Ethereal Moon

di _ K a r i n
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte uno, Nubi Bianche -- Prologo ***
Capitolo 2: *** Parte uno, Nubi Bianche -- Decisioni importanti ***
Capitolo 3: *** Parte uno, Nubi Bianche -- Un incontro inevitabile ***
Capitolo 4: *** Parte uno, Nubi Bianche -- Il monastero ***
Capitolo 5: *** Parte uno, Nubi Bianche -- Scenari familiari ***
Capitolo 6: *** Parte uno, Nubi Bianche -- Luna della Ghirlanda ***



Capitolo 1
*** Parte uno, Nubi Bianche -- Prologo ***


Zero:

Parte 1, Nubi Bianche — Prologo

 

Una bambina sui cinque anni correva via con del pane fra le braccia. Entrava nel suo vicolo personale, quasi una casa per lei, da quando si era svegliata in quel posto. Ad un tratto la fecero cadere: due ragazzi più grandi di lei, anch’essi poveri e affamati, finirono per rubarle il cibo che lei stessa aveva rubato per sopravvivere.

La bambina, stanca, rimase sdraiata per terra, nel manto innevato. Non smetteva di tremare dal freddo e i morsi della fame ruggivano dentro quel suo piccolo corpicino. Con gli occhi al cielo annuvolato, sospirò.

“Aaah, potrei morire qui e adesso…”.

Mentre formulava quel pensiero, la bambina lo sussurrò senza farci caso. Credette che nessuno la stesse ascoltando ma, in realtà, aveva catturato l’attenzione di due giovani passanti, due gemelli, appena più grandi della bambina del vicolo dai folti e scompigliati capelli nero pece. Sotto la neve che continuava a cadere, in quel pomeriggio del primo giorno di Luna Eterea, la bambina ebbe un destinato incontro.

La bambina sgranò gli occhi azzurro-ghiaccio, una volta che i due gemelli entrarono nel suo campo visivo. Aveva alzato leggermente la testa e il busto, verso quei bambini dalla famigliare capigliatura nero-bluastra che la fissavano con espressione neutra. Purtroppo, la fame e il freddo la fecero svenire lì, proprio in quel momento, sotto ai loro piedi. La bambina, però, comprese una cosa importante di quel mondo, perchè aveva riconosciuto all’istante quei due bambini così identici. Lei conosceva perfettamente il mondo in cui si trovava.

 

**

 

Fire Emblem Three Houses: era il gioco che lei si era ripromessa di finire per intero. Erano le vacanze natalizie e, mentre tutti quanti stavano passando la serata della vigilia di natale insieme alla propria famiglia, lei la stava passando sul divano del suo appartamento solitario, da sola, sotto il calore del suo comodo plaid e giocando al videogioco preferito della sua migliore amica. La scusa principale era la folta neve che aveva bloccato i servizi di trasporto della sua città da quasi una settimana, ma la vera ragione era che non sarebbe riuscita a reggere una ennesima cena rimandata. I suoi genitori erano spesso via per lavoro e, ogni volta che le promettevano una giornata insieme, succedeva sempre un imprevisto e lei li salutava fingendo un sorriso. Preferiva di gran lunga stare da sola nel suo piccolo appartamento, che da sola in quella grande casa. Era sempre stato così: i suoi stessi genitori la consideravano solo come assicurazione per il futuro successo delle loro multinazionali. Era anche figlia unica poi, perciò, non conosceva nemmeno cosa significasse il legame fraterno, oltre a quello familiare. In quell’occasione, all’inizio delle vacanze, però, era arrivato un pacco proveniente dalla sua migliore amica: conteneva un videogioco rilasciato quasi da un anno, ma che lei l’assillava continuamente di provarlo, insieme ad un biglietto.

Non ti pentirai di provarlo, fidati dei miei gusti. Buon natale e divertiti!”, diceva. Così lo provò, e la sua amica aveva avuto ragione.

Era rimasta follemente innamorata dalla trama, dalle animazioni, dalle ambientazioni, dai personaggi. Era rimasta così affiatata, che pianse a dirotto durante l’evento della morte del padre del/della protagonista e, come lo aveva soprannominato lei, “babbo”.

Rimase incantata da quel gioco, che lo concluse senza mai fermarsi un attimo. Non ricordava se, effettivamente, avesse fatto delle pause per mangiare o andare in bagno, ma ricordava di essersi addormentata dopo aver finito tutte le route, sotto le note di Edge of Dawn a cullarla. Il suo ultimo pensiero, prima di addormentarsi, fu un sentimento di tristezza e speranza: di volere un padre come Jeralt e un fratello o una sorella come Byleth, di essere forte proprio come loro. Forte abbastanza da riuscire a reggersi sui suoi piedi e proteggersi da chiunque. In grado di decidere da sola, la strada da seguire.

 

 

“Affermativo”.

 

-Che… cosa?-.

 

“Preparazione nuovo corpo in corso… scelta di un corpo che riesca a contenere la tua anima completato: due identità trovate, una maschile e una femminile, quale desideri?”.

 

-Ah?! Ma che cosa… un nuovo corpo? Ho capito, è un sogno. Oh, beh… credo femminile vada bene… chiunque tu sia-.

 

“Affermativo. Scelta fatta: corpo femminile, abbastanza forte fisicamente, in grado di lottare in qualsiasi modalità per la funzione di protezione. Download caratteristiche speciali…”.

 

“Preparativi completati: congratulazioni per la tua nuova rinascita”.

 

-Aspetta aspetta! Ma tu chi sei? E che significa rinascita?-.

 

“System. Da questo momento in poi, ti supporterò come meglio potrò, piacere di conoscerti. Rinascita significa: il nuovo o ulteriore manifestarsi di una forma di vita o di attività—“.

 

-Stop, stop! So cosa significa! Voglio solo sapere cosa intendi riguardante me-.

 

“Alle 04:13:10, del 25 Dicembre, sei morta di stenti e io sono nata con lo scopo di aiutarti e guidarti verso il nuovo mondo in cui rinascerai. Per questo ho cercato un corpo che sostenesse la tua anima, equipaggiandolo con abilità derivanti dai tuoi desideri.”.

 

-…Ah?!-.

 

“Risveglio nel nuovo mondo tra 3… 2… 1…”.

 

**

 

Nel momento in cui aveva riaperto gli occhi, rimase leggermente spaesata. Si trovava distesa sul pavimento freddo di un vicolo sconosciuto. In un attimo di panico, rialzò il busto, mettendosi a sedere di scatto. Il suo spaesamento rimase nel momento in cui comprese i cambiamenti del suo corpo: le sue gambe erano più esili e piccole, così come le sue braccia e le sue mani. Toccandosi la testa, comprese di avere capelli lunghi e arruffati fino alle spalle e di colore nero pece. Ma non aveva modo di visualizzare meglio la sua faccia, senza nessuno specchio in giro.

-…Non era un sogno?-.

“Affermativo.”.

 

Sussultò, nel sentire improvvisamente una voce parlarle all’interno della sua testa.

-…sei System..?-.

 

“Affermativo. Risveglio nel nuovo corpo completato con successo. Ti trovi nel vicolo di un villaggio. Il tuo nuovo corpo ha circa cinque anni, vuoi che calcoli la data esatta?”.

 

Strabuzzando gli occhi, si premette una mano su una guancia. Provando dolore, con il pizzicotto che si era appena data, constatò la verità della sua situazione: quello non era un sogno. Era davvero morta il giorno di Natale, da sola, di stenti, perchè non si era presa cura di se stessa. Rimase seduta a calmarsi e recepire meglio quella notizia per un po’, in silenzio. Quando non ce la fece più, sospirò.

-System… è possibile ritornare nel mio vecchio mondo?-.

 

“Negativo. Una volta morta, la tua anima è stata preparata e riadattata per questo mondo, perciò è impossibile ritornare indietro.”.

 

-Capisco…- rispose con un tono lieve. Successivamente, si mise a schiaffeggiarsi le guance, con un tono deciso, diverso da prima.

-Va bene, è inutile rimuginarcisi su.- si disse, calma. -Il dado è tratto. Se non posso ritornare, cercherò di adattarmi a questo mondo. È l’unica cosa che posso fare! Mi dispiace per la mia migliore amica, certo, ma per il resto non lascio nulla e non mancherei a nessun altro…! I miei genitori piangerebbero solamente la morte di un erede, non di una figlia. È brutto da dire, ma li conosco bene… oh beh! Lo prenderò come una seconda chance di vita!-.

 

“Ottima decisione.”.

 

-Piuttosto… perchè questo corpo ha cinque anni?-.

 

“Ricerco… C’è stato un errore iniziale nel caricamento dei dati, che ha provocato un ritardo del tuo risveglio. Purtroppo, le memorie del corpo fino a poco prima si sono cancellate. È impossibile ripescarle.”.

 

-Ok, capisco…- rispose pensierosa.

Ragionandosi su, giunse a una sola conclusione.

-Ok, non fa nulla. Molto probabilmente i genitori di questo corpo l’avranno abbandonata per chissà quale motivo… ohh beh, non ha importanza. Ho qualcosa di più importante a cui pensare adesso.-.

 

“Cosa sarebbe?”.

 

La bambina ghignava. -Recuperare cibo. Ho troppa fame-.

Si rialzò e si diresse verso l’uscita del vicolo, che dava su un via vai di persone e con varie bancarelle di cibo. La bambina rifletté: non aveva soldi. L’unica cosa che poteva era una sola. Rubare.

-Non mi va di farlo… ma devo pur sopravvivere. Non voglio morire di stenti una seconda volta…-.

 

In quel modo, iniziava la sua vita in quel nuovo mondo, non sapendo ancora di essere finita in una realtà che conosceva bene.

Per due settimane avrebbe continuato a vivere così, cercando di rubare cibo o denaro e rimanendo nel suo vicolo, dove si era risvegliata la prima volta. Questo, fino al primo giorno di Luna Eterea, dove fece un incontro destinato con i piccoli gemelli Eisner.
 

***
 

Piccola Nota:
Salve, sono l'autrice di questa storia! Ho avuto questa idea in mente mentre leggevo una light novel una sera e... la voglia di scriverla era troppa. Tecnicamente volevo aspettare di aver finito di scriverla, ma non sono riuscita a resistere! Mi scuso in anticipo per eventuali errori di grammatica oppure di ortografia... ho fatto del mio meglio per correggere, ma se mi sono lasciata sfuggire qualcosa, ditemelo pure! Il capitolo zero è più un prologo, quindi è un po' corto, ma i prossimi capitoli saranno più lunghi!
Fire Emblem: Three Houses è come una droga per me e mi sono innamorata di tutti i personaggi. Per questo ho sempre voluto scrivere una fanfiction con una happy ending per tutti quanti, o almeno la maggior parte. Ci rimango malissimo ogni volta che nel gioco finisco una route e puntualmente Edelgard o Dimitri muoiono oppure succede qualcosa a Claude... 
Beh, questo è come è nata questa storia... spero vi piaccia, e che troviate interessante l'original character che ho creato!
Aggiornerò ogni volta che potrò e se potete, lasciate pure una recensione!

Karin.

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Capitolo 2
*** Parte uno, Nubi Bianche -- Decisioni importanti ***


Uno:
Parte uno, Nubi Bianche -- Decisioni importanti

 

 

I gemelli Eisner non sapevano esattamente il motivo della loro decisione, ma dopo aver visto quella bambina dai capelli neri, all'incirca della loro età, svenire sotto ai loro occhi, seppero cosa dovevano fare. Byleth e Beleth erano due gemelli che potevano comunicare tra di loro anche con un solo sguardo, e questo fu pure l'ennesimo caso: senza nemmeno fiatare, annuirono guardandosi negli occhi e la presero contemporaneamente, sostenendole le braccia e la schiena, e si incamminarono verso l'accampamento dove alloggiavano con loro padre, e i suoi mercenari, in quel momento.

Jeralt, vedendo i suoi due piccoli ritornare con non solo la merce che aveva chiesto loro di comprare, ma anche con un inaspettato ospite svenuto, non sapeva cosa pensare. Era rimasto davvero sorpreso nel vedere i suoi bambini, nati senza battito ma con pulsazioni, provare qualcosa nei confronti di quella sconosciuta bambina, tanto da salvarla dalla strada. Così, coprirono la bambina con tutte le coperte che possedevano, avvicinandola al fuoco per scaldarla meglio, tranquillizzando Byleth e Beleth che la misteriosa bambina aveva solo bisogno di riposo, calore e cibo. Ma, comunque sia, i due gemelli le restarono al fianco, silenziosi come sempre.

