That's my year

di blueheavenal
(/viewuser.php?uid=1096318)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Quanti di voi credono nei mondi paralleli? A quelle teorie affascinanti ma che in fondo riteniamo pura fantascienza? Parlo di quelle teorie poco fondate che ammettono l'esistenza di un'infinità di mondi o universi uguali al nostro in cui si avvera ogni scelta che in questa vita non abbiamo preso; mondi in cui anche le scelte più banali sono in grado di cambiare tutti gli eventi successivi. Fleur è bloccata nel 2013. Tutta la sua vita era stata completamente normale, fino a quel fatidico anno. Il primo gennaio del 2013 compì e continua a compiere 18 anni. Un sogno, vero? Be', forse, se ad ogni risveglio non faticasse a ricordare chi è davvero. Il ricordo che Fleur ha di sé all'inizio dell'anno è quello di una persona che non ha mai conosciuto davvero. Ebbene, la notte del 31 dicembre, all'alba di quello che dovrebbe essere il nuovo anno, Fleur si risveglia nel 2013, festeggia il compleanno e conduce una vita "normale", ricordando perfettamente come, in quella versione della sua vita, aveva passato gli anni precedenti. Perciò inizialmente non vede mai nessun problema. Tuttavia, non le ci voleva molto per accorgersi che un altro ciclo era iniziato. Ad un certo punto, ricordava tutte le versioni vissute, ma non la versione iniziale; quella che ha scaturito tutto. E in quella marea di cambiamenti, solo il finale non cambiava mai. Le domande di Fleur erano molteplici, ma quella che le si presentava più spesso era: qual è la causa di tutto questo? E la verità la libererà, distruggendola allo stesso tempo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Fleur si sveglia di scatto appena qualcosa di appiccicoso le si spalma sulla guancia. Con una smorfia, senza nemmeno avere aperto bene gli occhi, si pulisce col dorso della mano. Aprendo gli occhi vede una Nancy sorridente e senza rossetto. Dà uno sguardo distratto al dorso della propria mano, scoprendo dove fosse finito. - Buon compleanno amore mio! - strilla elettrizzata, avvolgendola in un abbraccio che Fleur ricambia lietamente. Diciotto anni... si mormora interiormente. Riflette sul fatto che per lei non sia cambiato niente. È sempre Fleur; né più matura, né migliore di ieri. I diciotto anni l'hanno appena sfiorata e lei già si chiede perché li abbia aspettati per così tanto. - Grazie mamma, - sorride pigra, stringendola un po' più forte. Si abbracciano ancora per un po', e Nancy stenta a trattenere le lacrime. Sembra che il peso dei diciotto anni sia stato trasferito totalmente su di lei; lei sì che si rende conto di come, dopo quel giorno, le cose sarebbero cambiate. E, come tutte le madri, aveva tanta paura di questo. - Dai, dormigliona. Vieni a fare colazione, - Nancy le lascia un bacio sulla fronte prima di andare via. Fleur si lascia cadere sul cuscino. Fissa il vuoto. Si chiede quando fosse cresciuta. Diciotto anni sono tanti, eppure lei si sente così piccola... Una notifica le fa vibrare il cellulare. Lo prende distrattamente, sorpresa dalla marea di messaggi che si sarebbe dovuta aspettare. Si ritrova a sorridere stupidamente. Le sono sempre piaciuti quei messaggi d'auguri; la facevano sentire importante, una volta all'anno. Rispose agli auguri dei suoi migliori amici, mettendosi a ridere di cuore in certe parti. Si commosse quasi, ma per le cose belle non si dovrebbe piangere. Fleur fa un respiro profondo, stropicciandosi gli occhi stanchi per avere fissato troppo a lungo lo schermo. Decide