Torneo Tremaghi [Gellert]

di fantaysytrash
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You Should Be Scared of Me ***
Capitolo 2: *** In the Dead of Night, the Brightest Light ***



Capitolo 1
*** You Should Be Scared of Me ***


Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a J.K. Rowling. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 


 

TORNEO TREMAGHI [GELLERT]

#1 – YOU SHOULD BE SCARED OF ME


Nella camera adiacente a quella adibita per la prima prova del Torneo Tremaghi regnava un silenzio innaturale – sicuramente l’effetto di un incantesimo Muffliato –, intervallato solo dal battere ritmico del piede del Campione di Hogwarts.

Gellert lo osservava da poco lontano, studiando la postura rilassata e lo sguardo apparentemente distratto, come se stesse fantasticando a occhi aperti durante una lezione particolarmente noiosa invece di stare aspettando il suo turno per mettersi alla prova di fronte a centinaia di persone.

Albus – così si chiamava – era un ragazzo di due anni più grande di cui aveva fatto la conoscenza solo poche settimane prima, ma con cui aveva già capito di condividere determinati aspetti, come una mente acuta e un desiderio impellente di mostrare il proprio valore.

Definirsi amici era forse un’esagerazione, ma il giovane mago apprezzava la sua compagnia più di quella dei suoi compagni di scuola, troppo intenti a temerlo e invidiarlo per comprendere davvero il suo potenziale e il suo genio.

Essere scelto dal Calice di Fuoco non era stata una sorpresa – non per lui, almeno – ma aveva accentuato ancora di più il divario insormontabile che era stato aperto da svariato tempo, sottolineando ancora una volta come un semplice quindicenne fosse più in gamba di studenti dell’ultimo anno.

Gellert se ne compiaceva ogniqualvolta la nozione passasse per la sua testa, tronfio dell’ennesima prova della sua superiorità.

I suoi pensieri di gloria vennero interrotti dal cigolio della porta che si apriva, lasciando intravedere uno degli inservienti del Ministero inglese – troppo banale e noioso per essere considerato dal mago – che annunciò il termine della prova per il Campione di Beauxbatons.

Gellert si alzò con agilità, procedendo spedito verso il suo destino.

“Buona fortuna,” sentì dire alle sue spalle.

Gellert si girò per un breve momento, lanciando un’occhiata all’interlocutore, prima di ghignare e uscire dalla stanza con aria spavalda.

Non appena mise piede nella grande aula vi fu un boato di applausi e grida che accese immediatamente una scintilla di eccitazione nell’animo di Gellert, facendolo avanzare a grandi passi con le braccia alzate in saluto. Si prese un lungo momento per osservare la folla riunita tutt’intorno a lui, spostando lo sguardo dal Preside di Durmstrang, a cui diede un cenno di assenso, alla miriade di facce indistinte che lo acclamavano a gran voce.

Hogwarts aveva messo a disposizione la stanza più ampia del castello, ma gli spettatori apparivano comunque stipati nei loro posti, radunati in semicerchio intorno a un palco rialzato su cui vi era un grosso armadio di legno nero.

Gellert sfoderò la bacchetta e vi si avvicinò, intuendo già di cosa si potesse trattare. Non appena le luci si affievolirono, l’armadio si aprì. La creatura che ne uscì si propagò per diversi metri sotto forma di fumo prima di assumere una forma solida, e Gellert non poté fare a meno di inarcare un sopracciglio sorpreso quando riconobbe due dei suoi compagni – Ivan e Mikhail – che lo additavano ridendo sguaiatamente.

“Ma guarda chi è venuto a giocare,” lo schernì il primo.

“Pensa davvero di avere una possibilità… carino.”

Un tremore gli percorse la schiena, facendolo rabbrividire. C’era qualcosa negli occhi dei due ragazzi che non aveva mai visto prima d’allora. Pietà. Sdegno. Commiserazione.

Una terza figura si erse all’improvviso accanto a quelle già presenti, assumendo la forma austera di suo padre, completo dei suoi tipici abiti scuri e del profondo cipiglio che lo accompagnava ovunque andasse.

