmo sempre fare un’offerta come chiunque altro.”
“Non credo che sarà quello il peggiore dei casi,” ritenne Lara indicando di sfuggita con la testa il balcone sopra di loro, sul quale sostava una guardia armata. “Credo che sarà più difficile del previsto.”
“Un piccolo imprevisto come quello non ci scoraggerà di certo,” disse Nate con voce ferma. Aprì la portiera ed uscì dall’auto, notando una persona che si dirigeva nella loro direzione.
“Benvenuti nella tenuta, signori. Posso vedere il vostro invito?” chiese l’uomo, un tipetto un po’ basso e di mezz’età dall’accento impercettibilmente tedesco, agghindato di tutto punto con un frac elegante ed informale. Nate cacciò la busta dalla tasca e gliela consegnò. “Benvenuti, signori Johnson,” li accolse l’uomo con un sorriso e un malcelato disprezzo, lanciando un’occhiata torva sugli indumenti fin troppo umili dell’ospite: jeans cargo, stivali e maglietta a mezze maniche. Non certo quello a cui era abituato. “Vi prego di seguirmi, i vostri bagagli saranno portati in camera vostra.”
“Molto gentile da parte sua, ma vorremmo occuparci noi stessi delle nostre cose,” disse risoluta Lara guardando di sfuggita il compagno, il quale si arrese riluttante ed aprì il bagagliaio. “Porteresti tu le valigie, mio caro?” chiese la ragazza sfruttando tutto il suo fascino aristocratico prima di seguire il maggiordomo, lasciando Nate con cinque valigie da portare da solo.
“Ma certo, che vuoi che sia portare cinque valigie con due mani?” borbottò tra sé e sé riuscendo non si sa come a mettersi i bagagli in eccesso sulle spalle. “Che diavolo ci terrà mai?” si lamentò salendo in bilico le scale. “Me la pagherai, signora Johnson,” finì di dire innervosito faticando ad ogni scalino.
Lara ed il maggiordomo stazionavano al centro dell’atrio. L’uomo le spiegava qualcosa con voce monocorde e lei annuiva osservando un foglio di carta tra le mani.
“… potrete usufruire di ogni spazio nell’ala degli ospiti, ma il signor Schiffen vi prega di rispettare la sua privacy e non visitare il resto del castello. Una descrizione ulteriore del programma con la cartina si trova sul foglio che vi ho dato. Se avete domande, non esitate a chiamarmi. Vi prego di seguirmi,” disse l’uomo facendo un inchino e prendendo delle ampie scale laterali.
“Lascia che ti aiuti, tesoro,” disse Lara quando notò che il compagno l’aveva raggiunta, prendendogli lo zaino. “Perché ci hai messo tanto?” chiese sottovoce divertita, e seguì il maggiordomo.
Quando Nathan entrò nella stanza, abbandonò ogni bagaglio a terra non appena chiuse la porta. Si buttò su una poltrona e si guardò attorno stanco ed irritato.
“Era necessario portarsi tutta questa roba?” chiese alla compagna massaggiandosi le spalle.
“È solo lo stretto necessario,” disse Lara avvicinandosi alla porta a vetri della terrazza, spalancando le ante e uscendo sul balcone. Si appoggiò con le braccia al parapetto e sorrise. “Più tardi mi ringrazierai per aver pensato a tutto.”
Nathan sentì la voce in lontananza, ovattata dai suoni esterni della natura. Prese il foglio di carta che prima teneva Lara e che aveva abbandonato sul tavolino davanti alla poltrona. Dopo averlo sfogliato velocemente, fece una smorfia e lo gettò all’indietro.
“Qualcosa che non ti piace?” chiese Lara dopo essere tornata nella stanza.
“L’asta si terrà domani pomeriggio, quindi abbiamo solo oggi per scoprire dove stata messa la mappa,” spiegò Nathan scivolando sulla poltrona in avanti ed incrociando le caviglie.
“L’occasione migliore per agire sarà la festa di benvenuto di stasera,” ritenne Lara aprendo una valigia e cominciando a frugarci dentro. “Spero tu non abbia rotto niente.”
“Festa? Non dirmi che vuoi seriamente andarci,” disse Nate incredulo alzando la testa.
“Ovviamente. Non pensi che desteremmo dei sospetti se non lo facessimo?”
Nate sospirò, abbandonò nuovamente la testa e mugolò in segno di consenso.
“Alla festa raccoglieremo le informazioni necessarie, ci allontaneremo senza che nessuno se ne accorga e approfitteremo che tutti saranno al ballo per rubare la mappa.”
“Nel dépliant c’è scritto che bisogna indossare lo smoking,” lesse Nathan con una certa indignazione.
“Non dirmi che non ce l’hai!” disse Lara con severità, poi la sua espressione mutò, addolcendosi in un sorriso divertito. “È un bene che abbia pensato a tutto,” disse allegramente avvicinandosi a lui e tirandolo per il braccio con sé all’uscita. “Approfittiamone per guardarci un po’ attorno e studiare l’edificio.”

***

L’interno del castello era bellissimo, pieno di corridoi e stanze. Nonostante le attrezzature moderne e le opere d’arte ristrutturate, persisteva un’atmosfera medievale ed antica. Lara guardava con stupore l’alto soffitto ad arco ghermito di affreschi a tema mitologico, e camminando lungo il corridoio non riusciva a fare a meno di contemplare la schiera di armature lucenti e in ferro, perfettamente allineate ed equidistanti. La parte superiore delle pareti era ghermita di quadri e stendardi. Nel frattempo, Nate studiava ogni anfratto e centimetro per imparare la strada a memoria. Non si imbatterono in nessuna persona per tutto il tragitto.
“Credo che la prossima sia l’ala degli ospiti,” disse Nate in un sussurro, senza neppure capire perché si fosse preso la briga di abbassare tanto la voce come precauzione.
“Hai ragione,” rispose Lara, poi uscirono sul balcone sopra l’ingresso principale. Affacciandosi, scorsero al piano di sotto il maggiordomo che già conoscevano che stava parlando ad un’ospite appena arrivata. Si trattava di una donna vestita come una star del cinema, con un tailleur colorato e un cappello a tesa larga. A causa di ciò, dall’alto, non riuscirono a vederne il viso.
L’accompagnavano due uomini della stessa età e stazza, simili tra loro come due gemelli e che indossavano abiti identici.
“Chi sarà mai?” chiese Nate con curiosità appoggiato alla ringhiera di fianco a Lara.
“Ho il presentimento che lo scopriremo molto presto,” disse la cacciatrice di tombe meditabonda. In quel frangente, la donna alzò la testa e li notò. I suoi occhi si posarono su Lara, poi su Nate, al quale fece un sorriso smagliante.
Quando la donna salì le scale, scomparendo dalla loro vista, fece capolino un uomo dall’interno del palazzo, il quale venne accolto calorosamente dal maggiordomo. Lara assottigliò gli occhi per guardarlo meglio. Le sembrava familiare, ma non sapeva perché.
“Andiamo,” disse a Nate prendendolo da sotto il braccio per spronarlo a seguirla. Non voleva rischiare che qualcuno potesse riconoscerla. E a quanto pareva non era la sola a pensarla così: era sicura che anche i veri signori Johnson avessero usato un cognome fasullo.
Quando svoltarono al corridoio a destra, notarono una porta chiusa, dalla manifattura moderna e diversa dalle altre. Lara si guardò intorno assicurandosi che non ci fosse nessuno e abbassò cautamente la maniglia, ma l’anta non si aprì.
“Ho la sensazione che oltre questa porta ci sia qualcosa di importante,” dichiarò entusiasta inginocchiandosi a terra per dare un’occhiata più da vicino alla serratura, la quale aveva una lavorazione piuttosto semplice. Infilò una forcina per capelli all’interno e la infilò dentro. Nate sentì un debole scatto e vide la compagna aprire l’anta di qualche centimetro e spiare dalla fessura.
“Vedo che non perdi tempo,” disse sorridendole compiaciuto.
“Mi piace arrivare direttamente al punto,” scherzò Lara sottovoce. Aprì l’anta ancor di più ed entrò all’interno. Nate lanciò uno sguardo guardingo dietro di sé per assicurarsi che nessuno li vedesse, poi seguì la compagna.
Trovarono un corridoio simile a quello in cui erano in precedenza, ma arredato in una maniera notevolmente diversa: le attrezzature erano più moderne e il pavimento scarno e di pietra, senza alcun tappeto persiano. Le luci erano a neon e bianche, e illuminavano l’ambiente con più freddezza. Lara s’incamminò con cautela fino ad arrivare all’angolo destro alla fine del corridoio. Si appiattì al muro e si affacciò appena con la testa.
“Adesso le cose si fanno un po’ più complicate,” sussurrò Lara indicando le pareti oltre il corridoio sul quale erano state posizionate telecamere ad ogni angolo.
“Sono sicuro che è qui che si trova la mappa,” ritenne Nathan affacciandosi assieme alla compagna e ritirando subito la testa all’indietro non appena una guardia fece capolino in sala. “L’unica domanda è come riusciremo ad entrare lì.”
“Ci penseremo poi. Adesso è meglio non attirare troppo l’attenzione,” bisbigliò Lara con preoccupazione.
“Torneremo più tardi,” concordò Nate, ed uscirono dal corridoio.

***

Quando tornarono in stanza, Lara prese le cuffie e chiamò col cellulare.
“Bryce, ho bisogno del tuo aiuto,” disse frettolosamente.
“Cosa vuoi che faccia?”
“Trova la pianta del castello e mandala sul mio palmare. Inoltre, ho bisogno che ti procuri informazioni sul sistema di sicurezza quanto più velocemente possibile. Senza queste cose, non riusciremo ad arrivare alla mappa.”
“È più facile a dirsi che a farsi, ma ci proverò.”
“È necessario che tu ci riesca. Per favore,” disse Lara molto chiaramente prima di chiudere la chiamata. Sdraiato sul letto, Nate si stiracchiò e guardò la ragazza camminare in su e in giù per la stanza mentre parlava al cellulare, poi lo spense e si girò verso di lui sorridendo con soddisfazione.
“Direi che coi preparativi siamo a posto,” disse con entusiasmo. “Ora è il momento di prepararsi,” soggiunse, sorridendo divertita allo sguardo cupo che deturpò il volto precedentemente rilassato del compagno. “Tranquillo, Nate. Sopravviverai a tutto questo.”
“Se lo dici tu,” rispose non molto convinto.
“Vado a farmi una doccia e a prepararmi. Lo smoking è nella valigia sulla poltrona,” informò Lara prendendo un altro bagaglio e avviandosi in bagno.
“Hai sempre con te uno smoking di riserva?” chiese Nathan tirandolo fuori e rimirandolo con stupore. “E non è neanche uno qualsiasi!”
“Sono contenta di aver centrato i tuoi gusti,” rispose Lara sorridendo prima di chiudere la porta.
Nate si tolse jeans e maglietta, buttandoli sciattamente sullo schienale della sedia come di consuetudine, e scrutò l’abito nero con attenzione. Neppure ricordava l’ultima volta che aveva indossato un simile indumento. Passò un dito sul materiale pregiato, rendendosi conto che molto probabilmente non gli era mai capitato tra le mani nulla del genere. Indossò la camicia allacciandosi con attenzione ogni bottone. Quando provò a mettersi i pantaloni, si accorse con sorpresa che gli calzavano alla perfezione, come se un sarto li avesse creati apposta per lui. Si abbottonò i gemelli con qualche difficoltà dovuta all’inesperienza ed infine indossò le scarpe lucide ed eleganti. Era strano vedersi allo specchio conciato a quel modo, ma non era certo che gli dispiacesse, tutt’altro.
Sentì la porta del bagno aprirsi ed alzò distrattamente lo sguardo, ma quando guardò la sua compagna si dimenticò persino di respirare. A stento riuscì a riconoscere la donna che aveva davanti agli occhi, completamente diversa dalla avventuriera sportiva e mascolina che conosceva bene. Se prima non era sicuro di cosa fosse l’eleganza, ora lo aveva imparato. Lara era semplicemente stupenda con addosso quell’abito nero di velluto perfettamente aderente. Non aveva spalline e scivolava sul corpo mettendo in risalto i seni prosperosi e sodi. Un paio di guanti dello stesso tessuto e colore coprivano fino a metà braccio, tra il gomito e la spalla. I capelli erano sciolti e ricadevano dietro la schiena, incorniciandole il viso dai lineamenti dolci e femminili che Nate conosceva bene, abbelliti ulteriormente dal rossetto rosso che le rendeva le labbra persino più carnose del consueto.
La ragazza notò distrattamente lo sguardo del compagno e gliene lanciò uno interrogativo.
“Qualcosa non va?” chiese dubbiosa appoggiando le mani guantate sui fianchi di velluto.
“Wow,” borbottò soltanto Nate, non riuscendo a dire altro e immobile come una statua di pietra. Si chiese come fosse possibile che un semplice pezzo di tessuto riuscisse a provocargli un effetto così disarmante.
“Lo prendo come un complimento,” disse Lara sorridendo allo sguardo spaesato del compagno ancora fisso su di lei. “Anche tu hai un bell’aspetto,” commentò mettendoglisi di fronte.
Normalmente Nate superava la compagna di una ventina di centimetri, ma la differenza d’altezza si era attenuata a causa dei tacchi alti. “Vieni, ti aiuto,” soggiunse pacatamente prendendo il papillon del ragazzo e cominciando ad armeggiare con abilità. Nel giro di poche mosse studiate, lo raddrizzò e lo sistemò. Fece un passo indietro per guardare meglio il risultato. “Ora è perfetto,” sostenne agguantando i lembi della giacca per stirargliela.
“Allora andiamo, signora Johnson?” chiese Nathan offrendole li braccio.
“Sembra che tu sia riuscito ad avere il tuo appuntamento, dopotutto,” scherzò Lara cingendogli il braccio.
“Assolutamente no,” disse Nate scuotendo la testa con risolutezza. “Non che questa sia una situazione spiacevole, ma è pur sempre per lavoro. Noterai la differenza quando sarà un appuntamento vero.”
“Per l’appunto, non dimenticarti perché siamo qui. Impegniamoci ad appropriarci di più informazioni possibili,” disse Lara in piedi di fronte al compagno, guardandolo col suo consueto sguardo severo e deciso.
“Non preoccuparti, tesoro, so quello che faccio. E sento che non sarò io dei due ad avere problemi a dovermi liberare dagli ammiratori,” scherzò Drake con un sorriso.
“Devo ammettere che, per quanto contorti, sei molto bravo a fare i complimenti,” ammise Lara, alla quale brillarono per un momento gli occhi, cosa che non passò inosservata al compagno.
“Se avessi saputo fin da subito che ti piacevano i tipi in giacca e cravatta, li avrei indossati molto tempo fa.”
“Basta che non diventi come quegli orribili banchieri che imperversano nelle strade inglesi.”
Nathan ridacchiò, tirò la ragazza con sé e lasciarono la stanza.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


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Note della traduttrice:
Grazie a devil_may_cry_wrath_92m e ReverendBrute80 per le recensioni! <3 Mi date una carica incredibile, e so che magari l’ho detto anche troppo volte xD ma per me è importante, mi sprona sempre tantissimo. E probabilmente, senza di voi, posterei una volta al mese soltanto. XD
ANGOLINO SPAM
Non è proprio una cosa consueta, ma devo assolutamente far conoscere ai miei lettori questa artista, dal momento che è inerente con il tema della fanfiction.
Si tratta di una giovane fumettista italiana che per caso, cercando alcune reference per assicurarmi che un indumento di Lara della traduzione fosse giusto, ho trovato su internet. Questa meravigliosa artista ha fatto un mini fumetto crossover per un concorso di fumetti (a cui, tra l’altro, ha vinto), ed i soggetti sono – avete indovinato – NATHAN E LARA! E la mia beniamina è stata realizzata proprio nei panni classici, quelli che amo di più! <3
Non è una storia intera, ma sono sei tavole di inizio che racchiudono perfettamente l’idea dei due giochi: azione, sparatorie, un tesoro che renderà i protagonisti inizialmente nemici d’affari. INSOMMA. BASTA CIANCE ORA VE LO LINKO.
https://www.concorsifumetti.it/crossover/
È o non è meraviglioso? Ha uno stile davvero maturo, impressionatamente professionale. Ovviamente, ho tempestato l’autrice di complimenti. Se mai vorrete seguirla, c’è il link della sua pagina instagram nel sito.
SCUSATE LA MEZZA INTERRUZIONE, ma sono sicura che piacerà da morire anche a voi e vi farà fangirlare/fanboyare quanto l’ho fatto io.
DETTO QUESTO, BUONA LETTURA!








