The White Rose (Primo Libro)

di InkHeart070
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sono Ritornata ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Sono Ritornata ***


Ciao ragazzi, 
sono ritornata dopo tantissimo tempo.
Questa storia era il frutto del mio grandissimo amore per la serie animata Angel's Friends che vedevo quando ero piccola. Non avendo più idee ho smesso di scrivere, però credetemi quando dico che in tutti questi anni non ho mai smesso di pensare a questa storia incompleta. 
Un giorno decisi di leggerla di nuovo da un punto di vista più maturo. Leggendola mi sono commossa con la ragazzina di 12 anni che voleva scrivere la storia di Raf e Sulfus in un mondo e con una trama tutta sua. Volevo davvero continuarla o almeno riscriverla però non era mai il tempo giusto. 
Dopo 6 anni è finalmente arrivato il tempo giusto di continuarla. 
Purtroppo non vi posso promettere che aggiornerò molto spesso, questo che vi posso promettere è che la trama non sarà la stessa ed essendo oramai grande la storia avrà un tema più maturo. Le scene piccanti saranno più dettagliate in un altro sito per motivi ovvi. 
Grazie infinite a tutti quelli che avevano letto la storia della me di 12 anni. 
 

-Inky  ex. Devangel 

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Capitolo 2
*** Prologo ***


Prologo


“Complimenti vostre altezze” disse una famiglia nobile facendo un inchino.
La bambina della famiglia cercò di guardare la piccola creatura, che stava dormendo beatamente, ma era troppo bassa. Sua madre notando la sua difficoltà, la prese in braccio aiutandola a vedere meglio.
I sovrani sorrisero.
Dopo avergli ringraziato due uomini gli si avvicinarono. Emanavano potere e forza da tutti i pori, tanto da intimidire chiunque era nelle vicinanze. Nessuno osava guardarli negli occhi.
“Cara” disse il moro e bacio la mano della regina degli Albi seguito dall’altro.
Si girarono verso il re.
“Simone” dissero insieme e gli strinsero la mano.
“Bayard, Leonardo. Benvenuti" sorrise Cara "Come stanno i vostri figli?”
“Molto bene” rispose solo Leonardo, il re degli Daemon.
Il volto di Bayard, re degli Nigril, s’incupì e i suoi occhi mutarono colore per un solo momento poi tornarono com’erano.
“Comunque congratulazioni”
“Come lo chiamerete?”
“Arturo” disse il re.
“Bell nome, adatto per un re” commento re Bayard. 
“Beh per questo non siamo cosi sicuri” disse Cara con un sorriso complice verso il marito.
“Perdonami Cara ma perché” disse confuso re Leonardo.
Gli sorrise ancora di più e mettendo le mani sul grembo accarezzo la sua pancia.
Aveva già lasciato Arturo alla sua tata. 
Sgranarono gli occhi.
“Ma quando, Arturo non ha più di un anno che è nato”
Un sorrisetto malizioso si formò nel suo volto e guardò il marito.
Lui visibilmente in imbarazzo e con le gotte infocate si grattò la gola.
Si misero a ridere tutti e tre. Era davvero una vista comica vedere un re in imbarazzo.
Il loro riso, però, s’interruppe bruscamente dalla porta della sala che aprendo sbatto alla parete.
Tutti si zittirono e si girarono verso essa per vedere chi osava mostrare tale mancanza di rispetto.
Un uomo entro.
Le guardie cercarono di fermarlo ma lui con un gesto della mano gli buttò giù e poi chiuse tutte le entrate.
“Quanto bella è questa notte” fece due passi avvicinandosi. 
“Tutti i sovrani uniti insieme come se la guerra che ha distrutto migliaia di vite non fosse mai successa”
“Chi sei e cosa vuoi?” disse Simone mettendo dietro di se sua moglie.
Gli altri re si misero in guardia pronti a difendersi.
“Ma quanto permalosi siamo. Pronti a tirare fuori gli artigli e attaccare”
“Rispondi a quello che ti è stato chiesto” ordinò re Leonardo.
“Sa, una cosa che oddio davvero tanto è essere interrotto” disse a denti stretti ma sapendo che non era ancora l’ora per un scontro frenò la sua rabbia.
“Comunque, il mio nome non è di molta importanza al momento” si avvicino ancora di più “Invece, perché non parliamo della piccola creatura che cresce nel tuo grembo”
Il viso della regina divenne pallido e mise le sue mani sopra la sua pancia.

Un sorriso compiaciuto si formò.
“In Ereste, circola una profezia” fecce una pausa e gli guardo dritto negli occhi “La tua figlia è destinata a grandi cose e ha un potere assai grande”
“Sono stupidaggini, non sappiamo neanche se è un maschio o una femmina” disse Cara terrorizzata per la creatura che era dentro il suo grembo.
“Non ti preoccupare per questa profezia. Tua figlia non avrà un futuro. Nel giorno della sua nascita ritornerò a rubare questo potere e con esso anche la sua vita” cominciò a ridere. 
“Guardie arrestatelo!” commando Simone furente.
‘Chi si credeva di essere. Come osava entrare nel suo castello e minacciare la sua famiglia’ pensò il re Simone.
Prima ancora che le guardie potessero anche solo sfiorarlo un vento entro e spense tutte le candele immergendoli nel buio. Quando re Simone le riaccese non c’ere di lui neanche l’ombra.
“Trovatelo e portatelo a me immediatamente” ordino re Simone in ansia.
Poi si rivolse verso i suoi ospiti.
“Miei cari ospiti con rammarico devo porre fine a questa festa. Vi ringrazio tanto per aver atteso e celebrato con noi la nascita di mio figlio Arturo. Vi auguro una buona notte”




~Inky's corner~
Ciao ragazzi, questa è una storia ispirata da una già esistente.
Voglio ringraziare maria95 che mi ha dato il permesso di usare la sua storia.  
Grazie mille per aver letto quella precedente e spero che vi piacerà anche questa. 
Vi chiedo scusa per tutti gli errori vocabolari e grammaticali che ci sono. 
Tanti baci a tutti e non scordate di recensire! 

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

“Principessa"
“Principessa!”
Mi sembrò di sentire qualcuno chiamarmi. 
Però, pensando che lo vedessi nel mio sogno, mi girai dall’altra parte per poi tirare le coperte sopra la mia testa.
“Principessa Raffaella svegliatevi, la prego” il tono della mia serva aveva un pizzico di dispero. 
‘No, certamente non me lo sto sognando’ pensai.
Tolsi le coperte infastidita e la guardai facendole sapere che ero sveglia. Lei fece un piccolo inchino. Sbuffai e mi alzai sbadigliando, entrando nel mio bangio. Versai l’acqua nella ciotola di ceramica e sciacquai il mio viso.

