I Wanna See Your Eyes, Honey di Vale__91 (/viewuser.php?uid=20204)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3° Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4° Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5° Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6° Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7° Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8° Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9° Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10° Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11° Capitolo ***
Capitolo 12: *** 12° Capitolo ***
Capitolo 13: *** 13° Capitolo ***
Capitolo 14: *** 14° Capitolo ***
Capitolo 15: *** 15° Capitolo ***
Capitolo 16: *** 16° Capitolo ***
Capitolo 17: *** 17° Capitolo ***
Capitolo 18: *** 18° Capitolo ***
Capitolo 19: *** 19° Capitolo ***
Capitolo 20: *** 20° Capitolo ***
Capitolo 21: *** 21° Capitolo ***
Capitolo 22: *** 22° Capitolo ***
Capitolo 23: *** 23° Capitolo ***
Capitolo 24: *** 24° Capitolo ***
Capitolo 25: *** 25° Capitolo (Epilogo) ***
Capitolo 1 *** 1° Capitolo ***
“ Lunedì 19 Giugno, buongiorno a tutti cari ascoltatori! Sono le 9:00 in punto e moltissimi di voi saranno ancora tra le lenzuola a rigirarsi nel letto, vero miei cari studenti? Sono ufficialmente iniziate le vacanze estive! Siete già pronti per partire? Avete già deciso quale sarà la vostra meta? Beh fatecelo sapere chiamandoci tra poco in diretta, intanto ancora un po’ di musica… ”.
Abbassai il volume della radio senza guardare bene quali fossero i tasti giusti e mi passai stancamente una mano sul viso. Come poco prima aveva annunciato la voce radiofonica le scuole avevano appena chiuso per lasciare spazio al tanto anelato riposo. Per me non era iniziato altro che un noioso giorno e una noiosa settimana.
Cercai di “ liberarmi ” dal groviglio di lenzuola che quasi mi legavano le gambe, e con movimenti lenti e stanchi scesi dal letto. Prima passai dal bagno e mi sistemai i capelli scomposti con una coda, poi scesi al piano inferiore diretta verso la cucina con l’intento di prepararmi come al solito la mia tazza di latte e caffè.
Svogliata mi guardai un po’ in giro nella casa in cui vivo da sola ormai da due anni, regalo di compleanno di una madre alquanto strana e un po’ troppo esagerata. Avere come sorpresa durante la festa del giorno in cui si è nati una villetta a schiera a due piani a Los Angeles non è una di quelle cose che ti aspetti e ne fui enormemente felice, sarei ipocrita a dire di no, ma le megalomanie di mia mamma non mi sono mai andate più di tanto a genio. Avere soldi non ho mai pensato fosse il bene primario e continuo fermamente a crederlo, ma purtroppo sono “ capitata ” in una famiglia dove il dollaro “ regna sovrano ”. A parte questo mi considero una ragazza normale.
Non feci in tempo a portarmi la tazza alle labbra che sentii il campanello suonare. Mi avvicinai all’ingresso e mi bastò un’occhiata veloce alla finestra per vedere la macchina posteggiata e capire chi fosse. Con espressione rassegnata aprii la porta e mi ritrovai davanti mia madre col solito sorriso sgargiante di corcostanza ( Regola numero uno di mamma Kim: mai farsi vedere tristi se non c’è un vero motivo, quindi sorridi sempre se puoi, specialmente davanti ai tuoi figli), i soliti vestiti firmati e il solito fortissimo profumo alla vaniglia.
<< Tesoro! Hai visto che sorpresa? >>
<< Già. >> mormorai io con indifferenza.
<< Ma come, non sei contenta di vedermi? >> fece lei con sguardo sinceramente offeso e dispiaciuto. Quando mia madre reagiva così era meglio correre ai ripari.
<< Mammina cara, scherzavo >> mentii abbracciandola.
<< Oh cara, ma stai attenta >> disse staccandosi << Non vorrai mica macchiarmi con quella tazza >>.
Lei: sempre la solita.
La feci accomodare e ci spostammo in cucina dove si sedette su un alto sgabello nero.
<< Non dirmi che ti sei alzata ora? >>
<< Sì, perché? >>
<< Ma Jennifer, ti pare? È bene alzarsi presto la mattina…E poi vorrai trovarti un lavoro sì o no, hai quasi trent’anni cara…Magari anche un fidanzato che non sia un perditempo, come quell’ultimo. Come si chiamava? >>.
( Regola numero 2 di mamma Kim: Non dormire, il mondo ti aspetta! )
I moralismi di mia madre: quanto li ho odiati e quanto li odio. Come se io volessi passare la mia vita da sola mantenuta da lei e da mio padre.
<< Odio quando fai così >>
<< Sono realista figliola >> disse sistemandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli bionda.
<< Vuoi qualcosa da bere? >> le chiesi ignorandola.
<< No grazie, ho già fatto colazione, piuttosto spiegami bene com’è successo >>
<< Successo cosa? >> dissi sedendomi al tavolo di fronte a lei.
<< Come hai fatto a perdere il lavoro? Insomma sei di buona famiglia ( Regola numero 3 di mamma Kim: la famiglia aiuta sempre… specialmente con il lavoro ), sei uscita dal liceo e dal college con voti abbastanza alti, ti ho insegnato l’educazione…come hai fatto a diventare così irresponsabile? >>
<< Se il posto me lo fossi scelta io, forse non avrei trovato un lavoro tanto noioso e dove, oltretutto, ci sono persone che non ti rispettano >>
<< Quella è una redazione di tutto riguardo >>
<< Sì, ma io non ho studiato tutti questi anni per diventare giornalista, ho studiato per diventare scrittrice >>
<< Dovevi pur iniziare da qualcosa, non puoi pensare di scrivere una storia e sperare che chissà chi la pubblichi e che tu diventi ricca e famosa in un secondo, ci vuole pazienza e impegno…Cose che se non da me, almeno potevi ereditare da tuo padre. Comunque quello mi sembrava l’inizio più adatto per te >>
<< Beh hai fatto male i tuoi calcoli allora. Magari mi avrebbero tenuta lì vent’anni a fare fotocopie >>
<< Esagerata >>
<< Ho scritto due articoli per una rubrica di cronaca rosa, la più facile che esista oltretutto. Tutti i colleghi li hanno trovati dei buoni lavori, tutti tranne lei…il capo >>
<< Devi considerare il fatto che la sua opinione è più importante di quella degli altri >>
<< Sei assurda, tu mi verresti contro comunque >>
<< Allora com’è che ti ha licenziata? >> disse facendo finta che la mia ultima frase fosse stato solo un suono incomprensibile.
<< Sì è rovesciato “ per sbaglio ” un caffè sulla sua camicia e su alcuni fogli >>
<< Jen!! >> fece lei con aria sconvolta.
<< Ho detto “ per sbaglio ” >>
<< So benissimo cosa intendi dire. Comunque il prossimo lavoro te lo sceglierai tu così non dovrò sentire le tue lamentele quando ti licenzieranno >>
<< Beh mi auguro che non succeda più no?! >>
<< Certo cara, se la smetti di lanciare caffè addosso alla gente >> disse mentre io roteai gli occhi << Ad ogni modo, settembre è lontano e non mi va che tu te ne stia con le mani in mano, quindi da ottima madre, quale sono io, ti ho trovato un lavoretto estivo perfetto per te >>
<< Scusa?! Ma non avevi detto che… >>
<< Niente repliche >> mi zittì lei mentre io la guardai infuriata.
<< Non ti sopporto >> dissi io a denti stretti.
<< Mi ringrazierai. Allora… >> fece lei radiosa tirando fuori dalla sua borsa di lusso dei fogli << …Si tratta di fare delle pulizie, di cucinare, anche se non sempre, di accudire dei bambini, di… >>
<< Mamma è uno scherzo? >>
<< Sai pulire, sai cucinare no? >>
<< Sì, ma… >>
<< Allora non c’è nessun problema, la prossima volta evita di interrompermi >> disse continuando a guardare gli stampati che teneva in mano.
<< Dicevo, si tratta di una villa enorme, con giardino, piscina e si trova a Miami dove questa famiglia passerà lì i prossimi due mesi a partire da… >> disse facendo scorrere gli occhi su e giù sui pezzi di carta << …La prima settimana di luglio, hai ancora un po’ di tempo per prepararti >>
<< Ho ancora un po’ di tempo per rifiutare volevi dire >>
<< Su, non scherzare Jen, aspetta almeno di sapere il nome dei proprietari no? >>
<< Perché li conosco? >>
<< Mhh, in un certo senso >> disse con un sorriso curioso.
<< Allora? >>
<< Se ti dicessi… >> con dei gesti la esortai a continuare << …Johnny Depp >>
<< Cosa c’entra Johnny Depp…Johnny Depp? >> dissi con espressione confusa mentre il sorriso di mia madre si allargava sempre di più. <<…Mi stai prendendo in giro? Quel Johnny Depp? >>
<< Sono stata brava eh?! >>
<< Sicura di non esserti sbagliata? >>.
Fu un susseguirsi di domande retoriche, poi ormai stufa mia madre mi passò i documenti che teneva in mano e visti quelli mi fu tutto stranamente e incredibilmente più chiaro. Era tutto vero, e non era possibile. Lessi il suo nome, quello della sua compagna e le loro firme. Non ci potevo credere.
<< Non dirmi che li hai incontrati >>
<< No, solo l’agente di lui che mi ha contattata apposta per questo…contenta? >>
<< Mamma, non so cosa dire. È tutto così strano. Perché ha contattato proprio te? E poi sai che io so vita, morte e miracoli di Johnny Depp, non mi risulta che abbiano una mega-villa a Miami >>
<< Vedo che sai proprio tutto, infatti l’hanno acquistata da poco. L’agente lo conosco da tempo e tu lo sai bene solo che non ti ricordi mai i nomi. Sapeva che in campo di cameriere e maggiordomi ho i contatti migliori al mondo, solo che per l’ennesima volta ho pensato che sarebbe stata l’occasione buona per mia figlia. Ti ho voluto fare un regalo insomma >>
<< So che vorresti sentirti dire solo grazie, ma mi spieghi come faccio da sola e senza esperienza a tenere testa ad un cameriere/maggiordomo di tua conoscenza? E poi i Depp si accorgeranno subito di questo >>
<< Ma cara non fare la sciocca, sanno tutto. Ho riferito la mia idea all’agente con cui ho parlato, ci siamo messi d’accordo, loro hanno dato il loro assenso ed è tutto sistemato. A quanto mi risulta se avessero potuto non avrebbero assunto nessuno, ma visto che hanno due bimbi piccoli e sono in vacanza, non hanno molta voglia di “ lavorare ” così hanno pensato di prendere almeno una persona. Come saprai bene il tuo adorato Depp non ama avere gente per casa, specialmente se sconosciuta, al di fuori della sua famiglia, ma per questa volta ha cercato di fidarsi e ha fatto un eccezione. Comunque non ti devi preoccupare di niente, ho spiegato e raccontato tutto ciò che c’era da raccontare. Quando sarà il momento, tu fa solo il tuo dovere >>
<< O mio Dio >>.
Sentii le mie guance arrossare e diventare terribilmente calde. Lo avrei visto, avrei lavorato a casa sua, avrei lavorato per lui. Non seppi che altro dire o pensare, la mia mente continuava a vagare in una dimensione tutta sua, mi riportò alla realtà lo schioccare di dita di mia madre.
<< Cosa? >>
<< Tutto bene Jen? Allora che ne dici? >>
<< Mamma >> dissi saltandole al collo e scavalcando con un salto il tavolo che ci divideva. La tazza che mi ero preparata quella mattina cadde e per poco non macchiò davvero la giacca di mia madre che non esitò a rimproverarmi.
<< Sei sempre la solita, testolina dura, mi raccomando vedi di non versargli addosso nessun caffè >> disse dandomi un bacio sulla guancia.
Il rapporto che avevamo noi due non l’avrebbe mai capito nessuno, ma in fondo ne ero felice, sarebbe stato un segreto per tutti e per entrambe.
Quella che doveva essere una noiosa giornata si era trasformato in qualcosa di indescrivibile e alla fine altri non dovevo ringraziare che la mia “ egocentrica ” mamma.
NDA - Eccomi qua!" La Vale " torna all'attacco con un'altra fic...spero che l'idea vi piaccia, diciamo che mi è venuta un po' così, di soprassalto, però mi è piaciuta subito e ho iniziato a scrivere...Come ho già anticipato non è una delle " solite " nel senso che tante fanfic ispirate ad attori belli come lui sono composte essenzialmente dal fatto che il nostro beniamino si innamora subito della ragazza che si catapulta nella sua vita...Sarà una fic più complessa, spero + elaborata e con altri fini...ovvio che non posso omettere il fatto che lei sia molto attratta da lui come lo sarebbe qualsiasi fan di Johnny...! Bene con questo concludo, sperando di leggere presto le vostre recensioni con magari i vostri consigli. Un bacio a tutti!Vale!
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Capitolo 2 *** 2° Capitolo ***
Passò una settimana, ne passarono due. I giorni si avvicinavano ad una velocità impressionante e io continuavo ad aspettare sempre che qualcuno all’improvviso mi dicesse che si trattava di uno scherzo o che in realtà mia madre si era sbagliata sul serio. Nessuna di queste cose successe e io, nonostante fossi ogni giorno più agitata di quello precedente, fui sollevata di sapere che non stavo sognando ad occhi aperti.
Durante i primi tempi mi incontrai con delle amiche, in verità volli raccontare tutta questa “ surreale ” storia solo ad una persona, la più fidata, la più onesta: Christie.
La sua faccia alla mia notizia rimarrà per sempre qualcosa di indelebile dentro di me. Non so bene se feci la stessa espressione davanti a mia madre, ma appena la vidi non riuscii a trattenere le risate. I suoi occhi increduli, incerti, le sue labbra dischiuse a voler pronunciare qualcosa, qualsiasi cosa purché le chiarisse ciò che le avevo appena detto. Rimase così un paio di minuti, poi rise anche lei. Credette davvero che la stessi prendendo in giro, infine le mostrai i documenti che mia madre mi aveva lasciato e mi saltò al collo. Era in estasi per me e io ancora di più mi resi conto di quello che avrei passato, di quello che avrei dovuto affrontare entro breve. Le chiesi ovviamente di non raccontarlo a nessuno, ma di questo potevo starne certa, era la prima persona sulla Terra a cui non sarebbe piaciuto che questa notizia venisse spifferata al mondo.
Trascorsero le restanti giornate tra ansie e pensieri affollati nella mia mente. Finalmente arrivò il giorno. Ero sicura che qualcosa da allora sarebbe cambiato, che qualcosa nella mia vita non sarebbe mai più stato lo stesso così soprannominai quel 1° Luglio “ il giorno del destino ”. Col passare del tempo mi accorsi che in fondo non avevo avuto tutti i torti a nominare così quella data che si rivelò essere decisiva per il mio futuro.
Per la prima volta nella mia vita ascoltai il consiglio di mia madre e mi alzai prestissimo, intorno alle 5.30. In realtà non avevo quasi chiuso occhio, così per evitare di rimanere in panciolle nel letto fino alle 7.00, decisi di alzarmi e di bere qualcosa di caldo. Azzeccai anche quella mossa, infatti alle 6.15 spaccate mia madre mi chiamò sul cellulare per assicurarsi che mi sarei alzata in orario. Finii di mettere le ultime cose in valigia e ci feci entrare di tutto. In fondo avrei passato i prossimi due mesi in una città da sogno in un albergo altrettanto bello che aveva prenotato per me ovviamente mamma Kim. Cosa potevo desiderare d’altro? Probabilmente un po’ di tranquillità, ma accantonai subito quel concetto, perché mi resi subito conto che non avrei trascorso di certo un periodo calmo e pacato. Erano ormai le 6.50 quando uscii di casa e diedi l’ultimo giro di chiavi nella toppa. Con la mia macchina raggiunsi l’aeroporto e con un volo diretto raggiunsi Miami da Los Angeles in circa cinque ore, arrivando intorno alle due del pomeriggio. Avevo venti minuti per fare mente locale, prendere un taxi e arrivare alla villa che mi avrebbe sconvolto la vita.
Il sole picchiava come non mai e in cielo non si vedeva una nuvola. I Depp erano di sicuro già arrivati, lui era certamente ormai lì. Chissà se mi stava aspettando? Continuavo a chiedermelo, ma in realtà ormai poco importava, nolente o dolente avrebbe dovuto incontrarmi.
Fortunatamente riuscii a prendere subito il taxi e sistemate le valigie nel portabagagli mi sedetti incrociando nervosamente le gambe. Non riuscivo a stare ferma e continuai a mordermi il labbro inferiore, mi sentii i crampi nello stomaco, qualcosa che difficilmente avevo provato spesso. Non era dolore, non era nemmeno semplice ansia, era entusiasmo, era curiosità, era timore. Tutte queste cose concentrate insieme creavano qualcosa che non aveva nome, qualcosa che non è mai stato possibile spiegare e che albergava lì, dentro di me.
Bastarono poco più di quaranta minuti. Il tassista si era fermato. Non fu un semaforo, ero arrivata.
