Episodio 99

di Gatto1967
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Episodio 99 ***
Capitolo 2: *** Episodio 100 ***
Capitolo 3: *** Episodio 101 ***
Capitolo 4: *** Episodio 102 ***
Capitolo 5: *** Episodio 103 ***
Capitolo 6: *** Episodio 104 ***
Capitolo 7: *** Episodio 105 ***
Capitolo 8: *** Episodio 106 ***
Capitolo 9: *** Episodio 107 ***
Capitolo 10: *** Episodio 108 ***
Capitolo 11: *** Episodio 109 ***
Capitolo 12: *** Episodio 110 ***
Capitolo 13: *** Episodio 111 ***
Capitolo 14: *** Episodio 112 ***
Capitolo 15: *** Episodio 113 ***
Capitolo 16: *** Episodio 114 ***
Capitolo 17: *** Episodio 115 ***



Capitolo 1
*** Episodio 99 ***


Episodio 99.

-Ti prego Candy, non portarmi via Terence…-

Quella ragazza la stava implorando di rinunciare alla sua felicità. Pochi istanti prima aveva cercato di suicidarsi davanti ai suoi occhi e lei era riuscita a salvarla per un pelo.

Quella ragazza aveva rovinato la sua esistenza per salvare la vita a Terence, e ora aveva bisogno di lui, ma… era la cosa giusta?

Candy fremeva, nella sua testa si agitavano i destini e la felicità di tre persone, lei inclusa. Qual era la cosa giusta da fare?

Aprì gli occhi e guardò Susanna con uno sguardo duro e determinato.

-No Susanna, non posso!- esitò prima di continuare -Quello che mi chiedi è sbagliato! Se io lasciassi che Terence rimanga con te rovinerei le nostre vite e anche la tua! Io amo Terence e lui ama me. Se te lo lasciassi ti ritroveresti accanto un uomo che non ti ama e che finirebbe con l’odiarti. Cerca di capirlo Susanna, sono sicura che un giorno anche tu troverai un uomo che ti ami come meriti, ma quell’uomo non sarà Terence!-

Udì dietro di lei la porta che si apriva e si girò.

-Terence!-

Senza una parola lui entrò nella stanza e si diresse al capezzale di Susanna.

-Susanna, tu mi hai salvato la vita e io te ne sarò sempre grato. Non ti lascerò sola, ti aiuterò, ma non nel modo che vorresti tu. Candy ha ragione: noi due ci amiamo e se io mi mettessi con te solo per gratitudine farei soltanto del male, e da questa stanza uscirebbero tre persone infelici.-

Susanna si coprì il viso con la coperta e cominciò a piangere.

-Vieni Candy, usciamo.-

-Terence, io…-

-Deve capire Candy, così come ho capito io. Vieni, lasciamola sola.-

A malincuore Candy seguì Terence fuori dalla stanza.

-Terence.- disse lei una volta fuori dalla stanza -Non saremo stati troppo duri?-

-No Candy, abbiamo fatto la cosa giusta. Intendo stare vicino a Susanna, aiutarla, ma non come avrebbe voluto lei. Chiedermi di mettermi con lei solo per gratitudine è da egoisti! Susanna deve capirlo!-

Si guardarono intensamente per un lunghissimo istante finché si accorsero della presenza della madre di Susanna.

-Signora io…-

La signora Marlowe non degnò Candy e Terence di uno sguardo mentre si dirigeva verso la stanza di sua figlia. 

Vi entrò sbattendo la porta in faccia ai due ragazzi.

Candy si sentì morire dentro, ma capì che non c’era niente che potesse fare in quel frangente. Susanna doveva superare quel momento con le sue forze.

 

Si diressero verso la scala che portava al piano terreno e scesero insieme i gradini. A metà scalinata Candy si fermò.

-Che c’è Candy?-

Senza una parola lei lo tirò a sé e lo baciò.

Quando si staccarono nessuno dei due riuscì a trattenere le lacrime. -Beh, per stare pari dovresti tirarmi uno schiaffone…- riuscì a scherzare lei.

-Vergognatevi!-

La voce aspra e sconvolta della signora Marlowe li fece trasalire.

-Signora noi…-

-Lascia stare Candy, non devi giustificarti di nulla. Vieni, andiamo a casa.-

-Avete distrutto la mia Susanna!- continuava a gridare la povera madre sconvolta e incapace di ogni pensiero razionale.

-Ma la pagherete! Se esiste un dio la pagherete!-

Candy non riuscì a trattenere le lacrime mentre uscivano dall’ospedale, con la voce della signora Marlowe che si affievoliva dietro di loro.

 

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Capitolo 2
*** Episodio 100 ***


-Così vuoi tornare a Chicago…-
-Devo farlo Terence! Non posso sparire così, all’improvviso! E poi…-
-Poi c’è Albert…-
-Dì un po’: non sarai mica geloso!-
Lui si mise a ridere
-No, certo che no! Che ti viene in mente! Albert è un carissimo amico, anch’io gli devo tanto e lo sai.-
-Tornerò Terence, tornerò presto e sarà per sempre…-
Si baciarono di nuovo e a lungo senza che nessuno li interrompesse ancora.

Due giorni dopo Candy saliva sul treno per Chicago e si affacciava dal finestrino. Terence e sua madre erano lì fuori per salutarla.
-A presto Tarzan! Salutami Albert!-
-A presto Terence!-
La locomotiva fischiò e il treno cominciò a muoversi dalla stazione.
-Ti amo Terence!- gridò lei con le lacrime agli occhi.
-Anch’io ti amo Candy!-
-Tornerò prestissimo Terence, te lo giuro!-
Poi il treno cominciò a rimpicciolire e scomparve fuori dalla stazione di New York.

Il viaggio fu lungo e faticoso per  Candy. Già il suo vagone era super affollato, e lei per la sua solita generosità, cedette volentieri il suo posto ad una giovane coppia il cui figlio piccolo non faceva altro che piangere.
Dentro di sé la ragazza già si figurava insieme a Terence alle prese con il loro primo figlio. 
-Cosa vai a pensare Candy!- Si disse ad alta voce con una manata sulla testa, suscitando le risate di quanti le stavano intorno.

Il treno arrivò a Chicago che il sole stava già tramontando. Una Candy sfinita ma felice si avviò verso casa arrivandovi in pochi minuti.
-Albert! Sono tornata!-
Il ragazzo le andò incontro salutandola, ma non era solo.
-Archie, Annie, Patty! Sono felice di rivedervi! Voglio proprio condividere la mia felicità con voi!-
-Ehm… Candy…- Albert cercava di dirle qualcosa, ma lei era incontenibile.
-Io e Terence ci siamo ritrovati ed è stato meraviglioso! Ci siamo baciati sulla scalinata dell’ospedale…-
-Candy…- bisbigliò Albert, ma lei non lo sentiva proprio.
-E poi anche a casa sua! E poi siamo stati a pranzo insieme a sua madre in un bellissimo ristorante con vista sulla Statua della Libertà e poi…-
-Candy…-
-E poi Terence mi ha chiesto di sposarlo! Ragazzi non so descrivervi la mia felicità! Terence, il mio Terence mi ha chiesto di diventare sua moglie!
Certo, ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma credo proprio che entro un anno convoleremo! Ragazzi sono felice! Felice come non sono mai stata in vita mia, e voglio proprio condividere questa mia felicità con voi! Io…-
Incrociò lo sguardo di Patty, e la vide cupa.
-Bene Candy, sono molto felice per te.- Ma dalla voce, Patty non sembrava proprio felice. Con lo sguardo furioso e senza degnare l’amica di uno sguardo si diresse verso la porta e uscì di casa sbattendola.
-Patty ma… ragazzi che succede? E…- solo in quell’istante Candy si accorse di qualcosa.
-Ma… dov’è Stear?-
-È quello che stavo cercando di dirti Candy.- le spiegò Albert -Ma tu eri incontenibile.-
-Spiegarmi cosa?-
-Stear è partito per il fronte.- le disse cupamente Archie -Si è arruolato come volontario nell’aviazione francese ed è partito per l’Europa il giorno stesso che tu sei andata a New York.
Candy rimase di stucco. Con la mente rivide l’amico di sempre che la salutava alla stazione mentre il suo treno partiva per New York, e solo in quel momento ricordò la stranezza del suo atteggiamento: aveva già deciso di partire.
-Ragazzi, io… sono mortificata. Patty dev’essere distrutta, e io mi sono comportata come una cretina…-
-Non preoccuparti Candy.- cercò di consolarla Annie. -Tu non potevi sapere e vedrai che anche Patty lo capirà.-
-Ma certo che lo capirà.- le disse Albert. -Domani cercala e scusati con lei, vedrai che accetterà le tue scuse.-

Poco dopo Archie ed Annie se ne andarono lasciando Candy mortificata e dispiaciuta.
-Maledizione Albert! Ma ti rendi conto che figura che ho fatto? La povera Patty…-
-Non pensarci più Candy, Annie ha ragione e vedrai che a Patty l’arrabbiatura passerà presto. Ma adesso raccontami di te e di Terence…-
-Mi ha chiesto di sposarlo Albert! E io… non posso fare a meno di essere tanto felice!-
Albert sorrise malinconicamente. Se Candy si fosse sposata con Terence certamente lui l’avrebbe persa.
-Albert, io…- disse lei indovinando i pensieri dell’amico.
-Non preoccuparti per me Candy, tu hai fatto tanto per me ed è giusto che pensi alla tua felicità. Io me la caverò, mi trovo bene qui a Chicago e anche se la memoria non mi dovesse tornare potrò continuare la mia vita in questa città.-
-Albert…-
-Comunque immagino che ci vorrà ancora un po’ di tempo.-
-Beh certo, credo che ci sposeremo la prossima estate. Sai, abbiamo deciso che il matrimonio si terrà alla casa di Pony.-
-La casa di Pony è… l’orfanotrofio dove sei cresciuta vero?-
-Sì Albert, è un posto meraviglioso, di buon auspicio per una vita felice.  E poi sia io che Terence vogliamo che tu sia il nostro testimone!-
-Io? Ma io…-
-Certo Albert! Tu sei un buon amico di entrambi e sei la persona più indicata per questo compito! Non puoi dire di no!-
-Va bene Candy, sarò il vostro testimone.-
-Oh grazie Albert!- esclamò lei abbracciandolo.
-Certo, ci sarà anche da risolvere il problema di Susanna.-
-Susanna?-
In breve Candy raccontò all’amico quanto accaduto a New York.
-Avete agito bene Candy, e tu non devi sentirti in colpa per quella ragazza, che senso avrebbe avuto che Terence avesse lasciato te per mettersi con lei?
Susanna e sua madre dovranno capire, e superare il problema da sole. È molto nobile che tu voglia aiutarla, ma credo proprio che tu non possa fare niente Candy, vivi la tua vita con Terence e lascia che Susanna viva la sua.-

Come sempre Albert aveva ragione.

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Capitolo 3
*** Episodio 101 ***


Il giorno dopo a New York, Terence si recò all’ospedale St Jacob a trovare Susanna, ma si trovò la porta sbarrata.

