Metis Potter e il Ritorno degli Animaghi

di Mary Evans
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - I Sei Animaghi Non Registrati ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Il Grosso Errore di Zia Marge ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Rivalutazioni ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Dissennatori ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Fondi di tè e allenamenti di coppia ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Prime lezioni e mollicci ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Incantesimi e cicatrici ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Ma quando sono cresciute? ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Incubi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sentii finalmente l’aria pulita investirmi in pieno. Mi fermai per un attimo a godere di quella sensazione che sapeva di libertà, ma ero a conoscenza del fatto che fosse troppo presto per cantar vittoria. Dopo un attimo di esitazione, mi lanciai dalla scogliera dove ero riuscito ad arrivare sotto forma di cane e, al contatto con l’acqua gelata, un senso di esaltazione mi invase: ce l’avevo fatta!
Nuotai finchè non riuscii a raggiungere la terra ferma e solo allora ritornai alla mia forma umana.
Mi accasciai sulla spiaggia con lo sguardo rivolto verso il cielo. Era bello poter rivedere di nuovo le stelle dopo dodici anni.
Guardai da lontano la prigione di Azkaban e mi scappò un ghigno che poi sfociò nella mia tipica risata a latrato.

James rimarrà a bocca aperta quando lo saprà! pensai con un sorriso malandrino, e questo mi fece tornare alla mente che dovevo darmi da fare per la missione di salvataggio. Bastava un semplice incantesimo e tutto sarebbe tornato come prima. E quel ratto l’avrebbe pagata cara.
Presi dalla tunica lurida che indossavo un articolo di giornale bagnato che ero riuscito miracolosamente a non perdere in acqua e fissai quasi con sguardo vacuo le persone che ritraeva la foto in aggiunta ad un articolo: ritraeva l’intera famiglia Weasley con l’aggiunta di altri cinque elementi. Li sfiorai con un dito. Erano due ragazzi, due ragazze e una donna. Anche se non li vedevo da dodici anni li avevo riconosciuti subito: il mio figlioccio, mio nipote, le mie due principesse e la mia donna. Marlene.
Il mio passato, il futuro che avevo perso e che avevo tutte le intenzioni di recuperare. Spostai lo sguardo sui due gattini che avevano i gemelli Potter e sul topo di uno dei Weasley che cercava disperatamente di portarsi fuori dalla loro portata. Ci avevo messo poco a fare due più due, anche se la situazione aveva del comico: li aveva trasformati negli unici animali che sarebbero stati capaci di dargli la caccia e mangiarselo per pranzo! Peter non era mai stato molto brillante…
Con un nuovo spirito mi incamminai verso la civiltà trasformandomi di nuovo in cane, ben conscio che presto sarei stato ricercato da mezzo mondo. Iniziai ad annusare l’aria e immediatamente riconobbi il suo odore. Sorrisi nel vedere che almeno per una volta aveva fatto quello che le avevo detto. Iniziai quasi a trotterellare e a scodinzolare dalla felicità.
Ero di nuovo libero.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - I Sei Animaghi Non Registrati ***


Era quasi fine luglio e, nella campagna del Surrey, due ombre sgattaiolavano in piena notte fuori da un’abitazione.
Erano figura minute, di due giovani, ma ancora più strano fu quando a loro si aggiunse una terza ombra, e poi una quarta, una quinta e una sesta.
Non parlavano, nella notte si sentiva solo il fruscio degli alberi e degli animali.
Il gruppo si allontanò dalle abitazioni inoltrandosi nei boschi fino a giungere in un parco fatiscente. Lì si fermò, e i suoi membri si affrettarono a mettersi in cerchio.
Dopo qualche secondo di silenzio, uno dei ragazzi parlò.
«Miseriaccia, non posso credere che stiamo davvero per farlo!» esclamò tutto eccitato Ron Weasley spezzando l’atmosfera si tensione che si era venuta a creare.
Uno sbuffo divertito partì dal resto del gruppo.
«Davvero Ron? Non credevo proprio che rischiare di essere un animale a vita ti attraesse tanto.»
Tutti alzarono gli occhi al cielo.
Solo Evelyn Black poteva uscirsene con una frase del genere.
Gideon scoppiò nella sua tipica risata a latrato mettendole un braccio intorno le spalle.
«Questa è mia cugina, gente!» esclamò euforico, strappando un sorriso compiaciuto alla ragazza.
“Sono due idioti” pensò invece Metis Potter con rabbia.
Per evitare discussioni inutili, prima fosse ritornata a dormire meglio sarebbe stato per tutti.
Hermione Granger, al suo fianco, le diede una gomitata leggera intuendo i suoi pensieri.
«Faremo meglio a sbrigarci prima che ci scopra qualche babbano, piuttosto.» intervenne Harry «Avete portato le bacchette, vero?»
Tutti annuirono.
«Ok. Sapete già cosa dovete fare. Al mio tre. Uno. Due. Tre: “Transfiguratus animalibus”»
Cinque voci esclamarono l’incantesimo mentre la sesta rimase a guardare soddisfatta i suoi amici illuminarsi di una luce bianca e lasciare il posto a cinque magnifici esemplari animali.
C’erano un lupo nero, una lupa rossa , un orso dal pelo rosso, una leonessa e un cervo dal manto bianco. Non le ci volle molto capire chi erano: Gideon Black, Metis Potter, Ronald Weasley, Hermione Granger ed Harry Potter.
Vide il lupo e la lupa fissarsi qualche secondo prima che lei voltasse la testa ed andasse dalla leonessa che emise un ruggito che sapeva tanto di risata repressa.
La lupa la colpì su un fianco ed iniziò a ad emettere versi quasi stesse parlando.
Evelyn alzò gli occhi al cielo, esasperata. Non le piaceva trovarsi invischiata in queste cose.
Vedendoli giocare tra di loro decise di unirsi anche lei al gruppetto di animali, così chiuse gli occhi concentrandosi bene.
Pochi secondi dopo, al suo posto c’era un bellissimo cane nero di razza.
Il lupo le si avvicinò subito ed iniziò a giocare con lei e poi con gli altri per quelle che parvero ore.
Fu quando si iniziò ad intravedere l’alba che, al posto degli animali ricomparvero i ragazzi.
Bastò uno sguardo per trasmettersi tutte le sensazioni che provavano: esaltazione, euforia, paura, aspettativa... tuttavia capirono che ne avrebbero avuto di tempo per dirsi tutto quello che si dovevano dire e, poiché non dovevano essere scoperti, si affrettarono a raggiungere nuovamente il centro città.
Metis ed Hermione, però, prima di separarsi definitivamente, si distanziarono un attimo dal gruppo.
«Ancora arrabbiata?» sussurrò la riccia, anche se già conosceva la risposta.
«No.» rispose Metis, allontanandosi da lei quasi di corsa ed entrando nel numero 4 di Privet Drive.
Hermione sospirò, e mentre veniva ricondotta a casa dalla metro polvere le ritornarono a mente tutti gli avvenimenti di pochi mesi prima.

 

Flashback
Metis Potter era stata portata nella Camera dei Segreti.