<< Signorina può scendere ora…signorina? >>.
Ovviamente non mi resi dubito conto di quello che mi era stato detto. Guardai interdetta fuori dal finestrino l’enorme villa che avevo di fronte, qualcosa di davvero immenso.
Quando capii cosa continuava a chiedermi il conducente gli diedi ciò che gli spettava e mi feci aiutare a prendere i bagagli.
<< Però… >> disse lui con fare curioso.
<< Cosa? >>
<< È una gran bella casa, beata te che sei così ricca >> fece con un sorriso che mi prese alla sprovvista.
<< Scusi cosa sta insinuando? >>
<< Insinuando? Io, niente >>
<< Allora la prossima volta eviti di fare dei commenti, anche perché la villa in questione non è la mia se proprio lo vuole sapere >>.
( Regola numero 4 di mamma Kim: fatti sempre rispettare, a qualunque costo ) .
<< Signorina io stavo solo… >>
<< Non importa, arrivederci >>.
Probabilmente risposi in modo un po’ scorbutico, ma non me ne accorsi nemmeno. Ormai di fronte a me c’era solo il breve sentiero che portava a quella porta, a quel campanello.
Passai tranquilla, non c’erano per mia fortuna guardie o bodyguard in giro che mi fecero il terzo grado o che mi saltarono addosso credendomi una pazza.
Ero a pochi centimetri da lì, ormai nulla poteva sottrarmi a ciò che sarebbe successo da quegli attimi in poi. Toccai con il dito tremante il campanello sfiorandolo appena.
Il mio cuore, il mio respiro diventarono l’unico suono ritmico che sentii da quel momento. Si ripetevano costantemente dentro di me, senza fermarsi un attimo, sempre più forti.
Vidi la maniglia girarsi, sembrò durare un eternità.
Davanti a me vi era un bambino bellissimo di cinque anni e dietro le sue spalle un uomo. Lui, solo lui.
Finalmente era lì, di fronte a me: Johnny Depp.
Ecco qui il secondo cappy...ho fatto in fretta no? XD!!Sono contenta che la mia idea sia piaciuta e faccio subito un ringraziamento speciale a BlackPearl, summer89, michi88 e Tonks94 (ma anche a chi ha solo letto)!Grazie davvero di cuore siete state gentilissime ^^!Ora mi congedo sperando di poter leggere altri vostri numerosi commenti!Un beso a todos!cIaU
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Capitolo 3 *** 3° Capitolo ***
Respirai a fondo più volte, ci vollero un bel po’ di secondi prima di riuscire a dischiudere le labbra e di dire qualcosa di incomprensibile. Mi sentivo accaldata, rossa in viso, in procinto di esplodere e poi anche tanto stupida, lì fissa a guardarlo. Prima uno sguardo a suo figlio poi di nuovo a lui. Tremavo, ma continuavo a ripetermi che era normale in fondo.
<< C-c-c… >>
<< Ciao? >> mi aiutò lui.
Sentii i muscoli del viso allargarsi. Forse stavo sorridendo.
<< Ciao…hemm, io sono, Jennifer, piacere >>. Tesissima allungai la mano.
Ad afferrarla fu il piccolo Jack, che tutto sorridente ancora non capiva il perché della mia agitazione. Johnny sorrise, poi quando suo figlio lasciò la presa allungò lui la sua mano, forse la più bella che avessi mai visto. Era ovvio che in lui vedessi tutto ciò che c’è di più magnifico al mondo. Me la strinse, la stretta più bella mai ricevuta.
<< Piacere di conoscerti, io sono Johnny e questa peste è Jack >>.
Il piccolo mi fece un cenno con la mano per salutarmi ancora. Io sorrisi di nuovo, questa volta un po’ più rilassata.
<< Pensavamo arrivassi più tardi…comunque accomodati >>
<< V-vi ho disturbati? >>
<< Ma no figurati >> disse uscendo e aiutandomi con le valige.
Dall’espressione che assunse si capiva che dovevano pesare parecchio e non se l’era aspettato.
<< Non capirò mai cosa ci mettete qui dentro voi donne >>.
Mi sorrise di nuovo e io ricambiai.
Un po’ imbarazzata entrai nell’enorme villa già arredata alla perfezione che avrebbe ospitato i Depp. Mobili moderni la rendevano molto giovanile, ma allo stesso tempo la qualità del mobilio le dava quel tocco di classe che meritava.
<< In realtà poi le dovrò portare in hotel >>
<< Beh non vorrai che te le rubino, sai se le lasci fuori non è sicuro >> fece lui leggermente sarcastico.
<< Oh, sì giusto >>
<< E comunque noi qui abbiamo molte stanze, se non ti va di spostarti troppo puoi stare anche qua >>.
Sembrava tanto un invito. Quasi non ci volevo credere.
<< N-no no non preoccupatevi per me, mia madre ha già sistemato tutto, grazie >>
<< Come preferisci >>.
Beh ovviamente avrei preferito restare lì, ma mi conoscevano appena, non mi andava di approfittarne subito e poi mi consolai pensando che comunque li avrei visti quasi tutti i giorni lo stesso, tranne in quelli di riposo.
<< Ah un avvertimento, dacci del “ tu ”. Oltre a non sopportare quando ci danno del “ lei ”, vedi Vanessa dice che la fa sentire più ve… >>
<< Jo chi era alla porta? >>. Con un accento americano non perfetto entrò nello spazioso salotto, che sembrava più una sala ricevimenti, Vanessa Paradis accompagnata dalla dolce Lily.
<< Ah è arrivata la ragazza. Piacere io sono Vanessa, e lei è… >>
<< Lily… >> mi disse la bambina. Entrambe mi tesero la mano e io strinsi prima una e poi l’altra presentandomi. Credevo di svenire da un momento all’altro, ero quasi convinta di sognare sul serio. Stava succedendo davvero a me. Io ero lì davanti a loro. Io potevo guardarlo così da vicino. Mi mancò il fiato un paio di volte. Non riuscivo ancora ad abituarmi a stargli a così poca distanza, ma non avevo mai desiderato altro. Era davvero un sogno che si avverava.
<< Beh possiamo accomodarci lì >> disse lei indicando il divano << Bambini andate a prendere il gelato in cucina ok? >>
Lily strinse la mano a Jack, insieme annuirono e si avviarono verso l’altra stanza.
<< Vuoi qualcosa da bere? È presto ma fa caldo fuori >> mi chiese Vanessa con gentilezza.
Me l’ero immaginata carina e cordiale, ma la donna che avevo davanti mi stupiva ogni secondo di più. Sperai con tutto il cuore che non si trattasse solo di apparenza.
<< N-no grazie, sto bene così, anzi scusatemi >>
<< Hai già fatto qualcosa che non va? >> disse Johnny scherzando.
Sorrisi lievemente.
<< No è che…vedete…è sempre stato il mio “ sogno ” incontrare… >>
<< Johnny? >> concluse la frase Vanessa << Oh beh non ti devi vergognare di essere un po’ imbarazzata, penso sia normale >>. Io arrossii parecchio.
<< Prima che arrivassi stavamo parlando proprio di questo: vogliamo metterti a tuo agio il più possibile >> concluse lui.
Ci spostammo dove c’erano due divani, uno di fronte all’altro. Io mi misi da una parte loro da quella opposta. Si strinsero la mano, ma quel gesto tanto dolce non mi fece “ stare male ”. In fondo Johnny non era il mio ragazzo, tantomeno mio marito, e anzi vederlo così affettuoso con la sua famiglia mi faceva aumentare ancora di più la stima che avevo sempre avuto nei suoi confronti. Avrei voluto fissarlo per ore, le sue labbra per me si muovevano con lentezza, ogni parola era scandita alla perfezione e rimbombava nella mia testa. A tuo agio, a tuo agio. L’avrei voluto davvero, ma sapevo che ci sarebbe voluto del tempo.
<< Non dobbiamo farti un vero e proprio discorso >> iniziò lei << Raramente abbiamo avuto domestiche in casa, anche perché Johnny non le sopporta… >> disse scoccandogli un’occhiata furtiva per vedere la sua reazione, lui fece finta di niente.
<< Quello che devi fare è molto semplice. Non abbiamo orari fissi, non ci piace programmare troppo le giornate, già lo facciamo spesso con il lavoro, se dovessimo stressarci anche in vacanza, questa non si chiamerebbe più così. La mattina dovresti venire qui, diciamo quando ti chiamiamo. Lo so che può sembrare un po’ scortese svegliarti quando vogliamo noi ma… >>
<< Nessun disturbo, anzi… >> dissi anticipandola.
<< Bene. >> mi fece l’ennesimo sorriso, poi proseguì lui.
<< I bambini ovviamente la mattina vorranno andare al mare. Quando potremo andremo tutti insieme, altre volte dovrai accompagnarli tu. Sì lo so sembra strano detto da me visto che tengo ai miei figli più della mia vita stessa >> Vanessa gli strinse la mano ancora più forte << Ma è anche vero che alcuni giorni purtroppo avrò da fare e così anche Vanessa…capisci cosa intendo dire? >>
<< Perfettamente, ho vissuto situazioni del genere anche io quando ero piccola, nel senso che mia madre era davvero molto occupata con il lavoro e così mio padre. Per fortuna capitava poche volte, non ne soffrii molto e riuscii a passare parecchio tempo con i miei genitori. Vedrete che andrà tutto bene, io farò del mio meglio >>.
Provai a sorridere, ma non ci riuscii. Mentii, non sulle mie aspettative, ma sul mio passato. In realtà mia madre raramente durante le vacanze veniva insieme a me al mare, mio padre un po’ di più, ma lo stesso mi ritrovavo sempre a passare le giornate con la balia che diventò per me quasi una seconda madre. Ne soffrii, eccome se ne soffrii, ma non volli dire la verità, volevo farmi vedere affidabile, volevo rassicurarli e io ce l’avrei fatta ad ogni costo. Parlammo ancora un po’, mi spiegarono le mansioni da fare e io cercai di tenere tutto a mente, in fondo non era poi molto difficile e non sembrava neanche tanto faticoso.
<< La tua giornata libera è il sabato, va bene? >> mi chiese Johnny.
<< Perfetto. >>
<< Poi a tua scelta potrai scegliere un giorno che vorrai, diciamo quando ti pare. Sei giovane, sei in vacanza. Hai bisogno di divertirti no? >>.
Fummo tutti contagiati da una breve risata. Vederlo ridere era qualcosa di paradisiaco. Si fecero quasi le quattro, mi invitarono per un rinfresco in quella giornata afosa, nonostante l'aria condizionata andasse a tutta forza in qualunque stanza della casa, quando il telefono squillò e mia madre mi disse che dovevo assolutamente recarmi all’hotel. Sembrava che non potesse aspettare un solo un minuto in piú per potermi parlare. Allontanandomi un po’ da Johnny e Vanessa risposi a mia madre decisamente scocciata.
<< Scusa mi hai raggiunto fino a qui?! >> sussurrai.
<< No figliola sta tranquilla, solo che appena arrivi ti devo chiamare e oggi ho degli impegni, stasera una cena… >>
<< Bla, bla, bla…Non puoi dirmelo adesso? >>
<< Ti dico di no…Allora sbrigati ok? >>
<< Ma… >> non feci in tempo a rispondere che mi mise giù. Tornai da loro.
<< Scusatemi non posso trattenermi >>
<< Peccato, beh per conoscerci meglio possiamo stare insieme stasera, sei libera? >>. La cosa che più mi stupiva era che a farmi le domande era sempre Vanessa.
<< Oh io, sapete non vorrei disturbare, siete appena arrivati >>
<< Tanto non usciremo, puoi venire qui…magari ordiniamo una pizza >> disse lui cercando l’assenso della compagna che annuì.
La prima cosa che mi venne da pensare fu “ volevano mangiare una pizza?! ”, poi riflettei sul fatto che erano esseri umani anche loro e che se volevano potevano fare qualunque cosa così come la facevo io.
<< Siete gentilissimi davvero >> avevo dentro di me la voglia irrefrenabile di fargli un miliardo di inchini, nemmeno mi fossi trovata davanti al presidente del Giappone. Albergava in me uno stato di devozione nei loro confronti, qualcosa di davvero strano.
<< Allora ci vediamo qui alle 20.00? >>
<< Va benissimo… >> feci per chiamare un taxi, ma appena stavo per portare il cellulare all’orecchio Johnny mi blocco piano la mano.
<< Stai chiamando un taxi? >>
<< Hemm sì… >> mi sentii avvampare, forse Vanessa se ne accorse. Il suo secondo tocco, ancora più bello del primo.
<< Non ti preoccupare è già qui fuori >>
<< Ah…Grazie >>. Un po’ dubbiosa su come avessero fatto a chiamare il taxi senza che io me ne accorgessi, li salutai un'ultima volta prima di salire sulla macchina e di arrivare alla mia nuova abitazione che mi avrebbe ospitato per altri due lunghi mesi.
Eccomi quaaa!Di nuovo con il 3° Capitolo...Che posso dire? Spero di non deludervi e vi ringrazio infinitamente per le 5 recensioni che mi avete nuovamente lasciato, la prossima volta vi ringrazierò una per una ora purtroppo non ho molto tempo!Grazie ancora, aspetto vostre recensioni!Bacioni!Vale
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Capitolo 4 *** 4° Capitolo ***
Preso il taxi arrivai nei pressi dell’hotel che sarebbe stata la mia nuova casa per quel periodo. Era immenso come credevo, lucente agli occhi di chiunque e altissimo. Scesi dall’auto portandomi dietro i bagagli e passai per il breve sentiero, affiancato da un gran numero di palme e piccole fontanelle, che portava a una piccola scalinata. Arrivata alle scale mi si avvicinò un addetto al personale che con un sorriso smagliante mi salutò e senza nemmeno chiederlo mi prese le valigie dalle mani. Entrai nella hall, troppo suntuosa per i miei gusti, non ovviamente per quelli di mia madre ed era certo che se avessi potuto scegliere io sarei andata in ben altri posti. Mi avvicinai alla reception dicendo all’uomo dietro al banco il mio nome. Dietro di me c’era sempre l’uomo con i bagagli, che ancora mi guardava sorridente. Quando il signore di nome William Young, che lessi sul suo cartellino attaccato al petto, mi diede la chiave della stanza feci per girarmi, ma la sua voce mi fermò ancora.
<< Signorina? >>
<< Sì… >>
<< C’è un messaggio per lei >> disse porgendomi un foglio.
Per un attimo sperai che fosse di qualcuno della famiglia Depp o meglio proprio di Johnny, poi mi ricordai della telefonata che avrei dovuto fare a mia madre.
<< Mi ha detto di dirle sua madre, che dovrebbe chiamarla subito a questo numero >>
<< La ringrazio >>.
Osservai il numero, un altro da aggiungere alla rubrica. Avevo più numeri suoi che di tutti i miei amici e questa era un’altra di quelle cose che non riuscivo a sopportare di lei.
Arrivata alla porta della camera congedai con la sua mancia il ragazzo che mi aveva dato una mano e mi gettai sul letto prendendo il cellulare.
<< Pronto? >>
<< Cosa vuoi? >>
<< A tesoro sei tu, ma perché mi chiami con il tuo telefono potevi usare quello dell’hotel >>
<< Senti mi hai già disturbato abbastanza, mi dici cosa vuoi e mi lasci in pace >>
<< Come sei frettolosa…Piuttosto come sono? >>.
In effetti era grazie a lei che ora mi trovavo lì, almeno dirle com’era stato incontrarli, o meglio incontrarlo mi parve doveroso nei suoi confronti. Presi fiato e con un po’ di pazienza le raccontai tutto.
<< Sì insomma sono splendidi, è tutto splendido. >> conclusi.
<< Lo immaginavo, e sai una cosa? Anche se a te non sembrerà essere così, sono molto felice per te tesoro >>
<< Grazie mamma, ma cos’è che dovevi dirmi di tanto urgente da farmi rifiutare un invito dai Depp? >>
<< A dir la verità nulla di importante. >>.
La rabbia iniziò a salire, velocemente, molto velocemente.
<< Mi stai dicendo che non c’è un motivo? >> dissi trattenendomi dall’urlare.
<< Ah no beh in effetti una cosa c’è. Vai alla finestra >>.
Seguii le sue istruzioni.
<< E ora? >>
<< Guarda giù, vicino al marciapiede >>
<< Ma quella, è la mia macchina, scusa come… >>
<< La tua mamma è proprio brava eh? >>.
Se c’era una cosa su cui non la si potesse rimproverare era l’efficienza.
<< Così potrai spostarti senza spendere troppi soldi per il taxi >>
<< Tu che parli di “ non spendere troppi soldi ”, mi sembra un po’ strano sai? >>
<< Stupidina così potrai usarli per…lo shopping ad esempio >>
<< Ah, già… >> dissi un po’ incerta << …E dopo? Cos’altro devi dirmi di importante? >>
<< Le chiavi sono nel cassetto di fianco al letto >>
<< Ok…poi? >>
<< Poi, basta credo >>
<< Stai scherzando vero? >>
<< No davvero ho finito >>.
