Leonardo

di Argyros Singh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Atto I ***
Capitolo 3: *** Atto II ***
Capitolo 4: *** Atto III ***
Capitolo 5: *** Atto IV ***
Capitolo 6: *** Atto V ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***



Premessa sui personaggi

I nomi fanno evidente riferimento a personaggi storici legati alla vita di Leonardo da Vinci. In particolare, Michele rimanda a Michelangelo, “avversario” in campo artistico di Leonardo.
Inoltre, al primo atto, vengono presentati diversi personaggi realmente esistiti, senza utilizzarne il nome completo: così al-Ḥallaj è l’omonimo mistico mussulmano; Giacomo è Jacques de Molay; Giovanna è Giovanna d’Arco; Tommaso è Thomas More; Giordano è Giordano Bruno; Paolo è Paolo Sarpi.
 
In ordine alfabetico, abbiamo:
 
Abitanti della Città della Notte
Archimede: fantasma di un inventore giustiziato
Arpocrate: dio del silenzio
Dottore
Gaia: soccorritrice di Leonardo
Leonardo: inventore
Ludovico: datore di lavoro
Membri del Consiglio
Michele: inventore
Portavoce di Ludovico
Sacerdote
Spiriti dei perseguitati
 
Introduzione

La storia è ambientata prevalentemente nella Città della Notte. La Città della Notte è quel luogo lontano, non molto grande per i nostri parametri, in cui gli abitanti vivono in un terreno che produce da sé ogni alimento di cui hanno bisogno e dove il cielo è una perenne volta celeste sempre accesa e ben visibile.
Nella Città della Notte non esistono né inquinamento né tecnologie sofisticate, per questo il cielo da sempre è stato così nitido e quella luce celeste rimpiazza – secondo alcuni saggi del luogo – quello che dalle nostre parti viene chiamato sole.
La Città della Notte ha la grandezza di una metropoli moderna, circondata da pareti alte cento metri, senza porte o finestre, che anzi sono sconosciute ai suoi abitanti. Inoltre – è bene precisarlo – tutto quello che gli inventori della città pensano, si avvera con la sola forza della mente.

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Capitolo 2
*** Atto I ***


Il perimetro del palco è circondato da piante o altri elementi naturali. Leonardo è seduto sopra ad una roccia; ha l’aria annoiata e insoddisfatta e il volto smagrito.
 
Leonardo
Davvero, non riesco proprio a capire che cosa si aspettino da me i miei concittadini! Io conosco tutto questo vasto universo della Città della Notte, eppure mi sento come se non conoscessi che un granello di sabbia di un immenso deserto ancora inesplorato. E il mio mondo, ora dopo ora, sembra volermi stritolare nella sua morsa. Questi concittadini si aspettano che a breve io inizi a produrre qualche nuova idea per la nostra stanca civiltà… ma li osservo nel loro sguardo annoiato e mi pare che ognuno in questo mondo viva con tutto ciò che immagina e può immaginare tutto ciò che conosce. Solo quelli come me, gli inventori, possono immaginare quello che non esiste ancora. Da qualche giorno a questa parte, però, mi sento inutile e sono preso da sconforto; ogni nuova idea che esce dalle menti degli inventori che conosco non sono che un’imitazione di qualcosa che già esiste. Mi guardo e mi faccio paura da solo: smagrito e più vecchio di quanto non sia, ad osservare cicli lunari senza fine, a leggere le mie carte e quelle altrui nella speranza di rivelare il segreto divino celato nella macchina della natura. Eppure mi guardo allo specchio e temo per il poco tempo; il panico mi assale, il pensiero diventa oscuro e non c’è più spazio per le creazioni.
 
Entra Michele con un’aria entusiasta.
 
Michele
Leonardo, amico mio, avete sentito l’ultima?
 
Leonardo
Hanno forse pensato ad una nuova macchina che ci liberi dall’infelicità?
 
Michele
Scherzate, forse? Ci hanno offerto di lavorare a tempo pieno come inventori, noi che siamo così giovani! Si aspettano grandi cose da noi… e noi da loro, se capisci che cosa intendo.
 
Nell’alludere ai soldi, Michele scruta Leonardo e si spaventa.
 
Michele
Accidenti, ma che vi è capitato? Non ditemi che Archimede ha creato di nuovo un mostro come la scorsa volta! Se solo ci ripenso…
 
Leonardo
Questa volta la colpa non è sua. La verità è che non riesco più a pensare idee nuove e di conseguenza non posso più creare niente di buono.
 
Michele
Devo forse ricordarvi come voi siate il maestro dell’acqua e dell’aria? È solo grazie a voi se le nostre fatiche si riducono al nulla anche per le piccole faccende quotidiane. Penso soltanto a quella vostra invenzione, l’accendino, oppure a quello strumento utilissimo per misurare l’umidità, l’igr… (fatica a pronunciarlo)
 
Leonardo
… l’igrometro.
 
Michele
Esattamente! E sapete che potrei continuare per ore. Ora, voi siete ancora giovane, ma quali grandi cose vi aspettano.
 
Leonardo
Smettetela, mastro Michele, voi non potete capire che cosa significhi perdere ogni ispirazione, sentire il proprio potenziale e non riuscire ad esprimerlo all’esterno.
 
Michele
State esagerando, come al solito. Non dovete farne sempre una questione di filosofia.
 
Leonardo
Forse avete ragione… forse (fa un sospiro e poi riprende), Michele, è meglio per entrambi andare a sentire che cosa il Consiglio ha da dirci a proposito dei nostri nuovi incarichi.
 
Michele
Ora sì che vi riconosco, mastro Leonardo!
 
I due fanno per andarsene, quando entra il portavoce di Ludovico.
 
Portavoce di Ludovico
Fermatevi, voi due! Importanti novità sconvolgono il nostro mondo, a causa dei recenti mostri che il cittadino Archimede incautamente ha prodotto!
 
Michele
Di quali novità parlate? E vi prego di risparmiarci i vostri inutili formalismi!
 
Il portavoce, indispettito, srotola una pergamena e comincia a leggere con tono solenne.
 
