l'Ombra

di Kuro Iri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo ***
Capitolo 2: *** Confusione ***
Capitolo 3: *** Prima battaglia ***
Capitolo 4: *** Brividi ***
Capitolo 5: *** Ritorno ***
Capitolo 6: *** I preparativi ***
Capitolo 7: *** Iriel ***
Capitolo 8: *** Intsuki ***
Capitolo 9: *** L'attacco ***
Capitolo 10: *** Mika ***
Capitolo 11: *** Riunirsi ***
Capitolo 12: *** Al completo ***
Capitolo 13: *** L'Eremita ***
Capitolo 14: *** La prova ***
Capitolo 15: *** Chi sei? ***
Capitolo 16: *** Promessa ***
Capitolo 17: *** Completa ***
Capitolo 18: *** Viaggio ***
Capitolo 19: *** Scontri di speranza ***
Capitolo 20: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 21: *** Preludio ***
Capitolo 22: *** Preparativi ***
Capitolo 23: *** Non si torna indietro ***
Capitolo 24: *** La lunga notte... ***
Capitolo 25: *** ...che porta a un nuovo giorno ***
Capitolo 26: *** Missione ***
Capitolo 27: *** La luce ***



Capitolo 1
*** Arrivo ***


Battaglia. Il mio nome ha sempre indicato il mio destino. Buffo, considerato che non è quello giusto. La mia vita, per i primi sedici anni, è stata una continua battaglia contro me stessa, contro ciò che mi bloccava. Quando ho saputo di lei, il mio cuore si è allargato. Mi è stata raccontata la sua storia. Ho anche riso. Per lei era cominciato tutto con una pietra rossa, e mi sembrava strano che per me si fosse trattato di una scheggia nera. Quindi, vorrei cominciare questa storia proprio così: tutta colpa di una scheggia nera…
 
La bambina non riusciva a muoversi. Il vestitino inamidato col grosso fiocco le bloccava i movimenti. Una mano le strinse la spalla.
“Sorridi, non fare smorfie. Guai a te se ci fai fare brutta figura”
Una faccina sorridente spuntò dietro l’angolo. Le due amiche si guardarono, poi quella nascosta sollevò il pollice e se ne andò. L’altra riuscì a sorridere debolmente.
“Eccoli”
Fuori dalla porta erano apparsi due signori, marito e moglie, col figlio che si aggrappava alla gonna di quest’ultima. Il bambino la guardò con curiosità, poi si girò verso i genitori.
“è lei la mia nuova sorellina?”
“Si. Si chiama Elda”
L’uomo allungò la mano.
“Forza, piccola. Andiamo a casa”
“Dopo aver salutato la direttrice dell’orfanotrofio, Elda lasciò l’edificio per sempre. Subito, l’amica l’abbracciò da dietro. Poi, le prese le mani.
“Buona fortuna, El!”
“Gilda! Torna subito qui!”
Prima di allontanarsi, la bambina si toccò il lato sinistro del collo con la mano destra. Elda spalancò gli occhi, poi annuì. Seguì la nuova famiglia fino alla sua nuova casa, mentre la scheggia di pietra nera nella su mano serrata le incideva il palmo.
 
“Ehi, pisciasotto, dove sono i miei soldi?”
“Ti prego… Non ne ho…”
Elda strinse la bottiglietta fino ad accartocciarla. Sentì una mano posarsi sulla sua. Gilda. Erano passati undici anni da quando la ragazza era stata adottata, ma si vedevano ogni giorno, dopo la scuola, al parco, e qualche notte nei giardini dell’orfanotrofio.
“El, capisco che non ti piacciano i bulli, ma non puoi attaccar briga con tutti quelli che incontri”
L’altra le lanciò un’occhiataccia. Un urlo le fece voltare: il ragazzino aveva appena ricevuto un pugno sul naso.
“El…”
La ragazza non era più al suo fianco. Si voltò appena in tempo per vedere l’amica stendere uno dei bulli. Quando tornò a casa, Elda aveva ancora una traccia di sangue sotto al naso e le nocche scorticate. Seduto sugli scalini fuori dalla porta c’era suo fratello, che si alzò immediatamente non appena la vide.
“Hai di nuovo fatto a botte, vero?”
Elda non rispose, limitandosi a girare la testa. Il fratello sospirò, chiedendosi per l’ennesima volta perché la sorella si ostinasse a non proferire parola durante la giornata, se non la sera.
“è meglio se non ti fai vedere, siamo alle solite”
Si avviarono verso la porticina sul lato della casa. Una volta saliti in camera, si sedettero sul letto della ragazza e aspettarono. Dalla sala, i rumori del violento litigio tra i genitori continuò a lungo. I due ragazzi, soli nella camera sempre più buia, si strinsero le mani per tutto il tempo. Finalmente, sulla casa scese il silenzio, e i due sospirarono.
“Perché ti sei cacciata in un’altra rissa?”
“Picchiavano un ragazzo”
Il ragazzo sospirò. Poi, accese la luce e iniziò a medicare le mani della sorella.
“Mika”
“Si?”
“Smetteranno mai di litigare?”
Sospiro.
“Non lo so.”
Mika guardò la sorella con un mezzo sorriso.
“Siamo chiacchieroni oggi, eh?”
Elda sorrise. Dopo aver finito la medicazione, i due fratelli andarono a dormire.
Un violento ruggito alle sue spalle fa sobbalzare Elda, che si volta di scatto. Il campo di battaglia è pieno di corpi. In mezzo alla mischia, si staglia il corpo possente di un enorme felino. Sta dilaniando i corpi di alcuni mostri coperti di tenebra. Un sibilo la fa voltare. Un enorme serpente piumato sibila con ferocia, mentre protegge con le sue spire un uomo. Muovendo lo sguardo, vede due ragazzi, uno avvolto dalle fiamme e l’altro limpido come se fosse fatto d’acqua, combattono come furie. Si guarda attorno, disperata. Non vuole essere lì, ha paura, ma una parte nascosta di sé esulta. Di fianco a lei si forma un vortice di vento. Quando si dissolve, lascia il posto a una ragazza. Elda sobbalza, nel notare il suo aspetto anomalo: i capelli sono bianchi, con morbidi riflessi rossi e blu, le orecchie sono appuntite e dal labbro superiore spuntano due piccoli canini affilati. Subito, la sua mano corre ai propri capelli: sottili fili bianco-argento tagliati corti, tranne una ciocca che parte dalla nuca ed è raccolta in una folta treccia. Oltre ai capelli, le dita toccano anche le punte delle orecchie. Si sente avvolgere nuovamente dalla vergogna per il suo aspetto. L’altra ragazza si volta verso di lei e le sorride. Socchiude le labbra per dirle qualcosa…
…Ma tutto ciò che sentì fu il suono della sveglia che la strappava al sogno.
“Giorno Elda”
Sospirò. In silenzio, i due fratelli si prepararono e uscirono. Poco prima di entrare a scuola, Elda venne investita da un uragano.
“Elda! Quanto è passato!”
“Ma se vi siete viste solo ieri!”
sorridendosi, i tre amici si avviarono nell’edificio, dove si salutarono e si diressero verso le rispettive classi. Prima di varcare la soglia, Gilda rivolse all’amica uno sguardo intenso, toccandosi il collo. L’altra annuì. Si sarebbero viste quella sera nel giardino dell’orfanotrofio. Qualcuno le toccò la mano.
“Vengo anch’io”
Elda annuì. Finalmente, la giornata di scuola finì, e i due fratelli si avviarono verso casa. Prima ancora di entrare, sentirono i rumori di un litigio, e intuirono che era meglio per loro giare alla larga. Tramontò il sole, e subito i due si diressero al luogo dell’incontro. Si stupirono di trovare Gilda fuori dal cancello.
“Controllano che nessuno sia in giardino”
Entrarono nel parco. Seduti su una panchina nella zona più buia, guardavano il cielo. Passò un aeroplano, e Elda rabbrividì.
“Freddo?”
“Pensavo a come sarebbe volare”
“Ma tu guarda che fortuna!”
Elda, Mika e Gilda si voltarono allarmati: la banda che la ragazza aveva conciato per le feste il giorno prima li guardava sogghignando.
“El!!”
L’urlo spaventato di Gilda fece torcere le budella dei Elda che si voltò di scatto. Due ragazzi tenevano i suoi amici in pugno puntando loro contro dei coltellini.
“Cosa vuoi?”
“Vieni”
Vennero condotti all’interno di una vecchia casa che sarebbe stata demolita di lì a qualche giorno.
“Bene, se non vuoi che a te e ai tuoi amici succeda qualcosa di brutto, chiedi scusa”
Elda strinse i pugni. Non voleva assolutamente farlo, ma Mika e Gilda…
“Non farlo!”
“Taci, tu!”
“Capo”
“Che vuoi?!”
“La collana della ragazza potrebbe valere qualcosina”
Rapido come un serpente, il capo della banda afferrò la collana con la scheggia nera di Elda, strappandogliela, ma quella gli sfuggì di mano, finendo in quella di Gilda, che la intascò rapida. Gli occhi del ragazzo scintillarono minacciosi. Afferrò la ragazza e iniziò a scuoterla con violenza.
“Ridammela subito!”
“Ouff!”
Elda aveva tirato una gomitata al ragazzo che le teneva una mano saldamente piantata sulle spalle e si era lanciata verso l’amica. Il capo reagì lanciano Gilda contro di lei. Insieme, le due ragazze caddero addosso a Mika, rotolando poi verso l’orlo sprovvisto di ringhiera del balcone. Superandolo. Mentre cadeva nel vuoto, i suoi occhi incrociarono quelli del capo, spalancati dal terrore. Poi, la casa sparì, sostituita da una sporgenza con una pietra coperta da strani segni. E da una cascata. Nella quale lei e gli altri stavano cadendo. Le immagini della banda si fecero sempre più diafane, fino a sparire completamente. Mentre precipitavano, Elda abbracciò i compagni.
“Scusate… è colpa mia… se solo non avessi attaccato briga con loro...”
Un raggio si sole illuminò la caduta dei ragazzi, facendo spalancare gli occhi a Mika.
“Elda... è giorno… e hai parlato!”
Una lastra d’acqua colpì la schiena dei ragazzi, che finirono sott’acqua. Elda gridò di dolore: le sembrava di avere il corpo trafitto da mille aghi. Sentì delle rocce sotto i piedi. Stringendo a sé i compagni, si diede la spinta per uscire. Riuscirono a prendere solo mezzo respiro, poi vennero spinti nuovamente sotto dalla corrente. Sentì uno strappo violento al braccio destro quando Mika riuscì ad afferrare una radice sporgente. Con fatica, i tre ragazzi si trascinarono fuori dall’acqua, sdraiandosi a terra senza più forze. Non appena il corpo di Elda toccò l’erba, una nota si innalzò nella foresta. Dietro le palpebre chiuse, vide due figure, un uomo e una donna, che le tendevano le mani. Guardandosi le sue, scoprì che stringevano la sua scheggia nera, senza catenella, che scintillava di luce propria. Elda afferrò le loro mani e si tirò in piedi. Una scarica d’energia le attraversò la schiena. Preoccupata, se la controllò. La soffice peluria bianca che le cresceva lungo la colonna vertebrale si era fatta più folta e lunga.
“Elda? Elda!”
Aprì gli occhi. Mika e Gilda la guardavano ansiosi. La ragazza si tirò su, guardandosi attorno. Erano in una bellissima foresta rigogliosa. Sentì il singhiozzo dell’amica.
“Dove siamo? Questo posto mi fa paura!”
Elda rivolse un altro sguardo alla foresta.
Paura? No. Io mi sento bene. Mi sento a casa.
Capì di dover prendere il controllo della situazione.
“Se teniamo ancora addosso questi vestiti ci prenderemo un malanno”
Poco dopo, si erano seduti, separati da alcune radici, svestiti e nascosti gli uni dagli altri. Nella mano, la ragazza sentiva il bordo affilato della scheggia nera. La nota che si era innalzata poco prima continuava a risuonare nella mente di Elda.
Cosa sarà stato?
 
L’elfo respirava appena. Davanti a lui, la preda riposava ignara. Incoccò una freccia. Un vento leggero mosse la sua folta criniera.  Un ciuffo nero gli finì davanti agli occhi. Trattenne il respiro e si preparò a scoccare. Una nota si levò nella foresta. L’elfo, spaventato, tornò di corsa al villaggio. All’entrata, vide il saggio fissare il cielo con le lacrime agli occhi. Quando lo vide arrivare, gli sorrise.
“L’hai sentita anche tu, vero? È qui, finalmente è qui!”
“Chi?”
“Ma non hai imparato proprio niente, finora? Il nuovo Guardiano o la nuova Custode!”
volse nuovamente lo sguardo al cielo.
“Grazie, Yokio!”
 
La nota che si alzava fece battere il cuore della terra. L’anziano sos-li staccò la mano dalla roccia. Un’ispida ciocca grigiastra, sfuggitagli dalla coda, gli solleticò il collo. Gli occhi color granito fissarono il cielo. Sorrise, mentre un ricordo gli invadeva la mente: una bellissima ragazza alata, con una spada di fuoco trasparente, che entrava nel suo villaggio per chiedere loro aiuto. Erano passati centocinquant’anni dal giorno della Grande Battaglia, alla quale lui, appena quindicenne, aveva voluto partecipare. Aveva atteso con ansia il successore di Yokio… si voltò verso il figlio.
“Cerca il nuovo Guardiano, la nuova Custode”
Chiuse gli occhi e si abbandonò al riposo. Il figlio lo guardò, mente una lacrima gli rigava la guancia.
“Te lo prometto. Lo troverò, e farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarlo!”
 
Il ragazzo si asciugò la fronte. Il calore era insopportabile. Si diede un’occhiata attorno con circospezione, poi si concentrò. Sentì la frescura dell’acqua pervaderlo e sospirò. Improvvisamente, una nota si propagò tra le case. Assieme a molti altri, il ragazzo si diresse verso la piazza. Al centro, uno degli anziani stava facendo un annuncio con la voce rotta dalla commozione.
“è tornato! Il successore di Yokio è qui! Presto, dobbiamo trovarlo!”
 
Si guardò la mano. Le unghie, una volta curatissime, ora erano lunghi artigli, giallastri e affilati. La pelle, rugosa e dura come cuoio, era parzialmente coperta da squame e tesa sulle ossa. Non gli importava: era il simbolo del suo potere. Una nota giunse alle sue orecchie, martoriandogli i timpani e provocandogli violenti spasmi.
Non è possibile! È qui!
Dopo un attimo, si calmò. I denti simili a zanne nerastre fecero capolino dal ghigno.
Poco male. Lo prenderò e diventerò il più forte!
 
Una ragazza dai capelli bianchi si aggirava per il tempio di cristallo.
“Yokio!”
Si girò. I suoi compagni la raggiunsero, preoccupati.
“Non ci avevi detto di aver scelto il tuo successore! Se lei è qui, significa che siamo in pericolo!”
L’ex-Custode sorrise.
“Non preoccupatevi, ce la farà. Are me l’ha confermato”
“Il Guardiano a cui ogni tanto vengono profezie?”
“Si”
Yokio guardò la ragazza. “Ora è tutto nelle tue mani. Sii degna del nome che porti. Mostra a tutti che il tuo spirito è una luce nelle tenebre”
 
Elda sollevò di scatto la testa.
“Arriva qualcuno”
Mika e Gilda, spossati, riuscirono a malapena a sollevare lo sguardo. Dalla foresta uscirono cinque figure incappucciate. Tre di loro si precipitarono verso i ragazzi, togliendosi i mantelli per metterli sulle loro spalle. Elda rimase senza fiato: uno dei ragazzi aveva metà volto e il collo coperti da scaglie, inoltre, ai lati del collo si aprivano delle branchie. Il suo sguardo era preoccupato per i ragazzi. Il secondo aveva due code e un corno al lato del viso. Il suo sguardo era pieno di gioia. Il terzo, cupo e serio, aveva il volto circondato da una morbida e folta criniera nera. Le si rivolse con un leggero tremito nella voce.
“Va tutto bene?”
“I miei amici… Stanno bene?”
L’elfo si girò verso i compagni.
“Si, sono solo svenuti”
Il suo sguardo tornò sulla ragazza, che sorrise debolmente.
“Sono contenta…”
Le forze l‘abbandonarono e svenne, cadendo tra le braccia dell’elfo.
“Cosa facciamo, Sah?”
“Li portiamo a Eyos”
Caricandosi i ragazzi sulle spalle, il gruppo si inoltrò nella foresta.
 
Al suo risveglio, Elda si trovò sotto una morbida coperta con addosso degli strani abiti. Si sollevò per guardarli meglio: indossava una maglia blu scuro alle ampie maniche e un paio di pantaloni bianchi a metà coscia. Sentì salire l’ansia. Dov’era la sua pietra?
“Sei sveglia”
L’elfo con la criniera era entrato nella stanza con qualcosa in mano.
“Cerchi questa?”
La pietra nera era stata incastonata in un bracciale d’argento. Elda se lo infilò con un sospiro di sollievo. Poi si voltò verso l’elfo.
“Grazie di tutto. Il mio nome è Elda”
“Sah”
“Ti chiami ‘cometa’?”
Negli occhi di Sah si accese una piccola luce. “Vieni”
La portò in cucina e le offrì una ciotola di stufato.
“Scusa. So che non è molto”
Elda non lo stava ascoltando: non aveva mai mangiato niente di così buono. Quando finì, l’elfo le chiese se conoscesse la storia dei Guardiani e della Custode. Alla risposta negativa della ragazza, i suoi occhi sfavillarono ulteriormente. Cominciò a cantare.
                    Nella notte come sangue,
                          nelle fiamme voraci,
                    …
La luce negli occhi di Sah sfavillò intensissima: Elda aveva cominciato a cantare assieme a lui. Pian piano, smise di cantare e rimase in silenzio ad ascoltare la voce di Elda. Il tempo passava, e presto fu notte. La luce delle lune toccò il volto della ragazza, e per un attimo Sah vide degli arabeschi blu e argento scintillare su di esso. Quando il canto finì, aveva i pugni serrati e tremava per lo sforzo di trattenere i singhiozzi.
“Sah?”
L’elfo sollevò uno sguardo pieno di speranza.
“Sei tu”

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Capitolo 2
*** Confusione ***


Elda non poteva, non voleva crederci: lei era una ragazza normale, non poteva essere la Custode! Però… C’era qualcosa, dentro di lei, che le diceva che Sah non mentiva. L’elfo si accorse della sua preoccupazione.
“Vieni”
La portò alla capanna del Saggio. Bussò, ma non ricevette risposta. Aprì la porta, ma si bloccò subito.
“Non c’è”
“Cosa non c’è?”
Non rispose. Prese a correre, trascinandosi dietro la ragazza finché non arrivarono al centro del villaggio. Si erano radunati tutti sotto una scultura di legno bianco. Nel vedere il soggetto della scultura, Elda pronunciò un nome che fece battere forte il cuore di Sah.
“Yokio”
La scultura ritraeva infatti la Custode con i quattro compagni.
“Fratelli, oggi è un grande giorno, un giorno pieno di speranza: è arrivata la nuova Custode!”
“Elda!”
Mika si fece largo a spallate tra gli elfi. Il suo volto era radioso.
“Quello chi è?”
“Mika, mio fratello”
“Elda, non crederai mai a quello che è successo! La Custode è- “
Con stizza, Sah parlò in contemporanea sia al saggio che al ragazzo.
“Elda”
“Gilda!”
“COSA?!”
Tutti si voltarono verso Sah, che tremava di rabbia. L’elfo si avvicinò al saggio con sguardo furente.
“Che significa questo, vecchio? Non è lei la Custode, non può!”
Indicò Elda.
“Lei lo è!”
La platea venne percorsa da bisbigli, alcuni increduli, altri pieni di vergogna o irritazione nei confronti del giovane che aveva parlato. Il Saggio, invece, rimase calmo e sorrise con tenerezza, mettendogli una mano sulla spalla.
“Capisco il tuo dolore dopo la perdita di tua madre, e capisco il tuo desiderio di trovare la Custode per primo. Ma ora stai esagerando”
Uno scintillio attirò gli occhi di Sah: una spada simile al diamante pendeva al fianco di Gilda. Il suo sguardo divenne ancora più furente. Scacciò la mano del Saggio con un colpo secco e gli si rivolse ringhiando.
“Ha anche osato darle Tajia!”
“Ora basta, Sah! Se non sai controllarti, devo chiederti di allontanarti”
“Con piacere!”
Mentre si allontanava, Elda si rivolse al Saggio.
“Perché dici che Gilda è la Custode?”
Fu la ragazza stessa a risponderle, sfiorandosi la pietra rossa dell’orecchino.
“Questo è il simbolo di riconoscimento”
“Grazie”
Si girò e si affrettò a raggiungere Sah, che, furente, stava entrando nella foresta. L’elfo sentì qualcuno toccargli la spalla con gentilezza. Si girò. Quando riconobbe Elda, la sua rabbia sbollì e cadde in ginocchio piangendo.
“Per quale motivo pensi sia io la Custode?”
“Da quando mia madre è stata uccisa, ho iniziato a studiare la storia dei Guardiani e di Yokio. Mentre dormivi, ho parlato con i tuoi amici e ho iniziato a sospettare che fossi tu. Parlando con te ne ho avuta la conferma”
Si inginocchiò davanti a lei, piegando il capo.
“Tutto ciò che desidero è aiutarti nella tua battaglia. Non esitare a chiedere il mio aiuto, la mia vita è consacrata alla distruzione di quegli sporchi Veshgres, e per questo ti seguirò sempre”
“Veshgres?”
“Iniziarono solo con gli umani, ma presto si aggiunsero anche gli elfi e i sos-rakè. Sono individui che desiderano essere sempre più forti da arrivare a rubare la forza e la vita degli altri. Mia madre è stata uccisa da uno di loro”
“Sah, io non so se sono davvero la Custode, ma tutti credono che sia Gilda e seguiranno lei. Io farò di tutto per proteggerla”
“Come ti ho già detto io seguirò te”
Dopo aver pronunciato queste parole, l’elfo rimase a bocca aperta: Elda lo aveva abbracciato.
“Grazie, Sah”
“Elda!”
Mika li raggiunse, senza fiato e con lo sguardo preoccupato.
“Ti prego, lascia perdere. Gilda è la Guardiana, se la caverà. Ti prego, resta lontano dai guai!”
Sentendo l’elfo irrigidirsi, la ragazza si affrettò a rispondere.
“Mika, ho sempre fatto a botte per proteggere gli altri, e ora non è diverso”
Sorrise.
“Sai che non riuscirai a farmi cambiare idea”
Mika sospirò.
“E va bene. Sappi però che ti starò attaccato come una zecca per accertarmi che non ti accada niente di male”
“Per questo non devi preoccuparti, ci sono io”
Il ragazzo sorrise e porse la mano a Sah.
“Allora, visto che siamo in due, non ci saranno problemi!”
Dopo un attimo di esitazione, l’elfo prese la mano e la strinse.
“Ascoltate, qui è troppo pericoloso per la Custode, per questo domani porteranno Gilda a Carstal, il villaggio degli uomini. Lì potreste trovare qualcuno che vi aiuti”
“E tu? Non vieni?”
“Non posso. Il Veshgres che ha ucciso mia madre era stato umano, e il saggio ha paura che possa vendicarmi su di loro. Per questo mi ha proibito di avvicinarmi a uno qualsiasi dei loro villaggi”
Il suono di un corno giunse alle loro orecchie.
“È scattato il coprifuoco. Sbrighiamoci”
Quella notte, Elda faticò a prendere sonno. Quando finalmente si addormentò, fece uno starno sogno.
Fluttua. Si trova sopra a un villaggio, ma non lo riconosce. Percepisce qualcuno al suo fianco. È un giovane adulto, con un braccio che sembra fatto d’oro. Okoy. Sente qualcuno apparire anche dall’altro lato. È una ragazza con i capelli bianchi e gli occhi di due colori diversi. Yokio. Elda spalanca gli occhi: è la stessa ragazza che sta sognando orami da mesi, tutte le notti. Yokio sorride. Poi dice qualcosa, ma Elda non capisce. Non conosce la lingua. Yokio se ne accorge e le tocca la fronte. Poi ricomincia a parlare. Ora, Elda riesce a capire. È una specie di profezia:
                    Quando verrà, non sarà riconosciuta.
                    Metteranno un’altra al suo posto.
                    Solo uno la seguirà.
                    L’errore causerà sangue e dolore.
                    Un dubbio.
                    Se ne andrà.
                    Ma il richiamo riecheggerà alto nel suo cuore,
                    scoprirà chi è, e accetterà.
                    La fiamma verrà passata,
                    e cambierà-
“Elda”
La ragazza aprì di scatto gli occhi. Mika la stava scuotendo.
“è ora di andare”
Uscendo da Eyos, Elda ebbe un brivido: il sogno era stato interrotto, e sospettava che non fosse stato detto qualcosa di importante. Con la coda dell’occhio, vide un movimento nella foresta. Sah. L’elfo si portò una mano al cuore e sorrise. Elda ricambiò il sorriso e annuì.
“che c’è?”
“Niente, Mika. Tranquillo”
“Sai, mi fa una strana impressione sentirti parlare di giorno. Normalmente lo facevi solo di notte, e anche allora eri sempre molto silenziosa”
“Mi sento come se mi fossi liberata da un peso”
“A proposito, non è che l’elfo ti piace?”
“Sah?”
“Ammettilo, ha fatto colpo!”
Elda si girò verso Eyos e lo guardò in silenzio. Quando parlò, nella sua voce si sentivano tristezza e serietà.
“Lui è come me!”
Dopodiché, si chiuse in un ostinato e pensieroso silenzio.
“Wow! Sono enormi!”
Elda si riscosse. Erano arrivati a Carstal, e i tre ragazzi rimasero a bocca aperta davanti alle immense mura. Subito dopo aver varcato la soglia, passarono davanti a un lavatoio. La ragazza rabbrividì e si voltò. Vide un ragazzo guardarla, una scintilla di speranza negli occhi.
 
Mi ha sentito!
Il ragazzo seguì il gruppo fino alla piazza. Uno degli elfi si inchinò agli Anziani, poi annunciò, facendo un cenno verso la ragazza dai capelli rossi.
“La Custode è tronata!”
Il cuore del ragazzo mancò un battito. Svelto, uscì nella foresta. Come si aspettava, trovò Sah al solito posto.
“Hai sentito? È tronata la Custode!”
“Non è lei”
“Cosa?”
“non è l’umana. La Custode è l’altra, quella con i capelli bianchi”
“Effettivamente, è stata l’unica che mi ha sentito quando ho richiamato l’acqua, ma il saggio ha detto che la Custode è l’altra…”
“Quel vecchiaccio no ha capito niente! E se anche tu vuoi fare un enorme errore, io ti ho avvisato!”
Detto questo, tornò tra gli alberi. Il ragazzo sospirò. Da quando l’amico aveva perso la madre era cambiato: pensava solo a trovare il successore di Yokio. Si sfiorò la boccetta che teneva appena al collo: gliel’aveva affidata suo nonno Ihalim, e conteneva qualche goccia del sangue della Custode. Yokio ne aveva data una a ognuno dei suoi compagni, dicendo loro che una goccia avrebbe permesso un solo viaggio da un mondo all’altro. Lui aveva ereditato il legame che suo nonno aveva con l’acqua, ricevendo così la boccetta in eredità.
“Solo per le emergenze…”
Il ragazzo si era sempre fiato del Saggio, ma ora Sah gli aveva instillato il tarlo del dubbio nella mente. Ricordò dell’errore che aveva portato gli òkolok alla rovina: erano convinti che la loro unica minaccia sarebbe arrivata solo con un Guardiano, così Yokio si era potuta muovere indisturbata, essendo una ragazza. Era già stato fatto u errore, era possibile che ne fosse stato commesso un altro? Con questo pensiero nella mente, tornò a Carstal.
 
Mika ed Elda si trovavano al fianco di Gilda, mentre la ragazza discuteva con gli Anziani: a differenza degli òkolok, il nascondiglio Veshgres più vicino era stato trovato molti anni addietro. L’unico motivo per cui non era ancore stato attaccato, era perché umani ed elfi da soli non erano abbastanza fprti. Aspettavano il successore di Yokio. Elda osservava l’amica di sott’ecchi, stupita: non l’aveva mai vista così sicura di sé. Persa nei suoi pensieri, non si accorse che le avevano fatto una domanda. Mika le diede una gomitata.
“Cosa?”
“Sai combattere?”
“A mani nude”
Gli Anziani sospirarono. Chiamarono una delle guardie fuori dalla porta e le chiesero di insegnare qualcosa ad Elda. Usciti nel cortile, l’uomo le mise tra le mani un bastone dalle dimensioni di una spada e si mise in posizione.
“Niente spiegazione?”
“A combattere non si impara con le paro- “
Elda aveva attaccato.
I due bastoni si scontrarono.
L’uomo si sbilanciò.
Elda ne approfittò.
Cercò di colpirlo, ma l’uomo recuperò l’equilibrio all’ultimo e parò.
Elda balzò all’indietro.
Si mise in guardia.
L’avversario la guardò stupito.
“Sei brava”
Elda non rispose.
Si lanciò verso l’uomo.
All’ultimo momento si fermò.
L’avversario aveva fatto un affondo verso la sua gola.
Elda si piegò all’indietro.
Le mani toccarono terra.
I piedi si staccarono dal suolo.
Colpirono il bastone dell’uomo e lo fecero volare in aria.
Elda si rialzò.
Afferrò al volo il bastone e lo incrociò col suo.
Con la gola dell’uomo in mezzo.
Rimasero così per qualche secondo, poi Elda abbassò le armi. L’uomo sorrise.
“Se l’amica della Custode è così brava, non oso immaginare la forza di Gilda”
Condusse quindi la ragazza all’armeria, alla ricerca di una spada.
 
Sah era accucciato davanti alla Stele dei Guardiani, accarezzando il nome di Yokio.
Hai scelto Elda, vero? Lei ci salverà, ne sono certo!
Gli tremò la mano. Ricordò il giorno in cui sua madre era stata uccisa. Il terrore provato nel vedere un Veshgres. La sua fuga fino a quel posto, nel quale era caduto esausto. Aveva giurato di dedicare tutta la sua vita alla ricerca del successore di Yokio e al suo servizio. Fischiò. Un uccellino verde si posò sulla Stele. Sah scrisse un breve messaggio e glielo affidò.
“Mika”
 
Non posso stare con gli umani del villaggio. Non mi faranno mai partecipare alla missione. Cercherò di raggiungervi sul campo di battaglia. Ti affido Elda fino a quel momento.
Mika piegò il messaggio e se lo mise in tasca. Guardò il piccolo esercito assoldato da Gilda: venti uomini, sei donne e ventisette elfi. Più lui ed Elda. Guardò nuovamente la sorella: si era tagliata la treccia, e i corti capelli le ricadevano sul volto, ombreggiandolo in modo quasi minaccioso. Era vestita tutta di nero, con una giubba e un paio di pantaloni di cuoio e una lunga spada sulla schiena. Aveva lo sguardo teso, concentrato e gelido. Lo sguardo solitamente riservato ai bulli. Rivolse la sua attenzione a Gilda: i capelli rossi erano raccolti in infinite treccine, la tunica bianca era aperta sulla schiena e i pantaloni di maglia rilucevano come se fossero decorati da piccoli diamanti. Al suo fianco, scintillava Tajia. La ragazza alzò una mano e il guanto di maglia che la copriva brillò sotto al sole.
“Andiamo!”

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Capitolo 3
*** Prima battaglia ***


Erano in territorio nemico da quasi mezz’ora. Elda sentiva una strana pressione sul cuore. Guardò Gila. Avanzava circospetta ma sicura di sé.
Mi spiace, Sah, ma credo sia davvero lei la Custode.
La ragazza fece segno di dividersi nelle squadre e continuò ad avanzare solo con Elda, Mika, il nipote di Ihalim e Sah. L’elfo li aveva raggiunti sul confine del territorio dei Veshgres e si era rifiutato di tornare indietro. Finalmente, videro il campo nemico. L’orrore delle creature che lo occupavano colpì tutti con forza: di umano, quegli esseri, non avevano quasi più nulla. Sembravano degli incubi, dei corpi marcescenti che si muovevano. Gli occhi di Sah scandagliarono la radura, poi l’elfo sibilò, furibondo.
“Non c’è”
Solo Elda capì che si riferiva all’assassino della madre. Afferrò l’elsa. Aspettava solo il segnale di Gilda.
“Ora!!”
Sah ed Elda furono i primi ad attaccare, subito seguiti dagli altri.
Glida si era fatta raccontare nei minimi dettagli dell’assalto di Yokio alla Tana.
Non avrebbe fatto lo stesso errore.
Era pronta.
Avrebbero vinto.
Estrasse Tajia.
Si gettò nella mischia.
Sorrise.
Non avrebbe mai pensato che le lezioni di scherma le sarebbero tornate tanto utili!
Si trovò subito faccia a faccia con un Veshgres.
Non perse tempo e lo trafisse.
Venne attraversata da una scarica di adrenalina.
Aggiustò la presa sulla spada.
Si preparò a portare a termine il suo compito.
Cercò Elda tra i combattenti.
Aveva paura che non potesse farcela.
Per poco non le uscirono gli occhi dalle orbite.
Attorno all’amica, una pila di cadaveri continuava ad aumentare.
Combatteva contro due avversari.
Un terzo cercò di sorprenderla da dietro.
Con un unico fendente, mozzò tre teste.
Vedendo un compagno in difficoltà, si gettò ad aiutarlo.
Gilda non credeva ai suoi occhi.
Quella è davvero Elda?!
È una furia!
 
Il ragazzo faceva del suo meglio.
Ihalim stesso gli aveva insegnato a combattere.
Nonostante ciò, non era il migliore nel combattimento con i coltelli.
Sentì un intenso dolore al braccio.
Un Veshgres lo aveva ferito.
Il ragazzo lo decapitò.
Si concentrò.
I suoi sensi esplosero.
La sua pelle si inumidì.
Riaprì gli occhi.
Lo sguardo dello stesso colore dell’acqua scandagliò il campo.
Per il momento, le due forze erano pari.
Qualcuno lo sorpassò.
Gilda.
Che correva ad aiutare una donna in difficoltà.
Il ragazzo sorrise.
Scusa, Sah.
A quanto pare, non è Elda la Custode.
È Gilda.
Poi vide i corpi ai piedi di Elda.
Impossibile!!
Ricordò di un fatto raccontatogli dal nonno.
Quando aveva ereditato l’acqua, aveva capito una cosa.
Il vero animo di Guardiani e Custodi era strettamente legato alla loro terra.
Ricordò il racconto dell’attacco alla tana.
Ricordò il modo in cui Yokio si faceva strada tra i nemici.
Il dubbio si fece più pressante.
Si avvicinò a Sah.
“Perché credi che sia Elda la Custode?”
“L’ho visto”
 
Sah si sentiva leggero.
Finalmente, aveva la possibilità di affrontare i Veshgres.
Continuava a guardare Elda.
Come facevano a non capire?
Era palese che fosse lei la Custode!
Il modo in cui combatteva…
Il terrore che prendeva i nemici quando la vedevano…
La luce nei suoi occhi…
Un altro Veshgres lo attaccò.
Sah spalancò gli occhi.
“Erma”
“Ciao, Sah.
Allora, l’hai trovata la ‘tua Guardiana’?
O l’ha fatto qualcun altro?”
Sah guardava l’amico d’infanzia.
Tradimento.
Dolore.
Rabbia.
“Sai, pensavamo che, uccidendo tua madre, avresti capito l’importanza del potere e ti saresti unito a noi.
Ci sbagliavamo.
Sei solo un debole.
Un debole e uno stupido!”
Scoppiò a ridere.
Quella fu l’espressione che rimase sul suo volto decapitato.
Notò che Elda lo stava guardando.
Nei suoi occhi vide una grande pena.
Ma anche una promessa.
Li uccideremo tutti.
Un Veshgres interruppe il contatto visivo.
Sah tornò a concentrarsi sul combattimento.
Vide il nipote di Ihalim avvicinarglisi.
“Perché credi che sia Elda la Custode?”
“L’ho visto”
Certo che è scemo.
 
Elda non pensava.
Qualcosa, dentro di lei, ruggiva di gioia.
Era quel qualcosa a guidare la sua mano.
Le sembrava di vedere in anticipo i movimenti degli avversari.
Sentì le labbra aprirsi in un ghigno.
Non aveva paura.
Si sentiva libera.
L’unica cosa che la bloccava era la spada che brandiva.
Non era giusta.
Nonostante ciò, tagliava.
Al venticinquesimo Veshgres, si accorse che il filo della lama si stava smussando ed era pieno di piccole tacche.
Forse non dovrei combattere con così tanta foga.
Un altro nemico le si scagliò contro.
Venne tagliato in due all’altezza del bacino.
Chissene frega.
Tornò a concentrarsi sui mostri davanti a sé.
Sentiva di essere nel posto giusto.
Al momento giusto.
A fare la cosa giusta.
Nel ruolo sbagliato.
E questo la preoccupava.
La sua spada venne fermata da un’altra.
Un Veshgres in armatura.
Si misero in guardia.
Gli occhi del Veshgres erano rossi.
Di rabbia e odio.
Si scontrarono.
Al quinto contatto tra le due lame, quella di Elda si spezzò.
Gli occhi del Veshgres scintillarono di gioia selvaggia.
Sollevò la spada.
I suoi occhi si spalancarono per lo stupore.
La mano di Elda gli aveva trafitto il cuore.
Mentre il Veshgres moriva, Elda sorrise.
“Non ho bisogno di una spada per ucciderti”
Si inoltrò nuovamente nel cuore della battaglia.
 
