We've got all your life and mine

di Lisbeth Salander
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You're the one that I want ***
Capitolo 2: *** Viceversa - Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male ***
Capitolo 3: *** Tutta colpa di Trasfigurazione Oggi ***



Capitolo 1
*** You're the one that I want ***


Breve nota introduttiva:
Un po’ la passione per la coppia in questione, un po’ attraverso un gioco di scrittura che mi ha spinto spesso a scrivere di loro, ho deciso di creare questa raccolta per fotografare momenti dedicati a loro, momenti tendenzialmente felici, finestre sulla loro vita insieme. Ognuno può essere letto indipendentemente dall'altro e non ci sarà un aggiornamento fisso. Seguirà semplicemente l'ispirazione, se ci sarà.
Mi rendo conto che il titolo «We’ve got all your life and mine» associato a due personaggi che sono morti a ventun anni potrebbe sembrare stridente ma, in verità, i momenti di cui mi piacerebbe trattare qui sono proprio legati all’ordinario, a chi ha tutta la vita davanti. 


 
We've got all your life and mine
 
You’re the One that I want 


Settembre 1978

Non accadeva frequentemente che Lily sentisse nostalgia del mondo Babbano ma qualche volta non poteva farne a meno, soprattutto quando trascorreva del tempo con i suoi genitori ed avvertiva l’esigenza di tornare ad essere parte di quel mondo. 
Quel giorno, però, non aveva soltanto scelto di riconciliarsi con il mondo dei Babbani ma aveva deciso di trascinarvi James che riusciva a combinare ancora più disastri che nel mondo magico.
Convincerlo non era stato difficile, anche se il ragazzo aveva manifestato alcune perplessità, poco convinto dai meccanismi babbani che Lily gli aveva spiegato tutto il pomeriggio
«Mi puoi ripetere com’è che funziona precisamente?» chiese James con le braccia conserte e l’aria scettica.
«Oh, James! È la terza volta che te lo spiego. Mi hai promesso che saremmo andati in ogni caso!» replicò Lily impaziente.
«Va bene, va bene. Ho promesso! Andremo, ma tu sei sicura che non è pericoloso?».
«Ci portano i bambini. E poi pensavo che fossi impavido e senza paura da bravo Grifondoro».
«Paura? Ti piacerebbe, Evans. Sei stata tu a dire che è tutto buio e pieno di luci».
«È buio perché si devono vedere delle immagini».
«E com’è che si vedono?».
Lily scosse la testa sorridendo, prima di avvicinarsi a James e poggiare un bacio rapido sulle sua labbra.
«Era un tentativo per farmi smettere di fare domande?» chiese lui divertito, bloccandola in un abbraccio serrato.
«Spudorato».
«Penso di aver bisogno di un altro po’ di incentivo» ghignò lui avvicinandosi per un bacio appassionato «E comunque, Moony è molto più bravo di te a spiegare come funzionano i Babbani».
Lily scoppiò a ridere e si lasciò andare, consapevole di aver vinto quella piccola battaglia.
«Sai», sussurrò, «quello che ti ho proposto è proprio uno dei posti preferiti dai fidanzati Babbani per pomiciare».
Il viso di James si illuminò e la bocca si aprì nel più largo dei suoi sorrisi.
«Questo Remus non me lo avrebbe detto! Credo proprio che mi piacerà questo cimena».
«Ti compro anche i popcorn» continuò Lily con tono persuasivo.
«Che cosa sono?» chiese nuovamente sospettoso.
«Li mangiano i bambini, James. Non è niente di strano e sono sicura che li adorerai».
«Sì ma spiegami di cosa sanno».
«Di cosa sanno le Api Frizzole?» replicò lei con impazienza.
«Di Api Frizzole, ovviamente» rispose il ragazzo.
«Ecco! I popcorn sanno di popcorn».
«E a te piacciono?» chiese incuriosito.
«Non li mangio da un po’ di anni ma, sì, mi sono sempre piaciuti molto» ammise con un pizzico di nostalgia.
«Allora, li prendiamo» le sussurrò James abbracciandola ancora. 


«Non trovi che mi somigli?» chiese James, non appena usciti dallo spettacolo del film che prometteva di essere il film dell’anno. Era per questo fantomatico Grease1 che Lily aveva insistito così tanto per andare in quel posto così affollato e pieno di strane luci.
La principale difficoltà di portare James Potter al cinema era stata quella di farlo tacere per tutta la durata del film. Era stata soltanto la velata minaccia di Lily di scagliargli un Silencio a tenere a freno la sua nota indole chiacchierina.
«Ma chi? Danny Zuko?».
Lily non riuscì a trattenere le risate.
«Secondo me, ci somigliamo» decretò lui, fissandola fintamente imbronciato e con le braccia conserte.
«Potreste essere fratelli, in effetti. Separati alla nascita!» fece finta di assecondarlo lei, «Soprattutto per la chioma perfetta».
James si passò una mano tra i capelli, in un gesto che Lily aveva tanto odiato in passato ma che considerava oggi tanto familiare e che non poteva non guardare con dolcezza.
«È inutile che fai la sarcastica, Evans» ribatté, poi, avvicinandosi, «Lo so che li adori».
«Soltanto perché penso che riflettano il caos della tua mente» concluse sorprendendolo con un bacio all’angolo della bocca.
«Comunque, abbiamo anche altre cose in comune. Oltre ad essere innegabilmente i più belli del gruppo…».
«Siamo fortunati che Sirius non sia nei paraggi, altrimenti su questo argomento sareste andati avanti per ore».
«Inutilmente perché c’è poco da dire: sono il più bello e proprio tu non puoi negarlo» sentenziò James, afferrandola per la vita ed attraendola a sé.
«Sì, sei carino, Potter» lo provocò lei.
«Dopo oltre un anno, potresti anche sbilanciarti un po’ con i complimenti» rise lui «A parte questo fondamentale aspetto, anche lui cambia per amore».
Lily si sciolse in un sorriso, stringendosi ancora di più a James, pensando al suo enorme percorso di crescita degli ultimi anni.
«Non è che cambia. Fa finalmente vedere la parte migliore di lui».
«La tua spiegazione mi piace di più, come sempre» concluse lui, ridendo.
«E dimmi un po’…sai anche ballare e cantare come Danny?».
«Così mi offendi! Hai forse dimenticato l’esibizione mia, di Sirius e Peter alla Festa di Natale di Lumacorno al quarto anno?» chiese, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Quell’anno James, Sirius e Peter avevano improvvisato un piccolo spettacolo alla festa di Lumacorno, stregando gli strumenti della piccola orchestra che il professore di Pozioni aveva invitato e scappando poi a gambe levate prima che lui fosse in grado di dar loro una punizione.
«Peter ha innegabilmente più talento canoro di te e Sirius!» commentò Lily, mordendogli appena la guancia.
«Ma io ballo meglio!» protestò James mentre lei scuoteva la testa divertita, prima di baciarlo ancora.
«Sei un disastro» commentò, «ma, non so come sia possibile, sei l’unico che voglio2, Potter». 
James sorrise, in quel modo particolare che - Lily sapeva - riservava solo a lei.
«Io l’ho sempre saputo ma tu eri un osso duro» disse soddisfatto mentre si incamminavano verso l’uscita del cinema. 
«Ma, quindi, se tu somigli a Danny, io sarei Sandy?» chiese lei, con aria leggermente scettica. 
«Tu sei molto più bella di Sandy» disse James, «Vedi, è così che si fanno i complimenti!». 
«Sei troppo di parte. Lo dici solo perché sei il mio ragazzo».
«È incredibile che tu non sappia neanche come si accettano i complimenti. Tra l’altro, sai bene che lo avrei detto anche se non stessimo insieme!» replicò lui, pizzicandole il naso a mo’ di scherzo.
«Tu riusciresti a dire persino che canto meglio di lei!».
James si fermò di colpo fuori il vecchio cinema di Cokeworth, fingendo di dover ponderare la risposta.
«Mi spiace ma questo non posso proprio dirlo» concluse suscitando il broncio divertito di Lily.
«Pensavo di avere un futuro come cantante magica. Peccato!» commentò lei, simulando un tono affranto.
«In effetti, c’è una cosa in cui potresti migliorare» aggiunse, improvvisamente, James, «Potresti comprarti quei vestiti che indossa alla fine?».
«Scordatelo, cocco3».

