Indestructible

di LittleBunny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1° Capitolo ***


01indestructible ● Continuo della fanfiction Irresistible che potete trovare qui
● In questa fanfiction, NON si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a quello dei fumetti;
● I personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.


1° Capitolo.



In un luogo non ben specifico, in una giornata dove la pioggia scendeva fitta ed in maniera incessante, un uomo con il cappuccio sulla testa che gli ricopriva interamente il viso, si avventurava in vicoli poco raccomandabili, per poi entrare nel luogo più malfidato e pericoloso della zona: il Sister Margaret's School for Wayward Children o, altresì chiamato, Hellhouse.
Appena aprì la porta, ad accoglierlo un uomo che veniva sbattuto al muro al suo fianco mentre un altro, il doppio di lui, gli andava addosso, dandogli un cazzotto di faccia - e avrebbe giurato di aver visto un dente del malcapitato sfrecciare per la stanza - con l'intera sala che urlava per incitarli ad uccidersi a vicenda.
Qualcuno addirittura lanciava bottiglie di vetro vuote, sperando di beccarli e finire presto il 'gioco'.
Come si suol dire, nessun posto è bello come casa.

"Ehi." lo salutò il barista, nonchè proprietario di quel locale, seguito da un segno del capo "Ti faccio il solito?"

Dopo che l'uomo ebbe annuito con un cenno del capo, la persona dietro al bancone prese un bicchierino da shottino e, dopo aver unito i vari liquori, aggiunse un'abbondante dose di panna spray, porgendola infine al suo cliente.

"Ecco a te, un perfetto blowjob." annunciò soddisfatto "Amico, ti consiglio di abbassare il cappuccio, se non vuoi sporcarti."

Come fece come gli era stato detto, mostrando il suo viso, la faccia del barista si tramutò in una di puro disgusto.

"No okay, rimettiti il cappuccio. Scordo sempre la faccia orripilante che hai ora." mormorò l'altro, osservando l'uomo bere il suo cocktail in una sorsata.

"Weasel, mi hai fatto venire qui per farti infilare la pistola nel tuo 'tunnel dell'amore' o...?"

"Okay okay, la smetto, calmati!" esclamò l'uomo con gli occhiali, alzando le mani in segno di resa "Dio Wade, da quando hai beccato il cancro sei diventato un tantinello irascibile."

"Il cazzo del cancro." ripetè il canadese, iniziando poi ad elencare con le dita "Il gene X di merda. Francis del cazzo. Essere diventato un pezzo di emmental vivente. Mmmmh, sì, direi che motivi per essere un 'tantinello' irascibile li ho, tu che dici?"

A quel punto il barista fece nuovamente spallucce, voltandosi a cercare qualcosa alle sue spalle.

"... Per quanto riguarda Vanessa?"

Al suono di quel nome, Wade si irrigidì irrimediabilmente.

"Che vuoi che ti dica?" rispose, rigirandosi il bicchierino fra le dita "Arriva un momento in cui un vero uomo, dopo una rottura, deve stare a meditare e a riflettere nella sua fortezza della solitudine per-"

"Stai passando le tue giornate a guardare telenovelas, mentre mangi gelato e frigni peggio di una dodicenne al suo primo concerto del suo gruppo preferito?"

"Sto passando le mie giornate a guardare telenovelas, mentre mangio gelato e frigno come un vero uomo." disse il canadese, senza battere ciglio "Invece di queste fesserie, mi dici il vero motivo per cui mi hai chiamato? Non siamo propriamente i tipi di amici con cui costruire un fortino di cuscini, mettere un pigiamino rosa abbinato, per poi raccontarci i segreti dei ragazzi che ci piacciono."

"Io... Non voglio immaginarmi una cosa del genere, non dirlo mai più." borbottò Weasel, a disagio "Comunque sì, c'è un motivo per cui ti ho chiamato. Insomma, so che sei un po' giù e che non stai accettando lavori da un bel po'. Certo, i soldi non ti mancano per il momento ma non sono eterni, no? Quindi... oggi ho trovato un lavoretto che, secondo me, potrebbe ispirarti un po'."

Con un sorriso soddisfatto, il barista poggiò un poster con fare teatrale sul bancone, in modo che l'uomo davanti a lui potesse vedere.
Sopra si poteva vedere una foto con sotto una taglia con vari zeri. Parecchi zeri.

" 'Spider-man' " lesse l'uomo con gli occhi azzurri "Chi sarebbe?"

Sentite quelle parole, l'altro lo fissò perplesso, come a capire se stesse scherzando o meno, per poi rivolgergli uno sguardo stupefatto.

"Io- è tipo, credo sia uno dei supereroi più amati e famosi tra la gente, fra quelli che ci sono in circolazione. Ed è in giro da... non so, dieci anni?" mormorò, grattandosi il capo "Serio, è costantemente sui giornali per un motivo o l'altro, mi sorprende che tu non ne abbia mai sentito parlare."

"Vediamo, in questi anni che ho fatto." rispose, posando l'indice e il pollice sotto il mento, con fare pensieroso, per poi continuare con un tono di voce mieloso "Carriera militare, congedo con disonore perchè ho ammazzato gente brutta, ho iniziato la mia magica ed affascinante carriera come mercenario, Vanessa, cancro e- sì, diciamo che non ho avuto proprio tempo per del buon sano tempo libero per informarmi sui supereroi che, palesemente, mi copiano la tuta."

"E' sarcasmo?"

"Tu che dici? Comunque, tanto amato non mi sembra, se c'è addirittura una taglia su di lui."

"In realtà," ammise Weasel "è sempre stato un eroe di cui si è sempre discusso. Molti lo definiscono l'eroe del popolo. E'-- sai, quello che aiuta la gente, che passa dallo sventare una rapina al recuperarti il tuo fottuto gatto finito in un fottutissimo albero, mentre altri, lo hanno sempre visto come una minaccia. E..."

Improvvisamente, fece una lunga pausa e, il mercenario, sospettò che volesse fare apposta una pausa drammatica.

"... in verità, qualche mese fa è successo una cosa parecchio grave." mormorò in un sussurro, avvicinandosi all'altro, come se quello fosse una qualche sorta di segreto "Si dica abbia ucciso una ragazza innocente. Per il mondo in cui viviamo, questo è solo una piccola cosa ma..."

"... Per uno tanto amato, anche uno piccolo scandalo può stroncare una carriera." concluse Wade, annuendo seriamente "Un po' come quando si scoprono i segreti osceni di quelli che concorrono per la casa bianca o quando Britney Spears si è rasata a zero."

"Vedo che capisci." disse l'uomo con gli occhiali, con un sorrisone "E' un lavoretto interessante, non trovi? Tanti soldi in ballo, un supereroe corrotto..."

"Potrebbero benissimo farci un film quelli della Marvel." annuì il mercenario, con un sorriso.

"In realtà c'è di più."

"Sì?"

"Nessuno sa la sua vera identità."

Vedendo gli occhi del barista brillare, il canadese iniziò a chiedersi se gli stesse commissionando la morte di questo Spider-man o se volesse un suo autografo.

"...Quindi?"

"Come quindi??" ribattè l'altro infervorato "E' un personaggio famoso, in circolazione da anni, tu non hai idea di quante persone vorrebbero conoscere la sua vera identità. Non hai idea di quanto pagherebbero."

A quel punto, Weasel poggiò i gomiti sul bancone, inclinandosi lievemente.

"Te la butto lì." disse in un sussurro, in modo che sentisse solo l'altro "Metti che accetti, okay? Il mandante si è proposto di pagare una parte della somma, quindi per armi, munizioni e quant'altro sei apposto. Lo catturi. Prima di ammazzarlo, facciamo partire una diretta, dove sveliamo la vera identità del tizio. A chi paga prima, avrà il video in esclusiva. Poi lo ammazzi e ti becchi l'intero malloppo per la sua taglia. Due piccioni con una fava. Direi anche tre piccioni, visto che ti faresti un nome come Deadpool. La tua nuova identità è ancora poco conosciuta, no? Ti aiuterebbe a farti un bel po' di pubblicità."

Wade ascoltò il piano folle dell'altro, per poi abbassare nuovamente lo sguardo sul poster.

"Mmmmh, non ne sono sicuro, Weasel."

"Come non sei sicuro? Hai idea di quanti chimichanga potresti mangiarti con quei soldi? INFINITI! PUOI FARTI ANCHE UNA FOTTUTA CASA DI CHIMICHANGA, SE VUOI."

Come il barista alzò di colpo la voce, i brutti ceffi all'interno del locale si fermarono - anche quelli che si stavano picchiando - per fissarlo incuriositi.

"Oh, che avete da guardare?! Continuate a menarvi, forza. Ho fatto una scommessa su chi vince." esclamò irritato, per poi rivolgersi nuovamente all'uomo di fronte a lui "Bene Wade, se non ti ispira la montagna di soldi, la pubblicità gratuita, il far fuori una persona cattiva - e sappiamo bene entrambi quanto ti piaccia uccidere i cattivoni - non mi resta altra scelta che rivelarti una terribile verità."

A quel punto, l'occhialuto poggiò la mano sulla spalla di Wade, che lo guardò con un sopracciglio alzato - si fa per dire, visto che ormai non aveva più neanche un pelo in tutto il corpo - con fare perplesso.

"Spider-man è apparso prima di Deadpool. Secondo te, la gente chi penserà che ha copiato la tutina a chi?" esclamò Weasel con fare serio "Immagina, mentre vuoi accoppare un qualche trafficante di droga, ecco che ne appare qualche moccioso, scambiandoti per il supereroe dei suoi sogni, perchè vuole una foto, un abbraccio o che so io. Ma ovviamente avrai le tue cose da fare, non avrai di certo il tempo di farti i selfie con i marmocchi mentre uccidi gente, non è politicamente corretto. A quel punto, il bambino fa i capricci o, peggio, si mette a piangere e non importa quanto gli dirai che non sei il suo fottutissimo eroe del cazzo ma-"

"Hai finito?"

"Ma come, stavo per arrivare alla parte dei genitori inferociti, la polizia e-"

"Fanculo Weasel."

"Niente, con te non si può proprio parlare in questo periodo." esclamò il barista, visibilmente offeso "Quindi, ci stai o no? Non te lo ripeterò di nuovo."

Il mercenario pensò nuovamente a quella proposta.
Effettivamente, l'uomo gli aveva dato solo buone motivazioni per accettare quella commissione, senza contare che, visto il brutto periodo che aveva passato, cambiare aria gli avrebbe fatto più che bene.
Dopotutto, Francis ora era bello che morto, non c'era modo di sistemare la sua brutta faccia ma era praticamente immortale e Vanessa.... beh, era andata.
Era arrivato il momento di iniziare un nuovo capitolo della sua vita.
Mentre Weasel, felice che l'altro avesse accettato l'incarico, iniziava ad offrire un giro a tutti quelli presenti nel locale, Wade posò nuovamente lo sguardo sulla locandina della taglia del supereroe con un sospiro rassegnato.
Era proprio un peccato doverlo uccidere perchè, da quella foto, sembrava avere proprio un bel culo.