Al suo risveglio, la corvina si sentiva nuovamente spaesata e concluse di non stare sognando, quando le sue pozze azzurro-ghiaccio entrarono in contatto con quelle violacee dei gemelli.

"Sono davvero loro." si diceva, così spaesata da restare in silenzio. Silenzio che venne spezzato dallo stomaco della corvina, la quale, con imbarazzo, abbassava la testa tenendosi la pancia. Beleth, capendo il suo bisogno si prodigò subito a passarle del pane con cui poter mangiare, aiutata dal gemello, il quale le passava l'acqua da bere.

-Hai bisogno di mangiare- disse Beleth con espressione neutra, ripetendo ciò che prima Jeralt aveva detto loro.

-E di bere- continuava Byleth, con lo stesso tono della gemella.

L'altra imbarazzata, non riuscì a dire di no, così prese in mano il pane e il bicchiere d'acqua, ringraziandoli a testa bassa.

Quando Jeralt rientrò a casa, trovò Byleth e Beleth osservare curiosi la bambina, mentre questa finiva di mangiare con entusiasmo, ignara degli sguardi.

-Vedo che ti sei svegliata- annunciò la sua entrata in quel modo e la corvina quasi non si strozzava, mentre avvistava uno dei suoi personaggi preferiti di quel mondo in cui era finita (di questo dettaglio, lei non aveva ancora ben metabolizzato il tutto). Jeralt credette, però, di averla spaventata, e cercò di scusarsi impacciato.L'adulto si presentò, prima di indicare i gemelli per presentarli come suoi figli, dicendo come fosse stata trovata e perchè si trovava da loro.

-E tu? Come ti chiami?-.

Jeralt aveva chiesto il suo nome. Una domanda semplice, ma cui la bambina non poteva rispondere. Era confusa e perciò restò qualche minuto in silenzio. Aveva avuto un nome, certo, nella sua vecchia vita, ma non le sembrava corretto usarlo nuovamente, in quella che stava vivendo ora. Non voleva, poi, una estensione di attaccamento verso coloro che l'avevano fatta nascere nella sua vita passata, conservando il nome che le avevano dato.

-...non ne ho uno- rispose alla fine. L'adulto comprese, così, che fosse un'orfana.

-Quindi... stai bene adesso? Hai un posto dove ritornare?-.

La corvina non seppe di nuovo, per bene, cosa rispondere, ma decise di continuare ad essere onesta.

-Adesso si, grazie mille... e no, non proprio. A parte il vicolo...-.

Jeralt fece un verso di comprensione. Si era immerso nei suoi pensieri, per questo si sorprese quando sentì Byleth parlare.

-Allora rimani con noi-.

Beleth, pure, annuì alle parole del fratello, e insieme fissarono con la stessa espressione neutra il padre, il quale comprese, però, che stessero cercando di implorarlo.

Lui, alla fine, sospirò. -Si, dai. Se vuoi, puoi restare con noi-.

Jeralt non era riuscito a non viziare i suoi figli, soprattutto quando questi sembravano provare qualcosa. Anche se, non sapeva effettivamente che cosa.

La corvina, nel frattempo, era rimasta scioccata. Non avrebbe mai pensato ad un tale svolgimento di eventi: in poco tempo, non solo aveva scoperto di essere nel mondo del videogioco a cui aveva giocato, prima di morire per giunta, ma quella stessa famiglia che lei aveva ammirato, le aveva appena chiesto -- a lei --  di rimanere con loro. Non credeva di poter essere più felice.

-Posso davvero..? Non è un problema?- chiese, avendo paura, d'un tratto, di stare solo immaginando quella serie di eventi. Ma Jeralt le sorrise.

-Certo che puoi, piccoletta-.

"Cosa farai allora?".

"Non è ovvio?" rispose a System mentalmente. Fece un piccolo sorriso, accettando con piacere quell'offerta. L'espressione di Byleth e Beleth, nonostante non fosse cambiata, mostrava il loro sguardo ingentilito. Anche se loro stessi non l'avevano notato, Jeralt lo aveva fatto e sorrise, contento di quella scelta.

-Ah, ma dobbiamo trovarti un nome, adesso.- continuò Jeralt, portando su di sé l'attenzione di tutti e tre i bambini. -Beh, non possiamo mica chiamarti tu a vita...-.

Si misero tutti e tre a pensare ad un nome, sotto lo sguardo sorpreso della corvina. Era rimasta davvero sorpresa: non solo poteva restare con loro, ma adesso stavano addirittura pensando ad un nome per lei. Era così felice che non sapeva come esprimerlo.

-...Balan- fu il nome che aveva pensato i gemelli allo stesso tempo, nome che piaceva anche a Jeralt.

La corvina si mise a lacrimare dalla felicità, mentre diceva che fosse un nome perfetto.
 

**


Il tempo passava veloce, nell'ottima compagnia degli Eisner e portava con sé tante novità per la corvina.

Il primo fra tutti era il suo nome: Balan Eisner. Non solo le avevano dato un nome, ma l'avevano anche adottata nella loro famiglia. Era iniziato tutto quando lei, per sbaglio, non era riuscita a trattenersi dalle sue vecchie abitudini e aveva chiamato Jeralt "babbo". Dall'imbarazzo era scappata, subito dopo. Jeralt però l'aveva trovata subito e le aveva assicurato, insieme a Byleth e Beleth, che non doveva preoccuparsi e che la vedevano già come una famiglia. Jeralt aveva anche commentato che non gli dispiaceva avere una terza figlia. Quello era stato, molto probabilmente, uno dei giorni più belli per la corvina. Secondo, ovviamente, al giorno in cui li aveva incontrati per la prima volta, il primo della Luna Eterea.

La seconda novità era la sua decisione. Dopo essere stata adottata, essere riuscita a metabolizzare il fatto di dover vivere in quel posto e ad ambientarsi fra i mercenari, la preoccupazione aveva fatto largo dentro di lei. Quale finale del gioco ci sarebbe stato? 

Inoltre, Jeralt aveva avuto dei gemelli e non un figlio unico (come nel gioco), e Balan non poteva capire che diversità avrebbe comportato quel cambiamento alla storia che conosceva. Sarebbe stato come in certi headcanon che aveva letto nella sua vecchia vita, ovvero i due fratelli che si combattono e si uccidono a vicenda? Non poteva assolutamente permetterlo. Il solo pensiero la rabbrividiva. Così aveva preso una decisione: avrebbe creato lei stessa un nuovo, inedito, finale. Una storia alternativa in cui i suoi fratelli, Edelgard, Dimitri e Claude restavano in vita, si riappacificavano e sconfiggevano i nemici che si nascondono nelle ombre da secoli. Era un obiettivo difficile da raggiungere, molto impegnativo, ma non si sarebbe data per vinta. Avrebbe assolutamente creato una nuova alba, diversa da tutte le altre, sul Fodlan. 

Finalmente, con un nuovo sogno dentro di sé, un obiettivo da raggiungere a qualunque costo, deciso da se stessa e non imposto da altri per la prima volta, Balan iniziava ad allenarsi con nuovo zelo. Sotto la guida di Jeralt, insieme a Byleth e Beleth, e la compagnia dei mercenari dell'uomo, aveva iniziato ad imparare a combattere con la spada, con la lancia, con l'ascia, l'arco, a mani nude o con guanti d'arme, e con la magia. L'unica pecca era che tra i mercenari non c'erano maghi e doveva accontentarsi dei libri, e anche dell'aiuto di System, la sua stessa abilità. Iniziando ad imparare a combattere, comprese anche una cosa. System le aveva fatto capire che il suo corpo era particolarmente forte e talentoso nel comprendere ogni stile di combattimento, grazie alle ultime sue parole che aveva espresso, nella sua vecchia vita. Non poteva essere più grata, ora più che mai, di quel desiderio inconscio che aveva compiuto prima di morire.

Con il tempo, aveva anche legato ancora di più con la sua nuova famiglia. Mentre cresceva si era chiesta dentro chi, dei gemelli, fosse Sothis, ma gli ultimi sogni che avevano iniziato a fare negli ultimi tempi e che le avevano raccontato, le avevano fatto capire che la Dea fosse dentro entrambi. 

Nonostante il tempo passato, la sua decisione era rimasta sempre la stessa e, anzi, si era sempre più consolidata. Voleva evitata con tutta se stessa le loro morti. Con quella determinazione che le scorreva tra le vene, era cresciuta al loro fianco, attendendo con ansia l'inizio della storia del videogioco.

Fra allenamenti e battaglie da mercenaria, legami e risate, quindici anni passarono in fretta e, in men che non si dica, Balan si era ritrovata, alle porte del loro ultimo accampamento nel villaggio Remire, tre particolari studenti della Officers Academy: Edelgard von Hresvelg, Dimitri Alexandre Blaiddyd e Claude von Riegan.

***
 

Piccola Nota:

Ciao a tutti, è l'autrice che vi parla! Una piccola e veloce nota sulla storia fino ad ora:
Avete presente quella sensazione di protezione che vi pervade quando vedere un cucciolo abbandonato sul ciglio della strada? Quella voglia assurda di prenderlo, coccolarlo e farlo entrare nella tua famiglia, mostrandogli affetto e calore? Ecco, questa è la sensazione che i gemelli hanno inconsapevolmente provato una volta che hanno intravisto Balan.

Commentate tranquillamente ciò che pensate, e chiedete pure se non capite qualcosa! 
Al prossimo aggiornamento,
Karin.

 

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Capitolo 3
*** Parte uno, Nubi Bianche -- Un incontro inevitabile ***


Due:

Parte 1, Nubi Bianche — Un incontro inevitabile

 

 

Era un giorno come un altro quando arrivarono, sulla soglia dell’accampamento dei mercenari di Jeralt, tre studenti per chiedere loro aiuto. Quando Balan aveva visto chi erano, si era nascosta velocemente dietro Byleth e Beleth. Con il cuore che le batteva a mille, li fissava da dov’era sistemata, ovvero tra le fessure delle braccia dei suoi fratelli: in quel momento stavano parlando con Jeralt. Speravano che il mercenario avrebbe accettato di aiutarli.

-Siamo inseguiti da un gruppo di banditi. Spero che siate così gentili da darci una mano- stava chiedendo il ragazzo biondo, Dimitri.

-Banditi? Qui?- domandava Jeralt. Edelgard gli annuiva, scostandosi elegantemente delle ciocche di capelli bianchi dietro la schiena.

-È vero. Ci hanno attaccati mentre stavamo riposando nel nostro accampamento-.

-Siamo stati separati dai nostri compagni e sono in superiorità numerica. Vogliono le nostre vite… e ovviamente anche il nostro oro- aveva continuato il secondo ragazzo, Claude.

Jeralt era rimasto meravigliato della loro calma, prima di notare le loro uniformi. A lato del mercenario, stavano i tre figli di Jeralt ad ascoltare in silenzio. Dal canto suo, Balan manteneva una espressione calma, ma si sentiva davvero euforica dentro di sé.

Oddio, la scena del prologo! È identica!”, esclamava nella sua mente la corvina. Balan manteneva un volto tranquillo, ma i suoi occhi tradivano un luccichio divertito che era stato rapidamente notato dai gemelli, i quali si guardavano interrogativi, ignari di cosa passasse nella testa della loro sorellina.

In quel momento, uno degli uomini di Jeralt li aveva raggiunti per notificare che nel villaggio erano arrivati parecchi banditi.

-Vi avranno seguiti fin qui. Non possiamo abbandonare il villaggio ora.- aveva sospirato Jeralt, prima di girarsi verso i suoi tre figli.

-Dai, andiamo. Spero siate pronti-.

Balan si costrinse a calmare la sua euforia, mentre annuiva insieme a Byleth e Beleth, prima di seguirli. Avevano un villaggio da salvare, dopotutto: al resto, ci avrebbe pensato in un secondo momento.

 

**

 

Era passato solamente poco più di un quarto d’ora dall’inizio della battaglia e, in quel momento, erano un po’ tutti separati. Balan aveva appena messo ko un brigante con la sua spada, prima di girarsi rapidamente con uno slancio del busto per usare la magia sferzata contro un altro che stava per colpirla alla schiena.

