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di Serena0397
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Finalmente era arrivato il momento di conoscere quelli che per un bel po’ di tempo sarebbero stati i miei colleghi, le persone che avrei visto quasi ogni giorno per quasi tutto il giorno. Max, colui che gestiva tutto quanto, aveva deciso di organizzare un incontro a New York, anche se il set era previsto a Chicago. Avevo già letto il copione ed ero abbastanza preoccupata per quello che mi aspettava. Non avevo mai firmato per una serie, solo per film o comunque brevi apparizioni. Mi aspettava un vero e proprio viaggio grazie al quale avrei conosciuto i miei limiti e i miei punti di forza. Fortunatamente non dovevo affrontare tutto da sola.
-Vi ringrazio per essere venuti a questo piccolo incontro, sono davvero emozionato di poter dare vita a un progetto così grande. Possiamo dare il via al buffet!- Max aveva fatto un discorso ma non ero riuscita a stargli dietro, mi ero persa dopo le prima cinque parole. Mi piaceva guardarmi intorno, studiare le persone e cercare di capirle, anche se mi ero promessa di non farlo. Spesso mi fermavo alle apparenze e sapevo che era sbagliato, quella volta volevo andare in fondo, conoscere i miei colleghi e lasciarmi conoscere.
Non appena Max aprì il buffet tutti si fiondarono intorno al tavolo, io aspettai un po’, non volevo buttarmi in mezzo alla calca e i buffet riuscivano a mettermi sempre a disagio.
Quando notai che la folla era diminuita mi alzai e presi un piattino. Notai che un ragazzo stava scegliendo una mela così mi avvicinai.
-Mi hanno detto che le mele sono la parte migliore del buffet, puoi confermarmelo?- Gli chiesi, lui si voltò a guardarmi e dopo avermi studiata per qualche secondo scoppiò a ridere. Non riuscii a non notare le fossette che si formarono sulle sue guance. Rimasi sorpresa notando che stava ridendo di gusto anche se la mia battuta era pessima.
-Ok, credimi, la cosa ha senso.- Disse prendendo una mela e addentandola.
-I giorni prima di un evento importante non riesco a mangiare molto, sono troppo teso e poi, guarda il tavolo, è pieno di cibo gratis. Pensi che ti darebbero qualcosa di qualità senza pagare nulla?- Mi chiese poi. Ci ragionai per qualche secondo e in effetti il suo discorso filava. Puntai delle fette di anguria già tagliata ma lui scosse il capo.
-Non andrei sulla frutta già tagliata, ho visto delle mosche posarcisi sopra…- Disse. Lo guardai sconcertata e alla fine presi una mela anche io.
-Visto? Ha senso!- Concluse ridendo.
-Comunque piacere, sono Alfred!- Mi porse la mano presentandosi. Lo studiai per qualche secondo, era più alto di me e molto molto più muscoloso di me. Essendo un ragazzo di colore aveva i tipici capelli super ricci e super immobili. I suoi occhi erano scuri, di un marrone pesante ma allo stesso tempo affascinante. Non mi soffermai più di tanto a studiare i suoi vestiti perché si avvicinarono altre persone.
-Ciao ragazzi! Io sono Matt!- Disse un ragazzo mettendo in mostra tutto quello che stava mangiando.
Ci presentammo tutti quanti e appresi che quelli sarebbero stati i compagni di viaggio.
Oltre ad Alfred conobbi Karla, una ragazza spagnola molto carina, castana con gli occhi azzurri e un accento troppo divertente; Naomi, ragazza di colore bellissima che aveva uno dei sorrisi più splendenti che avessi mai visto in vita mia; Jack, il tipico belloccio che non può mai mancare in un gruppo. Aveva la barba curata, i capelli pieni di gel, gli occhi da cucciolo smarrito…
Infine c’era Matt, il simpaticone. Non aveva smesso di fare battute da quando era arrivato e la cosa migliore era che si sbellicava dalle risate da solo.
Conobbi anche la protagonista principale del progetto, Viola, una donnona elegante, sorridente e di compagnia, ero davvero fortunata a poter collaborare con delle persone così preparate.
