Alfredus

di Matteo Cassano
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L’inizio della nostra storia ***
Capitolo 2: *** Maximatur ***
Capitolo 3: *** La Festa dell’Oclum ***
Capitolo 4: *** Al Palazzo del Governatore ***



Capitolo 1
*** L’inizio della nostra storia ***


Presentazione 

 

La nostra storia inizia da qui, da dove nessuno se lo sarebbe aspettato, dalla più umile bottega di un artigiano di un villaggio dal nome strano: Alonville. 

Mai qualcuno si sarebbe aspettato che storia tanto rivoluzionaria per le prossime sei ere potesse derivare dalla più umile delle caste del Regno di Adengate.

Storie di Draghi, Zulin e Orchi iniziavano sempre dalle sontuose dimore degli stregoni o dei cavalieri, a volte anche dalle modeste case dei cacciatori. 

Vi starete chiedendo cosa diamine siano gli Zulin, ma andiamo con ordine.

 

Timotus era un artigiano da molte generazioni, suo nonno, Morty il Gentile, era stato l'inventore della Maximatur, poderosa spada di diamante, che solo i cavalieri più temprati vantavano di poter maneggiare. Arma ingegnosa, portatrice di morte per gli oscuri nemici che avevano osato attaccare il Regno di Adengate.

Eppure, Morty il Gentile, si era sempre considerato come un artigiano umile e modesto, sempre Placido e lento alla rabbia.

Suo nipote Timotus si diceva fosse identico al nonno, sempre rintanato nella sua bottega, fabbricava di tutto: ciotole di legno, ruote per carri, selle di cuoio, scarpe di Coniglio delle Montagne Nevose e...armi.

Le caste di cavalieri e cacciatori non potevano sussistere senza le armi che per loro erano fabbricate dagli artigiani, casta che comunque veniva disprezzata dal popolo, a causa di quanto accadde tre ere fa...

Ma per non perderci in inutili e dolorosi tranelli, continuiamo con la nostra storia.

 

La mattina in cui la nostra avventura ha inizio era imbiancata da una soffice neve che, calpestata, portava quasi allegria agli abitanti di Alonville. 

Timotus trovò difficoltà ad aprire la porta di legno della sua bottega a causa dell'alta neve. Sua moglie quella mattina all'alba gli aveva consigliato di non andare a lavoro, per timore che potesse scivolare e rompersi la testa per la strada. Di certo non avrebbero trovato nessuno stregone disposto a praticargli una magia di riparazione, visto il particolare periodo dell'anno. Infatti il villaggio si stava preparando alla Festa dell'Oclum, tradizione millenaria del Regno di Adengate, inaugurata dal Re in persona.

 

"Sciocchezze" si mise a sussurrare  Timotus dopo aver finito di spalare la neve davanti alla porta della sua bottega. Timotus era stato sempre dell'idea che la Festa dell'oclum fosse un grande evento con nessun altro scopo se non quello di aumentare la disparità tra le caste dei cacciatori, cavalieri, stregoni e artigiani. Solo una cosa lo rendeva felice e cioè che la magia non venisse più praticata come un tempo, questo ad opera del Regio Istruttorato degli Stregoni, i quali ne avevano disposto l'uso solo in caso di necessità e urgenza. 

E poi a dirla tutta, non era d'accordo neanche con il principio posto alla base della festa dell'Oclum.

Questa festa si celebrava una volta all'anno, all'inizio del periodo delle nevi e permetteva ai partecipanti, tra i sedici e i venti anni, i quali venivano scelti tra le caste degli stregoni, cavalieri e cacciatori, di catturare l'Oclum, poderosa creatura, alta il doppio di un uomo di alta statura, dotata di due enormi zampe di drago e di una terrificante testa di leone delle nevi. In sostanza appariva come una creatura dalla testa bianca come la neve e le zampe nere come le nuvole che portano tempesta nei giorni del periodo delle piogge. 

"Sciocchezze" continuava a ripetere Timotus, che nel frattempo, era entrato nella sua gelida e disordinata bottega, cercando di accendere il fuoco nel suo antichissimo camino. 

All'improvviso un rumore lo fece trasalire, veniva dalla porta di legno e intravide la pallida figura di suo figlio, nella cui faccia era stampato un sorriso che gli solcava la faccia da un orecchio all'altro, i riccioli neri erano imperlati di fiocchi di neve che ricominciava a cadere. Non appena fu entrato Alfredus, il figlio maggiore di Timotus si mise ad urlare e vi posso assicurare che quel grido fosse di pura gioia, perché nel frangente stesso in cui ebbe finito di emettere il suo grido alzò le braccia verso il soffitto di legno della bottega, stringendo a due mani una lettera di pergamena, che prontamente arrivò tra le mani fredde e raggrinzite del padre, che quasi tremante iniziò a leggere, già sapendo di cosa si trattasse.

