Thoughts

di SarettaStyles1D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I giornata ***
Capitolo 2: *** II giornata ***
Capitolo 3: *** III giornata ***



Capitolo 1
*** I giornata ***


Aspiro.

Sento il fumo caldo scorrermi lkungo tutta la gola, in netto contrasto con l'aria fredda esterna che si mescola al mio respiro. Mi inonda. Mi avvolge completamente. Dall'interno.

Devo trovare un sostitutivo al tabacco. Non voglio dipendere da una cosa così dannosa, con tutti i lati negativi che comporta, poi.

Meno male che non ho dipendenze. È brutto dipendere da qualcosa. O qualcuno. Ci si ferisce sempre. Come La Bella Addormentata con il fuso. Maledizione a me che ho voluto guardare la televisione ieri sera. Chissà come ho fatto a mettere un canale per bambini… forse era su un canale qualunque.

Ma comunque.

Questa l'ho presa qualche giorno fa, forse settima scorsa, e non è tutto sto granché. Anzi, non mi piace per niente proprio: non sa di niente e non mi fa nessun effetto. E che mi servirebbe a fare?!

Vabbè, è quasi finita. Confido in questi giorni per qualcosa di migliore.

È mia madre che bussa alla porta d'entrata di casa.

Dall'interno, però. Perché io sono fuori.

Nel mio piccolo ma caldo cappottino, non sento il freddo pungente di metà autunno. Meno male. Già le mie mani mi stanno abbandonando: pallide al momento, ma rosee perché rovinate.

È pronta la cena. Sa che quando sto fuori dalla porta sto fumando, però ovviamente fa freddo. E lei non vuole prenderne. E ha ragione. Butto il mozzicone - con tanto di filtro di carta bruciacchiato - nel giardino del vicino; sfrego le mani fra di loro e apro la porta di casa.

Subito il tepore mi arriva fin dentro le ossa, tant'è che mi affretto a sfilarmi il cappotto.

Ho il naso rosso per via della temperatura; è sempre rosso.

Mi siedo accanto a mia sorella, di fronte a mia madre. Come sempre.

Mio padre lavora fino a tardi, o è addirittura ripartito, per lavoro. Come sempre.

Almeno ora ho fame.

Parliamo del più e del meno, guardando programmi stupidi alla televisione.

La parola è "moneta", andiamo. Più facile della precedente , "completezza". Questo tizio non vincerà mai tutti quei soldi, credo non abbia mai letto un dizionario.

Beh, penso quasi nessuno lo abbia mai fatto.

Ma comunque.

Dopo cena mi butto sul letto, rimbalzo, e poi mi rialzo per cambiarmi e mettermi il pigiama.

Prima di rimettermi a letto, tiro fuori il mio portatile dallo zaino, con tanto di alimentatore. Quest'ultimo lo attacco subito alla presa di corrente, poco più lontana dal letto.

Mi sdraio sotto le coperte sulle quali poggio il portatile. Dopo quasi metà film, la batteria è quasi scarica e ci attacco il cavo.

Com'è noioso questo film. Non capisco proprio perché piaccia a tutti. Trama scontata, sviluppo lento. Ne metterei un altro, ma ormai ho sonno.

Prima faccio un paio di ricerche.

Potrei comprare un vaporizzatore. Potrei usarlo anche ora in camera mia, ad esempio.

Va beh, ci penserò domani.

***

Spero che la sensazione di colla - o comunque qualcosa che appiccichi - che ho sui polpastrelli, se ne vada in fretta. Subito. All'istante, diamine.

Perché devo sempre curiosare ovunque? Perché non posso farmi gli affari miei, anziché mettere le mani sotto ad un banco e toccare una gomma da masticare? Masticata, ovviamente.

Spalanco la porta del bagno - per poco non ho sfaldato la faccia di qualcuno - e vado subito verso i lavandini, lanciando il mio zaino a terra, ai miei piedi.

Certo che senza sapone non posso mica sperare in un miracolo. Vabbè, mi arrendo, anche se un minimo ho risolto.