Poco prima di andare via riuscii a scambiare qualche parola anche con Liza e Charlie. Lei biondina, molto delicata ma allo stesso tempo simpatica. Lui un Don Giovanni di professione, con i capelli laccati e gli occhi azzurri. Uscendo da quella sala mi chiesi come avrei dovuto fare per tenere gli ormoni a bada. Se solo James avesse visto i miei colleghi probabilmente avrebbe stacciato il contratto e mi avrebbe riportata a casa. Quella sera ci incontrammo tutti quanti in aeroporto, pronti per raggiungere la nostra meta. Ero sempre emozionata all’inizio di un progetto ma quella volta tutto ciò che provavo era paura. Mi stavo per trasferire in una città in cui non ero mai stata, con delle persone che non conoscevo e non sapevo quanto sarebbe durato il progetto. Fortunatamente ero riuscita a bloccare una casa a un buon prezzo. In molti avevano scelto di condividere un appartamento, di prendere delle stanze, di andare da qualche amico. Purtroppo io non ero la tipa giusta per quelle esperienze. Dovevo avere i miei spazi, i miei tempi, la mia privacy e la mia indipendenza. Avevo già provato a stare in una casa con delle coinquiline ma dopo solo un mese impazzii e mollai tutto. La casa che avevo trovato non era molto grande ma non mi importava, mi bastavano un letto e una cucina.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Quando aprii gli occhi il sole era alto e la stanza era super illuminata. La sera prima ero andata a dormire vestita e truccata perché ero troppo stanca per cambiarmi così dovetti fare un bel lavoro quella mattina. Mi preparai una tazza di tè caldo, era appena finito settembre ma si iniziava già a sentire il primo freddo e la cosa non mi dispiaceva affatto. Sistemai il casino che avevo in faccia, mi lavai e mi vestii velocemente. Il mio appartamento era vicino al set, requisito principale nella mia ricerca. Preferivo spostarmi a piedi al posto di prendere troppe volte la macchina, un po’ di movimento era importante per liberare la mente alla fine delle riprese. Non appena arrivai trovai alcuni che discutevano del copione, altri che cercavano di conoscersi e altri ancora che parlavano male di Max, non scelsi nessuno di quei gruppi, andai dritta a cercare il mio camerino. -Ehi bambola!- Trovai Matt con il braccio poggiato alla mia porta che mi bloccava l’accesso. -Come mi hai chiamata?- Dissi scioccata. -Non ti preoccupare, è caduto da piccolo ed è diventato così, abituati perché non cambierà!- Disse poi Jack scuotendo il capo e trascinando via Matt. Il mio camerino non era niente male, aveva una zona trucco con un mega specchio e uno sgabello, un divano su cui avrei passato volentieri molto molto tempo, un frigo e una stanzetta che doveva essere il bagno. Notai vicino a una parete una specie di armadio con diversi vestiti appesi, andai subito a curiosare e capii che il mio personaggio era abbastanza elegante e femminile. Max ci chiamò tutti a rapporto così uscii dal camerino. -Cristina!- Mi voltai di colpo sentendomi chiamare e trovai Alfred sorridente. Era il mio vicino di camerino, sicuramente meglio di trovare Matt. -Ehi, tipo delle mele!- Risposi facendolo ridere. -Siamo vicini di camerino?- Mi chiese indicando la mia porta. -Lascerò un biglietto appeso alla mia porta con su scritti gli orari dei miei pisolini, sai che intendo!