Nessuno riusciva ancora a credere che una cosa del genere fosse stata possibile.
Lei, così forte, era stata rapita.
Quando suo fratello Harry e Gideon Black la ritrovarono, era quasi un cadavere.
Venne guarita in un attimo da Madama Chips, ma le ferite della mente rimanevano.
Nessuno sapeva bene cosa quel diario poteva averle fatto, e ne erano preoccupati. Più di tutti Gideon Black, ma non era abbastanza.
Litigarono furiosamente una sera nella torre di astronomia.
Hermione riuscì ad ascoltare solo la parte finale della conversazione, poco prima che lui uscisse arrabbiato dalla porta. Dentro la torre, Metis in lacrime.
Non riuscì a farsi dire cosa era successo, ma dopo aver promesso di non dire niente a nessuno l’amica le confidò solenne che Gideon Black ormai per lei non esisteva più.
A nulla valsero i tentativi di tutti di far fare loro pace.
Gideon Black e Metis Potter erano diventati due estranei.
Fine Flashback

 

Mentre si rintanava sotto le coperte del suo letto, Hermione Granger sospirò. Prima quei due testoni avessero capito quello che provavano l’uno per l’altra, meglio sarebbe stato per tutti.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Il Grosso Errore di Zia Marge ***


Harry non capiva perché dovesse cercare di lisciarsi i capelli, nè perchè sua sorella Metis fosse costretta ad indossare un vestito.
La sorella di zio Vernon, Marge, adorava criticarli, e quindi sarebbe stata contentissima se avessero trascurato il loro aspetto. Tutte le volte, Harry veniva paragonato a Dudley, e Metis veniva criticata per il suo aspetto ossuto e malconcio. L'ultima volta che era venuta a trovarli avevano entrambi otto anni, ed erano all'oscuro di qualunque cosa riguardasse la magia.
Adesso ne avevano tredici, e le cose erano cambiate: anche se erano sempre dei ragazzini ossuti, erano dei ragazzini MAGHI ossuti.
Inoltre, grazie alle riserve di cibo inviate loro dalla signora Weasley tramite la signora Figg, adesso non erano poi tanto ossuti.
«Vai alla porta!» sibilò zia Petunia a Metis, e lei obbedí, anche se di malavoglia.

