Stand by Me

di hikarigaoka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un mese. ***
Capitolo 2: *** Patto. ***
Capitolo 3: *** Amici ***
Capitolo 4: *** Appuntamento ***
Capitolo 5: *** Volersi bene. ***
Capitolo 6: *** Tu e la pioggia ***
Capitolo 7: *** Fidarsi ***
Capitolo 8: *** Renderti felice. ***
Capitolo 9: *** Stammi vicino. ***



Capitolo 1
*** Un mese. ***


Stand by Me | Wakatoshi Ushijima


Un mese.

Cominciamo dalle presentazioni.
Niente mezze misure, presentiamo Atsuko Sakai, che in questo momento sta correndo a perdifiato per i corridoi della Shiratorizawa.
Atsuko ha 18 anni, il suo cognome "Sakai", rimanda al sake e i suoi amici pensano sia molto azzeccato, del resto sembra sempre alticcia. 
E' minuta, ma in compenso corre come una lepre, i suoi capelli sono corti, disordinati e castani, come i suoi grandi occhi tondi sotto ai quali si poggia qualche lentiggine.
Si lamenta sempre di essere piatta come una tavola da surf e qualche studente nei corridoi si diverte anche a dirglielo in faccia, ma Atsuko ha imparato semplicemente a tirare fuori la lingua e invitarli a infilarsi la loro testa privilegiata in buco. Di scarico, mica di altro.
Nel complesso, pur non rispettando proprio i canoni della femminilità, si può considerare caruccia.
Dato che però, per certi ragazzi un "caruccia" non basta, ha deciso di puntare tutto sul carattere.
Con chi le va a genio, Atsuko probabilmente smetterebbe di parlare tra un centinaio di anni.
Ha sempre la battuta pronta, anche in situazioni scomode, giusto per "sdrammatizzare", e riuscirebbe ad avere una conversazione accesa anche con un palo della luce.
Fa parte del club di giornalismo della scuola, dove puó mettere in pratica le sue innate abilità nella scrittura...circa.
È in ritardo, come al solito.
Dopo una prova di velocitá veramente invidiabile, Atsuko varca la soglia dell'aula prescelta, sbattendo violentemente la porta.
La stanza piomba nel silenzio, e la ragazza si sente una serie di sguardi gelidi gravare su di lei.

"Sakai, sei in ritardo" sibila Hayato, il presidente del club di giornalismo, aggiustando dei fogli tra le mani.

"Ahah! È divertente come ogni volta me lo ricordiate, ragazzi! L'ho capito già dalla prima volta" sospira con una risatina Atsuko, chiudendosi la porta alle spalle.

Purtroppo per lei, nessuno ride.
Non è una novitá.
Schiarendosi nervosamente la gola, si mette a sedere al suo posto prima vuoto.

"Dicevamo" dice il capogruppo, sistemandosi "abbiamo bisogno di qualcosa di decente per l'articolo sportivo del mese"

Al club di giornalismo si occupavano per l'appunto del giornale della loro scuola.
A proposito, Atsuko frequenta la Shiratorizawa, il liceo piú prestigioso di Miyagi, e anche piú costoso a quanto pare.
Suo padre aveva fortemente insistito per farle frequentare la sua stessa scuola, e alla fine era stata costretta a cedere.
Sapeva che una scuola di ricconi non avrebbe fatto al caso suo, ma ormai era un po' tardi per tirarsi indietro.

"Che ne dite di un altro articolo su Tendō?" propone Ame, un ragazzo sempre annoiato del secondo anno.

"Assolutamente no" esclama allarmato Jyou, un ragazzo nevrotico del terzo anno "il Guess Monster è ingestibile! Quando ho fatto quell'articolo su di lui non ha smesso un secondo di blaterare, stavo per dirgli di farsi l'articolo da solo!"

Atsuko se la ride da sotto i baffi per come Jyou sembrava traumatizzato.
Lei non aveva avuto modo di scrivere molto.
Diciamo che il club non le lasciava tante libertá, se non un articolo sull'aumento dei prezzi dei panini al salame del bar, oppure su quanto fosse "alla moda" ormai tenere la giacca dell'uniforme aperta.
Tutto molto emozionante, insomma.

"Ok, niente articolo su Tendō nell'immediato futuro..." ricapitola il presidente del club "allora Ushijima?"

Improvvisamente, come se il ragazzo avesse appena pronunciato un incantesimo miracoloso, 4 ragazze si alzano dai morti e si rizzano sull'attenti.

"Okay..." prosegue lui, perplesso "Ushijima è sempre una scelta sicura, e ultimamente non abbiamo parlato di lui nelle pagine sportive, quindi penso possa andare.
Peró che cosa possiamo fare? Interviste non ne fa neanche a pagarlo i miliardi, e nell'ultimo mese non ci sono state partite importanti.
Tuttavia, questo mese ci sono gli allenamenti per le selezioni ai nazionali, si potrebbe parlare di quello"

Molti annuiscono, comprese le ragazze che prendono appunti, ricevendo un'alzata di sopracciglio da Atsuko che non capiva cosa ci fosse da scrivere.

"Io propongo" afferma Hoshie, una graziosa ragazza che sembrava finita lì per sbaglio "di fare qualcosa di diverso. Che dite di, «un mese con l'aquila della Shiratorizawa»? Qualcuna, ehm volevo dire, qualcuno di noi potrebbe trascorrere un mese con Ushijima e parlare di lui piú che come asso, come persona!"

Atsuko aggrotta le sopracciglia non appena vede tutte e 4 le ragazze annuire violentemente alle proposte della compagna.
Non avevano mai dimostrato il minimo interesse per le attività di giornalismo, partecipavano probabilmente solo per non fare la brutta figura di non essere in nessun club, e improvvisamente si dimostravano cosí piene di voglia di fare.
Il perchè era ovvio.

"Va bene, potrebbe essere interessante..." riflette Hayato "allora, chi tra di noi potrebbe farlo?"

Quattro mani, anzi, cinque, visto che una ha avuto anche l'ardore di alzarle entrambe, si levano in aria come se ne dipendesse la loro vita.
Atsuko non ci vuole credere.

"Mh..." mormora Hayato "vediamo...Atsuko forse?" 

Le cinque mani sbattono prepotentemente contro il tavolo, e Atsuko salta per aria sia per il rumore brusco sia per la sorpresa nell'essere stata chiamata.

"Ma, ma come io?" balbetta, sotto i fuochi degli sguardi delle compagne che tra qualche minuto avrebbero scatenato una guerra.

"Perchè sei l'unica che non muore dietro a quella sottospecie di Adone greco, e questo articolo ci serve!" esclama Hayato, esasperato.

"Sei solo geloso, Hayato-san!" lo addita Hoshie, furiosa, appoggiata dalle compagne.

"Non sono geloso!" in effetti, Hayato non era un gran successo tra le ragazze "è che dubito che Ushijima voglia una ragazza che faccia la cascamorta con lui per un intero mese. Sakai-san, lo vuoi fare o no?"

Per Atsuko era un'occasione imperdibile per far rodere l'animo a quelle quattro, di conseguenza un sorriso sornione si fa strada sul suo volto.

"Beh, perchè no?" afferma con nonchalance, guardandosi le unghie distrattamente "del resto non nutro particolare interesse per i super fusti della pallavolo"

È difficile non ridere, quando senti quattro presenze corrodere dentro dall'invidia tra grugniti e ringhi.

"Bene!" esclama Hayato, soddisfatto "allora comincia ora, che non manca tanto alla selezione per i nazionali. Alla pausa pranzo di domani vai a parlare con lui e vedi se è d'accordo"

Ad Atsuko l'idea di seguire Ushijima per un mese non dispiaceva troppo, non per il suo grado di apprezzamento nella scuola o per la sua indiscutibile bellezza, tanto perché finalmente aveva modo di provare la sua bravura nella scrittura e di fare una conoscenza nuova.
A scuola Sakai passava piuttosto inosservata.
Non era cosí bella da destare l'attenzione di tutti i compagni, e non aveva ruoli importanti.
In classe i suoi voti erano medi e non aveva mai fatto nulla di rimembrabile.
Peró, la sua personalità estroversa ed energica le faceva guadagnare spesso qualche sguardo stranito.
Generalmente, non dava un'ottima impressione e non sembrava aver legato con nessuno in particolare a scuola, se non con la sua migliore amica Yukari.
Conoscere qualcuno di diverso le avrebbe fatto bene.
Pur non essendo particolarmente apprezzata nell'istituto, Atsuko non detestava chi stava ai piani alti.
Non provava simpatia per chi lo palesava, ma era sicura che se Ushijima era tanto richiesto non era di certo né una colpa e né qualcosa voluto da lui.
Tuttavia non capiva tutta questa idolatria nei suoi confronti, come se fosse l'ultimo uomo rimasto sulla Terra.
Al termine dell'ora dedicata al club, Atsuko raccatta le sue cose e se ne va sotto gli sguardi gelidi delle altre ragazze, ai quali risponde con finta indifferenza.
Finta perchè sotto sotto si stava sbellicando.

Il giorno successivo, Atsuko si trova nella mensa della Shiratorizawa.
È costretta a dare buca a Yukari per parlare con il super fusto della pallavolo, seduto a un tavolo da solo perché quel giorno aveva deciso di precedere i compagni.
Ammette di essere un po' nervosa.
Non aveva mai avuto problemi a parlare con gli altri, anche a chi lei non andava a genio, ma lui la metteva particolarmente in soggezione.
Alto, possente, le spalle larghe e lo sguardo penetrante e severo.
Non è facile approcciare uno cosí.
Tuttavia, Atsuko si scrolla le spalle e il suo carattere estroverso prevale di nuovo.
Si avvicina al tavolo vuoto e, senza dire niente, si siede davanti al capitano, che in quel momento aveva lo sguardo chino sul suo vassoio.
Lui non fa una piega, non la guarda, non dice nulla.
La ragazza si schiarisce la voce per far notare la sua presenza, e finalmente gli occhi olivastri dell'asso incontrano i suoi.

"Hey!" lo saluta tranquillamente.

"Chi saresti?" le domanda Ushijima.

La sua voce baritonale non la spaventa.

"Atsuko Sakai, molto piacere" risponde subito la ragazza, allungandogli una mano in segno di stretta.

Invece che stringergliela, il ragazzo aggrotta le sopracciglia nella confusione.

"Non ti conosco"

"No, è per questo che ti sto porgendo la mano"

Ushijima sembra confuso, e questa cosa non gli piace.
Non poteva semplicemente dirgli che cosa voleva da lui?

"Hai bisogno di qualcosa?" le domanda in risposta.

Atsuko sospira e abbassa la mano, aveva già capito il tipo.
Molti muscoli, ma zero capacitá sociale.

"Okay, saró breve. 
Faccio parte del giornalino scolastico, e per la sezione sport di questo mese avevamo pensato a te"

Lui non dice niente, la lascia proseguire.

"Come articolo avevamo pensato di vedere come sarebbe stata la vita dell'aquila della Shiratorizawa per un mese. E l'infausto compito di seguirti sarebbe capitato a me"

"No"

"Eh! Sei schietto noto" risponde lei, con un sorrisetto.

"Non ci tengo a farmi seguire per un mese" risponde lui, la voce sempre dello stesso tono grave.

"Vai tranquillo, si parla solo di un paio d'ore ogni tanto. Scriveró tutto qui" Atsuko agita un taccuino "e non strisceró certo in casa tua mentre dormi o mentre vai al bagno"

Il solco tra le sopracciglia di Ushijima si accentua sempre di piú, è il suo modo di comunicare a quanto pare.

"Tranquillo, non sono né una scalatrice sociale né tantomeno sono estremamente attratta da te.
Non sono qui per leccarti il culo, insomma"

"Non credo una ragazza dovrebbe parlare cosí" è l'unica cosa che Wakatoshi dice.

"AH?!" esclama Atsuko, sgranando gli occhi "mh bene bene, questa me la segno per l'articolo.
Wakatoshi Ushijima è un sessista" scribacchia sul suo taccuino.

"Cancellalo"

"Se accetti"

"No"

"E allora, domani ti convinceró a farmi scrivere questo articolo"

Atsuko, capendo che per quel giorno sarebbe bastato, si alza sorridente dal tavolo dell'asso che da parte sua sembrava abbastanza sconvolto da quanto appena successo.
Gli sventola il taccuino davanti, e poi la sua mano in segno di congedo.

"Ci vediamo domani, asso"

Atsuko si allontana con un sorriso.
Wakatoshi Ushijima era parecchio intrigante.


Spazio autrice:
Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui su EFP.
Che dire, ho un debole per la Shiraorizawa a quanto pare.
Questa vuole essere solo una storiella carina su Ushijima, una fanfiction leggera e un poco meno pretenziosa di Bloom Later, la mia fanfiction su Satori (non che quella fosse pretenziosa AHAHAH).
Mi sono posta come sfida quella di scrivere su Wakatoshi, personaggio che per quanto sembri semplice in realtà è piuttosto complicato da scrivere, soprattutto se messo in relazione a una ragazza come la protagonista!
A proposito, Atsuko è ispirata per aspetto e per carattere a Makoto Konno, la protagonista del film di Hosoda "La Ragazza Che Saltava Nel Tempo", che consiglio a tutti!
Spero possa piacervi e magari strapparvi anche un sorriso, i prossimi due capitoli verranno pubblicati a breve in quanto già scritti e pubblicati sul mio Wattpad "Hikarigaouka".
Su Wattpad oltre a questa storiella e Bloom Later, ho pubblicato anche una one shot Bokuaka e una raccolta di shots Haikyuu x reader, se siete interessati.
Alla prossima :)
Hikarigaoka

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Capitolo 2
*** Patto. ***


Patto.


Atsuko aveva tutta l'intenzione di provarci di nuovo con Ushijima.
Non poteva perdere né la già poca fiducia dei suoi compagni di club nei suoi confronti, né l'opportunità di scrivere qualcosa di decente.
Decide di attenderlo all'uscita da scuola, 
giusto per coglierlo nel sacco.
È uno puntuale, si capisce, se non uno che piuttosto fa le cose in anticipo.
È da solo, ben vestito nell'uniforme bianca e viola della Shiratorizawa, e si dirige a passo deciso verso i dormitori maschili.
Atsuko lo raggiunge a passo spedito e gli si affianca, ma lui fa finta di niente.

"Allora, Ushijima-san, hai rivalutato la mia offerta?" gli domanda.

"Direi di no" risponde lui, secco.

La ragazza sospira e intreccia le mani dietro la nuca.

"Sei proprio un ragazzo difficile, sai? Una ragazza ti chiede di trascorrere del tempo e rifiuti cosí?"

In un certo senso si diverte a punzecchiarlo, non capisce mai cosa sta pensando ed è di gran intrattenimento cercare di capirlo.

"Ora devo andare ad allenamento" svia il discorso il capitano, sempre senza guardarla negli occhi e tirando piú dritto possibile.

"AH! Wakatoshi-kun, ti perdo di vista un attimo e sei giá a flirtare in giro, non ti si puó proprio lasciare solo un istante"

Atsuko alza un sopracciglio alla figura allampanata che si era affiancata a Ushijima, che in quel momento sembrava volesse puntare i piedi a terra e sparire nel sottosuolo senza lasciare tracce.
Era inconfondibile, slanciato da sembrare anche piú alto dell'asso, occhi grandi contornati da occhiaie, e soprattutto capelli rosso fuoco sparati in aria.

"Non sto flirtando, Tendō" ribatte Ushijima con la sua voce cavernosa.

Il ragazzo allunga una mano ad Atsuko per presentarsi, e lei subito ricambia con una forte stretta alle sue dita lunghe e sottili.

"Atsuko Sakai, molto piacere. Il tuo amico qui è cosí severo che non mi concede di scrivere un articolo per lui" risponde la ragazza, sospirando teatralmente.

"E di che articolo si tratterebbe?" chiede il centrale.

"«Un mese con l'aquila della Shiratorizawa» Dovrei solamente trascorrere qualche oretta alla settimana con lui e inventarmi qualche cavolata sulla sua vita quotidiana. Ma il signorino non mi concede neanche un minuto del suo tempo"

"Ah?! Wakatoshi-kun! Una ragazza carina ti chiede di passare del tempo con te per un articolo e tu rifiuti cosí? Che ragazzo insensibile" scuote la testa il rosso, lasciando una pacca sulla spalla a Ushijima che sembrava sul punto di scoppiare.

"Visto! Lui mi piace come ragiona!" esclama Atsuko indicando Tendō, che d'altra parte sorride sornione all'amico.

L'improbabile trio si lascia andare talmente tanto in conversazioni, o almeno Tendō e Atsukō, che finiscono per sedersi su una panchina all'ombra di un albero.
Wakatoshi era rimasto in piedi nella speranza che se ne sarebbero andati in fretta, ma alla fine aveva deciso di sedersi e aspettare che quei due finissero di blaterale per non sembrare irrispettoso.
Apre il cellulare e comincia a leggere distrattamente qualche notizia della home di Google, non tralasciando neanche gli avvisi pubblicitari su come perdere 20 kg in una settimana.
Ushijima viene ridestato nel momento in cui riceve una gomitata in pieno fianco dal migliore amico.

"Allora, Wakatoshi-kun, la fai o no questa cosa? Dai, non puoi dire di no ad Atsuko-chan!" esclama il rosso, e accanto a lui si affianca il viso supplichevole della ragazza in questione.

L'asso piega le sopracciglia in maniera quasi comica ed esagerata dalla confusione.
Atsuko-chan? Da dove veniva tutta quella confidenza, si conoscevano solo da mezz'ora.
Ogni tanto, Ushijima era sicuro di non capire le persone, e Satori e Atsuko erano tra gli enigmi piú grandi.
Ora che li guardava bene, sembravano proprio due facce della stessa medaglia.
Sprizzavano energia da ogni poro corporeo, sempre con un qualche tipo di sorriso sul volto e non si capiva proprio che cosa gli passasse per la testa.
Wakatoshi sospira esasperato e si chiede come si era cacciato in una situazione del genere.
All'improvviso, un'altra gomitata nel fianco addirittura meglio assestata della prima.

"Oi, Wakatoshi! Guarda chi c'è!" esclama Tendō, facendo un cenno con la testa verso qualcuno.

Atsuko segue lo sguardo di Tendō e Ushijima, e i suoi occhi si posano su...una ragazza?
Dagli sguardi dei ragazzi, cerca di capire che cosa sta succedendo.
Un sorriso piú malizioso del solito si fa strada sul viso di Satori, mentre il capitano sembra imperturbabile come al solito.

"Lo vedi, Atsuko? Questo è lo sguardo dell'amore!" sospira il centrale, mostrando con una mano il viso dell'amico.

La ragazza alza un sopracciglio.

"A me, a dire il vero, sembra sempre uguale" commenta.

Poi, le attenzioni di Atsuko ritornano sulla studentessa che al momento era oggetto di ben tre paia di occhi.
E non solo.
Molti altri ragazzi sembravano addoccchiarla al suo passaggio, e le loro pupille erano esageratamente dilatate.
Yasuko Hayakawa.
Occhi azzurri, capelli lunghi, biondo cenere e leggermente mossi che ad ogni suo passo sembravano fluttuare privi di peso.
Fisico perfetto, e soprattutto aveva ció di cui Atsuko peccava di piú.
La grazia.
Era una ragazza del terzo anno, faceva parte del club di badminton e lo sapeva mezzo mondo che era una delle ragazze piú dolci in circolazione, nonché una delle piú carine.
Atsuko fa un recap mentale.

Dolce?
Carina?
Aggraziata?
Dotata di tette?
No, non sono io, pazienza.


I tre la vedono passare davanti ai loro occhi, a passo leggero e silenzioso mentre stringe qualche libro al petto.
Poi, la ragazza volta lo sguardo verso di loro, in particolare verso l'asso, che coraggiosamente non distoglie lo sguardo come avrebbe fatto chiunque altro.

"Ciao, Waka-chan!" cinguetta Hayakawa.

"Ciao, Yasuko" risponde Ushijima.

"Allora, com'è andato il compito di matematica? Le ripetizioni sono state d'aiuto?"

"Penso proprio di sí, grazie ancora" 

"Di niente, la prossima volta è venerdí. E io non mancheró alla partita di sabato!" 

"Mi fa piacere, ci vediamo" 

"Alla prossima, Waka-chan!"

Atsuko resta con gli occhi sgranati a riprocessare quanto successo.
Satori non riesce a smettere di ridere come un cretino.
Wakatoshi non capisce che cosa hanno tanto da guardare.

"Che c'è?" domanda cupo.

"Allora. Ho tante cose da questionare" comincia Atsuko "prima tra tutte, ti lasci chiamare Waka-chan senza imbruttirla con il tuo sguardo omicida.
Seconda: ti dà ripetizioni di matematica?
Il capitano si vede settimanalmente con una ragazza? Questa me la segno.
Terzo, lei va alle tue partite? Carina. E quarto..."

"Il tuo sguardo" interrompe Satori.

"Stavo per dire che in realtá non avevo in mente altro, ma va avanti"

"Che ha il mio sguardo?" domanda Wakatoshi, con ironica inespressività.

"Guarda che l'ho visto che hai indugiato un attimo, eh. Per un millisecondo hai abbassato gli occhi.
Peró si sa giá che sei cotto di Hayakawa"

Wakatoshi serra le labbra, seccato.
Non gli piaceva che Satori raccontasse i fatti suoi in giro, soprattutto a una ragazza che aveva appena conosciuto, ma sapeva come era fatto il suo migliore amico e spesso non sapeva stare zitto.

"COOOSA? Ma allora davvero hai una cotta, non ci credo! Proprio la stoica aquila della Shiratorizawa!" esclama Atsuko, incredibilmente stupita.

"Tendō..." mugugna Ushijima, quasi come una minaccia, mentre l'amico se la ride sotto i baffi.

Ushijima non era innamorato perso. 
Non pensava a lei tutte la notti prima di addormentarsi e non le scriveva segretamente delle storie d'amore, peró sotto sotto qualcosa la provava.
Ci era voluto diverso tempo e tanto aiuto da parte di Satori per farglielo capire, ma non ci aveva fatto molto al riguardo.
Semplicemente si godeva i momenti da solo con lei a ripetizioni e le chiedeva di assistere alle partite, tutto quí.
Nonostante l'insistenza del suo migliore amico, ancora non le aveva chiesto di uscire.
Gli sarebbe piaciuto, ma poi si perdeva nei suoi allenamenti e impegni pallavolistici e lasciava sempre perdere.
Non aveva mai avuto una cotta, e non pensava che sarebbe mai stato in grado di averne una, eppure eccolo qui.
E purtroppo era anche costretto a parlarne con chi non conosceva per bene, ma quella ragazza si comportava come se fosse sua conoscente da una vita sin dal primo momento in cui si sono incontrati.
D'altra parte, da quando Satori ha sventolato ai quattro venti il fatto che Ushijima provasse qualcosa per Hayakawa, Atsuko sembrava stesse rimuginando.
Non gli piaceva, quella ragazza era a momenti piú difficile da capire di Tendō.
Giá una persona è difficile da gestire, figurarsi due. 
Improvvisamente, la ragazza batte un pugno sul palmo della mano e sorride soddisfatta, come se una lampadina si fosse accesa sulla sua testa.
Non un buon segno.

"Ho un'idea" annuncia, esaltata "io ti aiuteró a metterti con Hayakawa se tu mi permetterai di scrivere l'articolo"

"Ah, proposta interessante" commenta Satori "ti servirebbe proprio un consiglio sulle femmine da parte di altre femmine"

Ushijima rimane fermo come un palo.
Effettivamente, non aveva mai fatto progressi o passi avanti particolari con Hayakawa, e non sapeva neanche a chi rivolgersi.
Tendō dispensava qualche consiglio, ma non era uno di gran successo con le ragazze, mentre con gli altri membri della squadra non sarebbe stato in grado di aprirsi.
Non conosceva ragazze, a parte ovviamente Hayakawa, e le uniche con cui aveva contatti erano quelle che gli andavano a donare cioccolatini e lettere d'amore nella speranza che anche lui si innamorasse miracolosamente di loro.
Un parere femminile forse gli sarebbe stato d'aiuto.
E accettare una proposta del genere in cambio di qualche ora di domande a settimana, gli sembrava logico.
Tutto per Wakatoshi doveva seguire una certa logica base, il suo cervello non funzionava in modo piú complesso di quello.

"Va bene, accetto" afferma con convinzione.

"AH? COSA? DAVVERO?" sussulta Atsuko, strabuzzando i grandi occhi castani.

"Si" conferma Ushijima.

"Ma se fino a un'ora fa mi stavi facendo la faccia brutta perchè non ne avevi la minima intenzione. E ora accetti per un favore cosí piccolo?" gli domanda, giusto per essere sicura di aver sentito bene.

"Sí, è pur sempre utile" 

Un grande sorriso si fa largo sul volto di Atsuko, e i suoi occhi si illuminano pieni di gioia.
Finalmente un modo per scrivere qualcosa di concreto e anche frequentare una compagnia un po' diversa.
Certo, sarebbe stato strano vedere una delle ragazze piú strambe a scuola girare con la letteralmente star dell'accademia, ma al momento non ci voleva pensare.

"Allora è fatta, su stringetevi le mani e fate questo patto di fuoco" aggiunge Satori. 

Atsuko allunga la mano in segno di stretta a Ushijima e, questa volta, lui la stringe di rimando con la sua, a confronto enorme e ruvida.

"Affare fatto, cominciamo domani, asso"
                                                                                                                       ---

"Fammi capire, tu adesso lavori per quel figo spaziale di Ushijima?!"

"Oi, non lavoro per lui, al massimo è lui che lavora per me" replica Atsuko, e sorride con aria furba.

A porle quella domanda era stata Yukari, la sua migliore amica, che in quel momento era tutta orecchi.
Yukari aveva una passione incredibile per i pettegolezzi e non le era mai capitato di sentirne uno proprio da Atsuko, che di solito da queste cose se ne cavava fuori.
Nonostante Yukari fosse la migliore amica di Atsuko sin dalle medie, le due erano parecchio diverse l'una dall'altra.
Yukari era ben conosciuta a scuola per la sua quasi ineffabile bellezza.
Lunghi capelli castani e mossi, occhi grandi e sguardo dolce e innocente, una risata cristallina.
Tutti le andavano dietro palesemente, insomma, e non era raro che Atsuko dovesse aspettarla davanti a scuola mentre riceveva qualche dichiarazione spassionata. A quanto pare, aveva anche piú successo di Yasuko.
Ma Atsuko non dava torto a nessuno, Yukari era veramente una bella persona.
Era divertente e sinceramente gentile, le era sempre stata accanto.
Certo, era parecchio svampita e per certi versi molto ingenua, ma non si poteva non volerle bene.
Purtroppo Atsuko non le aveva mai dato grandi soddisfazioni quando si trattava di gossip, ma ora si stava ricredendo.
La sua migliore amica che cominciava a frequentare uno dei ragazzi piú adocchiati a scuola? Da non perdersi.

"E dimmi, siete giá usciti a mangiare insieme? Vi siete giá scambiati i numeri? E ti chiama già Atsuko per caso?" domanda a mitraglietta Yukari.

"Hey, frena l'entusiasmo" risponde Atsuko, addentando un pezzo di un enorme panino che era semplicemente la "merendina".

"Dai, racconta!" 

"Ti ho già raccontato tutto! Semplicemente, il ragazzone ha una cotta per Hayakawa"

"Che novitá" la interrompe Yukari, alzando gli occhi al cielo "a nessuno piace Hayakawa"

"Stai zitta, che anche tu piaci a mezzo mondo" ribatte Atsuko "comunque, ha promesso che mi avrebbe concesso l'articolo se io lo avessi aiutato a mettersi con Hayakawa. Cominciamo domani, fine della storia.
Niente flirt in corso, anche perchè mi dispiace, ma non credo proprio di essere il suo tipo" e addenta un altro, enorme pezzo di panino.

"Ma perchè dici cosí!" replica Yukari, gonfiando le guance indispettita.

"Ma lo hai visto? È tipo una celebritá, e poi a lui piacciono tipe come Hayakawa, mica ragazze indelicate come me" risponde Atsuko, aggiungendo una risata.

"E cosa ne sai?" 

"Pensa che l'altro ieri ho osato usare la metafora leccare il culo, e lui se n'è uscito che una ragazza non dovrebbe parlare cosí. Roba da matti!"

"Vabbè, forse ha solo un'immagine stereotipata delle ragazze, ma non è che non potresti piacergli..."

"Oi oi oi, Yukari. Dimentichi che neanche io sono interessata, io sono qui per scrivere un articolo, mica per rimorchiare.
E anche se fosse, i patti tra me e lui sono altri. Devo aiutarlo a mettersi con Hayakawa, fine. 
Visto che è troppo socialmente inetto per farcela da solo..."

In qualche altro boccone, il lungo panino era stato divorato da Atsuko che ora si puliva le mani su un tovagliolo, sotto lo sguardo di Yukari che era preoccupata dalla velocitá con la quale l'amica aveva mangiato.

"Ok, come non detto..." mormora Yukari, intrecciando le dita delle mani sul suo grembo "senti...no niente"

Atsuko alza un sopracciglio e allunga il viso verso di lei.

"Senti cosa?" le domanda, con sguardo indagatorio.

"Nulla, ho detto" la liquida Yukari.

"No no, la conosco quella faccia amica mia.
Tu mi stai per chiedere un favore che reputi imbarazzante e scomodo perchè sai che ti prenderei per il culo fino alla morte"

La conosceva troppo bene, diamine.

"Okay..." ammette Yukari, messa a nudo "vada come vada con Ushijima, ma non è che potresti in ogni caso presentarmi il suo...c-compagno di squadra?"

"Ne ha un po' di compagni di squadra, Yukari, dimmi chi su" risponde Atsuko, secca e sbrigativa.

"Tendō" rivela Yukari, sospirando.

