Compatibilità

di Arkady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 

< Mi piace, Pad… >.
 
Ma questa è la voce di Potter!
Riconoscendola, mi appiattisco contro il muro del corridoio del sesto piano, che stavo percorrendo per rientrare nella Sala Comune di Grifondoro in questo tiepido pomeriggio di fine Marzo.
Non è da me mettermi a origliare, ma il tono come addolorato del ragazzo mi incuriosisce.
E io sono curiosa da morire.
 
< Che ti piace c’ero arrivato anche da solo, e già da un po’, Prongs >.
 
La risposta dell’inseparabile Black è divertita e lievemente allusiva.
Stanno sicuramente parlando di Emily Jones, la Tassorosso del 5° anno che da mesi, e sempre più spesso, ho visto assieme a Potter.
Anche se da quest’anno è stata nominata Prefetto, non la conosco bene. Essendo più piccola e di un’altra casa non è quasi mai capitato di fare ronde con lei, e comunque non avevo motivo per entrarci in contatto.
Emily Jones già dall’anno scorso è una Cacciatrice nella squadra di Quiddich della sua casa, e probabilmente è così che lei e Potter si sono conosciuti.
 
< no, Pad. Mi piace proprio. >.
 
Potter ha marcato bene le parole, e adesso il tono sembra contrariato, come se la cosa gli desse profondamente fastidio, ma da dove sono nascosta non riesco a vedere i volti di nessuno dei due, e mi piacerebbe poter osservare le loro espressioni.
Rimango ferma immobile, non voglio farmi scoprire ed interrompere così la loro interessante discussione.
Oggettivamente Emily Jones è molto carina: fisico atletico, leggermente muscoloso ma non per questo sgraziato, anzi. Non è molto formosa, ha le curve giuste al posto giusto e questo, unito ai ridenti occhi azzurri che illuminano il piccolo viso ovale incorniciato da lunghi e setosi capelli neri, rende il suo aspetto decisamente invidiabile.
Con me stessa posso ammetterlo: la invidio un pochino anche io.
Da quello che ho visto o sentito dire in giro, poi, oltre che nel Quiddich è molto brava anche a scuola. Lavora sodo per non restare indietro con lo studio per via degli allenamenti e dei doveri di Prefetto, e ha moltissimi amici, sia maschi che femmine, sia di Tassorosso che di altre case. Sembra davvero una persona tranquilla e amichevole.
In una parola: deliziosa.
 
< oh >.
 
Mmh.
La laconica risposta di Black, solo leggermente sorpresa, potrebbe confermare il dubbio che mi sta sorgendo, a cui però non voglio affatto dare un nome, così mi concentro sulla conversazione che prosegue, dopo un attimo di silenzio.
 
< beh, cosa vuoi che ti dica, Prongs? >.
 
< tu… tu come la vedi, Pad? >.
 
L’insicurezza nella voce di Potter mi stupisce: è una cosa assolutamente nuova per le mie orecchie.
 
< Certo non puoi tenere un piede in più scarpe. Ma se ti piace e lei ci sta, buon per te! Che c’entro io?>.
 
< sei il mio migliore amico, Sirius. >.
 
< appunto, sono il tuo migliore amico e tu sei il mio. Non ti metterei mai nella condizione di dover scegliere tra me e la tua… ragazza. Se anche fosse antipatica, brutta, odiosa, fastidiosa ed insopportabile, me la farei andare bene. Anche se io e lei dovessimo essere incompatibili, la sopporterei per te, James.>.
 
Ascoltare questa conversazione sta demolendo quello che pensavo di sapere su Black e Potter.
Sono tre le cose che mi lasciano letteralmente a bocca aperta.
La serietà con la quale i due ragazzi stanno parlando tra loro e la profondità dell’ultima risposta di Black.
Questi due elementi non possono che confermare definitivamente quello che non ho voluto pensare poco fa: Potter si è proprio innamorato, non discutono di una storia da una botta e via o di una semplice cotta.
In secondo luogo, le loro parole dimostrano una maturità per me inimmaginabile se associata a loro due.
Il terzo fatto che mi spiazza, è il dispiacere che sto provando nell’apprendere che James Potter si è innamorato di Emily Jones.
Attraverso i vestiti, sento il freddo della pietra alle mie spalle, che sta reggendo il mio peso. Non so da quanto ho stretto i pugni, ma ora che li riapro e guardo i palmi, ci vedo i solchi delle lunette delle unghie.
 
All’inizio dell’anno, quando Potter aveva iniziato ad ignorarmi, se non evitarmi proprio, ne sono stata entusiasta.
Ero ancora furiosa con lui per quanto successo ai Gufo, anche se ero e sono perfettamente consapevole che, se anche quel giorno le cose non fossero andate così, io e Severus avremmo chiuso la nostra amicizia comunque. Ormai abbiamo intrapreso due strade profondamente diverse, che a lungo andare si riveleranno opposte.
Il primo mese del mio sesto anno mi era quindi apparso gradevolmente tranquillo: niente diatribe con Severus sulle sue nuove discutibili compagnie, niente litigate con le mie amiche per il tempo che passavo (sprecavo secondo loro) con il Serpeverde e niente battibecchi con Potter.
Cosa potevo chiedere di più?
Quando era arrivato metà Novembre, e con lui l’avviso apposto in bacheca per la prima uscita a Hogsmeade, il mio buon umore era andato alle stelle e se n’erano accorti davvero tutti.
Più volte avevo ridacchiato da sola, immaginandomi le trovate originali che avrebbe messo in atto Potter per chiedermi di andarci assieme e preparandomi già le repliche taglienti da rifilargli in risposta.
Il mio entusiasmo aveva iniziato a scemare, man mano che si avvicinava la data della gita e mi rendevo conto che non solo Potter non mi aveva ancora fatto alcuna delle sue solite sceneggiate, ma non mi aveva nemmeno mai rivolto la parola, se si escludevano qualche saluto e qualche obbligatorio scambio di informazioni.
Nemmeno sotto la Cruciatus avrei ammesso che mi mancavano James Potter e la sua impertinenza, ed è stato in quel momento che ho iniziato ad osservarlo di nascosto, a seguirlo dopo le lezioni, a sedermi relativamente vicino ai Malandrini in Sala Comune per sentire cosa si dicevano…
Così ho notato Emily Jones per la prima volta.
Li ho visti studiare assieme in biblioteca, passeggiare assieme nel parco, ridere e scherzare assieme agli altri tre Grifondoro e le amiche di lei.
Ed infine, li ho visti andare assieme ad Hogsmeade, solo loro due.
 
All’epoca ero rimasta basita quando, invece di provare felicità per essermi liberata di James Potter, mi ero sentita delusa.
Ho finto con tutti, esternando una contentezza che assolutamente non provavo e mascherando il mio malumore, e doverlo fare mi ha irritata parecchio.
Per quale assurdo motivo mi sentivo così?
Per quale assurdo motivo rivolevo le scenate con Potter?
Per quale assurdo motivo ero contrariata nel vedere la Jones che girava a braccetto con lui?
 
Poi Natale era arrivato e passato.
Al rientro dalle vacanze io e Potter ci siamo incontrati lungo il corridoio del treno in viaggio verso la scuola e, come se non avesse mai smesso, lui mi aveva punzecchiata sullo stile degli anni passati, con il suo solito ghigno beffardo sul volto.
Ci siamo scambiati un paio di botta e risposta che mi hanno davvero divertita, altra cosa che non avrei mai ammesso. Né allora, né mai. E invece di terminare con il classico < esci con me, Evans? > che non sentivo dal giorno dei Gufo, Potter si era avvicinato con uno sguardo indagatore, mentre ridacchiavo della sua ultima battuta.
Avevo smesso subito, congelandomi, quando mi ero accorta del suo movimento e avevo fatto un impercettibile passo indietro < Evans, stai ridendo? Tu stai ridendo davvero per qualcosa che ho detto io? > era sorpreso e divertito allo stesso tempo.
< non so di che parli, Potter! > avevo risposto, sorridendo di nuovo.
Mi era mancato, a me stessa lo potevo pure dire, e sono quasi sicura che fosse mancato anche a lui.
 
Con il nuovo anno abbiamo ripreso a stuzzicarci, addirittura inizio io molte volte, ma è diverso ora.
Non ci sono inviti ad uscire o mie battute acide sul fatto che preferisco la Piovra Gigante. Sono solo battute scherzose e pungenti tra due… amici?
Forse amici è un po’ troppo per definire me e Potter, alla fine non ci conosciamo davvero.
Lui sta continuando a vedersi con la Jones e io credo che lei ce l’abbia con me, forse per tutte le volte in cui Potter mi ha tormentato gli anni scorsi.
Ne sono convinta perché mentre con tutti è gentile e disponibile, con me è gelida come la lama di un pugnale, e altrettanto tagliente è il tono che mi riserva le rare volte che abbiamo dovuto interagire per una ronda.
 
< grazie, Sirius. È… beh è bello sentirtelo dire >.
 
La voce di Potter, davvero rincuorata, mi riporta al presente e dai rumori che sento, Black deve avergli dato qualche pacca di incoraggiamento, che lui ha restituito, prima di riprendere a parlare.
 
< cosa dovrei fare, secondo te? >.
 
< beh, per prima cosa penso dovresti dirlo alla Jones >.
 
< credo… credo abbia già capito qualcosa, in realtà >.
 
Aggrotto le sopracciglia e mi azzardo a sporgermi un pochino dal mio nascondiglio per riuscire a vedere i due ragazzi. Non capisco perché Potter ne sia così demoralizzato.
Potrei capire se la ragazza non sapesse nemmeno della sua esistenza, o se stesse con qualcun altro, a quel punto doverle confessare di esserne innamorato poteva rivelarsi difficoltoso.
Ma, da quello che ho potuto vedere, il sentimento mi pare essere totalmente ricambiato dalla Jones.
Quindi dov’è il problema?
Ed in ogni caso, dov’è finito il coraggio Grifondoro che Potter si vanta sempre di incarnare?
 
< sarebbe il caso che glielo dicessi in modo chiaro e diretto, non trovi, Prongs? >.
 
< si, hai perfettamente ragione… >.
 
I due stanno rimanendo in silenzio già da un po’ e sto valutando di uscire dal mio nascondiglio e fare finta di essere sopraggiunta solo in questo momento, ma la voce di Potter mi blocca.
 
< e poi? >.
 
Di nuovo quel tono timido che davvero poco gli si addice. Black sembra pensarla come me, infatti dopo un pesante sospiro riprende a parlare con enfasi.
 
< e poi si vedrà... Merlino, Prongs! Com’è che ti sei ridotto così? >.
 
< ne riparleremo quando capiterà a te, Pad >.
 
< Non ho nessunissima intenzione di finire rincitrullito in questo modo. >.
 
< perché, secondo te io ce l’avevo? L’ho fatto apposta? >.
 
Sorrido, divertita dallo scambio di battute. Forse ho intuito finalmente quale sia il punto: Potter avrebbe voluto continuare a sedurre e fare il rubacuori con la popolazione femminile di Hogwarts, esattamente come il Casanova suo migliore amico.
E invece si è innamorato.
Beh, d’altra parte chi non si sarebbe innamorato della deliziosa Emily Jones?
Scuoto la testa rassegnata e mi decido ad uscire da questa situazione. Dopotutto non sono affari miei.
Striscio un po’ indietro lungo il muro, e poi mi incammino come se niente fosse al centro del corridoio, svoltando l’angolo con noncuranza e trovandomi così di fronte ai due ragazzi.
Entrambi si girano a guardarmi quasi inorriditi dalla mia presenza, con occhi e bocca sgranati. La scena è talmente ridicola che non ce la faccio a restare seria e gli scoppio a ridere in faccia.
 
< Evans, a cosa dobbiamo questa tua ilarità? >.
 
< oh, Potter! Sembravi un cervo davanti ai fari di un’auto! >.
 
Mi asciugo le lacrime dovute alla mia allegria e noto l’occhiata allarmata che Potter lancia a Black, che a sua volta fa un sorriso strano, borbottando qualcosa di molto simile a < proprio un cervo, eh? >, prima di puntarmi gli occhi addosso.
 
< Evans? >.
 
< si, Black? >.
 
< avrei bisogno di una mano con… con il tema di pozioni! Pozioni, si. Saresti così gentile da aiutarmi? >.
 
Black che mi chiede una mano in pozioni? L’unico gesto che tradisce la mia sorpresa è il mio sopracciglio che si inarca.
 
< Pad, che diavolo fai? >.
 
Dal sibilo contrariato che Potter rivolge a Black, a cui si è avvicinato, è chiaro che anche lui è rimasto sorpreso dell’uscita del suo amico.
 
< Prongs, non avevi qualcosa da fare, tu? >.
 
Giusto. Potter deve andare a parlare con la Jones.
Quella di Black è solo una scusa per distrarmi e dare modo al suo amico di andare a fare la sua dichiarazione d’amore.
Mi esce uno sbuffo scocciato, prima che riuscissi a reprimerlo. Entrambi i ragazzi si voltano verso di me e io mi affretto a distogliere la loro attenzione dal mio fastidio.
 
< Black, se ti aiuto cosa ci guadagno? >.
 
< potrei proporti qualcosa che di certo non hai mai provato >.
 
Il ragazzo con il suo miglior sorriso malizioso, inizia a muoversi seducentemente verso di me e passandomi un braccio sulle spalle, mi sospinge poi verso il corridoio da cui ero sbucata.
La sua presa è decisa, ma al tempo stesso gentile e leggera, e mi ritrovo a camminargli abbastanza vicino da avvertire il suo profumo corposo, con una forte impronta maschile e con note speziate. La fragranza è magnetica e trasmette l’idea di un ragazzo energico, risoluto ma al contempo tenero, elegante e leggermente rude.
Ritengo che sia esattamente l’odore che rappresenta appieno l’attraente Sirius Black.
Persa in queste considerazioni, mi ci vuole qualche attimo in più per mettere assieme una rispostaccia sullo stile di quelle che di solito rifilo al suo amico, ma che comunque viene zittita da Potter, che richiama Black quasi indignato.
 
< Padfoot! >.
 
Black ridacchia e si torna a girare verso di lui, mantenendo quella sorta di abbraccio, che inizia ad imbarazzarmi e approfitto della sua distrazione per scioglierlo ed allontanarmi a distanza di sicurezza.
Sirius Black non è affatto il mio tipo, nonostante sia oggettivamente il ragazzo più affascinante di Hogwarts, credo di prediligere bellezze meno ombrose.
 
< io ed Evans ti aspettiamo in biblioteca, quando avrai fatto il misfatto. >.
 
Non ho alcuna intenzione di aiutare Black o passare del tempo con lui in biblioteca, ma d’altra parte in questo modo sarei la seconda a conoscere in tempo reale gli sviluppi dell’operazione di Potter.
E io sono curiosa.
Quindi intimo a Black di tenere le mani a posto e che in cambio lui aiuterà me con incantesimi, materia in cui il ragazzo eccelle più di chiunque del nostro anno. È una cosa indiscussa, per la quale ormai lui nemmeno si vanta più.
Black accetta di buon grado, e lasciato Potter a bocca aperta in mezzo al corridoio, ce ne andiamo via insieme.
 
---
 
Io e Black ci siamo seduti su un tavolo abbastanza vicino all’ingresso e io mi sono immersa nel libro di pozioni. Dopo poco mi sono dovuta arrendere all’evidenza di essermi buttata nello studio della mia materia preferita con un impegno eccessivo, solo per non pensare a Potter e la Jones, impegnati a festeggiare l’inizio ufficiale della loro storia con qualche sbaciucchiamento, o altro.
Quando mi rendo conto di aver torturato la mia piuma con quei pensieri fino a far restare praticamente solo il pennino intatto, arrossisco di colpo.
Azzardo uno sguardo verso Black, per cercare di capire se se n’è accorto, ma lui è forse più pensieroso e assente di me.
Ha aperto il libro ad una pagina che non è quella della pozione che avremmo dovuto vedere assieme e la sua pergamena è intonsa. Non ha nemmeno tirato fuori dalla borsa penna e inchiostro.
Si sta girando tra le mani uno strano specchietto rettangolare, e distrattamente si guarda in giro. Nel breve intervallo di tempo che passo ad osservarlo, lui ha puntato lo sguardo verso l’ingresso almeno tre volte e altrettante le ha rivolte allo specchio.
È evidente che nessuno dei due ha la concentrazione necessaria per studiare, così poso quello che rimaneva della mia povera piuma e assumo un tono il più noncurante possibile.
 
< cosa doveva fare di così importante il tuo amico? >.
 
Black drizza subito le orecchie, oserei dire come fanno i cani quando vengono chiamati, e mi rivolge tutta la sua attenzione. È teso, e mi sembra in difficoltà, mettendoci più del dovuto a fingere indifferenza.
 
< James, dici? Oh niente di che… >.
 
Oh, che diamine?!
Voglio informazioni e le avrò! Farò poi i conti sul perché le voglio.
 
< suvvia Black. Pensi che io sia stupida e di avermi fregato con la tua trovata? Non hai nemmeno aperto il libro alla pagina giusta >.
 
< sei tante cose, Lily Evans, ma di certo non sei stupida. >.
 
Mi ritrovo a sorridere per quella specie di complimento, e Black ammicca divertito, chiudendo il libro di pozioni. Non dice altro, e io lo incalzo.
 
< dunque? >.
 
< che io sappia non sei nemmeno una ficcanaso, Evans >.
 
Colpita e affondata. Abbasso gli occhi sul tavolo, sentendomi la peggiore delle pettegole e impiccione. Poi lo guardo di sottecchi, tentennando un po’.
 
< è solo che… beh, lui mi è sembrato titubante e tu… tu sei in ansia. >.
 
Black si gira da un’altra parte, e io sorriso. Adesso è lui ad essere stato colpito e affondato.
 
< James ha deciso di dare una pessima notizia ad una persona >.
 
Lo ha mormorato con tono serio e io devo aver aggrottato la fronte. Black mi ha sorriso, forse scambiando quel mio gesto per curiosità, ma io in realtà sono perplessa.
Perché pessima notizia? Non doveva andarle a dire che l’amava?
Ripensandoci, considerato che è la fine della vita da Don Giovanni di Potter, probabilmente per loro è una orrenda e nociva novità.
 
< non posso dirti di più, Evans. >.
 
Lo capisco, si. Non riesco a pensare ad una cosa più chiara ed inconfutabile della lealtà che lega James Potter e Sirius Black.
 
< si, scusa la mia invadenza >.
 
< mi fa piacere che ti preoccupi per noi >.
 
Questa volta inarco il sopracciglio, e la mia espressione deve essere stata ritenuta divertente da Black, perché mi sta ridendo in faccia.
Ma tu guarda questo!
 
< io non mi preoccupo per voi! Né per te, tantomeno per Potter >.
 
< sei proprio buffa. E non sai mentire. Guarda cosa hai fatto a quella piuma >.
 
Black continua a ridere, e io gonfio le guance indispettita, con il risultato di farlo ridere di più.
All’improvviso, smette di ridere e agguanta lo specchietto con cui aveva giocato fino a poco prima.
Mi pare di avergli sentito mormorare un “arrivo” mentre lo scrutava attentamente, ma non ne sono sicura. Sta di fatto che Black si alza in fretta, raccattando le sue cose e buttandole alla rinfusa nella borsa.
Prima di andare via, pare ricordarsi che esisto e mi rivolge uno sguardo di scuse.
 
< devo scappare. Grazie per… >.
 
Sventola la mano tra noi, probabilmente non trovando le parole per definire cosa abbiamo fatto in questo tempo passato assieme. Studiato no di certo. Chiacchierato? Mah, mi pare un termine fin troppo sostanzioso per quelle poche battute che ci siamo scambiati.
 
< figurati. >.
 
Rispondo alzando le spalle.
Sto per proporgli di tornare in sala comune assieme, ma è probabile che lui non stia andando lì. Mi cade l’occhio sullo specchietto che ancora tiene in mano, e mi immagino che in un qualche qual modo sia una sorta di walkie talkie che usano Black e Potter per comunicare a distanza.
Avrebbe sicuramente un senso e non sarebbe affatto strano o impensabile che loro due fossero stati in grado di creare dei simili oggetti magici, nonostante sicuramente non sappiano cosa siano i walkie talkie.
Per quanto mi scocci anche solo pensarlo, questi due ragazzi sono davvero brillanti e capaci, a dispetto del fatto che si applichino davvero poco nello studio. Ho avuto modo di assistere o vedere in funzione altre loro creazioni, e devo ammettere (almeno con me stessa) che alcune sono geniali.
In silenzio inizio a sistemare con calma le mie cose, non ho mai avuto veramente voglia di studiare, nemmeno pozioni. Andrò in Sala Comune a distrarmi, in attesa che Potter torni a soddisfare la mia crescente curiosità.
 