Allora non ci vidi più.
<< E io me ne sono andata da casa loro solo perché tu volevi farmi vedere dove era la mia macchina >>
<< Beh ok forse è un motivo un po’ stupido, ma pensaci bene… >>
<< Pensare a cosa? >>
<< Avresti esagerato >>
<< In che senso? >>.
Ancora non riuscivo a spiegarmi cosa volesse dire mia mamma con quelle brevi frasi che continuavano a confondermi, poi capii e non potei darle torto.
<< Nel senso che saresti stata, come dire, d’impiccio. Ti hanno invitata per cortesia, ma Jen, ti hanno appena conosciuta, diventeresti subito troppo invadente a stare con loro ventiquattro ore al giorno non credi? >>
<< Forse.>>
<< Ho ragione? >>
<< Fammi finire. Beh sì forse hai ragione però tu cos'avresti fatto al mio posto. Hanno detto di volermi conoscere meglio, credi che abbiano mentito? >>
<< Non dico questo, solo secondo me sarebbe meglio che inizialmente ti facessi vedere disponibile, ma non approfittatrice >>
<< Ah ok, allora è meglio rifiutare l’appuntamento di stasera >>
<< Appuntamento? >>
<< Sì, dato che ora non potevo, mi hanno chiesto di andare da loro questa sera. >>
<< Beh in questo caso puoi andarci tranquillamente. >>
<< Ma non hai appena detto- >>
<< Le cose cambiano, in questo caso passereste poche ore insieme e poi è giusto un modo per fare due chiacchiere. >>
<< Io continuo a non capire, prima mi dici una cosa, poi un’altra, allora ti decidi?! >>
<< Tesoro, se hanno insistito tanto vuol dire che la tua compagnia non gli dispiace o che comunque vogliono davvero sapere che tipo sei, in fondo li capisco, affideranno i loro figli a una sconosciuta è logico che si preoccupino >>.
Assentii con un mugolio poi cercai di chiudere la comunicazione.
<< Senti mamma ho un po’ di cose da sistemare, è meglio se vado.>>
<< Certo, certo anche io mi sono trattenuta fin troppo. Allora divertiti e fammi sapere ok? >>
<< Ok, ciao >>.
Lanciai il telefono sul letto con foga, poi piansi. Perché mia madre continuava a dire bugie, quand’ero piccola non si era mai preoccupata di lasciarmi da una sconosciuta se lei aveva da fare con il lavoro, perché mi diceva che era logico che volessero conoscermi quando a lei non era importato mai nulla. Le sue parole mi ferirono, quasi cancellarono in un istante i momenti in cui ero stata una bambina. Ma non potevo intristirmi ancora per molto, ero in vacanza, avrei lavorato sì, ma dai Depp e farmi assalire dai ricordi non era certo un bel modo per iniziare l’avventura che avrei intrapreso. Sentii la pancia brontolare, e mi accorsi che in fondo dal viaggio a casa dei Depp non avevo praticamente messo nulla sotto i denti.
§
Passai le poche ore che mi separavano dalla cena a sistemare le mie cose, poi mi feci una doccia veloce e quando finii di fare tutto mi accorsi che ero sull'orlo di un tremendo ritardo. Non mancava ormai molto all'appuntamento e immaginavo che la scelta degli abiti sarebbe stata un’ardua prova, quindi mi misi all’opera. Con grande stupore mi accorsi di averci impiegato solo una decina di minuti. Pantaloni di lino bianchi, delle scarpe dello stesso colore aperte col tacco e una canottiera di seta azzurrina. Nulla di speciale, ma in fondo non volevo sembrare troppo vistosa come invece avrebbe fatto lei, mia madre. E chi se no, ma accantonai subito il suo pensiero dalla testa, non sarebbe riuscita a rovinarmi la serata.
Passai il restante tempo ad aggiustarmi i capelli, che lasciai un po’ mossi, e a truccarmi leggermente.
Alle 19.40 uscii dall’albergo e presi la macchina. Entrare nella mia auto fu un po’ come avere una parte di casa ancora lì a Miami con me. Misi in moto e quando fui arrivata parcheggiai di fronte a quello splendido sentiero che mi avrebbe ancora condotto da loro.
Lo ripercorsi per la seconda volta, con meno agitazione. Suonai il campanello e dopo pochi istanti qualcuno mi aprì. Questa volta non c’era il piccolo Jack, solo lui, Johnny Depp in persona di fronte a me, con dei jeans scuri e una camicia bianca con i primi due bottoni aperti.
<< Buonasera, come siamo carine >>.
C-c-carina? I-io carina. Era il giusto modo per farmi tornare nella totale agitazione, cosa gli avrei potuto rispondere?
<< C-ciao, grazie.>> avrei voluto aggiungere altro, ma dalle mie labbra non uscì che silenzio.
<< Beh entra, non prendere l’abitudine di stare sulla porta altrimenti mi toccherà assumere qualcuno per spingerti dentro >>.
Sorrisi ed entrai, qualche effetto personale era stato sistemato su dei mobili, probabilmente lui e Vanessa si erano dati da fare per sistemare la villa a dovere.
La sala dove avremmo mangiato era già apparecchiata ed era proprio di fianco all’ingresso. Ci fu una cosa che mi saltò all’occhio subito e che mi sconvolse: posate di plastica. Come potevano i Depp, cenare con le posate di plastica? Li adoravo sempre di più.
Salutai Vanessa e i bambini e mi offrirono qualcosa da bere.
<< Ok, io direi di chiamare >> iniziò lei.
<< Chiamare chi? Non vorrei sembrare invadente, ma… >>
<< Il pony >> disse lui bevendo ancora il suo drink.
<< Il pony? >>
<< Sì, per la pizza >>
<< Ah, giusto >>.
No, non poteva essere. In giornata mi avevano detto che avrebbero voluto ordinare una pizza, ma io non credevo che davvero l’avrebbero fatto. Tutto non sembrava strano o surreale, quanto invece mi sembrava fantastico ed esaltante, quasi come stare tra amici.
Alla fine dopo aver deciso cosa prendere chiamammo la pizzeria e facemmo le nostre ordinazioni.
Passò un quarto d’ora prima dell’arrivo del pony-express in cui ci dicemmo cose di relativa importanza, poi suonarono al campanello.
Vanessa fece per avviarsi, ma decisi di fermarla.
<< Scusami. >>
<< Sì? >>
<< Posso andare io se vuoi, se sanno che qui ci abitate voi non passerete mai del tempo tranquilli >>
<< Ma ho già lasciato il nostro cognome. >>
<< Beh non basta per riconoscervi. >>
<< Forse ha ragione lei V. >> mi appoggiò Johnny.
Jo, appoggiava me ed ero al settimo cielo anche solo per quello.
Quando anche sua moglie si convinse mi affrettai ad andare alla porta.
Aprii, davanti a me vi era un ragazzo con cinque scatole fumanti in mano. Aveva un cappellino da baseball, ma si potevano benissimo intravedere i suoi capelli biondi e soprattutto gli occhi verdi in cui per un attimo mi persi. Non potevo negarlo era davvero carino.
Per qualche istante mi guardò imbambolato, poi per sbloccare la situazione un po’ imbarazzante allungai le mani per prendere le pizze.
<< Oh sì, ecco tieni >>
<< Grazie >>
<< Sono cinquantacinque dollari >>
<< Eccoli >>.
Gli posai i soldi nelle mani e mi diede il resto. Sentii leggermente le sue dita tremare.
<< Beh grazie >>
<< Grazie a te >>.
Lo guardai un ultima volta poi chiusi la porta.
Tornai dai Depp in cucina e posai le pizze sul tavolo quando il campanello suonò di nuovo.
<< Forse ha sbagliato a darmi il resto, torno subito >>.
Tornai indietro con una piccola corsa e aprii la porta di nuovo, di fronte a me, senza il cappellino sulla testa, c’era di nuovo lui, forse ancora più carino di prima.
<< C’è stato un errore con i soldi? >>
<< N-no…io volevo sapere il tuo nome. Come ti chiami? >>.
Eh sì, vi lascio con questo finale un po' ambiguo XDDD sn sempre cattiva iooo! XDD! Che dire se non grazie infinite per le recensioni che mi avete lasciato, ma anche alle persone che leggono e basta ^^, sono davvero tanto contenta e fiera di me ^^...un grazie particolare quindi a: kiahb26, michi88, BlackPearl, Tonks94 e Akira...Davvero non ho parole!Sperando come sempre di non aver deluso le vostre aspettative mi dileguo e vado a lavorare per il prossimo cappy e le altre fic da finire ^^!Un bacio grandeeee!Vale!
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Capitolo 5 *** 5° Capitolo ***
Sulle prime rimasi quasi impietrita. Mi ripetevo mentalmente la sua domanda. Il mio nome, cosa c’entrava il mio nome?
Lui mi osservava quasi intimidito dal mio sguardo e io a mia volta continuavo a fissare gli occhi penetranti di lui che non mi mollavano. In pochi secondi cercai di fare mente locale, di ricordarmi dov’ero e soprattutto in compagnia di chi. Ero nella lussuosa villa dei Depp, ero seduta al tavolo con Johnny e ora un ragazzo biondo occhi verdi che mi aveva appena consegnato le pizze che avremmo dovuto mangiare non smetteva di togliermi gli occhi di dosso.
<< S-scusa tu vuoi sapere… >>
<< Sì, il tuo nome. >> disse continuando a fissarmi cosí intensamente che mi fece arrossire in un attimo. La situazione non sapevo se ritenerla imbarazzante, ridicola o estremamente dolce.
<< M-mi chiamo Jennifer >>
<< Jennifer >> ripeté lui << Io invece sono Ben >>.
Feci di sì con la testa, poi verso di me corse il piccolo Jack.
<< Zia Jen tutto a posto? >>.
Il mio cuore quasi si sciolse. Mi conosceva da poco più di qualche ora e già mi chiamava zia. Quanto lo adoravo, probabilmente quasi quanto suo padre. Rivolsi un altro sguardo al ragazzo.
<< Hemm, io dovrei andare >> dissi imbarazzata.
<< Certo, è stato un piacere conoscerti Jennifer…Ciao >>
<< Ciao…Ben >> dissi a bassa voce, ma il ragazzo non potè sentirmi, ormai era già lontano.
Rientrai in casa e tenendo per mano Jack mi sedetti al tavolo dove Johnny, Vanessa e Lily mi stavano aspettando.
<< Tutto bene? >> mi chiese lei.
<< Oh certo, anzi scusatemi per avervi fatto aspettare >>
<< Eh no, penso che non ti scuseremo, vero Lily? >> fece Johnny guardando la sua bambina che sorrise divertita.
<< Dai smettila Jo, allora buon appetito >>.
Nel tempo che passammo insieme parlai a loro un po’ di me, di quello che facevo attualmente e del mio passato.
Più guardavo Johnny e più credevo di sognare, più lo vedevo parlare e più continuavo a pensare di essere stata proiettata come per magia in uno dei suoi stupendi film. Tutto per me continuava a sembrare surreale e magnifico.
In un momento di silenzio guardai l’orologio. Le undici e trenta. I bambini, che avevano provato a rimanere svegli fino a tardi erano invece crollati su un divano, uno di fianco all’altro. Lily-Rose si svegliò appena la madre le sfiorò la fronte, poi si alzò in piedi di malavoglia e mentre con una mano mi salutò con l’altra iniziò a stropicciarsi gli occhi. Il piccolo Jack invece lo prese in braccio Vanessa e lo accompagnò, lungo una scalinata, verso la camera da letto. Rimanemmo nell’enorme sala io e Johnny. Io e lui, il sogno della mia vita. Io e lui, adesso era reale.
<< Hai dei bambini stupendi, ti meriti davvero tutta la felicità che ti trasmettono >>.
Johnny mi sembrò quasi sorpreso.
<< Perché dici questo? >>
<< Beh perché è la verità, in fondo io lo penso davvero. Ti potrò sembrare una “ semplice fan ”, termine che tra l’altro odio, ma nelle persone che stimo cerco sempre di vedere al di là del loro sguardo >>
<< Sai che è difficile seguirti? >> disse lui sorridendo.
<< Intendo dire che pur non conoscendoti ho provato a “ studiare ” come sei davvero, osservandoti oltre che nei tuoi film, in tutti i posti in cui è stato possibile seguirti e mi sono fatta un’idea abbastanza chiara di te…Sì lo so che alla fine è una cosa prettamente mia, ma mi capita spesso di non soffermarmi solo sull’aspetto, cioè su ciò che si vede e basta, mi attira andare oltre, quasi fantasticare >>
<< Mi piace questo tuo modo di pensare, è un po’ strano dirtelo, ma anche tu alla prima impressione ho percepito che non eri la solita ragazzina che si svena per un autografo >>
<< Meno male >> dissi ridendo.
Al mio idolo piace il mio modo di pensare, il mio idolo ha percepito in me qualcosa di diverso. Io, la semplice Jen, io, una ragazza qualunque a parlare con Jo di temi così tanto importanti per me.
Mi alzai in piedi decisa a tornare in albergo. Volevo salutarlo mentre ancora Vanessa non c’era, avrei voluto farlo da sola.
<< È meglio se vado >>
<< Ma non è molto tardi puoi ancora restare se ti va >>
<< Sei molto gentile, ma davvero è meglio se torno all’hotel. Domani sarà una giornata impegnativa no? >>
<< Se la metti così, ok…ti accompagno alla porta >>.
Presi la mia borsa e mi avvicinai all’ingresso. Appena l’entrata di villa Depp si spalancò, una brezza leggera mi scivolò lungo le spalle.
<< Quella è la tua macchina? >> disse indicandola.
<< Già…Beh grazie di tutto. Saluta Vanessa da parte mia >>
<< Certo >>
<< Allora ciao >>.
Mi girai rivolgendogli un ultimo sorriso, ma appena mi voltai stranamente sentii stringermi il polso. Il mio cuore prese a battere sempre più forte e lentamente mi voltai.
<< Jen, io spero davvero che tu sia la persona affidabile che credo >>.
Fissai i suoi occhi scuri, profondi, certa che prima o poi ne avrei trovato la fine.
<< Io desidero più di tutto che tu ti possa fidare di me, Johnny >>.
Poi mi si avvicinò di più e mi lasciò sulla guancia le sue labbra, il suo tepore e il suo profumo invase il mio corpo.
<< Allora sei assunta ufficialmente Jen, benvenuta >>.
Shi sono sempre io...la ff continua e le novità non mancheranno...è un po' più corto il cappy rispetto a quelli precedenti, ma alla fine è la sostanza che conta no? ^^ e io come sempre mi auguro che vi sia piaciuto. Un ringraziamento speciale e personale a chi ha recensito il capitolo precedente...quindi grazie a: Akira: Ma grassssssie...ma non mi dire, ti metto in crisi? XD chissà adesso allora...perchè Ben sembra essersi dileguato, ma...e poi johnny con il suo charme come fa a non far sciogliere Jennifer...^^ Sono contentissima che la mia fic ti appassioni, continua a seguirla ^^ michi88: spero che la tua curiosità sia stata un pokino affievolita da questo cappy, ma in realtà non si è risolto poi molto quindi non credo sia cambiato tanto XDDDD che dire di più, grazie di tutto e spero di sentirti presto ^^ BlackPearl: Gentilissimissima davvero...la storia sul ragazzo è ancora un po' ambigua, ma la fic prenderà piano piano la sua strada ^^...spero continuerai a leggere la mia ff...bacioni! Tonks94: grazie mille per la recensione...lo so ke Johnny è Johnny peròòòòòòò...però ci vogliono sempre un po' di casini nelle mie storie...XDDD...comunque per i verbi io proprio non mi sono accorta di nessun errore, ho controllato più volte, ma nada e word non mi segnala nulla...cmq se davvero c'è qualcosa che non va scrivimelo perchè è meglio sapere che rimanere col dubbio...ok? ^^...! Ok con i ringraziamenti ho finito...fatemi sapere come vi sembra la continuazione d'accordo?!Bacioni! |
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Capitolo 6 *** 6° Capitolo ***
Parcheggiai decisamente stanca nei posti riservati ai clienti dell’Hotel. All’ingresso della solita scalinata mi aspettava di nuovo il portiere che con sguardo stanco e annoiato mi sorrise comunque e mi salutò chiamandomi per nome, o meglio, per cognome. Varcato l’ingresso e la porta automatica mi avviai verso la Reception dove avrei dovuto prendere le chiavi della mia stanza. Dietro l’enorme bancone il signor Young parlava animatamente con un ragazzo che in quel momento si trovava lì. Non ci feci tanto caso e mi feci notare dall’uomo che distraendosi dalla conversazione mi sorrise e mi salutò quasi raggiante. << Oh signorina Witter bentornata >> io feci un cenno col capo e un lieve sorriso, il ragazzo intanto cercava di distrarre l’attenzione dell’uomo da me. Ancora non lo vedevo bene in faccia. << Scusi tanto, ma non vede che abbiamo un problema, può darle la chiave senza tanti giri di parole e darmi retta >>. Quella voce sentita non poco tempo prima. Com’era possibile. Infatti era impossibile, eppure stava succedendo. Anche se voltato di spalle lo osservai quasi sconvolta. Ben era lì davanti a me e nemmeno se n’era accorto. Il direttore Young guardò malissimo il ragazzo e senza dire il numero mi porse la mia chiave. << È questa giusto? >> << Sì >>. Bastò quella sillaba a farlo girare. Non sapevo se essere contenta di rivederlo o meno. In fondo non lo conoscevo nemmeno, eppure da quel brevissimo incontro sulla soglia dei Depp sembrava essersi acceso qualcosa. Una volta giratosi mi fece un enorme sorriso, uno di quelli davvero belli. << Jennifer >> << Ben. >> dissi tranquilla io rigirandomi la chiave tra le mani, chiaro segno che in realtà stavo sudando e non poco. << Ma è incredibile, non ci posso credere, anche tu qui? >> << Per le vacanze, sì. >> << E scusa il mega villone? >> << Ti sembra che siano affari tuoi? >> gli dissi decisamente sgarbata. Non mi andava che iniziasse a mettere il naso negli affari miei. Era bello sì, ma essendo per me ancora uno sconosciuto preferivo tenerlo lontano dalle mie cose, soprattutto dai Depp. Mi girai e mi incamminai verso l’ascensore per arrivare al quarto piano. Ben non mi fermò e si rigirò verso l’uomo solo quando io fui abbastanza lontana, me ne accorsi con la coda dell’occhio. << Allora se ne va o resta, l’unica stanza è quella prendere o lasciare >> sentii dire dal signor Young. << Sì, rimango >>.