Atsuko rimane interdetta un bel po' di secondi, gli occhi sgranati e che sbattono le palpebre solo un paio di volte.
Era piú stupita di quello che Yukari si era immaginata.

"Fammi capire, tu hai un debole per gli stramboidi?" le domanda, la voce un sussurro scioccato.

"Per quali altri stramboidi avrei avuto un debole, scusami?"

Atsuko si indica il petto con il pollice, e Yukari scoppia a ridere.

"Sí, ho un debole per gli stramboidi allora"
---

Il giorno dopo, Ushijima e Atsuko si erano dati appuntamento dopo l'allenamento intensivo della squadra di pallavolo.
Si erano accordati per trovarsi alla stessa panchina sulla quale avevano stretto il loro patto la mattina prima.
Atsuko arrivó con un paio di minuti di ritardo.

"Scusami, ci sono" farfuglia, trafelata "allora, com'è andato l'allenamento?"

"Bene, sto potenziando le schiacciate" risponde Ushijima.

Atsuko è preoccupata, visto che quelle pochissime volte in cui aveva assistito a una partita di pallavolo aveva visto le schiacciate di Ushijima e l'ultima cosa di cui avevano bisogno era di essere potenziate.

"Bene, dai. Cominciamo, cosí ti tarpino il meno possibile"

Atsuko parte con qualche domanda preliminare, come da quanto tempo praticasse pallavolo, quali sono le figure che lo avevano ispirato a giocare e cose del genere. 
Per oggi avrebbe volato basso.
D'altra parte, Ushijima si sentiva meno a disagio del previsto.
Nel poco tempo che aveva passato con Atsuko, si ritrovava sempre stravolto.
Era una ragazza sicuramente ben intenzionata, ma logorroica fino al midollo e non sembrava in grado di ficcare il naso negli affari suoi.
Un po' come Tendō, ma due Satori alla volta erano troppo.
Tuttavia, l'asso si ritrova ora a pensare a come Atsuko sia molto piú tranquilla quando assorta nel suo lavoro.
Fa qualche domanda, non troppo invadente ma neanche noiosa, e ascolta con grande pazienza. 
Non che abbia molto da dire, ma sembrava genuinamente interessata al suo modo di parlare della pallavolo.
Era quasi piacevole.
Andarono avanti ad aneddoti e domande per un po', finchè la ragazza non decise di chiudere il taccuino.

"Per ora va bene cosí, mi sei piaciuto, grazie del tuo tempo" commenta con un sorriso soddisfatto.

Ushijima fa un cenno di assenso e di congedo, per poi alzarsi dalla panchina e dirigersi verso i dormitori maschili.
Ma, all'improvviso, sente la manica della sua uniforme venire tirata.

"Oi, aspetta un attimo" lo ferma Atsuko, ancora seduta.

"Sí?" le domanda Ushijima.

"Come mai Hayakawa?" 

"Come mai me lo chiedi?" le domanda di rimando il ragazzo, sedendosi di nuovo accanto a lei.

"Beh, ti devo dare dei consigli in cambio del tuo tempo, no? Un minimo dovró pur sapere del vostro rapporto" risponde Atsuko, sorridendo confortante.

Ushijima è meditabondo, sta riflettendo molto seriamente su come rispondere.
In effetti, non ci aveva mai pensato concretamente al perchè Hayakawa.

"Beh, è carina. Ed è molto intelligente, mi aiuta in matematica. È anche gentile, non si perde una partita. Credo sia questo" risponde.

Il suo modo di ragionare ed esprimersi è molto semplice, quasi basilare, Atsuko lo aveva giá notato prima mentre gli faceva le domande.
Quasi quasi lo invidiava, nulla gli sembrava particolarmente un mistero cosí.

"Capisco. Hai mai provato a farti avanti, tipo chiederle di uscire?" gli domanda.

"No, ma Tendō mi ha suggerito di invitarla a una partita e da lí le chiedo sempre di venire" 

"Beh, è già una bella cosa!" esclama Atsuko "alle ragazze piace essere invitate da qualche parte, le fa sentire volute.
Con ció non sto dicendo che siano sempre i ragazzi a dover fare il primo passo, intendiamoci" e mette le mani avanti, sia mai che venga accusata di sessismo "ma è un dato di fatto.
Ti dico io cosa fare alla prossima partita"

Ushijima china il capo leggermente in avanti, in ascolto. Atsuko lo trova un gesto quasi carino, ha la curiositá di un bambino che sta imparando cose nuove.

"Dopo che farai una delle tue schiacciate killer, cercala tra gli spalti e guardala negli occhi.
Oppure falle un cenno con la testa, come per dire che era dedicata a lei"

"Ma io le schiacciate non le faccio per le ragazze, le faccio per vincere" ribatte Ushijima e qui da bambino curioso diventa un bambino offeso.

"Lo so, scemo" sospira Atsuko "ma Yasuko per te è la ragazza, perció dovrai fartelo andare a genio.
Non indicarla con il dito, sarebbe un po' esagerato.
Solo un cenno con la testa, e vedi come reagisce. Intesi?" 

Ushijima annuisce, soddisfatto.
Poi, i due si congedano e tornano ai rispettivi dormitori.

Dopo tutto, è stato piacevole.

È quel che pensa Atsuko, buttandosi di schiena sul letto.
Ma è quello che pensa anche Wakatoshi.



Spazio autrice:
eccomi con il secondo aggiornamento.
Domani il terzo!
Spero vi sia piaciuto, anche se è difficile figurarmi Wakatoshi con una cotta per qualcuno ma hey, è umano, è plausibile.
Alla prossima, mi raccomando di lasciare una recensione, se vi va!

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Capitolo 3
*** Amici ***


Amici.


Il rumore delle scarpe che sfregano contro il pavimento di legno e dei cori delle squadre avversarie riempiono la palestra.
La Shiratorizawa si sta scontrando contro un altro liceo di Miyagi, per contendersi un posto ai nazionali.
Atsuko siede in prima fila, il taccuino tra le mani per prendere qualche appunto sulla partita da mettere nel suo articolo, ma anche per controllare una certa ragazza.
Yasuko Hayakawa è in piedi, appoggiata alla ringhiera degli spalti, ad osservare l'andamento della partita con un sorriso dipinto sul volto.

Ma non le fa male la faccia a sorridere sempre? si domanda Atsuko, guardandola di sottecchi.

Mancava solo un ultimo punto per decretare la vittoria della Shiratorizawa, e ogni giocatore sembrava nel massimo delle sue energie.
Wakatoshi era concentrato come non mai, leggermente piegato in avanti e con le mani poggiate sulle ginocchia, gli occhi olivastri che sembravano potessero oltrepassare la rete con il solo sguardo.
È dietro la linea di campo, in attesa che gli venga passata la palla per effettuare il servizio che, se fosse andato a buon fine, avrebbe segnato la vittoria.
Atsuko abbandona il taccuino per un attimo, e si concentra sul ragazzo.
È un momento di forte tensione.
Poi, Ushijima riceve la palla, che prende tra le grandi mani, per poi batterla un paio di volte sul pavimento di legno lucido.
La tensione è talmente tanta, che quelle battute sembravano assordanti.
Lo sguardo di Wakatoshi si posa su Hayakawa per un attimo.
Poi, lancia la palla con la mano destra, e prende la rincorsa.
Il silenzio cala nell'enorme palestra, Hayakawa stringe le dita attorno alla ringhiera e Atsuko rimane con lo sguardo sospeso.
E poi, la mano sinistra di Ushijima si scontra contro la palla, che supera la rete a velocità supersonica e si scontra prepotentemente contro il pavimento della squadra avversaria, che non ha avuto il tempo di fare nulla.
E per la Shiratorizawa è vittoria.
Mentre gli studenti si slanciano in esultanze e grida, Atsuko non perde tempo e rimane fissa sullo schiacciatore.

Dai, fai quella cosa, sono qui per questo.

Ushijima volta lo sguardo verso il pubblico e subito i suoi occhi penetranti incontrano quelli di Hayakawa.
Si guardano per qualche secondo, e poi lui le fa un cenno con il capo.
Atsuko vede immediatamente gli occhi della ragazza illuminarsi, e il sorriso sul suo volto diventa il doppio piú ampio.
Prima che Ushijima potesse distogliere lo sguardo, lei lo saluta con un ampio gesto del braccio.

"Vai, Waka-chan! Bravissimo!" gli grida Hayakawa, incoraggiante.

E bravo ragazzo.
---

"Sei stato bravo ieri, con Hayakawa, mi fa piacere che tu segua i miei consigli" dice Atsuko, sedendosi accanto a Ushijima a mensa.

"Grazie, era un bel consiglio" risponde il ragazzo, per poi prendere un boccone del suo enorme bento.

"Come tu riesca a far entrare tutto quel riso in pancia..no, lascia stare, sei grande e grosso è molto plausibile" commenta Atsuko.

"Ma tu mangi panini che sono il doppio dei miei" ribatte Wakatoshi, estremamente confuso.

Atsuko scoppia a ridere, e gli ruba qualche chicco di riso.

"Allora sai anche essere spiritoso" 

"Perchè, sarebbe strano?"

"No è che, sei sempre cosí serioso, e incentrato sulla pallavolo..."

Non sbagliava, il mondo di Wakatoshi girava attorno alla pallavolo, anzi, probabilmente il suo mondo aveva la forma di una palla Mikasa.
Atsuko non sapeva spiegarsi come fosse anche riuscito a prendersi una cotta, con tutte le energie mentali e fisiche che spendeva in quello sport.
Ma non poteva dire di conoscerlo veramente, passava solo qualche oretta con lui ogni tanto per riempire le pagine del suo taccuino.

"Peró non so molto su di te, forse potremmo conoscerci meglio" aggiunge Atsuko, guardando distrattamente una delle bacchette che teneva in mano.

"Conoscerci meglio?" le domanda Ushijima.

"Sí, sai, cioé...ah Dio, premessa, lo sai che non ci sto provando con te, vero?" e mette le mani avanti.

"Perchè dovrei pensarlo?"

Ogni tanto, la completa inettitudine sociale di Wakatoshi le tornava utile.

"Lascia stare. Conoscerci da amici intendo, non ne hai molti, vero?"

Ushijima corruga le sopracciglia, Atsuko non sa dire se è confuso o incazzato a morte.
In effetti non aveva fatto un'affermazione troppo lusinghiera.

"Okay, scusami, suonava molto male.
Hai i tuoi compagni di squadra, ma insomma, a parte loro non hai...okay, sto zitta, non parlo" 

"Se vuoi che ci conosciamo meglio, io non ho problemi"

Atsuko si mette a ridere per la battuta di Ushijima, ma il secondo dopo realizza.
Non sembrava stesse scherzando.

"Aspetta, che hai detto?" gli domanda, incredula.

"Non sono mica uno stronzo" ribatte Wakatoshi, suonava sempre vagamente passivo-aggressivo.

"Oh, beh hai ragione. Beh è un po' imbarazzante decidere di essere amici, sembra di essere alle elementari"

"Ancora non lo abbiamo deciso, vediamo come va" 

"Si, non fa una piega. Certo, sarebbe strano, tu ed io..."

Atsuko si mette a rimuginare.
Lei e Ushijima, amici.
Lei e il migliore asso liceale del Giappone.
Chi lo avrebbe mai detto?
Lei a scuola non faceva grandi figure, anzi, era reputata piuttosto stramba per i suoi modi di fare.
Perchè, a differenza delle compagne, non aveva modi di fare aggraziati e femminili, perchè non sapeva tenere la bocca a freno e perchè era anche fin troppo estroversa.
Non aveva un posto in una scuola di snob del genere, figurarsi ad essere amica di Wakatoshi.

"Tu ed io cosa?" le chiede Ushijima, curioso.

"Beh, tu sei tipo, il piú gran figo di questa scuola, e non lo dico per quei bicipiti" e gliene punzecchia uno con la bacchetta "ma perchè...no, beh, è per i bicipiti, sei oggettivamente bello e fortissimo a pallavolo, e fai tutto l'orgoglio di questa scuola.
Io non sono nessuno, diciamo, al massimo sono la tavola da surf della Shiratorizawa"

"Mi sembrano cose molto stupide a cui appigliarsi" afferma Ushijima.

Atsuko sussulta e si volta a guardarlo, le guance già puntellate da qualche lentiggine che si fanno rosse.

"Non sono chissá chi, e tu non sei un nessuno. Nessuno è un nessuno, fine della storia"

Dette queste parole, Ushijima si pulisce le labbra dal bento appena finito e si alza.

"Domani continuiamo con l'articolo, comunque?" le chiede, piegandosi leggermente verso di lei.

Atsuko era rimasta imbambolata dalle affermazioni del ragazzo, che erano uscite dalle sue labbra in maniera cosí spontanea e...gentile.
Non se lo sarebbe minimamente aspettata.
Forse lo stava veramente sottovalutando.

"Sí, domani continuiamo" risponde con un filo di voce.

"Bene, allora ci vediamo Sakai-san"

"Ci vediamo, Ushijima-san" 
---

Passó del tempo da quella conversazione, e ora Atsuko e Ushijima potevano propriamente definirsi amici.
Gli incontri per l'articolo finivano per divagare sempre di piú, lasciando spazio anche per conversazioni piú personali e meno professionali.
Era stata Atsuko, ovviamente, a cominciare i suoi sproloqui una volta presa piú confidenza.
Gli parlava delle sue giornate, di come nel club di giornalismo fossero dei totali stronzi, e delle cazzate che faceva con Yukari.
Ushijima non si apriva piú di tanto, ma a poco a poco aggiungeva sempre qualcosa di piú.
Le parla della pallavolo, ovviamente, ma da un punto di vita piú personale, e di come si trovava alla fin fine bene con i compagni di squadra, per poi parlarle delle sue giornate.
Spesso finivano a parlare di come il ragazzo avrebbe potuto invitare Hayakawa ad uscire, e poi facevano una partita a carte (per la cronaca, Atsuko vinceva sempre).
Ogni giornata, si trovavano bene.
Certo, le loro lentezze le avevano, come che ancora si chiamassero per cognome, ma formavano una bella coppia affiatata.
Anzi, anche un bel trio quando si aggiungeva Satori, ma poi il tutto diventava molto piú stancante per Wakatoshi.
La cosa che piaceva di piú ad Atsuko di Ushijima, era che fosse la persona piú sincera che conoscesse.
Certo, ogni tanto anche un po' troppo sincera, fino a sembrare anche involontariamente stronzo, ma l'importante era che non fosse intenzionale. Era fatto cosí, Atsuko lo apprezzava.
La cosa che piaceva di piú ad Ushijima di Atsuko, era che fosse una grande ascoltatrice.
Era sempre emotivamente coinvolta da ció che le raccontava, anche se si trattava della pallavolo della quale lei capiva poco o niente.
Lo faceva sempre sentire ascoltato e, di conseguenza, lui si apriva sempre un po' di piú con lei.
Era un bel rapporto, ancora in crescita, ma un bel rapporto.
In quel momento peró, mentre Atsuko era agli incontri del club di giornalismo, Ushijima era occupato a ripetizioni.
Si sforzava parecchio di capire ció che Hayakawa gli stava insegnando, ma la matematica era tutta un mistero enorme.

"Allora, se la x del limite tende a infinito..." gli spiega Hayakawa, pazientemente.

Ecco, il suo rapporto con Yasuko invece, era diverso anche quello.
Lei era sempre gentile con lui, peró non sembrava mai capisse veramente ciò che lui le diceva.
Ci provava, a parlare di altro o ad aprirsi, ma ogni volta sembrava sempre piú difficile perchè lei non sembrava capire.
Con Atsuko era diverso, lei lo ascoltava appieno e anche lui riusciva a capirla.
Ma con Hayakawa, spesso era difficile comprendersi a vicenda.
Lei non capiva niente di pallavolo e non sembrava neanche si sforzasse a capire, annuiva e sorrideva semplicemente, mentre lei parlava di frivolezze spesso senza né capo né coda.
Peró Wakatoshi ci passava sopra, del resto era sempre una bella ragazza ed era cosí gentile e dolce con lui.
Dopo un paio di orette di ripetizioni, i due terminarono il loro incontro nella biblioteca.
Ma prima che se ne potesse andare, Hayakawa afferra Ushijima per la manica dell'uniforme.

"Waka-chan, aspetta" gli dice, prima che se ne andasse.

Lui, in tutta la sua imponenza, la fa sembrare veramente piccola piccola nel momento in cui la ragazza gli si para davanti.

"Hai programmi dopo pranzo?" gli chiede, i grandi e tondi occhi azzurri che si posano innocentemente su quelli verdi del ragazzo.

"A dire il vero, ho allenamento, mi spiace Yasuko"
---

"Non. Ci posso. Credere!" esclama Atsuko, buttandosi di schiena sul materasso.

Ora si trova nella stanza di Ushijima e Tendō, il primo sdraiato sul letto di sotto, il secondo seduto alla sua scrivania perchè sfrattato dalla ragazza.

"Wakatoshi-kun, tu mi sconvolgi" scuote la testa il rosso, ma non riesce a trattenere una risata.

"Hayakawa ti ha chiesto palesemente di uscire, perchè fidati, non gliene frega un cazzo di cosa devi fare dopo scuola, e tu dici che hai allenamento! Sono basita" 

Da un lato, l'estrema innocenza del ragazzo la faceva ridere.
Era tanto grande e grosso ma era innocente e ingenuo come un bambino, era veramente comico.
Ma anche snervante, visto che spesso faticava a capire certi concetti base, come quando una ragazza ci sta provando con te.

"Yasuko mi ha chiesto che avevo da fare e le ho risposto, non ho pensato che mi stesse chiedendo di uscire. Poteva chiedermelo direttamente" ribatte Ushijima, cercando di restare sulle sue, ma anche lui aveva capito di aver fatto uno sbaglio.

Nulla di irreparabile, ma era veramente esasperante e comico allo stesso tempo.

"Che poi, tu la chiami Yasuko, e a me ancora chiami Sakai-san?" domanda Atsuko, fingendosi arrabbiata.

Poi, si sporge dal letto superiore e si mette a penzoloni a testa in giú, come un pipistrello, per guardare in faccia per bene Wakatoshi con sguardo di finto rimprovero.
Lui non sembra volersi giustificare.

"Bene, allora da adesso ti chiameró Waka-chan" annuncia, anche se quel soprannome ricollegava ad Hayakawa e la cosa le faceva storcere il naso.

"Vacci piano" risponde l'asso, secco.

"Okay, allora Ushiwaka, è carino"

"No-"

"AH! CI SONO! Bakatoshi!" esclama soddisfatta Atsuko, per poi scoppiare in una risata piena.

"Mi piace!" risponde dalla sua sedia Tendō, per poi scoppiare anche lui a ridere.

Wakatoshi incrocia le braccia ed emette quello che sembrava un profondo e silenzioso ringhio di dissenso.

"Va bene, va bene, prima o poi avró la tua benedizione per chiamarti Bakatoshi" sospira Atsuko, ritornando sdraiata sul materasso di Satori "a proposito, Sato-chan, Yukari è interessata a te"

Il rosso salta sulla sua sedia, sbattendo le ginocchia contro la scrivania e facendo sussultare tutti gli altri presenti.

"Mi prendi per il culo!" esclama incredulo, e si volta di scatto verso Atsuko strabuzzando i grandi occhi rossicci.

"Eh no che non ti prendo per il culo, perchè dovrei?" 

"Ma lei è tipo...È..È COSÍ CARINA. No, che dico carina, È BELLISSIMA, LA VORREBBERO TUTTI, e tu mi hai visto, no?"

Vedo che abbiamo lo stesso complesso, Satori.

Atsuko sente come una scossa attraversarle tutta la spina dorsale.
Era stato quel pensiero a provocarle quella reazione.
Che cosa intendeva pensare con abbiano lo stesso complesso?
Certamente si riferiva a Ushijima, a chi altri sennó, peró Tendō e Yukari erano una cosa diversa, erano reciprocamente interessati l'uno all'altra.
Lei e Ushijima, tutta un'altra storia, perció non c'era proprio nessun complesso.
Peró, quel pensiero apparentemente irrazionale aveva un fondo di verità.
Lei ogni tanto pensava a che coppia improbabile fossero, e glielo aveva anche espresso tempo prima quando avevano considerato l'idea di conoscersi meglio.
Lui era veramente fantastico, bellissimo e che portava sulle sue enormi spalle tutto l'orgoglio della Shiratorizawa, perchè, per Dio, era l'asso liceale migliore del Giappone.
Mentre lei era invisibile, e per quel poco per cui era visibile, semplicemente veniva schernita da qualche compagna di club o da qualche ragazzo per la sua assenza di forme o di qualche traccia di grazia ed eleganza.
Atsuko aveva sempre creduto di essere superiore a tutto ció e che in realtá non le importasse proprio nulla di quello che pensassero i compagni, e, in effetti, un po' era cosí.
Ma era quando si metteva a confronto con Ushijima, o anche Hayakawa, che cominciava a sentirsi vagamente inadatta, un po' come Tendō in comparazione a Yukari.

Odio le gerarchie.

Il trio resta nella stanza dei due ragazzi, a perdersi in conversazioni varie che vanno dalla prossima partita fino a quale prof era probabile fumasse le canne da giovane.
Atsuko trovava tenero il modo in cui Ushijima provava a entrare anche nelle conversazioni in cui aveva piú difficoltà, sembrava che ci tenesse.
Finirono per sproloquiare sul nuovo numero di Shōnen Jump, che appassionava tutti e tre, e poi Atsuko provó a insegnare ai due ragazzi la meditazione.
Nessuno dei due si aspettava che la ragazza potesse essere in grado di stare calma per anche solo un'ora e concentrarsi sulla sua mente, ma prima o poi avrebbe dovuto staccare da tutta l'energia che aveva costantemente in corpo, no?
Si fecero le nove, poi le dieci, fino a mezzanotte.
Il buio era calato nella stanza, e l'unica fonte di luce erano i raggi lunari che penetravano dall'ampia finestra del dormitorio.
Raggi che andavano a posarsi proprio sul letto a castello, dove sotto era sdraiato Ushijima e sopra Atsuko.
Tendō si era addormentato sulla sedia davanti alla scrivania, le braccia penzolanti lungo i fianchi, la bocca aperta e il capo chinato all'indietro, non sembrava comodo.

"Satori dorme?" sussurra Atsuko.

"Si" mormora di rimando Ushijima, per non svegliare l'amico.

Atsuko rotola su un fianco e si sporge per non perdersi la scena, e non perde occasione per scattare una foto e ridacchiare tra sé e sé.

"Quando dorme sembra posseduto, insomma, piú del solito" sussurra, tentando di non ridere.

"Pfff"

I grandi occhi di Atsuko sgranano di nuovo, increduli.
Rotola sul fianco destro e pende a testa in giú dal letto, incontrando lo sguardo stanco di Ushijima affondato nel cuscino, ma c'era un dettaglio in piú.
L'ombra di un sorriso sul volto.

"Hai riso per caso?"

"Cosa?"

"Ti ho sentito ridere, e quello era un sorriso"

"Anche io sono in grado di ridere, non sono mica un robot" 

"Lo so, è che non ti avevo mai sentito ridere, dammi il beneficio dello stupore!"

In realtà, non era raro che la ragazza facesse ridere Ushijima, ogni tanto la trovava piuttosto divertente, ma non lo esternava mai.
Piú che divertente, metteva allegria, Atsuko.
Era sempre cosí ottimista e piena di energie, era difficile tenerle in broncio, ma lui era bravo a tenere il broncio a tutti e quindi Atsuko non era esclusa.
Non voleva darle troppe soddisfazioni.

"Comunque, oggi sono riuscita a scrivere qualcosa della tua giornata tipo, andrà bene per l'articolo.
Se ti...se non ti va che...posso aggiungere al..."

Silenzio.
Atsuko si era addormentata cosí, dal nulla.
Del resto prima o poi si doveva pure spegnere.
Ushijima, d'altra parte, resta sveglio, e non riesce a dormire.
Ormai è mezzanotte, e non sa perchè ma non riesce proprio ad assopirsi.
Si sentiva stanco, ma per quanto provasse a chiudere gli occhi, di prendere sonno proprio non se ne parlava.
Passó mezz'ora, niente di niente, aveva provato in qualche modo ad addormentarsi ma alla fine aveva rinunciato e si era sdraiato su un fianco a guardare distrattamente il telefono.
Poi, il letto di sopra comincia a cigolare, Atsuko si sta agitando.
Non riusciva proprio a stare ferma un secondo, neanche mentre dormiva, era un continuo cambiare posizione.
Dopo aver emesso un enorme sbadiglio, rotola a destra tanto quanto basta da far penzolare un braccio fuori dal letto.

Ushijima finisce con il viso davanti alla sua mano.

Dal fianco si sdraia supino, come se sentisse il suo spazio invaso da quella mano piccola e sottile, peró non riesce a smettere di guardarla.
In confronto alla sua, sembrava veramente minuscola, era un po' piú chiara di carnagione.
Una sottospecie di istinto, un impulso contro la razionalità che tanto lo contraddistingueva, lo porta ad allungare la mano destra verso quella di Atsuko.
Molto lentamente, la mano grande e callosa del ragazzo, avanza in direzione di quella sospesa di lei.
Erano rare le volte in cui Ushijima agiva senza un perchè, e lo sfiorare la mano di Atsuko sembrava proprio fare parte di quelle.
La punta delle dita di Ushijima toccano quelle della ragazza, piano, per poi scorrere lungo tutta la lunghezza delle sue dita affusolate.
Ha la mano fredda, e gli viene d'istinto allungare il braccio ancora un po' per coprirla con il palmo della sua, di mano, molto piú calda.
Agire d'istinto non è mai stato nel suo stile, eppure perchè adesso si comportava cosí?
Perchè le sue dita si erano allungate a sfiorare quelle di Atsuko, senza un apparente motivo?

"Oi, Wakatoshi..." 

Con uno scatto repentino, Ushijima ritira la mano da quella di Atsuko, che rimane a penzoloni inerme.
A parlare era stato Tendō, ancora girato di spalle e seduto sulla sua sedia.

"Senti, mi dispiace svegliare Atsuko-chan, ma credo che a dormire qui i miei organi interni finiranno per scambiarsi di posizione..." mugugna il ragazzo, la voce impastata dal sonno scomodo che aveva appena fatto.

"Okay, la porto via" annuisce Ushijima, alzandosi dal letto.

"Cosí suona male" 

Wakatoshi si alza, attento a non toccare la mano di Atsuko, si dá una stiracchiata e poi si posiziona davanti a lei.
Le mani del ragazzo scivolano sotto al suo corpo, l'attirano al suo petto e, attento a non svegliarla, Ushijima la prende in braccio.
Mentre si dirige verso la porta, si accorge dei due occhi enormi di Tendō che lo guardano nello sconvolgimento totale.

"Cosa c'è?" gli domanda Wakatoshi, alzando un sopracciglio.

"No è che...che scena ragazzi, potrei aver cambiato idea su te e Hayakawa" sussurra Tendō, non riuscendo a trattenere un sorriso.

Ushijima non dice niente, lo lascia nel suo brodo di giuggiole, e silenziosamente esce dal dormitorio.
Il dormitorio femminile era in un edificio separato, opposto a quello maschile, e non voleva lasciarla andare da sola.
Ma da sveglia si sarebbe sicuramente opposta, tanto vuole fare la figura della ragazza indipendente.
Appena varcata l'uscita, i due vengono accolti da un freddo pungente, non abbastanza da svegliare Atsuko, ma almeno da farla stringere al petto del ragazzo ulteriormente.
È una scena un po' patetica, lo deve ammettere, ma lui non prestava tanta attenzione a dettagli come questo, non ci vedeva nessun secondo fine.
Peró, lo sguardo di Wakatoshi vaga qualche secondo sul corpo minuto della ragazza, fragile in confronto al suo corpo che ora la stava portando.
Per altro, quando dorme non sembra cosí esagitata come da sveglia.

È carina.

Immediatamente, Wakatoshi scuote la testa e si desta da quel pensiero, che gli era saltato in mente solo per qualche secondo fugace.
Finalmente, entra con il massimo silenzio possibile nel dormitorio femminile.
Si ricordava che la sua camera fosse la 143, glielo diceva ogni tanto, perció non appena la trova bussa pian piano sperando di non disturbare troppo la coinquilina.
Poco dopo, una figura gli apre la porta. 
È Yukari, in camicia da notte e con i capelli castani spettinati, intenta a stropicciarsi gli occhi assonnati

"Atsuko-chan, ma a che ora...oh" 

È costretta a fermarsi non appena si accorge che non solo davanti a lei c'è un' Atsuko addormentata, ma che a tenerla in braccio c'è proprio il capitano della squadra di pallavolo.

"Scusa se ti ho svegliata, ma Sakai-san si era addormentata sul letto di Tendō e lui doveva dormire" mormora lui, cercando di non svegliare nessuna ragazza nei paraggi.

Yukari non sa cosa dire, rimane basita e si limita ad annuire rapidamente.
Rimangono in un silenzio vagamente teso per qualche secondo, non sapendo cosa dire o cosa fare, tanto la ragazza è presa dalla soggezione.
Nel dubbio, Ushijima cerca di porgerle il corpo inerme dell'amica.

"Dubito di riuscire a prenderla in braccio" mette le mani avanti Yukari "sai, non ho tutti quei m...mus..." 

I suoi occhi vagano come se gli stesse facendo una lastra, per quanto provasse a tenersi a bada.
Si sente un'idiota.

"Lascia stare, portala dentro" gli dice poi, facendogli cenno di entrare.

Ushijima entra a passo silenzioso, per quanto consentitogli dal suo corpo tonico e massiccio.
Yukari si trova davanti a una scena surreale.
È mezzanotte e mezza, e in camera sua c'è il tipo indiscutibilmente piú bello di tutta l'accademia, e porta in braccio la sua migliore amica addormentata.
Che cosa aveva bevuto prima di dormire?

"Dove dorme, su o giú?" domanda a Yukari.