< potremmo rifarlo, qualche volta, Evans >.
 
La voce di Black, che pensavo se ne fosse già andato, mi spaventa.
Butta lì le sue parole con noncuranza e quando io, realizzando con sorpresa la proposta contenuta nella frase, alzo lo sguardo su di lui, incrocio i suoi profondi occhi grigi, intravedendoci una scintilla che so come interpretare.
È evidente che ha fretta di andarsene, ma resta in piedi a scrutarmi, in attesa della mia risposta.
 
< perché no, Black? >.
 
Mi sorride, oserei dire compiaciuto, e lo osservo filare via, mentre la bibliotecaria gli urla dietro che non dovrebbe correre lì dentro.
Rimasta sola, mi domando cosa esattamente dovremmo rifare, qualche volta. Stare seduti vicini in silenzio ognuno perso nei propri pensieri?
 
---
 
Ieri sera la curiosità mi ha praticamente divorata, e mi sono aggirata in Sala Comune fino a tardi, ma di Potter e Black, o di Remus e Minus, nemmeno l’ombra.
Così stamattina li ho subito cercati alla tavola Grifondoro, come mi sono seduta.
Il primo su cui mi si posa lo sguardo è Black: di diversi centimetri più alto dei suoi amici, lui e la sua trasandata capigliatura mezza legata in un codino, spiccano sempre tra le teste di chi lo circonda.
Ma per quanto spettinato sia Sirius Black, non può nemmeno vagamente competere con l’indisciplinato ammasso di capelli che Potter ha in testa ed insiste a risaltare passandoci costantemente la mano dentro.
Se lo avesse visto Medusa, sarebbero stati lei ed i suoi serpenti a pietrificarsi, altroché.
Mentre Potter, come leggendomi nella mente, si infila una mano nei capelli, io abbasso lo sguardo sul suo viso, trovandolo inspiegabilmente mogio, mentre fa un piccolo sorriso a Remus, seduto di fronte a lui.
Curiosa e perplessa, mi giro verso il tavolo Tassorosso, cercando senza esito Emily Jones.
Troppo contenta per fare colazione assieme ai comuni mortali?
Guardo di nuovo verso Potter, forse da quella distanza ho confuso la sua espressione. Probabilmente è solo stanco dopo una notte sfrenata di sesso con la Jones, che almeno ha avuto il buon gusto di non farsi vedere.
Questi miei pensieri mi stanno infastidendo, e distratta mi accorgo che Black deve aver intercettato il mio sguardo, dato che mi sta sorridendo, sventolandomi una mano a mo’ di saluto.
Assottiglio gli occhi e gli faccio un cenno brusco con il capo. Poi concentro tutta la mia attenzione sulla mia colazione, divorandola con irritazione crescente.
 
---
 
Sono passati due giorni, e c’è qualcosa che non mi quadra.
La Jones è sparita, o meglio non l’ho più vista aggirarsi nei pressi di Potter. C’è anche da dire che ho evitato accuratamente sia lui che i suoi amici, quindi magari sono io che non li ho visti assieme e lei non è affatto sparita.
Ma per la scuola ci sono strani mormorii, e sentendo due ragazze Grifondoro del 5° anno parlarne, con noncuranza mi avvicino a loro e chiedo se sanno cos’è successo.
Una delle due si lancia in un logorroico racconto delle voci più disparate che aveva sentito, e grazie a Merlino la sua amica Emmeline ad un certo punto la interrompe, riportandomi l’ipotesi che pare la più verosimile.
Mano a mano che me la espone, mi ritrovo a rileggere l’intera conversazione che avevo origliato tra Potter e Black sotto un’altra luce.
Pare, infatti, che Potter e la Jones si siano lasciati, o meglio che lui l’ha lasciata perché innamorato di un’altra e lei, giustamente, non l’ha presa bene.
Emmeline, che mentalmente ringrazio di nuovo per avermi salvato dal monologo dell’amica, mi racconta che durante l’ultima ronda è capitata con lei, ed era stato notevolmente evidente che avesse pianto.
Non sapeva se lui le avesse rivelato il nome di quest’altra ragazza, ma se anche fosse, la Jones non lo aveva divulgato.
Ringraziando entrambe, le saluto e mi concedo una passeggiata fuori nel parco.
Mi sento… tante cose assieme.
Sono felice di aver avuto torto nel pensare che Potter si fosse innamorato della Jones.
Mi sento perfida per il fatto di essere felice della sofferenza della Jones.
Sono maledettamente curiosa di sapere chi sia questa altra ragazza.
Ma sono anche in apprensione per questo, perché una parte di me non lo vuole sapere affatto.
Una parte di me vorrebbe che restasse tutto come negli ultimi mesi, tra me e Potter.
Una parte di me si rende conto che penso sempre più spesso a lui, che vorrei passare più tempo assieme a lui, che vorrei andare oltre i nostri botta e risposta.
Una parte di me vorrebbe approfondire la sua conoscenza, vorrebbe apprendere su di lui tutte quello che posso, comprese altre cose singolari come quelle che ho scoperto origliando la conversazione con il suo amico.
Vorrei frequentarlo davvero, sapere cosa si nasconde sotto quella maschera di strafottenza e arroganza che mi riserva sempre. Anche se negli ultimi mesi si è mostrato più giocoso e simpatico, che altezzoso e sbruffone.
Vorrei essere sua amica.
Questo pensiero mi riempie la testa come un ronzio, sovrastando tutti i rumori che mi circondano.
 
< Evans che ti ha fatto quell’erba che stai crudelmente strappando? >.
 
Mi sembra di sentire qualcuno che mi parla, ma è così lontano…
 
< Evans? Stai bene? >.
 
Qualcuno mi sfiora e il peso leggero che si posa sulla mia spalla mi fa sussultare, il ronzio si zittisce e mi ricollego con il presente, ritraendomi di scatto da quel contatto.
Ho il fiato corto e respiro a piccoli sorsi. Ho caldo, un sacco di caldo e mi sento le mani sudate.
Davanti ho il soggetto dei miei pensieri, inginocchiato accanto a me con ancora il braccio con cui mi ha toccato a mezz’aria.
In piedi, dietro di lui, vedo Black che mi sorride, con accanto Remus e Minus che stanno salutando con la mano.
 
< Ciao >.
 
Il mio sussurro è così flebile che forse non lo ha sentito nemmeno Potter che è il più vicino.
 
< Cosa… Cosa c’è? >.
 
Ci riprovo, con un po’ più di decisione.
 
< stavi estirpando questi poveri fili d’erba manco ti avessero offesa >.
 
Abbasso gli occhi sulle mie mani e mi rendo conto che Potter ha ragione, i piccoli cadaveri verdi sono ovunque attorno a me e mi sono pure sporcata la gonna di terra.
 
< dì la verità, stavi pensando a me. Questi rappresentano i miei indiscutibilmente eccezionali capelli >.
 
< cosa? >.
 
Mi è uscita una voce stridula che nemmeno una Mandragola reggerebbe il confronto.
Son sicura di essere arrossita come, se non di più, i miei capelli. Mi sento la faccia bruciare e le mani ancora più sudate.
 
< Evans, sei sicura di stare bene? >.
 
Il suo sguardo divertito, ora è preoccupato. Mi scruta dalla punta dei piedi a quella dei capelli, soffermandosi a lungo sul mio viso.
 
< non è che hai la febbre? >.
 
Mi si avvicina, allungando una mano verso la mia fronte.
Ho giusto il tempo di rendermi conto di non essere mai stata così vicina a Potter da vedergli quella sfumatura dorata nelle iridi nocciola, prima di alzarmi di scatto e allontanarmi da lui ed il suo braccio teso.
 
< no che non ho la febbre, idiota! >.
 
Lo dico con rabbia, e registro la perplessità della sua espressione, come anche l’imbarazzo che deve colorare la mia, il divertimento su quella di Black e la preoccupazione di Remus.
Mi giro e scappo via da loro, complimentandomi per il modo così coraggiosamente Grifondoro con il quale ho affrontato la situazione.
 
---
 
Ho dovuto aspettare una settimana prima di riuscire a non scappare a gambe levate davanti a Potter.
L’ho evitato come il vaiolo di drago, e sono certa che sia lui che i suoi amici se ne siano accorti.
Io…
Maledizione!
Ho scoperto di provare interesse per lui. Per il nemico!
Ma come diavolo ho fatto a cascarci?
No, no! Non posso dargli questa soddisfazione!
Assolutamente, sarà un segreto che mi porterò nella tomba.
Nemmeno lo conosco, come Merlino è possibile che mi piaccia?
Però mi manca…
Mi mancano i nostri battibecchi, e sono io stessa ad evitarli.
Sono l’incoerenza fatta persona.
 
< ma si può essere così idioti? >.
 
< di nuovo a pensare a James, Evans? >.
 
Non mi sono accorta di averlo detto ad alta voce, finché Black non fa quella stupida battuta.
Arrossisco all’istante, ma trovo la dignità di ribattere.
 
< al contrario di te, Potter non è il centro del mio universo >.
 
Lo potrebbe star diventando, però. E questo non va bene.
Non. Va. Bene. Affatto.
 
< ok, ok… non ti scaldare. Senti, sei stata un po’ latitante ultimamente e noi abbiamo in sospeso quell’aiuto su pozioni da parte tua, e quello di incantesimi da parte mia >.
 
Lo guardo perplessa, e lui sorride.
 
< Merlino, Evans! Ma cos’hai sta settimana? Non ti ricordi più del nostro accordo? >.
 
< pensavo… pensavo che fosse solo una scusa >.
 
Replico io, cercando di eliminare mentre parlavo il tono titubante che mi è uscito.
 
< beh, in quel momento ammetto che lo era, ma ora mi serve davvero una mano con l’Elisir dell'Euforia e a te serve per l’incantesimo evanescente >.
 
Mi stupisco, è così evidente che non mi è proprio riuscito quell’incantesimo?
 
< si l’ho notato >.
 
Ma che fa, legge nel pensiero adesso?
Assottiglio gli occhi, come a sfidarlo a farlo ancora, ma lui rimane confuso dal mio comportamento.
Mi arrendo, sospirando.
La dimostrazione pratica con Vitius per l’incantesimo evanescente è tra pochi giorni e io non sono riuscita nemmeno a far sbiadire gli oggetti su cui mi sono esercitata. Mary e Alice non se la cavano meglio di me.
Quindi il suo aiuto mi serve.
 
< ok. Possiamo fare dopo cena o preferisci domani? >.
 
< perché non ora? >.
 
< non avete gli allenamenti? >.
 
Mi sono studiata gli orari della settimana, sapendo di poter stare tranquilla in quei frangenti, anche se è evidente che non è servito a nulla, dato che Black mi ha pizzicato a pensare al suo amico.
Lui aggrotta le sopracciglia, come se ci stesse pensando davvero, poi mi rivolge un sorriso splendente.
Un brivido mi corre per tutta la schiena.
Ho un brutto, bruttissimo presentimento. Il mio corpo urla “pericolo” e quella scintilla che gli vedo negli occhi non fa che aumentare la mia preoccupazione.
 
< hai ragione. Dopo cena è perfetto. Sala comune? Diciamo le 20? >.
 
< o-ok >.
 
Ho balbettato. Merlino, ho balbettato!
Ma che diamine mi prende?
Mi giro e fuggo, prima che lui possa iniziare a mettermi in seria difficoltà.
Cosa si era bevuto il cappello per mettermi nella casa dei cuori impavidi, dato che è evidente che sono più incline a scappare come una vigliacca??
Ed il bello arriverà solo stasera.
 
---
 
Non sono riuscita a toccar cibo a cena, sono in ansia.
Seduta sulla mia poltrona preferita fisso le fiamme nel camino, ma non riesco a rilassarmi nemmeno così.
Perché poi sono così agitata per un paio di ore di studio con Black?
 
< Ciao Evans >.
 
Black si siede nel divano accanto al mio, e poco dopo Potter lo imita.
Che diamine ci fa Potter qui?
 
< Ciao Black, Potter >.
 
Grazie a Merlino non mi trema la voce e sono riuscita ad infilarci il giusto quantitativo di finta indifferenza.
Dopo qualche minuto di silenzio, nel quale noi tre spostiamo gli occhi dall’uno all’altro, come se fossimo in un film western, Black alza le braccia.
 
< eccoci qui. Da cosa vuoi partire? >.
 
Perché non partiamo dal capire perché Potter è qui?
A saperlo, avrei insistito di più almeno con Mary. Ad Alice è stata proposta una serata assieme ai ragazzi del settimo anno, e lei ha accettato subito con entusiasmo, ben felice di passare del tempo con Frank Paciock, la sua cotta dall’inizio del 5° anno. Ha esteso l’invito a me e Mary, e tra le due cose, la mia migliore amica ha scelto la cosa più divertente.
Inspiro e poi butto fuori l’aria dal naso, sarà una serata lunga, temo.
 
< hai già scritto il tema di pozioni e hai bisogno di rivederlo o devi cominciarlo di sana pianta? >.
 
< la seconda, sia io che James. >.
 
E ti pareva.
Guardo Potter, sperando che capisca da solo che vorrei sapere perché si è autoinvitato.
Non ho fortuna, e quindi glielo chiedo in modo indiretto.
 
< anche tu non hai capito l’Elisir dell'Euforia? >.
 
< non capisco perché ci sia bisogno di una pozione del genere, ad essere onesti. >.
 
< non tutti sprizzano gioia costantemente da tutti i pori come te, Potter >.
 
Replico io con un tono più tagliente di quello che volevo dargli.
 
< questo lo so, Evans. Ma a che serve essere di buon umore per finta? >.
 
Anche la risposta di Potter è pungente e rimango un po’ spiazzata dalla seconda parte.
Per fortuna è Black a riprendere subito a parlare.
 
< McGregor ne ha preso un calderone intero quando lo abbiamo battuto all’ultima partita, ed è rimasto in infermeria una settimana, a cantare a squarciagola e ridere in modo incontrollabile. >.
 
Sorrido, mentre loro due ridacchiano, ripensando all’episodio di qualche settimana prima.
 
< Aggiungendo un ciuffetto di menta piperita si possono controbilanciare gli effetti collaterali del canto esagerato e del pizzicore al naso. >.
 
Entrambi mi guardano sorpresi. Potter inizia anche a prendere nota di quello che ho enunciato, poi aggrotta la fronte e cancella quello che ha scritto.
Io inarco un sopracciglio, guardandolo perplessa e quando lui incrocia il mio sguardo sorride.
 
< non è credibile che io sappia una cosa del genere. Lumacorno penserebbe che ho copiato il compito. >.
 
In effetti ha ragione.
Mi incupisco appena, pensando che l’unico studente della nostra classe che potrebbe scriverlo sul tema, oltre a me, è Severus Piton.
Sospiro pesantemente e chiudo gli occhi per un secondo.
 
< vuoi che te la prepariamo? >.
 
Riapro gli occhi e guardo Potter. Ha usato uno strano tono nel pormi la sua domanda, un misto tra divertito, preoccupato e contrariato.
 
< a che serve essere di buon umore per finta? >.
 
Chiedo con un mezzo sorriso, usando le sue stesse parole, e lui me ne restituisce uno stiracchiato che raramente gli ho visto.
Spiego loro l’intero procedimento, facendogli vedere anche i movimenti con la bacchetta ed entrambi mi sorprendono prestando attenzione alle mie parole e prendendo appunti sulle modalità e sull’ordine con il quale è corretto preparare gli ingredienti.
Certo non sono mancate le interruzioni con qualche battuta inopportuna da parte di entrambi, e abbiamo anche avuto modo di perderci in qualche chiacchiera leggera. Ma devo ammettere che invece di infastidirmi, sono state delle divertenti piccole pause che hanno alleggerito il tempo di studio.
Terminato l’argomento pozioni, sarebbe il momento di cominciare a vedere incantesimi, così chiudo il libro e guardo Black.
Lui guarda Potter e anche io sposto lo sguardo sull’altro ragazzo, chiedendomi di nuovo perché sia lì con noi, non che la sua presenza mi abbia disturbato, anzi. È stato stranamente piacevole studiare con loro due.
 
< dunque? >.
 
Chiedo, dopo che il silenzio si è protratto per più di un minuto.
 
< Evans come te la cavi con l’incantesimo Snuffifors? >.
 
La domanda di Black mi spiazza, ma non doveva aiutarmi con l’incantesimo evanescente? Che c’entra l’ultimo incantesimo che ci ha spiegato la professoressa McGranitt a trasfigurazione?
 
< a lezione non mi è venuto, ma ammetto di non averci messo troppo impegno, è un incantesimo abbastanza inutile >.
 
Mi dispiace dirlo, ma non vedo perché mi dovrebbe interessare, a me o a qualcun altro, di trasformare un libro in un topo.
 
< ci avrei giurato >.
 
Potter ridacchia e io gli sorrido divertita.
 
< tu immagino che lo sia riuscito a fare subito, vista la tua avversione per i libri. >.
 
Black si mette a ridere, Potter mi sorride e si passa una mano nei capelli, raddrizzandosi compiaciuto.
 
< ebbene si, sono l’unico che ha soddisfatto la cara Minerva l’altro giorno >.
 
< ora che abbiamo assistito alla quotidiana dose di strabordante strafottenza di Potter, mi spiegate che c’entra lo Snuffifors? >.
 
< Come hai fatto? >.
 
Remus è appena arrivato in Sala Comune, di rientro da una ronda immagino, e ha quasi urlato la sua domanda.
Sta guardando tutti e tre incredulo, e non posso dargli torto: io Potter e Black che pacificamente studiamo insieme deve essere una visione bizzarra per tutti.
Mi sfugge a chi sia rivolta la domanda: a me che li ho fatti studiare, a Black che è riuscito a convincermi a passare una serata insieme a lui e Potter, o a quest’ultimo che non si è ancora fatto affatturare da me.
Scoppio a ridere, perché la faccia di Remus è davvero comica, e gli altri due ragazzi mi seguono a ruota.
Black gli parla del nostro accordo sull’aiuto reciproco, e dopo aver lanciato un’occhiata a Potter, Remus guarda me stupito.
Io scrollo le spalle e poi mi alzo. Se Remus è rientrato dalla ronda devono essere quasi le 23, questo significa che io Potter e Black abbiamo passato insieme quasi tre ore.
 
< vista l’ora, direi che ci riaggiorniamo >.
 
Il tempo è davvero volato e quasi mi dispiace doverli salutare. Sono state ore davvero piacevoli, contro ogni mia aspettativa.
Ma ora è Black a dover tenere fede alla sua parte di accordo, quindi ripeteremo sicuramente l’esperienza ancora una volta.
Mi volto a guardare Potter, chiedendomi ancora perché si sia voluto imbucare, e lui mi sorride.
 
< allora buona notte, Evans >.
 
< Buona notte, Potter. >.
 
Penso sia la prima volta in sei anni che ci auguriamo la buona notte, e dal sorriso storto che ha, credo stia pensando la stessa cosa.
 
< Buona notte anche a voi >.
 
Aggiungo guardando prima Black e poi Remus, ed infine mi dirigo verso le scale del dormitorio femminile.