§
Il letto era abbastanza confortevole anche se la prima notte in posti diversi da casa mia mi facevano sempre uno strano effetto. Puntai la sveglia molto presto, fare tardi il primo giorno di lavoro e specialmente da Johnny e Vanessa non si prospettava un buon inizio. Prima di dormire chiamai Christine e le raccontai ogni cosa, anche di Ben. Così come me non mi disse niente di concludente in quanto la situazione era decisamente insolita. << Sta attenta e vedi come va a finire >> fu la frase più confortante. Io stessa non avrei saputo dire di meglio. Chissà in che stanza era, se stava già dormendo, a cosa pensava. Perché mi interessasse tanto ancora non riuscivo a spiegarmelo eppure come avevo pensato prima mi accorsi che tra noi due c’era stato sin da subito qualcosa a unirci in un modo o nell’altro. Non amore o simili, la semplice vicinanza di uomo e una donna che porta a far vivere a entrambi situazioni comuni. Chissà cosa sarebbe potuto succedere in seguito. Tra i miei mille enigmi mi addormentai e mi lasciai coccolare da Morfeo. Alle 6.30 sentii la sveglia suonare. La spensi senza nemmeno guardare bene i tasti del cellulare dal quale l’avevo impostata e malgrado il sonno mi alzai. Nonostante l’orario mi feci portare un’abbondante colazione in camera, poi mi preparai per il “ lavoro ”. Con un abbigliamento decisamente leggero e una borsa e uno zainetto contenente il minimo indispensabile scesi in reception e salutato il signor Young andai al parcheggio. Il sole picchiava già alto, se c’era una cosa che amavo e detestavo al tempo stesso era il caldo di Miami. Messi gli occhiali e fatta una coda mi avviai verso la macchina. Accanto ad essa una moto nera, bellissima e vicino un ragazzo intento a farla specchiare. Di nuovo non volevo crederci, ma presi la palla al balzo. << Buongiorno >>. Lui mi guardò quasi più sorpreso di me, ma si riprese subito e mi fece un cenno con la mano. << Mi dispiace dirtelo, ma questo è davvero il segno del destino >> << No, io non credo. Le chiamerei piuttosto coincidenze >> << Ti ricrederai >> << A meno che tu non mi stia seguendo. >> << Chi io? Figurati. Mi hai folgorato, certo, ma non sono arrivato ancora a quel punto >>. Arrossii e entrai nella mia decapottabile blu metallizzata. << Già te ne vai? >> << Lavoro.>> << Peccato, proprio ora che stavamo per intraprendere una conversazione così interessante >> << Ma come parli bene >>. Misi in moto. << Che ti credevi >> disse ridendo, di nuovo quel sorriso stupendo. << Ci si vede >> aggiunsi << e comunque…bella moto >>.
§
Guardai l’orologio, le 7.30. In largo anticipo, ma non eccessivo anche perché appena mi avvicinai alla porta riuscii a distinguere le voci di Lily e di Johnny. Suonai per la terza volta il campanello del mio eroe che gentilmente come al solito mi accolse in casa. Molto più rilassata salutai tutti e mi accomodai in salotto in attesa di istruzioni. Johnny mi fissò. << Si va al mare >> << A-al mare? >> << Se è per il costume non farti problemi >> << No, no ce l’ho…Solo che…Niente >>. Johnny sorrise. Capì benissimo cosa intendevo dire. << Oggi funziona così, dovremo occuparci dei bambini…anzi veramente saremo in due a farlo, Vanessa non viene >>. Arrossii non seppi spiegarmi subito il motivo, molto probabilmente era perché già mi immaginavo noi due soli sulla spiaggia con i piccoli Lily e Jack. Prontamente mi ripresi. << Ah, e come mai non…viene? Se posso saperlo ovviamente >> << Proprio questa mattina ha un intervista per un settimanale >>. Nella mia mente vedevo Johnny di continuo in costume da bagno. Mi sentivo accaldata, ma allo stesso tempo felice. Molto probabilmente sarebbe stato anche divertente e interessante passare un po’ più di tempo con lui. << Non ti preoccupi dei paparazzi o cose simili? >> << Perché che male c’è, in fondo possono dire quello che vogliono, l’importante è che noi sappiamo la verità >> disse tranquillo mentre io feci di sì con la testa. << Papà >> strillo Jack. << Meglio se andiamo prima che ci mandino loro via di qui a calci >> << Ok, Vanessa è già uscita? Volevo salutarla >> << Sì è già andata via >> << Ah…Va bene vado a cambiarmi e arrivo >>. Mi diressi verso il bagno. Grande, spazioso un po’ come il resto della casa. Mentre mi mettevo il costume i pensieri correvano veloci verso il futuro, a quello che avrei passato e condiviso con lui, l’unico fino ad allora a farmi battere il cuore così forte.
Aggiornamentooooo!!Sono contenta anche di questo cappy, mi è piaciuto abbastanza scriverlo...Avete le idee un po' confuse? Beh forse è normale, e mi raccomando non perdetevi il seguito ok? Ringrazio di cuore le persone che hanno commentato lo scorso capitolo, purtroppo non ho il tempo per ringraziarvi una per una...comunque GRAZIE di cuore, davvero...anche a chi ha solamente letto e a chi ha messo la ff nei preferiti...Vado...ci sentiamo, spero presto, con gli aggiornamenti...settimana prossima non ci sono perchè parto con la scuola e vado in Germania, ma forse posso postare prima altrimenti bisognerà aspettare il mio ritorno qui!Vado...un beso a todos!
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Capitolo 7 *** 7° Capitolo ***
Una volta vestita adeguatamente mi diressi all’ingresso, dove c’era Johnny che mi aspettava con accanto i bambini. Tirai fuori dalla tasca il mio mazzo di chiavi, ma poi mi accorsi che lui ne aveva già uno in mano e capii che avrebbe guidato lui, com’era giusto che fosse. Si girò per assicurarsi che fossi io e che non si fosse immaginato la mia presenza, poi con un mezzo sorriso mi fece cenno di seguirlo. Ogni istante passato con lui fuori da quella villa mi sembrava di essere osservata di continuo da qualcuno. Paparazzi probabilmente, ma non ero nemmeno tanto sicura che ci fossero sul serio. Una Lamborghini nera metallizzata decapottabile ultimo modello, era posteggiata di fianco al vialetto, in un’area riservata. << Bella! >> dissi con un velo di eccitazione. Johnny si voltò subito per guardare la mia espressione. << A dire la verità, non è che me ne intenda moltissimo, forse più Vanessa di me…hemm, grazie comunque >>. Le ultime tre parole le disse quasi imbarazzato, eppure non mi era sembrato di aver detto chissà che cosa. Tuttavia mi fece sorridere, magari in futuro sarei riuscita persino a farlo arrossire. Io, una ragazza qualunque sarei mai riuscita a far diventare rosso per l’emozione il mio idolo? Ci pensai un attimo, poi vedendo i bambini già in macchina lasciai perdere le mie fantasie e mi sedetti davanti, di fianco a lui. Ogni cosa, ogni gesto. Tutto diventava di attimo in attimo sempre più magico e surreale per me che prima di quell’assurda vacanza ero stata una semplice ventenne americana, come qualunque altra, con una madre un po’, o forse troppo, egocentrica. Partimmo. La spiaggia non si trovava molto lontano da lì e in un quarto d’ora, venti minuti, saremmo arrivati. A quasi ogni tratto mi giravo a guardare il suo profilo, mai avrei immaginato che anche dal vivo sarebbe stato tanto perfetto. Con gli occhiali da sole e uno sguardo mozzafiato, ad un semaforo si voltò a guardare i bambini. << Mi raccomando, state il più giù possibile, non mi va che quegli odiosi paparazzi vi vedano, ma non toglietevi le cinture >>. I piccoli annuirono e io sorrisi tra me e me. << Sei più affettuoso di quanto pensassi >> << Faccio solamente quello che devo, un buon padre deve fare così >> << Infatti, sei un buon padre… >>. Mi bloccai. Avrei voluto continuare a dire qualcosa, ma non ci riuscii, mi sentii le labbra come paralizzate. Non dissi altro perché proseguendo mi sembrava quasi di mettere in dubbio la sua affettuosità e bravura nell’essere padre e in secondo luogo perché per l’ennesima volta mi vennero in mente miei frammenti di vita passata. Attimi in cui le lacrime sul cuscino erano all’ordine del giorno perché mi sentivo trascurata, attimi in cui quando non c’era mia madre cercavo di trovare un abbraccio consolatorio da mio padre, che però, come lei, tante volte era stato distante. << Grazie >> disse solamente lui una volta percepito il mio imbarazzo. Per fortuna gli occhiali da sole riuscirono a coprire i miei occhi lucidi. Un traffico soffocante ci accompagnò per i seguenti dieci minuti. Imbottigliati tra le macchine Johnny iniziò decisamente a infastidirsi. << Non ci voleva proprio >> << Devo abbassarmi anche io >> esordii io. << E perché scusa? >> << Qualche paparazzo nascosto potrebbe scattare delle foto e… >> << Se ti abbassi penseranno che ti nascondi, allora sì sarebbe un bel guaio. Tu sei a posto, non ti preoccupare, possono farci anche un film se vogliono >>. Sorrisi poi lo vidi prendere una bottiglietta d’acqua accanto alla portiera. Finito di bere me la porse. << Vuoi? >>. La bottiglietta da cui aveva appena bevuto era proprio lì, sotto i miei occhi. La guardai come se avessi visto un diamante da un milione di dollari, ma pensai che quel sorso d’acqua probabilmente sarebbe valso molto di più.
<< S-sì grazie >> non avrei potuto mai rifiutare. << Scusa, non ho bicchieri qui, se non ti fa schifo >> << Schifo?! >> dissi incredula, poi mi tappai la bocca con la mano << Scusa, ho urlato un po’ troppo. Comunque non importa per il bicchiere, grazie lo stesso >>. Come poteva minimamente immaginare che mi avrebbe fatto schifo una cosa del genere. Probabilmente l’aveva fatto solo per cortesia e la cosa mi fece piacere ancora di più. Presi la bottiglia. Prima di avvicinarla alla bocca provai a sentire l’odore del suo sapore. Non so se lo sentii sul serio, ma percepii comunque qualcosa di buono. Non ho mai fatto caso al sapore che hanno le bottiglie quando un amico o un’amica che ha appena bevuto te la passa, probabilmente se ci avessi pensato la cosa non mi sarebbe nemmeno piaciuta poi molto, ma in questo caso lasciai perdere strani pensieri e bevvi cercando di sentire le sue labbra sulle mie. Finito il mio sorso lo ringraziai e gli restituii l’acqua. Prima di appoggiare la bottiglietta bevve di nuovo. Mi emozionai moltissimo, adesso le sue labbra toccavano le mie, il mio sapore.
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Anche se un po’ in ritardo finalmente Johnny riuscì a trovare parcheggio. << In realtà Vanessa aveva prenotato in uno di quei posti con tutti gli ombrelloni attaccati l’uno all’altra, hai presente? >>. Annuii con la testa. << Preferisco qui, così possiamo metterci dove vogliamo >> << Concordo >>. Scesi dall’auto e l’aiutai a prendere l’occorrente, poi chiuse la macchina e mise l’antifurto. << Speriamo sia abbastanza sicura qui >> dissi io preoccupata per le sorti della bellissima e costosissima auto. << Ma sì, rilassati… >> mi mise un braccio intorno alla spalla << …dobbiamo far divertire queste piccole pesti o no?! >>. Guardammo insieme i bambini che diedero una mano a me e una a Jo per attraversare la strada. Sembrava incredibile, ma era come se in quell’istante fossimo davvero una normale famiglia che si reca al mare per passare un po’ di ore spensierate. Fu ancora più bello quando Johnny mi prese la mano. Le borse a tracolla e noi quattro uniti da qualcosa che io sentivo già essere di più che una normale stretta. Passando tra gli sguardi un po’ increduli della gente che non sapeva se credere se lui e i bambini fossero davvero la famiglia Depp, arrivammo al punto scelto da Jo che con sicurezza lasciò cadere sulla sabbia bianca la borsa che aveva appena portato. << Io sistemo l’ombrellone tu… >> << Tranquillo, so già cosa fare >>. Gli sorrisi e tirai fuori da un’altra borsa gli asciugamani e la crema solare. << Lily, Jack, venite qui un attimo per favore >>. I bambini capite le mie intenzioni non ci misero un secondo di più a venire da me e lasciarsi mettere la protezione. Johnny, finito di sistemare il parasole, si sedette su uno degli asciugamani che avevo appena sistemato e iniziò a levarsi la maglietta. Sentii l’urletto eccitato di due ragazze poco distanti da dove eravamo noi e mi innervosii. L’imbarazzo iniziale che avevo provato sentendomi circondata da persone che con occhi attenti osservavano ogni mio movimento era passato, ora il mio cuore lasciava spazio all’orgoglio e alla fierezza di trovarmi lì accanto a lui. Guardavo Johnny ormai in costume, bello come non mai e gli sguardi curiosi che pian piano si dileguavano, anche se probabilmente saremmo stati presto immortalati da qualche scatto fotografico. L’unica cosa che ci avrebbe forse rimproverato Vanessa sarebbe stata di non essere andati nel posto che aveva scelto lei. << Preferisci stare così? >> mi disse lui. << Così come? >> << Vestita >>. Abbassai gli occhi per guardarmi e notai che in effetti avevo ancora addosso i vestiti messi quella mattina. Arrossì lievemente e mi alzai per toglierli.
Una volta in costume sentii un fischio di approvazione poco distante da noi, la cosa invece di farmi piacere mi infastidì. Indossavo un costume rosa, con delle fantasie nere, colori che insieme adoravo. Ciò che invece mi fece strapiacere fu lo sguardo di Jo che appena mi vide quasi non si strozzò con l’acqua che stava bevendo. << Ti sta…bene direi >> << Oh, grazie >> dissi mostrando uno dei miei sorrisi migliori. In realtà mi vergognavo come una ladra, non mi spiegavo il motivo, ma il disagio stava ripiombando su di me. << Papà… >> fece Lily << …possiamo andare a fare il bagno? >> << Da soli no, e poi avete appena messo la crema solare, ancora cinque minuti e poi andiamo tutti insieme, vi va? >>. Il piccolo Jack prese l’iniziativa e tirate fuori dalla borsa due racchette e una pallina, propose alla sorella maggiore di giocare vicino a dove ci eravamo sistemati. << Vuoi giocare anche tu? >> mi chiese lui. << No grazie, per ora no…ma se tu vuoi… >> << No, no…chiedevo >> << Non credevo che qui sarebbe stato davvero così bello >> << Mai stata a Miami, quindi >> << No, ma come vedi c’è sempre una prima volta…Non ti dà davvero fastidio stare con i tuoi figli in una spiaggia così frequentata >> << Non pensare che siamo gli unici >> << In che senso? >> << Nel senso che come personaggio “ famoso ”, non sono l’unico. Mi sembra che ci sia anche Sandra Bullock, Jennifer Aniston…e altri da qualche parte >> << Ah capito, beh allora non è una spiaggia come tante diciamo >> << Esatto >>. La pallina tirata da Lily finì proprio tra noi due che insieme cercammo di prenderla. Una volta passata alla bambina questa posò la racchetta per terra e ci corse incontro. << Zia Jen andiamo a fare il bagno? >>. Guardai Johnny e poi mi sentii i polsi tirare sia da Jack che da Lily. << E va bene >> disse Jo alzandosi << Ma il primo tuffo lo faccio fare io alla signorina >>. Sorridendo mi prese per un braccio all’improvviso e corse dritto verso il mare. << Aspetta, aspetta >> dissi divertita e emozionata allo stesso tempo. L'idea che si sentisse giá cosi tanto a suo agio intorno a me, mi dava una felicitá e pace incredibile.<< Mi si rovineranno gli occhiali! >> fu la prima scusa stupida che mi venne in mente per non essere lanciata nell'oceano. Me li tolsi e li lanciai accanto all’asciugamano su cui ero rimasta seduta un attimo prima. I bambini correvano ridendo accanto a noi, poi sentii solo l’acqua fredda di Miami accarezzarmi il corpo e vidi Johnny sorridente, accanto a me.