Mika continuava a guardarsi intorno preoccupato.
Aveva perso di vista la sorella quando era cominciato tutto.
Improvvisamente, venne attaccato d tre Veshgres.
Sono morto!
Vennero trafitti al petto da due lame e una freccia.
Sah.
Gilda.
Il ragazzo.
“Grazie”
“Dietro di te!”
Mika si voltò di scatto.
E si trovò faccia a faccia con un Veshgres.
Non riuscì a sollevare la spada in tempo.
Una mano spuntò dal petto del mostro.
Che cadde morto.
Elda aveva le braccia rosse e il volto macchiato di sangue.
Guardò gli amici con preoccupazione.
“State tutti bene?”
“Che…
Che cos’è successo alla tua spada?”
“Rotta”
I cinque formarono un cerchio e combatterono assieme.
Finalmente, tutti i Veshgres giacquero morti. Gilda cominciò subito a girare fra i compagni, per controllare i feriti. Elda, Mika, Sah e il ragazzo la seguirono. Il cuore di Elda era dilaniato: il gruppo era partito con cinquantasette membri, e i morti erano trentotto. Tutti gli altri erano feriti. Vide Sah che continuava a lanciarle occhiate indecifrabili, ma l’elfo non vide traccia di ripensamento e rimpianto nei suoi occhi.
“Torniamo a Carstal”
Giurarono di tornare a recuperare i compagni caduti, poi si avviarono lungo la strada del ritorno. Allontanatosi di circa un chilometro dal campo di battaglia, un nuovo sentimento iniziò a prendere possesso dei loro cuori. Continuò a crescere, finchè non esplose.
“Abbiamo vinto!”
Il sorriso contagiò tutti, e qualcuno si mise a cantare.
                    Facce di morti,
                         sguardi di mostri,
                    artigli di bestia,
                         zanne affilate.
                    Piccoli stupidi ladruncoli,
                         non ci batterete!
                    La Custode è con noi,
                        tremate!!
L’ultimo della fila urlò. Spavento, stupore e terrore. I superstiti si voltarono. Sentirono il sangue gelarsi nelle vene. Un Veshgres, ancora più mostruoso dei suoi compagni, aveva trapassato il cuore dell’elfo. Passò in rassegna le armi di tutti con un’occhiata, fermandosi sulla spada a forma di fiamma.
“Tajia…”
Saltò, atterrando faccia a faccia con Gilda.
“E così, sei tu la nuova Custode”
“Non osare toccarla!”
La voce di Elda era gelida. Il Veshgres la guardò con disgusto. Rapidissimo, sollevò la spada macchiata di sangue. Cercò di trafiggere Elda. La lama trapassò il petto della ragazza. Glida sputò sangue e cadde tra le braccia di Elda, che aveva spinto via appena in tempo.
“Salutala pure. Io, intanto, uccido questi qui”
Elda cercò Mika per farsi aiutare, ma sembrava scomparso. Sentì l’urlo di uno dei suoi compagni. Dopo di lui, ne caddero altri due.
Morti.
“Elda…”
“Non parlare”
“Scusa…
Sono una stupida”
Dagli occhi di Elda cominciarono a scorrere le lacrime.
Sentì una strana sensazione al volto, sulle spalle e sul dorso delle mani.
Se le guardò.
Erano coperti da strani arabeschi blu scuro.
Gilda la guardò sbalordita.
“Allora eri davvero tu…”
“Non parlare”
Gilda sollevò una mano a toccare il volto di Elda.
“Sono bellissimi…”
Guardò l’amica negli occhi.
“Proteggili”
La parola venne fuori col suo ultimo respiro.
Qualcosa si spezzò dentro Elda.
Le ombre attorno a lei tremarono.
Il dolore nel suo cuore si fece insopportabile.
Lo lasciò uscire in un urlo.
Tutti si girarono a guardarla.
I suoi compagni erano a bocca aperta.
Sah aveva gli occhi lucidi, nei quali si mischiavano gioia e pena.
Il Veshgres era terrorizzato.
“Non è possibile…”
L’ombra di Elda si staccò dal suolo.
Prese a vorticare, modellandosi in dieci spuntoni.
Elda guardò il Veshgres negli occhi.
L’iride blu elettrico era tagliata in due da affilate pupille argentee.
Le guance erano solcate da lacrime.
I denti digrignati.
I canini, che erano stranamente appunti di loro, si erano allungati.
Gli arabeschi blu le coprivano la fronte e le guance.
L’espressione di odio puro.
Le punte conversero sul Veshgres.
“Muori”
Venne trafitto.
Cadde a terra, mentre gli spuntoni tornavano semplice ombra.
I suoi compagni le si avvicinarono.
“Elda?”
“Odio questo mondo! Ha portato via la mia amica, mio fratello è sparito! Ho perso la mia vita! Voglio solo tornare a casa!”
Non appena finì di parlare, sparì. Tutti si agitarono, ma vennero subito calmati da Sah.
“torniamo a casa. Elda tornerà, ne sono certo”
Mentre si dirigevano a Carstal, il nipote di ihalim si avvicinò all’elfo e gli tese la boccetta col sangue di Yokio.
“Ho la sensazione che servirà prima a te, che a me”
“Grazie”
I due sollevarono gli occhi verso il cielo, nel quale stavano sorgendo le due lune. Sah sorrise.
“Torna presto, Elda. Ti aspettiamo”

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Capitolo 4
*** Brividi ***


Svogliatamente, Elda allungò la mano e spense la sveglia. Si alzò stropicciandosi gli occhi, poi andò in bagno a prepararsi. Quando allungò la mano per prendere un elastico, pescò quello che legava i capelli di Gilda quando era morta. Con una stretta al cuore, lo rimise giù. Dalla cucina provenivano i rumori di un litigio. Guardò la sua ombra. Ricordò quando, al suo ritorno, aveva usato l’ombra per convincere tutti che non era mai scomparsa e che, questa era stata la decisione più dolorosa, Mika e Gilda non fossero mai esistiti. Si decise. Due sottili filamenti si staccarono dall’ombra e volarono fino ai genitori. Quando entrò in cucina, avevano smesso di litigare. Fece colazione il più in fretta possibile, poi andò a scuola. Dal suo ritorno, aveva cercato di soffocare il dolore concentrandosi solo nello studio. Entrò in classe nel momento in cui suonava la campanella. Mentre si sedeva, qualcuno le tirò una pallina di carta tra i capelli. Si girò il minimo indispensabile per riconoscere i bulli. Li ignorò e si sedette. Li vide incupirsi e voltare di scatto la testa. Sorrise dentro di sé. Improvvisamente, un brivido la costrinse a dirigere la sua attenzione sull’uomo che era appena entrato. Sospirò.
Sono tornata da due mesi, e mi spavento ancora quando entra questo professore.
Giocherellò distrattamente col bracciale che custodiva la scheggia nera. In un lampo, rivide tutto quello che si era lasciata alle spalle. Strinse i pugni.
Ormai non li vedrò mai più. Devo dimenticarli!
“Ehi, Elda, va tutto bene?”
“Si”
“è da un po' che sei strana. Che ne diresti se sabato andassimo in montagna?”
“è un’ottima idea!”
Il professore le aveva sentite.
“Lasciate fare a me! Organizzerò una gita di classe stupenda!”
Tutti esultarono, e anche Elda si concesse un sorriso. Nei due giorni che precedevano la partenza, la ragazza si trovò costretta da April a prepararsi a partire, ma già dal primo giorno passato insieme, la compagna si accorse che c’era qualcosa che non andava.
“Elda, cosa è successo?”
La ragazza non rispose. Prese invece un bastone e cominciò a tirare di scherma. Sotto lo sguardo attonito di April, Elda le mostrò una vera e propria esibizione. Quando finì si voltò verso la ragazza, che aveva la bocca talmente spalancata da rischiare un dislocamento della mascella.
“Come hai fatto? Non mi avevi detto che facevi scherma!”
“Infatti non la faccio”
Cominciò a raccontare. Non tanto perché si fidasse ciecamente di lei, quanto per il semplice bisogno di qualcun altro con cui sopportare quel fardello. Sapeva che le avrebbe creduto: April era in fissa con la teoria degli universi paralleli. Infatti, una volta che ebbe terminato di raccontare, i suoi occhi brillavano.
“Elda, ma ti rendi conto? Puoi viaggiare in un mondo parallelo dove ottieni dei poteri straordinari! Svelta, dobbiamo raccontarlo agli altri!”
Non si mosse.
“Elda? Dai, andiamo!”
“No”
“Perché?”
“Perché non voglio essere trasformata in una cavia. Inoltre… quei poteri li ho anche qui”
“COSAAA?! Fa vedere!!”
“Ti prego, non urlare!”
“Sole se mi fai vedere!”
L’ombra di Elda si sollevò, solidificandosi in una forma identica a Tajia.
“Wow! Troppo forte!”
“Contenta?”
“Ti prego, ti prego, tipregotipregotipregotiprego fammi fare una foto!”
L’ombra tornò normale e lo sguardo di Elda si fece cupo.
“Scordatelo”
“Che stupida! Abbiamo dimenticato di prendere i costumi!”
“I costumi?”
“Il posto della gita è di fianco a un laghetto balneabile. Col caldo che fa in questi giorni, è perfetto, no?”
Sospirando, Elda la seguì. Quella notte, uno strano sogno la riempì di ansia.
Mika si allontana da lei. Lo chiama, ma lui non si volta. Si ferma. Resta così per un po'. Poi si gira. Sta piangendo. Allunga una mano verso Elda, che fa altrettanto. Sono troppo lontani. Qualcosa appare alle spalle di Mika. È un Veshgres. Il mostro allunga un braccio, stringendo quella che un tempo era una mano attorno al collo di Mika. Poi scompare.
“Mika!”
Elda si svegliò di soprassalto, il fiato corto e le guance rigate di lacrime. Provò a riaddormentarsi, ma le risultò impossibile. Uscì in giardino. L’aria della notte l’aitò. Vide un bastone illuminato dalla luna. Lo prese. Il legno venne ricoperto dall’ombra, che lo rese simile a una spada. Stava per cominciare, quando ebbe un’idea. Creò un’altra spada e cominciò ad allenarsi. Era così concentrata, che non si accorse del passare del tempo finché i primi raggi del sole non l’accecarono. Si fermò, ansante. Tornò in camera, si lavò e si preparò per la scuola. Quando la vide arrivare, April le saltò al collo.
“Elda! Come stai?”
“Riusciresti a non gridare per almeno cinque secondi? Le mie orecchie l’apprezzerebbero”
Linguaccia.
“Forza, andiamo. Siamo in ritardo”
Un brivido gelida corse lungo la schiena della ragazza, che si girò di scatto. Alle sue spalle, il professore la guardava sorridendo.
Ancora lui.
Tenendolo d’occhio, entrò in classe. A causa del sogno, passò l’intera giornata a guardarsi intorno nervosamente. Quando tornò a casa, si stupì: i genitori facevano fronte comune con in mano un foglio. L’autorizzazione che aveva firmato per la gita.
“Cosa significa?”
Elda non rispose.
“Dopo tutto quello che facciamo per te, dovevi dircelo”
“rispondi!”
L’uomo colpì Elda con uno schiaffo, ma la ragazza mantenne il suo ostinato silenzio. Il padre cedette alla furia e cominciò a schiaffeggiarla furiosamente. Elda incrociò lo sguardo della madre. Ciò che vide in quegli occhi la ferì più delle percosse: sollievo per non essere l’oggetto della rabbia del marito. Fermò il colpo successivo del padre. Sentendo un sapore salato sulla lingua, girò la testa e sputò del sangue. Poi guardò i due adulti con sguardo duro.
“Com’è che improvvisamente vi interessate alla mia vita? Credevo che foste in grado soltanto di litigare dalla mattina alla sera”
Li scansò e si avviò verso la camera. Una mano le calò sulla spalla.
“Non abbiamo finito!”
Elda gli rivolse uno sguardo cupo.
“Sei mio padre solo davanti alla legge. Fatti da parte”
Si liberò e si chiuse in camera. Come immaginava, iniziarono subito a litigare. Elda guardò la cartella con odio, poi si gettò sul letto. Si rialzò subito, sbuffando: detestava non fare niente, così cominciò a sistemare la stanza. Improvvisamente, la mano toccò un tessuto particolare, e il cuore di Elda accelerò. Lentamente, estrasse dal loro nascondiglio i vestiti che indossava al suo ritorno. I ricordi le tornarono violentemente, obbligandola a sedersi. Quando il cuore si fu calmato, era così spossata che si addormentò.
Sta volando sopra la foresta. Una presenza le appare al fianco. Elda riconosce Yokio.
”Che vuoi?”
Ostile.
“Solo mostrarti qualcosa”
Gentile.
Yokio guida Elda fino a una radura.
“Questa era la Tana degli òkolok. Una mia amica era una di loro. Ci eravamo giurate di ucciderci, ma abbiamo finito per salvarci la vita a vicenda, lei sacrificandola. Quando la battaglia è finita, sono scappata per una settimana”
Si spostano. Sono davanti a una grotta.
“Qui ho conosciuto mio padre e ho incontrato mia madre, e ho capito qualcosa di molto importante: Guardiani e Custodi hanno un peso enorme da portare, ma non dobbiamo mai dimenticare che non simo soli, con noi ci sono i nostri amici, e ci saranno sempre. Anche ora, ti stanno aspettando”
Il suono della sveglia le fa voltare. Yokio sorride.
“Vai pure ti aspetta una bella gita. Divertiti e usa quest’opportunità per pensare a ciò che vuoi fare. So molto bene quanto ti manca l’altro mondo”
Elda si svegliò. Per la prima volta da quando era tornata si sentiva libera dall’ansia. Si preparò in fretta e si avviò verso il luogo della partenza. Per tutto il tragitto, April non fece altro che tempestarla di domande sull’altro mondo. Era interessata soprattutto agli elfi.
“Quindi sono per metà animali?”
“No. Sono legati a uno spirito della loro terra”
“Quindi Sah è legato a un leone?”
“”Non so se esistono leoni lì…”
“Quindi vivono sugli alberi?”
“No. Hanno delle capanne ai piedi di alberi enormi”
“Quindi-“
“Bastapausastopti prego smettila non ce la faccio più!”
“Stai bene?”
“Si, ma tu non ricominciare da capo”
“Okkey, capitano!”
“Guardate!”
Erano arrivati al laghetto. Tutti si misero velocemente il costume e si buttarono in acqua. Tutti tranne Elda. April la guardò con aria interrogativa e l’altra arrossì. Si girò e sollevò leggermente la maglietta. Sulla schiena cresceva una specie di soffice pelliccia bianca. April sgranò gli occhi, poi Elda si tirò giù la maglietta.  
“Tu vai pure. Io mi accontento di questo”
Si arrampicò su un albero e si addormentò. Si svegliò all’ora di cena grazie al profumo di carne arrostita. Scese dall’albero e si unì alla classe. Man mano che scendeva la notte, però, Elda era sempre più inqiueta: da quando erano partiti, aveva una bruttissima sensazione. Finirono di mangiare e cantarono un po' attorno al fuoco. Verso mezzanotte, iniziò una gara di storie di paura, che Elda ascoltò solo a metà: la sensazione di pericolo si era fatta più pressante. Ebbe la sensazione che qualcuno la guardasse con insistenza e si girò, incrociando lo sguardo del professore. Un brivido le corse lungo la schiena. L’uomo sorrise e si alzò.
“Se permettete, vorrei provare io”
Si schiarì la voce e cominciò.
Questa storia parla di alcuni amici che andarono in campeggio sui monti. Erano in cinque, cinque amici di vecchia data. Come noi, anche loro camminarono a lungo sotto al sole cocente, e come noi si fermarono vicini a un laghetto. La giornata era molto calda, e l’acqua così fresca… i ragazzi non esitarono un solo istante e si gettarono in acqua. Si divertivano talmente tanto di chi li stava osservando, nascosto nel bosco. O meglio, cosa. A sera, stanchi, si radunarono attorno al falò per la cena. Improvvisamente, un barattolo cadde.
Solo Elda si accorse del filo che l’uomo tirò per far cadere a terra un barattolo. A quel suono, l’intera classe sobbalzò. Qualcuno urlò. Elda aveva lo sguardo fisso sul professore, che sogghignò. Il senso di pericolo aumentò.
Come voi, anche loro si spaventarono. Poi ci risero su. Continuarono con la loro serata. Sopra di loro ci fu uno spostamento d’aria. Sollevarono lo sguardo, ma non videro niente. Iniziarono a spaventarsi e a stringersi tra loro, sempre più vicini al fuoco. Cominciarono a sentire dei passi. Sempre più vicini. Una mano scheletrica, dalla pelle coperta da scaglie nerastre e viscide, dagli artigli lunghi e affilati, si posò sulla spalla di uno dei ragazzi.
La voce del professore si ridusse a un sussurro.
Non sono mai tornati…
Quando finì, guardò i suoi studenti, impietriti dalla paura. Sogghignò.
“Buh!!”
A parte Elda, gli altri caddero a terra gridando. Nella mente della ragazza continuava a rimbombare una sola parola: pericolo! Pericolo! Pericolo! Uno dei ragazzi guardò il professore con ammirazione.
“Caspita, professore, lei è davvero bravo! Come si chiama questa storia?”
Il professore scoprì i denti in un sorriso. La voce nella mente di Elda si fece insopportabile e la ragazza si afferrò la testa con un gemito.
“Si chiama: ora tocca a voi!”
Tirò fuori la mano dalla tasca. Finalmente, la Custode capì, e la voce si fermò. La mano della storia era quella dell’uomo di fronte a lei. Si mise in guardia.
“Veshgres…”

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Capitolo 5
*** Ritorno ***


Il Veshgres si bloccò, stupito.
Chi è questa ragazza?
Un dubbio gli si insidiò nella mente.
“Dì un po’.
Non sarai mica la Custode?”
“Mi hanno detto che non lo sono.
Mi hanno detto che lo sono.
Decidi tu.
L’unica cosa che evi sapere è che morirai”
si voltò verso i compagni.
“Scappate”
La sua ombra si sollevò, dividendosi in due.
Due spade.
Si lanciò all’attacco senza il minimo preavviso.
Il Veshgres reagì.
Si scontrarono.
Elda venne sbalzata via.
Luci bianche le danzavano davanti agli occhi.
Si rialzò con fatica.
Merda!
Questo è forte…
Più degli altri.
Aggiustò la presa sulle else.
“Perché sei diventato un Veshgres?”
“Perché gli umani sono deboli. Noi prendiamo la forza di chi no la merita”
“Com’è possibile?”
“Curiosa, eh?
è molto semplice.
Rinunciamo alla nostra luce”
“Luce?”
“Ogni creatura ce l’ha.
Ma, sinceramente, ho dei dubbi su di te.
Dopotutto, il tuo potere…
Sei una creatura del buio!”
Ti sbagli
Elda si toccò la gola, stupita. Yokio aveva parlato attraverso di lei.
Lei non è una creatura del buio
Eccola di nuovo!
“Lei ha il potere della notte.
Del buio”
No.
Lei è la vita della notte.
Lei piega l’oscurità al suo volere.
Lei rappresenta le lune e le stelle!”
Yokio si rivolse solo a Elda.
Distruggilo!
Una strana sensazione toccò il volto, le spalle e le mani.
Non guardò.
Sapeva che erano comparsi gli arabeschi.
Si lanciò contro il Veshgres con nuove energie.
Lo colpì con violenza.
Toccò a lui venire scaraventato via, questa volta.
Con stupore, lo vide rialzarsi senza un graffio.
“Questa me la paghi!”
Si trasformò completamente.
Si scontrarono.
Elda capì di essere in svantaggio.
Dietro di sé, percepì i compagni.
Congelati dal terrore.
Non posso abbandonarli!
Si preparò a mettere in campo tutte le sue energie.
 
Yokio era nervosa.
Accidenti, da sola non ce la farà!
“Yokio!”
la Custode si girò.
“Ihalim.
Cosa c’è?”
“Forse so come aiutarla.
Ricordi le boccette che ci vevi dato?
La mia l’ho passata a mio nipote, e lui l’ha data a Sah”
“Ho capito.
Vado subito!”


Sah vaga nella foresta. Sente qualcuno chiamarlo. Segue la voce. Si trova davanti alla Stele dei Guardiani. C’è qualcuno: è una ragazza dai capelli bianchi e gli occhi di colore diverso. La riconosce subito e si butta in ginocchio.
“Mia signora Yokio”
“Ascoltami bne, Sah. Tu sei l’unico ad aver capito la vera identità della Custode, e ora lei ha bisogno di te. Sai cosa devi fare. E ora, SVEGLIATI!”
Sah si alzò di colpo. Preso dall’ansia di non arrivare in tempo, cercò a tentoni la boccetta che aveva sul petto. L’aprì. Con referenza, prese una goccia del prezioso contenuto. Era come bere la forza vitale del modo. Fu avvolto dal vento.
Buona fortuna!
Sash levò lo sguardo verso le due lune.
“Non vi deluderò, Yokio”
sparì.
 
Elda si passò una mano sulla fronte.
Il sangue continuava e colarle sugli occhi.
Il Veshgres vide le volute sulla fronte muoversi.
Toccare il taglio.
Guarirlo.
Digrignò i denti.
Elda strinse la presa sulle else.
Il Veshgres si lanciò contro la ragazza.
Elda schivò.
Il mostro continuò la sua corsa.
Diretto verso i ragazzi alle spalle di Elda.
“Fermo!”
Lanciò una delle spade.
Lo mancò.
Elda sentì qualcosa premere dal suo petto.
Lo rilasciò.
Le ombre dei ragazzi si sollevarono.
Divennero spuntoni.
Li lanciò contro il Veshgres.
Il mostro riuscì a schivare solo i primi cinque.
Sul suo corpo si aprirono numerose ferite.
Elda sorrise.
Posso farcela!
 
April tremava.
Non capiva cosa stesse succedendo.
Guardò Elda.
Era bellissima e terrificante.
Le fece venire in mente un’eruzione, un terremoto, uno tsunami…
Forze della natura terrificanti, ma anche incantevoli.
Vide il Veshgres puntare su di loro.
Le si bloccò il respiro dalla paura.
Vide Elda lanciare una spada.
Le venne da piangere quando il mostro la schivò.
Vide quegli occhi così strani, gli occhi della Custode, brillare.
Vide la sua ombra e quella dei suoi compagni sollevarsi.
Diventare spuntoni.
E ferire il Veshgres.
Provò un’immensa gioia.
La vide riflessa anche sul volto di Elda.
“Forza, Elda!”
Si zittì subito, agghiacciata.
Il Veshgres aveva morso la spalla della ragazza.
 
Brucia!
Le zanne del Veshgres avevano morso così a fondo da grattare sull’osso.
Gli sferrò un pugno in un occhio.
Il Veshgres si scansò.
Elda cadde su un ginocchio.
Le sangue le colava copiosamente lungo il braccio.
Provò a stringere la mano.
Il dolore la fece boccheggiare.
Una delle due spade scomparve.
Si rialzò.
Il fiato corto.
Il braccio abbandonato lungo il fianco.
Si gettò un’altra volta all’attacco.
Il mostro schivò con facilità.
Poi colpì Elda alla schiena.
La ragazza si ritrovò sbalzata contro un albero.
L’ultima spada tornò ombra.
Non riusciva più ad alzarsi.
Il Veshgres urlò di gioia.
“Ora guarda, guarda mentre uccido i tuoi amici.
Uno
Dopo
L’altro”
Ora, tre ragazzi giacevano a terra.
Gli occhi vuoti spalancati per il terrore.
Il sangue che si spandeva sotto di loro.
Elda serrò gli occhi.
Non riusciva a sopportare il peso del suo fallimento.
“Maledetto!”
Sah?!
Spalancò gli occhi di colpo.
L’elfo era lì.
E fronteggiava il Veshgres.
Il mostro lo osservava con curiosità.
Scoppiò a ridere.
“Ma certo!
Mi ricordo di te!”
Sah si immobilizzò.
“Tu…”
Era l’assassino di sua madre.
Lo capì anche Elda.
Si fece forza.
Cercò di alzarsi.
Ricadde a terra.
L’elfo e il Veshgres si stavano affrontando.
Le guance di Elda vennero rigate dalle lacrime.
Il Veshgres colpì Sah al petto.
L’elfo cadde su un ginocchio col respiro affannoso.
“Sah!”
Elda allungò una mano verso l’amico.
Si bloccò.
Al centro di ogni arabesco, era apparsa una scintilla argentea.
Si ingrandì.
Sul suo corpo, ora, gli arabeschi erano argento con il contorno blu.
Sentì parte della stanchezza e della fatica lasciarla.
Si rialzò.
Richiamò la spada d’ombra.
Vacillò.
Il Veshgres si lanciò verso la gola di Sah.
Gli artigli lacerarono il petto della ragazza.
Una lama d’ombra trapassò il cuore del mostro.
“Elda!!”
La ragazza e il suo avversario caddero.
Venne presa dalle forti braccia di Sah.
L’elfo l’adagiò al suolo, tenendole sollevata la testa.
Il sangue non smetteva di fluire dalla ferita.
Arrivò fino al cadavere del Veshgres.
“Elda?
Elda ti prego, ti prego rispondi!”
Sah sollevò lo sguardo verso il cielo stellato, ruggendo di dolore.
“Rispondi!”
 
Chi mi chiama?
Elda aprì gli occhi. Pian piano, sotto ai suoi piedi si delinearono le strade di un villaggio. Riconobbe Carstal. Sentendo dei rumori provenire dalla piazza, si avviò in quella direzione. Ciò che vide la riempì di terrore e disgusto: su una pira accesa, un elfo giaceva morto ai piedi di una donna, che levava verso le lune un neonato.
“Proteggilo!”
In un lampo di luce, il neonato sparì.
“Non mi abituerò mai”
Elda si girò di scatto. Al suo fianco era comparso un giovane uomo con un braccio d’oro. Sorrideva mestamente nel guardare la scena.
“tu chi sei?”
Distolse lo sguardo.
“Sono Okoy. Il Primo Guardiano”
“Che vuoi da me?”
“Solo parlarti. Sai, il motivo per cui i miei genitori sono morti e i Guardiani sono nati non è lo stesso per il quale sei stata scelta tu”
“Perché?”
“Perché gli òkolok sono stati sconfitti. È stata la Custode prima di te, Yokio, a vincere. Speravamo tutti che la nostra stirpe si potesse fermare con lei”
Sospirò.
“Il buio ci sarà sempre, proprio come la luce. È per questo che sei stata scelta: tu sei la nuova Custode, Elda”
La ragazza rivolse nuovamente lo sguardo alla pira.
“E cosa dovrei fare? Io non so niente di voi”
“Ti sbagli. Se non mi credi, prova a cantare la prima cosa che ti viene in mente guardando la pira”
Elda sbuffò. Poi cominciò a cantare.
                    Nella notte come sangue,
                         nelle fiamme voraci-
“Basta così. Questa è la nostra storia”
Elda rimase in silenzio. Poi una perla trasparente le rotolò lungo la guancia. Cadde. Le spalle della ragazza erano scosse da tremiti.
“Se solo non fossi stata scelta, Mika e gilda sarebbero ancora vivi e Sah non sarebbe ferito”
Okoy le mise una mano sulla spalla.
“Mi dispiace, non posso fare niente per questo. Ma non devi dimenticare che tu hai la forza per proteggerli tutti. Finora, sei stata solo bloccata da ogni cosa attorno a te, solo per questo, non sei riuscita ad usare appieno il tuo potere”
Elda si asciugò le lacrime e si voltò verso il primo Guardiano. I suoi occhi brillavano, fredde e dure lame di determinazione.
“Andiamo, allora”
Okoy sorrise. I due vennero sollevati verso le lune, Elda chiuse gli occhi.
Li riaprì nel tempio di cristallo. Davanti a lei, c’erano tutti i Guardiani. L’unica ragazza le venne incontro. Yokio.
“Vieni”
La condusse lungo il corridoio, attraverso le due ali dei suoi predecessori. Okoy cominciò a cantare la sua storia. Dopo che la sua parte di Balla si fu conclusa, si innalzò un’altra voce. A uno a uno, tutti i Guardiani raccontarono la loro lunga battaglia. Venne il momento di Yokio, e alla sua si unirono altre quattro voci. I suoi compagni. Era ormai arrivata alla fine della strada. Salì la scala e si voltò verso i suoi predecessori. La storia di Yokio finì. Dopo un attimo di silenzio, tutti cominciarono a cantare. Cantarono la nuova storia, la storia di Elda.
 
                    La confusero con un’altra,
                         ma non si fermò.
                    Con lei combatté,
                         il suo sangue gridava.
                    La battaglia la chiamava.
                         Perse in una volta entrambe le luci
                    Che fino a quel momento
                         L’avevano guidata.
                    Il dolore esplose, e si manifestò.
                         La fronte coronata,
                    le spalle protette,
                         le mani che tanti avevano difeso
                    e che ancora l’avrebbero fatto,
                        si coprirono del marchio del dolore.
                    Tornò alla vita pacifica e a metà,
                        sperando di non vedere mai più
                    il rosso liquido che
                        la morte annuncia.
                    Si scontrò contro uno dei ladri,
                        un Veshgres,
                    e l’ombra si sollevò.
                        Due spade.
                    Difese chi era,
                        terrorizzato,
                    dietro di lei.
                        Impossibile sembrava la vittoria,
                    la Custode tremò.
                        In un vortice di vento,
                    qualcuno arrivò:
                         colui che le aveva creduto.
                    Si alzò, e con un colpo
                        Salvò molte vite.
                    La nera spada gioì.
 
 
Yokio si girò verso Elda.
“Va’ e trionfa, Elda, Spada di Luna, Custode Nera. Va’, e libera tutti dal terrore!”
I Guardiani lanciarono urla di gioia. Quando si furono spente, Yokio portò la giovane Custode in un posto isolato, dove le parlò con la preoccupazione negli occhi.
“Asoclta attentamente, perché c’è una profezia su di te. C’è un passo che mi ha sempre preoccupato, vedi di fare attenzione:
            Il Disperso tornerà, portando con sé la disperazione.
            Pesanti catene bloccheranno la Custode,
            che non uscirà dal buio finché
            la fiamma non tornerà da lei.”
Elda annuì. Le ombre l’avvolsero e la ragazza se ne andò.
“Buona fortuna, Elda”
 
“Elda! Elda, rispondi!”
Sah continuava a scuotere la ragazza, ma i suoi occhi non si aprivano. Uno dei compagni di Elda gli si avvicinò, circospetto.
“Scusa… Cos’era quello?”
“Un Veshgres”
Sah guardò la ragazza tra le sue braccia, che si stava alzando. La ferita era scomparsa, e nei suoi occhi notò una nuova forza. Si scambiarono un’occhiata. “Andiamo, Sah”
“Si, mia signora”
“Sah, solo Elda. Siamo amici”
Mentre si sorridevano, i due ragazzi furono avvolti dall’ombra e sparirono.

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Capitolo 6
*** I preparativi ***


Il piede del nipote di Ihalim batteva a terra con impazienza: Sah sarebbe dovuto essere lì già da un’ora. Lanciò un’occhiata al sos-li al suo fianco. Si chiamava Lito, e si era presentato loro come il figlio di uno dei combattenti dell’esercito di Yokio. Era per metà un sos-rake della terra, per metà delle nuvole: aveva i capelli grigio pallido perennemente arruffati, gli occhi verdi e la pelle ambrata. Essendo sempre vissuto con i sos-li, ne aveva l’accento: la sua parlata sembrava quasi un canto.
“Ehi, Lito, secondo te fra quanto arriva?”
“Non lo so. Sai che sono arrivato da poco, non ho ancora ben chiara la strada da Eyos a qui”
“Scusate il ritardo”
Sah apparve del nulla con la mano di Elda sulla spalla. I due rimasero a bocca aperta!”
“Allora era davvero lei!”
Lito guardò immediatamente gli occhi della ragazza, alla ricerca della scintilla di cui gli aveva parlato il padre. La individuò immediatamente: determinazione, dolore, forza, gioia. L’intensità di quello sguardo lo colpì profondamente. Si inchinò.
“Mia Signora, il mio nome è Lito. Sono il figlio di uno dei sos-li che combatterono al fianco della Custode Innevata durante la Grande Battaglia. Mi consideri pure al suo servizio”
Elda si passò una mano sul volto, sospirando.
“lo dirò solo una volta, quindi fate attenzione. Il mio nome è Elda, non mi dovete trattare con i guanti, sono vostra amica”
Si voltò verso il ragazzo.
“Tu come ti chiami?”
“Ora non posso risponderti, non ho ancora un nome”
“Che? Mi prendi in giro?!”
“No, la nostra tradizione vuole che il nome venga consegnato solo al compimento dei sedici anni. Il nome è nella lingua originaria e rappresenta le nostre capacità e il nostro futuro. La prossima Cerimonia sarà tra tre giorni e sarò anch’io tra coloro che riceveranno il nome”
Elda aveva ancora un’aia sbalordita.
“Che gran scemenza!”
Il ragazzo ridacchiò.
“Mio nonno mi ha detto che Yokio disse la stessa cosa”
“Adesso che facciamo?”
“Per prima cosa, tutti devono sapere chi è la vera Custode, dopodiché, daremo una mano per preparare la Cerimonia”
Seguendo la proposta di Sah, il gruppo i avviò a Eyos.
 
“Due mesi fa, abbiamo commesso un terribile errore, che ha dipinto di rosso il verde della nostra amata terra: sono giunte a noi due ragazze, una con una pietra rossa, l’altra nera. Abbiamo creduto che la prescelta da Yokio fosse la portatrice della pietra rossa, come quella della Prima Custode. A causa nostra, sono morti non solo lei, ma anche il ragazzo che arrivò con loro e molti fra i nostri fratelli e compagni. Oggi, abbiamo l’opportunità di ricominciare: gioite, perché la Custode è tornata!”
Il Saggio si fece da parte e lasciò passare Elda. La ragazza aveva i capelli raccolti in una corta coda e la nuca quasi rasata. L’elsa di Tajia spuntava tra la spalla destra e il collo. Sulla stessa spalla, come protezione, c’era una placca di metallo nero. La tunica senza maniche che indossava, argentea come la luna, le lasciava scoperta la schiena. I pantaloni le arrivavano a metà coscia, ed erano placcate ai lati. Su ogni orecchio c’erano tre anellini di ferro. La scheggia nera era incastonata nella protezione sulla spalla. Quando la videro, tutti i presenti esplosero in urla di gioia. Non appena si furono placate, tutti tornarono ai preparativi per la Cerimonia, ma con più energia. Ogni persona che incrociava il suo sguardo insisteva nel richiedere la sua benedizione. Improvvisamente, dalla foresta uscì un branco di una decina di Intsuki. Mentre tutti scappavano, Elda sospirò.
Mai che me ne vada bene una…
Avvertì qualcuno al suo fianco.
Sah.
Lito.
E il ragazzo.
Si misero schiena contro schiena.
Il branco li circondò.
L’ombra di Elda si sollevò, diventando una spada gemella a Tajia.
Sah estrasse due frecce, incoccandone una.
Lito sfoderò due pugnali ricurvi.
Il ragazzo strinse con forza gli spiedi.
“Avanti!”
Combattevano in perfetta sintonia, come se lo facessero da sempre.
Dove le lame non arrivavano, una freccia o uno spiedo completavano l’opera.
Dove freccia e spiedo mancavano il bersaglio, le lame lo tagliavano.
Prima che i guerrieri di Eyos e i cacciatori di Carstal arrivassero, ogni membro del branco era stato ucciso. Sorridendo, il saggio li raggiunse.
“Se non siete troppo stanchi, che ne dite di una gara contro i nostri cacciatori?”
I ragazzi annuirono.
“Non tornate troppo tardi!”
Mentre esploravano la foresta, i quattro amici scherzavano allegramente. Notando qualcosa sul terreno, Sah si chinò.
“Tre werom, maschio, femmina e il loro cucciolo. Che ne dite?”
“Cosa sono i werom?”
“Animali giganteschi, della stessa famiglia dei maiali. Ha la pelle più dura dell’acciaio, è grosso come un cavallo e ha zanne come lame. Allora, sono la nostra preda?”
“Come si uccidono?”
“Li trafiggi negli occhi”
Elda sogghignò. Poi si voltò verso Lito.
“Sai tirare con l’arco?”
“Si”
“Allora è fatta. Io li attiro, voi li accoppate”
Si mossero lungo le tracce in perfetto silenzio. Improvvisamente, le persero per colpa di un fiume. I ragazzi si divisero per ritrovarle. Dopo qualche ora, non avevano ancora trovato niente, e stava cominciando a fare buio. Decisero di accamparsi per la notte. Mentre Sah ed Elda andavano a caccia, nella speranza di qualche piccolo animale, Lito e il ragazzo si occuparono del fuoco. Due ore dopo, cenavano a base di bacche.
“Sapete, è una gran rottura: sono appena arrivata e mangio solo bacche”
I suoi amici risero. Il giorno dopo si alzarono alle prime luci dell’alba e ripresero a cercare le tracce dei werom. Fu solo verso mezzogiorno che, alzando la testa per sgranchirsi il collo, Lito vide il ragazzo sbracciarsi. Si avvicinò e lo vide indicare delle impronte. Gli brillarono gli occhi. Si affrettò a recuperare gli altri due, dopodiché ripresero a seguire la pista, finché non si trovarono in una zona di bosco più fitta. Elda fece cenno agli altri di nascondersi sugli alberi, mentre lei proseguì. La pista dei werom era sempre più marcata.
A quanto pare, è la loro tana.
Si fece sempre più circospetta, soprattutto dopo che sentì uno strano odore farsi sempre più forte. Finalmente, li vide: tre enormi mostri. Raccolse un sasso e lo strinse. Prese un respiro profondo. Scagliò il proiettile con tutta la sua forza e uscì dal nascondiglio. Non appena la videro, caricarono. Correndo come mai in vita sua, Elda tornò sui suoi passi. I tre animali non la raggiunsero mai. Crollarono con una freccia conficcata nell’occhio fino all’impennaggio. I suoi amici saltarono giù dagli alberi, legarono le prede e si preparano a poratrli a Carstal.
“Ho un’idea!”
I tre ragazzi guardarono la Custode.
“Dovete formare una sorta di catena umana, collegando i werom a me. Useremo una scorciatoia”
Sah intuì a cosa si riferisse e sorrise. Gli altri due si guardarono perplessi, ma obbedirono. Vennero avvolti dall’ombra e sparirono, mentre Lito e il ragazzo gridavano di spavento. Quando tornarono a Carstal, i due erano bianchi come un cencio e sul punto di svenire.
“Per favore… la prossima volta avvisa”
Mentre Elda e Sah se la ridevano, i quattro ragazzi trascinarono le prede verso le cucine. Mentre si avviavano al fiume per darsi una ripulita, vennero intercettati da quattro ragazzi di circa venticinque anni, con i muscoli che sembravano esplodere.
“Bene bene, che piacere! La Custode!”
Infastidita dal tono, Elda rivolse loro un secco cenno del capo e li superò. Subito, uno di loro le afferrò il polso.
“Ehi, bellezza, perché non molli questi perdenti e ti unisci a noi?”
Venne colpito da un portentoso pugno alla mascella, che lo fece cadere.
“Non osare mai più, mai più osare toccare la Custode!”
“Andiamo, Sah, calmati…”
“Maledetti…”
I compagni del ragazzo colpito si avvicinarono infuriati. Il ragazzo cerò di mettersi in mezzo per fare da paciere.
“Andiamo, non c’è bisogno di litigare-“
“Taci, tu!”
Il più grosso di loro gli sferrò un pugno diretto al volto. Rapidamente, richiamò l’acqua e la mano gli attraversò la guancia. L’armadio rimase a bocca aperta. Il capo del ragazzo era diventato trasparente, e rifletteva la luce. Era diventato d’acqua. Elda, Sah e Lito lo guardavano con gli occhi scintillanti.
“Whoa! Si può sapere come fai?!”
Ancora con la mano nell’occhio, il ragazzo scrollò le spalle.
“Ho ereditato questo potere da mio nonno”
“”Scappiamo, capo! Questi sono mostri!”
“Porta rispetto!”
Tutti si voltarono verso Elda. La ragazza fissava i quattro ragazzi con aria minacciosa.
“Se dovessi sentire che avete trattato altri in questo modo, sappiate che verrò personalmente a punirvi. Inoltre, guai a voi se oserete chiamarci ancora mostri. Ci siamo capiti?”
“Si! Non lo faremo più!”
Indietreggiarono di qualche passo, poi si voltarono e si allontanarono correndo. Elda si voltò verso il ragazzo, allungando una mano verso la sua guancia, ma si bloccò a metà del gesto.
“Posso?”
“Certo”
Trasformò in acqua la mano e prese quella della Custode, che sobbalzò: era al tempo stesso calda e fredda, ferma e vorticante.
“Fa il solletico!”
Sah li richiamò.
“Forza, dobbiamo andare a preparaci per la Cerimonia”
Uscendo dal fiume con i capelli gocciolanti, si divisero: Lito seguì il ragazzo, mentre Elda andò con Sah fino ad Eyos. Nella stanza nella quale si era risvegliata la prima volta, si trovò davanti diversi abiti, uno più bello dell’altro. Nonostante tutto, nessuno la soddisfece veramente. Accanto a una ricca tunica azzurra, notò una larga fascia nera e lucida. Ne venne subito attratta. Passandosela dietro al collo, se la passò sul petto, incrociandola, per poi legarla dietro alla schiena. Nel punto in cui la fascia si incrociava, mise una spilla raffigurante le due lune, di puro argento. Cercando attentamente, trovò dei pantaloni larghi, lunghi fino al ginocchio, che sembravano di metallo liquido. In un piccolo portagioie, trovò un orecchino ad anello molto grande. Era stato ricavato da una pietra blu scuro, dello stesso colore della cintura che, in vita, reggeva il fodero di Tajia. Sempre nel portagioie, trovò un’armilla di diamante e un mezzoguanto nero con delle piccole punte sulle nocche. I capelli, che ora le arrivavano sotto le spalle, erano raccolti in una coda alta e decorate da piccole “lacrime di luna”. Si guardò allo specchio. Era pronta, ma mancava ancora qualcosa… sorrise. Volute blu e argento le marchiarono volto, spalle e mani. Per la prima volta, inoltre, notò che la pelliccia sulla sua schiena si allungava e si infoltiva, espandendosi fino a toccarle il collo e avvolgendosi attorno ai suoi fianchi. Era la prima vota che si vedeva nell’aspetto di Custode. Finalmente, sentì di essere nel posto giusto, al momento giusto, nel ruolo giusto. Una lacrima le corse lungo la guancia.
Gilda, Mika, la vita che mia avete donato, la vivrò pienamente e la userò per proteggerne altre. Ve lo prometto.
Uscì dalla stanza a testa alta, ma qualcuno la fermò e la fece girare. Elda si ritrovò a guardare Sah che le metteva un diadema di diamante sul capo con un sorriso dolce.
“Era di Yokio”
“Grazie. Sai, stai bene, vestito così”
L’elfo vestiva completamente di rosso, come un tizzone ardente. La criniera, perennemente arruffata, era pettinata e ordinata. Era a torso nudo, ma con le spalle coperte da un mantello. I pantaloni, identici a quelli di Elda nella forma, gli scoprivano i piedi, che avevano la forma di zampe leonine.
“Quindi anche qui ci sono i leoni”
“Non lo so. Io sono legato ai Greary, nella lingua degli umani, Grandi Re”
“Ehi, sbrigatevi! Siamo venuti a cercarvi, ma siamo in ritardo!”
Lito e il ragazzo il stavano aspettando. Il sos-li indossava una tunica senza maniche lunga fino a terra, verde smeraldo e aperta da metà petto in giù. I pantaloni erano bianchi e aderenti, e sui lati delle cosce c’erano i foderi dei suoi pugnali, mentre dalle orecchie pendevano due cristalli biancoargento.
Il ragazzo, invece, indossava un abito dall’aspetto antico: erano gli stessi usati dal nonno durante i festeggiamenti successivi alla vittoria nella Grande Battaglia, ai quali aveva aggiunto il fodero dei suoi spiedi al fianco. Una volta radunati, si diressero verso il luogo della festa. La Custode guardò i suoi compagni a uno a uno. Finora quel momento, i suoi unici amici ed alleati erano stati Mika e Gilda. Ricordò di aver odiato quel mondo, ma ora i suoi sentimenti erano cambiati. Aveva finalmente trovato il luogo al quale apparteneva. Ricordò la disperazione provata in seguito alla sua prima battaglia. Ricordò una cosa che le aveva detto Gilda.
“Una volta, i Guardiani erano ricordati solo dagli elfi. Con Yokio, la nostra stirpe si è fatta conoscere ovunque. Sono stata fortunata, chissà che paura devono aver avuto gli altri quando sono arrivati…”
Ve lo prometto, Gilda, Mika, Yokio: non tornerò mai più sui miei passi. Andrò sempre avanti!
“Ehi, Elda, muoviti! Fra poco comincia la Cerimonia!”
“Eccomi!”
Insieme, i ragazzi raggiunsero la radura al centro di Eyos, nella quale era stata portata la statua della piazza di Carstal, pronti per la Cerimonia.
Il piede del nipote di Ihalim batteva a terra con impazienza: Sah sarebbe dovuto essere lì già da un’ora. Lanciò un’occhiata al sos-li al suo fianco. Si chiamava Lito, e si era presentato loro come il figlio di uno dei combattenti dell’esercito di Yokio. Era per metà un sos-rake della terra, per metà delle nuvole: aveva i capelli grigio pallido perennemente arruffati, gli occhi verdi e la pelle ambrata. Essendo sempre vissuto con i sos-li, ne aveva l’accento: la sua parlata sembrava quasi un canto.
“Ehi, Lito, secondo te fra quanto arriva?”
“Non lo so. Sai che sono arrivato da poco, non ho ancora ben chiara la strada da Eyos a qui”
“Scusate il ritardo”
Sah apparve del nulla con la mano di Elda sulla spalla. I due rimasero a bocca aperta!”
“Allora era davvero lei!”
Lito guardò immediatamente gli occhi della ragazza, alla ricerca della scintilla di cui gli aveva parlato il padre. La individuò immediatamente: determinazione, dolore, forza, gioia. L’intensità di quello sguardo lo colpì profondamente. Si inchinò.
“Mia Signora, il mio nome è Lito. Sono il figlio di uno dei sos-li che combatterono al fianco della Custode Innevata durante la Grande Battaglia. Mi consideri pure al suo servizio”
Elda si passò una mano sul volto, sospirando.
“lo dirò solo una volta, quindi fate attenzione. Il mio nome è Elda, non mi dovete trattare con i guanti, sono vostra amica”
Si voltò verso il ragazzo.
“Tu come ti chiami?”
“Ora non posso risponderti, non ho ancora un nome”
“Che? Mi prendi in giro?!”
“No, la nostra tradizione vuole che il nome venga consegnato solo al compimento dei sedici anni. Il nome è nella lingua originaria e rappresenta le nostre capacità e il nostro futuro. La prossima Cerimonia sarà tra tre giorni e sarò anch’io tra coloro che riceveranno il nome”
Elda aveva ancora un’aia sbalordita.
“Che gran scemenza!”
Il ragazzo ridacchiò.
“Mio nonno mi ha detto che Yokio disse la stessa cosa”
“Adesso che facciamo?”
“Per prima cosa, tutti devono sapere chi è la vera Custode, dopodiché, daremo una mano per preparare la Cerimonia”
Seguendo la proposta di Sah, il gruppo i avviò a Eyos.
 