---
Ciao a tutti coloro che sono giunti fin qui.
Ecco a Voi il primo capitolo di 4, la storia è già tutta scritta, e spero vi piacerà.
E' un'idea, confido di Vostro gradimento, che mi è venuta mentre sono alle prese con un'altro racconto ben più lungo e articolato, sempre riferito al contesto Malandrini, e che vorrei finire prima di iniziare a pubblicare.
Ho letto molte di queste storie e si assomigliano un po' tutte, a meno che non si prendano strade che si muovono lontane da quelle poche e sporadiche informazioni disseminate nei libri o in qualche dichiarazione che zia Row ha rilasciato.
Non ricordo di aver letto cose similari da cui posso aver preso l'ispirazione, ma se qualcuno dovesse accorgersi di eventuali rassomiglianze con qualche suo scritto e/o storie che ha letto, non esitate a segnalarmele.
Qualsiasi Vostro parere è ben accetto, positivo o negativo che sia.
Mi auguro che il mio modo di scrivere sia lineare e scorrevole, e che sia riuscito a trasmettervi quello che desideravo.
Scrivo per divertirmi, è un passatempo gradevole che vorrei coltivare, e confido in Voi per migliorarmi, soprattutto in vista dell'altro racconto che è ancora in stesura.
Grazie a tutti per l'attenzione.
Arkady

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
Il nostro è diventato presto un vero e proprio gruppo di studio e non solo.
Mercoledì pomeriggio in biblioteca e martedì e giovedì sera in sala comune ci riuniamo io, le mie compagne di stanza, Mary e Alice, e i quattro Malandrini.
Tutto è nato dallo scambio di aiuti che doveva essere tra me e Black, ma che presto si è esteso all’intero sesto anno Grifondoro.
Ammetto che questa apertura ad altre persone a me più congeniali e con le quali ho più confidenza, mi ha notevolmente tranquillizzata, nonostante anche la seconda sessione tra me Potter e Black sia stata serena e piacevole come la prima.
Per lo più studiamo, ma ultimamente non mancano le serate a giocare a sparaschiocco, a scacchi magici o anche giochi babbani, oppure semplicemente a chiacchierare tra noi.
Ognuno ha una materia con cui ha più affinità e aiutandoci a vicenda abbiamo tutti migliorato molto i nostri voti in quelle materie più faticose e pesanti, come per me è Cura delle Creature Magiche.
All’inizio mi aveva affascinato lo studio di questi esseri completamente sconosciuti, come gli Unicorni, gli Asticelli o i Knarl, creature per lo più pacifiche, ma quando ho avuto a che fare con gli Avvicini, i Billywig o i Fiammagranchi, il mio interesse è evaporato quasi all’istante.
Mary e Minus invece li adorano, ed entrambi fanno di tutto per aiutare me e tutti gli altri che non sono particolarmente inclini o interessati alla materia.
Remus e Alice sono eccezionali in Difesa contro le arti oscure, anche Potter e Black se la cavano, ma loro sono i migliori rispettivamente in Trasfigurazione ed Incantesimi. Io, infine, sono la più preparata in Pozioni ed Erbologia.
Antiche rune la seguiamo solo io, Potter, Black e Alice, mentre gli altri frequentano Aritmanzia. A volte, in vista dei compiti o interrogazioni in queste materie facoltative, ci dividiamo in questi due gruppi ridotti.
 
Oggi pomeriggio è una di queste volte.
Mary, Minus e Remus sono andati in biblioteca, mentre noi altri abbiamo optato per goderci il timido sole di inizio Maggio fuori nel Parco.
Alice in realtà, ci ha abbandonato dopo nemmeno mezz’ora, raggiungendo il suo nuovo fidanzato Frank per una passeggiata in riva al lago.
E così eccomi qui, come agli inizi: io, Potter e Black.
In questo mese siamo andati particolarmente d’accordo: l’ascia di guerra tra me e Potter è stata definitivamente sotterrata. Ogni tanto ancora ci punzecchiamo, ma ormai è un gioco scherzoso tra noi. Per quanto non manchino a volte risposte pungenti da parte di entrambi, il tono è sempre gioioso e non più tagliente o cattivo.
Ho scoperto diverse cose con questa semipacifica convivenza: il colore preferito di Potter è il rosso, ama i Pallotti cioccocremosi e mangerebbe Yorkshire pudding come se non ci fosse un domani.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che sa anche essere serio per più di cinque minuti di fila, che in Trasfigurazione è davvero competente ed è in grado di spiegare agli altri in modo semplice e senza fare il saccente, come invece mi ero immaginata.
Per ora ho distinto e memorizzato tre modalità di passiamo-la-mano-nei-capelli, ma sono sicura che ce ne siano anche altre: c’è quella per mettersi in mostra ed atteggiarsi a gran figo, che ormai conosco a memoria da anni. C’è quella quasi imbarazzata del “non so cosa dire e quindi mi spettino per guadagnare tempo” e c’è quella sovrappensiero, di cui lui nemmeno si accorge.
Lo ha appena fatto, aggrottando la fronte sul testo da tradurre ed iniziando poi a sfogliare il libro in cerca di quello che gli serve.
Sposto lo sguardo su Black, che lavora sereno. Anche di lui mi ha stupito la pazienza che possiede nel chiarire i dubbi degli altri, soprattutto con Minus. Tutti e tre, in realtà sono quasi materni con il più impacciato del loro gruppo e sono davvero molto affiatati gli uni con gli altri, anche se il rapporto Potter-Black è nettamente ad un livello superiore. Si riescono a capire al volo con uno sguardo, e a volte non serve nemmeno quello per intendersi tra loro, basta una parola, un gesto che per chiunque passa inosservato ma tra loro è un segnale...
Anche di Black ho imparato qualcosa: preferisce il blu scuro, a colazione non può rinunciare agli Scotch eggs, la cui mancanza comporta davvero una brutta, brutta giornata, e ha sempre con sé un paio di Calderotti, che non offre nemmeno a morire.
All’ultima vittoria di Grifondoro, nella festa che è seguita in sala comune, ha tirato fuori una bottiglia di Rum di ribes rosso al Whiskey Infuocato, che ha dichiarato prediligere di gran lunga al semplice Whiskey Incendiario.
Io ho assaggiato entrambi, su sua fastidiosa insistenza, quando ci si mette è peggio di Potter a volte, e ho deciso che rimarrò sulla Burrobirra.
Con le ragazze non è lo stronzo che mi immaginavo fosse. Non è Black a cercarle, ma sono loro che arrivano da lui come le api con il miele, anche se lui non fa assolutamente nulla per attirarle, a parte esistere.
Ho potuto assistere ad un paio di approcci e non crederò più a quelle che si lamentano di essere state usate da lui per un po’ di sesso, perché il ragazzo in quelle occasioni ha subito messo in chiaro quale fosse la finalità del suo interesse. Questa cosa me l’aveva riferita Remus già dall’anno scorso, ma onestamente non gli avevo dato retta, pensando volesse solo difendere il suo amico, ma ora che l’ho visto con i miei occhi, mi sono dovuta ricredere.
Sono rimasta meravigliata quando mi hanno raccontato che ad entrambi piace il Rock and Roll e parecchie band babbane, non me lo aspettavo proprio da due purosangue.
Black adora anche le motociclette e devo ammettere che ce lo vedo davvero bene con la giacca in pelle, i Raiban ed i jeans a zampa in sella alla Triumph Bonneville di mio padre.
Anche lui ama le moto, sin da quando era ragazzo, e ora se n’è presa una del 1959 da risistemare. Mi sono ripromessa di chiedergli di mandarmi un paio delle riviste che copra regolarmente, e quando l’ho raccontato a Black, mi è sembrato un bambino davanti al regalo di Natale che desiderava tanto.
La stessa espressione che Potter aveva sfoggiato quando, per i suoi 17 anni, oltre al tradizionale orologio d’oro, i suoi genitori gli avevano regalato la Nimbus 1905, ultima uscita sul mercato.
Non che io sia così informata sui modelli delle scope, ma Potter lo ha ripetuto talmente tante volte ed in più occasioni che anche l’intera popolazione del Lago nero, tra cui la mia amata Piovra Gigante, conosce tutte le caratteristiche della sua nuova scopa.
 
Osservo entrambi a turno, tutti e due sono concentrati sulla traduzione che dobbiamo presentare tra un paio di giorni. Io invece mi sono fermata a metà, quando Alice se n’è andata, e sono un po’ a disagio, anche se i due ragazzi non stanno facendo assolutamente nulla che mi metta in imbarazzo, anzi.
Black è il più preparato in Antiche Rune, da quel che ho capito i suoi genitori gliele hanno fatte studiare fin da bambino, prima di Hogwarts. È di dominio pubblico il fatto che lui e la sua famiglia siano in pessimi rapporti, quindi mi sono ben guardata da chiedere delucidazioni in merito.
 
< ti sei bloccata, Evans? >.
 
Il ragazzo ha alzato gli occhi e mi ha pizzicato a guardarlo. Cerco di mascherare il mio imbarazzo nell’essermi fatta beccare e gli chiedo una mano per la traduzione di una piccola parte.
Black mi si accosta, per poter vedere a che punto sono e aiutarmi.
Ormai mi sono abituata alla sua vicinanza, all’inizio mi turbava molto, ma poi è diventato quasi naturale. Anche se spesso fa il malizioso, l’ho visto seriamente all’opera e decisamente non è la stessa cosa.
 
< non sono ancora arrivato a questo punto. Come fai ad essere già qui? >.
 
< io e Alice avevamo cominciato un paio di giorni fa >.
 
Lui scruta ancora un momento la mia pergamena, e poi guarda Potter, come pensando a qualcosa.
Sposto anche io lo sguardo su Potter, che ha gli occhi puntati sul suo amico e mi sembra contrariato ed infastidito.
Quando li sposta su di me, gli rivolgo un timido sorriso e lui mette in scena il passiamo-la-mano-nei-capelli imbarazzato, distogliendo lo sguardo.
Ma che è successo?
Mentre me lo chiedo, Black si alza e si dà un paio di pacche ai pantaloni.
 
< dove vai? >.
 
Io e Potter abbiamo parlato assieme, uno sull’altra, e ora ci guardiamo un po’ a disagio.
Black invece ridacchia.
 
< non scappo, tranquilli. Vado in biblioteca a prendere il libro che ci serve. Intanto, Evans, potresti aiutare James ad arrivare allo stesso punto, così quando torno partiamo da lì >.
 
E se ne va prima che io o Potter possiamo ribattere.
Sto ancora guardando la schiena di Black allontanarsi, cercando di dare un senso allo strano tono che ha usato e all’occhiata che ha lanciato a Potter, che me lo ritrovo seduto accanto.
Non l’ho sentito spostarsi, ma avverto il suo calore sfiorarmi la pelle ed il profumo invadermi le narici. È davvero buono, un odore di pulito, deciso e dolce. Sa di bosco e di primavera, con una nota aromatica di legno e cuoio. Carismatico e intrigante, un po’ come il suo proprietario.
Alla sua vicinanza non mi sono abituata affatto, mi sento impacciata e goffa e vorrei si allontanasse.
Ma vorrei anche che restasse qui.
Prendo la sua pergamena e mi concentro sulla sua scrittura, come se questo potesse zittire le sensazioni che provo. La sua calligrafia è disordinata, ma non per questo difficile da leggere.
Gliela rendo e lo aiuto nella traduzione, anche lui mi pare un po’ in imbarazzato, ma entrambi ci rilassiamo man mano che passa il tempo.
Non ci vuole molto ad arrivare al punto in cui mi sono bloccata, e dato che Black ancora non è tornato, Potter intavola una chiacchierata leggera e io mentalmente lo ringrazio, perché se fossimo rimasti in silenzio probabilmente sarei tornata ad irrigidirmi.
Sposta il libro e tutto il resto, prende la sua borsa e la appoggia dietro di sé, infine si distende usandola come cuscino. Io resto seduta, e mi giro di lato verso di lui, in modo che possiamo continuare a chiacchierare guardandoci in volto.
Mi rendo conto sorridendo che mi sento perfettamente a mio agio così.
L’erba è soffice e contrasta la durezza del terreno sottostante, il sole scalda molto, per essere solo inizio Maggio.
Potter infatti è rimasto in camicia, con le maniche tirate su, mentre io ho tenuto addosso il gilè, a protezione della leggera brezza fresca che arriva da est e fa muovere le fronde degli alberi sopra di noi, creando graziosi giochi di luce e ombra su di noi.
Li sto osservando sul volto di James, e lo trovo affascinante.
No, aspetta un secondo.
Cosa ho appena pensato?
Mi pietrifico e distolgo lo sguardo prima che lui se ne possa accorgere, spostandolo sul resto del parco.
L’ho chiamato per nome. Nella mia testa, d’accordo, ma ho pensato a lui come James.
Pensavo a quanto James fosse affascinante.
Per la barba di Merlino!
 
< Evans mi stai ascoltando? >.
 
No che non ti sto ascoltando, per Morgana!
 
< no, scusa mi sono distratta >.
 
< l’ho notato >.
 
Mi risponde allegro e ridacchia, borbottando qualcosa sulla scarsa soglia di attenzione. Sicuramente mi starà rinfacciando bonariamente quello che spesso gli ho detto io.
Cerco qualcosa da dire per uscire da questa spinosa situazione e l’occhio mi cade sulla lunga coda nera che ondeggiando rapida alle spalle della proprietaria, ne preannuncia l’arrivo a grandi ed infastidite falcate.
 
< sta arrivando la tua ex ragazza >.
 
Lo avviso mormorando piano e Potter si puntella sui gomiti, seguendo il mio sguardo. Riconoscendo Emily Jones, si alza a sedere.
Lei arriva come una furia, ma mi accorgo che sta fissando me e non lui.
 
< quindi sei tu! >.
 
Mi sputa addosso, velenosa. E io strabuzzo gli occhi: che intende?
 
< Emily >.
 
Potter interviene con un tono a metà tra il dolce e l’allarmato.
 
< è lei? Dunque avevo ragione >.
 
La Jones indirizza il suo sguardo inviperito su Potter, che si è alzato quasi a volersi frapporre tra me e lei.
Ma ragione di cosa? Cosa dovrei essere io?
 
< Emily, per piacere… >.
 
Potter cerca di rabbonirla, e ora mi sembra anche piuttosto agitato.
Vorrei sparire all’istante, perché diavolo sono in mezzo ad una litigata tra due ex?
 
< Emily un cazzo, James! >.
 
Mi colpisce sia la sua veemenza che la naturalezza con cui lo chiama per nome.
Questo un po’ mi infastidisce, ad essere onesta almeno con me stessa.
 
< Da quant’è che va avanti? >.
 
La Jones è incazzata come un picchio, e io inizio ad unire i tasselli.
 
< non crederai che io e Potter stiamo insieme? Stiamo solo studiando e fino un attimo fa c’era anche Black >.
 
Mi alzo anche io, accorgendomi di averlo detto con rabbia. Di cosa sono arrabbiata?
Della sua intrusione che ha rovinato il pacifico momento tra me e Potter?
Del fatto che mi piacerebbe l’idea di stare con lui?
 
< tu taci! Da quanto tempo ti scopavi il mio ragazzo, prima che lui mi mollasse per te? >.
 
Che cosa?
Dopo un attimo di incredulità per quello che ha detto, stringo con forza i pugni. Sono furiosa ora.
Sto per risponderle male, quando una mano delicata mi si appoggia sul braccio.
Mi giro di scatto e accanto a me c’è Black, che guarda la Jones con lo stesso fastidio con cui immagino di starla guardando anche io.
 
< come ti permetti di insinuare una cosa simile, Jones? >.
 
Dopo averle sibilato quelle parole, Black stringe la mascella e la guarda quasi con repulsione. Si gira poi verso Potter, comunicando con lui con una breve e rapida occhiata, ed infine mi trascina via.
 
---
 
Sono talmente scossa che mi accorgo che Black mi ha portato nelle cucine solo quando vengo circondata da decine di elfi domestici.
Lui mi trascina fino ad un tavolo e mi fa sedere, prendendo posto di fronte a me e chiedendo agli elfi un the caldo.
 
< un the caldo, Black? >.
 
Parlo senza nemmeno rendermene conto, ma considerato che siamo in primavera inoltrata, chiedere un the caldo mi pare quasi più assurdo dell’intera situazione di poco fa.
 
< vuoi qualcos’altro? Pensavo che una bevanda calda fosse la miglior cosa… >.
 
La premura nel suo tono mi lascia spiazzata, mi strappa un sorriso e cedo.
 
< un the caldo va benissimo >.
 
Mentre attendiamo le tazze fumanti, torno a pensare a cosa è appena successo.
 
< Black, lo sai vero che quelle accuse sono infondate? >.
 
< certo che lo so, Evans! >.
 
< non potrei mai fare una cosa del genere! >.
 
< nemmeno James la farebbe mai! >
 
Lo dice con enfasi e mi guarda serio.
 
< non so che opinione tu abbia di lui, o di me, ma ti prego di credermi >.
 
Lo guardo a mia volta e gli sorrido.
 
< ti credo. Ammetto che per anni non ho avuto una buona opinione di nessuno di voi due, ma per quanto vi ritenessi a torto degli stronzi, non ho mai pensato che potreste essere così meschini. >.
 
Anche lui mi sorride, rincuorato. Poi ridacchia.
 
< a torto? >.
 
< a torto, si. Non c’è nulla di male nel cambiare la propria opinione, se si dovesse rivelare errata >.
 
Confermo seria.
Non intendo essere presa in giro su questo, e anche lui abbandona l'ilarità dando una diversa profondità al suo sguardo.
 
< ammetto che anche io avevo un’idea molto diversa sulla tua persona, Evans. Mi fa piacere di essermi sbagliato su di te e che tu ti sia ricreduta su di noi. >.
 
< fa piacere anche a me, Black >.
 
< che cosa vi fa piacere? >.
 
Entrambi ci giriamo verso Potter, che è appena arrivato alle nostre spalle.
Come faceva a sapere che eravamo qui?
Non ha senso chiederselo, ci sarà sicuramente dietro uno dei loro trucchetti strani nel potersi trovare tra loro ovunque e con facilità, che forse è meglio che io non conosca.
Incrocio il suo sguardo, che mi trasmette diverse cose assieme. Sembra scrutarmi in cerca di qualcosa, e contemporaneamente esprime imbarazzo e dispiacere, ma anche risolutezza.
 
< che tu ci abbia trovati >.
 
Gli risponde Black, ma né io né Potter interrompiamo il nostro contatto visivo, girandoci verso di lui.
 
< sei riuscito a calmare la Jones? >.
 
Glielo chiedo a mezza voce, un po’ preoccupata.
Lui si irrigidisce un po’, lancia una fugace occhiata a Black e poi si avvicina, posando le nostre borse sul tavolo e sedendosi accanto a me, di fronte al suo amico.
Quando torna a puntare gli occhi nei miei, è più serio di quanto io lo abbia mai visto, ed il suo tono è fermo e deciso.
 
< non ho idea del perché sia convinta che io la tradissi, ma ti posso assicurare che è assolutamente falso >.
 
< lo so, Potter. >
 
Gli rispondo sorridendo, mi allungo verso di lui e gli poso una mano sul braccio, stringendolo appena.
 
< immagino che lo saprei, se avessi fatto sesso con te >.
 
Black mal trattiene una risata e dopo essermi girata a fargli un occhiolino, torno a voltarmi verso Potter.
Anche lui mi sorride divertito, poi abbassa lo sguardo sulla mia mano che, mi rendo conto solo ora, ancora è appoggiata sul suo braccio.
Immagino sarebbe brutto ritirarla di scatto, come avrei l’impulso di fare, così mi sforzo di alzarla piano e muovermi con lentezza.
Lui mi ferma, appoggiando la sua mano sulla mia e riattirando i miei occhi nei suoi. Mi guarda serio per qualche secondo e poi si avvicina leggermente.
 
< non l’ho fatto nemmeno con un’altra. Non sono quel genere di ragazzo. >.
 
Non so perché si sia sentito in dovere di discolparsi con me delle accuse che gli ha rivolto la sua ex, ma mi pare evidente che ci tiene.
 
< so anche questo. >.
 
Mi sorride, vistosamente sollevato dalla mia risposta e lascia la mia mano.
Lentamente la riaccosto a me e la chiudo dentro l’altra, come a volerla scaldare. Mi sembra fredda ora che non è più a contatto con la sua.
 
< l’ho lasciata prima che fosse anche solo lontanamente possibile >.
 
Potter lo ha sussurrato e resosi conto di non averlo solo pensato, lo vedo irrigidirsi con la coda dell’occhio.
Faccio finta di nulla, come se non avessi sentito, e mi allungo a prendere uno dei biscotti che gli elfi ci hanno offerto assieme al the, che ormai sarà freddo.
La conversazione che ho origliato prende di nuovo un senso completamente diverso.
All’inizio ho pensato che si fosse innamorato della Jones poi, visto che invece l’ha lasciata, ho dato ascolto alle voci che giravano sul fatto che amasse un’altra.
Poco dopo mi ero ricreduta, considerando che non lo avevo visto con nessun’altra ragazza, al di là di provarci, nemmeno a parlare. E ne ero certa, perché a parte la settimana in cui l’ho evitato, poi siamo stati spesso assieme.
Così mi sono detta che forse si era spaventato dei sentimenti che aveva capito di provare per Emily Jones e che l’avesse lasciata prima che le cose si facessero troppo serie e lui non potesse più fare il cascamorto in giro per il castello.
Non ne sono mai stata troppo convinta, speravo fosse così perché voleva dire che non c’era nessun’altra.
Ma adesso è davvero palese che quel giorno lui ha deciso di fare la cosa giusta lasciando una ragazza di cui non era innamorato, resosi conto di amarne un’altra.
Chissà chi è…
Mi scappa un sospiro affranto e i due ragazzi, che avevano iniziato a parlare tra loro di altro, si voltano a fissarmi.
Devo imparare a controllarmi meglio, mannaggia.
Sparo la prima cosa che mi viene in mente per giustificarmi.
 