Per quella sera aveva deciso di essere uguale a sua madre, modificando leggermente i suoi lineamenti e indossando un vecchio vestito che la zia aveva conservato in soffitta. Si era anche allungata i capelli.
Quando Petunia l'aveva vista era svenuta, ma Metis era stata irremovibile: per quella sera, voleva la sua mamma più vicina.
Sarebbe sembrata ad occhi esterni una presa di posizione sciocca, ma quella mattina aveva scoperto di essere finalmente diventata donna, e l'indifferenza della zia l'aveva fatta soffrire più di quanto le avrebbe mai fatto piacere ammettere.
Aperta la porta, sulla soglia c'era zia Marge. Somigliava molto a zio Vernon: larga, bene in carne e paonazza, aveva perfino i baffi, anche se non cespugliosi come quelli dello zio. In una mano reggeva un'enorme valigia, e infilato sotto l'altro braccio c'era un vecchio bulldog dal pessimo carattere.
«Dov'è il mio Dudders?» ruggì zia Marge. «Dov'è il mio nipotino tesorino?»
Dudley caracollò avanti, i capelli biondi incollati piatti sul testone, il cravattino appena visibile sotto molteplici strati di doppio mento. Zia Marge scagliò la valigia nello stomaco di Harry, mozzandogli il respiro, sollevò da terra Dudley, lo strizzò forte con il braccio libero e gli stampò un grosso bacio sulla guancia.
I gemelli sapevano benissimo che Dudley tollerava gli abbracci di zia Marge solo perché veniva ben ricompensato, ed erano certi che, una volta sciolto l'abbraccio, Dudley avesse una crocchiante banconota da venti sterline ben stretta nel pugno ciccione. Tuttavia si scambiarono un'occhiata divertita per la sua espressione soffferente, venendo ricompensati da uno scappellotto di zia Petunia.
«Petunia!» esclamò zia Marge, passando davanti ai gemelli come se fossero degli appendiabiti. Zia Marge e zia Petunia si baciarono, o meglio, zia Marge urtò il mascellone contro lo zigomo ossuto di zia Petunia. Zio Vernon entrò, sorrise gioviale e chiuse la porta.
«Tè, Marge?» chiese. «E Squarta che cosa prende?»
«Squarta prende il tè dal mio piattino.» disse zia Marge mentre entravano tutti in cucina esclusi Harry e Metis, che si guardarono con una smorfia.
Quella donna era priva di ogni principio di igene personale se lasciava ad un cane quelle libertá. Ma beh, finchè continuava ad ignorarli poteva fare quel che voleva.
«Harry, ricorda il permesso.» gli rammentó Metis, e con un sospiro lo accompagnó al piano di sopra per posare la valigia della "balenottera", come l'avevano soprannominata anni prima.
«Se solo Gideon fosse qui... »
Metis fece una smorfia a quel nome. Non parlava con Gideon da quel maledetto giorno sulla torre di astronomia ma, dopo quello che aveva visto, come poteva far finta di niente e continuare ad essere sua amica? E poi per lui lei non era importante. Non piú, almeno. Non da quando era entrata nella sua vita quella Evelyn…
Ci misero quanto piú tempo potevano, e quando tornarono in cucina, a zia Marge erano stati serviti tè e torta alla frutta e Squarta, in un angolo, leccava rumorosamente il piattino. Videro zia Petunia rabbrividire impercettibilmente notando le gocce di tè e bava che macchiavano il pavimento pulito. Zia Petunia odiava gli animali.
«Chi ti cura gli altri cani, Marge?» chiese zio Vernon.
«Oh, c'è il Colonnello Fubster che si occupa di loro.» esclamò zia Marge. «Ora è in pensione, ed è contento di avere qualcosa da fare. Ma non ho proprio potuto lasciare a casa il povero vecchio Squarta. Quando è lontano da me piange.»
Squarta prese a ringhiare mentre i gemelli si sedevano. Per la prima volta da quando era arrivata, l'attenzione di zia Marge si concentrò su di loro.
«Allora!» abbaiò. «Siete ancora qui!»
«Sì.» disse Metis, sfidandola con lo sguardo.
«Non dire sì con quel tono ingrato, ragazzina.» ringhiò zia Marge afferrandole il colletto del vestito. Harry si alzó di scatto, inviperito.
Nessuno poteva toccare sua sorella.
«Vernon e Petunia sono stati maledettamente gentili a tenervi. Io non l'avrei fatto. Sareste andati dritti all'orfanotrofio se vi avessero abbandonato sulla porta di casa mia.»
Metis moriva dalla voglia di dire che avrebbe preferito stare in un orfanotrofio invece che con i Dursley, ma il pensiero del permesso per Hogsmeade la fermò. Lo stesso non accadde con Harry.
«Lasci immediatamente mia sorella!» sibiló al suo indirizzo, e una forza invisibile la fece allontanare da Metis.
Zia Marge fece una smorfia.
«Vedo che non siete affatto migliorati dall'ultima volta. Speravo che la scuola vi avrebbe ficcato in testa un po' di buone maniere.»
Prese una gran sorsata di tè, si asciugò i baffi e disse: «Dove hai detto che li hai mandati, Vernon?»
«A San Bruto.» rispose prontamente zio Vernon, mentre costringeva i gemelli a sedersi nuovamente a tavola.
«È un istituto di prim'ordine per casi senza speranza.»
«Ho capito.» disse zia Marge. «Usano la frusta a San Bruto, ragazzini?» abbaiò.
«Ehm...» Zio Vernon fece sì con la testa dietro la schiena di zia Marge, e anche se ancora arrabbiato per prima fu Harry a rispondere.
« Sì.» disse «Certamente.»
L'ironia era palese, ma Marge non sembró accorgersene visto il modo in cui annuiva.
«Ottimo.» disse zia Marge «Io non la capisco, questa mania di non darle alla gente che se lo merita. È da smidollati, da mollaccioni. Una bella battuta è quello che ci vuole in novanta casi su cento. E te, ti picchiano spesso?» disse rivolta a Metis.
«Oh, sì.» rispose lei, scambiandosi un'occhiata con il gemello «Un sacco di volte.»
Zia Marge socchiuse gli occhi.
«Il vostro tono continua a non piacermi, ragazzini.» profferì.
«Se usate quei toni svagato per parlare delle frustate che prendete, è chiaro che non ve ne danno abbastanza. Petunia, se fossi in te scriverei una lettera al direttore. Per ribadire che approvi l'uso delle maniere forti con i ragazzi.»
Prima che l'argomento divenisse troppo spinoso, per fortuna, zio Vernon cambiò bruscamente discorso porgendo un bicchiere colmo di vino alla sorella.
«Hai sentito il telegiornale stamattina, Marge? Di quel prigioniero evaso? Che storia...»
I gemelli si scambiarono un sorriso. Gli mancava davvero tanto Sirius. Era un peccato che non avessero potuto passare con lui piú tempo, in seguito alle feste in Egitto con i Weasley, ma lui era pur sempre un fuggitivo. Marlene e Evelyn erano sotto sorveglianza speciale, cosí dopo una breve visita Sirius era stato costretto alla latitanza.
Peró, almeno, non era solo: Nefer e Lilith erano voluti andare con lui, non avevano voluto sentir ragione.
Nel frattempo, Marge aveva ripreso a criticarli.
«Non devi rimproverarti per come sono venuti su i ragazzi, Vernon. Se c'è qualcosa di marcio dentro, uno non può farci niente.»
I gemelli cercarono di concentrarsi sui loro piatti, ma tremavano loro le mani ed erano rossi di rabbia.
«È una delle regole base dell'allevamento» disse. «Con i cani è sempre così. Se c'è qualcosa che non va nella madre, anche i cuccioli avranno qualcosa che non...»
In quel momento, il bicchiere esplose in mano a zia Marge. Frammenti di vetro volarono in tutte le direzioni e zia Marge prese a sputacchiare e a strizzare gli occhi, il faccione rosso grondante di vino.
«Marge!» squittì zia Petunia. «Marge, va tutto bene?»
«Non è niente.» grugnì zia Marge, asciugandosi la faccia col tovagliolo «Devo averlo stretto troppo. Mi è successa la stessa cosa l'altro giorno a casa del Colonnello Fubster. Non agitarti, Petunia, è solo che ho una presa molto salda...»
Ma zia Petunia e zio Vernon lanciarono ai gemelli occhiate sospettose. Poi zia Petunia fece il caffè e zio Vernon tirò fuori anche una bottiglia di brandy, ma zia Marge aveva già bevuto parecchio. Il suo faccione era molto rosso. A Metis si rivoltó lo stomaco dal disgusto, al punto che perse la concentrazione e ritornó al suo aspetto originale.
«Ma sì, appena appena.» disse ridacchiando.
«Un po' di questo, un po' di quello... come il ragazzo.»
Dudley stava facendo sparire la quarta fetta di meringata.
Zia Petunia beveva il caffè con il mignolo teso. Harry e Metis avrebbero tanto voluto eclissarsi in camera loro, ma incontrarono lo sguardo furioso di zio Vernon e capirono di dover resistere.
«Aah.» disse zia Marge schioccando le labbra, e posò il bicchiere vuoto «Che mangiata, Petunia. Di solito la sera mi faccio due cosette veloci, con dodici cani a cui badare...»
Ruttò sonoramente e si batté il grosso stomaco ricoperto di tweed.
«Scusate. Ma mi piace vedere un ragazzo sano.» riprese, strizzando l'occhio a Dudley.
«Diventerai un bell'omone, Dudders, proprio come tuo padre. Sì, ancora un po' di brandy, Vernon... Ma quello lì...» piegò il capo verso Harry, che alzó il sopracciglio.
«Quello lì ha l'aria poco sana, è così piccolo. Succede anche con i cani. Il Colonnello Fubster l'anno scorso me ne ha annegato uno. Una specie di topo, ecco cos'era. Debole. Malnutrito. E anche lei.» indicó con il mento Metis «Ha cambiato aspetto, mi sembra. Ma rimane sempre una spostata.»
Metis dovette stringere i denti per non rispondere, e allo stesso tempo fermare Harry che era giá pronto a buttarsi sopra quella balenottera spiaggiata per aver insultato sua sorella.
«Dipende tutto dal sangue, cattivo sangue non mente. Ora, non sto dicendo che la tua famiglia ha qualcosa che non va, Petunia.» e batté sulla mano ossuta di Petunia con la sua, simile a un badile «Ma tua sorella era la mela marcia. Capita anche nelle migliori famiglie. Poi è scappata con un buono a nulla ed ecco il risultato.»
«Quel Potter.» disse zia Marge ad alta voce afferrando la bottiglia di brandy e versandone ancora, un po' nel bicchiere un po' sulla tovaglia «Non mi avete mai detto che lavoro faceva.»
Zio Vernon e zia Petunia erano molto tesi. Perfino Dudley alzò gli occhi dalla torta per osservare i genitori.
«Lui... non lavorava.» disse zio Vernon, lanciando ai gemelli un'occhiata obliqua. «Era disoccupato.»
«Lo immaginavo!» disse zia Marge buttando giù una gran sorsata di brandy e asciugandosi il mento con la manica «Un fannullone, un mangiapane a ufo, uno sfaticato che...»
«Non è vero.» disse Harry all'improvviso. Tutti tacquero. Harry tremava. Non era mai stato così arrabbiato.
«ANCORA UN PO' DI BRANDY!» strillò zio Vernon, che era impallidito. Svuotò la bottiglia nel bicchiere di zia Marge.
«Tu, ragazzo.» sibilò rivolto a Harry «Vai a dormire, vai...»
«No, Vernon.» disse zia Marge. Le era venuto il singhiozzo. Tese una mano per interrompere il fratello, gli occhietti iniettati di sangue fissi su Harry «Va' avanti, ragazzo, va' avanti. Sei fiero dei tuoi genitori, vero? Figurati, due che si ammazzano in un incidente d'auto. Saranno stati ubriachi...»
«Non sono morti in un incidente!» esclamò allora Metis scattando in piedi.
Zia Marge rispose colpendola forte in volto con la sua mano grassoccia.
Quando il corpo di Metis colpí il pavimento nessuno ebbe il coraggio di dire niente. Zia Petunia e Zio Vernon erano allibiti, ed Harry era sotto shock.
Metis aveva le lacrime che premevano di uscire ma si costrinse a non piangere.
Zia Marge, nel frattempo, continuó a parlare: «Sono morti in un incidente, piccola perfida bugiarda, e vi hanno scaricato come un fardello sulle spalle dei loro bravi, operosi parenti!» strillò zia Marge furiosa «Sei un' insolente, ingrata mocciosa...»
Ma zia Marge all'improvviso tacque.
Lo shock era scomparso, ed Harry l'aveva fatta volare contro la parete opposta con una magia volontaria senza bacchetta. Gli occhi verdi brillavano di rabbia repressa mentre aiutava la sorella a rialzarsi.
Nessuno si mosse. Gli zii e Dudley sembravano affetti da un pietrificus perchè non corsero affatto ad aiutare zia Marge. Riguardo lei, per un attimo, fu come se le mancassero le parole. Sembrava gonfia di una rabbia inesprimibile, una rabbia che continuava a premere, a premere da dentro. Il suo faccione rosso cominciò ad allargarsi, i suoi occhietti presero a sporgere e la sua bocca si stirò a tal punto da impedirle di parlare. Un attimo dopo, parecchi bottoni saltarono dalla giacca di tweed e rimbalzarono sulle pareti. Si stava gonfiando come un pallone mostruoso, con lo stomaco che esplodeva dalla gonna di tweed e le dita simili a salsicce.
A quel punto, il pietrificus sparí.
«MARGE!» gridarono zio Vernon e zia Petunia in coro, mentre il corpo di zia Marge cominciava a sollevarsi dalla sedia e a librarsi verso il soffitto. Ormai era completamente rotonda, un'enorme boa di salvataggio con gli occhi porcini, e le mani e i piedi sporgevano in modo bizzarro mentre navigava a mezz'aria, con uno scoppiettio soffocato. Squarta entrò a scivoloni, abbaiando furiosamente. Zio Vernon afferrò un piede di zia Marge e cercò di tirarla giù, ma rischiò a sua volta di sollevarsi da terra. Un istante dopo, Squarta fece un balzo e affondò i denti nella gamba di zio Vernon.
I gemelli scattarono prima che qualcuno potesse fermarli, diretti nella loro camera al piano di sopra. Raccattarono i bauli e il resto delle loro cose in fretta e furia senza parlarsi, precipitandosi di nuovo dabbasso proprio mentre zio Vernon usciva dalla sala da pranzo, la gamba del pantalone ridotta a brandelli sanguinolenti.
«TORNATE SUBITO QUI!» strillò. «NON SO CHI DI VOI DUE MOSTRI É STATO A RIDURLA IN QUEL MODO MA RIMETTETELA SUBITO A POSTO!»
Ma Harry, preso da una rabbia incontenibile, memore dello schiaffo alla sorella, aprí con un calcio il baule, afferrò la bacchetta magica e la puntò contro lo zio.
«Se l'è meritato.» disse respirando affannosamente «Se l'è proprio meritato. E stai lontano da me. Stai lontano da entrambi.»
Fece andare Metis dietro di lui e le fece aprire la porta.
«Ce ne andiamo.» disse Harry «Addio.»
E un attimo dopo erano fuori, lungo la strada buia e tranquilla, trascinando il baule, con la gabbia di Edvige sottobraccio.
Senza parlarsi, giá sapevano dove andare.
Camminarono fianco a fianco fino alla casa della signora Figg che, quando aprí, sembró quasi felice di vederli con i mano i loro bagagli, anche se erano quasi le undici e mezzo di sera.
Prima che loro potessero dire qualcosa, li anticipó.
«Era ora che decideste di andarvene da quel luogo.» sbottó la signora Figg facendogli segno di entrare velocemente «Anche se, devo dire, potevate scegliere un momento piú appropriato.»
Metis la guardó sorpresa.
«Ma come...»
«Come facevo a saperlo?» completó la vecchia Arabella. «Le urla di quella grassona si sentono anche da qui, sapete?»
Effettivamente, ascoltando bene, la voce di zia Marge era facilmente riconoscibile.
Harry e Metis si scambiarono un'occhiata.
«Siete nei guai ragazzini, fatevelo dire, ma dubito che una predica sia quello che vi ci vuole al momento.»
Si alzó un momento per andare a pendere un contenitore pieno di polvere che porse ai gemelli.
Ne presero entrambi un mucchio borbottando un "grazie" alla vecchia signora per aver subito compreso la situazione, e si strinsero nel camino insieme a tutte le loro cose.
«E salutate Gideon da parte mia!» esclamó la vecchia signora, appena un attimo prima che i gemelli le sorridessero e dicessero a gran voce: «Casa Black, Claremont Square» e sparissero in un turbinio di fiamme verdi.