"Sei pazzo? Giú, altrimenti quella casca come un sacco di patate"

Ushijima annuisce e, chinandosi leggermente, posa la ragazza sopra alle lenzuola ancora ordinate.
Poi, si dirige verso l'uscita.

"Scusami ancora per il disturbo" le dice, inchinandosi "beh, dalle la buonanotte da parte mia"

"Ma sta giá dormendo"

"Ah, giusto...allora buonanotte a te"

"Buonanotte..."

Dopo che Yukari si richiude la porta alle spalle, Ushijima rimane vagamente confuso in mezzo al corridoio.
C'è qualcosa che non va.
Si tocca il petto.
Sta palpitando.

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Capitolo 4
*** Appuntamento ***


Appuntamento.

Il giorno seguente, Atsuko si sentiva degli sguardi addosso.
Era sempre passata inosservata per modo di dire, non era certamente la ragazza piú apprezzata e discussa del liceo, ma la sua presenza era sempre stata rumorosa e, per questo motivo, oggetto di sguardi storti.
Tuttavia questa volta non capiva perchè, semplicemente passando per un corridoio, tutti quanti le puntassero occhiate attente e per certi versi, feroci.
Poi, Atsuko si accorse di un particolare.
Quelle occhiate, erano tutte occhiate femminili.
Tutte ragazze che sembravano inviperite per chissà quale motivo arcano, e la castana non sapeva veramente spiegarsi il perché.
Dopo le lezioni, Atsuko si reca alle attività del club di giornalismo.
Si siede al tavolo con tutti, e nota immediatamente gli sguardi delle quattro compagne che gravano su di lei come macigni, macigni appuntiti e incandescenti.

"Allora Sakai, come va l'articolo su Ushijima?" domanda Hayato, ordinando dei fogli tra le mani.

Atsuko non fa in tempo ad aprire la bocca, che Hoshie, una sua compagna, la interrompe.

"Immagino benissimo" sibila, similmente a una serpe.

Atsuko alza un sopracciglio molto perplesso.

"Sí..." afferma, con molta incertezza data la reazione della compagna "va tutto bene. È collaborativo, è interessante lavorarci e..."

"Giá" la interrompe di nuovo Hoshie "molto interessante immagino".

Atsuko sbuffa e rotea gli occhi.

"Potresti non interrompermi?! Grazie"

La freddezza con la quale Atsuko risponde a Hoshie, ammutolisce immediatamente la ragazza.
Atsuko non era una che prendeva tanto posizione, ma quando si trattava di rispondere non si tirava centro indietro.
Soddisfatta, fa un bel sorriso e riprende il discorso.

"Si, sta uscendo fuori un articolo parecchio interessante, non preoccupatevi"

A dire il vero, per il momento aveva scritto solamente di cose che giá erano note all'accademia riguardo a Ushijima.
Che era un grandissimo giocatore e che avesse una routine di allenamento molto severa, non era nuovo a nessuno.
Era sincera quando diceva che l'articolo stava uscendo bene, solo che all'inizio non poteva certamente fare domande personali al ragazzo senza che non si conoscessero un minimo prima.
Era prossima al farlo peró, ora che avevano raggiunto un certo livello di confidenza.
Le due ore di club procedettero a rilento, parlarono concretamente del giornalino solo per i primi tre quarti d'ora, il tempo restante lo spesero a parlare tutti quanti dei fatti loro, conversazioni alle quali Atsuko ovviamente non era interessata, perció si limitó ad affondare il viso tra le braccia sul tavolo e pensare ai fatti suoi.
Il minuti erano talmente uguali l'uno all'altro, che eventualmente la ragazza perse la cognizione del tempo e dello spazio nell'immenso mare dei suoi pensieri, e quando la porta dell'aula bussó si sorprese parecchio.

"Avanti" esclama Hayato, vagamente confuso.

Una visita? Chi mai doveva visitare il club di giornalismo nelle ore adibite agli altri club?
Da dietro la porta, a grande sorpresa di tutti, fece capolino la figura imponente e torreggiante di Ushijima.
Atsuko si alzó immediatamente come se fosse stata presa in causa, anche se lui non aveva ancora detto niente.
Le ragazze ammutolirono e i loro visi si colorarono di un acceso rosso, cercando di trattenere la loro emozione.

"Ushijima-san? D-di cosa avresti..." balbetta Hayato.

"C'è Sakai?" lo interrompe bruscamente l'asso.

Hayato deglutisce pesantemente, come se fosse intimorito dalla sua presenza.
Non che Ushijima fosse minaccioso, non lo era mai stato, lui era solamente troppo.
Troppo bello, troppo grosso e troppo popolare, e un ragazzo come Hayato tendeva a sentirsi in soggezione.
Se le ragazze adoravano Ushijima, a certi ragazzi il capitano incuteva un certo timore.
Non a tutti, molti lo stimavano oltre l'inverosimile, ma quelli meno piacenti lo vedevano come una superstar irraggiungibile e inverosimilmente perfetta, tanto da farli arrabbiare e frustrare senza che lui alzasse un dito.

"Sí, sono qui" risponde Atsuko, alzandosi dalla sedia.

"Abbiamo l'incontro per l'articolo, vieni?" le domanda.

"Oh...giusto. Arrivo, tanto qui abbiamo finito"

La ragazza raccoglie il suo taccuino e alcuni fogli, li infila alla rinfusa nella valigetta scolastica e si dirige verso l'uscita.
Nessuno osa commentare la presenza dell'asso, gravante e penetrante.
I ragazzi evitavano il suo sguardo, le ragazze non smettevano di fissarlo, la tensione si tagliava con un coltello.
Atsuko affianca Ushijima e fa per uscire dalla porta, anche se all'improvviso, il ragazzo sembra avere un'ultima cosa da dire.
Ma non rivolta a lei.

"Ah...Hoshie-san? Sei tu per caso?" domanda alla diretta interessata.

La giovane immediatamente si alza, un grande sorriso sul volto e le guance purpuree dall'emozione.

"S-sí, Ushijima?" domanda, leggermente presa dall'imbarazzo.

"Preferirei che non infastidissi piú Sakai-san, la cosa infastidisce anche me" 

Le altre tre ragazze presenti si portano una mano davanti alla bocca, nello sconvolgimento totale.
I ragazzi, Hayato compreso, abbassano lo sguardo e azzardano quella che sembra essere una risatina.
D'altra parte, Hoshie rimane impalata, colpita inaspettatamente, e torna a sedersi senza aggiungere altro.
Poi, Ushijima fa un cenno con la testa in segno di concede, e con lui sparisce anche Atsuko.
La ragazza rimane pietrificata un attimo poco oltre la porta, mentre Ushijima procede a passo sostenuto.

"Oi, oi!" esclama Atsuko, trottandogli affianco "cosa è successo lí dentro?"

"Eri in ritardo di cinque minuti e sono entrato a chiedere se potessi uscire" risponde semplicemente Wakatoshi.

"Sí, e per quello ti ringrazio. Ma la cosa che hai detto a Hoshie!" 

Ushijima si volta a guardare la ragazza, e scuote la testa.

"Mi hai sempre detto che ti infastidiva, e gli episodi che mi hai raccontato in effetti infastidivano anche me. Perció gliel'ho fatto presente"

Atsuko non riesce a trattenere un sorriso soddisfatto, vedere la faccia mortificata  di Hoshie era stata la visione piú bella degli ultimi secoli.

Carino...

I due sviano questo discorso e si vanno a sedere sotto la solita panchina sulla quale avevano stretto il loro patto, dove Atsuko ormai era solita porgli domande e ascoltare attentamente le sue risposte.
Ushijima era sempre abbastanza celere nelle sue risposte.
Frasi brevi ma, in effetti, complete.
Atsuko poi ci aggiungeva qualcosa in piú, giusto per renderlo un articolo completo e interessante.
Perché diciamocelo, sentire esattamente quanti grammi di pollo e riso integrasse nella dieta, non interessava troppo a nessuno.
La gente voleva cose piú profonde e personali, cose che nessuno poteva sapere sull'asso della Shiratorizawa.
Atsuko si sarebbe certo potuta inventare qualche stronzata, ma sempre il suo aiuto permettendo.

"Ushijima, la gente mi sa che vorrebbe andare piú a fondo" lo interrompe lei, mentre lui le spiega quante ore di sonno bisogna avere per avere massima resa prima di una partita.

"In che senso?" le domanda, corrugando le spesse sopracciglia.

"Nel senso, insomma, credo che tutti si aspettino che tu dorma 10 ore al giorno e che ti svegli alle sette del mattino per andare a correre come un forsennato" il viso dello schiacciatore si piega ancora di piú, non erano forse cose interessanti? "Per caritá, va benissimo e apprezzo il tutto. Ma in "un mese con l'aquila della Shiratorizawa" credo che i lettori si aspettino anche qualcosina di piú personale"

"Personale quanto?" domanda Ushijima.

"Non so, che mi dici se mi parli delle tue giornate nei weekend? Sai, tornare a casa propria è sempre bello dopo aver fatto tutta la settimana nei dormitori"

Ushijima si ferma a pensare un attimo, ma non gli viene in mente proprio niente.

"Non saprei che dire di interessante" rimugina, pensieroso.

"Ma sí, inventati che ti piace fare i picnic al parco con mamma e papá e le ragazze cadranno tutte ai tuoi piedi, come se giá non-"

"I miei sono separati"

Atsuko si ferma improvvisamente, silenziata in un attimo.
Non si aspettava minimamente un'uscita del genere, l'aveva lasciata di sasso, soprattutto per la secchezza con la quale aveva pronunciato quella frase.
Non sembrava imbarazzato, o triste, l'aveva detto con una tale semplicitá che la ragazza non capiva come avrebbe dovuto reagire.

"Oh..." mormora, in un sussurro "mi dispiace" 

"Non fa niente. È successo quando ero piccolo, non andavano d'accordo"

"Capisco...ci sei stato male?"

"Un po' sí. Peró sapevo che sarebbero stati meglio cosí"

Atsuko si perde a guardare i raggi di luce che filtravano dalle fronde verdi degli alberi sovrastanti, pensierosa.
Era la prima volta che intraprendeva un discorso abbastanza serio con Wakatoshi, c'era tensione, ma non si sentiva a disagio.
Ushijima poggia i gomiti sulle ginocchia e distoglie lo sguardo da lei.

"A mia madre non piaceva il fatto che fossi mancino"

La ragazza si volta a guardarlo, parecchio sorpresa.

"Voleva cambiarlo, perchè gli Ushijima non erano mancini e voleva che continuasse ad essere cosí"

"Gli Ushijima? Hai preso il cognome di tua madre?"

"Sí, mio padre ha preferito cosí. Credo l'amasse molto, o almeno cosí diceva.
Peró litigavano spesso per questa cosa della mano, lui voleva che io rendessi la mia mano sinistra la mia piú grande forza"

Atsuko non prende nessun appunto, l'ascoltare Wakatoshi era piú che sufficiente.
Lo voleva lasciar parlare e non voleva che si sentisse osservato.

"Litigavano anche per altro.
Ho vissuto per un po' con mio padre, ma ho mantenuto il cognome di mia madre. 
Peró poi è partito per la California e ora allena una squadra di pallavolo lí.
Non ho mai corretto il fatto della mano, e  mi sono appassionato alla pallavolo come lo era mio padre.
Credo che mia madre abbia sempre pensato che, per questo, io abbia sempre voluto piú bene a lui"

"Wakat-...Ushijima, sicuro ti stia bene parlarne?" lo ferma la castana. Non voleva che lui si sentisse obbligato, visto che era la prima volta che esternava esperienze cosí intime e personali.

"No, mi sta bene, mi fido di te"

Il cuore di Atsuko accelera un poco, giusto quanto bastava come risposta al mio fido di te.
Non era una frase tanto strana, ma sentirla pronunciare da lui, valeva parecchio.
Wakatoshi poteva avere modi di fare facilmente considerabili come "franchi".
Diceva le cose senza peli sulla lingua, anche se si trattava di fatti scomodi come zittire Hoshie, peró almeno questo dava la certezza ad Atsuko che tutto ciò che diceva fosse sincero.
Lei gli sorride.

"Grazie per esserti confidato con me"

"Di nulla"

"Perció, anche a tuo padre piaceva la pallavolo?"

"No no, lui ci giocava"

Da lí, cominció un'altra discussione piú allegra e leggera sulla passione della pallavolo trasmessa dal padre, e di come da piccolo passasse del tempo con lui.
Ushijima, ad ogni parola che diceva, ad ogni considerazione anche la piú stupida, faceva trasparire la sua sinceritá.
Era una persona estremamente vera, per quanto concentrata sulla pallavolo, era una persona autentica della quale era impossibile dubitare.
Aveva le sue idee, ferme, chiare e indiscutibili, ma non si abbandonava mai all'incoerenza e non c'era stata volta in cui si fosse contraddetto.
Atsuko trovava che queste fossero caratteristiche bellissime e rare in una persona, visto che ormai la falsitá sembrava sempre fare da padrona di ogni persona in circolazione.
Sapeva di poter contare su di lui, ormai.
Dopo un'oretta passata tra aneddoti infantili e non, che alcuni Atsuko trovó veramente esilaranti, potevano dire di aver concluso le domande anche per quel giorno.

"Ah, Sakai" 

"Dimmi tutto"

"Ho chiesto ad Hayakawa di uscire con me"

Atsuko scatta in piedi, facendo volare diversi fogli che aveva poggiati sulle ginocchia.
Ushijima è piú confuso che mai, e osserva da seduto la reazione della ragazza.

"MA È FANTASTICO! FINALMENTE CE L'HAI FATTA!" esclama, alzando le braccia al cielo.

"Ti prego, risiediti"

Atsuko raccoglie qualche foglio caduto e lo poggia affianco a lei sulla panchina, per poi sorridere tutta contenta al capitano.

"Beh, dove la porterai?" gli chiede, non in grado di contenere l'emozione.

"Alla bakery dietro la scuola"

La ragazza sussulta, poggiandosi una mano sul cuore con fare teatrale.

"Non ci credo, hai ascoltato il mio consiglio, DI NUOVO! Ah! E a quando l'appuntamento?" 

"È molto impegnata. Ha accettato volentieri ma ha detto che mi saprá dire piú avanti quando"

"Uffa! E io che volevo saperlo ora!"

"Pazienza, aspetteró"

"Non sei contento? Finalmente il tuo primo appuntamento! Cioè, almeno credo primo"

"Sí, è il primo" 

Non faceva una piega, era totalmente inesperto in materia e Hayakawa era probabilmente la prima ragazza che gli fosse mai piaciuta.

"Aspetta, perció tu il primo bacio non lo hai mai dato?"

Senza imbarazzo, come ci si aspetterebbe da un qualsiasi diciottenne, Ushijima scuote la testa.
Era inverosimile pensare che uno dotato di una tale bellezza e con un tale successo tra le ragazze non avesse ancora dato il primo bacio, ma contando come era fatto Wakatoshi e che l'unica ragazza che aveva mai avuto era la pallavolo, sí, molto possibile.

"Meh meh, poco male. Sai che all'appuntamento Hayakawa si aspetterà un bacio, no?"

Ushijima rimane sorpreso.

"Dici?"

"Eh beh certo, che pensavi di farle, una stretta di mano e ciao ciao? Se l'appuntamento va bene, non solo vorrà averne un altro, ma vorrá sicuramente baciarti"

Ushijima rimane perplesso, e si perde a guardare le mattonelle rosse delle varie entrare della scuola sotto i suoi piedi.
Al bacio non aveva mai pensato, peró la spiegazione di Atsuko era molto fattibile.

"E come devo fare?"

"Cos'è, vuoi fare pratica a baciare? Credo di essere la meno consigliata"

Ushijina sapeva che Atsuko scherzava, perció la lascia parlare e scuote la testa in dissenso.

"Va che neanche io sono mai stata fidanzata, cioè, c'era Daisuke in quarta elementare, ma non credo conti. Anche se diceva che ero molto carina quando facevo la ruota. La so fare ancora benissimo, la vuoi vedere?!"

Giusto in tempo prima che Ushijima potesse farla desistere dall'esibirsi in una ruota davanti a tutti, che le avrebbe per altro fatto abbassare la gonna dell'uniforme, un paio di studentesse passano.
Nel vedere i due ragazzi seduti su quella panchina intenti a conversare in maniera cosí spigliata e naturale, una delle due ragazze da una gomitata all'amica e fa un cenno con la testa verso di loro.
Atsuko e Ushijima se ne accorgono, e si fermano un attimo.

"Senti, ma mi spieghi che hanno tutte quante oggi? Non fanno altro che additarmi quando mi vedono e a fissarmi, e poi la faccia di queste quando ci hanno visti!"

"Non saprei dirti"

L'argomento cade quasi immediatamente, e dopo poco Ushijima e Atsuko si congedano per tornare ognuno ai propri dormitori.
Non appena la ragazza entra nella sua stanza, decide di chiedere spiegazioni a Yukari.

"Oi, ferma un attimo tutto ció che stai facendo e ascoltami" la intima Atsuko, facendo voltare Yukari dalla sua scrivania.

"Che c'è?"

"Mi spieghi come mai oggi ogni essere femminile esistente mi guarda storto? Poi prima ero nel cortile con Ushijima e due ragazze hanno fatto delle facce di uno sconvolto!"

Il viso di Yukari è ora misto tra l'imbarazzo e l'indecisione, se dirle il motivo che ben sapeva oppure no.
Non volendo lasciare l'amica nel limbo, decide di risponderle.

"È che tu ieri ti sei addormentata in camera di Tendō e Ushijima"

"Sí?"

"E tu come pensi di essere tornata qui?"

"Boh, mi avrà tirato due schiaffi Tendō e avró fatto in dormiveglia, o magari mi sei venuta a prendere tu"

"Non esattamente..." e qui Yukari fa una pausa "vedi, è stato Ushijima"

"U-Ushijima?" boccheggia Atsuko, sorpresa.

"Sí, ti ha presa in braccio e portata dal suo dormitorio a qui. Ma strada facendo alcune ragazze lo hanno visto camminare con te in braccio e ora tutti a scuola credono che voi abbiate una storia"

Atsuko rimane sbigottita e si visualizza la scena nella sua mente.
Ushijima, grande e grosso, che la porta in braccio verso camera sua, con tanto di testimoni.
Avrebbe potuto semplicemente svegliarla e accompagnarla a in camera, ma aveva preferito prenderla silenziosamente tra le braccia e portarla a dormire senza dire niente.

Che dolce.

Inevitabilmente Atsuko arrossisce e scuote la testa.

"Oh, non sapevo, non me l'ha detto..." mormora la ragazza, parecchio confusa.

"Non lo avrá ritenuto necessario. Peró è stato carino, non voleva svegliarti"

"Certo che roba però, eh! Un ragazzo fa un gesto galante e tutta la scuola a pensar male, si facessero gli affari loro!" esclama Atsuko indignata, per poi incrociare le braccia.

Cerca di figurarsi la scena in mente.
Lei e Ushijima fidanzati o con una storia.
Che assurditá.
Lui era cotto di Hayakawa, innanzitutto, secondo di poi, non avevano nulla da spartire per molti aspetti.
Lei praticamente invisibile, e lui conosciuto perfino in tutto il Giappone come miglior asso liceale.
Certo, tolto ció sarebbero potuti anche essere carini insieme.
Wakatoshi era veramente il ragazzo piú bello sul quale avesse mai posato gli occhi, e lei gli voleva un mondo di bene.
Era sincero, leale, schietto e ascoltava volentieri quello che lei aveva da dirgli.
Ma, a parte quello, non credeva di essere molto adatta, perció lascia perdere questo stupido pensiero.

"Vabbè, smetteranno di parlarne tra poco quando questo weekend vinceranno la qualifica alle nazionali. Oppure quando lo vedranno alla bakery con Hayakawa"

"Eeeeeeh?! Le ha chiesto di uscire?"

"Sí, finalmente. Tra poco tra l'altro sará finito il mio mese con lui, perció avremo ognuno ció che vuole. Lui una ragazza e io il mio articolo"

 
---

Quella sera, Atsuko si ritrova a revisionare quanto aveva scritto fin ora dell'articolo.
Aveva scritto molto riguardo all'amore spassionato di Ushijima per la pallavolo, e anche molto riguardo al suo rapporto con i genitori e alla mano sinistra.
Peró mancava qualcosa, qualcosa di veramente personale.
Dentro le mura scolastiche era difficile vedere Wakatoshi a 360 gradi.
Certo, lo conosceva meglio di molti altri ormai, ma non lo aveva mai visto in un altro contesto se non quello scolastico.
Per conoscerlo meglio, doveva uscire da lí.
La ragazza sbuffa e si stiracchia, per poi scorrere le notizie sul portatile distrattamente.
Poi, tra le tante, una cattura la sua attenzione.
Blindfold Travel.
Atsuko clicca la notizia, incuriosita.
Si trattava di un sito che organizzava viaggi a sorpresa.
Una persona prenotava il viaggio, senza sapere fino a due settimane prima quale sarebbe stata la destinazione.
L'idea, le piaceva da morire.
Peró con chi andarci, quando e perchè?
Improvvisamente, una lampadina si accende nella sua testa.
Una lampadina abbagliante.
Afferra immediatamente il cellulare e apre la chat con "super fusto della pallavolo". 
Scatta una foto allo schermo del portatile e gliela manda.
Dopo qualche minuto riceve una risposta.

?

Atsuko sospira. 
Tipico suo.


È un sito che organizza viaggi a sorpresa, tu prenoti il viaggio ma fino a una settimana prima non sai la destinazione!
Da: Sakai
A me preoccuperebbe non sapere dove andare.
Da: superfusto della pallavolo

Non fare il noioso.
E poi sai benissimo perché te lo sto facendo vedere.
Da: Sakai
No che non lo so
Da: superfusto della pallavolo

Beh, fin tanto che rimaniamo chiusi qui non posso sapere molto su di te da scrivere per l'articolo.
Da: Sakai

Vai al punto.
Da: superfusto della pallavolo

Te la metto giú in breve.
Due settimane, prenoto stasera, tu questo weekend avrai giá fatto la tua figura trionfale ai nazionali, te la meriterai una vacanza, no?
Da: Sakai
Non lo so
Da: superfusto della pallavolo

Dai, mica eri cosí convinto di vincere contro il Karasuno
Da: Sakai
Certo che lo sono.
È che non so se ho voglia di partire per un viaggio dal nulla 
Da: superfusto della pallavolo

Vedilo come un premio per i tuoi sforzi.
E poi io mi porto dietro Yukari e tu Tendō, cosí li facciamo conoscere, piacere, innamorare, baciare e sposare.
Da: Sakai
Ok
Da: superfusto della pallavolo

Oddio, davvero?
Da: Sakai 
Ho detto di sí
Da: superfusto della pallavolo

Allora prenoto.
Ti adoro, ci vediamo domani!
Da: Sakai
A domani, buonanotte
Da: superfusto della pallavolo


 
Note autrice:
Ciao a tutti!
Scusate per questo capitolo un po' scarno, ma i prossimi due saranno una vera bomba, o almeno spero!
In auesti capitoli volevo mostrare come Wakatoshi stia cominciando maggiormente ad aprirsi con Atsuko e lei sta cominciando a sospettare qualcosa dentro di sè, perciò aspettatvi sorprese ;)
Grazie per le belle recensioni nello scorso capitolo, spero che la storia stia soddisfacendo le vostre aspettative!
Hikarigaoka

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Capitolo 5
*** Volersi bene. ***


Volersi bene.

"AAAAH! Non ci credo che quel sito ci ha mandati a Miyajima, sono cosí emozionata!" 

Da quando la destinazione del loro viaggio di piacere era stata rivelata, Ushijima era sempre piú vicino all'esasperazione.
Vedere Atsuko cosí contenta non gli dispiaceva affatto, il problema era che l'infausto compito di gestirla toccava a lui.
Oggi era il giorno della partenza dell'improbabile quartetto composto da Atsuko, Wakatoshi, Satori e Yukari, che avevano deciso di concedersi un viaggetto inaspettato e poco pensato durante il week-end.
Atsuko aveva afferrato il braccio muscoloso di Ushijima e lo stava trascinando ovunque per la stazione, in cerca del loro treno, mentre Tendō e Yukari se la ridevano sotto i baffi alla scena comica.

"Sono pronto a scommettere che adesso Wakatoshi-kun la prende per aria, la fa roteare cinque volte e poi se ne sbarazza" dice Satori alla castana, che è da quando Atsuko glielo ha presentato che non riesce a smettere di ridere a ció che dice.

Atsuko si volta a guardarli, per poi girarsi verso l'asso che non ne poteva piú di correre a destra e sinistra con la ragazza.

"Non ci credo che hai accettato di venire per farli conoscere. Beh, sembra che il tuo sacrificio stia dando i suoi frutti" afferma soddisfatta la ragazza, con un gran sorriso sulle labbra.

"Non ho accettato per farli conoscere" dissente Wakatoshi, guardando dritto davanti a sé.

"Ah davvero?" domanda Atsuko, aprendo il terzo pacchetto di patatine della mattinata.

"Sí. Sono venuto perché mi andava. E non sto facendo un sacrificio" 

"Adesso fai il dolce? Mi commuovi! Vabbè, te la sei meritata la vacanza, dopo la vittoria contro la Karasuno. 
Mi dispiace essermela persa comunque!"

Ushijima separa gli occhi olivastri da quelli castani di lei, voltandosi completamente.
Se potesse vedere la sua faccia in quel momento, Atsuko sicuramente gli chiederebbe che cosa gli prende.

"Figurati, non importa" risponde, abbastanza sbrigativo.

"Ma va, mi sono sentita un sacco in colpa.
Vabbè, non mi perderó una partita delle nazionali" Atsuko si volta a cercare gli altri due, rimasti indietro nella folla della  stazione giapponese "ma dove sono finiti quei due? Sono già andati a sposarsi? A proposito, io e te quando ci sposiamo, Ushijima?" 

"Piantala, Sakai" ribatte il ragazzo con secchezza, ma tirando anche un sospiro di sollievo per il cambio di argomento.

Atsuko scoppia a ridere di cuore, prendere in giro Wakatoshi non falliva mai nel farla sganasciare, tanto era serio ogni volta.
Dopo averlo rimproverato un po' per chiamarla ancora con il suo cognome, fallendo nel farsi chiamare semplicemente Atsuko, la ragazza gli afferra il braccio di nuovo e indica con entusiasmo il loro binario.
Vengono raggiunti dagli altri due in fretta, e si vanno a sedere nei loro posti da quattro.
Il viaggio sarebbe durato la bellezza di 9 ore, e questo perchè avevano preso la linea piú veloce, e  avrebbero poi dovuto prendere il battello per arrivare a Miyajima, trattandosi di un'isola.
Miyajima era per l'appunto un'isoletta che ospitava il santuario di Itsukushima, famoso per il suo torii parzialmente immerso nell'acqua.
La cosa che Atsuko apprezzava maggiormente del Giappone era che sapeva conciliare il verde con la modernitá, essendo che cittá come Tokyo e isolette sperdute nella natura come Miyajima potevano coesistere.
La giovane si era giá appuntata tutte le cose che le sarebbe piaciuto visitare: l'acquario, il tempio Daisho-in dove bere il thé,  il teatro e l' onsen.
In effetti, non aveva mai fatto un bagno nelle acque calde di un onsen, e l'idea le faceva giá sciogliere i muscoli.
Durante il viaggio parlarono molto, tranne Ushijima che manteneva la sua solita apparenza stoica e ogni tanto azzardava tirare fuori qualche argomento.
Ascoltava eccome, ma ormai Atsuko era abituata al fatto che il ragazzo non fosse di molte parole.
La cosa non le dava fastidio, anzi, il silenzio del pallavolista le piaceva.
Era conciliante, si sentiva ascoltata e le dava un senso di pace che spesso da sola non riusciva a trovare.
Lo guarda, seduto nel posto di fronte a lei, le possenti braccia incrociate mentre ascolta uno sproloquio infinito di Tendō sull'ultimo capitolo di My Hero Academia.
Atsuko sorride, da poco si era accorta di quanto il suo perenne cipiglio concentrato fosse adorabile, specialmente su un ragazzo tanto grande e grosso.
A un certo punto, sente lo sguardo di Yukari, seduta alla sua sinistra, posarsi su di lei.
La ragazza scuote la testa e si gira verso l'amica.
Le stava sorridendo, vagamente maliziosa.

"Che c'è?" le domanda sottovoce.

Yukari ridacchia e scuote la testa un poco.

"Niente, niente..." fa spallucce lei.

"Eh no, ora me lo devi dire"

Battibeccó con lei per dei buoni cinque minuti, ma Yukari si rifiutó fermamente, sempre con quel sorriso sul suo volto, il sorriso di una persona che sembrava sapere troppo, o che aveva capito qualcosa che Atsuko onestamente non comprendeva.
Finalmente, dopo quelle nove ore che in compagnia sembrarono molte meno, arrivarono al porto, e da lí presero il battello che li avrebbe portati in una ventina di minuti alla loro destinazione.
Tendō era sfinito, non era abituato a viaggi cosí lunghi, e neanche Yukari, perció appena saliti sul battello si accasciarono distrutti sui sedili.
D'altra parte, Atsuko e Ushijima erano ancora abbastanza carichi, la prima perchè era troppo emozionata per scaricare le batterie e il secondo perché era abituato a fatiche ben peggiori.
Ormai il sole sta tramontando, e la sua luce arancione si riflette sulle acque del mare giapponese, creando giochi di luce straordinari.
Poi, da lontano, comincia a fare capolino il torii rosso, che immerso nell'acqua aurea sembrava una visione onirica.
Atsuko poggia la fronte sul finestrino del battello per godersi meglio la vista, i grandi occhi marrone chiaro che si illuminano di gioia, e anche Ushijima si gira ad ammirare la vista.

"È bellissimo..." sussurra la ragazza, incantata.

