Lacrime e sospiri

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Leggenda o no? ***
Capitolo 2: *** Momenti d'amore ***
Capitolo 3: *** Una felicità messa a dura prova ***
Capitolo 4: *** Sospetti contemplato dal mistero ***
Capitolo 5: *** Ricordi di un nobile depresso ***
Capitolo 6: *** Nel suono di un ricordo ***



Capitolo 1
*** Leggenda o no? ***


Castello di Montebello, Emilia – Romagna
 

Mentre il sole accompagnava quelle bellissime giornate dei due novelli innamorati, Lee non poteva credere cdi aver trovato la sua anima gemella in Jim.
Dopo che i due erano fuggiti da Gotham per prendersi un lungo periodo di riposo, Jim cambiò notevolmente in meglio, dimenticando in quei giorni tutti i problemi che lo accomunavano alla città americana.
Passata la prima notte di nozze in un albergo lussuoso della Francia meridionale, i due amanti si spostarono in auto verso la regione italiana dell’Emilia – Romagna dopo che una coppia incontrata proprio nel loro stesso albergo gli avevano consigliato di visitare un castello misterioso quanto bellissimo.
Il nome di tale edificio era il Castello di Montebello nella provincia di Rimini.
La giovane coppia, affascinata da luoghi medievali e molto lontano da una realtà che credevano di non scoprire mai, presto si pentiranno di una scelta fatta a tale indirizzo.
Lee, senza pensare al suo futuro, si limitò a sentire la brezza sul viso mentre Jim sfrecciava per le strade italiane completamente disabitate.
Era un bellissimo pomeriggio di fine primavera e molta gente si era spostata all’indirizzo del mare per i primi bagni.
Il momento tanto privato quanto solitario, sorprese non poco i due novelli sposi che non avevano mai visto un luogo così vuoto prima d’ora, essendo troppo abituati alla realtà caotica di Gotham.
Giunto nel bellissimo paese riminense guardando una vecchia cartina, ai due giovani non restava altro che raggiungere il castello.
< Basterà seguire quella via > fece Jim < Lasceremo la macchina in questo parcheggio. Potremmo proseguir a piedi, Lee. >
< Per me va più che bene > rispose entusiasta la donna < Ne avevo abbastanza di rimanere seduta con il vento in faccia. >
< Eppure credevo che tu stessi bene. >
< Infatti è così. Ma non vedevo l’ora di arrivare. >
Mentre la coppia passeggiava per il paese mano nella mano, erano riusciti grazie alla coppia conosciuta in Francia ad avere il privilegio di poter soggiornare nel bellissimo castello di Montebello per assaporare un mondo medievale molto inusuale.
< Ci pensi, Jim? Io non ho mai dormito in un castello > fece la donna entusiasta.
< Se è per questo nemmeno io. Sono troppo abituato agli appartamenti ammuffiti della città di Gotham. >
< Ti prego di non parlarmi di quella città. Ci siamo ripromessi di pensare alla nostra vacanza. >
< Ho solo fatto una constatazione. Però sarebbe anche carino avvertire i nostri amici del nostro arrivo. >
< E come faremo? Non ci siamo nemmeno portati i cellulari appresso. E poi credo che qui non vadano neppure. >
< Cosa? ci siamo dimenticati i cellulari a Gotham? >
< Certo. Tanto a cosa mai ci potrebbero servire? >
< Ma Lee… >
< Non ti lamentare, Jim. Staremo bene senza la tecnologia. >
Camminando per quasi un’ora, alla fine i due amanti riuscirono a giungere alle porte del castello dove le mura sovrastavano quel luogo incantevole che sembrava disabitato da anni.
< Adesso dovremmo trovare il custode del castello. E magari farci fare anche un giro. >
Controllando nei dintorni delle mura, Lee riuscì ad intravedere un uomo sospetto mentre stava svuotando la spazzatura.
< Ehi, mi scusi? >
Sentendo la voce della ragazza, il suo sguardo sciupato e molto serio fece rabbrividire la giovane Lee.
< Salve. Potrebbe dirci dove possiamo trovare il custode del castello? >
< Lee, l’hai trovato? > domandò invece Jim.
< Non ancora. Stavo chiedendo a questo signore se aveva visto il custode. >
Squadrandoli malamente come se fossero due invasori, un ghigno malefico giunse sulle sue labbra mentre Jim non lo perdeva d’occhio per un secondo.
< Quindi sareste voi la coppietta che ha deciso di dormire in questo castello? >
< Sì. Rimarremo qui una settimana. Sono così entusiasta… >
< Già… Un vero sogno d’amore il vostro… Peccato che non conosciate la leggenda, altrimenti ci pensereste due volte di fermarvi all’interno di quel castello. >
< Leggenda? Di cos asta parlando? >
< Non sono io che dovrò spiegarvi cosa dice la gente del luogo, ma il vostro custode. Sono certo che sarà molto lieto nel raccontarvela. >
Mentre un velo di serietà e di dubbio s’impadronì della giovane coppia, il netturbino non faceva altro che ridere di sé stesso e di quella coppia che presto, secondo lui, avrebbe conosciuto il mistero più temuto del posto.
< Un individuo molto strano quello lì > fece Jim appena lo vide allontanarsi. >
< Sì. Però non ci ha detto dove possiamo trovare il custode. >
< Signori Gordon! >
Mentre un uomo di mezza età visibilmente in sovrappeso si avvicinò di gran corsa verso i due sposi, si scusò per il ritardo a causa dei numerosi impegni.
< Molto stranieri come voi sono giunti qui proprio oggi. Ho fatto il prima possibile. Spero che non abbiate atteso molto. >
< Oh, niente affatto. Signor… >
< Gregoretti. Ma potete chiamarmi Paolo. >
< Bene, Paolo. Grazie per aver accettato di farci ospitare all’interno del castello. Sarà la prima volta che potremmo godere di tale beneficio > fece Jim sorridente.
< Infatti non è da tutti, Signor Gordon. Vi consegno le chiavi di tutto il castello. Mi raccomando di non perderle. Rifare le copie sarebbe un grande problema… Mi piacerebbe farvi da guida per il castello, ma devo scappare in fretta e furia. Mi aspetta una famiglia giù in paese. Spero che vi troviate bene nel castello. Se avrò un po’ di tempo giungerò domani pomeriggio, a meno che non siate a spasso per il paese. >
< No, Paolo. Almeno non domani > fece Lee < Dobbiamo conoscere questo castello. È un vero peccato che non lo possa fare lei. forse dovevamo richiedere una guida. >
< Sì, magari sarebbe stato meglio… Ora però devo andare. Ci vediamo domani, allora. >
Ma prima che il custode potesse darsela a gambe, Jim lo fermò domandandogli della leggenda che serpeggiava all’interno del castello.
Sentendo quelle parole, Paolo divenne scuro in volto perdendo la sua affabilità e il suo sorriso.
< Non so chi vi ha parlato di questo, ma non c’è nessuna leggenda nei nostri territori. >
< Sul serio? Perché il netturbino… >
< Scempiaggini senza fondamento > tagliò corto Paolo < Ogni castello ha la sua storia, ma non per questo devono serpeggiarsi strane leggende. Pensate come se fosse un agriturismo. Soltanto ricoperto interamente in pietra. >
< Sicuramente sarà così. Grazie ancora per le chiavi. >
< Oh, non ringraziate me. Magari se un giorno incontrereste i miei amici di Rimini che vi hanno consigliato questo posto, potreste ringraziare loro. >
< Credo che sarà impossibile > rispose Jim< Quando li abbiamo incontrati ci hanno detto che sarebbero partiti per la Norvegia. >