“Non sei degno di essere il mio erede,” disse senza alcuna inflessione della voce. “Non sei degno di niente.”

Il cuore gli batteva all’impazzata e per un momento – un lungo, interminabile attimo – si sentì paralizzato. Non necessariamente dalla visione di un paio di menti inferiori che lo deridevano quanto piuttosto dall’improvviso e inaspettato senso di profonda vergogna che si era acceso in lui.

Ma un altro sentimento si fece ben presto largo nel suo animo, una divampante e cocente rabbia che era pronta a radere al suolo l’intera scuola.

“Crede di essere il migliore, ma è a malapena mediocre.”

No, pensò Gellert mentre l’ira divampava e sfrigolava dentro di lui. Io diventerò il mago più forte del mondo.

“Ha un bel faccino, ma in quanto a capacità magiche è davvero…”

Ridicolo, non trovi?”

Vi mostro io chi è ridicolo.

Riddikulus!” pronunciò a gran voce, autoritario e sicuro, mentre la sua mente visualizzava in modo nitido la perfetta punizione da infliggere a individui tanto sudici.

Un suono secco si propagò nella quiete che era calata nella sala, e il Molliccio si trasformò all’istante. Ivan e Mikhail divennero due poppanti ignudi, mentre il signor Grindelwald scomparve quasi del tutto alla vista nel minuscolo corpo di un verme.

Mentre la folla esultava rumorosamente – seppur con un alone di confusione –, Gellert scoppiò in una risata cristallina.







Note dell’Autrice

Note a fine storia per la prima volta, ma se le avessi messe nella solita posizione vi avrei spoilerato praticamente tutto.

Allora, che dire? Innanzitutto qualche informazione di contesto: la storia è ambientata nel 1898, quando Gellert ha quindici anni e Albus ne ha diciassette, ed entrambi sono stati scelti come Campioni delle rispettive scuole – ovviamente, il focus sarà su Gellert, ma già in questo primo capitolo li vediamo rapportarsi, seppur brevemente.

Come credo abbiate capito – magari anche leggendo le altre storie partecipanti al concorso apparse in quest’ultimo periodo nella sezione – il tema della prima prova ruotava attorno alla paura, personificata – com’è naturale che sia – in un Molliccio.

Ora, è la mia personale visione che il Gellert ragazzino possa avere come paura principale quella di essere deriso, compatito e in generale di non essere preso sul serio. Più del fallimento in sé, teme di non venire considerato come un degno rivale e di venire schernito ancor prima di mettersi in gioco. Da questo punto di vista, scegliere un personaggio così poco definito nella sua gioventù non è stata proprio una genialata, ma era l’unico su cui avessi delle idee solide – e anche la scelta per ciò che potesse divertire Gellert non è stata facile, e alla fine ho optato per un ribaltamento della sua paura, ovvero mostrare gli altri come inferiori e insignificanti. Non fa proprio ridere nel senso stretto del termine, ma l’ho trovato in linea con quello che potrebbe essere il suo personaggio.

Spero davvero di avere l’occasione di partecipare anche alla seconda prova, anche se da quello che ho capito posso proseguire anche in caso di squalifica, cosa che farò sicuramente perché quest’idea ormai mi ha preso troppo per essere lasciata a metà. E credo anche che espanderò questo universo – dopo la fine del concorso – con anche altri dettagli, come il Ballo del Ceppo o la cerimonia in cui vengono selezionati i Campioni.

Infine vi dico che il titolo del capitolo è tratto dalla canzone “Control” di Halsey e l’ho inteso come il fatto che sono gli altri a dover aver paura di Gellert, e non il contrario; quello della raccolta, invece, è stato dettato dal contest stesso, e verrà probabilmente cambiato una volta terminata la sfida per dare alla storia un tocco un po più personale.

(Comunque solo io posso leggere un bando del genere e pensare immediatamente a come incorporare una coppia dove non ce n’è il minimo bisogno). Oh, well.

Grazie a chiunque abbia letto fin qui!

Federica ♛

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Capitolo 2
*** In the Dead of Night, the Brightest Light ***


Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a J.K. Rowling. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.