“Nel prologo non c’erano tutti questi briganti… ma è anche vero che questa battaglia era stata usata solamente come introduzione ai comandi di gioco”, rimuginava la corvina, una volta libera di abbassare la guardia. Con quell’ultimo brigante, aveva finito di sistemare tutti i banditi situati in quella zona del villaggio.

 

“Se non stai attenta, finirai male”.

 

Balan si mise a sospirare, prima di dare ragione alla sua abilità parlante, System, nella sua testa. “Si, lo so. Questo non è un gioco, ma la vita reale…”.

Un sorriso si fece strada sul suo volto, nel ricordare l’evento che sarebbe accaduto a fine battaglia. “System usa ricerca sull’intero campo. Non voglio perdermi la scena in cui i gemelli riportano indietro il tempo con i battiti!”.

 

…affermativo”.

 

Se System avesse potuto sospirare, lo avrebbe fatto di certo. Balan fece un piccolo sorriso divertito a quel pensiero, mentre apriva il palmo della mano destra per visualizzare la mappa del territorio, con la magia di System (un trucchetto che aveva imparato ad usare da poco). Con quella magia, poteva vedere in tempo reale le posizioni di tutte le persone che si trovavano sul quel campo: Jeralt stava combattendo vicino a lei, Beleth un po’ più a nord e stava aiutando Dimitri. Byleth era vicino alla gemella, insieme ad Edelgard. Balan stava per usare la magia teletrasporto per arrivare vicino ai suoi fratelli (era curiosa di sapere chi avrebbe aiutato Edelgard e, di conseguenza, usato il battito), quando vide la posizione di Claude. Era ad est da Beleth, poco più lontano dagli altri, che cercava di tenere testa a tre banditi da solo.

 

“Lo aiuterai?”.

 

Balan si mise a sospirare, legandosi meglio la coda alta. -Beh… i gemelli possono aspettare un altro po’…- rispose, annuendo ad alta voce, prima di usare l’incantesimo. Si era teletrasportata proprio dietro Claude, appena in tempo per disarmare il bandito che stava per attaccarlo alle spalle. Approfittando della sua sorpresa nel vederla  sbucare all’improvviso, lo aveva afferrato in una morsa acrobatica, tramortendolo in un attimo. Claude si era girato verso di lei, sorpreso, dopo aver sistemato uno dei tre tipi con il suo arco.

-Wow, quello era teletrasporto, giusto? Non so da dove sbuchi, ma è stato fantastico..!- le esclamava il ragazzo con tono sbalordito.

Balan, di risposta, si era spostata velocemente per afferrarlo per la mantellina gialla della sua divisa con una mano. Scostandolo di lato per evitare un colpo di spada, con il braccio libero aveva attivato la magia nosferatu per disarmare e sbattere l’ultimo bandito contro un albero, mandandolo immediatamente ko. Non volendo infierire su un avversario svenuto, Balan si era voltata verso Claude, il quale aveva osservato la scena con uno strano brillio sorpreso nei suoi occhi verdi.

-Non ti distrarre, se non vuoi finire infilzato- disse, infine, con un tono stranamente neutrale, lasciando la presa sulla sua mantellina.

-Piuttosto, nessuna ferita?- aveva continuato con lo stesso tono.

Claude si riscosse dalla sorpresa, annuendo piano. -Ah, si.. tutto apposto-. Balan, allora, si era voltata, sussurrando un “meglio così”. Non voleva mostrargli l’imbarazzo che stava provando.

Oddio! Perchè ho detto quelle cose in tono così freddo! Volevo solo dirgli di stare attento! Aaaah…! Questo è perchè mi sono impanicata nel sentire i suoi complimenti da così vicino!”.

Gli scleri mentali che Balan stava avendo, erano, però, stati bloccati da una scena. Era una visione che poteva vedere benissimo, dalla posizione in cui si trovava. Si era avvicinata meglio ad un albero, appoggiando la mano sinistra al tronco: nella vallata più in basso da dove si trovava, c’era suo fratello Byleth che stava salvando Edelgard da un attacco di ascia del capo dei briganti. Era la stessa identica scena che aveva visto nel videogioco. Ci aveva giocato così tante volte che non poteva dimenticare quell’evento iniziale. In quel momento, fissando il modo in cui suo fratello sconfiggeva quell’uomo, Balan aveva compreso un dettaglio importante.

Non era riuscita a comprendere se suo fratello avesse usato il battito, oppure no: era molto probabile che non sarebbe riuscita nemmeno a vedere o sentire Sothis. Balan non seppe cosa provare, a quella notizia.

-Fratello!- aveva urlato lei, dopo aver scrollato la testa, decidendo di lasciare quei pensieri per un secondo momento. Correva verso Edelgard e il fratello, chiamandolo un’altra volta per nome, seguita da Claude, appena dietro di lei. Da destra anche Beleth e Dimitri lo stavano raggiungendo.

-Tutto bene, Byleth? Beleth?- domandava ai suoi fratelli e loro le annuirono. Allora, le era venuto naturale sospirare di sollievo, prima di osservare che anche Dimitri ed Edelgard stavano bene.

I gemelli stavano per chiederle la stessa cosa, quando vennero tutti bloccati da dei rumori provenienti dalla loro sinistra: Jeralt li stava raggiungendo, insieme ad altre persone. Balan aveva riconosciuto subito una di queste. Alla vista di Alois, la corvina si mise ad ipotizzare che gli altri dovevano essere Cavalieri di Seiros, venuti per salvare gli studenti della Officers Academy.

-È da tantissimo tempo che non ci vediamo, capitano Jeralt! È da venti anni che sei sparito senza lasciare traccia, ma ho sempre saputo che fossi vivo!- aveva annunciato, euforico nel rivedere un viso a lui familiare. Balan diede ragione al padre, quando lo vide affermare quanto fosse “rumoroso come al solito”.

-Non chiamarmi capitano. Non lo sono più, adesso sono solo un mercenario che girovaga e che ha lavoro da fare. Arrivederci, vecchio amico- Jeralt aveva cercato di chiudere la questione in fretta, ma Alois lo riprese alla svelta, chiedendogli di venire con lui al monastero.

-Il monastero di Garrech Mach… credo sia inevitabile- sospirava, alla fine. Alois, allora, diresse il suo sguardo verso i gemelli e, poi, su Balan, chiedendo loro se fossero i figli del Capitano Jeralt. Byleth e Beleth annuirono contemporaneamente.

-È corretto- risposero all’unisono, con lo stesso tono calmo.

-Ah si? Beh, differenze a parte, avete lo stesso manierismo- aveva commentato ridendo, prima di posare lo sguardo interrogativo sulla corvina, che era rimasta in silenzio. Balan ci aveva pensato su qualche secondo e non era riuscita a controllarsi, mentre rispondeva con una delle scelte che ricordava dal gioco.

-No, io sono una bandita- rispose con il tono più serio che riusciva a racimolare, facendolo ridere.

-Che sorpresa! Hai il suo stesso senso dell’umorismo!-.

I gemelli misero entrambi una mano sul capo della sorellina, nello stesso momento, accarezzandola, come d’abitudine. Balan sorrideva divertita, mentre Jeralt scrollava divertito la testa.

-Vorrei vedervi tutti e tre nel monastero! Verrete anche voi, giusto?- chiese Alois e Balan, Byleth e Beleth annuirono all’unisono, portando il loro sguardo sul cavaliere. Jeralt non rispose, facendo una faccia quasi cupa.

-Che problema hai, capitano? Non vorrai di nuovo andartene, vero?-.

Jeralt si mise, nuovamente, a sospirare. -Nemmeno io scapperei dai Cavalieri di Seiros…-.

 

**

 

-Apprezzo il tuo aiuto. Le tue abilità, e quelle delle tue sorelle, sono formidabili-.

Edelgard stava ringraziando Byleth, prima di rivolgersi anche alle sue due sorelle. -Tutti e tre siete chiaramente dei mercenari esperti… e vostro padre sarebbe Jeralt lo Spezzalame?-.

I gemelli, a quel punto, menzionarono di non sapere che Jeralt fosse stato un capitano e Balan rimase in silenzio ad osservarli chiacchierare. Si stava divertendo, dentro di sé, mentre il gruppetto parlava di quello che era successo. Finora, la scena era identica a quella del videogioco. Balan, però, sapeva che, da quel momento in poi, non tutto sarebbe rimasto uguale… soprattutto se voleva avverare il suo desiderio.

Adesso Dimitri, Edelgard e Claude stavano cercando di avere i fratelli Eisner a servizio nel proprio territorio di appartenenza: Il Regno di Faerghus per Dimitri, L’Impero di Adrestia per Edelgard e L’Alleanza Leicester per Claude. Mentre questo ultimo chiedeva per chi avrebbero lavorato, Balan si era voltata a fissare i gemelli, con un cipiglio incuriosito negli occhi. Nel gioco era una scelta obbligatoria, ma, adesso, quella era la vita reale e, tutti quanti loro, persone in carne e ossa: non erano più dei pixel e un insieme di codici su uno schermo. Quel mondo non era più un semplice gioco, con scelte prestabilite mostrate su uno schermo. Cosa avrebbero risposto i suoi fratelli, allora?

Byleth e Beleth si fissarono un attimo, iniziando una delle loro solite conversazioni mentali. Alla fine, si voltarono verso la sorella minore.

-Tu cosa ne pensi?- le chiesero entrambi, senza sapere di aver appena sorpreso la sorella minore.

“Cosa? Non scelgono nessuna delle tre opzioni… e vogliono il mio consiglio!?”, rimuginava la corvina sbigottita. Accorgendosi che i tre studenti si erano voltati verso di lei a fissarla, curiosi di sentire la sua risposta, Balan si schiariva la voce, cercando di sbrigarsi a rispondere.

-Ecco, sembrano tutti e tre bei posti… non saprei decidere… e poi non sappiamo se resteremo mercenari… magari anche il monastero potrebbe offrirci dei lavori?— era riuscita a dire, con il cuore che le batteva a mille.

“Se continuo così, come faccio quando al monastero incontro tutti gli altri?”. Balan si trattenne dal sospirare, appuntandosi mentalmente di allenarsi a rimanere calma e fresca con i suoi personaggi preferiti in giro.

-Dici?- chiese Byleth, ma in quel momento Alois li raggiunse. Stavano per partire verso il monastero e, quindi, dovevano mettersi in marcia.

-Sembra che dovremo lasciare il discorso per la prossima volta- aveva commentato Claude, prima di avviarsi verso Alois e gli altri cavalieri di Seiros, insieme a Dimitri ed Edelgard. La corvina sospirò di sollievo, ringraziando mentalmente Alois e il suo tempismo.

-Che persone uniche non trovate?- si mise a domandare ai gemelli, i quali le annuirono.

-Edelgard è una ragazza raffinata… ma sembra che ci stia continuamente valutando.- commentava Byleth, spostando lo sguardo dalla schiena della suddetta alle sue sorelle.

La gemella gli annuiva, riflettendo sull’impressione che il ragazzo biondo le aveva lasciato. -Dimitri sembra un tipo sincero… ma nasconde qualcosa dietro-.

Balan sorrise al duo, sentendo dentro un familiare déjà-vù nell’udire quelle osservazioni. Così, decise di contribuire con un tono felice nella sua voce. -Claude, invece, ha un bel sorriso… però non arriva agli occhi!-.

Tutti e tre erano della stessa opinione. Balan, a quel pensiero, si mise spontaneamente ad incurvare gli angoli delle sue labbra in alto, mostrando un grosso sorriso ai suoi due fratelli.

-Dai andiamo… Il monastero ci aspetta!- esclamava Balan, ancora sorridente, indietreggiando prima di voltarsi per avvicinarsi alla figura di Jeralt. Sotto quell’espressione sorridente, Balan nascondeva uno sguardo determinato: era il fuoco di qualcuno che non si sarebbe mai arreso, a niente e a nessuno.

 

I gemelli restarono fermi a guardare la sorella allontanarsi, con un minuscolo sorriso nelle loro labbra. Stavano per incamminarsi anche loro per raggiungerla, quando sobbalzarono sul posto nell’udire una voce nella loro mente.

-È sempre così giuliva, lei?-. Al loro fianco, si era materializzata la figura svolazzante di una bambina dai lunghi capelli verdi, la stessa della visione che, entrambi, avevano avuto durante la battaglia, Sothis. Gli occhi della verdognola erano puntati sulla schiena della corvina, prima di posarli sui due, avvertendoli che si sarebbero dovuti abituare alla sua presenza.