"Giá" 

Stavolta è Wakatoshi a voltarsi a guardare lei.
I suoi occhi si posano prima sui suoi occhi rapiti dalla vista, poi sulle sue labbra dagli angoli piegati in un sorriso sereno, e infine sulle ciocche di capelli castani illuminati dalla luce del tramonto.
Aveva sentito ragazzi fare apprezzamenti all'amica Yukari, e mentre prima di conoscere le due ragazze di quei commenti se ne infischiava, aveva cominciato a farci piú caso.
Yukari veniva costantemente riempita di complimenti di ogni genere, alcuni dolci e altri meno lusinghieri, era generalmente molto apprezzata.
Ogni tanto, quando si parlava di Yukari si parlava anche di Atsuko, dato che erano inseparabili, ma su di lei non veniva mai detto molto, era messa in ombra dalla bellezza della migliore amica.
Quel poco che veniva detto era solitamente "boh, non è il mio genere", "è una tavola", "troppo chiassosa", "non è un granché, onestamente", solo raramente veniva azzardato un "caruccia".
Ushijima non si era mai dato ai paragoni, non aveva mai fatto confronti o valutazioni personali e, diamine, neanche lo faceva con Hayakawa.
Peró, in quel preciso istante, riesce a pensare a una sola cosa.

È bella.
---

Avrebbero alloggiato a Miyajima per tre notti, la prima sostanzialmente fu utilizzata da tutti e quattro per dormire e rifocillarsi dal lungo viaggio in treno.
Il ryokan dove alloggiavano era una gioia per gli occhi.
L'arredamento giapponese antico ricordava a Ushijima casa sua, il che gli piaceva parecchio, mentre per gli altri era un sollievo da quel pugno in un occhio che spesso erano i dormitori della Shiratorizawa.
Quel giorno, avevano deciso di visitare l'acquario, il santuario di Hokoku e di salire in cima al monte Misen.
Tendō si divertiva a portare in giro Yukari, soprattutto all'acquario, dove dava un nome a ogni pesce e si inventava sul momento una storiella su di lui, per far ridere la ragazza.
Atsuko invece si trovava con il viso illuminato dal blu della grande teca che ospitava migliaia di pesci colorati che guizzavano da una parte all'altra.
Accanto a lei, anche Wakatoshi sembrava piuttosto preso.

"Non sono mai stato ad un acquario" commenta, non staccando gli occhi neanche per un secondo dalla fauna marina.

"Neanche io..." risponde in un mormorio Atsuko, altrettanto rapita.

Dopo un'oretta passata lí dentro, decidono di visitare il tempio Hokoku, anche detto il tempio dei mille tappeti, perchè a quanto pare le sue dimensioni erano quelle di mille tatami.
Nessuno dei quattro pensava che sarebbe stato in grado di apprezzare piccole cose come anche solo un tempio.
Piú che qualche offerta e preghiera di buon auspicio ai templi locali a Sendai non facevano, ma visitarne uno nella sua interezza era tutta un'altra storia e spiritualitá profonda.

"È il momento di salire il Monte Misen" afferma Yukari, controllando la mappa di Miyajima che era stata offerta dallo staff del ryokan.

"Giá, e io non sono pronto" sospira Satori, stanco alla sola idea di fare tutta quella salita.

"Ma Guess Monster dei miei stivali, tu fai il pallavolista e corri a destra e a manca e  ti permetti di lamentarti?" lo incalza Atsuko, lasciandogli un'amichevole gomitata nel fianco.

"Giá, perchè speravo di scamparmela almeno quando non ero sul campo!" 

Tutti quanti ridono, compreso Ushijima che lascia trasparire un sorriso sul suo volto severo.
Cominciano la loro camminata.
I due uomini della compagnia stavano avanti, piú che altro perchè Satori era l'unico che un minimo riuscisse a tenere testa a Wakatoshi, mentre la ragazze se la prendevano con piú calma chiacchierando del piú e del meno.

"Hoshie ribollirá dalla rabbia quando nell'articolo salterá fuori di questo viaggio!" esclama Atsuko, per poi ridere soddisfatta.

"Sei proprio diabolica"

Il monte Misen aveva un qualcosa di magico.
Immerso nel verde, totalmente lontano da ogni intervento umano se non per qualche decorazione tipicamente giapponese in pietra.
Sembrava di stare vivendo una fiaba, persi in una foresta sotto qualche forma di sortilegio che rendeva il tutto cosí fuori dal mondo e dalla vita, solo che in senso positivo.
L'aria che si respirava era cosí pulita e fresca, gli alberi e l'erba cosí verdi, e il cielo di un azzurro intenso.
Avrebbero vissuto cosí per sempre.
Tuttavia, dopo una mezz'ora di camminata, la salita e la stanchezza cominciavano a farsi sentire.
Le scale di pietra si erano interrotte, lasciando spazio a una stradicciola battuta tra gli alberi.
Tendō, per fare il galante e per gioco, aveva preso una Yukari piú stanca che mai sulla schiena e la portava su per il sentiero cosí, probabilmente sudando sette camicie ma dal loro ridere non sembrava gli importasse piú di tanto.
Atsuko getta uno sguardo su di loro, e poi su Wakatoshi, che stanco non pareva affatto.

"Ah, Ushijima! Facciamolo anche noi!" esclama la ragazza, indicando con un dito la coppia poco piú avanti.

"Non se ne parla" risponde lui, senza né se né ma.

"Sí, sí, non ti preoccupare" ribatte Atsuko, e non sembrava molto sincera nel dirlo.

Infatti, si ferma un secondo, e poi comincia a prendere la rincorsa.

"Sakai no fermati subito aspe-" 

Neanche il tempo di finire la frase, che la ragazza gli era saltato sulla schiena come un grillo, allacciando le braccia e le gambe attorno al collo e alla sua vita.
Lo schiacciatore sospira e si rassegna, poggiando le mani sotto le ginocchia della ragazza per sorreggerla, mentre lei se la rideva di gusto.
Anche a tenerla, non gli faceva troppa differenza, tanto era minuta e leggera rispetto alla forza che aveva.
Difatti, essendo che tutto il suo corpo premeva contro la schiena di Wakatoshi, Atsuko ebbe modo di sentire concretamente tutto il frutto di anni di allenamento.
Non era niente male.

"Dai tranquillo, questa volta non c'è nessuno a parte noi due che ti vede portarmi in braccio"

A quell'affermazione, Ushijima si blocca e si irrigidisce come in rigor mortis, emettendo un verso strozzato.
È la prima volta che la ragazza lo vede reagire in quel modo.

"Che c'è, ho detto qualcosa che non va?" gli domanda, preoccupata.

"No, è che non sapevo fossi sveglia in quel momento. Devo essere stato inopportuno" risponde il ragazzo, riprendendo la camminata.

"Oh no, io dormivo, sono venuta a saperlo il mattino dopo. A quanto pare delle ragazze ti hanno visto portarmi in braccio ed è per questo che quel giorno tutte quante mi guardavano male. Ma non ti preoccupare, hanno giá smesso!" 

Ushijima tira un sospiro di sollievo, almeno si era risparmiato l'imbarazzo del momento.

"Mi dispiace di averti causato questi problemi" risponde lui.

"Ma di cosa ti scusi, lasciale fare.
L'ho trovata una cosa molto carina, invece" 

Dopo aver detto questo, Atsuko sente un lieve rossore arrivare sulle sue guance, per poi poggiare il mento sulla spalla di Wakatoshi e lasciare che lui continuasse a portarla su.
Il ritmico movimento della possente schiena del ragazzo la cullava in un certo senso, tanto che era convinta che sarebbe anche potuta addormentarsi, se non fosse che erano arrivati a destinazione.
Il monte Misen era la cima piú alta di Miyajima, e da lí nei giorni soleggiati come quello era possibile ammirare il mare in tutto il suo splendore, come stava facendo il quartetto in quel momento.
Sia che Yukari che Atsuko scesero dalle spalle dei due ragazzi, ammirando quello che era il paesaggio davanti a loro.
Un'immensa distesa di alberi, ogni tanto interrotta da qualche edificio antico, e poi il mare, semplicemente quello, ma nella sua semplicitá fu in grado di togliere il fiato a tutti.
Dopo aver risposato e goduto della vista per un po', mangiando dei bento preparati prima, decidono di scendere stavolta con l'aiuto della funivia.
Tendō si era rubato il posto accanto a Yukari, furbo, lasciando Wakatoshi e Atsuko da soli.
La cosa non li turbó minimamente, e si lasciarono trasportare nella luce del calar del sole dal piccolo cabinotto.
Il silenzio tra loro due viene interrotto dal suono del telefono di Wakatoshi, era una notifica.
Il ragazzo tira fuori il cellulare, legge il contenuto del messaggio e sorride lievemente, per poi rimetterlo in tasca.
Peró era troppo tardi, Atsuko era stata giá attivata.

"Con chi scrivi che sorridi in quel modo?" domanda la ragazza, sorniona.

"A nessuno" ribatte Ushijima, cercando di stare sulle sue.

"Dai, è Hayakawa vero? Ti ha scritto!" lo incalza Atsuko, la malizia sul suo volto sempre piú evidente.

A sto punto, Ushijima decide che non puó sottrarsi da lei.

"Sí, ha detto che appena torneró dal viaggio verrá alla bakery con me" risponde lui.

"FINALMENTE! WOW CAZZO E...e.
..e wow ce ne ha messo di tempo per decidersi a uscire" 

"Lei aveva proposto prima, ma ogni volta che proponeva dovevo allenarmi" 

Atsuko scuote la testa, ridendo sottovoce.
Tipico di Wakatoshi, non saltarsi un allenamento neanche a pagarlo.

"Ma nello specifico che ti ha scritto?"

"Mi ha scritto: Comunque, appena tornerai da Miyajima mi piacerebbe andare alla bakery"

"E tu che le hai risposto?"

"Ok"

Atsuko si mette le mani tra i capelli, nel panico, facendo allarmare Ushijima.

"Sei pazzo?! Scrivile subito un altro messaggio! Prima che legga quell' ok!"

"Perchè, cos'ha che non va?"

"È triste! E annoiato! Sembra che lo fai per pietá!"

"Mi ha chiesto se va bene uscire appena torno e le ho detto di sì, che altro devo dirle?"

Atsuko si allunga per rubargli il telefono di mano, venendo fermata dalla grande mano di Ushijima che la tiene indietro.

"Dammi quel cellulare!"

"No"

"Dammelo ora o ti aggredisco!"

"Stai facendo dondolare tutto!"

Dopo essersi dimenata per cinque buoni minuti, facendo temere Ushijima per la sua vita e probabilmente preoccupare chi vedeva la funivia scendere da fuori, Atsuko riuscí finalmente a sottrarre il cellulare a Wakatoshi.

"Sakai-san, fermati subito"

Troppo tardi, messaggio inviato, e cellulare restituito.

"Si puó sapere che hai fatto?" le chiede Ushijima, premendo il pollice e l'indice sul ponte del naso.

"Le ho risposto, semplice" risponde la ragazza, e incrocia le braccia con un sorriso soddisfatto.

Non vedo l'ora ♥️

"Visto, ci ho messo anche un cuoricino. So che non è il tuo stile, ma per le ragazze è un segnale importante"

"Io non ho paro-"

Ding.

Risposta arrivata.

Neanche io ♥️

Atsuko caccia un gridolino soddisfatto, lasciando Wakatoshi inebetito a guardare il cellulare.

"Visto! Visto! Ringraziami quando ti faró mettere insieme te e Hayakawa"

Ushijima si lascia scappare un altro sorriso lieve, per poi rimettersi il cellulare in tasca.
Forse, qualcosa le doveva davvero.
---

Il giorno dopo era il turno di visitare il tempio Daisho-in e il santuario di Itsukushima.
Atsuko si era svegliata abbastanza tardi, tanto il futon sul quale dormiva era comodo, stessa cosa per Yukari accanto a lei.
D'altra parte, Ushijima e Tendō sembravano essersi vestiti ben prima.
E Tendō era distrutto.
Le ragazze si prepararono e, dopo aver fatto colazione, decisero di uscire per una passeggiata.

"Come mai cosí acciaccato di prima mattina?" gli domanda Yukari, poggiandogli una mano sulla spalla preoccupata dall'espressione sul suo volto.

Satori, senza dire niente, indica accusatore Wakatoshi, che invece sembrava fresco come una rosa.

"Perché qualcuno ha insistito per farsi alle sette del mattino di corsa, tutto il monte Misen, DI NUOVO!"

Wakatoshi lo ignora, continuando a camminare accanto ad Atsuko che lo stava riempiendo giá di domande sul suo a breve appuntamento con Hayakawa.
Lo riempiva sempre di consigli, che faticava spesso a tenere tutti a mente, ma comunque se li teneva stretti perchè fin'ora avevano sempre funzionato.
La mattina la trascorsero in tranquillitá e in compagnia, passeggiando tra il verde di Miyajima, facendo anche una capatina al museo del folklore, per poi riservare al  pomeriggio le visite ai vari santuari.
Dopo pranzo, la prima tappa era il santuario di Itsukushima, particolare per il suo galleggiare nell'acqua con l'alta marea, insieme al suo torii rosso.
Di giorno la marea era bassa ed era possibile raggiungere il torii a piedi, cosa che fecero.
La guida illustró loro delle particolaritá del santuario e del torii, dalle origini fino all'uso che ne facevano attualmente.
Spesero due belle orette lí dentro, persi tra un corridoio e l'altro, per poi, a metá giornata, decidere di dirigersi al tempio Daisho-in, alla base del monte Misen.
Era tutto il giorno che Atsuko insisteva per andare alla sala da tè del tempio, visto che era da molto tempo che non ci andava, e tutti furono d'accordo con la richiesta.
Come al solito, Ushijima finí per sedersi di fronte ad Atsuko, ormai Tendō e Yukari erano anche fin troppo affiatati.
Erano soli, immersi nel confortevole silenzio di quell'isola, mentre una cameriera versava loro il thé.
Accovacciata davanti a lui, Atsuko non si sentiva a disagio, era abituata al silenzio del ragazzo.
Dopo essersi fatti servire il thé, ne prendono entrambi un sorso, e subito dopo si scambiano uno sguardo che lasciava intendere da parte di entrambi la stessa cosa.

"È buonissimo" dicono all'unisono.

Atsuko si lascia scappare una risatina dalla scena, mentre Wakatoshi un lieve sbuffo accompagnato da un sorriso.
Dalla prima volta che lo aveva sentito ridere, la sera in cui l'aveva riportata in braccio nel suo dormitorio, non era troppo raro vederlo sorridere.
Forse gli ci voleva solo un pochino di confidenza in più, ma ad Atsuko vederlo lasciarsi un pochino andare non dispiaceva per niente.

"Come procede l'articolo?" domanda lo schiacciatore, per poi prendere un altro sorso di thè.

"Alla grande, l'ho quasi finito, credo che lo completerò domani! E poi potrò lasciarti stare per sempre. Tu hai avuto il tuo appuntamento, e io il mio articolo, prenderemo strade diverse, Ushijima"

Ushijima rimane pietrificato, in silenzio e con la tazza di thè a mezz'aria.
La bocca è semiaperta, vorrebbe dire qualcosa ma rimane con il fiato sospeso.
Atsuko non riesce a contenersi e scoppia a ridere con un certo contegno.

"Sto scherzando! Ti sto prendendo in giro come al solito su, tu saresti perso senza di me, a questo punto"

Wakatoshi riprende a respirare, poggiando la tazza sul basso tavolino, per poi riprendere colorito sul volto.

"Non era divertente" ribatte il ragazzo, fulminandola con lo sguardo.

"Allora ci tieni alla mia presenza, guarda com'eri sbiancato! Ancora mi chiami Sakai e poi reagisci così quando fingo di dileguarmi, ammettilo che non mi resisti"

Atsuko è troppo impegnata a ridere per rendersi conto del lieve rossore sulle guance di Ushijima, che per nascondersi prende un altro sorso della bevanda calda dietro alla tazza fumante.

"Appena finito ti farò leggere l'articolo, credo proprio che ti piacerà, soprattutto la parte sulla vittoria contro la Karasuno"

"Non voglio leggerlo"

Atsuko sgrana i grandi occhi color nocciola, basita.

"Eh? Come no!"

"Lo voglio leggere quando sarà uscito, non ne ho bisogno prima. Mi fido di te"

La ragazza sente non solo il calore della bevanda calda che sale sulle sue guance, ma anche il rossore causato da quella frase.

Mi fido di te.
---

Prima di mangiare, arriva il momento tanto atteso da tutti.
L'onsen.
Le acque termali erano proprio ciò di cui avevano bisogno dopo aver passato tutta la giornata in giro,  soprattutto Tendo che pensava che le sue ossa si sarebbero spezzate una ad una da un momento all'altro.
Ushijima si immerge completamente svestito da un lato della vasca, poggiando su una parete rocciosa, e Satori fa lo stesso poco di fronte a lui.
E' uno dei pochi momenti della vacanza in cui si trovano da soli, e dal sorriso sornione e vagamente sghembo del rosso, Wakatoshi sa che non si deve aspettare nulla di buono.

"Allora, con Atsuko?" gli domanda, alzando le sopracciglia per un breve secondo.

Ushijima allarga le braccia muscolose poggiandole dietro di lui, il viso che assume il suo tipico cipiglio enigmatico.

"Che intendi?" gli risponde, la voce cavernosa che rimbomba nel silenzio dell'onsen.

"Dai su, è tutta la vacanza che flirtate" ribatte il centrale, immergendosi un poco di più nell'acqua calda.

"Non stiamo flirtando" lo rimbecca con fermezza Ushijima.

Satori sospira rassegnato.

"Questa balla me la racconterai un'altra volta" 

"Al mio ritorno ho l'appuntamento con Hayakawa"

L'idea di vedere Ushijima e Hayakawa insieme aveva sempre allettato Tendo, si divertiva a punzecchiare Wakatoshi riguardo la sua cotta ed era stato da un certo punto di vista lui a fargli capire che con la ragazza voleva andare più a fondo.
Ma da quando Atsuko era piombata nella vita di entrambi con quella stramba pretesa dell'articolo, non era più sicuro delle sue preferenze.
Si sentiva quasi in colpa, ad averlo indirizzato con tanta insistenza verso Hayakawa.
Però l'asso sembrava molto convinto dei suoi sentimenti, quindi può darsi fossero tutte delle sue prefigurazioni mentali.
Tuttavia, rimaneva di un'idea.

"Lo so, Wakatoshi-kun, però ti consiglio di rivedere le tue priorità. Non mi chiamano il Guess Monster per nulla"

Questa volta Wakatoshi capisce che cosa intende il rosso, ma lascia che quella frase rimanga lì sospesa.

"Ah, altra cosa importante" riprende Satori, facendo scorrere un pugno d'acqua tra le lunghe dita "quanto vuoi continuare con questa storiella?"

"Glielo dirò, non ti preoccupare" risponde Ushijima, lo sguardo severo che incontra quello del migliore amico.

"Okay okay, l'importante è quello. La vacanza mi ha aiutato molto, comunque"

Satori rimugina un attimo, disegnando cerchi nell'acqua bollente, sul volto un sorriso vagamente malinconico.

"Anche Yukari ti aiuta molto"

Tendo alza lo sguardo, e i suoi occhi rossicci incontrano di nuovo quelli verdastri dell'amico che sedeva impassibile davanti a lui.

"Sei ironico, per caso?" domanda Satori, stavolta sorridendo genuinamente.

"Non troppo" risponde Ushijima, cercando di trattenere un sorriso divertito di rimando.

"Tu e l'ironia, questa mi è nuova!"

Oltre alla risata di Tendo, Wakatoshi sente il rumore della porta dell'onsen che scorre.
Immediatamente il suo corpo si irrigidisce, e le braccia che prima erano comodamente estese dietro di lui, vanno a finire dritte sul suo grembo.
Satori nota immediatamente quel cambio improvviso di atteggiamento, e non si meraviglia affatto.
Yukari e Atsuko avevano fatto capolino da dietro la porta, coperte soltanto da un asciugamano, e si stavano dirigendo verso la loro vasca.

"Mi avevi detto che era un onsen separato" sibila tra i denti Ushijima, cercando di non farsi sentire.

Tendou non risponde, si limita a un ghigno divertito nel vedere il volto sempre impassibile dell'amico colorarsi di scarlatto.

"Scusate il ritardo!" esclama Atsuko, avvicinandosi alla vasca "non fate i guardoni e chiudete gli occhi un attimo"

Ushijima acconsente subito alla richiesta, voltando lo sguardo e serrando le palpebre, tutto ciò che sente è il rumore degli asciugamani poggiati sulle panche e l'acqua termale che viene leggermente smossa.
Quando li riaprono, le ragazze sono già immerse e più che le spalle non si può vedere, grazie al calore che copriva bene il tutto.
Satori era rilassato, ma Wakatoshi era sempre stato piuttosto pudoroso e già non gli piaceva mostrarsi nudo davanti ai compagni di squadra, figurarsi con due ragazze.
Atsuko e Yukari si rilassano l'una accanto all'altra, chiudendo gli occhi per godersi meglio la sensazione di relax data dall'acqua calda sulla loro pelle, e i ragazzi fanno lo stesso.
Poi, Yukari comincia a conversare, seguita a ruota da Atsuko,  e anche Ushijima riesce a rilassarsi e dimenticare l'imbarazzo.
Le conversazioni vanno dalle frivole alle serie, però tutti e quattro si erano scoperti estremamente legati durante quei giorni di vacanza.
Ora, Yukari si era spostata accanto a Satori, e Atsuko era finita accanto a Ushijima
La ragazza era talmente disinvolta, che si era accorta che effettivamente era finita accanto al ragazzo solamente guardando come il braccio di Tendo si era andato ad avvolgere attorno alle spalle di Yukari, sfiorandone ritmicamente una con le dita.
Vederli così le aveva fatto ricordare della sua vicinanza con l'asso, che accanto a lei era più possente che mai.
I suoi occhi nocciola si posano un attimo sul corpo del ragazzo, ammirando le linee definite dei suoi muscoli. Solo in quel momento si rende conto di quanto effettivamente fosse fisicato, era comparabile alle statue degli dei greci.
Per altro, aveva distrattamente disteso un braccio dietro di lei lungo la base rocciosa, non con l'intento di approcciarla anche se così poteva sembrare.
Atsuko arrossisce, tra quell'immagine mentale in mente e l'estrema vicinanza al corpo nudo del ragazzo, ma poi torna a rilassarsi e a perdersi in altre conversazioni stupide.D
Dopo un po', è l'ora di uscire per la cena.

"Dovrei alzarmi" annuncia Ushijima, preparandosi per uscire "voltatevi, per piacere.

"Tranquillo, nessuno sbircerà le tue chiappe olimpiche" ridacchia Atsuko, seguita dagli altri due.

Lo schiacciatore scuote la testa, e si issa per mettere prima un piede e poi l'altro fuori dalla vasca.
Atsuko aveva le mani davanti agli occhi per precludersi la scena, ma lentamente le sue dita si aprono e scappa l'occhio.
Arrossisce immediatamente dopo aver constatato che quando diceva "chiappe olimpiche" non si sbagliava.

"Atsuko, ti vedo che guardi!" la rimbecca Yukari.

"Allora stai guardando anche tu" ribatte Atsuko.

"Ragazze, calma, il culo di Wakatoshi è off limits" le rimprovera Satori.

L'asso avvampa, la mano che avvolge l'asciugamano alla vita e le labbra serrate dall'imbarazzo mentre i tre ancora in vasca ridono a crepapelle.

"Fate schifo, tutti e tre"
---

Atsuko fa scorrere lentamente la porta della stanza di Wakatoshi, il quale era da solo e seduto sul proprio futon.
Ormai era sera inoltrata, avevano mangiato a sazietà ed erano completamente rilassati.
Lo guarda un attimo, vestito nello yukata blu scuro fornito dal ryokan, intento a leggere l'ultimo numero di Shonen Jump.
Non appena il ragazzo si accorge della presenza di lei, lo abbassa.

"Hey" le dice con la sua voce profonda "sai dov'è Tendo?"

"Chiediti perchè sono qui" risponde lei, lanciandogli uno sguardo di eloquenza.

Ushijima alza un sopracciglio.

"Satori per caso ti ha detto che usciva per andare in bagno?"

"Sì, come fai a-" 

"Perchè causalmente Yukari mi ha detto la stessa cosa poco fa"

"E quindi?"

"Ushijima, abbiamo i bagni in stanza"

"Oh..."

Fatto due più due, il ragazzo si sente un po' stupido per non aver inteso prima, mentre lei si siede accanto a lui sul futon.

"Che palle che domani dobbiamo già tornare, e tu dovrai riprendere l'allenamento per i nazionali!" sospira Atsuko, per poi stiracchiarsi.

Wakatoshi abbassa lo sguardo, puntandolo per terra.
Non guarda la ragazza negli occhi, le da il profilo, cerca di evitare il suo viso, ma lei è furba.

"Qualcosa non va, Ushijima-san?" gli chiede abbastanza sottovoce, come se lo percepisse ferito.

"C'è una cosa che devo dirti" le risponde lui, sempre evitando il suo sguardo.

Atsuko è preoccupata, una frase del genere da Ushijima non se la sarebbe aspettata.

"Dimmi" mormora.

"Non andremo ai nazionali. Abbiamo perso"

Detta in un fiato, quella frase lascia la ragazza senza parole, il fiato mozzato e il volto sbiancato.

"Che cosa?" gli domanda per sicurezza.

"Sì, ti ho mentito perchè non volevo rovinarti la vacanza. Abbiamo perso contro la Karasuno e non ci sarà nessun torneo primaverile, mi dispiace di averti mentito"

Ushijima si stringe nello yukata blu, una morsa attanaglia il suo stomaco.
Senso di colpa per aver mentito, e soprattutto delusione verso sè stesso per non essere riuscito a farcela.
Quando la palla aveva toccato il suo campo decretando la loro sconfitta, aveva realizzato molte cose.

"Quel giorno, ho scoperto di non essere invincibile, ma di essere più fragile di quanto credessi.
Ho sempre vissuto in un mondo di certezze, guardami, tutti mi danno per scontato"  stringe il tessuto dello yukata tra le dita "pensano che sia freddo, o senza personalità. Da un lato è vero, ma dall'altro preferirei non essere dato per certo. So che è plausibile pensare che io sia fatto in un certo modo, e prima di perdere ero io stesso convinto che le cose fossero sempre univoche. 
Ma da quando sono stato sconfitto, ho realizzato che vorrei essere considerato diversamente"

Ushijima parla, e lei lo ascolta, ha sempre fatto così e non potrebbe essergliene più grato.
Non vuole risposte, vuole solo sentirsi capito in quel momento, perchè Atsuko è sicuro di capirla almeno un po'.
Sente dei singhiozzi.

"Ma stai piangendo?" domanda in maniera abbastanza ovvia alla ragazza.

E' vero, Atsuko è in lacrime, mentre cerca disperatamente di asciugarsele sfregando gli occhi con le maniche dello yukata.
Ushijima non sa che fare, la guarda abbastanza preoccupato e cerca di capire il perchè di una reazione del genere.

"E' perchè ti ho mentito? Lo sai che mi..."

"No è che" lo interrompe lei tra i singhiozzi "detesto vederti così! Detesto che gli altri ti diano per scontato, e scusa se ogni tanto sembra che lo faccia anche io, ma non lo penso! Sei la persona che darei meno per scontata in vita mia!"

Il ragazzo rimane con la bocca semi aperta, le mani strette alla veste in corrispondenza delle ginocchia, e gira l'intero corpo verso Atsuko.

"Certo che sei parecchio empatica" cerca di smorzare la tensione lui, ma non è mai stato il suo forte.

Atsuko si lascia scappare una sottospecie di brevissima risata ironica tra i singhiozzi.

"Un po'...però sono seria. Non sopporto vedere le persone a cui tengo dire queste cose, sei molto di più di quello che dai a vedere!"

"Sakai..."

Improvvisamente, Ushijima sente un calore avvolgerlo.
Atsuko si era sporta verso di lui e gli aveva buttato le braccia al collo, stringendosi a lui tra i singhiozzi.
Poco importa delle lacrime che ora bagnavano il collo del ragazzo, sentirla pronunciare quelle parole lo aveva lasciato sospeso, ancora di più con quell'abbraccio.
Poi, si lascia andare, Wakatoshi rilassa i muscoli e sente il cuore appesantirsi, non di dolore, ma sono le sue emozioni che si riversano tutte nel suo petto.
Sente che deve lasciare andare, almeno per una volta.

"Non sei molto abituato ad abbracciare, eh?" domanda Atsuko, ancora la voce singhiozzante ma lievemente addolcita dal tono ironico "sto scherzando"

Ushijima scuote la testa, perchè ha comunque ragione.
Però, decide di abbandonarsi a quel peso sul petto e stringere le forti braccia attorno alla vita di Atsuko.
Nonostante sia stata colta di sorpresa dal ricambiare di quel gesto, Atsuko non lo lascia andare e affonda il viso nel suo collo tiepido.
Lo sente avvicinarla al suo corpo, lentamente ma con tenerezza, e per aderire meglio ad esso avvolge le gambe attorno alla sua vita.
Una delle sue due mani candide accarezza la nuca di Wakatoshi, lentamente, lasciandosi però scappare ancora qualche lacrima mentre lui le accarezza lentamente la schiena.
Oltre alle lacrime, qualcosa sfugge dalle sue labbra.

"Io ti voglio bene, Ushijima" sussurra.

"Wakatoshi"

Atsuko si irrigidisce un attimo.
Che cosa aveva detto?

"Chiamami Wakatoshi"

Atsuko sorride e annuisce.