“Due mesi fa, abbiamo commesso un terribile errore, che ha dipinto di rosso il verde della nostra amata terra: sono giunte a noi due ragazze, una con una pietra rossa, l’altra nera. Abbiamo creduto che la prescelta da Yokio fosse la portatrice della pietra rossa, come quella della Prima Custode. A causa nostra, sono morti non solo lei, ma anche il ragazzo che arrivò con loro e molti fra i nostri fratelli e compagni. Oggi, abbiamo l’opportunità di ricominciare: gioite, perché la Custode è tornata!”
Il Saggio si fece da parte e lasciò passare Elda. La ragazza aveva i capelli raccolti in una corta coda e la nuca quasi rasata. L’elsa di Tajia spuntava tra la spalla destra e il collo. Sulla stessa spalla, come protezione, c’era una placca di metallo nero. La tunica senza maniche che indossava, argentea come la luna, le lasciava scoperta la schiena. I pantaloni le arrivavano a metà coscia, ed erano placcate ai lati. Su ogni orecchio c’erano tre anellini di ferro. La scheggia nera era incastonata nella protezione sulla spalla. Quando la videro, tutti i presenti esplosero in urla di gioia. Non appena si furono placate, tutti tornarono ai preparativi per la Cerimonia, ma con più energia. Ogni persona che incrociava il suo sguardo insisteva nel richiedere la sua benedizione. Improvvisamente, dalla foresta uscì un branco di una decina di Intsuki. Mentre tutti scappavano, Elda sospirò.
Mai che me ne vada bene una…
Avvertì qualcuno al suo fianco.
Sah.
Lito.
E il ragazzo.
Si misero schiena contro schiena.
Il branco li circondò.
L’ombra di Elda si sollevò, diventando una spada gemella a Tajia.
Sah estrasse due frecce, incoccandone una.
Lito sfoderò due pugnali ricurvi.
Il ragazzo strinse con forza gli spiedi.
“Avanti!”
Combattevano in perfetta sintonia, come se lo facessero da sempre.
Dove le lame non arrivavano, una freccia o uno spiedo completavano l’opera.
Dove freccia e spiedo mancavano il bersaglio, le lame lo tagliavano.
Prima che i guerrieri di Eyos e i cacciatori di Carstal arrivassero, ogni membro del branco era stato ucciso. Sorridendo, il saggio li raggiunse.
“Se non siete troppo stanchi, che ne dite di una gara contro i nostri cacciatori?”
I ragazzi annuirono.
“Non tornate troppo tardi!”
Mentre esploravano la foresta, i quattro amici scherzavano allegramente. Notando qualcosa sul terreno, Sah si chinò.
“Tre werom, maschio, femmina e il loro cucciolo. Che ne dite?”
“Cosa sono i werom?”
“Animali giganteschi, della stessa famiglia dei maiali. Ha la pelle più dura dell’acciaio, è grosso come un cavallo e ha zanne come lame. Allora, sono la nostra preda?”
“Come si uccidono?”
“Li trafiggi negli occhi”
Elda sogghignò. Poi si voltò verso Lito.
“Sai tirare con l’arco?”
“Si”
“Allora è fatta. Io li attiro, voi li accoppate”
Si mossero lungo le tracce in perfetto silenzio. Improvvisamente, le persero per colpa di un fiume. I ragazzi si divisero per ritrovarle. Dopo qualche ora, non avevano ancora trovato niente, e stava cominciando a fare buio. Decisero di accamparsi per la notte. Mentre Sah ed Elda andavano a caccia, nella speranza di qualche piccolo animale, Lito e il ragazzo si occuparono del fuoco. Due ore dopo, cenavano a base di bacche.
“Sapete, è una gran rottura: sono appena arrivata e mangio solo bacche”
I suoi amici risero. Il giorno dopo si alzarono alle prime luci dell’alba e ripresero a cercare le tracce dei werom. Fu solo verso mezzogiorno che, alzando la testa per sgranchirsi il collo, Lito vide il ragazzo sbracciarsi. Si avvicinò e lo vide indicare delle impronte. Gli brillarono gli occhi. Si affrettò a recuperare gli altri due, dopodiché ripresero a seguire la pista, finché non si trovarono in una zona di bosco più fitta. Elda fece cenno agli altri di nascondersi sugli alberi, mentre lei proseguì. La pista dei werom era sempre più marcata.
A quanto pare, è la loro tana.
Si fece sempre più circospetta, soprattutto dopo che sentì uno strano odore farsi sempre più forte. Finalmente, li vide: tre enormi mostri. Raccolse un sasso e lo strinse. Prese un respiro profondo. Scagliò il proiettile con tutta la sua forza e uscì dal nascondiglio. Non appena la videro, caricarono. Correndo come mai in vita sua, Elda tornò sui suoi passi. I tre animali non la raggiunsero mai. Crollarono con una freccia conficcata nell’occhio fino all’impennaggio. I suoi amici saltarono giù dagli alberi, legarono le prede e si preparano a poratrli a Carstal.
“Ho un’idea!”
I tre ragazzi guardarono la Custode.
“Dovete formare una sorta di catena umana, collegando i werom a me. Useremo una scorciatoia”
Sah intuì a cosa si riferisse e sorrise. Gli altri due si guardarono perplessi, ma obbedirono. Vennero avvolti dall’ombra e sparirono, mentre Lito e il ragazzo gridavano di spavento. Quando tornarono a Carstal, i due erano bianchi come un cencio e sul punto di svenire.
“Per favore… la prossima volta avvisa”
Mentre Elda e Sah se la ridevano, i quattro ragazzi trascinarono le prede verso le cucine. Mentre si avviavano al fiume per darsi una ripulita, vennero intercettati da quattro ragazzi di circa venticinque anni, con i muscoli che sembravano esplodere.
“Bene bene, che piacere! La Custode!”
Infastidita dal tono, Elda rivolse loro un secco cenno del capo e li superò. Subito, uno di loro le afferrò il polso.
“Ehi, bellezza, perché non molli questi perdenti e ti unisci a noi?”
Venne colpito da un portentoso pugno alla mascella, che lo fece cadere.
“Non osare mai più, mai più osare toccare la Custode!”
“Andiamo, Sah, calmati…”
“Maledetti…”
I compagni del ragazzo colpito si avvicinarono infuriati. Il ragazzo cerò di mettersi in mezzo per fare da paciere.
“Andiamo, non c’è bisogno di litigare-“
“Taci, tu!”
Il più grosso di loro gli sferrò un pugno diretto al volto. Rapidamente, richiamò l’acqua e la mano gli attraversò la guancia. L’armadio rimase a bocca aperta. Il capo del ragazzo era diventato trasparente, e rifletteva la luce. Era diventato d’acqua. Elda, Sah e Lito lo guardavano con gli occhi scintillanti.
“Whoa! Si può sapere come fai?!”
Ancora con la mano nell’occhio, il ragazzo scrollò le spalle.
“Ho ereditato questo potere da mio nonno”
“”Scappiamo, capo! Questi sono mostri!”
“Porta rispetto!”
Tutti si voltarono verso Elda. La ragazza fissava i quattro ragazzi con aria minacciosa.
“Se dovessi sentire che avete trattato altri in questo modo, sappiate che verrò personalmente a punirvi. Inoltre, guai a voi se oserete chiamarci ancora mostri. Ci siamo capiti?”
“Si! Non lo faremo più!”
Indietreggiarono di qualche passo, poi si voltarono e si allontanarono correndo. Elda si voltò verso il ragazzo, allungando una mano verso la sua guancia, ma si bloccò a metà del gesto.
“Posso?”
“Certo”
Trasformò in acqua la mano e prese quella della Custode, che sobbalzò: era al tempo stesso calda e fredda, ferma e vorticante.
“Fa il solletico!”
Sah li richiamò.
“Forza, dobbiamo andare a preparaci per la Cerimonia”
Uscendo dal fiume con i capelli gocciolanti, si divisero: Lito seguì il ragazzo, mentre Elda andò con Sah fino ad Eyos. Nella stanza nella quale si era risvegliata la prima volta, si trovò davanti diversi abiti, uno più bello dell’altro. Nonostante tutto, nessuno la soddisfece veramente. Accanto a una ricca tunica azzurra, notò una larga fascia nera e lucida. Ne venne subito attratta. Passandosela dietro al collo, se la passò sul petto, incrociandola, per poi legarla dietro alla schiena. Nel punto in cui la fascia si incrociava, mise una spilla raffigurante le due lune, di puro argento. Cercando attentamente, trovò dei pantaloni larghi, lunghi fino al ginocchio, che sembravano di metallo liquido. In un piccolo portagioie, trovò un orecchino ad anello molto grande. Era stato ricavato da una pietra blu scuro, dello stesso colore della cintura che, in vita, reggeva il fodero di Tajia. Sempre nel portagioie, trovò un’armilla di diamante e un mezzoguanto nero con delle piccole punte sulle nocche. I capelli, che ora le arrivavano sotto le spalle, erano raccolti in una coda alta e decorate da piccole “lacrime di luna”. Si guardò allo specchio. Era pronta, ma mancava ancora qualcosa… sorrise. Volute blu e argento le marchiarono volto, spalle e mani. Per la prima volta, inoltre, notò che la pelliccia sulla sua schiena si allungava e si infoltiva, espandendosi fino a toccarle il collo e avvolgendosi attorno ai suoi fianchi. Era la prima vota che si vedeva nell’aspetto di Custode. Finalmente, sentì di essere nel posto giusto, al momento giusto, nel ruolo giusto. Una lacrima le corse lungo la guancia.
Gilda, Mika, la vita che mia avete donato, la vivrò pienamente e la userò per proteggerne altre. Ve lo prometto.
Uscì dalla stanza a testa alta, ma qualcuno la fermò e la fece girare. Elda si ritrovò a guardare Sah che le metteva un diadema di diamante sul capo con un sorriso dolce.
“Era di Yokio”
“Grazie. Sai, stai bene, vestito così”
L’elfo vestiva completamente di rosso, come un tizzone ardente. La criniera, perennemente arruffata, era pettinata e ordinata. Era a torso nudo, ma con le spalle coperte da un mantello. I pantaloni, identici a quelli di Elda nella forma, gli scoprivano i piedi, che avevano la forma di zampe leonine.
“Quindi anche qui ci sono i leoni”
“Non lo so. Io sono legato ai Greary, nella lingua degli umani, Grandi Re”
“Ehi, sbrigatevi! Siamo venuti a cercarvi, ma siamo in ritardo!”
Lito e il ragazzo il stavano aspettando. Il sos-li indossava una tunica senza maniche lunga fino a terra, verde smeraldo e aperta da metà petto in giù. I pantaloni erano bianchi e aderenti, e sui lati delle cosce c’erano i foderi dei suoi pugnali, mentre dalle orecchie pendevano due cristalli biancoargento.
Il ragazzo, invece, indossava un abito dall’aspetto antico: erano gli stessi usati dal nonno durante i festeggiamenti successivi alla vittoria nella Grande Battaglia, ai quali aveva aggiunto il fodero dei suoi spiedi al fianco. Una volta radunati, si diressero verso il luogo della festa. La Custode guardò i suoi compagni a uno a uno. Finora quel momento, i suoi unici amici ed alleati erano stati Mika e Gilda. Ricordò di aver odiato quel mondo, ma ora i suoi sentimenti erano cambiati. Aveva finalmente trovato il luogo al quale apparteneva. Ricordò la disperazione provata in seguito alla sua prima battaglia. Ricordò una cosa che le aveva detto Gilda.
“Una volta, i Guardiani erano ricordati solo dagli elfi. Con Yokio, la nostra stirpe si è fatta conoscere ovunque. Sono stata fortunata, chissà che paura devono aver avuto gli altri quando sono arrivati…”
Ve lo prometto, Gilda, Mika, Yokio: non tornerò mai più sui miei passi. Andrò sempre avanti!
“Ehi, Elda, muoviti! Fra poco comincia la Cerimonia!”
“Eccomi!”
Insieme, i ragazzi raggiunsero la radura al centro di Eyos, nella quale era stata portata la statua della piazza di Carstal, pronti per la Cerimonia.

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Capitolo 7
*** Iriel ***


“Sono passati centinaia di anni dall’arrivo della nostra razza su questa terra. Millecento da quando il Primo Guardiano, Okoy, è morto. Centocinquanta dal giorno della Grande Battaglia. Ottantasei dalla morte della Prima Custode, Yokio. La nostra vita ha continuato ad andare avanti, e come ogni anno, anche oggi è giunto il momento, per questi ragazzi, di ricevere il loro nome e il loro destino. Venite avanti”
Il primo ragazzo, vestito di blu, venne chiamato Pei, studioso; il secondo, in abiti color bronzo, ricevette il nome di Malet, tenaglia; la terza, vestita di rosa, divenne Feyii, lavanda; la quarta, vestita di giallo, Soheh, Soave; la quinta, vestita di grigio, Lansei, lama; il sesto, vestito di verde, Kleto, foresta; il settimo, vestito di viola, Kisha, corda d’arco; l’ottava, vestita d’arancio acceso, Mleis, punta; la nona, completamente in bianco, divenne Momal, sciamana. Infine, venne il turno dell’amico della Custode.
“Non possiamo ignorare gli antenati di questo ragazzo. Egli è il nipote di Ihalim, compagno e amico della Prima Custode, il Deki. Egli ne è l’erede: ha ereditato la stessa affinità con l’acqua, lo stesso coraggio, lo stesso onore, la stessa forza”
Le guance del ragazzo si imporporarono.
“Inoltre, proprio come Ihalim, è uno dei compagni della Custode, per questo, da oggi in poi lo onoreremo ogni volta che diremo il suo nome”
ora, il volto del ragazzo era bordeaux.
“Egli è Iriel, l’Erede!”
Le voci che acclamavano Iriel con maggior forza erano quelle di Elda, Sah e Lito. Iriel sorrise agli amici. Finalmente, venne dato il via ai festeggiamenti.  E alla gara di resistenza.
“Allora, tutti d’accordo? Partecipiamo anche noi?”
“Si!”
“Certo”
“Io rinuncio”
Tutti si girarono verso Iriel, stupiti. Il ragazzo si sttrinse nelle spalle.
“Kita ha provato a battere Yokio ad ogni cerimonia, ma non ci è mai riuscito. Mio padre mi disse che era perché la Custode incarnava le forze del nostro mondo. Non credo sia possibile battere Elda”
“Beh, almeno ci divertiremo”
“Forza!”
Iriel, guardò i suoi amici, poi sospirò.
“E va bene”
Si gettarono in mezzo alla folla scatenata. Elda notò che alcuni umani guardavano Sah di sott’ecchi. Si avvicinò e ne chiese la ragione.
“Sappiamo che il Veshgres che uccise sua madre una volta era umano. Un po’ ci vergogniamo di questo, perché sua madre è sempre stata gentile con tutti noi, e abbiamo paura di una sua reazione”
“Non dovete preoccuparvi, quell’assassino ora è morto, Sah non nutre alcun rancore nei vostri confronti”
“Elda!”
La Custode vide iriel e Lito venirele incontro.
“C’è qualcuno che vuole parlarti”
Si lasciò guidare dagli amici fino a una figura incappucciata, in disparte e lontano dalla festa.
“Vi lasciamo”
Rimasta sola con l’individuo misterioso, Elda aspettò. Si sentiva scrutata, come se l’altro la stesse analizzando. Di lui si vedevano solo il naso e la bocca. Erano bianchi.
Poco più bianchi della mia pelle…
Vide le labbra distendersi in un sorriso nostalgico, tenero e triste.
“Gli somigli molto, sai? A tuo padre, intendo”
Elda sobbalzò.
“Mio padre?”
L’altro si tolse il cappuccio, rivelando un volto affilato, gli occhi completamente neri e la pelle bianca come la neve e i capelli come argento liquido.
“Tuo padre è stato il mio compagno di battaglia, ed ero con lui quando sposò tua madre. Era l’elfa più bella che abbia mai visto: aveva gli occhi come il fuoco, i capelli d’oro ed era legata allo spirito di una salamandra. L’opposto di tuo padre”
“Com’era lui?”
“Aveva i tuoi stessi capelli e i tuoi stessi occhi. Solo, non era un mezzosangue”
“Mezzosangue?”
“Tu sei figlia di un sos-mahos, respiri di luna, e di un’elfa”
Il respiro di Elda si bloccò. Sentì la pelliccia sulla schiena rizzarsi in un brivido. Finalmente se la spiegava! Se fosse rimasta nell’altro mondo, sarebbe rimasta distrutta da quella scoperta, ora, invece, era pervasa da una sensazione di gioia.
“Quando sei nata, è stato orribile. Prima che tua madre potesse prenderti in braccio, sei stata avvolta da un’ombra e sei sparita. L’urlo di dolore di Erya è stata la cosa più dolorosa della mia vita”
“Dove sono ora?”
“Non ne ho idea. Partirono subito per cercarti”
“non hanno pensato che fossi stata scelta?”
“No. Il nostro clan considera la vostra stirpe solo una leggenda, ed Erya non ci ha mai creduto veramente. Perdonaci”
“Non c’è niente da perdonare, ognuno crede a ciò che vuole. Scusa, ora devo andare”
“Buona festa”
Tornata dagli amici, Elda si scatenò. Finalmente, cominciò il primo banchetto. Non appena Elda individuò il primo werom, il cucciolo, gli si sedette davanti e si appropriò di un’immensa coscia. Poco dopo arrivarono anche i suoi amici, che seguirono il suo esempio. Al primo morso, un’esplosione di sapore inondò la lingua della ragazza.
“Mhmm…”
“Buono, vero?”
“Barbecue, guarda e impara!”
Lito, Sah e Iriel la guardarono enza capire. La ragazza scoppiò a ridere e continuò a mangiare. Davanti ai suoi occhi scorrevano innumerevoli cibi sconosciuti, carni, frutti, dolci, salati, perfino una specie di cigno di ghiaccio. Inizialmente pensò che si trattasse di una semplice decorazione, poi vide Iriel prenderne un pezzo.
“Quella roba si mangia?!”
“Si. Si chiama-“
Prese un respiro
“-Lorthezaphrel”
“Lo- che?”
“uccello aria”
“Non saprei, non è un po’ troppo facile come nome?”
L’amico rise, poi le tese un’ala.
“Tieni, assaggia”
Elda si aspettava un sapore delicato e fresco. Non era preparata alla botta di calore, sapidità e piccantezza che rischiò di soffocarla. Mentre Iriel rischiava di cadere a terra dalle risate, la Custode aggiunse rapidissima un’abbondante dose di una polverina super piccante all’uccello aria dell’amico. Al suo morso, le parti si invertirono.
“Te la sei cercata, Iriel!”
“Ah, si? Voglio vederti, a mandarlo giù!”
Fra le risate di tutti, i quattro amici iniziarono una sfida a chi mangiava più piccante. Il banchetto stava per finire, ma nessuno di loro aveva ancora avuto la meglio. Con le lacrime agli occhi, Elda ricorse a una misura drastica: afferrò la ciotola della polvere e l’ingoiò completamente. I suoi amici la guardarono con gli occhi sbarrati mentre tossiva l’anima. Quando si fu ripresa, sorrise trionfante.
“Ho vinto io”
Seguirono la folla e iniziò il secondo ballo, durante il quale continuava a ricevere i complimenti per la prova superata, ai
Quali rispondeva con un sorriso, la gola troppo infiammata per rispondere. Riuscì a riprendersi in tempo per le gare sportive. Un elfo con dei muscoli impressionanti le bloccò la strada.
“E così, sei tu la Custode, eh? Certo che sei proprio sottile! Mi domando proprio chi si il più forte tra me e te”
Sah fece un passo avanti coi pugni chiusi. Venne bloccato da Iriel.
“Aspetta e goditi la scena”
Elda si era avviata verso il tavolo sul quale si disputavano le gare di braccio di ferro. Si sedette e aspettò lo sfidante. Mentre i suoi amici si avvicinavano, richiamò le volute, fino a tornare al suo aspetto normale. Sah si rabbuiò ulteriormente.
“Perché mi hai fermato?”
“Perché è successa la stessa cosa a Yokio. Distrusse il tavolo vincendo quando il dorso della sua mano stava sfiorando il legno”
CRASH!
“Scusa, ti ho fatto male?”
Elda aveva appena replicato l’impresa di Yokio. Uno dopo l’altro, la Custode partecipò a tutti i tornei, ma si ritirò poco prima di vincere, per lasciare l’opportunità agli altri. Cominciò il secondo banchetto. Iriel li avvertì.
“Quando finiremo di mangiare, comincerà la vera sfida”
“Che cosa? Ma quanto dura questa festa?!”
Lito iniziava a preoccuparsi: temeva che se non fosse stato in grado di resistere non sarebbe stato degno di combattere al fianco della Custode. Sentì una mano posarsi sulla sua spalla.
“Ce la farai, ma anche se così non fosse, non ti caccerei mai”
“Grazie”
“Però ti prenderei in giro a vita!”
“Ehi! Aspetta, torna qui e prova a ripeterlo!”
Ridendo, i due amici si sedettero e si prepararono alla gara. Finito il banchetto, si radunarono tutti in piazza. Sul palco era stato montato un enorme gong che avrebbe segnato l’inizio e la fine della gara. Sulla lucida superficie, Elda vide il bassorilievo di una ragazza dalle possenti ali che alzava una testa mozzata mentre questa veniva colpita da un fulmine, sopra un campo di battaglia. Davanti agli occhi della Custode, le figure presero vita e la ragazza si ritrovò ad osservare gli ultimi momenti della Grande Battaglia. Sentì il cuore batterle all’impazzata di gioia selvaggia. Il suo spirito si avvicinò sempre di più a quella della prima Custode, finché le due identità si fusero. Il corpo di Elda provò il dolore, la sofferenza e la stanchezza provati da Yokio. Dopodiché, tornò bruscamente nel suo corpo. Sollevò lo sguardo verso le lune.
Hai voluto farmi sapere cosa mi aspetta, vero?
Una nota si levò nella radura: il gong era stato suonato. Una meravigliosa musica cominciò, e il lungo ballo ebbe inizio. A differenza di tutte le altre persone presenti, Elda capiva perfettamente ciò che veniva cantato. Rimase stupita nello scoprire che si trattava della storia di quel mondo. Non appena cominciò la storia di Okoy e della sua stirpe, iniziò a cantare, e i suoi amici si unirono a lei. Cantarono della lunga guerra che i Guardiani avevano combattuto nei secoli. La voce di Elda vibrava dell’energia del mondo, ma c’era anche una nota di rabbia: i suoi predecessori avevano tentato di vincere da soli, morendo prematuramente, e lasciando agli òkolok il comando del loro mondo troppo a lungo. Terminò la Ballata di Yokio. Ogni sguardo si spostò su di lei. La Custode guardò i suoi amici, che annuirono con un sorriso.
                    La confusero con un’altra,
                         ma non si fermò.
                   Con lei combatté,
                         il suo sangue gridava,
                    la battaglia la chiamava.
                         …
Nel sentire il suo canto, tutti provarono vergogna: il loro errore, che aveva causato morte e dolore inutili, sarebbe rimasto per sempre. La Custode attuale poteva anche averli perdonati, ma i suoi predecessori avevano deciso di punirli facendo in modo che, da quel momento fino alla fine, l’errore non sarebbe stato dimenticato, né – sperando- ripetuto. Quando finì di cantare, il cielo si stava schiarendo. Un meraviglioso aroma di werom arrostito si diffuse, e un attimo dopo, la Custode, seduta, stava già affondando i denti nella carne succulenta. Venne immediatamente seguita dai suoi amici e da color che ancora resistevano. Dopo il primo piatto, Lito si abbandonò sul tavolo.
“”Basta… Non ce la faccio più… Io mi ritiro”
Poco dopo, venne seguito anche da Iriel. In gara rimasero in tre: Elda, Sah e un mezz’elfo con le mani palmate di nome Jei. Il sole toccò la cima della statua di Yokio la fine della gara ci sarebbe stata nel momento in cui la luce avrebbe illuminato Mike, il Ferrigno. L’attenzione venne catturata da qualcuno salito sul palco, che dichiarò il suo amore a una certa Risha. Elda vide un’elfa con delle piccole corna bianche arrossire, mentre le amiche si congratulavano con lei. Poco dopo, Jei si ritirò. Il sole toccava ormai la mano di Ihalim, e mancavano solo pochi minuti alla fine della gara. Elda e Sah si lanciarono uno sguardo di sfida. Un’idea balenò nella mente della Custode: del werom maschio, il più grosso restava solo una gigantesca coscia. Impossibile mangiarla tutta prima che finisse il tempo, ma ciò che serviva per vincere. La sua ombra si sollevò e avvolse il pezzo di carne... Quando si ritirò, l’osso spolpato lasciò tutti a bocca aperta. L’ombra di Elda sembrava stringere qualcosa, che fece cadere sulla mano della ragazza: era una palla di carne tritata e compatta. Con un sorriso soave allo sguardo sbalordito di Sah, la Custode si infilò la pallina in bocca e la mandò giù un attimo prima che il suono del gong annunciasse la fine della gara. Sah porse la mano alla ragazza.
“La prossima volta non ti basterà quel trucchetto per vincere”
La ragazza gliela strinse e gli fece una linguaccia. Uno degli anziani si avvicinò ai due insieme a Lito e Iriel. Ù
“Domani Soheh partirà per la Capitale. Vi dispiacerebbe farle da scorta?”
“Affatto!”
“Grazie. Ora andate purea riposare. Vi aspetta un lungo viaggio”
Elda e Sah salutarono Iriel e Lito, accordandosi di trovarsi sotto alla statua di Yokio a Carstal l’indomani a quell’ora.

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Capitolo 8
*** Intsuki ***


elda tamburellava nervosamente con le dita su un braccio. lo stesso nervosismo traspariva anche dallo sgurado degli altri.quando raggiunse il limite, sbottò.
"Ma quanto ci mette?"
"Eccomi! Possiamo partire!"
Il sorreiso di Soheh venne accolto da quattro sguardi freddi come il ghiaccio.
"Beh? Sono un pochino in ritardo, e allora?"
"Tu cosa intedi per ritardo?"
"Uh?"
"Perchè per me essere 'un pochino in ritardo', significa arrivare al massimo dieci minuti dopo l'orario prefissato, non due ore dopo"
"Come la fate lunga! Se avevate tutta questa fretta, perchè siete ancora qui?"
"Stavamo aspettando te"
"Ora sono qui, qunidi su, forza, muoversi"
Qunado fu salita sul carro, Elda si rivolse ai suoi amici.
"E se rovesciassi il carro in una pozzanghera?"
"Lascia perdere, si lamenterebbe di più"
"Senti un po', Soheh, perchè non ti fai portare da Elda con l'ombra?"
"Iiiiiikkk! Che schifo!"
Quattro sospiri segnarono la partenza. Durante il tragitto per arrivare alla Capitale, Elda ne approffittò per farsi raccontare dagli amici tutto quello che riguardava la storia di quel mondo, a cominciare dalla storia dei guardiani. Fu stupita nello scoprire che nessuno sembrava sapere da dove venisse Tajia. Persi nei loro discorsi, non si accorsero che Soheh li stava chiamando, finchè, spazientita, non tirò un ceffone a Iriel.
"Allora, mi volete ascoltare?"
Quattro paia di occhiatacce non la fecero nemmeno trasalire, anzi, rafforzarono la sua stizza.
Che hanno da guardarmi a quel modo?
"Ho fame e sono stanca. Fermiamoci=
Sah alzò lo sguardo, poi spiccò un salo. tronò a terra con le braccia cariche di frutti. Li porse a Soheh.
"Tieni. Se sei stanca, dormi"
La ragazza divenne tutta rossa, sbattè a terra i frutti e  rivolse loro le spalle. L'ombra di Elda ne porse uno a ciascuno dei suoi amici, e tra loro tornò il buon umore. Quando si fermarono per la notte, fu il turno della Custode di raccontare. perlò del mondo nel quale era cresciuta, delle avventure che aveva vissuto con Gilda e Mika, di ciò che provava quando usava i suoi poteri e di quando aveva incontarto gli altri Gurdiani. Soheh, girata di schiena, simulava indifferenza e insoddisfazione, ma in realtà era la più curiosa. Ad un certo punto si girò.
"E le ali?"
Elda si voltò a guardarla con sguardo interrogativo.
"ogni Gurdiano aveva le ali. Anche Yokio. Tu no. Sei sicura di essere la Custode?"
"Fermo Sah!"
Iriel e Lito stavno trattenendo un infuriatissimo elfo. Elda invece sorrise. 
"Yokio non le evocò subito, ma dopo il sacrificio di Mike. Inoltre, se non ricordo male, mentre accompagnava la nonna di Iriel alla Capitale, l'ha buttata nel fango e sgridata davanti a tutti, e questo perchè non smetteva di lamentarsi. A quanto ne so,  fanghi fanno bene alla pelle. Vuoi provare?"
Shoeh sbiancò. 
"Bene. Ci siamo capiti"
Mentre la ragazza, in disparteteneva il broncio, Elda e i suoi amici scherzavano allegramente. Il giorno dopo, ignorando le protteste di Soheh, partirono all'alba. A un certo punto, Elda si bloccò.
"Elda? Tutto bene?"
La ragazza guardava una vecchia capanna semidistrutta e sommersa dalla vegetazione.
Tu sei figlia di un sos-maohs, i respiri di luna, e un'elfa. 
Quando sei nata, è stato terribile: prima che tua madre potesse prenderti in braccio, sei stata coperta dall'ombra e sei sparita.
Partirono subito per cercarti.

Sullo stipite, nella lingua originaria, c'era scritto: l'Ombra non prenderà mai la nostra-
L'ultima parte era cancellata.
"Elda?"
In trance, la Custode entrò. Non era rimasto intatto quasi nulla. La esplorò lentamente, finchè non trovò una specie di scrigno. Si sedetta su una radice e lo aprì. 
"è bello"
Sah l'aveva seguita. Insieme, guardarono l'armilla all'interno: aveva la forma di una salamandra, alvorata in ogni minimo dettaglio. Era stata intagliata da un diamante nero, il simbolo dei sos-maohs. I due amici rimasero a lugno in silenzio, poi la ragazza richiuse lo scrigno e lo rimise dove lo aveva appoggiato.Qualcuno urlò. Uscirono in fretta e furia dalla capanna, per congelarsi poco oltre l'ingresso: un intsuki aveva affarrato una delle sacche contenenti i doni per limperatore. Quando gli sguardi dell'animale e della Custode si incontarono, quello si girò e si inoltrò nella foresta con la sacca tra le fauci.
"Non deve scappare!"
Rapida, Elda si lanciò all'inseguimento, addentrandosi sempre più nella foresta. L'intsuki sembrava instancabile, continuava a correre senza rallentare. Una parte della sua ombra si separò dalla Custode, portando un messaggio ai suoi amici: voi andate avanti, io vi raggiungo.

Un altro colpo macato. L'intsuki sembrava saper prevedere i colpi di Elda e continuava a scansarsi. La Custode decise di rinunciarci e concentrò tutte le sue energie sull'inseguimento. L'animale comiciò a scalre a balzi una parete rocciosa. Giunto a metà strada si girò. Per una frazione di secondo, mentre Elda era sospesa in aria dopo il salto, i loro occhi si trovarono alla stessa altezza. Nei suoi, c'era la determinazione a riprendersi il maltolto, mentre in quelli dell'intsiki c'era una profonda intelligenza. Riprese la fuga. Il sole cominciò a calare. La Custode si accorse che i suoi occhi vedevano perfettamente al buio. Vide l'intsuki entare in una grotta.
Sei fritto!!
Fu costretta a fremarsi slittando: davanti a lei, una cinquantina di intsuki le puntava gli occhi addosso. Individuò subito il ladro grazie alla refurtiva ancora tra le fauci. Si mise in guardia: i suoi occhi cambiarono, gli arabeschi sbocciarono sulla sua pelle, le ombre all'interno e fuori dalla grotta ribollirono. Gli intsuki, come un solo corpo, piegarono le zampe anteriori e chiarono il capo. La Custode rimase impietrita a guardarli. Il ladruncolo le posò il sacco ai piedi, poi si accucciò a testa bassa. 
Perdonami.
Elda girò freneticamnte la testa da una parte e dall'altra, ma non vide nessuno.
Sono io.
La mascella di Elda minacciò di staccarsi: a parlare era stato l'intsuki davanti a lei.
Vieni. Ti spiegheremmo tutto. 
La Custode lo seguì come in trance, fino a una piccola rientranza, dove si sdraiò e comiciò a parlare.
Quando Okoy partì alla ricerca di una spada adatta a scontrarsi con gli Okolok, arrivò fino al nostro territorio. All'epoca, eravo prigionieri sotto gli oscuri, ma il Primo ci liberò. Per ripagarlo, gli rivelammo dove poteva trovare una spada adatta ai duoi bisogni, e lo accompagnammo alla Tomba della Bestia Bianca, il primo degli intsuki: quando morì, le sue lacrime divennero blocchi di un minerale purissimo. Al primo tocco, prendono la forma di ciò a cui si sta pensando. è così che nacque Kiaraly. Nonostante tutto, non ci sentivamo ancora pari, e decidemmo di ricoprire un ruolo molto importante: all'avvento di un nuovo Guardiano, o una nuova Custode, è nostro compito metterlo alla prova. Abbiamo commesso un errore con Yokio, e ora vorremmo rimediare. Non abbaimo avuto fiducia in lei, credendo che una femmina non fosse alla pari dei suoi predecessori. Permettici di combattere al tuo fianco al momento opportuno. 
L'intsuki chinò il capo.
"'Intsuki' significa 'messaggero'. Pensavo fosse 'messaggero di morte', ma credo che siate messaggeri di altro. Sarà un piacere combattere con voi"
Posò una mano sul capo dell'intsuki, che si illuminò. Quando scomparve, il suo aspetto era cambiato: il suo corpo era un fascio di muscoli nervosi e scattanti, la pelliccia era diventata un morbido pelo bianco macchiettato d'argento. Dischi d'argento erano anche i suoi occhi, che guardarono la Custode con riconoscenza. 
Non abbiamo fatto niente con l'inizio della Nuova Era all'arrivo della prima Custode, permettici di rimediare con te.

"E quello cos'è?!"
Elda era appena rientrata al campo con l'intsuki al fianco.
"Si chiama Ry. è un amico"
"'Nuovo iizio'?"
"Si"
Raccontò velocemente ai compagni cosa fosse successo nella foresta. Il viaggio continuò senza intoppi, e finalmente arriavrono in vista della Capitale. Elda e Lito rimasero  a bocca aperta.
"Mitico..."
"Sa kae!"
"Cosa?!"
"Ha detto 'è incredibile'"
"Già, lo è"
Da qunado le razze erano uscite allo scoperto, la Capitale prosperava: gli edifici avevano la stabilità delle opere umane, la bellezza di quelli elfici e sembravano far parte dell'ambiente circostante come quelli dei sos-rakè. Alcuni tetti rilucevano come vetro, i balconi erano collegati da ponti sospesi, animali di ogni tipo si muovevano insieme alla calca come se fossero a casa loro. Elda si voltò verso Sah.
"è sempre stato così qui?"
"Fino all'epoca di Yokio questa era una città di umani. Quello che vedi è nato negli ultimi cinquant'anni"
"Ehi, fa attenzione!"
Un soldato aveva urtato la ragazza, e ora la guardava minaccioso. La Custode ricambiò lo sguardo con fierezza.
"Con tutto il rispetto, voi avevte uratto me. Aspetto le vostre scuse"
Il volto dell'uomo si fece paonazzo. Stava per irbattere, quando vide l'elsa che le spuntava tra il collo e la spalla. L'immagine davanti ai suoi occhi si sovrappose con una delle vetrate della Cattedrale: la Custode Innevata che sollevava la testa del sovrano Okolok. La spada della vetrata era identica a quella della ragazza. Subito, nei suoi occhi si fece strada una profondissima vergogna. 
"Mi scuso immensamnte! Non volevo mancarle di rispetto!"
"Hai un solo modo per rimediare: non comportarti mai più così"
"E già che ci sei, che ne diresti di accompagnarci a Palzzo?"
Sah, sempre pragmatico. 
"Da questa parte"
La Capitale era mangnifica e piena di vita, ma i tre amici si accorsero che Elda aveva i brividi. Le si rivolsero sottovoce.
"è tutto a posto?"
"è pieno di quei cosi"
Ry ringhiò piano.
La loro puzza è talmente diffusa che non sono in grado di individuarli!
Elda gli posò una mano sul capo per calmarlo, pregando segretamnte che tutto andasse per il meglioe che lei fosse all'altezza del suo compito. Gilda e Mika le apparvero nella mente. 
Vi prego, prestatemi la vostra forza! Aiutatemi a salvarli tutti!

la forza fuoriusciva dal cadavere dell'uomo in delicate volute verdi. si perse a guardarle, affascinato.
"Ehi, sbrigati, o la prendo io"
Tornò di colpo coi piedi per terra. Guardò la luce verde. Dopo due mesi non si era nacora abituato, e sperava sarebbe continuato così. Si guardò il dorso della mano: tre piccole punte cornee partivano dal dorso e proseguivano fino al braccio. Reprimendo un moto di disgusto, afferrò la luce, l'avvicinò al volto e l'inalò. Come sempre, si sentì al contempoinebriato e disgustato.
"Fatto"
"Allora andiamo. Siamo in ritardo"
Si guardò nuovamente le mani: le punte si erano ingrossate. Con un sospiro, tornò al suo aspetto umano. Si calò il cappuccio sul capo e raggiunse il compagno fuori dalla casa.
"Senti un po', cosa sei venuto a fare se non ti piace?"
L'altro guadrò verso il cielo con sguardo lontano, come se stesse ricordando qualcosa con nostalgia. 
"Ho qualcuno da proteggere"
"Strano, lo sei di certo"
I due si infilarono in vicoli sempre più bui e stretti, fino a raggiungere l'ingresso della servitù della casa di uno dei piccoli nobili. Entrarono e si affrettarono nel salone. Vennero farmati all'entrata da due Veshgres dal volto scheletrico. Guardavano il più giovano con sospetto. Senza una parola, si trasformò, e vennero fatti entrare. Appena in tempo: il nobile che li ospitava era appena salito su una pedana.
"Miei cari compagni! è un vero piacere vedere che siete accosi così numerosi! Domani sarà un grande giorno: finalmente, la Capitale sarà nostra! E dopo la nostra vittoria, l'intero mondo si dovrà piegare! Due mesi fa, la nuova Custode è morta, e noi abbiamo vinto!"
Il giovano strinse i pugni.
"Non dovete temere, amici miei: domani, domineremo!"
Tutta l'assemblea esultò. 
"Ehi, finalmente ti ho trovato!"
Il giovane si girò: il suo compagno gli correva incontro co un piatto pieno di carne.
"Si può sapere che ti prende? Non ti ho mai visto sorridere, ma oggi dobbaimo festeggiare: stiamo per conquistrare il mondo!"
Il giovane lo guardò con tristi occhi di ghiaccio. 
"Ma quale prezzo dovremo pagare?"
"A cosa ti riferisci?"
"Alle vite che verranno fermate e distrutte"
"I deboli muoiono. I forti vivono. è così che funziona. Ora, a meno che tu non voglia finire nei guai, non parlare mai più di queste cose"
Il giovane annuì, poi si affacciò alla finestra e osservò le lune. Strinse il davanzale. Finalmente, permise alla lacrima di scendere. Il suo ricordo gli faceva male. Sentì una voce chiamare il suo nome. Il cuore gli balzò  in gola. Si girò di scatto. Nessuno. Se l'era immaginato. Tornò a guardare le lune.
Chissà dov'è, ora...
 

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Capitolo 9
*** L'attacco ***


"è incredubile! Guarda com'è morbido!"
"Ti prego, smettila!"
Arrivati a Palazzo, erano stati ospitati in lussuosissime stanze, Elda con Soheh e i ragazzi in un'altra. Entrando, le ragazze avevano subito notato  l'enorme letto a baldacchino, ed Elda e Ry vi ci si erano fiondati. Da quando ci era salita, non era più riuscita a smettere di saltarci su. Soheh cercava invano di fermarla, mentre l'intsuki correva in giro per la stanza, esplorandola in ogni suo anfratto. In quel momento, entrò un paggio.
"Buona sera, Sua Maestà mi ha mandato a-"
Soheh sobbalzò e si girò, paonazza. Ry, in equilibrio sull'armadio, gli dedicò la sua attenzione per un solo secondo, poi tornò a esplorare. Elda saltò dal lettocon una capriola in aria e atterrò con delicatezza e sorridente davanti al paggio. 
"Grazie mille, la stanza è fantastica!"
"Ne sono felice. Sua Maestà mi ha mandato per aiutarvi a prepararvi per la cena"
"Grazie. Può aiutare Soheh? Io riesco a cavarmela da sola"
Annuì. Elda prese dalla sua sacca una fascia nera intrecciata con fili d'argento, e l'incrociò sul petto. I pantaloni neri, decorati da piccoli vetrini sull'orlo, le vennero passati dall'intsuki. Mentre si legava i capelli in una coda, Ry rovistò nel portagioie prestatole da Sileia.
"Cosa cerchi?"
Questo. E questo.
le porse il cerchietto di Yokio e un'armilla a forma di fiamma.
"Grazie"
Iniziò a spazzolargli il pelo, per fermarsi poco dopo, sorpresa.
"Stai facendo le fusa?!"
Dai... Continua...
Elda ridacchiò. una volta pronti, si unirono a Soheh e al paggio. L'altra ragazzza indossava un abito rosso che la faceva sembrare una rosa. Il paggio, invece, guardò la Custode con aria preoccupata.
"Mia signora, non siete truccata!"
Le volute le decorarono il corpo, e il paggio tirò un sospiro di sollievo. Finalmnte, si avviarono verso la sala dei banchetti. Elda si chinò per bisbigliare qualcosa a Ry.
"Cerchiamo di non combinare guai"
Neanche tu hai idea di come ci si comporti a un banchetto reale, vero?
Scosse il capo.
"Eccoci, siamo arrivati"
La ragazza sbattè le palpebre, sorpresa: si aspettava una sala gremita di gente, invece c'erano solo i suoi amici e il sovrano, che le sorrise.
"Ho prefertio tenere segreto il vostro arrivo fino a domani, l'anniversario della Grande Battaglia. Ti dispiace?"
"Nient'affatto, almeno, capirò come comportarmi per evitare brutte figure"
"Questi ragazzi mi hanno detto la stessa cosa. Credo"
Elda guardò Sah, che le indicò un lito paonazzo.
"Continua a balbettare nella sua lingua per il nervosismo"
il sovrano si grattò la testa, rischiando di far cadere la corona.
"E io sono negato nelle lingue"
"Lito?"
"Elda? taras avo namleck-"
"Calmati. Cos'è che ti rende nervoso?"
"..."
"lito?"
"Regn ash maol, kvey rad Ae eys"
"Dice che appartine a una famiglia povera e si sente inadeguato per mangiare al fianco di un Re"
Il sovrano fece un cenno al paggio, si tolse corona e mantello e gli ordinò di portarli nella sua stanza. poi si girò verso il sos-li.
"Meglio?"
"Soske. Cioè, si"
"Bene. Allora, che il banchetto, comici"
La cena durò quasi tre ore, nelle quali il sovrano si informò di come fosse la vita nei due villaggi di Eyos e Carstal, oltre alle avventure che la Custode aveva vissuto fino a quel momento. Quando le domandò dell'altro mondo, la Custode si incupì. Sah e iriel la guardarono di sott'ecchi, ma distolsero in fretta lo sguardo, col capo chino. Lito e il sovrano, invece, li guardarono senza capire. Con voce atona, la ragazza raccontò la sua vita, dal suo primo ricordo fino all'accettazione della sua identità. Parlò anche di Mika e Gilda. 
"Dove sono ora questi ragazzi? Mi piacerebbe conoscerli"
Fu Sah a raccontare della battglia nella quale avevano perso la vita. Quando finì, il sovrano aveva gli occhi lucidi."Mi spiace tanto. Saresti in grado di fare un loro ritratto?"
"Si... ma perchè?"
"Ho intenzione di mettere i loro busti nella galleria degli Eroi, assieme a Yokio, Kita, Ihalim, Leyira e Mike. Ti piace l'idea?"
"Si. Grazie"
Quando andarono a dormire, Soheh guardava la Custode con nuovo rispetto. Dopo che le luci vennero spente, Ry le si avvicinò e le strofinò la mano. 
Mi sarebbe piaciuto conoscerli.
"Anche a loro sarebbe piaciuto"
Finalmente, sorrise.
Il giorno dopo, all'alba, due fazioni si alzarono. La Custode si preparò, vestita da battaglia, per mostrarsi agli abitanti della Capitale. I suoi compagni fecero altrettanto. 
Assieme a tutti gli altri Veshgres, il giovane si preparò per combattere. il suo corpo cambiò, assumendo aspetto umano per confondersi con la folla. 
Al fianco dei suoi amici, Elda si diresse verso la balconata.
Lungo la strada che portava alla piazza davanti al palazzo, il giovane si chiese il motivo dell'agitzaione che aveva animato la reggia il giorno prima.
Nella mente della Custode apparvero immagini della Grande Battaglia.
Il giovane si chiese cosa fosse mai successo in quella valle, centocinquant'anni prima.
Finalmente, i quattro ragazzi avvistarono la meta.
Il giovane e il suo gruppo entrarono nella piazza. 
Elda apriva e chiudeva le mani, nervosa.
"Calmati, andrà tutto bene: ti chiama, vai di finaco a lui e saluti. Poi magari dici due cose sul tuo ruolo e sarà tutto finito"
"Sono proprio le due parole che mi spaventano: per sedici anni non ho praticamente mai parlato, ho fatto molta pratica di discorsi"
Ry ringhiò piano, ottenendo uno sguardo preoccupato.
Qua sotto è pieno di Veshgres. Temo che abbiano in mente qualcosa. Non abbassate la guardia.
Nella piazza, il giovane sentiva il cuore battere forte nelle orecchie. Aveva una brutta sensazione. Deglutì a vuoto.
"è la tua prima battaglia?"
"No"
"Siamo fortunati, sai? Niente Guardiani, nè Custodi!"
""Il ragazzo strinse la mascella.
"Sarà, ma non sono tranquillo"
Il sovrano era raggiante: la Custode era tornata durante il suo regno! Avrebbe visto la liberazione della sua terra!
"Gioite! Oggi è un giorno memorabile!"
Elda trasse un profondo respiro.
Il giovane si preparò.
"Oggi è l'anniversario della Grande Battaglia!"
"E oggi, questo regno cadrà!"
Tutti si agitarono, guardandosi attorno alla ricerca del responsabile delle parole.
I veshgres ripresero il loro aspetto mostruoso.
Il sovrano sentì una folata di vento passargli al fianco. 
Un Veshgres levò la spada su una donna.
Una lama dalla forma di fiamma gli tagliò la testa.
mentre il sole si rifletteva sulla spada, nella piazza si levò ungrido.
"Tajia! 
è Tajia!
La Custode è qui!
Siamo salvi!"
Tra i Veshgres si diffuse il terrore. 
Uno si girò verso il giovane.
"Avevi detto che era morta!"
Il giovane lo guardò sconvolto.
"Io l'ho vista morire!
Quella è un'impostora!"
in quel momento, le ombre tremarono.