Mentre in una casa non molto lontano due donne e un ragazzo venivano svegliati dall'improvviso arrivo di due ospiti, in quella che era stata la casa della sua famiglia per secoli, Grimmuld Place numero 12, Sirius Black spulciava libri nella biblioteca.
Ad assistere all'assurditá dell'evento, un uomo e due gatti.
«Non provarci nemmeno, Remus.» sibiló Sirius.
Remus Lupin sorrise.
«Non ho detto niente.» ribatté lui avvicinandosi «Stavo solo pensando che questa é la prima volta che ti vedo entrare di tua volontá in una biblioteca per leggere addirittura.»
L'ironia era evidente, ma il bel Black si limitó a sogghignare.
«James ha visto una scena simile quando stavamo studiando per diventare animaghi.» lo informó. Poi si rivolse a Nefer accarezzandolo.
«Vero, amico?»
Il gatto miagoló in risposta, mentre Lilith sembró alzare gli occhi al cielo e balzó giú dal tavolo per fare le fusa a Remus. Lui sorrise per un attimo, prima che uno specchietto familiare nella sua tasca iniziasse a parlare.
«Amore, so che non puoi parlare,» disse la voce di Marlene Black, «Volevo solo informarti che Harry e Metis sono scappati da casa Dursley dopo aver gonfiato la zia con della magia accidentale. Adesso sono qui a casa con i loro bagagli, hanno usato la metropolvere di Arabella.»
I due uomini e i due gatti si guardarono in silenzio per qualche minuto prima di scoppiare a ridere.
Per quanto due gatti possano scoppiare a ridere, ovviamente.
«Hanno davvero gonfiato quella balena di Marge Dursley?»
Sirius non riusciva davvero a smetterla di ridere.
«Giá.» commentó Remus «Sono riusciti in quello in cui avete fallito tu e James il giorno del matrimonio del fratello. Sará meglio che vada a vedere come stanno. Dubito che la magia involontaria sia avvenuta senza una ragione.»
Salutó ancora con un sorriso l'amico e i due gatti prima di smaterializzarsi.
Sirius Black si rivolse ai due gatti.
«Eravate voi i geni in trasfigurazione e incantesimi: perché non mi date una mano invece di stare solo lí a guardare?» esclamò con un sopracciglio inarcato. Al che Nefir e Lilith scattarono in due direzioni diverse, e quando Sirius si ritrovó a correr loro dietro cercando di decifrare i loro miagolii sulla posizione dei libri da prendere sullo scaffale, si rese conto che, forse, chiedere aiuto a due gatti non era stata la cosa piú intelligente da fare.