Eccomi qua con l'aggiornamento, spero vi sia piaciutoooooo!!!Oggi purtroppo sn di pochissime parole perchè devo scappare, vi ringrazierò per bene la prossima volta...In tanto un grazieeeeeeee a chi ha letto e a chi ha recensito!!Bacioni!Vale!
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Capitolo 8 *** 8° Capitolo ***
Fino ad allora non mi ero mai immaginata un momento più felice. Avevo sempre cercato di piacere a me stessa, di piacere agli altri, di fare in modo che ogni cosa, ogni istante della mia giornata potesse essere speciale e memorabile. Ora, finalmente, tenevo stretta tra le mani una parte della mia vita che mai avrei voluto perdere. Tenevo ogni attimo attaccato morbosamente a me. Passarono le ore, trascorrere la mattinata al mare con Johnny e i bambini diventò qualcosa di veramente entusiasmante. Verso l’ora di pranzo decidemmo di levare le tende per andare a mangiare da qualche parte. Proposi di tornare a casa e cucinare qualcosa, anche per evitare che Jack e Lily venissero visti in giro per Miami e magari fotografati, ma nonostante Jo non sopportasse quel tipo di problemi, mi disse che preferiva restare a mangiare fuori. Entrammo nel lido che Vanessa aveva indicato a Johnny, ma solamente per poterci lavare e vestire. Il sole e il caldo non accennavano a diminuire, ma fu piuttosto piacevole rimanere all’aperto dopo aver passato del tempo al mare. Per fortuna avevo con me degli abiti di ricambio, perché gli altri oltre ad essere fradici erano completamente ricoperti di sabbia. Degli shorts bianchi, una canottiera azzurra che scendendo verso i fianchi si allargava leggermente, dei sandali con tacco basso dello stesso colore ed ero pronta. Uscita dai camerini vidi subito Jo e i bambini aspettarmi appoggiati alla macchina. Qualcuno li guardava sottecchi per capire se effettivamente si trattasse di loro, alcune ragazze emettevano piccoli urletti di gioia nel vedere il loro attore preferito davanti ai loro occhi, altri ancora cercavano freneticamente un fogliettino e una penna nelle borse e negli zaini. Appena mi vide fece entrare in fretta i bambini e mi aprì la portiera. Sono certa di aver sentito alcune di quelle persone gettarmi degli scongiuri contro, ma non ci feci poi tanto caso ed entrai in macchina in silenzio. Mise in moto in fretta e ci allontanammo da lì. Alcune presero coraggio e da lontano gli urlarono “ Johnny ti amo ” e frasi simili. Non nascondevo il fatto che forse fino a poco tempo prima avrei potuto farlo anche io. I bambini nei sedili posteriori giocavano tra di loro, io mi sistemai per bene gli occhiali da sole, com’era mio solito fare e mi voltai per guardare la città. << Wow >> disse lui a un tratto. << Cosa? >> << Sei quasi già abbronzata, non ci posso credere >> << Oh beh, è un fatto di carnagione… >> dissi lievemente imbarazzata. << Ti sta bene sai…Con i bambini ci vuole una protezione tremenda, hanno preso la carnagione di Vanessa…Io invece? Come sono messo? >> disse sorridendo voltandosi a tratti verso di me. Gli guardai in viso. In parte era coperto da occhiali e cappellino, ma si vedeva chiaramente che il suo colore di pelle era diverso da quello dei suoi figli e della sua compagna. << Mi sembri leggermente più abbronzato di prima sai? >> << Tranquilla non ci impiegherò molto a raggiungerti >> Sorrisi. << Allora, dove la porto signorina? >> << Oh, hemm…Non saprei, non conosco nessun posto qui? >> << Ti piace la cucina italiana? >> << Direi di sì, ma non so se sono vestita in modo adatto per un ristorante italiano >> << Non c’è bisogno che andiamo in ristorante, vi porto in una pizzeria…italiana al cento per cento >>. Non ci dicemmo quasi nient’altro per il resto del viaggio. Più stavo lì e più adoravo passare del tempo insieme a lui e ai bambini. Per un attimo mi resi conto che stare senza Vanessa era davvero molto meglio, ma non mi andava di essere troppo perfida nei suoi confronti, in fondo lui l’amava davvero e insieme avevano dato alla luce due veri e propri angeli. Passarono ancora pochi minuti e Jo accostò per parcheggiare. Riconobbi subito la pizzeria. All’ingresso vi era un manichino in terracotta che raffigurava un cuoco panciuto con dei folti baffi e che teneva in mano un’enorme pizza con su una bandiera italiana. Il locale titolava “ Margherita ”. Entrammo e Johnny si diresse subito verso un uomo dietro una cassa. Somigliava molto al manichino all’ingresso. Si salutarono dandosi la mano affettuosamente e dandosi delle pacche sulle spalle, poi ci disse che per noi se volevamo aveva dei posti all’aperto che non davano troppo nell’occhio. << Ci saranno due o tre persone al massimo fuori, poi oggi come vedete il locale è pieno, mi sono rimasti liberi giusto quei posti…è un problema per voi? >> << No affatto, anzi grazie Massimo, ci hai fatto un favore >>. L’uomo ci accompagnò all’esterno. Mentre passavamo tra i tavoli gli occhi della gente non si fermavano un attimo e mi accorsi sin da subito che in particolare erano gettati più su me che su Jo. << Ecco, potete mettervi qui…tra poco passerà qualcuno a prendere le ordinazioni >>. Appena Massimo ci lasciò soli Johnny si tolse gli occhiali e il cappello e li sistemò nella borsa da mare accanto alla sua sedia. << Beh, come vi sembra? >> << A me non sembra cambiato di una virgola, papà >> fece Lily sorridente, scherzando con il fratellino. << A te piace Jen? >> << Sì, è molto carino >> << Fidati, il cibo è ancora meglio…Vedi non è la prima volta che veniamo a Miami, ma è la prima volta che rimaniamo così a lungo. Massimo lo conosco da circa cinque anni, non si è mai mosso di qui. Per caso ci siamo incontrati e siamo diventati amici >>. Ero così felice del fatto che Johnny raccontasse a me della sua vita personale, che tutto intorno vedevo solamente la sua sagoma.
Ordinammo e in circa dieci minuti ci fu portata la pizza. Così buona non l’avevo davvero mai mangiata. Passammo il tempo a parlare di qualunque cosa, poi mentre stavamo per finire, la porta che dava all’esterno si aprì ed entrarono una cameriera seguita da due ragazzi. Per un attimo mi impietrì. << Oh no! >>. Johnny mi guardò incuriosito. << Qualcosa non va? >>. Guardavo oltre il suo viso Ben, che insieme ad un suo probabile amico si sedeva a circa due tavoli di distanza da noi. Jo si voltò senza farsi accorgere per capire meglio cosa stesse succedendo. << Cosa c’è Jen? Li conosci? >> << Oh, hemm…veramente, uno di loro sì, ma neanche troppo bene >> << È un tuo amico? Un tuo ex? >> << Ma no, no >> dissi diventando immediatamente rossa in viso. A quel punto nemmeno una forte abbronzatura avrebbe potuto salvarmi. << Ti da fastidio vederlo? Su, dai spiegami >>. L’interessamento di Johnny per un attimo mi risollevò il morale, poi mi accorsi che sentire le sue parole non cambiava le circostanze. << Ecco vedi…Quel ragazzo biondo, è il ragazzo che… >> << Che… >> << Che ha portato le pizze ieri sera >> << Oh…Beh saprà dove abito, tanto nel giro di due giorni lo sapranno tutti…tutto qui? >> << No…Ecco, alloggia nel mio stesso Hotel e… >> << Ti fa la corte? >>. Arrossii ancora di più e abbassai leggermente la testa, Johnny sorrise quasi divertito. << Beh non lo biasimo >>. Letteralmente mi sentivo il viso in fiamme, finii di mangiare in silenzio. Passarono un po’ di minuti, ma Ben ancora non ci aveva notato, poi quando anche i bambini finirono di mangiare Johnny si girò a chiamare un cameriere per chiedere il conto. Cercò di farlo in modo discreto, ma non servì a nulla, questa volta gli occhi verdi del biondo mi fissarono. Il suo viso mutò improvvisamente, non era del tutto un’espressione sorpresa, ma sembrava chiaramente che dicesse “ Non ci posso credere ”. Ciò che mi fece rabbrividire ancora di più fu quando disse al suo amico di aspettarlo e si diresse verso di noi, più precisamente verso di me. << Ma guarda chi si vede! >> << È assurdo, mi perseguiti >> dissi di rimando io mentre Johnny si faceva dare il conto facendo finta di nulla. << Ricordati si chiamano coincidenze, io non perseguito nessuno >> << Piacere Johnny >> fece Jo porgendogli la mano e alzandosi in piedi. << Wow, Johnny Depp…Sei uno dei miei attori preferiti sai? In “ Blow ” sei stato magnifico, adoro quel film. Comunque io sono Ben, piacere mio >>. Mi posai una mano sul viso. Avrei voluto sparire in quell’istante, ma le loro voci continuavano a portarmi alla realtà. << Com’è che vi conoscete? >> fece Ben curioso. << Gli affari tuoi mai?! >> dissi io decisamente infuriata, ma Johnny con una tranquillità inaspettata gli spiegò tutto. << Vedi si occupa dei miei bambini, ma siamo amici…Non c’è niente di male credo >> << No affatto >> rispose lui. In effetti la risposta era molto diversa da come me l’ero immaginata, ma solo il fatto che mi avesse reputato un’amica anche solo per finta, mi riempì il cuore di gioia. << Comunque potete stare tranquilli, non dirò niente a nessuno di questa cosa, di qualunque cosa vi riguardi>> << Guarda che non stiamo nascondendo nulla >> << Lo so, lo so, ma mi riferisco anche al fatto che ormai so dove abiti >> disse riferito a Johnny << Sono uno di cui ti puoi fidare, non mi interessano certe cose >>. Appena finita la frase l’amico rimasto al tavolo da solo iniziò a chiamare Ben. << Scusatemi, devo andare >> << Anche noi stiamo andando…è stato un piacere conoscerti >> disse Johnny dirigendosi verso l’interno con i bambini. Feci per andarmene anche io, ma Ben mi trattenne per un polso. << Ti puoi fidare di me >> << Non ti conosco nemmeno >> dissi io come se fosse la cosa più ovvia da dire. << Mi conoscerai presto, non puoi perderti uno come me >> << Tu dici? >>. Ben sorrise e mi folgorò per l’ennesima volta, ma non era mia intenzione cedere, visto anche come procedevano le cose con Johnny. << Devo andare >> << Ok >> disse lasciandomi << ci vediamo Jen >>. Uscii e vidi Jo, Lily e Jack già all’ingresso. Salutammo Massimo e ci dirigemmo verso la macchina. << Simpatico il tuo amico >> << Guarda che lo conosco a malapena, io piuttosto…sono davvero tua amica? >> << Non mento mai su queste cose >>. Sorrisi davvero felice e ci avviammo verso casa, ma la giornata si prospettava più lunga del previsto.
Eccomi di nuovo qui...Scusatemi per l'attesa, ma la scuola davvero non mi permette di lavorare alle mie ff, mi dispiace molto per questo, ma cercate anche di capirmi =)...in ogni caso spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi appassioni sempre di più anche perchè le sorprese non finiscono qui... Come promesso devo ringraziare una per una tutte voi per il sostegno che mi date e le belle parole nelle vostre recensioni...siete magnificheeeeeeee...Quindi un grazie speciale a: Dafly LittleBell Akira_chan bambigi michi88 Tonks94 lavi Grazie, Grazie Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee...Ok mi congedo...spero come al solito di aggiornare il prima possibile, cercherò di essere veloce, ma nel caso non dovessi farlo in fretta ( visto anche che devo aggiornare altre FF ) spero mi seguirete lo stesso e non ve la prenderete =) !!Grazie di cuore anche a chi legge soltanto...ora vado!Un beso a todos!Vale!
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Capitolo 9 *** 9° Capitolo ***
Libera fino a quel momento, libera in quegli ultimi istanti, in quella bellissima auto col vento tra i capelli e il mio idolo di fianco. Quasi un sogno irrealizzabile per chiunque, persino per me, eppure lo stavo vivendo davvero. Libera dai pensieri fino ad aprire quella porta, quella di casa Depp. Johnny parcheggiò molto agevolmente nel sentiero adibito alle auto che portava alla villa, poi insieme ci accingemmo all’ingresso. Io stessa non ero ancora a conoscenza del mio prossimo compito, i bambini invece, stanchi morti, sarebbero sicuramente andati nelle loro stanze a gettarsi sui comodissimi letti. Jo mi guidò fino alla cucina, dove seduta al tavolo vi era Vanessa con gli occhi puntato contro esso. << Oh, buongiorno Vanessa, mi dispiace non averti vista questa mattina >> dissi io appena la vidi mentre Johnny andava a darle un bacio sulla guancia.
Lei rimase del tutto distaccata, quasi assente. << Già è vero…ciao Jennifer >> disse senza tonalità. Sembrava totalmente un’altra persona rispetto al giorno precedente e la sua magrezza le conferivano ancora di più una figura depressa e stanca. << Puoi uscire? >> disse ancora senza tono nella voce. Johnny la fissò, ma non disse una parola e io stessa un po’ sorpresa abbandonai la stanza per andare nella sala accanto. Mi sedetti sul divano pensierosa, ma appena cercai di intrattenere la mia mente con qualche concetto sentì le loro voci chiare dall’altra parte della porta, non potei far altro che ascoltare. << Come stanno i bambini? >> << Bene, sono solo un po’ stanchi sono andati in camera >> << Non sono nemmeno venuti a salutarmi >> << Quasi crollavano per terra Vanessa…Si può sapere perché hai questo tono di voce? L’intervista è andata male? >> << No, affatto, anzi è andata più che bene credo…Solo che… >> << Che? >> << C’è che da quando “ quella ” è in casa la tratti come fosse una di famiglia >> << E' qui da appena due giorni, sto cercando di farla sentire a suo agio e farle capire che famiglia siamo. L’hai detto tu stessa di comportarci normalmente, è quello che sto facendo, che fanno i bambini, che credevo facessi anche tu. Non m’importa di avere una balia qualsiasi in casa, deve avere un bel rapporto specialmente con i bambini >> << Perché non sei andata alla spiaggia che ti avevo detto? >> << Tu come lo sai? >> << Vi avranno visti un sacco di paparazzi, di persone comuni e chissà cos’avranno pensato >> << Lo avrebbero pensato anche nel tuo Lido Vanessa, e soprattutto sai quanto io non sopporti i paparazzi, ma ora come ora me ne infischio. Voglio che Jack e Lily non debbano sempre fuggire come faccio io, non voglio che picchino questa gente che ci opprime come ho fatto io, perché si caccerebbero solamente nei casini. Impareranno ad odiarli, questo credo sia inevitabile, ma li proteggeremo, come abbiamo sempre fatto >> << Beh se volevi proteggerli hai davvero sbagliato tattica >> << Senti io una “ babysitter ” non la volevo nemmeno, sai quanto non mi fidi degli estranei, ma alla fine abbiamo deciso per il sì e Jennifer mi è sembrata una persona in gamba. È qui solo da un giorno, già ti sei stancata di lei >> << Beh… >> << No Vanessa, tu ti senti in colpa per non esserci stata oggi >> << In colpa di cosa? >> << Era il nostro primo giorno di vacanza e hai lavorato persino oggi >> << Sono mancata solo poche ore >> << Tanto da esserti persa la mattinata, persino io ho rinunciato a tutto per stare qui con te e i bambini, abbiamo anche chi ci aiuta a stare un po’ più da soli, cosa volevi d’altro? >> << Stai dicendo che la grande star Johnny Depp ha potuto rinunciare al suo lavoro e la misera cantante sua compagna non può nemmeno rilasciare un’intervista? >> << Questo te lo sei detta da sola >> << Ho letto tra le righe >> << Beh ma non te la stai prendendo con me, te la stai prendendo con te stessa >> << Se per questo nemmeno domani ci sarò >> << Come? Non verrai nemmeno domani? >> << È l’ultima fatica, poi avrò finito, devo far sì che il mio prossimo Cd vada bene Johnny, lo sai che non mi interessa il successo quanto la mia famiglia, ma ormai non posso rinunciarvi >> << Allora tutta questa fissazione su Jennifer è solo una scusa per giustificarti di nuovo >> << Io non mi sto giustificando >> << Davvero non ti riconosco, possibile che non capisci che i bambini non ce la faranno un altro giorno a nascondere l’assenza della loro mamma >> << Beh, ma sarà in mattinata, potreste aspettarmi e pranzare insieme >> << E Jennifer? >> << “ Jennifer, Jennifer, Jennifer ”…Sembra che tu non sappia parlare d’altro! >> << Vanessa, ma di cos’è che hai paura? >> << Che voi vi allontaniate da me… >>. Sentita quell’ultima frase non riuscii a resistere e raggiunsi l’ingresso con le lacrime agli occhi. Tutto stava precipitando in un attimo in un angolo buio, e più mi sforzavo più non riuscivo a capire il cambiamento di Vanessa nei miei confronti dopo appena un giorno. Girai la maniglia, ma Johnny appena sentiti dei rumori uscì fuori. << Dove vai? >> << Credo dobbiate finire di parlare senza me tra i piedi >> dissi girata per evitare di mostrare gli occhi lucidi. << Non te ne devi andare >> << Invece credo sia meglio così, mi chiamerete quando davvero vorrete avermi tra i piedi, quando avrete le idee chiare. Non voglio fare del male a nessuno in nessun modo. Il mio numero l’avete, se volete chiamatemi in qualsiasi momento. Grazie per la giornata Johnny >>. Lui non mi corse dietro come nei più classici dei film d’amore. Io aprì la porta ed uscii piangendo ormai senza sosta. Entrata in auto diedi libero sfogo alle lacrime, poi misi in moto e messi gli occhiali da sole per coprire il rossore e per proteggermi dall’insistente sole mi avviai al mio Hotel dove sperai di cuore di non trovare Ben, perché mi avrebbe fatto più male che bene. Con impensata fortuna non lo vidi e riuscii a sgattaiolare in fretta nella mia stanza. Mi gettai sul letto con la testa dolorante per il mal di testa che quel finale di giornata mi aveva procurato. Desiderai più di tutto che anche mia madre non si facesse sentire, perché di certo se le avessi raccontato qualcosa mi avrebbe fatto una scenata delle sue, ma soprattutto non avrei voluto mentirle dicendole che tutto andava bene quando non era affatto così. La rabbia di Vanessa anche secondo me, come Johnny, derivavano dal fatto di non esserci stata sin dal primo giorno di vacanza. Jo durante tutta la mattinata aveva mascherato bene la sua assenza, ma dentro di me sentivo che l’avrebbe voluta vicina insieme ai suoi figli. Mi addormentai sfinita da quel mondo che si stava rivoltando verso di me e quando mi risvegliai mi accorsi che erano persino le dieci di sera. Mai mi era capitato di dormire tanto dal pomeriggio a tarda serata. Mi alzai scombussolata e aspettai che il forte mal di testa, peggiorato in quelle ore di sonno, si affievolisse. Mi diedi una sciacquata in bagno e quando tornai per prendere in mano il cellulare vidi che avevo ricevuto un messaggio. Era di qualche ora prima e il numero mi apparve come sconosciuto. Appena lo lessi mi venne un tuffo al cuore. “ Non mancare domani mattina, Lily e Jack hanno bisogno della loro zia Jen ”.