Portavoce di Ludovico
L’Onorevolissimo e Giustissimo e Impeccabilissimo Ludovico, dopo un’estenuante riunione con il Consiglio, durata la bellezza di due corsi lunari, seguita alla sconfitta dell’ennesimo pensiero malato del concittadino Archimede, ha deciso quanto segue:
1. Il rivoluzionario Archimede è condannato a morte con l’accusa di presunta minaccia volontaria.
2. Il Consiglio si è ripromesso di parlare prima di pensare, poiché, solo con il confronto verbale, si può sperare di non pensare niente che sia nocivo alla comunità.
3. I cittadini Michele e Leonardo, scelti dal Consiglio per la giovane e fantasiosa età, sostituiranno il ruolo di inventore di Archimede. Essi soltanto avranno libera facoltà di inventare senza rendere conto a nessuno del loro operato, con l’unica clausola di scartare immediatamente ogni sorta di pensiero malato.
A nome dell’Onorev…
 
Leonardo
Questa notizia mi fa raggelare il sangue nelle vene!
 
Il portavoce, interrotto, esce di scena infastidito.
 
Michele
Certo un bel modo di iniziare un nuovo incarico per la città. E il povero Archimede? Sono certo che lo giustizieranno con quella nuova macchina, come si chiama…
 
Leonardo
La ghigliottina, amico mio. E non dite “giustizieranno”, perché non vedo giustizia in tutto questo. Lo uccideranno, anzi, con lo strumento riservato ai rivoluzionari. Se solo mi immagino…
 
Michele
No, non lo fate! Rischiereste di produrre chissà quale pensiero malato. Ormai non è più tempo per le invenzioni; dobbiamo limitarci a riprodurre quello che il Consiglio si aspetta e soprattutto fare attenzione a qualunque nuova forma di vita potrebbe nascere dalle nostre menti!
 
Alle spalle dei due si sente il rumore di una ghigliottina e il popolo che esulta. Poco dopo entrano in scena Ludovico, il suo portavoce, i membri del Consiglio e alcuni abitanti.
 
Leonardo
Che cosa significa tutto questo?
 
Ludovico
(con tono solenne) Archimede è morto.
 
Leonardo
Volete dire che è stato ucciso.
 
Gli abitanti gridano per protesta.
 
Ludovico
(minaccioso) Se intendete dire che si è tolto la vita a causa dei suoi sporchi pensieri, allora sì, è stato ucciso, ma per sua stessa mano.
 
Leonardo
(sottovoce) Un grande giorno per la libertà…
 
Ludovico
(decisamente più amichevole) Domani vi voglio puntuali in studio; mi aspetto grandi cose da entrambi!
 
Michele
Certamente, magnifico Ludovico!
 
Escono tutti tranne Michele e Leonardo, ma il primo si allontana lentamente. Ludovico, invece, si nasconde ai bordi del palco.
 
Leonardo
Ho paura… e dalla paura non nascono mai grandi idee. Solo idee malate, idee malvagie. E di questo ho davvero timore.
 
Leonardo comincia a camminare lungo il perimetro del palco, lamentandosi del suo triste destino. Michele rinuncia ad andarsene e segue l’amico a distanza, come un’ombra.
 
Leonardo
Questo mondo non è fatto per me!
 
Michele
Ne parli come se ne esistessero degli altri.
 
Leonardo
Ma dovrei forse fuggire verso l’ignoto o provare a cambiare ciò che posso riconoscere?
 
Michele
Ciò che non conoscete è solo ciò a cui non avete ancora pensato. Non vi serve fuggire verso mondi che non esistono, dovreste invece correre incontro a voi stesso, badare a ciò che vi chiedono di fare, e smetterla di preoccuparvi di una realtà inesistente.
 
Leonardo
Siete spietato, mastro Michele, non così diverso da quelli che hanno condannato Archimede. E per che cosa? Per averci rivelato come esistano in potenza un’infinità di creature? Siamo inventori e ci viene chiesto di realizzare a comando qualcosa che altri hanno già pensato. Non è forse un’assurdità, questa?
 
Michele
Non siamo nati per speculare su cose immateriali, ma per creare, anzi, per creare strumenti utili ai nostri concittadini. Ora smettetela di pensare a questi argomenti, perché se non ci fossi io a contrastarli con i miei, vi ritrovereste a generare mostri come Archimede.
 
Leonardo
Comprendo ciò che dite, ma vi prego di lasciarmi solo, ora. Vi prometto che non ci penserò.
 
Leonardo esce di scena. Michele si siede su una roccia pensieroso. Ludovico esce allo scoperto, facendo prendere paura a Michele.
 
Ludovico
Ed io che pensavo foste voi il più pericoloso, invece… Leonardo, povero ragazzo! Ma lo aiuteremo, vedrai, Michele, lo aiuteremo a pensare al nostro bene e non al suo.
 
Michele
(incredulo) E come, magnifico Ludovico?
 
Ludovico
Una nuova invenzione, l’ultima di Archimede, la più utile che quel folle abbia mai concepito…
 
Michele
Quale? Me lo dica!
 
Ludovico
Qualcosa di geniale… ricordate il punto tre del messaggio del Consiglio… sì, proprio quando dice: “Essi soltanto avranno libera facoltà di inventare senza rendere conto a nessuno del loro operato, con l’unica clausola di scartare immediatamente ogni sorta di pensiero malato”. E come pensate di scartarli quei pensieri, mastro Michele?
 
Michele
Veramente non ci avevo pensato. Come dunque?
 
Ludovico
Un dispositivo davvero semplice, ma sofisticato. Un cestino, mastro Michele, niente meno che un cestino delle idee!
 
Michele
(sorpreso) Un cestino delle idee? Come sarebbe a dire?
 
Ludovico
Vedete, non c’è nulla di più semplice. Generate un pensiero malato? Lo prendete e lo gettate in questo dispositivo ed esso scompare all’istante dalla vostra mente.
 
Michele
Perdonatemi, magnifico Ludovico, ma se Archimede aveva davvero inventato questo cestino delle idee, perché non gettò via il suo mostro prima di renderlo reale?
 
Ludovico
Non credete che la vostra sia una domanda retorica?
 
Michele
Volete farmi credere che Archimede fosse davvero il cospiratore che avete disegnato?
 
Ludovico
Non sono io a dirlo, mastro Michele, ma i fatti.
 
Momento di silenzio.
 
Ludovico
Siete convinto di volermi aiutare, ora? A me sta a cuore Leonardo. E abbiamo bisogno di lui per mantenere il nostro stile di vita agiato.
 
Michele
Magnifico Ludovico, io conoscevo Archimede quanto conosco Leonardo. Né l’uno né l’altro sarebbero in grado di fare quello che voi credete.
 