< sei riuscito a farla ragionare o questa sera a cena saremo sulla bocca di tutti? >.
 
Anche a lui scappa un sospiro depresso.
 
< è stato come parlare ad un muro. >.
 
Mi sorride dispiaciuto e poi gli si accende una luce strana negli occhi.
 
< ma non penso che qualcuno le crederà davvero, insomma… tu ed io? Non hai mai accettato un mio invito ad uscire, figuriamoci... altro! >.
 
< Lo sanno tutti che preferiresti la Piovra Gigante! >.
 
Ridacchiando, do ragione sia a quello che ha detto Potter sia all’aggiunta di Black, ma non sono propriamente divertita.
Non so cosa gli risponderei se, ora come ora, mi chiedesse di uscire. Probabilmente ne sarei estremamente felice.
Potter continua con l’elenco delle motivazioni per le quali nessuno a scuola potrebbe credere che ci possa essere qualcosa tra noi e anche Black tira fuori un paio di argomentazioni, citando qualcuno dei nostri battibecchi degli anni passati.
Mi costringo a riderne e a indicarne qualcuna anche io, perché se restassi in silenzio e facessi vedere il mio vero stato d’animo sarebbe alquanto sospetto.
 
< non ci chiamiamo nemmeno per nome >.
 
All’ultima frase di Potter, il suo tono è cambiato.
Lo guardo aggrottando leggermente la fronte, cercando nei suoi occhi quali siano le sue intenzioni, ma non le capisco.
Prima che io possa rispondere qualcosa, interviene Black.
 
< beh, ma a questo sono ben felice di rimediare. Che ne dici, Lily? >.
 
Mi volto verso di lui e gli sorrido.
 
< dico che si può fare, Sirius >.
 
È strano sentirgli pronunciare il mio nome ed è ancora più strano chiamarlo Sirius.
Anche lui mi fa un sorriso genuino. So che ogni volta che qualcuno lo chiama per cognome, il suo pensiero corre a suo fratello ed alla sua famiglia, e onestamente sono più che contenta di non far più parte di coloro che gli ricordano costantemente di essere ad un passo dall'essere diseredato.
 
< questa motivazione, allora, si può eliminare, Prongs >.
 
Sirius si rivolge al suo amico, e io seguo il suo sguardo, incrociando gli occhi con quelli nocciola di James.
 
< beh, ce ne sono lo stesso a sufficienza, no? Comunque non ho intenzione di dare adito a queste voci, contrariamente a quello che potresti pensare, Lily >.
 
Se è stato bizzarro quando Sirius mi ha chiamato per nome, sentirlo pronunciare dalle labbra di James mi pare invece così giusto.
 
< non ho mai pensato che avessi intenzione di farlo, James >.
 
Anche chiamarlo per nome a mia volta mi sembra la cosa più consona a questo nuovo modo di rapportarci.
Ha un bellissimo suono, devo ammetterlo. Potter è più duro, più distante. James invece è fluido e morbido.
 
< penso farò fatica ad abituarmi a sentirti dire il mio nome, Ev... Lily >.
 
< dopo gli anni che abbiamo passato come Evans e Potter, sarà un po’ difficile anche per me, James. >.
 
Ci sorridiamo a vicenda per un tempo indefinito, finché Sirius non attira la nostra attenzione, facendo notare che si sente il terzo incomodo.
Lo dice divertito, guardando James, che gli restituisce un mezzo sorriso, mentre io sento che le orecchie mi sono andate a fuoco.
Cerco di controllarmi, mentre propongo loro di tornare in sala comune, sperando che non tremino né la mia voce, né le mie mani.
 
---
 
La scuola è praticamente divisa in due fazioni: quella che ha creduto all’uscita di Emily Jones su me e James, e l’altra, composta dalla maggior parte di studenti e professori, che la reputano una cosa impossibile.
Sarà strano, ma mi infastidiscono entrambe le situazioni.
La prima non è nemmeno necessario dire perché, ed ufficialmente è quella che uso con chiunque mi chieda cosa ne penso. Non sono una ragazza che la dà via per noia, né tanto meno lo farei con un ragazzo impegnato.
A nessuno, però, ho detto che mi infastidisce anche chi reputa assurda una relazione tra me e James.
Lo so che anche io l’avrei additata come inconcepibile fino a meno di un anno fa, ma ora mi piacerebbe che ci potesse essere qualcosa oltre l’amicizia che abbiamo sancito quel giorno nelle cucine.
Ho lasciato Alice e Mary a tavola, dicendo loro che volevo fare una passeggiata prima di lezione, e ora sono nel corridoio del piano terra, vicino le scale che portano nei sotterranei.
Una voce, una voce familiare e gelida, blocca i miei passi.
 
< è vero quello che si dice in giro su te e Potter? Non pensavo saresti caduta così in basso, non dovresti svenderti a simili soggetti >.
 
Guardo il mio ex migliore amico negli occhi, e mi monta una rabbia che mi fa tremare le mani, come si permette di parlarmi così?
 
< no che non è vero! Ma anche se fosse, chi ti credi di essere tu per dirmi cosa posso o non posso fare? O con chi. >.
 
Vedo sollievo nei suoi occhi, e Severus fa cadere per un attimo la sua maschera di freddezza.
 
< Lils… >.
 
< Non chiamarmi così. Non ne hai più diritto. Se proprio devi rivolgerti a me, sono Evans. >.
 
Lo interrompo subito, guardandolo con astio. È finito il tempo dei nomignoli affettuosi.
 
< oppure perché non mi chiami come quello che pensi che io sia? >.
 
Continuo beffarda.
 
< da lui però ti fai chiamare per nome, ora. >.
 
Ribatte Severus con rabbia.
Non serva che faccia nomi, il disgusto con cui ha pronunciato "lui" so perfettamente a chi fa riferimento. 
Mi scappa un sorriso compiaciuto: è ancora geloso di James, e questo scopro che mi fa crudelmente piacere.
 
< si, lo chiamo James, ora. E anche Sirius mi chiama per nome. Ma non capisco come questo possa interessarti o riguardarti. >.
 
Lo vedo che ci rimane male, da una parte ne sono soddisfatta, mentre dall’altra mi sento una merda.
Riprendo a camminare, prima che possa replicare, lo supero e proseguo il mio percorso verso le serre, cercando di mantenere i miei passi distesi e tranquilli, invece che correre via come vorrei fare davvero.
Quando ho messo sufficiente distanza tra noi, aumento il passo e giro nel corridoio a destra. Sto allungando la strada di molto, ma voglio evitare che possa raggiungermi, se mai gli dovesse venire l’idea di riprendere la discussione.
Guardo l’orologio, ho tutto il tempo per quella deviazione, ma mantengo il passo spedito, arrivando nell’aula prima di chiunque altro.
Mi lascio scivolare al mio solito posto, ma non riesco a stare seduta, così mi rialzo e vado verso i vasi di Artemisia in fondo all’aula, accarezzando piano le foglie. È una pianta cespugliosa, dal fusto rossiccio e con i fiori tubulosi giallo-rossastro. L'infuso che se ne ricava è uno degli ingredienti fondamentali di molte pozioni, fra cui il Distillato della Morte Vivente, che a breve il professor Lumacorno di insegnerà a preparare.
 
< forse è il caso che ti allontani da quelle povere piante >.
 
La voce di James mi fa sussultare e mi giro di scatto a guardarlo. Dietro di lui c’è Sirius, ed entrambi hanno quel sorriso a metà tra divertito e preoccupato che ho imparato a conoscere.
 
< perché? >.
 
Chiedo ridendo, perplessa.
 
< perché quando sei nervosa ti piace strappare cose… piume, erba, pergamene… >.
 
A rispondermi è Sirius, e io non riesco a non arrossire, capendo subito che si sta riferendo alla penna che ho spiumato quel giorno in biblioteca o quando mi hanno pizzicato a sradicare erba nel parco. O quando ancora ho spezzettato una pergamena in pezzi talmente piccoli che ancora ogni tanto ne viene fuori qualcuno dalla borsa.
Alzo le mani in segno di resa, sorridendo un po’ divertita.
Mi fa piacere che si preoccupino per me e che mi abbiano imparato a conoscere almeno un po’, però, se pensano che io sia nervosa, vuol dire anche che hanno visto o sentito il mio scambio di battute con Severus.
 
< cosa avete sentito? >.
 
Non ha senso girarci intorno e questo lo sanno anche loro, infatti James mi risponde che hanno sentito lungo il corridoio la voce di Piton senza farci troppa attenzione. Lo stava chiamando Mocciosus, ma poi si è corretto, lanciandomi uno sguardo di scuse. Non è davvero necessario, non più almeno.
Che lo chiami pure come preferisce, la cosa non mi riguarda.
Questo però lui non lo sa, e continua dicendomi che quando hanno sentito la mia voce fare i loro nomi si sono affrettati a raggiungerci, però sia io che Severus ce n’eravamo andati.
 
< non vi siete persi niente di interessante o preoccupante. Severus credeva di avere una qualche voce in capitolo sul con chi dovrei fare cosa. >.
 
Sorrido tranquilla ad entrambi, cercando di avvalorare le mie prossime parole.
 
< ma non lascerò che una persona del genere mi innervosisca, quindi state sereni >.
 
Sirius mi sorride di rimando, mentre James resta a guardarmi pensieroso.
Non ho modo di chiedergli cos’abbia perché i nostri compagni iniziano a scemare in classe, subito seguiti dalla professoressa.
 
---
 
James è rimasto pensieroso tutto il giorno, e a cena noto che anche Sirius di tanto gli lancia qualche breve occhiata preoccupata.
Sono certa che c’entra Severus, l’ho visto lanciare occhiatacce in direzione di James, che a sua volta gliene ha lanciate altre, in uno stupidissimo botta e risposta muto.
Dopo cena, faccio un bel respiro e afferro il braccio di James.
 
< posso parlarti un attimo? >.
 
Intercetto lo sguardo di Sirius, che mi fa un piccolo sorriso e, con una pacca sulla spalla di James, gli dice che lui e gli altri lo aspettano in sala comune.
Rimasti soli, James mi guarda in attesa, e di colpo mi sento a disagio per la mia idea di parlargli da sola di una cosa seria.
Santa Morgana, sono una Grifondoro o no? Forza, allora!
Mi guardo intorno e gli dico che non è proprio il luogo adatto. Anche lui pare rendersi conto di dove siamo e con un sorriso enigmatico mi fa strada.
Arriviamo alla torre dell’orologio e dal nulla James apre una botola che non avrei visto nemmeno se avessi saputo dove cercare. Mi aiuta a salire e ci ritroviamo su un balcone circolare al cui centro si dipanano gli ingranaggi del grosso orologio.
Mi guardo intorno meravigliata e mi sfugge un “wow” che lo fa ridacchiare, il primo sorriso divertito che gli vedo quel giorno.
 
< è un posto bellissimo, James >.
 
Ammetto con entusiasmo, e lui si passa inconsciamente la mano nei capelli, raccontandomi che lo ha scoperto arrivandoci con la scopa, in una scorribanda assieme a Sirius in un post-partita.
 
< tempo dopo ho scoperto l’ingresso da dentro il castello, ma non ho intenzione di divulgare questa informazione, quindi poi ti dovrò Obliviare >.
 
< addirittura? >.
 
Ribatto sorpresa e divertita.
 
< scherzavo. Non ti oblivierò, ma devi promettermi che non dirai a nessuno di questo posto. Che io sappia questa botola non la conosce nemmeno Sirius >.
 
< Mi sembra giusto che tu non voglia condividere il tuo rifugio segreto per fare colpo sulle ragazze >.
 
Ridacchio cercando un posto dove sedermi e optando per una cassa di legno che sembra reggere il mio peso.
Una volta comoda (beh, più o meno) torno a guardare James, che ancora non ha risposto alla mia battuta.
Mi sta guardando in un modo che mi imbarazza all’istante.
 
< non ci ho mai portato nessuno, Lily. È dove vengo quando voglio pensare in pace >.
 
Lo guardo a lungo, mentre lui si avvicina e si siede accanto a me.
 
< prometto di non dire a nessuno di questo posto, James >.
 
Lui mi ringrazia, ma io continuo, sorridendo divertita.
 
< non dirò a nessuno neanche che James Potter è un comune mortale e ha bisogno di tempo e spazio in solitudine e non è un Elisir dell’Euforia vivente. >.
 
< si, in effetti la mia reputazione ne potrebbe risentire. >.
 
Ride anche lui, ed il mio sorriso si allarga.
 
< cosa dovevi dirmi? >.
 
Mi chiede dopo un po’, e io inclino la testa di lato, cercando le parole con cura.
 
< sei giù di corda dalla lezione di Erbologia, e credo di sapere il perché. Ti va di parlarne? >.
 
Lui si muove un po’ a disagio sulla cassa, abbassando gli occhi a terra. Forse ho osato troppo ad autoproclamarmi sua confidente.
Dopo un silenzio sufficientemente lungo, faccio marcia indietro.
 
< scusami James, non volevo fare la parte dell’impicciona >.
 
Faccio per alzarmi, ma lui mi afferra il braccio fulmineo. James è un cacciatore formidabile, il migliore da un secolo recita il trofeo che ha vinto l’anno scorso, ma sarebbe anche un ottimo cercatore, cosa che lui ha rimarcato più e più volte, in modo anche piuttosto fastidioso, con il suo stupidissimo boccino.
 
< sono io che devo chiedere scusa a te. Non l’ho mai fatto, per quello che è successo l’anno scorso ai Gufo >.
 
Aggrotto la fronte, non perché non so di cosa sta parlando, ma perché sono sorpresa che pensi che serva che mi chieda scusa.
Lui lascia piano il braccio, facendo scivolare la mano fino alla mia, che poi stringe piano, guardandomi negli occhi.
 
< mi dispiace, per quel giorno e per tutte le volte che ti ho importunata gli anni scorsi >.
 
Gli sorrido radiosa, non servivano queste scuse, però è appagante riceverle. Soprattutto perché lo vedo che sono sincere.
 
< Mi hai assillato a lungo, e ti confesso che sei stato davvero molto fastidioso. Però ammetto anche che a volte me la sono presa troppo. >.
 
Nei suoi occhi passa una scintilla esultante, e anche lui mi sorride.
 
< Sono contenta che abbiamo chiarito questo punto... per quanto riguarda Severus… >.
 
Proseguo io, ed il suo sorriso si congela. Io sospiro e gli stringo un po’ di più la mano che ancora è nella sua.
 
< James, con lui avrei chiuso comunque, con o senza il tuo intervento. >.
 
James ricomincia a respirare e dopo avergli rivolto un piccolo sorriso, sposto lo sguardo verso l’orizzonte.
 
< forse tu e Sirius quel giorno avete accelerato le cose, ma non lo avete costretto voi a chiamarmi Sanguesporco. È quello che pensa di tutti i figli di Babbani, non lo so se lo ha sempre fatto o se gli hanno inculcato questo odio i suoi nuovi amici. E non mi interessa nemmeno, ad essere onesta. >.
 
Sospiro un po’ affranta e torno a rivolgergli un piccolo sorriso a labbra chiuse.
 
< sono grata a Severus, per avermi fatto scoprire la magia. Gli ho voluto bene perché per anni è stato l’unico amico magico che avevo, l’unico che non mi reputasse strana o anormale. >.
 
James mi guarda attentamente ed in silenzio, non so se è in grado di capire quello che provo. Lui è un purosangue, è molto benestante e da quello che so i suoi lo amano molto.
Abbasso lo sguardo prima di continuare.
 
< è probabile che io gli vorrò bene per sempre, ma non posso più stargli accanto. Tra noi si è innalzato un muro, e quando alla fine scoppierà la guerra, saremo dalle parti opposte della barricata >.
 
James non dice niente, ma lo capisco. Quello che ho esposto è un dato di fatto, non si può replicare nulla.
Mi stringe appena la mano ed a me questo gesto è sufficiente a ricacciare indietro le lacrime che mi pizzicano gli occhi. Ho versato fin troppe lacrime per Severus. Non se le merita più.
Restiamo in silenzio a lungo, ma non sono a disagio. È un silenzio denso e non uno di quelli che si sente la necessità di riempire.
La voce di Sirius infrange la quiete e io sussulto, portandomi la mano che fino un attimo fa era in quella di James, sul cuore.
Da dove diamine è uscito Sirius? Mi chiedo guardandomi intorno.
James traffica con i pantaloni e tira fuori un piccolo specchietto rettangolare, identico a quello che ho visto nelle mani di Sirius.
Ci guarda dentro e poi, parla!
 
< dimmi Pad >.
 
< ehm. Sei vivo? Lily? >.
 
Mi sporgo verso James e nello specchio, invece di vedere i suoi occhi nocciola, ci vedo quelli grigi di Sirius.
Quindi avevo ragione che quell’affare avesse la funzione di un walkie talkie!
Molto meglio, a dire il vero: ci si può anche vedere oltre che sentire.
James ridacchia e risponde a Sirius che entrambi stiamo bene, e per avvalorare le sue parole allontana da sé lo specchio e lo gira leggermente nella mia direzione, in modo che il suo amico possa intravedere anche me.
 
< bene, bene! Ciao Lily… Vi avviso che al coprifuoco mancano 15 minuti >.
 
Ha un tono un po’ ambiguo che mi fa inarcare un sopracciglio. James lo ringrazia e si alza in piedi, mettendo lo specchietto in tasca e allungando la mano nella mia direzione, per aiutarmi ad alzarmi.
La prendo con un sorriso e parlando del più e del meno torniamo nella nostra sala comune.
Come entriamo, il mio sguardo si posa su Sirius, che si raddrizza subito e ci viene incontro. Inclino la testa di lato, è davvero un comportamento che assocerei ad un cane che accoglie a casa i suoi padroni.
Quasi quasi ora gli gratto dietro le orecchie.
Ridacchio da sola, immaginandomi la scena, e sia lui che James mi guardano straniti.
 
< scusate, un pensiero davvero stupido >.
 
Mi giustifico, prima di sorpassarli e andare verso il mio divano preferito.
I due ragazzi mi seguono e sento Sirius chiedere a James sussurrando con tono preoccupato se è tutto ok, ed alla sua risposta affermativa, incalza chiedendo sempre a bassa voce dove eravamo e che abbiamo fatto.
Che è, un terzo grado?
Sedendosi, anche James abbassa il tono e gli dice evasivo che eravamo in giro e che abbiamo solo parlato.
Io faccio finta di non riuscire a sentire che si dicono, ma spero che davvero gli altri seduti accanto a noi non afferrino le loro parole: l’interrogatorio di Sirius è imbarazzante.
Il ragazzo, comunque, continua chiedendo ulteriore conferma che abbiamo solo parlato, e James ribatte un po’ stizzito.
 
< certo che abbiamo solo parlato, Pad! Cos’altro avremmo dovuto fare? Ma hai bevuto? >.
 
Sirius pare tranquillizzarsi e dopo una rapida occhiata a me, che mi faccio trovare a sorridergli tranquilla, fingendomi ignara dei loro discorsi, finalmente cambia argomento e si rasserena definitivamente.
Non mi è molto chiara questa sua preoccupazione, credeva forse che il suo amico ci avrebbe provato con me?
Per un attimo mi passa per la testa che possa essere geloso, ma scaccio il pensiero subito e con forza: non è possibile.
Arrossendo, mi immagino i risvolti romantici che Sirius deve aver ipotizzato, e scuoto la testa con forza per scacciarli. Anche quelli sono molto poco probabili.
 