Elda aveva capito subito di trovarsi in enorme guaio.
C'erano troppi nemici.
Sentì qualcuno atterrarle vicino.
Ry.
Non potrai farcela solo con Tajia.
Usa le ombre!
Elda posò un palmo a terra.
Si concentrò.
Nella sua mente, apparvero tutte le ombre presenti nella piazza.
Comiciò a toccarle.
prima dieci.
Poi venti.
Trenta.
Iniziarono a pulsarle le tempie.
Socchiuse leggermente le palpebre.
Davanti a lei, vide persone morire.
Vide una spada trafiggere un cuore.
Gila!
Intensificò gli sforzi.
Arrivata a ottanta ombre, le cedettero le ginocchia.
Non ci riesco!
Gilda, aiuto!
Non voglio che altri muoiano!
Senti qualcosa sfiorarle la spalla.
Voltò il capo, tenendo gli occhi chiusi.
Vide l'ombra di Gilda sorriderle.
Puoi farcela!
Nuova energia fluì nella Custode.
Strinse i denti.
Continuò a toccare le omnre.
Una goccia di sangue le colò dal naso.
Il mal di testa era diventato insopportabile.
Trecentododici ombre.
Elda aprì gli occhi.
Ciò che lito aveva descritto come 'forza della terra' brillava nei suoi occhi.

Sah era furibondo.
Come osano questi mostri!
Attaccare all'anniversario della Grande Battaglia!
Il trionfo di Yokio!
Nei suoi occhi si accese, bruciante e impetuosa come un incendio, la sua furia.
Ogni volta che incoccava, un Veshgres era destinato a cadere.
Era al centro di un cerchio di cadaveri.
Si innalzava sopra di essi.
La sua criniera, fino a poco prima ben ordinata, ora incorniciava selvaggia il suo volto adirato.
Vide Elda cadere su un ginocchio. 
Il respiro affannoso.
Vide la sua ombra tremare.
Si girò verso i compagni.
"Svelti!
Dobbiamo proteggerla!"
Si disposero a triangolo attorno alla Custode.
Improvvisamente, le ombre tremarono.
Sah, Iriel e lito si girarono verso Elda.
Nel vedere i suoi occhi, uno strano timore reverenziale li fece indietreggiare.
Tutti si fermarono.

Il giovane non capiva.
Non capiva più niente.
La Custode era morta!
L'aveva visto!
Cosa stava succedendo?!

Elda era al limite.
Visualizzò la posizione dei Veshgres.
Accidenti!
Le ombre non bastano!
Contò quanti si sarebbero salvati.
Ventitre.
Fattibile.
Con un grido, liberò il suo potere.
Le ombre si trasformarono in spuntoni. 
Trecentododici Veshgres morirono trafitti.
I sopravvissuti si girarono in direzione del grido.
"Da quella parte!"

"Elda!
Tutto bene?"
Custode!
Arrivano!

"Ce la faccio, non preoccupatevi"
Si alzò.
Serrò la presa su Tajia.
La sua ombra divenne una seconda spada.
Le fece oteare.
"Andiamo!!"

I Veshgres si dirigevano verso la Custode.
Pensavano solo ad ucciderla.

La Custode e i suoi amici, raggiunti dalle guardie reali, correvano verso i Veshgres.
Dovevano eliminarli.

Si scontrarono.
Elda si separò dagli amici.
Roteando le lame si fece largo tra i nemici.
percepì qualcuno lle sue spalle.
Si girò di scatto.
Il tempo si fermò.
La battaglia sparì.
C'erano solo lei e il Veshgres.
Tre punte grigiastre gli spuntavano dalle braccia.
Altre tre sul setto nasale.
Il naso era identico a quello di un gatto.
Le unghie erano state sostituite da artigli affilati.
Due zanne, seppur piccole, spuntavano dal labbro superiore.
I capelli, lunghi fino alle spalle, erano del colore delle nubi temporalesche.
Gli occhi due piatti di argento liquido.
Senza pupilla.
La sclera nera.
La pelle pallida come un osso sbiancato dal sole.
Elda sentì qualcosa di umido colarle lungo la guancia.
Una lacrima cadde a terra, mischiandosi al sangue.
è vivo...
La Custode fece un passo verso il Veshgres.
Lui non si mosse.
Aveva gli occhi spalancati dallo stupore.

Il giovane vide molti di loro venire trafitti.
E così, comanda l'ombra.
Maledetto okoy, non hai perso tempo a scegliere un sostituto!
Vide un lampo di luce sulla destra.
Si girò.
Due lame.
Una trasparente e una nera.
Eccola.
Si lanciò verso la Custode.
La ragazza si girò.
Il tempo si fermò.
La battaglia sparì.
Davanti a sè, il giovane aveva una dea della guerra.
La pelle, bianchissima, sembrava brillare dall'interno.
I lunghi capelli neri, sospesi in aria, parevenao le ali della notte.
Le orecchie a punta erano macchiate dal sangue dei nemici.
Gli occhi erano blu, con un'affilata pupilla bianca. 
Racchiudevano un immenso dolore e un'immensa rabbia.
Sulla schiena, la ragazza aveva una soffice peluria bianca, appiccicosa di sangue.
Arabeschi blu notte e argento le decoravano volto, spalle e mani.
Quando incrociarono lo sguardo, rabbia e dolore sparirono.
Lasciarono il posto a sollievo e stupore.
il giovane non riusciva a muoversi.
No...
Perchè?
Perchè proprio lei?!
è lei la Custode!
Ricodò le parole dell'elfo.
Non è possibile!
Ti prego, non lei!
Tutti tranne lei!
Vide una lacrime solcarle la guancia. 
La Custode fece un passo verso di lui.
Vide le sue labbra muoversi.
"Sei vivo"
No...
Lei no...
"Mika"
 

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Capitolo 10
*** Mika ***


Mika ed Elda erano uno di fronte all'altra.
"Sei vivo, Mika"
Il veshgres non riusciva a muoversi.
"Stai bene, vero?"
Si avvicinò di un altro passo.
"Non ti hanno fatto del male, vero?"
Un altro passo.
Poi un altro.
E un altro ancora.
Custode  eVeshgres erano faccia a faccia.
Elda sollevò una mano.
La posò sulla guancia di Mika.
"Fratello mio..."
Gli occhi di Mika si spalancarono.
orrorre e terrore.
"Non toccarmi!"
Fece un salto indietro.
Il volto chinato, i pugni serrati.
"Non toccarmi.
Sono sporco.
Non dev diventarlo anche tu"
"mika"
Il giovane la guardò di sott'ecchi.
Piangeva.
"Meno male, sei vivo"
Il dolore seplose nel petto di Mika.
"Non vedi?
Sono un Veshgres!
Uno schifoso mostro!
Ho ucciso, Elda!
Come fai a essere felice che io sia vivo?!
Sarebbe stato molto meglio se fossi morto quel giorno!"
Gli occhi della Custode si indurirono.
"Meglio...
Se fossi morto?"
Sparì.
Un forte dolore colpì Mika al volto.
Cadde a terra.
Elda troneggiava su di lui, furente.
"Meglio la morte?
Ma sei deficente?!
Ti rendi conto delle cazzate che stai dicendo?
Gilda ha combattutto per noi!
è morta, per noi!
E tu dici, 'meglio essere morto'?
Vuoi buttare così il dono che ci ha fatto?
Sei un Veshgres, e allora?
Dentro sei sempre tu!
Sei sempre mio fratello, Mika!"
"Come fai a esserne così certa?!"
"L'ho visto nei tuoi occhi!
L'ho visto-"
Le forze la abbandonarono all'improvviso.
La Custode cadde a terra.
Venne sorretta da Mika.
Era gelida.
Il respiro affannoso.
Ricordò le punte d'ombra.
Avevano ucciso quasi tutti i veshgres.
"Elda...
Quanta fatica hai fatto?"
"idiota..."
Mika ammutolì.
Elda continuò a pinagere.
"prima, con le ombre..."
"Sshh.
Non parlare.
Riposati.
Sei stata fantastica.
Ora ce ne andiamo, dove non correremo rischi"
"... io avrei potuto uccidere anche te"
Custode!
Attenta!

Elda aprì di scatto gli occhi.
Ry era slatato al collo di Mika.
"No, Ry!
è mio fratello!
Non vuole farmi del male!"
Le fauci dell'intsuki si fermarono a un soffio dal collo del giovane.
Mi dispiace.
Non lo sapevo.
Elda lo accarezzò dietro le orecchie.
"Cos-
Chi è?"
"Ry. 
Un intsuki"
"Muori, mostro!"
Una lama perforò il cuore di Ry.
Il sangue schizzò sul volto di Elda.
Custode...
Devi...
Vincere...

Ditreo all'instuki c'era un Veshgres colossale.
Il suo sguardo si illuminò alla vista della Custode.
"Ben fatto!
Andiamocene!"
"No!
Elda-"
Un sasso colpì Mika alla tempia. 
Cadde a terra.
"Mika!!"
Il Veshgres colossale si grattò la testa.
"Accidenti, mi toccherà portarli entrmabi"
"Elda!"
Un elfo dalla folta crinera, un ragazzo e un sos-li stavano arrivando con le armi in pugno.
"è ora di andare"
Afferrò Mika ed Elda e fuggì dal campo di battaglia.
"Elda!
Dobbiamo sbrigarci!"
"No"
Sah fermò i due amici con lo sguardo fisso su qualcosa aisuoi piedi.
Lito e Iriel abbassarono lo sguardo.
Un'ombra formava una frase.
Non seguitemi.
Tornerò.

Sah guardò verso il punto in cui il Veshgres era scomparso.
Ti aspetteremo.
Anche per cento, mille anni.
Quello doveva essere un giorno di festa.
Doveva essere il centocinquantesimo anniversario della Grande Battaglia.
Doveva essere il giorno in cui si sarebbe festeggiato l'arrivo di ua nuova Custode.
Era diventato un massacro.
A tutti sembrava la fine.
Nessuno immaginava che fosse solo l'inizio.
Mentre Elda perdeva i sensi, delle parole le rimembrano nella mente.
                    Il Disperso tornerà, portando con sè la disperazione.
                    Pesanti catene bloccheranno la Custode,
                    che non uscirà dal buio finchè
                    la fiamma non tornerà da lei.

Sorrise.
Pensa a guarire, Mika.
Quando ti sveglierai, verrai da me.
E allora scapperemo.
Ti farò conoscere i miei amici, Sah, Iriel e Lito.
Vedrai, sarà il nostro gruppo a vincere!
Perchè sei tu, che hai sempre tenuto in vita la fiamma della mia vita.
Sotto lo sguardo sbalordito del Veshgres, la Custode chiuse gli occhi con un'espressione di trionfo.
Una paura strisciante si fece largo nel petto del Veshgres.
Non era nacora finita.

Mika signava. O meglio, ricordava.
Si stanno allontanadno dalla tana dei veshgres. Stanno festeggiano. Mika è sollevato: Gilda ed Elda sono sane e salve. Improvvisamente, uno di quei mosttri iniza a uccidere i loro compagni. Gilda muore. Elda crolla al suo fianco. nella mente di Mika si fa strada un pensiero: posso proteggere Elda solo se divento più forte. Solo se divento... 
... Un veshgres.
Si allontana. Sente il grido della sorella. Inizia a correre. Una mano artigliata gli serra la spalla. 
"Bene bene. Cos'abbiamo qui?"
Mika raccoglie tutto il suo coraggioe guarda il Veshgres dritto negli occhi.
"Voglio diventare uno di voi"
"E prerchè, sentiamo?"
"Perchè voglio essere il più forte"
Scoppia a ridere.
"Mi stai simpatico, ragazzino. Va bene. Seguimi"
Camminano per due settimane. Non dormono quasi mai. Non si fermano quasi mai. Non mangiano mai. Quando arrivano alla Vera Tana, Mika è più morto che vivo. Non ricorda cosa sia successo una volta entrato. Il suo primo ricordo è di essersi svegliato in una stanza di pietra, con una strana sensazione al petto. Si toglie svelto i vestiti, ma non vede niente. Sulla parete c'è uno specchio. Quando vede i suoi occhi, sente un colpo al cuore: sono argento, senza pupilla. Avvicina una mnao agli occhi. Sono proprio i suoi. Una fitta al petto gli fa abbassare lo sguardo. Il respiro gli si blocca in gola. Il terrore gli fa tremare il corpo. Nel suo petto, al posto del cuore, lo specchio riflette un grumo di oscurità morta. 
Non si torna indietro.
mika si guarda a lungo le mani, poi serrò i pugni.
Ora diventerò sempre più forte, elda, poi potrò proteggerti!
Qualcuno bussa alla porta. è il Veshgres che l'ha portato lì. Si deve preparare per la cena. Il giorno dopo inizierà il suo addestramento. Entrato nell'arena, capisce subito di dover combattere pe r la viat.
"Scegliete un'arma"
Mika, che ha messo gli occhi su una lunga spada rossa, si getta alla sua conquista. La sua mano si stringe sull'elsa in contemporanea a quella di un elfo dagli occhi completamente neri e un'ispida barba violacea.
"Questa è mia, microbo"
Per tutta risposta, Mika gli sferra un calcio all'inguine. L'elfo molla la presa e mika prende posizione. Si è guadagnato il rispetto di tutti i presenti. Le giornate si susseguono tutte uguali: sveglia all'alba, rapida colazione, allenamento, breve pranzo, allenamneto, cena, a letto. Ogni tanto, qualcuno manca all'allenamento. Mika sa cosa significa: è andato ad aumentare la propria forza. è andato a uccidere. Teme e aspetta con ansia il suo turno. Quando ruberà la forza, il suo aspetto cambierà, ma lui diventerà più forte. Si prepara al suo incontro con la sorella. Forgia il suo spirito. Finalmente lo chiamano. Sono in cinque, il loro bersaglio è uan carovana. C'è un soldato a scortarla. è di grado elevato. Quando viene dato il segnale, Mika si getta su di lui. Non pensa, lascia che sia il suo nuovo istinto a guidarlo. La forza del soldato è blu come l'oceano e fredda come ghiaccio. Mika l'assorbe. La sua sclera diventa grigia.
"Ben fatto, novellino"
Passa un mese. Mika è un combattente eccezionale. Mette in difficoltà i suoi maestri. Ma sembra reticente a ottenere nuova forza. Il suo sgurdao è duro, e non sorride mai. Si è arreso all'odio che Elda avrà per lui. Viene chiamato per partecipare all'assalto della Capitale. Mika cerca di uccidere meno gente possibile. All'improvviso, si sente un grido.
"La custode è qui! Ci salverà!"
Prova una rabbia cocente. Gilda è morta solo da solo due mesi, e già l'hanno sostituita?!
Le ombre si sollevano e uccidono quasi tutti i soui compagni. 
Il potere della Custode...
Assieme agli altri Veshgres sopravvissutiparte all'attacco. Individua la Custode e si prepara a ucciderla. ne atterrà la forza e potrà proteggere- 
La Custode si gira. 
è diversa da come l'ha vista l'ultima volta, il suo è l'aspetto di una custode, ma Mika non può dimenticare il volto di Elda, la sua sorellina. Svelto, erige intorno al suo cuore la barriera per l'odio a il disprezzo che lei gli rivolgerà. Elda si avvicina. lo guarda piena di sollievo. La barriera di mika si crepa. Elda gli tocca una guancia con gentilezza. Da quanto non si sente più così... La barriera è sul punto di cedere.
"Fratello mio..."
Senza più alcuna barriera atrattenerle, le emozioni di Mika straripano violentemente.
"Sarebbe stato molto meglio se fossi morto quel giorno!"
Elda lo schiaffeggia e sgrida. è felice che sia vivo. Com'è possibile? La Custode cade a terra, e Mika si precipita a sostenerla. 
"Prima, con le ombre..."
"Sshh. Non parlare. Riposati. Sei stata fantastica. Ora ce ne andiamo, dove non correremo rischi"
"... Io avrei potuto uccidere anche te"
il cuore del giovane perde un colpo. Elda non lo odia. Gli vuole bene. Anche se lui è uno schifosissimo Veshgres e lei la Custode. Uno strano animale lo attacca, ma elda lo ferma. Quello china il capo. Poco dopo, viene trafitto da un suo compagno. Qualcosa lo colpisce alla tempia. Mika cade, sprofondando nel buio.


Tre mesi dopo, nell'ospedale della Vera Tana, Mika riaprì gli occhi, svegliandosi dal suo lungo sonno.

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Capitolo 11
*** Riunirsi ***


“Ah, bene, ti sei svegliato. Se ti sbrighi, sei ancora in tempo per la cena”
Ancora frastornato, Mika si trascinò fino alla mensa. Appena entrò nella stanza, tutti esplosero in grida di esultanza.
“Eccolo!”
“Il nostro eroe!”
“Ottimo lavoro!”
Il giovane non capiva. Un pesante braccio gli si appoggiò alle spalle, facendolo barcollare. Era il Veshgres che l’aveva portato via.
“Forza, vieni a sederti con noi!”
Mika non aveva appetito. Continuava a pensare alla battaglia. Si voltò verso il Veshgres di prima.
“Cos’è successo dopo che sono svenuto?”
“Ti ho portato qui. Siamo sopravvissuti solo noi. Quei quattro sono dei veri demoni”
“Quei quattro?”
“L’elfo, l’umano, il sos-rakè e la Custode”
Elda!
“Dove sono ora?”
“Probabilmente a cercare la Custode”
“Perché?! Lei dov’è?”
“Dimenticavo che ti sei appena svegliato. La Custode-“
“Appena svegliato?”
“Hai dormito per tre mesi. Comunque, dicevo, la Custode è nostra prigioniera. Abbiamo provato a farla parlare, ma non apre bocca. Eppure, non ci siamo certo andati leggeri. Ehi, ma stai male?”
“Probabilmente non mi sono ancora ripreso del tutto”
“è meglio che tu vada a riposare. Domani vogliono portarti dalla ragazza. Giuro, se avessi anche solo la metà della sua testardaggine, sarei io il capo!”
Come uno zombie, Mika si trascinò in camera, chiuse la porta e si afflosciò sul pavimento. Si afferrò la testa con le mani e cominciò a piangere.
Se solo fossi stato più forte, Elda non sarebbe stata catturata e non sarebbe prigioniera da tre mesi!
Quando sollevò lo sguardo verso lo specchio, il suo cuore perse un colpo: il buio che aleggiava sul suo cuore era cambiato. Ora sembrava un uragano, come qualcosa di vivo. Nella sua mente svanì tutto, tranne una certezza: il giorno dopo avrebbe liberato la sorella. Pieno d’inquietudine, faticò non poco ad addormentarsi.
 
“Scacco di nuovo”
Elda e Yokio giocano a scacchi. Lo fanno tutti i giorni da tre mesi. Vince sempre Yokio.
“Yokio, perché dobbiamo continuamente affrontarci a scacchi?”
“Fai schifo in strategia”
Il vento modellò degli scacchi bianchi, seguito da uno sbuffo e da dei neri scacchi d’ombra.
“Forza, un’altra volta”
 
Assieme al gruppo diretto alla prigione della Custode, Mika ripassò mentalmente il piano. Rimanere ultimo, colpire gli altri Vesghres, prendere le chiavi, liberare Elda, scappare insieme. Andrà tutto bene. Sono davanti alla porta. Deglutisce a vuoto.
“Non stai più nella pelle, eh?”
La chiave girò, facendo scattare la serratura. La porta si aprì con lentezza. Il giovane ricordò l’aspetto da Custode della sorella, ciò che si aspettava di trovarsi davanti, per incutere loro timore. Ciò che vide, fu invece una ragazzina magra, dai lunghi capelli bianco-argento scarmigliati, le braccia sorrette da pesanti catene, il corpo afflosciato coperto di lividi, bruciature, ferite e tanto sangue. Sembrava morta.
“è incredibile, tre mesi e non ha ancora ceduto”
“Ehi, piccola puttana, stiamo parlando con te!”
Il Veshgres la colpì al volto, aprendole quattro tagli sulla guancia. La Custode non diede segni di vita.
“Maledetta!”
Si preparò a colpirla nuovamente, ma una mano gli trafisse il cuore. Mentre moriva, incrociò lo sguardo del suo assassino.
Gli occhi di Mika turbinavano di collera.
Rivolse la sua attenzione agli altri.
“Non osate mai più toccarla!”
I Veshgres si riebbero.
“Traditore!!”
Cinque contro uno.
Li massacrò tutti in preda a una furia cieca.
Quando giacquero immobili ai suoi piedi, non si era ancora calmato.
Rimase così, ad ansimare, le mani sporche di sangue, finché non ritrovò la calma. Corse da Elda e provò a scuoterla. Nessuna risposta. Stava per gridare il suo dolore, quando si accorse che la sorella stava dormendo.
 
Elda scruta la scacchiera con attenzione. Dopo tre mesi non è ancora riuscita a battere Yokio. Anche adesso, sta rischiando grosso. Il suo sguardo analizza il campo, ma non riesce a trovare una via di fuga. Guarda Yokio, che sta sogghignando trionfante. Eh, no. Stavolta no.
Pensa alle partite precedenti. Ripercorre le mosse che sono state fatte. Nella sua mente si delinea uno schema. Muove. L partita continua. Yokio è abilissima con cavalli e alfieri, e ha lasciato ad Elda solo il re e dei pedoni. Improvvisamente, un sorrivo si apre sul volto di Elda. La Custode prende il re e mangia quello di Yokio.
“Fregata”
L’altra guarda sbalordita la scacchiera. Era certa di vincere, cos’era successo? Ripensa alle ultime mosse. Rivolge all’altra ragazza un sorriso di rispetto: è stata ingannata e spinta dove voleva.
“Bene. Ora puoi tornare. Inoltre, credo che qualcuno si stia preoccupando”
“Mike?”
“Chi altri?”

 
“Elda? Elda, andiamo, Elda, svegliati!”
Le palpebre della ragazza tremolarono, poi Elda aprì gli occhi. Con lo sguardo ancora assonnato, mise a fuoco Mika.
“Mika? Che ci fai qui?”
“meno male, sei viva!”
“Perché? Non dovrei esserlo? E poi, perché sento così male?”
Si accorse delle molteplici ferite.
“Perdonami. Se solo mi fossi svegliato prima…”
“Perché? Sono qui da molto?”
“tre mesi”
“Però! Sai, credo di ver dormito per tutto il tempo”
Mentre sbadigliava, Elda tentò di sorridere. Ne uscì una smorfia assurdamente ridicola, facendo sorridere il fratello.
“Aspetta, ora ti libero”
Recuperò le chiavi delle catene dalla cintura del primo Veshgres che aveva ucciso, e finalmente aprì una delle manette che bloccavano la sorella. Fece appena in tempo a vedere un movimento sfocato, che una mano gli strinse la gola. Tutta la sonnolenza era sparita dagli occhi della Custode, che ora erano puntati in quelli di Mika con sguardo gelido, privo di emozioni ma carico di sete di sangue.
“Elda, ma co-“
“Zitto”
La sua voce lo colpì: gelida come una tempesta d’inverno, dura come il diamante, piena di disgusto e odio. Mika si sentì morire.
” Qual è il tuo vero scopo, Veshgres? Perché mi hai protetta nella battaglia? Perché mi liberi? A cosa miri realmente? Rispondi!!”
Gli occhi di Mika si fecero lucidi. Ecco, era appena successo quello che più temeva al mondo. Gli occhi di Elda erano quelli di una Custode per un nemico, senza la minima traccia di affetto e compassione.
“Volevo solo proteggerti, e lo voglio anche ora”
“Menti!!”
La presa sul collo si fece più stretta.
“è la verità, lo giuro!”
“Non mentirmi!”
Le lacrime sgorgarono dagli occhi del giovane.
“Ho detto la verità: quando Gilda è morta, ho capito che l’unico modo per proteggerti era diventare più forte, e non c’era latro modo che diventare un… un Veshgres. Pensavo di poter sterminare tutti questi mostri per proteggerti, e non voglio altro!”
Elda rimase in silenzio, continuando a guardare il fratello con lo stesso sguardo. Immobile.
“Idiota”
 
Mollò la presa. Mentre Mika cadeva a terra tossendo, cercò di sostenerlo. Quando sollevò lo sguardo, vide che la sorella lo guardava con amore e pena.
“Sono la Custode, non ho bisogno di qualcuno che mi protegga”
“Tu… non mi odi?”
“Perché dovrei odiare mio fratello?”
Le lacrime scesero ancora più copiose dagli occhi di Mika. Elda sorrise dolcemente. Contrasse il braccio e cominciò a tirare. La catena si spezzò, lasciando Mika sbalordito. La Custode si sgranchì le braccia.
“Pronta. Portaci fuori”
“Ma sei ferita!”
Le volute comparvero sul corpo della ragazza, muovendosi alla ricerca delle ferite, curandole al loro passaggio. Rischiando di causare la caduta della mascella da parte di Mika.
” Andiamo?”
“Si… di.. di qua…”
Circospetti, i due si avviarono verso le scale che portavano verso l’uscita della Tana.
“Dovremo passare dalla mensa. A quest’ora, non dovrebbe esserci nessuno”
“Strano…”
Sbucarono nella mensa e si bloccarono. Migliaia di Veshgres puntarono su di loro occhi increduli. Mika realizzò in quel momento che fosse mezzogiorno.
“Oh. Merda”
Elda non perse nemmeno un secondo.
La sua ombra si sollevò, modellandosi in due spade.
Senza un suono, si lanciò nel combattimento.
Suo fratello rimase a bocca aperta.
La Custode si muoveva silenziosa e micidiale.
Non sprecava più di un colpo per nemico.
“Attent-“
Quattro Veshgres l’avevano attaccata in contemporanea.
La Custode saltò e si torse a mezz’aria.
Due teste vennero mozzate.
Elda scalciò con violenza, spezzando il collo degli altri due.
Finalmente, tutti i Veshgres si riebbero dalla sorpresa.
Mika affiancò la sorella.
Assieme combatterono come due demoni.
Il cuore di Elda traboccava di gioia.
Mika era vivo e stava bene!
Stavano combattendo assieme!
Capì di essere in difficoltà.
Richiamò le volute.
 
Mika continuava a gettare occhiate alla sorella.
Gli sembrava una dea.
Il sangue che macchiava le sue spade e il suo volto sembravano ricoprirla di preziosi rubini.
Un’idea balenò nella mente del giovane.

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Capitolo 12
*** Al completo ***


“Quanti
Diavolo
Sono?!”
Iriel parò il colpo dell’ennesimo Veshgres e gli tagliò la testa.
“Non è colpa mia!
L’esploratrice ha riferito solo di dieci nemici!”
“E allora perché ce ne sono più di trenta?”
“Io che ne so!
Saranno arrivati dopo!”
Iriel, Sah e Lito erano partiti alla volta di un rifugio di Veshgres, per poi ritrovarsi in enorme difficoltà.
Erano in tre contro trentasette.
Erano circondati da tutte le parti.
“Forza ragazzi, o con che coraggio guarderemo Elda?”
“Ben detto Sah!”
L’elfo si girò di colpo.
Vide un calcio lanciato a tutta velocità in direzione della sua testa.
Si abbassò appena in tempo.
Il Veshgres dietro di lui si ritrovò con la trachea sfondata.
Sotto lo sguardo sbalordito e pieno di timore dei presenti, Elda atterrò con grazia.
“Elda!”
“Sei tornata!”
“Grazie al cielo sei qui!”
“In effetti, mi sembrate bisognosi di un aiuto”
“Attenta!”
Il veshgres alle spalle della Custode venne tagliato in due dalla spada di Mika.
Il giovane rivolse alla sorella un finto sguardo di rimprovero.
“Così non va, sorellina.
Devi stare più attenta”
“Lo so, hai ragione”
“Mika!
Ma allora sei vivo!”
Il sorriso di Sah lo spiazzò.
Era infatti arrivato in aspetto di Veshgres.
Vedendo lo stupore sul volto di Mika, Iriel rise.
“Se Elda ti ha portato qi, significa che possiamo fidarci di te.
Per noi non ci sono problemi.
Benvenuto nel gruppo!”
Lito tese la mano al giovane.
“Piacere.
Il mio nome è Lito.
Sono un sos-rakè della tribù dei sos-li.
Mio padre combatté al fianco di Yokio”
“Attenti!”
mentre tutti si abbassavano, le spade di Elda decapitarono tre Veshgres.
“Questi cosi non accennano a diminuire”
I cinque si misero schiena contro schiena.
Durante una pausa tra gli attacchi, Sah si rivolse a Mika.
“Perché hai fatto quest scelta?”
l’altro sospirò.
“Prima o poi me lo avreste chiesto comunque.
L’ho fatto perché Gilda è morta.
Quando quel Veshgres ha iniziato a ucciderei nostri compagni, ho capito quanto fossi debole.
Ho ricordato che mentre combattevamo, uno di loro mi ha detto ‘la tua forza è mia!?
Ho capito cosa intendeva il Saggio quando ci ha spiegato che rubano la forza agli altri.
Sono scappato, e ho chiesto a un Veshgres di farmi diventare come loro.
In quel momento non mi è venuto in mente nient’altro.
Scusate.
Sarei dovuto essere più forte”
”Io sono scappata”
Mika fissò incredulo la sorella.
“Sono rimasta nell’altro mondo per due mesi.
Un Veshgres mi ha raggiunta.
Se Sah non fosse arrivato, sarei morta”
L’elfo sorrise.
“Alla fine, però, sei stata tu a salvarmi”
“Che ne dite se dimentichiamo tutto quanto e ricominciamo a capo?”
“è facile parlare per te, Lito.
Tu sei arrivato che era già successo tutto”
“Io mi sono coperto di vergogna alla Cerimonia.
Il mio orgoglio ne è ancora scosso”
I cinque risero.
“Non devi preoccuparti, Mika.
Anche il Ferrigno, il compagno di Yokio legato al fuoco, era per metà Okolok.
Aspetto o razza non sono così importanti, ciò che conta è che tu sia sempre tu”
“Grazie.
A tutti”
“Ma che-
Ragazzi, i nostri avversari hanno chiamato rinforzi”
“Non puoi portarci via da qui?”
Elda scosse la testa.
“Mi hanno torturata per tre mesi, e tra la guarigione delle ferite, il combattimento alla Tana, il passaggio e questo, sono esaurita.
Scusate”
“Non preoccuparti.
Tanto. Prima o poi avremmo dovuto distruggerli tutti”
“Cerca di non strafare”
“Capito”
 
A Sah sembrava di star vivendo un sogno.
Il gruppo della Custode era finalmente completo.
Sollevò lo sguardo verso il cielo.
Yokio, grazie.
Hai fatto realizzare il mio sogno.
Ti sbagli.
Sah si bloccò.
Chi ha parlato?!
sono Mike, il ferrigno.
Non è stata Yokio a farti entrare nel gruppo di Elda.
Sono state le vostre scelte a renderlo possibile.
Non lo sapevo…
Pensavo…
Yokio ti ha solo mostrato una possibile strada.
Sei stato tu a decidere di credere nella vera natura di Elda.
Ed è stata una scelta solo sua quella di averti come compagno.
Perché sei tu a dirmi queste cose?
Qualcuno rise nella sua mente.
Perché entrambi siamo stati i primi a vedere il vero aspetto delle nostre Custodi.
Ma Elda si è trasformata sul campo di battaglia…
E la sera che ti ha cantato la Ballata?
Un pensiero attraversò la mente di Sah.
Perché i Guardiani non sono mai riusciti a sconfiggere gli Okolok?
Credevano di poter fare tutto da soli.
Per vincere, servono tutte le razze. Tu rappresenti gli elfi.
Iriel gli uomini.
Lito i sos-rakè.
Mika i Veshgres.
I Guardiani sono ciò che li unisce.
Ce la farete, fidati di me.
 
Iriel scrollò le mani.
Il sangue che le copriva rischiava di fargli scivolare gli spiedi.
Ormai, non riusciva più a mantenere il controllo sull’acqua.
Il suo era il corpo di un normalissimo umano.
Ti prego, nonno!
Dammi la forza per continuare!
Per prima cosa: attento alle spalle.
Si voltò appena in tempo.
Bravo.
Realizzò che qualcuno parlava nella sua mente.
Chi sei?!
Ma come!
Non riconosci il tuo caro nonnino?
Nonno?!
Ciao Iriel.
Bel nome.
Ora ascolta attentamente.
Espandi la tua mente.
Chiudi fuori tutto quanto.
Bravo.
Ora, trova il tuo nucleo.
Nucleo?
Lo riconoscerai quando lo vedrai.
Iriel cercò dentro di sé.
Al centro del suo essere, trovò una sfera d’acqua pulsante.
L’ho trovato.
Falla esplodere.
Deve riempire ogni parte di te.
Il corpo del ragazzo tornò acqua.
Senza il minimo sforzo.
Sentì Ihalim irradiare orgoglio. Fatti valere, Iriel!
 
Lito roteò i pugnali.
Li scagliò verso i suoi nemici.
Mentre i corpi cadevano, li superò recuperando le armi.
Non sfrutti appieno le tue capacità.
Kea vasune?
Lito, non conosco così bene la tua lingua.
Chi sei’
Kita.
Quel Kita?!?
Si, quel Kita.
Vedi di non svenire, eh?
Cosa vuoi dire con ‘non sfrutti appieno le tue capacità’?
Sei o non sei un sos-li?
Chiudi gli occhi, e ascolta la terra sotto di te.
Un attimo dopo, Lito aveva decapitato un Veshgres.
Rimase a bocca aperta.
Come…
Fidati della Terra.
Ascoltala.
Può darti molte informazioni utili.
Grazie.
Fidati un po’ più anche di te stesso.
Sei più forte di quello che pensi.
Forza.
Va!
 
Gli amici di Elda l’avevano accettato.
Ancora non riusciva crederci!
Per l’ennesima volta, se ne chiese il motivo.
Forse, perché sei buono?
Chi è?!
Mi chiamo Leiyra.
Sono l’elfa del gruppo di Yokio, la Santer.
Come fai ad esserne così sicura?
Il tuo cuore-
Non ho più un cuore.
Solo un grumo di tenebra.
Sbaglio, o ultimamente ha subito qualche cambiamento?
Si…
Ora vortica…
Sei come l’aria.
Anche se cambi aspetto, sei sempre lo stesso.
Non hai mai avuto il mio problema.
In un certo senso, si.
Vedi, gli elfi sono legati a questa terra con uno spirito, solitamente animale.
A volte capita che questo si risvegli.
A me è capitato, e potevo assumere l’aspetto di Santer.
Spesso, i nostri spiriti si influenzavano, cambiandoci, e alcuni elfi non mi hanno mai veramente accettata per questo.
Non me ne è mai veramente importato.
Ero, e sono aria, e mi basta.
Fatti forza, Mika.
Usa il tuo potere e vinci!
Gli occhi argento di Mika sfavillarono.
Le forze dei Veshgres si palesarono ai suoi occhi.
Tra quelle luci, quattro risplendevano più delle altre.
Una ardente dentro Sah.
Una del colore della foresta dentro Lito.
Una cristallina dentro Iriel.
La luce accecante di Elda.
Stava pulsando.
 
Elda aveva il respiro affannoso.
Non sarebbe riuscita a resistere ancora a lungo.
Yokio, aiutami, ti prego!
Calmati!
La voce della Custode rimbombò come un tuono.
Ascolta, se ti farai prendere dal panico, non sistemerai nulla.
Stai solo complicando tutto.
Non ti sei ancora risvegliata completamente.
Cerca dentro di te, troverai ciò che ti manca.
Elda si addentrò in sé stessa.
Scese sempre più a fonde nelle tenebre.
Non vedeva più niente.
Continuò  scendere.
Le sembrava di soffocare.
Stava per chiamare aiuto, quando ebbe una visione.
Mika, Sah, Iriel e Lito, morti, in una pozza di sangue.
Quello che sarebbe successo se si fosse arresa.
Si lanciò fra le ombre, velocissima.
Improvvisamente, un’immensa luce la bloccò.
Quando riaprì gli occhi, si ritrovò circondata da scie di luce simili a stelle.
Brava.
Sei arrivata.
Cosa devo fare?
Lo puoi sapere solo tu.
Elda allargò le braccia con i palmi rivolti verso l’alto.
Le scie entrarono dentro il suo corpo.
La Custode sentì nuova energia circolarle nel corpo.
Ora, distruggili!
Elda spalancò gli occhi.
Il suo corpo, ora, era bianco e leggermente luminoso.
I suoi capelli erano più folti e lunghi.
Neri come la notte, le arrivavano fino a metà schiena.
Sulla pelliccia della schiena erano sbocciate piccole macchie argentee.
Dalle scapole fino alla base della schiena, rilucevano due tagli di luce nera.
Attirò lo sguardo di tutti i presenti.
Mmh…
Manca ancora qualcosa…
Ma va?
Sono esausta!
Per ora, questo è il mio limite!
Beh, allora, ottimo lavoro!
Le ombre si sollevarono in spuntoni che trafissero i Veshgres.

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Capitolo 13
*** L'Eremita ***


Lo sguardo del Saggio era perso nel cielo. Uno degli Anziani gli si avvicinò.
“Amico mio, cos’è che ti turba?”
“Sono ormai tre mesi da quando la Custode è stata catturata. Ho paura che possa esserle successo qualcosa”
“è questo il problema? Non dimenticare che è la Custode!”
“Esatto. È proprio questo il punto. Pensiamo sempre a lei come alla Custode, entità con un potere in grado di decidere la sorte di questo mondo, ma ci dimentichiamo troppo facilmente che è solo una ragazzina. Non è per la Custode che il mio cuore trema, ma per la ragazzina”
“Vi ringrazio per la preoccupazione, ma non ce n’è bisogno”
I due anziani si voltarono, stupiti. Elda, con ancora indosso i vestiti di tre mesi prima durante l’attacco, ora completamente stracciati, era appoggiata e sorretta da Sah, mentre Mika e Lito si sorreggevano a vicenda. Iriel, esausto dopo il prolungato uso dell’acqua, si sorreggeva solo grazie a un bastone.
“Cosa vi è successo?!”
“Alla tana erano in trenta”
“Trentasette”
“Trentasette quando siamo arrivati. Alla fine anche più di cinquanta”
“Dobbiamo per forza iniziare una discussione sul loro numero?”
“Come avrete capito, erano più del previsto”
“Voi state bene?”
“Si, siamo solo molto stanchi”
“E affamati”
Tutti si voltarono verso Mika.
“Che c’è? Sono stato in coma per tre mesi, è normale avere fame”
“Effettivamente, sono parecchio affamata anch’io”
Gli sguardi si spostarono u Elda.
“Che c’è? Abbiamo appena finito di combattere, è normale avere fame”
Il Saggio sorrise.
“Prego, da questa parte. In effetti, siete tornati appena in tempo per la cena. Avete giusto qualche minuto per sistemarvi”
Sah ospitò tutti a casa sua, tranne Iriel, che cercò di correre verso Carstal. Una volta arrivati, Elda fu la prima a lavarsi. Mentre si asciugava, sentiva i tre ragazzi giocare con l’acqua.
Scosse la testa, sorridendo.
Che bambinoni!
Aprendo l’armadio che le aveva riservato l’elfo più di tre mesi prima, scoprì che era stato riempito da abiti decisamente nel suo stile. Prese una lucida e ampia fascia nera come la pece, la fece passare dietro al collo, l’incrociò sul petto e la legò in vita sulla schiena. Al centro dell’incrocio si appuntò una piccola spilla argento raffigurante un intsuki rampante, in memoria di Ry. Scelse un paio di ampi pantaloni che le arrivavano al ginocchio dello stesso colore della fascia. Al polso aveva il bracciale con la pietra bianca. Sul fondo dell’armadio, notò lo stesso scrigno che avevano trovato nella capanna nella foresta lungo la strada per la Capitale tre mesi prima. Lo aprì. L’armilla che aveva già rapito il suo sguardo fu la prima cosa che vide. La prese e l’indossò. Era proprio della sua misura. Allungò una mano sopra la sua ombra, che ribollì, poi, pian piano, fece uscire Tajia. L’afferrò e se la legò al fianco.
“Elda! Sei pronta?”
“Arrivo!”
Si stupì nel trovarli già pronti. Mika sorrise.
“Eri imbambolata a fissare quello strano scrigno”
Si erano aspettati una normalissima cena, non un banchetto di dimensioni così enormi. Elda fece appena in tempo a schiudere le labbra, che un elfo lì vicino la anticipò.
“Anniversario della nascita di Okoy”
La guardò divertito.
“Stavi per dire ‘vi piacciono proprio le feste, vero?’”
“Si…”
“Lo disse anche Yokyo la prima volta che venne a Eyos”
Quando vide in cosa consisteva la prima portata, lo sguardo della ragazza si illuminò di un luccichio maligno. Lanciò un veloce sguardo al fratello. Era rimasto a bocca aperta. Cercò qualcosa con lo sguardo, e una volta che l’ebbe individuata, l’avvicinò a sé cercando di non attirare l’attenzione del ragazzo. Iriel notò il gesto e sogghignò.
“Mika, hai una faccia strana. Tutto bene?”
“Si, è solo che… non pensavo esistessero uccelli trasparenti…”
“Si chiama… com’è che era?”
“Lorthesaphrel”
“Eh?”
“Uccello-aria. Assaggia. Fidati, è buono”
Silenziosa, Elda prese un pizzico del contenuto della ciotola. Sah e Lito, fingendo noncuranza, si sporsero verso la scena. Mika prese una coscia del volatile e, rapidissima, Elda la cosparse con una certa polverina. Mentre il boccone si avvicinava alla bocca del giovane, gli occhi dei quattro ragazzi brillavano sempre di più. Il ragazzo morse a fondo la carne. Subito strabuzzò gli occhi e cominciò a tossire.
“Brucia!”
Mentre cercava di placare il terribile bruciore sulla lingua e in gola, alcuni dei suoi amici caddero dalle panche per il troppo ridere. Tossendo, Mika cercò invano di sgridarli con sguardo serio e offeso.
“Davvero… divertente… coff. Vorrei vedervi… coff… a mandarlo giù…”
Sah gli diede una pacca sulla spalla, mentre con l’altro braccio si reggeva la pancia.
“L’abbiamo già fatto. Durante la Cerimonia del Nome abbiamo fatto a gara a chi mangiava più piccante”
“Chi… coff… vinto?...”
“Elda. Ha ripulito una di quelle ciotole”
Intinse un dito nella polverina indicatagli dall’elfo e se la portò in bocca. I colpi di tosse peggiorarono.
“E Elda… coff… l’ha mangiata… l’ha mangiata tutta?!?”
“Fino all’ultimo granello”
Lanciò al fratello un’occhiata trionfante. Mika sollevò le mani mostrando i palmi.
“Non ci provo neanche morto”
La festa continuò tra le risate. In disparte, il Saggio e gli Anziani guardavano pensierosi i cinque amici.
“Secondo voi?”
“Non so che dire. Il giovane Mika… è pur sempre un Veshgres”
“La Custode sembra fidarsi di lui”
“E se si sbagliasse?”
“Conoscete anche voi le ultime parole della Bianca Folgore”
“Già… ‘servono tutti e cinque’”
“Continuo a pensare che intendesse ‘ servono tutte le razze’”
“Okoy e i suoi compagni erano cinque”
“Cinque elfi”
“Dopo di lui, l’unico ad avvicinarsi veramente alla distruzione degli Okolok fu il Fiore di Fuoco”
“Elfo, Guardiano, mezzo sos-rake-mezzo umano e due umani”
“Mancava l’Okolok”
“Mike”
“Già..”
“Dobbiamo fidarci della Custode”
“Siamo d’accordo, quindi?”
“Si. Domani, mostreremo loro il segreto di Kiaraly”
Finita la festa, i cinque ragazzi si diressero verso le loro case. Non appena ebbe toccato il materasso, Elda crollò addormentata.
 