“Sara potresti prepararmi l’acqua verso mezzogiorno?” chiesi rientrando.
“Certamente”
“Grazie, ora puoi andare”
Sara fece un inchino e se ne andò. Ho smesso di lasciarla aiutare a vestirmi da quando ho avuto la mia prima ferita. Anche se non fa troppe domande, se vede le cicatrizzi che ho accumulato andrà sicuramente a dirlo al re.   
Misi una camicia con le maniche strappate e un paio di pantaloni da uomo, volevo essere comoda quando mi allenavo.
Mi diressi verso la mia libreria e tirai il candeliere da parete colore d’oro. Si sentì un clic e spinsi la libreria rivelando una
scalinata. Entrai e chiusi la porta, le torci si accesero immediatamente.
Continuai il mio cammino lungo il corridoio fino ad arrivare alla camera centrale, la mi allenavo. Ce ne era un’ancora, strapiena con libri e varie armi.
Feci due giri correndo e poi degli allungamenti per le mani e le gambe. In seguito presi i coltelli che c’erano già sul tavolo per poi cominciare a tirargli al bersaglio.


“Sara” chiamai rientrando nella mia camera sudata.  
“Sì, principessa?” la testa bionda di Sara fece capolino dal mio bagno.
“Hai preparato l’acqua come ti ho detto prima?”
“Si” disse mentre usciva per farmi passare. 
“Va bene grazie Sara”
Accorgendomi che non se ne fosse andata la guardai interrogativa.
“E sicura che non le serve aiuto?” mi chiese per l'ennesima volta.
“No, non mi serve grazie però” le sorrisi come sempre.
Mi girai e buttai giù i miei indumenti. Il mio corpo a contato col’aria fredda mi fece rabbrividire. Entrai velocemente dentro la vasca di marmo. Poi presi un panno bagnato e lo strofinai su la mia pelle sporca di sudore. Quando mi senti pulita smisi e usci fuori asciugandomi.
Sopra il mio letto trovai un vestito blu affiancato da dei gioielli. Lo guardai un po’ stranita. Cercai di ricordare se c’era qualche evento oggi. La porta si aprì, al’improvviso. Mi fermai di colpo.
“Raffaella ti vorrei parla-” l'intruso rimase a bocca aperta.
Io feci un piccolo urlo e mi girai immediatamente. Cercai disperatamente qualcosa per coprirmi ma in vanno.
“Raffaella scusami non sapevo che eri nuda”
“Gabriele esci!” gli urlai rendendomi conto che non si era mosso.
“Si subito, scusami ancora una volta”
“ESCI!” urlai disperata e imbarazzata come non mai. 
Finalmente usci e chiuse la porta.
Mi senti le gotte infocate. 
'Ma perché non bussa mai'
Indossai la mia vestaglia nera, che solo ora scopri che era posata sul comò. 
Presi due respiri profondi e mi recai verso la porta. L'apri lentamente e vidi Gabriele appoggiato sul muro con un sguardo assente. 
“Scusami per averti urlato” gli dissi abbassando la testa, troppo imbarazzato per guardarlo direttamente.
“No, non ti devi scusare io sono stato quello che è entrato senza bussare” stava grattando la sua testa.
L'atmosfera si era fatta più scomoda del solito. 
“Comunque di che cosa mi volevi parlare?” cercai di spezzare il silenzio.
“Oh si, quasi me lo ero scordato”
“Allora?” avevo cominciato a sentire un po’ di freddo e miei capelli gocciolanti non aiutavano affatto. 
“Mi farai il piacere di accompagnarmi al ballo di stanotte?”
Sgranai gli occhi. Me lo ero completamente dimenticata. Oggi era il ballo della primavera. 
“Raffaella, tutto bene?”
“Si, scusami, ci andrò volentieri”
“Allora verrò a prenderti alle otto”
“Certamente”
“A sta notte cara Raffaella” mi disse baciandomi la mano.
Entrai rabbrividendo. Gabriele ultimamente si comporta molto stranamente nei miei confronti e mi dà più attenzioni dal solito.
Tolsi il vestito dal letto e lo posai sopra la sedia e mi ci sdraia sopra. 
Chiusi gli occhi per un secondo e quando gli riaprì il cielo era scuro.
 Misi il vestito lungo blu, mi copriva tutta la spalla e le maniche strette, arrivavano fino al gomito e poi si allargavano. 
Sara arrivò poco dopo per acconciare i miei capelli in due trecce e poi creare un chignon con esse. In fine mi tinse le labbra di un rosso chiaro e misi un ombretto marrone, che si vedeva appena, su gli occhi. 
Presi la collana e la guardai, era un regalo da Gabriele. Non mi sentivo proprio a indossarla.
Qualcuno bussò alla porta. Sara posa il pettine e va ad aprire la porta. 
Io rimango seduta e continuo a guardare la collana.
“Raffaella vuoi una mano con la collana”
Esitai un po’ prima di rispondere
“Si”
Gabriele la prese mettendola attorno al mio collo e la agganciò. Le sue mani si posarono sulle mie spalle e abbassò la sua testa vicino al mio orecchio. 
“Sei incantevole” sussurrò prima di posare un bacio sul incavo del mio collo.
Io rabbrividì disgustata e mi alzai di scattò.
“Dobbiamo andare ora se no faremo tardi” dissi in fretta.
“Certo”
Gabriele usci primo e io pulì il punto che aveva baciato prima di mettere i miei tacchi e seguirlo.  
Un silenzio imbarazzante ci segui fino a raggiungere la sala da ballo.
I suoi genitori, re Gabriele il III e regina Sofia, ci accolsero e insieme entrammo dentro.
Tutti gli ospiti si ammutolirono appena il maggiordomo annunciò il nostro arrivo. In perfetta sincronia s’inchinarono e non si alzarono finché il re non glielo permise.
Poi tutti continuarono come se non avessero mai interrotto la loro conversazione.
Gabriele si inchino un po’ e mi porse la sua mano. 
“Mi farai il piacere di aprire le danze?”
“Con piacere” risposi mettendo la mia mano nella sua.
Scendemmo la lunga scalinata per poi metterci in posizione aspettando che la musica cominciasse. 
Abbiamo ballato per un po’ prima di fermaci. Ringraziai Gabriele e andai a prendermi qualcosa da bere.
Con un bicchiere di vino in mano mi recai verso la veranda che si affacciava al giardino. Le rose erano incantevoli ed emanavano un aroma dolce, mi piace la primavera ma non tanto quanto l'inverno.
Rimasi fuori ad ammirare la vista del giardino e quando senti il maggiordomo annunciare che il re voleva dire qualcosa, entrai dentro. 
Gabriele intravedendomi si avvicinò e mi strinse la mano sorridendo.
Avevo un brutto presentimento.
“Come tutti sapete, il grande disastro che è accaduto più di quattordici anni fa, causò innumerevoli danni al nostro regno. Distrusse le nostre proprietà e ridusse il nostro regno in rovine, ma la cosa più devastante ci tolse le persone a noi più care. Anch’io, come molti di voi, ho perso una persona cara a me. Mio fratello. A riempire quel grande vuoto che la sua perdita ha causato, fu una piccola bambina” fecce una pausa e mi guardo.
Una lacrima mi rigò la guancia e gli sorrisi.
Non mi dimenticherò mai la bontà che mi mostro adottandomi.
“Raffaella e mio figlio andavano sempre d’accordo e non ho potuto non notare che si volevano bene più di un fratello e una sorella. Così, presi una grande decisione” si fermò e prese un bicchiere.
Il sorriso sparì dal mio viso. Sapevo fin troppo bene dove stava andando questo discorso.
Ora si spiegano tutte le attenzione che mi dava Gabriele ultimamente.  
“Vi ho invitato oggi per annunciare il fidanzamento tra mio figlio, principe Gabriele il IV, e la mia figliastra principessa Raffaella"
Un' onda di applausi si alzò ma io non potevo sentire niente. I mie orecchi fischiavano e un capogiro per poco no mi fece cadere. Gabriele mi sostenne appena in tempo. Mi stava chiedendo come stavo ma io non lo potevo sentire. Il rumore e la sua voce si erano ovattate. Cercai di dirgli che stavo bene ma la mia gola si prosciugò.
L'unica cosa alla quale stavo pensando era la parola 'fidanzamento'. Gabriele e io ci sposeremo in futuro. Non ci potevo credere, l’idea di dover condividere il mio letto con lui mi causava il volta stomaco. Non posso essere intima con una persona che considero mio fratello.
Qualcuno mi portò un bicchiere d'acqua e cominciai a riprendermi. Una folla ci aveva circondati. Il re e la regina erano accanto a me. Il re era visibilmente preoccupato e la regina aveva gli occhi pieni di lacrime. Mi volevano davvero bene. Come posso dire a queste persone che io non amo il loro figlio. Non posso e non lo farò.
Presi una decisione. Gli ripagherò per tutto quello che hanno fatto per me sposando il loro figlio.
Gabriele mi sollevò e si recò verso la mia camera.
“Grazie” sussurrai quando mi posò sopra il mio letto.
“Non ti preoccupare. Come ti senti?”
“Meglio, scusami per prima mi ero solo sorpresa”
“Perdonami Raffaella, dovevo dirtelo prima”
Non risposi e mi alzai dal letto lentamente dirigendomi verso la porta.
“Ti lascio ora a riposare, buona notte” disse capendo che doveva andare.
“Buona notte”
Chiusi la porta e tolsi tutto prima di mettere la mia camicia da notte bianca.Entrai sotto le coperte e piansi fino allo sfinimento. Mi addormentai poco dopo sognando di un mondo dove i vampiri non esistevano, Annarita e Graziella erano vive e Gabriele non era il mio fidanzato.   