Chiudo il rubinetto e mi asciugo le mani. I miei passi sono svelti verso la porta dei bagni, dato che rischio di arrivare in ritardo alla prossima lezione. Italiano, forse. Non ricordo e, sinceramente, non mi interessa.

Sto per poggiare la mano sinistra sulla maniglia, ma qualcuno mi precede aprendola dall'esterno e sbattendomela sul viso, facendomi reclinare leggermente la testa verso l'alto a causa del forte colpo al naso.

La persona colpevole di avermi sfigurato il viso - troppo drammatico? - entra in bagno tranquilla e neanche mi nota, troppo impegnata a guardare quel maledetto cellulare.

Mi dipingo un'espressione fra lo sconcertato e l'allibito ed esco definitivamente da quel bagno, sbuffando rumorosamente.

Entro in classe sedendomi al mio solito banco. Né in prima fila, né in fondo all'aula. Nulla di speciale.

Giusto qualche secondo dopo fa il suo ingresso la professoressa di scienze. Alla fine no, non era italiano. Però spiega in italiano, dai. Anche se sarebbe stato più facile confondere italiano con la lezione di inglese, almeno sono entrambe due lingue. Mah, che strano.

Dopo aver seguito passivamente anche la lezione di storia che seguiva quella di scienze, raccattai in fretta le mie poche cose che avevo posto sul banco, tirando invece fuori le mie cuffie.

Di quelle grosse, per non dover sentire nient'altro.

Dopo aver indossato anche la sciarpa, esco dall'aula e, senza guardare in faccia nessuno, esco anche dall'edificio. Abbasso le spalle, amareggiata dal fatto che stia piovigginando. Oggi non tornerò a casa a piedi, come faccio solitamente. Con un sospiro, scendo quei pochi scalini e mi dirigo alla fermata dell'autobus. Ne hanno aggiunta una nelle vicinanze della scuola proprio appena ha aperto, meno male.

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Capitolo 2
*** II giornata ***


Alla fermata del pullman, resto distante dalla massa di studenti che parlano animatamente fra di loro. O almeno, questo è quello che immagino, dato che io non sento nulla oltre alla mia musica.

Appena arriva l'autobus, tutti in massa si schiacciano per entrare il più in fretta possibile. Sta piovendo forte. Aspetto che il marasma generale sia finito e salgo piano anche io.

Non vi sono più posti liberi, quindi mi schiaccio contro una finestra, reggendomi con la mano ad uno dei pali. Dopo qualche minuto si libera un posto, mi avvicino per occuparlo, ma subito qualcuno si siede prima che possa farlo io. Quindi mi fermo.

Passa qualche altro minuto e se ne libera un altro, più vicino a me, e riesco a sedermi, sfilandomi lo zaino e poggiandolo fra le mie gambe divaricate.

Adoro questa canzone, chiudo gli occhi. Sono proprio persa nella musica.

La mia solita mezz'oretta di camminata diventa una decina di minuti di pullman, quindici se c'è traffico.

La canzone finisce, apro gli occhi e prenoto la fermata.

Mi alzo recuperando lo zaino e mi avvio verso la doppia porta, quasi cadendo quando l'autobus frena per fermarsi.

Scendo, aspetto che l'autobus riparta e, dopo aver controllato le corsie, attraverso la strada. Giro l'angolo ed entro nel mio vialetto, dopo aver aperto il cancelletto con le chiavi. Salgo i due scalini del portico, mi fermo davanti alla porta di casa e recupero la chiave. Il mazzo mi cade, lancio uno sguardo esasperato al cielo e mi abbasso per recuperarlo. Trovo la fantomatica chiave e la inserisco nella serratura.

Una volta dentro casa, lancio lo zaino a terra vicino alla porta e tolgo le scarpe, riponendole nella scarpiera. Vado verso la cucina, apro il frigorifero e prendo un sorso di succo di frutta.

Mi muovo per mettere subito a bollire l'acqua per la pasta, aggiungendoci il sale.

Mi allontano tornando all'ingresso per togliermi giubbotto e sciarpa, ballando una canzone particolarmente movimentata.