Il suo spirito viene lanciato verso l’alto. Atterra con delicatezza nel Santuario. Ad attenderla, c’è Mike.
“Bentornata Elda”
“è un piacere conoscerti”
“Seguimi”

I due si avviarono lungo il corridoio. Dopo qualche passo, il giovane sospira.
“Dovevi per forza spaventarlo in quel modo?”
“è un idiota. Dimentica sempre che sono io averlo sempre protetto”
“Lui mi somiglia, sai? Da quando siete arrivati, ha paura per te come io l’avevo per Yokyo. Beh, dopo il… sai cosa.”
“Ma a lei era già stato mostrata la strada quando sei arrivato…”
“in questo mondo, perdete molte delle catene che nell’altro mondo vi trattenevano, e tendete ad essere sempre nei guai”
Elda arrossisce.

“Mike”
“Leyira!”
si scambiano un bacio. Un pensiero attraversa la mente di Elda.

“Voi non avete avuto figli?”
“Uno. Si sposò con la figlia di Kita e Yokyo, ma entrambi si allontanarono dal villaggio e sparirono molto tempo fa”
“Mi dispiace”
“Lascia perdere. Avevano il loro compito da portare a termine”
“A cosa vi riferite?”
una luce accecante le fa chiudere gli occhi.

 
Li riaprì dopo aver sbattuto la schiena sul pavimento della casa di Sah.
“Mer’gveh aheim!!”
gli uccelli che si riposavano sull’albero che racchiudeva la casa dell’elfo spiccarono il volo impauriti. Quando i cinque ragazzi si diressero verso la capanna del Saggio, era ancor imbronciata.
“Benvenuti! Custode, è tutto a posto?”
“ho parlato con Mike e Leyira. Mi hanno innervosita”
“Non sono cambiati affatto. Hanno nuovamente lasciato qualcosa di importante a metà, vero?”
“Già. Che due f-“
“Elda!”
Mika le lanciò uno sguardo di rimprovero.
“Un respiro profondo. Poi calmati”
“Va bene, va bene, mi calmo”
il Saggio ridacchiò.
“Seguitemi, vi prego”
Condusse i ragazzi in una stanza circondata da bassorilievi raffiguranti la storia dei Guardiani. Al centro, su un piatto d’oro con intarsi di diamante, era deposta una spada dalla lama spezzata. Con l’occhio della mente, Elda vide la spada impugnata da un elfo con enormi ali piumate, un braccio e arabeschi oro su tutto il corpo. Vide la lama decapitare okolok su Okolok. Vide la spada passare di mano in mano a ogni nuovo Guardiano. Finché non giunse in mano a non giunse in mano a Yokyo. Vide il combattimento della Custode nella Tana e la distruzione della spada.
“Elda? tutto bene?”
“Si. Quella spada. È Kiaraly, vero?”
“Esatto. Ora, ascoltate attentamente: vi parlerò del segreto di Kiaraly e Tajia. Elda, Sah ci ha parlato dell’intsuki che vi ha accompagnati alla Capitale. Cosa ti hanno detto gli intsuki?”
“Mi hanno parlato delle lacrime della Bestia Bianca, della nascita di Kiaraly del compito che svolgono da allora”
“Bene, le tue informazioni sono quasi complete. Devi sapere, però, che Kiaraly e Tajia sono state forgiate per sconfiggere gli Okolok. A te serve una spada che possa distruggere i Veshgres. Mika, qual è l’origine del loro potere?”
“Gli occhi dei Veshgres vedono la forza nascosta in ogni essere vivente. Questa forza viene rilasciata alla morte del corpo, per svanire nell’aria poco dopo. I Veshgres possono afferrarla e assorbirla. Io… io credo che sia possibile per questo…”
Aprì la giubba di cuoio a mostrare il petto. Solo i suoi occhi e quelli di Elda videro la tenebra che aveva preso il posto del suo cuore. La Custode lo osservò a lungo, poi provò a riprodurre il vortice con la sua ombra.
“Non ci siamo. La mia ombra è completamente diversa. È più… viva”
“Per questo Tajia non può essere usata contro di loro”
Il Saggio si sedette a gambe incrociate e invitò i ragazzi a fare altrettanto.
“Ascoltate: nessuno sa come sia nata Tajia, non poterai usare lo stesso metodo di Yokyo. C’è un altro modo: dovrete andare alla tomba della Bestia Bianca. Solo gli intsuki sanno dove si trova, per cui-“
“Lo so anch’io”
Tutti si girarono sbalorditi verso il sos-li.
“La tomba è abbastanza vicina al villaggio dove sono cresciuto. No sono mai riuscito a oltrepassare il confine degli alberi, perché c’era uno strano tipo che mi urlava sempre di allontanarmi, e che quel posto era destinato a una sola persona”
“Hai conosciuto l’Eremita. Dovrete raggiungerlo e sottostare alle sue regole. Solo così, se lo vorrà, potrete ottenere ciò che cercate”
Sah guardò l’anziano elfo con diffidenza.
“E cos’è che stiamo cercando?”
Il Saggio sorrise, enigmatico.
“Lo potete sapere soltanto voi. Buona fortuna”
 
Yokyo e i suoi compagni erano affacciati dalla balconata.
“E così, la parte della profezia che ti preoccupava si è risolta nel migliore dei modi, no?”
La Custode scosse la testa.
“Era solo la parte che non capivamo. Ora sono preoccupata per la prova che li aspetta”
“Sono d’accordo con Yokyo. Dopotutto, mio figlio è sempre stato molto severo”

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Capitolo 14
*** La prova ***


Il prato era pieno di tende. Bambini sos-li giocavano a rincorrersi fra gli steli, sotto lo sguardo attento dei genitori. Uno di loro si voltò verso la foresta.
“Edeka san Lito raïwa”
“Asou. Ande kath-“
“Kaet!”
Al centro della radura era apparsa una sorta di ombra vorticante. I sos-li si mossero di scatto, allontanando i figli e armandosi con i primi oggetti che trovavano. Accerchiarono l’ombra, che si stava modellando come a formare una strana figura. Attaccarono nel momento in cui riconobbero le sagome di cinque persone.
“Sayiah! Kora sayiah!”
Lito si era lanciato a fermare i suoi vecchi compagni. Quando lo riconobbero, abbassarono di scatto le armi, gli occhi sgranati.
“Lito?! We katsure dö?!”
“Ze…”
Si girò verso Elda in cerca di aiuto per un veloce spiegazione. La Custode sorrise e mosse le dita in una danza. La sua ombra si divise in tanti filamenti che raggiunsero tutti i presenti, poi fece un passo avanti.
“Il mio nome è Elda, Spada di Luna e Custode nera. Io e i miei compagni siamo qui per trovare la tomba della Bestia Bianca e l’Eremita che la custodisce”
I sos-li si aprirono in enormi sorrisi di gioia.
“La Custode!”
“La Custode è qui!”
“Svelti! Svelti!”
La ragazza si rivolse all’amico.
“Hanno capito tutto quello che ho detto, ho solo la prima parte?”
“Credo solo la prima”
“Mika? Tutto bene”
Il giovane stava sbattendo le palpebre come se una luce troppo intensa gli ferisse gli occhi.
“La luce è troppo forte, soprattutto in quella direzione”
Indicò il sentiero che conduceva alla foresta.
“è la strada che dobbiamo fare per arrivare dove abita il tipo strano e inquietante di cui vi ho parlato”
“Allora andiamo”
Arrivati al limitare degli alberi, qualcuno afferrò il polso del sos-li.
“Fermi, da quella parte è proibito”
“Non preoccuparti, Jera. È per questo che siamo qui”
“Ma, Lito…”
“Fidati”
Sotto allo sguardo preoccupato di Jera, il gruppo si inoltrò nella foresta.


Il vecchio stava meditando seduto su una roccia. Ascoltava il sussurro dell’aria che soffiava fra le fronde. Ascoltava ciò che il vento gli portava da lontano. Ricordò il sogno fatto quella notte, e il volto severo della madre che lo ammoniva.
Stai per conoscere la Custode nera. Comportati bene, non esagerare!
Percepì una vibrazione nell’aria. Si concentrò: il vento parlava di una forza immensa, chiara come la luce e forte come il diamante, calda come il sole e fredda come il ghiaccio. Le labbra si aprirono in un sogghigno.
“è il momento”
Rientrò nella sua caverna, prese un mazzuolo e, con un forte colpo, fece suonare un gong. La nota si diffuse nella foresta, giungendo alle orecchie dei protettori di quel luogo. Il vento gli portò la loro riposta e il loro muoversi veloci e silenziosi, per cominciare la caccia. Il vecchio si addentrò ulteriormente nella caverna, finchè non giunse in uno spiazzo pieno di cristalli trasparenti. Sopra di essi, troneggiava un enorme scheletro.
“Finalmente, vecchio mio, soddisferemo il nostro compito”
 
“Si stanno avvicinando”
I cinque ragazzi si erano rifugiati su un albero immediatamente dopo all’avviso del sos-li di tanti qualcosa in arrivo.
“Mika? Non vedi ancora niente?”
“Nulla. Il che è strano: se fossero davvero alla distanza percepita da Lito, dovrei già poter vedere le loro luci, non capisco perché non ce ne siano”
Erano tutti tesi come corde d’arco, le armi sfoderate, salde in pugno e una freccia incoccata. Cercando di disperdere un po’ d’ansia, Lito fece rotare i pugnali. Ricordando le parole del nonno, cercò dentro di sé il proprio ‘nucleo’. Sah estrasse una seconda freccia dalla faretra e la strinse nella mano che reggeva l’arco.
Meglio essere pronti.
Elda aveva gli occhi socchiusi e ascoltava le ombre che la circondavano. Non sentiva niente. Senza un filo di vento, una foglia si mosse e le sfiorò la guancia. La Custode sentì una leggerissima vibrazione scorrere lungo il tronco. Guardò verso l’alto. Si lanciò sul terreno, trascinando con sé i compagni.
Sul ramo dove erano appostati fino a pochi istanti prima, calò un’ombra.
Due fauci enormi e terribili si chiusero sul legno, distruggendolo.
Nell’istante in cui ebbe toccato l’erba, Elda si mise in guardia.
“Svelti!
In piedi!
Ne arrivano altri!”
Si misero schiena contro schiena e attesero.
Sapevano e percepivano qualcosa che si muoveva nel sottobosco, ma né gli occhi del Veshgres né il tocco dell’ombra della Custode riuscivano a individuarli.
Finchè…
“Eh…
Ragazzi?”
Dalla foresta erano appena uscite sette creature.
“non è possibile…
La loro luce…
È fusa con la foresta!”
Elda spalancò gli occhi.
Somigliavano a Ry.
Erano solo più grossi, selvaggi e pericolosi.
Con un ruggito spaccatimpani, le creature attaccarono.
La Custode non voleva battersi con loro.
Le ricordavano troppo Ry.
A metà del salto, incrociò il suo sguardo di uno di loro.
Un disco di fuoco ghiacciato.
Pieno di rispetto.
Nello schivare, Elda sorrise.
La sua ombra si modellò a forma di spada.
Si unì ai compagni.
Il tempo passava.
 
Il cielo si fece rossastro.
Il combattimento non accennava a pendere né da una parte né dall’altra.
 
Mika non si sentiva più le braccia.
Erano ore, ormai, che combatteva.
Nonostante lo spadone fosse più leggero di quello a cui era abituato, gli sembrava più pesante di un macigno.
Provò per l’ennesima volta a usare lo sguardo del Veshgres.
La luce di quelle creature era ancora fusa con la foresta.
Ebbe un’idea.
Si lanciò verso uno di loro con un grido di sfida.
Calò la spada con tutte le sue forze.
La lama separò la luce della foresta da quella della creatura.
Mika sorrise.
Sapeva cosa fare.
Tornò all’attacco con la spada levata.
Il cielo ormai cominciava a scurirsi.
Gli ultimi raggi di sole illuminavano il campo di battaglia.
 
Una violenta zampata sbalzò Lito contro un tronco, mozzandogli il respiro.
Si scansò appena in tempo.
Una seconda zampata distrusse l’albero.
Si rialzò tossendo.
Attinse nuovamente alla terra.
Perse le forze.
Cadde su un ginocchio, lasciando cadere i pugnali.
Sentiva il respiro ansante della creatura che gli si avvicinava.
La loro luce…
È fusa con la foresta!
Le parole di Mika riaccesero una leggera speranza nel ragazzo.
Appoggiò i palmi a terra e si concentrò.
Cercò la luce della terra.
Cercò il contatto con quella della creatura.
Cominciò a tirare quella luce verso di sé.
Improvvisamente, il contatto si ruppe e Lito boccheggiò.
La luce del terreno che toccava, ora era sua.
La condividevano.
Guardò la creatura.
Aveva perso parte della sua forza.
Ora erano i suoi occhi a rifulgere di una luce smeraldina.
Recuperò i pugnali.
 
Gli ultimi raggi del sole abbandonarono il cielo.
Ora, la volta celeste era completamente buia.
 
Iriel cercava di contenere il nucleo d’acqua.
Dentro di sé, enormi onde si innalzavano burrascose.
Rodevano la sua energia.
Un’onda più forte delle altre gli fece perdere la concentrazione.
Le due creature che stava affrontando ne approfittarono.
Vennero fermate da Sah.
Una crepa si propagò lungo la striscia di roccia su cui si trovava il ragazzo.
Prima che riuscisse a reagire, la roccia si sgretolò.
Iriel cadde nel dirupo e finì in un torrente impetuoso.
Cercò invano di vincere la corrente, ma era troppo forte.
Urlando per la disperazione, fece esplodere la sfera d’acqua che era il suo nucleo.
Il torrente si bloccò.
Anche lui si pietrificò, sbalordito.
Rivolse il capo verso il campo di battaglia.
Sollevò le braccia.
Il torrente uscì dal suo letto.
Davanti allo sguardo sbalordito dei suoi amici e delle creature, Iriel atterrò sul campo di battaglia circondato da un torrente che sembrava congelato nel tempo.
 
Le prime stelle si accesero.
Sembravano minuscoli fuochi vivi.
 
Sah aveva finito le frecce da tempo.
Combatteva a mani nude o usando l’arco come mazza.
Dentro di sé, la furia che lo accompagnava dalla morte della madre lottava per liberarsi.
Vide due creature saltare addosso a Iriel.
“Attento!”
Non lo sentì.
Si lanciò contro le creature, salvando l’amico per un pelo.
Sentì un urlo.
Dietro di lui, Iriel cadde nel dirupo.
Sah abbassò la barriera che conteneva la sua furia.
La distrusse.
Quella furia si fece largo nel suo corpo, divorando come un incendio tutto ciò che incrociava sul suo cammino.
La sua criniera si allungò.
I muscoli si ingrossarono.
I denti divennero zanne.
Le mani si munirono di artigli affilati.
Nei suoi occhi si accese una luce selvaggia.
La sua gola vibrò in un ringhio che si trasformò in un ruggito.
La parte rimasta lucida della sua mente riconobbe ciò che gli era appena successo.
Lo aveva letto nelle Cronache della Custode Innevata.
Leyira era in grado di risvegliare lo spirito che la collegava alla terra.
A quanto pareva, poteva farlo anche lui.
Di contro, perdeva il controllo.
Abbandonando definitivamente l’arco, Sah attaccò.
La sua parte lucida capì di non poter vincere contro la bestia.
Poteva solo indirizzarne la furia.
Speriamo in bene…
 
Le lune apparvero tra gli alberi.
La loro luce illuminò qualcosa di incredibile.
 
Elda continuava a chiedersi a quale genere di prova fossero sottoposti.
Volevano testare la loro forza?
La loro velocità?
La resitenza?
La tecnica?
Ma soprattutto, chi li stava osservando?
Sentì un ruggito diverso dai precedenti.
Si girò nella sua direzione.
Sah si muoveva veloce come non mai, animato da una strana furia.
A quanto pare, non ho altra scelta.
Richiamò le volute.
Il suo corpo cominciò a risplendere.
Una sensazione di pericolo imminente la aggredì.
Si guardò attorno freneticamente.
I suoi occhi, ora, vedevano nella notte come se fosse giorno.
Si fermò.
Li chiuse.
Espanse il tocco alle ombre.
“Iriel!
Mika!
Via da lì!”
Una creatura, due volte più grande e minacciosa delle precedenti uscì dal suo nascondiglio e si gettò sui due.
Elda cominciò a correre.
Mika spalancò gli occhi.
“Non è possibile…”
Un attimo prima che le fauci si serrassero, Elda agì.
Il buio della notte penetrò dentro la creatura, bloccandola.
Con un grido animalesco, la Custode calò Tajia per decapitarla.
“FERMA!”
La spada si bloccò a un soffio dl collo. Dalla boscaglia uscì un vecchio. Sah gli ringhiò contro, e, per tutta risposta, ricevette un violento colpo di bastone.
“Ahi! Che diavolo ti prende?!”
“Bene. Sei tornato in te.”
La voce del vecchio era rauca e arrugginita, come se non parlasse da giorni. Elda, Iriel e Mika non accennavano ad abbassare le armi, quindi Lito decise di farsi avanti, salutando l’uomo secondo l’usanza del suo popolo.
“Nonnino, ci scusiamo per la nostra mancanza di rispetto e cortesia. Il mio nome è Lito, mio padre era un sos-li, combatté durante la Grande Battaglia. Mia madre era una sos-nov. Loro sono i miei compagni. Lei è Elda, Spada di Luna e Custode Nera, erede di Ypkyo. Comanda sulle ombre. Appartiene alla razza dei sos-nae da parte di padre e a quella degli elfi da parte di madre. Questo è Sah, della razza degli elfi. È stato il primo a riconoscere la Custode e a vederne il volto. Lui è Iriel, nipote di Ihalim, dal quale ha ereditato l’affinità con l’acqua. Lui è Mika, fratello adottivo di Elda. è un Veshgres, ma è puro e la sua scelta è stata dettata dal desiderio di proteggere la sorella. Siamo venuti qui per visitare la Tomba della Bestia Bianca e trovare una spada in grado di sconfiggere i nostri avversari. Se è lei il guardiano della Tomba, la prego di rivelarci dove si trova”
il vecchio lo guardò corrucciato. Elda ricordò qualcosa.
“Tu sei il figlio di Leyira e Mike, vero?”
Il vecchio sbattè le palpebre, stupito.
“Li hai incontrati?”
“Si”
“Avete superato la mia prova”
I quattro ragazzi si guardarono, confusi.
“Le creature che avete visto le ho mandate da voi per mettervi alla prova. Mika, hai usato il tuo potere per individuare la connessione del tuo avversario con la foresta, e sei riuscito a tagliarla senza ucciderlo. Lito, non solo hai spezzato la connessione, ma sei riuscito a ristabilirla con te stesso, come facevano i tuoi antenati all’alba della vostra razza. Iriel, hai superato tuo nonno: non era in grado di estendere il dominio del suo nucleo all’acqua esterna a lui. Sah, anche se hai perso quasi completamente il controllo, hai risvegliato il tuo spirito e sei riuscito a indirizzarlo. Elda. come hai fatto a capire che si trattava di una prova?”
Quattro paia di occhi la guardarono sbalorditi. La Custode si strinse nelle spalle.
“L’ho capito quando ho incrociato il loro sguardo”
Il vecchio annuì.
“Ti devo fare i miei complimenti. Seguite questo sentiero: vi porterà alla vostra meta”
Mentre i cinque gli passavano di fianco, sobbalzò e si girò verso di loro.
“Aspetta un secondo, tu”
Lito si fermò con un brivido.
“Tu mi ricordi molto quella dannata, piccola peste che cercava sempre di entrare nella foresta”
“Sarà qualcuno che mi somiglia!”
Cominciò a spingere i suoi amici lungo il sentiero.
“Coraggio, andiamo! Su, camminate”

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Capitolo 15
*** Chi sei? ***


“Etciù!”
Tutti sobbalzarono. Poi si girarono minacciosi verso Lito.
“Scusate, ma questa caverna è troppo umida”
“è la terza volta. Che non succeda più”
Continuarono a scendere. Si erano addentrati nella caverna indicata dall’Eremita ormai da ore, e non avevano fatto altro che scendere in quel budello. Le pareti si erano fatte sempre più umide, alte e strette. La galleria sembrava essere stata scavata in tutta fretta, abbozzando figure poligonali guardando meglio, sotto lo strato di umido, muschio e muffa si potevano riconoscere mattoni molto rudimentali mischiati con sassi. Su alcuni di essi erano rimaste tracce di bassorilievi, dai soggetti ormai irriconoscibili. Si erano aspettati che l’aria diventasse sempre più pesante e stantia, invece era fresca e si muoveva leggermente. Il muschio alle pareti brillava debolmente, indicando la via.
“Fate attenzione, c’è una buca”
“Non è una buca. È un’impronta”
Al centro della strada si trovava un’orma fossilizzata, lunga circa un metro e mezzo, larga uno e profonda trenta centimetri.
“Chissà cosa l’ha lasciata…”
Senza parlare, tutti si risposero la stessa cosa.
La Bestia Bianca.
Si erano lasciati l’orma alle spalle, quando qualcosa li fece sobbalzare.
“EEEETCIIIùùùù!!”
Iriel, Mika ed Elda si girarono di scatto verso il sos-li, furiosi.
“Lito!”
“Ora basta!”
“Non ne possiamo più!”
“Non sono stato io!”
Indicò alle sue spalle. I tre sporsero il collo. Dietro di lui, Sah si stava strofinando il naso. Sentendo una minaccia incombere sulla sua testa, si girò versò il resto del gruppo. Iriel, Mika ed Elda lo guardavano con aria omicida. Con lentezza, estrassero le loro armi: spiedi, spada e ombra vorticante. Lito mise una mano dietro la testa e sorrise.
“Scusa”
“Litoooo!”
“Scusascusascusa!”
Il sos-li cominciò a correre lungo la galleria, inseguito dall’elfo, inseguito dagli altri tre, furiosi e con le armi in pugno.
“Fermati Lito!”
“Torna qui, Sah!”
“Farò di te un dannato puntaspilli!”
“Non la passerai liscia!”
“Aiutooo!”
Rincorrendosi, i cinque giunsero alla fine della galleria. Improvvisamente, Lito si fermò slittando. Sah, Iriel e Mika non riuscirono a fermarsi in tempo, cadendo a terra in groviglio di arti. Elda riuscì a spiccare un salto, superando i suoi amici e fermandosi dieci metri dopo.
“E ora si può sapere che diavolo ti prende?!”
“Guardate!”
Tutti rivolsero la loro attenzione verso ciò che il sos-li stava indicando e rimasero sopraffatti dalla meraviglia e dall’intimidazione che lo scheletro della bestia Bianca incuteva. Era immenso: una zanna era alta quanto un uomo, ancora affilatissima e appuntita. Le ossa erano bianche come la neve e lucide come ghiaccio. Le fauci erano spalancate in un eterno ruggito e sembravano un’entrata. Dal soffitto pendevano innumerevoli stalattiti, coperte da minuscoli cristalli che riflettevano, alcuni, la luce emessa da altri. La caverna risultava in questo modo piena di luce, che faceva rilucere le ossa di mille stelle. La Bestia Bianca, anche da morta, spaventava chi non era degno del tesoro che celava.
“Guardate”
Mika indicava qualcosa a terra. Il pavimento della caverna era ricoperto da blocchi dello stesso minerale trasparente di cui era fatta Tajia. L’ombra di Elda ribollì, facendo uscire la spada, che cominciò a splendere e vibrare, indicando le fauci della Bestia Bianca. Dopo essersi scambiati un’occhiata, i cinque estrassero le armi e si inoltrarono verso la gabbia toracica. Una volta superato il teschio, Elda poggiò una mano sulla prima vertebra. Dal punto di contatto brillò una luce chiarissima, che, dopo aver illuminato l’intero scheletro, venne rilasciata di colpo in una piccola esplosione. Quando i ragazzi tornarono a vedere, davanti a loro c’era un Intsuki di luce che li osservava. Era più grosso di Ry, ma meno di quelli che avevano affrontato durante la prova. Il suo manto, d’un biancore abbacinante, era maculato d’argento. Sul collo, lungo la schiena e sulle spalle il pelo era più lungo e folto, come una sorte di criniera. Le zanne che spuntavano dal labbro superiore erano luminose e bianche come la luce. Gli occhi erano identici a quelli della Custode. Nel vederli, i ragazzi sobbalzarono.
Non abbiate paura.
Trasalirono nel sentire una voce nelle loro menti.
“Chi è stato?”
“Sei stato tu?!”
Vedi altri Intsuki da queste parti?
“Chi sei?”
Davvero non riuscite a immaginarlo?
“Sei la Bestia Bianca”
I quattro ragazzi si voltarono verso la Custode. Sah emise un verso strozzato per la sorpresa: gli occhi della ragazza erano due dischi blu elettrico tagliati da affilate pupille nere.
Esatto.
“Perché hai i miei occhi?”
Per lo stesso motivo per cui tu hai i miei.
Elda rivolse ai compagni uno sguardo interrogativo. Mika estrasse la spada, porgendogliela in modo che si potesse specchiare nella lama. Dopo essersi vista, lanciò all’animale uno sguardo confuso.
“Com’è possibile?”
Seguitemi.
Le grosse zampe della Bestia Bianca si posarono a terra così lievemente che non sollevarono nemmeno un granello di polvere e senza lasciare impronte. Li condusse lungo lo sterno, fio al posto che una volta era stato occupato dal cuore, ora occupato da una specie di scultura dello stesso materiale con cui erano state fatte Kiaraly e Tajia. Sah vi si diresse con sguardo vacuo. La toccò. L’elfo si illuminò di una luce fiammeggiante, come se un fuoco gli ardesse dentro. Il suo spirito si svegliò nuovamente, e tornò all’aspetto selvaggio assunto poche ore prima durante la prova. Stavolta però, attorno a lui c’era un’aura di luce che ricordava la forma di un animale.
“Ehi, Iriel, hai visto?”
Nessuna risposta.
“Iriel?”
Mika si girò per cercarlo. Lo toccò a braccia aperte, palmi e volto rivolti verso l’alto. Sulla sua fronte cadde una goccia d’acqua, che gli rotolò lungo la tempia e cadde a terra, dove si frantumò in migliaia di minuscole schegge di ghiaccio. Mika allungò una mano per scuoterlo, ma la ritrasse con un urlo di sorpresa.
“Sei gelato!”
Iriel aprì gli occhi e lo guardò. I suoi occhi sembravano fatti di ghiaccio, e a uno sguardo veloce sarebbero sembrati gli occhi di qualcuno morto congelato. Dalla macchia umida sulla sua fronte di diramò uno strato di brina che circondò il suo corpo. La paura iniziò a stringergli la gola in una morsa.
Cosa sta succedendo ai miei amici?
cercò Lito, sperando che almeno a lui non fosse successo nulla. Non lo trovò. Il suo respiro di fece affannato. Una mano gli si posò sulla spalla. Tramite quel contatto, il sos-li passò al giovane la calma che regnava in quel luogo.
Venite qui.
L’Intsuki si sedette sullo sterno e aspettò. Quando tutti furono seduti attorno a lui, iniziò a spiegare cosa gli stava succedendo.
Non dovete avere paura. In questo luogo, l’anima di ognuno diventa visibile. Fratello della Custode, mostraci il tuo petto.
Riluttante, Mika obbedì. I suoi compagni lo guardarono stupiti e incuriositi.
“Che c’è?”
Elda gli indicò la zona del cuore. Risplendeva di luce bianca, che si muoveva come se fosse un vortice.
“Com’è possibile…”
Perchè sei buono, Mika
Avevano parlato tutti insieme.
“Ma cosa significano i singoli cambiamenti?”
La tenebra che oscurava il cuore di Mika si è trasformata nella luce che rappresenta veramente la sua anima. Come Lito ha scoperto durante la Prova che avete affrontato, è in grado di percepire la forza della terra. In questo luogo, la tua essenza è fusa con essa. In questo modo, puoi condividere con essa. Iriel, al tempo di Yokyo tuo nonno era legato all’acqua. Tu hai ereditato il dono di questo legame. Non posso esistere, comunque, due cose uguali: come lui manovrava il suo nucleo, tenendoselo dentro, tu sei capace di espanderlo a ciò che ti circonda. È così che hai congelato il fiume. Tu conservi, fermi, e tutto questo è possibile grazie al ghiaccio.
Si girò verso l’elfo.
Dimmi, Sah. Qual è il nome di tuo padre?
Spiazzato dalla domanda, esitò qualche secondo prima di rispondere.
“Nessuno a Eyos oltre a mia madre lo sapeva…”
Tuo padre è Re Fiamma.
Quattro paia di occhi si girarono verso di lui rischiando di sfuggire delle orbite. L’elfo era il più sbalordito.
“Cosa… come…”
Tua madre voleva che suo figlio fosse in grado di difendersi da solo. Sapeva già di essere nel mirino dei Veshgres. Per questo partì alla ricerca dei Re Fiamma. Sono spiriti prigionieri di corpi fisici. Tua madre ospitò uno di loro nel suo corpo per un anno. Quando si separarono, tu eri nel suo ventre. Il tuo nome lo scelse tuo padre. Sah, come la cometa che passò al loro incontro.
Una lacrima scese lungo la guancia dell’elfo. Elda poggiò una mano sulla sua per confortarlo, ma lo sguardo che le rivolse Sah era pieno gioia e orgoglio. Il dolore era solo un piccolissimo accenno. Era felice di averlo saputo.
“Grazie”
Non devi. Elda, ora ascolta attentamente. Tu sei per metà elfa, quindi hai anche tu un legame tramite spirito con questa terra. Ciò che non sai, è che gli spiriti sono antichi abitanti di questo mondo ormai morti che desiderano vivere ancora. Io stesso provo questo desiderio, e più di una volta mi sono legato, mai, però, a una mezzosangue scelta come protettrice di questa terra. Quando l’ho scoperto, mi è quasi venuto da ridere: le mie lacrime formano le vostre spade e sei legata a me.
L’intsuki stirò le labbra in quello che doveva essere un sorriso, mentre dalla gola si levò un suono cupo, la sua risata.
Inoltre-
In contemporanea, Custode e Bestia Bianca si alzarono di scatto, gli occhi spalancati e fissi, la bocca leggermente aperta. Rimasero in quella posizione per qualche secondo, poi cominciarono a cantare.
                    Giorno di festa,
                        anniversario di vittoria,
                    ritorno gioioso.
                         La speranza venne infranta,
                    i ladri attaccarono.
                         la Custode Nera agì.
                    L’ombra tremò,
                         tremarono i loro cuori.
                    Tre volte cento e dodici perirono,
                         trafitti da colei che la luce difende.
                    I rimasti si scontrarono
                         con i quattro compagni
                    e il Messaggero.                                                               Il disperso si mostrò.
                    La Spada di Luna bagnò
                         il terreno col sangue.
                    La lama ruggì di gioia.
                         Un’ombra calò su di loro.
                    Per tre volte le lune apparvero,
                         piene,
                    in tutta la loro luce.
                         La terza,
                    il disperso aprì gli occhi
                         e ruppe le pesanti catene.
                    Insieme, fratello e sorella
                         sfuggirono all’Ombra,
                    tornando ai compagni.
                         La luce di Tajia
                    non poteva fermare i ladri.
                         I cinque compagni
                    si diressero alla Tomba,
                         l’Eremita li mise alla prova.
                    L’occhio di ladro
                         vide il segreto che
                    loro celavano.
                         Dal Respiro della terra
                    il legame infranto e riforgiato,
                         la terra si legò al suo Respiro.
                    Dall’Erede dell’acqua
                         venne fermato il fiume,
                    arma per aiutare
                         i compagni.
                    Figlio dei Re Fiamma,
                         alimentato dal fuoco
                    in lui.
                         la sua natura  
                    esplose come incendio.
                         Purissimo il cuore della Custode,
                    subito vide l’intento.
                         Entrarono nelle buie grotte
                    che conducono all’eterno riposo.
                         Chi sei, realmente?
                    La risposta viene dalla luce.

La Bestia Bianca scosse il capo, ringhiando piano.
Odio quando compare una nuova parte!
Risero.
Ora dovete andare. Prendete un blocco di questo minerale. La spada si formerà al momento giusto.
“Com’è nata Tajia?”
Il padre di Yokyo abitava nella grotta all’ingresso della galleria.
I cinque compagni salutarono la Bestia Bianca e uscirono dalla galleria. Appena entrarono nella caverna, videro l’Eremita abbandonato su un letto, il respiro fioco.
“Si sente bene?”
“è giunto il momento, per me, di intraprendere un nuovo viaggio. Ora ascoltate: i vostri avversari alla Prova potranno rivelarsi fidati alleati nella battaglia che via spetta. Li troverete qui”
Gli occhi si chiusero e la vita uscì da lui. Rimasero al suo fianco ancora per qualche minuto, poi uscirono nella notte.
“Torniamo a Eyos?”
“No. Prima, devo visitare la Stele”
Si presero per mano. L’ombra li avvolse.
Una figura umanoide, bianca come la neve, dai capelli argentei e dagli occhi completamenti rossi si avvicinò al vecchio.
“Addio, vecchio mio”
 

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Capitolo 16
*** Promessa ***


La Stele riluceva sotto la luce delle lune. I nomi dei Guardiani e quello di Yokyo sembravano scritti con gemme preziose. Una mano diafana sfiorò la pietra.
“Ancora qui, Yokyo?”
La Custode sorrise al mezzelfo.
“è sempre bello vederci uniti anche qui”
“A volte sei proprio sdolcinata”
“Parla quello che si soffia il naso agli spettacoli di George”
“Beccato”
Percepirono una vibrazione.
“è or di andare”
Cinque figuare presero il loro posto apparendo dall’ombra. Elda si inginocchiò davanti alla Stele.
“Ogni Guardiano ha messo la sua firma su questa roccia. Ora, è il mio turno”
Si ferì la mano e l’appoggiò sulla Stele. Il suo sangue si mosse, secondo forme spiraleggianti, fino a raggiungere uno spazio a fianco del nome di Yokyo. Con uno scricchiolio, il sangue incise la roccia, scrivendo il nome della custode sovrapposto a un intsuki rampante. Infine, si solidificò in ossidiana. La Stele emanò un flebile bagliore, e i quattro ragazzi seppero di aver appena assistito a un momento unico e raro. Il vento soffiava dolcemente, e il fruscio delle foglie unito ai suoni della notte contribuivano a rendere il momento ancora più sacro. Sopra di loro, le lune li inondavano con la loro luce, luce che faceva anche brillare le iscrizioni sulla roccia. I loro riflessi coloravano la zona. Mika si massaggiò gli occhi: la luce presente in quei nomi, anche se lontano eco della forza dei Guardiani, lo feriva, e i suoi occhi non erano in grado di soffermarvisi a lungo. Dopo qualche minuto, Elda si rivolse ai compagni.
“Andiamo”
Improvvisamente, il vento cominciò a soffiare con forza, gelido, facendo gemere i rami e ululando. Le voci della notte si fermarono di colpo, mentre i cinque ragazzi correvano a nascondersi. Una nube passò davanti alle lune, oscurandoli. Si misero in guardia schiena contro schiena. Elda notò un leggero movimento nella boscaglia. Le sue mani strinsero Tajia e una lama d’ombra. Qualcuno ridacchiò dall’ombra, facendo un passo avanti.
“Andatevene. Tornate a Eyos”
Si voltarono verso Elda.
“Cosa succede?”
“ANDATE VIA!”
La voce della Custode era…
Diversa.
Selvaggia.
Domata.
Mortale.
Protettrice.
Tutto più amplificato del solito.
Sah ebbe timore dei suoi occhi.
Gli ricordava lo sguardo degli intsuki, fisso sul nuovo arrivato.
Vi leggeva la sua determinazione per distruggerlo.
Rivolse nuovamente lo sguardo verso lo sconosciuto.
Non gli sembrava un veshgres.
“Elda?
Chi è quello?”
“Qualcosa di corrotto.
Andatevene”
“Interessante”
la sua voce era morbida e vellutata, incredibilmente affascinante.
“Sono per metà un sos-rake della tribù della notte.
Il lato di me che odio.
Per fortuna, l’altra metà è Veshgres”
“Andate.
Me ne occupo io”
Elda si lanciò dalla Rupe, atterrando a circa cinque metri dall’avversario.
I suoi piedi avevano appena toccato il suolo, che attaccò.
La pelle passò da pallida a bianca e luminosa.
I canini si allungarono.
Le unghie si trasformarono in corti ma affilati artigli.
Gli zigomi si fecero più pronunciati e il volto più affilato.
La pelliccia sulla schiena si infoltì.
Gli occhi si affilarono e cambiarono colore.
Le volute le coronarono il capo, le spalle e le mani.
Sulla schiena si aprirono due tagli di luce nera.
Dalla sua gola si levò un ringhio, che si trasformò in ruggito quando sferrò un fendente con Tajia.
Le braccia del corrotto si coprirono di dure scaglie, come se formassero un’armatura
Anulare, medio e indice si fusero insieme, formando una lama.
Rostri affilati vennero lanciati fuori dai suoi gomiti e dalle sue spalle.
Braccia e torso vennero unite da una membrana scura ed elastica.
Una cresta ossea gli crebbe sulla schiena, dalla nuca all’osso sacro.
Braccia, gambe e collo si allungarono.
Le gambe si piegarono al contrario, come quelle di un cane.
I piedi vennero rimpiazzati da zampe da uccello rapace.
Il volto era spaventoso.
Per metà, era ancora quello di un giovane affascinante.
Metà era scorticata e marcescente.
Sollevò le lame delle mani per parare.
Tajia e la spada d’ombra si scontrarono con le lame del mostro.
Si separarono.
Il vento frustava il terreno, gli alberi e i contendenti.
Elda era consapevole del suo dovere.
La riempiva.
Come quando, nell’altro mondo, aveva combattuto per proteggere i suoi compagni.
Era quello il suo destino.
Il dovere dei Guardiani.
Il dovere delle Custodi.
La loro maledizione.
Strappati a una vita normale per combattere per altri.
Per proteggere.
Per vincere.
Sapeva che Guardiani e Custodi non venivano scelti con leggerezza.
Se era toccato a lei, un motivo c’era.
Si riscosse.
Il corrotto stava attaccando.
Si battevano entrambi con due lame.
Danzavano. Il tempo passava. I colpi si susseguivano senza sosta.
Nessuno dei due riusciva a prevalere sull’altro.
I loro corpi erano percorsi da striature cremisi.
Il terreno era scivoloso di sangue, e la polvere che continuava a entrare nei loro occhi li facevano barcollare.
Il respiro dei due era affannoso.
Ricordò ciò che Yokyo le aveva detto.
Si concentrò per trovare il centro di sé stessa.
Qualcosa la colpì al fianco.
 
Il corrotto vide la custode chiudere gli occhi.
Ricordò le storie sulla precedente Custode.
Non aveva tempo da perdere.
La lama della mano destra si allungò.
Il corrotto spiccò un balzo verso la ragazza.
La lama le penetrò nel fianco.
Uno dei suoi amici gridò.
Ghignò, sicuro di vincere.
 
Elda sentì un sapore metallico sulla lingua.
Un rivolo di sangue le sfuggì dalle labbra.
Una fitta la fece cadere in ginocchio.
Tossì sangue.
Sentì la risata del corrotto sopra di lei.
“E ora, Custode?
Che farai?
Stai morendo.
Sei debole!
I tuoi amici moriranno!
Tutti quanti moriranno!”
La ristata non aveva nulla di sano.
Elda si girò verso i suoi amici.
La guardavano terrorizzati.
Avevano paura.
Paura per lei.
Paura di non riuscire a estinguere i Veshgres.
Il peso del suo compito le precipitò addosso.
Le forze l’abbandonarono.
Però…
Mosse la mano sull’erba soffice.
Ascoltò il vento che le frustava i capelli sul volto.
Annusò l’odore della foresta.
Con la mente, vide tutto il suo mondo.
Tutti coloro che era lì per proteggere.
Avvertì le loro vite.
Si guardò le mani.
La pelle bianca e gli arabeschi che le decoravano.
Chi era, lei?
Una mezzosangue senza radici.
Una ragazza con un’onere enorme.
Le era stato affidato un potere immenso.
Il potere necessario a essere un’arma.
Le ombre tremarono.
Lei è l’ombra viva!!
Ricordò le parole di Yokyo.
Capì.
Guardiani e Custodi…
Noi siamo gli strumenti della volontà di questo mondo.
Sollevò lo sguardo sul corrotto.
Era scosso da una risata isterica.
Le ombre, tremando, si sollevarono.
Se ne accorse.
Si guardò intorno freneticamente.
I suoi occhi incontrarono quelli della Custode.
Venne raggelato dal terrore.
I suoi occhi erano quelli di una dea.
Profondi.
Antichi.
In quegli occhi vide una nuova volontà sconosciuta.
Le ombre li circondarono.
Il corrotto si allontanò con un salto.
Le ombre vorticavano attorno alla Custode.
Iniziarono a sollevarla.
Elda si chiuse in posizione fetale.
Le ombre l’avvolsero.
Come se la chiudessero in un bozzolo.
La sollevarono in alto nel cielo, dove era ancora nero nonostante le prime luci dell’alba.
Sparì.
Il vento si placò.
Tutti avevano lo sguardo sollevato.
Il silenzio regnava sovrano.
I cuori di tutti battevano all’unisono.
Aspettavano.
Cosa, non lo sapevano.
Nel cielo, tra le ultime stelle, apparve qualcosa.
Una crepa di luce si fece strada sul bozzolo d’ombra.