 

1 Per un fortunato caso, ho scoperto che il film Grease è effettivamente uscito nel Regno Unito il 13 settembre 1978.
2 È la traduzione letterale in italiano del titolo della famosissima canzone You're the One that I want. Non la riascoltavo in italiano dai tempi delle medie (ed ormai sono passati davvero tanti anni) ed ho scoperto che è stato tradotto con Sei fatto per me. Non ce l'ho fatta ed ho deciso di seguire la versione inglese.

3 Riprende la battuta di Sandy versione Pink Lady 'Dimmi tutto cocco'.


Note conclusive: Questa storia nasce dall'iniziativa Scrivimi del gruppo Facebook Caffé e calderotti. Le indicazioni datemi da  BlackLoony (https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=120006):
1. Coppia: James/Lily (obbligatoria)
2. Prompt: Lily vuole fare qualcosa di Babbano.
3. Genere: Commedia. 


 

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Capitolo 2
*** Viceversa - Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male ***


 

Viceversa
- che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male -


«Sai, alla fine, ho sempre saputo che sarebbe finita così».
«Di che parli, Remus?».
«Di quel che sta succedendo tra te e James».
«Non sta succedendo niente tra me e James».
«Ah, no? Strano perché da un po’ di tempo dove ci sei tu c’è lui e viceversa».
«Sto bene quando sto con lui».
Tu non lo dici ed io non lo vedo
L'amore è cieco o siamo noi di sbieco?
Un battibecco nato su un letto
Un diluvio universale
Un giudizio sotto il tetto

5 giugno 1977
Non le è ben chiaro come si sia ritrovata sul letto di James ma è abbastanza certa che sia colpa di quel terribile temporale estivo che li ha resi infinitamente pigri e della folla della sala comune.
Avrebbero dovuto ripetere per l’esame teorico di Difesa contro le Arti Oscure ed è quello che hanno fatto per i primi venti minuti, dopo i quali James ha decretato che erano troppo bravi per continuare.
Da un po’ ad attirare tutta la loro attenzione è stato il cruciverba del Profeta e, in particolare, la risoluzione dell’undici verticale: il nome del primo Supremo Pezzo Grosso della Conferenza Internazionale dei Maghi del 1289.
«Non può assolutamente essere lui» dice Lily con fermezza, rifiutandosi di cedere la piuma.
«Io ti dico che sono assolutamente sicuro che sia lui! Bonaccord1! Sono anche nove lettere» protesta James.
«Io ricordo Ravaccord».
«Ma non è neanche un nome vero!».
«Io lo ricordo così! E poi tu eri sempre distratto a Storia della Magia».
«Ma questa cosa me la ricordo benissimo» insiste James mentre Lily lo guarda con aria scettica.
«Chiediamo un parere esterno» afferma pragmaticamente mentre con lo sguardo cerca Remus.
«Moony, vieni qui» intima James, «Puoi dire a questa zuccona della Evans che il primo Supremo Pezzo Grosso della Conferenza Internazionale dei Maghi era Pierre Bonaccord e che Ravaccord non esiste?».
Remus non si avvicina ma resta seduto sul proprio letto e li guarda con un sorriso indecifrabile.
«Lily, mi spiace per te ma ha ragione Prongs» sentenzia.
«Ma non è possibile!» esclama Lily stendendosi con fare fintamente melodrammatico sul letto mentre James si sdraia accanto a lei e scrive soddisfatto l’undici verticale.
«Comunque, io so perché James se lo ricorda» sghignazza Sirius dal letto di Peter mentre l’amico gli rivolge uno sguardo torvo.
«Non perché era attento a lezione, quindi?» rilancia Lily.
«Perché Bonaccord era il soprannome che avevamo dato a quel Corvonero che ti aveva chiesto di uscire al terzo anno» conclude Sirius con aria divertita.
«E perché mai?».
«Oh, Evans, è evidente che, oltre a non ricordare i nomi, non ricordi nemmeno le immagini!» interviene James, trattenendo una risata.
Lily tace e cerca di fare mente locale e poi realizza che quel famoso Corvonero e Bonaccord, la cui immagine è riportata sul libro di Storia della Magia, hanno un naso spaventosamente identico.
«Non è divertente» dice cercando di mantenere, invano, un’aria seria. 
«Si vede che stai ridendo» ribatte James solleticandole la punta del naso con la piuma mentre entrambi scoppiano a ridere.
Sempre più spesso si crea, tra loro, una bolla che li separa dal resto del mondo e Lily teme sempre che in quei momenti James si accorga di quanto il cuore le batte veloce, soprattutto quando lui la fissa in quel modo.
«Non ho voglia di tornare dalle ragazze» sussurra, avvicinandosi a lui.
James non distoglie gli occhi da lei e, con una mano, le sposta i capelli dalla fronte, prima di dirle «Resta qui».

Semplici eppure complessi
Libri aperti in equilibrio tra segreti e compromessi

26 novembre 1977
Le mani di Lily tremano mentre stringono garze attorno al suo braccio malmesso. 
Ha risanato le ferite lasciate da Remus con un incantesimo, sotto gli sguardi preoccupati di Sirius e Peter.
James la osserva seduto sul bracciolo del divano della Sala Comune mentre esamina i graffi profondi che Remus, nella sua forma di Lupo Mannaro, in preda all’eccitazione della luna piena gli ha fatto poche ore prima.
James nota le labbra di Lily malferme mentre lei si impone d’essere calma, non incrociando mai il suo sguardo.
È la prima vera notte di luna piena che condividono da quando stanno insieme. 
Solo poche settimane prima lui e Remus l’hanno messa a conoscenza del piccolo problema peloso dell’amico e del modo in cui James, Sirius e Peter hanno deciso di aiutarlo.
Da parte sua, ci sono state infinite rassicurazioni - Tranquilla, Lily, giusto qualche graffietto, ormai sappiamo come comportarci.
Non avrebbe mai potuto immaginare che Moony si sarebbe comportato così, che avrebbero sfiorato la tragedia e che lui ne sarebbe uscito con un braccio interamente attraversato da graffi di Remus.
Lily li ha sentiti rientrare ed è scesa a controllare, trovandosi James sanguinante e Sirius e Peter intenti a rimediare. 
Dopo un primo momento di smarrimento, ha messo mano alla bacchetta e ha cominciato a medicare le ferite.
«Noi andiamo a dormire. Tanto sei in buone mani» dice Sirius a bassa voce, intuendo il turbamento di Lily e la necessità di entrambi di rimanere soli.
Non appena li vede sparire sulle scale del dormitorio, James allunga il braccio sano per attrarla a sé e le poggia un bacio sulla punta del naso. 
«Lil…».
«Avevi detto che non dovevo preoccuparmi».
«Non devi. Sono solo pochi graffi».
«James, sono profondissimi…».
«Domani sgraffigno del dittamo dalla dispensa di Lumacorno e torno più bello di prima» le dice stringendola più forte.
Lily, prima rigida a causa della preoccupazione, cede e ricambia la stretta mentre la bocca di James corre delicata sul suo collo.
«Succede spesso?» chiede Lily percorrendo con le dita i graffi appena curati.
«Non è la prima volta» ammette James.
«E glielo avete mai detto?». 
James scuote la testa e cerca gli occhi verdi di Lily.
«Starebbe troppo male e si sentirebbe in colpa. Ha bisogno di noi. È difficile per lui controllarsi quando si trasforma».
Sulla bocca di Lily compare un sorriso carico di tenerezza.
«Facciamo un patto» suggerisce lei, «io cancellerò la mia preoccupazione con Remus ma, ogni volta che torni dopo la luna piena, devo controllare che tu stia bene».
James le sorride, grato.
«Affare fatto, Evans».

