Presenti

di Persej Combe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** # 34 ***
Capitolo 2: *** # 03 ***
Capitolo 3: *** # 01 ***
Capitolo 4: *** # 05 ***



Capitolo 1
*** # 34 ***


 

# 34



A e B si rifiutano di dormire per osservare i primi fiocchi di neve dell'anno


   «Chissà se ti ricordi, Zania», sussurra Aurea accarezzandole i capelli; la sua voce è confessione nella notte, distillato cristallino di parole come i fiocchi che fuori scivolano dal cielo «Te lo ricordi? Avevi deciso di prendere il treno con me, e in attesa di partire dormivamo insieme. Mio padre era di là  non sapeva nulla, non ne ha mai saputo nulla; i miei viaggi glieli ho nascosti tutti, i miei viaggi per venire da te.
   «Non so neppure dove dovessimo andare. Due biglietti comprati in fretta e furia, stropicciati nella borsa in mezzo ai libri per l’esame. L’importante era che tu fossi con me, e che l’avessi scelto.
   «Dormivi nel mio letto. Allora non avevo ancora il coraggio di spogliarti come faccio adesso. Dormivi nel mio letto vestita e ti guardavo, senza riuscire a prendere sonno.
   «I Totem capricciosi dovevano essersi rincorsi fino a Soffiolieve. Non li ho visti, ma sentivo i loro ululati echeggiare nel vento – li senti, Zania? Sono qui anche adesso. Nevicava.
   «A un certo punto ti sei alzata, hai lasciato il nostro abbraccio e ho avuto paura mi sfuggissi. Stavi ferma davanti alla finestra, ti ho raggiunta: Come noi due che dormiamo, hai detto, indicando alcuni fiocchi incastrati nella cornice, abbarbicati insieme. Allora ti sei allungata su di me, col tuo profumo mi hai travolto, ti ho accolta inerme. Siamo rimaste sveglie tutta la notte a guardare la prima neve. Riposeremo domani in treno, dicevi. Hanno cancellato la corsa. Ma tu sei rimasta lo stesso.
   «Come? Hai sonno? Dormi, dormi, cara. Io starò sveglia ancora un po’. Non badare a me se mi stringo, se ti bacio. Fammi stare abbarbicata, come i fiocchi sulla finestra».




 

Buonasera! Torno dopo mesi di assenza con una nuova raccolta. Mi era piaciuta l'idea la scorsa volta di iniziare l'anno con un lavoro a sé stante, perciò ho pensato di recuperarla. Questi stralci si pongono idealmente in una sorta di continuo della precedente Ma, no: i personaggi saranno quasi sempre gli stessi. Non potevo non iniziare con Aralia e Zania, chi mi conosce sa che ogni occasione è buona per tirarle fuori ♥
Sperando che anche questo capriccio senza pretese possa piacervi, ci rivediamo settimana prossima: mi attengo ai classici aggiornamenti della domenica così da chiudere tutto entro gennaio per mantenere un minimo di legame con il clima invernale.
Un abbraccio a tutt*, ma soprattutto buon anno nuovo! ♥ Speriamo di lasciarci al più presto alle spalle questo 2020 da dimenticare...

℘ersej

►Helen Dryden, dettaglio da illustrazione di copertina per Vogue, 15 dicembre 1920
 

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Capitolo 2
*** # 03 ***



Rieccoci con il secondo aggiornamento per questa raccolta. Devo avvisare purtroppo chi sta seguendo Cara Samina che il prompt di oggi è leggermente spoiler, sebbene si tratti soltanto di uno dei possibili futuri per la storia. Proprio a rimarcare il carattere alternativo ho ripreso un evento speciale inserito in Pokémon UltraSole e UltraLuna: non sono soddisfattissima del risultato, ma magari un giorno potrei approfondire alcuni spunti che non sono riuscita a inserire per i limiti imposti dalla lunghezza della flashfic. Prometto però che a febbraio riprendo con gli aggiornamenti dei capitoli principali per portarli finalmente a conclusione, spero possiate pazientare ancora un poco!
Ringrazio Afaneia per il commento al prompt precedente, Gella per aver inserito la raccolta tra le seguite e Andy Black per averla inserita tra le preferite.
Un abbraccio a tutt*, e buona lettura ♥

℘ersej
 


# 03



X si trova sotto il vischio con Y, e Y non ha idea di ciò che provi
 
In un altro universo, in un altro tempo; un altro destino.