Lara e Nathan scesero la grande scalinata in legno di noce tappezzata da un raffinato tappeto rosso persiano. Giunti al piano terra, furono accolti dallo stesso maggiordomo che li aveva ricevuti all’arrivo, ma, contrariamente al primo incontro, un’espressione di infervorato apprezzamento gli accese lo sguardo non appena si posò sui due.
“Signore e signora Johnson, vi prego di seguirmi,” disse garbatamente aprendo le ante socchiuse ed intarsiate di una porta altissima e ad arco. La stanza che vi si celava era un enorme salone arricchito da magnifici lampadari di cristallo. Sulle pareti erano state montate delle vetrate da cui si ammirava il meraviglioso paesaggio bavarese. Dei ghirigori in altorilievi d’oro si ergevano dal pavimento fino a raggiungere il soffitto ad arco, circondando dei magnifici affreschi rinascimentali. Nathan si guardò intorno rapito e sbalordito da tanta aristocrazia. Ovunque c’erano persone eleganti sulle panche di velluto, tra i tavoli circolari o in mezzo alla pista da ballo. Alcuni di loro li guardarono entrare e Lara ebbe la sensazione che una silenziosa battaglia fosse iniziata tra i presenti, i quali cercavano di capire chi sarebbe uscito vittorioso all’asta.
“Questo è il vostro tavolo,” li fece accomodare il maggiordomo, poi si inchinò e si congedò.
“Prego, mia adorata,” disse Nate tirando gentilmente la sedia per farla accomodare. Lara sorrise e si sistemò.
“Molto gentile, caro,” disse rendendosi complice di quel gioco dal momento che c’erano altri invitati al tavolo: una coppia un po’ più anziana che li osservava con manifesto interesse. Lara li salutò gentilmente con un cenno della testa, ritenendo che sarebbe stato consigliabile non intavolare alcuna conversazione, e in fondo aveva la sensazione che neppure i due seduti con loro sembrassero interessati ad averne. Il chiacchiericcio generale si dileguò al suono di una posata che tintinnava su un bicchiere di cristallo.
“Signore e signori,” disse una voce profonda dall’altro lato della sala. Per quanto Lara non l’avesse mai incontrato in vita sua, era certa che si trattasse di Herr Schiffen, il proprietario della tenuta nonché organizzatore dell’evento. “Benvenuti nella mia umile dimora. Ricordo che domani sarà un’importante giornata di affari per tutti, ma prego caldamente i miei gentili ospiti che questa sera pensino solamente a divertirsi.”
L’uomo fece un sorriso composto, alzò il bicchiere e lo ritrasse per sorseggiare lo champagne.
“Caro, ti dispiacerebbe portarmi qualcosa da bere?” chiese Lara posando delicatamente la mano sul braccio di Nathan ed elargendogli un sorriso incantevole.
“Ma certo,” rispose Drake, il quale aggiunse alla sua risposta affabile un’ironia sottile che comunque non sfuggì alla sua compagna. Si alzò e si diresse al bar, seguito dallo sguardo indagatore di Lara che in seguito si spostò su tutto l’ambiente. Incrociò la figura di spalle del maggiordomo, ragionando che se mai avesse avuto bisogno di informazioni sul castello lui era tra le prime persone che avrebbe dovuto tenere d’occhio. Una voce alle spalle la distrasse e la fece scattare sull’attenti più velocemente di quanto fosse necessario.
“So eine wunderschöne Frau sollte nicht allein da sitzen,” sentì dire dall’interlocutore misterioso. Lara alzò la testa ed incrociò il sorriso dolce del padrone di casa: Herr Schiffen.
“Mi duole informarvi con mio grande rammarico che non parlo la vostra lingua,” disse Lara cordialmente.
“Non importa, cara. Sono io che la scuso,” rispose il gentiluomo facendo un inchino. Prese la mano di Lara e vi sfiorò le labbra. “Signora Johnson, se non vado errato.”
“Lei è ben informato,” disse la cacciatrice di tesori con un sorriso.
“Mi piace conoscere tutti coloro che mi circondano,” ammise l’uomo. Nonostante avesse oltrepassato la soglia della mezz’età, Schiffen era un uomo molto affascinante, ed evidentemente ne era ben consapevole. “Mi onorerebbe di un ballo?” chiese guardandola intensamente. Lara esitò un attimo cercando con lo sguardo Nathan tra la folla, ma non riuscì nell’impresa. Decise che non sarebbe stato saggio rifiutarlo, così si alzò dalla sedia e gli sorrise.
“Con piacere,” rispose con la mano ancora adagiata su quella dell’uomo. Quest’ultimo la condusse alla sala da ballo con una nota di palese compiacimento sugli occhi accesi.

***

Nate si appoggiò con le braccia conserte al bancone del bar ed ordinò facendo segno con l’indice e il medio per due bicchieri di champagne. Tamburellò con le dita sul ripiano di legno in attesa dei drink, quando notò qualcuno avvicinarsi a lui.
“Non mi dica che si trova da solo, stasera,” disse la voce calda di una donna. Nate si voltò sorpreso di trovarsi al proprio fianco la stessa persona che avevano visto da sopra il balcone un’ora prima. Senza il cappello a tesa larga quasi non la riconobbe.
“In realtà non lo sono, mi spiace,” rispose Nate scrutandola velocemente. Era una donna davvero bella, in gran forma e con un viso elegante. Sembrava decisamente a proprio agio in quegli ambienti aristocratici.
“Non c’è problema, non sono il tipo di donna che si frena davanti a certi conformismi,” informò lei accarezzandogli il braccio che giaceva sul bancone. “Inoltre, mi sembra di vedere che anche la sua accompagnatrice la pensi allo stesso modo.”
Nate si voltò a guardare la pista da ballo sconcertato dalle sue parole, scovando Lara a ballare con un uomo. Per un attimo si dimenticò di ciò che stava succedendo attorno. La mano dello sconosciuto tratteneva per la schiena la sua compagna di avventure, stringendola fin troppo a sé. Il vestito di velluto che le modellava le curve si muoveva ad ogni passo che faceva. “…perciò, nel frattempo, potremmo ammazzare il tempo insieme…” sentì dire dalla donna al suo fianco, e per un attimo la guardò di sfuggita, ma fece subito tornare l’attenzione sulla pista da ballo. Non aveva seguito quasi una parola di ciò che aveva detto.
La donna si avvicinò ulteriormente a Drake e le sue mani cominciarono a giocherellare col papillon. “Che ne pensi?”
“È davvero gentile da parte sua,” rispose Nathan meccanicamente cercando di allontanarsi senza offenderla in alcun modo. Non voleva ricevere scenate davanti a tutti. “Mi scusi ma devo tornare al tavolo,” soggiunse prendendo i due bicchieri e incamminandosi a passo veloce.
“Che peccato. Ma sono sicura che ci incontreremo di nuovo,” disse tra sé e sé la donna seguendolo con uno sguardo deluso e al contempo divertito.

***

“Pensavo che non saresti più tornato,” scherzò Lara seduta al tavolo quando vide il suo amico posare i due bicchieri.
“Ho notato che neppure tu ti annoiavi,” replicò Nathan con una voce più dura del dovuto. Lara cercò di decifrare il suo fastidio, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Prese il ragazzo per il braccio e lo tirò con sé al centro della sala. “Dai, balliamo.”
“Perché?” chiese Nathan confuso e curioso, obbedendo senza aspettare ulteriori spiegazioni: le mise una mano sulla vita cominciando a muoversi a tempo di una musica ritmata. Gli occhi di Lara erano fissi da qualche parte oltre le spalle di Nate.
“È da un po’ che ho notato un tipo losco parlare con Schiffen, lo stesso uomo che abbiamo avvistato dal balcone e che ho la sensazione di conoscere. Dalle facce sembrerebbe che parlino di qualcosa di molto serio… sento che qualcosa bolle in pentola,” spiegò Lara con disinvoltura e un sorriso forzato sul viso, come a far credere alle persone attorno a sé che stesse chiacchierando del più e del meno. D’istinto, Nate si girò per guardare, ma Lara lo bloccò trattenendolo con una mano sul viso, che, sempre per sviare i sospetti, trasformò in una carezza.
“Non voltarti. Guidami in quella direzione,” sussurrò la ragazza.
Nate annuì e la prese per le mani per trascinarla con sé all’indietro, fino a che non furono a pochi passi dal tavolo in cui si trovavano i due uomini. Per un momento, le mani di Nathan sui suoi fianchi le fecero dimenticare la missione, ma si schiarì subito la mente e si concentrò affinché captasse qualcosa della loro conversazione. Aveva la sensazione che fosse importante.
Intuendo il problema, Nate la spinse dolcemente verso i due trattenendola per una mano, così da farle fare diverse piroette sul posto. Parlavano così piano che Lara riuscì a sentire una sola parola. Segnale. Nathan la tirò nuovamente a sé, facendo sfiorare i loro corpi. La musica cambiò tono, divenendo un lento, e i due ne approfittarono per stringersi e continuare a ballare. Guancia a guancia avrebbero avuto modo di chiacchierare più facilmente.
“Hai sentito qualcosa?” chiese Nate con un tono di voce impercettibile.
“Solo una parola: segnale. Ho come la sensazione che stiano complottando qualcosa prima che l’asta cominci,” sussurrò Lara con fermezza.
“Faremo loro una bella sorpresa,” mormorò Nate, il quale, data la vicinanza, percepì il profumo speziato sul collo della compagna. Chiuse per un momento gli occhi, nascosto dalla vista di lei, e ne assaporò l’odore, poi si allontanò per guardarla di nuovo. “Direi che è arrivata l’ora di svignarcela,” soggiunse a bassa voce, ma Lara notò nuovamente qualcosa alle sue spalle: un tipo imbronciato in giacca e cravatta che si stava avvicinando al tavolo di Schiffen con aria agitata.
“Nate, aspetta,” mormorò Lara appropinquandosi di nuovo a lui e prendendo le redini del ballo. “Torniamo indietro, devo sentirli.”
Con una mossa studiata ed aggraziata, Lara cambiò direzione fino a trovarsi davanti al tavolo nell’esatto momento in cui l’uomo imbronciato sopraggiunse.
“...Quale finestra?” sentì dire da Schiffen con voce, stavolta, più alta e arrabbiata, come se contrariamente a prima non fosse riuscito a trattenerla.
“Quella al secondo piano, nell’ala sinistra,” rispose l’uomo chinandosi verso il suo capo.
“Agisci immediatamente affinché l’errore sia corretto entro un’ora, o verrai licenziato,” sibilò Schiffen facendo scomparire per un attimo tutta la gentilezza dalla sua faccia. Quando l’uomo se ne andò, il padrone del castello tornò ad elargire un sorriso fiducioso, ma Lara si accorse che era più forzato rispetto ai precedenti.
“Abbiamo sentito abbastanza. Cerchiamo di andarcene inosservati,” sussurrò la ragazza all’orecchio di Drake, il quale non vedeva l’ora di svignarsela da quella festa pomposa e boriosa. Guardò la compagna e non riuscì a trattenere un sorriso, ammettendo tra sé e sé che gli ultimi minuti li aveva passati più piacevolmente, e non certo perché erano riusciti a raccogliere alcune informazioni.