****

"...Questa sarebbe l'introduzione della storia, davvero? E' così dark che sembra averla creata la DC, dopo aver fatto abbondante uso di crack. Se proprio si voleva fare qualcosa di quanto meno interessante potevamo intonare un'introduzione a ritmo di WIlly, il principe di Bel-Air e-"

"Mamma, perchè quel signore terrificante parla da solo?"

Sentendo una bambina al suo fianco parlare, sbattè gli occhi, rendendosi conto dove fosse in quel momento.
Era su una metro e, a quanto pareva, stava facendo uno dei suoi monologhi ad alta voce.
Come la madre della precedente ragazzina tappò la bocca a quest'ultima, per poi allontanarsi velocemente, notò immediatamente gli sguardi ricolmi di pietà e di disgusto su di lui.
Tempo addietro, quando era bello, sexy e con una bella pelle, se faceva qualche stranezza - come avere dei monologhi per i fatti suoi - buona parte delle persone lo trovava intrigante ora, che era un brutto incrocio fra Ryan Reynolds e uno Shar Pei, le stesse persone trovavano uno strano impulso di sparargli lo spray al peperoncino dritto negli occhi o, quanto meno, ad allontanarsi.
A quanto pare, l'enorme felpa, la visiera e gli occhiali da sole a forma di cuore, non avevano impedito agli altri di notare la sua pelle.
... O quello strano accozzaglia di robe addosso, l'aveva fatto sembrare ancora più strano del solito.
O entrambe le cose, chi può dirlo.
Dopo aver scrollato le spalle, decise di mettersi in un angolino della metro, guardando in alto per vedere quante altre fermate mancavano ancora per la sua destinazione : il Queens.
A detta di Weasel, per quanto il bersaglio bazzicasse in giro per New York, le sue apparizioni si concentravano - in particolar modo nel primo periodo - nella zona del Queens.
Poteva essere una mera coincidenza ma qualcosa diceva a Wade che andare in quel bordo era una buona idea per iniziare a rintracciare quel lurido ragno di fogna.
Il canadese poteva avere tanti difetti, avere varie lacune - specie nei rapporti umani - ed essere un incapace in tante cose - tipo rompere puntualmente le linguette delle scatolette di tonno - ma era un ottimo mercenario.
Si poteva dire che era nato per questo.
E poi il Queens gli causava un senso di nostalgia, per qualche strana ragione.
Non sapeva bene se fosse stato per il cancro terminale che aveva avuto, se il suo cervello era completamente andato a seguito degli esperimenti che l'avevano portato a diventare Deadpool o se, ancora, fosse dovuto a qualche meccanismo di difesa - come gli aveva suggerito Jack, un mercenario eroinomane che frequentava il Sister Margaret's - ma i suoi ricordi, specie su determinati avvenimenti nella sua vita risultavano confusi e non chiari.
Ad esempio, ricordava di esserci già stato in quel paese - ma con quella feccia che era suo padre era stato praticamente in metà America e Canada - ma non ne ricordava i dettagli, se non un senso di calore e nostalgia.

"Brr, questa fanfiction sta diventando cringe..." borbottò fra sè e sè con un leggero tremolio, guardandosi poi intorno.

Un poveraccio che suonava una qualche melodia del suo paese natale con un violino scordato, una donna anziana seduta che piangeva sommessamente, un gruppo di ragazzini irritanti che, come si era avvicinato un uomo di origine straniera, si erano spostati velocemente: insomma, non un bel posto da ricordare con gioia.
Ora, quel posto non era niente a confronto di altri posti in cui era stato decisamente più malfamati, ma anche il Queens era marcio.
Fortuna che c'era gente come lui che si divertiva a 'ripulire' un po' in giro.
E lo pagavano anche!
Forse l'unica non felice del suo lavoro era la sua coinquilina Al, che spesso si ritrovava la casa che puzzava incredibilmente di sangue.
La cosa però era assai comica, visto che poi lei girovagava per l'appartamento in cerca di qualche macchia, andando alla cieca perchè, effettivamente, lei era ciec-
A interrompere la frenesia dei suoi pensieri, una persona abbastanza sospetta che girovagava nei vagoni della metro.
Felpa con cappuccio a coprirgli il viso, fare furtivo in cui guardava tutto e tutti: che fosse un taccheggiatore?
Cercando di non attirare l'attenzione - cosa assai difficile visto il suo aspetto - Wade provò a osservare quel tipo sospetto, in modo da beccarlo con le mani nel sacco e sferrargli un cazzotto sul muso.
Sperò che si spicciasse, visto che aveva un po' di nervoso da smaltire e picchiare un ladruncolo da quattro soldi, non sarebbe stato male.
Peccato che le cose non andarono come si sarebbe aspettato.

"Signora." mormorò il ragazzo incappucciato, sfiorando gentilmente la spalla dell'anziana in lacrime, tirando fuori dalla tasca un portafoglio "Questo è suo? L'ho trovato per caso e-"

Immediatamente, la signora smise di piangere di colpo, iniziando a parlare probabilmente in spagnolo - il mercenario non capiva bene perchè la donna aveva iniziato a parlare ad una velocità invidiabile.
Quel poco che capì era che lo stava ringraziando ma non solo,  si era perfino offerta di dargli qualche spicciolo per il favore fattole ma che il ragazzo si era rifiutato.

"Woh." si ritrovò a mormorare il canadese fra sè e sè.

Allora anche nel Queens c'era qualcuno di decente, ne era genuinamente impressionato.
Continuò ad osservare 'l'eroe' senza volto che, dopo essersi guardato intorno e forse notando gli sguardi addosso, si mise nell'angolino della metro, proprio vicino a Wade.
Il suddetto non si lasciò di certo l'occasione.

"Ehi amico." gli mormorò, facendo sussultare l'altro "Ho visto quello che hai fatto con quella tizia. Sei stato forte."

"Uh... Grazie-" rispose l'altro a disagio, forse per l'imbarazzo o forse perchè uno sconosciuto aveva preso a parlargli di botto "Ma in realtà non ho fatto niente, davvero. Lo avrebbe fatto chiunque altro."

"Nah, chiunque altro avrebbe intascato i soldi e rivenduto il portafogli. E rivenduto la povera signora a qualche losca figura. Sai quanti marshmallow ti puoi fare vendendo una povera vecchietta?"

"... Uh, ok-"

Palesemente, il ragazzo al suo fianco stava cercando in tutti i modi di tagliare quella conversazione, tant'è che dallo zaino estrasse cellulare e cuffiette.
...Peccato che stesse parlando con Wade, il mercenario chiacchierone e che non era per nulla intenzionato a lasciar perdere la cosa.

"Bene, ma dimmi." disse ancora, dove l'hai trovato? Strano che tu l'abbia trovato intatto, solitamente come tocca terra, puff, cose del genere spariscono subito." disse ancora, con sincera curiosità.

"Eh? Non so, l'ho trovato a terra e-"

"Dici in uno dei vagoni? Nei corridoi della metro? Nelle strade di New York?? E' comunque un bel tragitto e hai faticato davvero tanto per ridare un semplice portafoglio per non avere nulla in cambio. Dimmi un po', hai per caso un fetish per le donne di una certa età?"

"...Come prego?"

Per sua fortuna - o sfortuna, a seconda di come si vede la cosa - Wade non ebbe il tempo di parlare nuovamente perchè la metro, come aprì le porte- segno che erano arrivati ad una fermata - fece entrare un ammontare di persone così vasto, che tutti furono schiacciati come sardine.

"Ma che ca- perchè ho deciso di andare in metro oggi? Ah sì, giusto. Zootropolis. Judi, perchè mi hai fatto questo??" esclamò il canadese esasperato, sbuffando.

Non solo era appiccicato a un sacco di persone - e non in senso positivo - non solo aveva gli occhiali da sole che si stavano appannando e non gli permettevano di capire dove uscire, ma aveva un qualcosa di grosso e duro che gli premeva sulla coscia.

"Okay amico, non so chi tu sia, apprezzo il tuo spirito di iniziativa, ma il durello nella metro proprio-"

"E-Ehi, io non c'entro niente!" ribattè l'altro, completamente nel panico "E' la mia macchina fotografica."

Oh, riconosceva quella voce: il finto-taccheggiatore!
 
"... Macchina fotografica?" ripetè Wade, davvero poco convinto.

"Sì, davvero!" rispose nuovamente l'altro con voce sempre più imbarazzata "Se... se non fosse che sono incastrato, ti sposterei la borsa ma-"

Il mercenario sospirò, iniziando a tamburellare le dita su... qualcosa. Ormai lo spazio- tempo, in quella dimensione, erano qualcosa superata.

"Okay." disse infine, toccando l'origine del suo fastidio "Penso di ... averla in mano. Dio, quanto suona male ogni parola detta da me ma- senti, ti scoccia se la sposto, mh? Cerco di fare piano."

Non ricevette risposta.

"Amico, allora? Ho gli occhiali appannati, se mi hai fatto qualche segnale con la testa, sappi che non l'ho visto."

"A-ah, scusa, certo va bene."

Con una lentezza e classe non degni di lui, trascinò la borsa a quello che sembrò il fianco dell'altro, in modo da non essere più una rottura per lui.
Essendo che erano tutti schiacciati, Wade poteva sentire ogni piccolo movimento delle altre persone, fra cui il ragazzo davanti a sè, ed ebbe come l'impressione che stesse tremando lievemente.

"Fatto." disse, con uno sbuffo "Non ti ho toccato in punti strani, vero? A questo giro, posso dire seriamente che non l'ho fatto con intenzioni strane. A proposito, riesci almeno a togliermi gli occhiali? Non mi dispiacerebbe vedere dove sto andando a toccare."

Senza rispondere il ragazzo, con enorme difficoltà, sembrò accontentarlo e cercò di sfilargli da dosso, con scarso successo, visto che gli occhiali caddero non si sapeva bene dove.

"Oddio, sono mortificato, te li ricompro giuro-"

"Macchè, ne ho venti a casa, anzi, ti ringrazi-"

A interrompere sul nascere l'ennesima chiacchierata del mercenario - che neanche il pensiero del soffocamento sembrava arrestare la sua chiacchiera - la vista di chi aveva di fronte.
Per qualche strano scherzo del destino, davanti a sè aveva la rappresentazione del suo tipo ideale in carne ed ossa.
Più basso di lui di una decina di centimetri, capelli arruffati e sbarazzini che si intravedevano da sotto il cappuccio, occhioni marroni che sembravano gridare 'mangiami' e per ultimo, ma non per importanza, sembrava non provare ripudio nei suoi confronti.
Insomma, una reazione normale era una faccia schifata, sul punto di vomitare ma, invece, sembrò abbastanza normale.
Al massimo, sembrava un po' sorpreso.
A quel punto, le cose erano due : o quello era più fuori di testa di lui o era qualche tipo a cui piacevano cose strane, tipo i furry.
In ogni caso, erano due cose che gli andavano comunque bene.
Aaaah, la magia di avere bassi standard.