~Inky's Corner 
Ciao ragazzi, ecco il primo capitolo. Spero che vi piacerà. 
Non scordate di lasciare qualche recensione se vi va. 
Tanti bacci a tutti! 

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
Passarono tre settimane dall’annuncio del mio fidanzamento.
Cercavo di evitare Gabriele il più possibile. Ancora non ci posso credere che passeremo il resto della nostra vita insieme. Mi sentivo di soffocare.
Diedi un ultimo pugno al sacco facendolo cadere. Guardai le mie nocche bendate, delle piccole macchie rosse si potevano intravedere. Sbuffai rumorosamente.
Lentamente tolsi le bende accorgendomi con immenso piacere che non erano ferite tanto. Diedi un’occhiata al’orologio. Erano le otto, fra poco Sara verrà per dirmi che la cena è pronta.
Entrai nella mia camera e mi immersi nella vasca per un po’, solo per togliere il sudore. Usci appena in tempo che Sara busso alla porta.
“Un momento”
Andai sotto le coperte e mi avvolsi con esse.
“Avanti”
Sara entrò facendo un piccolo inchino.
“Principessa, la cena è pronta”
“Grazie, però puoi riferire che non verrò? Non mi sento molto bene”
“Certo. Vuole che le porti qualcosa da mangiare qua?”
“Non serve e non avrò bisogno di aiuto, quindi ti puoi ritirare presto oggi”
“Grazia mille, principessa” si inchinò e se ne andò per informare che non attenderò.
Quando mi assicurai che se ne era andata mi alzai.
Mi recai verso il passaggio segreto tutta nuda. Misi dei pantaloni neri strettissimi, una camicia un po’ larga anche essa nera e un paio di stivali da uomo del medesimo colore. Cominciai ad armarmi lasciando per ultimi i miei capelli che con la sostanza nera poi li tinsi.
‘Oggi si va a caccia’ pensai e apri la mia finestra.
Guardai fuori e quando ero certa che non ci fossero pattuglie, saltai. L’aria sfregò i miei cappelli furiosamente.
Quando mi avvicinavo al suolo presi la fune e la lanciai ad un ramo. La fune che era legata sicuramente alla mia vita era l’unica cosa che m’impediva di schiantarmi contro il suolo. Velocemente la slegai dal ramo e scesi. La città era almeno venti minuti a piedi, dovevo sbrigarmi.
Arrivata presi di nuovo la fune e mi arrampicai ad un tetto per poi saltare da uno al altro fino il centro della città.
“Oculi revelare” sussurrai.
Senti i miei occhi pizzicare un po’ e quando gli riapri la vera ombra, delle persone presenti, si rivelo. Tutti avevano un’ombra bluastra, tipica degli umani, ma io cercavo una rossa come il fuoco. E, in effetti, dopo pochi minuti un’ombra cosi apparse, affiancata da una donna.
Gli segui in silenzio totale da sopra i tetti finché non gli vidi entrare in una taverna. Guardai dentro da una finestra solo per vedere dappertutto ombre rosse tranne poche bluastre.
 Ero sicura che tutti questi umani stanotte diventeranno la loro cena.
Cominciai a contare quanti ce ne sono. Solo sul primo piano ce ne sono una ventina e sul secondo almeno dieci. Per fortuna tutte le ombre sono di un rosso fuoco che significa vampiri comuni, quindi vulnerabili all’acqua santa. Afferrai le boccette con l’acqua santa a forma di gas.
Presi la mia balestra, rompi la finestra del primo piano e immediatamente buttai la boccetta dentro.
“Dissemina” sussurrai e il gas cominciò a disperdersi da per tutto.
 L’uno dopo l’altro i vampiri appena inalarono l’acqua si accasciarono morti. Gli umani apparentemente sconvolti uscirono dalla taverna urlando. I vampiri al secondo piano si allertarono, pero era inutile, abbattei la maggioranza con le mie frecce immerse in acqua santa. Solo quattro riuscirono a pararsi in tempo. Scesi dal tetto ed entrai impugnando i miei coltelli. Un vampiro biondo cercò di saltarmi a dosso pero colpì il suo ginocchio abbastanza forte per dislocarlo. Non che gli farebbe male, però perse l’equilibrio. Conficcai un coltello sul piede e poi l’altro al suo cuore. Gli altri scapparono appena il biondo mi attaccò.
Ritrai i miei coltelli e mi girai verso le scale, appena stavo per scendere mi bloccai. Delle persone stavano entrando nella taverna. Quello che mi stupì di più erano le loro ombre, di un rosso scurissimo. C’erano due femmine e due maschi.
Per sbaglio pestai un pezzo di vetro. Tutti si girarono verso di me. Un paio di occhi come il topazio guardarono dritto dentro la mia anima. Un brivido mi percorse.
Nel mio stato di trance non notai un vampiro, che prima di lasciare il suo ultimo respiro, con tutta la sua forza mi tirò addosso la freccia che gli avevo tirato prima. Mi colpì la spalla a pieno.
Mi girai di scatto, non potevo stare la sanguinante o mi avrebbero attaccato. Saltai da dove ero entrata su un tetto e cominciai a correre.
La ferita mi faceva un male cagnesco, però non potevo fermarmi.