 
Anime purissime in sporchissimi difetti
Fragili combinazioni tra ragione ed emozioni
Solitudini e condivisioni

18 aprile 1977
«Che ci fai qui?» chiede Lily quando se lo trova accanto in quell’aula solitaria dove è solita rifugiarsi per studiare in solitudine.
«Gironzolavo» dice lui allungando le gambe sul banco.
«Potter, è mai possibile che tu non sia mai composto?».
James risponde con una smorfia mentre lei continua a sfogliare il Manuale di Erbologia.
«Non dovresti essere ad Aritmanzia?» chiede poi Lily.
«Dovrei ma preferivo essere qui».
«C’entri qualcosa con il fatto che a Bertha Jorkins siano spuntate piume sul sedere?».
James non risponde ma si apre in un sorriso rivelatore.
«È fastidiosa».
«Non pensi di essere grande e grosso ormai per questo genere di scherzi?».
«No. E poi ti ho vista ridere!».
«Sei tremendo» chiosa Lily, «però hai ragione. La Jorkins è una pettegola insopportabile».
Chiude il libro e lo guarda ancora: sa perfettamente che è venuto a cercarla soltanto perché l’ha vista turbata dopo la lettera al vetriolo di Petunia - l’ennesima.
«Mi ha scritto mia sorella» confessa Lily mentre James diventa serio d’un colpo e trascina la sedia di Lily verso la sua.
«Era la risposta agli auguri di Pasqua e al cioccolato che le avevo mandato» spiega Lily. 
Le sua mani corrono, istintive, a cercare le braccia di lui, ad aggrapparvisi.
«Non è colpa tua, Lily» sussurra James avvicinando la sua fronte a quella di Lily.
«Come sta tua madre?» chiede lei. Ha sentito Sirius parlare con Remus a lezione delle preoccupazioni di James.
«È tornata a casa. Al San Mungo dicono che ha la pelle dura».
Lei sa - perché lo sa - che non ammetterà di essere terrorizzato all’idea che la salute di sua madre sia compromessa. Negli ultimi mesi ha imparato a leggere dietro l’arroganza che gli fa da scudo.
Si limita a sorridere. 
In quella vicinanza strana, che prima o poi dovrà affrontare, può anche non dire niente.
«Dovresti tornare in classe» sussurra, però, dopo poco.
«Preferisco stare qui con te».

 
Basterebbe solamente dire
Senza starci troppo a ragionare
Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa

28 agosto 1977
Il mondo potrebbe finire e a James non importerebbe assolutamente niente.
Lily è distesa accanto a lui, ha gli occhi chiusi mentre la brezza di mare le scompiglia leggermente i capelli rossi.
A guardarla bene quella spiaggia appena fuori Cokeworth non sembrerebbe niente di speciale ma James potrebbe giurare che è diventato il suo posto preferito al mondo.
Si incanta a guardare Lily mentre con una mano ne accarezza i lineamenti, fino ad arrivare alla spalla lasciata scoperta dalla maglia.
Mentre la sua mano si muove delicata sopra di lei, Lily sorride beata, con gli occhi chiusi.
È poco più di un mese che stanno insieme e a James ancora non sembra vero. 
Sente ancora l’urgenza di impararne a memoria i tratti, di memorizzare tutti quei dettagli che può finalmente vedere da vicino.
«Dopo la mattinata terribile, ora mi sto quasi rilassando» sussurra Lily.
James si china a baciarle il naso, poi la guancia, poi il collo, poi la spalla.
Ogni bacio serve ad allontanare un pensiero: le condizioni di salute dei suoi che continuano a peggiorare, la malattia babbana della madre di Lily, la tensione esplosa con sua sorella, la guerra che incalza e ricorda loro che non sono più bambini ma che devono essere sempre pronti a metter mano alla bacchetta se necessario.
Lily si desta non appena avverte James lontano dalla sua pelle. 
Guarda l’orizzonte con l’espressione assorta davanti alla quale si è spesso imbambolato.
«La vedi quella casetta laggiù? Petunia ed io eravamo convinte che ci abitasse un principe» racconta mentre lui la osserva rapito.
«È una casetta un po’ messa male per essere di un principe» commenta James.
Quella casetta in mezzo al mare non ha molto di poetico o sognante ma è piuttosto decadente, lontana dalla riva e disabitata da chissà quanto tempo.
«Eravamo piccole quando facevamo questo gioco. Una volta, ci siamo persino andate con nostro padre. È stato traumatico scoprire che fosse del tutto abbandonata. Io, però, inventai una storia diversa, di streghe e fantasmi. A Petunia non piacque».
Gli occhi di Lily, inquinati di tristezza, rammarico, rancore, sono ancora fissi sulla casetta in mezzo al mare. 
James l’attira a sé, intrappolandola in un abbraccio finché Lily ricambia la stretta e appoggia la testa sulla sua spalla.
«Se vuoi, puoi raccontarla a me questa storia di streghe e fantasmi» le dice poi, strappandole un sorriso mentre lei gli bacia, grata, la guancia.
«Sai una cosa? È la prima volta, da tanto tempo, che vorrei che l’estate non finisse mai e non ho poi così tanta voglia di tornare ad Hogwarts» confessa, ancora stretta nell’abbraccio di James.
«Ed è merito mio?» chiede James, un po’ incredulo perché è sempre così che si sente quando parlano dei loro sentimenti. 
Nei mesi precedenti qualcosa è cambiato e si sono ritrovati sempre vicini, scoprendo di aver bisogno della presenza dell’altro nella propria vita. 
Non ha mai ragionato troppo: ha sempre saputo di essere innamorato di lei e, qualche volta, quelle due fatidiche paroline sembrano quasi scivolargli dalla bocca. 
Poi si controlla e si dice che è troppo presto, che forse Lily non è pronta.
«Temo proprio di sì» risponde lei con un gran sorriso, «Sto sempre bene quando sto con te».
James deglutisce emozionato. 
Non è ancora il momento di dire quelle due parole, tanto brevi quanto pesanti ed impossibili da ritrattare, anche se non ne è mai stato così certo.
Sfoggia uno dei suoi migliori sorrisi, cercando di non apparire poi così rimbambito.
«Quando mi avrai in giro tutti i giorni ad Hogwarts, te lo ricorderò» le dice prima di prenderle il viso tra le mani e dire con serietà «Anche io sto sempre bene quando sto con te».

E detto questo che cosa ci resta
Dopo una vita al centro della festa?