Ludovico
Eppure uno dei due ha già commesso quell’errore. E voi, che siete un inventore, mi sorprendete nel voler rifiutare una verità tanto chiara. Le mie non sono congetture, ma fatti. Fatti che tutto il popolo ha potuto osservare con i propri occhi sconvolti. Vi ricordate poi quali nomi aveva dato a quei mostri? Leone, pipistrello, serpente, falco. Solo a pronunciarli mi trema la voce: esseri minacciosi che volano… e a quale scopo? Lo sapete bene anche voi, mastro Michele, quando il popolo vede…
 
Michele
… pretende. È una massima che ho visto troppe volte all’opera.
 
Ludovico
Meglio dunque tenere nascoste idee di questo genere.
 
Michele
Noi inventori abbiamo nelle nostre menti gli strumenti per indagare la verità, ma una verità che i concittadini non saranno mai in grado di comprendere pienamente.
 
Ludovico
Vedo che cominciate a comprendere. Lasciate quindi che sia il Consiglio, che ha il favore del popolo, a gestire ciò che gli è davvero utile. Basta fantasie, basta strane idee di creature volanti o assassine.
 
Michele annuisce e i due escono di scena. Dalla parte opposta entrano Leonardo e il Dottore.
 
Dottore
Vedete, mastro Leonardo, voi sembrate proprio avere tutti i sintomi di questa grave malattia di cui tanto sentiamo parlare ultimamente…
 
Leonardo
Volete forse dire la noia?
 
Dottore
Esattamente! Noto con sospetto che siete informato a riguardo… bene, allora saprete certamente le conseguenze di tale malattia: continua insoddisfazione, tendenza alla distruzione di sé, nel peggiore dei casi della società intera! Senza contare che ogni germoglio di idea – ma che dico! – di fantasia persino, viene ostacolata al principio dalla noia.
 
Leonardo
Così mi spaventate! In realtà starei ore ed ore a scrivere, progettare, pensare, ma il vero problema è che non sono mai soddisfatto e lascio incompiuti i lavori che ho iniziato. Come se non bastasse, temo ogni secondo di generare un mostro!
 
Dottore
Ma cosa dite, mastro Leonardo? Io non mi permetterei mai di spaventare un mio paziente se non avessi pronta una cura ai suoi mali!
 
Leonardo
Ovvero?
 
Dottore
Il lavoro, è chiaro!
 
Leonardo
Vi prendete gioco di me?
 
Dottore
Non oserei mai.
 
Leonardo
Credete davvero che lavorando, con tutti i pericoli di ciò che potrei creare, mi aiuterebbe a vincere la noia?
 
Dottore
Senza ombra di dubbio. Avete molte idee, volete realizzarle tutte allo stesso momento e questo non fa altro che creare una sorta di blocco. Ma se insisterete nei vostri studi, non c’è dubbio che ciò che è destinato a realizzare lo realizzerete!
 
Leonardo
Voi prima mi date il colpo di grazia e poi mi somministrate la cura?
 
Il Dottore si limita a sorridere; poi i due si congedano e il Dottore esce di scena. Leonardo rimane seduto sulla solita roccia, visibilmente stanco.
 
Leonardo
Un ciclo lunare del genere… chi lo avrebbe mai pensato… ma vedo ormai la luna allontanarsi all’orizzonte per lasciare spazio alle sole stelle. Il Consiglio, che tramanda le storie degli antichi abitanti della Città della Notte, sostiene che esse siano una stirpe unica nel cielo, nata per l’amore della luna che cedette parte di sé in favore di questo cielo stellato. Dicono che la luna ci ami, e quando è costretta a fuggire oltre l’orizzonte, ecco che la sua eredità, le stelle appunto, non ci abbandonano mai e rischiarano le nostre menti durante i travagli del sonno. Se non ci fossero loro, incubi, mostri e chimere ci governerebbero e la luce emanata dalla bellezza delle nostre menti cadrebbe vinta dalle nostre paure. La nostra è la Città della Notte, ma nemmeno il Consiglio ricorda più il significato di questo nome.
 
Leonardo si siede appoggiando la schiena alla roccia: si addormenta. All’improvviso, compare il fantasma di Archimede, l’inventore ghigliottinato, accompagnato da altri spiriti.
 
Archimede
Svegliatevi, svegliatevi, svegliatevi! Non vedete come la notte abbia velato le vostre stelle? Come siete ingenuo a credere che una luce allontani il buio che era prima del tempo!
 
Leonardo
(si sveglia terrorizzato) Via spettro, via illusione! Chi vi ha generato? Chi ha osato spingersi tanto in là, fino alle porte della morte?
 
Archimede
Io ho il pieno potere di me stesso e sono qui affinché voi proseguiate ciò che io e altri prima di me abbiamo iniziato.
 
Leonardo
Che cosa volete da me?
 
Archimede
Solo che seguiate le mie ultime idee, nascoste in un dispositivo ideato da me, l’unico spazio in cui nemmeno i membri del Consiglio hanno osato mettere le mani.
 
Leonardo
(impaurito) Siete uno spettro generato dal Consiglio per mettermi alla prova! Andatevene, e andatevene anche voi, spiriti malefici! Io inventerò, ma solo ciò che sta a cuore agli abitanti della città.
 
Archimede scruta Leonardo senza pronunciare una parola. Inizia a descrivere alcuni spiriti, che a poco a poco escono di scena.
 
Archimede
Questo è al-Ḥallaj, che portò alla luce i segreti divini e fu per questo torturato e le sue ceneri disperse nel vento. (esce) Il suo nome è Giacomo, arso sul rogo per la sete di potere di un piccolo regnante. (esce) E tra le fiamme morì anche Giovanna, per le menti ristrette di uomini di fede. (esce) Tommaso è invece il suo nome e fu decapitato per il fiero sentimento di libertà e per aver sognato l’inimmaginabile. (esce) Questo è Giordano, che aprì la mente ad un Supremo Essere infinito e ai suoi infiniti mondi. (esce) Ed ecco Paolo, ucciso a tradimento per essersi opposto all’arroganza di un potere illegittimo. (esce) E il suo nome è Francesco: promosse un’educazione universale fondata sulla ragione, e fu assassinato in seguito ad un processo farsa. (esce) Questi non sono che nomi e non sono che una piccola parte, mastro Leonardo: a sopravvivere sono le loro idee e lo spirito con cui le portarono agli uomini.
 
Archimede esce di scena per ultimo. Leonardo è senza parole, in stato di shock; guarda il pubblico come se altri spiriti lo osservassero. Quindi esce di scena con difficoltà.

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Capitolo 3
*** Atto II ***


Al centro della scena si trova un tavolo con a fianco un grande cestino, stranamente decorato. Leonardo entra in scena, ancora un poco turbato.
 