"Anche io ti voglio bene, Atsuko"

Qualcosa scatta in lei.
Veloce, rapido, totalmente inaspettato.
Improvvisamente, Wakatoshi le sembra ampliato per mille.
Il suo corpo, la sua pelle e il suo odore, le sue braccia che la stringono e il calore della sua voce.
Le tornano in mente scene passate e scene presenti, lui che la tiene in braccio nei corridoi, loro due sulla loro panchina, lei che dice "piacere, Atsuko Sakai" e le loro mani che si stringono nel patto.
Loro due che parlano a mensa e decidono di approfondire la conoscenza, lei che gli sorride alla luce della luna nel loro dormitorio, le loro risate, lei che si fa portare su per il monte Misen e i loro sguardi nella sala da thè.
Pensa al mi fido di te, ai suoi occhi, il suo sorriso, tutto più chiaro come non lo era mai stato.
Il suo cuore comincia a battere forte, sente il calore salirle alle guance e il fiato farsi pesante non dalle lacrime.
Pensa a lui, a Wakatoshi, a Ushijima.
Pensa a loro due

Perchè mi sento così?
Che succede?


Si stringe ancora di più a Wakatoshi, che affonda una mano tra i suoi capelli e il viso nel suo collo.

E' strano, è molto strano, non mi è mai capitato.
Cos'è questa cosa che sento?


Poi, la realizzazione colpisce Atsuko in pieno volto, come il fulmine finale in mezzo a quella tempesta di emozioni, il termine ultimo.
Inesorabilmente, la soluzione le appare più chiara che mai, ed è solo una.

Oh no.

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Capitolo 6
*** Tu e la pioggia ***


Tu e la pioggia.

- Ain't nothing please me more than you -

https://www.youtube.com/watch?v=IB8PfVf5UGY
(ascolto consigliato)
 

Da quella sera, Atsuko era diventata estremamente silenziosa.
Il che era parecchio strano.
Se ne accorsero tutti e tre e Ushijima era indubbiamente quello più preoccupato, sapendo della conversazione che avevano avuto la sera precedente.
Infatti, poco prima di salire sul treno di ritorno, aveva preso la ragazza in disparte e le aveva chiesto se stesse bene e se fosse turbata dalla bugia che le aveva detto, ma lei aveva scosso energicamente la testa e lo aveva assicurato di essere solo estremamente rilassata dall'intero viaggio.
Wakatoshi decise di crederle sulla parola e da lì preferì non domandarle più nulla.
Attualmente, tutti e quattro si trovano sul treno di ritorno a Sendai, non troppo affollato.
Sul vagone questa volta i posti sono semplicemente a file di due, perciò Atsuko siede insieme a Yukari una fila davanti ai ragazzi.
Ha tutta l'intenzione del mondo di dirle dell'epifania che aveva avuto la sera prima, ma prima si volta per assicurarsi che né Ushijima né Tendo fossero all'ascolto.
Per sua fortuna, la stanchezza era riuscita a sopraffarli ed entrambi dormivano come sassi.

"Ti vedo irrequieta. No, allo stesso tempo taciturna. Irrequieta e taciturna, non capisco molto bene!" le dice Yukari, lanciandole un'occhiata indagatoria.

Atsuko serra le labbra, poi guarda le sue mani incrociate sul suo grembo, le dita che giocano nervosamente l'una con l'altra.
Poi, si volta di nuovo per un secondo a controllare che i due dormano beatamente, e infine guarda di nuovo Yukari.

"Yukari-chan, sono nella merda, nella merda!" le dice, più sottovoce possibile.

"Oi, oi, calmati, e perchè parli così a bassa voce?" le chiede, toccandole una spalla per tranquillizzarla.

"Ora ti spiego, basta che non ti fai sentire da Ushijima" 

Yukari si guarda indietro, un po' confusa, ma poi annuisce e guarda negli occhi Atsuko in attesa di risposta.

"Beh, diciamo che mentre tu e Satori ve la spassavate allegramente ieri sera e no, non voglio sapere che cosa è successo, io e Ushijima abbiamo parlato"

"Poi ti racconto lo stesso, ma va avanti, che cosa vi siete detti?"

Atsuko lo nota benissimo, il bagliore negli occhi di Yukari al solo odore di novità, tipico suo.

"Sostanzialmente, mi  ha detto che il fatto che aveva passato le qualifiche ai nazionali era una balla-"

"Lo sapevo, ma Satori mi ha chiesto di non dirtelo"

"Che stronzetti!"

"Vai avanti"

Atsuko sospira, cerca di raccogliere un po' di coraggio per ammettere quanto realizzato la sera prima, e dal nervosismo incrocia le braccia e affonda l'esile corpo nel morbido sedile del treno.

"Dopo che mi ha detto 'sta cosa, mi ha fatto un discorso piuttosto profondo che non sto a ripeterti perchè sono affari suoi" Yukari sospira delusa "però...mi sono messa a piangere, ci siamo abbracciati e mi è sfuggito che gli voglio bene"

"Awww" sospira Yukari, poggiando una mano al petto, quasi commossa.

"No no, aw un corno! Vabbè, poi lui mi ha detto di chiamarlo Wakatoshi, e mi ha detto che mi vuole bene e mi ha chiamata Atsuko e..." la ragazza deve prendere un respiro per riorganizzare il suo turbinio di pensieri "e non so cosa sia successo da lì in poi, ho cominciato a sentirmi tutta strana e poi ho realizzato che..."

"Che?!" la incalza l'amica, che stava per venire sopraffatta da un probabile infarto.

"E ho realizzato che Wakatoshi mi piace, da morire..."

Gli occhi di Yukari sgranano, e Atsuko vede già il corpo dell'amica che si alza e la bocca che si spalanca intenta a cacciare un grido, perciò, per prevenirlo, gliela tappa con entrambe le mani.

"Sei impazzita?! Fa silenzio o lo svegli!" le sibila, mentre la castana annuisce sotto alle sue mani piantate in pieno volto.

Yukari mugugna qualcosa, per poi venire liberata.

"E' che lo sapevo, lo sapevo che sarebbe successo! Il mio intuito non sbaglia mai" sorride la ragazza, gli occhi luccicanti di felicità.

"Cos'è, ieri sera Satori ti ha magicamente trasmesso le sue abilità con la sua sali-"

"Atsuko!"

"Okay, scusa"

"Comunque è una bellissima cosa, sono veramente felice per te!" 

"Ma felice cosa? No no no no, è tremendo, è una tragedia!"

"Perchè?! E' così bello avere una cotta!"

Atsuko scuote la testa e affonda di nuovo nel sedile.
Sbuffa, per poi incrociare e voltare lo sguardo alla sua destra, verso il corridoio del vagone.

"E' che ti vorrei ricordare di una certa Hayakawa" mugugna, quasi come se ne vergognasse.

"Oh..." mormora Yukari, mordendosi il labbro inferiore.

"A lui piace Hayakawa, e se domani andrà a un appuntamento con lei è anche grazie a me che l'ho aiutato. Non potevo prevedere sarebbe andata a finire così, mi sono tirata la zappa sui piedi" si gratta nervosamente il dorso della mano sinistra con le unghie "anzi, non è vero. Aveva una cotta già da prima, non mi avrebbe calcolata lo stesso"

Yukari ha le sopracciglia piegate, che le donano un'espressione carica di preoccupazione verso l'amica. Non le piaceva vederla così, tanto era abituata a vederla sempre vivace e sicura di sè.

"Hayakawa poi è così graziosa, io invece? Mi ha detto addirittura che "le ragazze non dovrebbero parlare così", è ovvio quale sia il suo tipo. Al massimo io sono una sua grande amica. O amico"

"Atsuko-chan, dovresti proprio lasciar perdere quell'episodio"

"E invece no, conta eccome! E poi..." e qui abbassa ancora di più il tono di voce "non vado bene per lui...è bellissimo, piace a tutti, io invece sono una tavola da stiro che sta sul cazzo a mezza scuola"

Improvvisamente, Yukari la prende per le spalle, e la fa voltare con rapidità nella sua direzione in modo da incontrare il suo sguardo.

"Atsuko, basta con questa storia, non stai sul cazzo a nessuno" le dice, con determinazione.

"Sicura? A me non sembra"

"Ma no, ogni tanto ti guarderanno storta ma è perchè sei diversa, e va bene così" Yukari tenta di farle un sorriso incoraggiante, ma non riceve grande responso dall'amica, che alza le spalle nella rassegnazione.

"Non lo so Yukari, è che non voglio soffrire..."

A quell'affermazione, la ragazza le lascia le spalle, e l'espressione sul suo volto si rilassa.
Ma non è felice, è mortificata.
Il treno comincia a rallentare, erano arrivati finalmente a Sendai.
Atsuko si gira e scuote il ginocchio di Satori, seduto dietro di lei, che a fatica riesce a svegliarsi e di conseguenza fa alzare anche Wakatoshi.
I quattro scendono dal treno, piú stanchi di prima a causa del viaggio di nove ore, e tentano di sgranchirsi un po' le gambe prima di prendere la metro e tornare alla Shiratorizawa.
Mentre Atsuko trascina la valigia dietro di sé verso la fermata della metro, improvvisamente la maniglia le rimane in mano.

"Valigia del cazzo, lo sapevo che una manciata di yen al mercatino dell'usato erano una buffonata!" impreca, agitando in aria il pezzo di plastica.

Poco dopo, Ushijima le si affianca, guardandola abbastanza preoccupato.
Prima guarda la maniglia nella mano della ragazza, che agitata cosí poteva essere perfettamente un'arma, e poi la valigia distesa a terra.

"L' hai rotta?" le domanda.

Nel sentire la voce profonda del ragazzo, Atsuko ha un sussulto.
Da quando era arrivata a quella conclusione, era difficile per lei guardarlo come prima, ma di certo non lo avrebbe trattato diversamente.

"Eh no, ha deciso di abbandonarmi per suo volere" scherza, gettando la maniglia in un cestino nelle vicinanze.

"Ti do' una mano"

Senza aspettare risposta, Wakatoshi afferra la seconda maniglia della valigia, e la tira su.

"È pesante, quanta roba ti sei portata?" le domanda, anche se la pesantezza della valigia non sembra mettere  minimamente alla prova la sua fatica, tanto il suo fisico era scolpito.

"Un po'..." mormora la ragazza, guardando piuttosto intenerita come si prendeva cura di lei.

Ushijima non dice altro, riprendendo il passo con in mano la valigia di Atsuko.
La ragazza si sofferma a guardarlo un attimo.
Guarda la sua mano stretta attorno alla maniglia di stoffa della valigia, poi i suoi capelli castani sempre curati, la schiena ampia che si muove sotto il suo maglione bordeaux, e l'espressione risoluta sul suo volto mentre l'aiuta.

Diamineperchè devi essere cosí carino?

---

Oggi era il grande giorno, ma non di certo per Atsuko.
Dopo la sua epifania, era riuscita a trovare la serenità la sera stessa del suo ritorno a Sendai, dicendosi che avere una cotta per il capitano della squadra di pallavolo non era una tragedia.
Nella peggiore delle ipotesi, se la sarebbe fatta passare volente o nolente.
Per quanto riguardava il soffrire, invece, era arrivata alla conclusione logica che già il fatto che se lo stia aspettando attutirà il colpo, evitando di farsi del male del tutto.
Tuttavia, ora che si trova nel cortile della scuola completamente sola, non è più sicura di quanto pensato la sera prima.
E' il giorno dell'appuntamento di Ushijima e Hayakawa, si vedranno tra qualche ora alla bakery.
Attualmente il ragazzo si stava preparando per un allenamento speciale, e dopo di esso si sarebbe visto con lei.
Atsuko vede la ragazza passeggiare tranquillamente per il cortile.
E' bellissima, indubbiamente, una bellezza però a tratti nauseante.
Quel mezzo sorriso sul suo volto non le da un'aria molto sincera, sembra quasi che lo faccia per obbligo o per apparenza, però che fosse una ragazza anche gentile era risaputo.
Lei e Atsuko erano agli antipodi, due entità totalmente distanti l'una dall'altra.
Se Wakatoshi era interessato a quella ragazza, come poteva anche solo in un futuro interessarsi ad Atsuko?
La castana sospira, scostandosi una ciocca dei corti capelli dietro all'orecchio.
Si siede su una panchina sotto un albero verdeggiante e getta la testa all'indietro, fissando i raggi di luce che penetravano tra le fronde.
Il cuore non smette di battere da quando si era svegliata quella mattina, menomale che aveva fatto tutti quei monologhi interni di rassicurazione la sera prima!

"Scusami" dice una voce sconosciuta.

Atsuko riporta la testa davanti a sè.

"Si?" gli chiede, sorridendo gentilmente alla figura.

Non le sembra di averlo mai visto da quelle parti, il che è strano visto che non sembra proprio uno che passa inosservato.
Parecchio basso di statura e capelli arancioni, mai visto prima.

"Sai per caso dove si trova la palestra?" le domanda.

"Oh, è per di là" gli risponde, indicandogli con il dito la struttura alla sua destra.

"Grazie mille!" 

Detto questo, il ragazzo si allontana di corsa e lascia di nuovo Atsuko sola con i suoi pensieri.

Chissà se starò bene.

---

Ushijima entra nel piccolo locale, facendo tintinnare il campanellino dell'ingresso.
Si sente un poco fuori posto, in mezzo a quell'arredamento così grazioso e inglese, ma essendo piuttosto minimalista lo trovava anche piacevole.
D'altra parte, lei sembrava proprio nel suo elemento.
Già seduta, con indosso una camicetta rosa antico, i lunghi capelli biondo cenere ordinatamente pettinati che accennavano qualche boccolo.
I suoi occhi azzurri erano penetranti e fatti di ghiaccio sottile, accentuati da un poco di mascara, mentre le sue labbra erano leggermente piegate in un sorriso dolce.
Wakatoshi prende un respiro abbastanza agitato, e si dirige verso di lei.

"Ciao, Yasuko" la saluta, sfilandosi il lungo trench beige, per poi poggiarlo sopra la sedia.

"Ciao, Waka-chan, finalmente siamo riusciti a vederci" gli sorride lei.

Conversano, Hayakawa gli domanda del suo viaggio e gli chiede i particolari.
Lui racconta, e si interrompe un attimo per lasciare che una cameriera prenda i loro ordini.
Poi, Yasuko attacca a parlare, agitando ogni tanto la candida mano come se quello che sta dicendo non avesse poi tutta quell'importanza.
Wakatoshi in effetti, non ascolta molto, si perde a guardare la piccola pianta grassa nel vaso bianco poggiata sul tavolo a decorazione, poi fissa il fiocco rosato che chiudeva i tovaglioli attorno alle posate.
Hayakawa continua a parlare, e si ferma un attimo per fare in modo che la stessa cameriera di prima le poggi sulla tovaglia i pancake ai frutti di bosco che aveva ordinato, e il succo alla mela che si era limitato a prendere lo schiacciatore.
Poi, la giovane gli chiede della partita contro la Karasuno, di cosa faranno ora e di come si sta preparando per la sua carriera.
Lui le parla del Campionato Mondiale degli under 19, dove rappresenterà il Giappone, e di un futuro programma di allenamento.
Stranamente, non gli va troppo di parlare di pallavolo, almeno, non con Hayakawa.
Quando gliene parla, non sembra mai che lo ascolti sul serio, a dire il vero.
Lo sa che non è facile per qualcuno che di pallavolo non sa nulla, ma, come minimo, con Atsuko sembrava ci fosse del riscontro.
Sposta l'argomento di nuovo sul viaggio a Miyajima, e Yasuko gli fa qualche domanda su Atsuko e Yukari.
Wakatoshi non sembra afferrare il fatto che siano delle domande sonda per capire se possano rappresentare un reale intralcio tra loro due, un ragazzo normale avrebbe recepito quelle domande con molto piacere.
Parlano un'oretta, del più e del meno, di matematica e di vestiti nuovi, di pallavolo e del viaggio, e di carriere future.
Lei vuole fare la fashion designer, lui rimane sui suoi passi.
Quando lei gli racconta del suo sogno nel cassetto, la prima cosa che Wakatoshi pensa è "Atsuko invece vuole fare la scrittrice".
Non sa esattamente perchè gli sia venuto in mente, non ne ha la minima idea, però non si sta a domandare più di tanto il motivo.
Dopo che lei ha consumato i suoi pancakes e lui bevuto il suo succo, si alzano, Wakatoshi si infila di nuovo il trench che lo fa sembrare ancora più imponente e lei indossa la giacca jeans che aveva sempre con sè.
Ushijima si ricorda del consiglio di Atsuko, di aprirle lui la porta quando dovevano andarsene.
I consigli di Atsuko erano sempre stati tanti, sembrava sapere esattamente cosa piaceva a una ragazza, ma Wakatoshi non sapeva proprio che cosa facesse piacere a lei.


Non indicarla alla partita,  quando le dedicherai un punto. Potrebbe trovarlo esagerato. Personalmente però, se avessi un ragazzone a indicarmi in mezzo a una folla, credo proprio che mi scioglierei!

Ecco, forse quella era stata l'unica volta.
E' una bella giornata di sole, che riflette le onde dei lucenti capelli di Yasuko.
Sembra sempre così fuori dal mondo, vagamente estranea ma in senso positivo.
Vanno a fare una passeggiata lungo il fiume Hirose, l'atmosfera è rilassata e si sentono solo i rumori dell'acqua che scorre.
Per essere una giornata di metà novembre, sembrava un pomeriggio primaverile.
Parlano ancora un po', la voce di Hayakawa è sempre così morbida e delicata, a Ushijima piace particolarmente.
Del resto, è stato lui a volere quell'appuntamento.
Passeggiano ancora un po'lungo il fiume, poi si siedono su una panchina al sole.
Il tempo era passato, e anche abbastanza in fretta, tanto che tra poco il sole sarebbe cominciato a calare.
Hayakawa controlla l'ora sull'orologio, tra una mezz'ora sarebbero dovuti tornare ai loro rispettivi dormitori.
La ragazza sembrava impaziente, assolutamente non di tornare all'accademia, ma di qualcosa.
Guardava Wakatoshi con una certa insistenza, i suoi occhi azzurri vagavano sul suo viso.
Poi, il ragazzo si ricorda quello che le aveva detto Atsuko.

Hayakawa si aspetterà il bacio.

A quel pensiero, il suo cuore comincia ad accelerare, diventa nervoso e cerca di continuare la conversazione che stava intrattenendo con lei.
Hayakawa lo ascolta e annuisce, poi slitta un po' più vicino a lui e comincia a parlare.
Wakatoshi decide di fare una mossa e fa scivolare il braccio, prima poggiato sullo schienale della panchina, attorno alle sue spalle.
Le tocca la spalla con la mano, sembra così fragile sotto il suo tocco.
Poi Hayakawa smette di parlare, lentamente, e avvicina il volto a quello del ragazzo.
Lui fa lo stesso, piano piano.
Si baciano.

---

Atsuko e Wakatoshi decidono di vedersi venerdì, poco prima che la ragazza tornasse a casa sua per il weekend.
Sembrava passata un'eternità da quando lei si era scoperta provare dei sentimenti per lui, eppure nulla tra i due era realmente cambiato.
Si siedono sulla solita panchina del cortile della Shiratorizawa dove erano soliti vedersi per l'articolo.

"Quando lo pubblichi?" le domanda Wakatoshi, poggiando le mani sul legno della panchina

"In settimana, l'ho fatto leggere già ai compagni di club e sono molto soddisfatti"

"Bene, mi fa piacere"

Wakatoshi era solito apparire spesso nelle riviste di pallavolo, ma di interviste ne aveva rilasciate talmente poche da neanche ricordarsi. Di solito gli scatti pubblicati erano riprese di qualche partita. Le volte in cui gli avevano chiesto di posare non erano poche, anzi, erano fin troppe, contando che non solo il ragazzo era il miglior giocatore di pallavolo under 19, ma probabilmente anche il più bello.
Però non si era mai concesso, fare il modello non faceva certo per lui e si era solo lasciato fotografare con indosso la divisa rappresentante del Giappone.
Atsuko, d'altra parte, non vedeva l'ora di far pubblicare il suo articolo, sperando anche di far contento il ragazzo.
Stare vicino a lui, al momento, la faceva stare bene e serena, ed era tornata con la sua solita vivacità caratteristica. 

Ma c'era una cosa con la quale doveva fare i conti.

"Ieri sono uscito con Yasuko" esordisce lui, d'un fiato.

Atsuko sussulta nel sentire quel nome, forse perchè era il nome proprio di Hayakawa.

"E com'è andata? Dimmi tutto!" gli sorride, cercando di mantenere una certa apparenza.

"Beh,  l'ho portata in quel posto a mangiare. Abbiamo parlato, è stato piacevole.
Poi siamo andati a fare una passeggiata lungo il fiume. E' stata un bell'appuntamento nel complesso. Per quanto io ne sappia di appuntamenti"

Ushijima parla lento, sembra che stia cercando di trattenere  qualcosa, e Atsuko si insospettisce, ma decide di non domandare nulla.
E' lui a esordire di nuovo.

"Io e Yasuko ci siamo baciati"

Il cuore di Atsuko si incrina, spaccato a metà. Non sa se ha provato un emozione più forte adesso o quando si era scoperta cotta del ragazzo che ora le stava dicendo di aver baciato un'altra.

"A-ah..." sussurra, gli occhi sbarrati ma privi di espressione. Scuote la testa, deve ricomporsi, non può dimostrare la sua debolezza o lui capirà "fantastico! Te l'avevo detto io" gli sorride

"Sì, ho ascoltato il tuo consiglio"

"E com'è stato il tuo primo bacio?"

"Umido"

Atsuko ridacchia all'onestà del ragazzo nel descrivere in quel modo il suo primo bacio.

"Bruttarello come aggettivo"

"E' vero, era umido, più di quello non ti so dire"

Ushijima si ferma un attimo a riflettere, forse non è così che dovrebbe andare quando descrivi un bacio con la persona che ti piace.
O magari sì, non lo sa, non aveva mai baciato nessun altro prima.
Non sa cosa dovrebbe provare.
Si sente nervoso, non sa neanche perchè ha dovuto dirlo ad Atsuko.
Non si sarebbe fatto problemi a dirlo a qualcun altro, si era semplicemente baciato con una ragazza, ma dirlo ad Atsuko gli sembrava così sbagliato.
Come gli sembrava sbagliato il commento al bacio con Hayakawa, anche se non mentiva.
Non andava bene.

"Io comunque credo che tornerò nella mia stanza...sai, domani torno a casa per il week-end e devo preparare la borsa" inusualmente presto per Atsuko per organizzarsi.

Infatti, Ushijima rimane un attimo interdetto al veloce alzarsi della ragazza.
Prima di andarsene, gli fa un breve cenno con la testa.

"Allora ci vediamo lunedì?"

"Ok"

"Bene" Atsuko sorride e annuisce "allora ciao, Wakatoshi-kun, sono felice per te!"

"Grazie, Atsuko, ci vediamo lunedì"

Allora la ragazza si volta, e corre via.
Ushijima rimane fermo a guardarla, immobile e impotente.
Vede quella ragazza sempre piena di energia correre e andarsene, sente che c'è qualcosa di strano nell'aria. Intreccia le dita delle mani, poggia i gomiti sulle ginocchia, comincia a pensare e si perde nei suoi pensieri.
Poi, torna nella sua stanza, è vuota, Satori era con Yukari.
Mentre Atsuko è sul suo letto di dormitorio a sfogare qualche lacrima, lui si sdraia sul suo.
Fissa il punto dove tre settimane prima aveva sfiorato la mano ad Atsuko, poi fissa di nuovo un punto vuoto del materasso sovrastante.
Qualcosa non va decisamente.
L'immagine di lui che si bacia con Hayakawa ritorna alla sua mente, lei che gli afferra il viso con quelle mani sottili e fredde.
Poi, si rende conto che quelle mani non appartengono a Yasuko.
L'immagine si fa più vivida nella sua mente piena di nebbia, ma la visione di lui che bacia Atsuko sulla loro panchina, riesce a farsi strada nonostante tutto.
Riapre gli occhi,  Atsuko, sul suo letto, piange ancora.

Sono un idiota.

---

"Wakatoshi-kun, aspetta!"

"Non ho tempo, Tendo"

"Sì, ma ragiona un attimo. Non puoi prendere e andare così"

"E invece è quello che farò"

"Senti, so che sei su di giri e tutto, ma concediti un minuto per pensare"

"Satori, ho già pensato abbastanza"

"E rallenta con quella marcia da soldato! E con Hayakawa che hai intenzione di fare?"

"Le ho scritto un messaggio dove le dico tutto"

"Mio Dio che brutta mossa"

"Non importa, lasciami la spalla. Devo andare"

"Ma piove!"

"Come se mi importasse"

---

E' sabato pomeriggio, piove a dirotto.
Atsuko ha passato le ultime tre ore sdraiata sul letto di casa sua, a pensare, il petto vuoto.
Bello proprio, avere una cotta, se poi i risultati sono quelli.
Sospira, poi si alza e va in cucina a ingurgitare in un boccone l'ultimo budino al cioccolato rimasto, il terzo di quel pomeriggio.

Se non altro, mangio senza ingrassare.

Atsuko torna in camera sua, e per l'ennesima volta si sdraia sul letto.
Chiude gli occhi, vuole dormire cullata dal ticchettio della pioggia sulla finestra, e nessun altro suono.
Non c'è nessuno a casa, sua madre e suo padre erano andati a trovare una zia fuori città per quel pomeriggio.
Almeno aveva tempo per riflettere.
Allunga la mano affusolata davanti a sè, la fissa, prova a chiudere le dita a pugno, poi le stende di nuovo.
Incredibile come riuscisse a mancarle la sua presenza anche solo dopo un giorno che non lo vedeva.
Improvvisamente, qualcuno bussa alla sua porta.
Alza un sopracciglio, non dovrebbero esserci visitatori quel pomeriggio.
Dubbiosa, scende dal letto e si reca al piano di sotto ad aprire.

"Chi è?" domanda, prima di voltare la maniglia.

"Posso entrare?"

Atsuko riconosce immediatamente quella voce.
In fretta, apre la porta.

"Wakatoshi-kun?!" esclama dalla sorpresa.

"Oi"

Davanti a lei, un Wakatoshi Ushijima ancora vestito nell'uniforme bianca e viola della Shiratorizawa, totalmente fradicio.

"Ma come fai a sapere dove abito?!" gli chiede, sconvolta dalla visita inaspettata.

"Me l'ha detto Tendo"

"Tendo sa dove abito?!"

"Posso? Mi prenderò un raffreddore a stare qui fuori"

Nonostante una persona normale sarebbe morta di ipotermia al suo posto, lui sembrava impassibile e stoico anche sotto l'acqua scrosciante.

"Ma certo certo, entra" non appena il ragazzo fa due passi in casa, subito il pavimento di legno comincia a bagnarsi.

Del resto, essendo piuttosto giapponese vecchio stile, ogni angolo di casa di Atsuko era di legno e l'acqua non gli avrebbe certo fatto bene.

"Santo cielo, aspetta che ti prendo dei vestiti asciutti" farfuglia, per poi scattare al piano di sopra.

Atsuko torna poco dopo con in mano un paio di pantaloni della tuta neri e una t shirt bianca, che lancia al ragazzo seduto al tavolo del salotto.

"Toh, va in bagno a cambiarti"

Ubbidiente, Ushijima si alza e si reca al bagno, per poi tornare poco dopo con i vestiti nuovi.
Erano del padre di Atsuko, e nonostante Wakatoshi fosse un ragazzo estremamente ben piazzato, quegli abiti gli stavano leggermente larghi.

"Cavolo però, i tuoi capelli sono totalmente fradici. Aspetta qui"

Come prima, Atsuko si affretta verso il bagno mentre Ushijima siede di nuovo al tavolo del salotto, tentando di contenere le gocce d'acqua piovana che scendevano dalle sue ciocche di capelli.
La ragazza torna in fretta, trascina una sedia per lo schienale e la piazza davanti a lui.
Sono faccia a faccia, l'uno di fronte all'altra.

"Vieni qui" gli dice lei, prendendo un piccolo asciugamano bianco che aveva preso dal bagno.

Ushijima allunga leggermente il collo e lascia che Atsuko sfreghi i suoi capelli per asciugarli alla bell'e meglio.

"Si può sapere che ci fai qui tutto zuppo?" domanda che voleva fargli sin dal primo secondo in cui l'aveva visto fare capolino dalla porta.

"Volevo vederti" risponde semplicemente lui, facendo incontrare gli occhi color oliva con quelli nocciola di lei.

"Oh..." risponde semplicemente la ragazza, un lieve rossore che le attraversa le guance.

La sua visita le faceva piacere, ma non poteva credere che fosse lì solo per vederla, avrebbe potuto tranquillamente aspettare qualche giorno.

"Non credo che ad Hayakawa farebbe piacere" dice lei, continuando a sfregare "sai, è la tua ragazza e sapere che..."

"Non ho mai detto che era la mia ragazza"

"Ah..." boccheggia Atsuko "giusto"

"E anche se fosse, non mi potrebbe impedire di vederti" riprende lui, per poi chiudere gli occhi sotto il tocco della ragazza.

"Sei determinato come sempre" ridacchia lei.

"Domani devo partire" 

Atsuko si ferma un attimo, lasciando il panno a mezz'aria.

"Che? E dove vai?!" gli domanda, sbattendo le palpebre un paio di volte nella sorpresa.

"A Tokyo, solo per un paio di settimane, è per allenarmi al Campionato Mondiale Giovanile"

"Oh giusto, che tu rappresenti il Giappone. Certo che ne hai fatta di strada per arrivare fino a questo traguardo" 

Atsuko sorride, dando un'ultima sfregata ai capelli di Wakaotoshi.
Erano ancora umidi e ormai disordinati, ma almeno non sgocciolanti.
Lui riapre gli occhi, e lo sguardo che le dà le fa arrivare una stretta allo stomaco quasi dolorosa.
Il suo sguardo era incredibilmente penetrante, forte, sembrava la stesse mettendo a nudo in ogni sua debolezza.
Non riesce a dire niente, rimane immobile e ha modo solo di poggiare lentamente l'asciugamano sul tavolo accanto a lei.
Non riesce neanche a staccare lo sguardo da Wakatoshi, le spesse sopracciglia che si stringono vicino agli angoli degli occhi e gli conferiscono un'energia magnetica.