- Lo minacciai puntandogli un dito contro, lui alzò le braccia al cielo in segno di resa. Max ci spiegò come sarebbe stato organizzato il nostro lavoro da quel giorno. I primi giorni erano dedicati alla lettura collettiva del copione, alla conoscenza del proprio personaggio, ai dubbi e alle curiosità. Dopodiché era il momento di iniziare le riprese e ovviamente non c’era più spazio per le domande. Anche se in un giorno non dovevamo essere ripresi non potevamo rimanere a casa, dovevamo presentarci tutti i giorni sul set, tranne il weekend ovviamente e cercare di provare le scene così da riuscire a registrarle nel minor tempo possibile. Dopo una decina di minacce Max ci presentò per bene il set. La maggior parte delle scene dovevamo girarle in una casa che sarebbe stata quella di Viola, la nostra insegnante e avvocato capo. Era una casa davvero grande, su diversi livelli. Il piano terra era quello che avremo frequentato di più, c’era il salone principale, dove lavoravamo noi; la cucina in cui dovevamo girare poche scene, la stanza in cui riceveva Viola che da quel momento avrei iniziato a chiamare Annalise per non dimenticare il nome del suo personaggio. Dietro una porta c’erano delle scale che portavano a un seminterrato in cui avrei messo piede solo un paio di volte. Al primo piano invece c’era la camera da letto di Annalise e di suo marito, che riuscii a conoscere solo quel giorno, infine c’era il bagno. Dopo averci mostrato la casa Max ci portò al tribunale. Mi guardai intorno a bocca aperta, ero emozionatissima di poter mettere piede in un’aula di tribunale. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime ma cercai di trattenermi, non potevo essere la più emotiva già al primo giorno, non di nuovo. Dopo il tribunale visitammo altre tre case, la prima era piccolina e Max ci spiegò che lì viveva il personaggio di Jack insieme al suo compagno. Guardammo tutti Jack e lui annuì senza problemi. Inevitabilmente iniziai a chiedermi se fosse gay anche nella realtà, un vero spreco per il genere femminile. Conrad sarebbe stato il suo ragazzo e su di lui non c’erano dubbi, era sicuramente gay ed era anche un ragazzo gentilissimo. La seconda casa era quella di Frank, il personaggio di Charlie e interessava principalmente lui e…me. Avevo letto bene il copione ma per l’emozione avevo completamente dimenticato che il mio personaggio e il suo intrattenevano una relazione per le prime puntate. Quando Charlie mi lanciò un bacio da lontano divenni completamente rossa e desideri di sprofondare nel pavimento. Andammo a visitare l’ultima casa, quella di Alfred. In realtà si trattava di un piccolo monolocale in un appartamento. Nella stanza di fianco c’era Rebecca, interpretata da Katie, che avrebbe frequentato Alfred per qualche puntata. C’erano altri posti in cui avremmo girato alcune scene ma Max decise che ce li avrebbe presentati in un altro momento. Le prime due settimane andarono velocissime, non riuscii a sistemare nemmeno uno scatolone di quelli che mi aveva spedito la mia amica da casa. Uscivo la mattina e tornavo la sera stanca morta, fortunatamente la pizzeria vicino casa era sempre aperta. Dalla settimana successiva avremmo iniziato a girare le prime scene e non stavamo più nella pelle. Quel venerdì avevo deciso che una volta tornata a casa avrei cucinato qualcosa di decente e mi sarei seduta al mio nuovo tavolo con un bicchiere di vino a rilassarmi un po’. -Cris, stasera abbiamo organizzato una serata in un locale qui vicino, beviamo qualcosa, ci rilassiamo insomma. Sei dei nostri?- Mi chiese Karla sorridente. Avevo bisogno di un po’ di riposo e di un po’ di pace ma non potevo rifiutare. Avevo sempre cercato di evitare relazioni personali e amicizie sul posto di lavoro perché sapevo che si trattava solo di un periodo limitato e che prima o poi avrei dovuto salutare i miei colleghi ma in quel caso era diverso. Avrei passato anni con le persone che mi stavano invitando a bere una cosa e non potevo di certo far finta che non mi piacesse uscire e divertirmi. -Certo!