finalmente di andare in cucina. Al resto dei messaggi avrebbe risposto dopo. Lascia il letto con esitazione, rabbrividendo mentre le coperte le scivolano dal petto. Prima di uscire dalla propria stanza, va alla finestra. Il prato e le siepi del suo giardino coperti di bianco. Nevicava ancora. Era convinta che non avrebbe nevicato quell'anno, eppure l'universo sembra averle voluto fare una sorpresa. Nemmeno il meteo aveva previsto tanta neve. Fleur sorride. Non era raro che nevicasse in Canada, ma lei non lo ha mai dato per scontato. Ogni volta gioisce come se fosse la prima. Si sforza di distogliere lo sguardo quando le brontola lo stomaco. Deve decisamente mangiare qualcosa. Scende spedita le scale, sorride come ogni mattina alla vista dell'albero di Natale accuratamente decorato. Il camino è acceso e Fleur adora l'aria di festa che la invade passando dal salone. Questa mattina, Fleur è particolarmente di buon umore, e come pretendere il contrario? Solo quando varca l'ingresso della cucina si blocca. Ha esattamente il contrario di un deja vu, un jamais vu. Vede Kristen seduta a tavola, intenta ad ingozzarsi di cereali al cioccolato. Una parte di lei è convinta che non sia strano che Kristen sia lì, mentre una lontana consapevolezza tenta di mettere Fleur in allarme. Accantonando l'insensato dubbio, scuote la testa. È tutto come sempre. Nel tardo pomeriggio Fleur si inizia a preparare per la festa. È scossa da un tremolio esaltante. Andrà tutto bene? si continua a chiedere. E se non si divertisse nessuno? ogni tanto si agita. - Cos'è quella faccia da funerale, sorellina? - le domanda Kristen, passando da una ciocca all'altra con la piastra. - Questa festa sarà un disastro, - esordisce Fleur, fissando lo specchio melodrammaticamente. - Come può fallire una festa di compleanno la notte di Capodanno? - Kris scoppia a ridere. - Mai dire mai, - Fleur fa spallucce, ma si tranquillizza. - Sei fottutamente fortunata, - Kris mette il broncio. - Sarà una festa epica, e tu insisti a piagnucolare. - Voglio vederti il prossimo anno, - borbotta la sorella. - La mattina stessa annullerai la festa per prevenire le delusioni, - rise al solo pensiero. - Divertente, - mormorò, concentrandosi sui capelli. - Hai invitato Nathan? - Kris alza il capo, guardando il riflesso della sorella con malizia. - Uhm... sì, - risponde poco convinta, scervellandosi per un po'. Come può non ricordarlo? Sì, sì, certo che lo aveva invitato. - Oggi sembri un po' stordita, sorellina, - Kris la guarda storto. - Hai ragione... - ammette, stropicciandosi gli occhi. - Sarà l'età, - ipotizza iniziando a ridere, accompagnata dalla sorella. Ora sono le otto. Gli invitati dovrebbero arrivare a momenti e Fleur cerca di tenersi impegnata per pensarci poco. Il tavolo dei buffet è perfetto; pieno di cose buone che alla fine non tocca quasi mai nessuno. In teoria, per i compleanni, soprattutto per quel genere di compleanno, si potrebbe risparmiare sul cibo; fa solo da sfondo agli alcolici. Kris finge di non essere tesa, ma in realtà spera che la festa non si riveli una delusione, anche se il pomeriggio era parsa tanto sicura del contrario. Degli strilli emozionati invadono la casa quando le migliori amiche di Fleur varcano la soglia. - Tanti auguri tesoro!! - le saltano addosso contemporaneamente, facendola sorridere tanto da farle lacrimare gli occhi. - Grazie ragazze! - riesce a dire commossa, respirando a stento. Già si sentiva meglio. - Sembri stressata ragazza, che ti succede? - Billie mi squadra