Leonardo
E dopo una notte senza dormire, inizia il primo giorno di lavoro.
 
Entrano Michele, Ludovico e il suo Portavoce
 
Michele
Mastro Leonardo, vi vedo in forma! (sguardo di diverso avviso rivolto agli altri due)
 
Leonardo
Buongiorno, mastro Michele, vi vedo in buona compagnia…
 
Ludovico
Ci tenevo a mostrarvi di persona il vostro nuovo studio e ad assicurarmi che tutto proceda nel migliore dei modi. (sguardo di intesa con gli altri due) Lasciate quindi che vi porga la sedia.
 
Ludovico fa sedere Leonardo e gli infila le gambe sotto la scrivania, mentre il Portavoce e Michele lo circondano in modo apparentemente innocuo.
 
Michele, Ludovico, il Portavoce
(con l’intenzione di essere amichevoli, in realtà in tono grottesco) Produci idee nuove!
 
Leonardo
(come se quel coro lo avesse riportato alla realtà) Certo, signori, certo! E questo? (indica l’enorme cestino)
 
Ludovico
Ma questo è il cestino delle idee!
 
Leonardo
(trasalendo) E che cosa dovrei farne?
 
Ludovico
Semplice: gettate lì dentro i princìpi di idee malate! Altro che dottori e maghi e mendicanti. Questo oggetto, simbolo del progresso, è la soluzione a tutti i vostri recenti mali! Non abbiate paura, pensate, mastro Leonardo, pensate come non mai.
 
Leonardo
Per quale motivo non me ne avete parlato ieri? E da quanto esiste?
 
Ludovico
Volevo farvi una sorpresa, mastro Leonardo… comunque sia non vi preoccupate di chi sia stata l’idea, meglio non ricordare chi non c’è più.
 
Leonardo
(intuendo il riferimento) Bene dunque, signori, se posso iniziare a lavorare…
 
Ludovico
Sicuro!
 
I tre escono di scena
 
Leonardo
Prima una notte di incubi, poi questa bella accoglienza e – come se non bastasse – Michele se ne stava in silenzio, senza dire una parola. Se non lo conoscessi, potrei pensare che Ludovico gli abbia messo strane idee in testa.
 
Dopo una breve pausa, Leonardo comincia a lavorare con gli occhi chiusi, una mano sulla fronte e l’altra su un libro davanti a sé. Ogni tanto prende a scrivere – rigorosamente con la mano sinistra, scrivendo da destra a sinistra – finché ad un certo punto, scoraggiato, getta nel cestino la nuova idea.
 
Leonardo
Ora basta! In che cosa sbaglio? (silenzio) Ma certo, è colpa del fine! Io penso ad un oggetto, ad un qualunque oggetto, ma mi manca sempre la funzione di tale oggetto, l’idea ultima, il principio, in questo caso il funzionamento. Certo!
 
Riprende il lavoro, ma ancora senza risultati; poi, sconsolato, guarda il cestino delle idee.
 
Leonardo
Archimede… Archimede diceva di guardare le sue vecchie idee, nascoste qui dentro. Che fare: fidarmi?
 
Leonardo si immerge tra le idee nel cestino e trova quelle di Archimede, su carta dorata.
 
Leonardo
Ecco il suo lavoro eretico! Ed ora vediamo nel dettaglio che cosa lo ha ucciso.
 
Prende a leggere e, a poco a poco, parla a voce alta.
 
Leonardo
Che cosa? Divinità! Così Archimede chiamava gli altri suoi mostri. (continua a leggere con stupore) Incredibile! Che pensieri, che spaventose… ma così affascinanti!
 
Entra Michele.
 
Michele
Mastro Leonardo, come prosegue il lavoro? Per quanto mi riguarda, sono capitato in una zona opposta a questa.
 
Leonardo
Mastro Michele, se manterrete il segreto, guardate pure queste carte e ditemi come agire.
 
Michele legge di fretta e si fa serio.
 
Michele
Gettate subito queste mostruosità! Lo sapete che se vi trovassero con questo materiale fareste la stessa fine di Archimede?
 
Leonardo
Non mi stupirei, dato che queste carte sono sue! (Michele rimane sbigottito, quindi Leonardo riprende a parlare) E penso anche che le sue idee abbiano un certo fascino, un qualcosa di oscuro e allo stesso tempo rassicurante. Pensare di creare divinità che curino i nostri mali a seconda del genere, sarebbe poi tanto sbagliato?
 
Michele
Siete forse diventato pazzo? Datemi tutte queste carte, prima di portarci entrambi davanti alla giustizia!
 
Leonardo
No! E sono sorpreso che proprio voi difendiate Ludovico e il Consiglio, dopo che per anni vi hanno considerato inferiore a tutti gli inventori.
 
Michele
(accusando il colpo) Io cerco di sopravvivere, a differenza vostra! Senza contare che proprio ieri sera ho avuto un colloquio con Ludovico, il quale mi ha fatto bene intendere come loro abbiano in pugno l’opinione pubblica, il popolo insomma, mentre noi inventori non siamo che strumenti in mano al Consiglio, che decide che cosa è meglio o peggio per tutti.
 
Leonardo
(sereno) Credete pure quello che volete, mastro Michele, ma porterò avanti queste idee. In fondo, anche l’opinione pubblica, quando è concorde, non è che una sola persona da convincere: e sarò io a dimostrare loro i vantaggi di queste scoperte.
 
Michele
Portate le vostre idee dove vi pare; fate scenate in pubblico con queste vostre divinità, e non otterrete altro che insulti, nel migliore dei casi. Il Consiglio è l’unica divinità che conti, se volete metterla su questo piano.
 
Michele esce di scena molto serio; Leonardo torna al proprio lavoro.
 
Leonardo
(dopo alcuni secondi, ma rimanendo sempre concentrato) Ho trovato! Inizierò con l’ideare Arpocrate, dio del silenzio, e mi garantirò così la segretezza del mio lavoro. Potrò creare anche senza il cestino delle idee grazie a questa divinità. Sarà sufficiente perfezionare il progetto di Archimede…
 
Trascorrono pochi secondi, quando alle spalle di Leonardo appare Arpocrate, dio del silenzio, che porta un indice alla bocca e un mantello decorato di occhi e di orecchie.
 
Arpocrate
Ditemi, inventore, che cosa volete da me?
 