- Risposi. Lei annuì contenta e mi spiegò dove si trovava il locale. Prima di tornare a casa passai dal supermercato e presi un’insalata già pronta e una vellutata di zucca con dei crostini. Non ero un’amante dei cibi precotti ma non avevo altra scelta in quel momento. Nel weekend avrei lavorato per creare un piano della settimana dei pasti, solo in quel modo non mi sarei ridotta a mangiare cibo spazzatura ogni giorno. Mangiai velocemente dopo aver scaldato la vellutata e corsi in camera a cercare qualcosa di carino da mettere. Dopo aver passato dodici minuti a fissare il mio armadio, non ancora sistemato alla perfezione, scelsi un body rosso a maniche lunghe e scollato sulla schiena, un paio di jeans scuri e degli stivaletti bassi. Mi truccai e piastrai i capelli. Quando guardai l’orologio mi prese un colpo, era tardissimo, in pochi minuti dovevo arrivare al locale. Presi uno zainetto, la giacca di pelle e mi chiusi la porta alle spalle. -Eccomi!- Dissi cercando di non collassare a terra senza fiato. Uno dei miei più grandi problemi era che quando camminavo per strada da sola aumentavo tantissimo il passo e arrivavo a destinazione quasi senza forze. Dovevo imparare a rilassarmi un po’ di più. Il pub era molto carino, c’era un’atmosfera piacevole, la musica non era troppo alta, le luci erano soffuse e le persone non si strusciavano l’una all’altra. Notai che gli altri erano seduti al bancone e stavano ordinando da bere. Prima che potessi sedermi anche io mi trovai a dover affrontare un Charlie con i capelli tirati indietro e gli occhi azzurri splendenti. -Allora, sei pronta a soffrire?- Mi chiese con un tono di voce basso. Lo guardai curiosa e lui indicò il tavolo da biliardo. -Non sai contro chi ti stai mettendo!- Risposi accettando la sfida. Presi una cosa da bere velocemente e raggiunsi Charlie al tavolo. Gli altri si misero intorno a noi per fare il tifo. Per la prima metà della partita Charlie stava dominando, continuava a imbucare palle, a farmi occhiolini da lontano e a complimentarsi da solo. Tutti intorno a noi tifavano per me e io li stavo deludendo. A un certo punto la situazione si ribaltò e riuscii a recuperare il punteggio. Mancava un’ultima palla da imbucare ed era il mio turno. -Aspetta, cosa vinco se la imbuco?- Chiesi. Tutti si voltarono a guardare Charlie in silenzio. -Una cena con me.- Rispose alzando un sopracciglio. -Ma questo è un premio per te, non per me!- Risposi facendo spallucce. -Sai già che perderai, che senso ha farti scegliere un premio?- Quando disse quelle parole sentii la rabia arrivarmi fino al cervello. Presi la mazza e mi posizionai, in un attimo colpii la palla e la imbucai. Tutti iniziarono a gridare il mio nome mentre Charlie rimase a bocca aperta incredulo. -Ritenta, sarai più fortunato!- Dissi passandogli accanto. Tornai al bar per rilassarmi un po’ mentre Karla e Naomi continuavano a prendere in giro Charlie da lontano. Non credevo davvero di poter vincere quella partita ma le sue parole mi avevano davvero innervosita. -Allora, sei italiana, sai giocare a biliardo…- Alfred si mise a sedere vicino a me e poggiò i gomiti sul bancone mentre parlava. -Che altro nascondi?- Mi chiese per poi sorridere. -Mi piace il gin…- Risposi indicando le bottiglie che si trovavano dietro il bancone. Lui annuì ridendo e ordinò due cocktail al barista. La musica iniziò a farsi più pesante e le persone si accalcarono in mezzo al locale per ballare. Iniziai a sentirmi un po’ fuori luogo. -Ti va di uscire a prendere una boccata d’aria?- Mi chiese Alfred vedendo la mia espressione. Annuii ringraziandolo con lo sguardo. Uscimmo dal locale, lui diede una controllata al telefono mentre io mi poggiai con la schiena contro il muro, stavo iniziando a sentire la stanchezza della giornata. -Non mi piacciono i posti troppo affollati…- Disse Alfred mettendosi al mio fianco. -Siamo in due allora…- Risposi. -Allora, saremo avvocati, non sei emozionato?- Gli chiesi sorseggiando il mio cocktail. -Abbastanza, ma sono anche terrorizzato da Max, non mi sembra un tipo gentile.- Stava per aggiungere altro ma si tirò indietro. Lo guardai curiosa ma lui non disse nulla. -Che c’è?- Chiesi alzando un sopracciglio, lui scosse il capo ridacchiando e alla fine cedette. -Da piccolo simulavo sempre dei processi, ero bravo a difendere i miei clienti!