---
 
Manca poco alle vacanze estive e nonostante il fatto che da quest’anno potrò utilizzare la magia anche a casa e non mi sentirò quindi completamente fuori dal mondo magico, inizio ad essere già inquieta.
Sto cercando di non pensare che il tempo a scuola sia agli sgoccioli, ma è particolarmente difficile dato che tutto il resto degli studenti è non fa che festeggiare la fine degli esami.
Come se non bastasse, la mia cara sorella ha deciso di mandarmi una lettera.
Quando ho visto il gufo planare verso di me e depositami la busta nel piatto, fortunatamente vuoto, l’ho fissata perplessa ed immobile per buoni cinque minuti.
I Malandrini, compresi Remus e Peter, hanno iniziato a scherzarci sopra, e io ho indossato il sorriso più finto che ho recuperato nel mio repertorio e ho infilato la lettera nella borsa, incrociando una rapida occhiata con Mary, che è l’unica a conoscere la situazione.
Non so perché, ma evito accuratamente di guardare sia James che Sirius.
Passo le ore di lezione del mattino completamente assente, in testa ho solo quella cavolo di busta, che ogni tanto adocchio. Un paio di volte me la sono anche rigirata nelle mani.
Sono curiosa, e vorrei davvero sapere cosa c’è scritto dentro. Dall’altra parte me lo posso immaginare: nessuna delle rare volte che Petunia mi ha scritto è stato piacevole.
Non mi rendo conto nemmeno che è suonata la campanella ed è finita l’ultima ora, finché Mary non mi si affianca, facendomi accorgere che nella classe siamo rimaste solo noi.
Fuori dalla porta intravedo un paio di ombre, e lei mi conferma che sono i Malandrini e che sono preoccupati per me, esattamente come lei e Alice.
Mary mi conosce, e sa che ancora non ho letto la lettera e che non voglio dare spiegazioni a nessuno in merito. Mi incita a trovare un posto tranquillo dove farlo e si offre di distrarre gli altri, per darmi tutto il tempo di cui ho bisogno.
Mi dà un breve e tenero abbraccio e mi lascia da sola.
Quando sono sicura che se ne siano andati tutti a pranzo, mi alzo e inizio a camminare a caso per i corridoi della scuola, accorgendomi che inconsciamente i miei piedi mi hanno portato alla torre dell’orologio solo quando arrivo al capolinea. Mi guardo intorno, ma della botola che quel giorno James ha aperto non c’è traccia.
Un po’ sconfortata, scendo giù di un piano e poi risalgo verso la torre dell’infermeria.
Non c’è niente di niente quassù, solo tanta polvere. In un angolo sono accatastati vecchi scatoloni ammuffiti ed essendo la torre più bassa delle altre, la visuale esterna è pressoché inesistente.
Il tetto è rotto in più punti e quindi le assi di legno del pavimento hanno risentito delle intemperie, macchiandosi e gonfiandosi.
Dubito ci venga mai qualcuno, anche se potrebbe sembrare un ottimo posto in cui una coppietta potrebbe usare per imbucarsi, l’odore di umidità è davvero fastidioso e confido che farebbe desistere chiunque.
Io l’ho scoperto quasi esattamente un anno fa, è qui che mi sono rintanata dopo i Gufo, forse è per questo che questo posto aggiunge alla mia ansia anche una forte tristezza.
Trovo il punto più asciutto in cui sedermi e dopo un profondo respiro mi decido ad aprire la busta.
La calligrafia di Petunia è regolare e ordinata, assolutamente normale. Tutte le lettere sono perfettamente allineate alle righe del foglio che ha utilizzato, e la penna biro Babbana con cui ha scritto non ha prodotto alcuna sbavatura. Chissà come deve averle dato fastidio dover affidare quella perfezione ad un gufo.
Da una prima occhiata vedo che è piuttosto breve, forse è meglio così.
 
Terminata la lettura non ne sono più particolarmente convinta.
Il messaggio è davvero semplice e conciso:
1. Petunia si è fidanzata ufficialmente con tale Vernon, di cui finora mi aveva accennato solo mia madre.
Evidentemente è diventata una cosa seria, dato che lui le ha chiesto la mano.
2. È felice del futuro che le si prospetta e non vuole in alcun modo che io le possa rovinare la sua favola rosa piena di cuoricini.
3. Con questa lettera mi prega cortesemente di trovare qualcosa da fare l’ultima settimana di giugno, perché il suo amore verrà da Londra in visita a casa nostra e non mi vuole lì.
Ad essere onesta ha scritto la casa dei nostri genitori, come se non volesse condividere con me nemmeno quelle quattro mura, ma purtroppo per lei i genitori sono gli stessi.
Rileggo la frase che mi ha spezzato il cuore.
 
Ti prego di trovare ospitalità da qualche tuo simile durante la nostra visita.
Vernon non sa nulla di te e gradirei che restasse nell’ignoranza della tua esistenza.
 
Non mi vuole lì, non vuole condividere con me la sua felicità, non vuole che il suo fidanzato mi conosca, non mi ritiene parte della famiglia.
Mi accorgo di star piangendo quando le mie lacrime si abbattono sul foglio e sciolgono l’inchiostro, rovinando la perfezione di quella missiva.
Qualcuno mi avvolge in un abbraccio e non ho nemmeno la forza di scostarmi da questa dimostrazione di affetto resa senza il mio consenso.
Mi ci rilasso dentro, riconoscendo il profumo corposo e magnetico di Sirius.
Cosa ci fa qui?
Come ho fatto a non sentirlo arrivare?
Più tardi cercherò nelle mie tasche eventuali oggetti sospetti: non mi sorprenderebbe che siano riusciti a ricreare qualcosa che come un GPS riveli loro la mia posizione in qualunque momento, perché davvero non si spiega come fanno a sapere sempre dove mi trovo.
Mi sfugge un singhiozzo e Sirius mi stringe di più.
Chissà se c’è anche James ad assistere allo spettacolo della mia disperazione. Non ho il coraggio di controllare.
Non so quanto a lungo vado avanti a piangere, minuti, ore, secondi… ma ad un certo punto faccio una leggera pressione della mano sul petto di Sirius e lui allarga le braccia, facendomi uscire dal posto sicuro in cui mi sono rifugiata.
Siamo soli, gli rivolgo un timido sorriso e lui me ne restituisce uno altrettanto piccolo, cercando i miei occhi e guardandomi preoccupato.
 
< cos’è successo? È… è mancato qualcuno? >.
 
Mi chiede titubante asciugandomi una lacrima con un dito e io riesco solo a negare con il capo.
Non è morto nessuno, ma per mia sorella è come se fossi morta io.
 
< niente di così grave >.
 
Gracchio, dandomi della sciocca da sola: dopotutto con la guerra che strisciando inizia a fare le prime vittime di sparizioni o morti, soprattutto tra Babbani, l’odio di Petunia non è che una piccola briciola.
 
< screzi con mia sorella >.
 
Continuo a bassa voce, incrociando gli occhi di Sirius.
Ora che vedo un lampo di comprensione nei suoi occhi, mi do proprio dell’idiota.
Con i casini familiari che ha lui, non dovrei proprio lamentarmi.
 
< penso di poterti capire >.
 
Mormora lui serio.
Non so cosa mi spinge a farlo, se proprio il fatto che può capirmi, il tono che ha usato oppure semplicemente perché c’è lui qui con me ora, ma inizio a raccontargli ogni cosa, come un fiume in piena.
Gli racconto della nostra infanzia Babbana, delle piccole stranezze che accadevano attorno a me, di come queste cose spaventassero mia sorella, di come io mi fossi sentita sbagliata e difettosa per la mia magia involontaria.
Gli racconto di quando, durante un litigio con Petunia, Severus fosse intervenuto in mio soccorso, di come mi avesse spiegato tutto quello che poteva sul mondo magico e su Hogwarts e di come questo iniziò ad allontanarmi da mia sorella.
Gli racconto di Silente a casa nostra, ad illustrare ai miei genitori che sono una strega e tutte le conseguenze che questo avrebbe comportato.
Gli racconto come l’invidia di Petunia l’avesse spinta a chiedere di essere ammessa a scuola a sua volta e che il preside le avesse risposto negativamente, che io e Severus avevamo trovato quella corrispondenza e lui gliel’avesse poi rinfacciata.
Gli racconto della prima volta che mi ha chiamato mostro davanti alla barriera del binario 9 e 3/4 a 11 anni, e di come poi ha continuato negli anni a venire, di come i nostri genitori si dovessero dividere tra noi due.
Infine, gli racconto il contenuto della lettera.
 
< so che può sembrarti una situazione di poco conto, ma per me è una pugnalata al cuore. >.
 
< perché dovrebbe sembrarmi di poco conto? >.
 
Mi chiede lui, parlando per la prima volta da quando ho iniziato il mio straziante monologo.
Non so cosa dirgli, non voglio offenderlo mancando di tatto e lui pare intuirlo.
 
< se è perché la mia famiglia è sicuramente più stronza di tua sorella, lo puoi dire, non me la prendo. È la verità >.
 
Cerco la sua mano e la stringo.
 
< mi dispiace >.
 
E mi dispiace davvero.
Lui mi sorride, un po’ rassegnato, e dopo un sospiro profondo alza gli occhi al cielo e inizia a raccontarmi la sua storia.
Non so se lo fa perché lo vuole davvero o perché si sente in dovere di ricambiare la mia confidenza, ma quando comincia, la mia curiosità non mi fa più essere in grado di interromperlo e sincerarmene.
Mi racconta che né lui né Regulus hanno avuto un’infanzia in cui potessero essere semplicemente bambini. Mi illustra a grandi linee la rigida istruzione che hanno dovuto seguire fin da piccolissimi, stupide pratiche e discipline aristocratiche e antiquate. Rigidi criteri di comportamento e regole a non finire. Qualsiasi cosa si discostasse da questi dettami, era etichettata come disonore.
Mi racconta di come lui mal sopportasse tutto questo, di come non gli interessasse affatto conformarsi a loro ed alle loro idee di purezza e che veniva punito severamente per questa sua insolenza.
 
< ti risparmio i particolari >.
 
Mormora abbattuto, evitando i miei occhi, e poi prosegue.
Mentalmente lo ringrazio, la violenza soprattutto sui bambini per me è inconcepibile e inaudita.
Mi racconta di come le cose si fossero inasprite quando aveva osato farsi smistare in Grifondoro e spezzare la tradizione Serpeverde della sua famiglia.
Di come questo lo avesse portato ad allontanarsi sempre più da loro, soprattutto dal fratello Regulus, e ad avvicinarsi a James, Remus e Peter.
 
< Regulus è come loro. Si è fatto riempire la testa con le loro stupide idee razziste ed il fatto che per me James sia diventato come un fratello, per lui è il più infame dei tradimenti >.
 
Sapevo che ci fossero delle divergenze tra lui ed i suoi, ma non pensavo fino a questo punto.
Un po’ ora riesco anche a capire la sua avversione per le regole e le imposizioni.
 
< il rapporto che avete tu e James è davvero invidiabile, Sirius. Ci siete sempre l’uno per l’altro, vi capite con un’occhiata o una parola, avete anche quegli specchietti walkie talkie! >.
 
< quei cosa? >.
 
Mi chiede guardandomi perplesso.
Gli spiego cosa sono i walkie talkie e lui sghignazza, enunciandomi con entusiasmo come lui e James li abbiano creati.
Poi si incupisce appena, rivolgendomi un sorriso a metà tra malinconico e grato.
 
< per fortuna che li abbiamo, così quando tornerò in quella gabbia almeno avrò modo di vedere e parlare con una faccia amica. >.
 
< anche io ringrazio che Mary abiti a pochi km da me e posso scappare da lei con un autobus >.
 
Prima che mi chieda cos’è un autobus inizio a spiegarglielo e ridendo lui mi interrompe dicendomi che sa già cos’è e mi racconta che l’estate scorsa lui e James ne avevano preso uno, perdendosi per Londra.
 
< mi dai il tuo indirizzo? >.
 
La mia richiesta lo spiazza e mi affretto a continuare.
 
< se ti va potremo scriverci durante le vacanze. Sarebbe piacevole ricevere lettere non solo da Mary o Alice. >.
 
< non sono un grande scrittore, ma credo sia una gran bella idea >.
 
< ti avviso che è probabile che mi lamenterò pesantemente di mia sorella in tutte >.
 
< e mio mi lamenterò dei miei, così siamo pari, che ne dici? >.
 
< affare fatto >.
 
Mi alzo e gli tendo la mano, che lui afferra convalidando così il nostro patto.
Sorridendogli gli chiedo se sa che ore sono, e scopro che abbiamo saltato la prima ora del pomeriggio e che la seconda è già iniziata.
Decidiamo di saltare anche quella e di andare a goderci il parco ed il sole.
Sono un Prefetto, e per questo dovrei togliere punti sia a me che a lui, ma le sue argomentazioni mi convincono a chiudere un occhio.
Passiamo quasi due ore a parlare del più e del meno, archiviando cattivo umore, lacrime e familiari stronzi, e finendo invece a ridere di buffi episodi degli anni passati.


---
Ed eccoci con il capitolo numero due.
Lily si è sciolta e ha approfondito la conoscenza sia con James che con Sirius.
Lo so che l'idea che Sirius e Lily leghino per le similitudini dei loro problemi familiari non è propriamente originale, ma a mio avviso è la più plausibile.
Dopotutto loro, a parte James ed il legame travagliato con i rispettivi fratello e sorella, non hanno nient'altro in comune.
Spero vi piaccia!
Fatemi sapere che ne pensate ;)

Arkady





 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
Io e Sirius non ci siamo accordati, ma per entrambi è stato implicito tenere per noi sia quello che ci siamo confidati, sia che eravamo insieme.
O almeno, ieri sera a Mary ho raccontato solo cosa mi ha scritto mia sorella e non delle confidenze tra me e Sirius, e lei gentilmente mi ha offerto di andare a casa sua per un paio di settimane. Stamattina ha scritto ai suoi genitori e se le rispondono che va bene, scriverò subito ai miei.
Una parte di me non vorrebbe dargliela vinta così, vorrebbe presentarsi a testa alta a questo fantomatico Vernon, dimostrando quanto io sia orgogliosa di quello che sono. Ma so che Petunia me la farebbe pagare, rendendomi la permanenza a casa un incubo.
Se non mi vuole, non mi avrà. È lei che ci perde, di certo non io.
Vago con gli occhi sulla tavolata Grifondoro, ma i Malandrini non ci sono e la cosa un po’ mi dispiace.
Non vedo James da ieri mattina e Sirius da quando mi ha salutato ieri pomeriggio per rientrare al castello ed andare agli allenamenti. A cena non c’erano e nemmeno in sala comune la sera, a meno che non siano arrivati dopo che io e Mary siamo salite in camera.
Non so perché ho un brutto presentimento, ma non posso fare altro che dedicarmi a finire la mia colazione.
Mentre prendo un sorso di succo di zucca, arriva Alice assieme a Frank, lui va a sedersi assieme ai ragazzi del suo anno e lei si siede davanti a me, sporgendosi con fare confabulatorio.
Dopo una breve occhiata in giro, ci racconta che ieri sera Sirius e James hanno litigato.
Cosa?
Sputo quello che avevo in bocca e Alice è davvero velocissima a schivare gli schizzi, rifugiandosi dietro un Protego.
I miei occhi sgranati la incitano a dettagliare gli avvenimenti anche senza che glielo chieda a parole, mentre con un tovagliolo mi pulisco i rivoli di succo dalla bocca.
Lei inizia a riportare i fatti a me e Mary, raccontandoci che per tutto l’allenamento di ieri James ha ignorato Sirius, che dopo le docce è esploso chiedendogli quale fosse il suo problema. James ha cacciato l’intera squadra dallo spogliatoio, tra cui Frank, e quindi cosa si siano detti nello specifico non lo sa.
Ma lei (stranamente in compagnia di Frank) era in sala comune quando James è sceso dalla loro camera incazzato nero con Sirius al seguito, incazzato anche lui. Si sono zittiti visto che la stanza era piena di gente e si sono seduti nei due angoli opposti, in rabbioso silenzio.
Nemmeno Remus e Peter sanno cosa sia successo, ma secondo lei c’entra un qualche segreto.
Per colmare le lacune delle poche parole che ha captato lei della loro litigata, ha un po’ indagato con i presenti e a quanto pare Sirius avrebbe passato il pomeriggio con qualcuno e si è categoricamente rifiutato di dire a James cosa, dove, come e perché.
Quindi hanno litigato per colpa mia!
Perché?
Alla fine non ho chiesto a Sirius come facesse a sapere dov’ero, dubito mi abbia trovato per caso.
Ammetto di essermi anche chiesta se sotto ci sia qualcosa.
Insomma, considerando che ha insistito perché studiassimo assieme, perché continuassimo a farlo dopo, coglie tutte le occasioni per scambiare almeno un paio di battute o passarmi un braccio sulle spalle, poi quella sottospecie di gelosia la sera che io e James abbiamo parlato dei Gufo e di Severus, su alla torre dell’orologio.
Come in quell’occasione scaccio il pensiero, Sirius non può essere interessato a me, non è proprio possibile.
Mi alzo di scatto, devo sapere perché hanno litigato, e se davvero è a causa mia, quale che ne sia il motivo, devo sistemare le cose.
Sia Alice che Mary mi guardano stralunate, ma non mi interessa.
Corro per i corridoi, li cerco in sala comune, mi azzardo anche ad andare a bussare alla porta del loro dormitorio. Niente.
Ormai mancano dieci minuti all’inizio delle lezioni, quindi mi tocca desistere dal mio intento e andare in classe.
Quando arrivo nell’aula di trasfigurazione, sono tutti e due lì. James è seduto vicino a Remus, che lo guarda di sottecchi, mentre Sirius è dall’altra parte a capo chino vicino a Peter, che si volta in continuazione verso uno e l’altro.
Tutti e quattro i Malandrini, oltre Alice e Mary, si voltano a guardarmi al mio ingresso.
Alice e Mary sono visibilmente perplesse e curiose in merito alla mia fuga. Le ignoro e mi concentro sui ragazzi. James mi osserva sdegnato, neanche gli avessi insultato la madre, e seccato si gira dall’altra parte quando incrocia i miei occhi. Remus e Peter, dopo una breve occhiata a me, ricominciano a far la spola tra i volti dei loro due amici, ed infine Sirius mi fa un sorriso triste e mi guarda quasi colpevole. Anche lui alla fine si gira verso James, con un sospiro.
Mi rendo conto che sono in piedi come un’idiota davanti alla porta, e mi incammino verso il posto accanto a Mary.
Non senza tornare a guardare James un’ultima volta.
Incrocio lo stesso identico sguardo di prima, ma lui lo mantiene il tempo necessario perché io mi accorga dell’alone nero che gli circonda l’occhio.
Sbalordita spalanco la bocca e mi giro verso Sirius, che ha lo sguardo basso, e scopro che anche lui sfoggia i segni di una scazzottata: ha le nocche delle mani escoriate e una guancia più gonfia dell’altra.
La cosa mi fa irritare.
Arrivo al mio posto e sbatto libri e quaderni sul banco.
Più di qualcuno mi guarda perplesso, James sbuffa risentito e Sirius mi rivolge di nuovo uno sguardo colpevole, che poi sposta sul suo amico.
 
Alla fine della lezione James scappa via prima che possa anche solo tentare di avvicinarmi, così arpiono Sirius per un braccio prima che corra via anche lui.
Dopo diversa insistenza e con non poca fatica, mi conferma che lui e James hanno litigato per me.
Inutile dire che quello è stato solo il primo scoglio, la vera difficoltà è fargli confessare il motivo.
Alla fine, Sirius mi dice che ieri non ha raccontato nulla a James, perché non voleva in nessun modo divulgare le confidenze che ci siamo fatti.
Peccato che James avesse già sospettato che, essendo stati latitanti entrambi nelle ore pomeridiane, fossimo assieme.
 
< è molto arduo mentire a James. Mi conosce troppo in profondità per non sapere quando non sto dicendo o sto omettendo parte della verità. >.
 
Ammette serio, guardandomi malinconico. Poi sospira e prosegue.
 
< quindi ha capito subito che gli stavo nascondendo delle informazioni, e crede che tra me e te ci sia stato qualcosa ieri. Sia per la mia reticenza che per il fatto che, cito testualmente, con te faccio il cretino >.
 
Aggrotto la fronte. Cosa significa questo?
 
< per una frazione di secondo, devo confessarti che ho creduto alla possibilità che io potessi in qualche modo piacerti, ma ho archiviato la cosa immediatamente. >.
 
Lui mi fissa incredulo e inizia a gesticolare con le mani, agitato.
 
< mi piaci, ma come amica, assolutamente nulla di più. Pensavo… beh, so di aver fatto il deficiente con te, ma credevo che tu avessi intuito che non c’era alcun secondo fine. Il mio è solo un modo che credevo simpatico per approcciarsi. >.
 
Gli sorrido per tranquillizzarlo. Lo sapevo che non poteva essere possibile.
Glielo dico che anche io non l’ho mai visto come un qualcosa di più di un amico, spiegandogli anche che non è stata quella sottospecie di flirt che usa con me a farmi venire il dubbio, bensì l’insistenza nel formare il gruppo di studio e di instaurare un rapporto con me.
 