"... Comunque, se proprio hai voglia di sdebitarti, conosco due o tre modi. Iiiinsomma, potremo prendere un tacos assieme o, se vai di fretta, possiamo passare ai convenevoli e-"

"Sei... per caso Wade?"

Il canadese si gelò all'istante a quelle parole.
In circostanze normali, era per pochissimi motivi che la gente sapeva il suo nome : o era qualcuno che lo voleva assoldare per un lavoro o era qualcuno che lo voleva morto.
Ma quel tipo...insomma, non sembrava per niente del giro.
Era il classico tipo che vedevi nelle pubblicità felici di qualche merendina scadente.
Una persona totalmente innocua.
Allora... Come faceva una persona che sembrava totalmente il suo opposto, conoscerlo?

"Se Wade Wilson?" ripetè nuovamente il ragazzo.

"Io... Sì, Wade Wilson al tuo servizio." esclamò il mercenario con un sorrisone istintivo "E tu chi saresti, splendore? Perdonami, non sai quante botte in testa ho ricevuto da piccolo, la mia memoria fa cilecca."

Il ragazzo tacque per un lungo istante, come se non sapesse se continuare o meno, e ciò riempì Wade solo di un enorme curiosità.

"...Forse non te lo ricorderai." decise di continuare l'altro, per la gioia del canadese "Ma... Un tempo vivevi nel Queens e- andavamo a scuola assieme, diciamo. Non so se mi considerassi un amico e- insomma. Il mio nome è-"

Improvvisamente, senza che avesse il controllo di sè, un nome gli uscì dalla bocca.

"Peach."

"...E' Peter." mormorò il castano, con un leggero sorriso "Ma te lo concedo per questa volta."

****

Quello era stato forse il momento più imbarazzante nella vita di Wade Wilson, ed era un tutto dire visto che era... beh, era Wade Wilson.
Dopo quel patetico ritrovo fra 'compagnetti di scuola', passarono lunghi istanti fra loro dove la cosa più intelligente che riuscirono a dirsi era 'eeeehhh' o 'aaaaahh' e sarebbe andato così per tutto il tragitto, se non fosse che alcune persone nella metro, irritati già per essere appiccicati fra di loro, gli urlarono contro di risparmiare loro quel teatrino imbarazzante.
Il canadese era segretamente grato a quel branco di maleducati per avergli impedito di rendersi ulteriormente ridicolo.
Se ne era dimenticato per un lungo, lunghissimo periodo ma solo Peter Parker era riuscito a metterlo così in difficoltà, in tutta la sua vita.
Ammazzava la peggiore feccia in circolazione, si faceva esplodere all'occasione ma, a quanto pareva, non riusciva a parlare ad un ex... amico.
A rendere il tutto più imbarazzante, entrambi uscirono nello stesso momento dalla metro dove, istintivamente, si lanciarono un'occhiata perplessa.
...Dio, sembrava che lo stava stalkerando o qualcosa del genere.

"Quindi...." mormorò il moro mentre si incamminavano insieme verso l'uscita, interrompendo il silenzio fra loro "... sei tornato nel Queens?"

"Uh. Sì. Per un po'. Questioni di lavoro." rispose, stando più possibile sul vago.

Non poteva di certo dire al ragazzo più normale che conosceva che era un mercenario assoldato per ammazzare un supereroe mascherato.

"...Capisco." disse semplicemente Peter - e Wade lo ringraziò mentalmente di non aver indagato oltre sul suo lavoro "In realtà, pensavo che non saresti più venuto qui. Visto, sai, quello che ti è successo."

Ora: di che diavolo stava parlando?
Visti i suoi 'piccoli' problemi di memoria, era già un miracolo che, dopo tanto tanto, si ricordasse dell'altro ma non ricordava proprio tutto.
Tipo, il motivo per cui era andato via.
Ricordava vagamente che era il giorno del compleanno del ragazzo e poi.... e poi si ricordava direttamente che fosse finito sotto le armi e- un momento.
L'aveva mollato il giorno del suo compleanno!
Cristo, era proprio il peggior cattivo di qualsivoglia serie.
Peggio di quella volta in cui Thanos- ah no, qui non era successo.
... Uh, dov'era arrivato?
Ah sì.
Non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando.
Urgeva una risposta semplice ma intelligente.

"Uh."

Wade aveva solo un compito e l'aveva fallito miseramente.

"... Quindi la macchina fotografica sta bene?" disse di colpo, sperando di sviare il discorso.

"Oh! Cavolo, giusto."

Fortunatamente, quella domanda diede l'effetto sperato e, come uscirono fuori, il newyorkese si fermò in un angolo ed aprì la borsa.
Il canadese rimase poco distante, osservando la scena, con fare quasi nostalgico.
Ricordava piuttosto bene quella macchina fotografica e il proprietario che si divertiva a fare foto.
Da quello che poteva capirne, era anche piuttosto bravo.
Tuttavia... a quel quadretto, sembrava mancare qualcosa.

"Gli occhiali."

Peter alzò lo sguardo, fissandolo con fare interrogativo.

"Dici a me?"

"Sì. Gli occhiali." ripetè ancora "Non li portavi? Sei passato alle lenti o-"

"Aaaaaah, sì, giusto." rispose l'altro, improvvisamente nervoso "Diciamo che- mi è passata. In qualche modo."

Wade alzò il sopracciglio : ' in qualche modo '?
I problemi della vista si risolvevano così, a caso?
La cosa gli sarebbe puzzata, se non fosse che quel ragazzo era un genio - di quelli a cui lanciano borse di studio a vista - mentre il canadese non si era neanche diplomato, per cui, se lo diceva Peter, doveva essere vero, 'in qualche modo'.

"Capito." disse, facendo spallucce "Quindi... E' apposto? Mi sentirei in colpa a, sai, averti fatto esplodere la macchina fotografica. Se c'è qualche danno, te lo ripago, non è di certo un problema. O te la ricompro. O compro te- il tuo tempo e ti ricompri la macchina e- insomma, i soldi non mi mancano."

Dio, sapeva che non doveva riguardarsi Pretty Woman prima di partire.

"Nah, non ti preoccupare." rispose l'altro, ignorando bellamente le sue molestie sessuali "E poi non la sostituirei per nulla al mondo, è un ricordo prezioso."

Silenzio.
Non aveva davvero idea di che altro dire anche se sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa.
Ora sapeva come si sentivano quelli che partecipavano ad America's Got Talent.

"Bene, non sembra che ci sia niente di rotto." annunciò con un sospiro di sollievo il newyorkese, per poi spostare l'attenzione su Wade "Se sei rimasto perchè preoccupato, ora puoi andare. Nel senso, immagino tu abbia le tue cose da fare con il tuo lavoro."

Il mercenario si paralizzò a quelle parole, allargando per qualche istante gli occhi.
Quelle parole potevano sembrare parole come delle altre a qualsiasi altra persona, ma non per lui.
Insomma, come osava quello là pensare che un essere ignobile come lui potesse fare qualcosa così nobile come preoccuparsi per qualcun'altro?
Okay, un po' aveva ragione, ma non era quello il punto.

"Veramente-"

"Oh, eccoti dov'eri Pete! Visto che tardavi, sono venuta a prenderti alla metro. Lo so che col tuo lavoro è normale ma..."

Ad interrompere sul nascere quello che doveva essere un altro discorso sconclusionato del canadese, una donna sulla settantina, dai capelli corti che le davano l'aria un po' sbarazzina e- oh, aveva capito chi era.
Per delle ragioni che ancora gli erano poco note, il ragazzo viveva con i suoi zii e la zia si chiamava...
... non si ricordava.
Ma ricordava piuttosto bene di averci fatto un pensierino o due ma... ehi, a sua discolpa, in quel periodo aveva il durello facile.
Non che ora la cosa fosse migliorata ma-
Okay, tornando ad ora, quello era forse il momento migliore per svignarsela, approfittando di quella riunione di famiglia, poteva svignarsela da quella situazione, evitando saluti imbarazzanti.
Sarebbe diventata l'ombra della notte, sarebbe diventato Bat-

"... Comunque zia, ho incontrato Wade. Ti ricordi di lui? Andavamo tempo fa a scuola assieme, lo aiutavo con i compiti."

Non aveva idea di che diavolo fosse successo mentre faceva i suoi monologhi in solitaria ma sapeva che ora due paia di occhi lo fissavano.
Addio alla sua idea di fuga.

"Oh... Ehi! Come but-"

"Oh buon dio!" esclamò la donna, avvicinandosi con sguardo di sincera preoccupazione "Che ti è successo caro? Insomma, la tua pelle, tu-"

"Ah, sì, è una roba abbastanza nuova." rispose con allarmante tranquillità "Diciamo che il cancro non perdona. Ma a volte sì, ma ti lascia dei brutti ricordini, non so se mi spiego."

Calò un silenzio glaciale nella quale zia e nipote guardarono Wade con un misto di stupore e afflizione.
Cavolo, dimenticava che quelle erano genuinamente delle brave persone che, se dicevi loro una cosa del genere, si preoccupavano a morte, nonostante fosse un signor nessuno.
Quasi gli mancavano i discorsi di Weasel dell'ananas marcio e del fico d'india non sbucciato.
E, ancora di più, si pentiva sempre più di non aver accettato un passaggio da Dopinger.

"... sono una persona orribile, scusate, ma sto bene giuro. Qualche trauma qua e là ma niente di più di quelli che avevo già prima."

"Umh." mormorò la signora, poco convinta "Rimarrai qui per un po'? Hai bisogno di un posto dove stare o-"

"No nonono, cioè sì, so dove stare. Starò qui per qualche tempo. Lavoro. Sì, onestissimo e pulitissimo lavoro" esclamò il canadese, cercando di fare un sorriso rassicurante ma era alquanto sicuro di aver spaventato un branco di turisti a 500km di distanza "Anzi, stavo giusto andando al mio, uh, nuovo appartamento."

"Va bene caro, ma se hai bisogno di qualsiasi cosa, non esitare a chiedere." continuò, con fare un po' insistente "Hai... hai un po' di tempo? Se vuoi, puoi venire con noi al F.E.A.S.T.  e... insomma, non sarà tutto sto granchè ma, almeno, passeresti un po' del tempo in compagnia e-"

"Zia May, penso che Wade voglia andare al suo appartamento ora, sarà stanco." la interruppe Peter, posando dolcemente una mano sulla spalla della donna.

Okay, Peter Parker era diventato ufficialmente il suo eroe.
Non solo gli aveva ricordato il nome della donna, che sperava di non dimenticare presto, ma l'aveva appena liberata da una situ- no, momento, pensava che ci volesse così poco per liberarsi di una piattola come Wade Wilson?
Ppppff, povero illuso, lui era una piattola recidiva!