inquieta. - Non lo so... - si lamentò, agitandosi nuovamente. - Ho sempre organizzato piccole feste. Questa non la so gestire, - spiegò, andando avanti e indietro istericamente. - E se finissero gli alcolici? O se qualcuno iniziasse una rissa? - guardò le amiche, implorandole di rassicurarla. - Sappi che noi balleremo con te fino all'alba, - Charlie le stringe una mano, sorridendo. - Anche se si dovessero uccidere sotto il nostro naso, - aggiunge divertita. Le altre annuiscono in accordo e i nervi di Fleur si rilassano. Ma prima che possa rispondere, un gruppo di ragazzi varca la soglia. - È qui la festa? - grida uno di loro con una birra già in mano. Fleur non ricorda subito il suo nome e francamente non ricorda nemmeno di averlo invitato. Gli amici si sparpagliano subito nel salone, apprezzando con grande sorpresa di Fleur il buffet. Non era stata una spesa tanto inutile. È mezzanotte. La festa ha raggiunto il suo culmine e nel salotto non si respira. Le luci a led e l'alcol creano una confusione totale. Tutti ballano e se ne fottono. C'è chi non trova più i propri amici e continua a ballare, anche da solo; c'è chi sembra volersi moltiplicare nel salone di Fleur. Ma dov'è Fleur? Fleur è felice. Sta ballando con Nathan, la sua cotta da sempre. Le ha detto che è bellissima e il suo cuore quasi è scoppiato. Gli invitati di Fleur stanno distruggendo il suo salone ma lei ha tutto davanti a sé; ha realizzato il suo sogno. Appoggia il mento sulla sua spalla, cercando di apprezzare pienamente il momento... ma qualcosa la turba. Qualcosa non va. Apre gli occhi bruscamente, guardando dinanzi a sé. È difficile distinguere qualcosa in quel caos, ma Fleur lo vede subito. Il ragazzo della birra la sta fissando.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


- Vuoi andare di sopra? - le domanda Nathan all'orecchio. Fleur si sente precipitare da una nuvola. - No, grazie. Come no, una parte di lei la ammonisce allibita. È tutto ciò che vuoi da tutta la vita! Quella vocina la insegue mentre liquida Nathan per andare chissà dove. Le fa terribilmente male la testa. Farsi spazio tra la gente è praticamente impossibile. Inizia a spingere bruscamente chiunque le finisca addosso, sorbendosi parecchi insulti. Doveva uscire da quella massa di pesi morti. Una mano afferra il polso di Fleur, trascinandola fuori da quel caos. Fleur riconosce i lunghi capelli biondi di Charlie. Una volta fuori, Fleur inspira a pieni polmoni. - Grazie al cielo, Charlie, - sospira. - Mi stavo per sentire male, - ammette, asciugandosi il sudore dalla fronte. Charlie sembra particolarmente sbronza. - L'ho notato dalla tua faccia, - annuisce. - Ora stai bene? - Molto, decisamente, - afferma con convinzione. - Ho bisogno di trovare una persona, - aggiunge poi. - Come, chi? - chiede Charlie confusa. - Nathan? - No no, - Fleur scuote la testa. - Un ragazzo mi stava fissando prima. Voglio parlarci. - Cosa? - Charlie guarda l'amica perplessa. - Fleur, sei la festeggiata. È normale che le persone ti fissino. - No, non è questo... - Fleur cerca di spiegarsi meglio quando lo intravede in fondo al salone, sulla soglia della cucina. - Scusa Charlie, dopo ti spiego, - promette per poi allontanarsi. Procede verso di lui con convinzione. Charlie ha ragione; volerci parlare non ha senso. Ma ora che Fleur è davanti a lui, che abbia senso o no non ha importanza. Fleur e lo sconosciuto si fissano per un secondo. Fleur lo guarda dal basso con un cipiglio; lui la guarda senza espressione. Fleur apre la bocca e alza