   «E tu... non dici niente...? Va bene così...?».
   «Sì. Ha un sorriso... meraviglioso...».
   Spiegare esattamente a suo figlio quel che neanche lei da madre e da moglie era riuscita ad assimilare in quel momento sarebbe stato superfluo e forse una perdita di tempo. Samina ha lasciato andare Paver, ma ogni tanto ancora lo guarda, dentro i ricordi, mentre si allontana dalla Fondazione Æther dando le spalle sia a lei che a Iridio lungo il corridoio bianco. Quella sera si è rinchiusa dentro casa coi bambini, e hanno dormito tutti e tre nel lettone.
   Le strade sono piene di luci, di festoni colorati, si comprano i regali di Natale. Perché quella memoria le sia tornata in mente proprio ora, Samina non lo sa. Ad Alola fa caldo, anche in questo periodo, e per un attimo si dispiace di non avere la scusa del freddo per aggrapparsi al braccio di Guzman, com’era abituata a fare a Kanto.
   Un pomeriggio è venuto a trovarla a Celestopoli. Hanno passato la notte a baciarsi, a parlarsi e a spogliarsi; che non erano più loro, due persone diverse - si erano già
 visti nudi e soli nell’Ultramondo in un tempo primordiale, senza mai incontrarsi.
   Si fermano adesso davanti a un negozio, sotto il vischio appeso alla porta. Guzman arrossisce, uomo d’un pezzo che s’imbarazza per un nonnulla. E Samina non credeva, superati i quarant’anni, di poter provare ancora quel genuino intenerimento di fronte a una visione del genere.
   Quando Samina è tornata ad Alola, Guzman non l’ha aspettata. Glielo ha detto senza peli sulla lingua: «Sono stato con altre donne». Ma sarebbe stato disposto a chiudere tutto per dedicarsi soltanto a lei, se fosse stata certa di volerlo, di ricambiarlo. E allora avevano passato un’altra notte a baciarsi, a parlarsi e a spogliarsi; che di nuovo non erano più loro, due persone diverse ancora.
   A volte Samina ha la strana percezione di amare contemporaneamente due uomini. Non era così quando Paver era stato dato ormai per disperso, e forse anche per questo, ripresasi dalla convalescenza, è andata a bussare alla porta di Guzman. Ma ora che lui è riapparso, possibile che entrambi stiano dentro il suo cuore senza litigarselo?
   Una risposta non riesce a trovarla. Si spinge sui tacchi a ricercare con le labbra i riccioli neri sulla tempia di Guzman, e li bacia.




 

►Coles Phillips, dettaglio da illustrazione di copertina per Vogue, 1 dicembre 1910
 

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Capitolo 3
*** # 01 ***


 