Il castello apparse nella mia vista, con le poche forze che avevo corsi ancora più forte.
Dalla mia agonia di tornare non vidi un ramo e inciampai cadendo. La freccia s’ingozzò di più e la punta usci dal’altra parte. Un urlo misto con pianto usci dalla mia bocca. Cercai di alzarmi ma la perdita di sangue mi causo un enorme capogiro, cosi solamente mi appoggiai al tronco dell’albero.
Neanche dieci secondi passarono e sentì passi. Girai la testa lentamente. Nella mia vista offuscata notai gli stessi occhi della taverna. Mi mettevano in soggezione, non gli potevo distogliere lo sguardo di dosso. Poi pian piano le altre tre persone entrarono nella mia vista.
Misi la mia mano sopra il fodero, pronta a tirare i coltelli.
“Nel tuo stato non ti consiglierei fare movimenti estenuanti” disse la ragazza con i capelli castagni.
Non le rivolsi neanche un’occhiata. I vampiri mi nauseavano, erano le creature più schifose che abbia mai visto.
Cominciai a calcolare quanta energia mi servirebbe per ucciderli. La mia mano stava tremando, avevo perso troppo sangue.
Rendendomi conto che non ce la farò, mi arresi e mi misi a sedere aspettando.
I vampiri si avvicinarono e con essi la mia fine.
‘Spero solo che sia veloce’ pensai.
Qualcosa di freddo mi tocco la ferita.
“Dobbiamo sbrigarci, non sta bene e non so quanto tempo abbiamo da perdere” la ragazza con i capelli rosa quasi urlò.
Ad un tratto mi senti sollevare da terra e quando mi girai per vedere da chi, vidi quelli occhi.
Occhi di puro topazio erano l’unica cosa che visi prima di svenire.
 
 
 