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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Rivalutazioni ***


Pov Gideon
Erano mesi che non riuscivo a dormire bene, piú precisamente da quando avevo litigato con Metis.
Non riuscivo proprio a capire la sua avversione nei confronti di Evelyn.
Era vero che da quando avevo scoperto di avere una cugina l’avevo un po’ trascurata, e che mi ero maledetto mille volte per quello dal momento che era stato a causa di questa mia disattenzione e di quella di Harry che lei era stata posseduta da Voldemort, ma le avevo chiesto scusa.
La sua testardaggine nel non volermi ancora perdonare era stoica.
Ero arrivato persino a pregarla, perché non potevo davvero immaginare la mia vita senza lei ed Harry, ma non era servito a nulla.
Neanche dopo che Harry le aveva parlato si era risolto qualcosa.
Poi dopo che Evelyn aveva fatto sgamare che era un animagus naturale la situazione era degenerata.
Metis si era intestardita nel volerlo diventare anche lei e tanto aveva fatto che era arrivata a coinvolgere anche gli altri malandrini.
La cosa che mi aveva sorpreso era stato senza dubbio scoprire che gli animali in cui ci trasformavamo erano uguali, e che secondo i libri che avevo letto sulla trasformazione animagus se due persone che si conoscevano avevano la stessa forma di animagus era perché erano destinate a stare insieme, come le loro controparti animali che si completavano.
Era un discorso che mi imbarazzava enormemente, anche perché non avevo mai visto Metis sotto quell’aspetto, tuttavia avevo deciso di non pensarci e cercare semplicemente di riconquistare la sua fiducia.
Avevo appena fatto questa considerazione quando sentii il rumore del camino che si attivava e mia zia affrettarsi a controllare chi fosse arrivato.
Incuriosito, decisi di uscire dalla mia stanza, ma quando fui sull’uscio del salotto mi impietrii davanti al camino per la scena che mi si presentò.
Harry stringeva tra le braccia una Metis piangente, mentre spiegava a zia Marlene il motivo per cui erano stati costretti a scappare da casa Dursley.
Appena entrai nella stanza Metis voltò il suo sguardo verso di me e, oltre ai suoi occhi verdi lucidi per le lacrime, potei vedere distintamente la sua guancia sinistra tumefatta.
In quel momento, mi sembrò che il tempo si fosse fermato.
E non mi importava piú di nulla, né dei nostri litigi, né della sua testardaggine o del mio orgoglio.
Harry si fece da parte, capendo le mie intenzioni, ed io non persi un secondo per stringere a me quello scricciolo dai capelli rossi che, dopo qualche secondo di resistenza, si abbandonò tra le mie braccia piangendo tutte le sue lacrime.
In un attimo colsi lo sguardo indurito di Harry e lo ricambiai, stringendo Metis più forte.
Quei Dursley l’avrebbero pagata cara.
Nessuno poteva fare del male a Metis senza ripercussioni.
Nemmeno io.

 

Pov Metis
Era passata una settimana da quando io e Harry eravamo piombati in casa Black, e per fortuna Marlene ci aveva ospitati senza porre troppe domande.
Mi era stata anche molto vicina, come la mamma della quale non avevo mai potuto sperimentare l’affetto, dopo che aveva scoperto che avevo avuto il mio primo ciclo mestruale.
Zia Petunia non mi aveva mai detto niente, ed io non avevo mai chiesto nulla, quindi tutto quel sangue mi aveva spaventata.
Non sapevo come comportarmi e cosa fare, quindi appena entrata in una delle camere di casa Black per la notte, dopo aver iniziato a sporcare i miei vestiti e le lenzuola ero stata presa dal panico e mi ero chiusa dentro fino alla sera del giorno dopo, facendo preoccupare a morte mio fratello.
Per fortuna, alla fine Marlene era riuscita a convincermi a lasciarla entrare e mi aveva rassicurata che non era successo niente di male e che a tutto c’era una soluzione.
Con un colpo di bacchetta aveva fatto evanescere tutto il sangue e poi mi aveva fatto il tipico discorso donna a donna accarezzandomi i capelli come solo una mamma poteva fare.
I giorni successivi avevo iniziato ad uscire di più dalla stanza, ma a causa degli ormoni e dei dolori forti per non far capire agli altri della mia condizione parlavo solo con Marlene, e svincolavo quando i ragazzi mi proponevano qualche attività.
Harry e Gideon cercavano di capire cosa non andasse in me, e solo Evelyn che sembrava aver capito qualcosa sorprendentemente mi aiutava nel cambiare discorso.
Un giorno, il mio quarto giorno di ciclo per la precisione, me la vidi piombare in camera mentre ero trasformata in lupo e restammo a fissarci per qualche secondo prima che lei si decidesse a parlare.
«Credo di sapere perché tu ce l’abbia con me, ma sappi che fra me e Gideon non c’é nulla. Stiamo cercando semplicemente di cucire un rapporto tra cugini, e sappi che non c’é stato giorno da quando vi siete litigati che lui non mi parlava di te chiedendomi consigli su come comportarsi. Io non voglio prendere il tuo posto o portartelo via, voglio semplicemente stringere un rapporto con mio cugino. E a mio cugino piacerebbe che noi due andassimo d’accordo quindi se a te sta bene io seppellirei l’ascia di guerra.»
Il giorno dopo avevo iniziato a parlare sempre piú tempo con Evelyn, scoprendo alla fine che non era poi tanto male come avevo pensato all’inizio.
Con Gideon, invece, le cose erano cambiate di poco.
Continuavo ad essere fredda con lui, e praticamente era l’unico della casa con cui non parlavo normalmente e liberamente.
Sapevo che ci era rimasto male, perché dopo il nostro abbraccio e dopo avermi vista andare più d’accordo con Evelyn doveva aver pensato che tra di noi le cose si fossero sistemate, ma la verità era che non ero ancora pronta a perdonarlo per avermi messa da parte tanto facilmente.
Il giorno del compleanno mio e di Harry ricevemmo la visita del mio padrino, con un regalo straordinario da parte sua e di Sirius Black, il padrino di Harry, nonché padre di Evelyn e zio di Gideon: i loro permessi firmati per le visite ad Hogsmeade.
Ovviamente ricevemmo anche dei veri regali, ma sorprendentemente Remus ci disse solo di aprirli sul treno, e che ci sarebbero stati utili.
Marlene ci aveva fatto una torta, e Gideon aveva regalato ad Harry un boccino per fare pratica e a me una collanina a forma di cuore. Eravamo arrossiti entrambi, ma quel gesto mi fece piacere e fu solo per quello che decisi di cambiare il mio atteggiamento nei suoi confronti, anche se non del tutto.
Verso i primi di agosto andammo tutti a Diagon Alley per comprare i libri per la scuola, e lí io, Harry e Gideon ci incantammo davanti alla vetrina per gli articoli del Quidditch per guardare la nuova Firebolt.
Incontrammo anche Hermione, che aveva deciso di comprarsi un gatto come regalo di compleanno, e Ron, che si era comprato una nuova bacchetta visto che la precedente si era spezzata a causa del nostro scontro col platano picchiatore.
Riavere i Malandrini riuniti fu un toccasana per me, e per la prima volta i miei pensieri non volavano a Voldemort e alla sua possessione.
Ero stata davvero una stupida, una debole ragazzina, e quella cosa sarebbe dovuta cambiare quest’anno.
A qualunque costo.

