Per Elisa

di VigilanzaCostante
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Agrigento - Palermo ***
Capitolo 2: *** Vitale ***
Capitolo 3: *** Anello di plastica ***
Capitolo 4: *** Tu e le cose tristi ***
Capitolo 5: *** Ogni fiore ha un significato ***
Capitolo 6: *** Quando sei allegra ***
Capitolo 7: *** Dicono di te ***
Capitolo 8: *** Quando sei triste ***
Capitolo 9: *** Paura (la tua o la mia?) ***
Capitolo 10: *** Baci screpolati ***
Capitolo 11: *** Tornare a casa ***
Capitolo 12: *** Riconoscersi ***
Capitolo 13: *** Allora, resto ***
Capitolo 14: *** Cinquanta abitanti ***



Capitolo 1
*** Agrigento - Palermo ***


Agrigento - Palermo

Mi guardavi fissa negli occhi, è tutto ciò che ricordo di quel viaggio Agrigento – Palermo con la batteria del telefono a zero e il calore che entrava sotto i vestiti.
Eravamo sconosciute – ma mi conoscevi già meglio di chiunque altro.
Non sapevo allora che quegli occhi, cerulei, mi avrebbero studiata, conosciuta, vista nei modi più profondi, nei segreti più dolorosi. Non sapevo che quello sguardo mi avrebbe amata, un giorno.
Non sapevo chi fossi io, ma quel bagliore lontano nel tuo cipiglio mi ha fatto scoprire chi fossi tu – la donna della mia vita.  
 
[94 parole]

 

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Capitolo 2
*** Vitale ***


Vitale

 

Cercarsi era per loro due naturale, istintivo, vitale.
 
Matilde ed Elisa erano così: impetuose, bisognose, a tratti capricciose se veniva tolto loro l’amore.
Era una questione di mani che si stringono, di cicatrici sulle braccia, di lacrime calde su visi scoperti.
Loro si amavano – era evidente. Ma la loro irruenza non era invadente, solo rumorosa.
Quante volte si erano costrette a non aversi? Ma poi come in un circolo vizioso ritornavano una dall’altra. Era necessario, una senza l’altra non sapevano stare.
Matilde era emotiva: la sua sensibilità scrosciava in pianto al minimo soffio di vento.
Elisa era impulsiva: le sue parole arrivavano prima dei suoi pensieri, quando la rabbia le colorava di rosso.
Ma in una costante ricerca si incontravano a metà strada: i loro punti di contatto valevano più di ogni divergenza.
 
In un vitale desiderio di vittoria avevano compreso che erano fatte per amarsi – non per odiare.

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Capitolo 3
*** Anello di plastica ***


Anello di plastica

È successo che una volta ho perso un anello: un anello di plastica, con una pietra (finta) nera, non era nemmeno mio ma di mio fratello e me l’aveva regalato perché non gli stava. Ho perso un anello perché mi è caduto in un giorno di pioggia. Era stupido e, in fin dei conti, potevo fregarmene.
Ma tu hai camminato sulle grate guardando fissa per terra, e me l’hai ritrovato.
Se non esistessi dovrebbero inventarti – perché io, senza di te, non so nemmeno affrontare la perdita di un anello di plastica.
 
[91 parole]

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Capitolo 4
*** Tu e le cose tristi ***


Tu e le cose tristi

L’autunno è triste, ma tu ci sei sempre stata (fin troppo) bene nelle cose tristi. Quelle foglie colorate e rinsecchite erano esplosione in uno scenario di tetra desolazione.
Ma poi, ogni anno, guardavi le foglie cadere e davi loro la colpa del tuo dolore: perché devono andarsene, staccarsi dal cielo e tornare in basso verso il terriccio bagnato?
Ma tu non rattristarti: se ti metti a testa in giù le foglie invece di cadere dai rami sembrano spiccare il volo.