***

Il tetto a nord del castello era la sommità più bassa dell’edificio. Lara era in piedi sul cornicione e guardava in basso con minuziosa attenzione. Ogni cosa era pronta e aveva tutte le informazioni che servivano. Notò qualche nuvola fluttuare nel cielo notturno e oscurare lo spicchio flebile della luna. Sorrise soddisfatta, riflettendo che andava a beneficio dei loro piani.
“Dobbiamo dirigerci qui,” informò indicando un punto sullo schermo del palmare.
“Sei sicura?” chiese Nate raccogliendo sul braccio una corda, con un’estremità precedentemente agganciata alla vita.
“In questo punto si trova la porta del terzo piano che ci aveva condotto al corridoio pieno di telecamere e guardie. Se siamo fortunati, la maggior parte di loro, a detta di Schiffen, sta risolvendo un qualche tipo di problema al secondo piano,” bisbigliò Lara mentre si metteva i guanti. La tuta nera che la copriva dalla testa ai piedi la rendeva una silhouette indefinita mischiata con l’oscurità della notte. Dovevano agire velocemente: il tempo stringeva.
“Riuscire ad entrare senza problemi, troppo bello per essere vero,” scherzò Nate notando l’entusiasmo sul viso di Lara, un’eccitazione accesa e divertita per ciò che sarebbe avvenuto da lì a un’ora: irruzione furtiva, rapina, fuga… Nathan sapeva che tutto questo le piaceva quanto a lui.
“Non ci conterei troppo,” rispose Lara aggiustandosi lo zaino alle spalle colmo di attrezzature. “Sei pronto?” chiese guardando l’amico, il quale annuì senza dire una parola. “Andiamo a vedere cosa nasconde il nostro amico.”
I due cacciatori di reliquie si accucciarono al bordo del tetto e scivolarono con maestria sulla parete. I trenta metri di altezza non avrebbero dato alcun intoppo, essendosi trovati in arrampicate molto più complicate. Lara si fece cadere nel vuoto reggendosi con la corda ed appoggiando saldamente i piedi sulla parete, e Nate la seguì quasi simultaneamente. Ogni tanto, una guardia faceva un giro di perlustrazione nel parcheggio sotto di loro, ma scendevano così silenziosamente ed ottenebrati dall’oscurità che non venivano minimamente notati. Dei grandi fasci di luce ad occhio di bue si proiettavano sulle mura del castello ad intervalli regolari. A quanto pareva, Schiffen non si era contenuto in fatto di precauzioni, e questo dava la conferma che c’era sotto qualcosa di grosso.
“Attenta!” si sentì dire all’improvviso da Nate nell’auricolare. Grazie a ciò, Lara riuscì ad accucciarsi al muro all’ultimo momento, vedendosi passare a pochi centimetri il fascio di luce. Per poco non l’avrebbe illuminata.
Entrambi si bloccarono ad aspettare il momento giusto senza fiatare, e, quando avvenne, si staccarono dalla parete e scivolarono sul balcone del terzo piano.
“Ora arriva il bello,” sussurrò allegramente Lara inginocchiandosi davanti alla grande porta di vetro. “Spero che non ti lamenterai più dei miei bagagli pesanti dopo aver visto questi,” disse a Nate con un sorriso cacciando dallo zaino una serie di attrezzi indefiniti. La ragazza prese dal mucchio un tagliavetro, lo attaccò alla porta applicando la ventosa centrale e fece un taglio perfettamente circolare di una ventina di centimetri di diametro. Nate l’aiutò prendendo il pezzo di vetro e la cacciatrice di tesori infilò piano la mano all’interno. Le pinze che aveva tra le dita servivano a tagliare un cavo che conduceva all’impianto di allarme al di sopra del telaio dell’ingresso. Doveva stare attenta a non esporre troppo il braccio, poiché c’era un sensore ad aria che avrebbe percepito il movimento sospetto e avrebbe fatto scattare la sirena. Con un po’ di tensione muscolare e mordendosi il labbro concentrata, avvicinò la pinza al cavo e riuscì a reciderlo al primo tentativo.
“Ben fatto,” si complimentò Nate a bassa voce aprendo di poco l’anta della porta, quel tanto che bastava per attraversarla di soppiatto.
“Mettiti gli occhiali,” disse Lara porgendo all’amico un dispositivo di ultima generazione ad infrarossi.
“Non male come giocattolino,” si complimentò Nathan indossandoli e notando che vedeva tutto chiaramente, come se la luce del giorno avesse improvvisamente inondato tutte le stanze.
“E non hai ancora visto niente,” bisbigliò Lara osservando guardinga tutto l’ambiente. Erano in piedi in un corridoio simile a tutti gli altri del castello, e nonostante l’apparente impersonalità di quel luogo, avevano bene in mente dove andare, avendo imparato a menadito il percorso che Bryce aveva mandato loro. Cominciarono a sgattaiolare in avanti, ognuno percorrendo un lato diverso della parete al fine di evitare che venissero presi di sorpresa da qualche guardia. Attraversarono il corridoio senza produrre alcun rumore, inghiottiti dall’oscurità notturna, superando le teche di vetro ricolme di opere d’arte, quadri antichi sulle pareti, baluardi e armature, troppo concentrati per notarne le straordinarie manifatture. Sentirono in lontananza la musica ovattata provenire dalla sala da ballo a qualche piano sotto di loro. Nate avrebbe voluto vedere i volti sbigottiti di quei bellimbusti quando l’indomani si sarebbero accorti della scomparsa della mappa. Sorrise divertito al pensiero, anche se era un po’ troppo presto per cantar vittoria. Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso, rifletté tra sé e sé distrattamente. Lara cominciò a domandarsi con preoccupazione come mai non avessero incontrato guardie. Avevano davvero avuto così tanta fortuna a causa del guasto al secondo piano? Una parte di lei non riusciva a crederci, valutando che forse Schiffen aveva più fiducia delle attrezzature di sicurezza che della forza lavoro umana.
Arrivati ad una porta, Lara si accovacciò e si mise gli auricolari.
“Bryce, ci sei?” chiese a bassissima voce.
“Certo,” rispose la voce familiare dell’amico con tono più alto e deciso.
“Puoi cominciare,” ordinò Lara, e quel che ne seguì fu il suono martellante e veloce della tastiera di un computer.
“Fatto. Ho modificato l’immagine del monitor, ma non ci vorrà molto perché si rendano conto che è solo un fotogramma fisso,” spiegò Bryce poco dopo.
“Sarà sufficiente,” replicò Lara interrompendo la chiamata. Si avvicinò alla porta e l’aprì per spiare nella fessura. Poteva solo sperare che il trucchetto da hacker dell’amico avesse funzionato adeguatamente, osservando con preoccupazione la miriade di telecamere che spiavano la sala da ogni angolo. Corsero velocemente per raggiungere il prima possibile l’altra parte della stanza, attutendo ogni rumore attraverso passi felpati e studiati. Man mano che avanzavano, la musica cominciava a scomparire, fino a venire completamente assorbita da un silenzio innaturale e minaccioso.
“La cassaforte dev’essere oltre quel portone,” mormorò Nate, e vide l’amica bloccarsi all’angolo. Fece altrettanto, e appiattito contro l’altro lato del muro si affacciò e scorse una guardia alla porta che dovevano varcare. Non potendo dirsi alcunché, Lara cominciò a fare dei segnali con la mano, ma Nate scosse deciso la testa rispondendo con altri. Trascorsero due minuti combattendo quella silenziosa e grottesca disputa, fin quando il ragazzo non fece segno di fermarsi. Quando scorse la guardia girarsi alla parte opposta, ne approfittò per scattare silenziosamente verso di lui e, dopo un rapido e studiato movimento alle spalle, gli cinse il collo fino a farlo svenire, adagiandolo piano a terra e trascinandolo in un angolo buio.
“In effetti è stata un’ottima soluzione,” ammise Lara con un sorriso mettendosi le mani ai fianchi.
Quando Nate adagiò la mano sulla maniglia della porta, si accorse con sorpresa che non era chiusa a chiave. Entrarono e si misero gli occhiali infrarossi, sgranando gli occhi per l’inaspettato scenario che si presentò davanti a loro. Lara chiuse la porta dietro di sé e fece un respiro profondo.
“Spero che tu sia bravo a twister, perché temo ce ne sarà bisogno,” scherzò osservando la miriade di raggi laser che correvano lungo tutta la stanza.
“Bryce non può spegnerli?”
“Non abbiamo abbastanza tempo,” rispose Lara scuotendo la testa accigliata. “Dobbiamo arrivare alla cassaforte entro mezzora, o il trucchetto del monitor di Bryce scomparirà e saremo intrappolati,” spiegò alzando la gamba e superando il primo fascio rasoterra. “Finora non è stato difficile.”
“E se ti aspettassi qui?” scherzò Nate, ma dopo aver ricevuto in risposta lo sguardo severo della compagna fece spallucce e avanzò di qualche passo. Si fermò a guardarla proseguire e curvare il suo corpo flessibile e bilanciato, calcolando ogni minima mossa. Drake si sorprese che un corpo umano riuscisse a fare movimenti così fluidi. Lara si sdraiò a pancia in giù e si spinse con le braccia in avanti per strisciare sotto un fascio, incurvando abilmente la schiena in avanti per rimettersi in piedi.
“Che ne dici di domani sera?” disse all’improvviso Nate riuscendo ad avanzare nella rete di laser, arrivando a qualche metro da lei. Ci volle qualche secondo perché Lara si accorgesse che il compagno le stava parlando, concentrata com’era ad evitare i fasci.
“Che cosa?” chiese confusa senza fermarsi, non capendo il soggetto del discorso.
“Pensavo che magari domani sera potremmo uscire da qualche parte,” spiegò Nate avanzando con disinvoltura, alzando una gamba e poi piegandosi col busto per passare in mezzo a due fasci.
“E ti è venuto in mente di dirlo proprio adesso?” chiese Lara sinceramente incredula. Se non fosse stata per la situazione di tensione di quel momento, probabilmente avrebbe riso. Non riusciva a credere a quel che riusciva a passargli per la testa.
“È che ora abbiamo tempo di parlare,” si giustificò Nate sorridendo. Fu una fortuna che Lara non poté notarlo.
“Non credi sarebbe meglio rimanere in silenzio per concentrarsi?” borbottò la ragazza esercitando una postura piuttosto strana.
“Non riuscirai per sempre ad evitare la domanda,” replicò Nate sdraiandosi a terra nel punto in cui si trovava l’amica quando cominciò quel discorso.
“Non è ciò che sto facen-” sussurrò Lara, ma le parole si congelarono nella gola quando si spinse troppo in avanti. In piedi su un piede solo, lottò con tutto il suo corpo e i suoi nervi per spostare il baricentro verso sinistra, o la caduta sarebbe stata inevitabile. Trattenne il respiro e chiuse gli occhi. Il suo cervello le ordinava d’istinto di allungare la mano per appoggiarsi a qualcosa, ma sapeva che sarebbe stato un errore fatale. Si concentrò, sapeva di poterci riuscire. Spostò impercettibilmente il tallone di lato per ritrovare l’equilibrio, riuscendo nell’intento. Compì due soli passi per superare l’ultimo fascio di luce e fece infine uscire l’aria dai polmoni non appena raggiunse la parete.

***

“Qualche idea?” chiese Lara meditabonda camminando avanti e indietro. Dinnanzi a lei, una serie di raggi laser che partivano dal soffitto delimitavano con un semicerchio la cassaforte, imitando le sbarre di una prigione. Tra un fascio e l’altro vi erano solo una decina di centimetri, perciò era impossibile superarli.
“Neanche mezza,” rispose con disinvoltura Nate. Ci aveva riflettuto per tutto il percorso, ma non gli era venuto in mente niente. Bryce aveva informato loro che quel tipo di laser era sensibile alla temperatura e ci sarebbero volute ore per riuscire ad entrare nel sistema per spegnerlo. Sapevano che quella era l’unica opportunità per appropriarsi della mappa, ma non potevano raggiungere la cassaforte. La situazione sembrava essere arrivata ad uno stallo irrisolvibile.
“Bryce ha spiegato che i raggi captano il calore del corpo,” meditò Lara a voce alta. “Perciò l’allarme scatta non appena un corpo caldo li oltrepassa.”
“Quindi è inevitabile, visto che è corpo umano emana calore,” ponderò Nate osservando i fasci dall’altro lato.
“Se solo si potesse avere un po’ di tempo. Sarebbero sufficienti tre minuti per aprire la cassaforte, ma l’allarme scatterà non appena il calore si allontana dai sensori. Riusciremo a malapena a fare un passo in avanti,” continuò a ragionare la ragazza percependo la presenza del compagno alle spalle, il quale la prese per la vita per avvicinarla a sé con la schiena contro proprio petto. “Che diavolo stai facendo?” sussurrò Lara sconcertata.
“Sssh, non dimenarti. Cammina con me,” le sussurrò Nate all’orecchio premendola ancora di più a sé. La cacciatrice di tombe avrebbe potuto tranquillamente divincolarsi da quella presa facile, ma una parte di sé si fidò del suo compagno. Rilassò i muscoli e lasciò che fosse lui a guidarla, spingendola dolcemente col proprio corpo verso la cassaforte. Diventava sempre più facile per lei lasciarsi andare a slanci di fiducia con lui. La se stessa di qualche mese prima l’avrebbe derisa, reputandola una sciocca e sentimentale sprovveduta, ma adesso non poteva fare a meno di credere in quel ragazzo. Nathan Drake neppure poteva immaginare di essere riuscito a scalfire a tal punto la gelida diffidenza di Lara Croft.
I due avanzarono fino a che la ragazza non si trovò col naso a pochi centimetri dal laser che circondava la cassaforte.
“Il corpo umano può entrare nei raggi, ma appena esce scatta l’allarme,” bisbigliò Nate alla compagna facendo un ulteriore passo in avanti. Lara sentì il cacciatore di tesori accucciarsi su di lei ed i suoi muscoli irrigidirsi; d’istinto tirò la testa all’indietro per non toccare i raggi, poi cominciò a capire ciò che le stava dicendo Nathan.
“Non oltrepasseremo i fasci di luce, sarò solo io a farlo,” disse sorridendo e toccando il primo raggio col proprio corpo. Nonostante non avesse alcuna reale consistenza, sentiva una strana sensazione di solletico. Il respiro le si fece più intenso e un formicolio di eccitazione le attraversò il corpo. “Solo io entro dentro la trappola, mentre tu rimani immobile fin quando non ho preso la mappa,” soggiunse a bassa voce. Il silenzio attorno a loro era solenne, assordante; Lara sentiva solo il respiro lento di Nate dietro di sé.
“Indovinato,” sussurrò il ragazzo sorridendo. Si accucciò ulteriormente su di lei per crearle uno scudo dai raggi e tirò un lungo respiro. “Ora vai,” disse facendo scivolare il braccio dalla sua via. Lara si fece avanti con cautela, credendo per un attimo di sentire il frastuono dell’allarme, ma non accadde niente. Sorrise con soddisfazione al compagno. L’idea che aveva avuto era stata geniale. Corse verso la cassaforte e si mise subito all’opera. Alzò veloce il coperchio nel quale si trovava il pannello per digitare la combinazione e lo collegò ad un piccolo attrezzo tramite un cavo. Le sue dita si muovevano abilmente sulla piccola tastiera, come se facesse quell’operazione ogni giorno.
“Sbrigati, ho i crampi alle gambe a starmene così,” si lamentò Drake alle sue spalle.
“L’elaboratore che ho in mano non andrà certo più veloce solo perché lo chiedi tu,” scherzò Lara guardando i numerini sul display che giravano a una rapidità diabolica davanti ai suoi occhi. Entrambi alzarono la testa quando la porta della cassaforte si aprì da sé con un inaspettato click. Lara sbirciò dentro illuminandone l’interno con la torcia.
“L’hai trovata?” chiese Nathan con impazienza, cercando di stare piegato e in tensione senza perdere l’equilibrio. Lara cominciò a frugare tra le scartoffie, poi finalmente cacciò fuori una cartella di pelle che aprì con cura.
“Credo sia questa,” disse con un lieve tremore nella voce. Per quanto avesse già rinvenuto tantissime mappe antiche nella sua vita, ogni volta che ne trovava una nuova provava la stessa, emozionante frenesia della prima volta. Era come aprire un libro dal principio, sapendo che sarebbe stato l’inizio di una grandiosa avventura. Un sorriso si dipinse sul viso mentre sfiorava con un dito la superficie consunta.
“Mettila via, la guarderemo una volta usciti di qui,” disse Nate che cominciò a diventare seriamente impaziente. Ormai aveva del tutto perso la sensibilità di uno dei suoi piedi. Non avrebbe mai immaginato che restare immobile per qualche minuto risultasse così difficile. Lara impacchettò velocemente il tutto e lo raggiunse.
“E adesso?” chiese guardandolo interrogativa.
“Non ci resta che correre come se non ci fosse un domani,” rispose Nathan con un sorriso sfrontato. “Abbiamo circa cinque minuti prima che arrivino le guardie. Sei pronta?”
Lara fece un respiro profondo e schioccò le ossa del collo muovendo la testa. “Non possiamo certo stare qui per sempre.”
Nate si voltò e scattò verso l’uscita assieme a lei.
Il silenzio tombale e pacifico che riempiva il castello venne squarciato da un’assordante ed acuta cacofonia.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie (info nelle bio).

Link dell'account dell'autrice:
https://www.fanfiction.net/u/2367223/gyikhu

Link al quinto capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6958257/5/Crossroads-Back-again

Note della traduttrice:
Grazie ancora a devil_may_cry_wrath_92m e ReverendBrute80 per le recensioni! <3 A titolo informativo, volevo anche dirvi che visto l’entusiasmo con il quale mi lasciate feedback e spronata da questa storia, ho deciso finalmente di riprendere il mano la trama che avevo lasciato in sospeso mesi e mesi fa su Lara e Nathan, sbrogliando un po’ qualche situazione che non sapevo come continuare. È un crossover simile a Crossroads, di genere avventura e azione, ma con delle premesse un po’ diverse. Spero di riuscire a postarlo non appena finirò di tradurre questa fic!
Buona lettura a tutti!