-Mi spiace signor Grandchester.- gli disse una zelante infermiera che gli ricordava un po’ la glaciale collega di Candy a Chicago. -Ho ricevuto disposizioni di non farla entrare.-

-Disposizioni di chi?-

-Non sono autorizzata a dirglielo.-

-Va bene, va bene. Non insisto. Può almeno consegnare alla signorina Marlowe questa lettera da parte mia?-

Una mano strappò la lettera a Terence, era la madre di Susanna. Con uno sguardo carico d’odio la donna fece a pezzi la lettera di Terence.

-Signora Marlowe! Lei non ha il diritto di…-

-Tu parli a me di diritto? Come osi miserabile? La mia Susanna ha perso tutto per te, e tu l’hai lasciata sola per stare con quella sgualdrina!-

Stavolta Terence si infuriò.

-Non si permetta! Lei non sa niente di me e di Candy! Non può giudicarci!-

-Adesso basta signore!- tuonò l’infermiera alla reception. -Devo pregarla di andarsene o mi vedrò costretta a chiamare la polizia! La signorina Marlowe sta male e ha il diritto di scegliere se vederla oppure no.-

Terence non osò replicare, la sua rabbia era tanta, ma in fondo quell’infermiera non aveva tutti i torti. Senza altre parole si girò e uscì dall’ospedale.

 

A Chicago Candy si recò presso l’albergo dove risiedeva Patty, e chiese di lei alla reception.

-Prego signorina si accomodi. Faccio avvisare subito la signorina O’Brien della sua visita.-

Dopo pochi minuti lo stesso receptionist andò da lei.

-La signorina O’Brien la desidera nella sua stanza.- le disse l’uomo con un inchino.

Dentro di sé Candy ricordò quando lavorava presso i Legan ed era costretta a quei ridicoli formalismi.

-La ringrazio.- rispose alzandosi.

 

-Avanti!- disse Patty, e Candy entrò nella stanza.

-Patty io… mi dispiace…-

Patty sorrise tristemente alla sua amica.

-No Candy, sono io che devo chiederti scusa. Tu non potevi sapere.-

Candy prese le mani della sua amica.

-Patty, devi avere fiducia. Stear tornerà sano e salvo, ne sono sicura!-

-Vorrei avere la tua stessa certezza Candy. Ho tanta paura che… che possa morire!- disse scoppiando a piangere

-No! Questo non devi neanche pensarlo!- le disse Candy prendendole il volto fra le mani. -Stear tornerà. Mi hai capito? Tornerà!- Ma anche lei scoppiò a piangere abbracciando l’amica.

 

Albert camminava con le buste della spesa diretto verso casa. Si sentiva sereno grazie a Candy e ai suoi amici, ma una domanda si agitava incessante dentro di lui: chi era veramente? Da dove veniva? Avrebbe mai recuperato la memoria? 

Attraversò la strada senza avvedersi della macchina che stava sopraggiungendo e che lo colpì in pieno.

 

-Albert! Albert!- gridò Candy che dall’altra parte della strada aveva visto la scena insieme a Patty. Le due amiche uscite dall’albergo, si erano recate in una chiesa vicina per pregare insieme, e uscite dalla chiesa avevano visto Albert dall’altra parte della strada proprio mentre si accingeva a scendere dal marciapiede.

-Fate passare! Sono un’infermiera!-

Candy si precipitò sull’amico e constatò che era ancora vivo.

-Presto, chiamate un’ambulanza!-

-Signorina, l’ospedale più vicino è parecchio lontano da qui, forse c’è un posto più vicino dove potremmo portarlo, è la clinica del dottor Martin!-

Candy vide che Albert non perdeva sangue, e il polso sembrava regolare, quindi la situazione non era disperata.

-E dov’è questa clinica?-

 

Quando arrivarono alla “Clinica felice” del dottor Martin, Candy e Patty rimasero quantomeno perplesse, e anche il primo impatto col dottore non fu dei migliori. Si videro davanti un uomo trasandato nell’aspetto che sembrava incurante di tutto e di tutti, e che si gingillava con un giochino rompicapo.

-Sì, che c’è?- chiese l’uomo alzando lo sguardo verso i nuovi arrivati.

-Dottor Martin.- disse l’uomo che aveva accompagnato Candy e Patty insieme a un Albert che sembrava aver ripreso conoscenza.

-Questo ragazzo ha avuto un incidente, ha sbattuto la testa.-

-Va bene, mettetelo lì, adesso gli do’ un’occhiata.-

 

Quando il dottor Martin iniziò a visitare Albert, l’impressione che Candy e Patty avevano avuto di lui cambiò radicalmente. Il dottore sarà anche stato trasandato nell’aspetto, ma si dimostrò abile e competente. Quando Candy gli disse che Albert aveva perso la memoria, un lampo gli si accese negli occhi.

-Bene, molto bene. Se questo ragazzo ha perso la memoria in seguito a un trauma cranico, un altro trauma cranico potrebbe fargliela riacquistare.-

È vero, pensò Candy.

Albert sembrò avere un mancamento.

-Il treno… sono sul treno… Poopy! Dove vai Poopy!-

-Albert. Che c’è?-

-Lo lasci dire signorina: sta ricordando qualcosa…-

-L’esplosione…-

Albert quasi cadde a terra, il dottore e Candy lo sostennero e lo fecero nuovamente sdraiare. Ci volle un po’ prima che si riprendesse.

 

-Dottore, Albert può tornare a casa con me?-

-Certamente signorina…-

-Candy! Mi chiami semplicemente Candy.-

-D’accordo Candy. Albert può tornare a casa, ma voglio rivederlo fra un paio di giorni, siamo intesi?-

-Certamente dottore, la ringrazio di tutto cuore.-

 

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Capitolo 4
*** Episodio 102 ***


Il giorno dopo Candy riprese servizio all’ospedale, e come suo solito si buttò a capofitto nel lavoro. Albert si ristabilì rapidamente dai postumi dell’incidente, e le frequenti visite presso il dottor Martin sembravano giovargli molto.

Un giorno il dottor Leonard convocò Candy nel suo ufficio.

-Buongiorno dottor Leonard, mi ha fatto chiamare?-

-Sì signorina, si accomodi prego.-

Il dottor Leonard non era mai stato particolarmente accomodante con lei, ma quel giorno le sembrò stranamente cordiale.

-Posso chiederle come sta il suo amico?-

-Parla di Albert? Sta molto meglio grazie. Ha persino avuto qualche flash di memoria.-

-Bene, mi compiaccio. Il suo amico potrebbe recuperare presto la memoria.-

-Lo spero con tutto il cuore dottor Leonard.-

-Signorina Candy, corre voce che lei stia per sposarsi, è così?-

Candy arrossì.

-Sì dottor Leonard, ma non se ne parlerà prima di un anno. E fino a quel momento può star sicuro che farò il mio lavoro in questo ospedale con dedizione e coscienza.-

-Non ho motivo di dubitarne signorina, conosco bene la sua professionalità.- 

Candy si imbarazzò sempre di più, non era decisamente abituata a tutti quei complimenti.

-L’ho convocata per farle una proposta: lei conosce la cittadina di Greytown?-

-No dottor Leonard.-

-Da quelle parti stanno costruendo una galleria per una tratta ferroviaria. È un lavoro duro e faticoso come può facilmente immaginarsi, e gli infortuni sono all’ordine del giorno.

Per questo mi è stato chiesto di trovare un’infermiera disposta a lavorare lì per qualche tempo. Lei si sentirebbe di accettare questo incarico?-

Candy fu spiazzata da questa proposta, somigliava quasi alla proposta che le aveva fatto miss Mary Jane qualche mese prima e alla quale lei non era stata abbastanza pronta per dire di sì.

Stavolta però non c’era nessuno che potesse batterla sul tempo.

-Va bene dottor Leonard, accetto l’incarico.-

 

-Sei sicura di fare la cosa giusta Candy?- le chiese Albert quando apprese la notizia. -Cosa dirà Terence quando lo saprà? Un cantiere ferroviario può essere un posto molto pericoloso.-

-Oh andiamo Albert! Anzitutto è per un periodo di tempo molto limitato, e poi… non è mica necessario che lo dica a Terence…-

-Ma che stai dicendo Candy?-

Il tono di voce di Albert quasi la spaventò.

-Tu e Terence vi sposerete presto, non puoi nascondergli una cosa del genere!-

Albert aveva ragione: come poteva nascondere una cosa simile al suo futuro marito? Che razza di matrimonio poteva nascere su quelle basi?

-Albert, io devo partire dopodomani e non faccio certo in tempo ad andare a New York per chiedere a Terence cosa ne pensa! E comunque il fatto che io abbia accettato di diventare sua moglie non gli dà certo il diritto di impedirmi di prendere una decisione!-

-No, certo che no. Ma quando sarete sposati dovrete tener conto l’uno dell’altra mi capisci? Non potrai fare altri colpi di testa, come quando hai lasciato la Saint Paul School senza dire niente a nessuno.-

-Albert! Come fai a sapere…-

-Me lo hai raccontato tu, ricordi? Candy, non sei più una bambina, devi capire che non sempre nella vita si può fare quello che si vuole senza tener conto di nessuno. Se un giorno sposerai Terence avrai dei doveri nei suoi confronti, come lui ne avrà nei tuoi. 

E se poi avrete dei figli… beh, allora le cose cambieranno ancora di più.-

Candy sembrò rimuginare fra sé. Non aveva mai visto le cose sotto questo punto di vista.

-Domani scriverò a Terence, sono sicura che lui mi capirà. Grazie Albert, sei stato prezioso per me, come sempre.-

 

Nel frattempo nella residenza dei Legan, Iriza sembrava un lupo in gabbia.

-Vuoi darti una calmata Iriza? È da un’ora che fai avanti e indietro su quel pavimento, fra un po’ scaverai un buco!-

-Ti rendi conto Neal? Terence e Candy si sposeranno!-

-Va bene, si sposeranno. E a te che te ne importa?-

-Io non voglio che Candy sia felice!-

-Ascoltami bene: anch’io odio Candy lo sai, e non posso certo dire che quel bellimbusto inglese mi stia simpatico, ma che cosa vorresti fare? Impedire le nozze? E come?-

-Non lo so, non lo so davvero Neal, ma troverò un modo per…-

-Per metterti nei guai, dai retta a me! Lascia perdere Iriza, non ne vale la pena…-

-Troverò un modo, lo giuro! Candy, tu non sarai mai felice!-

Lo sguardo della ragazza quasi mise paura anche a Neal.

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Capitolo 5
*** Episodio 103 ***


Seduta nello scompartimento del treno che la stava portando a Greytown, Candy ripensò con un sorriso a quanto accaduto nei giorni precedenti alla casa di Pony: Tom e i bambini non volevano lasciarla partire per Greytown! Dicevano che era un posto molto pericoloso per lei, e uno dei bambini era arrivato anche a nascondere i suoi vestiti in cima al grande albero.

Solo le sagge parole della cara miss Pony avevano convinto tutti che Candy stava facendo la cosa giusta.