Per l'ennesima volta mi scuso e mi inchino davanti a voi per il tremendo ritardo. Non ci sono giustificazioni, o meglio ci sarebbero, ma sarebbe inutile ripeterle ancora, quindi vi chiedo solo umilmente scusa. Nel capitolo non si capisce molto dei prossimi risvolti ( o forse sì O.o...), tuttavia farò in modo di non deludervi mai e di non perdere i miei lettori accaniti. Un grazie infinite a chi ha recensito l'ultimo capitolo, e con la speranza che non mi abbandoniate vi esorto a continuare a leggere la fic e magari a commentarla. Un bacio a tutti e spero di sentirvi molto presto, ma credo proprio sarà così.Un altro bacio. Vale! |
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Capitolo 10 *** 10° Capitolo ***
Capita sempre che quando si affrontano i periodi più belli della nostra vita, ci sia qualcosa che ad un certo punto interrompe la nostra felicità. Io non volevo che succedesse così presto, l’avventura era appena cominciata. No, non mi sarei arresa facilmente.
Le undici di notte passate, la voglia di dormire ormai mi era passata da un pezzo. Cosa avrei potuto fare a quell’ora da sola, con oltretutto una tremenda fame. Mi preparai velocemente e decisi di andare alla ricerca di un ristorante nelle vicinanze, perché sicuramente la cucina dell’hotel aveva chiuso da un pezzo. Mi andava bene qualsiasi posto, anche un piccolo baracchino che vendeva panini, perché di certo fino al giorno successivo non avrei resistito senza mangiare. Scesa nella hall diedi le chiavi al custode di turno e uscii. Come sempre il ragazzo davanti all’ingresso, che quel giorno faceva il turno di notte, mi salutò. Di sicuro molto presto avrebbe finito di lavorare e davanti all’enorme albergo non ci sarebbe stato più nessuno fino all’indomani. Decisi di prendere la macchina per evitare di camminare troppo a lungo e specialmente da sola quando vidi vicino alla mia auto di nuovo quella stupenda moto nera che alla luce della luna rispecchiava riflessi argentati. Accanto a lei: Ben. << Ma chi si rivede a quest’ora >> fu il suo modo di salutarmi. << Ciao, ancora qui a farla luccicare? >> << Chi, la mia bambina? >> disse volgendo gli occhi alla moto << No, no sono appena rientrato, e tu invece dove pensi di andare da sola in giro per Miami? >> << Sai com’è, il mondo mi chiama >> << Ah, un appuntamento >> << Ok, ok, mi sono addormentata questo pomeriggio svegliandomi un’ora fa, la cucina in hotel e chiusa e sto morendo di fame >>. Ben iniziò a ridere irritandomi, ma stranamente più lo guardavo più ero attratta dalla sua fastidiosa risata. << È davvero così divertente? >> << Ma va figurati…è che mi sembri solo un po’…disperata >> << Disperata?! >> << Scherzavo non te la prendere. Senti mi è venuta un’idea. Dato che ci incontriamo “casualmente” tutti i giorni perché non andiamo a mangiare adesso qualcosa insieme? >> << A-adesso? >> dissi sentendomi diventare le guance rosse. << Non sono mica Johnny Depp, puoi anche non arrossire >>. Diventai di tutti i colori credo, e provai imbarazzo e rabbia nello stesso istante. << Senti tu… >> << Allora vieni? Avrai anche l’opportunità di salire sulla mia stupenda moto, non so se mi spiego >> << E quindi io dovrei sentirmi “onorata”? >> << All’incirca, direi di sì >>. Questa volta sorrisi anch’io guardandolo nei suoi stupendi occhi verdi. << Guarda che non sto qui tutta la notte. In verità non ho cenato nemmeno io quindi…Se ci sbrighiamo mettiamo qualcosa sotto i denti >> << Dai passami il casco >>. Me lo passò sorridendo, poi salimmo sulla moto e gli sussurrai “grazie” all’orecchio. << Non c’è di che principessa >>. Avvampai di nuovo ma non potè vedermi, poi mise in moto e raggiungemmo la strada. Miami non dormiva mai. Miriadi di macchine, moto e qualsiasi altro mezzo occupavano ogni singola strada. Io mi attaccai stretta a lui. Non era la prima volta che salivo su una moto, ma la sensazione che si provava ogni volta la trovavo semplicemente unica. Il vento fresco che passava attraverso la fessura del casco mi accarezzava dolcemente non solo il viso, ma anche i capelli. Per un attimo pensai che sarei rimasta volentieri attaccata a lui, su quella moto, per sempre. << Qui va bene? >> disse fermandosi e indicandomi un locale. << L’ho provato una volta si mangia bene e non si spende molto >> << L’importante e che si mangi bene >> dissi io scendendo e togliendomi il casco. Quando mi voltai verso di lui lo notai impalato a fissarmi. << Qualcosa non va? >> << No, no… Certo che no >> disse sorridendo. Mi prese la mano e mi aprì la porta del piccolo ristorante. << Permette? >>. Non sembrava male neanche come posto. Non era molto grande, ma dava quel calore che i locali grandi e dispersivi perdono nel loro insieme. Un omone dalla faccia simpatica si avvicinò a noi e ci accompagnò ad un tavolo dandoci i menù. Non c’era molta gente, solamente due coppiette e due uomini adulti seduti a bere al piccolo bancone vicino alla cassa. Uno di fronte all’altro con i menù in mano sembravamo due fidanzati qualunque, o due amici qualunque. << Ok, ho scelto >> dissi io posando il libricino che tenevo in mano. << Anch’io, finalmente possiamo parlare… >> << I signori vogliono ordinare >> ci disse svogliatamente una cameriera non più molto giovane. << …Oppure no >> disse Ben sorridendomi. La nostra chiacchierata era stata di nuovo interrotta così preferimmo ordinare e aspettare che ci venisse portato qualcosa. Quando finalmente arrivarono i piatti potei mettere i denti su qualcosa e riempirmi la pancia brontolante. << Caspita, si mangia davvero bene, è squisito >> << Ah che bello, un punto a mio vantaggio >> disse Ben sinceramente felice. << Al massimo il punto va a questo posto >> << Sì, ma sono io che ti ci ho portata >> << Ok come vuoi, mi arrendo >>. Mi fissò un attimo, poi riprese a parlare. << Quanti anni hai? >> << Mi sembra di stare su una chat >> dissi sorridendo. << Frequenti quelle robe? >> << Ma no, no >> arrossii << … Nei momenti di tristezza una mia amica si conforta con quelle scemenze, qualche volta sono rimasta insieme a lei mentre parlava con qualcuno. Sinceramente avrei preferito che parlasse con me che con qualche sconosciuto >> << Approvo in pieno >> << Tornando alla tua domanda, ne ho 27, anche se in realtà l’età alle donne non si dovrebbe chiedere >> << Oh scusami non ci avevo pensato >>. Sembrava sinceramente dispiaciuto, così cercai di tirarlo su con l’ennesimo sorriso. Sembrava che avesse funzionato. << Io ne ho 28 >> << Sei di Miami? >> << Non sono nato qui, ma ci vivo ormai da quasi 4 anni >> << Per lavoro? >> << No, me ne sono andato dalla mia città nell’Ohio perché pur vivendo da solo la mia famiglia non mi ha mai lasciato in pace. Sia per i problemi di mio padre con l’alcool, sia mia madre che una volta divorziato ha chiesto a me aiuti economici. Me ne dovevo andare. Prima di me l’hanno fatto anche mio fratello e mia sorella che vivono nel Wisconsin non molto lontano l’uno dall’altro. Mi dicono che comunque la mamma sta un po’ meglio e papà, beh non ne so molto, ma non mi interessa nemmeno. Sarei andato anch’io a vivere lì, ma avevo un amico che abitava a Miami già da un po’ e poteva trovarmi una sistemazione. Così non ci ho pensato due volte >>. Lo guardavo sorpresa. Non mi conosceva nemmeno e mi stava raccontando ogni particolare della sua vita. Forse per lui non ero una ragazza qualsiasi e avrebbe voluto conoscermi davvero bene, oppure mi sbagliavo di nuovo ed era semplicemente molto disinvolto con chiunque. La frase seguente mi chiarì ogni cosa. << Non parlo mai in verità di queste cose, però con te ho sentito di farlo. Spero di non averti annoiata >> << Annoiata? Sai io non so come si può sentire una persona che dalla vita ha solo avuto sventure, perché “sfortunatamente” ho sempre vissuto nel lusso di Los Angeles, agiata dai soldi di mia madre e mio padre, che però mi ha viziata di meno. Dico “sfortunatamente” perché in effetti secondo i miei canoni avrei voluto vivere molto più tranquillamente. Molta gente, magari anche tu, penserà che sono matta a dire certe cose, ma è la verità >> << Ti credo, tranquilla. Col tempo vivendo qui sono riuscito anche io a mettere da parte un bel gruzzoletto. Altrimenti non vivrei in quel bellissimo Hotel e non avrei quel gioiello di moto >> << Tu vivi in Hotel? >> << No, almeno non da molto. Purtroppo dove vivevo con il mio amico non ci posso più stare. È una storia un po’ confusa. Vedi si è scoperto che in realtà Mark, questo ragazzo, spacciava. L’hanno beccato e per poco non finivo nei guai anche io. Sto cercando casa, ma per il momento ho preferito vivere lì invece di stare in mezzo alla strada >> << In un posto così lussuoso? Finirai i soldi in un baleno >> << Non preoccuparti ho fatto fortuna >> << Hai vinto alla lotteria? No perché, scusa se te lo dico, ma consegnando pizze non so quanto tu possa guadagnare >> << Ci sei andata vicino comunque. Il mio breve viaggio a Las Vegas un anno fa mi ha portato fortuna, molta fortuna >> << Wow, sei la prima persona che conosco ad aver vinto nei casinò. Di solito quando parlo con la gente di Las Vegas vedo solo musi lunghi per tutti i soldi che la gente ha perso >> dissi ridendo. << In verità qui avevo già un lavoro, in un’agenzia famosa che si trova in centro. Non mi piaceva, ma per guadagnare bene dovevo trovarmi un lavoro serio. Poi ha causa delle cazzate combinate da Mark mi hanno licenziato ed ora mi sono ritrovato a vendere pizze. Per il momento, s’intende. Ho ancora molti soldi da parte, ma non mi piace stare con le mani in mano ed essere mantenuto dai verdoni finché non finiscono e sono di nuovo senza un centesimo >> << Condivido in pieno >> << Tu invece che lavoro fai? >> << Beh adesso sono impegnata con i Depp, ma purtroppo mi hanno licenziata da poco >> dissi abbassando la testa. << Ma non mi dire >> disse con un sorriso. << Cosa stai insinuando? Da quando sono piccola adoro scrivere, così finiti gli studi per specializzarmi avrei voluto trovare un lavoro che stimolasse la mia vena creativa e che magari un giorno mi avrebbe portata a pubblicare qualcosa, invece mia madre si è messa in mezzo e mi ha fatta assumere da una redazione e dire che il capo era una strega è poco. Insomma tutto è terminato quando le ho versato addosso una tazza di caffè, ma non di proposito >> dissi giustificandomi. << Sicura? >> << Beh forse un pochino >>. Il tempo insieme a lui passava così piacevolmente che non mi resi conto che ormai era davvero tardissimo e che il locale stava per chiudere. << Forse è meglio se usciamo >> propose lui. Pagato il conto andammo fuori respirando l’aria frizzantina di quella notte stellata. Le macchine, nonostante si facesse sempre più tardi, continuavano a sfrecciare inesorabili. << Grazie per avermi portata qui >> << Non devi ringraziarmi ora, ma quando ti avrò riportata all’albergo >> disse lui sorridendo. Gli diedi un buffetto sulla testa e ripartimmo verso casa con la moto. Ad un semaforo gli chiesi: << Le hai dato un nome? >> << Alla moto? >>. Fece sí con la testa. << Oh beh, ci ho pensato un po’ prima di darglielo, poi ho optato per Connie, come mia sorella >> << Non si offenderà tua sorella? >> << Scherzi?! Dovrebbe essere un onore >>. Ripartimmo. Probabilmente non sapevo ancora quasi niente di Ben, ma passare quelle ore insieme mi aveva fatto capire che forse aveva ragione lui a parlare di destino tra di noi. Mi aveva raccontato cose molto intime della sua vita e a sua volta l’avevo fatto anche io con lui. Il nostro casuale incontro poteva trasformarsi in qualcosa di speciale. E mentre il vento leggero mi accarezzava di nuovo il viso io mi strinsi più forte a lui quasi non volendolo lasciare mai…mai più.
Quando si dice che la vita è una roulette, che ogni giorno non si mai quello che ci capita, anche se abbiamo da tempo prefissato i nostri obiettivi e crediamo fermamente nel futuro che ci siamo posti davanti, beh credo sia vero al 100%. Più cammini e più vedi le cose cambiare, niente rimane com’è.
<< Ora ti posso ringraziare? >> << Penso di sì >> disse Ben sfilandosi il casco. << Sul serio, grazie. Penso che mi sarei annoiata a morte da sola in giro. Ci vediamo, buona notte >>. Gli rivolsi un ultimo sguardo, poi mi voltai e presi a camminare verso l’ingresso. << Aspetta… >> << Sì? >> << Ti va di fare colazione insieme domani? >> << Lavoro >> << Ah, capisco >>. Mi girai di nuovo, ma sentii ancora la sua voce. << Sì, ma a che ora? >> << Verso le 9.00 >> << Beh allora ci vediamo per le 7.00…Ti va? >> << Sei uno che non molla vero? >> << Te ne sei accorta? >> << E va bene…dove? >> << C’è un bar quasi di fronte all’hotel si chiama “ Vivienne Bar ”, non puoi sbagliarti >> << Va bene allora ci vediamo lì >> << A domani Jen >>. Mi lasciò come ultimo ricordo per quella sera, un altro dei suoi splendidi sorrisi che rimase cucito su di me per l’intera notte.