 

"Umile signorino Alfredus Goratus;

Il Regio Istruttorato degli Stregoni di Adengate è lieto di annunciare la novità per quest'anno prevista. 

Da ora in poi, in deroga all'articolo 7 del "Comandamento delle feste e eventi del Regno" è ammessa la presenza dei membri della Casta degli Artigiani del Regno alla Festa dell'Oclum e siamo altresì orgogliosi di comunicarle che lei è ammesso a parteciparvi.

Cordiali saluti e Buona Fortuna!

Sir Ronald Herald Fringus, Stregone Capo del Regno

Anno 1906 della Quarta Era di Adengate, Capitonlindon."

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Capitolo 2
*** Maximatur ***


 

50 anni prima della nostra storia

Morty, detto "Il Gentile", era seduto davanti al suo camino nel quale scoppiettava un bel fuoco dal quale danzavano rosse scintille incandescenti. Al fumo del camino si aggiungeva quello della sua pipa di osso, che fumava non appena terminato lo stancante lavoro quotidiano. Il rumore soffuso della pioggia proveniva da fuori, tamburellando l'antica porta di legno della bottega.  Morty il Gentile, stava lì, circondato dal buio della sera, nella sua bottega riscaldata, alla luce del fuoco, che sovente usava per forgiare le armi che gli venivano commissionate dalla casta dei cavalieri.

Morty guardò fuori dalla finestra rotonda e pensò che forse fosse arrivato il momento di tornare a casa, la moglie non lo faceva più tornare a casa in notte fonda, come faceva da giovane, ora puntava tutto sul figlio Fernus. 

Così decise di alzarsi dalla sedia in mogano, posta davanti al camino e si diresse verso il suo cappotto in lana di pecora nera del Regno di Workshire. Non appena si coprì, sentì bussare alla porta. Nella faccia rugosa di Morty si dipinse un'aria di sorpresa. Nessuno veniva in bottega a quell'ora. Se fosse stato un cavaliere o un cacciatore li avrebbe cacciato senza remore, almeno formalmente non era loro schiavo.

Lo sconosciuto continuava a bussare: dopo alcuni istanti i colpi erano divenuti più insistenti e forti. 

"La bottega è chiusa a quest'ora, siete pregati di andare via".

Per un momento calò il silenzio, disturbato solo dal crepitio del fuoco, che si stava consumando nel camino.

Poi, i colpi ripresero, questa volta ancora più forti.

"Allora siete testardi!".

Non appena ebbe detto queste parole Morty aprì il portone di legno con faccia sconcertata.

Gli si profilò una figura molto strana dinanzi.

L'ospite poco gradito non era alto. Almeno un palmo in meno di Morty, aveva la faccia rabbuiata da un rugoso cappuccio grigio e lunghi capelli neri ne fuoriuscivano, l'ospite indosso aveva una squallida armatura di cuoio, che probabilmente il tizio si era costruito da solo.

"Mortimer Goratus, vedo che non fate onore al soprannome che portate".

Lo strano tizio aveva pronunciato queste parole con voce ruvida, come se il fiato avesse incontrato attrito prima di uscire dalla bocca.

"Cosa volete?" Si limitò a rispondere Morty "la bottega è chiusa!".

La faccia rimaneva all'oscuro, anche alla flebile luce del fuoco morente del camino.

"La bottega è chiusa anche per me?"

Così disse lo sconosciuto prima di togliersi il cappuccio grigio.

Morty a quel punto sentì le gambe venirgli meno e sarebbe crollato se non si fosse mantenuto sul piano di lavoro.

"Robinus". Disse soffocando le lacrime.

I due si abbracciarono e non appena Morty ebbe la possibilità di vederlo in faccia si accorse immediatamente di come il suo viso fosse dilaniato da una profonda cicatrice, che gli attraversava il viso dall'angolo destro a quello sinistro, in alto, della bocca.

 Quella non era una cicatrice normale.

"Oh Robinus" disse Morty, portandosi la mano al petto, "ma tu hai il Segno Nero".

Robinus, non disse nulla. 

"Allora sono tornati"

A quel punto Robinus Si limitò ad annuire e a dire "Sì, i Divoratori del Nord, sono nascosti nei Boschi Incantati, ma presto saranno anche ad Alonville". 

A quel punto si mise a piangere, poi sussurrò, con voce ancora più flebile 

"Hanno massacrato la mia famiglia" Alzò l'indice inclinato verso Morty "Tu devi aiutarmi".

Morty era come paralizzato e non aveva idea di cosa fare.  Si limitò ad annuire lentamente.