14 febbraio 1977
Lily corre a fatica mentre James la trascina per i corridoi deserti a quell’ora della sera. 
Detesta ammetterlo ma potrebbe essergli eternamente grata per averla portata via dalla festa di Lumacorno. 
Si fermano poco lontani dalla Torre di Grifondoro quando James si accorge del respiro affannoso di lei e si appoggia ad una parete stranamente spoglia. 
«È stata un’uscita di scena con i fiocchi dopo ore di tortura» commenta soddisfatto.
«Continuo a non capire per quale ragione ti ostini a venire a queste feste che odi» commenta Lily, riferendosi ai cattivi rapporti di James con il loro Professore di Pozioni.
«Anche se tu hai una pessima opinione di me, sono un ragazzo beneducato e accetto gli inviti di un insegnante» afferma con un sorriso fintamente angelico che ingannerebbe chiunque.
«Conosco più di una persona che potrebbe dissentire».
«Sono sicuramente persone che mancano di totale senso dell’umorismo».
Lily decide di non replicare, ancora impegnata a riprendere fiato dopo la corsa dai sotterranei mentre James è intento ad aggiustarsi il vestito elegante.
«Non riesco ancora a capacitarmi del fatto che tu riesca a tenere una cravatta allacciata per tre ore consecutive» gli dice divertita, alludendo alla sua abitudine di non essere mai, proprio mai, in ordine.
«Meriterei un premio per questo, in effetti» commenta portandosi le mani al collo ed allentando il nodo della cravatta.
«Sei stato carino a stare con me stasera».
Lily è seria mentre cerca di ringraziarlo per essere stato il suo cavaliere di fatto, dopo il suo fallimentare appuntamento con Steven Lewis.
«Eri l’unica simpatica lì in mezzo» biascica lui, con tono imbarazzato, mentre una mano corre a spettinarsi i capelli.
«Ammetto che la concorrenza non era un granché».
«Per questo ho ravvivato la festa».
«Sabotando la musica?» chiede con aria divertita ripensando alla scena avvenuta poco prima.
«Sabotare è un parolone. Ne ho scelta una migliore e tu non puoi lamentartene».
«E perché?».
«Hai ballato con me ed eri molto, molto allegra in quel momento» spiega sorridente.
«Be’, ormai eravamo al centro dell’attenzione vista la tua sceneggiata».
«Ti chiedo di ballare come un galantuomo e farei una sceneggiata? Sei proprio un’ingrata, Evans!» esclama James, fingendosi offeso.
«È stato divertente» ammette Lily, «Senza di noi si sarebbero annoiati».
«Oggi è la seconda volta che ammetti che ti sei divertita in mia compagnia. Prima o poi potrei usare tutto questo contro di te» continua lui con aria solenne mentre le si avvicina tenendo le braccia conserte.
«Che dire? La prima volta alla Testa di Porco non si scorda mai».
«Il modo in cui hai condotto la tua vita da studentessa qui ad Hogwarts negli ultimi sei anni è assolutamente imperdonabile. Devi fare un accelerato corso di potenziamento».
«Per fortuna, ci sei tu a farmi recuperare le mie terribili mancanze o sbaglio?».
«Ai tuoi ordini, Evans» sorride lui arrendevole. Poi le afferra un braccio e le dice «Ora preparati a correre ancora».

Ma l’amore di normale non ha neanche le parole
Parlano di pace e fanno la rivoluzione
Dittatori in testa e partigiani dentro al cuore

15 ottobre 1977
«Lo hai fatto di nuovo» le dice cercando di non mostrare troppo il suo disappunto.
Lily solleva lo sguardo dalla pergamena che sta rileggendo con un tacito interrogativo nello sguardo.
«Muoverti da sola per il castello di sera» spiega James con aria preoccupata.
Lily lascia andare la pergamena ed incrocia le braccia.
«Chi te lo ha detto?» chiede a bruciapelo.
«Non è importante».
«Ieri eri agli allenamenti e non puoi essere stato tu a vedermi sulla mappa» continua abbassando la voce.
«Non è importante chi sia stato. Eri da sola, nella zona in cui hanno aggredito Isobel Dawlish e la cosa non mi fa stare tranquillo. Per niente».
«James».
«Lily». 
«Siamo ad Hogwarts, sono Caposcuola e, soprattutto, sono una strega armata di bacchetta» gli dice appoggiando una mano sulla sua attraverso il tavolo.
«Anche quelli hanno una bacchetta, Lil, e non mi piace per niente il modo in cui la usano» replica James serrando la stretta.
«So difendermi. E poi…» si interrompe prima di guardarsi intorno e controllare di essere abbastanza isolati.
«E poi cosa?» incalza James impaziente. 
«E poi» riprende Lily con tono calmo e controllato «se entreremo in quell’organizzazione, dovremo fare l’abitudine a certi generi di incontro».
James deglutisce. Silente ha parlato loro dell’Ordine della Fenice solo pochi giorni prima in un incontro che doveva servire a delineare le loro prospettive per il futuro.
La verità, la banale verità, è che lui è terrorizzato che possa succedere qualcosa a Lily ma sa che non potrebbe mai dirle di restare a guardare una guerra che lui stesso vuol combattere soprattutto per lei.
«Dovremo essere attenti anche se entreremo tu-sai-dove».
Lily inclina la testa con fare comprensivo mentre le sue dita giocherellano con quelle di James.
«Allora? Chi è stato?» incalza.
«È stato Peter» si arrende lui.
«Ed è stato un caso o…».
James scuote la testa: tanto negare non servirebbe a nulla. 
È troppo sveglia e lo ha capito subito che c’è un sottile sistema di sorveglianza e protezione che lui ed i suoi amici hanno messo su per evitare che qualcuno possa coglierla di sorpresa.
Certo, non c’è bisogno che lei sappia proprio tutto - come, ad esempio, che quella di fissarla sulla mappa è un’abitudine che lui ha quasi da quando l’hanno creata.
«Te l’ho detto. Sono preoccupato» sussurra abbassando lo sguardo sul libro di Aritmanzia.
Lily reclama la sua attenzione tirando a sé le sue mani. 
«Non avevi detto che ero più brava di Sirius nei duelli? Me la caverei, nel caso. Non devi preoccuparti».
«Prima di tutto, sì, l’ho detto ma tu non dirlo mai a Padfoot. E poi preferirei che conservassi le energie» replica ammiccante, guadagnandosi un colpo sulla mano ed un sorriso malizioso di Lily.
«Abbiamo diciassette anni, Potter. Ho tutte le energie del mondo».

È la paura dietro all’arroganza
È tutto l’universo chiuso in una stanza
È l’abbondanza dentro alla mancanza

3 maggio 1977
Lily si morde il labbro mentre osserva James dall’altro lato della stanza e l’eco del loro ultimo litigio rimbomba ancora nella sua mente. 
Lo ha capito da poco che dietro quegli strati di arroganza c’è il vero James con il suo mondo di stranezze, contraddizioni, sogni ed ideali che scopre giorno dopo giorno.
Certo, l’arroganza resta sempre lì e in giornate come quelle esce fuori e le ricorda perché non sono andati d’accordo per anni, come James riesca sempre a superare i confini del divertimento e lei non riesca a non fargli notare gli errori.
Le loro discussioni, però, sono diverse da quelle che hanno avuto negli anni passati - Lily lo ha capito, lo ha ammesso a sé stessa dopo il bacio che si sono scambiati qualche settimana prima.
C’è un sostrato infinito di non - detto, ogni volta che si lasciano andare alla rabbia.
Di solito, è lui che si riavvicina a testa bassa; più raramente, lei si avvicina e abbassano le armi.
Tre lunghissime giornate ad ignorarsi, però, sono decisamente troppe e poi si è stancata di dover distogliere lo sguardo prima che James si giri o di dover vedere che lui fa esattamente la stessa cosa non appena lei si accorge che la sta guardando.
Come in questo preciso momento, ad esempio, in cui lo ha appena beccato a guardarla e poi a fingersi interessato alla partita di scacchi in cui Remus lo sta platealmente battendo.
Niente da fare, questa volta tocca lei.
Si alza cercando di mantenere un’espressione spavalda, che non le faccia leggere un «mi manchi» sul volto, e si avvicina ai due giocatori.
«Fossi in te» dice a James, «sposterei quella torre in H6».
Remus sorride con l’aria di chi la sa lunga mentre James continua a fissare la scacchiera, nascondendo un ghigno compiaciuto.
«Torre in H6» esclama dopo un po’, incrociando le braccia e guardandola con aria di sfida.
«Hai bisogno di aiuto, Potter» replica Lily mentre Remus attende la prossima mossa.
«So vincerla una partita di scacchi, Evans» dice lui con il solito tono da sbruffone.
«Sei una schiappa, Prongs. Dovresti accettare l’aiuto della Evans, se non vuoi che Moony ti stracci miseramente» esclama Sirius dal tavolo poco lontano, dopo aver gettato uno sguardo alla scacchiera.
James la guarda - finalmente senza nascondersi - e le fa posto accanto a sé. 
«Mi aiuti, Lily?».
Lei annuisce mentre si siede accanto a lui e appoggia la mano sulla sua gamba.
«Dovresti sbrigarti, Moony, qualsiasi cosa significhi questo assurdo soprannome» incalza lei.
James inclina di poco la testa e le sorride nel modo in cui, ha scoperto, sorride soltanto a lei e Lily si trova a desiderare che quella partita di scacchi finisca subito, che abbiano un - raro - momento solo loro due, uno di quelli in cui le sembra che tutto sia sospeso e che l’universo si limiti a loro due.
Sente le dita di James cercare le sue, nascoste sotto la scacchiera dagli occhi indiscreti degli amici. 
Non è ancora ben sicura di quel che c’è tra loro ma ora, con la sua mano stretta alla sua, sa unicamente che negli ultimi tre giorni le è mancato troppo.  