 



 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Dissennatori ***


Il soggiorno a casa Black durò tutta l’estate e, per Harry e Metis, quella fu l’estate migliore di sempre.
Marlene aveva raccontato loro delle storie di quando andava ad Hogwarts, e le liti dei loro genitori li avevano fatti morir dal ridere.
Chiesero informazioni anche su Sirius, naturalmente, e su dove si fosse nascosto per sfuggire al Ministero, ma sfortunatamente la donna non si fece sfuggire niente, se non che suo marito era al sicuro, e che molto presto sarebbe stato riabilitato davanti a tutta la comunità magica.
Non si sbilanciò oltre, ma rassicurò i gemelli che i loro gattini, Nefer e Lilith, erano al sicuro con lui e che gli stavano tenendo compagnia nella sua reclusione forzata.
Evelyn e Metis, dopo la titubanza iniziale, erano diventate amiche e fu grazie ad una confidenza involontaria della prima che la metamorfomagus fece la scoperta dell’esistenza della Stanza delle Necessità.
Un piano iniziò a delinearsi nella mente della ragazzina, e lei si ripromise di lavorarci su non appena messo piede ad Hogwarts.
Non aveva piú tolto la catenina regalatele da Gideon, e questo aveva fatto piacere al ragazzo se pur ancora non riuscisse a capire le motivazioni della ragazza che la spingevano a tenerlo ancora a distanza.
Neanche Harry aveva saputo dirgli qualcosa in merito, perché da quando Metis era piombata in casa Black non si comportava piú come al solito.
Era piú irascibile, e sembrava mal tollerare persino la sua presenza preferendo quella femminile di Marlene e, in seguito, quella di Evelyn.
Harry ne aveva parlato con Marlene, ma lei gli aveva semplicemente sorriso dicendo di portare pazienza, perché sua sorella era appena diventata una donna, e le adolescenti in preda agli ormoni erano intrattabili nei loro periodi.
Harry aveva riportato il discorso a Gideon, ma nessuno dei due ci aveva capito qualcosa se non che Metis era cambiata.
E questo cambiamento si era rivelato ancora di piú verso la fine di agosto, quando Marlene dovette accompagnarla d’urgenza a Diagon Alley per rifarle il guardaroba quasi interamente.
Il primo settembre arrivò piú in fretta del previsto, e alla stazione Marlene raccomandò a tutti e quattro di fare i bravi, nonostante sapesse bene che erano parole sprecate con quei Malandrini.
Sul treno Harry, Metis e Gideon si riunirono con Ron ed Hermione, mentre Evelyn se ne andò a cercare la sua amica Ginny.
Il viaggio fu divertente, perché i Malandrini avevano molto su cui aggiornarsi, e tutto proseguí per il meglio finché d’improvviso il treno prese a rallentare.
Si fissarono tutti interdetti.
«Non è possibile che ci siamo già.» disse Hermione guardando l'orologio.
«E allora perché ci fermiamo?» esclamò Metis con una nota preoccupata nella voce.
Harry, che era il più vicino alla porta, si alzò e dette un'occhiata in corridoio dove notò numerose teste curiose che spuntavano dagli scompartimenti.
Il treno si arrestò con uno scossone e una serie di tonfi lontani annunciò loro che i bagagli erano caduti dalle reticelle.
Poi, senza alcun preavviso, tutte le luci si spensero e cadde la più completa oscurità.
«Che cosa succede?»
La voce di Gideon risuonò alle spalle di Harry mentre anche Ron si alzava a tentoni.
«Ahia!» strillò Hermione «Ron, quello era il mio piede!»
Dopo un paio di tentativi riuscirono a risedersi tutti, e dopo qualche secondo al buio Metis, cacciò la bacchetta ed illuminò lo scompartimento.
Fecero appena in tempo a tirare un sospiro di sollievo che si udì un rumore stridente, e Ron iniziò a pulire con un fazzoletto un pezzetto di finestrino cercando di guardare fuori.
«C'è qualcosa che si muove laggiù.» disse Ron con la voce che tremava appena «Credo che qualcuno stia salendo a bordo...»
La porta dello scompartimento si aprì all'improvviso e qualcuno inciampò nelle gambe di Harry.
Metis ed Hermione urlarono e lo scompartimento ripiombò nell’oscurità.
«Scusa... sapete che cosa succede? Ahia... scusate...»
«Ciao, Neville.» disse Gideon con un sorriso divertito, lanciando un’occhiata di scherno alle ragazze.
Evocò la luce con la sua bacchetta e furono di nuovo tutti visibili.
«Harry? Gideon? Siete voi? Che cosa succede?»
«Non lo sappiamo... siediti...»
«Vado a chiedere al macchinista che cosa succede.» disse Hermione.
Si udì la porta aprirsi di nuovo, poi un tonfo e tre strilli.
«Chi è là?»
«Chi sei tu?»
«Chi siete voi?!»
«Hermione?»
«Ginny? Evelyn? Che cosa state facendo?»
«Vi stavamo cercando...»
«Coraggio entrate… »
Ma mentre Hermione si allontanava, le due ragazze fecero appena in tempo ad entrare chiudendo la porta dietro di loro prima che questa si aprisse nuovamente.
In piedi sulla soglia, illuminata dalla luce della bacchetta di Gideon, c'era una figura ammantata che torreggiava fino al soffitto. Aveva il volto completamente nascosto dal cappuccio ed una mano spuntava dal mantello, scintillante, grigiastra, viscida e rugosa, come una cosa morta rimasta troppo a lungo nell'acqua... Ma fu visibile solo per un attimo.
La creatura sembrò sondare l’intero scompartimento, finché la sua attenzione non venne catturata da Metis, che la osservava con uno sguardo stranamente impassibile.
Allora la sua mano si ritrasse all'improvviso nelle pieghe nere della stoffa, e trasse un lungo, lento, incerto sospiro, come se cercasse di respirare qualcosa di più dell'aria. Un freddo intenso calò su di loro.
Metis sentì il respiro mozzarsi nel petto, e il freddo penetrarle fin sotto la pelle, fino al cuore… ed i suoi occhi si rovesciarono. Non vedeva più niente. Annegava nel gelo. Sentí un rumore come uno scroscio d'acqua, e poi fu trascinata verso il basso, e il rombo diventava più forte... E poi, da molto lontano, sentì urlare. Urla terribili, di orrore, di supplica. E poi Voldemort che le sorrideva.
Ancora lui.
Sempre lui.
«Harry! Metis!! Vi sentite bene?»
Metis aprí di scatto gli occhi.
Si girò verso la sua destra e vide il fratello disteso per terra.
Era svenuto anche lui.
C'erano luci sopra di loro, e il pavimento vibrava.
L'Espresso di Hogwarts era di nuovo in movimento ed era tornata la luce.
I loro amici erano inginocchiati vicino a loro, mentre fuori lo scompartimento, accanto ad Hermione, sorprendentemente videro la figura di Remus Lupin.
L’uomo sembrava molto preoccupato, e subito si affrettò a sincerarsi delle loro condizioni mentre i loro amici li aiutavano a mettersi seduti.
«State bene?» chiese nervosamente, scoccando un'occhiata in piú a Metis che tuttavia faceva di tutto per evitare il suo sguardo.
«Sì.» rispose Harry, guardando in fretta verso la porta.
La creatura incappucciata era sparita.
«Che cosa è successo? Dov'è quella... quella cosa? Chi è stato a urlare?»
Metis fu sorpresa che anche il fratello avesse sentito le urla di quella donna, ed abbassò lo sguardo evitando quello degli altri.
«Nessuno ha urlato.» disse Gideon preoccupato.
Harry si guardò intorno nello scompartimento illuminato cercando di capire se lo stessero prendendo in giro.
«Ma io ho sentito gridare...»
Un colpo secco li fece sobbalzare tutti quanti. Remus stava spezzando un'enorme tavoletta di cioccolato.
«Tenete, ragazzi.» disse ad Harry e Metis, e porse loro due pezzi grossi di cioccolato «Mangiate. Vi farà bene.»
Harry prese il cioccolato ma non lo mangiò, a differenza di Metis.
«Che cos'era quella cosa, Remus? E che ci fai qui sul treno?» chiese a Lupin, ma prima che quest’ultimo potesse anche solo aprire bocca Metis rispose al posto suo con un filo di voce che tremava appena.
«Era un Dissennatore… Uno dei Dissennatori di Azkaban. Perlustravano il treno per Sirius… Black…»
Tutti la guardarono a bocca aperta, compreso il suo padrino, che dopo un primo momento di smarrimento prese il controllo della situazione distribuendo cioccolato anche agli altri occupanti dello scompartimento.
«Sarò il vostro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, quest’anno. Silente mi ha assegnato la carica.» disse Remus, ma prima che i ragazzi potessero esprimere il loro entusiasmo si rivolse in fretta alla sua figlioccia «Metis potresti…»
«No.» rispose la ragazzina categorica, e sotto lo sguardo preoccupato di tutti uscí quasi di corsa dallo scompartimento.