- Confessò, lo guardai ridendo. -E chi difendevi?- Gli chiesi poi divertita. Lui sorseggiò il cocktail e poi si fece serio. -Il signor Bear, Teddy Bear!- Quando disse quelle parole scoppiai a ridere e lui mi seguì. -Ragazzi, dobbiamo cambiare locale…- Karla uscì con un’espressione preoccupata e arresa allo stesso tempo. La guardammo curiosi. -Matt ha cercato di rimorchiare la ragazza di un pugile, vi lascio immaginare…- Ci spiegò. Matt era un disastro, in quelle due settimane l’avevo visto ballare, cantare, farsi i complimenti da solo e provarci con tutte le ragazze del cast. Però era così simpatico che nessuno alla fine riusciva a dirgli niente di male. Guardando l’orario pensai di rifiutare l’invito e tornare a casa, ero molto stanca. -Non dirmi che stai pensando di mollarmi proprio adesso! A quest’ora i locali sono pieni di gente e io ho bisogno di una scusa per uscire a prendere aria!- Alfred mi guardò minaccioso poi scoppiò a ridere e nonostante la stanchezza non riuscii a dire di no a quel sorriso. Ci spostammo a piedi e per tutto il tragitto Matt non smise di insultare il tipo che l’aveva minacciato. Non appena arrivammo al secondo locale cambiò espressione e tornò a divertirsi. Entrammo tutti quanti e prendemmo qualcosa da bere. Gli altri tornarono a ballare contenti, Karla mi fece segno di raggiungerla ma io non ero molto convinta della cosa. Alla fine mandai al diavolo la mia testa e decisi di buttarmi, ma prima… -Alfred, andiamo!- Gli tolsi il cocktail dalla mano e gli feci segno di seguirmi. Lui scosse il capo e incrociò le braccia al petto. -Berrò tutto il tuo cocktail!- Lo minacciai. -Ne prenderò un altro!- Rispose convinto. Notai che stava cercando di non ridere ma le fossette lo tradirono. Scossi il capo. -Dirò al signor Bear di dichiararsi colpevole! Pensa che brutta figura che farai in tribunale!- Lui alzò le mani in segno di resa e mi raggiunse. -Un avvocato deve fare di tutto per vincere la causa!- Disse scuotendo il capo. -Beh ragazzi, io torno a casa, mi aspetta un weekend di progettazione!- Dissi voltandomi verso gli altri. Mi resi conto di aver bevuto troppo nel momento in cui mi squillò il telefono ma non riconobbi la suoneria. -Cris, il telefono…- Mi fece notare Matt, poi si voltò e mi diede della pazza mimandolo con le mani. Presi il telefono e notai che era James, sospirai e riposi il telefono nella tasca dei pantaloni. -Non rispondi?- Mi chiese Naomi dopo aver visto il nome sullo schermo. -Non credo che voglia sentire la propria ragazza sbiascicare al telefono, lo richiamerò domani mattina…- Risposi e mi sentii subito in colpa. Avevo esagerato e non potevo permettermi troppi sgarri, James era sempre stato severo sul divertimento serale, soprattutto quando ero sola in un’altra città. Salutai gli altri e mi avviai verso casa. Cercai di mantenere una rotta abbastanza dritta, non sopportavo l’idea di avere la testa che girava per colpa dell’alcool. Io ero una ragazza seria, con la testa sulle spalle e che non amava divertirsi troppo, o almeno era quello che credevo da quando stavo con James. Cercai di zittire la mia testa e una volta rientrata nel mio appartamento mi trascinai fino alla camera da letto per cambiarmi. Mi struccai, mi lavai i denti e dopo essermi buttata sul letto crollai in un sonno profondo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Nel weekend riuscii finalmente a organizzare le mie cose. Sistemai un bel piano settimanale di ricette semplici e iniziai anche a preparare le pietanze che potevano resistere tutti quei giorni. Finii di sistemare il mio armadio catalogando i vestiti per colore e per genere e infine mi dedicai alla libreria nel salone. Avevo intenzione di sistemare anche il caminetto ma non trovai cinque minuti per farlo e in più era ancora presto, il freddo vero doveva ancora arrivare. La domenica sera ospitai a cena Karla e Naomi. Stavo costruendo delle belle amicizie e la cosa mi dava tanto sollievo, iniziavo a non sentirmi più sola. Parlammo un po’ delle nostre vecchie vite, dei nostri interessi e delle nostre relazioni. Solo in quel momento ricordai che James mi aveva chiamata venerdì sera e che io ero completamente sparita nel nulla. Riuscivo ad immaginare la sua furia anche a chilometri di distanza. Non appena le mie amiche se ne andarono presi il telefono e composi il suo numero. -Pronto? Cristina?