Mi tolgo le cuffie, recupero lo zaino e salgo in camera mia. Appoggio lo zaino sotto la scrivania e le cuffie sopra di essa. Mi cambio i vestiti indossando qualcosa di più comodo per stare in casa, togliendomi quegli scomodi jeans.

Faccio il tutto con calma, lentamente, non ho fretta. Infatti quando torno in cucina, con il cellulare rigorosamente in tasca, l'acqua già sta bollendo. Butto la pasta, mescolo e infilo la mano in tasca.

Giro un po' Tumblr nei minuti in cui la pasta cuoce, successivamente la scolo e ci aggiungo un po' di sugo.

Mangio in silenzio, scorrendo le bacheche delle mie pagine sullo smartphone.

Hanno aggiunto una nuova funzione carina su Tumblr, dopo la provo, così come un nuovo filtro di Instagram.

Dopo aver finito, lavo le stoviglie e torno in camera. Mi sdraio sul letto, prendo il portatile dal comodino e apro YouTube. Passo il pomeriggio a guardare video di varia natura, non accorgendomi di mia sorella che è rientrata. La noto solo quando passa davanti alla porta della camera, salutandomi. Balzo leggermente sul letto - credevo di essere sola a casa - per poi ricambiare il saluto.

Meglio, mi ha un attimo svegliata. Mi alzo per andare alla scrivania e fare i compiti; comincio anche a studiare per la verifica di dopodomani.

***

Dopo cena, parlo un po' con mio padre sul divano, davanti ad un film d'azione che aveva precedentemente iniziato.

Do la buonanotte a tutti, prima di salire e rifugiarmi in camera.

Prendo un cappello dall'armadio e la coperta del mio letto, apro la porta-finestra che dà sul piccolo balcone della camera ed esco. Recupero l'accendino dalla tasca, voglio fare in fretta dato che non ho nemmeno la giacca.

Rientro, infreddolita, e lancio il cappello verso lo zaino: non so se l'ho mancato o meno.

Torno a sdraiarmi sul letto, con le gambe stese, recuperando il portatile e coprendomi bene con la coperta.

Cerco qualche informazione a proposito dei vaporizzatori, sembrano la scelta più intelligente e sana. Sì dai, domani ne cerco uno che non costi troppo.

Soddisfatta, spengo il portatile, alzandomi per posarlo bene sulla scrivania.

Vado in bagno per la solita "pipì-pre-nanna", torno in camera e mi infilo sotto le coperte.

Prendo il cellulare, controllo le notifiche e, successivamente, apro una scheda in incognito. Non ho voglia di una categoria in particolare, quindi niente siti specifici. Cambio idea e chiudo la scheda aperta, chiudo l'applicazione e apro Twitter. Da quando hanno oscurato i video per maggiorenni di Tumblr, hanno tutti ripiegato su Twitter. E han fatto bene.

Dopo un'ora, ho già messo in carica il cellulare, spento internet e sto guardando il soffitto della camera, al buio.

Cosa sto sbagliando?

Mangio sano.

Vado bene a scuola.

Ho una buona famiglia.

Ho un tetto sopra la testa.

Perché sento solo apatia?

Io ci ho provato a farmi degli amici, credo… Ma temo non cambierebbe molto.

Di una relazione non ne ho bisogno. Non mi interessa occupare il mio tempo con una persona in particolare.

E, anche se avessi amici, non mi interesserebbe ubriacarmi in qualche pub. La trovo una cosa stupida e inutile.

Non capisco la necessità.

Non capisco cos'abbia che non va.

Il problema sono io?

No.

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Capitolo 3
*** III giornata ***


Sono nella via della scuola, a breve sarò davanti all'edificio.

Noto una persona venire verso di me, mentre io sto proseguendo verso di lei, nella direzione opposta. Non so chi sia: se giovane, anziana, studente. Guardo solamente le scarpe, un paio di scarpe sportive qualsiasi.

La sorpasso, ma all'improvviso mi sento immobile. Mi volto, l'irritazione che sale velocemente: mi ha afferrato un braccio.

Guardo furiosamente questa persona, fissandola dritta negli occhi.

Parla, ed io sgrano i miei, di occhi.

«Ma sei viv*?»

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