Leonardo
(colto di sorpresa) Io… io… Arpocrate, dio del silenzio, io desidero che il mio lavoro rimanga segreto agli occhi e alle orecchie indiscrete del Consiglio e del popolo, almeno fino a quando quest’ultimo non sarà pronto a questa nuova età di libero pensiero che ormai si prospetta, contro il vecchio mondo in cui vivo mio malgrado.
 
Arpocrate
A voi consento tutto questo, inventore. Ora, però, lasciate che torni al mio mondo, dal quale la forza della vostra mente è riuscita a risvegliarmi.
 
Leonardo con un cenno saluta la divinità, mentre questa esce di scena.
 
Leonardo
Mi sento improvvisamente leggero… ora potrò ideare tutto ciò che desidero e senza conseguenze, nell’anonimato del silenzio. Ora le idee di Archimede prenderanno forma, il nostro mondo non vivrà più nelle menzogne del Consiglio; non dovrà più accettare le briciole, ma avrà soltanto la verità, completa e nuda, spogliata di tutte le paure degli uomini.
 
Entra Ludovico. Leonardo nasconde le carte dorate in fondo al cestino delle idee.
 
Ludovico
Mastro Leonardo, avete inventato qualcosa di nuovo?
 
Leonardo
Nulla, magnifico Ludovico, solo tante cartacce come potete vedere. Ora, però, è meglio che riposi.
 
Ludovico
Avrete certamente giorni migliori, mastro Leonardo. A domani, non vi preoccupate.
 
Leonardo
(con sottile tono di sfida) Potete contarci, magnifico Ludovico, potete contarci…
 
Leonardo esce di scena. Dalla parte opposta entra Michele.
 
Michele
(con affanno) Magnifico Ludovico, magnifico!
 
Ludovico
Che cosa vi prende?
 
Michele
Devo assolutamente mettervi in allerta riguardo al lavoro di Leonardo.
 
Ludovico
Non credo ce ne sia bisogno: non ha prodotto niente, solo carta straccia, come potete vedere voi stesso.
 
Michele
Ci sono dei fogli dorati, vi dico, dei fogli tremendi in cui si parla di mostri, di divinità!
 
Michele scruta tra le carte di Leonardo, anche nel cestino, ma non trova traccia delle carte dorate.
 
Ludovico
Da testa calda a traditore il passo è breve, ma state attendo a chi scegliete di prendere in giro, mastro Michele. Ho fiducia in Leonardo e, a meno che voi non abbiate qualcosa di concreto, le vostre sono solo parole mosse dall’invidia.
 
Michele
(arrabbiato per la situazione) Vi mostrerò che ho ragione e lo vedrete con i vostri occhi.
 
I due escono di scena.

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Capitolo 4
*** Atto III ***


Leonardo è in piedi davanti al tavolo da lavoro. Michele lo spia nascosto al bordo della scena.
 
Leonardo
Sono trascorse circa due settimane di corsi lunari e che cosa ho ottenuto? Nulla! Ho creato divinità a non finire, di ogni genere, per ogni esigenza. Nascosti grazie alla protezione di Arpocrate, li nascondevo dall’ignoranza dei miei concittadini: d’altra parte, per avere divinità ci vuole fede, ma pregiudizio per distruggerle. Ho tastato con discrezione i sentimenti degli abitanti della città, ma non c’è stato modo di fare intendere loro che avere delle divinità per ogni cosa avrebbe fatto risparmiare inutili idee e lavoro a noi inventori! (silenzio) Ma l’invenzione dell’ambizione mi ha molto aiutato ad uscire da questa brutta situazione. Infatti, da qualche giorno ho deciso di produrre alcune nuove macchine per i cittadini, così da distrarli da ogni eventuale sospetto nei miei confronti… e per me stesso lavoro ai grandi valori, le uniche idee che mi sollecitano la mente in ogni momento, tanto che a volte sono costretto a reprimerle brutalmente.
 
Michele esce allo scoperto.
 
Michele
Siete un folle! Il direttore non voleva credere alle mie parole, ma ora ho le prove.
 
Leonardo
(per nulla sorpreso) Quali prove? Qualche pezzo di carta nel cestino delle idee? Se sono lì ci sarà un motivo e il direttore non avrà nulla da ridire rispetto alle idee scartate.
 
Michele
Siete solo un traditore.
 
Leonardo
E io vi credevo mio amico, invece siete cambiato, non so bene per quale ragione. Forse ambiz… (si interrompe, facendosi pensieroso)
 
Michele
Voi parlate di me, ma che cosa dovrei dire del vostro comportamento nelle ultime settimane? Vogliamo parlare di questa mania per la vivisezione, per le pratiche occulte… siete diverso anche nelle piccole cose. Scrivete con la sinistra e sapete che cosa dicono di voi in città? Che viviate tutto al contrario, anche della morale.
 
Leonardo
E così, alla fine, ho scoperto l’origine di queste terribili voci, eppure se non foste stato assalito da gelosie e pregiudizi, sapreste che lo studio dei corpi serve ad indagare le cause delle malattie e ad individuare la sede dell’anima. Che quelle che voi chiamate scienze occulte non sono altro che strumenti meccanici e illusionistici per allietare le persone. È curioso, d’altra parte, come voi non abbiate mosso obiezioni al fatto che abbia ideato armi come bombarde e mortai, accrescendo il volume di fuoco e la rapidità di tiro. Queste cose forse non vi hanno preoccupato?
 
I due passano a poco a poco agli insulti. Ad un certo punto, alcuni abitanti, sentendo il rumore, intervengono per dividerli.

Michele
Lasciatemi in pace: è lui a cospirare contro di noi!
 
Leonardo
Quest’uomo è uscito di senno!
 
Entra il Portavoce di Ludovico, attirato dal clamore.
 
Portavoce
Che cosa diavolo succede qui?
 
Abitante
I due inventori stavano per passare alle mani e noi, sentendo il rumore, siamo intervenuti, signore.
 
Portavoce
(rivolto ai due) Che cosa vi è preso?
 
I due rimangono in silenzio.
 
Abitante
(con timore) Si accusano a vicenda di essere traditori, signore.
 
Portavoce
Traditori? Io non so che cosa vi passi per la testa, ma cercate di risolvere la questione prima che i vostri pensieri danneggino tutta la città.
 
Michele
È già tutto risolto, potete credermi.
 
Portavoce
(scrutandoli) Vi prendo in parola, ma fate molta attenzione!
 
Escono tutti di scena, tranne Michele e Leonardo.
 
Michele
Questa volta vi è andata bene!
 
Leonardo
Non eravate voi a volermi denunciare e a farmi condannare a morte?
 