< Paolo, credevo che lei sarebbe dovuto andare di fretta e furia. >
< Oh! La famiglia irlandese! Scusate ancora e ci vediamo domani. >
Fuggendo al trotto come se qualcuno gli stesse correndo dietro, Jim non poté notare come aveva cambiato espressione nel menzionare la presunta leggenda del luogo.
< Non credo che a quell’uomo piacciano tali storie. Forse non crederà alle fantasie passate. >
< Eppure ho visto del disagio e della preoccupazione in lui > mormorò l’uomo sospettoso < Ho paura che ci stia nascondendo qualcosa. >
< Forse potremmo trovare qualcosa all’interno del castello… Magari un fantasma. >
< Lee, non sei divertente. Non so tu, ma io ne ho avuto abbastanza di strani mostri. >
< I fantasmi non sono mostri, ma entità paranormali bloccate in questo mondo. >
< Sarà, ma non ho nessuna intenzione di incontrarne uno. >
< Quindi mi stai dicendo che ci credi? >
< Quello che credo non ha importanza in questo momento. Meglio entrare all’interno del castello. >
< Non avrei mai creduto che tu potessi avere timore > lo canzono Lee prendendolo in giro.
< Io non ho paura. Voglio solo una vacanza normale. Senza pensare al passato. >
< E la avremo, tesoro mio… Scusami se rido di te, ma non mi aspettavo che l’intrepido Jim Gordon potesse aver paura dei fantasmi. >
< Vorrei vedere la tua faccia quando t’imbatteresti in uno di loro, Signora Gordon. >
< Sono sicura che ci saresti tu a proteggermi > rispose la donna baciandolo a sua volta < E poi adoro quando mi chiami Signora Gordon. Mi fa venire la pelle d’oca. Ancora non riesco a crederci che abbiamo trovato la nostra felicità. >
< E il nostro matrimonio è appena all’inizio > disse infine Jim senza sapere a cosa andavano realmente incontro entrando nel castello.

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Capitolo 2
*** Momenti d'amore ***


I saloni, i soggiorni e le camere antiche del castello rendevano quel luogo incantevole e misterioso allo stesso tempo.
Anche se erano passati molti secoli, si continuava a sentire e ad assaporare quell’aria medievale che non aveva mai abbandonato l’edificio.
Sembrava che il tempo si fosse fermato, mentre la coppia di novelli sposi non poteva che essere più entusiasta.
< Ci vorranno giorni per visitare tutto il castello > fece Lee < Non ho mai visto niente di simile. >
< Sì. Costumi, armature e attrezzi di ogni genere… Se pensiamo che questi oggetti oggi non esistono più, mi danno un senso di malinconia. >
< Sì Jim, hai ragione… Ma nel vedere tutte queste cose e sapere la storia millenaria del Medioevo, capiamo che non sono stati momenti facili. Sono contenta di essere nata in un era contemporanea > fece la donna.
< Anch’io. Altrimenti non ti avrei potuto sposare. >
< Oooh, su questo puoi giurarci. >
Emozionata per quelle parole, Lee fu assalita da una sensualità fuori dal normale mentre continuava a baciare con tanta voracità il suo amato.
< Vuoi proprio farlo davanti a tutti questi quadri? >
< Perché? Ti imbarazza, agente Gordon? >
< No. ma magari potremmo aspettare ancora un po’. È una bellissima giornata e questa sera ho intenzione di portarti a cena fuori. >
< Davvero? Come sei romantico. Ti ho mai detto quanto mi fai impazzire? >
< Sì. Ma non mi stancherò mai di sentirtelo dire. >
Mentre Jim cercava di resistere alle avances della sua amata per aumentare il suo piacere nelle prossime ore, i suoi tocchi divennero così insistenti che non sarebbe riuscito a resistere per molto.
< Non vuoi proprio fermarti? > domandò l’uomo con tono sensuale.
< Perché non ci provi? Vuoi forse sottrarmi il piacere? >
< Potremmo farlo questa notte. Quando la calma e il silenzio di questo posto saranno la cornice delle nostre urla di piacere. >
< Qui non c’è nessuno nei dintorni. Possiamo farlo anche in mezzo al corridoio. >
< Non sarebbe molto romantico. Ma se è questo che vuoi… >
Mentre Lee continuava a spogliarlo e Jim faceva lo stesso con lei, i due si lasciarono andare ad un’ora d’amore che non avrebbero mai dimenticato.
 