"Devi concedermi la Maximatur, ho sentito che fa prodigi"

Morty si destò dal suo stato di trance 

"No, Robinus, non posso".

Robinus gli mise una mano sulla spalla. 

"Morty, ma ha capito cosa sta succedendo ?" Gli chiese. "I divoratori del Nord sono tornati e hanno ammazzato mia moglie e mia figlia" deglutì, poi riprese "cerco vendetta".

Morty non riuscì a trattenere le lacrime 

"Robinus, non posso aiutarti, per ordine dell'Ispettorato dei Cavalieri ho facoltà di fabbricare la Maximatur solo per la casta dei cavalieri". Lo guardò in faccia, concentrandosi sul Segno Nero, "firma" dei divoratori del Nord, poi continuò "se sapessero che ho costruito la spada per uno stregone radiato mi ammezzerebbero".

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Capitolo 3
*** La Festa dell’Oclum ***


Il Regno di Adengate era diviso in Villaggi e Città. Le Città erano solo tre, del tutto simili ai villaggi se non fosse stato per il fatto che esse erano sedi degli istruttorati delle caste. Ogni Città era la sede di un rispettivo Istruttorato.

Capitolindon era la Città-Sede del Regio Istruttorato degli Stregoni e capitale del Regno, quivi aveva sede anche il Tesoro Regio e la residenza del re. In origine era la più ricca città del Regno, ma cadde molte volte in stato di declino a causa dei numerosi attacchi che si erano susseguiti nel corso delle Ere e al tempo della nostra storia la situazione non era certo migliorata a causa della diffidenza che si nutriva nei confronti della magia.

Digon-Leasy era la Città-Sede del Regio Istruttorato dei Cavalieri. Era una città fortificata e ben presto la maggior parte della popolazione si stabilì in essa per cercare protezione, lo fecero sopratutto gli artigiani, sicuri che avrebbero trovato lauti guadagni se si fossero stabili nella città in cui aveva dimora la maggior parte dei clienti di armi.

Questo fin quando non accadde il terribile evento, Tre ere prima della nostra storia.

Infine vi era Vallemonte, la città in cui aveva sede il Regio Istruttorato dei Cacciatori, in realtà questa città era di ridotte dimensioni, quasi interamente immersa nel bosco, posto alle pendici del Nero Monte.

Ogni città disponeva di un tribunale, composto da 15 giudici per le cause penali, da 20 per quelle civili. Inoltre vi erano una scuola di caccia, una di magia e una caserma, ognuna delle quali era destinata ai membri delle rispettive caste.

In tutte le città e i villaggi vi era il Palazzo del Governatore in cui erano affissi gli avvisi più importanti e i Regolamenti dei due eventi più attesi e amati dal popolo del Regno: La Festa dell'Oclum e il Rito della Montagna.

Il primo era un evento che, fino all'anno 1906 dell'era quarta era aperto solo ai ragazzi delle tre caste più importanti.

Consisteva in una gara che si teneva nei Boschi incantati, posto ad est del Regno e lo scopo era quello di riuscire a catturare l'Oclum, creatura terrificante, come poche, se non fosse stato per il fatto che era molto docile a causa di un incantesimo che prima della gara veniva praticato sulla creatura dotata di testa e corpo di leone e zampe di drago. Di certo non era una passeggiata riuscire a catturarlo, ma se questo creatura fosse stata tanto pericolosa da mettere in pericolo i partecipanti della gara, di certo non avrebbero ammesso i ragazzi dai 16 ai 20 anni. Ad ogni modo le regole per parteciparvi erano affisse nel Palazzo del Governatore, all'interno della Sala riservata all'Assessorato delle Feste ed Eventi del Regno, accanto al tabellone di legno contenente le regole per partecipare al Rito della Montagna.

Da secoli le regole erano rimaste immutate, se non fosse stato per l'eccezione posta nel 1906.

La prima regola sanciva che i ragazzi dovessero concorrere in coppia e cioè era necessario che ciascuno si trovasse un compagno di squadra.

La seconda regola richiedeva che la coppia avesse a disposizione una spada, in qualunque materiale costruita, una freccia impregnata di veleno, la cui preparazione doveva esser effettuata dai partecipanti in corso di caccia e si richiedeva che i ragazzi avessero con loro delle enormi catene di ferro, alla cui base era necessario vi fosse attaccata una palla di piombo e all'altra estremità dovevano esserci dei ganci, perfette per intrappolare le zampe della bestia.

La terza regola richiedeva che ciascun partecipante usasse un razzo viola per annunciare la sua ritirata 

La quarta regola sanciva che in caso di vittoria era fatto divieto fare del male all'oclum.