"...Sai cosa ti dico, May? Ho proprio voglia di visitare il F.E.A.S.T. anche se non ho la più pallida idea di cosa sia."

****

Wade ci arrivava che non fosse chissà che persona colta ed intelligente ma, mai come in quel momento, si era rattristato di non avere un cervello che gli imponeva di non agire prima di aver pensato attentamente alle conseguenze.
Aveva scoperto, in quel breve lasso di tempo in cui avevano camminato assieme - sotto lo sguardo perplesso di Peter che, molto probabilmente, si era chiesto che ci facesse lì invece di fuggire via - zia May gli aveva spiegato che il F.E.A.S.T. fosse un centro di assistenza per senza tetto nella quale, da un paio di anni a questa parte, lei lavorava.
Quel giorno in particolare, era in atto una specie di 'campagna pubblicitaria', per spingere la gente a donare e bla bla bla, un sacco di bontà che gli faceva onore ma che, a lui personalmente, iniziava a cariare i denti.
E, ah sì, Peter avrebbe fatto qualche foto del posto, delle persone al suo interno e così via.
Appena arrivati lì, tuttavia, la donna con una certa apprensione, fece presente al canadese che c'erano tanti posti liberi, che se voleva c'era un pasto caldo e lì Wade capì che la signora fosse preoccupata che fosse un qualche sorta di senza tetto.
E non c'era da stupirsene, visto il suo aspetto e il suo abbigliamento ma era abbastanza sicuro che, se non fosse che May era realmente mossa da buone intenzioni, l'avrebbe mandata bellamente a quel paese.
Così, per placcare l'angoscia della povera donna, tirò fuori il portafoglio, mettendo la bellezza di 300 dollari nel contenitore delle offerte, sottolineando anche che 'se avanzavano soldi, non gli sarebbe dispiaciuta una bella statua di se stesso che mangiava un chimichanga al centro della struttura ' ed infine, si era proposto di aiutare perchè stava diventando, per un motivo o per l'altro, il fenomeno da baraccone della situazione.
Morale della favola? Aveva passato le ultime ore a spostare scatoloni su scatoloni nel magazzino di un centro di senza tetto, invece di masturbarsi comodamente nel suo nuovo e momentaneo appartamento.
La vita sapeva essere davvero ingiusta.

"Ah, sei qui."

Ad interrompere i suoi borbottii solitari, Peter con la macchina fotografica da una parte e una busta di plastica nell'altra.

"Sei venuto anche tu ad offrirmi un letto ed un pasto caldo?" esclamò Wade con fare sarcastico.

"In realtà, ni." ribattè il moro, avvicinandogli la busta "E' ora di pranzo e zia May mi ha mandato a cercarti per darti qualcosa da mettere sotto i denti. Penso sia il minimo visto il lavorone di volontariato e la tua generosa offerta. A proposito, mi hanno anche detto di dirti grazie."

Al pensiero che potesse mangiare qualcosa, il mercenario si tranquillizzò per un'istante, così prese la busta, tolse la stagnola da uno dei panini ma, con suo grande orrore, si accorse troppo tardi che c'era anche la pellicola intorno al suo cibo.
Stava sputacchiando la pellicola, cercando di mangiarsi il panino, quando si accorse che il moro era rimasto lì con lui a guardare la macchina fotografica.

"Stai rimanendo a farmi compagnia perchè--?" chiede Wade, alzando un sopracciglio.

"In verità," rispose l'altro, senza togliere gli occhi dal macchinario "è qui che vengo quando devo guardare le foto fatte, selezionare quelle uscite meglio e così via. Quindi, ironia della sorte, sei tu che stai facendo compagnia a me."

Gli occhi del mercenario divennero due fessure, dando un'occhiataccia al ragazzo al suo fianco.
Sperava davvero di tagliere corto con due spiegazioni striminzite e quel tono statico?
Gli avrebbe fatto staccare gli occhi dalla macchina fotografica, fosse l'ultima cosa che faceva.

"Sì? Usi spesso la macchina fotografica? Quindi fatte spesso ste' trovate pubblicitarie per i poveretti? Gesù sarà sicuramente fiero di voi." incalzò subito il canadese, con un sorrisone strafottente.

"Non quante credi tu." rispose semplicemente, imperterrito "La macchina la uso principalmente per il lavoro al giornale."

Wade si accigliò.

"Lavoro al giornale?"

"Sì, lavoro come fotografo freelance al Daily Bugle." ribattè nuovamente "E' un giornale abbastanza famoso, dovresti conoscerlo."

"Ah sì, certo."

Non aveva la più pallida idea di cosa fosse il Daily Bugle ma i giornali li usava solo per leggere la striscia dei fumetti, quindi era abbastanza normale.
Ad ogni modo, quel commento lo sorprese non poco.
Si aspettava che l'altro avesse preso il suo ventesimo dottorato, non che lavorasse al giornale.

"E'... un part-time per pagarti gli studi?" azzardò il canadese.

"... Inizialmente." rispose Peter e, stavolta, smise di toccare i tasti della macchina fotografica "Ora... Diciamo che mi sono preso una pausa dall'università."

Wade si ritrovò nuovamente a tacere, masticando in completo silenzio ciò che era rimasto del suo panino.
Osservò il viso del moro, come se lo vedesse per la prima volta.
Gli sembrava un po' spento ma, soprattutto, stanco come se avesse il peso del mondo sulle sue fragili braccia.
Si chiese cosa mai fosse successo ad un normale ragazzo di 24 - 25? - anni per avere quel genere di espressione.

"...Perchè?" chiese quindi Wade, cautamente.

A quel punto - come giusto che fosse - il canadese si aspettò di essere mandato a quel paese o che gli venisse intimato di farsi gli affari suoi o entrambe le cose invece, Peter lentamente si voltò verso di lui e i suoi occhi nocciola incontrarono quelli dell'altro.

"... E' complicato."

Dette queste parole, il moro sistemò velocemente la macchina in borsa per poi alzarsi e uscire dalla stanza.
Wade si ritrovò senza parole per un lungo istante.

****

"Oh Wade caro, sei ancora qui?"

Il canadese si irrigidì appena sentì la voce della donna all'uscita della struttura.
Alla fine, non vide più Peter per tutta la giornata ma, a detta delle altre persone che lavoravano lì dentro, pareva che fosse alquanto normale : il ragazzo aveva un po' il vizio di sparire o di fare ritardo.
Quindi, sostanzialmente, quella giornata era stata la più noiosa della sua vita.
Ora quello che voleva fare era farsi un bagno caldo, mettere su un DVD di Cuori senza età ed addormentarsi con la voce di Bea Arthur in sottofondo.
Non chiedeva molto ma, a quanto pareva, il mondo voleva fargli rimpiangere ancora per un po' il fatto di aver preso quella dannata metro quel giorno.

"...Serve altro?" ribattè, senza nascondere una certa insoddisfazione nella voce.

"Oh, no no, assolutamente." rispose l'altra, con un sorriso "Mi chiedevo solo se potessi dedicarmi cinque minuti del tuo tempo. C'è della cioccolata, nel mio ufficcio."

Niente, Wade non poteva rispondere a quel cazzotto di affetto materno condito con della buona cioccolata.
Suo malgrado, quindi, acconsentì e seguì la donna nell'ufficio.
La stanza era molto piccola, al suo interno una scrivania con dei documenti e delle foto della sua famiglia e alcuni certificati appesi al muro.

"Prego, siediti pure." gli disse gentilmente, indicandogli una sedia davanti alla scrivania.

Come fece quanto gli era stato chiesto, anche May si sedette, tirando fuori da un qualche cassetto due bicchieroni di cioccolata di una qualche marca famosa che posò sul tavolo.

"Mi sono permessa, col permesso degli altri membri, di prenderti questa bevanda in segno di ringraziamento. Dopo tutto l'aiuto e quella cifra... è davvero il minimo. Ci hai aiutato tantissimo e, grazie a te, sono sicura che faremo felici un sacco di persone." mormorò, con sincera gratitudine "Anche se, per certi versi, si può dire che hai pagato tu le nostre due cioccolate."

Wade aprì cautamente il tappo della sua cioccolata, formando un enorme 'o' con la bocca.
Cioccolata, con marshmallow e tanti, tantissimi zuccherini.
Per una delle poche volte nell'arco dell'intera giornata, aveva pensato che, dopotutto, aveva fatto bene a prendere la metro.

"Oh May, potrei fare qualsiasi cosa per lei, anche uccidere qualcuno, per una cioccolata del genere." disse il canadese felice, assaggiando una lunga sorsata della bevanda.

La donna ridacchiò innocentemente, inconsapevole di quanto quell'affermazione fosse pericolosamente vera.

"Ad ogni modo..." mormorò la donna, sorseggiando con calma la sua bevanda "... ti vorrei parlare di alcune cose."

Wade smise di colpo di bere e, posando di botto il bicchiere sul tavolo, rivelò metà faccia sporca di cioccolato e zuccherini azzurri sul naso.

"Fì?" borbottò il mercenario, masticando più che potè i marshmallow, facendo abbastanza rumore.

"Innanzitutto," sussurrò May, come se non stesse succedendo niente "mi volevo scusare per esserti sembrata molesta inizialmente. Il mio... lavoro mi è molto a cuore. Sai, iniziai a lavorare qui, qualche tempo dopo la morte di mio marito."

Wade ingoiò di colpo tutto ciò che aveva in bocca, rischiando un soffocamento.

"Ben è... morto?"

La donna annuì con un sorriso triste, per poi spostare lo sguardo su una delle foto nella sua scrivania, sfiorandola con l'indice.
Il mercenario riflettè sulla nozione appena appresa.
Sarebbe stato falso dire che avrebbe potuto piangere per una notizia del genere ma era vero che la notizia l'aveva un po' scosso.
Ben è... era una brava persona, come ce n'erano poche.

"Mi... spiace." borbottò l'uomo, non sapendo bene come comportarsi in quelle occasioni.

"Non ti preoccupare, è successo tanto tempo fa." lo rincuorò "E' stato un periodo difficile ma... soprattutto grazie a Peter, ce l'abbiamo fatta. Aveva quasi 16 anni quando è successo e, posso dire, che è stata la mia roccia. Non solo in quell'occasione, ovviamente. E...."

May si fermò rimanendo con la bocca semi socchiusa, come se non sapesse come continuare.

"... Sai, è proprio di Pete che ti volevo parlare."

A quelle parole, Wade drizzò le orecchie e si concentrò completamente sulla donna.
Aveva capito che gli stava chiedendo.
Lei voleva... voleva... accoppare il nipote.
Ma sì, con lui fuori dai piedi, poteva avere il dominio di tutto il Queens.
Ce la vedeva con gli occhiali da sole, abiti firmati di pelle che, con una mazza in mano ordinava al suo gruppo di senza tetto, che in realtà erano soldati ben addestrati, di andare a sfasciare tutto, di piegare i forti e--- sì, il cioccolato gli aveva dato alla testa.