 
Scegliendo uno dei ristoranti intimi della zona, per Jim doveva essere tutto perfetto.
Una serata perfetta con la sua amata Lee e una cena italiana come si deve.
I ristoranti tipici erano molto frequentati, soprattutto dagli stranieri.
Ma per voler rimanere in una sala di ristorante da soli, Jim dovette prenotare tutta la stanza.
Appena la giovane donna, elegantissima con il suo vestito celeste che la rendevano una giovane Dea, rimase sorpresa nel vedere la sala vuota.
< Jim, non c’è nessuno > fece la donna confusa.
< Per forza. Ho prenotato tutta la sala solo per noi. >
< Cosa? non avresti dovuto > rispose ancora la donna molto sorpresa.
< Voglio che sia un momento speciale per noi e quale miglior momento se non questo? >
Innamorata follemente di quell’uomo che la rendeva ogni giorno felice, Lee non riusciva a resistergli in nessun modo.
Facendo tutti gli onori di un uomo gentiluomo, Jim attese che fosse lei a scegliere cosa mangiare.
< Ma io non so cosa ti piace. >
< Va bene qualsiasi cosa. davvero. >
< Bene. Ti va la bistecca di manzo? >
< Certo che sì. Cottura al sangue, però. >
< Lo stesso vale per me. >
Dopo che il cameriere si allontanò una volta presa l’ordinazione, l’atmosfera che si respirava in quella stanza con le candele e luci soffuse, rendevano il tutto magnifico.
Il cameriere, per non disturbarli più del dovuto, completò il suo operato molto velocemente portando uno dei vini più buoni e costosi che il ristorante disponeva.
Non conoscendolo, Jim e Lee furono contenti di ascoltare la descrizione del cameriere.
Ma i suoi pensieri non erano rivolti al vino e alla cena in generale, ma in quel momento i ricordi passati lo fecero riflettere per alcuni minuti.
< Molti mesi fa’ non avrei mai immaginato di potermi trovare in Italia a cena e a soggiornare in un bellissimo castello. Mi sento come una principessa che ha sposato il suo principe azzurro. >
< Il romanticismo non fa’ per me ma sono contento di renderti felice come tu lo stai facendo con me… Dal primo momento che ti ho visto non ho potuto sottrarmi ai tuoi occhi, alle tue parole e alla tua lontananza.
Ho rischiato di perderti molte volte, ma non ho mai permesso di darmi per vinto.
E dopo tutto questo tempo, finalmente sono stato ripagato. Non potevo chiedere di meglio. >
Nel mentre i due amanti si stavano scambiando effusioni9 d’amore, le loro portate che avevano ordinato arrivarono in brevissimo tempo.
< Wow! E chi la mangia tutta questa carne? Sarà più di mezzo chilo > fece la donna rimanendo a bocca aperta.
< Abbiamo ordinato solo questo. Ci basterà per stasera. >
< Non so se riuscirò a finirla, Jim. >
< Ti aiuterò io. Tu mangia quello che vuoi. >
Con la paura di ingrassare, Lee si limitò a mangiare solo la metà della bistecca, dovendosi poi farsi aiutare da Jim.
< Era davvero molto affamato > rispose Lee sorridente.
< E’ da molti giorni che andiamo avanti a panini. E poi ero molto curioso di assaggiare piatti che a Gotham non potevo permettermi. >
< E sei rimasto soddisfatto? >
< Moltissimo. >
< Evitando di prendere il dessert e il caffè, i due innamorati pagarono immediatamente il conto per poi ritornare al castello per passare un’indimenticabile notte d’amore.
Ma le avvertenze del giovane titolare impegnato a fargli il conto, li misero in soggezione ricordandogli della leggenda che serpeggiava nel Castello di Montebello.
< Il solstizio d’estate si sta avvicinando > fece l’uomo con tono che sembrava una minaccia < State molto attenti. Potreste captare pianti di una bambina che infesta quel luogo da molti secoli. >
< Bambina? Di cosa sta parlando? >
< Non voglio mettervi nessun timore, ma non è prudente non sapere della leggenda di Azzurrina. >
Guardandosi con occhi pieni di sorpresa, alla fine Jim e Lee capirono a cosa li aveva messi in guardia il netturbino incontrato in quella prima giornata.
< Ce ne vuole per caso parlare? >
< Non essendo del luogo, mi risulta molto difficile raccontarvela. Sappiate solo di non aver timore di una bambina che ancora oggi nessuno sa come può essere morta. il suo spirito rimane intrappolato in quel luogo, giocando da sola incurante del pericolo.
Voi rimanete nelle vostre stanze sopra la vecchia ghiacciaia del castello e non vi succederà niente di male. >
Prendendo con le pinze quell’avvertimento, Jim credette che alla fine la serata non era stata così perfetta come aveva pensato.
< Forse sarebbe meglio andare in albergo e ridare immediatamente le chiavi al custode > propose Jim.
< Perché? Non c’è niente di cui preoccuparci. Hai sentito il titolare del ristorante. Basterà… >
< Quella coppia conosciuta in Francia doveva dirci di questa leggenda > la interruppe l’uomo innervosito.
< Magari se ne saranno dimenticati, Jim. >
< Non si può dimenticare una cosa importante come questa, soprattutto se hai vissuto gran parte della vita in questo paese. Secondo me quei due l’hanno fatto apposta. E anche il custode doveva avvertirci. >
< Sì, così ce ne saremmo data a gambe levate. >
< Puoi ben dirlo, Lee. Lo sai che i fantasmi mi mettono in soggezione. >
< Jim, tu ti preoccupi troppo > rispose Lee una volta essere montata in macchina < Lasciati trasportare dalla mia seduzione. Vedrai che dimenticherai molto presto tutti questi problemi. >
< Può darsi. Ma intanto questa possibilità potrebbe rivelarsi vera oltre che essere una leggenda. >
< Il castello p magnifico e non si registrano eventi paranormali. E tu stanotte sarai distratto solo da me, agente Jim Gordon… Hai combattuto contro le più feroci creature di Gotham, ma desso dovrai saziare i tuoi tocchi e la tua fame d’amore erotico. Pensi che riuscirai a farlo. >
< Non vedo l’ora di provarci > replicò l’uomo con tono seducente mentre si avviava verso quel castello che lo avrebbe reso impotente dinanzi ad una forza superiore misteriosa quanto innocente.

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Capitolo 3
*** Una felicità messa a dura prova ***


Senza dare minimamente credenza agli avvertimenti del titolare del ristorante dove la coppia dei novelli sposi avevano trascorso una serata breve ma perfetta, si ritrovarono nel loro letto atti a concludere la loro bellissima giornata con una notte d’amore in quel bellissimo castello.
Jim e Lee non ne avevano abbastanza di loro, volendo dimostrare il loro amore nei posti più impensabili.
< Ora che abbiamo  inaugurato il corridoio del castello, tocca al nostro letto. >
Senza attendere che la passione la potesse avvolgere, Lee strappò la camicia di Jim con tale irruenza che l’uomo rimase sorpreso.
< Ma Lee, era una delle mie camicie migliori… >
< Te ne comprerò un’altra. >
Mentre si apprestava a togliergli i vestiti, un rumore sospetto risuonò nelle orecchie di Jim frenandolo all’istante.
< Che c’è? Che succede? > domandò la donna.
< Ho sentito uno strano rumore. >
< Saranno gli animali della zona. Oppure qualcuno intento a spiarci. >
Non volendosi farsi sfuggire quel rumore troppo sospetto, Jim incrinò quel momento romantico rivestendosi immediatamente.
Lee, avendo preparato tutta la stanza per un atmosfera indimenticabile, fu immediatamente indispettita dal modo di fare di suo marito.
< Jim, mi dici cosa ti prende? >
< Voglio solo controllare una cosa. non ci metterò molto. >
< E non può farlo dopo? >
< Potrebbe essere troppo tardi. >
Non riuscendo a capire cosa lo affliggeva veramente, Lee pensò subito che aveva ancora timore di quel fantasma inesistente.
< Dove stai andando? >
< Tu rimani qui, Lee. Torno immediatamente. >
< No. non rimarrò qui ferma senza prima che tu mi abbia detto cos’hai in mente. >
< Voglio solo andare a controllare la ghiacciaia. Tutto qui. >
< Che cosa? spero che tu stia scherzando. >
< Torna a letto, Lee. >
< Non osare darmi degli ordini, Jim > rispose piccata la donna < Ti sembra il momento adatto di andare in perlustrazione nel bel mezzo della notte? >
< Ho la sensazione che quei rumori potessero provenire da quel luogo. Vado solo a controllare e… >
Mentre gli strani rumori diventavano insistenti, Jim fu preso da un senso d’apprensione.
Lee fissando la sua paura negli occhi, si rivestì velocemente pure lei, rimanendo dietro le spalle di suo marito.
< Certo che potevi ascoltarmi. >
< Assolutamente no. Lo vedo molto bene quanto tu hai paura. >
< Voglio solo assicurarmi che vada tutto bene. >
< Potrebbe essere un rumore comune. Questo castello è molto vecchio. >
< Il rumore non proveniva dalle travi o da qualcosa di antico… Era una voce… uno strano pianto… >
< Perché tu l’hai sentito mentre io no? >
< Perché eri troppo concentrata a fare l’amore. >
< Mentre tu? riuscivi a pensare ad altro? Se non ti conoscessi direi che sei diventato stranamente paranoico. >
< Colpa di questo posto, Lee. Ce ne dovevamo andare finché potevamo. >
< Oh, falla finita Jim. Ti stai rendendo ridicolo. >
Senza dare atto alle parole della donna, Jim raggiunse la ghiacciaia mentre un forte senso di freddo avvolse il suo corpo.
< Qui dentro non si riuscirebbe a resistere per molto. Figuriamoci in inverno. >
Controllando quel luogo oscuro e dimenticato da tutti, non riuscì ad intravedere niente di strano. >
< Hai visto, Jim? Non c’è niente qua sotto. >
ma l’uomo, per quanto timoroso potesse essere in quel momento, decise di fare le scale che lo avrebbe portato in un luogo mai visto prima.
< Jim, ti prego. Torniamo a letto. >
In mezzo a quel silenzio senza dare ascolto alle parole della moglie, riuscì a percepire un flebile canto di una bambina innocente mentre la morte se la sarebbe portata via per sempre.
Prima che il senso d’inquietudine si fosse impadronito di lui, decise che era tempo di andarsene.
Lasciando la ghiacciaia mentre sua moglie continuava a parlargli, Jim non riusciva a togliersi dalla testa la figura di una bambina triste e molto sola.
< Jim! Mi stai ascoltando?! >
< Che c’è, Lee?! Stavo riflettendo! >
< Ti ho chiesto se hai visto qualcosa di molto strano in quel luogo. >
< No. era tutto tranquillo > rispose l’uomo con tono flebile.
< Hai visto? Non c’è niente di cui preoccuparsi… E per quanto mi riguarda, possiamo andare a dormire. Ormai il momento d’amore è rovinato. >
Indispettito per quelle parole, Jim non poteva credere che sua moglie potesse pensare al sesso in un momento del genere.
< Se tu fossi rimasto a letto con me, tutto questo non sarebbe successo. Mi dispiace vedere la tua paranoia assalirti. >
< Lee, per quanto possa aver visto nella mia vita, ho la netta sensazione che questo castello sia infestato da un bambina… Una bambina morta in questo luogo. >
Credendo che tutto ciò fosse ridicolo, Lee avrebbe volentieri interrotto quella conversazione, dimenticandosi della discussione con suo marito.
< Senti una cosa: sarebbe meglio far finta che non sia successo niente, litigare in questo modo per futili cose che non esistono è molto sciocco da parte nostra. Il ristoratore ci ha avvertito di non entrare in quel luogo, ma tu hai voluto fare lo stupido coraggioso e non ti sei sottratto al dovere di investigatore. Che cosa volevi dimostrare? Che la leggenda di un fantasma in questo luogo è vera? >
< E se fosse davvero così come potremmo comportarci. >
< Avremmo sempre la possibilità di andarcene, Jim. Ma nei prossimi sei giorni che rimarremo in questo castello, preferirei non sentir parlare di fantasmi o di altre attività paranormali. Ti sembra possibile? >
Non rispondendo subito alla richiesta di sua moglie Lee, Jim si asciugò la fronte fredda.
< Mi dispiace aver litigato, Jim. È la prima volta che ci succede da quando siamo sposati. >
< Va tutto bene. Ti prometto che non parleremo più di questa faccenda. >
< E al custode? Che cosa dirai? >
< Non lo so. E sinceramente non voglio pensarci adesso. >
Confortata dal fatto di aver messo da parte la sua paranoia, Lee riuscì a rivedere il Jim che aveva sposato.
L’uomo tenebroso e pieno di scheletri nell’armadio era il tipo in cui avrebbe distrutto per sempre la loro relazione.
Ma Lee, per quanto potesse tenere al suo amato marito, non voleva vederlo sotto questa prospettiva.
Tornando a letto con il volto disteso dalla rabbia e dalla rassegnazione, Lee prese con sé Jim per proteggerlo dai suoi fantasmi e dalle sue paure più profonde prima che la sua mente potesse avere l’ennesima ricaduta.
“Ti amo, Jim Gordon. E non permetterò che ti succeda niente di male.”