È l’abitudine nella sorpresa
È una vittoria poco prima dell’arresa

1 gennaio 1978
«Questo sarà un grande anno» dice James con la voce ancora assonnata mentre stringe a sé Lily appena sveglia.
«Non fai che ripeterlo da ieri sera» obietta lei posandogli un bacio all’angolo della bocca.
«Scherzi? Il millenovecentosettantotto non lo dimenticherò mai» esclama con una voce innaturalmente squillante per essersi appena svegliato.
«Ti rendi conto che non è iniziato nemmeno da dieci ore? Sentiamo, perché dovrebbe essere così memorabile?».
Lily si siede appoggiandosi alla spalliera del letto mentre James la osserva, spettinata e con il solo lenzuolo a coprirla.
«Un anno che inizia con Lily Evans nuda nel mio letto non può che essere un anno memorabile» sghignazza lui prima che gli arrivi una cuscinata sul viso.
«Sei proprio un idiota» commenta Lily ma James non può fare a meno di notare che sorride radiosa.
«Sarò anche un idiota ma tu sei comunque nel mio letto».
Lily si china a baciarlo appassionatamente e poi aggiunge, mentre appoggia la testa sul suo petto, «Dovresti esserci abituato, ormai. Non è mica la prima volta».
«Che c’entra? Non mi abituo mai» le dice giocando con i suoi capelli, «Ti diro di più, mia cara Caposcuola Evans. Non mi abituerò mai».
«Addirittura? Mai non ti sembra tantissimo tempo?» chiede divertita.
«È quello il programma» ammette candidamente.
«Potter, non mi starai diventando romantico?».
James la intrappola in un abbraccio e le poggia un bacio sulla nuca.
«Non è questione di romanticismo. Ti sto solo mettendo a conoscenza dei miei futuri progetti».
«Mi piacciono questi progetti» commenta con tono squillante.
James si alza improvvisamente mentre Lily lo guarda contrariata per aver sciolto quell’incastro di braccia e gambe in cui erano fermi fino a poco prima.
Non può più aspettare, non vuole
Non vuole sprecare nemmeno un secondo di più.
«Lil» le dice con aria seria, «Andiamo a vivere insieme».
Lily sbarra gli occhi ma James nota subito che non ha trattenuto un sorriso emozionato.
«Ora?».
«Quando la scuola sarà finita. Troviamo un posto nostro».
«E lascerai andare Sirius?» domanda poi con il tono tra il divertito e lo scettico.
«Ha già visto un appartamento per sé. Io ne voglio uno per noi due, solo tu ed io» incalza.
«Dovrei prima trovare un lavoro…» ragiona lei ad alta voce.
«Io ho un sacco di soldi. Puoi trovarlo dopo, un lavoro» incalza James, visibilmente in ansia perché lei non ha ancora dato una risposta.
«E dove vorresti vivere?» chiede Lily.
«Ti sorprenderà, Evans, ma voglio un appartamento piccolo, uno di quelli in città, in cui non ci sono tantissime stanze».
«Niente campo da Quidditch?».
«Per adesso, no. Deve essere un posto nostro».
James comprende che, anche se Lily non ha ancora detto di sì, ha la vittoria in tasca. 
Gli basta guardarla mentre fantastica nel futuro che lui le sta indicando per capire che è pronta a fare quel salto insieme a lui. 
«Hai ragione: il millenovecentosettantotto sarà un grande anno. Me lo ricorderò per sempre» gli dice dopo un po’, spettinandogli i capelli.
«E cosa ti ha convinta?».
«Sarà il primo di tanti, tantissimi anni, in cui ci sveglieremo insieme».

È solamente tutto quello che ci manca
E che cerchiamo
Per poterti dire che «ti amo»

20 dicembre 1977
«Quindi, quanti giorni devi rimanere a casa?» le chiede James con aria supplichevole mentre le bacia il collo.
«James!» lo rimprovera divertita.
«Non sono più abituato a stare tutto questo tempo senza di te».
«Per il 30 sarò da te ma prometto che cercherò di venire prima» lo rassicura.
«Saranno dei giorni interminabili».
«Non farti sentire da Sirius che già mi odia perché pensa che ti lasci poco tempo per stare con lui, Remus e Peter».
James, finalmente, ride ripensando ai mille battibecchi tra Lily e Sirius.
«Non ti odia, anzi, ma non è abituato a dovermi dividere con qualcun altro».
«Potresti baciare lui a mezzanotte» lo punzecchia lei, «Io troverò qualcun altro».
Lily non riesce a finire la frase ché le labbra di James stanno già cercando le sue.
«Non esiste» sentenzia James con durezza mentre lei, notando che si è improvvisamente incupito, continua a baciargli la guancia.
«Che hai?» chiede, poi, quando è chiaro che il suo ragazzo si è bloccato in un pensiero.
«Ho paura che tu possa stancarti di me» confessa fissando il pavimento.
Lily lo guarda intenerita da uno dei suoi - rari - momenti di insicurezza, quando prevale ancora l’incredulità di essere con lei dopo tanti conflitti.
Non ci ragiona poi molto - non più. Ha passato gran parte dell’anno precedente a cercare di capire cosa fosse per lei James Potter ma da quando se lo è visto sulla porta di casa sua a Cokeworth non ha più avuto alcun dubbio.
In fin dei conti, sa già da tempo che tutto quello che prova per lui, ma proprio tutto, è racchiuso nelle due parole più spaventose del mondo.
Gli solleva il mento con delicatezza per costringerlo a guardarla ancora.
«James, ma tu lo hai capito che io ti amo?».

Ma se dovessimo spiegare
In pochissime parole
Il complesso meccanismo
Che governa l’armonia del nostro amore
Basterebbe solamente dire
Senza starci troppo a ragionare
Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa
Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa
 
«Dannazione, Moony. Avevi ragione».
«Ciao anche a te, Lily. Da quand’è che mi chiami Moony anche tu?»
«Da quando James non fa che ripeterlo».
«E, non che ne sia stupito, ma a proposito di cosa avevo ragione?».
«Di me e di James».
«Ah, ora capisco».
«Mi sono innamorata di quell'idiota».
 