< volevo almeno provare a vedere com’eri davvero come persona, tentare di capire se Sirius Black poteva essere compatibile con Lily Evans >.
 
< beh, contro ogni aspettativa, direi proprio di si. >.
 
Ci sorridiamo a vicenda e mi cade l’occhio sulla sua guancia gonfia.
 
< perché vi siete presi a cazzotti? >.
 
Chiedo mentre gliela accarezzo con delicatezza.
Volendo tirare le somme, mi verrebbe da pensare che James sia geloso.
Geloso di me? Nah.
Geloso di Sirius? Non vedo perché dovrebbe.
Dopotutto, considerato il discorso che Sirius ha fatto a lui sul sopportare la sua fidanzata anche se odiosa, sarebbe meschino prendersela se a ruoli invertiti Sirius passa del tempo con una ragazza anziché con James.
Un secondo.
Cos’ha detto Sirius poco fa?
Volevo tentare di capire se Sirius Black poteva essere compatibile con Lily Evans.
E mesi fa ha detto:
Anche se io e lei dovessimo essere incompatibili, la sopporterei per te, James.
No. Non posso illudermi che sia io quella fantomatica ragazza, che Sirius abbia voluto tentare di essermi amico per James. Vorrebbe dire…
No.
Non diciamo assurdità.
Se così fosse in tutto questo tempo James ci avrebbe provato con me, no?
Almeno un po’, insomma.
E mi pare di capire che non sto aspettando altro, quindi me ne sarei resa conto, giusto?
 
Io mi sono persa nei miei pensieri, e se anche Sirius ha risposto alla mia domanda, non l’ho sentito. Ma da come evita il mio sguardo, credo che abbia glissato completamente.
Quando arriviamo in sala comune, cerco James con lo sguardo e lo incrocio subito, come se stesse solo aspettando di vedermi arrivare.
Sposta gli occhi alla mia sinistra, su Sirius, e la sua espressione cambia radicalmente, inasprendosi.
Si alza e se ne va a passo spedito, senza degnare nessuno di una spiegazione.
Gli occhi di tutti i nostri amici si puntano su noi due ed io fermo Sirius, che già stava partendo all’inseguimento, dicendo a tutti che provo ad andare a parlarci io.
 
Una volta fuori dalla sala grande, però, non ho idea di dove andare.
O meglio, credo di sapere dov’è, ma ho già visto ieri che non sono in grado di accedere al suo rifugio.
Beh, poco male: mi piazzerò fin dove riesco ad arrivare e gli urlerò di aprirmi finché non lo farà.
Il mio piano non ha assolutamente successo, ma almeno un “vai via” seccato mi conferma che James è effettivamente lassù.
Se pensa che io demorda, non ha proprio capito con chi ha a che fare, mi dico mentre sto per attuare il piano B e per la ventesima volta mi chiedo se sono sicura di quello che sto per fare.
 
< se muoio, voglio che sulla lapide scriviate che sono morta per colpa tua, Potter >.
 
Urlo verso il soffitto e alle orecchie mi arrivano rumori di passi e l’ovattata ed infastidita voce di James.
 
< ma te ne vuoi andare, Evans? >.
 
Solo quando lui mi chiama per cognome, mi accorgo di essermi rivolta a lui così io per prima.
Non importa, se muoio a causa sua se lo merita che l’ultima volta che gli rivolgo la parola sia con tono tagliente.
Chiudo gli occhi, prendendo un respiro profondo.
Li riapro decisa e monto a cavallo della sgangherata scopa della scuola che ho preso in prestito, costringendomi a non guardare in basso.
Butto fuori tutta l’aria e mi do una spinta con le gambe, staccandomi da terra di pochi centimetri.
Ok, ci siamo. Direziono la scopa oltre il cornicione, fuori, nel nulla.
Dai, ce la posso fare, devo fare qualche metro in alto e rientrare subito all’interno. Non c’è nessun problema.
Sono tranquilla e ho il pieno controllo di quello che sto facendo, sono a meno di mezzo metro dal muro di mattoni e piano sto salendo. In un attimo sarò arrivata, intravedo già il buco della finestra da cui dovrò rientrare.
È fatta. Basta solo che io non guardi in basso.
In basso.
Precisamente dove sto guardando ora.
Caccio un urlo che frantumerebbe l’intera vetrina di calici di cristallo di mia madre e chiudo chi occhi. Non voglio vedere la mia rovinosa caduta e la mia sicura morte.
 
< ma che cazzo ti è saltato in testa? >.
 
Sento l’urlo di James e poi più nulla.
Non sento niente, nessun rumore, non mi sento cadere, non sento il vento che mi frusta contro mentre mi avvicino a velocità crescente verso il suolo.
Sono già morta? Beh, non è male morire così, senza alcun dolore. Me lo aspettavo diverso.
Mi rilasso, con questa nuova consapevolezza, e finalmente sento qualcosa oltre il battito rapido del mio cuore che mi sbatte nelle orecchie.
Sento che sono seduta su un piano duro e ruvido, appoggiata a qualcosa di caldo e morbido, che mi circonda e sembra muoversi e che ha il profumo di James, deciso e dolce.
Apro piano gli occhi e capisco di essere seduta a terra, tra le braccia del ragazzo inginocchiato accanto a me, e ho una mano aggrappata saldamente alla sua camicia.
Ho il pensiero lucido di lasciargliela, dato che la sto stropicciando, ma la mia mano non mi risponde.
Alzo gli occhi e li incrocio con due iridi nocciola preoccupatissime.
Non riesco a parlare o a muovermi e torno a guardare la mia mano stretta sull’indumento, e mi concentro sul farle eseguire l’ordine di aprirsi e spostarsi.
Alla fine ci riesco, non saprei dire se dopo qualche secondo o una vita.
 
< stai bene? >.
 
Riporto gli occhi in quelli nocciola di James, che non si è spostato di un millimetro e ancora mi avvolge in quella specie di abbraccio.
Annuisco piano e lui fa un mezzo sorriso, allontanandosi da me ma restandomi seduto accanto.
Quando mi guarda di nuovo il sorriso è sparito e le sue labbra sono talmente strette l’una sull’altra da sembrare bianche. Gli occhi fiammeggiano e tra i denti mi sibila se mi ha dato di volta il cervello, domandandomi di nuovo cosa mi ero messa in testa di fare.
 
< tu non mi aprivi >.
 
Mi giustifico io e lui sembra indignarsi ancora di più.
 
< non ti ho aperto perché volevo stare da solo. Il fatto di averti fatto vedere questo posto non ti autorizza a venirci quando vuoi! >
 
È arrabbiato, furioso, e davvero non capisco perché.
 
< James… >.
 
< ah, ora sono tornato James? >.
 
Mi interrompe subito, lasciandomi per un secondo a bocca aperta.
Sorrido, prima di riprendere con sincerità.
 
< da quando ti ho chiamato così la prima volta, sei e sarai sempre James >.
 
Arrossisco appena, quando vedo che gli si colorano leggermente le guance anche a lui e distoglie lo sguardo.
Mi rendo conto di averlo detto davvero in tono dolce, e arrossisco di più, abbassando anche io gli occhi a terra.
 
< senti >.
 
Esordisco di nuovo, dopo un tempo indefinito, incrociando nuovamente il suo sguardo, che sembra non essere più irritato come prima.
 
< so che tu e Sirius avete litigato per colpa mia. Non mi ha voluto dire perché vi siete presi a cazzotti, e immagino che tu farai la stessa cosa. Ma non sono qui per questo. >.
 
Lo fermo alzando una mano prima che possa replicare, vedendolo pronto a farlo.
Chiude la bocca e mi guarda un po’ perplesso, in attesa che io continui.
 
< non so se lo hai notato o meno, ma ieri mattina ho ricevuto una lettera. >.
 
Lo vedo annuire e proseguo.
 
< era di mia sorella e ho aspettato la pausa pranzo per leggerla. Volevo venire qui ad essere sincera, così non mi avrebbe disturbato nessuno, ma non sono stata in grado di trovare la porta >.
 
Lo guardo sorridendo e lui sorride di rimando.
 
< dopo te la faccio vedere >.
 
Man mano che parla, si fa serio e determinato, sia negli occhi che nella voce.
 
< ma tu devi promettermi che non riproverai mai più ad arrivarci in volo >.
 
Glielo prometto senza alcuna remora. Non ci tengo a morire d’infarto un’altra volta, grazie!
Dopo un altro sorriso divertito, per rassicurarlo che non cercherò più di suicidarmi, riprendo il mio discorso.
 
< non potendo venire qui, sono andata alla torre sopra l’infermeria. Ho scoperto quel posto l’anno scorso, dopo i Gufo. Il tetto è rotto e piove dentro, quindi dubito che ci vada mai qualcuno. >.
 
Lui mi ascolta con attenzione, e io gli faccio un super riassunto, dicendogli semplicemente che non ho un buon rapporto con mia sorella e che nella sua lettera tra le righe si poteva leggere l’ennesima sua dimostrazione di disprezzo per me.
Stringo un po’ i pugni, ripensandoci e guardo James, trovandolo di nuovo infastidito.
Non commenta e io vado avanti, dicendogli che Sirius mi ha trovata in lacrime.
 
< di certo non serve che sia io a dire a te i problemi che lui ha con la sua famiglia, e immagino che tu possa intuire che ha cercato di consolarmi. >.
 
James ha la mascella serrata, credo stia pensando alla situazione di Sirius, che lui con ogni probabilità conosce ben più a fondo di me.
 
< se non ti ha voluto dire che era con me e di cosa abbiamo parlato, era perché voleva difendere la confidenza che gli ho fatto. Quindi non dovresti avercela con lui per averti mentito >.
 
Gli faccio un sorriso e mi allungo a prendergli una mano.
 
< mi sento un po’ una merda >.
 
Mi confessa con un mezzo sorriso. E al mio sguardo perplesso continua, non senza arrossire.
Ammette che pensava che Sirius gli stesse mentendo perché c’era stato qualcosa tra noi, e di nuovo io mi chiedo se potrebbe essere lecito sperare che questo sia motivato da un interesse nei miei confronti.
 
< ora capisco perché non voleva dirmelo, e mi sento uno schifo per aver insistito ed averlo accusato. La sua famiglia è un argomento tabù, e in ogni caso non è corretto che io ti abbia obbligato a rivelarmi la confidenza che hai fatto a lui >.
 
< sono certa che potrete chiarirvi, civilmente >.
 
Gli dico sorridendogli e stringendogli la mano.
Mi rendo conto che vuole aggiungere qualcosa ma non sa come fare, così decido di mettere in chiaro le cose.
 
< fino a qualche mese fa avrei dato del pazzo a chi avesse predetto quello che sto per dirti: assolutamente non mi aspettavo di poter intrattenere con Sirius una conversazione tranquilla, di poterci studiare assieme, di poter imparare qualcosa da lui. È un ottimo amico, ma questo sono sicura che tu lo sappia molto bene. >.
 
Anche lui mi sorride, ma il suo sorriso si allarga davvero e gli illumina gli occhi solo quando continuo.
 
< avevo davvero una brutta opinione di lui e del modo in cui trattava le sue conquiste, ma mi sono dovuta ricredere sulle accuse che ora so essere assolutamente infondate. In ogni caso, Sirius non è sicuramente il mio tipo, nemmeno ora che inizio a conoscerlo davvero. >.
 
< mi fa piacere, Lily >.
 
È evidente che ne sia felice, ma vorrei sapere se è perché ho cambiato opinione sul suo amico o se ho appena dichiarato che non potrebbe mai esserci nulla tra noi.
E se fosse la seconda, vorrei sapere perché ne è felice.
O meglio, vorrei sapere se il perché è quello che vorrei sentirmi dire.
Il mio corpo si muove da solo, accostandomi a lui, togliendogli gli occhiali e tastando piano il livido che gli contorna l’occhio per esaminarne la gravità.
Cerco di non arrossire, quando mi rendo conto del mio gesto e gli porgo nuovamente gli occhiali e riprendo a parlare.
 
< James, se non mi vuoi dire perché vi siete presi a cazzotti, me lo farò andare bene. Però non voglio in nessun modo e per nessun motivo essere la causa di un litigio tra te e Sirius. Ieri l’ho detto a lui e oggi lo dico a te: il rapporto che avete voi due è davvero invidiabile. Vi capite con un’occhiata o una parola, non siete in grado di mentirvi a vicenda, vi spalleggiate in ogni situazione e sapete di poter contare l’uno sull’altro, sempre. Io spero per voi che niente intacchi mai il vostro rapporto e, ripeto, di certo non voglio andarci di mezzo io. >.
 
< appena scendiamo di qui, vado a chiedergli scusa >.
 
Mi dice serio e determinato e io lo incito ad andare, perché già ieri ho perso sia il pranzo che le ore pomeridiane e non è il caso di fare il bis oggi. Dopotutto sono un Prefetto.
James propone passaggio nelle cucine nella mezz’ora scarsa che abbiamo ancora a disposizione e poi di corsa a Difesa e alla fine della lezione parlerà con Sirius.
Quando scendiamo mantiene la sua promessa e mi fa vedere l’esatta posizione della botola. Io prendo la bacchetta e subito James mi chiede allarmato e divertito insieme che intenzioni io abbia.
Glielo mostro subito, incidendo vicino alla maniglia un simbolo JL, che altro non è che un J ed una L accostate.
Mi sorride compiaciuto e prendendomi per mano, inizia a correre verso la cucina, mentre entrambi ridiamo forte.
 
---
 
Siamo sul treno, in direzione casa.
Io e Mary ci siamo sedute nello stesso scompartimento con i Malandrini, mentre Alice ha detto di voler sfruttare ogni singolo secondo che ha a disposizione con Frank, come se non lo avesse fatto ogni giorno da quando stanno assieme.
Guardo fuori dal finestrino e ripenso a quanto poco ci hanno messo James e Sirius a tornare amici come prima. Mezzo minuto, forse nemmeno.
 
Ero dietro James quando siamo entrati nell’aula di Difesa. È bastato che Sirius incontrasse il suo sguardo, e già sul volto gli si era aperto un gran sorriso.
Aveva lanciato un’occhiata riconoscente a me e poi si era alzato per andare incontro a James e scambiarsi con lui qualche sonora pacca sulla schiena a vicenda.
Si erano anche sussurrati tra loro qualcosa e quando mi sono avvicinata, Sirius mi si è accostato, bisbigliandomi un grazie all’orecchio e lasciandomi un bacio sulla guancia.
Mi era parso che James si fosse irrigidito al gesto di Sirius, ma quando mi sono girata a guardarlo sorrideva e sembrava tranquillo, e ho archiviato la cosa come una mia speranza infondata.
Quella sera in camera, Alice e Mary mi avevano fatto il terzo grado, chiedendomi cosa c’entrassi io con il litigio tra loro. Se a James avevo fatto un riassunto, a loro ho raccontato un riassunto del riassunto, limitandomi a dire che Sirius mi aveva visto piangere per la lettera di Petunia e io gli avevo chiesto di non dirlo a nessuno. Sirius aveva mantenuto il mio segreto e James se l’era presa perché non sapeva cosa riguardasse.
Alice e Mary si erano guardate e poi mi avevano chiesto se avessi pensato che James potesse essere stato geloso di me e Sirius.
Ho dovuto ammettere che si l’ho pensato e che però non me lo spiego.
Secondo Alice, io a James piaccio molto, in quel senso.
Per quanto mi potrebbe far estremamente piacere che fosse vero, ho smentito questa sua idea, facendole presente ad esempio che in tutto l’anno non mi ha mai chiesto di uscire.
Nessuna delle due è parsa convinta, ma non hanno insistito e nemmeno mi hanno chiesto se mi facesse piacere o meno.
Non so a quel punto la mia finta indifferenza mi avrebbe salvato dal dover ammettere ad alta voce che a Lily Evans piace James Potter.
 
< un galeone per i tuoi pensieri >.
 
Meglio di no!
La voce di James mi riporta sul treno.
Arrossisco appena, sia per quello che era il mio pensiero sia perché James è dannatamente vicino.
Sono seduta tra lui e Remus, mentre di fronte a noi ci sono Sirius, Mary e Peter, e per bisbigliarmi la sua proposta mi si è accostato abbastanza da farmi sentire l’odore della cioccolata contenuta nel Pallotto cioccocremoso che si è mangiato prima.
Un brivido mi parte dal punto in cui il suo alito caldo mi ha sfiorato la guancia e mi percorre tutta la schiena.
Deglutisco, cercando di ricompormi e non rendere noto al mondo intero dell’effetto che James Potter ha su di me.
 
< pensavo che quest’anno posso usare la bacchetta anche a casa, durante le vacanze >.
 
Lo so che è una pessima scusa, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente.
James comunque sembra prenderla per buona, mi sorride ed esce dal mio spazio vitale, tornando al suo posto.
Per evitare altre situazioni analoghe, presto attenzione ai discorsi che gli altri stanno facendo, partecipandovi attivamente.
 
---
 
I miei non possono oltrepassare la barriera, per cui non ho fretta e mi prendo tutto il tempo per congedarmi dal mondo magico, che a parte la parentesi da Mary, rivedrò non prima di due lunghi mesi.
Alice e Frank sono passati a salutarci una volta arrivati in stazione, prima di andare via assieme, e come arrivano i vari genitori, pian piano ognuno sta andando per la sua strada.
Saluto Mary con un abbraccio, dicendole che ci sentiamo per i dettagli delle due settimane da lei, con un sorriso auguro buone vacanze a Peter e lascio un bacio sulla guancia a Remus.
Mi volto verso Sirius, ha appena salutato James dicendogli che è il caso che si affretti ad andare, onde evitare di iniziare già da subito con il piede sbagliato, e anche lui si gira verso di me e mi sorride.
Noto il suo sguardo farsi sorpreso, quando mi avvicino con tutte le intenzioni di dare un bacio sulla guancia anche a lui. Dopo un attimo di incertezza, si abbassa affinché io possa arrivarci e poi mi sussurra nell’orecchio di scrivergli quando voglio. Mi allontano per poterlo guardare negli occhi, e rispondergli che lo stesso vale per lui.
Ho lasciato James per ultimo, siamo rimasti praticamente da soli e restiamo fermi a sorriderci a vicenda per un attimo.
Mi faccio coraggio e mi avvicino. È più basso di Sirius, ma anche per lui devo alzarmi sulle punte per arrivare alla sua guancia. Per mantenere l’equilibrio mi appoggio con una mano sulla sua spalla e sento la sua posarsi sulla mia bassa schiena.
Resto con le labbra appoggiate sulla sua pelle per qualche istante oltre il normale, poi mi scosto e riappoggio i talloni a terra. La mia mano resta dov’è, e la sua fa altrettanto.
 
< ci sentiamo via gufo? >.
 
Gli chiedo a bassa voce, speranzosa. Con lui non ho mai parlato di un’eventuale corrispondenza estiva.
James mi sorride raggiante.
 
< prepara un sacco di biscotti, perché ti inonderò di lettere e ti tormenterò così tanto che ti pentirai di avermelo chiesto >.
 
< Non credo succederà. >.
 
Arrossisco e mi allontano da lui, dalla sua spalla e dalla sua mano sulla mia schiena.
Credevo di averlo solo pensato, invece l’ho anche detto ad alta voce.
Per fortuna una voce, probabilmente quella del padre, chiama il suo nome e io mi defilo in fretta, prima di morire di imbarazzo.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
Oggi è il primo Settembre.
L’ultimo primo Settembre che mi vedrà a King’s Cross in attesa dell’Espresso per Hogwarts.
Stanotte non ho dormito per l’agitazione, sono in piedi da prima dell’alba e sono qui dalle 9.
Quando sono arrivata in stazione non solo non c’era nessuno, non c’era nemmeno il treno.
Avevo avvisato sia Sirius che James che con ogni probabilità sarei stata a Londra con largo anticipo, considerato che mio papà mi avrebbe accompagnata prima di andare in ufficio, e mi avevano detto che avrebbero fatto il possibile per arrivare anche loro presto.
Ho intessuto una fitta corrispondenza con entrambi in questi mesi, ed è la cosa più bella che ho fatto quest’estate.
A metà agosto Sirius mi ha scritto da casa di James, avvisandomi che era scappato dalla famiglia Black e si era rifugiato dai Potter.
Ho usato tutto il tatto che sia possibile mettere nero su bianco per chiedergli come fossero andate le cose, e quando lui è stato evasivo, non ho insistito.
Ho continuato a scrivere ad entrambi lettere separate, non ho idea se poi loro le abbiano condivise, essendo nello stesso posto, o comunque se le avessero condivise già da prima.
Ma non penso che lo abbiano fatto, considerato il riserbo che ha dimostrato Sirius la prima volta che io e lui abbiamo parlato di mia sorella, ancora a scuola, che lo ha portato a litigare con il suo migliore amico.
Non che ci sia poi qualcosa da nascondere con l’uno o con l’altro, però gli argomenti di cui ci siamo scritti erano molto diversi, come anche la frequenza dei gufi: James ha mantenuto la sua promessa con una valanga di lettere.
L’ultima missiva che ho mandato, indirizzata a tutti e due, riportava chiacchiere abbastanza generiche su tutto quello di cui avevo parlato sia con l’uno che con l’altro. Così, nell’eventualità in cui non avessero condiviso le mie lettere singole, sapessero di che cosa avevo informato entrambi.
 