un dito, sul punto di parlare. Prima che inizi, lo sconosciuto le fa cenno di seguirlo in cucina. Non è inquietante, vero? si chiede, rabbrividendo per un attimo. Fleur si chiude la porta alle spalle. - Ora che farai? Mi ucciderai? - domanda sarcastica, ridendo dal nervosismo. Qualcosa nei suoi occhi scintilla. La guarda con un sorriso perverso, la sua mano scivola su uno dei coltelli da cucina poggiati sul bancone in bella vista. Fleur non esita a strillare disperatamente, perdendo due secondi prima di scagliarsi contro la porta che aveva stupidamente chiuso. Prima di riuscire ad aprirla, sente due braccia avvolgerle la vita e una risata secca risuonarle nelle orecchie. - Calmati Fleur, - continua a ridere, rimanendo senza fiato. - Me l'hai servita su un piatto d'argento, - si giustifica, facendo scalciare la ragazza ancora più violentemente. - È così che si scherza?! Tu sei malato! Nemmeno ti conosco! - si dimena, sentendo il cuore battere forte. È stata la sensazione peggiore di tutta la sua vita. Lo sconosciuto allenta la presa e Fleur si volta, pronta a urlargli ancora contro ma resta interdetta. Non sembra più divertito. - Ho detto qualcosa di sbagliato? - Fleur in un primo tempo si preoccupa, ma poi scuote la testa. - Sai una cosa? Non mi importa. Mi hai fatto cagare addosso, - gli da un pugno sulla spalla e cerca di andarsene. Apre la porta, ma lo sconosciuto subito la richiude. Fleur si gira con uno sbuffo. - Che c'è ancora? - Come "che c'è?", sei tu che sei venuta da me, - le ricorda. - Ah giusto, - ammette con una smorfia. - Mi stavi fissando prima. Perché? - Quando in particolare? Alza gli occhi al cielo. - Mentre ero con Nathan. - Ah, il coglione, - borbotta al fine di non farsi sentire. - Cosa? - Niente... comunque, qual è il problema? Mai stata guardata? - ironizza. Fleur lo guarda storto. - Okay, questa conversazione non ha senso, - lo liquida, riprovando ad aprire la porta, ottenendo la stessa reazione di prima. - No, aspetta. Tu non sai chi sono io, vero? - chiede. Lei scuote la testa. - Ma non ti preoccupare. Anch'io mi imbuco sempre alle feste, - gli intima per rassicurarlo. - Se mi presentassi, non sarei più un imbucato, - osserva con sorriso sghembo. - Tecnicamente, - Fleur si ritrova a balbettare. - Sono Evan. I miei amici sono stati invitati e sono venuto con loro, - spiega, avvicinandosi impercettibilmente a lei. Fleur si sente avvampare. Sembra incantata, non riesce nemmeno a muoversi. - Strano... - balbetta ancora. - che non abbia invitato anche te, - sussurra sul punto di lasciarsi andare. Qualcuno bussa bruscamente alla porta della cucina, facendo sobbalzare Fleur che vi era poggiata. - Fleur? Sei lì? - è Chanel. - Sì! - risponde, sentendosi a disagio quando l'aria attorno a lei ed Evan si raffredda, rendendo tutto più strano. - Ti cerchiamo da un'eternità! Apri la porta. - Nel ripostiglio, - Fleur gli indica una porta socchiusa. - Perdi pochi minuti ed esci, okay? Evan sembra voler ribattere, ma si sforza di seguire le indicazioni. Quando Evan chiude la porta del ripostiglio, Fleur apre quella della cucina, trovando tutte le sue amiche a fissarla stupite. Chanel e Mary tengono una torta gigante con delle candeline fumanti ormai spente. "Tanti auguri Fleur" è scritto con la glassa sulla panna. - Dovevi esprimere il desiderio prima della mezzanotte, - dice Mary delusa. - Lo facciamo ogni anno. Fleur si sente spaesata e le viene un colpo nel ricordarlo. Aveva completamente dimenticato quella tradizione e anche di tenere d'occhio