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Capitolo 4
*** Sospetti contemplato dal mistero ***


Cercando di dimenticare quello che era successo durante la loro prima notte nel Castello di Mirabello, i fantasmi e le paure di Jim non riuscirono ad abbandonarlo quando la sua pace sembrava esser egiunta.
Continuava a veder raffigurata quella bambina di sembianze albine, mentre stava cercando qualcuno che potesse giocare con lei.
Ma Jim, per quanto non fosse ancora padre né tanto meno di buona compagnia, non avrebbe sicuramente accettato di piegarsi al volere di un fantasma.
Mentre cercava di ritrovare una calma apparente, i suoi pensieri offuscavano la sua mente distraendolo da quello che amava di più: sua moglie.
La giovane donna, per quanto forte e spensierata potesse essere, gli faceva male vedere suo marito conciato in quel modo.
La sua paranoia poteva essere molto più problematica del previsto e sicuramente Lee avrebbe fatto di tutto per aiutarlo, anche giungere alla decisione di andarsene definitivamente da quel castello se la situazione fosse peggiorata ulteriormente.
< Jim, va tutto bene? > gli domandò la donna ridestando suo marito dai suoi pensieri.
< Certo. Va tutto bene. >
Squadrandolo malamente per la sua disattenzione, Lee vide che non faceva altro che massaggiarsi la fronte.
< Non hai dormito bene stanotte, amore? >
< No. stupidi incubi. Niente di rilevante. >
< Me ne vuoi parlare? >
< Ricordo solo di essermi svegliato di soprassalto alle prime luci dell’alba e subito dopo non riuscivo a ricordare niente. >
< Strano che io non t’abbia sentito agitarti nel sonno. >
< Forse non l’ho fatto. Forse eri troppo stanca e addormentato per sentirmi. Non so come spiegartelo… Sarebbe stato un vero peccato poter interrompere il tuo sonno mentre dormivi placidamente. >
< Per questo hai preparato la colazione apparecchiando nel giardino del castello? >
< Anche. Non riuscendo a riprendere sonno, ho pensato che potevo rendermi utile in qualche altro modo. >
< Non dovevi disturbarti > rispose la donna con tono gentile < Ma sono contento che tu l’abbia fatto. Questo panorama è bellissimo. >
< Sapevo che saresti stata felice. >
< Jim, tu mi rendi felice anche con le piccole cose. Mi basta saperti vicino. >
Stringendo la mano del suo amato, Jim si sentiva più protetto che mai.
La sua paranoia non doveva più prendere il sopravvento, ma anche se le domande sul castello erano molte.
< Jim, promettimi che mi abbandonerai. Qualsiasi cosa succeda. >
< Certo che no, Lee. Perché dovrei farlo? >
< Non voglio più vedere il Jim di stanotte. Se davvero questo posto ti crea dei problemi, possiamo andarcene in qualunque momento. >
Jim, sapendo quanto sua moglie tenesse a questo luogo, non avrebbe fatto niente per renderla infelice.
< Non ti preoccupare per me, Lee. Va tutto bene. Possiamo rimanere al castello per tutto il tempo in cui abbiamo prenotato il pernottamento. >
< Ne sei sicuro? Guarda che ci sono altri alberghi nelle vicinanze. >
< Sono sicuro. Tu ci tieni a questo posto ed io non sono nessuno per farti sentire infelice. Mi capisci? >
Fiera delle parole del suo uomo, la colazione non era più la priorità dei due giovani sposi.
Mentre Lee cercava avidamente le labbra del suo amato, l’arrivo del custode li interruppe sul nascere.
< Buongiorno, signori Gordon > gridò l’uomo facendosi sentire anche nelle vicinanze < Bella giornata non trovate? >
< Buongiorno Paolo. Non ti aspettavamo così presto > rispose Lee ricomponendosi immediatamente.
< Mi piace alzarmi molto presto la mattina. Spero che non vi abbia disturbato. >
< Oh, certo che no. Stavamo facendo colazione > rispose invece l’uomo mascherando il suo imbarazzo.
< Forse se volete posso tornare più tardi… >
< Perché? Anzi, se vuole può unirsi a noi. >
< Davvero? >
< Certo. Qui c’è una colazione molto ricca in cui ci si può anche pranzare. Noi americani siamo abituati a mangiare molto la mattina. >
< Sì, lo so bene… Visto che insistete, rimarrò molto volentieri. >
Essendo un uomo in sovrappeso e di buona cucina, Paolo non si sottraeva mai quando lo invitavano a mangiare.
Riuscendo a malapena a prendere il respiro tra una boccata e l’altra, Paolo domandò ai due sposi come si stavano trovando al Castello.
< Un luogo incantevole. Non avremmo potuto desiderare di meglio > rispose Lee senza menzionare minimamente l’avventura di Jim nella ghiacciaia.
< Sono felice. Tutto è andato normalmente? Insomma, non siete stati svegliati da qualcuno, vero? >
< solo alcuni versi di animali che abitano in questo luogo. Niente di ché. A Gotham si sentono solo i rumori dei clacson e della gente che urla per le strade. La tranquillità di questo luogo è disarmante. >
< Sono molto felice di sentirvelo dire > fece Paolo sorridente < Avete ancora sei giorni a disposizione. Ma se volete, potremo prolungare il vostro soggiorno. Mi basterà vedere le prossime prenotazioni. >
< Una settimana va benissimo > rispose Jim tagliando corto < Anche perché io e mia moglie siamo riusciti a prenderci questa pausa con grande fortuna. Il lavoro alla centrale di polizia è moltissimo e Gotham ha bisogno di noi. >
< Già. Chissà come si sentirà Harvey nel non poterti rintracciare > mormorò Lee divertita.
< Se ne dovrà fare una ragione. >
< Un netto distaccamento dalle vostre vite. Vi ammiro, ragazzi. Io non so se ci sarei riuscito. >
< La vita a Gotham è molto stressante, come in altre grandi città. Per questo molta gente quando ha un periodo di tempo libero fa di tutto per andarsene il più lontano possibile dimenticandosi da dove viene. Solo così riusciamo a rilassarci. >
< Jim, non credevo che tu potessi dire parole da vero psicologo > mormorò la donna sorpresa.
< Che dire. Io, come altri, ho sofferto molto l’opprimenza di quella città. >
< Ma se le vostre vite risultano impossibili come dite, perché non cambiate città? >