Il primo che vedo arrivare è Sirius. Ha un braccio fasciato appeso al collo e più ci avviciniamo più noto altri piccoli dettagli, come i punti sul labbro inferiore, ancora gonfio, e quelli sul sopracciglio destro. Non oso pensare cos’altro ci possa essere nascosto alla vista dagli indumenti.
Lui mi fa un mezzo sorriso più simile ad una smorfia e si lascia esaminare in silenzio per un po’, dopo avermi salutato.
 
< come stai? >.
 
Gli chiedo sfiorando il braccio fasciato, poi mi alzo sulle punte per arrivare con le dita al sopracciglio e, passando per la guancia con una carezza, arrivo infine al labbro.
A pensarci, trovo strano non provare alcun imbarazzo nell’accarezzare con il pollice la bocca di Sirius, nonostante sia effettivamente un gesto molto intimo.
Nemmeno lui sembra in imbarazzo e mentre mi risponde, mi accarezza una guancia, scostandomi una ciocca di capelli e portandola dietro l’orecchio.
 
< sono stato meglio, ma mi rimetterò in sesto presto >.
 
Lo guardo addolorata e contrariata dalle sue condizioni, lui fa un sospiro profondo e poi mi rivolge uno sguardo determinato e risoluto.
 
< non guardarmi così, Lily. Sono felice di essermi allontanato da quell’orrendo posto >.
 
< e non ci tornerà. Dovranno passare sul mio cadavere. >.
 
Mentre parlavamo è arrivato James, che ha sentito l’ultima frase di Sirius e che ha fatto la sua battuta con un tono a metà tra serio e divertito.
Ci mancherebbe che torni in quel postaccio, soprattutto visto come lo hanno ridotto.
 
< ciao James. >.
 
Lo saluto e poi torno a guardare Sirius, volendo essere sicura di quello che sto per affermare.
 
< Lasciamo perdere i discorsi di corpi morti, dubito che Sirius ci voglia tornare. >.
 
< affatto. >.
 
Conferma subito lui, poi dà un’occhiata al suo amico e torna da dove è venuto, borbottando qualcosa su una crema per il labbro che ha dimenticato di farsi dare dalla madre di James.
Una scusa per lasciarci soli e io mentalmente lo ringrazio.
Temo che nelle mie lettere a Sirius, senza volere, io abbia fatto trasparire quello che sto iniziando a provare per James.
L’ho capito da un paio di cose velate che mi ha scritto in risposta, e forse è l’unico motivo per il quale spero che loro due non abbiano condiviso la nostra corrispondenza.
Mi sento tirare come una calamita e mi avvicino a James di un passo.
Anche lui fa un passo verso di me e mi stringe in un abbraccio, che io ricambio subito.
 
< mi sei mancata >.
 
Mi sussurra appoggiando il mento sulla mia spalla.
 
< anche tu >.
 
Restiamo così a lungo, e nemmeno questo mi imbarazza, anzi.
Non vedevo l’ora di vederlo di nuovo, di parlargli a voce e non solo per lettera.
Ci scostiamo piano l’uno dall’altra, e anche lui gioca con una ciocca dei miei capelli.
 
< ti stanno molto bene >.
 
Sono stata dalla parrucchiera qualche giorno fa e questo nuovo taglio mi ha reso i capelli molto più mossi di prima. Sono felice che gli piaccia e glielo esprimo con un sorriso raggiante.
 
Quando Sirius attraversa di nuovo la barriera, mi trova da sola e aggrotta le sopracciglia confuso.
Ridacchio della sua espressione e indico il treno, che nel frattempo è arrivato, spiegandogli che James è andato a caricare i nostri tre bauli.
 
< mi piaci con questi boccoli >.
 
Prima di dirlo guarda verso il treno e controlla dov’è James, come a voler essere sicuro che non lo senta e questa volta sono io a rimanere perplessa.
Lui sorride divertito scuotendo piano la testa, e poi mi guarda serio.
 
< Lily io ho tenuto per me le tue lettere, e James ha tenuto per sé le sue. Non ci siamo chiesti tra noi cosa ci hai scritto e non ne abbiamo parlato. Se c’era qualcosa che volevi restasse… diciamo privata?... tra me e te, o tra te e lui, ognuno di noi ha tenuto il riserbo. Anche perché io sicuramente ti ho scritto cose che a James non ho mai confidato, non so e non voglio nemmeno sapere, se lui ha fatto altrettanto >.
 
< ti ringrazio, Sirius. Non c’era niente di misterioso o segreto che non dovesse assolutamente essere condiviso tra voi, però si, anche io ho scritto alcune cose solo a te e altre solo a lui. E a nessuno dei due ho riferito quello che mi ha scritto l’altro. >.
 
Dopo un ultimo sorriso, gli stringo il braccio sano prendendolo a braccetto e così andiamo incontro a James, che nel frattempo è sceso dal treno e sua volta sorride, vedendoci arrivare.
Con l’avvicinarsi delle 11 il binario si riempie, arrivano anche i nostri amici e l’unica depressa è Alice, perché Frank si è diplomato lo scorso anno e lei si sente sola e abbandonata.
Per tutto il viaggio cerchiamo di risollevarle il morale e mantenerlo alto, e ci riusciamo alla grande.
È palese a tutti loro che, nonostante non ci siamo visti per quasi tre mesi, il rapporto tra me e James e quello tra me e Sirius siano decisamente più profondi di com’erano quando quello stesso treno ci stava portando a casa lo scorso Giugno.
Mary mi indirizza un grande sorriso. Anche lei ha intuito come stanno le cose e non sono stata in grado di mentirle nelle due settimane che ho passato a casa sua.
Secondo lei, io e James staremmo benissimo assieme e non crede che ci vorrà molto tempo ad appurare se ha ragione o meno.
Le sorrido di rimando e poi sposto lo sguardo su James, che sta ridendo con Remus, e spero che lei abbia ragione.
 
---
 
Che James fosse l’altro Caposcuola è stato davvero un fulmine a ciel sereno.
Vista la sua carriera brigantesca degli anni scorsi, non sarebbe stato tra le mie prime scelte.
Devo ammettere però che solo l’anno scorso ho finalmente conosciuto il vero James Potter, e che forse capisco la scelta di Silente: lui è carismatico, sa spronare gli altri, è sempre sorridente e pronto a dare una mano. Sa essere serio quando serve, è autorevole e sa farsi rispettare.
E di questi tempi, serve una persona così. La guerra è più vicina che mai, ed in molti siamo convinti che Lord Voldemort abbia dei seguaci anche all’interno della scuola.
Quest’anno aveva tutte le più buone prospettive di essere spensierato e felice, ma purtroppo il più delle volte aleggia un clima davvero cupo.
Poco prima di cena deve essere successo qualcosa, uno scontro per i corridoi, e io ho un gran brutto presentimento: non sarebbe la prima volta che Sirius partecipa o, peggio ancora, ne inizia uno.
E dato che so per certo che di mezzo c’è Regulus, il mio sospetto mi sembra più che fondato.
 
Mi ha raccontato, qualche giorno dopo il nostro rientro a scuola, della sua fuga.
Voleva parlarmene di persona e non per lettera, e si è scusato più volte per avermi fatto aspettare.
E io più volte ho dovuto ripetergli che non c’era niente di cui scusarsi e che non c’era scritto da nessuna parte che lui dovesse raccontarmi tutto.
Con voce atona, come se non stesse parlando di sé o di cose così gravi, mi ha riportato tutti i dettagli. Tutti quelli che si è sentito di dirmi, sono sicura che come ha voluto risparmiarmi i particolari la prima volta che ne abbiamo parlato, lo stesso ha fatto in quell’occasione.
Ho pianto anche solo immaginandomeli, e le mie lacrime forse lo hanno messo più in difficoltà che non il rievocare quei ricordi.
Non gliel’ho detto, ma quella notte e nelle notti a seguire ho avuto gli incubi.
Temo che qualcosa abbia intuito, ma io ho sviato sapientemente i suoi sospetti dovuti al mio aspetto stanco e pallido, attribuendolo alla crisi premestruale e lui, dopo una smorfia disgustata, non mi ha più chiesto nulla in merito.
 
Trovo Sirius tranquillo in sala comune, assieme a Remus e Peter, ignaro di cosa sia successo.
Lo prego di seguirmi in un angolo più tranquillo e gli chiedo di nuovo se c’entra qualcosa. Mi ribadisce la sua innocenza, un po’ risentito e forse vagamente preoccupato per le sorti di suo fratello, e io lo scruto ancora un attimo, prima di sciogliere tutte le mie riserve e credergli.
Mi guardo intorno, scandagliando la sala comune, come se potessi trovare così un indizio e aggrottando la fronte torno a guardare Sirius.
 
< Dov’è James? >.
 
< non lo so. In realtà pensavo fosse impegnato con te e qualche impegno da Caposcuola >.
 
L’ultima parola la sputa quasi come fosse un insulto. È stato offeso con tutti e due, ma soprattutto con James, per diverse settimane, accusandolo di essere passato dall’altra parte, di aver rovinato i Malandrini, di aver messo la parola fine alle loro epiche avventure, ed altre cose simili.
Io scuoto la testa, concedendomi un sorriso per il buffo broncio di Sirius, ma tornando poi turbata a guardarmi attorno.
 
< Lily, cosa c’è che non va? >.
 
Mi chiede dolcemente, appoggiandomi una mano sul braccio.
Scuoto di nuovo la testa, e lui capisce che non lo so cosa c’è che non va, ma so che c’è.
Mi prende per mano e mi invita a seguirlo e io mi faccio trascinare fino alla loro camera.
È la prima volta che ci entro, e fisso sbalordita per buoni cinque minuti il caos che regna nella stanza.
Sirius ride della mia espressione e inizia a cercare qualcosa, che si rivela essere una vecchia pergamena vuota. Quando si accorge che sono ancora sulla soglia, mi viene a prendere e mi accompagna fino ad un letto, il suo immagino, vantandosi che a breve mi mostrerà un prodigioso manufatto magico creato dai Malandrini, quando ancora James non ne aveva rinnegato gli alti principi e scopi.
Inarco un sopracciglio, con un mezzo sorriso scettico, che presto deve lasciare il posto all’incredulità più assoluta.
Su quella pergamena iniziano a disegnarsi i contorni del castello, tutti i piani e le stanze.
Ma non solo!
Si riempie anche di piccoli cartigli che riportano il nome di tutti coloro che sono presenti ad Hogwarts.
Esprimo la mia meraviglia e gli faccio i complimenti. Dopo esserseli presi con aria altezzosa, mi racconta la storia che c’è dietro, che l’idea è stata di Remus e che la realizzazione ha visto anni di lavoro e l’impegno di tutti e quattro.
 
< ma potrai lodare me e gli altri in un altro momento. Ti sto facendo vedere la Mappa del Malandrino così possiamo trovare James. >.
 
Mi dice con un sorriso e poi inizia a scrutare la pergamena. Lo imito anche io, ma se davvero James c’entra qualcosa con quello che è successo qualche ora fa, penso di sapere già dov’è.
Spero di vedere il suo nome dove penso, così saprei come raggiungerlo, ma spero anche di non vederlo, così saprei che invece è solo in giro per il castello e non c’entra nulla.
James è lì, sulla torre dell’orologio.
Sospiro e ringrazio Sirius con un bacio sulla guancia.
 
< vengo con te? >.
 
Mi chiede quando ho già un piede fuori dalla porta.
Gli rispondo che tento da sola, perché temo che se è andata come penso, lui darebbe man forte a James.
Sirius alza l’angolo della bocca solo da un lato, dandomi ragione con una smorfia.
 
< se non avrò successo, ti cederò l’onore e l’onere >.
 
Lo avverto, mentre lui mette via la mappa e mi si avvicina.
Mette entrambi i suoi palmi ai lati del mio viso e mi deposita un piccolo bacio sulla fronte, dove poi appoggia la sua.
 
< sono certo che avrai successo >.
 
Mi sussurra piano e poi mi lascia andare, restando a guardarmi scendere le scale.
 
Arrivo alla nostra botola a passo spedito e dopo aver sfiorato con il dito l’incisione che ho fatto io, raggiungo James nel suo rifugio.
È seduto sul davanzale di una delle finestre, con la schiena appoggiata al vetro e le gambe a penzoloni.
Quando mi vede fa un mezzo sorriso divertito e mormora un debole “ciao”, tornando poi a guardarsi i piedi dondolare.
Mi avvicino piano rispondendo al suo saluto e resto in silenzio ad osservarlo, cercando qualche ferita, ma a parte i vestiti in disordine, James mi pare a posto.
Mi avvicino ancora un po’ e sorrido.
 
< un galeone per i tuoi pensieri >.
 
Al mio sussurro lui torna ad incrociare il mio sguardo, e mi rilasso quando dentro ci vedo una piccola luce di divertimento.
 
< e se facciamo un bacio? >.
 
Mormora piano, con un mezzo sorriso.
Glielo restituisco e poi mi avvicino ulteriormente, arrivando tra le sue gambe che smettono di dondolare, gli accarezzo una guancia e sull’altra gli poso un piccolo bacio.
Lui mi guarda un po’ sorpreso e io assottiglio per un momento gli occhi, non è certo la prima volta che gli bacio una guancia.
 
< non ce l’ho un galeone >.
 
Dico piano, come a volermi giustificare e non so nemmeno perché l’ho detto.
Anche James porta una sua mano ad accarezzarmi una guancia, mentre l’altra si appoggia delicata sul mio fianco.
C’è una strana atmosfera tra noi, elettrica.
Vedo James posare per un attimo i suoi occhi sulle mie labbra e poi tornare ad incrociarli con i miei, come se… come se mi stesse chiedendo… il permesso?
Non so più che sto facendo, ma anche io sposto lo sguardo sulla sua bocca leggermente schiusa.
La mia mano è ancora sulla sua guancia e l’altra la poso sul suo petto, stringendo la stoffa della sua maglia.
La sua mano sul mio fianco mi sospinge delicatamente verso di lui, mentre l’altra affonda piano tra i miei capelli sulla nuca.
Si ferma ad un millimetro dalle mie labbra, e io azzero la distanza rimanente poggiandole sulle sue.
È un bacio breve, finisce rapidamente, e altrettanto rapidamente ne segue un altro, più profondo, urgente, intenso. Socchiudo appena la bocca e la danza coinvolge anche le nostre lingue.
Non mi interessa dove sono, non mi interessa che giorno è o che ora sia. Solo io, James ed i nostri baci esistono.
Questa mia bolla di frenesia, si dissolve quando mi rendo conto di dove si stiano spostando le sue mani, una risalendo sulla schiena sotto la maglia, e l’altra scendendo dal collo verso il mio seno.
Probabilmente mi sono irrigidita e basta una leggera spinta della mia mano ancora sul suo petto per terminare il bacio e fermare i movimenti di James.
Mi allontano un po’, per poterlo guardare in viso. Ha gli occhi luminosissimi e la bocca rossa e lucida.
 
< scusa, James, io non… non vorrei correre troppo >.
 
Mormoro a mezza voce, incredibilmente imbarazzata.
Mi mordo un labbro, per controllare il forte impulso a baciarlo ancora, e abbasso lo sguardo.
 
< non sei tu a doverti scusare, Lily >.
 
Mi sussurra lui con tono colpevole. Poggia due dita sotto il mio mento e con una leggera pressione mi costringe a guardarlo di nuovo negli occhi.
 
< e io spero di doverlo fare solo perché mi sono fatto trasportare, e non perché non smetterei di baciarti >.
 
Continua con voce roca, tornando a guardare per un attimo le mie labbra.
La mia risposta è un altro bacio, più appassionato di prima.
Quando inizia a mancare l’aria ci separiamo di nuovo, e James ridacchia piano, appoggiando la fronte sulla mia e facendo toccare i nostri nasi.
 
< certo che se fai così non mi aiuti a trattenermi >.
 
Rido anche io e dopo qualche altro bacio, mi allontano a distanza di sicurezza.
Mi sfioro le labbra con le dita e sorrido a James, raggiante.
Poi la mia espressione si fa sorniona e gli faccio notare che io il mio pagamento richiesto l’ho fatto, ora tocca a lui espormi i suoi pensieri.
 
< adesso sto pensando che abbiamo perso un sacco di tempo prezioso >.
 
Mi risponde alzandosi dal davanzale e sedendosi a terra, facendomi cenno di sedermi accanto a lui.
 
< non posso che darti ragione. >.
 
Gli rispondo io e lui mi sorride con affetto.
Io però torno seria, affronterò poi questo argomento.
 
< mi preme sapere perché ti sei rifugiato qui >.
 
Gli dico piano, cercando una sua mano, che trovo e stringo.
Lui sospira e non devo insistere ulteriormente, perché inizia subito a raccontarmi che ha trovato i soliti Serpeverde a prendersela con un Nato Babbano del primo o secondo anno.
Sette contro uno, volendo anche tralasciare l’aggravante che questo uno sia di 4/5 anni più piccolo, già in partenza non era assolutamente leale.
Si è messo in mezzo, togliendo punti a tutti e portando il ragazzino in infermeria.
Mi fa i nomi: Avery, Mulciber, Yaxley, Selwyn e Rosier. Poi esita un attimo, distogliendo lo sguardo da me.
 
< lo so che c’era anche Regulus >.
 
Gli dico io, pensando di toglierlo di impiccio, ma lui invece chiude gli occhi, strizzandoli, e poi mi guarda addolorato.
 
< c’era anche Severus Piton >.
 
Beh, non mi sorprende affatto.
 
< per questo sei venuto qui da solo? Perché in qualche modo secondo te siamo coinvolti anche io e Sirius? >.
 
Forse sono più infastidita per questo che non perché Severus ha finalmente trovato il coraggio di palesare apertamente da che parte sta, smettendola di nascondersi dietro gli altri suoi compagni e agire nell’ombra.
Lui mi guarda sorpreso, forse dalla mia veemenza, e io gli prendo il volto tra le mani.
 
< James, Regulus non è più la famiglia di Sirius. La famiglia di Sirius sei tu. Suo fratello sei tu. So perfettamente, come lo sa lui e lo sai anche tu, che una parte del suo cuore è occupata e lo sarà sempre da Regulus. Gli vorrà bene per sempre, nonostante tutto. >.
 
James mette una mano sulla mia, io prendo un sospiro e poi continuo.
 
< e lo stesso vale per me. Severus e Petunia avranno sempre un angolino a loro riservato nel mio cuore. Proverò sempre per loro dell’affetto, nonostante tutto. Questo non vuol dire che io non sia consapevole che abbiamo preso strade diverse, che ormai il legame si è spezzato. Forse… forse con Petunia ci potrei riprovare. Ma Severus Piton e Regulus Black hanno scelto la loro fazione, che è schierata contro quella che abbiamo scelto io e Sirius. Prima o poi potremmo dover scontrarci davvero con loro, fuori di qui, rischiando la vita e non qualche punizione. >.
 
< quello che mi hai appena detto… tu e Sirius ne avete già discusso, vero? >.
 
Me lo chiede anche se sa già che è così, e io annuisco lo stesso.
È un argomento che io e Sirius abbiamo trattato molte volte, già da questa estate via gufo, e poi anche qui a scuola, cercando di ritagliarci un po’ di tempo per noi, per parlare di questo e anche di altro.
 
Ora che so qual era il suo cruccio, mi rilasso e sorrido di nuovo, felice di cosa sia successo prima.
Io e James ci siamo baciati.
Non mi interessa nemmeno di avere la conferma definitiva che sono io la fantomatica ragazza per cui ha lasciato Emily Jones, una vita fa.
Mi interessa solo che ora ci siamo io e lui.
 
< scusa James, non ho capito una cosa >.
 