Michele non trova parole adatte e infuriato esce di scena. Leonardo si siede per lavorare.
 
Leonardo
È terribile quanto successo, Michele era il mio amico più caro, ma da troppo tempo ha perso la testa…
 
Leonardo riprende a lavorare con molta concentrazione; ad un certo punto si alza vittorioso dalla sedia.
 
Leonardo
Ho trovato un nuovo istinto! Lo chiamerò sopravvivenza. Michele mi ha ispirato con le sue accuse, mi ha dato una spinta insolita; la mente mi gridava cose strane, come… (si fa improvvisamente pensieroso) come ucciderlo prima che fosse lui ad uccidere me… (breve pausa) ma ora basta parlare, penserò solo a me stesso, alla mia ricerca interiore, e non mi isolerò per mia colpa, ma per colpa dell’ignoranza dei miei concittadini; li accontenterò con le macchine di lusso e di morte che tanto desiderano.
 
Passa qualche secondo, ma Leonardo inizia a mostrarsi incerto.
 
Leonardo
Tuttavia non nego che mi senta strano… non riesco più ad essere solamente egoista, a pensare soltanto a me stesso… qualcosa mi spinge verso gli abitanti della città: da un lato mi sento il loro salvatore, l’unico che possa portare loro la verità, dall’altro però mi rendo conto che sono persone ottuse, prive di ragione, desiderose soltanto di seguire le regole per non essere perseguitati. Ma vivere non è solo mettere alla ghigliottina, giustiziare, vivere è parlare, condividere idee, non aspettare che qualcuno compia il lavoro di pensare per noi. E perché mai costringono noi inventori a creare macchine? Questa nostra esistenza che senso ha? Creiamo dunque a quale scopo se, oltre a non avere divinità che ci diano speranze, non abbiamo nemmeno dato un senso a quelle macchine che per ingordigia abbiamo generato?
 
Entrano alcuni membri del Consiglio, accompagnati da Michele e da Ludovico.
 
Michele
Eccoci, signori, questo è il colpevole!
 
Ludovico
Vogliamo le prove, non solo le voci della popolazione!
 
Michele
Le prove sono in quel cestino delle idee! Correte a guardare, prima che le faccia svanire.
 
Leonardo
Mastro Michele vaneggia, signori del Consiglio; questo cestino – è vero – contiene molti strani pensieri, ma come tali sono stati eliminati.
 
Ludovico
Siamo stanchi dei vostri litigi! Nelle ultime due settimane, la Città della Notte non ha fatto che parlare di voi e delle vostre contese. Ora basta: domani, al sorgere del sole, entrambi vi potrete difendere e accusare di fronte all’intero Consiglio e al popolo. Solo allora prenderemo una decisione definitiva.
 
Michele
(sorpreso) Certo… magnifico Ludovico.
 
Leonardo annuisce a sua volta. Escono tutti di scena, tranne Leonardo e Ludovico.
 
Ludovico
Che cosa significa tutto questo, mastro Leonardo?
 
Leonardo
Non significa nulla, credetemi. Solo, forse, qualcuno gli ha fatto troppe promesse…
 
Ludovico
Non mi piacciono le vostre allusioni e certo non siete nella condizione per farne.
 
Leonardo
(uscendo di scena) Eppure qualcuno deve averlo manipolato…
 
Leonardo esce di scena; dalla parte opposta entra Michele.
 
Ludovico
Mastro Michele, Leonardo ha intuito che qualcosa si sta muovendo contro di lui e contro la città.
 
Michele
Ormai non me ne preoccupo, magnifico Ludovico. Le prove ci sono; oltre alle voci del popolo, ho inventato di recente questo strumento, in grado di registrare le parole pronunciate e di riprodurle. (mostra lo strumento a Ludovico, il quale osserva sorpreso)
 
Ludovico
Questa idea è geniale! Ora abbiamo in mano la Città della Notte, i suoi abitanti e ogni inventore che aspiri ad uscire dalle regole. Ben fatto, Michele.
 
I due si congedano ed escono di scena. Rientra Leonardo dalla parte opposta.
 
Leonardo
Pensare di difendermi di fronte al Consiglio e alla popolazione è una follia: non capirebbero comunque le mie invenzioni, coperte dal silenzio, e nemmeno quelle finite nel cestino delle idee. (pausa) Ormai ho deciso: fuggirò da questo mondo. Da giorno vago con la mente alla ricerca di metodi per farlo: finestre, porte, chiavi, cunicoli! Ma è tutto inutile, poiché non c’è che oscurità oltre le pareti, e temo che se riuscissi ad evadere in questo modo, le guardie mi inseguirebbero. E che dire dei concittadini? Posso garantire solo per la mia incolumità; per quello che c’è al di là di questa città sono pronto anche al nulla. Quale mondo può essere più ottuso di questo?
 
Leonardo si siede ed estrae un foglio dorato dal cestino delle idee, poi si alza in piedi.
 
Leonardo
I sogni… i sogni! Archimede ci aveva già pensato, è tutto scritto qui. E forse li aveva persino sperimentati, quando… questa è la soluzione ai miei problemi! Non farò altro che chiudere gli occhi per dormire e poi le visioni verranno da sé. A quel punto prenderò la strada del sogno migliore e quello sarà il mio nuovo mondo!
 
Leonardo si distende con il busto sul tavolo e in breve tempo si addormenta. Entra il fantasma di Archimede.
 
Archimede
(durante il discorso, Leonardo appare più volte scosso nel suo sonno) Leonardo, è giunto il tempo di rischiare. Speravo invano che gli abitanti potessero accettare dèi e sentimenti, ma nonostante la sconfitta, siete ancora vivo e il vostro cammino ancora lungo. Sono io stesso parte del vostro sogno o realmente un fantasma? Riesco a vedere nella vostra mente, come voi, in queste settimane, avete guardato nella mia. Vi vedo compiere imprese titaniche, proprio ora; con questa vostra strana invenzione… state volando! Nessuna finestra, nessun portale: avete scelto, come i grandi maestri, la via più difficile.
 
Archimede guarda in alto, lontano, osservando Leonardo che vola con la mente.

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Capitolo 5
*** Atto IV ***


Sulla scena rimane solo la pietra; Leonardo è già sveglio e in piedi.
 
Leonardo
Che mondo è mai questo? Sono ormai ore che cammino e sembra quasi di girare intorno: è immenso! Dove andrò, ora?
 
Entra Gaia.
 
Gaia
Buongiorno… voi chi siete? Non credo di conoscervi e al villaggio ci conosciamo tutti.
 