[80 parole, meno di una drabble]

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Capitolo 5
*** Ogni fiore ha un significato ***


Ogni fiore ha un significato

Ho visto lacrime trasparenti combattere sulle tue ciglia per cercare di non scendere. Allora ho capito che sei come il ranuncolo, bellezza malinconica.
E forse è per questo che ti ho aspettato, giorni, mesi, anni. Perché nel tuo animo da bambina vedevo l’ombra nera di un dolore mal espresso. E questo tormento ti rendeva eterea, senza tempo, valevi l’attesa.
Nel tuo rifiuto c’era un po’ di non ti scordar di me, quei fiori che portano con il loro nome il vero significato della nostra esistenza. Non ti potevo avere – ma nell’aria c’era una promessa d’amore, non ti avrei dimenticato.
Negli anni ho capito che il ranuncolo era solo un mero fiore e che tu eri molto di più: femminilità e forza, come la mimosa; amore e passione come la rosa rosso sangue; purezza come il giglio (bianca la tua anima).
La promessa l’ho mantenuta: non mi sono scordata di te. E, temo, che mai lo farò.
Ogni fiore ha un significato, tu li indossi tutti.

[165 parole]
 

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Capitolo 6
*** Quando sei allegra ***


Quando sei allegra
 
Hai inseguito un pallone e non ti sei curata di sporcarti. Avete vinto, però, e papà ti ha scattato una foto con la maglia gialla da calcio e la soddisfazione sul volto. Poi sei tornata a casa senza togliere le scarpe prima, hai lasciato impronte di fango sul pavimento e tua mamma si è arrabbiata. La mamma da arrabbiata fa sempre paura, e ti sei fatta piccola piccola e con quegli occhioni un po’ verdi e un po’ blu hai chiesto scusa. Tua nonna, seduta in cucina ha detto di lasciarti stare, che sei solo una bambina, “Che vuoi che sia un po’ di fango?”. E per questo ami la nonna, perché ti difende sempre e poi ti strizza l’occhio per farti capire che ogni volta è dalla tua parte. Sospetti che anche a lei, in fin dei conti, è sempre piaciuto bisticciare con la mamma.  
 “Che carina! Quanti anni avevi in questa foto?”
“8 ed ero tutta sporca di fango, le ho sentite da mia mamma e mia nonna mi ha salvato. Dove mi vedi carina?”
“Tu saresti carina anche adesso tutta sporca di fango”
 
Da bambina sei troppo piccola per capire il mistero della vita e l’incredibile fenomeno della nascita. Eppure, sono due giorni che tutti sono trafelati per la nascita del tuo fratellino. Il tuo fratellino è piccolo e paffuto, ha due occhioni azzurri azzurri e dal momento in cui l’hai visto tutto infagottato nelle braccia di tua mamma hai capito che l’avresti protetto per sempre. Sei tu quella grande di casa e quindi lui non dovrà stare mai male!
Un po’ sei gelosa, però, perché tutte le attenzioni sono puntate su di lui e tu non sarai più la bimba viziata. La nonna ti passa una mano tra i capelli e ti prende in giro per queste insicurezze, poi ti dice di metterti in posa vicino alla culla perché bisogna fare una foto ricordo.
 
“E qui quanti anni avevi? Aspetta fammi indovinare, 10, perché tuo fratello era appena nato! Che dolce”
 
Hai iniziato le scuole medie e forse ora non sei più una bambina. Ma ti senti ancora così quando alzi la mano per dire qualcosa di buffo in classe facendo ridere tutti. Tutti ti chiamano “Dus, Dus!”, perché sei simpatica e ci sai fare. Sei sempre circondata da amici, soprattutto dalle tue migliori amiche che sono sempre con te. Hai un orribile colore di capelli, ma va di moda!, quindi va bene così. Il tempo sta correndo via veloce ma non te ne accorgi, a volte ti senti triste e a casa i tuoi genitori si fanno la guerra. Non lo trovi divertente, ma in classe ridi, e con la nonna beh, con la nonna ti senti sempre una bambina. Questo ti basta per essere felice.
 
“Questa foto, invece, non mi piace.”
“Perché?”
“Perché mi hai confessato che avevi una cotta per quel tuo migliore amico! Quindi non mi piace”
“Gelosona!”
 