Ovviamente c’erano stati grandi festeggiamenti alla notizia dell’ormai prossimo matrimonio di Candy, e le due direttrici si erano dette senz’altro disposte a ospitare l’evento, anche se l’idea di avere tante persone altolocate lì, alla casa di Pony, le metteva un po’ in soggezione.

 

Nello scompartimento entrò uno strano uomo, avvolto in una specie di mantello e con il volto coperto da una sciarpa.

Gli occhi di quell’uomo ricordavano qualcosa a Candy, o meglio qualcuno, ma chi?

Lo sconosciuto si sedette proprio davanti a lei, e lei dovette strattonare il povero Klin nascosto nel sacco che gli avevano dato i suoi amici della casa di Pony, allo scopo di farlo tacere.

Un’occhiata di sfuggita all’uomo ammantellato illuminò Candy: ora sapeva di chi erano quegli occhi: appartenevano all’uomo visto sull’avviso di taglia alla stazione dove aveva cambiato l’ultimo treno, quello dove si trovata adesso.

Dunque quell’uomo era un ricercato? Che doveva fare, avvertire il capotreno?

Candy sentì che sarebbe stato un viaggio molto lungo…

 

Nel frattempo a New York, Terence stava recandosi all’ospedale St Jacob, dove era ricoverata Susanna. Da fonti interne all’ospedale sua madre Eleanor aveva saputo che la ragazza sarebbe stata dimessa l’indomani, e Terence voleva assolutamente parlarci.

Voleva convincerla, farla ragionare, farle capire che il suo atteggiamento era sbagliato, che quello che avrebbe voluto da lui era sbagliato.

Svoltato l’ultimo angolo che lo immetteva proprio davanti all’ospedale, Terence vide qualcosa che gli ghiacciò il sangue.

-Susanna!!!!-

Susanna Marlowe, la ragazza che aveva perso una gamba per salvargli la vita, era in piedi sul cornicione della terrazza all’ultimo piano dell’ospedale! E stavolta non c’era Candy a trattenerla.

-Susanna! Non farlo!-

Ma il suo grido di terrore rimase inascoltato: Susanna Marlowe precipitò dall’ultimo piano dell’ospedale sfracellandosi sulla neve sporca ammucchiata sul marciapiedi sotto di lei.

Susanna Marlowe era morta!

 

Finalmente l’avventuroso viaggio era finito, e Candy arrivò a destinazione insieme allo sconosciuto incontrato sul treno. Sconosciuto che si rivelò essere una donna, la dottoressa Kerry che doveva prendere servizio all’infermeria del cantiere dove avrebbe lavorato anche Candy.

-Per favore Candy, non dire a quegli uomini che sono una donna.- le aveva chiesto la dottoressa -Purtroppo c’è ancora molta ritrosia nei confronti delle donne medico.-

Il primo impatto con il cantiere di Greytown non era stato dei migliori, gli uomini che lavoravano lì non erano certo dei campioni di buone maniere, ma Candy era decisa a rimboccarsi le maniche e affrontare anche quella prova.

 

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Capitolo 6
*** Episodio 104 ***


Il funerale di Susanna fu una prova molto dura per Terence. Lui volle assolutamente andarci, ma com’era prevedibile non fu certo accolto a braccia aperte.
Non solo la madre di Susanna gli vomitò addosso tutto il suo odio, ma anche gli attori e lo staff della sua compagnia teatrale non gli riservarono un buon trattamento. Anche Robert Hathaway, che per lui era sempre stato come un padre, si mostrò freddo.
-Assassino!- gli gridò qualcuno in mezzo alla folla, magari era anche qualcuno che nemmeno lo conosceva, e non conosceva neanche Susanna, ma cercava solo un pretesto per sfogare la sua cattiveria repressa.
Dopo qualche minuto di questa tortura il povero Terence si convinse che quello non era posto per lui, e se ne andò.

-Non è stata una buona idea andare a quel funerale Terence.-
-No mamma, non è stata una buona idea, ma sentivo di doverlo fare, capisci?-
Eleanor poggiò una mano sulla spalla dell’affranto figlio, che sembrava in procinto di mettersi a piangere.
-La mia vita qui a New York è finita mamma.-
-Ma cosa dici? Questo momento passerà, vedrai.-
-Forse, ma io non potrò più lavorare a Broadway, sono marchiato a fuoco, capisci?-
Eleanor non osava replicare, sapeva che Terence aveva ragione. L’ipocrita bel mondo di New York lo avrebbe messo alla berlina ad ogni passo che avesse mosso per strada. Come attore non aveva più nessuna possibilità: nessuna compagnia newyorkese l’avrebbe più fatto lavorare.
-Terence, perché non raggiungi Candy a Chicago? Insieme troverete un modo per superare questo momento. I teatri non esistono solo a New York lo sai, e altrove tu potresti avere tutte le possibilità del mondo.-
-Sì mamma, farò così. Raggiungerò Candy e deciderò insieme a lei cosa fare.-
-A proposito: questa mattina è arrivata questa lettera da Chicago. È di Candy.-
Terence aprì la busta che sua madre gli porse e lesse rapidamente la lettera della sua amata.
-Maledizione! Ci mancava soltanto questa!-

Nel tardo pomeriggio, nella sua abitazione, l’affranta signora Marlowe stava versandosi il contenuto di una bottiglia di Whiskey in un calice, quando la sua governante entrò nel salotto.
La bottiglia cadde per terra rompendosi e spargendo il suo contenuto sul pavimento.
-Oh che disastro! Ci penso io signora, lei si accomodi pure nella saletta di là, ha una visita.-
-Una visita? E da chi? Non sono certo in vena di visite oggi…-
-È una certa signorina…-
-Iriza Legan signora Marlowe, è questo il mio nome.-
-Ma come si permette lei? Oggi ho seppellito mia figlia! Sa cosa vuol dire seppellire una figlia? No, non credo. Lei è troppo giovane.-
-Le chiedo scusa signora Marlowe. Anzitutto desidero farle le mie condoglianze, e poi vorrei parlarle proprio di sua figlia, o meglio, della persona che ha causato la sua rovina.-
-Quel maledetto attorucolo da strapazzo! Mia figlia lo amava e lui… lui…-
-Non mi riferivo a Terence Grandchester, ma a un’altra persona.-
-E a chi signorina?-
Qui la faccia di Iriza si deformò dall’odio.
-A Candice White Andrew! Lei è la principale responsabile della rovina di sua figlia! Terence è stato irretito da lei! Candice White Andrew!-
-Va bene, e anche se fosse? Ormai la mia Susanna è morta, e niente potrà riportarla in vita…-
-No, purtroppo questo è vero. Ma almeno si potrà rendere giustizia alla sua memoria.-
-E come signorina?-
Iriza celò a stento un sogghigno crudele che le si stava dipingendo sulla bocca.

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Capitolo 7
*** Episodio 105 ***


I primi giorni a Greytown non erano stati facili per Candy, il signor Nelson, il capo del cantiere, l’aveva presa di mira accusandola di rallentare il lavoro viziando i suoi operai, ed era arrivato al punto di minacciarla per costringerla ad andarsene.

Poi però tutto si era chiarito anche grazie all’aiuto di Arthur, il fratello ricercato della dottoressa Kerry.

Dopo quella brutta storia il lavoro del cantiere era ripreso come e meglio di prima, e Candy rimasta sola, proseguiva il suo lavoro nella piccola infermeria assistendo gli operai (*)

 

Una mattina fu proprio il signor Nelson ad entrare in infermeria. Quell’uomo ricordava a Candy il signor Garcia, il fattore messicano dei Legan. Come lui si atteggiava a duro ma sotto sotto era una brava persona.

-Buongiorno signor Nelson. Ha bisogno di qualcosa?-

-Vieni con me Candy.-

Candy fece per prendere la sua valigetta del Pronto Soccorso, ma Nelson la fermò.

-Non serve Candy! Non c’è nessuno da curare, c’è una visita per te.-

-Una visita?-

Senza altre parole il signor Nelson uscì dall’infermeria e Candy lo seguì.

Arrivarono ad un capannello di operai vicino al salone della mensa e Candy vide una figura girata di spalle che le suonava familiare.

-Terence!- gridò col cuore in gola una volta che il giovane uomo si fu girato.

Senza pensare a nient’altro che non fosse il suo amato, Candy gli si gettò fra le braccia e lo baciò come se non ci fosse un domani, sotto gli sguardi increduli e divertiti degli operai.

-Ehi Candy! Ma non ti era messa con me?-

-Sì, aspetta e spera che Candy lascia questo giovanotto per mettersi con una vecchia capra come te!-

Un coro di risate accolse il simpatico scambio di battute.

-Avete finito di dire sciocchezze?- disse una Candy non troppo risentita.

-Andiamo Candy, si scherza lo sai. Piuttosto: presentaci il tuo moroso!-

-E va bene! Questo è Terence Grandchester, il mio fidanzato.-  

-Davvero? E io che pensavo fosse il primo che passava per strada!-

Nuovo coro di risate.

-Ma… come vi permettete?-

-E tu che ti lamentavi delle mie battute…- disse Terence per smorzare quell’atteggiamento forse troppo cameratesco.

 

Poco dopo i due ragazzi sedevano a mensa uno di fronte all’altro a mangiare il pranzo preparato dalla rediviva Margot.(**)

-È terribile Terence. Povera Susanna…-

-Povera? È stata una grandissima egoista, come sempre. Aveva tutte le possibilità del mondo davanti a sé. Vero: forse non avrebbe più potuto recitare, ma poteva comunque rimanere nel mondo del teatro che tanto amava! Sapeva scrivere, poteva diventare una buona autrice.-

-Adesso è morta, che senso ha spararle addosso… piuttosto tu Terence, cosa pensi di fare?-

-Non posso più rimanere alla compagnia Stratford, lo scandalo è stato troppo forte. Non so ancora cosa farò, ma qualunque cosa mi riservi il futuro la affronterò insieme a te Candy!- disse prendendole la mano.

-Terence…-

 

-Ho chiesto al signor Nelson di farmi lavorare qui al cantiere, così potremo stare insieme e intanto penserò al da farsi.-

-Terence, sei sicuro? È un lavoro molto duro.-

-Dì un po’ Tarzan tuttalentiggini: mi hai preso per una mammoletta tipo Neal Legan?-

-No, certo che no! E comunque ti proibisco di chiamarmi Tarzan o tuttalentiggini! Hai capito giovanotto?-

 

(*) vedi episodi 105 e 106, qui riassunti per brevità

(**) vedi episodi 105 e successivi

 

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Capitolo 8
*** Episodio 106 ***


Terence si abituò subito al duro lavoro del cantiere. Anche se non era certo di estrazione operaia, il giovane Grandchester non era tipo da tirarsi indietro davanti alla manualità.

Un giorno si ferì lievemente escoriandosi il polso, e ovviamente Candy accorse subito a curarlo, guadagnandosi l’ennesima presa in giro da parte degli operai. Candy ormai era assuefatta a quel clima cameratesco e accettò di buon grado il gioco.

 

Passarono i giorni, e il lavoro avanzava. Nonostante qualche contrasto dovuto ai ritmi di lavoro, che Candy riteneva troppo duri per gli operai, i rapporti fra lei e il signor Nelson erano buoni. Il burbero uomo aveva imparato ad apprezzare e rispettare quella ragazza tuttalentiggini, come la chiamava il suo moroso.