10° Capitolo...spero sia stato degno della vostra lettura XD...A parte tutto vi voglio ringraziare come sempre per le recensioni che purtroppo sono diminuite, ma sono convinta che la "causa", tra le altre cose siano le vacanze estive...Cmq in ogni caso nn importa, l'importante è che la storia continui ^^...Vi saluto che è abbastanza tardi e penso ci vedremo presto anche se partirò il 3 agosto e tornerò il 17...Magari riesco a pubblicare prima, nn so!^^ Un bacione a tutti e buone vacanze ^^!
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Capitolo 11 *** 11° Capitolo ***
Decidere.
È la sfida più grande di questo mondo, almeno per
me che da ora in poi non farò altro che prendere decisioni.
Se fossero giuste o
sbagliate, l’ho capito solo ora.
Sentii
il telefono vibrare sotto il cuscino, ancora una
volta l’avevo dimenticato lì.
Guardai il piccolo schermo con gli occhi appena socchiusi. Mia madre.
“ Che
bell’inizio ” pensai, poi cercando di non essere
troppo perfida le risposi
nonostante avessi solo voglia di rimettermi a dormire.
<< Buongiorno cara >>
<< Ciao mamma >>
<< Sei ancora a letto?! Ma è possibile che non
riesci mai ad alzarti ad
un orario decente? >>
<< Perché che ore sono? >>.
Presi l’orologio sul comodino e mi accorsi che ero ancora in tempo per la colazione con Ben e che ce l’avrei fatta ad arrivare in orario dai Depp. Ripensai l’intera notte a quel messaggio di Johnny e capii immediatamente che non potevo voltare le spalle né a lui né alla sua famiglia. In fondo erano stati loro a concedermi questa opportunità e non potevo certo mandare all’aria tutto proprio ora.
<< Tranquilla sono in orario >>
<< Sì, sì fa come credi, non
è per questo che ti ho chiamata. Piuttosto
non ci siamo più sentite ieri, com’è
andata la giornata? >>
<< Un po’ movimentata, ma diciamo bene
>> dissi mentendo in parte.
<< Movimentata? Ah, ti fanno lavorare sodo allora. Bene,
bene era quello
che ti ci voleva. Comunque ti devo parlare di altro. Ho una sorpresa
>>
<< Ancora? >>
<< Sì beh nel tardo pomeriggio ti
verrò a trovare >>
<< Cosa?! >>
<< Ah, vedo che sei contenta >> mi disse
lei con tono scocciato.
<< No, scusa. È che immaginavo che un giorno
di questi saresti venuta, ma
non così presto >>
<< Diciamo che devo incontrare uno stilista molto
importante, quindi è
più un viaggio di lavoro, ma visto che sei lì
pensavo di venirti a trovare. È
questo il tuo modo di ringraziarmi? >>
<< Mamma scusa, davvero. Sono felice se vieni.
C’è anche papà? >>
<< No, però mi ha detto di dirti che forse
verrà anche lui nel corso del
mese. Comunque la sorpresa non ero io >>
<< Ah… E chi? >>
<< Se questa sera non hai impegni ceneremo insieme, devo
farti conoscere
delle persone. È anche ora che ti trovi un ragaz…
>>
<< … No mamma ti prego >>
<< Perché che c’è di
male? >>
<< Non è davvero il momento, e poi i ragazzi
preferisco conoscermeli da
sola, come ho sempre fatto >>
<< Infatti si sono visti i risultati >>
<< Non puoi sempre metterti in mezzo, mi dici di crescere
ma prendi tutte
le decisioni per me >>
<< Sappi che lo faccio solo per il tuo bene. La cena
è con questa
famiglia di Beverly Hills in vacanza a Miami, ed hanno un figlio. Su,
è una
bella occasione non lamentarti sempre >>.
No, un altro ragazzo. Basta, non ce la faccio più. Tre erano
davvero troppi, ma
alla fine…
<< Va bene vengo >>. ...Le dissi di sì. Finita la conversazione con mia madre mi alzai e mi preparai per fare colazione con Ben. Appena arrivata controllai l’orologio. Erano le sette in punto, ma quando entrai notai che non era ancora arrivato. Passo un quarto d’ora, poi mezz’ora. Niente di niente. Trascorsa un’ora mi alzai scocciata e bevuto velocemente un caffè mi diressi verso la villa dove sarebbe iniziata una nuova giornata di lavoro. Visto quanto aveva insistito non capii perché Ben non si fosse presentato al locale, ma presa dal nervosismo mi promisi di evitare di pensare a lui per l’intera giornata. Tornai a riflettere su ciò che era successo il giorno prima con i Johnny e Vanessa. Vivevo una situazione piuttosto difficile, ma non potevo far altro che andare avanti e vedere come andava a finire. A molti la mia stessa situazione sarebbe piaciuta da morire, ma io mi sentivo solamente oppressa da pensieri più grandi di me.
Il pensiero che Vanessa ce l’avesse a morte con me non era molto confortante.
Parcheggiai al solito posto
e mi avvicinai all’ingresso. Prima ancora di aprire la porta
uscii dall’enorme
villa quello splendore di Jack che gridando mi si attaccò
alla gamba.
<< Bentornata zia Jen >>.
Fui così colta alla sprovvista che i miei occhi si
riempirono di lacrime in un
attimo. Subito dopo vidi avvicinarsi sorridente Johnny con indosso un
jeans
scuro e una maglietta grigia. Nonostante non portasse abiti
particolari, quel
suo vestirsi da persona normalissima si univano al suo fascino
rendendolo
unico.
<< Ciao >> mi disse lui prendendo in
braccio il figlio. <<
Sei venuta, meno male. Pensavo… Sì che
tu… >>
<< Ci fossi rimasta male? Beh è vero, ma mi
state facendo un regalo così
grande che non ho potuto dire di no… Non potrei mai farlo
>>.
Mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia. Lasciai
cadere la borsa che
tenevo in mano. Non ho idea del possibile colore che assunsero le mie
guance,
ma mi accorsi solo della stretta al collo di Jack che si fece prendere
in
braccio da me.
<< È molto affettuoso, ma solo con chi gli
piace veramente >> mi
disse sorridendo Jo.
Entrammo in casa e feci scendere il piccolo, poi salutai Lily che mi
venne
incontro sorridente.
Poi sentii un’altra voce.
<< Jennifer >>.
Mi colpì molto il suo accento, quasi contento di vedermi, e
forse Vanessa era
davvero felice.
<< Sono contenta che tu sia venuta, devi scusarmi
moltissimo per ieri. Tu
sei solo qui per aiutarci, io purtroppo sono ancora un po’
presa con il lavoro,
e mi fa solo piacere che ti occupi dei momenti in cui io o Johnny non
ci siamo,
quindi perdonami per il mio comportamento, non avrei dovuto
>>
<< Non c’è bisogno di scusarsi di
niente, mi sento davvero in imbarazzo,
apprezzo moltissimo quello che hai detto >>
<< Sono contenta Jennifer, davvero >>.
Ci rivolgemmo un sorriso sincero e le strinsi la mano, poi ruppe il
silenzio
Johnny.
<< Bene, vogliamo andare? >> chiese rivolto
alla moglie.
<< Sì andiamo. Jennifer la mattinata dovresti
passarla con i bambini,
però almeno per oggi ti sconsiglio di portarli al mare. Vedi
Lily ha la
carnagione molto chiara e ho paura che potrebbe prendere
un’insolazione o cose
simili >>
<< Nessun problema, ci divertiremo anche qui
>>
<< Ne sono sicura, noi torneremo nel pomeriggio, non
sappiamo di preciso
l’ora. Allora a stasera >>.
Salutò i bambini e uscii di casa. Lo stesso fece Johnny che
però si fermò a
guardarmi prima di andare verso la macchina.
<< Fate i bravi con Jen ok? >>.
I bambini annuirono.
<< Grazie >>.
Fui definitivamente fulminata dal suo sguardo. Lo guardai interdetta e
agitai
piano la mano per salutarlo.
Solo il fatto che si fidasse così di me mi rendeva la
persona più felice del
mondo.
Una volta chiusa la porta mi voltai verso i due bambini che con sguardo
curioso
mi guardavano speranzosi di poter fare qualcosa di estremamente
divertente.
<< Vediamo, come possiamo passare il tempo? Voi avete
qualche proposta
>>.
Il piccolo Jack alzò la mano.
<< Voglio andare sulle giostre >>.
Lily si mise a ridere, io invece lo guardai un po’ sorpresa.
<< Tesoro, le giostre ora saranno chiuse, magari potrai
andarci la sera.
Però noi possiamo permetterci di meglio. Abbiamo la cosa
più importante di
tutte >>
<< Quale? >>
<< La fantasia. Avete un libro che vi piace tanto?
>>
<< Vuoi leggerci una storia? >> chiese Lily
un po’ annoiata.
<< No, la vivremo noi stessi >>.
Jack senza dire altro corse verso la sua camera e tornò con
in mano un grande
libro che mi porse subito.
<< Indiani? >>
<< Papà me l’ha preso da poco
>>
<< E ti piace tanto? >>.
Annuì.
<< Benissimo, diventeremo degli indiani. Abbiamo bisogno
di un po’ di
carta colorata, colori… >>
<< Venite con me >> urlò Lily
prendendomi per mano e trascinandomi
nella sua stanza.
Lo splendore delle pareti rosate e dell’arredamento rendevano
la camera
decisamente principesca. Tutto sembrava curato nei minimi dettagli e da
come ci
si muoveva la bambina sembrava che vivesse lì da anni.
Aprì alcuni cassetti e tirò fuori esattamente
quello che le avevo chiesto.
In poco tempo preparammo dei copri capi decorati con piume colorate
sempre
fatte di carta. Infine con la pittura ci segnammo il viso come dei veri
indiani.
Jack iniziò a girare intorno alla stanza sbattendosi
ripetutamente la mano sulla
bocca aperta.
<< Sembri un vero indiano lo sai? >> gli
dissi io sorridente.
Presi il libro e iniziai a leggere la prima pagina. Da lì
iniziammo a
inventarci una storia di cui eravamo i protagonisti.
Ridevamo, giocavamo. Solo guardare gli occhi innocenti di quei due
stupendi
bambini mi dava una così forte sensazione che non avrei
potuto desiderare di
meglio.
Sempre “ travestiti ” mangiammo qualcosa di veloce
e subito dopo riprendemmo a
giocare.
Il tempo passò così velocemente che quando la
porta si riaperse non ce ne
accorgemmo nemmeno.
Stavamo giusto correndo da una stanza all’altra quando appena
vista Vanessa il
più piccolo le saltò in braccio sorridente.
<< Hey ma, Jack che stai facendo >>
<< Sono un indiano mamma >>.
Io rimasi ferma davanti a lei a osservare la scena con Lily accanto,
senza dire
nulla.
<< Eccoci bambini >> disse allegro Jo
entrando.
<< Papà >> gridò lei
correndogli incontro.
<< Lily sei un indiana stupenda >> disse
abbracciandola.
Vanessa mi salutò di fretta ed entrò nella sua
stanza e finalmente mi rivolse
parola anche Johnny.
<< Hai avuto una stupenda idea, stai bene così
>>
<< Oh… >> dissi levandomi in
fretta le piume che avevo in testa.
<< Come zia Jen, non giochiamo più?
>> chiese Jack.
<< Eh no zia Jen >> ripeté
Johnny << Anche io voglio uno di
quei copricapo >>.
Non feci in tempo a sorridergli che si ripresentò Vanessa di
nuovo vestita per
uscire.
<< A dopo bambini >>
<< Ma come mamma, vai già via?
>> chiese Lily.
<< Mi dispiace, mi farò perdonare presto e
cercherò di arrivare il prima
possibile >> disse baciandola sulla fronte.
Salutò tutti e uscì frettolosamente.
<< Se è per me… >>
<< No, no… Già ne avevamo parlato.
Pocahontas andiamo a preparare delle
piume per me? >>.
I bambini saltarono dalla contentezza.
Giocammo per un’altra oretta, con Johnny tutto si trasformava
in qualcosa di
ancor più meraviglioso. Una volta esausti i bambini si
addormentarono sul letto
di Lily.
<<
Sarà meglio che gli leviamo la
pittura dal viso no? >>
<< Lasciamoli dormire, se sognano di diventare indiani
senza segni sul
viso come faranno? >> disse Jo scherzosamente.
Era bello parlare con lui. Ti esprimeva in ogni situazione una tale
calma e una
tale serenità, che poche persone riuscivano a trasmettermi.
<< Hai programmi per questa sera? >>
<< Veramente verrà qui mia madre e vuole che
vada a cena da lei, ma se
devo lavorare… >>
<< No, nessun problema. Volevo scusarmi anche io per
quello che è
accaduto ieri, Vanessa sta passando un momento difficile non solo per
il
lavoro, solo che quando è così non riesce a
tirare fuori il meglio di sé, ma fa
il contrario >>
<< Davvero non vi dovete scusare di nulla, io sono qui
solo grazie a voi
e se qualcosa non vi va è bene che me lo diciate subito
>>.
Iniziò a piovere.
<< Piove? >> chiesi io retoricamente
andando a guardare fuori dalla
finestra. Accendemmo le luci, ma non passò un minuto che ci
ritrovammo al buio.
Un fulmine aveva fatto saltare la corrente.
<< Questa non ci voleva, bisognerà prendere
delle candele. Farò luce con
il telefono, seguimi >>.
Annuii, ma non potè vedermi, e fatti due passi sentii la sua
mano stringere la
mia come per darmi sicurezza.
L’avrei seguito per ore e ore, ma arrivati in sala
lasciò la presa e aprì diversi
mobiletti finché non riuscì a trovare quello che
conteneva accendini, candele e
fiammiferi.
Ne posizionammo un po' per tutta la casa, anche se visto
l’immenso spazio, non
bastarono per dare luce in ogni punto.
<< Vuoi che ti preparo qualcosa? >> chiesi
quando ormai non avevamo
più nulla da fare.
<< No grazie, ma prenderesti una limonata insieme a me?
>>.
Senza dire nulla andammo in cucina, dove vi erano anche due grandi
torce a pile
che illuminavano il locale.
Mentre Jo si sedeva io presi due bicchieri e la limonata dal frigo.
Nonostante
stesse piovendo la temperatura all’esterno non era cambiata
di una virgola.
Ero già stata più di una volta in cucina, ma
ancora non mi ero accorta di un
particolare interessante.
<< Una libreria? >>
<< Come? >> chiese Johnny distratto.
<< È strano non me ne sono mai accorta, forse
perché si mimetizza bene
con l’ambiente >>
<< Personalmente trovo che avere un po’ di
libri in ogni stanza di casa
non guasti, se fosse per me li metterei anche in bagno >>.
Risi e rise anche lui. Era bello vederlo alle luci soffuse delle
candele
sorridente come non mai.
<< Beh comunque ti do ragione, adoro leggere anzi forse
ancora di più amo
scrivere >>
<< Scrivere? Ah già, il giornalismo
>>.
Io scossi la testa e mi girai per cercare la borsa che avevo poggiato
lì al mio
arrivo.
<< Ho quasi sempre con me dei fogli su cui scrivere
qualcosa. Pensieri,
idee per racconti… Diciamo che ho in progetto un
po’ di cose >>
<< Pensavo fossi interessata ad altro >>
<< No, ho lavorato in una redazione per costruirmi un
futuro, ma non sono
stata apprezzata e quindi a settembre dovrò trovarmi
un’altra occupazione. È da
quando sono piccola che scrivo, è la cosa a cui tengo di
più e so che non si
diventa scrittrici esprimendo un desiderio durante il compleanno,
però aspiro a
quello e continuare a fare lavori che non mi piacciono non mi faranno
raggiungere
il mio scopo >>
<< Sono d’accordo con te… Ma allora
perché sei andata a lavorare lì?
>>
<< Ho dato retta a mia madre, ecco tutto >>
dissi abbassando lo
sguardo.
<< E quindi in parte pensavi che potesse avere ragione?
>>
<< In parte sì, ma una volta capito
l’errore non sono più riuscita a
tornare indietro almeno fino a quando non mi hanno mandata
via… Tutte queste
cose su di me non devono darti una bella impressione >>
<< No invece, sto cercando di capire come sei e credo tu
sia una persona
molto coscienziosa di quello che fa e dice >>.
Diventai rossa, ma probabilmente lui non se ne accorse.
Ci fu un lungo silenzio e ci guardammo più volte negli
occhi, poi visto l’imbarazzo
io tossii e lui si alzò in piedi.
<< Vado a vedere se i bambini dormono ancora
>>
<< Certo… >>.
Una volta sola presi una penna e iniziai a scrivere su un foglio
già cominciato.
Finite due righe mi addormentai.