I gemelli annuirono, affermando come erano stati semplicemente presi alla sprovvista, prima di riportare il discorso sulla loro sorella minore.

-Intendi Balan?- aveva chiesto all’unisono i due e Sothis aveva annuito, aspettando una risposta più elaborata.

-Beh, è così fin da quando l’abbiamo conosciuta. Cerca sempre di pensare positivamente.- aveva iniziato Beleth, portandosi una mano sulla guancia, inclinando il volto in modo riflessivo. -È davvero carina quando mette tutta se stessa nelle sue azioni…-.

Byleth aveva annuito subito, comprendendo perfettamente i sentimenti della gemella. -Ed è anche adorabile come si imbarazza facilmente, se le facciamo dei complimenti-. Aveva aggiunto lui, con un tono serio e Beleth lo aveva guardato, annuendogli. Sothis sorrise, intenerita nel vedere quanto i due Eisner amassero la corvina.

-Ok.. ok, ho capito!- li aveva bloccati, prima che continuassero a scandire lodi sulla sorellina. -Però, il suo sguardo… i suoi occhi celano una forte determinazione, ma non ne comprendo il motivo. Voi ne sapete qualcosa, a riguardo?-.

Byleth e Beleth si guardarono un attimo, prima di dissentire.

-Lo sappiamo. Abbiamo notato che ci nasconde qualcosa- aveva iniziato Byleth, lasciando continuare il discorso alla sorella.

-Esatto… ma non ha importanza. Abbiamo deciso da tempo che ci saremo, quando avrà bisogno di noi-.

In quel momento, la voce di Balan li aveva scossi dalla conversazione. Si voltarono, mentre sentivano la minore intimare loro di sbrigarsi.

-Capisco… beh, allora è fortunata ad avere due fratelli protettivi come voi!- aveva commentato Sothis, con un sorrisetto. -Però, adesso andate o partiranno senza di voi!-.

Byleth e Beleth annuirono, prima di incamminarsi per raggiungere Balan, la quale aveva appena smesso di sbracciarsi per farsi vedere.

In quel modo, partendo verso il Monastero di Garrech Mach, era iniziata la storia di una nuova Fodlan. Nessuno, però, conosceva ancora quale genere di sole sarebbe sorto, nel futuro di quella regione.

 

***
 

Piccola Nota:
Salve a tutti! Sono sempre io... contenta che anche questo capitolo sia andato! Ci ho messo ben tre giorni per correggerlo, ma se trovate delle sviste, mi scuso in anticipo! Adesso una piccola precisazione sulle abilità di Balan:
Durante la sua creazione, mi sono ispirata tanto alle schede dei vari personaggi e, così come ognuno di loro acquista delle abilità a seconda della classe, anche la mia oc possiede due abilità particolari: una principale e una secondaria, per dire. Quella principale, come si è capito, è System. Con questa, Balan possiede una specie di enciclopedia parlante all'interno della sua testa. Questo è il motivo per cui Balan, attraverso la magia, può ricreare (fino ad un certo limite) la mappa del terreno in cui si trova. (NB: Anche se non riescono ad usarla, fin quando le persone posseggono energia magica, queste vi compariranno sempre all'interno!).
La seconda abilità può essere secondaria, ma è altrettanto importante... soprattutto più in avanti nella storia. L'ho chiamata "Allies' Force" perchè la sua forza e le sue prestazioni raddoppiano, se ci sono degli alleati adiacenti a lei durante la battaglia. Più il legame con loro è forte, maggiore è la forza che Balan acquisisce. Di questa, però, Balan ne è all'oscuro (più che altro perchè non l'ha mai chiesto a System, si lo so)... ma, come ho spiegato prima, è importante! Quindi tenetevelo a mente!

Bene, bene, bene... adesso Balan e i gemelli hanno incontrato i tre capi-casa e si stanno incamminando verso Garrech Mach. Cosa accadrà?
Al prossimo aggiornamento,
Karin.

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Capitolo 4
*** Parte uno, Nubi Bianche -- Il monastero ***


Tre:

Parte 1, Nubi bianche — Il monastero

 

 

Ci misero quasi un giorno ad arrivare al monastero di Garrech Mach, ma la vista era così impressionante che a Balan non importava. L’aveva vista più volte, quell’architettura, attraverso uno schermo, ma niente batteva la bellezza della realtà.

Una volta arrivati si divisero: i tre studenti ritornarono nei loro dormitori, Alois andava a fare rapporto a Rhea, mentre Balan, Byleth e Beleth seguivano Jeralt, in attesa che la donna fosse disponibile per un’udienza. Dall’alto, durante il tragitto, la intravidero e Jeralt si mise a spiegare che fosse lei l’Arcivescova della Chiesa di Seiros, i cui insegnamenti venivano seguiti dalla maggior parte del popolo del Fodlan. In quel momento arrivarono Rhea e Seteth. Balan quasi si era sentita a disagio, sotto gli occhi scrutinatrici della donna.

-È da tanto tempo, Jeralt… chissà se è stato il volere della Dea a farci rincontrare-.

-Mi dispiace per il mio silenzio per questi anni. Sono successe molte cose, dall’ultima volta che abbiamo parlato-.

Rhea si voltò ad osservare i gemelli e, solo dopo, Balan, facendo un’osservazione su di loro. Jeralt, allora, li aveva presentati come suoi figli, nati molto dopo la sua partenza dal monastero.

-Vorrei farvi conoscere la loro madre, ma purtroppo è morta per malattia-. Balan aveva immediatamente notato come il padre non aveva menzionato la sua adozione, e si chiese il motivo. Rhea, nel frattempo, aveva invitato nuovamente Jeralt a far ritorno tra i cavalieri di Seiros e l’uomo dovette accettare. Quando Rhea e Seteth si congedarono, Jeralt si era voltato verso di loro, scusandosi per averli trascinati con lui in quella situazione.

-Credo che staremo qui per un bel po’… inoltre sembra che la Chiesa vuole offrirvi un lavoro. A tutti e tre.- spiegava lui, con un tono di chi vorrebbe trovarsi altrove, e Beleth gli aveva domandato che genere di lavoro. Byleth, invece, si era voltato verso la sorella minore, affermandole che avesse avuto ragione e Balan gli sorrise di risposta, comprendendo che intendeva ciò che aveva insinuato prima ai tre studenti, dopo la battaglia al villaggio Remire.

-Sembra che vogliono che insegnate. Avete sentito quei ragazzi di prima che parlavano della Officers Academy? Beh, sembra che all’Accademia manchi qualche professore e quel maledetto Alois vi ha personalmente raccomandato a Rhea. Tutti e tre-.

Quando Jeralt aveva finito di parlare, i gemelli sembravano sorpresi sotto le loro espressioni neutre, ma Balan lo dimostrava apertamente. Lei credeva che, al massimo, sarebbe stata raccomandata come assistente, ma non come un vero e proprio professore.

-Babbo, aspetta! Ha fatto anche il mio nome? Pure io, un insegnante?- si forzò la corvina di chiedere al padre adottivo, indicandosi con un dito, e lui trattenne un sospiro, mentre annuiva.

-Già, a quanto pare-.

In quel momento, entrarono Manuela ed Hanneman. Mentre li salutavano, Balan vide che, anche loro, erano proprio come li ricordava, e quasi non ci credeva che sarebbero stati colleghi.

“Però non sarò responsabile di una casa, vero? Da una parte mi piacerebbe, ma sarebbe troppo bello per essere vero”, rimuginava Balan.

 

“Presta attenzione, Jeralt vi ha appena salutato, dicendovi di stare attenti con Lady Rhea, e siete rimasti voi tre soli, con i due professori”.

 

Balan ringraziò mentalmente System, per averla riportata nella realtà. Hanneman e Manuela si stavano presentando, notando quanto fossero giovani i loro nuovi colleghi. A loro, però, non interessava la loro età, aggiunsero, se si dimostravano competenti (a quel punto, Balan sorrise ad Hanneman, mentre affermava quelle parole, contenta che lui e Manuela si dimostravano così alla mano e comprensivi, con loro). Poi, però, dissero qualcosa che sorprese la corvina, a causa della differenza rispetto alla trama del gioco. Stavano spiegando le tre diverse case — Aquile Nere, Leoni Blu, Cervi Dorati —, quando Hanneman aveva affermato che lui e Manuela, per quell’anno, avevano deciso di approfittare dei tre nuovi professori per non essere i responsabili di una casa, così da impegnarsi di più nelle loro personali ricerche. Balan era rimasta sorpresa, perchè quello non era mai successo nel gioco.

-Spero non vi dispiaccia, lasciare a voi tre la direzione delle tre case- aveva detto Manuela e i gemelli annuirono che non c’erano problemi. Balan era rimasta in silenzio per tutto il tempo, ancora scioccata. -Ovviamente, potete scegliere fra di voi la casa che volete dirigere-.

Hanneman annuì alle parole della collega, continuando il suo discorso. -Vi consiglio di farvi un giro per osservarle e schiarirvi le idee prima di decidere. Rhea ci ha convocati domani pomeriggio, per farle sapere della decisione. Inoltre, se avete tempo, fermatevi nel mio laboratorio di ricerca-.

 

**

 

I tre fratelli Eisner presero i consigli dei due professori e si misero a girare il monastero, fino a poco prima della convocazione da Rhea, sia per prendere familiarità con il posto, sia per parlare con gli studenti e decidere seriamente quale casa scegliere.

Balan aveva compreso che, per i gemelli, fosse difficile separarsi, dopo praticamente poco più di venti anni nella quale rimanevano sempre vicini. Per questo motivo li aveva presi per mano e aveva cercato di rassicurarli.

-Non importa se saremo divisi e non potremmo stare accanto per tutto il tempo…- aveva cominciato la corvina. -l’importante è che sappiate che io ci sarò sempre, se avete bisogno di un aiuto. Così come io so che ci sarete per me. Non sarà la fine del mondo… piuttosto, diamo il benvenuto alle nuove esperienze! Vediamola come un cambio di prospettiva e rimaniamo positivi!-. Quelle parole ingentilirono i loro occhi violacei e portarono nel loro viso un rarissimo piccolo sorriso che riscaldava il cuore della corvina, contenta anche di essere riuscita a confortarli.

-Si, hai ragione.- aveva risposto Beleth. -Non è la fine del mondo-.

Byleth, invece, le stava accarezzando il capo con una mano, delicatamente come al suo solito, mentre annuiva alle parole della gemella.

Dopo quello scambio di parole, si misero ad osservare e parlare con vari studenti: per la maggior parte del tempo, era Balan a guidare le conversazioni, mentre i gemelli preferivano il silenzio, come al loro solito. Sotto il consiglio di molti di loro, andarono a trovare i tre capi casa, per chiedere loro delle osservazioni. La prima con cui parlarono fu Edelgard, la quale si era presentata ufficialmente come la principessa dell’Impero di Adrestia:

-È un peccato che siete diventati i nuovi professori. Speravo veniste a dare una mano all’Impero- aveva commentato la ragazza, prima di parlare dei vari studenti appartenenti alla casa delle Aquile Nere.

Dopo di lei, andarono da Claude.

-Bene bene, così siete diventati professori, eh? Avete fatto una buona prima impressione, vedo!- aveva iniziato il ragazzo, quando i tre fratelli Eisner lo avevano fermato. -Alla fine, è andata proprio come qualcuno aveva immaginato…-.

Balan fece un piccolo sorriso nervoso, quando l’aveva nominata con un luccichio divertito e misterioso nei suoi occhi verdi. -Già, che fortuna hahah… cosa ci puoi dire dei Cervi Dorati?-.

Infine, parlarono con Dimitri, il quale si era inizialmente scusato per non essersi presentato prima, a dovere, come il principe del Regno del Faerghus.

-Ovviamente nell’Accademia sono un semplice studente… ma ho sentito che siete diventati professori. È una bella notizia, ho ancora molto da imparare e credo che posso solo trarre beneficio dal vostro insegnamento. In ogni caso, benvenuti al monastero!- finì Dimitri, prima di rispondere alle loro domande.