Una sera mentre entrava nella sala mensa, Candy udì un capannello di operai seduti a un tavolo che ridevano di tutto gusto, e fra loro c’erano anche il signor Nelson e Terence.

-Chissà cosa si ridono quegli sciagurati!- si disse la ragazza mentre si dirigeva proprio a quel tavolo.

-Ehi guardate! Arriva “Tarzan tuttalentiggini”!- gridò uno degli operai, al che Candy capì che il suo fidanzato aveva spifferato il suo imbarazzante soprannome.

-Terence!- disse fulminandolo con gli occhi.

-Andiamo Candy! Una brava signorina non fa quelle facce truci. Che direbbe Suor Gray?- sghignazzò un altro operaio suscitando l’ennesimo coro di risa.

-Terence! Ma cosa stai raccontando?!!!!!-

-Oh niente! Ci ha detto solo che sei stata in prigione, e che la notte svolazzi fra un albero e un altro urlando come Tarzan.-

Nuovo coro di risate.

Candy diventò di mille colori.

-Andiamo Candy! Sono episodi simpatici, che ci fanno capire che non sei una snob che se ne frega del mondo intero! Appartieni ad una ricca famiglia, hai frequentato un prestigioso collegio inglese, ma adesso sei qui a prenderti cura di noi.-

Candy si commosse sinceramente a quelle parole.

-Grazie Sam…-

 

Dopo cena Terence e Candy si appartarono in cerca di un po’ di intimità.

-Ti sei commossa alle parole di Sam, vero?-

-Sì Terence. Questi uomini sembrano rozzi e sbrigativi, ma sono delle brave persone.-

-Ti sono affezionati. Sam ha detto il vero: quante signorine dell’alta società verrebbero qui a fare da infermiera a questi uomini?-

-Io non sono una signorina dell’alta società! Quel mondo non fa per me, mi sento molto più vicina a questi uomini che non a persone come Iriza e Neal Legan.-

-Ci vuole poco. Due bellimbusti come i rampolli Legan non sono degni neanche di allacciare le scarpe a questi uomini! Ce lo vedi Neal a lavorare qui?-

Candy rise all’idea.

-Per carità! Sarebbe capace di darsi il piccone sui piedi quel debosciato!-

-Perché, Iriza come la vedresti a lavorare in infermeria?-

-Santo cielo! Solo a vedere un graffio o a sentir parlare questi uomini mi collasserebbe a terra!-

Risero insieme.

 

-Cosa pensi di fare Terence? Vorresti riprendere a fare teatro?-

-Temo che quella strada sia sbarrata per me. Lo scandalo di Susanna è stato troppo forte e sua madre mi ha aizzato contro tutta Broadway.-

-Ma non esiste solo Broadway. È vero, il prestigio di quel posto non ha uguali, ma anche a Chicago ci sono dei teatri.-

-Ci penserò. Non manca molto alla fine dei lavori qui, e torneremo a Chicago insieme.-

-Oh Terence, sposiamoci! Appena torneremo a Chicago diamoci da fare e organizziamo il matrimonio!-

-C’è un problema Candy.-

-Non ci avrai mica ripensato!-

-Ma no! Sposarti è la cosa che voglio di più al mondo amore mio, non si tratta di questo.-

-E di cosa allora?-

-Tu sei ancora minorenne, e servirà il consenso della famiglia Andrew!-

Candy si fece seria.

-Scriverò subito allo zio William. Non credo proprio che mi negherà il suo consenso. Ovviamente lo inviterò al matrimonio, così potrò finalmente conoscerlo.-

-Come sarebbe a dire “potrò finalmente conoscerlo”?-

-Sarebbe a dire che non lo conosco! Sono la figlia di un uomo che non ho mai visto in vita mia!-

-Sediamoci qui Candy, e raccontami tutta la storia.-

 

Quando Candy ebbe finito il suo racconto Terence apparve pensieroso.

-Così questo zio William non ti ha mai vista, ma ti ha adottata solo perché glie lo hanno chiesto Anthony, Archie e Stear…-

-Sì, è così. Gli scrissero una lunga lettera con la quale gli chiedevano di adottarmi e lui lo fece.-

-Ti avrebbe adottata solo perché i suoi nipoti si erano presi una cotta adolescenziale?-

-Beh, forse lui non la vide così. Forse Anthony, Archie e Stear seppero essere convincenti.-

-O forse…-

-Forse?-

-Forse aveva qualche altro motivo per volerti adottare.-

-E quale? Io non l’ho mai visto!-

-Pensaci bene… c’è qualcuno che hai conosciuto, magari di sfuggita, qualcuno di cui ti ricordi a malapena, che so, quando stavi alla casa di Pony…-

Candy  ebbe un lampo.

-Il principe della collina!-

 

Candy raccontò brevemente la storia del principe a Terence, e lui sembrò aver capito.

-Questo potrebbe spiegare tutto.-

-Tutto cosa Terence? Io non so chi fosse quel ragazzo.-

-No certo, ma il fatto che somigliasse tanto al povero Anthony e che possedesse quella spilla degli Andrew che tu conservi ancora oggi, non ti fa pensare niente? Quel ragazzo era un Andrew!-

Candy rivisse il giorno dell’incidente e dentro di sé sentì risuonare le ultime parole di quel ragazzo che per lei era stato tanto importante.

 

-Tu dici che questo principe mi somigliava così tanto Candy?-

-Sì certo Anthony.-

-Sai, mi sono ricordato che quando ero piccolo c’era un altro bambino che stava sempre con mia madre.-

-E chi era Anthony?-

-L’ho capito soltanto adesso.-

 

Poi l’incidente, e quelle parole erano rimaste sempre sepolte nella sua memoria. Solo Terence era stato capace di farle riemergere.

-Forse quel ragazzo era… il figlio dello zio William!- 

-Sì forse…-

Anche Terence rivisse un ricordo dentro di sé, un ricordo decisamente più recente, quando qualche settimana prima a Chicago aveva incontrato Archie, Annie e… Albert.

 

-Ciao Albert! Sono Terence, mi riconosci?-

-Terence… sicuro, il fidanzato di Candy. Ho visto la tua immagine sul cartellone di Romeo e Giulietta.-

-Albert ha perso la memoria Terence.- spiegò Annie

-Sì, lo so.-

-Candy adesso è… a Greytown.-

-So anche questo Albert, quella pazza incosciente me l’ha scritto.-

-È una ragazza in gamba Terence, se la caverà vedrai. Non è andata mica in…- poi Albert aveva avuto un capogiro e Terence l’aveva sostenuto.

-Mess…ico…-

 

Messico! Quella parola che Albert sembrava aver sparato a caso, ora alla luce del racconto di Candy assumeva una nuova luce.

-Dobbiamo tornare a Chicago Candy!-

-Sicuro Terence, quando finiranno i lavori torneremo a Chicago e lì penseremo al da farsi. Riuscirò a persuadere lo zio William.-

-Sì, credo proprio che riuscirai a persuaderlo.-

 

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Capitolo 9
*** Episodio 107 ***


Dopo qualche giorno il signor Nelson andò a chiamare Candy in infermeria. Aveva un’espressione seria, non la solita espressione da capo burbero, ma una faccia diversa, più cupa.

-Candy vieni subito.-

-È successo qualcosa signor Nelson?-

-Ci sono visite per te, vieni nel mio ufficio.-

Candy seguì l’uomo nell’ufficio del cantiere, e vi trovò dentro oltre a un  Terence dall’aria furiosa, anche Archie e Annie.

-Archie! Annie! Che sorpresa! Ma… cosa è successo ragazzi? Avete certe facce…-

Senza una parola Annie porse un giornale a Candy. Lei lo guardò e rimase di sasso.

Quel giornale conteneva un articolo sulla morte di Susanna Marlowe e il titolo era: “La vera colpevole della morte di mia figlia è Candice White Andrew”.

Era una lunga intervista alla madre di Susanna, che raccontava con dovizia di particolari come Candice White Andrew avesse causato la rovina della povera Susanna, seducendo il suo fidanzato Terence Grandchester e inducendo quest’ultimo a mollarla dopo il tragico incidente in cui la ragazza aveva perso la gamba per salvare proprio lui. 

La donna inoltre raccontava di come Candice White Andrew fosse in realtà un’arrampicatrice sociale che partendo dalla condizione di orfana sola al mondo, era riuscita a entrare nelle grazie del signor William Andrew e a farsi adottare da lui dopo aver sedotto i suoi ingenui nipoti.

-Tutti i giornali di New York e di Chicago hanno pubblicato articoli come questo Candy.- disse un’avvilita Annie in lacrime. -Mi dispiace così tanto…-

-Candy!-

La voce del signor Nelson la fece sussultare.

-Mi dispiace, ma devi lasciare il cantiere. I miei capi vogliono che tu sia allontanata subito. Purtroppo anche il tuo ospedale ti ha licenziata con effetto immediato.-

-Cosa? Ma… perché? Quello che dice questo articolo è falso!-

-Lo so Candy, in questi giorni ho imparato a conoscerti e bisogna essere idioti per credere a quelle frottole. Ma lo scandalo è stato grande e i miei capi non vogliono problemi. Fra l’altro la tua famiglia è una delle finanziatrici di questo cantiere, e sembra che la signora Elroy Andrew abbia minacciato di tagliare i finanziamenti se non vieni subito allontanata da qui.-

Prima che la sconvolta Candy potesse replicare un boato risuonò nell’aria.

-Che succede?- esclamò Archie

-Viene dalla galleria!- rispose Nelson

Come un sol  uomo i presenti nell’ufficio uscirono all’aperto.

-Che diavolo è successo Bryan?- gridò il capocantiere ad un operaio che vedeva subito fuori dalla galleria.

-C’è stato un crollo signor Nelson! Una trave di volta ha ceduto!-

-Maledizione! Ci sono feriti?-

-Non lo sappiamo con certezza!-

Senza pensarci su Candy corse verso la galleria, subito seguita dai suoi amici e dal signor Nelson.

Entrata nella galleria, Candy vide tra la polvere il punto dove era avvenuto il crollo e prima che qualcuno potesse fermarla vi si diresse di corsa.

Come era stato detto dall’operaio, una trave di sostegno della volta della galleria aveva ceduto, e la trave stessa insieme a pezzi di roccia, era crollata a terra rovinando addosso ad alcuni operai.

Reprimendo la tosse provocata dal polverone, Candy si avvicinò agli uomini a terra.

La trave era caduta addosso a due di loro, altri erano stati colpiti da pezzi di roccia, ma non sembravano gravi.

-Portate i feriti in infermeria, e aiutatemi a sollevare questa trave!-

Gli uomini presenti, in primis Terence ed Archie, si abbassarono ad afferrare la trave, mentre altri sfilarono gli uomini da sotto.

 

Poco dopo Candy uscì dall’infermeria, dove aveva prestato i necessari soccorsi ai feriti assistita da Annie.