"Atsuko" esordisce Ushijima, non cessando quel contatto visivo.

"Si?" gli domanda Atsuko in un sussurro inusualmente carico di innocenza.

"Posso fare una cosa?"

Non le lascia il tempo di rispondere.
Lui si sporge, e lei capisce e prova a portare una mano in avanti.
Un attimo dopo averle delicatamente afferrato un polso con la mano, Ushijima bacia Atsuko.
La ragazza sussulta, gli occhi sbarrati nell'incredulità, mentre lui li tiene chiusi e rimane fermo sulle sue labbra in attesa di risposta.
Poco a poco, anche gli occhi nocciola di lei si chiudono, e il braccio prima tenuto fermo da Wakatoshi si va a intrecciare attorno al suo collo insieme all'altro.
Risponde al bacio, piano, incerta e nell'impaccio della prima volta.
Nonostante il freddo della pioggia, le labbra di Wakatoshi erano già tiepide e morbide sulle sue, era piacevole.
E' un bacio lento, delicato, come se avessero paura di rompere qualcosa, ma non per questo un bacio davanti al quale provare indifferenza.
La realizzazione di quel gesto le arriva però un poco più tardi.

Sto baciando Wakatoshi.

Sta baciando il ragazzo per il quale aveva versato lacrime solo un giorno prima.
E allora sente il battito cardiaco che accelera precipitosamente, le guance acquistare colorito, e scommette che sotto le sue palpebre le sue pupille sono dilatate.
Lo stomaco si stringe di nuovo, come quando si era accorta di essere pazza di lui, come quando lui l'aveva guardata così intensamente prima di sporgersi per baciarla sulle labbra.
Le sue dita sono intrecciate attorno alla nuca di Ushijima, leggermente umida dall'acqua piovana, e si piegano lentamente ad accarezzare i suoi capelli corti e ruvidi in quel punto.
Si separano, si guardano negli occhi per un secondo fugace, poi lui allunga il collo per lasciarle un ultimo bacio sfuggente sulle labbra e ritirarsi.
Le mani sottili di Atsuko sono ancora attorno alla sua nuca, aggrappate e lui mentre la sua schiena resta inarcata in avanti per restargli vicino.
I loro nasi ancora si sfiorano, le loro fronti ancora si toccano, ma i loro occhi sono chiusi a differenza delle labbra che tentano di prendere fiato.

"Mi piaci tantissimo, Atsuko"

E' tutto ciò con cui Ushijima riesce a giustificarsi

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Capitolo 7
*** Fidarsi ***


Fidarsi

- I held on as thightly as you held onto me -

https://www.youtube.com/watch?v=fD-ZuHuIs0M
(ascolto molto consigliato durante la lettura)



Atsuko e Wakatoshi si concedono qualche secondo.
Restano silenziosi, immobili, lei ancora agganciata al suo collo mentre i loro visi si sfiorano.
Lui emette un respiro profondo, quasi liberatorio, mentre lei sembra aver direttamente smesso di respirare.
Ushijima era entrato in casa sua, zuppo dalla testa ai piedi, si era lasciato dare dei vestiti puliti e si era fatto asciugare i capelli, poi l'aveva baciata e dichiarato di essere cotto di lei.
E per giunta, a detta sua, tantissimo.
Atsuko non sa come reagire, e lentamente le sue braccia scivolano via da lui e si distendono lungo i suoi fianchi, prima che possa tornare in posizione eretta.
Wakatoshi non distoglie lo sguardo, forse per un attimo lo abbassa, ma i suoi occhi verdi erano sempre alla disperata ricerca di quelli della ragazza.

"Com'è successo?" gli domanda lei.

Lui, per quanto ne sappia di situazioni di questo tipo, sente che è una domanda un po' inusuale, ma non gli importa molto.

"Me ne sono accorto ieri" spiega, intrecciando le dita delle mani "ho ripensato al bacio con Hayakawa, e ho cominciato a chiedermi perchè non provassi chissà che cosa"

Atsuko lo ascolta, la bocca socchiusa dalla tensione e la schiena dritta come se fosse sull'attenti.
Aveva bisogno di sapere che cosa stesse succedendo, la confusione dei suoi pensieri era troppa.

"Poi ho pensato a te" prosegue Ushijima "e mi sono risposto da solo"

Gli occhi castani di Atsuko si spalancano lentamente, e la bocca si allarga di un poco.
Allora era tutto vero, era autentico.
Ushijima aveva una cotta per lei, la ricambiava.
Aveva realizzato i suoi sentimenti e aveva scelto lei, tra tutte quante, tra Hayakawa.
Nonostante ció, non sa come reagire.
È tutto veramente troppo per lei, nonostante sembri che le cose si stiano svolgendo esattamente come dovrebbero.
Ci sono alcune cose che vuole mettere a posto, alcuni conti in sospeso con sé stessa.

"Non credo di essere adatta per te, Wakatoshi..."

Un cipiglio confuso prende di nuovo vita sul volto dell'asso.
Sapeva che cosa intendesse la ragazza, era solo che non comprendeva ancora l'origine e il senso di quel problema.

"Ancora con questa storia, Atsuko..." sospira

Lei si morde il labbro inferiore, come se si vergognasse.
Del resto, non le era mai piaciuto esporre questo dilemma, la faceva sentire ancora piú inadeguata.

"Peró mi sento cosí" tenta di giustificarsi.

Ushijima rimane in silenzio un attimo, preso da un lieve senso di ansia stringe i pantaloni della tuta tra le dita, in corrispondenza delle ginocchia.

"É solo per questo che non vuoi metterti con me..."

C'è una pausa, è pesante e carica di emozioni indefinite, sensazioni amplificate per mille, mentre Atsuko aspetta che lui prosegua.

"...o è anche perché non ti piaccio?" 

Wakatoshi non era un ragazzo espressivo, il suo volto era sempre contraddistinto dalla piú totale indifferenza: stoico, freddo, impassibile, assolutamente indecifrabile.
Mai Atsuko aveva visto un Ushijima piú vulnerabile, in questo momento.
Le sue sopracciglia sono corrucciate come sempre, ma piú che conferirgli uno sguardo minaccioso, comunicano intensitá.
Atsuko non era mai riuscita a sentirsi in soggezione davanti a quegli occhi, forse solo al loro primo incontro, ma per lei Ushijima era presto diventata la piú innocua delle persone.
Perció, piú che incutere timore, lei si ritrovava ogni giorno sempre piú attratta da quello sguardo, che ora sembra gridare a una forte fame di sapere.
Un sapere che al momento sente di non poter soddisfare.
Atsuko era una che le decisioni le prendeva un po' troppo in fretta, o con troppa cautela, niente mezze misure per lei.
Questa volta, voleva andare piano, la posta in gioco era troppo alta.

"Non ho detto che non voglio stare con te" si permette di correggerlo, sorprendendo l'asso, che sbatte le palpebre un paio di volte.

"Hai bisogno di-"

"Sí" lo interrompe la ragazza, con un cenno del capo "ho solo bisogno di tempo per rimettere a posto le idee"

Wakatoshi resta immobile per un secondo, ma poi annuisce.
Capiva perfettamente che Atsuko avesse bisogno di tempo e le avrebbe concesso tanto quanto ne aveva bisogno.
Non voleva che si pentisse o prendesse scelte sbagliate, del resto stava accadendo tutto molto in fretta.
Una volta fatto ció che voleva fare, lo schiacciatore si alza e si dirige verso la porta d'uscita.

"Giá te ne vai?" domanda Atsuko, ancora incollata alla sedia del salotto.

"Sí, cosí ti lascio il tempo per pensare"

Ad Atsuko sfugge una risatina, aveva sempre trovato comico il modo in cui prendeva alla lettera ogni affermazione.

"Peró aspetta, ti rinzupperai tutto"

É vero, a Sendai la pioggia scende ancora prepotentemente, riempiendo le grondaie delle case e creando un rumore di sottofondo piacevole.
Allora Atsuko, per evitare che l'asso si infradiciasse di nuovo e si buscasse un raffreddore prima del ritiro, va a prendergli una giacca sempre appartenente a suo padre e un ombrello.

"Ma appartiene tutto a te, e la divisa?" domanda il ragazzo, indossando l'enorme rennino che lei gli aveva allungato.

"La divisa la laveró e te la ridaró pronta al tuo ritorno. I vestiti non importa, mio padre non li indossa piú, puoi riportarmeli quando vuoi" 

Wakatoshi annuisce un altra volta, per poi aprire la porta di casa.
Il rumore della pioggia investe le loro orecchie in maniera assordante, c'era un letterale diluvio lá fuori.
E pensare che il ragazzo era venuto fin lí di tutta fretta solo per baciarla, sorbendosi tutta l'acqua che era entrata in ogni fibra dei suoi vestiti.

"Allora...ci vediamo quando torni, no?" domanda Atsuko, come se fosse semplicemente quello.

Quando sarebbe tornato, lei avrebbe dovuto prendere la sua decisione, si trattava di molto piú che un semplice rivedersi dopo qualche settimana.

"Sí, stammi bene" le risponde lui, aprendo l'ombrello e mettendo un piede fuori casa.

Atsuko resta con la fredda maniglia della porta stretta tra le dita, non sa perché la tiene ancora aperta, era come se volesse dire qualcosa a Ushijima ma non aveva proprio nulla da comunicargli.
Si guardando negli occhi per ancora qualche istante, metabolizzando con la mente il bacio di poco prima.
Poi, Ushijima allunga una mano e con sorpresa di lei, la posa tra i suoi ciuffi di capelli castani.

"Curati di te stessa, capito?" 

La sua voce è calda e profonda, mentre le sue dita grattano affettuosamente tra i capelli di Atsuko.
Poi, lui se ne va, e la ragazza si richiude la porta alle spalle.
Resta qualche secondo con la schiena poggiata contro di essa, respirando forte e profondamente, per poi correre a tutta velocitá in camera sua.
Si lancia sul letto, allarga le braccia e le gambe, e fissa il soffitto.
Poi, con una mano tasta rapidamente il comodino in cerca del telefono, che trova non dopo aver fatto cadere qualche oggetto.
Lo sblocca con l'impronta, va nella chat di Yukari, e digita due messaggi.

Ushijima è venuto qui.
Ci siamp baciati.


Li scrive con talmente tanta rapidità che neanche si cura dell'errore di battitura, lanciando poi il cellulare infondo al materasso.
Non le importava, voleva solo informare l'amica e ritornare poi ai suoi pensieri.
Si erano baciati.
Il ragazzo di cui era cotta, Wakatoshi Ushijima, l'aquila della Shiratorizawa e il miglior asso under 19 del Giappone, l'aveva baciata sulle labbra.
E per giunta le aveva anche confessato di nutrire dei sentimenti per lei.
La situazione non poteva farsi piú bizzarra di cosí.
Già é pazzesco di per sé venire ricambiati dall'oggetto delle proprie attenzioni, se poi si trattava di un ragazzo come Ushijima, le cose si facevano ancora piú assurde.
La mano candida di Atsuko allunga due dita, che vanno a sfiorare le sue labbra dove prima vi erano poggiate quelle dell'asso.
Poi, allarga il palmo intero e la poggia sul petto.
Il cuore le batte ancora forte, troppo rapidamente per stargli dietro.
Comincia a domandarsi che cosa intendesse poi Wakatoshi con quel "curati di te stessa", detto con cosí tanta premura che le aveva fatto tremare le gambe per un secondo.
Giunge rapidamente alla conclusione che era un invito a pensare a fondo a quanto dichiarato prima, a pensare a cosa volesse lei.
Fosse cosí facile.

"Accidenti..." mugugna nella totale confusione.
---

I giorni seguenti sembravano totalmente fuori dal mondo.
Il sole era tornato a splendere a Sendai, la scuola stava mettendo a dura prova tutti e tra qualche giorno sarebbe uscito il numero nuovo del giornalino scolastico.
In ballo c'erano molte cose, per sintetizzare, soprattutto per Atsuko.
La notizia del bacio con Wakatoshi aveva mandato in fibrillazione Yukari.
L'amica le aveva fatto una bella ramanzina per non aver risposto ai 78 messaggi lasciati dopo quell'annuncio inaspettato, accusandola di averla fatta rischiare una sincope.
D'altra parte, Atsuko scoprí che le giornate senza Ushijima erano terribilmente vuote.
La presenza del ragazzo non si era mai fatta troppo sentire, ma la sua compagnia era qualcosa di troppo prezioso per lei, e la sua assenza era piuttosto logorante.
D'altra parte, se lui fosse tornato le sarebbe venuta una maggiore fretta di dare il suo ultimatum al ragazzo, che sicuramente anche lui non sarà del tutto tranquillo al ritiro.
Come lei immaginava, Ushijima non se la passava egregiamente a Tokyo.
Per allenarsi al meglio era messo a confronto con altri pro player della nazionale giapponese, che gli davano filo da torcere, ma riusciva comunque a tenergli testa alla grande.
La sconfitta contro la Karasuno non significava certo che fosse un ferro vecchio, dopotutto restava il miglior asso giovanile di tutta la nazione.
Ció che lo logorava era quell'ansia del responso di lei.
La pensava sempre, costantemente, Atsuko faceva parte della sua mente in ogni secondo.
Quando giocava riusciva a distrarsi e concentrarsi, ma quella vaga ansia di sottofondo restava sempre.
Non era uno soggetto al nervosismo, anzi, di solito era calmo e assolutamente risoluto, ma ultimamente sembrava che il mondo si divertisse a fare cadere le sue condizioni come castelli di carte.
Pensava che con Atsuko sarebbe stato tutto molto conciso, sí o no, non forse.
Per Dio, non gli aveva neanche detto se lo ricambiasse o no!
A lui non importava di alcuna reputazione o di quelle cose di cui ogni tanto i coetanei blateravano, se era quella che separava lui e la ragazza, l'avrebbe messa a repentaglio piú che volentieri.
Giá si era sentito completamente cieco ad aver realizzato i suoi sentimenti con cosí tanta fatica, come minimo vorrebbe vedere i frutti delle sue emozioni.
E invece si ritrova in quella stanza d'albergo, insieme a un gruppo di ragazzi poco piú grandi di lui che di sicuro di amore ne sapevano, ma che non potevano aiutarlo.
O almeno, non avrebbe mai esposto i suoi problemi piú intimi a degli sconosciuti.
Anche a quel ritiro si sentiva il centro dell'attenzione, forse perché era stato fatto su misura per allenarlo.
Una decina di pro player un paio d'anni piú grandi di lui venuti lí solo per fare da attrezzatura da allenamento per il Campionato Mondiale, solo per lui.
Ogni tanto avrebbe preferito che i proiettori fossero orientati altrove.
Con qualcuno dei pro player parlava e riusciva anche ad instaurare conversazioni piacevoli e stimolanti sulla pallavolo, ma la mancanza di Atsuko si faceva sentire.
Tornando a lei, al momento non faceva altro che passare le giornate nel suo dormitorio a rimuginare su cosa avrebbe fatto una volta tornato Wakatoshi.
Per quanto tempo ci impiegasse, la sua testa non riusciva a fare ordine in nessun tipo di modo.
Yukari non le era stata tanto d'aiuto,  spesso si capivano ma a causa delle loro grandi differenze c'erano cose che la migliore amica faticava ad afferrare.
Perciò, la castana aveva deciso di chiedere aiuto all'unica persona che sotto questo punto di vista l'avrebbe capita perfettamente.
Atsuko bussa alla porta un paio di volte, e dopo qualche secondo si trova faccia a faccia son Satori Tendo un po' inusuale.
Pantaloni della tuta grigi e felpone nero, fin qui tutto nella norma, e i capelli rossi che invece che venire sparati in aria scendevano a ciocche incorniciandogli il viso.

"Ah! Oh mio Dio!" sobbalza Atsuko, gli occhi sgranati dalla sorpresa.

"Che c'è? Bussi alla stanza di Satori Tendo e ti apre Satori Tendo, chi ti aspettavi, Shinzo Abe?!" ribatte il rosso, alzando un sopracciglio confuso.

"Ma no è che..." e la ragazza gli indica il capo.

"Ah" scatta Satori, passandosi una mano tra i ciuffi rossi "i capelli. Sì, mi sono appena fatto la doccia e la loro forma naturale sarebbe questa. Dai, entra"

"Dubito che il primo ministro usi così tanto gel" lo punzecchia lei, entrando nella camera del ragazzo.

"Dubito che il primo ministro abbia dei capelli così belli!"

Atsuko si getta sul letto di sotto, sospirando sommessamente.

"Ti manca così tanto Wakatoshi-kun che sei venuta qui solo per sdraiarti nel suo letto?"

Atsuko lo fulmina con lo sguardo, per poi scuotere energicamente la testa.

"No è che...ho bisogno di un consiglio" 

"Un consiglio? Se riguarda Wakatoshi allora sei nel posto giusto!" cinguetta allegramente il centrale, allargando le labbra in un sorriso.

"Beh, allora sono in buone mani.
 Diciamo che, non dovrei raccontartelo, ma sabato scorso io e Wakatoshi ci siamo baciati" 

"Oh, lo sapevo già"

"Cazzo, Yukari!"

Tendo ridacchia, infilando le mani nelle tasche della felpa.

"A dire il vero, lo sapevo da ancora prima che succedesse, mi ha trascinato per mezzo corridoio pur di andare da te!"

"Davvero?" domanda Atsuko con innocenza, e si volta a guardare il rosso, che ora siede a cavalcioni dello schienale di una sedia.

Con lei sdraiata e lui seduto in quella maniera bizzarra, sembrava quasi una seduta dallo psicologo.

"Oh sì, quel ragazzo è pazzo di te, incredibile come tu ci sia riuscita"

Atsuko stringe il labbro inferiore tra i denti, poi affonda il viso nell'incavo del gomito come per nascondersi, del resto sentir parlare dei sentimenti di Wakatoshi per lei la faceva arrossire ancora.

"E a te? Pensavo ti piacesse"

Ecco, l'affermazione da un milione di dollari che stava tanto facendo penare Atsuko.
Certo, a lei Ushijima pareva parecchio, ciò che aveva realizzato a Miyajima non era frutto di una fervida immaginazione, ma i problemi restavano lo stesso.

"Certo che mi piace, da morire" sospira, giocherellando con le dita delle mani dal nervosismo "e sono felice che lui ricambi. Ma sai com'è, è...insomma, Wakatoshi..."

Satori sospira di rimando, e piega leggermente gli angoli della bocca come se fosse sollevato di aver finalmente capito il problema dell'amica.

"Fammi capire, pensi che Wakatoshi-kun sia un ragazzo fuori dalla tua portata? " Atsuko annuisce "ok, fammi spazio"

Tendo si alza dalla sedia e lascia che Atsuko slitti un poco a destra, si passa una mano tra i capelli rossi lasciati liberi e si sdraia accanto a lei.

"Cosa ti fa pensare che lui sia fuori dalla tua portata? Non mi sembri mica lo scarto della società" le domanda, insaccandosi nel felpone nero per riscaldarsi.

"Non è che sono io il problema, a parte qualche ragazza odiosa e qualche tipo che si diverte a sottolineare la mia totale assenza di curve non credo di avere chissà quale orrida reputazione" rimugina Atsuko "è lui che é troppo"

"Sembra un insulto" ridacchia il centrale.

"No, per caritá!" alza le mani  lei "è che hai visto Wakatoshi, no? Il miglior asso under 19 del Giappone, un ragazzo da prima pagina del Volleyball Monthly, il piú richiesto dal genere femminile in questa scuola, se lo vedessero in giro con una normalona come me chissá che cosa si direbbe in giro! Credo gli rovinerei la reputazione"

Satori sospira e scuote la testa, piuttosto rassegnato.

"Atsuko, Atsuko, Atsuko..."  fa una pausa e scuote di nuovo il capo "ma lo conosci o no Ushijima?"

"Certo che sí"

"E allora se lo conosci cosí bene dovresti sapere che a lui della reputazione non frega niente"

"Lo so ma-" 

"Ssssh!" sibila Satori, chiudendo la mano a pugno in segno di stare in silenzio "fammi finire. Senti qua"

Satori si mette seduto a gambe incrociate, invitando Atsuko a fare lo stesso di fronte a lui.
La guarda, prende un sospiro, e riprende a parlare.

"A Wakatoshi non piace sentirsi cosí messo un piedistallo, e idealizzarlo in questo modo certo non aiuta.
Cos'è, pensi che solo una tipa bella come Hayakawa sia degna di mettersi con lui?"

"Era quello che pensavo, insomma, si..."

"Beh, è una gran stupidaggine" e le lascia un pugnetto amichevole sulla spalla "non bisogna essere chissá chi per stare con una persona come Ushijima. 
Pensi che Yukari, una delle piú belle in questo istituto, non mi meriti?"

"Ma certo che no, ti merita eccome!"

"Ecco, perché io a reputazione sono messo mille volte peggio"

Atsuko aggrotta le sopracciglia un attimo, e china il capo.

"Ma non è vero, sei il centrale della squadra di pallavolo, siete andati ai nazionali ben due volte!" contesta la ragazza.

Tendō sorride sarcastico, scuotendo la testa di nuovo.

"La gente qui alla Shiratorizawa mi guarda un po' storta, perché sono strambo.
Non gli dó torto, è normale essere incuriositi da uno come me, e hanno ragione, sono uno stramboide, e sai perché lo sono?"

"Tu non-" prova a ribattere lei.

"Perché ho passato tutte le elementari e tutte le medie a sentirmi dare del diverso, perché Satori é un nome da mostro, perché ho due borse sotto gli occhi atroci che mi danno questo sguardo e ho un sorriso inquietante.
E ci sono stato male, molto, ogni tanto mi è volata anche qualche botta ingiustificata.
Allora sai come ho risposto? Ho portato agli estremi tutte quelle cose di me che infastidivano le persone e ora sono quello che sono, e nessuno mi dice piú un cazzo"

Atsuko era rimasta con il fiato sospeso, pendeva dalle labbra di Satori e non aveva immaginato che ci potesse essere tutta quella storia dietro di lui.

"Satori, mi dispia-"

"No no no" la interrompe subito "non voglio la tua compassione. Voglio solo dirti, che anche se sono oggettivamente cesso-"

"Ma cosa sta-"

"Atsuko!"

"Va bene, scusa, continua!"

"...non significa che non meriti Yukari, o che non meriti Ushijima o la Shiratorizawa. 
E lo stesso vale per te.
Wakatoshi è pazzo di te, totalmente andato, non so che cosa gli hai fatto ma è pazzesco. E fidati che Wakatoshi non merita Hayakawa che capisce la metá di quello che dice, merita te"

In uno slancio di affettuosità, Atsuko si getta tra le braccia di Tendō, che rimane interdetto un attimo.

"Grazie, Satori-kun. Ora ho capito cosa devo fare" gli dice, stringendo le braccia attorno a lui.

Il ragazzo ricambia quel gesto e sorride, lasciandole anche un paio di pacche sulla schiena.

"Di niente, settimana prossima quell' energumeno tornerà e gli dirai tutto, intesi?"

"Sí" annuisce lei.

In quel momento, la porta della camera del rosso si apre, e da dietro di essa fa capolino la figura di Yukari.

" 'tori-chan, ci..."

Resta qualche secondo ferma a guardare la scena di Tendō e la sua migliore amica abbracciati sul letto, ora voltati a guardare lei sull'uscio della porta.

"Ah...è cosí che stanno le cose, eh?" domanda, poggiando teatralmente una mano sul petto "allora me ne vado, vi lascio da soli" e si richiude la porta alle spalle, sempre con altrettanta finta teatralità.

Atsuko scoppia a ridere, e sente l'amica fare lo stesso da dietro la porta, mentre Satori la va a riprendere tra le risate.

 
---

Oggi Wakatoshi sarebbe tornato dal ritiro.
Lui e Atsuko si erano giá dati appuntamento alla loro panchina.
L' ansia per lei era alle stelle, dichiararsi non sarebbe stato difficile contando che sapeva giá che sarebbe stata ricambiata, ma c'era qualcosa che la faceva tremare dentro.
L'emozione di dover cominciare qualcosa di nuovo, la sua prima relazione, vedere Ushijima sotto tutto un altro punto di vista.
Negli ultimi giorni poi, non si era sentita con l'asso.
Durante le due settimane di assenza si scambiavano messaggi, normalissimi messaggi come se nulla fosse successo, il bacio al momento non doveva cambiare le cose.
Non erano tanti, lui non era mai stato uno loquace di persona figuriamoci per messaggio, ma negli ultimi giorni sembra va essersi volatilizzato.
Atsuko aveva attribuito il tutto all'intensitá dell'allenamento nei suoi ultimi giorni, perció si era concentrata su se stessa, e soprattutto, sul riscontro che aveva ricevuto l'articolo.
Giá, qualche giorno prima il famigerato articolo che l'aveva avvicinata a Wakatoshi era stato pubblicato, e dire che era sulla bocca di tutti era dire poco.
Come sperato, le ragazze bruciarono dentro alla lettura del loro viaggio a Miyajima.
Tuttavia, non riusciva proprio a stare tranquilla mentre si tartassava l'orlo della gonna con le dita, il battito cardiaco accelerato come se stesse correndo una maratona e il fiato corto.
Le cose stavano per cambiare, e per quanto i cambiamenti le facessero paura, era pronta ad accettarlo volentieri.
Attende qualche minuto, Wakatoshi era stranamente in ritardo.
Poi, lo vedere arrivare dall'uscita dei dormitori, ben visibile dal punto in cui erano soliti incontrarsi.
Rivedere Ushijima dopo quelle due settimane le fece uno strano effetto.
Il suo stomaco si strinse nel vedere la sua figura incamminarsi verso di lei, il cuore accelera, e non riesce a trattenere un sorriso.
Peró, piú Ushijima si avvicinava, piú l'espressione sul suo volto era distinta, e piú il sorriso sul volto di Atsuko cominciava a morire.
Le labbra, da piegare all'insú com'erano prima, restano distese e semichiuse.
Wakatoshi era strano.
La sua espressione per una persona normale sarebbe sempre parsa la stessa, ma lei sa che qualcosa non va, ora che se lo trova proprio in piedi davanti a lei.
Lo conosce fin troppo bene.

"Sakai" pronuncia, il tono di voce grave e cavernoso.

Sakai.
Il suo cognome, di nuovo?
Il cuore di Atsuko riprende ad accelerare, ma in un senso piú negativo.
Aveva cominciato a fremere dall'emozione di rivederlo giá da giorni prima, di dirgli finalmente che ricambiava il suo sentimento e baciarlo di nuovo.
Gli occhi verdi che prima la guardavano con tanta intesitá neanche oggi si risparmiano, ma qualcosa è diverso.

"Hey, Wakatoshi" risponde lei, cercando di nuovo di sorridere.

"Si puó sapere che hai fatto?" 

Il modo in cui é pronunciata quella frase, fa agghiacciare Atsuko.
Le dita si stringono attorno alla gonna con forza, lo stomaco si attorciglia dolorosamente e il suo cuore smette di battere.

"Che intendi, scusami?" gli domanda in un sussurro preoccupato.

Ushijima è teso come le corde di un violino, le braccia rigide lungo il suo corpo muscoloso e le sopracciglia piegate per conferire ancora piú intensitá ed emozione a quello sguardo di fuoco.
In mano, stringe con forza una copia del giornalino della scuola.
Con uno scatto veloce, lo srotola dalla sua presa e apre la pagina prescelta, sotto gli occhi sgranati di Atsuko.
Lei riconosce immediatamente l'impaginazione viola e il titolo a caratteri cubitali.
Ushijima apre le due pagine dedicate a lui con un poco di foga, e con la mano sinistra le mostra alla ragazza.

Un mese con l'aquila della Shiratorizawa.

Atsuko scuote la testa, non capisce che cosa stia succedendo.

"Come ti è venuto in mente di scrivere del divorzio dei miei genitori?" sibila Ushijima tra i denti.

Come un lampo in un cielo giá grigio, pronto ad annunciare la tempesta, quella domanda saetta nel cuore di Atsuko con una forza imprevedibile.
Resta impietrita su quella panchina, anzi, la loro panchina, e un miliardo di risposte le vengono in mente.

"Ne avevamo parlato proprio qui, Wakatoshi, ricordi?" gli risponde lei, in un bisbiglio.

"Eccome se me lo ricordo" ribatte l'asso, lo sguardo che mantiene quel tono glaciale "ma non mi pare proprio di averti dato il mio consenso a metterlo in quell'articolo"

"Io ti avevo chiesto della tua infanzia, e tu mi hai risposto, come da accordo!" stavolta è Atsuko a risponde a tono, alzandosi di scatto con le mani strette a pugno lungo i fianchi.

Lui non sembra tirarsi indietro.

"No, avevi fatto una supposizione errata su di me e io ti ho spiegato come stavano le cose. Non stavi prendendo nessun appunto, e io non stavo rispondendo a nessuna domanda.
Mi stavo aprendo con te, Sakai, non mi stavo facendo intervistare"

A quelle parole, gli occhi della ragazza si inumidiscono, e deve mordere il labbro inferiore per non far trasparire l'evidente tremolio.

"B-beh, non sei stato molto...chiaro" prova a rispondere, distendendo le mani e abbassando lo sguardo.

"Ora sento tutti parlare dei miei genitori, tutti che inventano cose sul perché mio padre sia in America ora, cosa combini mia madre e storie sulla mia mano sinistra. E non mi piace, Sakai"

Il tono di voce di Ushijima la uccide ad ogni parola, come quando le aveva detto che si era baciato con Hayakawa.
Ma questa volta era peggio, perché era colpa sua, era stata lei la causa di tutto.
Le lacrime, prima solamente depositate sui suoi occhi, ora scendono copiosamente lungo le chiare guance di Atsuko, andando a scurire il sentiero di pietra sotto di lei.
Non vuole guardarlo in faccia.

"Ti avevo chiesto se volevi leggerlo prima della pubblicazione" sussurra tra i singhiozzi, la voce rotta e a malapena udibile.