Gli dico e lui mi guarda curioso, incitandomi a continuare.
E io continuo, da dove ci siamo fermati prima: mi avvicino di nuovo e di nuovo premo le mie labbra sulle sue.
La sua reazione non si fa aspettare e mi ritrovo a terra, schiacciata tra lui ed il pavimento, mentre James continua a baciarmi con passione, reggendosi sulle braccia per non pesarmi troppo addosso.
Si stacca di poco e restando a portata di bacio, mi chiede con voce roca qual è il mio dubbio.
Io ridacchio e gli rispondo che volevo essere sicura che baciarlo andasse ben oltre la mia immaginazione.
 
< te lo sei immaginato spesso? >.
 
Mi sussurra lasciandomi piccoli baci sulle guance, sulla fronte, sul naso…
 
< può darsi… e tu? >.
 
Si ferma il tempo per guardarmi divertito dalla mia risposta e ribattere.
 
< da molto tempo, e molto di frequente, ad essere onesti >.
 
Poi riprende a baciarmi, scendendo verso il collo, lasciandomi una scia di baci che mi sembrano bruciarmi la pelle.
Il mio primo impulso è rovesciare la testa indietro, per dargli più superfice da baciare. Ma l’istinto più forte è quello di scappare, vista la posizione in cui siamo, visto che sento l’intenso desiderio di lasciarmi andare, e soprattutto visto che ho paura.
 
< James… >.
 
Ho chiuso gli occhi prima di chiamarlo, perché non voglio che ci riconosca dentro la paura, non voglio che pensi che ho paura di lui.
Sento le sue labbra sulla fronte e spalanco gli occhi, sorpresa.
James mi fissa negli occhi serio e… innamorato.
 
< Lily, non ho nessunissima intenzione di spingere troppo, di andare troppo veloce, o di spaventarti. Se… se vorrai, io ti darò tutto me stesso. >.
 
Si alza a sedere e mi aiuta a fare altrettanto.
 
< io ti amo, Lily >.
 
Mormora piano, arrossendo, ma non distogliendo lo sguardo.
 
< anche io ti amo, James >.
 
Gli rispondo, arrossendo ben di più.
 
< davvero? >.
 
Mi chiede stupito e speranzoso.
 
< davvero. >.
 
Confermo con un sorriso e lui mi attira a sé in un abbraccio stritolatore.
 
< questo va davvero oltre ogni mia aspettativa >.
 
Mi sussurra sulla spalla e anche io lo stringo forte.
James mi lascia andare, poggiandomi le mani sulle spalle e tornando a guardarmi in viso.
 
< sono così felice che lo urlerei al mondo, Lily >.
 
A queste parole mi irrigidisco.
Dirlo al mondo? Dirlo a tutti?
Non so se sono pronta.
Immagino che il mio viso esprima chiaramente quello che ho appena pensato, perché James smette di sorridere.
 
< non vuoi? >.
 
Chiede titubante e io resto immobile.
Non lo so cosa voglio.
 
< ma non vuoi dirlo o non vuoi stare con me? >.
 
< certo che voglio stare con te! >.
 
Rispondo subito.
Questo si che lo so.
 
< posso dirlo almeno ai Malandrini? Se non a tutti, almeno a Sirius? >.
 
Sorrido e annuisco. E subito anche lui sorride raggiante.
 
< a Sirius posso dirlo io? >.
 
Chiedo titubando un po’, con un mezzo sorriso.
Lui aggrotta le sopracciglia, capendo che sotto c’è qualcosa.
 
< cos’hai in mente? >.
 
< oh, niente di che. >.
 
Lo prendo per mano e assieme a lui corro verso la torre dell’infermeria.
Gli chiedo in prestito lo specchietto e gli indico un angolo in cui sedersi, poi faccio un respiro profondo, cercando di tirare fuori l’espressione più affranta del mio repertorio e chiamo Sirius attraverso lo specchio, chiedendogli di raggiungermi lì, prima che poteva.
Mi sento un po’ in colpa vedendo la sua preoccupazione negli occhi e anche James mi guarda un po’ perplesso.
Mi metto ad aspettare Sirius fuori dalla porta e quando lui arriva di corsa gli allaccio le braccia attorno al collo parlando sulla sua spalla.
 
< oh, Sirius. Mi dispiace così tanto! >.
 
Mormoro avvilita a bassa voce.
Ho coinvolto James in questo teatrino, ma quello che devo dire a Sirius è solo per le sue orecchie.
 
< ma da ora in poi dovrai sopportarmi, Sirius. Dovrai farlo per James. >.
 
Lo sento irrigidirsi e allontanarmi piano da sé per guardarmi negli occhi. Con la coda dell’occhio deve aver visto James e dopo un’occhiata di un nano secondo ha già di nuovo gli occhi nei miei, increduli ed estremamente felici.
 
< anche se sono antipatica, brutta, odiosa, fastidiosa ed insopportabile, dovrai fartela andare bene >.
 
Continuo sempre a bassa voce per farmi sentire solo da lui.
Mi regala un sorriso raggiante e poi torna a stringermi forte, parlando tra i miei capelli.
 
< sono fortunato, allora, perché non sei nessuna di queste cose, Lily. >.
 
Poi si allontana quanto basta a baciarmi la fronte.
 
< anche se invece pare che tu sia una subdola origliatrice di conversazioni che non ti riguardano >.
 
< beh, veramente quella mi riguardava >.
 
Ribatto io e lui scoppia a ridere, sciogliendo l’abbraccio e andando ad abbracciare forte James.
Anche loro due si sussurrano qualcosa tra loro, sghignazzando, e io mi godo la visione.
Sirius poi torna da me, stringendomi, alzandomi da terra e facendomi volteggiare in aria.
Quando mi riposa a terra, dice qualcosa sulle scommesse da saldare in giro per la scuola.
 
< scommesse? >.
 
Chiedo guardinga e sorpresa.
C’è davvero chi ha scommesso su di me e James?
Sirius lancia un’occhiata a James e poi mi guarda quasi mortificato.
 
< beh, se proprio vuoi saperlo anche Silente ha scommesso con la McGranitt. Ma questo non vuol dire assolutamente nulla. Lo sai questo, vero? Lily? >.
 
< non è giusto >.
 
Mormoro io. E sia Sirius che James si avvicinano a me, agitati.
 
< ah, ma adesso gliela faccio vedere io! >.
 
Continuo con un ghigno. James rimane perplesso, mentre a Sirius passa un lampo di comprensione negli occhi.
 
< mi farai vedere chi ha scommesso cosa, e in base a chi vorrò far vincere, divulgheremo la notizia! >.
 
Sirius scoppia a ridere e James fa un mezzo sorriso.
Lo abbraccio e gli chiedo se è davvero importante che lo sappia la scuola intera, o se l’importante è che lo sappiano le persone a cui teniamo.
 
< io ti amo, che lo sappiamo solo noi due, solo Sirius, solo i nostri amici o il mondo intero, questo non cambia >.
 
Mi stringe forte e mi sussurra dolce che anche lui mi ama, e gli è sufficiente che lo sappia io.
Inutile dire che nel giro di poco lo sapeva tutta la scuola, ed il professor Lumacorno è venuto a sincerarsi che James non mi avesse rifilato un filtro d’amore.
Ha dovuto arrendersi e pagare la sua scommessa ad Hagrid, e come lui tutti gli altri che avevano valutato impossibile che James riuscisse a conquistarmi.
 
---
 
Guardo i miei uomini dormire teneramente sul divano.
A Harry è caduto il ciuccio e, a bocca aperta e sdraiato scomposto, sta sbavando sulla maglietta di suo padre.
Gli accarezzo piano i capelli, sospirando perché più passa il tempo e più assomigliano a quelli di James: totalmente ingestibili.
Mio marito ha gli occhiali storti sul naso, glieli toglierei, ma rischio di svegliarli tutti e quindi con un sospiro li lascio dove sono, limitandomi ad accarezzargli piano la guancia.
Con una mano sulla schiena di Harry, James è buttato indietro sullo schienale del divano, con il viso nell’incavo del collo di Sirius.
Divertita, ringrazio Merlino che non gli stia sbavando sulla maglietta anche lui come il figlio.
Il nostro comune migliore amico ha appoggiato a sua volta la guancia sulla testa di James e il braccio oltre Harry, in modo da evitare che cada dalle sue gambe, se dovesse girarsi.
Sorrido, davvero felice.
Li amo tutti e tre, sono tre affetti completamente diversi tra loro, ma tutti sono forti ed intensi.
Morirei per loro, come anche loro darebbero la vita l’un l’altro e per me.
Prendo mio figlio in braccio, stando attenta a non svegliare nessuno. Lo cullo un po’ tra le mie braccia e poi lo porto al piano di sopra, nella sua culla.
Gli poso un bacio sulla fronte, tutti e tre siamo più che pronti a sacrificarci per Harry.
E un po’ lo stiamo già facendo: siamo chiusi qui dentro da mesi, sotto ordine di Silente, per la protezione nostra e quella di nostro figlio.
Mary, purtroppo, e la cosa mi addolora ancora tutte le volte che ci penso, è stata uccisa assieme a tutta la sua famiglia quando ancora non sapevo di essere incinta.
Alice e Frank, assieme a loro figlio Neville, nato un giorno prima di Harry, sono nascosti come noi da qualche parte.
Solo Silente sa dove ci troviamo noi e dove siano loro: pare che questa segretezza si sia resa necessaria perché Voldemort sembra aver puntato le nostre famiglie proprio per le date di nascita dei nostri figli.
Io e James siamo stati inamovibili nel volere che Sirius ne fosse messo a conoscenza, ed il preside non si è potuto opporre e ha ceduto.
James ha litigato con Silente a lungo, perché vorrebbe estendere la conoscenza del nostro rifugio agli altri nostri amici fidati: Remus e Peter, e io sono completamente d’accordo.
Sirius, veramente, ha sempre insistito per escludere Remus: non ce lo aveva mai detto apertamente né a me né a James, ma entrambi sospettavamo da tempo che nutra dei dubbi sulla sua lealtà. Lui ha invece sempre giustificato la cosa dicendo che essendo in missione con i licantropi per convincerli a non passare dalla parte di Voldemort, potrebbe essere pericoloso affidargli un’informazione di così vitale importanza.
 
Giusto ieri Silente ci ha proposto una soluzione: l’incanto Fidelus. Nominare un Custode segreto, che sarà l’unico a poter diffondere ad altri l’ubicazione del loro rifugio, e potrà farlo solo volontariamente.
Si è offerto lui stesso, ma sia io che James abbiamo fatto lo stesso nome quando il preside ancora non aveva finito di parlare, e domani apporremo l’incanto.
Quando Silente è andato via, abbiamo avuto molto tempo per rimuginarci ognuno per sé e poi ne abbiamo discusso a lungo tra noi.
Ancora sulle scale, osservo Sirius dormire, e sono assolutamente convinta della mia scelta, anche se ha portato me e James a litigare così pesantemente come non succedeva dagli anni di Hogwarts.
Quando Sirius ha esposto la sua idea, l’ho appoggiato subito, anche se per motivazioni diverse da quelle che ha presentato. Lui non ci tradirebbe mai, si farebbe torturare a morte pur di non rivelare il nostro segreto.
E questo che mi spaventa.
Sorrido guardandoli entrambi, senza Harry si sono accoccolati meglio l’uno sull’altro. Sono così teneri che mi scappa una piccola risata.
Riesco a sfilare gli occhiali a James, e scosto i capelli di Sirius dal suo volto, con una piccola carezza.
 
Mi sposto in cucina e mi appoggio al bancone, scoraggiata.
Mi sento impotente, inutile.
I nostri amici, le persone che conosciamo, stanno morendo tutti, uno dopo l’altro.
Ieri è toccato a Benjy Fenwick e nella stessa operazione Alastor Moody ha perso un occhio e parte del naso.
Questa stupida guerra la stiamo perdendo, e io devo restare chiusa in casa ad aspettare di sapere chi è il morto del giorno.
 
< Lily? >.
 
Mi volto e sulla porta trovo Sirius, che ancora mezzo addormentato, si stropiccia gli occhi.
 
< scusami, Sirius. Non volevo svegliarti >.
 
Lui si avvicina, per accarezzarmi una guancia con un sorriso.
 
< veramente è stato Prongs. Harry è su? >.
 
Annuisco e lancio un’occhiata a James. Ora è praticamente disteso sul divano, ma mi pare abbia ancora gli occhi chiusi.
 
< ancora dorme, si deve essere girato nel sonno >.
 
< non sta mai fermo quando dorme. Si limita solo se c’è Harry. >
 
Sirius ha seguito il mio sguardo e io gli ho risposto divertita, facendolo sghignazzare.
Ci appoggiamo entrambi al bancone, uno vicino all’altra e lui mi chiede serio.
 
< Lily, perché mi hai appoggiato? Non vedevo litigare te e James da anni, e non mi ha fatto piacere esserne il motivo. >.
 
< Sirius, lo so che moriresti per noi senza alcuna esitazione, come io o James lo faremmo per te. Ma io non voglio che tu lo faccia. Non voglio star qui a pensare che, da qualche parte, Voldemort o chi per lui ti sta torturando per arrivare a noi. Tutti sanno cosa lega noi tre, chiunque può immaginare che dovendo scegliere, avremmo scelto te. Io e James abbiamo fatto subito il tuo nome, perché non c’è persona di cui ci fidiamo di più. >.
 
< e io di questo sono onorato, Lily. >.
 
< Ma che tu sia o meno il Custode Segreto, ti stiamo mettendo un enorme bersaglio addosso, perché per quanto inutile potrà essere torturarti, loro ci proveranno comunque. >.
 
Sirius ha proposto di nominare Peter come Custode Segreto, senza inizialmente dirlo a nessuno, nemmeno a Silente.
Questo gli darà un vantaggio per poter andare lontano da qui e allontanarsi dai Mangiamorte che lo inizieranno a cercare, e darà modo a Peter, che nessuno penserebbe mai che avremmo scelto, di nascondersi a dovere da qualche altra parte e far perdere le sue tracce.
 
< Poi noi divulgheremo l’informazione, prima a Silente e poi a tutto l’Ordine, e la spia, chiunque sia, lo riferirà a Voldemort, che smetterà di cercare te. Così saremo tutti al sicuro, noi sotto l’incanto, tu perché non sei il Custode e Peter perché nessuno lo andrà a cercare finché non sarà troppo tardi. >.
 
La vera motivazione che in realtà ha spinto Sirius a questa proposta, è proprio quello che abbiamo sempre sospettato, e che finalmente lui ha confessato di pensare da lungo tempo: secondo lui la spia è Remus.
James si è arrabbiato da morire: mettere in dubbio la lealtà dei suoi amici è la peggior offesa che gli si potrebbe fare.
E quando io ho dato man forte a Sirius, ha quasi dato di matto.
 
< non condivido i tuoi sospetti su Remus. >.
 
< Lo so. E infatti non ho capito perché non lo hai detto a James. Avete litigato per questo, Lily. Per un’idea che non è tua. >.
 
Potrà sembrare anormale come cosa, ma forse non lo è: sono capace di mentire senza farmi scoprire da mio marito, ma mi è impossibile farlo con il mio migliore amico.
Non avevo dubbi che Sirius sapesse che non sono affatto convinta della colpevolezza di Remus.
 
< nemmeno tu ne hai fatto parola. >.
 
Gli faccio notare e lui mi guarda serio, prima di abbassare lo sguardo, colpevole.
 
< Quale che fosse la tua motivazione, ti sei schierata con me. E questo era necessario per far cedere James. Mi dispiace avervi fatto litigare >.
 
Gli accarezzo una guancia.
 
< dispiace anche a me. Ma abbiamo fatto pace, no? >.
 
Lui ridacchia, guardandomi malizioso.
 
< mettendo in cantiere una sorellina per Harry? >.
 
< quanto sei stupido, Sirius >.
 
Gli dico guardandolo male.
 
< però ho ragione, Lily >.
 
Ribatte lui, con un’espressione di chi la sa lunga.
E io lo guardo guardinga e sorpresa, chiedendomi con un leggero filo di imbarazzo se quel sorriso di scherno e la sua dichiarazione siano riferite al fatto che ci ha sentiti e ha capito che siamo finiti a fare sesso ieri notte oppure…
Non ho detto a nessuno quello che sospetto da più di un mese ormai, come può essersene accorto?
 
< oddio, Lily! Ho ragione? Nel senso… ci ho preso? >.
 
Mi sono tradita da sola, chiudo gli occhi e quando li riapro Sirius mi guarda raggiante, prendendomi le mani nelle sue.
 
< ha ragione? >.
 
La voce impastata di James fa voltare tutti e due verso la porta della cucina.
Mi guarda con occhi traboccanti di gioia, esattamente come quando gli ho detto che ero incinta di Harry.
 
< credo di si >.
 
James colma la distanza che ci separa e mi fa volteggiare in aria.
Quando mi mette giù, Sirius gli dà un paio di pacche sulla spalla e James abbraccia forte anche lui.
 
< non voglio perdere anche te, Sirius. >.
 
Mormoro io e lui lascia James, per venire a stringere forte me.
 
< non lo farai, te lo prometto Lily. >.
 
---
 
Mi sono sbagliata.
Sirius si è sbagliato.
 
È il pensiero che mi rimbomba in testa, prima che l’urlo di James penetri nella mia mente e mi faccia agire.
 
< Lily, prendi Harry e corri! >.
 
James era sul divano e stava giocando con nostro figlio, facendo uscire piccoli sbuffi colorati dalla punta della bacchetta, mentre Harry cercava di acchiapparli con la mano ridendo.
Mi aveva richiamato in soggiorno, dicendomi che nostro figlio aveva la stoffa per diventare un ottimo cercatore, e io avevo ridacchiato, a James il Quiddich sarebbe rimasto nel cuore per sempre, poi avevo preso in braccio Harry, per lasciare a mio marito un po’ di pace.
James aveva lanciato la bacchetta sul divano e si era stiracchiato, sbadigliando, guardandomi riconoscente.
 
È successo tutto in un lampo, la porta si è spalancata di colpo, e nell’ingresso di casa nostra c’era Lui, Colui che non deve essere nominato, Lord Voldemort.
 
Mi sono sbagliata e si è sbagliato anche Sirius.
 
Se Lui è qui, Peter ci ha tradito.
Volontariamente.
E ancora nessuno sa che non era Sirius il nostro Custode segreto.
 
< Lily! Lily è lui! Vai! Scappa! Io lo trattengo... >.
 
James urla di nuovo e qualcosa sblocca le mie gambe, mi giro e inizio a salire le scale di corsa, terrorizzata.
 
< Avada Kedavra! >.
 
La luce verde della maledizione di Voldemort arriva ad illuminare anche il muro del corridoio al piano di sopra.
Sento un tonfo e prendo coscienza che James è morto.
James è morto.
Sento le guance bagnate di lacrime e mi sento persa.
Sono in trappola.
Harry si agita tra le mie braccia e io mi riscuoto.
Harry… devo proteggere Harry!
Lo metto nella sua culla e cerco di barricare la porta, per quanto io sappia perfettamente che è inutile.
Ed infatti a Lui basta agitare la mano per spalancare la porta e rimuovere la sedia e le scatole che ci avevo messo dietro.
Mi sposto davanti a mio figlio, allargando le braccia e nascondendolo alla sua vista.
 
< non mio figlio, ti prego! >.
 
Imploro, e lui mi ordina di spostarmi.
Rimango dove sono, e la cosa lo indispettisce.
Mi intima ancora di sposarmi, dandomi della sciocca, e io continuo a restare immobile tra Lui e Harry.
 
< È il mio ultimo avvertimento! >.
 
Mi urla contro e di nuovo io lo prego di prendere me e risparmiare Harry.
Lo vedo alzare la bacchetta e so già cosa sta per fare, lancio un’ultima occhiata al mio bambino, che nella culla sembra ignaro di cosa sta per succedere.
James ha dato la vita per noi, Harry. Anche se sapeva che non sarebbe servito.
Ora io darò la vita per te.
Ma spero con tutta me stessa, che il nostro sacrificio non sarà inutile.
Lo sto ancora guardando quando l’Avada Kedavra mi colpisce forte al petto, con un dolore sordo mi cedono le gambe e cado a terra, con lo stesso tonfo che ha fatto James.
L’ultima cosa di cui ho coscienza è mio figlio che scoppia a piangere.
Mamma ti ama, papà ti ama.
Ti ameremo per sempre, fino alla fine.


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Ed eccoci alla fine.
Per la parte della morte di James e Lily, chiaramente mi sono basata sul capitolo dei Doni della Morte, dove viene raccontata da zia Row.
Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere cosa vi è piaciuto e cosa avreste voluto leggere diversamente.
Arkady


 

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