l'orario. Nel vedere le loro facce, si sente tremendamente in colpa - Tranquille, ragazze! È solo passato qualche minuto, - cerca di ravvivare la situazione, lanciando un'occhiata all'orologio attaccato al muro. - È ancora il mio compleanno, - esce dalla cucina, guidandole verso il tavolo del buffet quasi vuoto. Dopo essere stato avvisato, il dj ferma la musica e, con estrema lentezza, il resto degli invitati finisce per circondare Fleur e la sua torta. Le amiche di Fleur sorridono, ma lei sa che per loro non è più la stessa cosa. Le luci ora sono accese, come la fiamma della piccola candelina. Quando parte la famosa canzone, Fleur vorrebbe sotterrarsi. Troppe persone... Si sente così goffa. Quando finalmente tutti si zittiscono, Billie sussurra: - Il desiderio, - come per ricordarglielo. Fleur le sorride, abbassandosi sulla candela.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


È maggio. Fleur è un nervo teso a causa dei troppi test programmati. L'ultimo semestre è il peggiore; soprattutto quello dell'ultimo anno. Anche Kristen ha molto da studiare, ma prende la cosa con più filosofia. Gironzola annoiata per la camera disordinata della sorella, nel tentativo di attirare la sua attenzione. Fleur ci ha sempre tenuto tanto ai buoni voti. Kris mira solo a non sfiorare la bocciatura. - Dov'è il tuo ragazzo? - chiede Kris. Deve ancora farci l'abitudine. - Nathan? - domanda Fleur stupidamente. - Quanti ragazzi hai? - Non so. Sarà con gli amici, - risponde con nonchalance, concentrandosi sulla geometria. - Esci un po' con lui. Posso vedere il fumo uscire dalle tue orecchie, - si avvicina e la annusa. - Sì, qualcosa sta bruciando lì dentro. - Non mi va di uscire con lui, Kris, - afferma Fleur con tono cupo, lasciando la sorellastra sbalordita. - Cosa? Perché?! - Penso solo che sognare di stare con lui era meglio di starci insieme, - borbotta, ora di malumore. - Adesso vorrei continuare a studiare, grazie, - chiude la conversazione, sperando che Kris non pretenda altre spiegazioni. La storia era un po' più lunga di quello che ha lasciato intendere, ma ora non è nell'umore di raccontarla. Rimane sorpresa quando la sorellastra esce dalla stanza senza obiettare. Così si lascia andare in un sospiro frustrato. Gira il telefono per trovarlo pieno di notifiche. È una settimana che, per lei, Nathan non esiste più. Il problema è che lui crede che le cose si possano sistemare. Non ha nemmeno voglia di parlargli. Per lei è già finita e per lui dovrebbe essere ovvio. Si sente così umiliata che, pur sbagliando, finisce per augurargli il peggio. Una settimana prima - Due cheeseburger, per favore, - Fleur è al bancone del Fat food. Nathan l'aspetta al tavolo accanto la vetrata. È una bella serata. Come al solito, Evan prende le ordinazioni. È da qualche mese ormai che lavora lì, e Fleur frequenta quel posto molto spesso. - Senza pomodoro? - domanda Evan con un mezzo sorriso. - Oh sì, giusto, - Fleur si colpisce la fronte col palmo. - Lo dimentico sempre, - aggiunge goffa. Evan passa l'ordinazione a Oliver, attraverso la finestrella che mostra la cucina. - Quanto viene? - chiede Fleur. Evan ci pensa un attimo. - Se fosse venuto il tuo ragazzo, gli avrei detto il doppio, ma dato che sei tu... oggi offre la casa, - ammicca, andando via. - Come? No, aspetta! - Evan è già sparito. Fleur si dirige arresa verso Nathan. Sorride senza rendersene conto, ma se ne accorge qualcun altro. Fleur si siede di fronte a Nathan che ora ha l'aria di un pezzo di ghiaccio. - Quando finirà