Leonardo
Il mio nome è Leonardo. E quel villaggio – come lo chiamate – mi è sembrato enorme.
 
Gaia
(sorridendo) Venite forse dalle montagne, Leonardo? Il mio nome, comunque, è Gaia.
 
Leonardo
È un piacere! Ad ogni modo, vengo da molto lontano, questo sì…
 
Gaia
E che lavoro svolgete?
 
Leonardo
L’inventore!
 
Gaia
Che splendido lavoro: e che cosa inventate?
 
Leonardo
Pensieri ovviamente!
 
Gaia
E che cosa significa? Mi state prendendo in giro?
 
Leonardo
Certo che no! Guardate! (si sforza con il pensiero, ma non riesce a generare nulla)
 
Gaia
Non capisco, davvero, ma se volevate farmi ridere ci siete riuscito. (ride)
 
Leonardo
(leggermente scosso) È strano che non funzioni, però, se volete davvero saperlo, avevo immaginato dei fiori… per voi.
 
Gaia
(arrossisce) Voi siete molto gentile, oltre che divertente.
 
Leonardo
E voi siete altrettanto gentile, Gaia. Ma ora ditemi: che dimensione è questa? Tutto sembra idilliaco: questa natura, le persone amichevoli, nessun mostro… l’unico problema è che non posso inventare con la mente.
 
Gaia
Inventare con la mente? Certo che potete farlo. Ovviamente le vostre idee dovete progettarle, sovvenzionarle, collaudarle e via dicendo… avete presente, no? Funziona così ovunque.
 
Leonardo
Non dalle mie parti! Sembra difficile fare quello che avete detto: i vostri inventori devono essere delle persone importantissime.
 
Gaia
Gli inventori? Nemmeno per sogno: loro lavorano su commissione e non possono vivere altrimenti. Manager, finanziatori e investitori dicono loro che cosa devono fare e gli inventori scoprono un modo per farlo.
 
Leonardo
Sembra che stiate descrivendo dei burattini. Sono fuggito dal mio mondo in cerca di libertà di parole, di idee e sì – è vero – qui posso dire e pensare ciò che voglio, ma ora mi state dicendo che non posso più fare ciò per cui sono nato? Questa è una tragica ironia; un mondo, una situazione capovolta!
 
Gaia
Calmatevi. Fatico a comprendere i vostri discorsi, ma forse ho intuito la verità: voi siete stato perseguitato e ora siete in cerca di un po’ di pace e di giustizia. (pausa) Che cosa eravate solito inventare nel vostro paese?
 
Leonardo
Per lo più armi per le persone e ideali per me stesso.
 
Gaia
Non capisco… con la guerra avreste dovuto arricchirvi.
 
Leonardo
Le ragioni della mia fuga sono complicate da spiegare a chi guarda alla realtà come a un dato di fatto.
 
Gaia
Io, o meglio, noi crediamo anche in qualcosa di invisibile ed è forse per la fede in esso che accettiamo la realtà per quello che è. (pausa) Ma smettiamola di parlare qua fuori: vi accompagno dal nostro sacerdote, che forse saprà aiutarla.
 
Leonardo
Un sacerdote? E di quale dio?
 
Gaia
Noi abbiamo un solo Dio. E lo chiamiamo così.
 
Leonardo
Quindi è lui che risolve i problemi nel vostro mondo?
 
Gaia
Non proprio… se anche voi ci credete, è sufficiente che preghiate e vi mettiate nelle sue mani. Lui poi troverà un modo per aiutarvi.
 
Leonardo
Sarà come dite… questa fede sembra uno strumento potente.
 
Gaia
Dipende…
 
Entra il Sacerdote.
 
Gaia
(rivolta al Sacerdote) È una fortuna che abbiate incrociato il nostro cammino! Questo è Leonardo, un perseguitato proveniente da molto lontano. È un inventore.
 
Sacerdote
Piacere di conoscervi, mastro Leonardo. Non vi preoccupate, qui sarete al sicuro e troveremo un modo per realizzare i vostri progetti. Vedete, il nostro è un piccolo villaggio e spesso mancano proprio le idee.
 
Leonardo
Se questo è il problema, allora potrò esservi utile.
 
Sacerdote
Perfetto! Ora lasciatemi ritornare al villaggio, così che io possa organizzare uno spazio per farvi lavorare.
 
Il Sacerdote esce.
 
Leonardo
Accidenti! Qui è tutto così difficile: un inventore ha buone idee e voi lo mettete a lavorare senza nemmeno chiedergli di che cosa abbia bisogno.
 
Gaia
(dispiaciuta) Dovete capire, non è così semplice, per nessuno di noi…
 
Leonardo
Sì che lo è. Il difficile è quando le tue idee non sono gradite o rifiutate, ma qui è ancora peggio: non vi curate nemmeno di conoscerle prima!
 
Gaia
(visibilmente triste) Non so che cosa dire…
 
Leonardo
(quasi sorpreso) Perdonatemi, per me non è facile capire la vostra logica; parlo prima di pensare, invece, forse, dovrei pensare a quello che dico. Dalle mie parti è diverso…
 
Gaia
(rincuorata) Non preoccupatevi: ora, però, aspettatemi qui – sarò veloce – e troverò un luogo dove farvi trascorrere la notte.
 
Gaia esce.
 
Leonardo
Che sorpresa! Questo mondo mi fa impazzire. Non so più che cosa credere; se devo pensare, affidarmi alla loro fede oppure credere nelle mie sole capacità. (lunga pausa) Ma quanto ci mette? L’avevo detto io che questo mondo è enorme. Certo, è grande, ma sarà davvero più ricco, come speravo? Ho il presentimento che qui tutto sia così vasto e quindi incerto, indefinito, tanto che non ci sia tempo di pensare ad un qualunque progetto che già si pensi al successivo.
 
Entra Gaia.
 
Gaia
Potrete venire a casa mia.
 
Leonardo
Vi ringrazio! Abitate lontano, a quanto pare.
 
Gaia
Non direi, appena dietro l’angolo.
 
Leonardo
Sono trascorsi cinque minuti!
 
Gaia
Ne sono consapevole.
 
Leonardo
Dunque vi accusate da voi? (breve pausa; poi, con lo sguardo basso) Ma lasciate perdere… forse sono io a non comprendere ancora.
 
Gaia si avvicina e lo bacia su una guancia.
 
Leonardo
Che cos’è “questo”?
 
Gaia
(imbarazzata) Direi un bacio… amore no, per quello è presto!
 