TORNEO TREMAGHI [GELLERT]

#2 – IN THE DEAD OF NIGHT, THE BRIGHTEST LIGHT


L’aria gelida che soffiava sulla riva del Lago Nego ricordava a Gellert gli inverni trascorsi a Nurmengard e, mentre gli altri due Campioni si stringevano nelle loro pesanti vesti nere, il suo mantello aperto svolazzava nella brezza creando quella che sperava essere un’immagine di potere e sicurezza.

La folla radunata sulle impalcature di legno tutt’intorno al bacino d’acqua aveva iniziato a scalpitare da ormai diversi minuti, e Gellert era tentato di usare la magia contro di loro se non si fossero decisi ad acquietarsi e fargli iniziare la seconda prova del Torneo.

Normalmente avrebbe adorato il rumore fragoroso di migliaia di persone il cui solo intento nella vita pareva essere quello di adorarlo, ma le ore piccole trascorse nella Biblioteca di Hogwarts lo avevano reso stanco e irascibile, e non voleva fare altro che superare la gara per potersi riposare adeguatamente.

Ripensare alla notte precedente, tuttavia, lo portò inevitabilmente a rievocare quello che aveva scoperto – ben più significativo di quello che si era prefissato di trovare e altrettanto inaspettato. L’apertura improvvisa della porta, l’arrivo del Campione di Hogwarts. Sguardi troppo penetranti per risultare innocenti, dita che si sfioravano con una famigliarità sconcertante.

Gellert scosse la testa per scacciare i ricordi; quello non era di certo il momento più opportuno per soffermarsi a pensare a certe frivolezze. E nel mezzo del clamore assordante e di pensieri ancora più disorientanti, l’arrivo del Dissennatore rappresentò quasi una piacevole distrazione.

Il giovane mago sfoderò la bacchetta e fronteggiò la creatura che si stava avvicinando, leggermente sollevata dal terreno come un incombente monito d’ombra. Dal mantello nero l’unica parte visibile erano le mani, scheletriche e in via di decomposizione, e il volto cavo e putrefatto, la cui vista gli fece arricciare il naso. Sebbene fosse ben lontano dall’avere un animo impressionabile, quella non era certo la visione con cui desiderava confrontarsi di prima mattina.

Inspirando profondamente, Gellert chiuse gli occhi e cercò di visualizzare l’unico metodo per una pronta vittoria: il suo ricordo più felice. Istintivamente pensò a Durmstrang, a tutto quello che aveva avuto modo di imparare e la promessa di scoperte future, ma quando cercò di focalizzarsi su un momento preciso non riuscì a trovare qualcosa a cui aggrapparsi. Si trattava più della sensazione che la scuola gli trasmetteva, invece di un vero e proprio attimo concreto in cui si fosse sentito appagato e sereno. E di certo non aveva nessuna intenzione di rivedere i suoi compagni dopo la loro apparizione nella prima prova.

L’unica altra opzione era l’affetto che sua madre insisteva a fornirgli nonostante le sue malefatte, e così si mise a ripensare ai pomeriggi d’estate passati nel grande giardino di Nurmengard, all’ombra dei folti alberi a sorseggiare succo di zucca. Era una scena pacifica e rasserenante, ma quando esclamò un sicuro “Expecto Patronum!”, Gellert notò con orrore che solamente una fievole nebbiolina argentea scaturì dalla bacchetta, estinguendosi ancora prima di raggiungere il Dissennatore, senza scalfirlo minimamente.

Prima che avesse tempo di farsi sopraffare dal panico, un’altra visione si intromise prepotente tra i ricordi d’infanzia, presentandosi a Gellert in una serie di immagini repentine.

Un tavolo ricoperto di libri.

La luce fioca che lo illuminava a malapena.

L’improvviso arrivo di un visitatore.

La paura di essere stato scoperto dal guardiano, la sorpresa nello scoprire che si trattava di Albus, il Campione di Hogwarts.

Le ore trascorse insieme a sfogliare volume dopo volume, alla ricerca di incantesimi antichi.