questa storia? - Cosa? - Fleur si riempie il bicchiere di Cola. La domanda non la turba. - Continui a provarci con quel ragazzo, e per giunta davanti a me, - continuò con tono parzialmente misurato. Uno sguardo tanto infuriato da bruciare sugli occhi di Fleur. - Di nuovo con questa storia? - Fleur alza gli occhi al cielo, sentendo l'irritazione affluire al cervello. - Non ne posso più. Vuoi che mi chiuda in casa? Che veda solo te? - Non ti farebbe male, - commenta disinvolto, meritandosi uno schiaffo che non riceve. - Evan è un amico, - scandisce bene. - Non prendermi in giro, Fleur. Non ci crede più nessuno, - ringhia afferrando il suo avambraccio. Lo sguardo di Fleur saetta sulla sua presa, sempre più stretta, e poi su di lui, allibita. - Ti avevo già detto che quel ragazzo non mi piaceva, - digrigna i denti. - Ma Fleur fa sempre quello che vuole, giusto? - le inizia a fare male sul serio, tanto da farla gemere. - Non sai quanto mi fa incazzare. - Lasciami, - ordina, mantenendo la calma. Fissa Nathan dritto negli occhi. - Non vuoi che mi metta ad urlare, non è vero? - lo sfida con gli occhi lucidi. Non devo piangere, non è successo niente, si incoraggia. All'improvviso, Fleur non è più lì. È su una macchina, con Nathan. Le dà uno schiaffo, uno schiaffo così forte. Lei scoppia a piangere, grida. Lui le tappa la bocca e le stringe il polso come sta facendo adesso. Le lacrime le sgorgano dagli occhi quando Nathan lascia la presa. Con sguardo perplesso, si poggia allo schienale, squadrandola. Non sembra pentito di averle fatto del male e la gola di Fleur si stringe ancora di più per questo. Ma soprattutto, non riesce a spiegarsi cosa ha visto. Cos'era? Sembrava un ricordo, ma... non lo era. Non era mai successo. Si costringe a bere il bicchiere di Cola per calmarsi. Si sente persa nel vuoto. Proprio lì, arriva Evan con i loro panini. - Ecco i due... - Il mio da portare via, per favore, - Fleur lo interrompe, forzando un sorriso. Evan le rivolge uno sguardo perplesso. Fleur scuote la testa impercettibilmente. - No, mangiamo qua, - interviene Nathan, resuscitando. Evan si trattiene dal rispondere. - Te lo metto in una busta, - annuisce a Fleur, andando via. - Se non è chiaro, non mi va di stare con te oggi, - lo informa ancora sconvolta. - Ti accompagno a casa, - si offre, lasciando la ragazza ancora più di stucco. - Non ti devi fare più vedere, - Fleur esplicita il suo pensiero, trattenendosi dal schiaffeggiarlo. Purtroppo, teme che lui possa rispondere allo stesso modo. - Mi fai schifo, - sputa, alzandosi. Nathan per lei non esiste più. Riesce solo a pensare a quella scena. Sembrava così vera... e forse è proprio la paura che lo diventi a darle la forza di andare via.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


- Fleur! - Nancy è appena tornata a casa. Fleur, che gironzolava al primo piano avvinghiata ad un pacco di patatine, sussulta. - Che c'è? - domanda perplessa. Si ferma alla ringhiera che dà sul salone. - Ho visto Nathan oggi, - annuncia in preda al panico. - È irriconoscibile! - strilla incredula e Fleur aggrotta la fronte. Il nome di Nathan la fa rabbrividire per un attimo. - In che senso? - chiede ancora disorientata. - Possibile che tu non ne sappia niente? - si passa una mano tra i capelli in agitazione. - Speravo fossi tu a spiegarmi che è successo, - aggiunge abbassando i toni. Fleur poggia i gomiti alla ringhiera, continuando a sgranocchiare in attesa. Il disinteresse le riempie lo sguardo. - Aveva un occhio nero, completamente chiuso