Alla fine del loro giro, si rintanarono in biblioteca e discussero profondamente delle tre case, dei loro studenti, e ciò che avevano imparato da quelle informazioni. Balan, dal canto suo, amava tutte e tre le case indistintamente e non aveva nessun genere di problemi con loro, ma non era quello il punto. Lo sapeva: il problema erano proprio Edelgard e Dimitri, insieme al fatto che fossero dei tipi particolari. Secondo lei, soltanto i gemelli potevano aiutarli apertamente con i loro problemi e le loro insicurezze. Non erano da sottovalutare, dopotutto, Byleth, Beleth e il carisma che possedevano. Il piano di Balan era quello di far legare i due fratelli con Edelgard e Dimitri, così da riuscire nel farli aprire l’un l’altra, pian piano. Dopotutto, secondo la sua opinione, se solo avessero conversato meglio, molto prima, probabilmente il futuro sarebbe stato diverso. Per questo motivo, per la concretizzazione del suo sogno, era importante non sbagliare la scelta della casa da dirigere. Con quei pensieri, la corvina scelse la casa perfetta per lei, parlandone con i due.

-Credo che le Aquile Nere e i Leoni Blu abbiano bisogno di voi due. Sareste perfetti con loro-.

-Ne sei sicura?- domandarono i due gemelli all’unisono e Balan annuì.

-Al cento per cento! Se non avete niente in contrario, prenderò io i Cervi Dorati-.

Era seria: la classe di Claude, poteva essere piena di personaggi particolari e rumorosi, ma non era male. Non aveva mai insegnato, nemmeno nella sua vita passata, ma non credeva che sarebbe stato tanto difficile con loro. Balan osservò Byleth e Beleth guardarsi per qualche minuto, prima di decidere.

-Allora io prendo le Aquile Nere- rispose, alla fine, Byleth.

-E io i Leoni Blu- disse, subito dopo, Beleth.

Balan sorrise, contenta che fossero pronti, giusto in tempo, per andare da Rhea a comunicare la loro decisione. La corvina, però, sapeva che quello era solo l’inizio. Si sarebbe dovuta impegnare al massimo, se voleva raggiungere il suo obiettivo.

 

**

 

Dopo la convocazione, Rhea diede loro il resto della giornata libera. Avrebbero iniziato le lezioni l’indomani mattina, per questo si diressero nelle loro stanze, non appena finito di cenare. Avevano tutti e tre una camera singola, una accanto all’altra: una novità per loro, abituati a dormire nella stessa stanza. Nonostante la vicinanza, l’idea di abituarsi nuovamente a dormire da sola sarebbe stata dura anche per Balan. Però, proprio come aveva detto prima ai gemelli, non era la fine del mondo. Nonostante quel pensiero, però, la prima notte non era riuscita ad addormentarsi e si mise a passare il tempo stilando un suo programma d’insegnamento.

L’indomani fece colazione insieme ai gemelli, prima di dirigersi nelle proprie classi, e, ovviamente, dividersi per entrare ognuna nella propria, non prima di augurarsi buona fortuna a vicenda. Balan fece un respiro profondo, prima di entrare, per calmare i nervi.

 

Puoi farcela, se hai bisogno di una mano, chiama pure”.

 

“Lo so, grazie System” pensava la corvina, prima di aprire la porta, con riacquisito coraggio.

Venne salutata da vivaci studenti, che Balan ricordava alla perfezione. Quella sarebbe stata la sua classe, da ora in poi.

-Piacere di conoscervi! Io sarò la vostra insegnante responsabile, Balan Eisner. Spero andremo d’accordo!- aveva esclamato, forse un po’ troppo rigidamente, non appena era entrata, ad alta voce per farsi sentire da tutti. Spegnendo il chiacchiericcio, tutti si girarono a guardarla.

-Così, alla fine sarai tu la nostra responsabile-. Claude fu il primo a parlare per tutti, mentre la circondavano per vederla meglio.

-Cosa? Sarai tu?- aveva esclamato Hilda, e la sua sorpresa era condivisa con quasi tutta la classe. -Ero sicura che ti saresti arruolata tra i cavalieri! Se è così, allora anche i tuoi fratelli sono diventati dei professori!-.

-Sei diversa da come immaginavo… oh, mi scusi non volevo essere informale o rude- fece, invece, Ignatz.

-Ah, non dirmi che hai scelto questa casa solo per conoscermi meglio! Sono lusingato…- aveva iniziato Claude, prima di bloccarsi. -oh, aspetta! Adesso che sei la nostra professoressa, dovrei scegliere meglio le parole da usare-.

Balan scosse la testa e fece loro un piccolo sorriso. Voleva fare una buona impressione a tutti i costi.

-Tranquilli, potete parlare informalmente con me. Non mi dispiace- cercò di tranquillizzarli e Claude, così come tutti gli altri, non se lo fecero ripetere due volte.

-Meglio così! Siamo quasi coetanei, quindi credo che le formalità non siano importanti- aveva risposto lui, mentre tutti concordavano.

Lorenz commentava l’inusualità dell’avere un professore così giovane e come non si trovava a suo agio, anche se lei era stata una mercenaria. Raphael, invece, le chiedeva di mostrargli i suoi bicipiti e Ignatz aveva commentato della raccomandazione avuta da Alois in persona. Balan si sentiva sopraffatta da tutte quelle chiacchiere, tutte in un’unica volta. Anche se quei commenti fossero simili a come ricordava, l'euforia non diminuiva, dentro di lei.

-Per quanto riguarda le sue abilità, le ho viste di persona.- stava affermando Claude. -La prof è la figlia minore di uno dei più rinomati ex capitani dei Cavalieri di Seiros-.

A quel punto, Leonie annuì. -Ho sentito! È impossibile che un figlio del capitano Jeralt non sia degno! Sono anche curiosa di conoscere i gemelli!-.

Quando Lysithea aveva domandato chi fosse questo capitano di cui parlavano, Leonie le rispose, dipingendo Jeralt come uno dei più famosi, forti e bravi capitani tra i cavalieri di Seiros.

-Beh, mi sento fortunata ad averlo avuto anche come mentore… però ecco basta parlare di mio padre— provò a dire Balan, ma Leonie non ascoltò l’ultima parte. Balan, allora, si chiese cosa avrebbe pensato, nello scoprire che il babbo l’avesse solo adottata.

La conversazione si era velocemente ravvivata, tanto che Balan quasi si pentì di non aver preferito una classe più tranquilla. Ma continuava a sorridere allo stesso modo: sapeva di amarli, tanto quanto amava gli altri studenti delle altre due case. Dentro di sé, non avrebbe permesso le loro morti, si sarebbe impegnata a fondo per evitarlo! Osservando tutti gli alunni della classe, cominciava a notare tante altre persone, oltre a quelli che conosceva: quelli che, nel videogioco, erano semplici NPC, personaggi non giocabili, usati solo come sfondo. Balan sorrise a se stessa, con nuova determinazione. "Farò del mio meglio per imparare in fretta i nomi di tutti quanti...!".

Adesso stavano menzionando, nuovamente, i gemelli, chiedendole se loro tre fossero forti allo stesso modo (in quel momento, Balan si chiese come stesse andando per loro, la prima lezione), ma Claude aveva bloccato, nuovamente, il chiacchiericcio.

—Scusa le chiacchiere, prof.- iniziò il capo-casa. -Come puoi notare, i Cervi Dorati sono un gruppetto piuttosto chiassoso. Siamo tutti unici, qui. Troverai nobili e popolani insieme. Quelli che si dedicano allo studio e quelli pigri… ma, ehi, questo rende la vita più emozionante, no? Spero che sarai interessata nel vedere come si svolgerà quest’anno, come lo sono io-.

Balan fece un piccolo sorriso. -Ovviamente! Ma adesso vi vorrei tutti seduti ai vostri posti per iniziare la lezione di oggi-.

-Eh, di già?-.

-Si, Hilda, di già. Ma tranquilli le lezioni vere e proprie cominceranno domani. Oggi sarà solo una giornata di presentazioni… voglio solo parlarvi di qualcosa a cui tengo far presente. Quindi, per oggi niente libri o compiti, solo ascoltare!-.

 

 

Dopo che tutti si sedettero, Balan si mise a sedere sopra la cattedra, prima di iniziare la sua prima lezione. Ci teneva a mettere in chiaro certe questioni a cui lei teneva molto. Così, la corvina aveva cominciato a parlare, spiegando cosa voleva insegnare: ovviamente questa parte, nel videogioco, era differente e molto più facile. Adesso, invece, doveva pensare a materiali, materie di apprendimento e… praticamente ciò che di norma un professore compiva. Così, si mise ad illustrare la scaletta che aveva preparato la sera prima, da insonne.

-…comunque sia, adesso arriviamo alla parte che più mi preme.- continuò lei, controllando se gli studenti la stessero seguendo. Le loro reazioni le sembravano positive, perciò continuava, incoraggiata.

-Ognuno avrà un proprio stile di combattimento e starà cercando di impararlo il meglio possibile, no? Beh, state certi che, insieme a me, non imparerete solo quello. Vorrei che imparaste più stili, in modo da essere più flessibili e riuscire a proteggere non solo le vostre vite, ma anche quelle degli altri, nel campo di battaglia e non. Magari per alcuni, sarà qualcosa di ovvio, ma io ci tengo. Non saprete mai cosa incontrerete per strada e, magari, la conoscenza di… non saprei… ah! Il tiro con l’arco vi potrebbe salvare, se non potreste usare la vostra spada o lancia!-.

Era così immersa nel raccontare quello che pensava, che non aveva notato il suo stesso luccichio negli occhi.

-Per esempio, non lo dico per vantarmi, ma sono parecchio versatile! So combattere con la spada, la lancia, l’arco, l’ascia, guanti d’arme e senza armi, e conoscono parecchi incantesimi di attributo vento, ghiaccio e luce. Tutto questo per non trovarmi mai impreparata in battaglia… oh! Tipo, il mio primo lavoro coi mercenari!- Balan si ricordò della sua prima, vera, battaglia e non ci pensò due volte a raccontarlo. Questo perchè non lo trovava imbarazzante e rendeva perfettamente l’idea che voleva spiegare. Poi, dagli sguardi degli studenti, poteva capire che anche loro erano interessati.

-Ora immaginatevi una mini me di circa… dieci anni credo, alta… così- con la mano mostrava l’altezza che voleva mostrare. -e che usava armi il doppio di lei! Ora, i gemelli, che erano più abili di me, già avevano compiuto uno o due lavori ed io ero impaziente di svolgerne uno. Così… ho asfissiato il babbo giorno e notte e, dopo due settimane, sono riuscita a convincerlo! Ero così emozionata!- tutti erano rapiti dal suo racconto e alcuni si trattenevano a stento delle risatine.

-Era un lavoro semplice, un villaggio aveva chiesto l’aiuto dei mercenari contro un piccolo gruppo di banditi e c’era stata un piccola battaglia. Avevo disarmato in fretta il mio primo avversario. Era a terra e la lama della mia spada sul suo collo: potevo ucciderlo subito, ma qualcosa mi aveva bloccato e non riuscivo ad affondare la lama. Lui, accorgendosene, mi disarmò a sua volta e, con la mia stessa spada nelle sue mani, la situazione si era capovolta. Tremavo dalla paura, ma non so come, ero riuscita a sbloccarmi e fare l’unica cosa che in quel momento potei fare: usare la magia teletrasporto su di me. All’epoca non ero molto brava e afferrata e mi spostai solo di qualche centimetro, ma furono abbastanza per evitare la lama che affondava sul mio stomaco e dare il tempo a mio fratello di arrivare al mio fianco e ucciderlo, salvandomi la vita.-.

Fece qualche secondo di silenzio, per riprendere fiato. Tutta la classe era rimasta in silenzio, sorpresa da quella storia e dalla nonchalance con cui lei la raccontava.

-Quindi… il morale della storia è che, in questi incarichi del mese, dove molte volte Rhea ci manderà sicuramente a combattere, vi voglio in grado di proteggervi a vicenda e che ne usciate vivi, se qualcosa va storto. Essere pronti a tutto: è un mio motto personale! Ovviamente, non lascerei mai che vi accadesse qualcosa! Potete chiedermi tutto ciò che volete, io vi aiuterò con tutta me stessa.- concluse quel discorso, con un sorrisetto sulle labbra.

Stavano agli inizi, certo, e non avevano ancora fiducia in lei, ma Balan sperava di averli conquistati... almeno un poco.

La corvina non lo sapeva, ma, in effetti, ci era riuscita.