# 01



A non sa pattinare e B prova a insegnarglielo


   «Veramente non so pattinare».
   L’aveva mormorato con la bocca socchiusa, nascondendo le labbra dietro il collo alto del maglione, e forse, mentre si arrovellava un ciuffo di capelli con il dito, aveva sperato sotto sotto che Elisio non lo sentisse davvero.
   Alla televisione scorrevano le immagini consumate di una gara di pattinaggio su ghiaccio a coppie, vecchia registrazione conservata per anni tra i nastri; Elisio l’aveva recuperata in soffitta approfittando del clima nevoso, e Augustine era ormai dell’idea che qualunque sport facesse mostra di un corpo armonico gli sarebbe andato a genio.
   Qualche notte più tardi sono in macchina insieme fermi lungo la Via Versante. Né mano né bocca si allunga. Proprio quando la sonnolenza attecchisce, Elisio scende e Augustine non può che scuotersi e seguirlo mestamente verso la pista di pattinaggio.
   Consegnano i documenti al banco, ritirano i pattini a rotelle. Elisio si china ad allacciargli gli scarponcini; Augustine lo osserva muovere le dita a stringere un nodo che non è trappola, ma rassicurazione, ed è la conferma che dietro al fidanzato sofisticato ci sia in realtà anche l’inguaribile romantico. Augustine sa che in altre circostanze, sempre così in ginocchio contro le sue gambe, Elisio obbedirebbe a qualsiasi suo capriccio, con la stessa mansuetudine con cui ora gli saggia i piedi – non è passato nemmeno un mese da quando lo hanno fatto la prima volta, e già però gli pare che almeno quella possa afferrarla come una certezza, la sua adorazione.
   Si alzano, Elisio gli poggia una mano sulla schiena e intanto che entrano nella pista deserta gl’indica la sbarra.
   Da un lato la sbarra, dall’altro lui. Augustine non avrebbe davvero nulla da temere, eppure le ginocchia gli tremano uguale.
   «Un passo alla volta, non essere irruente».
   Non essere irruente: quel che si è detto da solo dopo l’ultimo amore – rifiutare un matrimonio. Ma nella voce di Elisio ha un suono più caldo, un invito, non più una minaccia.
   Nei mesi in cui aveva deciso di porre fine al continuo ricercare ossessivamente una metà per colmare una mancanza insaziabile, Augustine era giunto a rivalutare la solitudine e a scoprire i pregi di un ritrovato rapporto con sé stesso, la calma nata a poco a poco nel rendersi conto di quante sofferenze alleviasse la consapevolezza di poter contare sulla propria persona. L’arrivo di Elisio non aveva propriamente segnato uno sconvolgimento di questo ordine, e tuttavia erano affiorate di nuovo una serie d’incertezze che aveva preteso di mascherare agli occhi stanchi, gonfi.
   Fanno così male a volte, e per quanto da un lato si sforzi, Augustine non riesce, non c’è modo in cui possa trascinare Elisio a terra con sé nella disperazione. Le sue braccia sono troppo salde, mentre lo cingono e lo stringono. E pensa, vorrei un giorno essere anch’io come tu sei per me un pilastro, acquisire la forza di sopportare il carico sulle mie spalle dei tuoi sottintesi. Un giorno, te lo prometto, sarò il tuo pilastro; fino ad allora lascia che mi sorregga dentro il tuo abbraccio.




 

Bentrovat* al terzo aggiornamento della raccolta! Il prompt di questa settimana non poteva che essere dedicato a loro ♥ Il bello è che lo spunto di partenza è pure canon (nei model sheets ufficiali di Platan si fa vedere quanto sia una frana con i pattini): mi ricordo che nel primo periodo in cui sono usciti X e Y era un pretesto che andava fortissimo in qualunque tipo di ship fosse coinvolto Augustine. Lo spezzone di stasera si riallaccia alla serie dei Racconti della scogliera, a metà tra le due storie che la compongono, ma può essere colto anche a sè stante.
È rimasto soltanto un ultimo capitolo, di che prompt si tratterà? Lo scoprirete settimana prossima.
Un abbraccio a tutt*,

℘ersej

►Ruth Eastman, dettaglio da illustrazione di copertina per McCall's Magazine, gennaio 1916
 

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Capitolo 4
*** # 05 ***


 

# 05



Il Natale è un periodo perfetto per una tazza di zabaione, ma X non è capace di prepararlo, così chiede aiuto a Y