“Ma siete matti?! Perché avete portato qui la psicopatica! Questa qua se la lasciate torna e ci uccide tutti!” una voce femminile quasi urlo.
“Kabale, smetti o la svegli!” un'altra voce femminile l’ ammoni.
Aprì i miei occhi pian piano. Per fortuna non c’era troppa luce.
Guardai in giro, la stanza era abbastanza semplice con le pareti bianche, un armadio, un piccolo divano e delle sedie sparse qua e la. Ricordava le stanze dei servi. 
Mi soffermai su le persone che causavano tutto questo chiasso. Erano all’incirca cinque persone.
“Si è svegliata!” esclamo una ragazza che si sedeva sulle gambe di un’altra. Aveva capelli ondulati color castagno e un paio di occhi neri come la pace, quasi non potevi distinguere la sua pupila. La ragazza alla quale si sedeva aveva gli stessi occhi ma i capelli grigi liscissimi, come una persona anziana.
Cercai di alzarmi ma la spala mi doleva troppo.
Vidi una mano avvicinarsi e indietreggiai un po’ causandomi ancora più dolore.
La mano apparteneva ad una ragazza con la pelle olivastra, i capelli castani ricci e gli occhi viola.  
“Lo so che la spalla ti fa male ma almeno non hai più la febbre”
 Mi limitai a guardarli, dovevo analizzare la situazione.
“Come ti chiami?” mi chiese la ragazza con i capelli rosa.
Se faccio qualche mossa azzardata mi mettono giù nello stato che sono, in poche parole, se vogliono uccidermi lo possono fare in ogni momento. Ma siccome non hanno fatto niente decisi di fare la brava. 
“R-Raven” la mia bocca era secchissima e ho dovuto schiarire la mia gola.
“Ti serve un po’ d’acqua Raven?” mi chiese la riccia porgendomi un bicchiere.
“Grazie” la ringraziai e continuai “E voi chi siete?”
“Io sono Urie, quella con i capelli rosa è Dolce, quelle sono Dione e Daiana e quella con i capelli corti è Kabale”
Kabale mi stava guardando in malo modo.
Cosi ricambiai lo sguardo e presi a osservarla.
Aveva dei capelli corti di un colore viola scuro e un ciuffo rosso, aveva gli stessi occhi come lui ma non brillavano e non avevano lo stesso effetto su di me.
Al ricordo di quelli occhi un brivido mi percorse.
“Raven, ora che ti sei svegliata, dobbiamo farti delle domande” mi disse Urie seria.
“Non dovremmo aspettare il principe?” disse Daiana.
“Non è necessario” disse Kabale.
“Nei mesi recenti ci sono stati molti casi in cui vampiri Niglri sono stati trovati morti, qual è il tuo coinvolgimento?”
‘Vampiri Nigril? Era la prima volta che avevo sentito questo rango di vampiro’
“Raven?” disse Urie distogliendomi dai miei pensieri.
“Scusami, cosa stavi dicendo?”
“Quell’è il tuo coinvolgimento nei casi Raven”
“Non so di che cosa stai parlando”
“Cazzo, non fare la finta tonta!” Kabale sbatto la mano sul muro creando un'indentazione. 
Cercava di intimidirmi ma in vano.
“Raven, guarda, qui non ti farà male nessuno, però devi darci delle risposte” disse Urie.
Non risposi e voltai il viso.
“Ragazze, perché non le diamo un po’ di tempo per riposarsi?” propose Dolce.
Kabale sbuffo e usci sbattendo la porta.
“La tengo io d’occhio” si offro Dione.
“Sei sicura?” le chiese Daiana.
“Si si”
“Va bene, ma stai attenta, ti prego” le sussurrò l’ultima parte dandole un bacio sula fronte.
Urie, Dolce e Daiana uscirono. Un silenzio regnava per almeno dieci minuti finche Dione parlò.
“Sai noi non siamo cattivi” la sua voce era cosi bassa, quasi non l’avevo sentita.  
“Sì, come no” sbuffai.
“No, dico sul serio. Noi Daemeon non beviamo sangue umano”
‘Ecco un'altro termine che non capisco’ pensai. 
“E allora come sopravvivete?”
“Beviamo sangue animale. Anche se questo ci costa abbastanza. Siamo significativamente più deboli dai Nigril”
“Non esiste un vampiro che non beve sangue umano” ribaddisco io.
 “Ci odi davvero tanto” commentò.
Non risposi e chiusi gli occhi, cercando di fare finta che dormivo.
Circa una ventina di minuti dopo gli apri per vedere se Dione si era addormentata.
Il suo corpo disteso sopra il piccolo divano e il suo volto sereno confermò il fatto.
A dire la verità non mi sentivo molto bene, ma non potevo rimanere qua.
Toccai la mia spalla e sussurrai.
“Sanais”
Una luce usci dalla mia mano. Era un incantesimo per migliorare la ferita, non era abbastanza forte da curarmi ma almeno ora potevo muovere il mio braccio.
Guardai in giro per le mi cose e con grande stupore trovai tutto appoggiato sopra una sedia. C’erano anche i mie coltelli e la mia affidata balestra. 
‘Ma quanto stupidi possono essere da lasciarmi le mie armi. Hanno veramente pensato che non tenterei di usarli?’ risi dentro di me con la loro stupidità.
Mentre mi vestivo guardai Dione.
Per un momento ho avuto la tentazione di farla fuori ma decisi di non perdere tempo.
Guardai fuori dalla finestra per controllare se c’erano guardie nelle vicinanze.
Per fortuna ero nel secondo piano quindi potevo saltare senza problemi.
Senza esitare saltai rotolando sulla terra e cominciai a correre.
Mentre il castello si allontanava delle case si avvicinavano. Cercai di capire, dove sono per tornare a casa ma tutto mi era sconosciuto, dalle case fino alla vegetazione.
Il territorio dei vampiri non assomigliava per niente a quello degli umani.
Trovai un albero abbastanza alto, con rami che potevano sorreggere il mio peso e mi arrampicai. Dovevo vedere a che parte mi trovavo per decidere come proseguire.
Un enorme muro circondava il territorio ed oltre ad esso si poteva intravedere la foresta.
‘Devo per forza andare oltre il muro’ pensai.
La distanza che dovevo attraversare era all’incirca un giorno a piedi.
Scesi dall’albero e cominciai a camminare verso sud, quella parte del muro sembrava la più vicina.
 
 
Il sole calò e dovevo riposarmi in un posto sicuro. Trovai un ammasso di rocce che mi poteva proteggere dal vento.
Mi sdraiai e chiusi gli occhi, ero stanchissima e la mia ferita aveva cominciato a farmi male.
Ripensai agli eventi di oggi e al fatto che era la seconda volta che passavo la notte fuori dal castello. Se scoprono la mia mancanza, sarò in seri guai.
Poco dopo cadi in un sonno profondo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
 