 

**

 

Quello stesso sabato, con un attimo di tempo il pomeriggio, Byleth, Beleth e Balan riuscirono a passare dallo studio di Hanneman. L’uomo aveva spiegato della sua ricerca e dei Segni. Chiese loro se poteva vedere, con il suo macchinario, se possedevano dei Segni e, nonostante la titubanza iniziale dei tre (Balan capiva i gemelli, ma lei era convinta di non averne uno), alla fine decisero di assecondarlo. Prima provarono Byleth e Beleth e il gruppetto vide l’immagine del Segno delle Fiamme (che solo Balan, ovviamente, conosceva, ma per ragioni ovvie non ne parlava e faceva la finta tonta). Hanneman era rimasto impressionato nel vedere un Segno che non aveva mai visto, già non vedeva l’ora di studiarlo fino in fondo, prima di spostarsi verso la più bassa dei fratelli Eisner, chiedendosi se anche lei avesse quel Segno.

-Beh, ci posso provare, ma ti assicuro che molto probabilmente non ne possiedo uno. Jeralt mi ha solo adottata, e non so chi siano i miei veri genitori. Sicuramente erano dei poveri senza alcun Segno…-.

-Oh, non lo sapevo… però ti chiedo di provare ugualmente. Non puoi mai sapere, cosa può uscire- insistette Hanneman.

Balan si era voltata verso i gemelli, i quali, a modo loro, le fecero uno sguardo di incoraggiamento. Balan aveva, allora, sospirato e accettato di usare il macchinario: portando un braccio sulla superficie, allo stesso modo dei gemelli, non era successo nulla. Balan non ne era rimasta sorpresa, non voleva avere nessun tipo di Segno. Stava per guardarli, come per dire “te lo avevo detto”, quando un Segno misterioso si mise ad illuminare il centro della stanza. Balan non era solo rimasta sorpresa, era letteralmente sotto shock.

“Possiedo un Segno? System! Perchè non me lo hai mai detto? Oh, perchè io… non lo volevo nemmeno!”, urlava nella sua mente, richiamando la sua abilità.

 

“Non lo hai mai chiesto, quindi credevo che questa informazione fosse inutile”.

 

“Grazie mille, è ovvio che non l’ho chiesto! Credevo che le persone che mi hanno fatta nascere in questo mondo, fossero dei semplici plebei che mi avevano abbandonata o, al massimo, avevano cercato di vendermi perchè troppo poveri per sfamarmi! Non persone che possedevano un Segno, e anche raro tra l’altro!”.

 

“Come sai, le memorie dei primi cinque anni del tuo corpo sono andate perdute, quindi non sappiamo come sia andata”.

 

…si lo so” sospirò, prima di sorridere nervosamente.

-A quanto pare mi sbagliavo…- ruppe il silenzio della stanza e Hanneman si sbloccò dai suoi pensieri. -Di che Segno si tratta? Non lo conosco…- ed era vero, per questo sapeva che fosse raro.

Non ricordava nessun personaggio possedere quel Segno sospeso in aria: aveva passato parecchio tempo a giocare a quel videogioco (dannazione, era persino morta giocandoci), lo avrebbe capito subito se avesse avuto lo stesso Segno di un altro personaggio giocabile.

Hanneman si schiarì la voce. -Che fratelli che siete, voi tre. Due di voi posseggono un Segno sconosciuto e tu… credo proprio che si tratti del Segno di Macuil. Ma nessuno ha mai avuto quel Segno, non è solo raro, di più. Come fai ad averlo? Hai detto di essere stata adottata? Chissà magari uno dei tuoi veri genitori lo possedeva e non lo sapeva…- Hanneman si stava già perdendo nelle sue supposizioni e i tre fratelli Eisner si stavano fissando con aria confusa.

-Ok, grazie per la delucidazione- cercò di dire Balan, cercando di calmarsi.

Hanneman, contento della sua scoperta, chiese il permesso di studiare a fondo i loro Segni: aveva scoperto il Segno di Macuil ed era curioso di sapere come funzionava, ma era anche interessato a quello dei gemelli. Byleth e Beleth gli diedero il permesso, incuriositi. Balan, invece, aveva la testa immersa sulla scoperta del suo Segno.

“Macuil, eh? Non era chiamato Wind Caller? Era, se non sbaglio, uno dei quattro Santi… colui che, sotto forma di bestia, dava a Claude la Spada di Begalta! Se non sbaglio non dovevano esserci armi particolari con il suo segno…”.

-Oh, prima che mi dimentichi!- si voltò Hanneman nuovamente, richiamando i tre che stavano uscendo dal suo studio.

-La Chiesa conserva un’antica arma sacra di San Macuil… certo, non sarà al livello delle Reliquie degli Eroi, ma dato che tu possiedi il suo segno dovresti essere l’unica in grado di usarla!-.

Balan strabuzzò gli occhi. -Una… arma sacra? San Macuil?-

Hanneman annuì. -Se lo chiedi a Lady Rhea, magari ti dona il permesso di utilizzarla-.

La corvina aveva istintivamente deglutito e gli fece un ennesimo sorriso nervoso. -Ci penserò su…! Grazie per la notizia…-.

Quel mondo la sorprendeva sempre di più: adesso anche Macuil aveva lasciato una sua arma! Cos’altro ci sarebbe stato di diverso, dal videogioco a cui aveva giocato, molto tempo prima? Doveva assolutamente restare preparata per ogni evenienza.

 

***
 

Piccola Nota:
Salve a tutti.. o per meglio dire, buonanotte! Da me, in questo momento, è mezzanotte, quindi sarò veloce con gli appunti di fine capitolo!
Inizio, come al solito, dicendo di aver fatto del mio meglio per correggere gli errori, affidandomi anche al correttore automatico, ma se vedete delle sviste mi scuso in anticipo! (Sono una parte di me, per cui ormai non mi sorprendo, se li trovate)

In realtà, avrei voluto finire il mese e inserire la mock battle... però il capitolo si era fatto fin troppo lungo per i miei gusti e così ho tagliato! Spero non abbiate trovato il capitolo noioso... però credo che dal prossimo dovrebbe meglio ingranare. Sono solo agli inizi, dopotutto! Non volevo fare troppe ripetizioni con eventi che già conosciamo bene... per questo ho tralasciato il primo giorno di Byleth e Beleth, inserendo solo quello di Balan.

Quindi... i tre Eisner hanno scelto la loro casa e le prime lezioni sono iniziate. Adesso, per tutti quanti le ruote del destino hanno iniziato a girare! Cosa succederà mai?
Fatemi sapere cosa ne pensate. Al prossimo aggiornamento!


Karin

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Capitolo 5
*** Parte uno, Nubi Bianche -- Scenari familiari ***


Quattro:

Parte 1, Nubi bianche — Scenari familiari

 

 

L’ultimo giorno della Luna del Grande Albero era arrivato in fretta per le tre case e, in men che non si dica, era l’ora di iniziare la battaglia di simulazione fra le case.

Claude aveva spiegato a Balan come andasse: rispetto alla battaglia vera dell’Aquila e del Leone, i membri da scegliere erano dimezzati, ma le regole erano le stesse. Cioè, usare armi di allenamento e magie che non facciano troppo male l’avversario, sei considerato fuori non appena vieni colpito, e vinceva la casa che sconfiggeva più membri delle altre.

-Sei il nostro comandante, questo è certo Prof. Quindi fa del tuo meglio e tutto andrà per il verso giusto.- le aveva detto Claude, la mattina della battaglia al campo marzio, come si erano promessi di incontrarsi, per parlare degli ultimi accorgimenti.

Balan annuì. -Certo, farò tutto ciò che posso-.

-Anche io farò del mio meglio per aiutare. Cioè, sono un po’ forzato… ma che dici se aggiungo qualcosina nei loro cibi per far male lo stomaco…-.

La corvina alzò un sopracciglio. -Non ci provare, non ce ne bisogno-.

-Si si, certo! Non puoi fare questo genere di cose ufficialmente, vero? Però, ipoteticamente parlando, se qualche studente inizia a correre verso l’infermeria…-.

Balan gli lanciò un’occhiata, ma non disse nulla perchè Edelgard e Dimitri, accompagnati dai gemelli, arrivarono.

-Bene bene, che conversazione affascinante state avendo. Possiamo unirci?- disse Edelgard.

-Claude non ci credo che useresti questi schemi per vincere. Non hai onore?-.

Claude si mise a ridere alle parole di Dimitri.

-Se fosse realmente il mio piano, non ne parlerei ai quattro venti. Mi dispiace, ma dovrai aspettare la vera battaglia prima di sapere cosa c’è in riserbo per voi—.

Balan si rivolse ai suoi fratelli. -Tranquilli, farò del mio meglio per avere una battaglia più pulita possibile-. Loro le fecero un piccolo sorriso.

Claude però la punzecchio. -Aw, prof! Potresti bluffare un poco!-.

Balan roteò gli occhi, con un sorrisino sul viso, prima di rivolgersi agli altri. -Che vinca il migliore-.

Nonostante fosse una semplice battaglia di simulazione, Balan l’aveva trovata dura. Avere i suoi fratelli come avversari non era affatto semplice come poteva essere. Conoscevano bene i suoi pensieri e i tipi di piani che lei stessa era solita utilizzare, ma la medesima cosa valeva al contrario. Inoltre, tutti gli studenti non erano davvero forti, molti non compivano nemmeno movimenti inutili ed erano bravi sia individualmente sia nel gioco di squadra. Ovviamente, Balan e i gemelli avevano notato quanto ancora potessero crescere.

C’era, insomma, una grossa differenza dal gioco.

“É normale, questa è la realtà”, si disse la corvina, alzando un angolo del viso in alto, a quella considerazione.

Alla fine, a sorpresa vinsero i Cervi Dorati di Balan, ma il morale degli studenti delle altre case era così alto che non si comportavano come persone sconfitte. Semplicemente, avevano compreso che la strategia adottata da Balan, era risultata quella vincente. Tutti, però, si erano divertiti, alla fine. Persino Balan dovette ammetterlo e aveva notato che, nonostante la perdita, Dimitri e i Leoni Blu erano rimasti ugualmente sorpresi, in senso buono, dalle abilità di Beleth. Allo stesso modo, Edelgard e le Aquile Nere erano rimasti ben compiaciuti da quelli di Byleth. Entrambi i capi-casa, così come i gemelli, promisero che il risultato sarebbe stato diverso, nella prossima battaglia dell’Aquila e del Leone.

Balan e Claude accettarono con piacere quella sfida.

 

**

 

Quello stesso pomeriggio, Claude l’aveva fermata nella sala ricevimenti, per congratularsi con lei per la vittoria.

-Dovrei essere io a ringraziarvi. Sono felice che i Cervi Dorati abbiano vinto- rispose lei, seria.

-Huh, davvero Prof. Il tuo comando e la tua strategia sono stati entrambi qualcosa di sensazionale, ma dai il merito ai tuoi studenti. Sei fin troppo seria, immersa completamente nel tuo ruolo di insegnante modello, eh…-.

Balan fece un piccolo sorrisetto. -Perchè dico solo la verità. Col senno di poi, ho solo approfittato delle brutte abitudini e del leggero spaesamento dei gemelli… tutto qua. Il vero scontro si vedrà nella battaglia dell’Aquila e del Leone, perciò conserva i tuoi piani di riserva per quel momento-.

Claude fece, inizialmente, un’espressione sorpresa, prima di ritornare a sorriderle. -Così te ne sei resa conto?-.

-Certo! Sei un mio studente, dopotutto- sorrise di rimando la corvina.

In quel momento gli altri membri della casa li raggiunsero.

-Professoressa, ha mostrato al pieno le sue abilità. Devo ammettere di essere rimasto sorpreso- le disse Lorenz, seguito da tutti gli altri che erano d’accordo con lui.

-Si, i suoi fratelli erano altrettanto forti e abili, ma sei riuscita a trovare un modo per vincere, professoressa!-.

-Come aspettarsi dalla figlia di un ex capitano. Grazie professoressa. Ho molto da considerare-.

Balan non riuscì a frenare il sorriso, mentre tutti si congratulavano con lei.

-Ma adesso è tempo di festeggiare! Prof deve ancora assaggiare la mia ben rinomata cucina- esclamò alla fine Claude, facendo sorridere la corvina.

-Davvero. Spero che ti unirai a noi. Dopotutto sono riuscito a prendere dalla cucina del formaggio ben invecchiato-.

Balan rise a quell’affermazione di Claude. Che tipo di cucina era, quella del ragazzo? Era rimasta incuriosita.