Leonardo
Sono confuso.
 
Gaia
È un buon segno.

Leonardo
Non per me: come posso inventare se non vedo con chiarezza nella mia mente?
 
Gaia
In questo caso, potreste diventare un poeta e inventare poesie!
 
Leonardo
E come si fa?
 
Gaia
Dovete guardare con il cuore e non con la mente.
 
Leonardo
Che sciocchezza!
 
Gaia
È la cosa più naturale che si possa fare, invece. Guardate… (si avvicina di nuovo e lo bacia sull’altra guancia) vi sentite di nuovo confuso?
 
Leonardo
(quasi spaventato) Più di prima!
 
Gaia
E non è bellissimo? Ora potrete comporre poesie.
 
Leonardo
(spaventato) Non riesco a distinguere i pensieri; è come un maleficio. Ora lasciatemi solo; ho bisogno di pensare!
 
Breve scambio di parole; infine, Gaia esce piangendo.
 
Leonardo
Che cosa ho fatto? L’ho fatta fuggire, eppure rimane qui, nei miei pensieri. Ho bisogno di togliermi questo doppio peso: un mondo che non posso comprendere e un mondo che non mi comprende. Questa è la mia triste sorte, in bilico tra due realtà opposte e entrambe conflittuali. (pausa) Mi sento strano, avverto un moto interiore che mi spinge a pronunciare parole confuse, di cui nemmeno io comprendo fino a fondo il significato. (pausa)
 
Ho uno strano senso di incomprensione,
che dà ai sogni l’allegria
e alla vita un nudo canto.
 
E questo non accade in un sol cielo,
ma in ogni nuovo fronte
in ogni nuovo ciclo.
 
Io son vittima di un tempo
che si addice ad ogni spazio
e mi divora… ed è già sazio.

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Capitolo 6
*** Atto V ***


Leonardo si risveglia al centro della scena.
 
Leonardo
Sono di nuovo qui, alla Città della Notte! Ma come è stato possibile? Forse è stata la consapevolezza che non è cambiando cielo che si può trovare la pace, ma cambiando se stessi. E poi… oggi, sì, oggi mi attende un processo, che muterà forse il mio destino e quello di ogni libero inventore!
 
Entrano Michele, Ludovico e tutti gli altri abitanti. Confabulano tra loro.
 
Ludovico
Eccovi, dunque, mastro Leonardo! È così che io, il magnifico Ludovico, giudicherò voi e mastro Michele, in questa disputa che ha minato la pace della città. (rivolgendosi ad Michele) Michele, volete dunque mostrarci le prove che avete raccolto?
 
Michele
Certamente, magnifico Ludovico! (estrae il registratore) Questo, cittadini, è uno strumento in grado di raccontarvi la verità dei fatti, così come è uscita dalla bocca di colui che è qui, davanti a voi, colpevole di aver ideato pensieri malati, che mettono a rischio la sicurezza di tutti noi. (avvia la registrazione, ma escono solo le parole di Ludovico, che raccontano del suo desiderio di manipolare i cittadini per mantenere il potere. Michele interrompe bruscamente; breve pausa, in cui i presenti commentano sotto voce) Io… non capisco. Cittadini, è chiaro a tutti come Leonardo abbia praticato un sortilegio!
 
Leonardo
(per nulla sorpreso) Non un sortilegio, amati cittadini, ma una dea, che ho chiamato Nemesi, in grado di attuare la giustizia. Uno strumento invisibile, che agisce su un piano sottile, e che bisogna utilizzare con profondo rispetto. L’inventore Michele diceva il vero: il suo strumento non rivela altro che la verità dei fatti, fatti che egli stesso ha contribuito a stravolgere, in accordo con nientemeno che il magnifico Ludovico.
 
I cittadini accusano Michele e Ludovico. Sale la tensione. I due colpevoli si avvicinano, terrorizzati.
 
Leonardo
Calmatevi, cittadini, non è così che voglio che vada a finire! Ascoltatemi, ve ne prego. (ritorna il silenzio) Per troppo tempo noi inventori abbiamo creato strumenti spinti dal desiderio di soddisfare due generi di persone: i governanti, che ci chiedevano strumenti di piacere per soddisfarvi e strumenti di morte affinché non foste mai davvero solidali gli uni con gli altri; e voi cittadini, che privi di un nobile obiettivo cedete agli impulsi più bassi. (pausa) Per troppo tempo mi sono lamentato di voi e della vita in generale, senza accorgermi che ero proprio io, in qualità di inventore, ad avere il dovere di proporre un’alternativa. Doveva finire il tempo delle recriminazioni e dovevo rimboccarmi le maniche. Scoprii così che nella mia mente, nella mente di ognuno di noi, risiedono grandi ideali, che sono alla base di ogni nostra tensione verso il bene.
 
Ludovico
(ritrovando il coraggio) Quello che voi proponete è irrealizzabile! Ci state suggerendo di vivere di parole e non di fatti.
 
Leonardo
Direi che di fatti ne avete avuti a sufficienza quest’oggi. Vi dimostrerò invece come gli ideali possano tramutarsi in splendide invenzioni per il bene pubblico. Così, anziché continuare a produrre armi, vi propongo la costruzione di strutture in grado di determinare il corso delle acque; vi propongo invenzioni che vi permetteranno di muovervi tanto nel cielo quanto nei fondali marini; vi propongo ancora di ricostruire il cotonificio e di utilizzare i macchinari che io stesso ho perfezionato. E, infine, vi mostrerò quella che per me è la migliore creatura mai venuta al mondo: l’arte.
 
Leonardo esce di scena in modo inaspettato. I presenti mormorano; molti appaiono entusiasti.
Michele e Ludovico cercano di convincere gli abitanti che Leonardo sta mentendo loro, distogliendo l’attenzione dalle sue colpe. Leonardo rientra in scena con una lira d’argento.
 
Leonardo
Vi dimostrerò la grandezza insita nella mia proposta. Credetemi quando vi dico che l’arte è lo strumento in cui collaborano bellezza e ragione, nel realizzare un meccanismo che è il riflesso del più grande motore dell’universo.
 
I presenti si pongono a semicerchio intorno a Leonardo, il quale suona alcune melodie, affascinando tutti. Entra Gaia, ma solo Leonardo riesce a vederla.
 
Leonardo
(rivolto a Gaia, con sorpresa e gioia) Non riuscii a realizzare la macchina per il volo che avevo sognato, ma insegnai agli uomini a volare con le proprie menti.

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