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Capitolo 4
*** Al Palazzo del Governatore ***


Alfredus non era nella pelle all'idea che avrebbe partecipato alla Festa dell'Oclum. Lui, un figlio di artigiano, avrebbe partecipato all'evento più importante del Regno. La Festa dell'Oclum esisteva da millenni e per il medesimo tempo non era mai stato concesso che  gli artigiani vi potessero partecipare. Ma Alfredus, se lo sentiva, avrebbe fatto onore alla sua casta e suo padre, da sempre diffidente verso questo evento, sarebbe stato fiero di lui. 
Quel giorno si trovava nel Palazzo del Governatore, nella sala dell'Assessorato Feste ed Eventi del Regno e stava leggendo le quattro regole da rispettare per partecipare alla Festa dell'Oclum. Stava pensando che innanzitutto gli serviva un compagno di caccia, ma bene presto il suo pensiero venne interrotto.
Dalla folla che gremiva la Sala dell'Assessorato arrivò una voce 
"È assurdo che da ora permettano anche agli artigiani di parteciparvi"
Si udì un generale senso di assenso, in sala c'erano pochissimi artigiani, quasi tutti erano cacciatori, cavalieri e stregoni. 
"Beh, speriamo che l'Oclum li divori tutti" a parlare questa volta fu Sir Nicolaus Zoer, Cavaliere di nobile casata.
Una fragorosa risata si levò dalla folla.
All'improvviso tutti si zittirono, come se un incantesimo avesse fatto perdere la facoltà di parola alla folla.
Alfredus per un momento ne fu sconcertato, poi si rese conto del motivo, in sala era entrato uno stregone, come si poteva notare dal mantello nero, circondato da una corda dorata, classico capo indossato da questa casta. 
Eppure, Alfredus pensò che quello non fosse uno stregone come tutti gli altri, ma Sir Mariland Madrigon, celeberrimo stregone, che nel 1889 della quarta era sconfisse l'ultimo Zulin, tra quelli che avevano seminato stragi e panico nel Regno.
"Sir Nicolaus se l'Oclum dovesse divorare tutti gli artigiani chi fabbricherebbe le tue armi ?" Queste furono le parole pronunciate dallo stregone, con voce gelida, tale da far rabbrividire Alfredus, che quasi aveva paura a guardarlo nei suoi piccoli occhi verdi, posto sotto corti capelli bianchi.
Nicolaus sembrò sconcertato, evidentemente non sapeva cosa rispondere e nessuno lo avrebbe mai detto, data la sua famosa spavalderia, che calzava a pennello con la sua stazza imponente, sempre decorata da una pesante e preziosa armatura d'argento, frutto di duro lavoro d'artigiani. 
"Sir Mariland ovviamente non intendevo dire questo." "Ma..ma..non mi sembra che questa fosse la volontà dell'onorevole Sir Kinous Naseret, inventore della Festa dell'Oclum". Dalla folla si levò ancora un cenno d'assenso.
A quel punto  Mariland si tolse il cappuccio nero e mostrò la faccia, decorata da una piccola cicatrice che gli imbruttiva il naso. 
Ma la sua risposta fu celere "Sappiamo tutti quale fosse l'intento di Sir Naseret e cioè quello di mettere alla prova i ragazzi del Regno" tutti annuivano.
"Ma cosa credi?" Continuava Mariland " che gli artigiani non abbiano valore da mostrare ?". Un sorriso beffardo si dipinse sulla faccia di Nicolaus. Ma Mariland lo precedette "vedrai" disse. Poi uscì, esattamente come aveva fatto ingresso.
Alfredus pensò che non si era mai sentito così soddisfatto come quel giorno. Finalmente anche per la casta degli artigiani era arrivato il momento del riscatto.
La folla ora sembrava in subbuglio più che mai, tutti urlavano, gridavano e inveivano contro gli artigiani. 
All'improvviso si sentì spintonare, nella direzione del tuo sul quale erano affisse le regole della Festa. Si voltò per vedere chi fosse stato e si profilò dinanzi un ragazzetto, che doveva avere la sua stessa età, anche se sembrava molto più alto. Aveva i capelli biondi e gli occhi verdi, era evidentemente figlio di un cavaliere ed era circondato da altri tre o quattro ragazzi.
"Come ti chiami?" Chiese il ragazzo 
"Alfredus, signore". Lo disse pettinandosi i capelli mori con la mano destra.
"Spero per te di stare attento all'oclum" poi si mise a ridere e continuò "o forse no, la bestia mostrerà sicuramente pietà per un operaio come te".
Il ragazzo lo spinse ancora una volta e il gruppo di ragazzini si mise a ridere fragorosamente.
Alfredus si chiese ancora una volta se sarebbe riuscito a trovare un compagno di caccia.

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