Il muro deve essere alto almeno otto metri, solo a guardarlo mi veniva un capogiro.
Non posso assolutamente arrampicarmi, la superficie è molto liscia e non ci sono indentazione da usare come leva.
“Dannazione!” diedi un pugno sul muro dalla frustrazione e urlai.
Feci due passi indietro e guardai di nuovo il muro cercando di trovare una soluzione.
Improvvisamente mi ricordai di un incantesimo di teletrasporto che avevo letto poco tempo fa. Ci sono però dei piccoli problemi: non l’avevo mai usato prima, devo disegnare un simbolo con il mio sangue e ultimo, l’incantesimo è cosi debole che mi può trasportate solo un paio di metri.
Sbuffai rumorosamente.  
Presi uno dei miei coltelli e andai il più vicino al muro possibile. Devo disegnare il simbolo molto velocemente se no l’odore del sangue attirerà i vampiri.
Feci un taglio sul mio polso e cominciai a disegnare il simbolo
sul muro. Era un po’ disgustoso dover disegnare usando sangue però un incantesimo di questo genere ha bisogno di esso per attivarsi.
Finendo, posai la mano al centro facendo un grande respiro.
Pregai che funzionasse, se no, mi potrei trovare dentro il muro stesso senza via d’uscita.
“Inist ut me hinc” sussurrai e chiusi gli occhi.
Riaprendoli una vasta foresta era di fronte a me.
Ce l’avevo fatta.     
Mi arrampicai su un albero per vedere quando lontano era il regno di Tena. Con immenso stupore mi accorsi che era meno di mezzo giorno lontano.
‘Ma com’è possibile? Il muro è enorme, sicuramente qualcuno l’avrebbe visto’
Mi girai istintivamente però il muro era scomparso, capi subito come poteva passare inosservato. C’era un incantesimo d’illusione.
Decisi di non perdere più tempo e corsi verso la città.
Arrivando non mi sorpresi dalla quantità delle guardie presenti, la mia mancanza era sicuramente stata scoperta.  
Evitai tutti i soldati e mi diressi verso il castello, entrai nel quartiere dei servi cercando la camera di Sara. Per fortuna la maggioranza delle guardie era nella città e a quest’ora tutti i servi erano occupati.
La trovai abbastanza facilmente.
Aprì la porta e tolsi immediatamente i miei vestiti mettendo una gonna marrone, una camicia da donna bianca e un corsetto, abiti che mettono tutte le serve, volendo immischiarmi tra di loro.
Usci con cautela e mi recai verso la mia stanza.
Mi sorpassarono quasi una decina di servi e non mi degnarono di un’occhiata. Soddisfatta che il mio travestimento aveva funzionato entrai nella mia stanza senza guardare.
“Oh Dio mio!” senti un’esclamazione e qualcosa rompersi. 
‘Cazzo’ pensai e lentamente alzai lo sguardo.
Sospirai di sollievo vedendo il volto di Sara.
“Grazie al cielo sei tu Sara, mi hai spaventata”
“ Io l’ho spaventata principessa? La stiamo cercando da ieri. Appena principe Gabriele scoprì la sua mancanza, andò a cercarla da solo in tutta la città” 
“Sara calmati, non abbiamo tempo. Ho bisogno del tuo aiuto con qualcosa che nessuno dovrà mai venire a sapere”
“Principessa lo sa che non mi è permesso nascondere niente che la riguarda, specialmente in questo instante che era persa per un giorno intero” si inginocchio e cominciò ad cogliere i pezzi del vaso che si era rotto.  
“Ti prego” mi inginocchia di fronte a lei e presi le sue mani nelle mie.
Lei mi guardò per la prima volta nella mia vita dritta negli occhi.
“Va bene, ma sarà la prima e ultima volta”
“Sì, te lo prometto”
“Discretamente preparami il bagno, porta tanti panni, vino o accetto e tutto il necessario per mettermi i punti”
Sara sgranando gli occhi mi guardò perplessa però non disse niente e uscì.
Mi misi a sedere a terra e aspettai.
Sara entrava e usciva portando acqua e tutto il necessario per almeno una ventina di minuti prima di finire.
Mi aiuto a spogliarmi prima di entrare nella vasca, girandomi senti Sara sussultare.
Per il resto del tempo non osai dire parola e solamente la lascia lavarmi.  
Quando passò a disinfettarmi la ferita per poco non urlai, sentivo tutta la mia spala bruciare.
Dal dolore non mi accorsi Sara infilare l’ago dentro la mia pelle e neanche quando finì.
“Principessa, è pronta”
“Grazie mille”
Usci dalla vasca e preparai i miei vestiti d’equitazione avendo un piano in mente.
“Ora puoi andare, grazie di nuovo”
“Principessa, che spiegazione darà a tutti?”
“Non ti preoccupare”
Lei solo fece un lieve inchino e se ne andò.
Presi uno dei coltelli e cominciai a fare dei tagli su i miei vesti.
Guardai fuori dalla finestra e quando le guardie se ne andarono scesi.
Mi recai verso le stalle e preparai un cavallo a caso, in silenzio totale lo portai fuori verso la foresta.
Nascondendomi sporcai i vesti e il mio viso con un po’ di fango  e aspettai. Conoscevo il tragitto che facevano le guardie molto bene così, gli potevo evitare quando uscivo.
 Poco dopo senti passi pesanti e armatura che sbatteva contro il corpo.
Presi un respiro profondo e mi preparai.
“Aiuto, c’è qualcuno?Aiutatemi!” urlai mentre mi scompigliavo un po’ i capelli.
“Aiuto!” urlai di nuovo.
“Chi è la?” una delle guardie domandò mentre si avvicinavano con cautela.
“Sono io, la principessa Raffaella”
Al sentire il mio nome corsero verso di me.
“Principessa, finalmente l’abbiamo trovata”
C’erano cinque guardie.
“Francesco va avanti ad avvertire il capitano che abbiamo trovato la principessa” ordinò la guardia con i capelli biondi.
“Principessa si può alzare?”
“Mi fa molto male il piede”
La guardia mi sollevò delicatamente e l’altra prese le redini del cavallo e ci seguì.
Arrivando al castello vidi Gabriele che andava avanti e dietro sulle scale.
“Raffaella!” urlò e corse verso di me.
Mi prese dalla guardia e mi abbraccio fortemente.
“Gabriele mi stai strozzando”
“Scusami” mollò la presa “Chiamate il medico di corte e ditegli di venire immediatamente alla stanza della principessa!”ordinò i servi che erano presenti.
Le guardie tornarono al loro posto e Gabriele si diresse verso la mia stanza. Leonardo, la sua guardia personale, poco lontana mi guardò di sottecchi.
“Ci hai spaventato davvero tanto”
“Mi dispiace, non volevo creare tutta questa confusione”
“Dov’eri? Perché te ne sei andata senza dire niente ?”
“Volevo fare una breve passeggiata con il cavallo e mi persi. Mentre cercavo la via per ritornare qualcosa spaventò il cavallo e cadi ferendo la mia caviglia”
Nel frattempo arrivammo e Gabriele mi posò sul letto.
“Ma cosa ti è venuto in mente, non solo te ne sei andata senza avvertire qualcuno ma non hai neanche preso qualche guardia”
“Mi dispiace davvero tanto”
“Per fortuna sei ritornata tutta in un pezzo”
Il medico di corte entrò e cominciò a esaminarmi chiedendo a tutti di lasciarci soli.
“Principessa, dov’è stata ferita?”
“Mi fa male la caviglia”
“È sicura che non le fa male da qualche altra parte?”
“Sì”
“Va bene, se mi permette, dovrò toccare il suo piede”
“Certamente” 
 “Mi può prego alzare i suoi pantaloni”
Feci come mi aveva chiesto e mentre mi metteva il piede in varie posizioni finsi che mi doleva.
“Il fatto che non è gonfiato significa che non si è rotto qualcosa”
Mi mise una benda con una specie di crema verde e aprì la porta.
Il re, la regina e Gabriele entrarono per primi. Il volto severo dei sovrani mi disse che ero in guai seri.
“Raffaella, per l’amore del cielo cosa diamine ti è passato dalla mente!” disse il re
“Oltre agli animali selvatici che si sono, non abbiamo ancora trovato il colpevole degli omicidi” commentò Gabriele.
Strinsi i pugni conoscendo perfettamente chi era il colpevole.
Il re e la regina continuarono a rimproverarmi.
“E non è la prima volta che esce senza protezione” senti Gabriele dire aggiungendo olio al fuoco.
‘Ma ti fai mai i cazzi tuoi’ pensai.
“Non è la prima volta?” disse la regina sconvolta.
“Quel che è stato fatto è fatto, dichiaro che d’ora in poi la principessa è vietata di uscire senza la sua guardia. Inoltre, fino all’arrivo degli ambasciatori di Efran sarà confinata nella sua stanza”
“Efran?” chiesi confusa.
“Il re ha dichiarato il principe Daniele come erede al trono e quindi in tre settimane verrà per rinnovare il trattato di pace” mi spiegò brevemente la regina.
Efran, come noi, era composto da cinque regni ognuno con il suo re, però c’era un regno il quale prevaleva su tutti. In Ereste il regno supremo è Soleus.
Una ventina di anni fa il regno di Metella dichiarò guerra agli altri. Dopo otto anni riuscì a conquistarli tutti e gli unì in uno,lo chiamarono Efran  e Metella divenne la capitale.
La prima cosa che fecero è firmare trattati di pace con tutti i regni di Ereste e ogni volta che coronano l’erede gli rinnoviamo.
“La tua guardia personale sarà Enzo” disse il re distogliendomi dai miei pensieri.
“Perfetto” bisbigliai.
Enzo è una delle guardie che proteggono il re, sarà molto difficile uscire in futuro.
“Se non avete qualcos’altro, vorrei riposarmi” il mio tono era un po’ acido ma non m’importava.
“Hai ragione, amore andiamo, anche tu Gabriele”      
“Certo madre”
Gabriele mi diede un sguardo d'incoraggiamento ma mi girai da l’altra parte.
Enzo se ne andò per ultimo chiudendo la porta a chiave.
Sbuffai rumorosamente prima di togliermi i vestiti e darmi una pulita.
Ero esausta ma era troppo presto per andare al letto e quindi optai di leggere un libro.
Mentre leggevo i miei pensieri vagarono verso Efran. Il principe Daniele è il quinto figlio, anche se il sistema ereditario è diverso dal nostro, è comunque strano che sia lui l’erede. Specialmente se consideri che sua madre non sia la regina ma una serva.
Tutti i regni di Ereste hanno lo stesso sistema ereditario, cioè che il primogenito maschio sarà l’erede.
Ereste è divisa in tre parti, Soleus, Tena che è dove vivo e Nomal.
Efran ed Ereste hanno solo un lunghissimo fiume che ci separa però abbiamo tante differenze.
Ad un tratto entrò Sara con la mia cena, mangiai in fretta e mi misi sotto le coperte pronta a dormire.