Ora di certo non sei più una bambina, sei sulla soglia dei 20 anni e ti piace ancora andare al parco a giocare con me. I momenti per essere spensierati non sono così frequenti, ma a volte è bello buttare la testa indietro e ridere senza avere il controllo. Ti dondoli sull’altalena per poi saltare, dicendo, “E tu questo lo sai fare?”. Poi fai la linguaccia, ridi, e passi a un altro gioco. Hai 20 anni, hai sofferto come una 30enne, ma a volte quando sei felice nel tuo volto da adulta compare lo sguardo di una bambina.  
 
“Ecco ti ho fatto una foto, dopo te la invio. Sembri una bimba felice.”
“Perché con te lo sono, Mati.”

 


NDA: in questa raccolta un po' campata in aria sto evitando di aggiungere delle note, anche perchè non so in quanti la leggeranno. 
Però vi spiego: questa cosa l'ho scritta per il suo compleanno. Le ho fatto una serie di buste da aprire quando fosse felice, triste, arrabbiata. Questa era da aprire quando era allegra.
Per chi mi legge: spero che vi piaccia e tutto questo vi dia un'emozione!

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Capitolo 7
*** Dicono di te ***


Dicono di te
 
Dicono di te che sei burbera a primo impatto, sfuggente da lontano, nel tuo mondo quando cammini a testa bassa con le mani nelle tasche, persa tra i tuoi pensieri.
Dicono di te, se hanno conosciuto la te del passato, che sei una che alza il gomito, che sei sempre allegra dopo un taglio o due, con quella risata cristallina e il sorriso a 360 gradi.
Dicono di te che sei una tipa semplice, che non chiede tanto, che ti offre un caffè per gentilezza, che ama l’aria aperta, che non sa parlar d’amore, di sentimenti, ma che quando ti invita a casa mette su una pasta e ti ascolta parlare.
Dicono di te, quello è ciò che vedono gli altri, ma hanno bisogno degli occhiali, è solo un’immagine confusa.
Dicono di te la metà di quello che realmente sei, con i tuoi occhi malandrini e le strette forti.
Non dicono di certo che hai un animo irruento, che se ti arrabbi cade giù il mondo, che poi però raccogli tutti i cristalli rotti, e nessuno sa che quel vaso però è più bello con i cerotti.
Non dicono che di notte abbracci nel sonno, e quando sei nuda ti stringi piccola sul mio petto. Non dicono che il pompare del tuo cuore sa calmare gli animi, e che quando ti viene da piangere stringi gli occhi e ti copri il viso per non farti vedere.
Forse dicono che sei bella, ma non colgono l’imperfezione stupenda delle tue labbra screpolate, e l’odore di casa di cui profumano i tuoi capelli.
Non dicono che se t’innamori ti infuochi e sei possessiva, che quando ti senti ferita tiri fuori gli artigli con il solo scopo di proteggerti.
Dicono di te che sei una alla buona, non ti dai arie, alla mano con tutti dopo il primo minuto di reciproco imbarazzo. Ma non dicono che se ti senti di troppo tendi a nasconderti, che quando sei agitata ti tremano le gambe sotto il tavolo e ti mangiucchi le unghie.
Ridono con te quando, tra i tuoi amici, metti buon umore, ma non sanno che nel silenzio tu racchiudi oceani di parole.
Non dicono di te che hai un’anima fragile, che la dolcezza nelle tue dita non manifesta gesti eclatanti; non dicono che proteggi gli altri più di te stessa, che hai cercato di sabotarti prima che potessi salvarti
Dicono di te tante cose
Ma tu non li ascoltare
Perché non sanno osservare
Dicono di te ma non ti vedono davvero
Io, tu lo sai, lo faccio da sempre


[425 parole]

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Capitolo 8
*** Quando sei triste ***


Quando sei triste

Sweetheart, you look a little tired
When did you last eat?
Come in and make yourself right at home
Stay as long as you need

 
“Resta”, mi chiedi. Le labbra corrucciate in una smorfia di disappunto, mi trattieni per la maglia e mi guardi con quegli occhi pieni di verità, di disillusione. Non vuoi che me ne vada, non vuoi mai che me ne vada una volta che sono a casa tua, nel tuo letto, tra le tue coperte sfatte. Neanche io voglio mai andarmene, soprattutto quando sei triste, quando hai gli occhi rilucenti di lacrime che hai appena versato e di tristezze di cui non sai parlare.