-Il più grave è Bob.- disse al signor Nelson e agli altri uomini. -Ha una gamba rotta e deve essere portato da un dottore. Io ho fermato la frattura come ho potuto, ma qui non posso fare di più.-

-C’è un dottore nel paese qui vicino, ho già mandato un uomo a chiamarlo, dovrebbe essere qui fra poche ore.-

Il signor Nelson sembrava imbarazzato, ed era facile indovinare i suoi pensieri.

-Gli altri feriti non sono gravi, ho lavato e disinfettato le loro ferite, certamente sarà opportuno che il dottore dia loro un’occhiata, ma non credo che avranno grossi problemi.-

Un silenzio commosso accolse le parole di Candy. La notizia del suo licenziamento aveva fatto il giro del cantiere.

-Signor Nelson: le chiedo di poter restare fino alla fine dei lavori!-

-Candy, io ho ricevuto disposizioni precise. Se tu resterai qui lavorerai senza essere pagata!-

-Non mi importa, voglio restare lo stesso. Avete visto quanto serve un’infermiera in questo luogo.-

-E noi resteremo con te Candy!- disse Annie con la stessa risolutezza dell’amica di sempre -Ti aiuterò con l’infermeria!-

-E io darò una mano in cucina signor Nelson!- disse Archie -Non voglio essere pagato, voglio soltanto aiutare Candy ed esserle vicino!-

Candy perse una lacrima di commozione. I suoi amici erano sempre encomiabili.

 

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Capitolo 10
*** Episodio 108 ***


Quando arrivò il dottore dal paese, dopo aver visitato Bob, la prima cosa che fece fu complimentarsi con Candy.

-La frattura è stata ricomposta in un modo encomiabile signorina. Io stesso non avrei saputo fare di meglio. Ovviamente quell’uomo dovrà stare a riposo per un mese, ma recupererà in pieno la funzionalità della gamba, grazie a lei.-

 

Passarono altri giorni, e il lavoro dopo una breve battuta d’arresto per rimettere la galleria in sicurezza, ripartì più spedito di prima.

Un giorno uno degli operai entrò di corsa nell’infermeria.

-Candy, Annie, dovete venire subito in galleria!.

-Cos’è successo Jack? Qualcuno si è fatto male?-

-No Candy, ma venite lo stesso.-

Senza capire, Candy e Annie seguirono Jack in galleria, e in fondo alla stessa trovarono assembrati tutto il personale del cantiere, signor Nelson in testa.

Davanti all’assembramento c’era uno strano marchingegno, sembrava una leva.

-Avanti ragazze! Premete insieme quella leva!-

Candy e Annie si guardarono, e poi si fecero avanti.

-Questa leva?- chiese Annie con la stessa timidezza di quando era bambina.

-Sì esatto! Non perdete tempo e premete quella dannata leva!-

Le due ragazze si guardarono un’altra volta, e poi si chinarono su quella strana leva. Poggiate le mani sull’arnese lo schiacciarono con tutte le loro forze.

Un boato seguì il loro gesto, e loro che non se lo aspettavano, sobbalzarono all’indietro.

Il grido di giubilo che seguì suscitò ancora di più la loro curiosità.

-Ma che sta succedendo?-

-Vedete ragazze.- spiegò loro Jack -Con quell’esplosione avete abbattuto l’ultimo strato di roccia che ci separava dall’altro cantiere. Ora la galleria è completa! Questo onore spetta tradizionalmente alla persona del cantiere che ha lavorato di più e meglio.-

-E… e il signor Nelson ha pensato a noi?-

-Sì Annie. Tutti abbiamo pensato a voi.-

Annie cominciò a piangere, e anche Candy.

 

Qualche giorno dopo Candy e i suoi amici lasciarono il cantiere. Gli operai avevano voluto tassarsi per pagare a Candy quanto gli spettava, lei infatti, a differenza dei suoi amici non era stata pagata per quegli ultimi giorni.

I saluti furono gioiosi ma anche commossi. Candy andava incontro a un futuro pieno di incertezze. Aveva perso il suo amato lavoro all’ospedale e non sapeva dove andare a sbattere la testa.

-Vedrai che tutto si sistemerà Candy.- le aveva detto Terence, che poi durante il viaggio aveva chiamato a sé Archie per parlarci in privato.

Quando rientrarono nello scompartimento anche Archie tranquillizzò Candy.

-Terence ha ragione Candy! Tutto si sistemerà.-

-Grazie ragazzi, sono sicura che ce la farò. Soprattutto se ti avrò vicino Terence.-

-Ascoltate ragazze, perché non andate alla casa di Pony per qualche giorno? Io e Archie abbiamo qualcosa da fare a Chicago e a New York.-

-Cosa vorresti fare Terence?- chiese Candy preoccupata da quel lampo che vedeva negli occhi del suo amato.

-Non metterti nei guai, ti prego…-

-Tranquilla Candy, non ho intenzione di mettermi nei guai, ma di tirartene fuori a te.-

 

Candy e Annie, seguite a ruota dal fedele Klin, camminavano sulla strada che dalla stazione conduceva a La Porte, e di lì a breve distanza alla casa di Pony, l’amata casa della loro infanzia.

-Non so cosa pensino di fare Archie e Terence, ma sono sicura che riusciranno a tirarti fuori da questa situazione Candy, e sono sicura anche che Terence riprenderà il suo lavoro di attore.-

-Vorrei avere la tua sicurezza Annie, ma forse soltanto lo zio William potrebbe aiutarmi.-

-Ma possibile che nessuno abbia mai visto lo zio William? Anche Archie e Stear mi hanno sempre detto che non lo hanno mai conosciuto.-

-In più sembra che da qualche tempo non dia più traccia di sé.-

-Sì, ricordo molto bene la scenata che ti fece la zia Elroy quel giorno alla residenza degli Andrew. Fu qualche giorno dopo il tuo ritorno da New York. Praticamente ti ha accusata di aver portato la disgrazia nella sua famiglia.-

-Povera donna, non la biasimo affatto. Nella vita ha sofferto tantissimo. Prima ha perso Anthony, adesso Stear è andato in guerra, e anche lo zio William è scomparso nel nulla.-

-Qual’è il legame di parentela fra la zia Elroy e lo zio William?-

-Ah non ne ho idea! Quando venni adottata dallo zio William mi diedero da imparare a memoria un librone con le fotografie e le biografie di tutti i membri della famiglia Andrew, ma la pagina dello zio William non c’era!-

-Ma chi sarà mai? Fantomas?-

 

Chiacchierando del più e del meno, le due amiche arrivarono in vista della casa di Pony, e Annie si commosse sinceramente.

-Che ti prende Annie?-

-Erano anni che non vedevo questo posto Candy. Per anni lo avevo vigliaccamente rinnegato…-

-Non dire sciocchezze Annie! Non è stata colpa tua! Vedrai che miss Pony e Suor Maria ti accoglieranno a braccia aperte.-

-Sì lo so, loro sono buone…-

 

E in effetti le cose andarono proprio così. Le due buone donne accolsero Annie a braccia aperte, e si dissero orgogliose di lei quando Candy raccontò loro quello che aveva fatto a Greytown.

-Siamo tanto felici Annie!- le disse miss Pony mentre tutte insieme sorseggiavano un caffè preparato da Suor Maria. -Quando te ne sei andata dalla nostra casa temevamo che fosse la fine della vostra amicizia, invece adesso siete qui, ancora più unite di prima!-

Le due ragazze si sorrisero: miss Pony aveva proprio ragione.

-Cosa pensi di fare adesso Candy?- le chiese Suor Maria con l’apprensione di una vera madre, ed era facile capire a cosa si riferisse.

-Non preoccupatevi per me, ho le spalle larghe io! E il clamore per questa brutta storia passerà presto. Ho perso il mio lavoro è vero, ma non è detto che non possa tornare a farlo, magari in un’altra città. E poi… se avrò Terence vicino tutto è possibile.-

-Quindi i vostri progetti non sono cambiati.- 

-No sorella. La prossima estate ci sposeremo.-

-Sapete, Candy non sarà l’unica a sposarsi quest’anno…-

-Cosa? Vuoi dire che…-

-Che Archie mi ha proposto di sposarlo entro la fine dell’anno. E anche noi vorremmo celebrare le nostre nozze qui, alla casa di Pony.-

Candy e Annie si abbracciarono ridendo e piangendo insieme.

 

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Capitolo 11
*** Episodio 109 ***


Archie si armò di tutta la sua risolutezza ed entrò nel salotto privato della zia Elroy.

-Ciao zia Elroy. Ho bisogno di parlarti.-

-Visto che sei entrato senza neanche bussare, parlami pure.-

-In privato zia.-

L’anziana matriarca si girò verso la cameriera che le stava servendo il tè.

-Vada Kate, e lasci pure il vassoio. Ci penserà dopo a prenderlo.-

-Sì signora.-

-E chiuda la porta per cortesia.-

Quando la donna ebbe chiuso la porta del salotto, Archie si sedette.

-Spero che tu non voglia parlarmi di Candy.-

-No zia Elroy, voglio parlarti dello zio William.-

-Ancora nessuna notizia. Gli investigatori privati che ho assoldato ne hanno perso le tracce in Italia.-

In Italia, pensò Archie.

-Zia, forse so dov’è lo zio William, ma ti chiedo di raccontarmi la verità su di lui. È una richiesta della massima importanza la mia. Credimi zia Elroy.-

 

-Incredibile!- commentò Archie dopo aver sentito il racconto di sua zia. -Terence aveva ragione.-

-E chi è Terence? Il degno compare di quella sciacquetta di Candy?-

Il volto di Archie si corrugò e il ragazzo batté un pugno sul tavolo.

-Non permetterti di chiamare Candy in questo modo! E adesso alzati! Devi assolutamente venire in un posto con me!-

Elroy fu sconcertata dalla reazione del nipote, mai si era permesso tanto. Certe reazioni erano state tipiche del povero Anthony, ma mai Archie era arrivato a tanto nei suoi confronti. Tuttavia vide negli occhi del ragazzo una determinazione tale da suggerirle di fare come diceva lui.

-D’accordo Archie, fai chiamare l’autista.-

-No zia, niente autista. Andremo con l’utilitaria e guiderò io. Solo io e te, d’accordo?-

-Va bene, facciamo come vuoi tu.-

 

Arrivarono in men che non si dica sotto casa di Candy e Albert.

-Se quello che dici è vero Archie…-

-Fra poco lo sapremo.-

Archie parcheggiò esattamente davanti al portone d’ingresso della palazzina dove c’era l’appartamento che Candy e Albert condividevano.

Salirono rapidamente le scale che portavano all’appartamento e bussarono alla porta.

-Albert, sono Archie! Apri subito per favore!-

Come Albert ebbe aperto la porta, la zia Elroy rimase di stucco, e dalla sua bocca uscì solo una parola che l’emozione le consentì appena di pronunciare a mezza bocca: -William!-

Albert sentì una fitta alle tempie e fu come se una nebbia invisibile avvolgesse il suo cervello.

 

A New York la signora Marlowe aprì la porta di casa sua. Sicuramente la sua efficiente governante era rientrata dal fare la spesa.

-TU!- esclamò quando si vide davanti Terence Grandchester, l’uomo che a suo dire aveva causato la rovina di sua figlia.

