Maledetta primavera

di STAILIST
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pre-partenza ***
Capitolo 2: *** Quando si chiusero le porte del treno ***



Capitolo 1
*** Pre-partenza ***


1. Pre-partenza

Ogni volta che torni da un viaggio, non sei più lo stesso. È vero, soprattutto se partendo ne sei consapevole. 
Si torna cambiati e si lasciano indietro delle porte che lentamente si chiudono, dei capitoli della propria  vita e si lasciano anche le persone.
 
Io sono partita con questa inconscia consapevolezza e soffrivo. Per questo mi dicevo che non volevo andare,  ma rimanere con te, perché mi saresti mancato troppo. Avevo paura. Una gran paura del cambiamento, di avere a che fare con una parte di me che non conoscevo, ma soprattutto di perderti. 
 
Così quel caldissimo pomeriggio del 17 Agosto, lui mi accompagnò alla piccola e sperduta stazione del piccolo paese in cui viveva, era situata proprio al centro del Tavoliere delle Puglie, la pianura più torrida d’Italia. La stazione era silenziosa e luminosissima, prese la mia valigia, scendemmo le scale, arrivammo all’unico binario presente. Ci abbracciammo a lungo. 
In quel momento avevo un grande peso nel petto. Quella notte passata a casa sua era stata piena di turbamento per me. Faticai ad addormentarmi al suo fianco, nonostante la stanchezza dell’after di ferragosto, passato a Vieste con i miei amici dell’estate, e delle tre ore di pullman per andare da lui, giusto per poter stare insieme 24h prima della mia partenza.  Non mi era mai capitato in tre anni di non riuscire a trovare la serenità vicino a lui.  Lui si addormentò quasi subito, io avevo il cuore che mi esplodeva nel petto per quanto fossi agitata. In tempi normali avrei abbracciato le sue grandi spalle per avere un po' di rassicurazione, lui si sarebbe svegliato e  girato dalla mia parte, mi avrebbe abbracciata a sua volta e  chiesto dolcemente, che hai?.
Avremmo parlato  a lungo fino a quando tra un bacio e una carezza, avremmo iniziato a spogliarci, un po’ per il caldo estivo, un po' perché ci desideravamo tanto e le occasioni invece erano poche.
C’erano tutti i presupposti, Ma quella notte non andò così.
Non scopavamo ormai da un mese,  probabilmente lo avevamo pensato entrambi, ma nessuno dei due aveva dato peso alla cosa, perché effettivamente in casa c’era sempre troppa gente.
Quella notte Ci demmo un bacio e ci girammo schiena contro schiena, lui si addormentò e i miei occhi stanchi iniziarono a far scendere lentamente tutto il malessere e le preoccupazioni che nutrivo da mesi e che silenziosamente si riversavano sul cuscino, bagnandolo. Il perché non mi confidai a lui quella notte, lo capii solo qualche giorno dopo a vacanza ormai finita.
 
Lo strinsi più forte a me.
Sì, avevo l’ansia e dentro la mia testa mi chiedevo, ansia di cosa stupida idiota? Stai andando a Lecce a divertirti con le tue amiche  in una città bellissima, che avrei poi definito, la mia città del cuore, perche sì alla fine ci ho lasciato l’anima.
 

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Capitolo 2
*** Quando si chiusero le porte del treno ***


2. Quando si chiusero le porte del treno

Sussultai appena la voce dell’altoparlante annunciò l’arrivo imminente del mio treno.

Lo guardai a lungo negli occhi. Avevo gli occhi lucidi.

Lui mi sorrise e mi disse:

“Stai andando in vacanza che le tue migliori amiche! E poi domani è il tuo compleanno… non fare questa faccia dai… mi raccomando, fai la brava.”

“Lo so, lo so… non so che mi prende.”

Ci demmo un bacio intenso. Percepivo tutto il suo amore per me in quelle labbra, eppure invece di farmi tranquillizzare, la cosa mi scosse ulteriormente.

Il treno era ormai arrivato.

Gli diedi un ultimo bacio. Un bacio dolce, come quello di una mamma al suo bambino, perché alla fine io mi sono presa molto cura di lui in questi anni, sono stata la sua parte dolce e sentimentale di un carattere molto serio per essere così giovane. Le sue spalle grandi e petto ampio, rispecchiavano perfettamente una personalità determinata e con i piedi per terra, molto studioso ma anche premuroso. Mi aveva sempre trattata bene. Forse troppo concentrato sul suo futuro e per questo a volte si irrigidiva un po’. Sembravamo ormai una coppia matura, una coppia di adulti con figli.

Anche se io avevo solo quasi vent’anni e lui ventidue, e con una laurea in mano presa da poco, non facevamo quelle follie tipiche delle coppie giovani. Ubriacarsi alle feste insieme, ballare come idioti e finire a scopare nei posti più impensabili. A lui queste cose non piacevano, o meglio, non piacevano più. Io ero decisamente una ragazza più frivola e desideravo tanto invece fare quelle pazzie che fanno sentire liberi e vivi.

Insomma laureato, con sani principi, dedito alla famiglia, ambizioso, il ragazzo perfetto che ogni madre vorrebbe per la propria figlia, o quasi, perché se sapesse che prima di me si scopava una ragazza diversa ogni mese…

Uno studio afferma che l’essere umano in una vita ha in media 7 partner con cui fare sesso. Bene, lui con me era a quota 7 o 8. Non che la cosa mi desse fastidio, perché il passato e passato, però lui per me invece era stato la mia prima volta, il mio primo e unico uomo.

Salii sul treno, le porte si chiusero e immediatamente il treno partì.

Si chiudevano così anche le porte del mio cuore.

Presi posto vicino al finestrino, sistemai la valigia e lo zaino al mio fianco.

Feci un gran sospiro e improvvisamente iniziarono a uscirmi una miriade di lacrime. Scendevano incontrollabili sulle mie calde guance, non c’era modo di fermarle. Decisi di accettarle e lasciarle scivolare via liberamente, mentre gli occhi invece si arrossivano e cominciavano a bruciare.

Mi vibrò il cellulare nella tasca.

“Fai buon viaggio, ti amo”

“Ti amo anche io”

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