1 Secondo Potterpedia, Pierre Bonaccord è il Supremo Pezzo Grosso della Confederazione dei Maghi del 1289.
2 La casetta in mezzo al mare è quella dove Harry riceve, finalmente, la lettera per Hogwarts. Dal primo libro si capisce che è nei pressi di Cokeworth, la cittadina dove sono cresciute Petunia e Lily, ed ho immaginato che non l'avessero trovata casualmente ma che la conoscessero.

Note dell'autrice: anche questa storia nasce dal prompt dato da SeveraBartySha nell'iniziativa Scrivimi del Gruppo Facebook Caffé e calderotti.
James/Lily (obbligatorio)
Prompt: Viceversa (Francesco Gabbani) 
Genere: Romantico, Fluff
Mi rendo conto di aver scritto una OS lunghissima (scusatemi se vi ho torturati così!) ma con James e Lily mi capita spesso che mi scappi la penna e con loro è sempre un po' tornare a casa. Inizio a scrivere e poi è difficile mettere un punto.
La storia è ambientata a cavallo tra la fine del sesto e l'inizio del settimo anno, ossia tra il momento in cui tra Lily e James già c'è qualcosa di non ancora pienamente razionalizzato e l'inizio della loro storia (che per me comincia ufficialmente con la loro ultima estate da studenti). Ho alternato i punti di vista, James quando sono già fidanzati e Lily prima.
È una OS che può essere considerata specchio e completamento di 
Twenty cygarettes to fall in love ma non è necessario averla letta per capire questa storia. 
Grazie ancora per tutto,
Fede

 
 

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Capitolo 3
*** Tutta colpa di Trasfigurazione Oggi ***


A Gio,
che ha trovato il filo rosso
e non lo ha mai lasciato andare
 
Tutta colpa di Trasfigurazione Oggi

 
Hogwarts
19 dicembre 1976

La professoressa McGranitt non nasconde un sorriso colmo di orgoglio mentre mostra ai «suoi migliori alunni» la lettera del Direttore di Trasfigurazione Oggi che le ha annunciato che Lily Evans e James Potter saranno insigniti del premio Miglior Nuova Promessa1 grazie al loro ultimo saggio.
Lily, con le braccia conserte nel tentativo di reprimere l’agitazione, non può fare a meno di rintracciare con la coda dell’occhio il suo compagno di studi e di premi. 
Non si stupisce nel notare che dondola su se stesso, incapace di star fermo per più di tre secondi.
«Vi renderete conto di cosa significa aver ricevuto questo premio» insiste la Professoressa, fissandoli entrambi ed indugiando qualche istante in più su James.
«Certo, Professoressa» si affrettano a rispondere in coro.
«Dalla rivista mi hanno mandato alcuni appunti per adattare il vostro saggio. Necessita di pochi aggiustamenti ma dovreste lavorarvi per aggiungere un paio di approfondimenti» conclude indicando quelli che sono almeno due rotoli di pergamena mentre Lily sente il proprio sopracciglio destro inarcarsi in segno di disappunto alla parola «pochi».
«Mi scusi, Professoressa» la interrompe James con voce stranamente stridula, «Non mi sembrano esattamente un paio di argomenti».
La McGranitt non esita un solo istante a guardarlo in tralice, mostrando tutto il suo disappunto per il fuoriluogo commento di Potter.
«Potter, lei e la signorina Evans avete ricevuto questo Premio meritatamente, direi. Non vi costerà niente apportare delle migliorie e ricordo ad entrambi che non accetto che vi tiriate indietro dal fare meno di un lavoro esemplare» conclude lapidaria.
Prima che James possa replicare nuovamente e rischiare di indisporre la McGranitt, nonostante sia di gran lunga il suo allievo preferito, Lily decide di prendere le redini della situazione.
«Professoressa, tra due giorni sia Potter che io torneremo a casa per le vacanze di Natale. Entro quando dobbiamo fare questo lavoro?».
La McGranitt sorride enigmaticamente mentre, dopo un impercettibile movimento di bacchetta, compaiono sulla sua scrivania degli enormi volumi.
«Entro il dodici gennaio dovremo inviare gli accorgimenti. Dovrete lavorare nelle vacanze di Natale. Vi ho risparmiato del tempo, selezionando io stessa i libri che dovrete consultare».
«Ma, Professoressa, il Natale!» protesta James avvicinatosi ai libri incriminati.
«Signor Potter, tra qualche mese sarà un mago maggiorenne. Immagino che potrà trascorrere le sue vacanze natalizie impegnandosi per il suo futuro e non soltanto a giocare a Sparaschiocco con il Signor Black. Intanto, auguro ad entrambi buone feste e, soprattutto, buon lavoro» conclude, abbandonando l’aula di Trasfigurazione e lasciando soli lei e Potter.
Lily sospira sconsolata all’idea di passare le vacanze natalizie a studiare più del necessario mentre tenta di incastrare alcuni dei libri nella borsa e di impossessarsi della pergamena prima di James.
«Brillante idea tirar fuori il Natale» commenta in tono di rimprovero.
«Evans, il Natale a casa Potter è sacro. È la mia festa preferita e poi quest’anno c’è anche Sirius da noi. Deve essere un Natale speciale» spiega mentre si trascinano fuori dall’aula.
«Ho la sensazione che la McGranitt non sia d’accordo con te, Potter. In ogni caso, credi sia meglio dividerci i libri e poi comunicarci via gufo le modifiche che abbiamo fatto?».
James si ferma a fissarla per un po’ con un’espressione che Lily non è in grado di decifrare.
«Non credo sia una buona idea» sentenzia dopo qualche minuto.
«Nessuno di noi due può ancora Smaterializzarsi, nel caso non lo avessi notato. Quindi, dobbiamo inventarci qualcosa e scordati che io metta la mia testa in un camino per parlare».
«Esiste il Nottetempo o la Metropolvere» puntualizza James piccato.
Lily scuote la testa e riprende a camminare, tormentandosi all’idea di dover conciliare, durante le vacanze natalizie, i suoi due mondi - come se non lo facesse ogni giorno della sua vita.
Riesce a prefigurarsi distintamente il volto contrariato di sua sorella alla sola menzione del premio o di un compagno di studio.
«Non lo dicevo per contraddirti, comunque» le dice Potter, «Nella lettera che ci ha letto la McGranitt, dicono che a piacere è stata la combinazione dei nostri stili, delle nostre voci, il modo in cui avevamo condotto il saggio e credo che farlo a distanza non sarebbe più in linea con il nostro lavoro».
Lei annuisce, consapevole che James è nel giusto, e si tortura la coda nervosamente.
«Non credo che il mio camino funzioni» bisbiglia, memore di quella volta che ha provato a contattare Amber mediante camino con risultati totalmente insoddisfacenti.
Detesta quella parte, quel momento in cui si sente diversa, in cui quelle linee parallele che sono i suoi due mondi decidono di sovrapporsi e di non procedere ciascuna per la sua strada.
James le sorride in modo quasi tenero.
«Non preoccuparti. Prendo io il Nottetempo, se mi dici dove abiti» le dice alzando le spalle e togliendole dalle braccia i due tomi che porta.
«Sei sicuro non sia un problema? Se vuoi, trovo io un modo per arrivare in Galles» ribatte Lily.
«E perdere l’occasione di vedere casa Evans? Impossibile».
«Non ti aspettare campi di Quidditch o unicorni bianchi nel giardino. È una banalissima casa babbana».
«Io non sono mai stato in una casa babbana e poi non credo che il posto in cui sei nata possa essere mai considerato banale» ribatte facendole il verso.
«Non è davvero niente di che» precisa, lievemente innervosita all’idea che James metta piede in casa sua.
«Io sono curioso e mi devi far vedere come funziona il telefisore. Remus ha provato a spiegarmelo una volta ma ora voglio provare ad usarlo».