< Quindi siete tutti e due agenti di polizia? >
< No, Paolo. Io sono un medico legale mentre mio marito è un detective. >
< Capisco… Storia molto interessante per due giovani sposi innamorati come voi. Soprattutto sapendo che fate un lavoro molto difficile e sacrificale. >
< Infatti nel corso degli anni ci siamo divisi più volte > rispose Jim fissando sua moglie < Ma ci siamo sempre riuniti. In un modo o nell’altro. >
< Una storia a lieto fine che non può far altro che ricominciare con un nuovo capitolo. Sapete, credo che la convivenza non sia un problema per voi due. Siete una coppia perfetta. >
< Grazie Paolo, ma le coppie perfette non esistono > lo redarguì in un certo modo Lee < Insomma, ognuno ha i propri pregi e difetti. Per questo io e Jim ci contempliamo. Perché sappiamo essere veritieri l’uno con l’altro. >
< Ragazzi miei, la mia ammirazione non sarà mai abbastanza. >
Divorando gran parte dlela colazione, Lee domandò al custode se aveva bisogno di qualcos’altro. >
< Sono apposto. Grazie della colazione.. >
< Ho dell’ottimo succo d’arancia. È in cucina. Vuole che lo vada a prendere? >
< Ecco, non vorrei dare altro disturbo… >
< Sì Lee, lo gradirei anch’io. >
< Perfetto. Torno subito. >
Mentre in quel momento JIm rimase da solo con il custode, non perse l’occasione di confessargli cosa era successo realmente solo qualche ora fa’.
Parlandogli di aver sentito degli strani rumori provenire dalla ghiacciaia, l’espressione del custode cambiò radicalmente.
Non potendo cambiare argomento, dovette confessare alla fine che la leggenda sul fantasma del Castello di Mirabello poteva essere reale.
< Si chiama Azzurrina ed è una bambina albina morta in circostanze misteriose molti secoli fa’ all’interno della ghiacciaia di questo castello.
E’ dato sapere che ogni cinque anni durante il solstizio d’estate, la leggenda narra che la si sente piangere proprio in quel luogo.
Ma nessuno ha mai documentato tali fatti, nemmeno le più alte tecnologie sonore sono riuscito a sentire la sua voce. >
< Io invece l’ho ascoltata bene, Paolo. Mi sussurrava che voleva giocare con me e lo faceva mentre piangeva. >
< E poi? lei cos’ha fatto? >
< Mi sono recato nella ghiacciaia mentre mia moglie mi stava seguendo, ma non ho sentito o visto nessuno… Devo confessarle che i fantasmi mi incutono un certo timore e non avevo la minima idea che  in questo luogo ce ne potesse essere uno sotto la somiglianza di una bambina. >
< Signor Gordon, allora le dovrei consigliare di lasciare subito questo castello. >
< Non posso. Mia moglie non lo sopporterebbe, oltre che a credermi pazzo. >
< Pazzo o no, la cosa ch emi preme in questo momento è come lei abbia fatto a sentire i pianti di quella bambina dato che non siamo ancora arrivati al solstizio d’estate. >
< E’ tra due giorni se non ricordo male… Ho paura che la mia mente mi sti giocando un brutto scherzo. >
< LO credo anch’io… Anche perché i tempi non tornano. Non sono ancora passati cinque anni dall’ultima volta in cui si hanno notizie di quella bambina. Forse è il luogo che la sta suggestionando. >
< Quindi cosa dovrei fare a parte andarmene da questo luogo? >
< Godersi la luna di miele con sua moglie stando molto attento ai luoghi in cui lei vuole addentrarsi… Non è il momento di fare il coraggioso, Signor Gordon. Qui non si tratta di crcare dei comuni criminali. Qui si tratta di eventi paranormali che potrebbero scioccarla al di là dio ogni immaginazione. >
< Mi creda Paolo, ho incontrato e arrestato criminali unici nel loro genere. >
Fissando lo sguardo imperturbabile dell’uomo, Paolo lo avvertì ancora una volta proprio come aveva fato la sera precedente il ristoratore.
< Come fa a saperlo? >
< Io e Mauro siamo ottimi amici. Mi ha parlato della vostra serata intima di ieri, consigliandole anche di stare alla larga dalla ghiacciaia, cosa che lei purtroppo non ha fatto. Se vuolke rimanere tranquillo e soprattutto non aver guai, le consiglio di ascoltare me e il mio amico. Per il vostro bene. >
< Perché? Lei crede che quella bambina posso a farci del male? >
< Non lo so, Jim. Io non credo a niente. >
< Eccomi di ritorno con il succo d’arancia > fece Lee interrompendo la loro conversazione < Pensavo di averla preparata, ma invece me ne sono dimenticata. Che sciocca. >
Rimanendo a fissarsi per alcuni secondi, Lee vide che tra i due uomini c’era aria di minacce o di sfida.
< Va tutto bene? >
< Sì, Signora Gordon. Mi dispiace non poter assaggiare il suo succo d’arancia, ma ho avuto un imprevisto dell’ultimo momento. Devo andare in città e accogliere altri turisti. Non si finisce di lavorare in questo periodo e non è ancora iniziata l’estate. >
< Ma come? Proprio adesso? >
< Mi dispiace Signora Gordon, ma vedrò di farvi ancora visita. Buona permanenza al castello e buona giornata. >
Mentre Jim continuava a fissarlo con sguardo truce, Lee gli domandò se non fosse stato proprio lui a cacciarlo.
< Jim, che cos’è successo mentre io ero in cucina? >
< Niente, Lee. Che cosa vuoi che sia successo? >
< Non lo so, dimmelo tu. Paolo si sta comportando in modo molto strano proprio da ieri. Perché fugge ogni volta quando rimane più del dovuto con noi? >
< Ah non lo so. Magari è strano di suo. >
< Oppure tu mi nascondi qualcosa… Spero che non abbiate parlato dei fatti di stanotte. >
< Non ne avevo nessun motivo. È una questione chiusa in partenza. >
< Lo voglio sperare > rispose la donna con tono sospettoso < Allora, che ti va di fare? >
< Una bella passeggiata in mezzo a queste colline è quello che ci serve. >
< Ottima idea. Preparo alcuni panini per il pranzo? >
< Certo. Ed io ti aiuterò. >
< Adoro la tua galanteria > rispose la donna sorridente mentre non smetteva di coccolarsi il suo amato.