"Sai," continuò la donna, ignara dei pensieri dell'altro "forse lo ricorderai anche tu, ma lui è sempre stato parecchio riservato. Penso non ci abbia mai voluto creare problemi e quindi cercava di fare il bravo ragazzo il più possibile, con la scuola, gli amici... effettivamente, posso contare sulla punta delle dita le volte in cui non si è 'comportato bene'. Ma..."

Si fermò nuovamente, stringendosi le mani.

"... Col tempo ha iniziato a chiudersi in se stesso e sono abbastanza sicura che ci sono parecchie cose che mi tiene all'oscuro. Ad esempio, sono ormai anni che non entro in camera sua e la chiude con un lucchetto. Che motivo avrebbe di non farmi entrare in camera sua?"

Il canadese tacque, perchè non aveva proprio cuore... non aveva proprio cuore di dire alla cara e vecchia May che, nonostante avesse un nipote perfetto sotto tanti punti di vista, anche lui avrà le sue riviste porno e tanti fazzoletti usati che non voleva far vedere alla zia.

"Poi è sempre in ritardo, sparisce e non si sa bene dove finisce." continuò la donna, con sempre più tristezza "Ho sempre evitato di fargli domande, perchè comunque è grande ed è normale che abbia anche lui dei segreti ma... diciamo che, ultimamente, non se la sta passando bene. Ti ha...detto qualcosa?"

Wade ripensò alla giornata con Peter.
La metro. I panini con la pellicola infame. Oh!

"... Mi ha detto che ha mollato l'università." borbottò, pensieroso.

"Ti ha detto perchè?"

Il mercenario tacque e la donna, forse intuendo la risposta, sospirò.

"Capisco. Penso che te ne parlerà presto."

Tacque ancora, poi continuò.

"Wade... lo so che può sembrarti una richiesta egoistica la mia. Dopotutto, sarai turbato... sei tornato qui, dopo tutto quello che è successo e... quello che immagino tu abbia passato, ma..."

Tacque ancora e Wade sentì l'irritazione crescere in lui.
Tutti sembravano sapere che cavolo era successo.
Tutti, tranne lui.

"... vorrei chiederti di stare vicino al mio Pete."

A quel punto, il canadese cadde dalle nuvole.

"Scusa se te lo dico ma... Che?!" esclamò, facendo una faccia contrariata "Non che non sia toccato da tutto questo bel discorsetto, sia chiaro, ma... perchè io? Abbiamo perso i rapporti in questi anni, no? Penso ci sia gente molto più indicata di me per stare vicino a tuo nipote."

"Diciamo che... ho sempre avuto molta fiducia nel vostro rapporto." disse la donna, con un sorriso "Vedevo com'era felice con te e, forse sarà il mio istinto di 'madre' a parlare, ma sono sicura che la tua presenza potrebbe aiutarlo. E, in un momento del genere, ha bisogno di avere vicino più amici possibili."

A quel punto, la zia avvicinò la mano alla sua e la strinse lievemente.

"Mi puoi aiutare?"

Il mercenario la fissò con un'espressione indecifrabile.
In tutti questi anni, questa era la richiesta più assurda che avesse ricevuto.
Senza contare che era una pessima idea per infiniti motivi.
Punto uno, era un mercenario.
Con quella nuova faccia, ancora in pochi lo riconoscerebbero ma, dopo che aver ammazzato quel supereroe, questo non sarebbe stato più così.
Lo stare vicino ad uno come Wade, poi, portava solo guai, visto tutta la gente che lo avrebbe voluto morto.
Per non parlare del fatto, anche nelle condizioni più normali possibili, non si parlavano da 10 anni e che sembrava essere successo un qualcosa che non ricordava per niente ma che tutti sembrano ricordare piuttosto bene.
Senza dimenticare che il canadese era più instabile che mai, non era poi tanto sicuro di far bene ad uno come Peter.
E poi... aveva già detto che era un fottutissimo mercenario?!
Col senno di poi, sapeva perfettamente cosa fare: rifiutare con garbo l'offerta, andarsene e non rivederli più, andare nel suo appartamento, studiare 'il caso Spider-man', accopparlo, prendersi tutti i soldi ed andarsene.
Eh sì, fare una qualche pausa tacos fra un'azione e l'altra.

"Ma sì, l'aiuterò." rispose, con uno strano sorriso "Dopotutto, non ho di meglio da fare."

Tuttavia, era sempre stato un fan delle pessime idee.



//Da vera pazza, ho deciso di portare avanti alcune storie e, con largo anticipo rispetto le mie previsioni, ho deciso di scrivere il seguito della mia precedente storia.
Sorpresi?:3
Sono passati 10 anni dal loro ultimo incontro e sono successe davvero, davverotante cose! Spero apprezzerete il cambio di atmosfera (per il momento, per il linguaggio e tutto penso finirà col rating arancione, fatemi sapere se dovrei passarlo al rosso!) tuttavia, la storia non avrà ancora una cadenza precisa anzi, per la precisione, aspetterò un po' di tempo prima di continuare a pubblicare i capitoli di questa storia (ho altri progetti che hanno la precedenza, al momento).
Come avrete intuito, se la storia precedente era dal punto di vista di Peter, questo sarà esclusivamente dalla parte di Wade e spero di saperlo muovere decentemente. ><
Ovviamente, non mi sono dimenticata di tutti i 'le cose in sospeso' lasciate nello scorso capitolo, vedrete che pian piano avrete tutte le risposte :B <3
Concludo, come al solito, ringraziando la mia amica Alice per le correzioni. <3
Passate buone feste ragazzi e fatemi sapere che ne pensate, se vi va! <3 <3

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Capitolo 2
*** 2° Capitolo ***


02indestructible ● Continuo della fanfiction Irresistible che potete trovare qui
● In questa fanfiction, NON si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a quello dei fumetti;
● I personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.


2° Capitolo.



"... E questo è quello che è successo nel capitolo precedente. Non ti sembra tutto dannatamente assurdo?!"

"... Wade, sono le due del mattino, perchè diavolo mi hai chiamato per parlare dei tuoi incontri imbarazzanti? E che diavolo è questo bordello in sottofondo??"

"Prostitute." esclamò il canadese, con un certo orgoglio nella voce "Ma non stanno facendo quello che pensi, Weasel, sei un pervertito, come ti ho cresciuto? Stanno facendo dell'innocua lotta con i cuscini mezze nude, ovviamente."

Mentre l'occhialuto sospirava pesantemente ed imprecava in svariate lingue, il mercenario si sistemò l'ennesimo bigodino sulla parrucca bionda che stava indossando e che gli ricadeva fino alle spalle.
Stringendosi nella sua vestaglia rosa shocking, posò lo sguardo su Lucy e Candy, le due simpaticissime squillo che avevano deciso di seguirlo a casa con un semplice incentivo dato dai soldi, sperando che ciò lo aiutasse a rilassarsi un po', ma niente da fare: la sua concentrazione era focalizzata solo su ciò accaduto quel giorno.

"So che hai il cervello completamente andato a male, ma giuro non ti capisco." borbottò Weasel, appena fu più tranquillo "Ma... perchè ti interessa tanto, quel tipo - Phills, giusto? E' un trombamico della tua adolescenza, no? Che ha di così speciale?"

"Intanto è Peter." specificò l'altro, inclinando la testa per tenere il cellulare sulla spalla, per poi iniziare a mettersi dello smalto per le unghie "E no, non è un trombamico, non dire queste cose su di lui."

"Ow, scusa, non dirmelo, era il tuo fidanzatino frocio?"

Sbaglio o sentiva del sarcasmo in quell'affermazione?

"...No, non avevamo neanche quel tipo di relazione." borbottò, pensieroso "Uh. Non credo fossimo amici."

"Come no. Che diavolo sarebbe allora?"

"...Beh... E'..."

Wade si fermò a pensare ad un lungo istante a Peter Parker.
I suoi ricordi erano sempre vaghi e confusi ma sembrava ricordare bene tutto ciò che riguardasse il newyorkese.
La prima memoria che aveva di lui era in un bagno scolastico e rimembrava ancora abbastanza lucidamente la prima cosa che aveva pensato: 'questo ragazzo ha il culo più bello che io abbia mai visto.'
Collegato al fatto che sembrava che fosse un tipo abbastanza impacciato e avesse qualche problema con i compagni di scuola, pensava che fosse una conquista abbastanza facile e non doveva neanche inventarsi scuse per incontrarlo perchè il preside l'aveva assegnato a lui come 'guida'.
Già si era immaginavo la scena: lui che lo difendeva da qualche tipaccio e quello che, per ricambiare, lo rinchiudeva da qualche parte per fargli qualche servizietto assai gradito.
A pensarci al tempo, oltre che vedere un sacco di porno scadenti, era molto incasinato in testa per quanto riguardava le relazioni umane.
Sarà stato il fatto che non avesse una madre, il fatto che avesse un padre di merda o il fatto che si spostavano in continuazione, non aveva mai stretto chissà che legame con gli altri.
Le persone erano un passatempo con cui divertirsi e via, nessun legame e, detta sinceramente, non pensava che Peter sarebbe stato diverso.
Era qualcosa già visto, si diceva.
...Ah, quanto sbagliava.
'Allora, mettiamo subito le cose in chiaro. Le cose sono due: o ti aiuto a studiare in qualche modo o ti arrangi da solo. Molto semplicemente.'
Furono le prime esatte parole che gli fecero capire che Peter Parker non era di certo uno che si faceva sottomettere così facilmente e la cosa l'aveva lasciato di sasso.
Insomma, il canadese era il doppio di lui, se solo avesse voluto, avrebbe potuto mandarlo all'ospedale solo col pensiero e quel ragazzetto moro era lì, che lo guardava dritto negli occhi, con sguardo di sfida.
Fu la prima volta che si interessò genuinamente a qualcuno, la prima volta che voleva conoscere realmente una persona e farsela amica.
Tuttavia, si era reso presto conto che lui era una frana a fare amicizia 'sul serio' e il solitario nerd non era uno che si facesse avvicinare facilmente.
I primi approcci erano stati assai fallimentari, insomma, gli aveva quasi provocato uno shock - un attacco d'ansia?
Ricordava ancora il modo in cui cercava di attirare l'attenzione dell'altro e farsi perdonare ed era... assai goffo, per essere gentili, da psicopatici, per essere brutali.
Ma ci teneva davvero tanto: voleva essere amico di Peter.
... In realtà puntava all'essere l'amico del cuore con cui l'altro scopava sempre, ma a questo ci sarebbe potuto arrivare per gradi.
Forse.
Ma neanche qui, le cose andarono come voleva lui.
Più che far avvicinare il moro a sè era Wade che ne rimaneva sempre attratto, come il miele e le api, le zanzare al moschicida elettrico, Justin Bieber e le droghe.
Era interessato al suo modo di pensare, a cosa lo facesse felice, cosa arrabbiare, cosa gli facesse paura e voleva stare solo ed esclusivamente con lui, non importava cosa facessero e, soprattutto, lo voleva vedere sorridere.
Nonostante ciò, si era stranito di volere solo quello e si sorprese ancora di più che bastasse che l'altro lo trattasse come una persona o che lo toccasse, anche solo per sfiorare con le dita la sua mano, per renderlo la persona più felice del mondo.
A pensarci era così assurdo-- insomma, il canadese che aveva trombato con qualsiasi cosa disponibile nelle vicinanze, che si accontentava di una cosa del genere?
Assurdo e patetico e... da innamorato.
Ebbene sì, era arrivato ad un punto che era davvero convintissimo che gli piacesse da morire- insomma, già lo sapeva, ma ne ebbe la certezza al 100% quando si rifiutò di fottere chiunque perchè non gli sembrava giusto: voleva solo Peter.
E c'erano delle volte che era convinto di essere ricambiato ma, come provava a fare un passo verso di lui, si ritrovava a peggiorare la situazione.
L'aveva anche fatto piangere... era stato orribile.
Ma le cose erano andate meglio, finchè...Wade non aveva rovinato tutto, andandosene.
Di nuovo.