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Capitolo 17
*** Completa ***


Buio.
Elda fluttuava tra le ombre che l’avevano avvolta. Era come nuotare nella notte. Si stava bene. Il suo aspetto era tornato quello di una normale ragazza.
Elda…
Aprendo gli occhi, la ragazza vide un piccolo globo di luce, simile a una stella, fluttuarle davanti. Si mosse e la ragazza lo seguì. Più si inoltravano tra le tenebre, più esse diventavano luminose, seppur rimanendo ombre. Il globo cominciò a trasformarsi: si allungò, si ingrandì, dal suo nucleo si estesero delle braccia, delle gambe, una testa e delle ali. Elda si ritrovò a guardare una coppia luminosa di sé stessa.
Chi sei veramente?
L’ho già detto. Sono lo strumento della volontà di questo mondo. Io sono Elda, la Custode Nera, la Spada di Luna.
Cosa vuoi veramente?
Elda sorrise.
Vincere. Proteggere.
Ci fu un lampo di luce.
Dalle labbra le sfuggì un gemito.
Si sentiva dilaniata da una strana energia.
Pian piano il dolore scemò.
L’energia si concentrò sul volto, sulle spalle, sulle mani e sulla schiena.
Allungò la mano.
Toccò la parete del bozzolo.
Nel punto che aveva toccato si aprì una crepa.
Sorrise.
 
La crepa si allargò, ricoprendo il bozzolo d’ombra.
Poi esplose.
“Elda!”
I suoi compagni spalancarono gli occhi, pieni di timore reverenziale.
Il corrotto incespicò e cadde.
“Non è possibile…”
La Custode era apparsa in un nuovo splendore.
Più selvaggia.
Più potente.
Più ancestrale.
Abbassò lo sguardo verso il nemico.
Ai suoi lati, sembrava che la notte si muovesse.
Il corrotto riuscì a spostarsi appena in tempo.
Tajia e la spada d’ombra trafissero il suolo.
“Preparati.
Il prossimo sei tu!”
Il corrotto ringhiò.
“”Non puoi toccarmi!
Non osare!”
Il volto era distorto dall’odio.
Le nuvole coprivano le lune.
Si lanciarono uno contro l’altro.
Poco prima dell’impatto, Elda sparì.
Il corrotto incespicò.
Una spada nera gli aprì una spalla.
La Custode atterrò dietro di lui.
Col sangue che gli colava lungo il braccio, il corrotto si voltò ringhiando.
La luce delle lune penetrò le nubi.
E colpì le forti ali della Custode.
Ali di drago.
Nere.
Lucenti.
Come un’armatura.
Affilate.
Micidiali.
Alcune scaglie erano bianche.
Componevano un antico simbolo, una lettera della Prima lingua.
La Custode le spalancò al massimo.
Le abbassò con forza.
Scagliandosi verso il cielo.
Davanti alle lune.
Guardò il corrotto dall’alto in basso.
“Non è possibile…”
“Lo è.
Io sono una Custode.
La Custode nera, la Spada di Luna.
Lo strumento della volontà di questo mondo”
Qualcosa, nella sacca che Lito aveva sulle spalle, iniziò a brillare.
Si liberò dai lacci e si sollevò in aria, fermandosi davanti alla Custode.
Elda sorrise.
La spada nera tornò ombra e inglobò Tajia.
Allungò le mani, infilandole nella luce.
Toccò il Minerale.
Nella sua mente apparvero diverse spade.
Spade di ogni forma e dimensione.
Ricordò la katana che aveva visto l’anno prima.
Ricordò come la sua mano si adattava perfettamente all’elsa di Tajia.
Il Minerale ribollì.
La sua luce attirò a sé tutta la luce circostante.
Sah, Mika, Iriel, Lito e il corrotto si trovarono a galleggiare nell’oscurità.
Solo la Custode era illuminata.
Improvvisamente, tutta la luce venne rilasciata.
L’onda d’urto scaraventò tutti a terra.
Il corrotto guardò la Custode.
Nelle sue mani rilucevano due katane senza guardia.
Erano puntate verso il suo cuore.
“No…”
Elda batté le ali.
Le lame trasparenti trafissero il cuore.
Con un sospiro, Elda rinfoderò le nuove spade nell’ombra, poi spalancò le ali e raggiuse gli amici.
“Elda! sei stata incredibile!”
“Cos’è successo quando le ombre ti hanno circondata?”
“Stai bene, vero? Non sei ferita?”
La ragazza sospirò sconsolata mentre il fratello le girava attorno per assicurarsi che stesse bene.
“Sto bene, Mika, non sono fatta di vetro. Piuttosto, voi come state?”
“Beh, l’onda d’urto ci ha sbalzati via, ma a parte qualche livido, siamo a posto”
“Ora che ne diresti di rispondere a qualche domanda?”
Elda girò la testa per guardare le ali.
“In realtà, nemmeno io sono del tutto certa di cosa sia successo. Mentre combattevamo, quando mi ha colpita al fianco, ho realizzato una cosa: ho capito perché Guardiani e Custodi hanno abilità… diverse… da tutti gli altri e del perché il nostro aspetto cambia. Siamo semplici contenitori, sempici strumenti, armi, armi, nati per permettere a chi abita questa terra di viverre in pace. È una maledizione, ma al contempo la più grande delle benedizioni: siamo in risonanza con ciò che ci circonda, abitiamo questo mondo in ogni suo angolo… e, cosa più importante, possiamo volare!”
Sorrise. Vedendo che quella scoperta l’aveva messa di buon umore, anche i suoi amici si distesero. Iriel guardò le lune.
“Mi piacerebbe essere parte del mondo. Mio nonno mi ha sempre raccontato cosa provava quando usava il suo legame con l’acqua. Scommetto che ciò che provi tu sia molto meglio”
La Custode sentì una mente familiare premere contro la sua. Il sorriso si allargò.
“Allora, credo che tu non abbia che da chiederlo”
“Chiedere cosa?”
“Diventare parte di questo mondo”
Gli occhi di Elda si fecero più tondi. L’iride coprì completamente l’occhio, una dorata e l’altra blu, tagliate da affilate pupille nere. La pelle perse quel biancore lucente, diventando semplicemente molto pallida. Il volto perse molte delle sue spigolosità, diventando più dolce e ovale. Le orecchie si allungarono e si strinsero in punta. Gli arabeschi si trasformarono in volute di ghiaccio e fuoco che le percorrevano tutto il corpo. Le ali divennero più ampie, con piume all’attaccatura e punte nere, la membrana argentea e le nervature bianche. I capelli divennero bianchi, con riflessi blue e rossi, lunghi fino alle caviglie. Le sue forme si fecero più lunghe, più simili a quelle di un sos-rake. Yokyo sorrise. Sah si prostrò all’istante. Iriel e Mika rimasero impalati a bocca aperta, sotto shock. Lito si inchinò, ricordando i racconti del padre sulla Grande Battaglia. Fu proprio verso di lui che si mosse la Custode. Gli tese il braccio destro e il sos-li fece altrettanto. Si afferrarono gli avambracci. La stretta di Yokyo era forte e salda. Dalla sua mano fluì una strana energia, che pervase lentamente il corpo del ragazzo. Lito guardò gli occhi di Yokyo e vi si perse.
“Lito, mi ricordo di tuo padre. Era uno dei pochi sos-rake a ricordare i nostri antichi poteri.: era uno dei pochi in grado di fondersi con la terra”
Dietro alla Custode, apparve una figura diafana di morbida luce verde, Kita.
“Per questo, io ti affido la Terra. Risveglia il tuo Respiro. Ricorda chi sei, Lito, Figlio della Terra, Respiro di Vita”
Il corpo del sos-li venne scosso da uno spasmo. I suoi occhi si spalancarono, poi iniziarono a cambiare: la luce verde, che altro non era che l’energia della terra, li riempì. I suoi capelli divennero più folti e argentati. Con l’occhio della mente, vedeva tutto ciò che toccava il suo territorio fino a un chilometro di distanza. Aveva finalmente risvegliato il suo essere ‘Respiro della Terra’. Sbattè le palpebre, poi si voltò verso i compagni, il volto pieno di gioia, gli occhi completamente verdi, come due smeraldi. Si inchinò nuovamente a Yokyo e si fece da parte. La Custode ricambiò il saluto, poi si diresse da Iriel. Lo guardò a lungo, poi gli sorrise. Gli posò le mani sulle spalle.
“Mi ricordi molto Ihalim, ma hai il cuore di lemi. Dopo la Capitale, si intende. Ihalim aveva la capacità di far entrare l’acqua dentro di sé, diventando esso stesso parte della corrente. Il tuo potere, ciò che voglio risvegliare in te, è esattamente l’opposto. Tu poi mettere te stesso nell’acqua, e in questo modo la cristallizzi. Tu sei il ghiaccio. Tu sei Iriel, Erede del Ghiaccio, il Limpido”
Il respiro di Iriel si bloccò. Sentì il suo corpo cristallizzarsi. La sua pelle divenne gelida e si ricoprì di un sottile strato di brina. I suoi capelli divennero bianchi e sottilissimi. I suoi occhi divennero azzurri, azzurri e freddi come il ghiaccio. La pupilla sparì. Il ragazzo tornò a respirare, e una nuvoletta bianca gli uscì dalla bocca. Aprì e chiuse i pugni un paio di volte, poi sorrise alla Custode. Il nucleo d’acqua nel suo centro era un globo di mille sfaccettature di ghiaccio. Alle spalle di Yokyo, l’immagine d’acqua di Ihalim guardò con orgoglio il nipote. Yokyo si mise di fronte a Mika, che abbassò lo sguardo. La Custode lo guardò con tenerezza, poi gli mise una mano sulla nuca e appoggiò la propria fronte alla sua. Il giovane fu così costretto a guardarla negli occhi.
“Tu sei buono, Mika, ma non devi dimenticare che Guardiani e Custodi non sono indifesi. Tu, che hai rinunciato alla tua luce per tua sorella, tu, che al posto del cuore hai avuto stantia oscurità, ora sappi che verrà spazzata via. Ti affido l’aria, l’aria viva, usala per cacciare la stessa oscurità dai vostri nemici. Il tuo nome è Mika, Forgiato dal Vento, il Rinato”
Un vortice impetuoso sfaldò il buio nel petto del giovane, che assunse il suo aspetto Veshgres, ma diverso dal solito. I suoi capelli erano bianchi e argento, lunghi fino alle spalle. I suoi occhi divennero completamente bianchi. Le punte cornee sul naso e sulle braccia divennero trasparenti, simili al materiale delle spade della sorella. L’aria scacciò le ultime ombre che ancora lo sovrastavano. L’immagine vorticante di Leyira gli fece un cenno d’incoraggiamento. Finalmente, Yokyo si rivolse a Sah. L’elfo era ancora prostrato, quando le braccia e le ali di Yokyo lo avvolsero in un abbraccio.
“Fedele, leale, coraggioso, indomito. Tu sei come il fuoco. I Re Fiamma sono proprio questo: figure tangibili di puro fuoco. Risveglia il tuo spirito sopito, e accetta il mio dono, il fuoco. Tu sei Sah, Cometa di Fuoco, Nato dalle Fiamme”
L’elfo precipitò nell’abisso degli occhi di Yokyo. Più scendeva, più il suo spirito ardeva. Mentre il suo corpo cambiava, vide per la prima volta i Re Fiamma. Il loro aspetto era simile a quello di enormi leoni, ma le criniere erano di fuoco, come gli occhi, il manto sembrava fatto di brace e zanne e artigli erano del più puro e micidiale biancore. Attorno a loro, l’aria era mossa dal calore. La criniera di Sah divenne come la loro, allungandosi per tutta la schiena fino alla coda. Le unghie delle sue mani e gli artigli delle sue zampe divennero candidi come neve. I denti si trasformarono in zanne. Le orecchie divennero ferine. I suoi occhi divennero globi di braci, tagliati a metà da pupille bianche come i suoi artigli e le sue zanne. L’elfo sentì la forza, l’orgoglio e il sapere di quella razza leggendaria colmarlo. Fissò i suoi occhi in quelli di Yokyo. Vide Mike sollevare un pollice di fuoco e sorridergli. Poi, dopo che l’ebbe aiutato a rialzarsi, la Custode alzò gli occhi al cielo e intonò:
                 Presero le trasparenti
                        lacrime, Minerale con cui
                    sarebbe nata
                         la sua spada. 
                    I cinque giunsero
                         al luogo del Principio.
                    L’ombra morte del ladro
                         affrontò
                    l’ombra viva della Custode.                                                        Maledizione?
                    Benedizione?
                         Entrambe riconobbe
                    nel suo destino.
                         Trovò il suo io,
                    la sua luce.
                         Grandi e forti,
                    le sue ali segnano
                         la fine del ladro.
                    Fedeli e leali,
                         i suoi compagni
                    ottennero la custodia
                         dei pilastri
                    della nostra terra.
                         Respiro di Vita,
                    Limpido,
                         Rinato,
                    Cometa di Fuoco.
                         Terra.
                    Aria.
                         Acqua.
                    Fuoco.
                         Preludio di Guerra? 

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Capitolo 18
*** Viaggio ***


“Eccoli!”
“Sono tornati!”
L’intera Carstal corse fuori dalle mura per accoglierli. Quando notarono i cambiamenti che tutti loro avevano subito, esplosero in boati di gioia. Mentre la folla si accalcava attorno a loro sommergendoli di domande, Elda tirò dritto ignorandoli completamente. Arrivata alla piazza centrale, si diresse verso il monumento dedicato a Yokyo. Dalla sua ombra fece uscire Tajia. La prese e la infilò nella fessura davanti ai cinque ragazzi. Infine, dalla sua ombra emersero le su katane.
“Guarda, Yokyo. Queste sono Teeko e Rao, vita e morte. Prometto che saranno all’altezza della tua Tajia!”
Si rivolse alla folla. Mika le si avvicinò per sussurrarle qualcosa all’orecchio. Appena finì, otto spuntoni d’ombra trafissero altrettanti Veshgrs. I loro compaesani li degnarono solamente di uno sguardo, poi volsero il capo. Spalancarono gli occhi: la Custode aveva preso il suo vero aspetto e si librava a tre metri dal suolo. Respirò profondamente.
“Io sono Elda, la Custode Nera, la Spada di Luna. Vi chiamo alle armi. È il momento di estirpare quei ladri schifosi dal nostro mondo!”
Sollevò alta Teeko sopra la testa.
“Vi chiamo per combattere! Chi si unirà a me?”
Carstal si sollevò i grida unanimi, alzando i pugni al cielo. L’ombra si sollevò e portò i ragazzi a Eyos. Gli elfi li aspettavano già pronti, e subito iniziarono la, lunga marcia verso la piana dove l’armata di Yokyo affrontò quella degli Okolok. Nel frattempo, Elda tornò alla Capitale con i suoi compagni. Il Sovrano il accolse con un sorriso, e promise di convocare per il giorno dopo ogni persona che fosse pronta a combattere. Durante la notte, fratello e sorella girarono la città, uccidendo tutti i Veshgres che trovarono. Tornarono a palazzo alle prime luci dell’alba, quando vennero fermati da un panettiere che diede loro due panini dolci appena sfornati.
“Avrete bisogno di tutte le forze possibili per ciò che vi aspetta”
Lo guardarono con la bocca piena e gli occhi fuori dalle orbite.
“Si, ho riconosciuto la Custode. Non potrei mai dimenticare le ombre che più di tre mesi fa salvarono la mia vita”
Lo ringraziarono, poi si concessero un paio d’ore di sonno. Quando si svegliarono, trovarono nuovi vestiti ai piedi del letto. La fascia di Elda era stata sostituita da una di scaglie durissime. Era bloccata al centro da due spille d’avorio. Vedendo i pantaloni, le scese una lacrima: pelle di intsuki.
“Ha detto di voler restare sempre al vostro fianco”
La Custode annuì, poi li cinse in vita con una cintura rinforzata con uno strato di maglia color notte. Uscendo dalla stanza, trovò i suoi compagni vestiti per la battaglia. I pantaloni di Sah erano coperti da una maglia tinta di rosso, che lo faceva apparire come avvolto dalle fiamme. Sul petto scintillava un cristallo con una fiamma imprigionata. Arco e frecce erano nella faretra sulla schiena. Mika era vestito completamente di bianco: la camicia senza maniche era dello stesso materiale della fascia della sorella, e i pantaloni avevano delle placche metalliche ai fianchi. Gli stivali gli coprivano la caviglia e avevano la punta rinforzata in metallo. Una fascia gli attraversava il petto, reggendo il fodero di una lunga spada a due mani sulla schiena, Akaji. Iriel indossava una camicia senza maniche attillata, e dei pantaloni al ginocchio aderenti. Ai fianchi aveva fissati i foderi dei suoi spiedi. Il suo corpo era protetto da un’armatura di ghiaccio, che non dava affatto l’idea di essere delicata. Lito aveva accorciato la sua veste fino alle ginocchia, e sembrava tessuta con migliaia di foglie, in realtà placche metalliche. Anche i suoi pantaloni erano dello stesso materiale della fascia della Custode. Aveva un fodero per pugnali su entrambe le cosce e uno più piccolo sul braccio. Elda provò un moto d’orgoglio nel vederli.
“Hai di nuovo dimenticato questa”
Sah mise il cerchietto di Yokyo alla fronte della Custode, poi si diressero verso la balconata.
 
 
I cinque guardavano il Sovrano sproloquiare pieni d’ansia.
“Quando la smetterà? È più di un’ora che parla”
“Ho capito, ci penso io”
Un filamento d’ombra si staccò dalla custode, mischiandosi con l’ombra del Sovrano.
“Ma ora basta. Venite avanti”
Uscendo sulla balconata, Elda spalancò le ali e si alzò in volo sopra la folla.
“So bene di chiedervi molto, di chiedervi di mettere in gioco le vostre vite, ma ve lo chiedo per un nuovo futuro. Fino ad ora, i Veshgrs non hanno mai attaccato veramente, ma quando lo faranno, nessuno riuscirà a fermarli. Per troppo tempo abbiamo vissuto separati, prigionieri dei pregiudizi e della paura, prigionieri degli Okolok. Yokyo riuscì a estirparli, ma non riuscì a fare altrettanto con l’invidia. Vi chiedo di unirvi a me per completare il suo compito”
Dalla folla si levò una voce.
“E se uno avesse abbandonato la propria umanità per proteggere chi ama?”
“Non siamo assassini, siamo guerrieri. Non uccideremo indiscriminatamente”
La luce del sole fece brillare le scaglie delle sue ali.
“Chi si unirà a me?”
Tutta la piazza esplose in grida d’assenso.
Come centocinquant’anni prima, i bardi crearono una nuova ballata.
                 Chiamò alla guerra,
                        seguì le orme,
                    lungo il sentiero
                         che il fato attende.
                    prima dieci, cento, mille.
                         Alla piana giunsero
                    lesti al suo richiamo.
                         Tutti radunò sotto il suo grido:
                    create con me un nuovo futuro!
                         Seguitemi!
                    Aiutatemi
                         Mai assassini,
                    siamo guerrieri.                                       

Giorno dopo giorno arrivavano nuovi volontari alla piana. Elda era piena d’orgoglio per loro, ma anche del timore di perderli.
Un paio di settimane dopo il Richiamo, le si presentò un sos-rake dall’aspetto particolare: in una parola, era viola.
“Custode Nera, sono un membro dei Respiri della Profezia. Ho visto qualcosa che ritengo tu debba sapere. Nei nostri sogni, a volte, possiamo vedere sprazzi del futuro. Ho visto cinque luci abbaglianti circondare e guidare migliaia di altre luci in un attacco contro una massa di oscurità.  Sopra di loro, quattro luci li osservavano. Dopodiché, ho visto due diversi finali: ho visto le quattro luci osservare le tenebre divorare le altre luci, ma ho visto i quattro unirsi alle altre e distruggere le tenebre. Ho visto le quattro luci: una figura umanoide fatta di foglie, dove la montagna tocca le lune e il cuore del mondo; un lupo dal pelo fumante, che sembra costituito da miliardi di cristalli di ghiaccio, e un maestoso palco di corna,che si immerge in una cascata che non nasce da un fiume; uno spirito di fuoco, luce nella foresta, e infine una luce bianca e argento, nascosta in una grotta. Non so quanto questo ti possa aiutare, ma sento che è importante”
Elda lo ringraziò, poi andò a cercare i suoi compagni.
“Ho appena scoperto che perderemo-“
“Cosa?!”
“Sei impazzita?!”
“Agrava tha wamse tsuizu beka, chisuta bekes!”
“-Se non troviamo alcune… luci”
“A cosa ti riferisci?”
“Sah, come fai a rimanere così calmo?”
“Ho piena fiducia in lei”
“Grazie Sah. Ho appena parlato con un sos-jey. Mi ha detto che per vincere avremo bisogno di un aiuto: ha parlato di una figura di foglie dove la montagna tocca le lune e il cuore del mondo; un lupo ghiacciato in una cascata che non nasce da un fiume; uno spirito di fuoco che ha definito come luce della foresta e una luce bianca e argento nascosta in una grotta. Qualche idea?”
Si guardarono in silenzio, rotto poi da Mika.
“Io ho l’idea di andare a chiederlo al Saggio o agli Anziani”
Risero, poi si diressero verso la capanna del vecchio elfo. Il Saggio rifletté a lungo sulle loro parole, poi parlò.
“La montagna che tocca le lune e il cuore del mondo potrebbe essere la patria originale della tua gente, Lito. Si dice che sia uno spirito in comunione con la terra e tutto ciò che vi appartiene. Il lupo e lo spirito di fuoco potrebbero essere due dei quattro primordiali che crearono questo mondo. Gli spiriti del fuoco sono sempre stati i Re Fiamma, almeno nelle nostre leggende. L’ultima luce, mi fa pensare alle creature che avete affrontato nella vostra Prova”
“Ci divideremo per cercare il loro aiuto”
Iriel si rivolse all’anziano.
“Sa dove si trova il lupo?”
“Conosco solo il luogo indicato dalle leggende”
“Allora mi occuperò io del lupo”
Sah si alzò.
“Io andrò a cercare i Re Fiamma. Ho qualcosa da chiedergli”
Lito si unì agli altri due.
“Io penso allo spirito della montagna”
Mika aprì la bocca, ma venne battuto sul tempo dalla sorella.
“Io torno alla Tomba”
“E io che faccio?”
Elda sorrise in modo angelico.
“Prenditi cura della nostra armata”
“Me la pagherai, lo sai?”
“AH!!”
Elda si afferrò la testa. La sua mente si divise in tre e corse lungo il mondo, superando chilometri e chilometri. Improvvisamente, la corsa si fermò.
“Elda!”
“Elda, tutto bene?”
“Rispondi!”
“Ti prego non mi morire!”
“Mika… sto bene, non preoccupatevi”
Rivolse uno sguardo al Saggio.
“Grazie”
“Di nulla”
“Iriel, Sah, Lito, prendetevi per mano, si parte”
“Buona fortuna ragazzi!”
“In bocca al lupo, Mika!”
“Crepi!”
La Custode afferrò la mano di Sah e sparì. Riapparve ai piedi di una montagna talmente alta da sembrare infinita.
“Ci vediamo presto, Lito”
“Areazuhi!”
Ripartirono. Salutarono Iriel nelle vicinaze della cascata.
“Che Guardiani e Custodi me la mandino buona”
“A presto”
Elda e Sah ora erano davanti a una fitta foresta di alberi rossi.
“Buona fortuna”
L’elfo le strinse la mano.
“Andrà tutto bene, fidati di te stessa e di noi”
“Grazie”
Finalmente, la Custode arrivò alla Tomba. Posò una mano a terra e si concentrò. La sua coscienza si espanse attorno a li passando da un’ombra all’altra, finchè non li avvertì. Si trasportò vicino a loro e rimase impietrita: dodici sos-rake completamente bianchi la fissarono con occhi di brace. Uno di loro le si avvicinò.
“Così sei tornata”
“Chi siete?”
“Noi siamo i sos-ahe. Forse, ci conosci come demoni”

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Capitolo 19
*** Scontri di speranza ***


“Sono qui per-“
“Sappiamo perché sei qui: vuoi il nostro aiuto e sei venuta a pretenderlo”
“No, sono qui a chiederlo”
Il sos-ahe rise sarcastico.
Erto, come no! Ci avete sempre trattati come mercenari, e quando abbiamo deciso di smettere di obbedirvi, ci avete sterminati! Perché mai ora dovremmo aiutarvi?”
Elda si inginocchiò e posò le mani a terra, col palmo rivolto verso l’alto e il capo chino.
“Vi prego, accettate le mie scuse”
I sos-ahe bisbigliarono tra loro: la Custode, davanti alla quale tuti avrebbero dovuto chinare il capo, era davanti a loro in ginocchio, chiedendo perdono per gli errori degli altri.
“Il mio nome è Elda, chiamatemi pure così”
Il sos-ahe annuì.
“Accettiamo le tue scuse. Il mio nome è- perché mi guardi in quel modo?”
“Durante la Prova dell’Eremita, abbiamo combattuto contro di voi, vero?”
Si congelarono. Quello che stava parlando con la ragazza non perse, però la sua maschera di pietra.
“Si, eravamo noi. Come l’hai capito?”
Elda sogghignò.
“Ho riconosciuto i tuoi occhi. Sei quello a cui per poco non ho staccato la testa, vero?”
Per una frazione di secondo, il suo volto si aprì alla sorpresa, ma riprese subito il controllo di sé.
“Se davvero vuoi il nostro aiuto, dovari sconfiggere il nostro leader”
“Non mi hai ancora detto come ti chiami”
“Shiev”
“Un po’ riduttivo, non trovi?”
Shiev sgranò gli occhi.
“Significa brace, anche e credo che per descrivere i tuoi occhi la parola corretta sia incandescente”
“La tua conoscenza delle lingue è straordinaria”
“è un dono”
“Seguimi”
Quando vide l leader, il suo cuore si strinse: il sos-ahe era nella sua forma animale, grande la metà della bestia Bianca e con gli occhi non di braci, ma di fuoco, un orecchio lacerato e il muso deturpato da una profonda cicatrice contorta. Quando i loro sguardi si incrociarono ringhiò con ferocia.
Cosa sei venuta a fare qui?
“Sono venuta a cercare il vostro aiuto, per chiedervi di combattere con noi”
Scordatelo. E tu.
Si girò verso Shiev, che sembrò rimpicciolire dalla paura sotto quello sguardo infuocato.
Come hai osato portarla qui? Devo ricordarti cosa è successo ai tuoi genitori?
Guardò la ragazza con la coda dell’occhio.
Sono stati uccisi per aver scelto di seguire Yokyo. Lei non sapeva niente. È arrivata e ha preteso!
Elda sostenne lo sguardo. Il sos-ahe tirò indietro le labbra. Prese l’aspetto di Custode. Allargò le braccia e le katane uscirono dall’ombra. Ne appoggiò una sulle spalle, l’altra la puntò al cuore del leader.
“Ti sfido.
Se vincerai, potrai fare di me ciò che vorrai, e ottenere qualsiasi cosa io sia in grado di darti.
Se vinco io, verrete con me”
Schivò per un pelo una zampata.
Il sos-ahe era in posizione d’attacco.
“Accetto.
Quando vincerò, sarai la mia schiava”
Attaccò.
Elda spalancò le ali e si sollevò in aria. Da sotto, il leader ruggì.
Shiev si coprì le orecchie con le mani.
“Per favore, fermatevi!”
In risposta, il leader lo scaraventò lontano.
Lo spirito della Bestia Bianca dentro la ragazza si svegliò.
Elda sentì il suo cuore battere un ritmo selvaggio.
Tirò indietro le labbra, scoprendo i denti.
Ruggì.
Custode e sos-ahe si scagliarono uno contro l’altro.
Erano chiusi in un cerchio di persone.
Guardavano la Custode con trepidazione.
Una violenta sferzata quasi la costrinse in ginocchio.
Ti prego!
Girò lo sguardo. Un bambino la guardava a mani giunte e con gli occhi lucidi.
Vinci, signora Custode.
Liberaci!
Elda sorrise.
Poi si lanciò addosso al nemico.
Ad una velocità senza pari.
Nel fianco del sos-ahe si aprirono due solchi cremisi e paralleli.
Il desiderio dei sos-ahe invase la Custode.
La rafforzò.
Mentre l’avversario ruggiva la sua rabbia, Elda lo decapitò.
Una goccia di sangue le toccò il petto, bruciandola per quanto era calda.
Mentre Teeko e Rao tornavano nell’ombra, il clan le si strinse attorno.
“Grazie!”
“Non riuscivamo più ad continuare”
“Uccideva o torturava noi e i nostri cari se non gli obbedivamo”
“Elda”
La Custode si girò verso Shiev.
“Quali sono i nomi delle tue spade?”
“Teeko e Rao. Morte e vita”
Rivolse la sua attenzione alla folla.
“Mi presterete la vostra forza?”
Il clan si inchinò, tranne Shiev, che chinò il capo e si portò il pugno destro al cuore.
“Siamo ai tuoi ordini”
 
Cosa vuoi, mezzosangue?
Davanti ai Re Fiamma, sah faticava a non tremare: erano creature meravigliose, di fuoco vivo, e un solo sguardo ai loro corpi lo aveva riempito di soggezione.
“Il mio nome è Sah, Cometa di Fuoco, nato dalle Fiamme, compagno della Custode nera, Spada di Luna, Elda. mia madre era un’elfa, il suo spirito conquistò uno di voi, che divenne mio padre”
Presentazione esaustiva, non c’è che dire. Ora, perché non mi fai un favore e non mi dai una grattatina dietro all’orecchio? C’è un punto che non riesco a raggiungere.
Sah rimase immobile a bocca aperta.
Beh, cosa aspetti?
L’elfo fece come richiesto, e il Re Fiamma cominciò a emettere un suono crepitante che gli sembrarono delle fusa.
Mmmmhh… si, così… un po’ più a destra… grazie.
L’animale scosse la criniera di fuoco.
Per quale motivo sei venuto qui?
“Sono venuto a chiedervi di unirvi a noi per la battaglia”
Non è una mia scelta. Devi sottoporre la questione al Boss. Forza, monta, ti ci porto.
Sah scosse la testa.
“Corro”
Come preferisci.
Fianco a fianco, i due superarono alberi su alberi, veloci come vento, fino al centro di una radura.
Seguimi.
Il Re Fiamma condusse Sah al cospetto del Boss, una creatura di fuoco crepitante grossa come un elefante. L’elfo si inchinò.
Non c’è bisogno che tu ripeta, cucciolo. Errager mi ha già riferito il motivo per cui sei venuto da noi. Ciò che voglio sapere da te è: perché? Perché dovremmo aiutarvi’
Sah pensò. Non gli veniva in mente niente. Errager e il Boss continuavano a guardarlo, pazienti e silenziosi. Un pensiero attraversò la mente di Sah.
Perché io ho scelto di stare al suo fianco?
Sorrise.
“Perché si fa chiamare Elda e per la sua storia”
cantò la ballata, dall’alba della storia dei Guardiani, con Okoy, fino all’ultima aggiunta della storia della sua custode. Quando il canto terminò, il Boss chinò leggermente il capo.
Capisco perché ti abbia catturato. Guidaci.
“Quindi verrete?”
Si. Verremo.
Il Boss scambiò una veloce occhiata con l’altro, che sollevò il muso al cielo e ruggì. Dagli alberi uscirono delle figure infuocate.
Andiamo.
 
Iriel salutò gli amici, poi si girò verso la cascata. Mise un piede sull’acqua, ghiacciandola, poi mosse un altro paio di passi verso il velo d’acqua.
Chi sei?
La voce bloccò il ragazzo. Era arcana e appena nata, inquietante e rassicurante, disperata e calma, terrorizzata e sicura di sé, selvaggia ma domata. La voce della Custode era solo una pallida imitazione di quella del lupo che in quel momento stava uscendo dalla cascata con grazia ed eleganza. Prese un profondo respiro.
“Il mio nome è iriel, l’Erede del Ghiaccio, il Limpido. Sono un compagno della Custode di quest’epoca, Elda, Custode Nera e Spada di luna. Sono venuto a chiederti di unirti alla nostra causa”
Di un po’. Per caso sei malato?
“Uh?”
Sei tutto bianco e freddo, non ho mai visto un umano come te. Per caso è una malattia?
“No… ho ottenuto dalla Custode il legame con l’acqua, manifestato come ghiaccio”
In che senso, un legame con l’acqua?
La voce del lupo prese una nota decisamente inquisitoria e inquietante. Iriel deglutì a vuoto.
“Dentro di me, il mio nucleo è una sfera di ghiaccio. Io… io posso farlo uscire da me e cristallizzare l’acqua”
Il lupo ululò di rabbia. L’acqua cominciò a vorticare, esondando.
Nessuno deve permettersi di toccare il mio dominio senza permesso! Non posso sopportarlo! Non posso sopportare la tua esistenza!
Il lupo si accucciò.
L’acqua creò dei muri che li imprigionarono.
Preparati ore, perché non ti lascerò andare.
Il lupo attaccò.
Iriel aveva gli occhi chiusi.
La fronte corrucciata.
I denti digrignati.
Dalle labbra gli usciva il respiro in bianche nuvole rapide e brevi.
Dai pugni chiusi partirono filamenti di ghiaccio lungo tutte le braccia.
Il corpo del ragazzo venne ricoperto da una robusta armatura di ghiaccio.
Il lupo lo colpì con una zampata.
L’armatura andò in pezzi.
Sul petto di Iriel si aprirono quattro solchi cremisi.
Venne scaraventato via.
Si rialzò.
Il lupo lo attaccò una seconda volta.
Dopo ogni attacco, Iriel si rialzava.
E rimaneva immobile.
Perche?
Perché non reagisci?
“Se lo facessi, perderei la presa”
La… presa?
“Sui muri di ghiaccio”
il lupo si bloccò. I muri d’acqua di abbassarono.
Rivelando le barriere che Iriel aveva eretto per impedire all’acqua di distruggere tutto ciò che incontrava. Il lupo si sedette con la lingua penzoloni.
Non mi sarei mai aspettato tutto questo da un cucciolo. Permettimi di guarire le tue ferite.
Quando il ragazzo fu guarito, il lupo gli diede un colpetto col naso alla testa.
Vi offrirò il mio aiuto. Scusa per la durezza della mia prova. Temo di avere un pochettino esagerato.
“Pochettino?!”
Non è certo colpa mia se siete così fragili.
Iriel prese un profondo respiro, poi sorrise.
“Grazie per aver accettato di aiutarci”
 
Lito non riusciva a raggiungere la montagna. Una strana forza glielo impediva. Ricordò la prova dell’Eremita e richiamò i suoi poteri. Finalmente, la barriera gli si aprì. Dopo pochi passi, incontrò un bambino.
“Stai bene?”
“Voglio tornare a casa, ma non riesco e salire la montagna fino a lì”
Lito sorrise e si inginocchiò, dandogli la schiena.
“Forza, sali, ti ci porto io”
Si issò il bambino sulle spalle e cominciò a percorrere il sentiero. Il suo passeggero era vivace e gentile, ma sembrava diventare sempre più pesante.
“Dimmi, la tua mamma… ti sta aspettando?”
“Si. Se non sarò a casa prima di sera, si preoccuperà da morire”
“Allora tieniti stretto, perché correrò”
Erano appena sorte le lune, quando Lito crollò al villaggio del bambino. Vide una donna correre verso loro due, e il suo passeggero divincolarsi per raggiungerla. Si strinsero in un lungo abbraccio.
“Grazie signore! Grazie infinite!”
Il sos-rakè cercò di sorridere, piegato in due e col volto paonazzo e madido di sudore.
“Nessun… problema… signora… una passeggiata…”
Crollò a terra svenuto. Quando si risvegliò, sentì un panno fresco sulla fronte. 
“Grazie al cielo vi siete svegliato”
“Vi ringrazio per esservi presi cura di me, ma ho davvero bisogno di partire, ho una missione da portare a termine”
“Lo sappiamo”
La donna e il figlio si illuminarono di una calda luce verde, poi le loro figure si fusero assieme. Davanti agli occhi sbalorditi del ragazzo, ora galleggiava una figura composta di foglie e petali, mossi delicatamente dal vento. Gli occhi sembravano due smeraldi.
Tu cercavi me.
Dopo il momento di shock iniziale, si alzò di scatto con l’intento di prostrarsi, ma i suoi piedi si ingarbugliarono nel lenzuolo e finì lungo disteso ai piedi dell’ombra dello Spirito della Terra, che rise di cuore.
Non preoccuparti, piccolo figlio mio. Ormai, ciò che vedi non è altro che l’ombra di ciò che ero, ma non posso ancora lasciarmi assorbire dal mio regno. So cosa ti ha portato da me, perdonami per averti messo alla prova, ma il modo in cui l’hai superata mi ha riempito d’orgoglio: mi riempie di gioia vedere come si comportano i miei figli.
“f-figli?”
I sos-rakè sono i figli di noi quattro grandi Spirti. Foste i primi abitanti di questo mondo. Un giorno, apparvero i progenitori degli elfi, e fu unendovi tra voi che nacquero gli elfi che oggi conoscete. La razza umana fu l’ultima ad arrivare.
“Non lo sapevo…”
Ciò che ti ho rivelato, è per farti comprendere il motivo della mia scelta: non posso abbandonare questo monte senza scomparire, ma so che avete bisogno di me, ed è mio dovere intervenire in vostro aiuto. Per poterlo fare, dovrò fondere la mia essenza con la tua, che sei uno dei più vicini dei miei figli. Sarai la mia Ancora oltre i confini della Barriera. Una volta che la supereremo, non potrò più tornare indietro, e dovrai trovare qualcuno che prenda il tuo posto. Accetti?
“Dalla mia missione dipende il destino della nostra terra. Ho forse scelta?”
Quando Lito superò la Barriera, sul suo petto risplendeva uno smeraldo.
 
“Mika, abbiamo un problema”
“Mika, sono arrivati altri volontari”
“Dove li sistemiamo?”
“Mika, abbiamo bisogno di te al campo dell’allenamento”
“Mika, potresti venire un momento?”
“Mika, abbiamo bisogno di te”
“AIUTOOO! Elda, ragazzi, perché mi avete abbandonato! Non ne posso più, vi prego, sbrigatevi a tornare!”
Mika, due giorni dopo la partenza dei suoi compagni.