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Capitolo 5
*** Ricordi di un nobile depresso ***


Durante la loro passeggiata nel lungomare di Rimini, Jim poté notare una quantità di persone che fissavano lui e la sua giovane amata con sguardo truce e serio.
Fissandoli a loro volta, Jim non riusciva a capire il perché di tali occhiatacce.
< Lee, hai la netta sensazione di venire fissati? >
Guardandosi intorno, Lee sentì una sensazione d’angoscia e di inquietudine pervadergli l’anima.
< Sinceramente sì… Ma perché si comportano così? >
< Non lo so. Ma sicuramente non sono bene educati… Ehi! Che avete da guardare?! >
Jim, per quanto si stesse comportando in maniera alquanto ridicola, nemmeno Lee riuscì a farlo desistere.
Solo l’arrivo di una vecchia conoscenza riuscì a farlo calmare.
< Il vostro soggiorno qui non è ben accetto > fece l’uomo con tono rude.
Vedendo che si trattava del netturbino visto ieri, Jim non riusciva a capire le sue parole.
< Che vuole dire? Chi è veramente lei? >
< Sono solo un vecchio che conosce molte storie su questa città, soprattutto per quanto riguarda il Castello di Mirabello. È molto strano che voi siate ancora in quell’edificio. La paura non fa parte dei vostri sentimenti. >
< E sentiamo, di cosa dovremmo aver paura? >
< Quindi non l’avete ancora incontrata > ribatté l’uomo con tono misterioso < Ora capisco. In fondo non è oggi il solstizio d’estate. Ma dopodomani cambierete radicalmente idea se sarete ancora all’interno di quel castello. >
< Sì può sapere di cosa sta parlando?! >
< Andatevene. Quell’edificio non è un luogo sicuro. Azzurrina non vorrebbe mai che due estranei come voi possano violare la sua casa. >
Sentendo quelle parole, Jim e Lee furono più confusi che mai.
< Chi è Azzurrina? Ci dica di cosa sta parlando! >
< Volete le dovute risposte? Ci sono due modi per averle: parlare con il custode. Ma credo proprio che non riuscirete ad estorcergli nessuna storia. Troppo codardo e sfuggente. >
< E la seconda possibilità quale sarebbe? >
< Cercare un vecchio diario dove Ugolinuccio di Montebello parlava della scomparsa improvvisa di sua figlia e di come il suo corpo non venne mai ritrovato. Solo così potrete avere le risposte che meritate. >
< Non sarebbe più semplice se fosse lei a raccontarci la vera storia? >
< Meglio di no. visto che voi non siete del luogo, potreste usare la nostra storia che accomuna questa città in un volgare articolo da mettere sul vostro giornale. So come voi americani amate queste leggende. Ma nessuno profanerà tale segreto. Non dalle mie parole… >
Mentre l’uomo spariva improvvisamente proprio com’era apparso, l’inquietudine e la paura si impadronirono ancora del giovane agente Gordon.
< Jim, cosa stai pensando? >
< Dobbiamo tornare al castello. Subito. >
 
 
Mentre la paranoia, lo stava ancora attanagliando, Lee gli confessò che tutta questa storia era un’orribile messa in scena.
< Credi davvero che non sia vero? Allora perchè ne parlano tutti di questa leggenda? >
< Perché sono dei vecchi abitanti di paese che non sanno parlare di altro. Vagano peer fantasie lugubri e senza un fondo di verità. >
< Davvero? Vuol dire che saremo noi a trovare le risposte giuste. Soprattutto aspettando il solstizio d’estate che caso strano sarà tra due giorni. >
< Jim, sappiamo tutti che questa storia ti sta portando alla perdizione… >
< Voglio solo scoprire la verità! > gridò l’uomo inviperito < E se tu non vuoi aiutarmi a cercare questo maledetto diario che quel netturbino ci ha detto, allora farò tutto da solo. >
Con le lacrime agli occhi, Lee non riusciva a riconoscere il suo amato.
Vederlo così diverso la faceva stare molto male, e soprattutto la facevano sentire sola.
Andandosene via dal castello senza dare una minima spiegazione, Jim rimase tutto il giorno a scovare un diario all’interno della biblioteca del castello.
Solo dopo un paio d’ore riuscì a trovare un libro molto più antico degli altri.
Sfogliandolo, vide che la scrittura era in latino, ma che fortunatamente era abbastanza leggibile e capibile.
“Fortunatamente che studiare un po’ di latino mi è servito nella vita” pensò l’uomo mentre arrivava all’ultima pagine del diario.
 
 
1 luglio 1375
Di ritorno dalla battaglia, non potei mai immaginare quanto la mia vita fosse sconvolta da tale fatto.
Le guardie del mio castello erano in agitazione e nessuno voleva confessarmi cosa era successo.
Le preoccupazioni attanagliavano la mia mente mentre tutti i miei uomini continuavano a rimanere muti al mio cospetto.
Non riuscendo a capire cosa diavolo stava succedendo, chiamai a gran voce mia figlia Guendolina che ogni volta che tornavo dalla battaglia mi veniva incontro a salutarmi.
Era una bambina di appena cinque anni ma aveva un’innata intelligenza.
Innocente con quei bellissimi occhi azzurri e i capelli biondi, rendeva la mia esistenza molto più sopportabile.
Mi sentivo così solo senza di lei, e la mia ragione di vita era proprio la mia bambina.
Purtroppo non avevo molte possibilità di trascorrere l’infanzia con lei a causa dei miei numerosi impegni.
Ma quel giorno, quel maledetto giorno in cui non sarei riuscito a scoprire la verità sulla morte improvvisa di mia figlia, sarebbero solo trascorsi momenti bui per me.
Nessuno sapeva niente della sua improvvisa scomparsa, limitandomi a dirmi che un fatto molto crudele era successo il 21 giugno.
Giocava come una bambina innocente, ma improvvisamente un urlo acuto risuonarono nelle orecchie delle mie guardie.
Andando direttamente in ghiacciai, poterono constatare che mia figlia era scomparsa improvvisamente.
Alla fine riuscirono a confessarmi che il suo corpo era sparito senza lasciare alcuna traccia.
Infuriato per le risposte poco convincenti dei miei soldati, li condannai a morte certa per placare la mia furia e la mia rabbia.
Ma come ho detto in precedenza, dopo quel fatto susseguirono giorni bui, fino a quando esalerò l’ultimo mio respiro nel momento esatto e deciso da Dio.
Scrivo i miei ultimi ricordi in questo diario che per molti anni è stato il mio confessore personale.
Non avrei mai pensato di ridurmi in questo modo, ma se il destino avverso ha voluto rendermi un uomo incompleto, mi riunirò a mia figlia nel momento in cui risalirò in paradiso con lei.
Guendalina… attendi il mio arrivo.