Cokeworth
27 dicembre 1976

Se esistesse un modo per uccidere la tensione, Lily lo avrebbe già utilizzato e, come al solito, è tutta colpa di James Potter.
L’eccitazione che sembra aver travolto sua madre e suo padre all’idea che un suo compagno di scuola venga a studiare a casa ha immediatamente superato anche la felicità per il premio ricevuto. 
Probabilmente è stata pari solo al disgusto di sua sorella, che, al secondo giorno di vacanza, ha ridotto ai minimi storici le parole tra loro e ha annunciato di non voler essere presente quel giorno.
Le suppliche dei genitori per tentare di farla rimanere sono state seconde solo a quelle che Lily ha rivolto loro nel tentativo di prevenire situazioni imbarazzanti perché nella mente di Lily nulla può essere più imbarazzante dei suoi genitori che incontrano James Potter.
«A che ora hai detto che arriva?» chiede sua madre dal piano di sotto mentre Lily è intenta a sistemare i libri sulla scrivania.
Lei non risponde, notando rapidamente lo scontato ritardo di James e girandosi istintivamente verso la finestra. 
Un sorriso le spunta sulle labbra in modo istintivo nel vedere un imbarazzatissimo James Potter che fissa, spaesato, il cancello del suo giardino.
Scende le scale intenta a nascondere la tensione ed aspetta qualche minuto, in attesa che il campanello suoni.
Peccato, però, che il campanello resti silente. 
Sbircia dalla finestra e vede James esattamente nella stessa posizione in cui lo ha lasciato, ad osservare perplesso il cancello.
Scuote la testa e non trattiene un sorriso nell’aprire la porta.
«Hai intenzione di rimanere lì tutto il giorno?» chiede, avvicinandosi al cancello e facendo trasalire l’ospite.
«Evans! Mi hai spaventato!» sussulta, lievemente disorientato. 
«Che aspettavi?» chiede Lily incuriosita.
«Non ho capito come dovevo entrare» ammette, non nascondendo il broncio.
«Bussando?».
«Come si bussa ad un cancello?» chiede con viva curiosità.
Lily alza gli occhi al cielo e mostra il piccolo pulsante sotto la targhetta Evans, mentre dall’interno della casa proviene distintamente il rumore del citofono.
«Affascinante» commenta James.
«Non hai mai bussato ad un campanello?».
«I campanelli sono vicino alle porte. Questo rumore è più fastidioso di uno Spioscopio».
«Si chiama citofono. Basta premere questo piccolo pulsante» conclude, invitandolo ad entrare.
Lily lo osserva attentamente mentre si slaccia il mantello e non fa nulla per nascondere la viva curiosità con cui sta passando al vaglio ogni dettaglio della sua casa prima di avvicinarsi e presentarsi ai suoi genitori.
Come ha già avuto modo di notare in passato, James colpisce immediatamente con l’aria da bravo ragazzo che si porta dietro.
È sicura che sua madre, una volta andata oltre i suoi disordinatissimi capelli, non abbia potuto far a meno di notare la cura con cui è vestito e che abbia apprezzato l’enorme scatola di cioccolatini che James le ha porto.
«Ho preparato un dolce per festeggiare il vostro traguardo», dice sua madre con fare ospitale.
«James è venuto qui per studiare. Altrimenti, la Professoressa McGranitt ci farà a pezzi e non ci sarà proprio più alcun traguardo» interviene Lily trascinando via James verso camera sua.
La stanza di Lily tradisce il non vissuto dei mesi precedenti. 
Il baule ai piedi del letto non è stato completamente disfatto ed è lì che sono la maggior parte dei libri scolastici e la divisa.
Alle pareti nessuna foto animata ma soltanto normalissime foto babbane.
James non dice nulla ma resta fermo a ciondolare sulla porta mentre Lily si avvicina alla scrivania, sistemando le due sedie.
«Mi piace casa tua» le dice, continuando a guardarsi intorno.
«Non è grandissima, anzi, però, in fin dei conti, ‘nessun posto è come casa’, no?».
«È una citazione che non ho colto?» chiede, avvicinandosi a lei.
«Il Mago di Oz, Potter. Dorothy? L’uomo di latta? Lo Spaventapasseri? La Malvagia Strega dell’Ovest?».
James ride scuotendo la testa e gioca con una ciocca dei capelli di Lily, annullando le distanze tra loro.
«Sei tu la Malvagia Strega dell’Ovest?» le chiede in tono canzonatorio e guardandola in un modo che non riesce a non farla arrossire.
«La Malvagia Strega dell’Ovest ha un occhio solo. Ti sembra forse  che io abbia un occhio solo?» replica, incapace di spezzare quel contatto visivo.
«Dall’alto dei miei quattr’occhi direi che ne hai ancora due e che sono molto belli» le dice e questa volta Lily è certa che il suo stomaco si sia del tutto liquefatto a giudicare dal modo in cui è arrossita. 
È solo il tentativo di recuperare una parvenza di autocontrollo a farle fare un passo indietro e far cenno a James di sedersi, prima di mettersi all’opera per il saggio.
«Ti ho portato una cosa, comunque» le dice improvvisamente.
Sbarra gli occhi e si sente pietrificata mentre lo osserva trafficare nella sua borsa disordinata tanto quanto i suoi capelli.
«Mi hai fatto un regalo?» chiede, sconvolta.
«Non è un regalo. È una cosa che è più utile a te che a me» dice enigmaticamente mentre le porge un libro antico.
Lily osserva la prima edizione di Old and Forgotten Bewitchments and Charms2 senza avere il coraggio di aprirla o toccarla.
«James, io…».
«A casa ne abbiamo due e ne hai parlato una volta, qualche mese fa. Eravamo in biblioteca e ne stavi parlando con Remus e Thea, io ero lì a disturbare come al solito e mi sono ricordato» si affretta a spiegare, passandosi nervosamente una mano nei capelli.
«Ma è una prima edizione!» obietta Lily, sfogliando il manoscritto. 
«I miei amano collezionare ed è stato mio padre a suggerire di darlo a te, quando gli ho detto quanto amassi Incantesimi».
Lily gli sorride istintivamente, incredula ed intenerita a quel lato quasi inedito di James Potter e allunga timidamente una mano sulla sua gamba, in segno di ringraziamento.
Riesce a sussurrare a malapena un grazie prima che James cominci a raccontarle, come un fiume in piena, di quei pochi giorni di vacanze con Sirius, del Natale magico e a porle ogni genere di domanda sui Babbani.