"...Complicato." finì la frase il mercenario, a disagio a causa di quei pensieri.

"Boh, come ti pare." borbottò Weasel con voce assonnata, poco interessato alle turbe interne dell'altro "Hai finito con le tue crisi da checca? Posso andare a dormire?"

Il canadese sbuffò, spostando un ciuffo di parrucca biondo.

"Mi hai passato quei file?"

"Sìsì..." rispose l'altro, con uno sbadiglio "Tutta la roba che riguarda l'Uomo Ragno, che siano video, che siano articoli di giornale, li ho mandati al tuo pc. Mi raccomando, poi cancella ogni file appena hai finito, non si sa mai."

"Per chi mi hai preso? Sono un professionista." esclamò oltraggiato il mercenario, soffiando sopra lo smalto appena messo "Brucerò il portatile nel dubbio."

"Come vuoi." disse, emettendo un altro sbadiglio "Ora vado a dormire. Giuro che se la prossima volta non mi chiami per qualcosa attinente al lavoro...!"

"Mi uccidi?" esclamò con un sorrisone, ammirando le sue unghie verde fluo.

"Fanculo Wade."

******

Quando chiuse la chiamata con Weasel, Wade sbuffò mentre apriva i file che l'altro gli aveva mandato.
Erano file per dieci anni di attività quindi erano infiniti file da visionare.
Con un sospiro rumoroso, posò la fronte sulla tastiera del pc, sbattendola poi ripetutamente.
Era forse la parte più noiosa del suo lavoro : conoscere l'obiettivo.
Solitamente, cercava di conoscere lo stretto necessario - chi era e i posti che frequentava abitualmente, ad esempio - ma col fatto che era nel Queens dove c'erano Peter e la sua famiglia, avrebbe dovuto prestare molta più attenzione.
Non poteva rischiare di ammazzarlo in un parco pubblico, col rischio che il bel newyorkese ci passasse e si traumatizzasse.
Doveva essere cauto cosa che il mercenario non era per niente, non era per l'essere cauto che era così bravo nel suo lavoro!
Era bravo perchè aveva un ottimo istinto ed aveva un talento naturale a sparare in bocca ai cattivoni che gli capitavano a tiro.
E, col non doversi preoccupare di morire, beh... non aveva davvero nessun limite.
Il meglio di sè in queste condizioni, l'aveva dato quando aveva ucciso la boy band di Francis e aveva ucciso... beh, Francis.
Era stato frustrante il fatto che quel coglione non gli avesse sistemato la faccia ma era stato molto, molto gratificante l'avergli sparato in faccia.
Colosso non ne era stato molto felice ma... Oh beh, così è la vita.

"Dobbiamo colpirci con dei cuscini ancora per molto...?" esclamò una voce dietro le spalle del mercenario, che si voltò immediatamente con la sua poltrona rotante.
Una ragazza dalla tinta rossa era sopra il suo letto, con le braccia sui fianchi che lo guardava furibonda mentre l'altra ragazza dalla tinta blu e un grosso tatuaggio a farfalla nella parte bassa della schiena, era seduta e si sgranchiva le braccia.
Ah giusto, le prostitute.
Com'è che si chiamavano?

"Ah giusto, Candida." mormorò Wade, fissando la ragazza sopra il letto "In realtà no, non è più necessario. Anzi, ora sarebbe gradito che ve ne andaste. Vedetela così, il nostro colloquio è stato molto soddisfacente, vi farò sicuramente sapere!"

"E' Candy, non Candida, coglione." esclamò la tipa, scendendo con difficoltà dal letto "Senti, sono più che felice di non aver manco toccato quello schifo di pelle che ti ritrovi ma se pensi di prendermi per il culo e non pagarmi per tutto quello che ci hai fatto fare, tu-"

"Ma quello è Spider-man!" cinguettò l'altra ragazza e, in un momento, Wade se la ritrovò al suo fianco mentre guardava lo schermo con occhi a cuori.

"...Oh gesù, un altro fissato per quel supereroe da strapazzo." esclamò quella che si era rivelata Candy, sospirando pesantemente.

"Non è un supereroe da strapazzo!" ribattè l'altra, che sicuramente di chiamava Luanne o Lily o Karen "E' fighissimo e mi ha salvato la vita!"

"Ecco che ci risiamo..."

"Devi sapere che quando ero alle prime armi." iniziò a raccontare la prostituta dai capelli blu, senza che nessuno le dicesse niente "Fui assalita da dei tipacci e... e.... Spiderman mi ha salvato! Non solo, mi ha portato pure al pronto soccorso e... e... e....Non ha voluto nulla in cambio, neanche nessun tipo di servizietto!"

"Lucy, perdio, magari è frocio, che ne sai!" esclamò Candy, con un sospiro "E ti ricordo che ha ammazzato una ragazza."

"Sono tutte bugie! Il Daily Bugle l'ha sempre infamato, sin dai primi tempi" insistette Karen "Io credo in lui."

A quel punto, Wade imparò una cosa: le tende della sua stanza d'appartamento color lilla erano davvero affascinanti ma sarebbero state ancora più belle con degli unicorni sopra.
Ah e, sì, mai invitare prostitute mente lavorava: troppo emotive.


******

"Weasel? Weasel! Ci sei?? E' per il lavoro!" esclamò alla cornetta il mercenario, con voce agitata.

"Sono sveglio. Di nuovo. Purtroppo." borbotto Weasel irritato, per poi schiarirsi la voce " Ma deduco che tu abbia qualcosa. Bene, che hai scoperto?"

"Io..." sussurrò in tono drammatico "Mi sono appena iscritto al fanclub di Spiderman."

L'amico non lo degnò neanche di una risposta e gli chiuse la chiamata in faccia.

******

Non aveva chiuso occhio quella notte, ma ne era valsa la pena e ci credeva con tutto il cuore.
Quando quella sera aveva iniziato a vedere i video di Spiderman con Karen - che aveva insistito per rimanere - non si aspettava di rimanerne così stregato.
Insomma, la prima parte della serata era tutto un fare urletti e fischi ogni qual volta l'eroe faceva una spaccata o c'era qualche inquadratura indecente, ma poi...  ma poi qualcosa era cambiato.
Vedere quella persona mascherata affrontare qualsiasi difficoltà, nonostante gli ostacoli, nonostante le persone avverse, anche se ciò lo portava spesso e volentieri a ferirsi e a beccare insulti gratuiti, gli aveva fatto uno strano effetto.
Forse era assurdo pensare ad una cosa simile, ma molto probabilmente, ciò che l'aveva colpito di più, era il fatto che si assomigliassero, in qualche modo: erano entrambi soli, in lotta contro il mondo, per fare la cosa giusta, anche se spesso gli altri non li apprezzavano.
Senza contare che aveva una pazienza immensa visto che, al posto suo, avrebbe già sparato a metà delle persone che lo insultavano o gli lanciavano cose addosso.
New York era assurda: avevano un super del genere, un angelo in spandex, e ci sputava sopra.
Era proprio un peccato doverlo uccidere...
... E fu quel pensiero che lo fece piangere come uno scemo e la povera Karen fu costretta a dargli alcune pacche sulla spalla per farlo calmare.
Aveva conosciuto tardi il suo idolo e doveva dirgli già addio... quindi c'era una cosa sola che poteva fare: recuperare il tempo perduto.
Fu così che uscì dall'appartamento e dopo aver salutato la prostituta - che, a proposito, era una tipa abbastanza strana che continuava a dirgli cose senza senso come 'sono Lucy, non Karen', in continuazione - andò in giro per Newyork, in cerca di tutti i possibili gadget su di lui, senza badare a spese.
Preso dalla commozione, la foga e la mancanza di sonno, era andato in qualsiasi negozio che vendesse roba a riguardo ma, non avendo nessuna busta o borsa con sè, pensò bene di infilare tutto dentro la sua felpa.
Fu quando si ritenne soddisfatto che, mentre si reggeva da sotto la pancia la felpa per non far cadere il suo tesoro, si rese conto di avere fame.
Si guardò intorno, in cerca di qualcosa che lo ispirasse, quando il locale dei locali attirò la sua attenzione con una scritta accattivante sulla lavagnetta : 'pancake a 8 dollari'.
Un modo perfetto per iniziare bene la giornata dopo le spese fatte, ma fu un'altra la cosa che lo convinse ad entrare proprio là dentro.
Oltre la vetrata, in un angolo, mentre sorseggiava non sapeva bene cosa, ecco il suo newyorkese preferito.
Lì per lì Peter non lo notò ma, dopo poco, i loro occhi si incrociarono e pensò che fosse proprio destino.
... Destino o il fatto che si era appiccicato al vetro con la faccia e aveva iniziato a fare versi strani e tutti, in poco tempo, si erano voltati a fissarlo perplessi.
Già, difficile dirsi.
Ad ogni modo, appena il moro lo aveva notato, aveva iniziato a muovere la mano freneticamente ed era entrato subito nel locale e, dopo aver dato una bella manciata di soldi al primo cameriere trovato a tiro e ordinato dei pancakes, prese una sedia da un tavolo a caso e si sedette proprio di fronte al più piccolo.

"Ehilà principessa~" esordì, con voce seducente "Anche tu sei qui per fare colazione con i pancake?"

"...Wade..." disse Peter, posando lo sguardo sul cellulare "Sono le 18."

"...Oh." mormorò il canadese per poi fare una lunga pausa "...Beh, è sempre un buon momento per fare colazione con i pancakes."

Posò poi lo sguardo su ciò che stava bevendo il ragazzo di fronte a sè e ne riconobbe l'odore.

"Caffè?" esclamò, sorpreso "Pensavo fossi più tipo da cioccolata e marshmallow."

"Quello sei tu, da quello che mi ha detto zia May." ribattè l'altro, per poi posare lo sguardo sulla sua tazza "E' un sapore a cui mi sono abituato, in qualche modo ."

"Oddio, allora è vero..."