Tell me, is something wrong?
If something's wrong, you can count on me
You know I'll take my heart clean apart if it helps yours beat
 
Io puntualmente ti passo una mano tra i capelli, tu fai per allontanarla perché odi quando ti scompiglio tutta, ma alla fine mi lasci fare. Quando sei triste è sempre difficile carpirti, è sempre difficile abbattere i tuoi muri e le tue indecisioni. Ma per fortuna i tuoi occhi parlano, e mi chiedono aiuto. Allora mi siedo, allora resto.
Ti bacio sul collo, ti bacio sul cuore. Quel cuore per cui spargerei sangue e farei battaglia, quel cuore che inconsapevolmente battendo rende viva me. 
 
It's okay if you can't find the words
Let me take your coat
And this weight off of your shoulders
 
Allora mi tolgo la giacca, tolgo le scarpe e non me ne vado. Lascio le mie cose in giro per la tua stanza, per terra, sulla sedia, così casa tua diventa anche un po’ casa mia. Improvvisamente sorridi, e mi ricordo perché vale sempre la pena restare, piuttosto che andarsene. Vale sempre la pena vederti sorridere, anche se questo significa poi combattere contro il tempo che scorre veloce e maligno.
Quando mi tolgo la giacca, sembra che tu sia meno appesantita. Come se un raggio di sole fosse riuscito a filtrare in una giornata nera, in una giornata piena di nuvole, lampi e tuoni.
“Non serve parlare”, mi dici. E mi baci, perché così il tuo dolore lo sento attraverso la pelle, la tua tristezza attraverso le labbra. Spero di leccartela via, la tristezza, quando percorro il tuo corpo con i miei baci.
Mi sorridi di nuovo (2 volte in pochi minuti, mi sento in paradiso), mentre circondi il mio corpo con le tue braccia; allora capisco che forse, ma solo forse, se ci sono io e ci sei tu il resto non fa così tanto male.
Like a force to be reckoned with
A mighty ocean or a gentle kiss
I will love you with every single thing I have
Like a tidal wave, I'll make a mess
Or calm waters, if that serves you best
I will love you without any strings attached

 


NDA: Questa è una sorta di song fic sulle note di Two degli Sleeping at Last. Per chi non conosce la canzone: ascoltatela, è bellissima.

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Capitolo 9
*** Paura (la tua o la mia?) ***


Things you said when you were scared / Le cose che hai detto quando avevi paura
 
La tua voce non emette suoni quando sei agghiacciata dalla paura, ma dentro di te parli e di questo ne sono sicura. Come quella volta che hai sbattuto la portiera e non mi hai chiesto di restare: ho dovuto lasciarti (troppi) messaggi e altrettante chiamate per convincerti finalmente a non scappare.
Ho solo paura che ti stufi di me.
Vorrei ridere, non per scherno ma per stupore: fa ancora strano sapere di essere importante, ma è da pazzi pensare che io mi possa davvero stancare. Chiudo gli occhi mentre ti sussurro al telefono di non avere timore: la paura è irrazionale ma forse io ti so calmare.


[107 parole]


NDA: questa piccola drabble partecipa, insieme ad altre che seguiranno, alla challenge "Things you said" indetta da Juriaka sul forum di EFP.

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Capitolo 10
*** Baci screpolati ***


Things you said after you kissed me / Le cose che hai detto dopo che mi hai baciato

Mani calde come il pane appena sfornato che mi accarezzano il viso, dita sicure che lo prendono senza farmi sfuggire: blocchi il mio sguardo e lo incateni al tuo prima di baciarmi.
È buffo perché un secondo dopo mi dici: «Sei bellissima»quando bella non lo sono mai stata e tantomeno mi sono sentita tale. Ma lo sussurri così piano che è difficile distinguerlo da un sospiro. Poi lo fai di nuovo: ti riavvicini. Le tue labbra screpolate si incontrano con le mie e forse, per un secondo, bella mi sento davvero.
Arrossisco, ma i tuoi palmi ancora premuti sulle mie guance un po’ riescono a coprirlo.