La cacofonia irruppe con una forza che colse Lara di sorpresa. Cominciarono a correre a perdifiato alla porta dove avevano steso la guardia, ignorando completamente i raggi laser. Nate diede un calcio all’anta e presero il corridoio che portava al balcone su cui si erano calati. Non avevano idea di quanto tempo avessero a disposizione prima che le guardie arrivassero, ma non poteva essere molto, qualche minuto al massimo. Svoltarono al corridoio successivo, e, nel punto in cui le telecamere erano state hackerate da Bryce, udirono del vociare distante e autoritario. Si fermarono all’unisono, guardandosi l’un l’altra con preoccupazione.
“Non possiamo tornare indietro da questa parte, una truppa di uomini sta venendo da lì!” gridò Lara alzando la voce più che poteva per sopraffare il rumore assordante dell’allarme. Il calpestio rumoroso che si avvicinava fece supporre che fossero tanti. Tornarono indietro e oltrepassarono la cassaforte seguendo il corridoio, trovando due sole porte che cercarono di aprire a spallate e calci, ma non riuscirono nell’intento. Nathan alzò lo sguardo e notò sopra ognuna di esse un piccolo dispositivo con una luce rossa lampeggiante.
“Dannazione! L’allarme ha chiuso le vie di uscita!” urlò facendosi prendere dal panico e guardandosi nervosamente intorno per cercare una soluzione. Si accorse per caso che una delle lucine sulle porte era diventata verde e capì che era stata disattivata manualmente; ciò significava che di lì a pochi secondi l’avrebbero varcata delle guardie, così, senza esitazione, spinse Lara dentro la porta con sé.
“Ma che diavol-” disse la cacciatrice di tombe, ma la mano di Nathan che le tappò la bocca non le diede il tempo di finire la frase. Si sentì schiacciata dal corpo del compagno, addossata alla fiancata di una teca di vetro. Nate si accucciò su di lei e Lara seguì il movimento scivolando e sedendosi a terra. I due cacciatori di tesori sentirono dei passi arrivare dalla parte opposta rispetto quella da cui erano entrati e trattennero il fiato. Lara accucciò la testa in avanti e Nate fece altrettanto, mettendole una mano sopra la nuca come per proteggerla. Chiusero gli occhi e rimasero più fermi possibili. Il suono dei passi a meno di un metro di distanza accelerò i loro battiti cardiaci. Lara combatté con tutta se stessa per non aprire gli occhi, figurandosi le guardie tutte attorno a loro coi fucili puntati. Ma ciò che accadde, invece, fu che il calpestio si affievolì man mano fino a scomparire. Lara alzò una palpebra e il cuore cominciò a ritrovare il proprio battito regolare. L’allarme cessò di suonare improvvisamente, e questo le consentì di trovare più sicurezza nell’affidarsi all’udito. I due si alzarono e affacciarono alla porta. A quanto pareva, la priorità delle guardie si era talmente concentrata sulla cassaforte che non avevano pensato di controllare nessun altro posto.
“Ci conviene approfittare della loro adunata per andarcene,” convenne Lara, ma si bloccò subito. Con la sirena dell’allarme spenta, poté percepire ogni altro rumore nelle vicinanze, accorgendosi che altri uomini si trovavano alla fine del corridoio in cui sostavano. “Sono dappertutto, sarà quasi impossibile prendere gli accessi convenzionali… Aspetta,” soggiunse bloccandosi con la mano a mezz’aria in segno di non fare rumore, e chiuse gli occhi.
“Cosa?” chiese Drake confuso.
“C’è qualcosa nell’aria,” bisbigliò la ragazza dopo un po’.
“Te ne sei accorta solo adesso?” chiese Nate con voce eloquente adagiando una mano sulla vita di Lara.
“Nate, non fare lo stupido!” mormorò lei lanciandogli uno sguardo di rimprovero. “Sempre con quel chiodo fisso,” soggiunse schiaffeggiandogli la mano e tornando a guardare verso l’alto.
“Non si può neanche più scherzare,” disse Nate facendo cenno di dissenso con la testa.
“L’aria arriva da questa parte,” affermò Lara ignorandolo completamente e notando un condotto di ventilazione sopra di loro. “Aiutami a salire.”
Nate la sollevò la compagna, la quale toccò con entrambe le mani la grata rettangolare.
“Dammi un coltello, presto,” disse al cacciatore di tesori, che ne cacciò uno dallo zaino con un po’ di difficoltà, visto che usava una sola mano.
“Non mi ricordavo che fossi così pesante,” scherzò Nate gemendo volutamente forte per confermare la sua affermazione.
“Silenzio,” replicò Lara stando al gioco applicando la punta del coltello sulle quattro viti agli angoli, riuscendo infine a smontare il coperchio della bocchetta d’aria. Lo porse a Nate, che lo appoggiò sulla parte superiore della teca al loro fianco.
“Ora fammi vedere quanto sei forte,” lo spronò Lara con un sorriso tirandosi su aiutata da Drake.
“Hai idea di dove porti?” chiese Nathan mentre si arrampicava nel condotto afferrando la mano di Lara, la quale, nonostante fosse girata di schiena a gattoni in uno spazio ristretto, riuscì ad avere la forza di tirarlo.
“Non lo so, ma l’importante, adesso, è allontanarsi dalla cassaforte senza incappare nelle guardie,” rispose l’archeologa fermandosi dopo aver gattonato per qualche metro. “Oh no. E adesso?”
“Lo dici come se riuscissi a vedere qualcosa,” disse Nate con la vista bloccata dalle gambe di lei. “Descrivimi cosa c’è davanti.”
“Un bivio. Andiamo a sinistra o a destra, scegli tu,” informò Lara lanciandogli un sorriso fugace.
“Sinistra.”
“Allora giriamo a destra,” decise Lara con voce scherzosa.
“Donne,” disse Nate roteando gli occhi al cielo divertito.
Il tubo di alluminio riecheggiava ad ogni movimenti che facevano. Lara sperava che nessuno al di fuori di quel cunicolo riuscisse a sentirli. Improvvisamente, alzò al testa e si fermò.
“Che c’è?” mormorò Drake alle sue spalle.
“Sento qualcosa,” rispose sottovoce Lara. Non era sicura della provenienza, ma sentiva il vociare ovattato di due uomini filtrare dalle pareti di alluminio.
“Dobbiamo andare avanti, non possiamo tornare indietro proprio adesso,” ritenne Nate. Lara annuì a malincuore e proseguì piano, cercando di fare meno rumore possibile.
“Aspetta,” disse a Nate facendo un gesto con la mano quando sentì scricchiolare sotto il proprio peso, poi si voltò di nuovo. Quando allungò il ginocchio in avanti e lo appoggiò, percepì l’alluminio tremare di nuovo. Aspettò che si assestasse prima di avanzare di nuovo coi gomiti, ma il condotto gemette ancora più forte. Lara sapeva che non era un buon segno, ma racchiusa in quel cunicolo nella posizione scomoda in cui si trovava non poteva fare niente. Dopo una serie di altri scricchiolii, la struttura si incrinò sotto il loro peso e si staccò dall’intelaiatura, facendo irrimediabilmente scivolare i due cacciatori di tesori in avanti. Atterrarono a pancia in giù in una stanza spoglia e piccola, nel quale due guardie li fissarono con la stessa faccia spaesata di chi si vedrebbe comparire davanti agli occhi un unicorno.
“Ciao, ragazzi,” disse allegramente Lara, e con un movimento improvviso della gamba colpì uno dei due sulla fronte. L’altro, rimasto imbambolato fino a un attimo prima, si riscosse ed imbracciò l’MP5.
“Non credo proprio,” disse Nate dopo essersi avvicinato di soppiatto al fianco dell’uomo per assestagli un pugno in faccia.
“Ben detto,” disse vivacemente Lara. “Ora andiamocene di qui.”
La ragazza aprì l’unica porta presente, ritrovandosi in un corridoio sospettosamente vuoto. Si avvicinarono ad un’altra porta socchiusa e sbirciarono. Lara spinse piano l’anta con la mano per uscire, ma si ritrasse bruscamente, schiacciando quasi i piedi di Nate. Si appiattì sulla parete di fianco all’anta spingendo con sé il compagno e facendo segno di stare zitto. Poco dopo, due guardie entrarono e li superarono con passo marziale senza accorgersi minimamente della loro presenza.
“C’è mancato poco,” ammise Nathan sospirando di sollievo quando furono nuovamente soli.
“La prossima è la porta che abbiamo visto ieri,” disse Lara indicando la fine del corridoio. “Cerco di aprirla. Nel frattempo tieni d’occhio la stanza.”
La ragazza si inginocchiò di fronte all’anta e maneggiò un qualche tipo di grimaldello dentro la serratura, facendo scattare il catenaccio all’interno. Fece cenno veloce con la testa al ragazzo di raggiungerla, appoggiando le dita sulla maniglia per abbassarla. Nell’esatto frangente in cui Lara fece pressione sul pomello, l’allarme scattò nuovamente.
“Dannazione!” esclamò Nate confuso e seccato dal frastuono inaspettato ed assordante.
“Non è possibile! Questa porta non può avere un sensore, altrimenti la sirena sarebbe partita ieri,” ragionò Lara confusa.
“Probabilmente è stato un altro tipo di sensore. Ha importanza? Scappiamo e basta!” urlò Nate cercando di sovrastare l’allarme. Corsero lungo il corridoio, fino a trovarsi nei pressi del balcone dal quale quel pomeriggio avevano visto arrivare gli ospiti. Il percorso si divideva in due larghe scalinate a semicerchio che portavano all’ingresso della tenuta. Lara riprese a correre più veloce, ma Nate la trattenne per la mano.
“Rilassati. Nessuno si accorgerà di niente se ci comportiamo normalmente,” mormorò il cacciatore di tesori indicando la folla al piano terra composta da ospiti spaesati, incuriositi o infastiditi dall’allarme.
“Come fai a dire che nessuno ci noterà? Guarda come siamo vestiti!” replicò Lara prendendo con una mano un lembo della sua tuta. Il loro abbigliamento nero, semplice ed attillato era in netto contrasto coi vestiti eleganti degli invitati.
“Nessuno nota mai nulla in queste situazione,” sostenne Nate prendendola con fermezza per la mano e scendendo le scale. “Comportati con naturalezza.”
Avanzarono accostati al muro, cercando di rimanere più tranquilli possibili. Qualcuno lo spenga!, sentirono urlare più volte in diverse direzioni. Lara scrutava la folla circospetta mentre Nate la tirava per la mano. Non c’era traccia di Schiffen, ma non era strano vista la situazione.
Quando furono ad un passo dall’ingresso, qualcuno attirò l’attenzione di Lara: si trattava dell’uomo che aveva la sensazione di aver già visto ma non ricordava dove. Il loro sguardo si incrociò ed ebbe la sensazione dalla sua espressione incredula che in qualche modo l’aveva riconosciuta. Nate la tirò fuori dall’ingresso, facendole perdere di vista l’uomo in mezzo alla folla.
Si guardarono velocemente attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno, ma non avevano molto tempo per farlo. Arrivati in giardino, un grosso cane comparve da un angolo del castello ed abbaiò loro furiosamente.
“Scappa!” urlò Nathan tirando la compagna ancor più forte per il braccio e scappando verso la macchina come due forsennati. Drake sentì ansimare il cane alle spalle, ed ebbe la sensazione di lì a poco di sentirsi il polpaccio afferrato dalla morsa feroce dell’animale. Lara ficcò la mano nelle tasche in cerca della chiave e premette il pulsante di apertura delle portiere. Saltarono velocemente nella macchina, chiudendo lo sportello un attimo prima che il cane riuscisse a raggiungerli. L’animale non smetteva un attimo di ringhiare, saltando e sbattendo con le zampe sui finestrini chiusi. Nate ritrasse d’istinto la testa, pur sapendo che non poteva più raggiungerli.
“Andiamocene prima che quella bestia ci spacchi i finestrini!” urlò terrorizzato, e Lara premette l'acceleratore ridendo.

***

“Fammela vedere!” chiese impaziente Nate non appena si sedettero al tavolo appartato di un bar di paese.
“Non mi lasci neppure il tempo di accomodarmi?” chiese Lara sornionamente. Le ultime ore erano passate in modo piuttosto movimentato ed un momento di calma era proprio quello che ci voleva. Tuttavia, sapendo che non avrebbero potuto discutere di nulla finché la mappa non fosse stata vista da Drake, la cacciatrice di tombe si rassegnò e tirò fuori la cartellina dalla sua borsa. Un dolce swing si diffondeva nella piccola sala in cui si trovavano, ma non ci prestarono molta attenzione presi com’erano dalla loro scoperta, oltre al fatto che scelsero quel posto perché fu il primo in cui potersi nascondere dopo una lunga fuga in strada.
“Niente male,” si complimentò Nate guardando con interesse la mappa che Lara srotolò sul tavolo, a prima occhiata una cartina topografica di una qualche città. La nascose rapidamente sotto il dorso della cartellina quando notò un cameriere con la coda dell’occhio che si stava dirigendo al loro tavolo.
“Cosa vi porto?” chiese loro gentilmente.
“Prendo un bicchiere di vino della casa,” rispose Lara.
“Io una birra.”
“Sai cosa? Prendo una birra anch’io,” si corresse la ragazza mentre guardava il cameriere scarabocchiare sul taccuino, facendo sorridere Nate.
“Non ti facevo tipa da birra,” scherzò guardandola sorpreso.
“Infatti, ma ogni tanto faccio uno strappo alla regola,” rispose Lara sorridendo di rimando. “Vediamo la mappa,” soggiunse scuotendogli leggermente il braccio in segno che il cameriere se n’era andato.
“Incredibile,” ammise Nate alzando le sopracciglia. “È la prima volta che mi ritrovo una mappa antica dove viene semplicemente segnato il luogo in cui andare.”
“Ammetto che è sorprendente,” concordò Lara sorpresa. “Non ci sono messaggi segreti o strani cifrari. È davvero così facile?”
“Non credo che mi lamenterò se per una volta non dovrò trascorrere settimane a decifrare testi in lingua antica,” scherzò Nate appoggiandosi sullo schienale e incrociando le mani dietro la nuca. “Quel che rimane da fare è capire a quale città si riferisce questa mappa.”
“Non sarà un problema,” disse Lara girando la cartina verso di lei. Tirò fuori il suo fidato palmare e la fotografò. Digitò velocemente qualcosa sulla tastiera, poi la ripose alla cintura e sorrise. “Sarà Bryce a scoprirlo per noi.”
Dopo aver detto ciò, si rilassò chinandosi all’indietro come l’amico e si guardò intorno. Il bar era piuttosto di classe, ma non al punto da farli sentire a disagio per i vestiti che indossavano. Era un bel posto, con musica soffusa e luce fioca. Lara tamburellò con le dita sul tavolo a ritmo di una canzone gradevole e jazz. Il cameriere tornò da loro, posò sul tavolo due bottiglie e due bicchieri e si diresse ad un altro tavolo.
“Al nostro successo,” disse Nate con un sorriso alzando la bottiglia. Lara fece altrettanto, e i vetri tintinnarono delicatamente.
“Cosa darei per vedere le facce di quei ricconi quando si renderanno conto che non ci sarà nessuna asta,” scherzò il cacciatore di tesori divertito.
“Non vorrei essere nei loro panni.”
“Non dimenticherò mai l’espressione delle guardie quando gli siamo caduti dal soffitto. Sembrava che avessero visto un alieno.”
“Già, non credo si aspettassero un’entrata in scena simile.”
“Mi spiace per lo smoking,” ammise Nate sospirando. La maggior parte dei loro bagagli dovettero lasciarla al castello, essendo scappati di fretta e furia.
“Non preoccuparti. Credo che per un po’ sopravviveremo senza,” lo consolò Lara sorridendo.
“Peccato che tu abbia dovuto lasciare lì il tuo vestito,” disse Drake sorseggiando la birra direttamente dalla bottiglia.
“Non ti piace quello che indosso?” chiese Lara incrociando le caviglie e bevendo anche lei senza usare il bicchiere.
“Non è male, ma quel vestito, che dire… wow,” rispose Nate sorridendo in modo sfacciato mentre guardava le labbra della compagna attaccate all’anello della bottiglia. Gli passarono per la testa certe fantasie che non poté condividere a voce alta.
“Quando mi porterai di nuovo in un posto di classe, indosserò qualcosa di simile,” disse Lara con un sorriso enigmatico.
“Posso prenderla come una promessa?”
“Vedremo,” disse lei con tono eloquente. Il cellulare squillò nella sua tasca. Aspettò qualche secondo prima di prenderlo e infilarsi l’auricolare all’orecchio. “Dimmi, Bryce.”
Nate la osservò mentre parlava con il suo amico senza poter riuscire a sentire ciò che le diceva. La vide annuire e dargli qualche ordine per sistemare le cose, poi chiudere la chiamata con un sorriso soddisfatto.
“Sembri contenta,” ritenne Nate guardandola intensamente, poi si chinò in avanti verso il tavolo, tendendo l’orecchio in attesa delle novità.
“Puoi dirlo forte. Bryce ha identificato la città nella mappa.”
“E?” chiese Nate alzando un sopracciglio e fissandola con aspettativa.
“Budapest,” informò Lara. “Cosa sai della provenienza di questa mappa?” gli chiese poi fissandolo a sua volta. “A cosa porta?”
“Be’,” iniziò a dire Nate giocherellando con la bottiglia di birra. Lara lo guardò dubbiosa e scosse la testa.
“Non ne hai idea, vero?”
“Non la metterei a questo modo…” replicò sorridendo.
“Non ne hai idea,” confermò Lara con aria incredula appoggiandosi con il braccio allo schienale della sedia. “Non ci posso credere. Mi hai coinvolto in tutta questa storia senza sapere di che si tratta,” soggiunse con un leggero rimprovero nel tono della sua voce, ma non era veramente arrabbiata con lui. “Spero solo che tu non ne abbia saputo l’esistenza cercando qualche informazione da una donna.”
“L’ultima volta è stato utile,” rispose Nate con un sorriso compiaciuto.
“Non ci credo. Quindi ho ragione?” chiese Lara non potendo credere alle sue orecchie, alzando le mani in segno di rassegnazione.
“Sto scherzando, ho anche fonti serie,” rispose Nate smettendo per un attimo di sorridere e guardandola con un’espressione seria e decisa. “Credimi, vale la pena provarci. Non ne so ancora molto, ma non ne rimarrai delusa.”
“Lo spero, Nate. Lo spero tanto.”
“Nel frattempo, godiamoci questa serata. Abbiamo la mappa, nessuno ha idea di chi ce l’abbia, e ora sappiamo anche dove andare,” disse Nathan rilassandosi nuovamente. “Quando partiremo?”
“Appena Bryce avrà organizzato tutto,” rispose Lara. “Avremo bisogno di alcune cosette. E del mio aereo.”