- Non mi piaceva quando mi chiamava con il mio nome per intero, era un modo formale e delicato per farmi capire che era arrabbiato. -James, scusami se sono sparita nel nulla. Ho sistemato la casa per tutto il weekend, sono state settimane infernali per me e avevo proprio bisogno di dedicarmi alle pulizie, devo iniziare a sentire più mia la casa…- -E non hai trovato nemmeno due minuti per chiamarmi? Devo iniziare a pensare che non ti manco?- -No James, non è vero! Tu mi manchi e lo sai!- Sospirò. -Anche tu 0mi manchi Cris, lo sai. Come va con il lavoro?- Si addolcì immediatamente e la cosa mi tranquillizzò, non mi piaceva sentirlo agitato, i nostri lavori ci portavano sempre a miglia di distanza e la cosa pesava ogni giorno di più ma cercavamo comunque di sorvolare. -Sono stati giorni pesanti, abbiamo dovuto leggere il copione tutti insieme, conoscere i nostri personaggi, sai com’è. Da domani iniziamo a registrare e sono molto tesa.- Gli spiegai. Lui era un cantante ma aveva recitato in alcuni film quindi sapeva di cosa si trattava. -Sai che ce la farai! Io credo in te piccola. Dimmi un po’, ti hanno trovato ragazzo sul set?- Mi chiese poi. -James, è solo lavoro…- -Quindi è un si. Spero che non sia bello quanto me!- Parlava di Charlie, il mio personaggio aveva una storia con il suo e dovevamo girare alcune scene abbastanza particolari. Come potevo spiegargli che Charlie somigliava a un principe? Stavamo parlando di un ragazzo alto, muscoloso, con gli occhi azzurri e i capelli pieni di gel… -Sai che sei il migliore. Ora devo andare a riposare James, domani mi aspetta una giornata abbastanza pesante…- -Va bene piccola, ci sentiamo presto. Mi raccomando, non uscire troppo, non bere troppo e non metterci troppa foga quando baci i tuoi colleghi!- Sorrisi cercando di cacciare via le immagini di lui che mi faceva una scenata mentre baciavo un mio collega sul set. Purtroppo era successo davvero e io avevo quasi rischiato il posto. -Buonanotte James…- Chiusi il telefono senza aggiungere altro. Mi stesi sul divano per guardare un film ma non riuscii ad arrivare nemmeno a metà perché la stanchezza era troppo forte. -Eccola, la mia stella splendente, il mio raggio di sole, il mio fulmine durante la tempesta!- Incontrai Matt che fumava fuori dal set. -Matt, ti prego, sembri il mio ex!- Dissi ridendo. -Beh, se vuoi posso diventarlo!- Mi fece l’occhiolino. Scossi il capo arresa, non si vinceva mai con lui. -Eccola, la mia pioggia in un giorno di siccità!- Disse quando vide arrivare Naomi da lontano. Lo guardai sconcertata, lui scrollò le spalle e mi fece segno di non dire niente della nostra conversazione. Raggiunsi gli altri dentro continuando a ridere. Quella mattina iniziammo a registrare le prime scene che si svolgevano nella facoltà di legge. Ero ancora molto tesa, nonostante non dovessi fare grandi cose in quella giornata. All’ora di pranzo ci spostammo nella mensa per mangiare qualcosa, anche se io avevo portato il mio portapranzo con ciò che avevo cucinato il giorno prima. Avevo tutto organizzato e preferivo passare la domenica a cucinare piuttosto che mangiare la roba che ci davano lì. -Ehi collega!- Mi spaventai sentendo quelle parole. -Gli omicidi non sono ancora iniziati, tranquilla!- Disse Alfred ridendo. -Scusami, ero sovrappensiero.- -Stasera andiamo a bere qualcosa al Dobler, sei dei nostri?