-Devo parlarle!- disse semplicemente lui bloccando con la mano e la gamba la porta che la signora voleva sbattergli in faccia.

-Come osi farti vedere qui!-

-Io come oso?- disse lui dopo essersi richiuso la porta alle spalle

-Lei come ha osato fare quelle dichiarazioni su Candy! Lei non sa niente di quella ragazza!-

-Avete rovinato mia figlia! L’avete rovinata!-

Terence lasciò che quella povera donna si accanisse contro di lui tempestandolo di pugni che lui nemmeno sentiva.

-No signora.- le disse poi quando quella donna cadde in ginocchio davanti a lui tenendosi il volto fra le mani.

-No signora. Noi non abbiamo rovinato nessuno. Pensi alle sue di colpe. Avrebbe potuto far ragionare Susanna, lasciare che noi le stessimo vicino. 

Io e Candy volevamo aiutarla e lei ce lo ha impedito!-

La signora Marlowe continuava a singhiozzare convulsamente.

-Susanna… la mia Susanna… volevo solo il meglio per lei… volevo che avesse quello che io non ho avuto…-

Terence ebbe pietà di quella donna, che pure tanto male aveva fatto alla sua Candy.

La porta di casa si aprì e la governante della signora entrò.

-Chi è lei? Cosa fa qui? Sicuro… lei è Terence… se ne vada subito!-

-Non ci penso nemmeno signora. Una povera ragazza innocente ha avuto la vita rovinata, è stata additata come quello che non è ed esposta al pubblico disprezzo. Tutto per le menzogne che questa donna ha vomitato su di lei!

Non me ne andrò finché non avrò ottenuto giustizia per quella ragazza!-

-Avrà quello che vuole Terence…-

La voce della signora Marlowe era flebile come un sussurro, mentre la donna con grande fatica si rialzava.

 

-Ho cercato di persuadere la signora a non fare quelle dichiarazioni.-

Disse la governante a Terence mentre la signora Marlowe riposava.

-Ma non ha inteso ragioni, quella ragazza ha fatto leva sui suoi sentimenti…-

-Quale ragazza?- 

-Una ragazza di Chicago, è venuta a trovare la signora dopo il funerale della signorina Susanna, ha suggerito lei quelle dichiarazioni infamanti…-

Ragazza di Chicago… ha suggerito lei quelle dichiarazioni… 

Queste frasi disegnarono nella mente di Terence un volto e un nome, che si stampò sulla sua bocca deformata dall’odio:

-IRIZA!!!!-

 

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Capitolo 12
*** Episodio 110 ***


Pochi giorni dopo Tom arrivò di corsa alla casa di Pony. 

-Tom, che succede?- gli chiese Candy uscita in quel momento dalla casa.

-Leggi… qui… Candy…-

Candy aveva sviluppato un sacro terrore dei giornali, ma vedendo l’espressione dell’amico di sempre, lo aprì fiduciosa.

Solo i titoli che lesse ebbero l’effetto di sgranarle gli occhi:

“Nuove dichiarazioni di Rebecca Marlowe: vi dico la verità su mia figlia. Chiedo perdono alla signorina Candice White Andrew.”

In sostanza la madre di Susanna ritrattava le dichiarazioni infamanti fatte su di lei solo poche settimane prima.

Lesse una dichiarazione del dottor Leonard: 

“Se la signorina Candice lo vorrà, le porte del Santa Johanna sono sempre spalancate per lei.”

 

-Candy che succede?- chiese Annie uscendo dalla casa

Senza riuscire a pronunciare una sola parola Candy porse il giornale ad Annie.

-Candy! È meraviglioso!- esclamò Annie buttando le braccia al collo della sua sorellina.

-Potrai tornare alla tua vita, al tuo lavoro!-

Candy non riusciva a pronunciare una sola parola per quanto era emozionata.

 

Una macchina molto lussuosa si fermò davanti alla casa di Pony, e sia Candy che Annie, sedute sotto Papà Albero, poterono riconoscere quell’auto.

-Ma quella… è la macchina degli Andrew!- esclamò Annie. -Sicuro! È quella che usa sempre la zia Elroy quando si sposta per Chicago!-

-E che diavolo ci fa’ qui la zia Elroy?- si chiese Candy

-Beh, c’è solo un modo per scoprirlo. Scendiamo a vedere.-

Così le due amiche di sempre scesero insieme lungo il sentiero fino alla casa.

Quando furono giù rimasero di stucco nel riconoscere, fra le persone scese dalla lussuosa automobile, una persona che mai si sarebbero aspettati di vedere in quel contesto.

-Albert?!!!! Ma… cosa diavolo ci fai qui? E con…- Candy non sapeva come proseguire per non urtare la sensibilità di qualcuno. Insieme ad Albert infatti erano scesi dalla macchina la zia Elroy e Archie.

-Candy, Annie.- si fece avanti proprio Archie -L’uomo che voi avete sempre conosciuto come Albert, in realtà è il signor William Albert Andrew.-

Quella rivelazione lasciò le due ragazze di stucco.

-Sì Candy, io sono quello zio William che tu desideravi tanto conoscere.-

 

Poco dopo, nell’ufficio di miss Pony, Candy e Annie avevano ascoltato il lungo racconto di Albert. (*)

-Non riesco a capacitarmi Albert! Tu sei lo zio William! 

Ma tu Archie quando l’hai scoperto?-

-È stato Terence a capirlo. Tu gli avevi raccontato dello zio William, di come lui ti abbia adottata, del principe della collina. E lui non ci ha messo molto a fare due più due.-

-In più quando mi ha incontrato a Chicago, io ho avuto come un mancamento, e ho nominato te e… il Messico, capisci?-

Candy fece cenno di sì.

-Candy.- disse la zia Elroy -Quella donna ti ha chiesto perdono, e lo stesso faccio io. Ti ho sempre mal giudicata, ma sbagliavo. Tu non potevi immaginare chi fosse in realtà “Albert”, ma hai avuto lo stesso cura di lui. La famiglia Andrew, la TUA famiglia ti sarà eternamente grata.-

-Ti ringrazio zia Elroy.- rispose lei visibilmente commossa.

-Ma Terence dov’è?-

-È a New York.- rispose Archie. -Quando abbiamo lasciato Greytown ci siamo divisi i compiti: io sono andato a Chicago a cercare lo “zio William”, e lui è andato a New York per convincere la madre di Susanna Marlowe a ritrattare le sue calunniose dichiarazioni.-

-Non si sarà mica messo nei guai!-

-Non credo che Terence sia così stupido, tranquilla. Sa benissimo che facendosi arrestare non ti sarebbe di nessun aiuto. E poi non vogliamo prendercela con quella povera donna: ha perso la figlia, è anche logico che sia sconvolta. Piuttosto vogliamo incastrare chi ha messo in bocca a quella donna quelle schifose calunnie.-

-E chi sarebbe stato?-

-Non lo indovini Candy? Chi poteva sapere certe cose sulla tua infanzia? Chi ti ha sempre odiata al punto di compiere qualsiasi bassezza pur di nuocerti?-

Candy ebbe un lampo negli occhi e sibilò un nome: -Iriza!-

-Già Iriza! Pochi giorni prima che uscissero quegli articoli infamanti, Iriza si è recata a New York, me lo disse proprio sua madre. Non è difficile indovinare cosa abbia combinato quella vipera.-

-Archie, io capisco la vostra rabbia, e posso garantirti che anch’io sono furiosa con quella ragazza, ma non cerco vendette, e non voglio che facciate niente contro di lei.-

-Sta tranquilla, se i nostri sospetti saranno confermati non andremo certo da lei a darle quelle botte che non ha preso quand’era piccola! Ma quella serpe dovrà rispondere alla legge delle sue azioni. 

La calunnia e l’istigazione a delinquere sono reati!-

 

Il giorno seguente Candy e Annie rientrarono a Chicago insieme agli Andrew, e Candy fu subito ripresa a lavorare al Santa Johanna, ma ben presto si accorse che niente sarebbe più stato lo stesso per lei in quell’ospedale.

Dietro un’apparente cordialità, colleghe, medici e pazienti la squadravano come fosse veramente l’arrampicatrice sociale descritta in quegli articoli. A volte camminando nei corridoi dell’ospedale si sentiva come se non avesse vestiti addosso e tutti ridessero di lei.

Un giorno sorprese alcune sue colleghe nella saletta delle infermiere, che facevano facili congetture su di lei.

 

“È così ti dico: a dieci-dodici anni di età andò a lavorare presso i Legan che la trattavano come una figlia. E lei li ricambiò irretendo gli uomini della famiglia Andrew.”

“Già, gli Andrew sono più ricchi dei Legan”

“Provocò la morte di Anthony Brown, l’ho letto sul giornale”

“Si dice che in Inghilterra fu sorpresa nelle stalle ad amoreggiare con quell’attore”

“Pare abbia anche sedotto William Andrew, pur di farsi adottare da lui”

 

A nulla era servita la ritrattazione della signora Marlowe, Candy era ormai segnata a fuoco con un invisibile marchio di vergogna.

 

Un giorno Candy notò un nuovo paziente che veniva ricoverato in una stanza del suo reparto, una delle costose stanze riservate, e proprio lei venne assegnata alla cura di quel paziente.

Quando entrò nella stanza per conoscere il suo nuovo paziente, Candy sussultò vistosamente.

-Neal!-

-Candy! Ma che ci fai qui?!!!-

-Si dà il caso che io ci lavori in questo ospedale Neal, ma tu che accidenti hai combinato?-

-Sono stato aggredito da due tipacci. Per sbaglio ho rischiato di metterli sotto con la macchina e loro mi hanno inseguito e trascinato in un vicolo.-

-Vedo che non hai perso il vizio di guidare come un cane! Già una volta ti era successa quasi la stessa cosa, e te le hanno suonate per bene vedo…-

-Scommetto che la cosa ti diverte un mondo Candy.-

-No ti sbagli, queste cose non mi divertono affatto. Tu per me sei un paziente come un altro, e avrò di te la stessa cura che ho degli altri pazienti.-

-Non ti voglio come infermiera!-

-Va bene, come preferisci. Riferirò al dottor Leonard la tua richiesta e ti verrà assegnata un’altra infermiera. Intanto però devo prenderti la temperatura e compilare la tua scheda. Tu permetti, vero Neal?-

Nonostante la sua etica di infermiera glie lo vietasse, Candy non potè nascondersi di provare un certo compiacimento ad avere l’odioso Neal Legan alla sua mercè.

 

Quella sera quando smise il suo turno e uscì dall’ospedale, Candy trovò proprio Terence ad aspettarla, e naturalmente le corse incontro per baciarlo.

 

-Sai chi hanno ricoverato oggi? Neal Legan!-

Come Candy gli ebbe raccontato quello che era capitato al suo nemico di sempre, Terence sbottò in una fragorosa risata.