[109 parole]
 

NDA: anche questa drabble partecipa alla challenge "Things you said" indetta da Juriaka sul forum di EFP

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Capitolo 11
*** Tornare a casa ***


 
Things you said while we were driving / Le cose che hai detto mentre stavi guidando

Tornare a casa dopo essere stata da te è sempre come strapparsi un braccio e vivere per qualche giorno senza. Infatti, quando mi accompagni in macchina, ore diciotto circa, con il tramonto che stravolge il nostro campo visivo, c’è sempre una malinconia rarefatta nell’aria.
Ti dico che sono fortunata, che sono felice di averti, uso parole un po’ forti
«Sei colei che mi ha fatta toccare il fondo e che ora mi tiene a galla
Sbarri gli occhi, ti ho colpita. Io piango, mi prendi la mano.
«Non ci faremo più del male come un tempo
 Poi, hai continuato a guidare.

[104 parole]

 
NDA: questa drabble, come tutte quelle con questa tipologia di titolo, partecipano alla challenge "Things you said" indetta da Juriaka sul forum di EFP
 

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Capitolo 12
*** Riconoscersi ***


Things you said when you were crying / Le cose che hai detto mentre stavi piangendo
 
«Non mi riconosco più.»
Quasi non lo sento, mentre lo dici, perché hai il viso premuto contro il mio petto mentre ti fai abbracciare. La tua voce è strozzata, sapore di sale e sudore: stai piangendo?
Parlo piano per non intaccare il momento, ma di base non sto dicendo niente di importante: ho imparato che non posso fare niente per eliminare la tua sofferenza, se non evitare che peggiori.
La tua anima è nuda.
Forse è per questo che è bello dormire con te: quando scosti la coperta, ti liberi da quell’orgoglio opprimente; non ti spogli solo dei vestiti, ma anche delle maschere.

[106 parole]

 

NDA: questa drabble partecipa alla challenge "Things you said" indetta da Juriaka sul forum di EFP
 

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Capitolo 13
*** Allora, resto ***


Things you said with no space between us / Le cose che hai detto quando non c'era spazio fra noi due
 
Non ti insegnano “a dormire con qualcuno”. Lo si fa da bambini nel lettone della mamma, ma dopo anni in cui ti rigiri nel letto singolo della tua cameretta, non sei più in grado di relazionarti nel sonno con altri esseri umani.
Ma prima o poi devi scontrarti con un dato di fatto: l’altra persona – a tuo dire – avrà sempre più coperte di te.
«Amore ridammi la coperta e fatti in là che sto cadendo» mi dici.
Prendo il mio cuscino e mi allontano, nessuna parte dei nostri corpi si sfiora più.
Un secondo dopo mi attiri di nuovo a te.
«Non andartene, mi manchi.»
Allora, resto.


[107 parole]

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Capitolo 14
*** Cinquanta abitanti ***


Things you said with too many miles between us / Le cose che hai detto quando c'erano troppi chilometri fra noi due
 
«Non partire.»
«Starò via solo due giorni!»
Mi metti il broncio e io cerco di capire in tutti modi cosa ho sbagliato. Per messaggio sembri sfuggente e un po’ scontrosa: non mi lamento, è anche per questo che ti amo.
Ti inondo di domande per capire il problema, rimango attaccata allo schermo in attesa di una risposta.
«Quando non ci vediamo ma sei a casa non è un problema. È sapere che ci sono così tanti km a dividerci che mi fa sentire di più la tua mancanza.»
Milano è bella ma preferirei essere nel tuo paesino sperduto di 50 abitanti.
 
[105 parole]

 
NDA: sarò ripetitiva ma mi sento in dovere di dirlo, questa drabble partecipa alla challenge "Things you said" indetta da Juriaka sul forum di EFP
 

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