-Come posso dire di no a del formaggio ben invecchiato- rispose, sarcastica e divertita allo stesso tempo, mentre seguiva i suoi alunni nel festeggiare la loro vittoria.

 

**

 

Il giorno dopo, Byleth, Beleth e Balan vennero convocati da Rhea. La donna si era complimentata con Balan per la vittoria, ma anche con i gemelli per come erano riusciti a guidare gli studenti. Lei e Seteth illustrarono l’incarico del mese degli studenti. Ogni casa aveva il proprio incarico da dover ultimare entro la fine del mese, a volte erano tutti diversi, a volte potevano coincidere. Per quel mese, tutti e tre le case dovevano occuparsi di vari banditi che si stavano ribellando, andando contro la Chiesa, ma in tre posti diversi. I Cervi Dorati in un villaggio a nord, i Leoni Blu in un territorio ad ovest, e le Aquile Nere nel cosiddetto Red Canyon. Balan sapeva quale genere di battaglia attendeva il fratello in quel posto, ma era sicura che poteva vincere, ritornando sano e salvo, insieme ai suoi studenti.

Appena finirono di parlare con Rhea, era quasi ora di pranzo, così i tre decisero di passare dal refettorio e mangiare qualcosa insieme. Balan non sapeva quante altre volte avrebbero potuto ancora mangiare insieme, così tranquillamente, ma sperava solamente in tante altre future occasioni.

-Byleth, Beleth… posso chiedervi un favore?- chiese, con un tono basso, ma speranzoso, Balan ai suoi fratelli, non riuscendo a trattenersi.

I gemelli la osservavano, annuendo. Balan si strinse le labbra nervosa, mentre pensava alle parole da ponderare.

-Solo… state attenti e cercate di stare al fianco dei vostri studenti, Edelgard e Dimitri compresi. Solo questo...- finiva con un misterioso, e a tratti triste, sorriso, che i gemelli non seppero come interpretare. Così poterono solo annuirle, promettendo di farlo. Byleth e Beleth allungarono allo stesso tempo il braccio per accarezzarle la testa. Balan li aveva lasciati fare, ma stavolta era arrossita nelle guance e aveva abbassato, dall’imbarazzo, i suoi occhi azzurro-ghiaccio.

L’esecuzione dell’incarico del mese per i Golden Deer era stata programmata per la terza domenica del mese. Balan voleva dare ai suoi studenti il tempo necessario per prepararsi; si trattava di una vera battaglia, dopotutto.

Poteva accadere di tutto e lei ne era la responsabile.

Quel giorno venne in fretta e partirono per il nord dal monastero, verso un piccolo villaggio nel territorio del Regno di Faerghus. La battaglia era durata pochissimo: Balan, con la sua strategia, era riuscita ad accerchiare quei banditi velocemente, evitando che i suoi studenti sarebbero rimasti feriti e, allo stesso tempo, finendo in fretta quel lavoro. Claude, per l’occasione, le fece nuovamente i complimenti per il piano che aveva adottato. Balan, semplicemente, si mise a sperare che tutti gli incarichi del mese potessero andare bene, come per quella volta.
 

 

Qualche giorno dopo, a fine mese, Balan venne fermata, mentre ritornava nel suo ufficio dalla biblioteca, dopo aver preso in prestito  ben dieci libri contemporaneamente.

-Ooh, Prof. Quanti libri… e tutti di storia. Aspetta, ti aiuto- la voce di Claude l’aveva bloccata, mentre il ragazzo prendeva con sé la metà della pila, la quale teneva bilanciate nelle braccia.

-Grazie, apprezzo il tuo aiuto Claude- ringraziava Balan, velocemente.

Forse, si diceva la corvina, prendere tutti quei libri allo stesso tempo non era stata un’ottima idea… però non voleva fare il doppio del tragitto!

-Posso chiederti come mai tutti questi libri sulla storia del Fodlan? Ti interessa, in qualche modo?-.

-Oh, sai, come professoressa devo tenermi pronta a qualsiasi evenienza. È la prima volta che insegno, quindi mi piace tenermi preparata per qualsiasi argomento… e oggi ho scelto storia- rispose vaga Balan. Aveva immaginato di aver suscitato l’interesse di un voglioso conoscitore di segreti quali era Claude, ma non poteva mica rivelargli il vero motivo per cui li voleva leggere! Doveva, infatti, cominciare fin da subito a prepararsi per raggiungere il suo obiettivo, anche se il lavoro come insegnante responsabile le toglieva parecchie ore di tempo che potrebbe trascorrere, semplicemente studiando.

-Ma davvero? Sei sempre così seria e diligente, Prof. Se non ti troviamo nel tuo studio, sei sempre in biblioteca oppure al campo marzio ad allenarti. Non sei un tipo che ama il riposo, dico bene? Sei sempre stata così attiva?- aveva commentato il ragazzo con nonchalance. -Come mai persone come te e i tuoi fratelli hanno deciso di lasciare la vita da mercenari per fare i professori?- aveva, poi, domandato, prima di scusarsi per essere stato troppo rude.

-Tranquillo, non mi sono offesa-.

Claude, comprendendo che la corvina aveva eluso le sue domande, non demorse.

-Il fatto è che mi piacerebbe comprendere. Posso chiederti, se è stato tuo padre ad insegnarti a combattere?-.

Balan ci pensò su e decise di rispondere seriamente.

-Si, lui mi ha insegnato la maggior parte delle cose che so. Ovviamente altri uomini fra i suoi mercenari mi hanno insegnato il resto… e la magia l’ho dovuta apprendere da autodidatta, con solo dei libri-.

Claude fece un lungo fischio. -Wow, lo immaginavo già, ma sei grande, Prof. Deve essere normale, con un padre così rinomato come il tuo. Deve essere stato difficile per vostra madre, quando tutti e tre avete voluto seguire le orme di vostro padre e diventare mercenari…-.

Balan scrollò le spalle con aria tranquilla. -Bella domanda… non saprei dato che non ho mai incontrato mia madre, o meglio non voglio nemmeno incontrarla…-.

Claude fece un’espressione sorpresa. -Cosa intendi dire?-.

-Beh, babbo Jeralt mi ha adottata. I gemelli mi hanno trovata quasi morta di fame e di freddo in un vicolo di un piccolo villaggio, a cinque anni. Mi hanno portata con loro e, senza chiedere nulla in cambio, mi hanno accettata nella loro famiglia e dato un nome. Non provo risentimento per coloro che mi hanno fatta nascere, ma non sono nemmeno curiosa di sapere chi siano, se proprio vuoi sapere.- disse lei, anticipando la domanda che Claude stava per rivolgerle. -La mia famiglia sono gli Eisner e questo mi basta. Per questo motivo, non ricordando il mio vero compleanno, abbiamo deciso di comune accordo di farlo cadere il primo della Luna Eterea, cioè il giorno in cui i gemelli mi hanno raccattata come un cucciolo di cane- concluse, ridacchiando al suo stesso esempio.

-Wow, che storia… non immaginavo che si nascondesse questo, dietro la seria e diligente Prof, nonostante abbiamo quasi la stessa età. Credo che sia naturale allora, che tu sia cresciuta così diversa da tutti i nobili che puoi trovare in giro, cresciuti nel lusso-.

Balan fece un sorrisetto. -Nemmeno tu lo sembri, signor erede del casato Riegan-.

Balan fece uscire una piccola risata al ragazzo. -Beh, si, non posso negarlo. Ma non sono propriamente cresciuto nel lusso, come molti nobili. Ehi, sarà per questo che andiamo così d’accordo?- aveva, poi, esclamato con un sorrisetto e Balan mise tutta se stessa nel trattenersi dal ridere, sapendo della piccola bugia che lui le aveva appena raccontato.

-Sai, prof, persone come noi dovrebbero stare unite. Come capo casa, farò del mio meglio per aiutarti e possiamo iniziare, fermandoci qualche volta a rilassarci per una piccola chiacchierata come questa- aveva suggerito lui, entrando nello studio e poggiando sulla scrivania i libri che teneva in braccio, notando con lo sguardo la marea di libri, che poteva gareggiare con lo studio di Hanneman. Balan, pure, aveva appoggiato, in un lato libero della scrivania, i libri che teneva. Poi, voltando il viso verso di lui, gli fece un piccolo sorrisetto divertito.

-Perchè no, non è una cattiva idea- rispose lei, alla sua richiesta.

Claude se ne andò, contento di com’era andata la conversazione. Balan aveva scrollato la testa divertita, sperando dentro di sé che quella piccola confessione su se stessa fosse abbastanza per acquietare la fame di conoscenza di Claude von Riegan.

Si sedette, con un sorriso divertito, mentre prendeva uno dei nuovi libri per iniziare a leggerlo. Aveva appena finito il secondo capitolo, quando si bloccò all’istante, alzando di scatto la testa dal libro.

Aspetta, aspetta! Ma… quella non era mica la conversazione del supporto C?!”.

 

***
 

Nota d'Autrice:
Ehilà! Sono finalmente riuscita ad aggiornare un altro capitolo! Spero non troviate errori!
Il primo appunto che voglio fare riguardano le due battaglie: sia la mock battle sia la battaglia contro i banditi come missione del mese le ho viste come scontri che, effettivamente, potevo evitare di descrivere alla perfezione, così ho optato per raccontarle in questa maniera. Le vere, più dure, battaglie saranno più avanti!
Il secondo appunto è il cosidetto "supporto c" tra Claude e Balan: sono consapevole e conscia di aver utilizzato la conversazione del videogioco con Byleth, ma mentre mi scervellavo, pensando al genere di conversazione potevano avere, ho ritenuto opportuno, considerando com'è il personaggio di Claude, ispirarmi a quella, ovviamente adattandolo a Balan. Questa sarà, probabilmente, l'unico supporto di Balan preso dal videogioco. Ci tenevo ad affermarlo.
Dal mio angolo, questo è tutto!
Al prossimo aggiornamento,
Karin.

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Capitolo 6
*** Parte uno, Nubi Bianche -- Luna della Ghirlanda ***


Cinque:

Parte 1, Nubi Bianche — Luna della Ghirlanda

 

 

-…e grazie a questo soldato almyrano, dovrebbe venirvi semplice comprendere questo tipo di tattica- finiva di dire Balan alla classe. Proprio in quel momento suonarono le campane e la corvina si era bloccata, togliendo lo sguardo dalla lavagna piena di scritti e diagrammi.

-Ok, le lezioni sono finite per oggi, ma non dimenticatevi di rileggere questa parte. Potrei, come non potrei, inserirlo in un compito. Dipende da come mi sento…- concluse sogghignante, osservando la sua classe. Alcuni finivano di prendere appunti e altri sospiravano esausti: stava iniziando ad amare il lavoro da professoressa.

Dopo aver chiarito delle considerazioni di Ignatz e Lysithea, cominciava a prepararsi per portare le sue cose nel suo studio. Le sue intenzioni erano quelle di mangiare qualcosa al volo dal refettorio e poi passare dal campo marzio per allenarsi un poco: stare sempre seduta sui libri non era sempre un bene, e poi non voleva arrugginirsi.

-Professoressa-.

Balan si era voltata, essendosi sentita chiamata, notando che si trattava di Cyril. -Si, posso fare qualcosa per te?-.

-Oh nulla. Sono solo passato a riferirvi che Lady Rhea ha chiesto di vedervi- esclamava il ragazzo e Balan gli sorrise.

-Ok! Grazie mille, passo subito da lei!-.

“Cambio di programma, System. Dopo lo studio, passare da Rhea e dopo a mettere qualcosa sotto i denti”.

 

“Appuntato. Deve trattarsi dell’incarico di questo mese.”

 

Balan annuiva mentalmente, mentre si incamminava. Adesso che si stava abituando a quella routine, poteva affermarlo: fare il professore responsabile, non era per niente un lavoro facile, anche se a tratti parecchio gratificante.

 

-Eccoti Professoressa- Rhea la chiamava, non appena la vide entrare nella Sala delle Udienze. Era in piedi che la stava aspettando, insieme a Seteth.

-Salve, mi scusi per il ritardo. Avevo appena finito una lezione- esclamava Balan, cercando di essere più riverente e calma possibile. Quella donna le metteva soggezione e la cosa peggiorava nel sapere cosa era in grado di fare.

-Non ti preoccupare.- iniziava lei, sorridendole. -Sei qui per l’incarico del mese della tua casa-.

Seteth continuava per l’arcivescova, illustrando la corvina della ribellione che stava per istigare Lord Lonato, spiegando chi fosse.