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Capitolo 6
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
 
“Principessa, sono arrivati!” entrò Sara ansimando.
Posai la penna e presi un respiro profondo.
Mi alzai sistemando il mio vestito colore giada e usci.
Fuori dalla mia stanza Enzo ed altre due guardie mi stavano aspettando.
“Dove sono?” chiesi a Sara.
“Alla sala del trono con il re e la regina, il principe non è ancora arrivato”
“Bene, andiamo allora”
Mentre ci stavamo avvicinando vidi Gabriele in lontananza che mi salutava.
Lo ignorai ed entrai, ancora non lo avevo perdonato e ogni volta che voleva visitarmi lo rifiutavo.
“La principessa Raffaella è arrivata”
Tutti si girarono verso di me.
Un paio di occhi verdi come il mio vestito seguirono ogni mio movimento.
Mi inchinai profondamente verso la delegazione.
“è un grande piacere conoscerla principessa!” il proprietario degli occhi mi prese la mano e posò gentilmente un bacio.
“Il piacere è tutto mio principe Daniele”
Il principe era due teste più alto di me, la sua carnagione scura caratteristica di Efran e i suoi muscoli si potevano intravedere dall’abito tradizionale troppo stretto.
“Il principe ed erede al trono Gabriele il quarto”
Gabriele fece un breve inchino e andò accanto al re, i suoi occhi mi pregavano di seguirlo.
Andai al suo fianco e con disgusto senti la sua mano intorno alla mia vita.
“Principe Daniele immagino che è stanco, quindi non la terrò a lungo. Raffaella le mostrerà le sue stanze e Giovanni accomoderà i suoi compagni” fece un accenno al maggiordomo. 
“Verso la sera firmeremo il trattato di fronte agli invitati” continuò.
 “Perfetto, allora con il suo permesso” fecce un inchino e mi porse la mano.
Gabriele strinse il mio fianco ma feci finta di non capire e presi la mano del principe.  
“Da questa parte principe”
Seguendoci a pochi metri di distanza erano Enzo e tre guardie del principe.
Arrivando il principe fece un gesto alle guardie che ci oltrepassarono ed entrarono per primi.
“Non è nostra intenzione offendervi” spezzo il silenzio.
“Non si preoccupi. La sua sicurezza è di massima importanza, capisco completamente”
“Tutto è apposto” disse la guardia con i capelli neri.
“La lascio allora a sistemarsi, se le serve qualcosa Giovanni è a suo servizio”
“Sì, grazie mille” mi bacio la mano guardandomi dritto negli occhi.
Strinsi la stoffa del mio vestito e feci un inchino prima di sparire dietro l’angolo.
“Principessa?” chiese Enzo che mi seguì velocemente.
“Torniamo alle mie stanze”
“Certamente” fece un inchino e mi lasciò passare davanti.
Enzo è un cane leale ma è chiaro che non sono io il suo padrone, ogni mia mossa viene riferita al re.
“Voglio riposarmi, assicurati che non mi disturberà nessuno. Capito?”
“Sì principessa” fece un inchino.
Sbuffai rumorosamente sedendomi sulla mai scrivania.
Siccome stavo per sposare Gabriele mi avevano dato più stanze accanto alla mia per utilizzare.
Guardai i libri che dovevo ancora leggere, la preparazione per diventare la futura regina era molto impegnativa.
Cercai di aprire un libro ma non riuscivo a leggere mezza parola. Andai verso la mia camera e mi sdrai sul letto.
Mi girai verso la finestra, sospirai, mi sentivo intrappolata nel mio stesso corpo. Vidi degli uccellini che volavano e non potevo non invidiargli, vorrei crescere ali e volare via di qui.
 