-Terence smettila! Non si ride di queste cose!-

-Sì hai ragione, ma se penso che qualcuno ha dato il fatto suo a quel bellimbusto… peccato che non ci fosse la sorella al posto suo.-

-Avanti smettila! Piuttosto andiamo a cena: ho una fame da lupo, e vorrei parlarti di una cosa…- 

 

(*) ovviamente il racconto è lo stesso dell’episodio 115 della serie originale qui omesso perché lo sappiamo a memoria

 

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Capitolo 13
*** Episodio 111 ***


-Allora Candy: di cosa volevi parlarmi? Problemi sul lavoro?-

Lei fece cenno di sì.

-Non ce la faccio più Terence. Credevo di essere più forte e invece…-

-Continuano i pettegolezzi sul tuo conto?-

Candy iniziò a piangere.

-Oggi sono entrata in una stanza per accudire un’anziana signora ricoverata, e altre due signore stavano dicendo “l’assassina della Marlowe”… quando si sono accorte che ero lì hanno cambiato discorso…-

-Candy devi andartene di lì, finirai con l’impazzirci in mezzo a tanta cattiveria.-

-Lo so, ma questo significherebbe dare l’addio al mio lavoro…-

-No, non è detto. Dopo il matrimonio potremo andarcene, cambiare città. Tu potrai lavorare in un ospedale o magari in uno studio medico, e io… beh potrò sempre mettermi a scavare gallerie!-

-Dai, non scherzare!-

-Dico sul serio Candy! Per me la cosa importante è stare con te, tutto il resto, la mia carriera d’attore, viene dopo di te.

Io ti amo Candy, e tu ami me. Questo è l’importante!-

Candy rimase senza parole.

-Domani stesso andrò a dare le dimissioni.-

-Ben detto! E subito dopo cominceremo a organizzare il matrimonio, potremmo anche anticipare i tempi.-

-Ma… senza un lavoro come potrò pagarmi l’affitto?-

-Oh avanti! Per qualche giorno la famiglia Andrew potrà anche ospitarti, non trovi? Neanche la signora Elroy potrà opporsi. Il tempo di raccogliere le nostre cose e partiremo subito per La Porte!-

-Vogliamo brindare Terence?- disse lei alzando il calice.

-A noi due, e alla nostra felicità!-

 

Finito di cenare i due ragazzi pagarono il conto e uscirono dal locale, diretti verso casa di Candy. L’indomani Candy avrebbe disdetto l’affitto, raccolto le sue cose, pagato il saldo e lasciato per sempre la casa dove aveva vissuto insieme ad Albert.

Arrivarono rapidamente sotto casa di Candy, e lì si abbracciarono.

-Andrà tutto bene Candy! Andrà tutto bene…-

-Sì, adesso lo credo anch’io.-

Si diedero l’ennesimo bacio, poi Candy entrò in casa e Terence si voltò per tornare alla stanza che aveva affittato a Chicago.

Non si accorsero che qualcuno li stava spiando.

 

Il giorno dopo Candy avrebbe avuto il turno di notte, quindi aveva tutto il giorno libero.

Per prima cosa contattò Albert, e gli chiese il permesso di stabilirsi per qualche giorno a casa Andrew. Ovviamente il suo tutore legale fu entusiasta all’idea.

Dopo che gli ebbe spiegato la sua situazione Albert concordò con lei sulla decisione che lei e Terence avevano preso.

-Ti capisco sai? Tu non meriti tanta cattiveria, ma vedrai che altrove tu e Terence potrete cominciare una nuova vita.

Sorridi Candy! E sii ottimista come sei sempre stata.-

Candy perse una lacrima mentre abbracciava l’amico di sempre.

 

Si recò subito all’ospedale e andò a parlare con il dottor Leonard. 

-La capisco sa?- le disse il direttore dell’ospedale quando lei gli comunicò la sua decisione. -Non posso davvero biasimarla.-

L’uomo guardò fuori dalla finestra.

-E cosa farà adesso signorina?-

-Per adesso penserò solo a organizzare il mio matrimonio, poi insieme a… mio marito, cambieremo città, e speriamo di poter ricominciare da capo.-

-Glie lo auguro con tutto il cuore signorina.-

-La ringrazio dottor Leonard, di tutto.- rispose lei tendendo la mano all’uomo.

-Devo chiederle solo un favore: questa sera lei avrebbe il turno di notte, e così sui due piedi, mi è difficile trovare una sostituta.-

-Non c’è nessun problema dottor Leonard. Farò io il turno di notte, e domattina lascerò l’ospedale.-

 

Quella sera Candy attaccò il turno notturno, e si trovò da sola nella saletta delle infermiere. Le era già capitato diverse volte di fare il turno di notte, ma quella sera si sentiva inquieta.

Ricordò il simpatico episodio del bambino che si fingeva un fantasma (*), e sorrise a quel ricordo. Al tempo stesso però avvertì un brivido di paura.

-Ma che ti prende Candy!- Si disse ad alta voce -Ti fai suggestionare da un ricordo?-

In quel momento la porta della saletta delle infermiere scricchiolò e fece per aprirsi.

-T-Terence?!!!- Si ricordò di quando, qualche notte prima durante il suo turno notturno, Terence era penetrato nell’ospedale di nascosto per andarla a trovare e gli aveva fatto proprio quello scherzo.

-Oh, andiamo Terence, non ci casco più lo sai!-

La porta si aprì e Candy impallidì: la persona davanti a lei NON ERA TERENCE!

 

(*) episodio 83 Un fantasma gioca a carte

 

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Capitolo 14
*** Episodio 112 ***


-Iriza! Che accidenti fai qui?!!! E… cosa vuol dire quella…- 

Iriza Legan, in piedi davanti a Candy impugnava una pistola, e la fissava con uno sguardo carico di odio.

Sembrava incapace di qualsiasi azione che non fosse fulminarla con quegli occhi carichi d’odio.

Candy faticò a mantenere il sangue freddo.

-Iriza, dove… dove hai preso quella pistola? Che cosa intendi fare?-

-TU… tu non sarai mai felice Candy!-

-Ma di che accidenti stai parlando Iriza!!!-

-Tu non sposerai Terence… IO lo sposerò!-

-Sei impazzita?!!!- era una domanda retorica: era fin troppo evidente che la sua nemica di sempre non era in sé.

-Iriza come puoi pensare che Terence ti sposi? Lui ama me, lo sai!-

-Io… io ti ucciderò, e poi… poi sarò carina con lui…-

Non c’era dubbio: Iriza era impazzita. Lo si capiva dal suo sguardo, dalla mano che tremava, dalla salivazione abbondante. Ma era una pazza pericolosa!

-Iriza in nome del cielo, torna in te!-

Candy aveva alzato la voce nella speranza di attirare l’attenzione di qualcuno.

-Cosa pensi di ottenere se mi uccidi! Rischi la sedia elettrica, te ne rendi conto?-

La porta si aprì all’improvviso e sulla soglia apparve il dottor Smith, di turno in quel momento in ospedale.

-Che diavolo succede qui?!!!!-

Iriza si girò di scatto puntando inconsapevolmente la pistola contro il medico, al che Candy colse l’attimo per avventarsi sulla sua nemica e afferrarle il braccio.

-Lascia questa pistola, maledetta!!!-

Lottarono avvinghiate l’una all’altra, e anche il medico si avventò contro la ragazza dai capelli rossi, ma troppo tardi: un colpo di pistola era partito e Candy stramazzò al suolo.

 

Il dottor Smith uscì dalla sala operatoria e gli amici di Candy riuniti nella sala d’aspetto, gli si fecero incontro.

-Come sta dottore?- chiese un Terence con la voce rotta dal pianto.

Il dottor Smith sembrò prendere fiato.

-L’intervento è tecnicamente riuscito. Siamo riusciti ad estrarre la pallottola che si era incastrata a pochi millimetri dalla colonna vertebrale.-

Una breve pausa, come a voler raccogliere il coraggio per continuare.

-Adesso la ragazza è in coma, e non so se si risveglierà, e anche se sopravviverà potrebbe non essere più la stessa Candy che avete conosciuto, mi dispiace.-

Annie, Patty, Archie e Albert scoppiarono in un pianto dirotto, mentre Terence pur con gli occhi pieni di lacrime proruppe in un’esclamazione d’odio.

-Maledetta Iriza! Maledetta!-

 

Iriza Legan era stata ridotta all’impotenza dal dottor Smith che era riuscito a sopraffarla e a strapparle la pistola di mano. Poi l’aveva stordita e aiutato dai colleghi e dalle infermiere accorsi per lo sparo, aveva soccorso Candy e fatto chiamare la Polizia.

 

Il giorno seguente Iriza Legan si suicidò in carcere impiccandosi con un lenzuolo.

 

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Capitolo 15
*** Episodio 113 ***


Nei giorni seguenti un altro tremendo accadimento scosse la famiglia Andrew: dall’Europa giunse la notizia della morte di Stear, caduto nel corso di un combattimento aereo.

Una maledizione sembrava aver colpito la ricca famiglia, e in città i pettegolezzi si sprecavano.

Da La Porte giunse un’affranta Suor Maria per avere notizie ed essere vicina alla sua cara Candy. L’incontro con Annie fu particolarmente commosso. Loro conoscevano Candy da sempre, l’avevano vista bambina, ragazza e poi giovane donna. Loro due in un certo senso rappresentavano la famiglia di Candy.

 

Dieci giorni erano passati dal terribile fatto occorso a Candy nella sua ultima notte di lavoro al Santa Johanna, e le condizioni della ragazza non davano cenno di miglioramento. Ormai fra tutti quanti le volevano bene, si stava facendo largo la terribile convinzione che Candy non ce l’avrebbe fatta.

Alla mattina dell’undicesimo giorno ci fu una visita decisamente inattesa in ospedale.

 

-Che diavolo fai tu qui?!!!- tuonò un Archie distrutto alla sua parente apparsa nella sala visite.

-Sei venuta a terminare il lavoro di quell’assassina di tua figlia?-

-Calmati Archie!- lo riprese Annie. -Posso capire il tuo stato d’animo e lo condivido, ma questa donna ha perso la figlia, e non credo che sia venuta qui con cattive intenzioni.-

-È così Archie… sono venuta solo per aver per avere notizie di Candy…-

Archie non era certo ben disposto nei confronti di Sara Legan, ma qualcosa nella voce di quella donna lo convinse della sua sincerità.

-Le condizioni di Candy sono stabili, e ormai sono passati undici giorni. I medici disperano che possa farcela.-

-Mi dispiace, mi dispiace tanto…-

Archie non trovò opportuno dire quello che teneva dentro, ma Sara Legan parlò per lui.

-Tu pensi che la vera colpevole di quello che è successo sono io…

Tu pensi che se avessi dato a Iriza qualche sano schiaffone quand’era piccola e le avessi insegnato a rispettare il prossimo, forse lei sarebbe stata diversa, forse sarebbe diventata una persona migliore…

Hai perfettamente ragione. 

IO sono la vera colpevole di tutte le disgrazie accadute a quella povera ragazza, e ormai è troppo tardi per rimediare.-

Già, era proprio troppo tardi, ma il gesto della signora Legan meritava comunque rispetto.

La donna estrasse dalla sua borsa una busta che consegnò ad Annie.