«Devo ammettere che non sei così male come compagno di studi», commenta Lily soddisfatta, dopo aver riletto, per la cinquecentesima volta, come sottolinea James, il loro saggio.
«Arrivata a questo punto, puoi anche ammettere che sono il tuo preferito» le dice, solleticandole il naso con la piuma.
«Non credo che ti darò mai questa soddisfazione» controbatte, cercando di sottrarsi al solletico, «però sei un valido compagno di studio». 
«Non avresti vinto quel premio con nessun altro».
«Disse Mr. Modestia».
«Puoi sempre provare il contrario» la stuzzica scarabocchiando un pezzo di pergamena avanzato.
«Non disegnare cose di Quidditch sulla mia pergamena» protesta fintamente offesa, scarabocchiando anche lei.
«Hai rovinato un’opera d’arte».
«Era solo una Pluffa».
«Veramente era un Boccino» puntualizza James, aggiungendo le ali alla palla.
«È un Boccino un po’ troppo grande».
«Dipende dalla prospettiva».
«Credevo che a te interessasse solo la Pluffa» ribatte, con tono vagamente polemico, Lily.
«Oh, Evans, anche se sono un Cacciatore seguo sempre la regola suprema del Quidditch» le dice serio.
«Quale sarebbe?».
«Non inseguire la Pluffa, se non puoi vedere il Boccino» le dice scrivendolo a caratteri cubitali sulla pergamena mentre Lily scoppia a ridere.
Non lo ammetterà mai ma studiare con James, nonostante le loro incredibili difficoltà caratteriali, la rilassa. 
Dev’essere per il modo in cui lui riesce a stemperare la tensione, a fare una battuta persino sull’argomento più noioso del mondo o il fatto che non si prenda mai sul serio ma Lily ha scoperto che la sua compagnia è un toccasana per il suo umore, che James ha lo straordinario potere di darle una leggerezza che da sola non riesce mai a trovare.
«Ti posso chiedere una cosa?» gli domanda non distogliendo lo sguardo dagli scarabocchi.
James annuisce mentre sistema sulla scrivania di Lily il terribile disegno di Quidditch che ha appena terminato.
«Come spenderai i soldi del premio?».
Lui si irrigidisce appena e distoglie sorprendentemente lo sguardo, fissando un punto imprecisato della carta da parati.
«Vorrei cercare di darli ai miei amici ma, ovviamente, non li accetteranno mai» spiega, alzando le spalle.
Lily si sorprende a sorridere, affascinata ed intenerita dal legame che hanno quei quattro scapestrati.
«È generoso da parte tua» lo conforta, appoggiandogli la mano sulla spalla.
«Fortunatamente, presto sarà il diciassettesimo compleanno di Remus e di Peter e questo compito sarà più facile. Tu, invece, come hai intenzione di spenderli?» le chiede tornando a guardarla.
«Non ho un’idea precisa. Vorrei una cosa simbolica».
«Come un uovo di drago?».
«Sono vietate le uova di drago».
«Era per dire».
«E poi dove lo dovrei mettere un drago?».
«In giardino andrebbe benissimo. Quell’angolo è perfetto» le dice indicando una porzione di giardino che si intravede dalla finestra.
«Non sono sicura che mia madre sia favorevole ed opterei per qualcosa di più discreto» commenta Lily con un sorriso, «Ad ogni modo, sono contenta che tu abbia pensato ad un drago e non ad un manico di scopa».
«Tu mi sottovaluti, Evans».
«Sei tu che parli sempre di Quidditch! Non ti sottovaluto, affatto» protesta.
«Io non parlo così tanto di Quidditch e te l’ho ampiamente dimostrato durante le nostre stressanti sessioni di studio» sentenzia James.
«Stai insinuando che io ti stressi?».
«Non tu, lo studio».
«Non me la conti giusta, Potter» gli dice puntandogli il dito contro con aria minacciosa mentre James le tira una ciocca di capelli, finendo per far ridere entrambi.
«Com’è che si chiamava la strega con un occhio solo?» le chiede avvicinandosi impercettibilmente con la sedia. 
«La Malvagia Strega dell’Ovest».
«Dovrò informarmi sul suo conto», sussurra con un tono di voce che a Lily provoca un brivido.
Nel tentativo di scappare da qualsiasi cosa le stia succedendo, lo sguardo le cade sulla mensola con i suoi libri di bambina.
«Se vuoi, posso aiutarti» gli dice, alzandosi ed afferrando un libro dalla copertina verde leggermente rovinata ed usurata dal tempo, Il meraviglioso mondo di Oz, e porgendolo a James.
«Qui troverai tutte le informazioni su di lei» puntualizza Lily con un sorriso.
«È un regalo?» chiede sospettoso.
«È una cosa più utile a te che a me, come diresti tu».
Lily ricorda di non aver mai visto James sorridere così, in modo vittorioso e intenerito.
«Ti farò sapere se le somigli, allora» le dice soddisfatto, iniziando a sfogliare le pagine del libro.


Quando si è offerta di accompagnarlo fuori, non aveva messo in conto che sarebbe tornata quella strana tensione.
Non capisce ancora perché ci sia quella stretta allo stomaco che in alcuni momenti fa capolino mentre si trova in compagnia di James Potter. 
Probabilmente, è il fatto che non siano poi così amici e che, nonostante tutto, si siano trovati, di recente, a condividere buona parte del loro tempo.
«Davvero non hai mai preso il Nottetempo?» chiede James, spezzando il silenzio tra di loro.
«Non mi è mai capitato, per il momento. Magari la prossima estate potrei provare» spiega Lily.
«Non andarci sola, però. Non so se è prudente» le dice con una preoccupazione che lei sa essere sentita.
«Va bene, nonno James».
«Non meriti la mia preoccupazione, Evans» borbotta lui.
Lily si stringe nella pesante giacca invernale, ridendo di James. 
Se si ferma a pensare soltanto un secondo, è tutto il pomeriggio che ha sorriso, nonostante quella situazione così anomala, quella collisione di mondi che non si sarebbe mai aspettata e che, anzi, avrebbe continuato ad evitare con la sua solita ostinazione.
«La prossima volta devo ricordarmi di premere quel bottone» dice James indicando il citofono.
«Che cosa ti fa pensare che ci sarà una prossima volta?».
«Sono il tuo compagno di studi preferito e, poi, ai tuoi genitori sono simpatico» le dice lui sicuro di sé.
«Guarda che è tutta colpa di Trasfigurazione Oggi, se sei qui» incalza lei, con aria dispettosa.
James la osserva, con la bacchetta nascosta sotto il mantello ed un movimento impercettibile per chiamare il famoso autobus dei Maghi.
«Se è così, andrò via, cara la mia Malvagia Strega dell’Ovest» ribatte con una smorfia.
È un secondo prima che il Nottetempo inchiodi davanti a loro, quasi sbalzandoli da terra. 
Lily sente le braccia di James tenerla, evitandole di cadere, e si scopre delusa per quel contatto durato troppo poco, quando vede James dinanzi a sé, pronto a salutarla.
«Ci vediamo a scuola, Evans» le dice, avvicinandosi e pizzicandole la guancia con dolcezza.
Le dita di James sfiorano appena la pelle di Lily, che avvampa immediatamente, e lei è certa che, anche questa volta, uno dei suoi organi sia completamente andato e che forse quella sensazione allo stomaco è da far vedere ad un medico o, quanto meno, da studiare.
Non dice nulla ma si limita ad annuire e ad accompagnarlo con lo sguardo.
Prima che il Nottetempo chiuda le sue porte e riparta più veloce che mai, richiama ancora una volta la sua attenzione.
«James, la prossima volta farai bene a premere quel dannato bottone o ti lascerò fuori al freddo».
Lui, inizialmente spiazzato, si affaccia dal finestrino nonostante il gelo di fine dicembre.
«Stai certa che lo farò, Lily».

Il Premio non è una mia invenzione ma è citato nei libri e sia Silente che la McGranitt sono indicati come Vincitori.
Si tratta di uno dei libri consultati da Harry, Ron ed Hermione per la Seconda Prova del Torneo Tremaghi.

Note: La storia nasce nell'ambito dell'iniziativa Una storia tutta per te del Gruppo Facebook Caffè e Calderotti ed è dedicata alla mia cara Traumerin_, che, da sempre, ama James Potter alle prese con il Magico Mondo dei Babbani. Ci siamo incontrate con le storie su James e Lily e non avrei mai potuto pensare di regalarle qualcos'altro. 
Questa storia si incastra con altre mie storie, una su tutte Twenty cygarettes to fall in love,  che non è necessario aver letto per questa, ed è essenzialmente legata al mio headcanon secondo cui James e Lily si sono avvicinati grazie ad una combinazione di elementi, tra cui, appunto, la ricerca di Trasfigurazione. La storia è idealmente ambientata durante il Natale del sesto anno, in un momento in cui James e Lily ancora non sono insieme ma si stanno progressivamente avvicinando.
Vi ringrazio ancora per aver letto fino a qui.
Un abbraccio
Fede

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