 
 
Parole forti che impressero nella mente del giovane detective il destino avverso di quella bambina.
“Lei tornerà… me lo sento. Infesta questo castello per ricordare la sua tragica morte. Ma sarà davvero questo? Oppure c’è dietro qualcos’altro?”
Misteri di un momento in cui JIm non avrebbe atteso molto per scoprirlo.

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Capitolo 6
*** Nel suono di un ricordo ***


20 giugno

Mentre il rapporto tra Jim e Lee si era incrinato in maniera repentina e veloce, il giovane uomo non faceva niente per poter riallacciare i rapporti con la sua amata.
Ferita di questo, Lee cercò di rimanergli lontano il più possibile, troppo indignata per come quell’amore vero si era distrutto in così poco tempo.
Il momento stava giungendo ora dopo ora.
Scesa la sera in quel bellissimo complesso che era il Castello di Montebello, Jim si apprestava ad affrontare le sue reali paure con costanza e sangue freddo.
Ma davvero sarebbe stato così facile.
< Hai intenzione di non rivolgermi mai più la parola? >
La domanda di Lee fu tanto legittima quanto giusta, mentre l’uomo fissava il dolore nei suoi occhi.
< Lee, mi dispiace non esserti rimasta vicino in questo periodo. Ma devi capire che devo andare in fondo a questa storia. Ne va del mio futuro. >
< Che gran pezzo di egoista > rispose sprezzante la donna < E a me non pensi? >
< Certo che ci penso, amore mio. >
< Non osare chiamarmi in questo modo. Da quando questa storia è entrata nella tua mente, non ha fatto altro che trasformarti nel Jim che non avrei mai più voluto vedere. >
< Lee, sono sempre io… >
< No! tu non sei l’uomo che ho sposato! È bene che tu te lo metta in testa. E non pensare che la situazione tra noi due si risolva molto velocemente. Ormai questa luna di miele è completamente rovinata. >
Sentendo la sua amata rivolgersi in quel modo, Jim sentì che doveva proteggersi da quelle parole.
< Perché dici che il nostro momento magico sia rovinato per sempre? Io ti amo Lee e questa luna di miele non poteva che iniziare nel migliore dei modi. >
< Fino a quando non hai perso la tua vera visione di me. >
< Che intendi dire? Pensi che io ti trascuri così come dici? >
< E’ la verità. Da due giorni ti rivolgi a malapena a me e questo io non posso sopportarlo. Se fossimo a Gotham me ne sarei già andata da un pezzo. >
< Puoi sempre farlo > rispose l’uomo sprezzante < Se vuoi lasciarmi sei libera di farlo. >
< Non dire sciocchezze. Per quanto tu ti possa comportare in questo modo… >
< Perché non riesci a capirmi?! Perché non mi rimani vicino come vorrei?! Ti limiti a inveire contro di me solo perché non ti do le dovute attenzioni. Magari hai ragione… Ma non capisci che tutto questo finirà molto presto dopo questa notte? >
< Sì, hai ragione… Ma cosa pensi di risolvere in così poco tempo? Le tue domande non subiranno la risposta che meriti e le tue paure sono solo la debolezza della tua mente… Ma tu sei troppo cieco per capirlo. E comunque sì, mi sento molto sola. Ho cercato in tutti i modi per rimanerti accanto nel momento del bisogno, ma poi ho capito che mi avresti solo respinta e fatto soffrire ancora molto. Per questo ti ho abbandonato a te stesso. >
< Lee, non puoi dirmi questo… >
< Se hai intenzione di pensare a te stesso fai pure. Ma questa volta non ci sarò ad aiutarti. >
Uscendo dalla stanza in cui i due sposi stavano discutendo, il rancore verso sua moglie Lee fu irrefrenabile.
< Davvero? Vuoi voltarmi le spalle? Fai pure! Tanto non ho bisogno di te! non ho bisogno di nessuno! >
Scaraventando a terra e rompendo tutto quello che aveva tra le mani, la sua furia si placò quando lacrime di dolore inondarono quegli occhi spenti e disperati che la sua debole mente non riusciva a contrastare.
 