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie (info nelle bio).

Link dell'account dell'autrice:
https://www.fanfiction.net/u/2367223/gyikhu

Link al sesto capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6958257/6/Crossroads-Back-again

Note della traduttrice:
Grazie sempre a ReverendBrute80 e devil_may_cry_wrath_92m per le recensioni! <3 <3 Mi piace tantissimo rispondervi, chiacchierando di tanto in tanto delle fanfiction e di Tomb Raider, due tra i miei argomenti preferiti! :D Buona lettura!








L’albergo di Budapest era tra i più rinomati della città. Appena arrivata in stanza, Lara disfece il borsone che le era stato spedito da Bryce, si cambiò velocemente e srotolò nuovamente la mappa sul tavolo. L’aveva guardata non sapeva quante volte durante il viaggio in aereo, imparando a menadito il percorso descritto, ma non era facile come cercare un indirizzo nelle pagine gialle visto che negli ultimi secoli la città era cambiata molto. Si avvicinò alla finestra e guardò fuori.
Non fu un caso la scelta di quell’albergo, poiché il castello indicato sulla mappa incombeva sul lato opposto del fiume. Era bellissimo alla luce notturna; il suo riflesso sfocato colorava la superficie dell’acqua. Lara amava follemente le città di notte, perché mostravano i loro volti più belli. Osservò meditabonda le luci del ponte che collegava le due sponde, il più antico e magnifico della città. Alcuni deboli colpi alla porta la riscossero. Alzando un sopracciglio sorpresa, dal momento che non aspettava nessuno, si avviò all’ingresso ed aprì.
“Che ci fai qui?” chiese stupita a Nate, il quale, come sempre, stazionava in piedi davanti alla porta con la spalla appoggiata allo stipite e le braccia converse.
“Ho promesso di portarti fuori da qualche parte, e direi che è arrivato il momento.”
“Oh, Nate, possiamo rimandare? Sono così stanca,” lo supplicò Lara, ma lui scosse deciso la testa.
“Se ben ricordo, hai assicurato che non mi avresti detto di no,” replicò Nate in modo convincente, e fece un passo verso di lei. “Vieni. Ti prometto che ti piacerà,” disse gentilmente prendendo la mano di Lara, la quale, alla fine, si arrese.
“Come vuoi, ma ho aspettative molto alte. Non deludermi,” scherzò la ragazza chiudendosi la porta alle spalle.

***

“Che dire. Non molto tempo fa, ritrovarmi a bere per la terza volta con te sarebbe stata l’ultima cosa che avrei ritenuto possibile,” disse Lara facendo tintinnare dolcemente i loro bicchieri. Si erano seduti ad un tavolo del bar dell’albergo, con una bottiglia di buon vino rosso d’annata.
“Non puoi resistermi,” scherzò Nate saggiando il vino. Non era l’alcolico che più apprezzava, ma una bottiglia di birra non sembrava adatta all’occasione.
“Che presuntuoso,” disse Lara, e lasciò scorrere il vino in bocca per assaggiarne il sapore. Piacevole, speziato, con un retrogusto amarognolo.
“Mi lusinghi,” rispose Nathan con un sorriso.
Lara guardò oltre la finestra del bar con aria nostalgica. “Ne abbiamo passate tante insieme.”
“Come dimenticare? E dove saresti adesso se non ti avessi trascinato fuori dall’acqua?” disse Nate ridendo, ripensando a tutte le precedenti avventure trascorse insieme.
“Per la cronaca, non saremmo rimasti intrappolati se non fosse stato per te,” replicò Lara con finto risentimento. “Non riesco a contare le volte che siamo finiti in acqua.”
“Ma ne siamo sempre usciti, in un modo o nell’altro,” convenne Nate. Si adagiò comodamente con la schiena alla sua sedia, appoggiando l’avambraccio sullo schienale e osservando attentamente la compagna. Gli risuonarono alla mente le parole di Sully con una chiarezza disarmante, come se le avesse sentite il giorno prima. Quella donna è brava, tosta, e dannatamente bella. Era vero, ammise contemplandola con sguardo acceso. Ma da allora aveva cominciato a vederla con occhi completamente diversi. Gli era mancata tantissimo nelle due settimane dopo la scoperta della tomba di Gengis Khan, con una veemenza che poche altre volte aveva provato nella sua vita. “La prima volta che ti ho vista a Kuala Lumpur ero rimasto sorpreso. Non eri come ti avevo immaginato.”
“Davvero? In che senso? Sono curiosa,” disse Lara sorridendo e rilassandosi sulla sedia, incrociando le gambe.
“Non penserai che te lo dica, vero?” scherzò Nate ridendo allegramente. “Non sono un pazzo.”
“Me lo devi. Hai tirato fuori tu il discorso, e non me ne vado finché non avrò una risposta,” lo minacciò scherzosamente Lara. L’angolo della sua bocca alzato mostrava un sorriso sfacciato e disinvolto.
“Nemmeno se mi punti una pistola alla testa,” replicò Nate sorridendo mentre si chinava all’indietro, senza mai toglierle gli occhi di dosso, tenendole lo sguardo.
“Dopo tutto quello che abbiamo passato, non puoi più sorprendermi,” disse Lara arcuando le sopracciglia. “Avanti, Nate. Non fare il vigliacco.”
“Va bene,” mormorò Drake alzando le mani in segno di arresa. “Ho pensato che avrei avuto l’avventura più pazzesca di sempre, ma non ero sicuro che sarei riuscito a convincerti di farla con me.”
“Con te?” chiese Lara con sconcerto avvicinandosi con la sedia. “La questione era, piuttosto, se ti avrei permesso di unirti a me.”
“Certo, come se ne avessi avuto la possibilità,” ridacchiò Nate.
“Non esserne così sicuro. Avrei potuto liberarmi di te in qualsiasi momento,” sostenne Lara sicura di sé, godendosi sempre più la loro piccola battaglia.
“Allora perché non l’hai fatto?” la provocò Nate guardandola con sfida.
“È una bella domanda,” ammise Lara riflettendo sulla risposta. “Perché non l’ho fatto?” ponderò guardandolo di sottecchi, come se il compagno dovesse conoscere la risposta.
“Perché anche quella volta hai ceduto al mio fascino,” spiegò Nate con fiducia.
“Hai sempre una cosa in testa,” replicò Lara con tono di rimprovero.
“Come se tu non ci avessi mai pensato. Non dimentichiamo chi ha cercato di sedurre chi,” ribatté Nate con occhi sempre più infuocati.
“Quante volte continuerai a ripeterlo?” disse Lara con una smorfia. “La verità è che parli tanto, ma di fatto non hai colto al balzo la tua occasione.”
“Non è ancora detta l’ultima parola,” sussurrò Nate con voce misteriosa.
“Comincio a pensare che quando ci sei tu, le cose non vanno mai come previsto,” scherzò Lara. Quando appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo, Nate alzò la bottiglia. “Vuoi farmi ubriacare?” chiese Lara mentre guardava con aria assente il bicchiere riempirsi di nuovo.
“Speravo non te ne accorgessi, ma mi hai beccato,” rispose il cacciatore di tesori con un sorriso malizioso.
“Non sarà così facile,” scherzò Lara prendendo il bicchiere e bevendo un po’. “Ma puoi provarci,” soggiunse sorridendo, chiudendo gli occhi per ascoltare la musica che si diffondeva per la sala. Qualcosa di leggero, strumentale, tranquillo.
“Credo sia ora di andare a letto,” decretò Lara finendo di sorseggiare il vino e mettendo giù il bicchiere vuoto. “Domani vorrei dare un’occhiata più da vicino al luogo indicato nella mappa,” soggiunse, poi elargì al ragazzo un sorriso sincero. “È stata davvero una serata piacevole.”
Nate rispose con un sorriso sfuggente, poi si alzò e si mise di fianco a Lara.
“Bene, andiamo,” le disse tirandola su per la mano. “Ti accompagno in camera.”
Di riflesso, Lara aprì la bocca per opporsi alla sua gentilezza, ma cambiò idea.
“Quindi cosa stavi dicendo riguardo lo sfruttare le occasioni?” chiese Nate con un sorriso birichino sul volto mentre salivano le scale. L’intero corridoio era deserto, non c’era nessuno e non si muoveva una foglia.
“Ti ho detto che avresti dovuto approfittare quando si era presentata l’occasione,” rispose Lara ridendo, poi si voltò in cima all’ultima rampa di scale per affrontarlo con sguardo risoluto. Nate era in piedi su uno scalino più basso con gli occhi assottigliati; il suo braccio le scivolò intorno alla vita tirandola a sé, le sue labbra si incurvarono in un sorriso provocatorio.
“Di solito non lo faccio al primo appuntamento,” disse con sfida lei, cercando di inarcarsi un po’ all’indietro per sfuggirgli.
“Perché invece non ci concediamo adesso la nostra seconda possibilità?” chiese Nate facendo un passo in avanti quando la ragazza sembrò voler allontanarsi. Si erano già trovati in situazioni a stretto contatto, ma adesso era diverso. Lui lo sapeva e lei lo sapeva.
“Se pure ci provassi, ho paura che lasceresti fare tutto a me,” replicò Lara prendendogli la mano per allontanarla dalla vita. Cominciò a camminare verso la sua stanza. Lentamente, come se non volesse arrivare troppo presto.
“Ti darebbe così fastidio?” chiese Nate sorridendo mentre la guardava camminare davanti a lui, tenendo le dita intrecciate che lei non riusciva a districare. O non voleva.
“Non lo so,” rispose Lara sorridendo, con la testa ebbra di vino.
“E se questa volta ci provassi io?” domandò Nate stringendo la presa della mano per tirarla indietro. Di nuovo a pochi centimetri da sé.
“Vuoi provare a sedurmi?” chiese Lara divertita. Incespicarono verso la stanza; i piedi di Lara quasi non riuscivano a trovare la strada. Lei si allontanava e lui la teneva stretta.
“Pensi che non ci riuscirei?” domandò Nate avvicinandosi ancora di più, fermandosi con lei sotto l’uscio. Era stata una bella serata e sicuramente sarebbe potuta andare meglio.
“Siamo già arrivati a questo punto un paio di volte,” continuò a prenderlo in giro Lara, ma stavolta non cercò di reagire. Quando la sua schiena toccò la porta, la faccia di Nate era a pochi centimetri dalla sua.
“Ma stavolta potremo finalmente andare oltre,” mormorò lui sorridendo, reggendo lo sguardo di lei – quei meravigliosi occhi nocciola che lo affascinarono fino dal primo giorno.
“Cosa proponi?”
“Preferisci che te lo spieghi o che te lo mostri?” rispose Nate con un’occhiata sfacciata ed accalorata. Le labbra carnose di Lara si incurvarono in un sorriso.
“Lo sai che sono una donna pragmatica,” sussurrò dolcemente la ragazza.
“Sì, lo avevo capito,” rispose Nathan avvicinandosi con le labbra all’incavo del collo di Lara. Quest’ultima ridacchiò quando sentì la barba incolta del compagno farle il solletico. Perché no, diavolo?, fu il pensiero veloce che le attraversò la mente, e ciò che avvenne un attimo dopo fu che caddero sul pavimento della camera non appena la porta si aprì. “Sbrigati!” mormorò eccitata tirandogli frettolosamente la maglietta. Impaziente e selvaggia, proprio come l’aveva immaginata Drake. Nella carne, sulla pelle e su quelle labbra: poteva vederle chiaramente il fuoco, il desiderio smanioso, la passione che le faceva brillare gli occhi. E Dio solo sapeva quanto provasse la stessa cosa anche lui; e da quando, probabilmente dalla quella fatidica notte in cui si era introdotta nel suo appartamento. Ma quel momento, quel preciso momento, superava ogni aspettativa del ragazzo.
Lara, schiena a terra, si voltò agilmente per avere il sopravvento, ma Nate non si arrese e rotolò fin quando il corpo della ragazza non fu di nuovo sotto il suo. L’aria attorno a loro sembrava che sfrigolasse, Nate poteva sentirlo benissimo, poteva immaginare quella notte calda, travolgente e irragionevole, senza che si preoccupassero di nient’altro.
L’archeologa sentì il telefono squillare da qualche parte in lontananza, ma le servirono un paio di secondi per capire da dove provenisse il suono.
“Che vada al diavolo!” sentì dire dalla voce di Nate ovattata. Persa in tutti quei sensi eccitanti, aveva poco chiaro ciò che le stava succedendo attorno. Tutto ciò che sentiva era il suo tocco, le sue mani e quelle labbra calde che si adagiavano da qualche parte del suo corpo. Ma il telefono non smetteva di suonare. Le braccia di Lara cominciarono a brancolare alla cieca seguendo il suono, ma Nate allungò la mano per bloccarla, facendola ridere. Riuscì nell’intento, ma troppo tardi: le dita di Lara si impigliarono nel cavo del telefono, trascinando il ricevitore a terra accanto a loro.