Se stanno parlando di Lord Lonato, vuol dire che…”.

-Vorrei che la tua classe vada, insieme ai Cavalieri, per trattare con le conseguenze- le disse Rhea, dandole una conferma del suo pensiero.

-Le zone di guerra sono imprevedibili. Non ci aspettiamo che combatterete, ma tieniti preparata per la possibilità- le aveva suggerito Seteth.

Balan annuiva, calma. -Va bene, faremo attenzione-.

In quel momento, era entrata una donna bionda. Balan la riconobbe  subito. -Mi scusi, lady Rhea. Mi avete chiamata?-.

-Questa è Catherine, guiderà i Cavalieri che verranno con te.- la presentava Rhea e la Cavaliere la salutava, con un cenno della testa.

-Piacere di conoscerti. Ho sentito molto parlare di te e dei tuoi fratelli. Se hai bisogno di qualcosa, basta chiedere-.

Balan le annuiva, sorridendo e ringraziandola. Dentro di sé, era emozionata nell’incontrare un’altra dei suoi personaggi preferiti, ma aveva provato a non mostrarlo con tutta se stessa.

-Questa missione sarà utile per insegnare quanto sia inutile ribellarsi alla Chiesa…- commentava, infine, Rhea con un misterioso tono che nascondeva una velata minaccia.

Balan rimase in silenzio, potendo solo annuire. Per un attimo, era convinta che si stesse rivolgendo a lei e non ne comprendeva il motivo. Una volta uscita dall’aula fece un respiro di sollievo, che non sapeva di aver trattenuto.

 

“Appunto: al 100% non poteva avercela con te”.

 

Balan annuiva, mentalmente, a System.

“Si, è solo la mia immaginazione… è perchè conosco le cose che ha fatto in passato, tutto qua” rifletteva la corvina, prima di passare all’incarico del mese. “La ribellione di Lord Lonato… così questa missione sarà per noi Cervi Dorati…”, Balan fece un altro sospiro, prima di incamminarsi verso il refettorio.

“System, preparati… questo mese si combatte!”.

 

**

 

Balan venne a sapere da Catherine che la missione si sarebbe svolta il 30 di quel mese, così il suo compito, per ora, era preparare i suoi allievi. Cercava di non pensare alle ultime parole che le aveva detto Rhea, dandosi del lavoro o cose da fare per tenersi impegnata. Aveva provato anche la pesca, insieme ai suoi fratelli, ma credeva di non essere portata come i gemelli. Non smetteva nemmeno di passare a rassegna qualsiasi libro della biblioteca, adocchiando sempre i nuovi arrivati. Passava, anche, il tempo a conoscere meglio gli studenti della sua casa e ad aiutarli in qualcosa, se serviva. Come quella volta in cui si trovava nella serra, per scegliere i fiori adatti per il mazzo che intendeva regalare a Lorenz, per il suo compleanno: Hilda l’aveva fermata, non appena l’aveva vista.

-Oh, professoressa! Non sapevo fossi un’amante di fiori! A chi intendi regalare quel mazzo? Qualcuno di speciale, magari? Se è così, consiglio di preparare una ghirlanda di rose bianche. Questo è il mese adatto, dopotutto!- le si affiancava la ragazza, curiosa e piena di idee nella sua mente.

-Ghirlande bianche… potrei farle per babbo e i gemelli…- esclamava ad alta voce, sovrappensiero, prima di scuotere la testa e riportare lo sguardo sul suo mazzo.

-No, queste sono solo per Lorenz. Domani è il suo compleanno ed è uno dei miei studenti… perciò, ci tengo a fare a tutti voi un regalo-.

Ricordandosi del mazzo che aveva preparato per il compleanno di Raphael, Hilda fece un segno di comprensione, mettendosi una mano nella guancia. -Eeeh, eccola la nostra diligente professoressa! Non credo che altri professori farebbero la stessa cosa…. ma mi piace questo lato di te, sai!-.

La corvina spostava lo sguardo su Hilda, inclinandola di lato. -Beh, mia sorella ha fatto un regalo a Sylvain… e so che anche mio fratello vuole farne uno a Edelgard la prossima settimana…-.

-Ed è proprio questo ciò che intendo… voi tre siete davvero unici, sai?- vedendo il sopracciglio che Balan aveva alzato, non comprendendo le sue parole, Hilda decise di cambiare argomento.

-Comunque, professoressa, mi chiedevo, nella prossima battaglia posso soffermarmi sul supporto emotivo? Magari… nelle retrovie? O fuori dal campo di battaglia?-.

La corvina sorrise, capendo dove la ragazza volesse andare a parare.

-E perchè?-.

-È meglio non avere fra i piedi una deboluccia come me e poi abbasserebbe il morale se venissi uccisa-.

Balan scosse la testa. -Non sei debole, Hilda, e non permetterei mai che tu venga uccisa-.

Hilda fece uno sguardo sorpreso. -Ma mi avete vista, professoressa? Guardi le mie esili braccia! Dovrei piuttosto supportare dalle retrovie! Alzerebbe il morale dei ragazzi, no?-.

Balan, pensierosa, alla fine le chiese il motivo per cui non volesse combattere, nonostante sapesse già cosa le avrebbe risposto.

-Perchè resterei comunque debole.- rispose Hilda, confutando il pensiero della corvina. -È mio fratello maggiore il tipo da stare sul campo di battaglia. Per me, è solo spreco di energie. È inutile. Ognuno è portato a fare qualcosa… la persona giusta per la cosa giusta, no?- esclamava, prima di inchinarsi un attimo per supplicarla un’ultima volta.

Balan sospirava ancora al ricordo di quella conversazione con la ragazza dai codini rosa.

-Qualcosa non va, professoressa?-.

Una voce maschile la fece sussultare, troppo presa dai suoi pensieri per sentire che qualcuno l’aveva avvicinata, lì in biblioteca.

Osservando chi fosse, mentre assottigliava gli occhi color ghiaccio freddamente, Balan si appuntava mentalmente di non abbassare mai la guardia, anche in momenti come quelli. “Ma anche sovrappensiero, avrei dovuto avvertito… ma non l’ho per niente sentito..!”.

La corvina mise su, immediatamente, uno dei suoi sorrisi falsi; non voleva che lui sospettasse qualcosa su di lei.

-Oh, Tomas! Nulla, sono solo stanca. È meglio riposare un po’ per oggi!- dicendo questo, si allontanava rapidamente dal bibliotecario, senza nemmeno aspettare che rispondesse.

Dopo aver riposto i libri al loro posto, era uscita dalla biblioteca e decise di ritornare nella sua stanza: prima gli aveva mentito, ma adesso si sentiva davvero stanca. Succedeva sempre quando vedeva Tomas. Il sapere cosa avrebbe fatto in futuro e a chi fosse affiliato l’agitava e la rendeva irrequieta. Però sapeva di dover essere paziente. Un giorno, sarebbe riuscita a trovare qualcosa o un modo che le permettesse di incastrare Tomas; per adesso lo avrebbe tenuto d’occhio. Era l’unica cosa che poteva fare.

Sussultò nuovamente, nel sentire una mano afferrarle la spalla destra.

“Devo davvero alzare la guardia… non posso sussultare ogni volta che qualcuno mi si avvicina! Ero una mercenaria, per Sothis!” si rimproverava la corvina, col cuore che le pesava, prima di vedere di chi si trattasse e calmarsi un attimo.

-Ehi, Prof! Ti vedo sovrappensiero… tutto apposto?- si trattava di Claude, che adesso la stava fissando, con uno sguardo che le sembrava essere in grado di penetrarla dentro, mentre incrociava le mani dietro la nuca.

Lei decise di annuire, lentamente. Gli fece un piccolo, stanco, sorriso. Claude, in cambio, non le credette nemmeno un po’.

-Mm, ma davvero? Ah, ho capito! Sei stata tutto il tempo sui libri, non è così? Non si fa, prof, sono sicuro che non hai ancora cenato, vero?-.

-Beh, in effetti…-.

Claude si mise a ridere. -Visto? Sei fortunata, stavo giusto andando giù al refettorio! Su, vieni con me, prof…-.

Non appena concluse quelle parole, aveva iniziato a trascinarla piano per le spalle, verso il luogo citato, continuando a parlarle di come anche “la seria e diligente prof dovesse rilassarsi per mettere qualcosa sotto i denti, se voleva continuare a funzionare”.

Balan rimase in silenzio, sorridendo e annuendo semplicemente. Si lasciava piacevolmente trascinare dal capo-casa dei Cervi Dorati.

-Sai una cosa, prof? Queste tue lezioni sono davvero uniche e interessanti, te lo ha mai detto qualcuno?-.

Balan rise al commento di Claude. -Mm, giusto un paio di persone…-.

Decisamente, la corvina si sentiva già molto meglio: sentiva il peso sul suo cuore alleviato, anche se di poco. Era questa, l’abilità di un futuro regnante, per caso?

 

**

 

Anche se, per Balan, il mese era sembrato durare un’eternità… per tutti gli altri il 30 era arrivato in fretta. Una volta arrivati nel Magdred, la situazione si evolse effettivamente come la corvina ricordava dal gioco. Così, anche gli studenti dovettero prendere le armi e combattere.

La nebbia era davvero la maggior seccatura, e Balan dovette usare tutto il tempo ricerca sul campo per individuare eventuali avversari nascosti ed evitare brutte sorprese. Consigliava ai suoi studenti di avanzare cautamente, tenendoli d’occhio, mentre avanzava attraverso i nemici.

-È Cassandra la Tempesta!-.

-Adesso rispondo ad un solo nome: Catherine!-.

Balan, per un attimo, perse un battito dall’emozione di vedere con i propri occhi quella scena. Però si trovava in un campo di battaglia e, così, aveva lasciato subito andare quelle emozioni. Dopo andava bene perdersi nell’eccitazione della vista… ma, in quel momento, era la cosa meno adatta da fare.

Eventualmente, riuscirono ad avere la meglio, proprio grazie ai suoi comandi e alla sua magia. Con l’aiuto di Catherine, Balan fu quella che prese, alla fine, la vita di Lord Lonato. Nonostante credeva di essersi abituata ad uccidere, non era mai facile prendere una vita. Fin da quando aveva preso conoscenza di quel mondo, a cinque anni, era stato un “prendere o essere preso”, “uccidi o essere ucciso”, “bianco o nero”. Nessuno mai notava il grigio, che vi si celava dietro, Balan se ne era resa conto rapidamente. Questo mondo puniva, allo stesso modo, la violenza con la violenza e questo lei lo odiava profondamente. Conoscere i motivi del perchè quell’uomo avesse incitato una rivolta, non l’aiutava affatto: la sua mente era immediatamente andata verso Ashe. Per un attimo, fu grata che quella missione fosse stata affidata ai suoi Cervi Dorati, e non ai Leoni Blu della sorella. Sarebbe stata una vista troppo crudele per il ragazzo.

-Tutto apposto, Professoressa?- le chiese Catherine, notandole lo sguardo scuro, alla fine di tutto, mentre si puliva dal sangue non suo.

Balan fece buon viso a cattivo gioco, sorridendole; era brava in questo.

-Certo, anche se non mi ero aspettata quest’evolversi degli eventi-.

Quando fu tutto finito, trovarono una lettera, tra gli effetti di Lord Lonato: vi si tramava un attentato assassinio nei confronti di Lady Rhea.

 

 

***

Piccola Nota:
Eccomi con un nuovo aggiornamento! Spero che vi sia piaciuto... e che non abbiate trovato errori, anche stavolta! 
Per prima cosa, anche questo mese è andato... iniziato con uno sguardo sul metodo d'insegnamento di Balan e finito con la rivolta di Lord Lonato.
Ecco la nota di oggi: come avete notato, ho deciso di dividere tra le tre case le varie missioni del mese! Spero non vi dispiaccia questa idea.
Balan comincia a sentirsi tesa tra Rhea da un lato, e Tomas dall'altro... per fortuna ha delle persone che la rassicurano, anche se inconsciamente... come Claude, in questo caso. Infine... a fine capitolo trovate uno squarcio della mentalità contradditoria di Balan che ha inconsciamente acquisito, a causa di forze maggiori. Più in avanti, verrà meglio approfondita! Magari state pensando: "Cosa c'è di contraddittorio in questo?"... beh, lo saprete a tempo debito!
Al prossimo aggiornamento, 
Karin.

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