Ad interrompere il momento romantico fra loro due, una voce femminile, e il mercenario si accorse in quel momento che il newyorkese non era solo in quel tavolo.
Le diede una lunga occhiata: dei lunghi capelli rossi, occhi verdi, ben truccata e ben vestita.
Aveva un non so che di familiare ma non aveva la più pallida idea di chi fosse, ed era una cosa assurda, contando che fosse oggettivamente una di quelle ragazze da cui il 90% degli uomini e delle lesbiche, avrebbe accettato volentieri di farsi calpestare.
Certo, se questa avesse parlato un pochino invece di fissarlo come se fosse sul punto di vomitare ed urlare assieme, magari l'avrebbe aiutato a ricordare qualcosa e-

"Wade, ti ricordi di Mary Jane? Andavamo a scuola insieme."

Ah, Petey pie, il suo angelo custode...
... Aspetta, Mary Jane?
Gli si era appena accesa una lampadina - una lampadina mezza fulminata, ma pur sempre una lampadina.
Era una delle amiche di Peter, se non la sua prima cotta, e ancora ora Wade non sapeva cosa ci avesse trovato in lei.
Non è che fosse geloso- okay, forse lo era stato giusto un po' ma- no, forse molto più di un po' e- va bene, era stato geloso marcio di quella ragazza ma era vero che, per quanto esternamente era una gnocca da paura, internamente era un personaggio davvero irritante.
Nonostante sapesse della cotta del moro, se n'era sbattuta altamente dei suoi sentimenti e aveva continuato a ronzargli intorno, infischiandosene di quello che lui potesse o meno provare, per poi sparire e tenere il muso se, malauguratamente, le cose non andavano come voleva lei.
Detto in parole semplici, la considerava un'opportunista.
Aaaaah, se pensava alle volte che aveva scocciato il moro con i suoi problemi ma poi, quando il ragazzo con cui stava , faceva il bello e il cattivo tempo, lei se l'era sempre presa con le persone sbagliate.
Insomma, quella litigava col fidanzatino coglione che aveva non so che di problemi con Peter e quello che veniva ignorato era sempre Peter.
Dio, che santo il newyorkese a sopportare quei due e- aspetta, come si chiamava il fidanzatino coglione?

"Perry, Gary..." mormorò il più grande, elencando con le dita "No no... Terry, Curry? ....Oh!"

Schioccò le dita, soddisfatto di sè stesso e del suo strabiliante cervello che, a volte, non era così marcio come tutti credevano, Wade compreso.

"...Harry." disse con voce soave, posare lo sguardo sulla rossa "Giusto, con quello là? Vi siete già sposati e sfornato tanti piccoli psicopatici, o...?"

Improvvisamente, il mercenario avvertì qualcosa nell'aria , o meglio dire una sensazione, un po' come quando te la facevi addosso ed eri l'unico che, per motivi oscuri, non si accorgeva della cosa mentre la gente intorno a te si chiedeva perchè non avessi usato un fottuto cesso: aveva detto una cosa che non doveva, anche se non sapeva cosa, e ora Peter e Mary Jane lo guardavano esterrefatti.
In quella strana atmosfera, in cui tutto sembrava essersi bloccato, notò la ragazza posare molto lentamente gli occhi sul moro, che si alzò, dirigendosi verso il bagno.

"Wow, complimenti Wilson." esclamò la rossa, guardandolo in cagnesco "Sei a New York da...quanto, 24 ore? E già fai casini."

"Prego...?" rispose l'altro, più interessato a seguire Peter con lo sguardo - e a chiedersi se dovesse seguirlo o meno - piuttosto che quello che stava dicendo.

"Quella domanda! Potevi risparmiartela."

A quel punto, il canadese la fissò, non avendo la più pallida idea di cosa stesse parlando.

"...Serio? Non dirmi che non lo sai." mormorò lei, alzando un sopracciglio perplessa "Devi essere proprio fuori dal mondo."

A quel punto, il mercenario sospirò: questi personaggi secondari non potevano leggere  invece di fare domande ,a cui aveva già abbondantemente risposto nel primo capitolo?

"Ho avuto un cancro terminale al fegato, polmoni, prostata e cervello" ribattè con un fare colpevolizzante e un timbro di voce acuto "E ho passato gli ultimi tempi a, diciamola così, 'querelare' il dottore che mi ha guarito di merda, lasciandomi dei buchi sulla pelle che neanche i donuts. Quindi, su forza, perchè non mi fai sentire in colpa perchè non ho seguito i cazzi di giornali e i cazzo di telegiornali, uh??"

A quel punto, la ragazza allargò gli occhi e sbiancò e quasi poteva vederla, farsi piccola piccola in quella sedia.
Li senti, eh? I sensi di colpa per esserti scagliata su un poveraccio come me, mh??
SCACCO MATTO!

"... Ad ogni modo." esclamò dopo un po' l'altra, schiarendosi la voce "Ti pregherei di lasciarlo in pace, ha già molto a cui pensare."

"Lasciarlo in pace?" ribattè innocentemente "Che avrei fatto di male?"

"Uh, non so, magari confondergli il cervello e poi abbandonarlo quando meno se l'aspetta?" rispose acida e sarcastica, schioccando la lingua "Assolutamente non nel tuo stile, giusto?"

In quel momento, arrivarono i suoi amati pancakes e Wade, mentre si versava il suo amato sciroppo d'acero, si prese un istante per pensare.
Probabilmente non era stata la migliore delle accoglienze, ma almeno Mary Jane aveva avuto una reazione naturale al suo ritorno.
Se invece pensava a come aveva reagito Peter...
...Diciamo che era stato parecchio statico.
Insomma, non che si aspettava che l'avrebbe ricevuto a braccia aperte o altro, ma si aspettava almeno un po' di rabbia, magari mischiata a tristezza, e che cavolo!

"...Wade? Wade, mi stai ascoltando?"

"Sì." rispose il canadese, mangiando un pezzo di pancake "Nessuno può mettere Baby in un angolo."

"Cos- no, cavolo no! Non hai ascoltato manco una parola di quello che stavo dicendo!" constatò la rossa, con una certa irritazione nella voce.

"Ho sentito il necessario." ribattè, facendo spallucce "Bla bla, non scocciare Peter, gne gne, lui è mio e non tuo e se fai qualcosa lo dico a mamma."

"... Cavolo, certo che, con gli anni, sei diventato più fuori di testa."

"Grazie dolcezza." rispose, facendole un occhiolino.

"Il mio non era un- Aaaaaaah."

Sospirò pesantemente, accavvalando successivamente le gambe.

"Mi chiedo come Pete ti sopporti così facilmente." si chiese, per poi guardare dritto negli occhi Wade "...Ad ogni modo. La cosa di Harry è...pesante. Ti pregherei di non nominarlo davanti a lui, non ora."

Wade appuntò mentalmente : non chiedere più a Petey di Harry ma informarsi privatamente con i suoi agganci e nel caso, decidere se farlo fuori o dargli un pestaggio di avvertimento.

"...Ed un'ultima cosa." disse ancora la ragazza, con sguardo di sfida "Io avrò... fatto delle scelte sbagliate, in passato, scegliendo la persona sbagliata. Ma non ho intenzione di farlo di nuovo."

...Oh.
Era la rivelazione degna di un film di serie B dove la protagonista scema si mette col bad boy, per poi capire a fine film di stare col good boy? Seriamente, Mary Jane??
Stava per aprire la bocca per percularla, quando un suono familiare lo ridestò: il suono di un caricatore che veniva inserito dentro una pistola.

"Fermi tutti, questa è una rapina!" esclamò uno dei due tipi incappucciati che erano entrati ora nel locale, sparando poi in aria e creando il panico all'interno del locale.

Wade sospirò pesantemente a quella scena.

"Davvero ragazzi? Proprio ora che sto facendo colazione?" esclamò irritato, fra sè e sè.

Si ritrovò a doversi chinare e, molto lentamente, si sfiorò la caviglia dove, sotto gli enormi pantaloni della tuta, nascondeva una pistola automatica per le emergenze.
Vedendo come i due tremavano, maneggiando malamente le pistole, ne dedusse che fossero alle prime armi e ciò voleva dire che sarebbe stato più facile sbarazzarsene ma che erano pericolosi per la gente intorno a loro perchè, agitati com'erano, avrebbero potuto sparare un colpo accidentale a qualcuno là dentro.
Era davvero una rottura, insomma, questi pancakes erano la fine del mondo: se gli avessero impedito di tornare lì dentro dopo aver sparato?
Nonostante fosse partito con l'idea di non sparare un colpo mortale, si ripromise di fargli però molto ma molto male: era pur sempre di pancakes che si stava parlando, che diamine!
Stava per prendere la pistola e sparare - da quell'angolazione, avrebbe potuto colpire entrambi in un colpo solo - per poi rendersi conto che, all'interno di quel locale, c'era anche Peter.
Cavolo, non poteva lasciare che lo vedesse, lui-
Prima che potesse pensare a qualcosa, un rumore lo distrasse e vide immediatamente le pistole dei due rapinatori scaraventate sul muro, attaccate da un materiale che sembrava la tela di un ragno.
Forse era stato l'unico ad essersi accorto di quel veloce gesto, perchè i due rapinatori si ritrovarono confusi e spaesati per una manciata di secondi mentre si guardavano le mani.
Fu quando uno dei due si accorse finalmente delle pistole attaccate al muro, che un'ombra apparve e, con un colpo secco, lo stese.
L'ombra - se così si poteva chiamare il sexy eroe in tuta rossa e blu - posò lo sguardo sull'ultimo malvivente, che stava tremando con una foglia.

"Amico, non voglio farti male, davvero, arrenditi e finiamola qui!"

...Cos'era quella bella voce sexy che proveniva da quell'altrettanto sexy maschera?
Ad ogni modo, nonostante la paura, il rapinatore decise di non arrendersi e si avventò su Spiderman che lo schivò senza troppe difficoltà, per poi dargli un calcio a martello che lo fece svenire.
Infine il supereroe sparò una ragnatela ai polsi dei malviventi, per tenerli bloccati e, proprio quando se ne stava per andare, le persone all'interno del locale gli applaudirono e l'eroe fu costretto a fare un lungo inchino profondo alla folla, per poi lanciare una ragnatela fuori dal locale e fuggire via.
Wade, che aveva assistito a tutta la scena, non poteva che continuare a guardare con gli occhi a cuore la porta da cui era appena andato via .
Era stata la cosa più bella che avesse mai visto, seppur di breve durata: insomma, una sveltina eroica.
E...e... erano sue fantasticherie da fangirl o, ad una certa, i loro sguardi si erano incrociati??

"Giornata impegnativa, uh?"

Sentendo quelle parole, il mercenario sussultò e si voltò immediatamente, trovandosi nuovamente Peter che digitava qualcosa sul suo cellulare.
Da quanto era lì? E quanto tempo il canadese aveva trascorso lì a sbavare sul misterioso super??
Il tempo, quando hai un cervello sfanculato come il suo, era relativo.