“Signorina Croft?” sentì dire da una voce lontana, da qualche parte vicino all’orecchio. “Pronto?”
Con grande difficoltà, Lara trovò il telefono, ma ancora una volta si mise a ridere quando sentì le labbra di Nate cominciare a giocare intorno al suo ombelico.
“Volevo informarla che suo fratello è arrivato,” disse la receptionist decisa a non aspettare più alcuna risposta.
“Sì… grazie,” balbettò Lara lasciando cadere il telefono. Passò le dita sui capelli di Nate mentre quest’ultimo si avvicinava sempre più al suo viso, passando con le labbra sui seni, sull’incavo del collo, salendo sul mento. Il bacio che seguì era uno dei più passionali che avesse mai ricevuto e che avesse mai dato, un’eruzione di tutte le tensioni accumulate in quei mesi, della libidine repressa ed evidente avuta nei loro viaggi, battibecchi e scontri. Le fu difficile, a causa di ciò, trovare la lucidità necessaria per rendersi conto realmente delle parole che aveva sentito al telefono; ma infine, come sempre, essa prese il sopravvento.
“Accidenti!” esclamò improvvisamente. “Nate, dobbiamo andarcene da qui!” soggiunse con tono preoccupato. La sua mente si schiarì tanto velocemente quanto la passione che li aveva colpiti. Con un movimento improvviso allontanò Nate, il quale non capiva cosa stesse succedendo.
“Cosa?” chiese il cacciatore di tesori guardandola stupito e confuso.
“Ci hanno trovati,” spiegò Lara alzandosi in fretta e furia cercando i vestiti sul pavimento.
“Cosa?” ripeté Drake sempre più perplesso.
“Mettiti la maglietta!”esclamò di nuovo la ragazza, raccogliendo di fretta e furia lo stretto necessario nello zaino, selezionando solo gli oggetti più importanti. “Dobbiamo andarcene subito!”
“Che è successo?” chiese Nate alzandosi a sua volta, capendo che Lara faceva sul serio.
“Te lo spiego dopo, ora veloce! Prendi la mappa!” disse Lara dirigendosi al tavolo per prendere le pistole e riporle nelle fondine. Agguantò l’auricolare al volo e se lo mise all’orecchio senza aspettare di posizionarlo nella cintura. Nate si avvicinò e prese la mappa prima ancora di capire dove diavolo fosse finita la sua t-shirt. Lara era già posizionata davanti alla porta e l’aprì leggermente. “Presto!” ripeté guardando Nate, il quale, finalmente, trovò il capo d’abbigliamento smarrito. Uscirono nel corridoio e, nell’esatto momento in cui entrarono in ascensore, quattro uomini in abito nero comparvero dall’angolo all’estremità opposta.
“Accidenti!” mormorò Lara irrigidendo i muscoli e girandosi di schiena. Uno degli uomini li notò e fece segnale al gruppo.
“Scappiamo!” gridò Nate prendendola per la mano non appena scorse i quattro uomini muoversi velocemente verso di loro. Svoltarono all’angolo adiacente all’ascensore, dove si trovavano le scale. Corsero velocemente saltando diversi scalini, e, arrivati alla prima rampa, Nate diede un calcio alla porta per non perdere tempo. Udirono delle voci provenire dal piano terra.
“Perfetto. Vedo che hanno usato diverse precauzioni,” sbottò Nate voltandosi di sfuggita per vedere tre uomini che correvano sulle scale. Uno di loro aveva la mano che già impugnava una pistola col silenziatore.
Nate afferrò di nuovo la compagna per il braccio e prese il corridoio. Sentirono le scale oltre la porta rotta risuonare dei passi pesanti e nervosi, sempre più vicini. “Sembra che Herr Schiffen non abbia preso bene il nostro furtarello,” convenne Lara sorridendo nonostante la situazione.
“Ma come ci hanno trovato?” chiese Nate confuso senza mai rallentare il ritmo della sua corsa.
“È ciò che voglio scoprire,” rispose Lara. “Dobbiamo uscire di qui prima che ci accerchino,” soggiunse facendosi prendere dal panico e cercando una via d’uscita. Il corridoio era uguale a quello dove si trovava la stanza di Lara: tappeto rosso sotto i piedi, porte su ogni lato, alcuni quadri bucolici sulla parete. Le voci e i passi erano sempre più vicini. Dovevano agire in fretta.
“Guarda!” disse Nate indicando uno sportello sul muro alla fine del corridoio. Corsero in quella direzione, poi il cacciatore di tesori diede un’occhiata veloce all’apertura.
“Sei matto?” chiese Lara guardandolo incredula. “È un’idea peggiore persino di quella che hai avuto mesi fa di saltare nel burrone,” soggiunse affacciandosi con la testa oltre il battente e osservando il tubo di metallo ripido e buio.
“Hai un’idea migliore?” domandò di rimando Nate. “Scendendo per il tubo della lavanderia si arriverà al piano terra.”
“Se ne usciremo interi,” convenne Lara esitando, e proprio in quel momento la porta delle scale venne varcata dagli uomini in nero. Due secondi dopo, un proiettile fischiò vicino alle loro teste. “Hai vinto!” esclamò Lara infilandosi velocemente nella fessura e scomparendo in un attimo. Nate la seguì senza pensare. La velocità con il quale caddero li prese alla sprovvista. Sbatterono forte e più volte contro le pareti metalliche del tubo, quando finalmente, dopo una caduta apparentemente senza fine, Lara atterrò in un cestino gigante pieno di asciugamani e lenzuola. Si allontanò giusto in tempo per far scendere anche Drake.
“Dove siamo finiti?” chiese la cacciatrice di tombe gemendo e massaggiandosi gli arti doloranti.
“Credo nel seminterrato. Per fortuna i nostri amici non sono così coraggiosi,” convenne Nate guardando di sfuggita su per il tubo. “Muoviamoci!”
Uscirono dal cesto della biancheria e, nel mentre, Lara si sistemò l’auricolare.
“Bryce!” gridò nella cuffia. “Aiutaci ad uscire da qui!”
“Cosa? Dove sei?” rispose dopo pochi secondi. La linea era instabile e la voce discontinua. Lara capì a malapena ciò che le disse.
“Da qualche parte nel seminterrato, al tubo della lavanderia,” spiegò impaziente l’archeologa in attesa di istruzioni, coi muscoli pronti a scattare.
“Aspetta un attimo!”
“Non abbiamo tempo, ci stanno inseguendo,” disse Lara e, senza aspettare una risposta, continuò a percorrere il corridoio. Scorse un’altra dozzina di enormi cesti di biancheria addossati contro il muro in fila. L’ambiente era illuminato da luci a neon fredde e bianche. Corsero su per le scale senza incappare in nessun nemico e si fermarono davanti ad una piccola finestra circolare. Lara si abbassò e sbirciò stando attenta a non farsi notare.
“Sono là fuori,” mormorò a Nate individuando un uomo in giacca e cravatta aggirarsi nel ristorante.
“Da questa parte,” disse il ragazzo varcando la porta seguente a battente di metallo. Quando questa si richiuse dietro di loro, capirono di trovarsi in cucina. A tarda notte non c’era nessun cuoco in giro; gli utensili era appesi o riposti sui banconi, perfettamente puliti e luccicanti, in attesa del giorno seguente. Lara percepì dei rumori dietro di sé, si voltò ed incontrò gli occhi blu e gelidi dell’uomo che aveva visto poco prima, il quale, per fortuna, non l’aveva ancora avvistata.
“Maledizione!” mormorò accucciandosi dietro al bancone e trascinando con sé Drake. “Dobbiamo trovare un’uscita al più presto.”
“Per di qua!” bisbigliò Nate aprendo una porta metallica e pesante alle sue spalle spingendola dentro.
Quando Lara si rese conto del posto in cui erano incappati, fu troppo tardi.
“Non chiudere la porta!” sussurrò con voce nervosa, ma l’anta si richiuse dietro loro con un tonfo sordo prima che Nate riuscisse a fermarla. “Perfetto,” soggiunse Lara sospirando. “E ora?”
“Dammi un minuto,” disse Nate cominciando a tremare e scorrendo con gli occhi sulle pareti della gelida stanza. Pezzi di carne erano appesi su dei ganci attaccati al soffitto e sugli scaffali erano stati riposti formaggi, verdure e ogni altro tipo di cibarie.
“Ci troveranno domattina morti congelati,” ritenne Lara con fastidio. “Conosco bene queste celle frigorifere.”
“Non vedere il bicchiere mezzo vuoto,” replicò Nate guardandola distrattamente.
“Lo vedo per intero, e non c’è una goccia,” disse la ragazza camminando senza meta.
“Non ricordi? C’è sempre una via d’uscita,” sostenne Nate sorridendo.
“Forse nelle trappole antiche e millenarie, ma questo è un frigorifero, per l’amor del cielo!” sbottò Lara gesticolando. “Che via d’uscita speri di trovare? Non si può aprire se non dall’esterno,” soggiunse dopo aver controllato la porta. Si strofinò le braccia quando sentì il gelo strusciarle sotto la pelle. Il respiro era diventato denso vapore acqueo. L’unica maglietta che indossava non l’aiutava certo a sopportare il freddo; a saperlo, avrebbe voluto prendere qualcosa di meglio quando era scappata dalla camera. “Ok. Troviamo un altro modo per andarcene.”
“Non riesco a pensare con questo freddo,” scherzò Nate saltellando sul posto e muovendo le spalle per rimanere caldo. “Ma non mi dispiacerebbe scaldarti un po’,” soggiunse sfacciatamente, ricevendo lo sguardo torvo di Lara.
“Non credo sia il momento adatto,” ritenne camminando avanti e indietro per la piccola stanzina. Quando raggiunse la parete opposta alla porta, l’auricolare fece un crepitio nell’orecchio. All’inizio non se ne accorse neppure, ma al secondo tentativo successe di nuovo. Lara alzò la testa e con una mano premette sull’auricolare per ascoltare meglio. “Bryce? Mi ricevi?” disse, ma la risposta fu solo un crepitio statico. La ragazza si mosse nelle vicinanze, cercando il punto dove poter avere una migliore ricezione.
“Forse salendo più in alto,” suggerì Nate capendo ciò che stava facendo la compagna.
Lara annuì e provò ad appoggiare un piede ad uno degli scaffali per verificarne la stabilità, e, assicurandosi che ce ne fosse a sufficienza, cominciò ad arrampicarsi. L’auricolare prese a sfarfallare più forte, ma l’archeologa ancora non riusciva a distinguere bene i suoni. Nathan mantenne ferma la struttura con le mani e Lara raggiunse il soffitto basso e buio. Spostò diverse volte la testa e si concentrò.
“Bryce!” riprovò, udendo finalmente la sua voce, anche se piuttosto debolmente. Capì a malapena ciò che le stava dicendo, ma fu sufficiente. “Devi farci uscire di qui! Cucina, cella frigorifera,” disse mantenendosi sul vago e scandendo bene le parole affinché lui non fraintendesse.
“Cerco… arti… fuori,” fu tutto ciò che riuscì a capire, ma almeno fu sicura che Bryce avesse capito con precisione cosa fosse successo.
“Vittoria!” esclamò facendo un unico balzo a terra. “Ora dobbiamo solo aspettare che Bryce si inventi qualcosa.”
“Te l’avevo detto che c’è sempre un modo,” disse Nate con un sorriso.
“Ma non dipendeva certo da te,” scherzò Lara. Si scaldò le mani davanti alla bocca, poi se le strofinò.
“La mia offerta è ancora valida,” disse Nate sorridendo con eloquenza quando la vide avvicinarsi a sé.
“Non ti arrendi mai, vero?”
“No,” rispose Nathan avvicinandosi a lei e appoggiando l’avambraccio ad una delle mensole, sovrastandola in altezza. “Dopo stasera, credo che mi monterò un po’ la testa. Mi avrai alle calcagna, Lady Croft.”
Lara lo guardò nella penombra della cella frigorifera, poi scostò altrove la testa e sorrise.
Udirono uno scatto nella direzione della porta e si guardarono sorpresi.
“Bryce può ancora fare miracoli,” disse Lara fiduciosa dirigendosi alla porta. Ma nel momento in cui si aprì, il suo entusiasmo scomparve alla stessa velocità di com’era arrivato. Alzò docilmente le mani in segno di resa, seguita da Nate. Un gruppo di uomini in giacca e cravatta incombeva sotto l’uscio con le armi puntate.
“Nicht bewegen!” sentirono urlare da uno di loro, e non ci fu bisogno di traduzioni per capire cosa volessero. Un uomo si avvicinò ai due e, prima ancora che riuscissero ad aprire bocca, li colpì dietro la nuca col calcio della pistola. Tutto, intorno a loro, divenne buio.