e gli zigomi gonfi come bocce. Gli ho chiesto subito cosa gli fosse successo, ovviamente, - gesticola. - Ha parlato di una rissa che ha catalogato come "niente di serio", ma le ferite mi sono sembrate molto serie, - enfatizza. - È praticamente sfregiato! - fa una smorfia nel ricordare il suo aspetto. - A te non ha detto niente? - insiste sull'indagare. Fleur continua a mangiare, lo sguardo perso nel vuoto. Non si sente dispiaciuta per ciò che gli è successo. Si chiede, solo per un attimo, come sia accaduto. Ma d'altronde, non è più affar suo. - Non abbiamo più niente da dirci, - risponde totalmente inespressiva. Nancy si ammutolisce. Cerca di dire qualcosa ma niente di concreto viene fuori. Si sente una stupida per non avere dedotto subito che qualcosa non andava, e una pessima madre per non averle chiesto prima se andasse tutto bene. Ora è luglio, un semplice sabato. L'aria è fresca. Fleur e le sue amiche, ormai maggiorenni, sono in fila per entrare in uno dei pub più accessibili di Vancouver, il Chaos. Per iniziare, non è male. Appena arriva il loro turno sfoggiano la carta d'identità con grande soddisfazione, sfrecciando nel locale appena il bodyguard le accoglie con un cenno meccanico. La prima cosa che fanno è ordinare da bere. - Fleur tu cosa vuoi? - le domanda Chanel. Fleur si blocca. - E tu cosa vuoi? - Chanel sbuffa frustrata. - Oh... vorresti sederti qua, - allude al posto accanto a lei sul bus. - È occupato, ma tranquilla, - mente chiaramente. - manca solo mezz'ora all'ultima fermata, - sorride maligna per poi voltarsi. Quella scena la investe come un treno. Sembra un ricordo, un flash, ma non è mai successo; esattamente la stessa sensazione avuta con Nathan. Cosa significa tutto ciò? - Fleur? - Chanel la richiama perplessa. - Cosa prendi? - ripete. - Gin tonic, - risponde quasi meccanicamente, ancora rapita dalla scena immaginata. Si limita a scuotere la testa. Non è mai successo davvero, si ripete. Si avvicina al bancone per recuperare il drink ordinato per poi seguire le amiche dirette verso l'unico divanetto libero. I ragazzi seduti accanto a loro sono quasi invisibili dietro la nuvola di fumo che hanno creato e le ragazze sono costrette a sorbirsi parte del male che i vicini si stanno facendo. - Davvero non vuoi niente da bere? - Vie si lamenta, rivolgendosi a Charlie. Non è abituata a vederla come la sobria della situazione. - Devo guidare, non posso, - Charlie si sente strana a dirlo. È da poco che ha la patente e, prima di allora, non si era mai creata certi problemi, ovviamente . Prendere la macchina quel sabato sera è stato un grande errore; se ne inizia a rendere conto. Fleur ha già quasi finito il suo drink, ma si ricorda di non esagerare. Non ha ancora trovato il suo equilibrio. - È davvero bello qui, - osserva Mary, leggermente a disagio. Non sono abituate a posti come quello. Sembra tutto quasi illegale. Certo, hanno frequentato dei piccoli pub prima, anche se di gran lunga più tranquilli, ma mai una vera e propria discoteca. Billie è estremamente esaltata, come sempre quando si parla di serate del genere. - Io vado a prendere qualcos'altro, - annuncia, poggiando il bicchiere vuoto sul tavolino. Passa un'ora e le ragazze iniziano a perdersi tra un drink e l'altro. La pista si affolla sempre di più e Billie trascina tutte con sé verso di essa. Charlie si sta divertendo. Alla fine, ha deciso di cedere alle provocazioni di Vie, ordinando il primo e ultimo cocktail della serata. Se l'è gustato fino in fondo. Anche Mary è abbastanza