   Narciso rigira con il cucchiaio la poltiglia che Valérie ha lasciato nel pentolino prima di chiamarlo.
   «Voglio fare lo zabaione per Lino».
   «Pensavo un uovo strapazzato. Ma che hai combinato?».
   «Mi aiuti, per favore?».
   E se Valérie lo esorta in questo modo, come può Narciso dirle di no? Le chiede di sciacquare le stoviglie sporche mentre riorganizza gli ingredienti, poi l’attira a sé per vedere insieme come cuocere le uova. Istintivamente le prende una mano come fa con gli apprendisti per guidarla mentre mescola. Solitamente non sarebbe così delicato, e realizzare la tenerezza che gl’infonde il semplice stringere le sue dita per un attimo gli scalda le guance.
   Per quanto ormai vivano tutti e tre insieme, il loro rapporto è diverso da quello che ognuno ha con Lino.
   Per Valérie, Lino sarà sempre colui che l’ha aiutata quando è fuggita dall’okiya e di francese non sapeva una parola. Per Narciso è il sostegno che gli ha rivolto, non appena divenuto Superquattro.
   Per entrambi Lino è roccia e pilastro, porto sicuro a cui fare ritorno – ed è strano, per Narciso, aver ceduto alla pietra così facilmente; Lino direbbe l’esatto contrario, che di fronte ai suoi occhi è sempre stato inerme, travolto da quell’azzurro senza essere in grado di farsi scudo.
   Valérie apre i baccelli di vaniglia, versa le bacche dentro la pentola.
   La mattina in cui si sono incontrati, soli, passeggiando per le spiagge di Altoripoli, aspettava che il mormorio dell’acqua le fornisse un legame, un verso di corrispondenza con cui poterglisi avvicinare. Nel contatto delle parole le loro bocche si sono unite, e Narciso sente ancora la salsedine in bocca, Valérie è sale che vivifica la pietanza insipida del suo orgoglio.
   Una sera, ricorda, Lino e Valérie l’hanno ospitato a casa e non ne è più uscito. Mentre lo zabaione cresce sul fuoco, ci mettono anche il calore delle lenzuola che li ha coperti e avvolti tutti e tre quella notte.
   Da un po’ Edel li scruta con la disapprovazione negli occhi, e l’aria è tesa alla Lega durante le riunioni. Narciso pensa soprattutto a Valérie, alle lingue spietate – e che a lui e Lino rimarrà sempre l’attenuante ingiusta della bravata.
   Nel sorreggere la caraffa le loro dita si toccano, e Narciso sa che Valérie lo ama, perché il suo gesto è pregno di sentimento.
   Sarebbe troppo difficile, si ripete, spiegarlo al mondo, troppo complicato.
Quando Lino rincasa lì vede così dalla porta della cucina e li apostrofa, i suoi piccioncini. Valérie scioglie il nodo di dita, corre da lui con la caraffa.
   «L’abbiamo preparato insieme per te».
   Lino li guarda e il suo cuore granitico si squaglia, li bacia entrambi, ed è così grato di averli al proprio fianco, che tra di loro vadano d’accordo.
   Lo zabaione che hanno cucinato non sarebbe all’altezza di essere servito in un ristorante, ma quando si siedono sul tappeto a gustarlo vi risuonano dentro la dolcezza di Valérie, la premura di Narciso e il calore di Lino, nascosto, che brucia per loro due
.




 

Eccoci alla conclusione di questa raccolta! Spero tanto vi sia piaciuta e che vi abbia tenuto un po' compagnia in questo primo mese dell'anno. Se mai ne scriverò un'altra, ho già deciso che la inizierò con loro tre, mi piacciono troppo...
Non ho molto da aggiungere, ma ringrazio di tutto cuore chiunque sia passat* a dare un'occhiata in queste settimane ♥
Un abbraccio e alla prossima,

℘ersej

►Peter Newell, dettaglio da illustrazione di copertina per Sunday Magazine, novembre 1906
 

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