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


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Note della traduttrice:
SCUSATE IL RITARDO! Dovevo consegnare dei lavori e non ho avuto un attimo di respiro Ringrazio come sempre ReverendBrute80 e devil_may_cry_wrath_92m per le recensioni accorate! <3








Quando aprì gli occhi, Lara non riconobbe il posto in cui si trovava. Era una stanza piuttosto malandata, dall’intonaco deteriorato che si staccava dalle pareti e le finestre così sporche che non riusciva a vedere attraverso le vetrate. L’ambiente era spoglio, eccezion fatta per la brandina di metallo su cui era sdraiata assieme al suo compagno di avventure. Sul pavimento erano sparse vecchie cartacce che non riusciva a capire cosa fossero. Documenti ingialliti e indefiniti; forse vecchi giornali?
Lara si massaggiò il collo nel punto in cui le doleva a causa del colpo subito. Quando tentò di muovere l’altra mano, sentì un cigolio rapido e metallico sopra la testa. Guardò in alto e, capendone il motivo, sospirò.
“Perfetto. Proprio quello che ci voleva,” mormorò assottigliando lo sguardo infastidita dalle manette al polso legate alla ringhiera del letto. Provò un paio di volte a liberarsene scattando prima col braccio e poi chiudendo la mano per far scivolare il polso, ma fu invano. Non c’era motivo per continuare a provarci, visto che la testiera era ben salda alla struttura.
“Nate,” disse sottovoce all’amico accanto a sé, ma non ricevette risposta. “Nate!” ripeté un po’ più forte dandogli una gomitata tra le costole, svegliandolo di soprassalto e facendolo gemere di dolore.
“Ma che diavolo…?” disse Nate cercando di muoversi e rendendosi conto di essere anch’egli bloccato.
“Sei messo peggio di me,” commentò Lara osservandogli attentamente le braccia. La catena passavo sopra la rastrelliera del letto e le manette chiudevano entrambi i polsi incrociati sopra la testa. Il ragazzo tentò a sua volta di liberarsi dalla morsa ferrea, ma non ci riuscì.
“Che dire…” disse guardandola con eloquenza. “Ritrovarmi con te su un letto matrimoniale e con le manette ai polsi… non proprio nelle migliori delle circostanze, ma è comunque un sogno che si avvera.”
“Oh, finiscila!” ribatté Lara dandogli un colpo e guardando con attenzione l’ambiente per capire come scappare da lì. “Non credo sia una buona idea rimanere ad aspettare che arrivi qualcuno. Ho come la sensazione che non ci faranno un interrogatorio piacevole.”
“Qualche idea? Al momento non ne ho, sono piuttosto… bloccato,” scherzò Nate muovendo le braccia.
“Non ancora, ma puoi aiutarmi a sbarazzarmi di queste,” disse Lara alzando il polso e facendo scivolare l’altro anello delle manette lungo il palo di metallo.
“Com’è che finisco sempre ammanettato quando sono con te?” chiese Nate guardandola con la coda dell’occhio.
“E com’è che a me non succede mai quando non sono con te?” scherzò di rimando Lara. Per un attimo sorrise, ma tornò subito seria, guardando il compagno con apprensione. “Ad ogni modo, stai bene?” gli domandò pulendogli la fronte dal sangue rappreso.
“Ho passato giorni peggiori, non preoccuparti,” rispose Nate assente avvicinandosi leggermente a lei.
“Mi piace questa situazione,” disse la cacciatrice di tombe sorridendo. “Il grande Nathan Drake completamente alla mia mercé.”
“Non abituartici troppo, verrà anche il mio momento,” scherzò il ragazzo sorridendo, e in quel frangente vide lo sguardo della compagna focalizzare l’attenzione verso un punto indefinito oltre sé.
“Cos’è quello?” chiese curiosamente Lara cercando di alzarsi un po’ dalla posizione sdraiata in cui era costretta.
“Dove?” domandò Nate seguendole lo sguardo.
“Lì, sul pavimento. Riesci ad arrivarci in qualche modo?”
“La vedo,” rispose Drake forzando i muscoli del collo. “Una graffetta su quei documenti.”
Il ragazzo si avvicinò al bordo del letto facendo scorrere le catene lungo il telaio della testiera e allungò la gamba più esterna verso il foglio, ma non riuscì a raggiungerlo.
“Fai provare a me. Aiutami a raggiungere il lato del letto,” disse Lara con tono deciso.
“Aspetta un momento,” mormorò Nate cercando di tornare al centro del letto per darle spazio di manovra. Dato che la ragazza aveva una sola mano legata, poteva allungarsi più di lui oltre la ringhiera.
“Così non va bene,” sostenne Lara accorgendosi che le sue manette si scontravano con quelle dell’amico, bloccandosi a metà intelaiatura. “Dobbiamo muoverci insieme, altrimenti non riesco a far scorrere le catene.”
“Un po’ di attenzione!” sussurrò Nate quando il letto cominciò a cigolare sotto il loro peso ad ogni movimento che facevano. “Non vorrei che le guardie si facessero una brutta idea,” soggiunse in tono malizioso, ricevendo una gomitata da Lara.
“Scivola con le mani fino all’estremità,” disse la cacciatrice di tombe, e lui obbedì. “Ci siamo,” mormorò analizzando i pochi centimetri di spazio rimasto tra il bordo e Nate, quel tanto che bastava per appoggiare il ginocchio e scavalcarlo. Con un movimento studiato, cinse l’addome di Nate con una gamba, reggendosi con la mani libera sul suo petto e facendo scorrere la manetta con l’altra.
“Non potrei chiedere di meglio,” ammise Nate con un sorriso mentre l’archeologa si muoveva sopra di lui a cavalcioni.
“Non ti conviene stuzzicarmi troppo,” disse Lara con finto fastidio, spingendo deliberatamente un ginocchio nella coscia del compagno.
“Sei tu che stuzzichi me, e lo fai benissimo,” la provocò Nate, ma la ragazza smise di ascoltarlo. Si concentrò e spostò il peso sull’altra gamba, girandosi a pancia in su e adagiando un piede sul pavimento.
Manca poco. Un piccolo sforzo, si disse tra sé e sé mentre cercava di allungarsi il più possibile. Trattenne il respiro e prese il foglio tra le caviglie, piegandosi con un movimento di addominali. Prese con la mano libera la graffetta e l’aprì per creare una linea quasi retta. La infilò nella serratura della propria catena ruotandola e spingendola fino a che, una decina di secondi dopo, il meccanismo scattò. “Finalmente,” sussurrò emettendo un sospiro di sollievo e massaggiandosi il polso ormai libero.
“Mmh,” mugolò Nate ancora legato al letto. “Ora potresti liberare anche me?”
“Potrei prenderlo in considerazione se me lo chiedi con gentilezza,” scherzò Lara, ma, contrariamente a ciò che aveva affermato, stava già lavorando con la graffetta nella serratura di Drake. Non c’era tempo da perdere. E difatti, pochi secondi dopo, le manette scattarono, liberando i polsi dolenti del ragazzo.
“E ora?” sussurrò Nate scorgendo due ombre che camminavano su e giù per il corridoio proiettarsi oltre la fessura sotto l’anta.
“Credo sia meglio farli entrare cogliendoli di sorpresa, piuttosto che attaccarli disarmati. Oltre al fatto che non sappiamo quanti sono,” ragionò Lara guardandosi attorno. La stanza era scarna e non c’era nulla che avrebbero potuto usare come arma.
“Credo di avere un’idea,” propose Nate sedendosi sul letto. “Mi avvicino alla porta e tu fai un po’ di rumore. Non appena entrano, li metto fuori combattimento. Che ne pensi?”
“E se ci andassi io alla porta?” suggerì Lara, alla quale non piaceva mai fare da esca.
“Io dico che puoi distrarre gli uomini molto meglio di me,” scherzò Nate e, prima che Lara potesse ribattere, cominciò a muoversi ritmicamente sul letto. Le vecchie molle cominciarono a cigolare.
“Smettila!” mormorò Lara capendo sia l’allusione sia quel che stava facendo per attirare l’attenzione delle guardie.
“Forza, sdraiati,” ordinò Nathan soddisfatto quando notò le ombre delle due guardie fermarsi sotto la porta. Si allontanò dal letto e si nascose al lato dello stipite dove l’anta si apriva.
“Questa, poi. Te la farò pagare…” sibilò Lara a denti stretti mettendosi in posizione e continuando a borbottare troppo piano perché il compagno la sentisse. Quest’ultimo non era certo di voler sapere cosa avesse detto, ma sorrise ugualmente. Era da tanto che non si divertiva così. Sapeva che imbattersi nell’ira di Lara era tutt’altro che spassoso, ma ne era valsa la pena.
Nate sentì le guardie rumoreggiare in cerca delle chiavi, poi un suono metallico all’interno della serratura e lo scricchiolare della porta. I due uomini entrarono con le armi imbracciate e puntate verso il letto. Quando videro Lara, esitarono per un attimo, contemplando contro la loro volontà il suo corpo formoso.
“Wo ist der Kerl?” chiese confuso uno dei due, ma non ebbe il tempo di voltarsi. Nate uscì da dietro l’anta aperta e, con un colpo ben diretto, mandò una delle guardie a terra. Quando l’altro si voltò sorpreso, Lara gli assestò un calcio alla fronte facendolo cadere senza sensi sul materasso.
Nate richiuse velocemente la porta prima che qualche nemico si accorgesse di ciò che era successo, poi si inginocchiò accanto ai due uomini per frugare nelle loro tasche. Lara si unì a lui e raccolse la pistola da terra. Dopo essersi accertata che il caricatore fosse pieno, spinse con soddisfazione l’arma nella cintura dei pantaloni. Trovarono un mazzo di chiavi, decidendo di portarlo con sé anche se non sapevano a cosa servisse. Trascinarono i due uomini ai piedi del letto, incatenandoli tra loro e facendo passare la catena attorno al palo chiuso della testiera. “Così non ci daranno problemi.”
“Andiamocene il più in fretta possibile,” disse Lara avvicinandosi quatta alla porta.
“Non dobbiamo prima riprenderci la mappa?”
“Non c’è bisogno, Bryce ne ha una copia digitale.”
“Ma potrebbe esserci ancora qualcosa sull’originale che non abbiamo notato,” convenne Nate accovacciandosi dietro la porta.
“Non credo, ma può essere. Se ne avremo l’occasione ce la riprenderemo, ma non al punto di rischiare la fuga,” sussurrò Lara posando la mano sulla maniglia. Aprì una piccola fessura da cui spiò circospetta. Non sentendo alcun rumore, spinse ulteriormente l’anta.
“Che posto è questo?” chiese Nate alzando un sopracciglio. Il corridoio era pieno di porte aperte, alcune delle quali avevano le ante scardinate; il pavimento aveva le piastrelle in scacchiera rotte in più punti e le pareti non erano state ridipinte da chissà quanti anni. Era tutto sporco, polveroso e deserto.
“Probabilmente si tratta di un edificio abbandonato,” rispose Lara sottovoce.
Sgattaiolarono piano nel corridoio, rimanendo vicino alla parete. Nate alzò una mano per fermarla non appena sentì delle voci. Sbirciò con cautela in una delle tante porte aperte, scorgendo tre uomini seduti attorno ad un tavolo a giocare a carte. Uno di essi ci poggiava i piedi sopra, e gli altri due parlottavano nervosamente tra loro in tedesco. La stanza era piena di fumo di sigaretta. Nate fece segno con l’indice sulla bocca di fare silenzio, e, dopo aver scambiato un breve sguardo, sorpassò la porta con un movimento silenzioso e rapido. Lara aspettò qualche secondo per assicurarsi che nessuno lo avesse notato, poi lo seguì.
Arrivati alle scale, scesero una rampa a passi felpati. Quando arrivarono quasi a piano terra, l’attenzione di Lara venne catturata da un particolare. Si fermò nascondendosi dentro una porta, scorgendo un uomo uscire da una adiacente e richiudere l’anta con una chiave. Trovava sospetto che ogni ingresso alle stanze fosse aperto men che quello. Non appena l’uomo scomparve dietro un angolo, Lara vi si recò; il pavimento era talmente polveroso che rimasero le orme degli stivali.
“Tutte queste precauzioni fanno pensare che ci sia qualcosa di importante lì dentro,” mormorò al compagno di avventure tirando fuori le chiavi rubate dai due nemici. “Fa’ la guardia mentre cerco di aprire,” soggiunse facendo tintinnare il mazzo abbondante, motivo per il quale ci mise un po’ prima di riuscire a trovare la chiave giusta ed entrare. A prima vista sembrava una normalissima stanza, con degli scaffali ricolmi di libri polverosi ed una scrivania accostata al muro.
“Non credo che qui troveremo un tesoro,” scherzò Nate avvicinandosi allo scaffale e afferrando un libro che fece involontariamente cadere dalle mani, provocando un leggero tonfo e ricevendo lo sguardo torvo dell’archeologa.
“Non riesci proprio a fare a meno di toccare ogni cosa che ti trovi davanti,” lo rimproverò sottovoce. “Piuttosto, aiutami a cercare,” soggiunse mentre apriva i cassetti della scrivania. I primi due erano vuoti, ma nell’ultimo trovò qualcosa ed elargì un sorriso soddisfatto. “Ora sì che si ragiona,” disse cacciando fuori il suo zaino frugandoci dentro. “La mappa non c’è, ma almeno abbiamo tutto il resto.”
“Credo sia meglio andarsene,” suggerì Nate, e Lara annuì con la testa. Si mise lo zaino in spalla e socchiuse la porta. Non appena varcò la soglia, l’uomo che avevano visto precedentemente apparve alla fine del corridoio e li avvistò.
“Dannazione,” borbottò a denti stretti Nate e cominciarono a salire velocemente le scale senza curarsi dell’uomo, il quale, inevitabilmente, cominciò a gridare. Erano certi che nel giro di pochi minuti sarebbero stati inseguiti.
Nate diede un calcio ad una porta e percorsero il corridoio arrivando ad una finestra. Lara aprì le due ante in un sol colpo e guardò fuori.
“Dai, basta non pensarci!” esclamò Nate afferrandola per la mano e saltando oltre il davanzale nel vuoto. Atterrarono rotolando sul prato con un po’ di difficoltà, dato il buio della notte, ma ripresero nuovamente a correre.
“Moto o macchina?” chiese Nate col fiatone dopo aver avvistato un parcheggio all’interno del cortile.
“Moto!” rispose Lara, e corsero insieme verso il veicolo. Nate rifletté che sarebbe stato simpatico riproporre il siparietto che la compagna aveva allestito nel castello e scegliere l’auto, ma ritenne che non era il momento migliore per scherzare. Saltò sulla moto, ricevendo lo sguardo dubbioso della ragazza.
“Non discutere, guido io!” disse sicuro di sé con un sorriso, e subito dopo alcuni proiettili provenienti dalla finestra da cui si erano calati sfrecciarono sulle loro teste. Lara non ci pensò due volte a saltare sul sedile posteriore, reggendosi con una mano alla vita di Nathan, tenendo la pistola puntata sui nemici con l’altra e sparando diversi colpi. Ne prese uno, il quale cadde rovinosamente oltre il davanzale, e prima ancora che toccasse terra Nate si era già precipitato per strada superando il cancello aperto.
Non avevano idea di dove si trovassero. Nate sfrecciava sull’asfalto evitando le poche auto che circolavano nelle prime ore dell’alba. Lara lanciò uno sguardo di sfuggita alle proprie spalle, notando due BMW nere dietro di loro. Dal modo in cui li inseguivano a tutta velocità era certa che a guidarle fossero i loro nemici. Cominciò a sparare puntando sull’intelaiatura e le ruote, ma un colpo partì di lato a causa dello sbilanciamento improvviso, facendole proferire una parolaccia a denti stretti.
Nate dovette svoltare bruscamente a destra immettendosi in un cavalcavia. “Merda!” urlò, così forte che Lara riuscì a sentirlo nonostante il rombare prepotente del motore. Sul lato opposto del ponte, altre due BMW avevano bloccato completamente la strada. “E adesso?”
Senza pensarci, Lara afferrò la mano di Nate per girare lo sterzo e, al contempo, tirare il freno. La moto tremò sotto di loro e cadde di lato un attimo dopo che i due cacciatori di tesori balzarono giù e rotolarono. Il veicolo a due ruote cominciò a scivolare di qualche metro e si schiantò contro le due macchine che bloccavano il passaggio, arrecando una grossa esplosione. Lara e Nathan si protessero il volto con le braccia completamente avvolti da un calore improvviso che soffiò verso di loro. Le due auto che li inseguivano si fermarono dietro di loro e tre uomini armati scesero da esse, avvicinandosi minacciosamente.
“Pensiamo a cosa fare! Veloce!” esclamò Lara lottando coi muscoli per mettersi in piedi. Nate si guardò nervosamente intorno e fece un sorriso.
“Ti fidi di me?” le chiese stringendole forte la mano.
“Non mi piace il modo in cui lo chiedi,” sussurrò Lara guardando i nemici che si avvicinavano sempre più. Venne trascinata al parapetto ed una terribile sensazione si insidiò in lei.
“Non ti pentirai,” disse Nate prendendola in braccio e scavalcando la ringhiera. Si diede una spinta e saltò nel vuoto, inghiottito dal buio e dai rumori del traffico sotto di loro.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


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Note della traduttrice:
DI NUOVO RITARDO. Il lavoretto era finito, ma mi hanno aggiunto altri compiti. Non c’entra nulla con Tomb Raider o Uncharted, ma mi fa piacere poterlo condividere qui quando verrà ufficialmente pubblicato. Sfortunatamente non posso dire ancora di cosa si tratta per ragioni professionali. :,) Ringrazio devil_may_cry_wrath_92m per la recensione! <3 E questa ultima che hai scritto era bellissima, sembrava l’anticipazione di una puntata! XD <3 Grazie ancora!
E grazie anche a voi lettori che mi seguite! :D Eccoci nella prossima entusiasmante puntata di questo racconto (Cit.xD)