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Capitolo 20
*** Di nuovo insieme ***


“Mika, hai un momento? Il Saggio vorrebbe parlarti”
“Arrivo…”
Il ragazzo si trascinò fino alla capanna. Bussò.
“Grandi Guardiani e Sacra Custode! Sei sicuro di stare bene, ragazzo?”
Sulla pelle del ragazzo, incredibilmente pallida, le occhiaie risaltavano come lividi. Sorrise debolmente, sollevando il pollice.
“Va tutto bene, ho solo bisogno di una pausa”
L’anziano elfo ridacchiò.
“Ora capisco perché i tuoi compagni erano così ansiosi di partire”
“Ho l’impressione che sapessero cosa comportasse occuparsi di così tanta gente”
“Immagino che per Elda fosse così, ma penso che gli altri lo abbiano solo immaginato”
“Ho paura che possa cacciarsi nei guai: è sempre stata una testa calda, ed è più piccola di me-“
Qualcosa lo colpì alla nuca
“Bekes. Non dimenticarti mai che lei è la nostra Custode”
“Lito! Grazie al cielo sei-“
Dietro di lui non c’era nessuno.
“Cos-?”
“Incredibile. Non pensavo che potesse interagire da così lontano”
“Comunque, cosa volevate chiedermi?”
“In realtà, nulla. Ho solo immaginato che ti potesse servire una pausa”
“Mika! Mika!”
“Vieni, presto!”
“Mika!”
“Mika!”
Il ragazzo gemette.
“E adesso che cosa c’è…”
“Vieni, è incredibile!”
Seguì la fiumana di gente e rimase a bocca aperta: Sah era di ritorno con i Re Fiamma, che attiravano sguardi di rispetto e timore.
“Errager, smettila”
Sah era girato a parlare con uno di loro come se fosse un loro pari. Mika invece era congelato sul posto, senza riuscire a credere a ciò che stava vedendo.
“No! Ferma!”
Vide una bambina avvicinarsi ai nuovi arrivati, che la guardarono con curiosità. La bocca dell’elfo si incurvò in un sorriso, imitato e amplificato poco dopo dalla piccola, che indicò il Boss tutta contenta ed urlò di gioia.
“Gattone!”
Sah si fece paonazzo e si coprì la bocca con la mano. Tutti si congelarono, terrorizzati. Mika si lanciò a protezione della bambina, con l’intenzione di placare quelle creature di fuoco, che si era immobilizzate. Dopo un momento di silenzio, i Re Fiamma cominciarono a emettere uno strano rumore soffocato.
“Vi prego di perdonarla! È solo una bambina, non sa quello che dice!”
“Ma che hai capito, testa vuota? Stanno ridendo!”
L’elfo proruppe in una fragorosa ristata, lasciando tutti senza parole. La bambina sorrise ancora di più, e iniziò a indicare, uno per uno, tutti i Re Fiamma.
“Gattone! Gattone! Altro gattone!”
Una volta finito, si girò trionfante verso Mika, che aveva lo sguardo perso e disperato, poi indicò nuovamente il Boss.
“Grosso gattone!”
Finalmente, tutti risero. Tutti, tranne Mika, che si guardava intorno senza sapere che pesci pigliare. Sah gli passò un braccio sulle spalle.
“Tranquillo, sono davvero dei gattoni”
Rivolse uno sguardo alla bambina: il Boss le si era avvicinato, e la piccola lo stava grattando sotto al mento, mentre lui la ricompensava con sonore fusa. Quando la bambina si allontanò per raccontare ai suoi amici la sua avventura, il Re Fiamma si rivolse a Mika.
Non chiediamo molto, solo di poter avere un angolo di foresta nella quale attendere la partenza. Non ci sentiamo a nostro agio circondati da troppa gente.
“Va… va bene. Cioè, si, nessun problema”
Mentre le creature si allontanavano, Sah strinse l’amico col braccio.
“Allora, come te la sei passata?”
Venne fulminato con lo sguardo.
“Secondo te?”
“Molto bene, a giudicare da com’è messa l’allegra compagnia”
“Vuoi che ti assorba la forza?”
“Esagerato! Non sei morto, stai bene!”
I due si girarono di scatto: il loro amico sos-rakè li guardava divertito.
“Lito! ce l’hai fatta!”
“Ma che hai addosso?”
Sorrise. Accanto a lui si materializzò lo Spirito.
“Per ottenere il suo aiuto, sono dovuto diventare la sua Ancora”
L’essere di petali si fece avanti e chinò il capo.
È un vero piacere conoscervi.
Sah si inchinò a sua volta seguito precipitosamente da Mika.
“Per noi è un onore”
“Si, un onore. Giusto”
Si beccò due occhiatacce.
“Per caso stai poco bene?”
“Nooo, ma che dici! Sono solo stanco morto!”
Lo Spirito rivolse uno sguardo interrogativo al sos-rakè.
Non capisco, ha detto di stare male o bene?
Lito ridacchiò.
“Era ironico, non sta molto bene”
Oh. Allora perché non lo ha detto subito?
“Ve lo spiego dopo, va bene?”
Aspetterò. Parlando d’altro, è per caso venuto il Boss? Sono secoli che non lo vedo, lo vorrei salutare.
“è andato da quella parte”
Mentre lo Spirito si allontanava, i tre amici ridacchiavano: si stava infatti sbracciando in direzione del Boss.
Ehi, vecchio mio! Aspetta! Non mi riconosci?
“Ora ci vuoi spiegare cos’è sono quella roba sul petto?”
“Non sarebbe meglio aspettare anche Iriel e Elda?”
“Credo che sia una buona idea”
“Mika, tutto bene? Sembra che tu stia per avere un attacco di panico”
“Tu sei qui, lui è qui, io sono qui, Iriel starà arrivando, ed Elda?! Dov’è finita?! Sarebbe dovuta arrivare per prima! Se non è qui, significa che è nei guai! Forse è ferita! Dove ho messo la spada, devo andare a cercarla!”
All’unisono, Lito e Sah lo colpirono alle spalle.
“Vedi di calmarti”
“Ha ragione, Elda è la Custode, non le accadrà nulla”
“Ehi, ragazzi, vi lascio soli un paio di giorni e vi ritrovo a litigare?”
Certo, che vuoi cuccioli a due zampe siete proprio strani.
“Solo loro”
A me sembra che neanche tu scherzi.
“Iriel!”
“Ben tornato!”
“Ecco, ora è arrivato pure lui. Elda è sicuramente in pericolo!”
Sah lo schiaffeggiò con la coda.
“Iriel, è lui il Lupo?”
“Si. Una volta che lo si conosce un po’, è anche simpatico”
Il Lupo ringhiò, ma i suoi occhi erano scherzosi.
Dimmi Iriel, è lui il fratello della Custode?
“Già, lui è Mika”
mi avevi avvertito che teneva… un po’ troppo alla sicurezza della sorella, ma così è davvero troppo.
“In verità, credo che sia peggiorato”
Gli altri si chiamano Sah e Lito, giusto?
“Si, esatto”
Sah. Lito. tappatevi le orecchie.
Il Lupo tirò indietro le labbra e ringhiò in faccia al ragazzo. L’elfo e il sos-rakè sbiancarono, terrorizzati, e una goccia di sudore freddo solcò la guancia di Iriel. Mika si ritrovò congelato sul posto dalla paura, gli occhi fuori dalle orbite e emanando fortemente l’odore acre della paura. L’animale si sedette.
Ora va meglio. Cosa stavamo dicendo?
“Ci stavamo salutando”
Cos’è questo odore? State bruciando qualcosa?
“Forse ti riferisci ai Re Fiamma?”
Siete riusciti a smuovere addirittura il Boss? Vi sto iniziando a rivalutare.
“Credevo che avessimo chiarito che cucciolo a due zampe non significa idiota. Di solito”
Ah, davvero? Non direi, da questo qui. Ora, da che parte è il Boss? È meglio che gli stia vicino, se non vogliamo che dia fuoco alla foresta.
Mentre si allontanava trotterellando, Sah gli rivolse un’occhiataccia e borbottò qualcosa a denti stretti nella sua direzione.
“Guarda che vivevano in una foresta, e non c’era nemmeno un filo d’erba bruciato”
Lito gli tirò una gomitata amichevole.
“Non ti sarai offeso?”
L’elfo restituì la gomitata.
“Non dovresti raccontarci qualcosa?”
“-e se fosse caduta in un burrone? E se si fosse rotta una gamba? E se si fosse persa? E se-“
Venne colpito tre volte.
“Iriel, puoi far tornare il lupo?”
“Sarebbe inutile”
Notò solo in quel momento lo smeraldo sul petto di Lito.
“Ehi, che è quello?”
“Solo adesso lo noti?”
“Bekes. Aspettiamo E-… Lei, poi ve lo spiego”
Sotto lo sguardo interrogativo di Mika, i tre amici si chiusero a cerchio dandogli le spalle.
“Mi raccomando, nessuno dica il suo nome finchè non sarà tornata, intesi?”
“Certo”
“Ricevuto”
Si separarono.
“Che avevate da bisbigliare?”
“Nulla, non preoccuparti”
L’elfo sbadigliò.
“Ragazzi, ho bisogno di un paio d’ore di sonno, ci vediamo dopo”
“Aspettami!”
“Voi due, vengo anch’io!”
“Ehi! E io?”
i tre si voltarono verso Mika.
“Stai facendo un ottimo lavoro. Continua così”
“COSAAA?!”
Il ragazzo sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.
“Ma io devo andare da Elda! mia sorella ha bisogno di me!”
Sah si massaggiò le tempie.
“Per l’ultima volta…”
“Elda è la custode”
“Non ha bisogno che qualcuno la salvi”
Mika aprì la bocca per ribattere, ma venne anticipato dal
sos-rakè.
“Bekes”
Quattro ombre si sollevarono a forma di mano, e li schiaffeggiarono.
“Mika, cuccia. Non sono indifesa. Lito, non bistrattarmelo troppo. Sah, porta pazienza. Iriel, se non impari a osservare ciò che ti sta intorno, finirai male. Tutti e quattro: non è il momento di dormire”
“Elda!”
“Sorellina!”
Mika le corse incontro e l’abbracciò. Subito dopo, cominciò a girarle intorno per assicurarsi che non fosse ferita. Al terzo giro, la ragazza si stufò e gli fece lo sgambetto.
“Poverino, lo state bistrattando tutti”
“Tranquillo Shiev, ha la testa dura”
Dietro alla Custode, erano apparsi poco meno di un centinaio di sos-rakè dalla pelle bianca.
“Loro sono i sos-ahe. Lui è Shiev, il loro leader”
Sah sorrise e allungò una bracciò. L’altro sobbalzò e indietreggiò di un passo; poi, titubante, glielo strinse.
“è un piacere conoscerti. Il mio nome è Sah”
Poi fu il turno di Iriel, e successivamente quello di Lito, che si inchinò.
“Vi chiedo scusa”
Shiev sorrise.
“Non preoccuparti, ci ha già pensato Elda”
Mentre sollevava il capo, il suo sguardo incrociò quello di una ragazza dai lineamenti dolci e delicati. Arrossirono entrambi. Notandolo, Elda sorrise.
“lei è Arien, la gemella di Shiev. Arien, lui è Lito”
“è un piacere”
La Custode e Shiev si lanciarono un’occhiata complice. Mika allungò una mano e afferrò quella del sos-ahe. Quando si strinsero il braccio, Mika serrò le dita in una morsa.
“Il mio nome è Mika, e sono il fratello maggiore di Elda”
Shiev sorrise e serrò le dita.
“Piacere, io sono il leader dei sos-ahe”
Mika aumentò la stretta.
“Grazie per esserti preso cura di lei. Ora ci penso io”
Shiev strinse con tutte le sue forze. Poi si rivolse alla Custode.
“Dove possiamo sistemarci?”
“Vicino alla mia tenda dovrebbe esserci abbastanza spazio”
Mika e Shiev si lasciarono. Mentre il sos-rakè gli passava di fianco, Mika sibilò.
“Falla soffrire e ti ammazzo”
L’altro sorrise, ma il suo sguardo rimase serio.
“Non è nelle mie intenzioni”
“Custode!”
Elda si girò: uno degli esploratori correva verso di lei trafelato.
“Abbiamo trovato la Vera Tana!”
Gli occhi di Elda baluginarono, cupi e inquietanti, mentre le labbra scoprivano i denti in un ringhio.
“Bene”

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Capitolo 21
*** Preludio ***


“Che noia…”
“Taci, idiota! Sai bene che quella puttana della Custode sta creando il suo esercito. Il nostro compito è estremamente importante”
“Lo so, testa bacata. Però si muore di noia”
“Fatti sentire da Kerol e non ti aiuterò”
“Uuh, che paura. Sai che gli serviamo tutti”
sputò a terra.
“Ehi”
I due abbassarono la testa di scatto: lo sputo era caduto a pochi centimetri dal volto di Elda, che usciva dall’ombra di un albero. I due veshgres si girarono di scatto, lacerandosi le gole sulle frecce puntate di Sah e Shiev. I due si sorrisero.
Elda fece un cenno ai compagni nascosti tra gli alberi.
Il gruppo in avanscoperta si fece avanti.
Sah.
Shiev.
Lito.
Mika.
Iriel.
Arien.
Leptya.
Saya.
Par.
Laia.
Griv.
Elda.
Tra i tronchi fece capolino il volto dello Spirito della Terra.
Sorrise.
Si trasformò in luce verde e si fece assorbire dallo smeraldo di Lito.
“Da questa parte”
Seguendo il sos-rakè, il gruppo si addentrò nella foresta.
Stai attenta, Elda.
Yokio!
Perché sei così preoccupata?
Questa è la stessa foresta nella quale ho combattuto gli òkolok.
Fai attenzione.
Lito sollevò una mano di scatto.
Il segnale di pericolo.
Tutti si affrettarono a nascondersi.
Aspettarono.
Immobili e silenziosi.
“Perché quei deficienti non rispondono?”
“Si saranno addormentati”
“Se davvero è così, mi godrò la loro punizione”
Risero.
Lentamente, Iriel appoggiò la mano a terra.
Aspettò.
Al segnale di Elda, congelò il terreno.
I due veshgres scivolarono e caddero.
Prima ancora di toccare terra, furono crivellati di frecce.
Mentre li superavano, alcuni si coprirono il naso con una smorfia.
“Quanto puzzano”
Mika bisbigliò qualcosa a Sah.
“Dopo aver rubato un certo numero di forze, i loro corpi iniziano a marcire”
“Meglio.
È più facile individuarli”
“Voi due, non restate indietro”
Vennero fermati da un rozzo muro di massi.
“Lito, fa in modo che non cadano”
Rapidi e silenziosi, dei tralci spuntarono dal terreno e li avvolsero saldamente.
Elda fu la prima a superarli.
Non pensavo sarebbero riusciti a peggiorare la Tana degli okolok…
La foresta davanti a loro non era morta.
Era marcia.
Gli alberi scheletrici rivolgevano i loro rami verso il cielo, come per chiedere aiuto.
A terra, i loro rami caduti erano stati abbandonati.
Il terreno era fangoso e paludoso.
Ogni tanto, c’erano cadaveri in decomposizione.
Animali.
Umani.
Elfi.
Sos-rakè.
Non c’erano differenze tra loro.
Tutti avevano la bocca spalancata.
La pelle verdastra.
Mosche e vermi che banchettavano su di loro.
Dentro di loro.
Cibandosi di loro.
Nei corpi erano aperti buchi, che mostravano il marcire interno dei cadaveri.
In quelli più recenti, era possibile identificare la causa della morte.
Per lo più, si trattava di gole tagliate.
L’odore di marcio e morte era ovunque.
La Custode si voltò verso i compagni.
Erano tutti impalliditi, ma lo sguardo era ancora più deciso.
Sorrise, cercando di incoraggiarli.
Proseguirono.
Mentre si addentravano sempre più in territorio nemico, furono costretti più volte a cambiare casa.
Ogni veshgres che incrociavano, moriva prima di rendersene conto.
Nonostante la missione procedesse senza troppi intoppi, nella mente della Custode un campanello d’allarme suonava sempre più forte.
I nemici erano troppo pochi.
“Ne arrivano venti.
Da destra.
State attenti”
Si nascosero nuovamente.
Il fetore li fece boccheggiare.
Tutti i veshgres del gruppo erano marci.
Elda stava per dare il segnale d’attacco, quando una voce sottile la fermò.
“Potrò davvero salvare la mamma?”
“Certo.
Ma dovrai diventare forte”
L’ombra risucchiò la bambina.
Portandola tra le braccia di Elda.
Gli occhi della Custode mandarono lampi di furia omicida.
“Ora”
In meno di un minuto, tutti i nemici giacquero morti al suolo.
La Custode portò la bambina da Arien.
Si scambiarono uno sguardo.
La sos-ahe annuì, poi la guidò fuori dalla foresta.
La Custode e i suoi compagni continuarono il loro cammino.
Mika li fermò nuovamente.
“Un grosso gruppo.
Davanti a noi”
Elda si concentrò e ascoltò le ombre.
Sogghignò.
“Trovati”
“Come ci muoviamo?”
“Shiev, Mika, nascondetevi lì.
Gli altri mi seguano.
Attaccheremo frontalmente, spingendoli verso di loro”
Gli occhi del sos-ahe balenarono cupamente.
Poi si incendiarono.
Divenne impercettibile.
Si trasformò.
Pronto.
Si nascosero.
Attesero.
Quando i loro nemici arrivarono abbastanza vicini a loro, attaccarono.
Quando li videro, i veshgres gelarono.
I loro occhi emanavano stupore e paura.
Iriel lanciò due spiedi.
Mentre erano in volo, condenso l’acqua presente nell’aria in una decina di altri spiedi.
Le frecce scoccate da Sah erano portatrici di morte.
Anche il più piccolo graffio era fatale:
nel momento in cui il metallo affilato toccava la pelle, la incendiava.
Gli occhi dell’elfo iniziarono a fiammeggiare.
Lito si muoveva con grazie, come in un a danza.
I suoi pugnali mietevano vittime a ugni passo.
Quando i suoi piedi si staccavano dal suolo, lasciavano una traccia di nuova vita.
Lo Spirito della Terra lo guidava.
Elda combatteva col ghigno sulle labbra.
Teeko e Rao non lasciavano un attimo di tregua.
Dietro di loro c’erano dei luccicanti nastri scarlatti.
Ormai mancava poco.
Un ruggito spostò l’attenzione di tutti.
Quando i Veshgres si voltarono, si trovarono faccia a faccia con delle bianchissime zanne e due occhi color del sangue.
Il sos-ahe emanava sete di sangue.
Al suo fianco, c’era Mika, con Akaji salda in posizione.
Pronto ad attaccare.
“TRADITORE!!”
Cercarono di muoversi, ma il ringhio di Shiev li bloccò nuovamente sul posto.
“Mika”
“Quale?”
la Custode indicò il Veshgres meno corrotto.
“Lui.
Lascialo”
Il ragazzo fendette l’aria con la spada.
Una lama d’aria decapitò i Veshgres rimasti, risparmiando però quello indicato dalla sorella.
“Dove sono gli altri?”
“N… non… io non… non ci sono…”
“Bugiardo.
Sappiamo che questa è la vostra Tana”
“Se ne sono andati tutti!
noi siamo rimasti per proteggerla!
Il capo ci ha chiamati tutti!
Vi prego, sto dicendo la verità!”
“Va bene.
Ti credo”
La Custode appoggiò il palmo della mano sulla fronte del Veshgres.
L’ombra gli perforò il cranio, portandolo all’oblio. Si voltò verso i compagni.
“Torniamo a Eyos”
Dopo che l’ombra li ebbe avvolti, la terra rifiorì.

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Capitolo 22
*** Preparativi ***


Elda correva lungo il corridoio del Tempio: Yokyo l’aveva appena chiamata con urgenza. La trovò che parlava con un mezzelfo dal braccio d’oro.
“Ah, Elda, finalmente se arrivata! Lui è Okoy, il Primo”
“è un piacere”
Il Guardiano aveva lo sguardo cupo.
“Ascolta, quando Yokyo ha distrutto gli òkolok, eravamo in guerra da secoli. I veshgres al loro confronto sono una razza incredibilmente giovane, ma sono più forti dei nostri avversari. Fortunatamente, non hanno ancora un saldo controllo sul nostro mondo. È la tua unica possibilità”
“Sai cosa significa ‘Elda? nel mondo in cui sono cresciuta?”
Yokyo sorrise, mentre il giovane le guardava interrogativo. Elda raddrizzò la schiena, allineò le spalle e sollevò il mento. Parlò con orgoglio.
“Battaglia. Non perderò”
 
Riaprì gli occhi. L’armata era pronta. Chiamò i suoi compagni e si avviarono per l’ultimo controllo.
 
L’umidità e la muffa fecero storcere il naso a tutti i presenti. L’intera razza Veshgres era radunata nel cuore della terra. Camminano in silenzio, su file ordinate, come soldati. Ogni tanto, tra le file, c’era qualcuno che strisciava, che arrancava o svolazzava. Il puzzo fetido che li accompagnava impregnava le pareti del tunnel, e non se ne sarebbe mai più andata. Man mano che si inoltravano nei budelli di quel luogo, il panorama era sempre più corrotto. I tunnel si allargano, facendo spazio ai lati per larghi stagni nerastri e ribollenti, dai quali fuoriuscivano odori nauseabondi. Peschi ciechi e mostruosi scapparono dai Veshgres che invadevano le loro acque. I mostri andavano avanti, senza fermarsi, senza voltarsi, obbedendo alla voce nelle loro menti che li chiamava. Sembrava provenire dal cuore dell’inferno. La prima fila arrivò in una sala con uno di quegli stagni neri al centro. Il fetore lì era troppo addirittura per loro. Lentamente, la sala si riempì. I Veshgres erano pigiati come sardine, silenziosi. Nessuno ebbe però il coraggio di avvicinarsi alla pozza nera. Improvvisamente, il silenzio venne interrotto da un forte schiocco di ossa. Gli scricchiolii seguenti indicavano che qualcuno stava mangiando. Dalla pozza emersero delle ossa: erano state spaccate in cerca del midollo, e su tutte c’erano segni di denti, un misto tra denti umani e animali. Scoppiò una bolla, rivelando un teschio umano. Le prime file tentarono di indietreggiare, ma chi era dietro di loro li spingeva avanti. Con un gemito soffocato, una Veshgres di circa quindici anni cadde. La mano destra toccò la pozza, che smise subito di ribollire. Tutti si immobilizzarono. Poi, qualcosa cominciò a emergere: la figura era alta circa tre metri, coperta dalla stessa sostanza gelatinosa della pozza. Le bolle si trasformarono in volti urlanti e stravolti dal terrore, che velocemente apparivano e altrettanto velocemente scoppiavano.  Le gocce che si liberavano dello scoppio, se toccavano il terreno, lo corrodevano come acido. La figura allargò le braccia. Due creste ossee, collegate tra loro da membrane marce, bucate e rovinate, si aprirono di scatto. Per un attimo, si vide il vero aspetto di quelle braccia: quelle di un cadavere nerastro in avanzato stato di decomposizione. Dopo qualche secondo, vennero ricoperte dallo stesso liquido gelatinoso. Le mani avevano solo tre dita contorte ciascuna, con lunghi artigli di ferro. La creatura aveva quasi finito di alzarsi, e ora sfiorava i cinque metri.  Finalmente, sollevò il capo. Il terrore stritolò il cuore e la mente di tutti i presenti, che caddero su un ginocchio. Il liquido cambiò forma, diventando simile a un lungo mantello, ma lasciando scoperto il capo. Il volto sembrava quello di un serpente, con occhi enormi, sporgenti e rossi, come bolle di sangue, nei quali galleggiava una pupilla nera. Sulla fronte spuntavano quattro punte cornee, e su una di esse era infilzato un brandello del volto di un elfo. Le orecchie erano due fori ai lati degli occhi, leggermente arretrati. Il naso si lanciava in avanti , attaccato alle sporgenti arcate sopraccigliari, ed era composto da quattro aperture, tutte sulla stessa linea. La mascella era la parte più umana di quel volto, ma la bocca era larga come quella di un serpente, con una lingua saettante che terminava in tre punte. La cosa aprì la bocca e soffiò. Gli incisivi erano umani i canini come zanne di serpente, mentre i restanti erano animali. Di animali predatori. Erano tutti sporchi di sangue, e in alcuni casi anche di carne mezza masticata. La pelle era coperta di scaglie color ferro, rizzate per la furia. Il suo sguardo scandagliò l’assemblea. Gli occhi brillarono di eccitazione selvaggia. Sollevò il capo, mentre inalava inebriato il profumo del terrore che aveva suscitato in loro. Notò che una di loro era molto più vicina degli altri. Intuì che la mano che lo aveva disturbato era la sua. La Veshgres sentì lo sguardo della cosa pesare come un macigno sulla sua nuca. I suoi occhi si riempirono di lacrime, il respiro si spezzò, il suo corpo iniziò a tremare. Il resto dei Veshgres si trovò schiavo del terrore, non tanto per la compagna: ciò che temevano, era che la furia della cosa si riversasse anche su di loro. La creatura ammantata di nero continuò a guardare in silenzio la giovane, poi le sputò un frammento di femore sul capo.
“Ucciderti sarebbe controproducente”
La sua voce era morbida e vellutata, ma le intenzioni che ne trapelavano erano quelle di un demone assetato di sangue.
“Il nostro obbiettivo è la morte della Custode. Sfortunatamente, ho bisogno di voi. Di tutti voi”
I Veshgres sollevarono verso di lui uno sguardo stupito. Non aveva capito che quell’essere era un Veshgres come loro. Quello piegò la testa all’indietro e si lasciò andare a una sonora risata. Nella sua risata non c’era nulla di sano né di umano, o di qualsiasi altra fosse la sua razza. Era il rumore dell’inferno.
“Cari compagni, mi sembrate spaventati. Cos’è che vi spaventa di me, il mio aspetto? La mia forza?”
La Veshgres rispose con voce tremante.
“Non… non ci aspettavamo che il nostro capo… voi… foste così…”
Il Veshgres rise nuovamente.
“Il mio aspetto è il mio trofeo. Sono sicuro che tutti voi ricordiate la cara Yokyo”
Mormorii di disgusto serpeggiarono per l’assemblea.
“E sono altresì certo che ricordiate anche i suoi compagni”
I mormorii aumentarono.
“Sapete che hanno avuto dei figli. Sappiate che la figlia di Yokyo e Kita aveva ereditato i poteri del padre. Era una ragazza incredibilmente tenera… in particolar modo del suo cuore”
Tutti scoppiarono a ridere, mentre la cosa si leccava le labbra. Ricordò quel giorno, in cui aveva assorbito a forza di Cassie. Era una giornata di sole. Molto bella. Mentre si allontanava gustandosi la sua nuova forza e il cuore della ragazza, aveva sentito l’urlo straziante di un ragazzo, l’urlo di un dolore inimmaginabile. Un ottimo dessert! Il mostro tornò al presente. Aprì la bocca per parlare, ma venne interrotto da qualcosa. Questo qualcosa sapeva di morte, disperazione, sofferenza, pianto, ombra, crudeltà, sadismo. Il Male. Il qualcosa sembrò serpeggiare tra i Veshgres terrorizzati. Il corpo del capo ebbe uno spasmo, poi i suoi occhi si fecero completamente neri. O meglio, divennero di puro buio, buchi neri che assorbivano la speranza e la vita. Il Qualcosa parlò con la voce del Vesghres.
“Vedo che siete cresciuti bene, figli miei”
Sorrise alla loro sorpresa con tristezza.
“Ma come, non riconoscete il vostro genitore?”
Si portò una mano al petto, simulando dolore.
“ahimè! Anche i miei figli mi hanno dimenticato! Hanno scordato come, nel giorno gioioso nel quale sono entrati nella mia famiglia, io abbia estratto dal loro cuore le debolezze della luce”
Improvvisamente, lo stesso ricordo ritornò nelle menti di tutti i presenti: erano stati condotti in una caverna, che strisciava fin nelle viscere del suolo. Le pareti dei tunnel erano pregne di morte, e ogni tanto, raramente, una fioca lampada a olio illuminava la strada. Erano giunti infine a una in una sala, nella quale batteva un cuore di tenebra, identico agli occhi che in quel momento il fissavano dall’alto in basso. Il cuore aveva estratto del loro petto una luce, inghiottendola. In cambio, aveva offerto loro il potere di impadronirsi della forza di altri. Alla loro morte, tutti i loro trofei sarebbero andati a lui.
“Ora ricordate, figli miei? Ricordate il giorno della vostra rinascita? Se è così, invocatemi come vostro Padre!”
Quella parola, padre, riecheggiò per tutta la Tana, per tutti i tunnel, urlata da tutti i presenti.
“Sono così fiero di voi! I miei figli primogeniti, gli òkolok, erano così deboli, mi hanno deluso…voi, invece, non mi deluderete, vero? Distruggerete quell’odiosa Custode?”
Dopo che le grida di esultanza si furono placate, il loro genitore oscuro si ritirò, e gli occhi tornarono ad essere sanguigni.
“Mostratemi la vostra forza!”
I suoi subordinati fecero a gara per mostrar il loro aspetto.
“Bene. Ora sbrigatevi. Dobbiamo prepararci. Tu, invece-
Indicò la Veshgres che lo aveva toccato
-tu sarai l’ufficiale di grado più alto. Ho visto come hai sostenuto lo sguardo del Padre, anche se pochi secondi”
La giovane gonfiò il petto per l’orgoglio.
“Ora non perdete tempo!”
Per tre giorni, i tunnel rimbombarono del rumore dei martelli che colpivano le incudini, pieni di fumo, polvere, scintille, sudore e imprecazioni. Finalmente, l’armata si trovò nuovamente nella sala del Capo. Le loro armi erano enormi, le lame seghettate, il metallo annerito col fumo. Le armature erano modellate per rendere il loro aspetto ancora più mostruoso. Se qualcuno fosse passato vicino all’ingesso di quella rete di tunnel, nel momento in cui l’armata usciva, avrebbe creduto che si fossero spalancate le porte dell’inferno. Il loro capo indossava un elmo minaccioso con quattro corna contorte, molto più lunghe delle sue, e una corona di piume di metallo molto affilate. Si innalzò sui suoi sottoposti, che si zittirono, guardandolo con trepidazione.
 
È il momento.
Elda aprì gli occhi. Piegò le ginocchia e si lanciò nel cielo, sostenuta dalle forti ali. Volò altissima, quasi fino alle nubi., in modo da poter vedere tutti i suoi compagni. Si concentrò, poi batté le ali con violenza. Il forte boato simile a un tuono fece voltare tutti i volti verso di sé, verso il cielo. I loro cuori sobbalzarono.
Era il momento.
Ma erano pronti?
“Non dovete temere. I nostri nemici sono forti, più di qualunque altro abbiate mai affrontato. Ma voi siete più forti. So che temete di morire, di cedere loro la vostra forza, ma non gliene lasceremo il tempo! Non avranno un solo istante per respirare, non potranno avere la nostra vita e la nostra forza! Schiacciateli! Spaventateli! Devono provare terrore davanti a noi! Devono indietreggiare! Fuggire! Devono sapere che davanti a noi possono solo soccombere!”
 
“compagni. È il momento! Il padre ci ha benedetti! Vinceremo! Prenderemo tutta la loro forza! Cos’altro possiamo fare? Siamo i vincitori prediletti! ANDIAMO!!”
 
Elda puntò Teeko verso l’orizzonte.
“Andiamo. La speranza, la salvezza, la vittoria e la gloria ci attendono!”
 
Come demoni, una massa scura e strisciante coprì la terra, lasciandosi alle spalle solo morte e disperazione.
 
Elda aveva lo sguardo fisso sull’orizzonte. Sapeva che toccava a lei occuparsi del capo dei Veshgres. Non poteva permettersi di distrarsi. Qualcuno le mise una mano sulla spalla. I suoi amici.
“Non sei sola”
Elda annuì, sorridendo. Dietro di loro, vide Shiev. Come lei, era un leader troppo giovane per ciò che li attendeva. I loro occhi si incrociarono. La Custode allungò la mano e il sos-ahe l’afferrò. Con uno strattone, Elda lo tirò nel gruppo, poi si rivolse nuovamente al sole.
“Stiamo arrivando, brutti figli di puttana!”
“Elda! Modera il linguaggio!”
 

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Capitolo 23
*** Non si torna indietro ***


“Eccola”
Elda si trovava sul limitare della piana nella quale, più di un secolo prima, Yokyo aveva vinto la sua battaglia. Ripensò al sogno.
 
Guardiani e Custodi sono radunati nella sala principale del Tempio. Sono tesi, e silenziosamente ascoltano le parole di Okoy, attenti.
“I nostri nemici sono potenti e pericolosi, abbiamo bisogno di un posto nel quale non causeremmo troppi danni”
si fece avanti un Guardiano ammantato di blu, come i suoi occhi e i suoi capelli.

“Nella piana della Battaglia di Yokyo non è più ricresciuto nulla, lì potrebbero poter usare tutto il loro potere”
I volti si girarono tutti verso Elda.
“L’avevo pensato anch’io, è lì che li sto portando”
Okoy annuisce.
“Saggia decisione”
Yokyo lancia uno sguardo intenso al Primo, come a volergli comunicare qualcosa, ma il mezz’elfo scuote il capo.
Non ancora.
 
Elda fece scorrere lo sguardo sopra la piana. I suoi compagni, alle sue spalle, stavano montando il campo. Lei aspettava, sapeva che sarebbero arrivati. Strinse i pungi e li rilasciò più volte. Le urla della sua terra al passaggio dei Veshgres le ferivano lo spirito. Una figura di foglie fluttuò al suo fianco.
“Le senti anche tu, vero?”
Elda annuì, poi girò gli occhi verso di lui.
“Riuscirete a bloccare i loro poteri?”
Lo Spirito sospirò.
“Se Aria fosse con noi, non avremmo problemi, per come siamo messi al momento, riusciremo a bloccare la maggior parte di loro”
“Sempre meglio di niente”
Elda sorrise.
“Sai, mi sto abituando al suono della tua voce, invece che sentirti nella mente”
Le foglie che componevano le guance della figura cambiarono colore, arrossandosi.
“Qualcuno non gradiva l’interruzione”
“Eccovi”
Sah, iriel, Mika, Lito e Shiev li raggiunsero.
“Arrivano?”
“Si. Non manca molto”
Si voltarono verso l’altro lato della piana e attesero, in silenzio e immobili. Pian piano, a loro si affiancò il resto dell’armata, e aspettarono. Improvvisamente, Elda ebbe uno scatto e sul suo corpo apparvero i marchi della sua stirpe.
“Sono qui”
L’ondata di malvagità che precedeva il capo dei Veshgres fece barcollare molti membri dell’armata di Elda. La Custode si voltò a guardarli e sorrise dolcemente, per poi inviare un frammento della sua ombra a tutti i presenti, colmandoli di pace e sicurezza. Estrasse dalla sua ombra Teeko e Rao, affidandoli a Mika.
“Sah, vieni con me. Lascia qui arco e frecce”
Iniseme, Custode ed elfo si avviarono verso il centro della piana.
 
Il capo dei Veshgres si trovò, suo malgrado, a provare una punta d’ammirazione per la giovane ragazza che gli stava venendo incontro, disarmata. Si voltò verso i suoi sottoposti e ne indicò uno.
“Tu. Come me. Voi aspettate”
I due Veshgres si mossero verso i nemici.
 
I due gruppi erano fermi a tre metri di distanza. Gli occhi di Sah erano puntati sui nemici, tesi e minacciosi. Il Veshgres, da parte sua, ricambiava con altrettanto astio. I due comandanti, invece, sembravano calmi e perfettamente a loro agio. Rimasero immobili a osservarsi, finché il mostro non usò un artiglio per sollevare il mento della Custode. Sah ringhiò piano, senza staccare lo sguardo dall’altro Veshgres.
“Hai un volto davvero carino, lo sai, ragazzina? Peccato per questi segni, per caso ti ha graffiato il tuo amichetto?”
Il ringhio di Sah si fece più profondo. Elda sorrise, poi spostò l’artiglio con delicatezza.
“Grazie per il complimento. Questo segno è un regalino dei tuoi servi. Non temere, ci ha pensato mio fratello a punirli. Comunque, non ti spiacerà se mi alzo un ppo’, ma mi sta venendo il torcicollo”
“E come pensi di fare?”
“Così”
La Custode spalancò le ali e si sollevò in volo, fermandosi a una decina di centimetri più in altro del capo. Sah sorrise beffardo, mentre l’altro lo guardò in preda a una furia cieca. La scintilla di divertimento nello sguardo del mostro sparì per un attimo, soppressa da furia omicida.
“Ops, sono salita troppo. Ora rimedio”
si portò alla sua altezza, e il capo perse del tutto la sua maschera.
“Ora basta! Ho cambiato idea, non mi interessa più avervi fra noi, voglio solo vedervi morire e marcire!”
Elda piegò il capo, sorridendo.
“Davvero? È un peccato, ma…”
Gli mise una mano sotto il mento, avvicinando il volto al suo.
“Saremo noi a vincere. Spiacente”
Si voltò, e Sah la seguì, dopo aver scoccato uno sguardo di compiaciuto all’altro, che fremeva di colera. Il capo ghignò.
“Non mi aspettavo niente del genere, dalla figlia della mia vecchia promessa sposa”
Elda si bloccò, poi si voltò lentamente.
“Cosa hai detto?”
“Tua madre. Mi era stata promessa da suo padre, ma mi ha sempre rifiutato, preferendo a me quel maiale di tuo padre”
Elda lo guardò senza lasciare che nessuna emozione trapelasse dal suo volto.
“I loro nomi erano Laerya e Siaco. È stato divertente vederli morire, implorando, Laerya non mi ha mai voluto, e tu le somigli davvero molto. Vorrà dire che mi toglierò la voglia prima di ucciderti”
Sah ruggì di rabbia, pronto ad attaccare.
“SAH!”
L’elfo si fermò. Elda gli si mise al fianco, poggiandogli una mano sulla spalla con fermezza.
“Lascialo perdere, vuole solo innervosirci. Le sue parole non mi possono toccare, perché non avrà mai il tempo né la possibilità per realizzarle”
Riprese a camminare verso la sua armata. I due Veshgres le riservarono un’ultima occhiata carica di odio, poi si ritirarono. Sah seguì l’amica, sicuro di aver sentito la mano sulla sua spalla tremare. Quando la Custode raggiunse i compagni, parlò con voce decisa.
“Forza, torniamo al campo. La battaglia comincerà domani, dobbiamo riposarci”
Mentre si avviavano verso il campo, Shiev si avvicinò ad Elda, bisbigliandole qualcosa all’orecchio.
“Vorrei parlarti in privato”
si ritirarono tra gli alberi.
“Cosa ti serve, Shiev?”
Il sos-ahe sospirò, poi la guardò preoccupato.
“Ho sentito le sue parole, sei sicura di stare bene?”
elda is lasciò cadere su masso, coprendosi il volto sulle mani. Shiev le si sedette al fianco, cingendole le spalle con un braccio.
“Come Custode, non ho mai conosciuto i miei genitori, e mi fa male ogni giorno, ma non posso mostrare debolezze, altrimenti come posso guidare alla vittoria chi mi segue? Allo stesso tempo, è da quando ho scoperto le mie origini che speravo di incontrarli”
Shiev l’abbracciò.
“Essere un capo è difficile, lo so. Tu però sei forte, puoi farcela. Forza, torniamo dagli altri, dobbiamo prepararci anche noi”
Quella sera si alzò un violentissimo uragano, che non sembrava avere l’intenzione di placarsi. Mentre il vento infuriava, Elda si rivolse a Yokyo.
È opera tua, vero?
Si. Non siete ancora pronti per combattere. C’è ancora qualcosa da fare.
Mi fido.
Elda chiuse gli occhi e si addormentò.
 
Il vento frusta il suo volto. Sta volando veloce come non mai. Prova urgenza, ma non sa perché. Un ciuffo bianco le passa davanti agli occhi, mentre scandaglia con lo sguardo la foresta. Chiude le ali e si getta in picchiata. L’essere della ragazza inizia a vibrare, e quando atterra la sua anima si separa dal corpo di Yokyo. Ha una domanda sulla punta della lingua, ma lo sguardo bicolore la ferma: brillano di aspettativa, preoccupazione e gioia. Elda segue il suo sguardo e il suo cuore perde un battito: sono davanti a una capanna che la ragazza ha già visto, la stessa nella quale ha trovato il cofanetto con i gioielli della madre, la stessa nella quale è nata. Sobbalza nel sentire un urlo di dolore provenire da dietro la porta chiusa. Vede Yokyo entrare e la segue. Sul letto, una sos-rake sta partorendo. Un elfo, al suo fianco, le stringe forte la mano. I suoi occhi sono lucidi di terrore e gioia. La donna ha i capelli argentei e sfatti, la pelle bianca, e quando apre gli occhi la ragazza li scopre essere completamente neri, anche sulla sclera. Anche così provata, è bellissima. Anche l’elfo lo è: ha i capelli grigi come il ferro, la pelle pallida, gli occhi azzurri e due ali bianche troppo piccole per sorreggerlo in volo.
“Forza, Laerya, manca poco!”
Yokyo si avvicina e posa una mano sul ventre della donna. Gli occhi della sos-rakè si spalancano per lo stupore: il dolore è sparito! C’è un’ultima contrazione, poi la neonata esce: ha un ciuffo di capelli bianco-argenteo sulla fronte, la pelle pallida e le orecchie leggermente appuntite e, quando apre la bocca per il primo vagito, quattro piccoli canini appuntiti luccicano di luce bianca. Il pianto della bambina è forte, selvaggio. Apre gli occhi: per un attimo sono due dischi blu, dalla sottile pupilla argentea, poi si colorano di nero. Gli occhi di Yokyo si fanno tristi, e una lacrima le segna la guancia.
“Vi prego di perdonarmi, ma lei sarà la prossima Custode”
Allunga la mano e accarezza la guancia della neonata, poi la bacia sulla fronte. L’ombra si solleva e l’avvolge, portandola via. Laerya urla, un terribile urlo di disperazione e dolore. Elda stringe gli occhi, non vuole vedere oltre. Qualcuno la chiama e la Custode socchiude gli occhi, per poi spalancarli: è in una radura bagnata dalla luce. Al centro, un elfo e una sos-rake la aspettano, con gli occhi pieni di orgoglio. Elda li riconosce.
Le lacrime iniziano a scenderle copiose dagli occhi, e la ragazza si getta tra le braccia dei genitori, che l’abbracciano con forza. Elda avverte la presenza di Yokyo. Si gira per parlarle, per ringraziarla di averla portata lì, ma l’elfo la precede.
“Grazie per essertene sempre presa cura”
Yokyo annuisce. Assume l’aspetto di Custode e parla con urgenza.
“Non abbiamo molto tempo”
I genitori di Elda annuiscono.
“Siamo qui per darti il nome che avevamo scelto per te. Lo accetterai?”
La ragazza annuisce. Si trasforma. A Laerya sugge una risata soffocata.
“Sembri una belva!”
La figlia sorride, scoprendo i denti.
“Sono legata alla Bestia Bianca, dopotutto”
“Vieni qui”
Laerya mette una mano sulla spalla della figlia, e Siaco fa altrettanto con ’altra. Da dietro, Yokyo copre le loro mani con le proprie. Elfo e sos-rakè parlarono all’unisono.
“Tu che porti lo spirito della Bestia Bianca, tu che di questo mondo sei la Custode, ricevi ora il tuo nome”
Il cuore della ragazza batte a un ritmo strano, lo stesso del suo mondo.
“Il tuo nome è Eìra, l’unico nome comune a tette le razze: tu sei la Speranza che porta la vittoria”
 
Con un lampo seguito da un forte tuono, l’uragano si placò, rivelando un cielo dai colori del tramonto.
 
Eìra si volta verso Yokyo. L’altra Custode ha in mano un diadema di un materiale simile al diamante. La più giovane lo prende e si concentra. Poi indossa l’orecchino sull’orecchio destro, che risulta ora avvolto da una decorazione con dei glifi incisi, che raccontano la sua Ballata, alla quale si era appena aggiunta una parte.
                Partirono, i compagni
                     Alla ricerca dei Quattro.
                Uno era disperso,
                     gli altri accorsero.
                La Custode chiamo i Demoni,
                     che si unirono a loro,
                offrendo il loro sangue.
                     I ladri vennero chiamati,
                e il Padre li incitò:
                     un cuore di tenebra.
                Nuovamente, la Piana
                     Si preparò,
                lacrime di sangue l’avrebbero
                     presto
                bagnata.
                     Al centro si incontrarono
                L’ombra viva
                     E l’ombra morta.
                Sfida.
                     Un nuovo nome,
                Speranza che porta la vittoria.
                     Non solo per uno,
                la speranza che tutti unisce,
                     Eìra, la Custode
 
Eìra uscì dalla tenda e si lanciò nell’aria fredda. Portò il corno alle labbra e soffiò con forza. I suoi compagni uscirono dalle loro tende, pronti a combattere. La Custode puntò Teeko verso i Veshgres.
“Distruggiamoli”
Venne acclamata mentre scendeva dal cielo. Quando raggiunse i suoi amici, si accorsero che c’era qualcosa di diverso in lei.
“Ho incontrato i miei genitori e mi è stato dato un nome. Eìra”
Si voltò verso l’altro lato della piana e sogghignò.
“E non vedo l’ora che lo sappiano anche loro.
 

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Capitolo 24
*** La lunga notte... ***


Le due armate erano schierate una di fronte all’altra, in silenzio, in attesa. Ormai era notte, ma la luce delle lune era bloccata da una nuvola. Sollevando lo sguardo, si potevano vedere il lupo sulla parete a destra, il Boss su quella di sinistra e lo Spirito della Terra alle loro spalle. I Re Fiamma e i sos-ahe erano radunati in un gruppo guidato da Shiev. Sah era a capo degli arcieri, mentre il resto dell’armata era stato diviso in squadroni sotto Iriel, Mika e Lito. eìra era un passo davanti a tutti, senza nessuna squadra. Il suo compito era occuparsi del capo, sarebbe andata dritta verso di lui, il tempo era loro nemico. Chiuse gli occhi e proiettò la sua coscienza nel Tempio, dove i suoi predecessori l’attendevano. Yokyo le si rivolse con serietà.
“I Veshgres non sono i nemici che abbiamo affrontato, ma saremo al vostro fianco”
La Custode annuì.
“Libera le lune”
Riaprì gli occhi, e in quel momento si sollevò il vento. Le nuvole iniziarono a diradarsi. Eìra si protese in avanti. Mika aggiustò la presa sull’elsa. Iriel si circondò di spuntoni di ghiaccio. Lito fuse la sua anima con la terra. La criniera di Sah sembrò prendere fuoco, e l’elfo ringhiò. Shiev mescolò la terra con le zampe. L’ultimo brandello di nuvola sparì, e il mondo sembrò trattenere il respiro. I cuori dei tre Spiriti batterono all’unisono, unendo quel battito a quello di ogni membro dell’armata. Con un’esplosione, la Piana venne avvolta da una cupola invisibile. Dopo un attimo di smarrimento, il Capo intuì il loro piano. Ululò per la rabbia. Le labbra della Custode si stirarono in un sorriso beffardo. Sollevò un piede e compì il primo passo. L’armata si mosse con lei.
La Custode partì all’attacco.
I suoi compagni non si fecero lasciare indietro.
Come un’onda, si riversarono verso i loro nemici.
Che attaccarono a loro volta.
Un cupo ringhiò prese vita nella gola di Eìra.
Divenne un ruggito quando spiccò un balzo, penetrando le linee nemiche con il primo morto.
Subito dopo, le due armate si scontrarono.
Ormai era cominciata.
La Custode rivolse il suo sguardo al Capo.
Gli puntò Teeko al cuore.
“Mio”
Si lanciò nella sua direzione.
Le sbarrarono subito la strada.
I nemici erano deboli, ma il loro numero era considerevole.
Eìra avanzava lentamente.
I suoi piedi si muovevano come in una danza.
Teeko e Rao sembravano cantare.
La terra venne scossa da un terremoto.
 