Un calore gli si propagò per tutto il corpo, scacciando il freddo innaturale portato del Dissennatore e colorandogli le guance di un rosso vivido, effetto della rievocazione tanto quanto del cambio di temperatura.

Una parte di lui si illuse che quella felicità smisurata derivasse dalle scoperte fatte nella Sezione Proibita della biblioteca – le cui misure di sicurezza avrebbero fatto ridere anche quelle più semplici di Durmstrang – ma nel profondo sapeva che era un profondo senso di famigliarità e di affinità ciò che lo stava realmente riempiendo di gioia. Nei mesi precedenti aveva riscoperto in Albus Silente un valido amico, più perspicace e acuto di chiunque altro avesse mai incontrato, e rivederlo in un luogo in cui chiaramente non aveva motivo di trovarsi gli aveva messo il tarlo che forse poteva anche condividere le sue stesse ambizioni. E uno spirito affine al suo era l’unica cosa che avesse mai desiderato.

Expecto Patronum!

L’abbagliante luce che si presentò impedì a Gellert di vedere nitidamente la forma del suo Patronus, ma tra gli applausi della folla si sollevarono anche diversi sussulti, come se l’incantesimo costituisse una peculiarità.

Dopo che il Dissennatore venne allontanato, Gellert vide il motivo. Di fronte a lui, librata nell’aria a pochi metri di distanza, aleggiava una grossa fenice argentata. Possente, nitida e brillante.

E lo stesso animale che l’intera scuola aveva avuto modo di osservare mezz’ora prima, proveniente dalla bacchetta di Albus Silente.







Note dell’Autrice

E rieccoci con la seconda prova del Torneo! Questa volta si è trattato di andare a scovare i ricordi più felici di Gellert, e ammetto senza troppa vergogna di aver interpretato quelle poche informazioni che abbiamo su di lui piuttosto liberamente, in quanto la maggior parte di quello che ho scritto è stato inventato di sana pianta.

Ho voluto includere sia dei ricordi d’infanzia – che ipotizzo essere stati presenti come in qualsiasi famiglia – sia ciò che a mio avviso potrebbe rendere il Gellert quindicenne realmente appagato. Nel caso non fosse chiarissimo, infatti, dopo la prima prova lui e Albus si sono avvicinati e hanno trascorso del tempo insieme, come il momento in biblioteca che viene qui ripreso. Ho pensato che trovare un’altra mente inaspettatamente brillante fosse per il giovane Gellert motivo di molta felicità, specialmente il giorno successivo a una tale scoperta.

Ho voluto inoltre metterlo un po’ più in difficoltà rispetto alla prova precedente, proprio per mostrare come i ricordi d’infanzia, per quanto allegri, non siano sufficienti a renderlo veramente felice, non per il tipo di carattere che ha; spero che sia risultato quantomeno credibile.

E passiamo ora alla domanda da mille galeoni: è possibile avere lo stesso Patronus di qualcun altro anche senza che sia presente un sentimento di amore puro? Sì. È raro ma non è impensabile, e qui mi è sembrato un tocco che potesse essere plausibile, vista l’improvvisa connessione che si forma tra Albus e Gellert. In generale il cambiamento del Patronus avviene a seguito di traumi, mutamenti sconvolgenti o una fase particolarmente difficile della propria vita, quindi ho voluto inserire questo elemento anche per mostrare quanto profondamente il nostro eroe sia stato scosso nello scoprire qualcuno che possa diventare un degno compagno.

Mi rendo conto che ormai questa storia è 80% contesto Grindeldore e 20% effettive prove, ma dato che è stata proprio quest’idea a tirarmi a riva dal blocco dello scrittore non posso lamentarmene più di tanto. Spero possiate trovare qualche elemento di merito anche voi.

Accedere alla finale sarà difficile, dato il numero limitato di posti disponibili, ma sono curiosa di scoprire l’ultima prova e cimentarmici anche in caso di sconfitta – e spero possa essere così anche per gli altri partecipanti dato che ho avuto modo di leggere fic veramente veramente belle!

Alla prossima,

Federica ♛

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