- Mi chiese poi. L’ultima volta che ero uscita con loro avevo evitato la chiamata di James, forse non era il caso. -Te lo faccio sapere più tardi, prima devo assolutamente mangiare una mela, sto morendo di fame!- Me ne andai lasciandolo a ridere da solo. Il resto della giornata passò molto lentamente tra le lamentele di Max e le varie repliche che ci fece fare di ogni scena. Riuscii a sopravvivere fino alla fine con non pochi sbadigli. Non appena Max ci diede il via libera mi diressi verso il mio camerino. Trovai Alfred poggiato alla porta della sua stanza mentre guardava il telefono. -Ci vediamo al Dobler!- Dissi prima di sparire per cambiarmi. Andai velocemente a casa e riuscii a mangiare qualcosa di buono, mi preparai per uscire e dopo aver preso il mio fidato zainetto mi diressi verso il locale. Quella sera avevo scelto di mettere una camicetta rosa antico un po’ scollata, una gonna nera accompagnata da un paio di parigine scure e i soliti stivaletti corti. In poco tempo arrivai al locale e trovai Karla che stava parlando con Naomi. Mi salutarono e mi fecero segno di avvicinarmi a loro. -Ecco che arrivano i re della serata!- Disse ironicamente Naomi indicando Alfred, Jack e Matt che arrivavano da lontano. Entrammo tutti a prendere qualcosa da bere. Mi sedetti su uno sgabello e ordinai un gin lemon. -Uno anche per me!- Alfred si avvicinò e si mise a sedere al mio fianco. -Ho bisogno di un consiglio.- Mi disse così lo ascoltai curiosa. -Oggi stavo per spararmi, come hai fatto a rimanere concentrata tutto il tempo mentre Max parlava?- Credevo fosse qualcosa di serio, non appena sentii la sua domanda scoppiai a ridere, lui fece lo stesso e per un attimo mi persi ad osservarlo. Indossava un paio di pantaloni chiari e una camicetta azzurra aperta sul petto. Era fin troppo elegante per una serata al pub. -Primo, ho solo fatto finta di essere attenta, la maggior parte della giornata ho dormito con gli occhi aperti. Secondo, stai per caso venendo da un matrimonio?- Gli chiesi indicando i suoi vestiti. Lui scosse il capo ridendo, si alzò e dopo essersi voltato poggiò i gomiti sul bancone del bar. Si fece serio e mi guardò. -Un avvocato si veste bene anche quando fa la doccia…- Mi fece l’occhiolino e poi sorseggiò il suo drink. Non riuscii a non ridere, aveva un grande senso dell’umorismo. Le ragazze andarono a ballare e mi fecero segno di seguirle, io scossi il capo e diedi una gomitata ad Alfred, lui capì immediatamente e finse di non respirare bene. -Ho proprio bisogno di prendere aria!- -Ti accompagno, non vorrei che ti sentissi male!- Uscimmo dal locale ridendo della situazione e ci poggiammo al muro a finire i nostri cocktail. Proprio in quel momento sentii una goccia sul viso. -Merda!- Alfred mi guardò curioso. -Che succede?- -Sta iniziando a piovere e io sono a piedi!- Appena finii di pronunciare quelle parole la pioggia si fece più pesante così ci rifugiammo di nuovo nel locale. -Ti accompagno io!- Propose. -Non preoccuparti, non voglio approfittare di un elegante avvocato!- -Mi sentirei in colpa se ti lasciassi andare con questo tempo e in più non sono in vena di ballare, ti sto offrendo una possibilità interessante…- Disse alzando un sopracciglio. -Cris, vieni a ballare, c’è un ragazzo che vuole conoscerti!- Karla mi venne a cercare insieme a Matt. -Accetto la tua offerta!- Dissi ad Alfred velocemente, lui annuì soddisfatto. In pochi minuti sparimmo dal locale. Mentre eravamo in macchina non riuscii a non osservare le sue mani sul volante, erano così leggere e sicure. Le mani erano una delle prime cose che guardavo di una persona, lasciavano intuire molto del carattere. Arrivammo davanti casa e Alfred parcheggiò. -Ti offro qualcosa da bere? Devo sdebitarmi…- Senza pensarci troppo lo invitai a bere qualcosa e lui accettò sorridente. Gli mostrai velocemente la casa poi gli offrii della vodka. -Stai entrando nel personaggio?