 

Pov Metis
No.
Non poteva succedere di nuovo.
Dovevo controllarmi.
Dovevo controllarmi.
Vomitai la colazione interamente e trattenni a stento un urlo.
La voce di Voldemort riprese a risuonarmi nella testa.
Continuava a ripetermi che per Gideon ero solo un peso, che Evelyn era migliore di me e che presto mi avrebbe rimpiazzata anche nei malandrini.
Mi diceva che Harry sarebbe stato meglio senza di me, perché io gli creavo solo preoccupazioni.
Mi diceva che non ero abbastanza.
Poi rimisi anche l’anima, finché non ebbi piú la forza nemmeno per reggermi in piedi, e mi accasciai contro il water del bagno del treno perdendo i sensi.
Sentii il treno fermarsi e la porta del bagno aprirsi grazie ad un incantesimo.
Vidi dei lunghi capelli biondi e un sorriso gentile, che presto vennero sostituiti dalle braccia di un ragazzo che dai colori della divisa supposi essere un Tassorosso.
Mi sentii prendere in braccio, ma prima di poter dire qualcosa persi di nuovo i sensi.

 

Pov Harry 
Dopo l’attacco da parte dei dissennatori, Metis era scomparsa nel nulla.
Remus ci aveva praticamente rinchiusi nello scompartimento impedendoci di uscire, e quando il treno si fermò fummo sommersi da tutti gli studenti.
Ci ritrovammo alle carrozze trainate prima ancora di chiederci come potevamo trovarla.
Io e Gideon ci scambiavamo occhiate preoccupate ogni due secondi, e a nulla valsero i tentativi di distrarci degli altri perché anche loro erano visibilmente preoccupati per mia sorella.
Eravamo entrati ad Hogwarts e di Metis nessuna traccia.
Decisi che appena entrato in Sala Grande sarei andato da Silente per far partire le ricerche della mia sorellina, ma ero appena entrato che una voce mi fece scattare sull’attenti: «Potter! Granger! Voglio vedervi subito!»
Mi voltai sorpreso verso la professoressa McGranitt, insegnante di Trasfigurazione e direttrice della Casa di Grifondoro, che stava chiamando me ed Hermione al di sopra della folla.
Mi feci largo verso di lei con un vago presentimento, e feci segno a Gideon e Ron di venire con noi.
«Avete trovato Metis?!» esclamai preoccupato, e l’espressione della professoressa tradí il suo nervosismo.
Annuí lentamente, prima di rivolgersi verso Ron e Gideon.
«Voi andate pure avanti, Weasley e Black… ».
«Se si tratta di Metis veniamo anche noi.» la interruppe subito Gideon mentre
Ron annuiva alle sue parole.
La McGranitt strinse le labbra prima di annuire severamente, poi iniziò a spingerci via dalla folla rumorosa e insieme attraversammo la Sala d'Ingresso, salimmo le scale e ci incamminammo lungo un corridoio. Giunti nel suo ufficio, una stanzetta con un gran camino acceso, la professoressa McGranitt ci fece segno di sederci.
Si sedette dietro la scrivania ed esordì senza preamboli: «Metis Potter é stata trovata priva di sensi nel bagno del treno. Adesso si trova in Infermeria sotto le cure di Madama Chips.»
Il panico prese possesso di me, ma prima che potessi replicare qualcosa, qualcuno bussò piano alla porta e Madama Chips stessa, l'infermiera, entrò con aria affaccendata.
«Dov’é mia sorella? Che cosa é successo?!» mi ritrovai ad urlarle contro, sentendo le lacrime premere per uscire.
Tuttavia l’infermiera non parve infastidita, al contrario della McGranitt.
«Siediti, Potter.» ordinò, e mal volentieri fui costretto ad obbedire.
«Tua sorella é stata trovata da Luna Lovegood, una Corvonero del secondo anno. Per fortuna il signor Diggory, uno dei prefetti di Tassorosso del quinto anno, stava finendo di controllare il treno e le ha dato una mano a trasportarla fino in Infermeria.» disse la professoressa, cedendo poi la parola all’altra donna che iniziò ad esporci le condizioni della mia sorellina.
«È stato a causa del Dissennatore.» spiegò Madama Chips.
«La sua reazione é stata eccessiva, ma dopo tutto quello che ha passato non mi sorprende piú di tanto. Adesso sta riposando in Infermeria e domani sarà pronta per le lezioni. Non sono qui per lei, comunque. Il professor Lupin ha mandato un gufo per avvertire che sei stato male anche tu sul treno, Potter.»
Mi sentii arrossire.
Era già abbastanza spiacevole che fossi svenuto, senza che tutti si agitassero tanto.
«Sto bene.» dissi seccamente «Non ho bisogno di niente… Se non di vedere mia sorella.»
«Mettere tutti quei Dissennatori attorno alla scuola.» mormorò Madama Chips ignorando le mie parole e spingendomi indietro i capelli per sentirmi la fronte «Non è certo il primo a svenire. Sì, è tutto appiccicoso. Sono terrificanti, davvero, e l'effetto che fanno su persone che sono già di per sé cagionevoli… »
«Io non sono cagionevole!» esclamai imbronciato, mentre sentivo le risatine di Gideon e Ron.
Sapere che Metis stava bene ci aveva rilassati tutti, anche se io non sarei stato tranquillo finché non l’avessi vista con i miei occhi.
«Ma certo che no.» disse Madama Chips distrattamente, mentre mi sentiva il polso, non facendo altro che aumentare il divertimento degli altri.
«Di cosa ha bisogno?» chiese la McGranitt asciutta «Riposo? È meglio se stanotte dorme in infermeria?»
«Sto bene!» dissi categorico.
«Voglio solo vedere mia sorella, adesso. Ci porti da lei, Madama, la prego.»
«Be', come minimo dovrebbe mangiare un po' di cioccolato.» disse Madama Chips, scrutandomi negli occhi ed ignorando la mia affermazione.
«Ne ho già mangiato un po'.» mi affrettai a dirle «Me l'ha dato Remus. L'ha dato a tutti.»
«Davvero?» disse Madama Chips in tono d'approvazione «Vuol dire che finalmente abbiamo un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che conosce il suo mestiere?»
Tutto quel ciarlare mi stava dando alla testa, e stavo per iniziare a sbraitare di farmi vedere mia sorella quando la McGranitt mi interruppe bruscamente sul nascere.
«Sei sicuro di stare bene, Potter?»
«Sì.» risposi una volta per tutte.
«Molto bene, allora. Chips accompagna i signorini in Infermeria dalla signorina Potter. Miss Granger li raggiungerà piú tardi, devo scambiare due parole con lei sui suoi orari.»