brilla. Fleur e Billie si sentono subito a loro agio in quell'ambiente sconosciuto, chiudendo gli occhi e perdendosi nella confusione. D'un tratto, Mary sbarra gli occhi, rivolgendo a Fleur uno sguardo d'allarme. Quest'ultima alza le sopracciglia confusa. - C'è Nathan, - dice, avvicinandosi al suo orecchio. La felicità di Fleur si affievolisce. Quel ragazzo la irrita da morire e spera solo di non incrociarlo per tutta la serata. È da quando si sono lasciati che, periodicamente, si rifà vivo sperando di farle cambiare idea. Ma non succederà mai. La loro breve relazione è stata solo un errore. Ha una tremenda paura di ritrovarselo davanti, rovinandole la serata. Si stava divertendo così tanto... Non aveva altri posti in cui andare? Per non dilungarsi in lamentele, Fleur alza gli occhi al cielo, tornando a ballare come se niente fosse. Più passa il tempo e più si rasserena, lasciandosi andare sempre di più. Proprio quando sembra avere dimenticato l'esistenza di Nathan, qualcuno le cinge la vita per passare. Si sente morire. Voltandosi, vede Evan, che nemmeno si era accorto di lei. - Ehi! - lo saluta con un sorriso da ebete, afferrandogli il polso. - Ehi! - esclama sorridente. - Bella sorpresa, - la squadra da capo a piedi con lussuria. Anche lui sembra avere bevuto qualcosa di troppo. - Stai bene? - ridacchia vedendola muoversi a tempo come una piuma, persa nel nulla. - Come pensi che stia? - sorride, accarezzandogli le spalle. Si sente tirare per la gonna. Si volta lentamente. - Stai attenta, Fleur, - le sussurra Charlie, riferendosi a Nathan. Ma Fleur non si allontana. Quel verme non può condizionarla per sempre. Ed Evan la fa sentire protetta, inspiegabilmente. - Scusate l'interruzione, - si rivolge a tutte. - Divertitevi, - abbassa lo sguardo su Fleur, fissandola più del dovuto mentre si addentra nella folla. Fleur rimane delusa appena scompare dalla sua vista. Fa un passo avanti per seguirlo; nemmeno sa perché. Ma si imbatte davanti qualcuno, a cui fa cadere anche il drink. Non ha visto il drink cadere, ma le gambe bagnate ne sono la prova. - Scusa... - strilla, ammutolendosi nell'alzare lo sguardo. Chi altro poteva essere? - Mi rimangio tutto, - mormora ora irritata. Nathan rimane stranamente tranquillo. - Non è niente, - si sforza di assicurare. Fleur si volta senza aggiungere altro, scorgendo lo sguardo allarmato delle amiche. - Ti diverti? - le bisbiglia abbassatosi al suo orecchio. - Non più, - risponde banalmente, non sapendo nemmeno se l'avesse sentita. - Vado in bagno, - annuncia infastidita, col solo desiderio di levarselo di torno. "Che stupida" starete pensando, no? Non così tanto. Fleur si infila nella folla, sapendo perfettamente che Nathan l'avrebbe seguita. Così fa semplicemente il giro della stanza, sperando che Nathan non avesse stranamente deciso di aspettarla dove lo aveva lasciato. Probabilmente sarebbe tornato, ma Fleur non l'avrebbe di certo aspettato. Le amiche la assaltano appena la vedono tornare. Inevitabilmente, le iniziano a fare domande, cose del tipo "che ti ha detto?" o "con quale faccia ti ha rivolto la parola?". Ma Fleur le ignora totalmente, muovendo i fianchi ad occhi chiusi. Poi sente delle mani sui suoi fianchi stringerla forte. Sente il calore di un corpo dietro di sé. È la sensazione più bella del mondo. Una voce senza volto le sussurra: "ti amerò per sempre". Una lacrima le riga il viso rispondendo "anch'io". Fleur si gira di scatto, ma non c'è nessuno.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3948702