"Non ho voluto leggerlo perché mi fidavo di te, Sakai"

La ragazza alza lo sguardo un attimo, un ultima volta prima che lui si volti.
I suoi tratti, prima piegati nella rabbia piú cieca, ora sono distesi.
Le labbra chiuse, quasi strette, gli occhi che sembravano un poco piú grandi e le sopracciglia inarcate all'insú.
Era ferito.
Poi, si volta, e i loro occhi si dividono.

Mi fidavo.



Note autrice:
Mancano solo un paio di capitoli alla fine di questa storiella, spero che abbiate apprezzato questo capitolone arrivato con un poco di ritardo.
Spero che Ushijima non risulti OOC e che questa possa essere una sua reazione se si arrabbiasse (purtroppo non ho avuto il privilegio di vedere Wakatoshi arrabbiato per sapere esattamente com'é)
Il motivo del litigio puó sembrare stupido, ma in Giappone il divorzio è una cosa estremamente seria e, per la concezione di famiglia lí, spesso fonte di vergogna o disonore, perció sono volati i santi in questo capitolo.
Vi attendo al prossimo!
Hikarigauka.

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Capitolo 8
*** Renderti felice. ***


Renderti felice.

Atsuko passava le giornate principalmente a pensare, a studiare e dormire.
Dopo l'articolo che aveva pubblicato,  i compagni del club di giornalismo le avevano proposto di scriverne altri, stranamente, ma aveva rifiutato tutte le offerte e pensato anche di mollare.
Ma non aveva neanche la testa per lasciare il club, non l'aveva per nessun tipo di decisione.
Come già detto, le sue giornate consistevano principalmente in pensare, studiare e dormire a lungo.
Questo cambiamento radicale era stato notato da non poche persone, in primis i suoi amici Yukari e Satori, ma anche i membri del club, non che a loro importasse troppo a dire il vero.
Vedere una ragazza, prima così vispa e scattante, calare di tono giorno dopo giorno, era una cosa che si notava bene.

"Dai Atsuko, perchè non vieni con noi a fare un giro in città?" le chiede Satori, facendo capolino dalla porta della sua stanza.

Yukari è già pronta e vestita, dietro di lui, a guardare preoccupata l'amica sdraiata a pancia in giù sul letto.

"No" risponde secca la castana, la voce ovattata dal cuscino sopra al quale il suo viso è premuto.

"Sicura? Non vieni con noi da un po', ti dovrai pure svagare"

"No, voglio stare da sola" mugugna.

Quella volta, la coppia decide di lasciarla ancora un po' con i suoi pensieri e di chiudere la porta.
La settimana successiva, non le lasciano scampo nonostante l'ennesimo rifiuto, e il centrale la solleva di peso dal letto.

"Satori, mettimi giú!" esclama Atsuko, battendo i pugni contro la sua schiena.

"No, non puoi stare tutti i giorni su quel letto a deprimerti" ribatte secco il centrale, avanzando per il corridoio.

Poi, si ferma un attimo, annusa un paio di volte l'aria, e fa una smorfia insieme alla fidanzata accanto a lui.

"Ma puzzi di merda, Atsuko!" sussulta Tendō, guardando storta la ragazza caricata sulla sua spalla.

"Hey! Non mi giudicare, è che non ho molta voglia..."

Il numero cinque sospira e la mette giú, per poi spingerla delicatamente con la mano.

"Vatti a fare una doccia, ti aspettiamo fuori"

Atsuko annuisce e sospira, per poi trascinarsi fino al bagno femminile.
Raggiunge le docce, si sveste, e fa ruotare il miscelatore per avere l'acqua piú calda possibile.
Le docce bollenti erano il suo forte, la sua pelle sará probabilmente diventata di pietra per resistere a quelle temperature.
Si passa le mani tra i corti capelli castani,  poi si massaggia il viso e il corpo minuto.
Dopo un po', chiude l'acqua per insaponarsi i capelli.
Prima di raggiungere lo shampoo con la mano, fissa il soffione per qualche secondo.
Qualche goccia superstite le cade sul viso imbronciato, e i suoi occhi si perdono a fissare i buchi stretti dell'oggetto metallico.
Ormai qualsiasi oggetto concreto era diventato fonte di distrazione per lei.

Che palle, sono due settimane che non mi parla...

Resta in quello stato catatonico per qualche secondo, dimenticandosi addirittura dello shampoo, finché una goccia d'acqua non le cade su un occhio ed è costretta a strizzarlo e strofinarlo dal fastidio.

Bah, stupido Ushijima, addirittura non rivolgermi piú la parola.
Prima corre la maratona per dichiararsi e poi si comporta cosí!

Dopo essersi insaponata e asciugata, Atsuko indossa l'uniforme scolastica e si dirige verso l'uscita dei dormitori.
In realtá non era arrabbiata con Wakatoshi, altrimenti sarebbe stata solo arrabbiata e non cosí colma di tristezza.
Peró la sua vaga natura orgogliosa e testarda non riusciva proprio a dargliela totalmente vinta e accettare del tutto che in effetti era colpa sua.
Fuori dall'edificio, raggiunge Satori e Yukari, e i tre si dirigono in centro.
Inizialmente, Atsuko è taciturna, trascina i piedi e osserva qualche bancarella distrattamente.
Guarda i suoi amici, che si tengono allegramente la mano e ogni tanto Satori si concede un attimo per sfiorare i capelli di Yukari con le labbra e baciarle la tempia.
Quando si era decisa ad accettare i suoi sentimenti per Ushijima e acconsentire alla sua proposta di mettersi insieme, aveva fantasticato parecchio.
Chissá che tipo di coppia sarebbero stati, lei e Wakatoshi.
Forse si sarebbe finalmente sciolto, sorridendole piú spesso, abbracciandola stretta quando voleva dimostrarle il bene che le voleva, oppure baciandola a lungo come quando era andato da lei per dichiararsi.
O magari sarebbe stato un fidanzato riservato, che raramente dimostrava i suoi sentimenti con i gesti, ma che non aveva bisogno di farne perché lei avrebbe giá saputo quanto importante era per lui.
Le andava bene tutto, purché non sarebbero stati troppo sdolcinati, magari una via di mezzo.
Peró ora fantasticare le era inutile, visto che tutto era andato in fumo.

"Atsuko-chan" la chiama Yukari "stai meglio?"

Atsuko sospira, e scuote la testa.

"Ancora non si decide a rivolgermi la parola" le risponde, guardando mestamente per terra mentre camminano lungo il corso affollato di Sendai.

Satori alza lo sguardo, pensieroso.

"Proprio zero, non vi siete detti piú nulla?" le chiede.

"Nulla, in corridoio se ci incrociamo al massimo mi fa un cenno con la testa" 

"E tu non hai provato a parlarci?" la incalza il rosso.

"B-beh" balbetta la castana "no. Che cosa gli devo dire, non ho niente da dirgli!"

La coppia la guarda, alzando un sopracciglio.

"Sei sicura?" le domanda Yukari.

"Insomma, mi sembrava ovvio che lo avrei messo nell'articolo, poteva aspettarselo!" ribatte Atsuko, incrociando le braccia.

"Atsuko..." mormora Tendō, e dal tono della voce è palese che sia sul punto di rimproverarla.

Perció la ragazza non regge piú, sospira, poi alza le braccia al cielo.

"E va bene, avete ragione! Ho fatto una stronzata, non avrei dovuto scrivere una cosa del genere ed era ovvio" esclama, stringendo gli occhi, era sicuro che le persone per strada la stavano guardando.

"Ci sei arrivata" sorride il centrale, provocatorio.

"Peró, io in realtà ho provato a parlarci con Wakatoshi" aggiunge la ragazza, tornando a guardare per terra.

"Ah sì, e com'è andata?" le chiede Yukari.

"Malissimo, gli ho scritto un messaggio per chiedergli di parlare e lui ha detto che non c'è niente da dire"

"Mh..." rimugina Tendō "dovresti riprovare, magari ci parlo anche un po' io, in un modo o nell'altro dovrete chiarirvi"

Atsuko annuisce, poi i tre vanno a un bar a prendere un caffé, per poi passare per i negozi.
Pian piano riesce a distogliere la mente dal pensiero di Ushijima che, per quanto prima le facesse piacere, ora la mette in agitazione.
Gli avrebbe parlato però, questo era certo.
Stare senza di lui era ancora più insopportabile di quell'attesa snervante.
Le mancava da morire.

---

Ushijima si allaccia velocemente la scarpa destra, poi fa un paio di saltelli sul posto per riscaldarsi e infine comincia a correre.
Sono le sei del mattino, fa freddo ma lui si era preoccupato di coprirsi bene per la sua corsa mattutina. Spesso andava a correre da solo, visto che i suoi compagni di squadra non riuscivano mai a tenergli testa.
Correre lo aiuta, non solo a mantenersi in forma, ma anche a sfogarsi e pensare.
Non che prima d'ora abbia mai avuto molto a cui pensare, prima la sua vita orbitava interamente attorno alla pallavolo e con quella di grossi problemi non ne aveva, ma negli ultimi tempi aveva imparato a conoscersi molto meglio.
Da quando aveva conosciuto Atsuko.
A Miyajima lui le aveva detto che non gli piaceva essere dato per scontato, ma in effetti era sempre stata una persona impulsiva e facile da leggere.
E soprattutto, lui aveva attribuito questa sua epifania alla sconfitta contro la Karasuno.
Solo dopo si era accorto che forse quella partita era stata solo una scintilla, o forse era solo la punta dell'iceberg di quella che in realtà era stata l'entrata di Atsuko nella sua vita.
Era stata probabilmente lei a fargli capire che non andava dato per scontato, che era molto di più di quanto desse a vedere.
Quando aveva letto quell'articolo, non aveva saputo che cosa pensare.
Tempo, voleva tempo, ne voleva così tanto per cercare di capire che cosa potesse essere andato storto.
Come la persona con la quale prima si sentiva più al sicuro, la ragazza di cui si era innamorato, lo potesse aver deluso così.
Pensava che le persone fossero semplici, ma non lo erano.
L'unica cosa che ancora dava per scontato, era che ormai lui e Atsuko non sarebbero mai potuti perdersi di vista, eppure com'è possibile che queste cose succedano per davvero?
Non gli piaceva come sensazione, soprattutto perchè era stato lui a volerlo.
Wakatoshi si ferma un attimo in mezzo al sentiero battuto, alla sua sinistra i campi di grano di Miyagi immersi nell'oro dell'alba.
Fa freddo lo stesso e piccole nuvolette di condensa fuoriuscivano dalle sue labbra sottili.
Si sente male.
Si volta completamente a guardare quell'orizzonte bianco e confuso della mattina, solo le spighe di grano che ondeggiavano lentamente seguendo la brezza erano visibili.
Appoggia le mani sulle ginocchia e prende un bel respiro.
Solo perchè Atsuko aveva commesso un errore, significava che lei non era una brava persona?
Significava che tutto quello che era stata per lui prima, ora non aveva più senso?
E' questo che significa lasciare andare una persona?
O forse voleva che gli stesse vicino?

Mi manca.

---

Dopo una lunga mattinata di lezioni, Ushijima sfoga tutto ciò che ha dentro nella cosa che gli riesce meglio: fare le schiacciate.
I primini si terrorizzano quasi al vedere l'asso colpire con tutta quell'energia la palla, facendola a momenti piegare e sgonfiare all'attrito con il pavimento.
Si domandano tra di loro se fosse arrabbiato, se avesse preso un brutto voto quella mattina, o se qualcuno prima fosse riuscito a murarlo senza farsi vedere.
No, Wakatoshi sta solo pensando.
Dopo due lunghe ore, si fa una doccia veloce e si reca di nuovo in dormitorio.
Satori non c'è, ultimamente esce molto spesso con Yukari e in quel momento un po' di silenzio non lo turba.
Si sdraia sul suo letto e sospira, poi piega il braccio sotto la nuca e chiude gli occhi.
Neanche un minuto dopo, bussano alla porta.
E neanche il tempo di riaprirli, gli occhi, che qualcuno parla.

"OI, WAKATOSHI! Sono Atsuko"

Il cuore dell'asso salta un battito, neanche un minuto ad occhi chiusi e già stava sognando?
No, era davvero lei, che gli parlava da dietro la porta.

"Lo so che sei lì dentro" riprende, la voce ovattata.

Wakatoshi si alza,  come per andare ad aprire, ma viene interrotto.

"Eh no! Non ti azzardare ad aprire la porta! Mi hai evitata tutto questo tempo, perciò ora parlo io e tu stai zitto!"

Un po' sconcertato, Ushijima ritira la mano dalla maniglia e resta interdetto dietro la porta.
Avrebbe dovuto ascoltarla?
Sentire cosa aveva da dirgli, nonostante quanto successo?

"Allora beh, ah..." tutto il coraggio precedente di Atsuko sembra essere svanito miracolosamente.

Appoggia una spalla sulla porta della stanza, per poi scivolare interamente con la schiena e finire seduta in mezzo al corridoio.
Wakatoshi poggia anche lui una mano sulla fredda porta di metallo, toccandola con il palmo intero come se cercasse di attraversarla e raggiungere la ragazza che vi era poggiata dietro.

"Diciamo che...sono una fifona, ok?! In ogni senso possibile, non ho nulla da dirti" uggiola lei, cercando di raccogliere coraggio "perció ho preferito scrivere tutto ecco...fai di queste scuse scarne un po' ció che ti pare"

Wakatoshi allunga la mano sinistra per raggiungere la maniglia, ma viene sorpreso dal fruscio della carta che passa da sotto la fessura della porta.
Atsuko aveva fatto scivolare un foglio, sottile e pieno di parole, e sembrava esserci attaccato qualcosa con una graffetta.

Un mese con Wakatoshi Ushijima.
Un articolo di Atsuko Sakai.

Era per caso la bozza dell'articolo?
Perché glielo stava consegnando?
Peró il titolo era diverso, c'era il suo nome proprio, non il soprannome glorioso che gli era stato affibbiato dalla scuola.
Allora decide di leggerlo, e dopo le prime righe pressoché identiche a quelle dell'articolo precedente, qualcosa comincia a suonargli diverso.
Le parti piú personali, invece che con aneddoti della sua vita, erano state totalmente eliminate e cambiate.

Volete sapere che cosa ho imparato dell'Aquila in questo mese?
Diciamocelo, le cose che si possono dire sul super asso della Shiratorizawa sono talmente tante, che non staró di certo qui a elencarle.
Cos'è, vi aspettavate l'aneddoto di lui che alla tenera etá di 2 anni prende per la prima volta una palla Mikasa in mano?
Mi dispiace deludervi, quello che ho imparato su di lui in questo mese va ben oltre.
Ushijima è silenzioso, di certo si sará notato, ci sono compagni di classe che affermano perfino di non aver mai sentito la sua voce.
Se vi stesse domandando com'è, vi dico solo che è molto profonda, baritonale, e ascoltarla è un piacere perché quando parla ha sempre qualcosa di interessante da dire.
È per questo motivo che non parla tanto, perché a lui piace usare le sue parole con importanza, senza mai parlare a sproposito.
A differenza mia.
Ushijima puó apparire come impulsivo fuori dal campo di pallavolo, dove studia ogni azione dell' avversario, ma non é necessariamente un aspetto negativo, anzi.
Lo invidio molto, ci vuole forza di volontà per fare ció che vuoi senza curarti del resto, e se Wakatoshi vuole fare una cosa, che sia anche andare a correre alle sei del mattino su per il ponte Misen, fidatevi, la fa.
Se fosse cotto di voi, correrebbe perfino sotto la pioggia per baciarvi e dichiararsi, affermando con una convinzione quasi commuovente di voler passare tutto il suo tempo con voi.
Anzi, questa é un'esperienza che posso vantarmi di aver fatto.
Non gli dissi subito di sì, quando mi chiese di diventare la sua fidanzata, volevo aspettare e studiare la situazione perchè avevo paura di non essere abbastanza.
Eppure, lo dico con tutto il mio cuore, Ushijima mi piaceva da morire.
Mi piace da morire, rettifico.
Me ne accorsi a Miyajima, dopo che lui aveva aperto il suo cuore a me.
Inizialmente ebbi paura, i sentimenti sono la cosa piú bella del mondo ma possono spaventare, perchè non sai mai che cosa ti attende dopo.
Un rifiuto? Un fidanzamento? La fine del sentimento addirittura?
Non lo so, fatto sta che ebbi paura e quando lui mi bació del tutto inaspettatamente, fui talmente tanto travolta dalla situazione che decisi di darmi del tempo.
E in quell'attesa, dove realizzai che si, Wakatoshi, ora parlo con te, sei la persona con cui voglio stare, mandai tutto all'aria.
E mi dispiace da morire, e non so se ora conta qualcosa ma volevo dirti che con te voglio starci.
Non ho mai provato queste cose per nessuno e non voglio precludermi delle possibilitá per paura.
Non so di quanto conforto possano essere queste parole, ma ci tenevo a dirtele.
Se sei disposto ad accettare ció che ho da dirti, potremmo ricominciare insieme, in caso contrario, mi pento di averti lasciato andare.
Scuse molto patetiche, eh?
Pazienza, sono troppo fifona per dirtelo a voce, lo ammetto.
Ci vediamo alla partita di domani.
Atsuko.

E non vi perdete la foto inedita di Ushijima in calce all'articolo!

La foto in questione, agganciata al foglio tramite una graffetta, era stata scattata a Miyajima, e raffigurava lui, Atsuko, Yukari e Tendō.
Gli ultimi due avevano il volto crocettato con un pennarello indelebile rosso in maniera comica, restava solo un Ushijima con il volto serioso che teneva delicatamente le spalle di Atsuko avvolte attorno al suo braccio, per posare per lo scatto.
Wakatoshi, dopo la lettura, si accorge del leggero tremore delle sue mani, e del suo battito cardiaco accelerato.
Rilegge alcune frasi attentamente, piú e piú volte, per assicurarsi di aver letto bene e che davvero Atsuko avesse affermato di ricambiare i suoi sentimenti.
Poi, il ragazzo rigira nervosamente la fotografia tra le mani, e nota che dietro di essa c'è scritto ancora qualcosa.

Stai vicino a me e io staró vicino a te.

Il volto dell'asso avvampa, il suo cuore salta un battito e quella strana sensazione che aveva provato quando si era accorto dei suoi sentimenti era tornata.
D'istinto, apre di scatto la porta.

"Atsuko-"

La voce si blocca, Atsuko se n'era già andata.

---

Atsuko era corsa via non appena consegnata la lettera.
Non se la sentiva di guardarlo in faccia dopo aver letto tutte quelle smancerie, perció aveva deciso che lo avrebbe approcciato dopo la partita di domani.
Era una partita abbastanza importante, la semifinale del torneo giovanile di Miyagi.
Era come una triste consolazione per tutte le squadre della prefettura che non erano riuscite ad arrivare ai nazionali, ma poco importava, sempre di pallavolo si trattava.
Ora, la ragazza si dirige verso il suo dormitorio.
Una volta nella sua stanza, si cambia velocemente per fare un salto nel centro di Sendai e raggiungere Satori e Yukari, ormai era abituata a reggere la candela.
Atsuko toglie la catena della bicicletta, salta su e si dirige a tutta velocitá verso il centro.
Decide di prendere la sua strada preferita, quella sul fiume.
Mentre pedala freneticamente, pensa a quanto aveva scritto su quella lettera, e si chiede se Wakatoshi l'avrebbe letta o l'avrebbe ignorata ancora e ancora.
Forse ció che aveva fatto era davvero imperdonabile, o forse le cose sarebbero tornate tutte come prima.
Il vento che sferza tra i suoi capelli castani è piuttosto freddo, ormai l'inverno era alle porte e lei detestava la cosa.
Per fortuna, oggi è una bella giornata di sole e il cielo plumbeo la rende piú tranquilla.

"HEY!"

Una voce cattura l'attenzione di Atsuko, che volta lo sguardo brevemente verso il fiume.
Inizialmente pensava non fosse per lei, ma poi si rende conto della figura poggiata sulla ringhiera.
Le dita di Atsuko premono sui freni, le scarpe strisciano sull'asfalto un poco e finalmente si ferma.

"Oi" risponde al richiamo, l'espressione sul suo volto corrucciata.

Lí, poggiata alla ringhiera che divideva la strada dal letto del fiume, stava Yasuko Hayakawa.
Sembrava una sorta di fata arrivata da chissà quale dimensione disneyana, nel suo lungo cappotto beige e il suo vestito bianco che rifletteva i raggi solari.

"Tu sei Atsuko Sakai, giusto?!" le domanda ad alta voce la bionda, visto che tra di loro c'erano diversi metri.

Atsuko annuisce, poi scende dalla bicicletta e si avvicina a lei per capire di cosa avesse bisogno.

"Si, sono io" le risponde una volta davanti alla ragazza "e tu sei Hayakawa, no?"

"Sí, sono io" risponde l'altra, con un sorriso mieloso sulle labbra.

"Posso aiutarti?"

Hayakawa chiude gli occhi un istante, poi sospira, e si volta verso l'acqua scrosciante del fiume davanti a loro, mentre Atsuko la guardava attentamente stringendo con un po' di tensione il manubrio della bici.

"Wakatoshi mi ha parlato di te" sospira Hayakawa, aprendo gli occhi celesti di nuovo.

Atsuko deglutisce e sente i tratti del viso tirare.
Non aveva per niente voglia di parlare di Wakatoshi in generale, figuriamoci con lei.

"Ehm, eh..." boccheggia la castana "si, e mi ha parlato a-anche di te"

Non promette bene la conversazione.

"Sai" aggiunge la bionda, alzando lo sguardo al cielo plumbeo "quando lessi quel messaggio, non ci credetti"

Lo stomaco di Atsuko si stringe in una morsa, sapeva bene che messaggio intendeva.
Ma anche se fosse, cosa ci avrebbe guadagnato a parlarne con lei?

"C-che messaggio?" prova a guadagnare terreno la ragazza, con scarso successo.

-Ciao Yasuko,
mi sono reso conto che stare con te non é ció che voglio e che provo dei sentimenti per la mia amica Sakai.
Scusa se ci rimarrai male, ma è giusto cosí.
Ushijima-

Leggere sullo schermo di Hayakawa quel messaggio, proprio davanti a lei, era una delle esperienze piú imbarazzanti che potesse mai subire.
A questo punto le conveniva scavalcare la ringhiera e gettarsi nell'acqua.

"Oh...m-mi dispiace" uggiola Atsuko.

"Oh no, non ti dispiacere, non provo rancore. Soprattutto che beh, ora, l'hai fatta un po' grossa"

I toni erano cambiati drasticamente.
Se prima Atsuko si sentiva dispiaciuta e in imbarazzo, ora sta sull'attenti e studia con giudizio la ragazza davanti a lei.
Dove voleva andare a parare?

"Che intendi?" le domanda.

"Intendo che, insomma, non credo voglia piú stare con te dopo quello che hai scritto sul giornale.
È un po' grave, scrivere di un divorzio..."

Atsuko stringe ulteriormente la presa sul manubrio della bicicletta, la voglia di montare e metterla sotto che le cresce in petto.

"L'esame di coscienza me lo sono giá fatto da sola, grazie mille ma non ne ho bisogno" sibila.

Hayakawa torna con quel sorriso nauseabondo, agitando un poco la mano.

"Via via, non intendevo mica farti la ramanzina" ridacchia "è solo che sai bene che Wakatoshi piace tanto anche a me"

"E con ció?"

"Beh, potrebbe esserci una possibilitá che dopo il casino combinato, torni sulla vecchia strada"

Atsuko si morde il labbro inferiore.
Santo cielo, sapeva che a prescindere da lei, Ushijima non era realmente interessato ad Hayakawa, ma ormai tutto per lei era diventato imprevedibile.

"Ushijima puó fare la scelta che vuole, è grande e vaccinato e io di certo non staró a fare a gara con te a chi se lo accaparra" ribatte, prendendo finalmente una posizione.

"Ma no, nessuno farà a gara!" svia la bionda, sempre con quel sorriso diabetico "è che insomma, ci tenevo a fartelo presente per non farti star male, se eventualmente dovesse accadere qualcosa"

Sicuro Hayakawa, mica perché ti piace sbandierare le cose in faccia, razza di oca!

"Beh, grazie per l'informazione" risponde Atsuko, con tono vagamente sarcastico, decretando la conversazione chiusa.

Mentre sta per montare sulla bici di nuovo e andarsene, la voce cristallina dell'altra ragazza la frena di nuovo.

"Sakai"

"Che c'è?"

"Sai, non sei l'unica che merita di stare con quel ragazzo"

Il tono della bionda si era fatto piú calmo, tanto che anche Atsuko aveva rilasciato la tensione.
Sapeva cosa intendeva, che Ushijima le piaceva veramente e che non aveva nessuna precedenza su di lei.

"Lo so, lo so bene"

E se ne va, lasciandosi dietro Hayakawa.

---

Il rumore delle scarpe che cigolano contro il campo da pallavolo, era un suono che Atsuko pensava non avrebbe piú sentito da quando c'era stato il litigio con Wakatoshi.
Non aveva messo piú piede a una partita, non se ne sentiva in diritto, ma ora voleva che Ushijima la vedesse perché era stanca di nascondersi.
Neanche Yukari sembra volersi nascondere, in piedi sugli spalti accanto all'amica, che continuava a slanciarsi in esclamazioni.

"VAI TORI-CHAN! SEI BRAVISSIMO!"

E ogni volta che faceva un punto, Tendō si girava, sorrideva pieno di orgoglio alla sua ragazza e la salutava con un gesto della mano.
D'altra parte, Ushijima era talmente concentrato, che forse aveva gettato l'occhio su Atsuko solo un paio di volte, cosa che faceva dubitare la ragazza stessa se fosse stata perdonata o meno.
In veritá, la presenza della ragazza lo stava solo motivando a fare ancora meglio.
Dopo aver letto le sue parole, aveva passato tutta la giornata precedente a pensare a cosa le avrebbe detto dopo la partita, a cosa sarebbe successo dopo.
E, naturalmente, pensava anche a dover vincere a tutti i costi la semifinale.
Sembrava anche che ci stessero per riuscire, solo perché avevano perso una volta non significava che la Shiratorizawa si sarebbe lasciata battere ancora.
Adesso, Atsuko stringe la ringhiera tra le dita, soprattutto quando sente una presenza familiare affiancarla.

"Ciao, Sakai"

"Ciao, Hayakawa"

Tra di loro cala il silenzio, e Yukari, capendo la situazione, decide di allontanarsi di qualche passo.
Wakatoshi ancora non aveva notato l'arrivo della bionda, prendendosi il suo tempo per battere una schiacciata micidiale.
Hayakawa sorride nel vedere il punto appena sottratto all'altra squadra.

"È proprio bravo" sospira.

Grazie, Sherlock, non lo avrei mai notato.

La cosa che importava di piú ad Atsuko peró, era se Ushijima sarebbe stato disposto a starle vicino.
Se davvero non avrebbe scelto di nuovo Hayakawa, o nessuna delle due, e tra di loro sarebbe svanito tutto.

"Sí, lo é"

Ushijima, sul campo, prende la rincorsa e salta, vola come un'aquila, per poi schiacciare poderosamente la palla sul campo avversario.
Qualcuno riesce a riceverla con immenso sforzo, mandandola in aria per diversi metri.
In quei pochi secondi, Wakatoshi si perde a pensare.
Pensa alla ragazza che in quel momento lo sta guardando, a quanto gli era mancato il suo sguardo addosso e la sua presenza cosí vivace.
Goshiki segna un punto, ed è il turno di Wakatoshi a servire.
Tanto assorto nei suoi pensieri, Ushijima si accorge solo qualche momento prima di battere, che quello sarebbe potuto essere il match point.
Brevemente, volge lo sguardo ad Atsuko.

Ti prego, ti prego, ti prego Wakatoshi.
Perdonami, stammi vicino.

Affianco a lei, Hayakawa sembra impaziente.
Wakatoshi guarda la palla tenuta solo con il palmo della mano, tutto sembra scorrere cosí lentamente.
E poi, con uno scatto repentino del braccio, la lancia in aria.
Nella sua corsa, il suo sguardo si catapulta di nuovo su Atsuko.
E poi, la sua mente va alla sua mano candida, che voleva sfiorare ancora, al suo abbraccio in quella camera da letto di Miyajima, alle sue parole dolci, alle sue labbra morbide quando le aveva baciate.

Stai vicino a me e io staró vicino a te.

Allora i suoi pensieri tornano alla palla, ancora a mezz'aria, e il suo corpo si eleva senza peso, mentre il suo braccio muscoloso va a scaricare tutta la sua forza sulla palla.
È match point, niente da fare, la palla si scontra con il campo avversario.
Pochi secondi prima che il pubblico si renda conto della situazione, ad Ushijima torna un' altra frase in mente.

Personalmente però, se avessi un ragazzone a indicarmi in mezzo a una folla, credo proprio che mi scioglierei!

E allora, anticipando la presa di coscienza del pubblico della loro vittoria, Ushijima si mette dritto.
Il suo braccio sinistro si piega, il pollice della mano tocca le altre dita piegate, e l'indice si estende.
Poi, tra tutti, indica Atsuko.
La ragazza sente un tuffo al cuore, che presto guadagna velocitá mentre incontra lo sguardo vittorioso di Wakatoshi, il braccio puntato a indicarla.
Allora sorride, mentre tutta la Shiratorizawa prorompe in esclamazioni celebrative per la vittoria.
Sorride e riesce finalmente a tornare a respirare, mentre Ushijima abbassa il braccio e va a ringraziare il pubblico.
Atsuko si volta a guardare Hayakawa, che le risponde con un semplice cenno del capo, come ad accettare la scelta di Ushijima.
Poi, la castana torna a guardare lui.

Allora mi starai vicino.