-Ti prego Annie, consegna questa busta a Suor Maria, prima che torni alla casa di Pony.-

La busta conteneva una lunga lettera con cui la signora Legan chiedeva perdono per tutto il male che aveva provocato a Candy fin da quando era bambina, e inoltre una cospicua donazione per la casa di Pony.

Annie prese la busta e promise di consegnarla a Suor Maria che l’indomani sarebbe dovuta tornare alla casa di Pony, e la signora Legan, senza una parola, uscì dall’ospedale.

 

Quel pomeriggio Suor Maria andò all’ospedale per salutare la sua Candy prima di partire per La Porte, e chiese ai medici il permesso di vederla.

Le venne concesso e fu accompagnata al capezzale della ragazza. Vederla così immobile le rinnovò il dolore, e scoppiò a singhiozzare.

Gli occhi velati di lacrime le caddero sulla mano sinistra di Candy, e le sembrò quasi di vederla muoversi. Dapprima pensò a una specie di allucinazione, ma poi si rese conto che la mano di Candy si muoveva davvero.

L’infermiera che la accompagnava strabuzzò gli occhi e chiamò a gran voce il dottore di turno: Candy si stava risvegliando.

 

Il dottor Smith uscì dalla stanza e si fece incontro agli amici di Candy.

-Candy sta abbastanza bene dato quello che ha passato, ha forti difficoltà a parlare e a camminare, ma penso proprio che con il tempo tornerà quella di sempre.-

Tutti si misero a piangere per il sollievo e la contentezza, e tutti si fermarono quando entrò nella stanza un claudicante Neal Legan.

-Ho sentito tutto… sono contento che Candy stia bene…-

-E… tu come stai Neal?- gli chiese Annie

-Ancora un po’ acciaccato, ma me la caverò. Portate i miei saluti a Candy, non credo che sarebbe proprio contenta di vedermi…-

Anche lui si mise a piangere e si voltò per andarsene.

-Neal.- lo chiamò Terence -Mi dispiace per Iriza…-

-Davvero Grandchester?-

-Non posso certo dire che fosse una amica mia o di Candy, ma mi dispiace lo stesso.-

Neal scoppiò in un pianto dirotto e Patty lo abbracciò piangendo con lui.

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Capitolo 16
*** Episodio 114 ***


Una volta dimessa dall’ospedale Candy si trasferì insieme a Terence alla casa di Pony, dove nel corso dei mesi successivi, le sue condizioni migliorarono vistosamente.

Presto la ragazza ricominciò a parlare fluentemente e riacquistò la padronanza completa dei suoi arti superiori, mentre con le gambe faticava un po’. Alla fine dell’estate fu comunque in grado di camminare da sola aiutandosi con un bastone, e fu a quel punto che lei e Terence decisero di sposarsi di lì a poco.

Terence aveva trovato un lavoro a La Porte, il falegname del paese lo aveva preso con lui, e lui sembrò tornare alla vita, anche se nei suoi occhi si poteva leggere la nostalgia per qualcosa che aveva perduto per sempre.

 

-Non dovresti rinunciare al teatro Terence!-

-Ne abbiamo già parlato Candy. È troppo tardi ormai. Nonostante mi sia riappacificato con la Marlowe e con Robert, non posso tornare alla compagnia Stratford. Non potrei mai lavorarci serenamente, e sul mio e sul tuo conto tornerebbero a circolare voci e maldicenze.

Non voglio sottoporti a tutto questo!-

-Va bene, ma in qualche altra città…-

-Troppo rischioso Candy, dovremmo partire senza avere alcuna certezza. Tu non puoi ancora lavorare e io non sarei affatto sicuro di trovare una sistemazione in qualche compagnia. Finirei a fare l’operaio in qualche fabbrica o il netturbino per le strade. Oltre all’attore io non so fare niente! Tanto vale restare qui a La Porte. Dopo il matrimonio ci stabiliremo in paese: non possiamo certo continuare a pesare su miss Pony e Suor Maria!-

Candy, visibilmente commossa abbracciò il suo futuro marito.

 

-Ho letto sul giornale che la Polizia di New York pensa che ci sia Iriza dietro la morte di Susanna.-

-Sì, Iriza in quei giorni era a New York, e un’infermiera del St Jacob ha confessato di aver accettato del denaro da lei perché potesse far visita a Susanna.

Poco dopo Susanna usciva dalla stanza, e senza farsi vedere da nessuno, riusciva ad arrivare sulla terrazza e a buttarsi di sotto davanti a me che stavo arrivando in quel momento.

Solo che lei era troppo debole, erano giorni che non mangiava praticamente niente. Non ce l’avrebbe mai fatta da sola a raggiungere la terrazza.

La stessa infermiera ha confessato di aver visto Iriza uscire furtivamente dall’ospedale.-

-Quindi ha aiutato Susanna a suicidarsi, o forse l’ha addirittura uccisa lei, e poi ha indotto la madre a raccontare quelle falsità su di me… cosa avrò fatto mai a quella ragazza per farmi odiare così…-

-Niente Candy, tu non le hai fatto niente, nessuno le ha fatto niente. Iriza era una persona cattiva ed egoista. Non aveva bisogno di un  vero motivo per odiare qualcuno.

Per lei l’odio era uno stile di vita, se non fossi stata tu a cadere nelle sue mire, sarebbe stato qualcun altro.-

Rimasero in silenzio mentre il vento ululava lugubre.

-Ah dimenticavo: stamattina è arrivata una lettera di Patty. Dalla Florida.-

-Ah bene! Non vedo l’ora di sapere come se la cava laggiù quella benedetta ragazza!-

-Vedrai che anche lei saprà tornare alla vita, e magari troverà un altro geniaccio che la impalmerà.-

-Un genio come Stear non credo proprio che esista al mondo, Stear era unico…-

-Ehi Tarzan! Niente malinconie, intesi?-

Candy si asciugò la lacrima fuoriuscita dall’occhio.

-Intesi! E comunque non credo proprio che potrò più meritarmi il soprannome di Tarzan!-

-Mai dire mai! Comunque vadano le cose tu sarai sempre la mia signorina Tarzan!-

-A proposito: l’ho letto quel romanzo! E così io sarei una bambina allevata dalle scimmie che gira mezza nuda saltellando fra gli alberi?!!!-

Terence rise.

-Magari mezza nuda no, ma fra gli alberi ti piaceva saltellare… e ti piacerà ancora, ne sono sicuro.-

-Terence, è arrivata questa lettera per te da New York. È di tua madre.-

La voce di Suor Maria suonava sempre calda e rassicurante a Candy e Terence.

-La ringrazio sorella.-

Terence aprì la busta e lesse avidamente la lettera. Alla fine strabuzzò gli occhi.

-È… è arrivata un’offerta di lavoro per me… da Londra! Un’importante compagnia mi vuole con sé…-

 

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Capitolo 17
*** Episodio 115 ***


La sposa era semplicemente radiosa nel suo abito bianco. Fuori dalla casa di Pony gli invitati fremevano. Archie e Annie sembravano studiare ogni particolare, ogni movimento di quella cerimonia. Dopo pochi mesi sarebbe toccato a loro, e certo Annie non voleva essere da meno della sua sorellina.

Anche Patty era arrivata dalla Florida, per partecipare alla felicità della sua amica. 

Neal Legan, anche lui trasferitosi in Florida per sfuggire ai suoi dolorosi ricordi, non se l’era sentita di accompagnarla. Sicuramente Candy e Terence l’avrebbero accolto e salutato come un qualsiasi ospite, ma lui sentiva di non poter imporre la sua presenza a Candy nel suo giorno più bello. Forse un giorno sarebbe venuto il tempo della riappacificazione, ma era ancora troppo presto.

Albert e Candy uscirono dalla casa di Pony e anche se lei ancora camminava con un bastone, a tutti apparve bellissima e disinvolta.

Il pastore del paese li aspettava vicino all’albero dove tanti anni prima fu rinvenuta la cesta con dentro la Candy neonata.

Il sole brillava alto nel cielo e anche negli occhi di Candy.

 

Dopo tante traversie la bionda orfana della casa di Pony vedeva compiersi il suo destino di gioia e di felicità.

 

Dopo il matrimonio ci trasferimmo a Londra, dove Terence cominciò a lavorare nella compagnia Johnson, specializzata in teatro shakespeariano, la vera passione di mio marito.

Dopo qualche mese potei di nuovo meritarmi il soprannome di Tarzan, tanto caro a Terence, e ormai è come se quella terribile notte al Santa Johanna non ci sia mai stata.

Ho anche ripreso il mio amato lavoro, adesso sono insegnante in una prestigiosa scuola per infermiere, e proprio oggi ho affibbiato il soprannome di “Signorina Sbadatella” a una delle mie allieve, una cara ragazza che ha soltanto bisogno di essere spronata un po’ e sono sicura che diventerà un’infermiera seria e preparata.

Archie e Annie si sposarono dopo due mesi dal nostro matrimonio, io non potei andare alla cerimonia, ma loro vennero qui in viaggio di nozze.

Anche Patty sembra che, dopo tanto tempo, abbia trovato un nuovo amore in Florida. Sono proprio felice per lei! Quanto prima cercherò di andarla a trovare.

Le famiglie Legan e Andrew risentirono fortemente degli scandali di quei giorni lontani, e la loro ricchezza si è fortemente ridimensionata, al punto che dovettero cedere le loro quote nella Banca di Chicago e vendere le loro preziose ville di Lakewood. 

Poco male per i miei amici: Archie e Annie fondarono una casa di moda a New York, e i loro articoli sono venduti anche qui in Europa. Io stessa in questo momento indosso un abito disegnato dalla mia sorellina. 

Albert si è laureato in medicina e adesso opera in una missione in Africa, dove pare che stia per convolare con una mia collega infermiera chiamata… Flanny Hamilton! Già, proprio la “miss Iceberg” mia compagna di studi. Dopo la guerra si è messa a lavorare in Africa, dove aiuta le popolazioni locali. Sotto sotto lo sapevo che quella ragazza aveva un gran cuore.

Neal Legan, che ormai considero un caro amico, è diventato direttore e proprietario di una prestigiosa catena di alberghi in Florida, e pare che stia riconquistando le posizioni sociali ed economiche che erano della sua famiglia.

La zia Elroy e i coniugi Legan morirono qualche tempo dopo, la zia Elroy era anziana, e i genitori di Neal e Iriza non sopravvissero al dolore. Anche la signora Marlowe, che incontrai personalmente prima di partire per l’Inghilterra, raggiunse presto la sua Susanna.

Possano le loro anime aver trovato la pace!

Oggi ho tre figli, un maschio, Anthony, e due femmine, due pestifere gemelle chiamate Grace ed Eleanor. Adesso sono usciti insieme al padre ma dovrebbero tornare da un momento all’altro.

A volte rivedo la mia vita come in un film, e sono presa dalla malinconia. 

Quante persone care mi hanno lasciata per sempre!

Di recente anche la cara miss Pony ha lasciato questo mondo…

Bando alle tristezze: mio marito e i miei figli stanno per tornare e io devo accoglierli col sorriso. Devo trasmettere ai miei figli la stessa fiducia e la stessa speranza che ho sempre avuto anch’io.

Ecco, la porta sta per aprirsi: loro sono tornati.

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