"Peach!" esclamò in un tono più acuto di quanto volesse, improvvisamente nervoso "Io- Non- stai bene, sì?? Non so se hai visto il casino appena successo."

"Peter." lo corresse di nuovo, non smettendo di controllare non si sa bene il cellulare "Sì, ho visto, ad una distanza di sicurezza."

...Oh.
Oh!
Ora capiva.
Facendo diventare gli occhi a due fessure, osservò per un istante il ragazzo di fronte a sè.
Era questo il suo gioco? Mettere un muro fra loro?
Oh, povero Peter Parker, forse ancora non aveva capito che razza di piaga biblica era Wade Wilson.
Così, senza troppe cerimonie, posò l'indice sul cellulare del moro, in modo che lo inclinasse e potesse vedere cosa stesse facendo di così importante: con sua enorme sorpresa, notò che stava guardando alcune foto di Spiderman.

"Non mi dire..." mormorò il canadese, facendo un fischio "Anche tu sei fan del ragnetto?"

"Diciamo che abbiamo un rapporto complicato." ribattè l'altro, per poi alzare il viso e guardarlo dritto negli occhi "Che vuol dire 'anche'? Sei un fan di Spiderman?"

"IO?" esclamò con un forte acuto "Ti pare che io--"

E fu così che accadde.
Fece un movimento brusco e i portachiavi, le spille e quant'altro era riuscito ad infilare dentro la felpa, caddero a terra, causando un gran fracasso.

"... Stavo dicendo che-"

Nuovamente, altri oggetti caddero dalla felpa, facendo ulteriore rumore.
A questo punto, Wade guardò per terra e, dopo una manciata di secondi, provò a parlare nuovamente.

"...Io-"

E cadde l'ultimo portachiavi che aveva in corpo.

"...Signore." mormorò il cameriere che aveva precedentemente pagato in maniera eccessiva per dei pancakes "Vuole che le raccolga e metta tutto in un sacchetto?"

"...Sì, fammi il favore." borbottò il mercenario, per poi tornare a guardare di sottecchi il newyorkese.

Eccolo che era lì, il gomito sul tavolino e la mano a coprirgli un mezzo sorrisetto: era 1 a 0 per Peter.
Ma ciò non significava che avesse perso la partita.

"Okay, vabbè, ammetto che potrei avere una ''''leggerissima'''' fissa per Spiderman, ma sono un umano anche io. Sai, la carne è debole." ribattè, con fare teatrale "Ma fino a prova contraria, quello che sbavava sulle sue foto sul cellulare eri tu."

Il minore gli rivolse una faccia che non seppe decifrare - simile al disgusto - per poi sospirare.

"Io non sbavo." precisò subito "E' il mio lavoro."

"Lavoro?" ribattè Wade, con fare confuso.

"E' il fotografo personale di Spiderman." intervenne a quel punto Mary Jane, con uno strano sorrisino sul volto.

Il mercenario parve sempre più confuso.

"...Spiderman fa il top-model nel tempo libero e non lo sapevo?"

A quel punto, Mary Jane scoppiò in una risata sommessa mentre Peter le lanciava un'occhiataccia, improvvisamente molto in imbarazzo.
Okay, c'era qualcosa che gli sfuggiva?

"... Ricordi che ti dicevo che lavoro al Daily Bugle?" esordì il moro, ad una certa "Ecco, è quello che faccio. Sono... emh, diciamo bravo a fotografare Spiderman nel momento giusto."

A quel punto, Wade si fece molto interessato: una cosa del genere, poteva fare al caso suo.
Doveva solo riuscire a trovare un modo per sfruttarla a suo favore.

"...Quindi, venderai quelle foto al tuo capo?" chiese pensieroso.

"L'idea era quella." rispose, facendo spallucce "Ma uno, non avevo la macchina fotografica con me e, a livello di qualità, è tutt'altra cosa. Seconda cosa, molte sono uscite sfocate, quindi saranno tutte da buttare."

"...Aspetta." disse il canadese "Posso vederle prima?"

Il newyorkese lo fissò per un lungo istante, per poi sospirare e porgergli il cellulare.
Il più grande, scorse la galleria e, vero, le foto erano uscite un po' sfocate, ma erano comunque degne di nota, specie quelle dove si vedeva per bene il sedere del super.

"Oh..." esclamò di colpo Wade, zoomando su una foto dove l'eroe era ripreso di schiena "Lo spandex gli delinea bene i lineamenti. Dite che lo fa apposta a mostrarsi così sexy?"

A quel punto, a Peter andò di traverso il caffè e la rossa fu costretta a dargli delle pacche sulla schiena, con uno strano sorrisino in volto.

"Seriamente, è proprio uno sporcaccione questo Spiderman." disse, cercando di trattenere un'altra risata.

Nuovamente, ebbe la sensazione che gli sfuggisse qualcosa ma, in quel momento, lasciò perdere, in quanto improvvisamente un'idea gli balenò in mente.

"Senti, Petey..." disse pensieroso "E se le foto le vendessi a me?"

Il ragazzo appena ripreso dal tentato soffocamento, rivolse uno sguardo perplesso all'altro, che sorrise vittorioso.
Era perfetto: da un lato, avrebbe dato un'occhiata al moro come voleva la zia, dall'altra, avrebbe avuto foto del suo beniamin-
Insomma, a puro scopo lavorativo per, insomma, ucciderlo.
Perchè era sempre più super convinto di uccidere il proprietario di quel bel sederino.
Mai stato più convinto di così.
Certo.
Come no.

"Perchè?" chiese sospettoso Peter, a quel punto "Senza contare che è una bella spesa."

"Un fan non vorrebbe avere tutto il necessario del suo idolo?" gli rispose sinceramente "E non ho problemi di soldi, anzi, se vuoi, ti posso scrivere subito quanto ti offrirei per le foto."

Senza aspettare una risposta, prese un tovagliolo e sopra scrisse la cifra e, prima di passargli il tutto, fece in modo tale di aggiungerci qualche fiorellino e cuoricino qua e là.

"...Uh, Wade." mormorò il moro perplesso, leggendo la cifra "Penso tu abbia sbagliato a scrivere, guarda quanti zeri ci sono."

"Oh?"

Il mercenario fissò nuovamente il foglio ed, effettivamente, aveva ragione: ci aggiunse immediatamente un altro zero.

"Io- Wade, ma sei impazzito??" esclamò di botto il minore, sbiancando a quella cifra "NON PUOI PAGARMI UNA CIFRA SIMILE PER UNA FOTO."

"...Perchè?" chiese confuso il più grande "Troppo poco?"

"Troppo... e basta, Wade."

A quel punto, Wade sospirò pesantemente : Peter Parker era l'unica persona che conosceva che potesse rifiutare dei soldi.
Era assurdo quel ragazzo, adorabile, ma davvero assurdo.

"E tu vuoi dirmi che puoi spendere una cifra simile?" chiese a quel punto Mary Jane davvero poco convinta, squadrandolo.

"Certo che posso, sono un uomo d'affari." esclamò, con un caldo sorriso che non prometteva nulla di buono "Se Petey mi passa il suo conto, glieli posso mandare anche subito. O se vuoi posso vedere se nel portafoglio o-"

"Forse non ci siamo capiti." disse il newyorkese, ancora esterrefatto "Io non la voglio una cifra simile. E poi... e poi... che diavolo ci fai con le foto?"

"Un altarino."

"Che??"

"Petey, tranquillo, stavo scherzando."

No, non stava scherzando.

"Non capisco perchè questo ripudio. Sono soldi che ti potrebbero fare comodo per tante cose eee non è che stai rubando, ti sto pagando un lavoro. Quindi possiamo--?"

"Togli qualche zero." esclamò Peter, con fare fermo.

"Che? No, non voglio!" ribattè ancora "Quei soldi sono meritatissimi, fidati."

"Togli tre zeri, Wade."

"No. E se non la smetti, te ne aggiungo un altro."

"WADE, IO QUESTA CIFRA NON-"

"PETER, NON FUNZIONANO COSI' LE CONTRATTAZIONI."

Si misero entrambi a sospirare pesantemente, improvvisamente stanchi da quelle trattative che non stavano portando a niente, mentre la rossa li guardava come se avessero qualche problema.
Il mercenario, a quel punto, si rese conto che ciò non avrebbe portato da nessuna parte: era il caso di contrattaccare.

"...Facciamo così." disse, cercando di essere quello ragionevole, per una volta "Forse lo credi perchè queste foto non ti sono uscite benissimo, mh? Ma sono sicuro che hai tante foto belle che magari non ti hanno preso e sarebbe un bel peccato non guadagnarci sopra qualcosa."

Il newyorkese lo guardava poco convinto ma, a questo giro, non ribattè e ciò era un buon segno.

"Potremo fare così:" continuò il canadese "Potremo vederci, farmi vedere tutte le foto che hai a disposizione e discutere assieme una cifra che accontenti entrambi. Che ne pensi?"

"Io..." rispose il moro "...Sì, mi sembra una cosa più fattibile."

Bingo, era fatta.
E ora, mancava solo il tocco finale.

"Ottimo. Ci scambiamo i numeri, dolcezza?" esclamò Wade, facendogli l'occhiolino.

"...Perchè vuoi il mio numero?" ribattè l'altro, subito sulla difensiva.

"Beh, mio caro, come possiamo metterci d'accordo sennò?" rispose, con finta innocenza che non gli si addiceva "...Ah! Ho capito, preferisci che venga a casa tua? Va benissimo, c'è ancora l'albero in cui mi arrampicavo per entrare in--"

"Va benissimo scambiarci il numero di telefono."

Così, mentre Peter gli dettava il numero controvoglia e Mary Jane lo fulminava con lo sguardo, Wade ghignò: ora erano 1-1, palla al centro.









//Beh? BEH? Vi ho tolto qualche dubbio su Wade?8)
Ora sapete cosa pensasse del nostro Petey Pie nella scorsa storia. <3
Spero abbiate ripassato con la storia precedente, per gustarvi meglio le parole di Wade e capirne tutte le citazioni. 8) <3
E niente, inizio a divertirmi a scrivere questi capitoli dal 'punto di vista' del nostro mercenario chiacchierone, pensavo sarebbe stato più difficile, essendo uno spirito più 'affine' a Petey ma... Weell, non sta andando così male come pensavo!
Detto ciò, scusate l'enorme assenza ma, come già detto precedentemente, ho una storia a cui dare la precedenza eeee il fatto che ora ho iniziato uno stage, mi ha dato ulteriormente meno tempo libero.
Sigh, ma tranquilli ragazzi, non mollerò la storia, dovessi metterci 100 anni per finire (?).
Concludo ringraziando come sempre Alice per il fangirleggiamento (?) e le correzioni eeeee Ah.
Prima che me ne dimentichi, la storia è ambientata verso fine gennaio/inizio febbraio (come in Irresistible, uhuh <3)

E niente, alla prossima ragazzi, fatemi sapere che ne pensate se vi va :3 <3

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