 
“Principessa, che ne pensa di questo abito?”
“No, troppo giallo trovami uno grigio”
“Sì”disse Sara scomparendo dentro il mucchio di abiti.
“Questo è perfetto” lo presi e andai a cambiarmi velocemente.
Appena finì Sara mi portò una custodia che non mi apparteneva.  
“Il principe Gabriele l’ha portato esprimendo il desiderio che vuole vederla indossarli” disse porgendomela.
Aprendola vidi che dentro c’era un completo di gioielli d’oro. 
La chiusi immediatamente.
“Mettigli da parte e portami la custodia rossa che ho la”
Esitò, però mi portò quello che le avevo chiesto.
I gioielli d’oro s’indossano solo dalla regina, il suo messaggio era chiaro.
Voleva dirmi di accettare la mia posizione come futura regina. Strinsi i pugni.
Misi i gioielli d’argento e mi sistemai prima di dirigermi verso le stanze del principe Daniele.
Una guardia del principe bussò e l’apri lasciandoci entrare.
Il principe si alzo e s’inchino baciandomi la mano.
“È incantevole” disse.
“La ringrazio” risposi “Se è pronto possiamo recarci verso la sala dove firmeremo il tratto” continuai.
“Sì andiamo”
Non c’è voluto molto ad arrivare, si sentivano già la musica e la gente.  
Ci avvicinammo alla coppia reale che stava parlando ad altri nobili. Nella folla intravidi i genitori di Graziella, un brivido freddo mi percorse. Girai dall’altra parte cercando di evadergli come faccio da quattro anni ormai.
Il principe Daniele mi guardò incuriosito, ma non chiese niente.
Continuai a tenere il suo braccio e senti Gabriele che cercava di perforare la mia testa con lo sguardo.
Il re ci portò verso i troni, dove c’era una tavola con diversi documenti. Tolsi la mano delicatamente e feci tre passi indietro affiancando Gabriele.
“Ci siamo riuniti oggi per dare il benvenuto al principe ed erede al trono di Efran e firmare il tratto come da tradizione” prese la penna che era elegantemente decorata con gemme preziose immergendola nell’inchiostro.
Firmò per primo tutti i documenti e poi si fece da parte lasciando il principe proseguire. Nel frattempo il maggiordomo del re portò uno scrigno dorato come gli era stato ordinato. Il re aprì lo scrigno e posò due calici riempiendoli con, senza dubbio, vino della miglior qualità.
Appena finì il principe, il re gli porse uno dei due calici.
“Brindiamo ai giorni di pace che ci attendono”
Il principe prese il calice e si girò verso i nobili e i suoi compagni.
“Ai giorni di pace e prosperità!” disse e bevo tutto il contenuto. 
“Raffaella, mi fai-”
“Principessa! Sarebbe un onore se mi potesse regalare il suo primo ballo” cominciò Gabriele ma fu interrotto dal principe.
“Certamente” dissi e gli porsi la mano.
Mentre danzavamo, lo guardai di sottecchi ammirando la sua bellezza esotica. Era davvero molto attraente.
Alzando il sguardo incrociai i suoi occhi.
‘Ops, beccata’ pensai arrossendo visibilmente.
Mi sorrise e in imbarazzo guardai altrove.
Il suo petto si scosse vibrando mentre cercava d'intrattenersi.
Si schiarì la gola e avvicino il suo corpo al mio.
Potevo chiaramente sentire i suoi muscoli e il calore che emanava il suo corpo.  Mi schiarì pure io la gola cercando di compormi e senza accorgermene la musica aveva smesso.
Ci inchinammo l’uno all’altra mantenendo il contatto visivo.
“Raffaella!” esclamò Gabriele e con disappunto puntò gli occhi ai gioielli che indossavo.
Tutta la magia che si era creata si frantumò.
Sbuffai e mi girai lentamente.
Senza lasciarmi proferire parola mi prese la mano tirandomi verso l’uscita.
Chiesi scusa al principe e lo seguì.
Fermandoci di fronte ad un balcone continuò a trascinarmi fuori mentre stavo cercando di togliere la mia mano dalla sua presa.
“Perché?” mi domando.
“Perché cosa?”
“Non hai messo quello che ti ho portato” si avvicinò.
“I gioielli d’oro s’indossano solo dalla regina, sarebbe un insulto verso tua madre”
“Non mentirmi, lo so che sono solo scuse” strinse i denti.
Sbuffai nuovamente cercando di allontanarmi.  
“Io non ti ho mai amato Gabriele e lo sai, ne in passato ne ora.
Mi hai costretto a questo matrimonio usando il fatto che devo così tanto ai tuoi genitori” quasi urlai, ero furente.
“Tutte le preparazioni per la posizione di futura regina sono come una corda intorno al mio collo che pian piano mi sta strozzando” mi sono venute le lacrime agli occhi dal nervoso. Troppo orgogliosa non lascia scendere neanche una.
Si avvicino minacciosamente.
“Ci sposeremo che ti piaccia o no” mi prese la mandibola in una stretta feroce “Mi assicurerò di scopare questa piccola bocca fino a quando non smetterà di sputare cazzate. Non posso sopportare che ti comporti così verso di me ma a quello selvaggio ti strisci come una lurida cagna in calore ”
Ero paralizzata dalla sua volgarità, non mi aveva mai parlato così.
Puntò gli occhi sulle mie labbra ed io sapendo cosa stava per avvenire cercai di togliere la sua mano dal mio viso.
Nonostante i miei tentativi, le nostre labbra si unirono. Quando cercò d'insinuare la sua lingua gliela morsi senza esitare.
Si divincolo immediatamente.  
“Troia, come osi!” mi schiaffeggio facendomi cadere.
Le lacrime che avevo intrattenuto prima riemersero e mi offuscarono la vista.
“Te ne pentirai” sputò andandosene.
La mia guancia non doleva tanto quanto il mio cuore.
Cercai di trattenere qualsiasi suono perché non volevo essere sentita da qualcuno.  
Mi alzai lentamente e aprì la porta del balcone quasi sbattendo sopra Enzo.
Come mi aspettavo, aveva assistito alla scena ma non fece nulla per intervenire.
Lo sorpassai e corsi verso la mia stanza, appena arrivai gli chiusi la porta in faccia.
Andai al passaggio segreto e crollai appena si chiuse la porta.
Poco dopo seguirono dei singhiozzi che non aveva più senso intrattenere.



~Inky's Corner~ 
Ciao ragazzi la storia è ufficialmente disponibile anche su Wattpad. 
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Grazie mille per il tempo che avete dedicato alla mia storia <3 

 

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