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Capitolo 12 *** 12° Capitolo ***
Quando
mi svegliai la luce non era ancora tornata. Non avevo
scritto granché sui fogli che avevo preso poco prima e
decisi che forse non
era il momento migliore per mettersi a scrivere. Guardai
l’orologio e mi
accorsi che entro un’oretta avrei dovuto lasciare casa Depp
per tornare in
Hotel e preparami alla cena di quella sera con mia madre. Appena mi
alzai vidi
Johnny tornare in cucina.
<< Ti sei svegliata >>
<< Oh, scusami… Speravo non mi avessi vista
>>
<< Non ti ho voluta disturbare >>.
Diventai rossa. Vedere la badante dei propri figli dormire sul tavolo
della
cucina non doveva essere il massimo considerando che era lui a pagarmi
quel
lavoro.
<< Hai scritto qualcosa? >>
<< No, diciamo che ci ho provato, ma ancora niente
>>.
Johnny mi fissò qualche secondo, poi accese una candela che
si era appena
spenta. Io colsi l’occasione per uscire dalla stanza ed
evitare l’immenso
imbarazzo che mi perseguitava da qualche ora, ma appena toccai la
maniglia
della porta sentii il suo braccio prendere il mio.
<< Aspetta… Jen, grazie >>.
Mi girai, con il cuore in gola, come fosse il primo momento in cui
l’avevo
visto.
<< Faccio solo il mio dovere… Ve lo devo
>>
<< Sei una ragazza fantastica, dico sul serio. Non mi
sono mai fidato
degli estranei, tantomeno di qualcuno che potesse prendersi cura dei
miei
bambini, che sono la cosa più cara che ho, ma mi hai
sorpreso… Non pensavo
potesse esistere una persona tanto responsabile… E tanto
bella >>.
Le palpitazioni aumentarono. Johnny mi avvicinò di
più a lui. Ero a un passo
dal suo viso.
Non so cosa ci prese, ma iniziammo a baciarci con passione. Sentii le
sue
labbra premere sulle mie, e fu la sensazione più bella che
potessi mai
immaginare. Abbracciati l’uno all’altro ci
muovevamo intorno alla stanza e
andammo poi a sbattere contro la libreria della cucina. Caddero alcuni
libri,
ma non ci importò. Tenevo gli occhi chiusi, per non rompere
quell’incanto,
quando sentii qualcosa andare in frantumi, il rumore di un bicchiere
che si rompeva.
Fu allora che aprii gli occhi e mi accorsi di trovarmi in
realtà seduta al
tavolo, con ancora i fogli sotto il braccio e la penna tra le dita.
Avevo solo sognato.
*
Mi
vergognavo talmente tanto della fantasia che avevo appena
vissuto, che decisi di lasciare la casa senza salutare nessuno, ma
lasciando un
biglietto sul tavolo che diceva che ero in ritardo per la cena con mia
madre e
che non avevo voluto disturbare Johnny e i bambini. Avrebbero
capito… Forse.
Arrivata all’hotel incontrai l’ultima persona sulla
Terra che avrei voluto
vedere.
<< Principessa >> disse Ben con un gran
sorriso avvicinandosi.
<< Hai anche il coraggio di salutarmi? >>
<< È per questa mattina vero? >>
<< No, ma va figurati >> dissi sarcastica.
Mi avvicinai alla reception e chiesi le chiavi velocemente.
Ben mi seguì fino all’ascensore.
<< Aspetta, ti avrei avvertita, ma non avevo il tuo
numero. Non mi sono
dimenticata di te, sono uno che mantiene le promesse >>
<< Sì, infatti me ne sono accorta
>>
<< Dico sul serio >>
<< E sentiamo… Qual è la scusa
migliore che riesci ad inventarti ora?
>>
<< Hanno arrestato mio padre >>
<< Cosa?! >>
<< Sì, sembra una scusa lo so… Ma
non mi inventerei mai una cosa simile
>>.
Rimasi interdetta, non sapevo cosa rispondere. Sinceramente non
c’erano motivi
per il quale non avrei dovuto credergli, visto quello che mi aveva
raccontato la
sera prima, ma nonostante mi avesse detto la verità ero
rimasta lo stesso un po’
offesa. Lui continuò a spiegarmi.
<< Ha… ha picchiato la sua badante ieri
pomeriggio. Era ubriaco molto
probabilmente. Mi hanno avvisato questa mattina i miei fratelli, non ho
potuto
evitare di raggiungerli. Mi dispiace, ho pensato a te
l’intero pomeriggio, se
avessi potuto avvisarti in qualche modo l’avrei fatto
>>
<< Ok, ok… Non ci sono problemi. Scusa ti ho
accusato senza lasciarti
parlare… È solo che sono rimasta lì da
sola come un’idiota. Ho pensato mi
avessi preso in giro. Mi farebbe piacere che mi raccontassi
com’è andata.
Sempre che io non sia troppo invadente >>
<< Assolutamente no, anzi posso farmi perdonare questa
sera stessa
>>
<< Questa volta sono io che devo darti buca. Mia mamma
è venuta a
trovarmi e… C’è una specie di cena tra
me lei e qualche sconosciuto >>
dissi ridendo.
<< Ahh… Hai un incontro galante
>>
<< No, non direi. Beh forse l’abbigliamento lo
richiederà, ma odio questo
genere di cose. Mi tocca >>
<< Ok, nessun problema. Ci vediamo domattina, ti va?
Sette e trenta. Questa
volta mi farò trovare lì prima di te
>>.
Sorrise. Ogni volta che lo vedevo sorridere provavo qualcosa di
differente
dalla volta precedente. Era bello anche solo poterlo guardare e visto
con che
occhi me lo stava chiedendo, non potevo declinare il suo invito.
<< Va bene… Alle sette e mezza. E
aspetta… Questo è il mio numero
>> dissi scrivendolo su un pezzo di carta che tenevo in
borsa.
<< Non lo perderò. Allora, buona serata Jen
>>
<< Buona serata anche a te >>.
Entrai in ascensore e premetti sul numero che indicava il mio piano.
Non ero
nemmeno arrivata al secondo piano che sentii il cellulare suonare. Era
un
messaggio.
“ Così ora hai anche il mio numero, Ben
”.
Sorrisi tra me e me e registrai il numero in rubrica. Era strano quello
che mi
stava succedendo da quando ero lì. In meno di due giorni
avevo fatto più
esperienze che in ventisette anni di vita. Non feci in tempo a
rimettere a
posto il telefono che arrivò un altro SMS. Sperai fosse di
nuovo Ben, ma mi
accorsi con dispiacere che invece si trattava di mia madre.
“ Ti avrei raccomandato di vestirti in modo elegante per la
serata, ma non ce n’è
bisogno. C’è una sorpresa sul tuo letto. Baci,
mamma ”.
Possibile che non potevo nemmeno decidere come vestirmi?
Una volta aperte le porte dell’ascensore entrai in camera e
guardai con rabbia
il vestito, protetto da un rivestimento nero, che avrei dovuto
indossare.
Chissà quanto ancora sarebbe durata quell’assurda
giornata.
*
Mi
fermai con l’auto e l’affidai a un uomo che la
portò al
parcheggio al posto mio. Il locale, come potevo immaginare, era
lussuosissimo.
Appena entrata non potei non notare la raffinatezza di ogni minima
cosa.
Nonostante non amassi totalmente le cose vistose, questa volta non
potei fare a
meno di apprezzare la scelta di mia madre.
Dissi il mio nome a una signora che aveva davanti a sé il
libro con le
prenotazioni che mi fece accompagnare da un cameriere al tavolo dove
erano già
seduti mia madre e i suoi ospiti.
<< Buonasera. Sono in ritardo? >> dissi
appena arrivata.
<< Oh, tesoro eccoti. No, per fortuna questa volta non ci
hai fatto
aspettare >>.
Feci una smorfia, mentre lei si alzava per salutarmi.
<< Ma guardati sei uno splendore, ti è
piaciuto il mio regalo? >>
<< Non avrei potuto desiderare di meglio >>
mentii.
<< Sua figlia è veramente incantevole
>> disse un uomo di mezza età
alzandosi.
Indossavo un abito di Chanel lungo fino al ginocchio color perla con
l’eccezione
delle spalline che invece erano d’oro. Per mantenere
l’ordine che richiedeva
mia mamma mi feci un acconciatura particolare e feci in modo che i
capelli
fossero raccolti. Il vestito era sicuramente bellissimo, ma odiavo le
continue
premure inutili che mia madre si prendeva per me. Forse voleva essere
un innocente
regalo, ma avevo decine di mise per occasioni simili, sapevo benissimo
cosa
sarebbe stato adatto e cosa no, mentre mia madre probabilmente
pensò che non ne
fossi all’altezza.
<< Jennifer, lui è Robert Meester, il famoso
fotografo che si occuperà
del prossimo servizio fotografico dei miei abiti. È
un’occasione unica per noi
vista la sua bravura >>
<< Mrs Witter, lei è troppo gentile. Comunque
molto piacere >>.
Avvicinò la mia mano alle sue labbra senza baciarla e io
ricambiai il saluto.
Poi notai il ragazzo vicino all’uomo.
<< Questo è mio figlio, Matthew
>>.
<< Piacere mio… Puoi chiamarmi Matt
>>.
Prese la mia mano come aveva fatto il padre.
<< Io sono Jennifer, ma puoi chiamarmi Jen
>>.
Era estremamente affascinante. La carnagione olivastra, i capelli neri
e gli
occhi azzurri. Per un attimo odiai il fatto che non fosse un brutto
ragazzo, perché
sicuramente nel proseguire della serata, nel caso avesse avuto un bel
carattere, mi avrebbe affascinato ancora di più. Ero
corteggiata da Ben, lavoravo
per Johnny Depp sul quale facevo sogni alquanto strani e ora avrei
cenato con
una bellezza simile. Perché succedeva proprio a me.
Ci sedemmo tutti al tavolo e ordinammo la cena. Io mi trovavo proprio
di fronte
a lui mentre mia madre sedeva accanto a me. La serata fu alquanto
piacevole, a
differenza di quello che invece mi sarei immaginata, iniziammo anche a
darci
del tu, ma la situazione precipitò quando il signor Meester
iniziò a riparlare
di lavoro.
<< Kim, pensavo, perché invece delle solite
modelle per il prossimo
servizio non chiedi a tua figlia di farti da indossatrice?
>>
<< Ma è una splendida idea >>
<< Cosa? >> dissi io posando il bicchiere
di champagne che avevano ordinato.
<< Beh Jennifer, non si può negare che tu sia
una ragazza bellissima, sei
giovane. Sarebbe anche una bella pubblicità per la nuova
linea di abiti di tua
madre >>
<< Certo, ma ci sono così tante modelle
più adatte di me, poi ho degli
impegni che non me lo permettono >>
<< Oh, ma per quello non devi preoccuparti, sicuramente i
Depp per un
giorno o due in cui ti ruberemo due o tre ore non ti diranno nulla
>>
<< Mamma ma cosa stai dicendo? Non hai mai voluto che
posassi per te!
>> dissi irritata.
<< Tua madre ha ragione, è una bella occasione
>>
<< Mi dispiace doverle rispondere negativamente, ma non
posso accettare
>>
<< Si può sapere cosa ti prende? Potrebbe
persino diventare una
professione per te >>
<< Sai bene quando volevo che diventasse una professione
>>
<< Ma Jen, cara, eri solo una ragazzina >>
<< Infatti ora sono cresciuta, so benissimo cosa voglio
fare nella vita
>>
<< Oh certo, vorrai farti licenziare ancora in qualche
redazione versando
caffè addosso alla gente, rispondendo male ai tuoi redattori
e immaginare di
diventare una scrittrice >>
<< Questo non te lo permetto >>dissi
alzandomi di scatto dal
tavolo.
Con le lacrime agli occhi ringraziai il signor Meester e suo figlio per
la
serata e uscii dal ristorante.
Mentre aspettavo che la mia macchina venisse recuperata dal parcheggio
sentii
qualcuno chiamarmi.
Quando mi girai Matt era a un passo da me.
<< Scusami se te lo dico, ma non ho davvero intenzione di
rientrare
>>
<< E io non avevo intenzione di chiedertelo. Mi dispiace
della piega che
ha preso la serata e scusami anche se non sono intervenuto per fermare
mio
padre. Sicuramente avrebbe dovuto tacere prima >>
<< Il problema è mia madre, non capisce mai
quando mi ferisce e pensa di
coprire sempre tutto con un bel regalo >>
<< Ti va se andiamo a bere qualcosa da qualche altra
parte? >>
<< Ti dispiace se rimandiamo? Sono un po’
stanca >>
<< Solo un’ora >>.
Mi sorrise e ricambiai. Non era il ragazzo snob che avrei creduto
potesse
essere.
Presi la macchina per parcheggiarla in una via lì accanto e
lui venne a
prendermi con la sua. Una bellissima Lamborghini nera Gallardo.
<< Tieni >> disse dandomi il suo cellulare.
<< Scrivimi il
tuo numero… Sempre se ti va >>.
Mi morsi un labbro sorridendo e glielo scrissi senza dire nulla. Mentre
scorrevo la sua rubrica notai un numero infinito di nomi femminili.
<< Ci sono due possibilità, che tu abbia un
infinito numero di sorelle,
cugine, zie e pro zie oppure che tu sia un grande rubacuori
>>.
Matt rise e riprese il telefono.
<< Effettivamente per lavoro o no esco abbastanza spesso
>>
<< E c’è una ragazza speciale tra
queste? >>
<< Non ancora… Tu invece, immagino che sul tuo
cellulare ci sia un numero
infinito di ragazzi invece >>
<< Mi dispiace deluderti, ma non sono tanti quanto pensi
>>.
Fermò la macchina quando arrivammo in prossimità
del mare. Era quasi
mezzanotte, ma le strade erano ancora più affollate che
nelle ore precedenti.
<< Ti va un gelato? >>
<< Sei più semplice di quanto
pensassi… Volentieri >> risposi io.
<< Giudichi spesso dall’apparenza?
>> mi chiese mentre
passeggiavamo sul lungo mare con due coppette di gelato in mano.
<< Succede… Diciamo che capita quando mi
presenta qualcuno mia madre
>>
<< Non credo pensasse le cose che ha detto
>>
<< Io invece penso di sì… Fa finta
di fare la buona samaritana davanti
agli altri, ma quando può umiliarmi davanti a qualcuno
è sempre pronta. E solo perché
non ho preso la sua strada. Volevo davvero fare la modella un tempo, ma
mia
madre voleva evitare che diventassi una bulimica ossessionata
già a quattordici
anni, solo che col tempo la voglia di proseguire quella strada
l’ho
accantonata, mentre lei pensava mi sarei appassionata di più
al suo lavoro con
gli anni. Ho cercato di seguire altre passioni, di frequentare gente un
po’ più
comune da quelli che mi proponeva sempre lei, ma per “mamma
Kim” è sempre stato
tutto solo una grande delusione… Scusa, forse sto parlando
troppo >>
<< No, affatto. Comunque su una cosa devo concordare con
mio padre
>>
<< Sarebbe? >>
<< Sei incantevole >>.
Io sorrisi e arrossii.
<< Sai proprio come prenderle le donne eh?! Ma sappi che
non sarà molto
facile con me >>
<< Vorrà dire che mi dovrò
impegnare >>.
Fu un fine serata piacevole. Non pensai a nulla se non a passare quelle
ore
insieme a lui, l’ennesimo sconosciuto che provava a portare
via un pezzetto del
mio cuore, ma non sarebbe stato facile visto che oltre alla confusione
che
avevo in testa, non mi facevo prendere in giro facilmente.
<< Forse è meglio se torniamo alla mia
macchina… Si sta facendo tardi
>>
<< Come vuoi, ma non vuoi che ti accompagni io
all’hotel? >>
<< Sì, ma la macchina domani mi serve
>>
<< A questo ci penso io >>.
Una volta raggiunta la mia macchina aspettammo un altro uomo che prese
le mie
chiavi e portò l’auto all’indirizzo
dell’albergo. Io tornai nella Lamborghini.
In meno di un quarto d’ora arrivammo anche noi.
<< Matt, grazie davvero… Hai fatto in modo che
non pensassi a nulla per
un paio di ore >>
<< Ci sono riuscito? >>
<< Perfettamente >> dissi facendolo
sorridere.
<< Comunque, ti consiglio di valutare la proposta di mio
padre… In fondo
è solo un servizio non devi proseguire per quella strada per
forza >>
<< Non ti avranno mica mandato tuo padre e mia madre a
convincermi?
>>
<< Ehi, assolutamente no… Se non vuoi, non
importa >>
<< Ci penserò… Grazie
ancora… Buonanotte Matt >>.
Aprii la portiera.
<< Jen… >>
<< Sì? >>.
Non feci in tempo a girarmi che mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Inizialmente
non mi mossi, in una frazione di secondo non seppi cosa fare, poi misi
una mano
sul suo viso e ricambiai. Ok, ho mentito, avevo detto che non sarebbe
stato
facile conquistarmi, e invece ho ceduto al primo bacio, ma
l’attrazione era
troppa, non sarei riuscita ad agire diversamente questa volta. Al dopo
ci avrei
pensato quando sarei rimasta da sola.
Questa volta non stavo sognando, era tutto piacevolmente reale. |
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