---

Era implicito che Atsuko lo avrebbe aspettato sulla loro panchina, dopo che Ushijima si sarebbe cambiato e lavato dopo la partita.
Infatti, presto nota la sua imponente figura avvicinarsi a lei.
Indossa la sua solita giacca della tuta viola e bianca della Shiratorizawa, con le maniche tirate su fino ai gomiti, era abbastanza larga da fare sembrare le sue spalle ancora piú grosse.
Appena si avvicina, Atsuko arrossisce vagamente dall'imbarazzo.

"Hey" sussurra accennando un sorriso.

"Oi" risponde con voce profonda Ushijima.

"Allora, ti vuoi sedere?" gli domanda, dando due colpetti al posto accanto a lei.

Il ragazzo annuisce e prende posto.
All'inizio non si dicono niente, nonostante quanto successo poco prima, la timidezza sembra avere il sopravvento.

"Ecco..." esordisce finalmente Atsuko "devi aver letto la mia letterina imbarazzante"

Ushijima si volta a guardarla e scuote la testa.

"Non era imbarazzante" le risponde.

Atsuko su gratta la nuca e sorride.

"Ci ho messo tutto quello che avrei voluto dirti prima" mormora.

"Perció è vero?"

"Che cosa?"

"Che ti piaccio e che vuoi stare con me?"

Atsuko resta in silenzio qualche secondo, mordendosi il labbro inferiore dall'imbarazzo.

"Sí, è vero"

Altro silenzio, carico di pensieri e cose che volevano dirsi ma che faticavano a trovare il coraggio per dire.

"Ma se a te non va piú per la storia dell'articolo, lo capisco e..."

"No" la interrompe Ushijima, alzando lo sguardo al cielo "non mi importa, ormai nessuno ne parla piú. Mi vergogno un po', ad essere quello che parla tanto di lasciar stare gli altri, e poi se la prende per un pettegolezzo"

"Non ti colpevolizzare, c'è un limite a tutto, Wakatoshi, e io quel limite l'ho superato" ribadisce Atsuko, incupendosi.

"Beh, ripeto, ora non importa piú.
Ti voglio stare vicino, Atsuko"

Le dita di Ushijima vanno a sfiorare quelle di Atsuko, come aveva fatto due mesi fa quando i suoi sentimenti avevano cominciato a nascere, finalmente una sensazione che poteva di nuovo fare sua.
Il tocco di Wakatoshi combinato alle sue parole fanno avvampare la ragazza, che sente le farfalle nello stomaco letteralmente esplodere.
Un timido sorriso si fa largo sul suo volto, e con un poco di coraggio intreccia le dita con quelle dell'asso.

"Mi piaci tanto, Wakatoshi"

"Anche tu, Atsuko"

Allora la ragazza poggia delicatamente la testa sulla spalla di lui, seguendo il ritmo del suo respiro profondo.
Restano qualche minuto in un silenzio confortante, solo il suono dei loro respiri, dei loro battiti sincronizzati, solo la sensazione delle loro mani intrecciate che si accarezzano a vicenda.

"Perció...ora stiamo insieme?" domanda Atsuko, voltando lo sguardo verso di lui.

"Credo...di sí" risponde Ushijima, facendo incontrare i suoi occhi verdi con quelli nocciola di lei.

"Ottimo" sorride Atsuko, affondando il viso nell'incavo del suo collo "mi eri mancato"

"Anche tu"

Allora Ushijima si alza, e lei fa lo stesso.

"Torniamo ai dormitori?" domanda Atsuko, continuando a tenergli la mano.

"Aspetta..."

Wakatoshi lascia andare la mano della ragazza, per poi poggiarle entrambe sulle sue spalle.
Lei rimane impietrita, sapendo che cosa stava per fare.
Ushijima allora si sporge e si china un poco, per raggiungere l'altezza del suo viso, mentre Atsuko si mette in punta di piedi.
Le lascia un bacio sulle labbra, breve, a stampo, per poi tornare alla posizione iniziale.

"Ah" dice Atsuko, un po' sbigottita.

"Che c'è?" domanda Wakatoshi, preoccupato.

"No è che" un ghigno si forma sul volto della ragazza "prima vieni a casa mia a baciarmi con tanta passione e spavalderia, e ora fai il timidone?"

Ushijima sente le guance colorarsi di un lieve rosso.

"Scusa, è che non sono tanto bravo a esprimere le mie emozioni, devo migliorarmi" dice con tono vagamente dispiaciuto, cosa che fa sciogliere la ragazza.

"Ma no! Tranquillo, ci prenderai la mano.
E poi, non hai bisogno di essere il ragazzo perfetto"

Ushijima torna al suo caratteristico cipiglio confuso, questa volta accentuato per mille.

"Ma io voglio farti felice, non ha senso"

Atsuko scoppia a ridere, e gli prende la mano per condurlo ai dormitori e camminare insieme.

"Stai tranquillo, mi rendi giá felice"

Passa poco tempo, prima che Atsuko scoppi in un'altra risata di sorpresa, perché Ushijima si era fermato per stringerla e baciarla sulle labbra ancora e ancora, forse un centinaio di volte.

 

Note autrice:
AEEEEEE ECCOMI QUA!
GOMEN GOMEN, SONO VIVA E VEGETA E ORA SI STAPPA LO CHAMPAGNEEEE.
Beh, almeno Atsuko e Ushijima hanno una vita sentimentale migliore della mia *piagne*
Grazie a tutti coloro che stanno leggendo la storia, ma purtroppo devo annunciarvi che questo era l'ultimo capitolo EFFETTIVO!
Non temete, ce ne sarà un altro, ma che fungerá da epilogo, sarà comunque lungo!
Mi si stringe il cuore a dover finire questa storia, mi è stata di grande aiuto soprattutto in questo periodo molto faticoso per me, motivo per cui sono stata assente per un mese.
Scrivere è quasi terapeutico, soprattutto di personaggi particolari come Atsuko e Ushijimaperció credo proprio che sforneró qualcosa nel breve periodo.
Ci vediamo tra pochissimo alla fine di Stand by Me, grazie a tutti!

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Capitolo 9
*** Stammi vicino. ***


Stammi vicino.

Atsuko quella mattina si sveglia estremamente presto.
Non tanto perchè avesse tutta questa fretta di uscire, no, è solo che la mattina era sempre dotata di grandi energie da consumare al primo risveglio.
La prima cosa che fa è scendere, fare una colazione abbondante con due toast e ben due uova strapazzate, per poi andare a lavarsi i denti.
Con ancora lo spazzolino in bocca, allunga la mano verso il cellulare per poi portarselo all'orecchio.

"Waka-chan, vieni?"

La conversazione dura poco, per l'esattezza 4 secondi spaccati, prima che l'asso risponda con un celere "sì" e riattacchi.
Gli ci vogliono venti minuti per presentarsi alla porta di casa Sakai, salutando con un inchino la madre della ragazza che gli aveva aperto.
É una donna sulla quarantina, ma che porta splendidamente i suoi anni.
I suoi capelli castani sono portati lunghi e tenuti insieme con una molletta, mentre la frangia le copre la fronte, somiglia molto alla figlia.

"Atsuko-chan è in camera sua a prepararsi, dille di darsi una sbrigata" scherza la donna, toccando una spalla del ragazzo.

Ushijima annuisce, saluta con un altro inchino il padre di Atsuko che era intento a sorseggiare il suo caffè mattutino al tavolo da pranzo, e poi si dirige al piano di sopra dove si trovava la camera da letto di lei.

"Atsuko, posso entrare?" chiede dopo aver bussato un paio di volte cortesemente.

"Sì, entra pure!"

Lo schiacciatore apre la porta e davanti a sé vede niente di meno che la sua ragazza, intenta ad aggiustarsi la gonna dell'uniforme e qualche ciuffo di capelli ribelle.
Non appena si volta a guardare Ushijima, un sorriso si fa largo sul suo volto mentre lo lascia avvicinare.

"Buongiorno" lo saluta con un sorriso smagliante e un cenno della mano.

" 'giorno" risponde lui, lasciandole un breve bacio sulle labbra per salutarla "sei pronta?"

"Sí, fammi solo dare ancora una pettinata!"

Atsuko afferra la spazzola poggiata sul comodino davanti a lei, facendola passare tra i ciuffi di capelli castani.
Quando all'inizio del liceo aveva deciso di tenerli corti pensava che sarebbe stato a suo vantaggio, che non ci avrebbe messo piú due ore per una doccia come al solito e soprattutto che non avrebbe piú dovuto combattere contro di loro la mattina.
Eppure eccola qui, alla sua categorica terza spazzolata mattutina per mettere al loro posto quei ciuffi che proprio non ne volevano sapere di stare fermi.
Mentre si pettina, Atsuko si perde a guardare il riflesso di lei e Wakatoshi nel lungo specchio da terra.
Erano proprio improbabili, loro due.
Lui, altissimo e dalla muscolatura di una divinitá greca, tutto ordinato nell'uniforme della Shiratorizawa e che la guarda pettinarsi attraverso il riflesso.
Lei minuscola in confronto a lui, raggiante come mai lo era stata, il bagliore nei suoi occhi incorniciato da qualche lentiggine.
Una volta finito, appoggia di nuovo il pettine sul mobile e si volta a guardare Wakatoshi.
Le sue iridi nocciola si perdono in quelle verdi di lui, poi si spostano all'attaccatura dei suoi capelli e sulle sue labbra sottili, per tornare infine ai suoi occhi.
Inevitabilmente, un sorriso si allarga sul volto della ragazza, che allunga una mano a toccare la guancia dell'asso.

"Sei bello, Wakatoshi" gli dice semplicemente, un'affermazione tanto banale quanto carica di tenerezza e affetto in quel momento.

"Eh? Lo so" risponde con naturalezza Ushijima, le sopracciglia che si corrugano nella confusione.

Wakatoshi non era stato affatto preso da uno slancio di superbia, semplicemente sapeva di avere molto successo con le ragazze e che questo lo rendeva inevitabilmente e oggettivamente bello.
Nulla di piú semplice.
Tuttavia, la sinceritá del fidanzato suscitava sempre l'ilaritá di Atsuko, che adesso scoppia a ridere fragorosamente.

"Sempre cosí onesto tu, eh?"

Ushijima risponde con una noncurante alzata di spalle, prima di avvolgere un braccio attorno alla vita della ragazza.
Presa alla sprovvista da quell'improvvisa  iniziativa, Atsuko si irrigidisce nel sentire la grande mano di Ushijima sfiorarle il fianco, ricoprendo metà di esso solo con il suo palmo.
Si rilassa nel momento in cui sente le labbra del ragazzo premere forte contro la sua guancia, lasciandole ben due baci sopra di essa.

"Anche tu sei bella, Atsuko"

La ragazza non riesce a non avvampare, nascondendo il viso nel petto di Ushijima.

"Dai andiamo, prima che tu mi faccia sciogliere seduta stante"

Lui annuisce, le prende la mano e insieme si dirigono al piano di sotto.
In cucina intenti a fare colazione ci sono entrambi i genitori della ragazza.

"Che belli che siete, proprio belli!" sospira la madre di Atsuko, con un sorriso nostalgico.

"Dai mamma smettila, è imbarazzante!" esclama la castana, che aveva giá rimosso il fatto che dieci secondi prima lei e il suo ragazzo si fossero detti la stessa cosa.

"E va bene va bene, ma prima fatemi fare una foto" risponde la donna, tirando fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

"Mamma no, ti scongiuro"

Alla fine, la coppia è costretta a cedere e a fermarsi un attimo per scattare una foto, la ragazza con un sorriso forzato sul volto e lui come al solito fin troppo serio, lo sguardo tradito dal tenero gesto del braccio che aveva avvolto il fianco di lei istintivamente.

"Allora ci vediamo dopo, ragazzi" afferma invece il padre di Atsuko, che si era alzato da poco ma che era giá ben vestito in giacca e cravatta.

Il signor Sakai era estremamente alto, tratto che purtroppo la figlia non aveva ereditato, anche piú di Wakatoshi. Purtroppo stava stempiando ma tutto sommato era ancora un bell'uomo dai capelli scuri e gli occhi di ghiaccio.
Non somigliava molto alla figlia, all'apparenza era anche fin troppo serioso, ma in verità era un buon padre che teneva alla sua famiglia.

"Ushijima" lo chiama l'uomo, prima che i due possano uscire di casa.

"Sí, signor Sakai?" domanda il ragazzo, voltandosi.

"Gli Adlers, eh?"

"Esattamente" annuisce l'altro.

Il signor Sakai sorride, e risponde con un cenno del capo.

"Bravo ragazzo, è bello che tu faccia quello che ti piace"

Ushijima si lascia sfuggire un lieve sorriso.

"Grazie, signor Sakai, lo apprezzo molto"

Anche ad Atsuko sfugge un sorriso compiaciuto. 

Ushijima era piaciuto molto alla sua famiglia, sin da subito.
Non perchè fosse un pallavolista praticamente già affermato e con una carriera di successo davanti a sè, semplicemente perchè faceva stare bene Atsuko ed era questo quello che per loro contava.
Era gentile ed estremamente educato, per quanto a volte potesse essere socialmente impacciato.
Ogni tanto gli ci voleva un po' ad afferrare qualche domanda del padre o qualche nota sarcastica della madre, ma lo trovavano qualcosa di tenero piú che snervante.
La nonna di Atsuko poi, stravedeva per lui.
La ragazza si ricorda molto bene di quando lo aveva portato alla cena di famiglia, e la nonna le aveva assicurato che non c'era bisogno di ingaggiare nessun attore per farle credere che avesse giá un fidanzato, soprattutto non uno cosí straordinariamente attraente.
Quando Atsuko spiegó che non era nessun attore, ma che il suo fidanzato davvero era un pallavolista tanto bello e prestante, sua nonna rimase almeno 3 ore a complimentarsi con Ushijima
Atsuko preferì dimenticare il fatto che sua nonna avesse già domandato del loro matrimonio e dei loro nipoti, per non parlare del fatto che non riuscisse a credere che la ragazza fosse stata in grado di mettersi con un tipo così bello e talentuoso.
Per quanto riguarda invece la famiglia del ragazzo, beh, anche lei aveva fatto la sua figura.
Il primo incontro con la madre l'aveva terrorizzata a morte, sapendo che la signora Ushijima era una donna estremamente severa e imperiosa, sembrava uscita direttamente dal Giappone feudale, perciò non voleva sentirsi una totale inetta al confronto.
Per fortuna, filó tutto liscio, dopo un iniziale momento di imbarazzo dove Atsuko non fece altro che parlare a ruota libera presa dal nervosismo.
Essendo il padre di Ushijima in California invece, avrebbe aspettato il viaggio negli USA.
Lei e Wakatoshi avevano deciso di fare un viaggio negli Stati Uniti, visto che la prima gita a Miyajima era andata molto bene.
Satori e Yukari li avrebbero raggiunti una settimana dopo.
A tal proposito, un messaggio dal centrale arriva al cellulare dell'asso.

"Sono qui fuori, andiamo?" domanda Ushijima alla sua fidanzata, che annuisce energicamente.

"Sì, andiamo. Allora ci vediamo tra poco, eh?" chiede Atsuko ai suoi genitori.

"Sì, a tra poco!" sorride dolcemente la madre, mentre il signor Sakai annuisce silenziosamente.

Allora Atsuko afferra la mano del ragazzo, così grande in confronto alla sua, e si dirigono fuori dall'abitazione.
Camminando lungo la deserta stradina di Sendai, ben lontana dal caotico centro cittadino, Ushijima stringe dolcemente la candida mano di Atsuko, le loro dita intrecciate l'una con l'altra.

"Poi credo proprio che arriverà anche mia nonna" sospira la ragazza.

"Perchè sospiri? A me piace, tua nonna" afferma con  tenera innocenza il capitano.

Atsuko sorride ed emette allo stesso tempo un altro sospiro rassgnato.

"Adoro mia nonna, Waka-chan, ma dobbiamo prepararci a rispondere a tutte quelle improbabili domande sul quando ci sposeremo e le daremo una dozzina di nipoti, ne parla da quando ti ho presenta-"

"Beh, ma io voglio sposarti"

La ragazza inchioda improvvisamente, puntando i piedi per terra.
Si volta a guarda il suo ragazzo, che la guarda serioso e impassibile.

"Che hai detto?!" esclama incredula la giovane.

"Che ti sposerei" risponde semplicemente lui, come se le avesse appena detto l'affermazione più scontata dell'universo "perchè, tu non vorresti?"

Spiazzata, le guance rosee di Atsuko assumono una forte tinta color porpora.

"C-c-certo che lo farei" comincia a boccheggiare, in preda al panico "è-è che o-ora è un p-p-po' presto siamo ancora al..."

"Ah? No, io non intendevo ora, intendevo nel futuro, magari tra un paio di anni" le spiega Ushijima, sempre con inusuale impassibilità.

Atsuko non fa in tempo a ricomporsi, che una vettura le sfreccia accanto, inchiodando proprio di fianco a loro.

"Ma certo che siete ciechi, ero parcheggiato dall'altra parte, santo cielo!" esclama Satori Tendou, le lunghe dita strette attorno al volante.

"Ah, scusaci Satori, arriviamo" risponde Atsuko con un sorriso sghembo, grattandosi la nuca dall'imbarazzo.

Ushijima e Atsuko prendono posto nell'abitacolo della nuova macchina di Tendou, poichè il posto davanti era già occupato da Yukari, impeccabilmente bellissima come di suo solito.

"Ciao Wakatoshi, ciao Atsuko-chan" sorride raggiante, voltandosi dal sedile posteriore "Atsuko, tutto bene? La tua faccia ha lo stesso colore dei capelli di 'Tori-chan!" domanda poi preoccupata, indicano con l'indice una punta dei capelli scarlatti del fidanzato.

"Sì, sì benissimo!" risponde sbrigativa la castana, annuendo energicamente.

Poi, incrocia per un attimo gli occhi verdastri di Ushijima, gli accenna un tenero sorriso e poggia la testa sulla sua spalla.
Ne avrebbero parlato più avanti.
Ha poco tempo per rilassarsi sulla spalla del fidanzato, perchè Satori ha appena messo in moto.
Era stato il primo tra loro a prendere la patente, in quanto ormai la pallavolo aveva smesso di far parte della sua vita e aveva molto tempo libero.
Si potrebbe dire per fortuna...oppure purtroppo, visto la spericolatezza con la quale viggiava.
Era un ottimo guidatore, ma non sapeva proprio togliere il piede dall'acceleratore, tanto che ogni volta che andavano da qualche parte Atsuko doveva ancorarsi con le unghie e con i denti al forte braccio di Ushijima per paura di venire sbalzata in orbita.
In compenso, ci mettono molto poco ad arrivare alla Shiratorizawa.
Non è un giorno come gli altri, nessuno studente si trova nelle aule a seguire la lezione, ed è più tardi delle solite ore fin troppo mattiniere alle quali erano costretti ad alzarsi.
Invece, tutti gli alunni della Shiratorizawa vagano per il cortile alberato, oppure per i corridoi, mentre molti si dirigevano verso la medesima parte dell'edificio.
Uscendo dalla macchina parcheggiata, Satori emette un sospiro e intreccia le mani attorno alla nuca.

"Non ci credo che sta succedendo, mi sento già così vecchio e decrepito" dice, chiudendo gli occhi.

Poco più avanti, un gruppo di  ragazzi molto familiare saluta con un gesto della mano.
E' il club di pallavolo al completo, con in testa Leon, Semi e Goshiki.
Li raggiungono, perdendosi immediatamente in chiacchiere.

"Non ci credo che dovremo lasciare indietro i primini, Goshiki sarà perso senza il suo senpai a insegnargli le schiacciate" esclama Leon, punzecchiando il primino accanto a lui.

Di tutta risposta, lui comincia a stringere i pugni e a gonfiare il petto, affermando che sarebbe sicuramente stato in grado di cavarsela anche da solo e che avrebbe assolto il suo dovere di futuro asso.
Dopo qualche conversazione spicciola insieme alla squadra, Atsuko si avvia mano nella mano con Wakatoshi verso il palco della scuola.
Il capitano, dopo aver parlato con la squadra, si era fatto silenzioso.
Beh, era sempre silenzioso, ma Atsuko aveva imparato a riconoscere un silenzio diverso in lui, ovvero quando era pensieroso.

"Qualcosa ti turba?" gli domanda con voce sottile e premurosa.

"No" risponde lui "perchè, cos'ho?" le domanda.

Sul volto di Atsuko appare un ghigno sarcastico, il solito che faceva quando era riuscita ad azzeccare lo spesso criptico stato d'animo di Ushijima.

"Ti mancheranno i tuoi kohai, vero?" gli chiede, dandogli una gomitata scherzosa sul fianco.

"Beh, sono stato nella squadra per tre anni, quindi sì" risponde lui, ammettendolo.

Atsuko si scioglie, i momenti in cui Ushijima esprimeva apertamente i suoi sentimenti erano rari ma carichi di tenerezza ogni volta.
Prima di mettersi con lui, Atsuko aveva sempre pensato che Ushijima sarebbe stato un compagno estremamente riservato, eppure non era esattamente così.
Il sistema di pensiero e di azione di Ushijima era estremamente basico: penso una cosa? La dico.
Voglio fare una cosa? La faccio.
Ed era per questo che con lei spesso si lasciava prendere dall'impulso di baciarla anche in pubblico, o di dirle che quel giorno era bellissima.
Le prime manifestazioni di affetto in pubblico non erano passate inosservate alla Shiratorizawa, come Atsuko purtroppo aveva temuto.
Ma non fu terribile come se lo aspettava.
Certo, molte ragazze restarono devastate quando scoprirono che Wakatoshi Ushijima, il più grande asso liceale della nazione, si era fidanzato con una ragazza così fuori dagli schemi e apparentemente invisibile.
Ma infondo, quanto poteva andare avanti questa storia?
Le chiacchiere cessarono, lasciando solo un vago piacere nel vedere una coppia tanto improbabile andare d'accordo e scambiarsi gesti di affetto in pubblico.
Ovviamente non troppi, perchè Atsuko non ci pensava neanche a diventare parte delle coppie di "sanguisughe mangiafaccia" che vedeva spesso nel cortile.
Ora, nessuno si stupisce a vederli dirigersi insieme verso la cerimonia.
Il terzo anno di scuola era finito, e ognuno avrebbe intrapreso strade diverse.
Ushijima avrebbe continuato il suo percorso in una squadra di pallavolo professionista, anche se ora doveva avere a che fare con i mondiali giovanili, mentre Atsuko avrebbe studiato giornalismo.
Yukari aveva deciso, seguendo le orme della madre, di specializzarsi nella composizione di Ikebana, mentre Satori aveva ancora da decidere, quel ragazzo aveva ancora troppo per la testa ma se la prendeva con calma.
Gli studenti si radunano tutti nel palcoscenico che di solito era utilizzato per le assemblee, dove ora stava avvenendo la consegna nei diplomi.
Atsuko finsce quasi per commuoversi, quando Ushijima tiene il suo discorso finale da parte della squadra di pallavolo, che aveva portato la Shiratorizawa alla gloria e, per tanto tempo, al titolo di migliore squadra di Miyagi.
La sconfitta contro la Karasuno non era stata il miglior modo per concludere la sua carriera da capitano, ma era stata un passo avanti per migliorare.

"Quest'anno non è andata come speravamo, ma abbiamo imparato a puntare più in alto" conclude Ushijima, stringendo tra le mani il diploma "e io, personalmente, ho imparato a vedermi sotto una luce diversa.
Per questo, ringrazio"

Gli occhi verdi di Ushijima si poggiano su quelli color nocciola di Atsuko, coperti da un leggero velo di lacrime che minacciava di scendere.
Si lanciano uno sguardo di intesa e un sorriso.
Allora Atsuko annuisce con un cenno, stringe anche lei il diploma tra le mani e ricaccia indietro le lacrime.

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Un anno dopo.

La struttura è gremita di persone, centinaia di migliaia.
Le emittenti televisive si trovano ad ogni angolo, i cameramen pronti a riprendere l'evento.
Di fianco a una delle panchine, un ragazzo fa qualche salto preparatorio, per poi emettere un respiro profondo e concentrato.
Sul retro della sua maglietta nera e rossa, campeggia il numero 22, e sopra di esso un nome: Ushijima.
I Mondiali di Pallavolo Giovanili non erano mai stati così attesi, soprattutto in vista dell'arrivo di nuovi giovani talenti come il rappresentante del Giappone.

"Sei nervoso, Wakatoshi-kun?" domanda una ragazza a Ushijima, apprensiva.

Atsuko Sakai non era cambiata di una virgola dall'anno precedente.
I suoi capelli si erano fatti un poco più lunghi e si erano aggiunte un paio di lentiggini sotto agli occhi nocciola, ma niente più di quelli e un taccuino rosso sgargiante tra le mani.
"Volleyball Monthly", citava un titolo sulla copertina del taccuino.
Era stata una grande opportunità per Atsuko poter scrivere articoli per la rivista di pallavolo più famosa del Giappone, nel mentre proseguiva i suoi studi per diventare giornalista.
Soprattutto quando questo lavoro ti permette di stare a stretto contatto con il tuo fidanzato, ormai prossima star della pallavolo.
Atsuko e Ushijima non si erano lasciati andare per un secondo.
Avevano viaggiato in America, poi per altre parti del Giappone, erano tornati per una seconda visita a Miyajima insieme a Tendou e Yukari.
Da qualsiasi parte andassero, erano sempre lì l'uno per l'altra.
E Ushijima aveva già deciso che sì, diamine, tra un paio di anni avrebbe reso Atsuko sua moglie per forza, a costo di prendersi il suo cognome.
Lei era d'accordo, ma non sul cognome, Ushijima stava meglio sul retro delle divise.

"Abbastanza, è una partita importante" le confessa Wakatoshi, guardando la folla davanti a lui.

"Ma andrà bene" lo rassicura Atsuko con un sorriso.

"Eh? Sì non ho detto che andrà male" la corregge lui.

La ragazza, ammessa tra le panchine solo perchè era la fidanzata di Ushijima e giornalista, scoppia a ridere.
Certo, dopo la sconfitta contro la Karasuno aveva imparato a non dare nulla per scontato, ma ogni tanto alcune cose non cambiano mai.
Sta per ribattere sarcasticamente, quando il telecronista comincia ad annunciare i membri della squadra di Ushijima.
La tensione è forte nell'aria, ma finalmente arriva l'annuncio.

"Numero 22, rappresentante del Giappone, Ushijima Wakatoshi!" esclama il commentatore, annunciando con solennità il nome del ragazzo.

"Vai, buona fortuna!" gli sorride Atsuko, per poi dargli una leggera spinta con la mano posizionata poco sotto il suo numero 22.

Ushijima annuisce e si avvia in corsa leggera verso il campo, accolto dalle esultanze di migliaia di spettatori da tutto il mondo.
Tuttavia, dopo aver percorso un paio di metri, il ragazzo è colto da una realizzazione e si ferma, le gambe che ancora corrono sul posto.

"Ah" dice semplicemente, come se si fosse appena ricordato di quacosa.

Allora, come se niente fosse, torna indietro correndo leggermente, lasciando Atsuko molto perplessa.

"Hey ma che fa-" pigola preoccupata, ma viene presto interrotta.

Ushijima le scocca un breve e rapido bacio a stampo sulle labbra, lasciandola ad occhi sbarrati.
Diversi tra le prime file che avevano assistito alla scena gridano e fischiano mosse da quel tenero gesto, esultando.
Tuttavia, ciò che non possono sentire, e che Ushijima ha voluto tenere solo per loro due, è quello che le sussurra un secondo dopo a due centimetri dalle labbra di lei.

"Ti amo"

Allora si volta e ricomincia a correre verso il campo, accolto dagli applausi del pubblico.
Atsuko resta spiazzata, la bocca semiaperta e le braccia abbandonate lungo i suoi fianchi.

"Oh mio Dio! Ti amo! Le ha detto ti amo! E' il loro primo ti amo!" sussulta Yukari, seduta nel salotto di casa Tendou a guardare la partita in televisione assieme al ragazzo, al quale sta avvinghiata sul pavimento del soggiorno.

Non aveva potuto sentire la voce di Ushijima, tanto lo aveva detto sottovoce, ma la ragazza aveva un certo talento nel leggere il labiale e dopo essere stata parecipe di questo momento stringe il fidanzato con foga.

"Per Dio, quello è da un anno che mi blatera del loro ipotetico matrimonio e solo ora se ne esce con ti amo?!" si esaspera Satori, tradito dal sorriso sincero lungo il suo volto.

Invece, Atsuko riesce a tornare alla realtà alla velocità di uno schiocco di dita.
Ushijima ancora non aveva raggiunto il centro del campo, forse avrebbe fatto in tempo a farsi sentire.

"TI AMO! TI AMO ANCHE IO WAKATOSHI! DA MORIRE!" grida, le mani a coppa attorno alle sue labbra e l'aria che esce del tutto dai polmoni.

Inizialmente preoccupata di non essersi fatta sentire, si rassicura quando Ushijima volta lo sguardo e le accenna un sorriso, per poi posizionarsi in campo.
Atsuko non riesce a smettere di sorridere di rimando.

Questa era la loro promessa di starsi vicino.

Stand By Me | Wakatoshi Ushijima

 

E così, anche questa storia giunge al termine.
Scusate tantissimo per il ritardo nell'aver caricato quest'ultimo capitolo, su Wattpad era già uscito in largo anticipo ma ho avuto delle complicazioni nell'utlimo mese.
Non sapete quanto mi dispiace e mi rammarica finire Stand By Me, perchè mi è stata di grande conforto  di svago in questo difficile periodo.
Sicuramente non smetterò di scrivere, ma ci vorrà un bel po' di tempo prima di ritrovare l'ispirazione che avevo per questa storia!
RIngrazio tantissimo tutti coloro che hanno lasciato una recensione, i lettori silenziosi che hanno apprezzato Stand By Me anche senza farsi sentire, e chi si è affezionato a Wakatoshi e ad Atsuko.
Grazie, grazie davvero.
Alla prossima, spero di risentirvi presto!
Hikarigaoka.

 

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