Lito aveva agganciato i pugnali a dei fili di luce.
Li lanciava e li recuperava, e a ogni colpo un Veshgres cadeva trafitto.
Sembrava una canna mossa dal vento.
Individuò uno dei generali nemici.
La roccia su cui si trovava si sollevò, portando il sos-li sopra di lui.
Poi, la fece schiantare al suolo.
La testa del mostro si sfracellò fra il terreno e la roccia.
Lito atterrò con grazia poco dopo.
Sentiva puntati su di sé gli sguardi stupiti dei nemici.
Lito sorrise.
Poi i pugnali ripresero la loro danza mortale.
I Veshgres si riebbero e chiamarono i rinforzi.
Il sos-li si fermò.
Era al centro di un cerchio formato dai suoi nemici.
Rimase lì, fermo e saldo, in attesa.
L’ufficiale chiamato in aiuto, finalmente, arrivò.
Quando entrò nel cerchio, Lito spostò un piede per una posizione più stabile.
Questo è forte.
Il Veshgres, simile a una cane scheletrico a sei zampe, gli si avvicinò strizzando gli occhi.
“La tua luce…
È immensa.
Divorarle sarà un piacere senza pari!!”
Si gettò alla gola del nemico.
Schivò.
Vide un pugnale lanciato verso la sua, di gola.
Si scansò appena in tempo.
I due avversari iniziarono a girare in tondo.
Fissandosi.
Tutta l’attenzione di Lito era rivolta all’ufficiale.
Un grave errore.
Il Veshgres attaccò.
Lito schivò saltando all’indietro.
Mentre era in aria, incrociò lo sguardo soddisfatto dell’avversario.
Velocemente, espanse le sue percezioni.
Troppo tardi.
Ventre si voltava, il Veshgres alle sue spalle colpì.
Sei profondi solchi rossi si aprirono tra il collo e la spalla.
Con un urlo, cadde a terra.
L’ufficiale rise.
“Ti credevi imbattibile, vero?
Guardati ora.
Un verme, ferito e indifeso.
Un lurido verme che striscia e mangia la terra!”
Gli afferrò la testa con una zampa.
La sollevò e la sbattè a terra.
Ancora.
E ancora.
Le orecchie di Lito erano piene della sua risata.
Gli occhi, di cui uno chiuso e tumefatto, erano pieni di lacrime.
Il sangue colava dal naso e dal mento.
Non ce la faccio!
Qualcuno mi aiuti!
Le lacrime fuggirono dalle ciglia.
“Guardate!
Piange!
Piange come un poppante!”
Le risate si fecero più crudeli.
Lito socchiuse gli occhi.
Il suo sguardo si posò al suolo.
Una lacrima ci cadde sopra.
E sbocciò un fiore.
Lito spalancò gli occhi.
Quanto sono scemo!
 
All’estremità della Piana, lo Spirito sorrise.
Ce ne hai messo di tempo!
 
Ridendo, il Veshgres si preparò a schiacciare il volto del sos-li per l’ennesima volta.
Non ci riuscì.
La sua risata si spense.
Provò con più forza.
Niente.
Lito si mosse di scatto.
Un attimo dopo, il Veshgres si guardava il moncherino sanguinante che aveva preso il posto della sua mano.
Voltò il capo.
Vide Lito.
Il sos-li gli gettò qualcosa.
La sua mano.
Poi lo guardò.
Sull’occhio destro, era comparso un marchio.
La runa della Terra e del suo Spirito.
Dello stesso colore dello smeraldo sul petto.
Lo sguardo era profondo.
Gli occhi due sfere del verde scuro della foresta.
I suoi capelli erano del colore delle nubi in tempesta.
Le sue mani e i suoi avambracci erano composti di luci vorticanti, dal verde scuro al bianco.
Dallo smeraldo sul petto partirono dei filamenti di luce che formarono un secondo marchio.
Il marchio dell’Erede della Volontà della terra.
Lo sguardo di Lito s riempì di intento omicida.
I Veshgres sentirono il cuore stringersi in una morsa.
Indietreggiarono.
Allungò una mano verso di loro.
I Veshgres si trovarono trafitti da pugnali di luce.
Non aspettò di vederli cadere.
Si voltò e tornò a centro della mischia.
Si sentiva leggero.
Il suo cuore batteva il ritmo della terra.
Ne era parte.
Le sue mani erano luce.
La luce della Terra.
La sua volontà.
Vide una doppia scia di luci muoversi tra i nemici.
Era seguita da una doppia scia di perle scarlatte.
Lo sguardo di Lito ed Eìra si incrociò.
La Custode indicò qualcosa alle sue spalle.
Senza un attimo di esitazione, Lito corse in quella direzione.
Arien stava per soccombere.
Con un urlo, tagliò loro la testa.
“Stai bene?”
“Ora si”
Schiena contro schiena, continuarono a combattere.
 
Sono un perfetto idiota!
Come ho fatto a perderla!
Mika si aggirava per il campo di battaglia come una furia.
Non appena le armate si erano scontrate, aveva perso di vista la sorella.
Da allora, si faceva largo fra i nemici alla sua ricerca.
Qualcuno fermò la sua spada.
Mika gli rivolse uno sguardo furente.
Un Veshgres ricambiò lo sguardo con odio.
“Traditore”
Strinse la presa sulla lama di Akaji.
Frantumandola.
Mika guardò incredulo i frammenti della sua spada tintinnare al suolo.
Provò terrore.
Il Veshgres lo colpì alla bocca dello stomaco.
Mozzandogli il respiro.
Mika cadde in ginocchio tossendo.
Sentì il sapore della bile sulla lingua.
Che faccio, ora?
senza Akaji, non ho speranze!

Mentre il suo avversario attaccava, Mika indietreggiava.
Il Veshgres rideva.
“E tu saresti un compagno della Custode?
Che pena!
Sia tu, che lei”
“Non osare insultarla!!”
Mika attaccò.
Il Veshgres lo schivò facilmente.
Gli sferrò un calcio.
Mika venne sbalzato lontano.
Rotolò per qualche metro prima di fermarsi.
Si rialzò.
Il braccio sinistro gli penzolava lungo il fianco.
Rotto.
Le punte cornee sul setto nasale erano rotte o graffiate.
Il Veshgres lo raggiunse, baldanzoso.
“Ma guardati!
Non sei altro che un rifiuto!
dovresti vergognarti!
Hai abbandonato tua sorella.
Ti sei unito a noi.
Hai rubato la forza altrui.
Hai ucciso.
Hai combattuto contro di lei.
Ci hai tradito.
Ora combatti al suo fianco.
Ma non puoi fare nulla.
Sei debole!
Perderai tutto!
E come te, tutti loro!
Non siete altro che feccia.
Feccia!”
Afferrò Mika per il collo.
Lo sollevò in aria e strinse.
Mika cercò di liberarsi.
La pelle ruvida e squamosa gli ferì la pelle.
Era tutto invano.
Eìra!
Aiutami!
Il Veshgres rise.
“È inutile.
Non arriverà.
Sei solo!”
Mik sollevò lo sguardo verso il cielo.
Implorante.
Un volto gli affiorò nella memoria.
Gilda.
Il corpo del ragazzo si fermò.
Lei non si era mai arresa.
E si era sacrificata.
Lui…
Lui aveva solo causato guai.
Il suo respiro si fermò.
Mika si stava arrendendo al suo destino.
Forse, in questo modo, potrò sistemare le cose.
Chiuse gli occhi.
E aspettò.
Ma la morte non venne.
Mika sentiva il corpo stranamente leggero.
Ricordò ciò che gli aveva detto una volta Iriel.
Spiegandogli il funzionamento del suo potere.
“Dentro di me c’è un nucleo.
È la fonte del mio potere.
Posso espanderlo a fonderlo a ciò che mi circonda, congelandolo.
Il ghiaccio, però, resta sempre una parte di me”
Ormai, il respiro di Mika era del tutto essente.
Le braccia inermi lungo il corpo.
Lo sguardo fisso sulle lue.
Il Veshgres scoppiò a ridere.
“L’ho ucciso!
Ce l’ho fatta!
Ho ucciso uno dei suoi compagni!
Con la sua forza, potrò stare al fianco-”
È ora di svegliarsi, fiorellino.
Il Veshgres sobbalzò.
“Chi ha parlato?!”
chi vuoi sia stato?
Io.
Il vehsgres guardò il ragazzo.
Mika mosse il capo.
Guardandolo negli occhi.
Scusa, Gilda.
Prometto che onorerò per sempre il tuo sacrificio.
Aprì le labbra in un ghigno.
Inviò un pensiero al nemico.
Muori.
Un violento turbine d’aria circondò Mika.
Nascondendolo.
Il braccio del Veshgres venne maciullato dalla forza del vento.
Il mostro urlò.
Qualcosa uscì dal turbine.
Il Veshgres sentì qualcosa toccargli il capo.
Poi, vide buio.
Il suo corpo cadde a terra.
La testa, invece, rimase in mano a Mika.
La lasciò andare con disgusto.
La testa rotolò nella polvere.
Mika si guardò le mani.
Sembravano zampe di drago.
L’osso rotto sembrava guarito, per quanto provasse ancora un dolore acuto.
Le braccia, parte del busto e del volto erano coperti da squame bianchissime.
Le punte sul setto nasale si erano allungate.
I suoi piedi toccarono i frammenti di Akaji.
Un refolo di vento sollevo l’elsa.
Con la coda dell’occhio vide dei compagni in difficoltà.
Lanciò loro un messaggio.
Giù!
Si abbassarono di colpo.
Mika scaricò un fendente nella loro direzione.
Una lama d’aria tagliò in due i loro nemici.
Mika levò il capo al cielo e ruggì.
Mentre l’eco si spegneva, Mika sorrise.
Ora non avrò più difficoltà a proteggere Eìra!
 
Nonostante la situazione, Iriel provava una punta di divertimento.
Quando un veshgres provava ad attaccarlo, scivolava sul ghiaccio.
Iriel sapeva di aver solo giocato.
Ormai, le lune erano al massimo del loro percorso.
Illuminavano perfettamente la Piana.
Sembrava fosse giorno, tanto la loro luce era forte.
Il suo ghiaccio brillava come diamante.
Improvvisamente, qualcosa lo sollevò da terra.
Iriel guardò al di sopra delle sue spalle.
Un Veshgres dotato di ali lo aveva afferrato.
“Ciao.
E tu chi saresti?”
sorrise malignamente.
“la tua morte”
lo lasciò.
Che noia.
Sotto al ragazzo si formò una rapa di ghiaccio.
Iriel toccò terra senza problemi.
Aveva appena appoggiato i piedi al suolo, che qualcosa gli circondò il busto e le braccia.
Sembrava una lingua.
Una goccia di saliva gli gocciolò sul petto.
Lo bruciò come se fosse acido.
Iriel urlò.
La goccia gli scavò un solco lungo la carne nella sua discesa.
Le guance di Iriel erano solcate dalle lacrime.
La lingua che lo imprigionava si mosse, scavando altri solchi sul suo corpo.
Finalmente, vide il padrone della lingua.
Sembrava un misto tra un rospo e un umano, ma la lingua, o quello che era, usciva da un foro al centro del petto.
La saliva che gocciolava a terra corrodeva ogni cosa.
“Allora?
Che farai ora, pupazzetto di neve?”
Iriel provò a materializzare una lama di ghiaccio con cui tagliare la lingua.
La lama cadde a terra tagliata a metà.
“È inutile.
Non puoi nulla contro il mio acido”
Strinse la lingua.
Iriel provò a ricoprirsi di ghiaccio.
Inutile.
La lingua cominciò a incidergli le carni.
Che stai facendo, stupido cucciolo?
Vuoi davvero farti sconfiggere in questo modo?!
“non ce la faccio…
Non riesco a liberarmi…”
Il Veshgres cominciò a ridere.
Sei davvero un cucciolo patetico.
Ti arrendi alla prima difficoltà.
“Ti sbagli!
Se si fosse trattato solo delle braccia, le avrei già sacrificate!”
“Si può sapere con chi stai parlando?”
Sei solo un cucciolo, ti rendi conto di quello che stai dicendo?
“SI!”
Allora dimostralo.
Mostrami che non ho sbagliato a prestarvi il mio aiuto!
Iriel urlò.
Attorno a lui, dal suolo, spuntarono decine di spuntoni di ghiaccio.
Uno di essi trafisse il Veshgres.
Finalmente era libero.
Subito, venne assaltato da una dozzina di Veshgres.
Iriel aveva le braccia inutilizzabili.
Le circondò di lame di ghiaccio.
Combattè con quelle, usandole come mazze quando si rompevano.
A ogni colpo le braccia gli dolevano sempre più.
Infine, circondato dai cadaveri dei nemici, Iriel arrivò al suo limite.
Cadde in ginocchio.
Tutto qui?
Voi umani siete così deboli…
“Taci!
Sarò anche un debole, ma non mi arrenderò mai!”
Usando una forza di cui non conosceva l’esistenza, si risollevò.
Pronto.
 
Il lupo sorrideva, la rossa lingua penzoloni.
Non credi di aver esagerato?
Tu dici?
Sai che i cuccioli sono deboli.
Il lupo guardò Iriel.
Non è un cucciolo.
Si mise in piedi.
È un lupo adulto.
Sollevando il muso alle lune, lanciò un lungo ululato.
 
Non appena l’ululato giunse alle orecchie del ragazzo, qualcosa dentro di lui sembrò spezzarsi.
Il ghiaccio attorno alle sue braccia si frantumò.
Urlando, Iriel si afferrò la testa.
Ghiaccio affilato uscì dal terreno.
Incontrollabile.
Una volta uscito dal terreno si diramò.
Fino a nascondere il corpo del ragazzo.
I Veshgres tentarono invano di romperlo.
“Levatevi”
Si fece avanti un Veshgres che sembrava un’ammasso di muscoli.
Con un pugno, frantumò il ghiccio.
Sbattè le palpebre, stupito.
Dov’è il ragazzo?
Tra i frammenti di ghiaccio, c’era solo un lupo.
Era a terra, sdraiato su un fianco.
Il pelo era bianco e folto.
Le sue dimensioni erano quelle di un cavallo.
Sulle zampe anteriori e sul busto c’erano delle strisce di pelo nero.
Il lupo si mosse.
Lentamente si rialzò.
Sollevò lo sguardo verso l’altro Lupo.
Erano secoli che non incontravo qualcuno come te.
Sei riuscito ad ottenere il potere sul mio regno.
Ma solo ora, poi veramente usare il mio potere.
Fatti valere!
Iriel chinò il capo.
Poi voltò il muso verso i Veshgres.
Puzzate.
Saltò in mezzo a loro.
Sparite.
Tutti i suoi nemici vennero trafitti dal ghiaccio.
Qualcuno gli saltò sulla schiena.
Mika.
Vai, Iriel!
Al galoppo!
Mika.
Si?
Quando questa storia sarà finita, ti ammazzo.
Mika sorrise.
Ok.
Ora però andiamo.
Solo se scendi.
I due amici tornarono nella mischia fianco a fianco.
 
“Fermi!
Non dovete bruciare tutto!”
Non temere Sah.
Sappiamo quello che stiamo facendo.
L’elfo guardò i Re Fiamma per qualche secondo.
Poi annuì.
Sentì un ruggito.
Guardando con la coda dell’occhio vide la trasformazione di Mika.
Incredibile.
Allora le leggende erano vere!
Sollevò lo sguardo verso le lune.
Non vi deluderemo.
“Sah!”
Si girò.
“Shiev!
Che succede?”
“Ci hanno attaccati quattro ufficiali.
Da soli non ce la facciamo”
Sah annuì.
“Fammi strada”
Si voltò verso Errager.
“Vieni con noi”
Insieme, seguirono il sos-ahe.
Vedendo gli ufficiali, Sah attizzò il suo lato selvaggio.
Ruggendo, si gettò addosso ai nemici.
Prima che avessero il tempo di reagire, aveva già squarciato una gola.
Uno degli altri cercò di afferrarlo.
Sah schivò.
Poi gli ringhiò.
Con la coda dell’occhio vide Errager allontanare i feriti.
Bene.
Tornò a concentrarsi sui nemici.
Tre contro uno.
Una goccia di sudore colò lungo il volto dell’elfo.
Sarà dura.
Cominciò lo scontro.
Sah scattava come un elastico.
Si piegava come una canna.
Ma la situazione rimaneva in stallo.
Il combattimento continuava da più di un’ora.
Le lune illuminavano la Piana a giorno.
Ricodò un passo della Ballata.
            Un occhio verde,
                 l’altro di luna,
            luminoso nella notte
                 che in giorno muta.
“È opera tua, vero?”
Grazie per essertene accorto!
Sah ghignò.
Poi attaccò.
Finalmente, un suo colpo andò a segno.
Sul volto del Veshgres si aprirono quattro profondi solchi rossi.
“Bastardo!!”
Qualcosa lo colpì allo stomaco.
Gli mozzò il respiro.
Sah!
L’elfo si voltò.
“Errager!
Che ci fai qui?”
Ho portato i feriti al sicuro.
Permettimi di darti una mano.
“Non preoccuparti.
Posso farcela”
Non dire assurdità!
Non puoi farcela!
Non vedi che le vostre forze si equivalgono?
“Vorrà dire che supererò i miei limiti”
Errager ruggì.
Basta!
Se ti fai uccidere qui, cosa pensi farà Eìra?!
Sah abbassò il capo.
“Da bambino, ho consacrato la mia vita al seguito della Custode o del Guardiano.
Sono pronto a tutto”
Errager fissò i suoi occhi in quelli di Sah.
In essi, vide una forza immensa.
E prese la sua decisione.
La sua criniera si trasformò in un falò.
I suoi occhi emanarono scintille.
Sollevò una zampa e trafisse il petto di Sah.
Lo sguardo dell’elfo si tinse di stupore.
Poi di tristezza.
Infine, abbassò il capo.
Le labbra si mossero senza emettere un suono.
Il sangue colava dalla ferita e dalla bocca di Sah.
Dai suoi occhi scesa una lacrima.
Gli pulì il volto dalla sporcizia dello scontro.
Afferrò la zampa di Errager.
Re Fiamma e elfo si fissarono.
Ti dono la mia scintilla.
Diventa fuoco!
Sah venne circondato dalle fiamme.
La sua criniera divenne di lingue di fuoco.
Gli occhi, tizzoni ardenti.
Sul volto apparve un marchio.
La runa del Fuoco.
 
Quando il Boss lo vide, ringhiò divertito.
Alla fine l’hai fatto davvero, Errager.
Hai davvero trovato qualcuno a cui donare la tua scintilla.
Ripensò al fratello.
Non avrebbe mai immaginato di vedergli compiere la stessa scelta di suo fratello.
 
Sah si sentiva bruciare.
Un bruciore buono.
Sentì la forza prorompente del Fuoco scorrergli bruciante nelle vene.
La ferita nel suo petto guarì.
Lasciando una cicatrice quasi bianca.
L’accarezzò.
Grazie, Errager.
Non ti dimenticherò.
E non sprecherò il tuo dono.
I tre Veshgres attaccarono.
Un colpo solo.
Tre teste caddero a terra.
Sah si guardò le mani.
Pulì il sangue sull’erba.
Un grido lo costrinse a tapparsi le orecchie con un gemito.
Notò che tutti erano nella sua stessa condizione.
Si guardò attorno.
Vide Eìra col volto rivolto alle lune.
La bocca spalancata nel grido.
Un grido di dolore.
Tra le sue braccia, qualcuno ricoperto di sangue.
Sah lo riconobbe.
“No…”

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Capitolo 25
*** ...che porta a un nuovo giorno ***


Eìra ne aveva abbastanza.
Erano ore che quegli idioti le bloccavano il passaggio.
Percepì una presenza sopra di sé.
Lanciò Teeko in aria.
Allungò la mano in avanti, il palmo verso il basso.
Torse il polso, indicando verso l’alto con due dita.
L’ombra trafisse i suoi nemici, liberandole il passaggio.
Notò una zona di buio.
Finalmente!
Sei lì!
Sentì un grido.
Voltandosi, vide Arien in pericolo.
In quel momento, percepì un cambiamento attorno a sé.
Quando ne vide la causa, sorrise.
Il suo sguardo incrociò quello di Lito.
Gli fece un cenno.
L’amico annuì.
Poi corse ad aiutare Arien.
Sorrise di nuovo.
Stanno bene insieme.
Si accorse che la strada verso il Capo era nuovamente sbarrata.
“Eh, no!
Un’altra volta no!”
Spalancò le ali e spiccò un salto.
Subito, venne accerchiata da veshgres volanti.
Uno di loro aveva Teeko nel ventre.
Allungò una mano e richiamò la spada.
“Per favore, mi fareste passare?”
Una freccia le fece il filo alla tempia.
“Eddai!
Ho detto per favore!”
Venne assorbita dalla nube assetata di sangue.
 
Shiev guardò Sah con riconoscenza.
Quando gli aveva chiesto aiuto, era venuto.
Forse possiamo davvero ricominciare…
Guardò la sfera di Veshgres che circondava la Custode.
Spero che stia bene.
“Guarda, guarda…
Un piccolo sos-rake, tutto sooloo…”
Si trasformò all’istante, girandosi.
Si trovò faccia a faccia col volto della Veshgres che aveva toccato il capo.
Rise istericamente.
“Non vedo l’ora di gustarmi la tua forza!
Sarà diverteentee!”
In quel momento, qualcuno cadde dal cielo, schiacciandola.
“Ouch!
Porca puttana che male!”
“Eìra!”
“Eh?
Oh, Shiev.
Come va?”
“Io bene…
Ma tu?”
“Ho solo preso una bella botta, niente di grave”
Smise di sorridere e si guardò attorno.
“Fa attenzione ora.
Abbiamo compagnia”
Si misero schiena contro schiena.
Pronti a combattere.
Sempre più Veshgres cadevano ai loro piedi.
L’odore del loro sangue pungeva il naso della Custode.
Improvvisamente, sentì l’odore di un sangue diverso.
Uccise il Veshgres con cui si stava scontrando.
Si voltò.
Il sangue le gelò nelle vene.
Il petto di Shiev era stato trapassato.
Il sos-ahe sputò sangue.
La guardò.
“Scu-“
Il Veshgres estrasse la lama.
Shiev cadde.
Mentre l’ombra trafiggeva i veshgres, Eìra si lo sorresse.
“Scusa…
Mi sono distratto…”
“Non preoccuparti.
Ti porto al sicuro.
Ti cureranno”
“È inutile.
La mia avventura finisce qui.
Ma prima…
Voglio che tu sappia…
Che io ti-“
eìra gli tappò la bocca.
“No!
Non dirlo!
Io…
Io non sono in grado di provare quel sentimento…
Tu, Sah, Mika, Iriel e Lito siete le persone a cui tengo di più al mondo!
Ti prego!”
Shiev sorrise.
“Allora…
Puoi chiamarmi…
Fratello?”
“SI, Shiev.
Tu sei mio fratello”
Il sos-ahe chiuse gli occhi.
“Graze….
Sorella…”
La vita di Shiev si spense.
Eìra rivolse lo sguardo al cielo e urlò.
Il suo dolore era unito a quello del suo mondo, massacrato dai portatori di tenebra.
Tutti i presenti nella Piana furono costretti a fermarsi.
Coprendosi le orecchie e gemendo.
Quando ebbe finito il fiato, Eìra posò una mano sul petto di Shiev.
Estrasse una sfera luminosa.
La sua anima.
La sollevò verso il cielo.
La piccola luce cominciò il suo viaggio.
Salì sempre di più.
Arrivata vicino alle lune, sembrò esplodere.
Era nata una nuova stella.
Eìra appoggiò il corpo di Shiev a terra con delicatezza.
Si alzò.
Il suo sguardo agganciò quello del Capo.
Per la prima volta da quando era un Veshgres, ebbe un brivido di paura.
Il volto della Custode era dominato dall’ira.
Sembrava di guardare un demone.
Venne avvolta dall’ombra.
Il Capo sollevò la spada appena in tempo.
Teeko e Rao stridettero su di essa.
Veshgres e Custode si guardavano negli occhi.
“Ora morirai.
Morirete tutti.
M anon combatteremo qui.
Non rischierò di ferire i miei compagni”
“E come credi di fare?”
“Così”
Custode e Veshgres svanirono avvolti dall’ombra.
 
April sbuffò.
Questa gita in barca è un fallimento su tutta la linea. Siamo qui da ore e non abbiamo visto nemmeno una dannata balena.
Ripensò alla gita in montagna, la gita nella quale Elda aveva ucciso quel mostro.
“Ah… se solo succedesse qualcosa di interessante…”
“Ehi, April, non ti starai mica annoiando?”
La ragazza gli rivolse un’occhiataccia.
“Dopo la gita è normale che sia tutto una palla”
L’altro impallidì.
“Non… non dirai sul serio?!”
“Eccome! Non so cosa darei per un po’ d’azione!”
Alle sue spalle, l’acqua esplose.
“E vai! Finalmente una balena!”
Si era girata solo per metà.
Sul parapetto si era accucciato qualcuno.
Una ragazza.
Aveva i capelli neri.
La pelle bianca.
Una chiazza di pelliccia sulla schiena.
Arabeschi blu e argento su fronte, spalle e mani.
Due immense ali semiaperte.
Girò lo sguardo su di lei.
Riconobbe gli strani occhi di Elda.
“Elda!”
“No.
Il mio nome è Eìra.”
Un rivolo d’acqua le colò sull’occhio.
Sbattè le palpebre.
Poi guardò la barca.
April.
La barca.
April.
“Che state facendo?”
“Gita in barca a caccia di balene.
Una noia totale.
Ma ora che sei qui, ci divertiremo, vero?”
Lo sguardo di Eìra si fece duro.
“Credi che sia solo un gioco?
Che sia divertente?
Dai un’occhiata a quello, allora”
Indicò l’acqua.
La superficie stava ribollendo.
Con un urlo, il Capo emerse.
Il respiro di April si spezzò.
Una macchia di bagnato apparve sui suoi pantaloncini.
Poi macchiò anche il ponte.
I suoi occhi si riempirono di lacrime.
Il volto divenne più bianco di un lenzuolo.
Eìra le gettò un’ultima, rapida occhiata.
“Mettiti al riparo”
La Custode si lanciò nel cielo, facendo rollare la barca.
Si portò al di sopra del nemico.
“Dove mi hai portato?!”
“Nel mondo in cui sono cresciuta.
Doveva essere un tratto di mare deserto, ma a quanto pare ho sbagliato momento.
Non ti dispiace se togliamo il disturbo, vero?”
“Provaci!”
La Custode scese in picchiata verso il Veshgres.
Colse un rapido movimento sott’acqua.
Parò per un pelo un tentacolo viscido.
Venne scaraventata sott’acqua.
Ne uscì ruggendo.
Sulla barca sembravano tutti statue di sale.
Prigionieri del terrore.
Eìra era combattuta.
Concentrarsi prima sul veshgres, o sul metterli in salvo?
Vide una massa ribollente e nerastra strisciare sullo scafo.
Problema risolto.
Si innalzò nel cielo.
Si fermò davanti al sole e spalancò le ali.
La sua ombra coprì tutta la barca.
Dallo scafo spuntarono arpioni d’ombra.
Il Veshgres ululò di rabbia e dolore.
Era in trappola.
Eìra venne avvolta dall’ombra.
Riapparve accucciata sul Veshgres.
“No!”
Sparirono.
 
Era nuovamente notte.
“Dove ci hai porati adesso?!”
“A casa.
Non hai un senso di vuoto?”
Il Veshgres guardò sotto ai suoi piedi.
“Brutta p-“
“Modera il linguaggio!”
Mollò la presa, lanciandosi all’indietro.
Il Veshgres cadde lungo la cascata.
La Custode chiuse le ali e lo seguì.
Teeko e Rao aprirono numerosi squarci sul suo corpo.
Eìra gli vorticava intorno come una furia.
Mentre gli passava vicino al voltò la sentì sussurrare un nume.
“Shiev”
Ogni colpo era dedicato a un caduto.
“Ora basta!
Mi hai stancato!”
Allungò un braccio.
Afferrò l’ala di Eìra.
La spezzò.
La Custode uluò.
Il dolore era insopportabile.
Qui non posso fare altro.
Eìra si voltò verso il Capo con un sogghigno.
“Ti piace giocare con la sabbia?”
Poco prima di schiantarsi sull’acqua, sparirono.
 
Eìra cadde e rotolò sulla sabbia.
“Scotta!”
Erano nel bel mezzo del Sahara.
A mezzogiorno.
Non potrò resistere a lungo.
Guardò l’avversario.
Centro!
Il suo nemico faticava a muoversi.
Il calore che lo circondava lo stava indebolendo.
Diede una veloce occhiata alle ali.
Non poteva più volare.
Dannazione!
Le richiuse e si preparò all’attacco.
 
Una carovana passava da quelle parti. Uno degli uomini si massaggiò il collo.
Maledizione, quanto fa caldo.
“Dobbiamo fermarci”
“Cosa? Perché?”
“Davanti a noi. Una-“
“Tempesta di sabbia!”
Troppo tardi. Vennero inghiottiti. Scoprirono con immenso stupore che la zona centrale non era tempesta.
Due creature si affrontavano con foga.
Un mostro e una ragazza.
Un demone dall’inferno e un angelo.
La ragazza li vide.
“Allontanatevi!
È pericoloso!”
Non capirono la sua lingua.
Anche il mostro li notò.
Un tentacolo si diresse verso di loro.
“Attenta!”
La ragazza sparì.
Poco dopo, gli uomini della carovana si ritrovarono a fissarla nel centro del Cairo.
Aveva le mani sulle ginocchia e il respiro affannoso.
“Si sta divertendo…”
Le rivolsero una domanda, ma non conosceva la lingua.
Si indicò.
“Eìra. Spada di Luna. Custode Nera”
Indicò verso il deserto.
“Veshgres”
Indicò le sue spade e ripetè il nome del mostro.
Gli uomini annuirono.
Sparì.
Durante il passaggio nel suo mondo, caricò un fendente.
Riapparve.
Il Capo reagì con un secondo di ritardo.
La sua lingua e un paio di tentacoli vennero mozzati.
Ululando, cercò di colpire Eìra.
La Custode s contorse a mezz’aria.
Una fitta di dolore alla schiena la fermò.
Il Veshgrs se ne accorse.
Il suo collo scattò.
Si allungò come una molla.
Morse la spalla della ragazza.
Eìra urlò.
Le sembrava che la spalla fosse stretta in una morse di ferro rovente.
Il Veshgres spalancò gli occhi.
Allora è vero…
I loro sguardi si incrociarono.
In quello del Veshgres c’era vittoria.
Sparirono.
 
Si trovavano sulla cima di un monte.
“Cosa?
Dove siamo?”
Eìra sogghignò.
“Che ti aspettavi, brodaglia sporca?
Non puoi controllare il mio potere”
“Questo è ciò che pensi”
Sembrò concentrarsi.
Spalancò gli occhi.
“Non funziona!
Perché non funziona?!”
“Perché sei un cretino”
Il Veshgres si accorse troppo tardi del movimento.
Teeko e Rao gli trafissero la gola.
Fissò gli occhi freddi della Custode.
“È finita”
“No.
Non ancora.
Rialzati, idiota!
Ti offrirò parte della mia forza!”
Eìra raggelò.
Lasciò la presa sulle spade.
Incespicò e cadde.
Cos’è?
Cos’è quella voce?!
Davanti al suo sguardo terrorizzato, il potere del Veshgres aumentò.
Era paralizzata dal terrore.
Ridendo, il mostro si lanciò contro di lei.
Si coprì gli occhi e girò il capo.
Vi prego!
Qualcuno mi aiuti!
L’urlo di dolore del mostro le fece riaprire gli occhi.
Il respiro le uscì di botto per la sorpresa.
Davanti a lei, c’era un Guardiano.
Pareva immateriale e fatto di luce.
Ma il sangue del mostro colava lungo la sua lama.
gli aveva cavato un occhio.
Qualcuno colpì Eìra sulla nuca.
Yokyo.
La guardava freddamente.
Dietro di lei, a uno a uno, arrivarono tutti i suoi predecessori.
“Cos-“
ci hai chiamati tu.
Attaccarono.
Da solo, il mostro teneva loro testa.
Teeko e Rao erano ancora nella sua gola.
Nel cuore della Custode scese la pace.
Come sono stupida.
Spalancò le ali al massimo consentitole dalle ferite.
Si lanciò sul nemico.
Le mani si chiusero sulle else.
Con un urlo, lo decapitò.
Si accasciò a terra.
Esausta.
Okoy le mise una mano sulla spalla.
Torniamo alla Piana.
Penseremo noi agli ultimi nemici.
Eìra annuì.
Raccolse la testa del veshgres.
Sparirono.
 
La notte era passata.
Le due armate erano esauste.
Improvvisamente, qualcuno indicò il cielo.
“Eìra!”
Tutti si bloccarono.
Lo sguardo verso il cielo.
Il primo raggio di sole del nuovo giorno illuminò la Custode.
Attorno a lui apparvero le figure luminose dei Guardiani e della precedente Custode.
Eìra sollevò la testa del Veshgres.
I Guardiani e la Custode si tuffarono sul campo di battaglia.
Divennero scie di luce.
Eìra lasciò cadere la testa.
Quando toccò terra, le scie di luce erano sparite.
E i Veshgres sterminati.
Sah si gettò verso la Custode, seguito da Mika, Iriel e Lito.
Afferrò al volo la ragazza, che stava cadendo, esausta e priva di sensi.
“Ehi, Eìra…”
Le palpebre tremolarono.
Aprì gli occhi.
Sorrise.
“Abbiamo vinto”
La Piana risuonò della loro gioia.
 
“Congratulazioni!”
“Custode, dopo festeggerà con noi, vero?”
Eìra si aggirava tra i suoi compagni, visitando i feriti e i morti.
Incontrò i tre Spiriti.
Noi torneremo alle nostre case, ma ci vedrete ancora.
“Vi ringrazio”
Quella sera, durante la festa, vennero pianti i morti.
Il mattino successivo, dopo un ultimo sguardo alla Piana, ognuno tornò al proprio paese.

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Capitolo 26
*** Missione ***


“Eccoli! Sono tornati!”
Gli abitanti di Carstal ed Eyos corsero incontro ai concittadini di ritorno dalla battaglia. Gli Anziani e il Saggio si fecero largo tra la folla.
“Allora?”
“È finita”
Tutti esultarono. Poi, iniziarono subito i preparativi della festa. La Custode e i suoi compagni si ritirarono nella capanna dell’elfo.
“Cosa volevi dirci?”
“Non è ancora finita”
Gelarono. Iriel cadde seduto. I loro sguardi erano smarrivi e spaventati.
“Che cosa vorresti dire?”
Eìra aveva il capo chino, le mani strette tra lroo talmente forte da far sbiancare le nocche.
“Mentre combattevamo, gli ho trafitto la gola con Teeko e Rao. Credevo di aver vinto, però…”
Iniziò a tremare.
“Ho sentito quella voce. La voce della disperazione, della morte, del dolore. Ha offerto la sua forza la Veshgres. Il suo potere è aumentato. Ho evocato i miei predecessori, e ha tenuto testa a tutti noi insieme”
Sollevò il volto. Era pallido, e sulla tempia scendeva lentamente una goccia di sudore freddo. I suoi occhi erano cupi e freddi, ma determinati.
“Il vero nemico è quella voce. Quello, sarà l’avversario del mio successore. Io non sono pronta per affrontarlo”
Rimasero in silenzio, poi la Custode sorrise.
“Dovevo dirvelo, ma non dovete preoccuparvi: non ci saranno altre battaglie sul nostro cammino”
Uscirono. Lito si fermò dopo pochi passi, il volto triste e girato verso qualcosa. Eìra lo spinse.
“Va da lei. Ha bisogno di te”
Il sos-ahe la ringraziò con lo sguardo. La ragazza ricambiò sorridendo. Mentre si allontanavano, Lito abbracciò stretta Arien. Poi, i due si baciarono. Qualcuno tirò la mano della Custode. Era una bambina.
“Signora, posso aiutarti a prepararti?”
“per cosa?”
“Stasera c’è la festa”
Eìra sorrise.
“Si, grazie”
 
Scese la sera. Èìra raggiunse la radura nella quale si svolgeva la festa assieme alla bambina. Si frmò al limitare, ancora nell’ombra. Qualcuno le mise una mano sulla spalla. Sah. Dietro di lui, c’erano Mika, Iriel e Lito.
“Andiamo”
Tutte le teste si voltarono.
Iriel aveva il volto circondato dall’immagine evanescente della sua forma di lupo. Sulle braccia e sul petto erano rimaste delle grinzose cicatrici nere. Sulle spalle era drappeggiato da un mantello azzurro, sorretto da una spilla a forma di testa di lupo. I pantaloni erano bianchi e larghi, stretti in vita da una fascia cerulea. Lito aveva modificato la veste tradizionale della sua gente, aprendola ulteriormente sul davanti, per mostrare lo smeraldo e il marchio sul petto. Le braccia di luce lasciavano dietro di loro delle scintille. Incrociò lo sguardo di Arien, e i due si sorrisero. Sah era letteralmente avvolto dalle fiamme, ma le teneva a bada, in modo da non ferire nessuno.
Camminava al fianco di Eìra, con lo sguardo pieno di gioia. Mika aveva deciso di non abbandonare la sua amata felpa, alla quale aveva però rimosso le maniche. Il suo aspetto era quello di un mezzo drago. Eìra aveva le ali richiuse sulla schiena, e il petto coperto dalla solita fascia. Si era presentata nel suo vero aspetto. Appena li videro, i presenti scoppiarono in un crosciante applauso e in alte grida di gioia.  In molti si avvicinarono per stringere loro la mano, o anche solo per salutarli. Qualcuno si fece largo a spintoni.
“Iriel! Iriel!”
Il ragazzo si illuminò, e corse ad abbracciare la ragazza che lo aveva chiamato.
“Mentre non c’eravate, è avvenuta la Cerimonia del Nome”
“No! Speravo di assistere! Ci tenevo!”
“Mi hanno dato un nome”
Gli occhi di Iriel luccicarono.
“Quale?”
“Katiana”
“Suona bene!”
Eìra allungo il collo verso i due.
“Significa ‘amore di stelle’”
I due avvamparono, poi si unirono ala sua risata. Vedendo l’avvicinarsi di Mika, suggerì loro di allontanarsi.
“Ehi, sorellina, che conquiste quei due, eh?”
Lo prese per un orecchio e lo trascinò lontano, sorda alle sue proteste.
 
La festa finì. I cinque amici si trovarono sulla rupe della Stele. Osservarono a lungo e in silenzio il mondo per il quale avevano lottato. Poi, tutti insieme, iniziarono a cantare.
Nella notte come sangue,
                 nelle fiamme voraci,
            …
Quattro voci si spensero, ed Eìra cantò da sola l’ultima strofa della sua storia.
            Luce di luna
                 La battaglia illuminò.
            L’unione del mondo
                 Contro l’oscurità.
            Tre dei quattro
                 A proteggere la luce,
            quattro dei cinque
                 a lottare.
            E lei,
                 lei a vincere.
            Chiamò coloro le cui
                 Orme segue.
            Insieme, le forti
                 luci vinsero.
            Sorse il sole,
                 sorse una nuova Era.
            I cinque si misero alla sua guida,
                 fuori dal regno dei ladri.
            Il Figlio del Fuoco,
                 di nascita e Dono,
            l’Erede,
                 Erede dell’Acqua,
            Erede del Lupo,
                 Figlio della terra,
            scelto dal padre.
                Limpido e coraggioso,
pronto a tutto è un fratello.
     La Custode,
Speranza che porta Vittoria.
Il canto si spense pian piano nella foresta, poi Eìra si rivolse agli amici.
“Torniamo a casa”
L’ombra li avvolse e i ragazzi sparirono.
 
Le urla furiose scuotevano le gallerie e la sala. Un globo galleggiante e pulsante di tenebra vorticava l centro di quest’ultima. Era da lì che provenivano le urla.
“Come?! Come ha fatto a vincere?! Era sola, e gli ho anche prestato i miei poteri! Come! Come ha fatto! Quale sporco trucco ha utilizzato!!”
“Nessun trucco”
Ogni movimento del cuore si bloccò. Solo l’aria si muoveva. Poi, ci fu un’esplosione. l’ira di poco prima impallidiva in confronto a quella attuale.
“Tu! Come osi mostrarti a me! Come osi interferire! Sei stato tu, vero? Vattene da qui, e non osare mostrarti una seconda volta!”
“Che maleducato! Sono solo venuto a vedere come stavi”
“Menzogne!”
“Non sto mentendo. Perché doveri?”
“Come hai fatto a venire qui? Questo luogo ti è precluso!”
“Hai ragione, non posso venire qui personalmente, ma ho ricevuto un aiuto”
“Chi? Chi è il traditore? Dimmelo, e lo distruggerò!”
“Non c’è alcun traditore”
“Allora chi-“
“Aria. Ho preso in prestito la sua essenza”
Ci fu un attimo di silenzio. Poi la voce della tenebra scoppiò in una risata isterica.
“Non è importante. Dopotutto, la tua cara Custode mi ha solo fatto un piacere, uccidendo tutti quei luridi leccapiedi: ora, tutte le forze che hanno raccolto sono mie. Manca poco, e potrò regnare!”
“Non te lo permetterò”
“Cosa?”
“Se questo è il tuo obbiettivo, sappi allora che non avrai un lungo dominio. Sonoio a decidere quale delle forze del nostro mondo debba servire il Guardiano o la Custode. Quando allungherai i tuoi artigli, agirò di conseguenza”
“Sparisci dal mio regno!”
La voce rimase sola.
“Aspetta e vedrai, Luce. Non riuscirai a mettermi i bastoni fra le ruote ancora a lungo!”
 

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Capitolo 27
*** La luce ***


Passarono gli anni. Venne l’ora di Lito, Iriel, Sah, e Mika di spegnersi. Poi, toccò a me. Dopo la mia morte, salì al trono un pazzo. Dichiarò l’Imperatore figlio di Dio, e proibì i nostri miti. Passarono i secoli. Guardiani e Custodi erano stati quasi del tutto dimenticati. I sovrani umani erano considerati dei. Elfi e sos-rake erano loro schiavi. E io mi diperavo: ogni volta che sceglievo un successore, moriva prima di nascere. Erano passati ormai mille anni dalla mia morte. Sal Tempio, assistevo col cuore in gola a un parto. Avevo scelto quel bambino, ma temevo per la sua vita.
Non preoccuparti.
Chi sei?
Un’amico. Lascia fare a me, salverò il bambino.
Ho capito. E ti ho riconosciuto. Sei lui, vero?
Rise.
Non temere, non lo abbandonerò mai.
Il bambino nacque, subito, venne avvolto dalla luce e sparì.

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