 
Pochi minuti e sarebbe scoccata la mezzanotte.
Jim, rimanendo addormentato su quel letto dopo fino a pochi giorni prima aveva fatto l’amore con Lee, adesso sembrava solo un riposo di dolore e un inutile mezzo per sfogare i suoi bei ricordi.
Ma tutto questo non entrò nella mente del giovane detective, troppo concentrato a scoprire cosa sarebbe successo dopo.
Lee era sempre una constante dei suoi pensieri, ma quando udì che l’avrebbe abbandonato, la sua rabbia prese il sopravvento.
Non avrebbe mai voluto arrivare a tanto ma per lui era l’unico modo per scoprire una verità che avrebbe per sempre combattuto le sue paure.
Ma per lui non era affatto semplice, troppo ancora intimorito per le sue emozioni contrastanti.
Chiudendo gli occhi mentre le lacrime stavano sgorgando molto lentamente, sentì il rumore dell’orologio nel salotto principale del castello rintoccare la mezzanotte.
Uno… due… tre… Così Jim contava lentamente nella sua testa.
Quattro… cinque… sei… Ormai c’era quasi.
Sette… otto… nove… Cosa sarebbe successo?
Dieci… undici… dodici…
Il silenzio fu talmente surreale che si sarebbe sentito anche il battito di una farfalla se fosse stato giorno.
Ma quel luogo, così solo e dimenticato dal mondo, sarebbe presto stato risvegliato da un dolore che Jim aveva sperato di udire.
Aprendo gli occhi per fissare il suo cuscino martoriato dalle sue strette, Jim non notò niente di controverso.
incuriosito e adirato allo stesso tempo, decise di seguire il suo istinto e tornare in ghiaccia: lì dove tutto era tutto iniziato e che tutto doveva finire.
Il suo nervosismo era molto palpabile e Jim poteva contare solo su una torcia elettrica molto vecchia che aveva trovato nel comodino della sua camera, oggetto molto inusuale in una stanza ancora immersa nel Medioevo.
Muovendosi lentamente versa quel luogo tanto oscuro quanto freddo, Jim non riuscì ancora a percepire niente di anormale.
Aveva pensato molto a quel giorno e vedere che ra tutta una finzione, rendevano l’agitazione dell’uomo controversa e senza spiegazione.
Fino a quando il rumore di un suono terribile e flebile risuonò nelle sue orecchie.
Bloccandosi dalla paura e girando il suo collo, Jim non riusciva ancora a vedere nessuno, ma era consapevole che era molto vicino alla verità.
Quella bambina era lì, sotto i suoi occhi che non riusciva a vedere.
< Chi c’è? > si limitò a dire l’uomo senza ricevere nessuna risposta.
Jim, per quanto coraggio potesse imprimere a sé stesso, non trovò quella forza dentro di sé.
Si sentiva solo e abbandonato in quel luogo in cui le sorprese erano solo all’inizio.
Le sue attenzioni si spostarono verso quello scantinato misterioso in cui udiva un flebile pianto di una bambina.
Diverso da come gli era successo giorni fa’, quello che sentiva non era un immaginazione della sua mente, ma era tutto vero.
Mentre stava scendendo gli scalini molto velocemente, Jim cadde scivolando senza però battere violentemente la testa.
Riprendendo subito i sensi, Jim intravide una figura nitida dinanzi ai suoi occhi mentre la paura si bloccò all’interno delle sue vene.
Volendo a tutti i costi arrivare in fondo a quella storia, Jim si avvicinò alla figura di quel fantasma che da troppo tempo aveva cambiato la sua vita.
I suoi pensieri e le sue intenzioni l’avevano allontanato troppo dalla realtà, con lo scopo di rischiare di perdere tutto.
E questo Jim non poteva sopportarlo, anche se la verità adesso era più reale che mai.
< Chi sei tu? > domandò l’uomo con tono rotto mentre non riusciva ancora a credere a quello che stava vedendo.
< Volevo solo giocare. Mi sento così sola in questo castello. >
La sua voce da bambina innocente non impensierirono minimamente il giovane detective, volendo a tutti i costi fuggire da quel luogo.
< Che cosa ti è successo? >
< Sono precipitata proprio come hai fatto tu… Soltanto che per me è stato fatale. Il mio corpo è sparito per sempre, ma il mio spirito rimane inchiodato in questo luogo maledetto. Buffo, non è vero? Vedere mio padre crogiolarsi dal dolore mentre quelle dannate guardie non hanno fatto niente per proteggermi. Non meritavo di morire così. >
< Nessuno merita di morire ad un’età così innocente… Mi dispiace per quello che ti è successo. >
Volendo a tutti i costi sapere il suo nome, Jim gli rispose che era tempo di andarsene via da quel castello, prima che la situazione potesse andare fuori controllo.
< Sono solo un umile viaggiatore capitato qui per caso… Ma adesso me ne stavo andando. >
< Tu stai mentendo… Ora che mi hai finalmente trovata non vuoi giocare con me? Mi sento molto sola in questo posto. Non te ne andare. >
< Non posso. Devo tornare alla svelta da mia moglie e dirgli… >
< Che la leggenda di Guendalina esiste veramente? Non te lo permetterò finché non avrai acconsentito a giocare con me. >
< Io… non posso. >
< Perché? Solo per il motivo che non sono reale? Ti sto forse spaventando, Jim? >
< Come diavolo fai a sapere il mio nome? >
< Questo non ha importanza… O giochi immediatamente con me, o non uscirai vivo da qui. >
Ma Jim, non volendo sottostare a quel ricatto, cercò una via d’uscita nel castello mentre le urla della bambina si fecero più frequenti.
Mentre il cuore batteva all’impazzata, Jim chiedeva l’aiuto insperato di sua moglie mentre le sue profonde paure sembravano aver preso vita.
La bambina, per quanto innocente e inoffensiva potesse essere, lo minacciò che sarebbe diventata come lei se sarebbe rimasto anche un solo minuto in più in quel castello.
Prendendo quelle parole alla lettera, Jim riuscì a fuggire da Mirabello incrociando sua moglie mentre stava passeggiando in solitaria.
< Jim, ma cosa sta succedendo? Perché stavi correndo? >
Cercando di riprendere fiato, l’uomo raccontò tutto quello che aveva visto.
< Quindi quella bambina esiste veramente: Azzurrina infesta questo castello. >
Non volendo più parlare di questo argomento, Jim convinse sua moglie a lasciare in fretta il castello per dimenticare tutte le vicissitudini accadute al loro interno.
< Ma come faremo con la nostra roba? >
< Ci penserà il custode a prenderla… Adesso voglio andarmene il più presto possibile da qui. >
Non avendo mai visto suo marito sotto quell’aspetto, Lee non poté più essere arrabbiato con lui, scusandosi per come si era comportata ultimamente.
< No Lee, non sei tu a dovermi chiedere scusa… Mi sono lasciato trascinare in questa storia piena di follia senza darti l’amore di cui avevi bisogno. Spero che tu un giorno tu possa perdonarmi. Ti amo, Lee. >
Ammirata da quella confessione, la donna si strinse sempre di più al giovane uomo mentre le urla strazianti e minacciose di quella bambina sparirono improvvisamente sotto il cielo limpido di quella notte d’estate.
 
 
Il giorno seguente, Jim chiamò urgentemente il custode dicendogli che sarebbero dovuti partire alla svelta per motivi di lavoro.
Pregando l’uomo di andare a prendere le loro poche cose, Jim poté credere che quell’incubo era finalmente concluso.
< Ecco fatto. Credo di non aver lasciato niente > fece il custode mentre Jim gli porgeva le chiavi del castello.
< Grazie mille, Paolo. >
< Grazie a voi. Mi dispiace che dobbiate partire con così poco preavviso. Spero che non sia niente di grave. >
< Temo che lo sia. Gotham ha bisogno della nostra presenza. Temo che la nostra luna di miele dovrà interrompersi bruscamente. >
< Accidenti, non ci voleva. >
< Però io e mia moglie siamo stati molto bene qui al Castello di Mirabello e voi paesani ci avete fatto sentire come a casa. >
Intravedendo negli occhi del detective un segno di menzogna, Paolo non ci fece molto caso, domandando invece all’uomo se realmente il fantasma di Azzurrina esisteva veramente.
< Insomma, questa notte c’era il solstizio d’estate… L’avete vista? >
Fissando il custode con sguardo stralunato, Jim gli confessò che era solo una diceria messa in atto dalla popolazione di questo paese.
< Non me ne voglia, ma leggenda non è per niente veritiera. Non c’è nessun fantasma in quel Castello. >
Incredulo per quelle parole, Paolo non sapeva cosa dire.
< Quindi… tutto apposto? >
< Assolutamente. Io e mia moglie non siamo mai stati più felici di soggiornare in questo luogo, senza la minima presenza di fantasmi indesiderati. >
< Sono davvero… contento. >
< Stava per dire sorpreso, vero Paolo? Lo si leggeva dalle sue labbra. >
< In verità io, come tutti gli altri abitanti di questo paese, abbiamo sempre creduto che la leggenda fosse reale. Ma lei che ha soggiornato in prima persona in questo luogo, sentirgli dire che è tutta una falsità mi piange il cuore. >
< In fondo anche a me. Ma meglio così, no? non saprei come mi sarei comportato dinanzi ad un fantasma. >
< Ahahah su questo ha ragione… Buon rientro a Gotham, Signor Jim. >
< Grazie ancora per tutto. >
Mentre Paolo salutò anche la Signora Gordon, un velo di felicità ombrosa si dipinse sul volto del detective.
Intraprendendo le strade emiliane che lo avrebbero portato dritto in una nuova zona da scoprire, Jim non poté che sorridere.
< Paolo si è bevuto la nostra storia? >
< Sì. Non ha sospettato niente. Né del fantasma né del nostro rientro. >
< Sì, ho sentito la parte in cui parlavi di Azzurrina… Secondo te è stato meglio così >
< Credo che il segreto dovrà rimanere tale, per non scatenare false illusioni e paure negli occhi di quegli abitanti. >
< Ma tu dici di averla vista, Jim. >
< Ho visto un sacco di cose in quel castello… Ma chi può dire se fosse o no uno scherzo della mia mente? >
< Eppure mi hai detto… >
< Dimentica tutto ciò di quel castello e riprendiamo la nostra vita, lontano dalle leggende e dalle nostre più profonde paure. >
< Sono contento di aver ritrovato il vero Jim Gordon > rispose Lee accarezzandogli il ginocchio.
< Ed io sono felice di riavere al mio fianco l’unica donna che amo e che amerò in tutta la mia vita. >

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