- Mi chiese indicando la bottiglia di alcool. -Me l’ha portata Karla quando è venuta a cena ma non volevo aprirla da sola…- Risposi, lui annuì e alzò il bicchiere in aria per brindare. -All’inizio di questo lungo viaggio!- Disse. Lo seguii e poi sorseggiai quel liquido che subito mi fece bruciare la gola. -Non posso credere che tu abbia invitato Karla a cena e non me! Non ti salverò mai più al pub!- Disse puntandomi il dito contro, io lo guardai offesa ma non risposi. Restammo seduti sul divano a parlare. Mi raccontò della scuola che aveva frequentato, di come era diventato attore, di quanto fosse emozionante ogni volta lasciare tutto e partire per una nuova esperienza. Rimasi ad ascoltarlo per almeno un’ora e avrei continuato ancora per molto ma il telefono squillò. -Scusa, è il mio…- Iniziai, lui annuì dicendomi di rispondere. -Ci metto un attimo…- Mi alzai dal divano e mi allontanai un attimo per rispondere a James. -Ehi James!- -Piccola! Che stai combinando?- -Stavo guardando un film…- Mentii e mi sentii subito in colpa ma non potevo di certo dirgli che stavo bevendo vodka con un mio collega. -Sei sicura di essere a casa? Devo chiederti di mandarmi una foto?- -No James, sono davvero a casa, è tardi per uscire..- -Io ho appena finito l’allenamento e ho pensato di chiamarti, magari puoi farmi compagnia mentre mi faccio la doccia…- Sospirai, non sapevo come uscire da quella situazione. -James, è che devo finire il film e fare una relazione entro domani, mi serve per il lavoro, scusami…- Da dove diavolo mi era uscita quella scusa? Era terribile. -Non preoccuparti, facciamo alla prossima doccia! Dopo la relazione dritta al letto, mi raccomando!- Disse. -Certo, ciao James…- Attaccai e cercai di calmare il cuore che nel frattempo aveva raggiunto i duecento battiti al minuto. Tornai in salone e buttai giù l’ultimo sorso di vodka prima di riempire di nuovo il bicchiere, Alfred poggiò un braccio sulla spalliera del divano e mi guardò malizioso. -Allora, ti serve aiuto con la relazione? Non credo che Max sopporterebbe un ritardo!- Aveva sentito tutto e io volevo sprofondare nel nulla. -Scusa pessima, lo so…- -No, no, no. È fantastica! Dopo il terzo bicchiere di vodka dovrebbe anche funzionare!- Rispose facendomi ridere. Avevo appena fatto una pessima figura ma lui comunque non minacciava di volersene andare. -Ok, il fatto è che non voglio che si preoccupi, lui è lontano e lavora, io lavoro e ogni tanto mi piace svagarmi, uscire e stare con i miei colleghi ma lui questo non lo sopporta e io sto parlando troppo ora! Allora, tu cucini? Io amo cucinare, vuoi che ti spieghi la mia ricetta preferita?- Le parole uscirono fuori tutte insieme e tutte velocemente. Alfred rimase a guardarmi a bocca aperta prima di ridere. -Cris, non c’è niente di male se ogni tanto vuoi uscire e svagarti un po’, sei con i tuoi colleghi, le persone che vedi ogni giorno. Se ha fiducia in te lo accetterà…- Disse con tutta la calma del mondo. -Hai ragione, gliene parlerò…- Conclusi. Aveva ragione, James doveva avere fiducia in me, eravamo spesso lontani e non potevamo continuare a raccontarci bugie. -Ora sentiamo, sono curioso.- Lo guardai senza capire, cosa voleva sapere? -La tua ricetta preferita!- Aggiunse come se fosse ovvio. Continuammo a parlare e a bere per un’altra ora e mezza poi guardando l’orario Alfred decise di tornare a casa. Prima di andarsene mi ringraziò per la vodka e per la chiacchierata. Chiusi la porta alle sue spalle e lo guardai andare via cercando di cancellare dalla testa quel suo maledetto sorriso. Misi tre sveglie per il giorno successivo, non volevo rischiare di fare al lavoro. Mi stesi sul letto dopo essermi sistemata e mi addormentai pensando alle parole che avrei detto a James per spiegargli che volevo frequentare i miei colleghi anche al di fuori del set.

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