Lara atterrò saldamente sul camion che percorreva la strada sotto il cavalcavia, abbassandosi appena in tempo per schivare l’arco del ponte. Necessitava di un momento per capire cosa stesse succedendo, ma non ce n’era il tempo. Un secondo dopo, quando il camion sorpassò il cavalcavia, un uomo armato atterrò all’altra estremità dei veicolo, vacillò per un attimo, ma ritrovò poco dopo l’equilibrio e puntò la pistola sui due cacciatori di tesori. Nate fece un balzo verso il nemico e gli afferrò il braccio che impugnava l’arma, colpendolo con l’altra mano. L’uomo, colto alla sprovvista, riuscì comunque a non cadere. Il camion continuò il suo viaggio su una larga strada a due corsie in direzione di un fiume. Lara pensò di intervenire puntando la pistola al nemico, ma non poteva fare alcunché senza rischiare di colpire il compagno. L’uomo urlò di rabbia, diede un calcio allo stomaco di Nate che, inevitabilmente, arretrò di qualche passo verso il bordo del camion. Fermandosi in tempo, Drake schivò un pugno allungandosi all’indietro con la schiena.
“Nate!” esclamò Lara spaventata quando lo vide barcollare al bordo del rimorchio.
“Tranquilla, mi occuperò anche di te!” disse l’uomo armato voltandosi verso di lei e sorridendo, poi puntò la pistola su Nate e sparò, facendolo cadere dal camion.
“No!” urlò Lara cercando di alzarsi, ma l’autocarro tremò sotto di lei. L’uomo fece un passo verso di lei e alzò la pistola. Lara scattò in avanti, ma non riuscì a prenderlo alla sprovvista. Il nemico l’afferrò per i capelli e, con un gesto violento, la scosse. La ragazza reagì tirando un pugno, ma l’uomo afferrò la mano per aria e gliela girò dietro la schiena. Lara gemette quando l’uomo le fece pressione con la canna della pistola sulla tempia.
“Dich brauchen wir nicht mehr!” urlò cercando di sovrastare il rumore assordante del camion. Lara cercava disperatamente di liberarsi dalla presa, ma il nemico era troppo forte. La vettura svoltò ad un’immissione stradale e l’uomo perse un po’ l’equilibrio, ma non abbastanza da poter permettere a Lara di sfruttare l’occasione. “È stato un piacere conoscerti!” le gridò con un forte accento tedesco.
Nate riuscì all’ultimo secondo ad afferrare uno dei pali verticali in acciaio vicino all’apertura del rimorchio. Ci mise un po’ a ritrovare l’equilibrio, si arrampicò aiutandosi coi piedi sulla superficie e si sporse sopra il bordo. Quando vide la compagna trovarsi bloccata in una presa da cui era difficile divincolarsi e con la pistola puntata, si mise subito a strisciare dall’altra parte del camion, appeso al bordo. Quando giunse dietro di loro, si issò. Sapeva bene che quella era la sua unica possibilità, intuendo dallo sguardo minaccioso e freddo dell’uomo che non stava scherzando. Cinse col braccio il collo del nemico che, sorpreso, lasciò andare il braccio di Lara, la quale crollò a terra. Il camion svoltò bruscamente a destra e proseguì verso un tunnel che collegava le due parti della città. Nate barcollò all’indietro e l’uomo armato ne approfittò per colpirlo allo stomaco col gomito. Lara si tirò su, guardò in direzione della facciata dell’autocarro e spalancò gli occhi. L’uomo afferrò Nate per il braccio e lo spinse con forza verso la ragazza, puntando nuovamente la pistola sulla coppia con un sorriso sadico sul volto. Lara ignorò il pericolo dell’arma prevedendone uno ben peggiore. Afferrò Nate per la maglietta e lo trascinò giù con sé, sdraiandosi sotto di lui sul tetto del camion. L’uomo armato aprì la bocca per parlare, ma un forte colpo alla nuca interruppe ogni sua azione, uccidendolo sul colpo. Il nemico cadde sulla strada poco dopo che il camion era entrato nel tunnel. Le luci del soffitto ad arco illuminavano ad intermittenza il veicolo su cui erano distesi Lara e Nathan, i quali sospirarono di sollievo al pericolo scampato.
“Lo so che vorresti farlo, ma non penso sia il momento più adatto,” scherzò Nate alzando la testa e sorridendo a Lara, la quale si trovava completamente sdraiata sotto di lui.
“Piuttosto, dovresti ringraziarmi per averti salvato la vita. Di nuovo,” replicò la ragazza tirando su l’angolo delle labbra felice di vederlo tutto intero.
“Di nuovo? Devo ricordarti tutte le volte che ho salvato il tuo bel culetto?” disse Nate continuando a sorridere e rimanendo fermo in quella posizione.
“E se invece ti togliessi di dosso da me?” chiese Lara non avendo un’idea migliore con cui replicare.
“A me così piace,” rispose sfacciatamente Nate, ma comunque si girò di lato. “Che ne dici di viaggiare su un altro veicolo?” soggiunse guardando Lara, la quale fece un cenno del capo. Quando il camion oltrepassò il tunnel e si fermò ad un semaforo rosso, i due saltarono giù.
“Aspetta un attimo,” disse Lara cominciando a frugare nello zaino, sollevata nel ritrovare l’auricolare e il cellulare. “Per fortuna c’è tutto,” mormorò tra sé e sé componendo un numero sotto lo sguardo soddisfatto del compagno. “Bryce!”
“Lara! Pensavo ti fosse successo qualcosa. Sei finalmente uscita dalla cella frigo?” chiese il tecnico del computer con stupore.
“Diciamo che da allora sono successo un bel po’ di cose,” riferì Lara guardando Nate, sorridendo nel vederlo così sporco, trasandato e spettinato. Era certa che neppure lei avrebbe avuto un aspetto migliore. “Scopri dove ci troviamo e come arrivare al castello indicato nella mappa.”
“Subito,” rispose Bryce. “Nel frattempo, ho cercato di scoprire qualcosa di più su quella mappa, e credo si aver capito l’esatta locazione.”
“Dimmela!” esclamò Lara pervasa dall’eccitazione. Dovevano sbrigarsi prima che qualcuno riuscisse ad anticiparli. Chiunque li seguisse aveva la mappa con sé e poteva giungere alla stessa conclusione.
“Credo che si tratti delle catacombe. La mappa non è del tutto chiara, ma non c’è altra possibilità visto che non ci sono altre opzioni nelle vicinanze.”
“Va bene, allora saliremo la montagna,” disse Lara guardandosi intorno e scoprendo di essere piuttosto vicini. Il tunnel che avevano preso poco prima attraversava proprio la collina sui cui era stato costruito il castello.
“Aspetta, credo ci sia un modo più semplice secondo il mio GPS,” proruppe Bryce. “Dovrebbe esserci un tunnel nelle tue vicinanze.”
“Proprio davanti a noi,” informò Lara sorridendo al ricordo della scena sul camion.
“Al centro dovrebbe esserci un condotto che porta dritto al castello. Credo sia il modo più semplice e sicuro di arrivarci. Giunti a destinazione, ci sono solo due entrate per le catacombe.”
“Bene. Controllerò quando saremo arrivati,” convenne Lara chiudendo la chiamata e riponendo l’auricolare nella borsa.
“Quindi Bryce cos’ha detto di fare?” chiese Nate curioso.
“Di andare alle catacombe,” informò Lara dirigendosi al tunnel a qualche centinaia di metri da loro.
“Fantastico. Suona bene. Catacombe,” disse Nate con un sorriso tra l’incerto e il divertito, e la seguì.
Percorsero il tunnel al lato della strada, sul quale era stato costruito uno scarno marciapiede per le uscite di sicurezza. Fortunatamente, al primo sorgere del sole c’erano pochissime macchine e questo li aiutava ad evitare che potessero notare il loro comportamento sospetto.
Arrivati a destinazione, come descritto da Bryce, videro una scala a pioli che conduceva ad un’apertura semicircolare sul soffitto; lo scalino più basso era bloccato a tre metri dal pavimento, perciò non sarebbe bastato sporgersi in alto per afferrarlo ed abbassarlo. I due avventurieri si guardarono capendosi all’unisono.
“Sta cominciando a diventare un’abitudine,” scherzò Nate mettendosi con le spalle alla parete, arcuando la schiena e unendo le mani coi palmi in alto. Lara ci mise sopra la scarpa e, non appena si diede la spinta, Nathan la sollevò verso l’alto. La ragazza riuscì subito a raggiungere la fine della scala, spingendola verso il basso per permettere all’amico di issarsi.
“Sarà una bella salita,” commentò Lara guardando su per il passaggio buio e verticale. Non riusciva a vederne la fine.
“Per fortuna il panorama è gradevole,” scherzò Nate sorridendo e accendendo la torcia in direzione di Lara per aiutarla ad avanzare.
Il passaggio era stretto, lasciando giusto lo spazio di salire la scala di metallo. La torcia che si rifletteva sulle pareti di cemento bagnate creava un gioco di ombre spettrale. Le braccia di Lara cominciarono a sentire la fatica, e alzando stancamente la testa notò il coperchio del passaggio a meno di un metro dalla sua testa. Spingendo con la mano, aprì con cautela e sbirciò circospetta non prevedendo quel che poteva aspettarli, ma vide solo lampioni gialli e luminosi. Non c’era anima viva in quelle strade desolate. Così, lentamente, spinse il coperchio di lato e uscì dal cunicolo. Quando anche Nate fece altrettanto, ebbe la premura di rimettere a posto il coperchio: non voleva lasciare indizi del loro arrivo.
Assicurandosi una seconda volta che non ci fosse nessuno, cominciarono a correre tranquilli nella direzione indicata da Bryce sul palmare di Lara. Infine, sotto al luce fioca di un lampione, videro una porta di metallo nera nelle mura rocciose e grezze di quella che sembrava un’abitazione. A causa della superficie pietrosa, dava l’impressione di essere una naturale estensione della parete rocciosa, fondendosi completamente con l’ambiente circostante. Se non avessero avuto un luogo preciso segnato nel GPS del palmare, probabilmente non avrebbero neppure notato quell’ingresso.
“Falla aprire a me,” disse Nate con entusiasmo frugando nello zaino di Lara e prendendo gli attrezzi di scasso.
“Come vuoi,” rispose Lara scrollando le spalle e facendosi da parte.
Il ragazzo si inginocchiò davanti alla porta e cominciò ad armeggiare con la serratura. Passò un minuto, ma non successe nulla. Lara iniziò a battere il piede con impazienza, e trascorso un altro minuto sospirò e si girò verso il compagno.
“Oh, andiamo. Fammi fare a me, vorrei riuscire ad entrare prima di capodanno,” scherzò spingendo via l’amico per prendergli il posto. Con la torcia in bocca, maneggiò gli attrezzi nella serratura e bastarono poche mosse per far scattare la serratura. “Visto?” soggiunse guardando Nate con aria di sfida e un sorriso soddisfatto.
“Un giorno dovrai insegnarmelo,” sussurrò il ragazzo ancora incredulo, entrando con Lara nel passaggio e chiudendosi la porta alle spalle.
“Appena ne avremo l’occasione,” rispose Lara sorridendo.
Con la luce della torcia ancora accesa, notarono che subito dopo l’ingresso si trovava una ripida rampa di scale in discesa. “Meglio tenere le luci spente,” convenne Lara premendo l’interruttore e mettendosi la torcia nello zaino. Prese le scale scendendo di qualche metro, tranquillizzata e sorpresa dalla scarsa sicurezza allestita nel sito archeologico: non c’erano telecamere né allarmi. Ma in effetti chi avrebbe voluto fare irruzione? Non c’era niente da rubare.
Lara finì di scendere e arrivò al gazebo nel quale si compravano i biglietti. Riaccese la torcia, giusto il tempo per illuminare la mappa del luogo appesa al muro.
“Perfetto, ci troviamo in un labirinto,” sostenne Drake studiando distrattamente la cartina. “Come troviamo quello che cerchiamo?”
“Mmmh…” mugolò Lara meditabonda. “Non sembra un posto tanto grande.”
“Da dove cominciamo?” chiese Nate facendo qualche passo verso l’ingresso del sito archeologo e spiando nell’oscurità. Lara continuava a scrutare la mappa, assottigliando gli occhi non capendo bene le annotazioni in ungherese. Ci appoggiò un dito per seguirne il percorso principale, e ad un tratto si fermò.
“Guarda qui!” esclamò, e Nate, preso dalla curiosità, le si avvicinò mettendosele di fianco.
“Cos’è?” chiese appropinquandosi ulteriormente alla mappa per capirne la descrizione.
“C’è scritto che questo posto è nominato parte oscura. A quanto pare non c’è luce all’interno e si trova la propria strada brancolando con le mani,” lesse Lara sotto la luce della torcia. “Non ti fa pensare che sia una strategia per quanto goffa di nascondere qualcosa da occhi indiscreti?”
“Vale la pena provare non avendo altro,” ritenne Nate, dirigendosi con la compagna in quella direzione.
Lara prese dal dispenser un opuscolo informativo che comprendeva anche una mappa del labirinto sotterraneo. Dopo aver vagato per qualche minuto, arrivarono all’incrocio dove si trovava la loro destinazione. Alcune tende spesse e rosse erano state installate per separare la sezione in cui si trovavano dal resto del labirinto. Nate la discostò e sbirciò dentro. “Dopo di te,” disse guardando Lara con un sorriso sulle labbra. La ragazza arrise di rimando e oltrepassò le tende.
“Non sembra promettere bene,” meditò Lara scrutando le pareti scarne con la lampada. Non c’erano né aperture, né giunzioni, né nicchie. Niente.
“Usa la tua immaginazione,” commentò Nate a pochi metri di distanza. “Immagina quanto sarebbe più interessante se fosse buio potendoti fidare solo delle tue mani per trovare la strada,” soggiunse mettendosi dietro di lei e posando le dita sul mento incolto. “Ricordi l’ultima volta che siamo rimasti intrappolati in un posto buio come questo?”
“Difficile da dimenticare. Ma per fortuna qui non c’è un enorme rullo che cerca di ammazzarci,” convenne Lara procedendo lentamente lungo la parete ed esaminandone ogni minima parte. “Il lato destro è tuo.”
“Nell’oscurità tutto diventa diverso, più emozionante,” continuò a dire Nate con filosofia mentre sondava la sua parte di muro con lo sguardo, toccandone la superficie irregolare e accorgendosi che la roccia era stata levigata grossolanamente. “Il sole radioso si era spento, e le stelle vagavano oscurandosi nello spazio eterno, disperse e prive di raggi, e la terra coperta di ghiacci ottenebrandosi ruotava cieca nell’aria senza luce; il mattino venne e svanì, ritornò senza portare il giorno.”
E nel terrore di questa desolazione gli uomini obliarono le loro passioni; e ogni cuore gelò in un’egoista preghiera per la luce,” continuò Lara. “Impressionante, Nate. Lord Byron. Non ti facevo tipo da poesia. Ma mentre decanti, perché non trovi qualche segno che siamo nel posto giusto?”
“Sei a dir poco prosaica,” scherzò Nate fintamente offeso. Lara, però, non lo ascoltava presa dalla scoperta di un piccolo anfratto dietro al quale era nascosta una porta con un lucchetto.
“Mmmh,” mugolò Lara. “Ora sì che si fa interessante. Più cercano di mettere delle porte chiuse a chiave, più mi viene voglia di entrare.”
“Mi piace quando dici queste cose,” ammise Nate avvicinandosi e guardando il lucchetto. “Tu o io?”
“Dipende quanto tempo vogliamo passare qui,” scherzò Lara. “Meglio che ci pensi io,” soggiunse armeggiando con i soliti attrezzi, e dopo qualche secondo la serratura scattò. La ragazza abbassò la maniglia, aprì la porta facendola cigolare ed entrò incuriosita. Si trattava niente meno che di una zona ancora sotto scavo: una serie di casse di legno, cesti ed ogni tipo di attrezzatura moderna costellavano la stanza dalla pavimentazione irregolare e rocciosa. Camminarono con cautela per non inciampare su qualcosa o rovinare qualche urna antica. Alla parete opposta all’entrata, notarono una cavità che si apriva nel muro sul quale era stato inciso un testo antico. Sul pavimento, addossate alla parete, si trovavano mucchi di ossa umani e teschi, disposti in maniera caotica e al contempo ordinata. L’area sembrava intatta. Pianificando ogni passo in anticipo, Lara si appropinquò al muro facendo attenzione a non calpestare niente. Alzò la torcia e, assottigliando gli occhi, cercò di decifrare le parole incise sulla pietra.
“Devo avvicinarmi per fare delle foto,” disse voltandosi verso Nate che rimase a guardarla. “È una lingua che non conosco. Avremo bisogno di Bryce,” soggiunse alzando la gamba in avanti.
“Attenta!” sibilò Nate udendo qualcosa scricchiolare sotto lo stivale di Lara, rimbombando nel silenzio assordante della caverna.
“So bene quello che faccio,” replicò Lara infastidita.
“Non mi era sembrato,” scherzò Nate con un mezzo sorriso.
“Vuoi farlo tu?” propose la ragazza guardandolo con rimprovero e sfida.
“No,” rispose semplicemente Nate sorridendo. “Perché odi che qualcun altro faccia il tuo lavoro.”
Lara elargì un sorriso sincero. “Mi conosci troppo bene.”
La cacciatrice di tombe scattò una foto con il palmare e tornò con cautela da compagno, che osservò lo schermo meditabondo.
“Dobbiamo andarcene, così potrò mandarla a Bryce. Quaggiù non c’è segnale,” disse Lara avviandosi all’ingresso, ma venne bloccata da Nate che l’afferrò per il braccio all’improvviso.
“Mostramela di nuovo,” mormorò prendendole il dispositivo e cominciando a studiare la fotografia. “Ma certo…”
“Non dirmi che sai tradurre il testo,” ammise Lara alzando sorpresa le sopracciglia.
“Perché? Sarebbe così assurdo che io conosca qualcosa che tu non sai?” ironizzò Nate. “Che tu ci creda o no, nella mia vita ho letto qualche libro.”
“Allora dimmi cosa c’è scritto,” disse la ragazza mettendosi a braccia converse e guardandolo con curiosità.
“C’è scritto: affronta i prescelti e saprai la risposta,” informò subito dopo, come se fosse stata una traduzione basilare. Lara lo guardò dubbiosa, avvicinandosi lentamente a lui.
“Sei sicuro? Non ha tanto senso,” controbatté aggrottando le sopracciglia.
“Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, dovresti fidarti un po’ più di me,” convenne Nate restituendole il palmare e guardandola negli occhi.
“D’accordo,” ammise Lara voltandosi e cominciando a camminare su e giù per la zona sgombra dello scavo. “Supponiamo che ciò che hai detto sia giusto, che diavolo potrebbe significare?”
“Che dovremmo trovare la soluzione prima di finire come questi qui,” replicò Nate avvicinandosi ad un teschio, prendendolo in mano e guardandolo con attenzione sotto la luce della torcia. Ne tolse via la polvere con delicatezza.
“I prescelti…” ripeté Lara meditabonda. “Dato che neppure sappiamo cosa stiamo cercando, sarà difficile capire a cosa si riferisca.”
“Be’, siamo a Budapest. Può farsi che sia qualcosa che ha a che fare con l’Ungheria,” suggerì Nate con il teschio in mano mentre si sedeva su una cassa di legno. Lara lo imitò, adagiandosi con il fondo-schiena su una botte.
“Non aiuta molto,” valutò Lara cominciando a tamburellare con le dita sul mento.
“Possiamo chiedere al nostro ospite,” disse Nate sorridendo. Alzò il cranio e fece lampeggiare la lampada dal basso, così da far uscire una luce spettrale attraverso i fori oculari.
“Oh, Nate. Ti sembra il momento di fare lo stupido?”
“Sei te che non hai un momento per smettere di essere seria,” replicò Nate. “Rilassati e goditi un po’ la vita,” soggiunse sollevando il cranio verso la compagna e accendendo ad intermittenza la torcia per far apparire il teschio ancora più sovrannaturale.
“Almeno riesco ad avere dei risultati, contrariamente a te quando fai le battute,” ironizzò Lara guardando con casualità in alto mentre si massaggiava il collo indolenzito dall’umidità dello scavo. Spalancò gli occhi stupita dopo aver intravisto qualcosa, si alzò dalla cassa e strappò il cranio dalla mano del compagno, osservandolo con stupore. “Mio dio, non ci credo,” disse sorridendo con soddisfazione e spostando lo sguardo sul compagno di avventure. “Solo tu puoi essere così fortunato da trovare un indizio per caso.”

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