 

Pov Gideon
Finalmente, Madama Chips ci stava accompagnando in Infermeria.
Quel tragitto mi stava riportando a galla brutti ricordi, ed affrettai il passo.
Ancora una volta Metis stava male, ed io non ero riuscito a fare nulla per impedirlo.
Con il morale sotto terra e la preoccupazione a mille entrai in Infermeria dietro ad Harry.
C’era piú di uno studente disteso, ma non mi fermai a vedere se ci fosse qualcuno che conoscevo.
Madama Chips ci accompagnò fino all’ultimo lettino prima di tornare ad occuparsi degli altri pazienti.
Lí, proprio dietro al paravento, vidi Metis con i capelli di un grigio spento che osservava con un sorriso stanco una ragazza al suo fianco dai lunghi capelli biondi.
Non aspettai un secondo di piú e mi fiondai sul suo letto, prendendole il volto tra le mani.
«Stai bene? Ti prego dimmi che stai bene.»
Le chiesi ansiosamente, fregandomene di sembrare uno squinternato in quel momento.
Colsi distrattamente gli sguardi stupiti di Harry e Ron.
Metis arrossí leggermente, presa alla sprovvista sia dal nostro arrivo che dal mio comportamento.
Mise le sue mani sulle mie e me le fece togliere dal suo volto pur continuando a stringerle.
Mi sorrise cosí dolcemente che sentii qualcosa smuoversi dentro, ma non feci in tempo a dare un nome a quella sensazione che Harry mi fece cadere giú dal lettino con un movimento veloce della sua bacchetta.
Mi voltai verso di lui un po’ arrabbiato, stupendomi di vedere sul suo volto un sorrisetto divertito.
«Stai dando spettacolo, Gid.» mi disse ghignando e, voltandomi, potei vedere di essere osservato dall’intera Infermeria.
Cercai di darmi un tono schiarendomi la voce, e sentii Metis trattenere una risata.
«Beh… Come ti senti, Metis?» le chiesi con una vocetta acuta non mia che fece scoppiare a ridere tutti.
Io arrossii.
A salvarmi da ulteriore imbarazzo ci pensò la figura di Hermione, che sopraggiunse proprio in quel momento correndo verso di noi.
Mi spinse da parte senza tanti complimenti per sedersi sulla sponda del letto, e iniziò a guardare ansiosa l’amica.
«Come stai, Metis? Mi dispiace di non essere venuta con gli altri ma la McGranitt mi ha trattenuta. Oh, sono cosí dispiaciuta! Avrei voluto correrti dietro ma il professor Lupin ci ha bloccati nello scompartimento. Mi sento cosí in colpa! Per fortuna c’era Luna.»
Spostò lo sguardo verso la ragazzina bionda e la ringraziò, e lo stesso fece Harry.
Tuttavia, lei rispose qualcosa come «Un raggruppamento tale di gorgosprizzi non poteva essere ignorato» e, dopo averci salutati dicendo che ormai Metis non aveva piú bisogno di lei, se ne andò saltellando lasciandoci tutti a bocca aperta.
«Quella Corvonero é proprio strana.» commentò Ron a bassa voce, ed io non potei che concordare con lui.
«Per quel che mi riguarda, invece.» esordí Harry, sedendosi di fianco alla sorella e prendendole una mano «Credo che le sarò debitore a vita per aver salvato la mia sorellina.»
In un attimo, vidi i capelli di Metis cambiare dal grigio spento al suo rosso usuale.
«Guarda che io non avevo alcun bisogno di essere salvata! Non sono una bambina!» la sentii protestare, vedendola poi assumere un broncio che ci fece scoppiare tutti a ridere.
Le tenemmo un po’ compagnia mangiando tutti insieme la cena che gli elfi ci avevano fatto comparire davanti.
Di tanto in tanto la guardavo di sottecchi: rideva e scherzava con tutti, ma vedevo un’ombra nei suoi occhi che mi preoccupava.
Indossava ancora il mio ciondolo, ed un’idea mi balenò in testa.
Avrei dovuto studiare duramente ma, se fossi riuscito a realizzarla, sarei riuscito a proteggere Metis.
La vidi sorridermi per un attimo prima di prestare attenzione alla filippica di Ron su non so bene quali attrazioni di Hogsmeade.
Ricambiai il sorriso, non visto.
Proteggere Metis.
Era solo quello l’importante.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Fondi di tè e allenamenti di coppia ***


Quando i Malandrini entrarono nella Sala Grande per la colazione, la mattina dopo, la prima cosa che videro fu Draco Malfoy impegnato a intrattenere un folto gruppo di Serpeverde con una storia molto divertente. 
Mentre passavano, Malfoy si esibì in una ridicola imitazione di uno svenimento che fece scoppiare tutti a ridere.
Con un semplice movimento degli occhi quasi impercettibile, Harry fece scoppiare tutte le ciotole dei Serpeverde contenenti porridge, sporcando tutti i membri della tavolata.
Mentre la Sala Grande rideva e i Serpeverde si lamentavano, trattenendo a stento dei sorrisetti, i Malandrini presero tutti posto al tavolo dei Grifondoro.
Hermione iniziò subito a studiare il suo orario, apparsole davanti in quel momento, ignorando tutto e tutti, Ron e Harry iniziarono a mangiare come se non ci fosse un domani, Metis aveva lo sguardo perso nel vuoto, Gideon la guardava preoccupato ed Evelyn squadrava tutti con sguardo corrucciato.
Una mattina come tante altre insomma.
La sala cominciava a svuotarsi mentre i ragazzi si avviavano alla prima lezione, quindi Ron consultò il suo orario.
«Meglio andare, guardate, Divinazione è in cima alla Torre Nord, ci vogliono dieci minuti per arrivarci...»
Salutarono Evelyn e si diressero tutti verso la Torre Nord. Fu una vera fatica arrivarci, ma finalmente sbucarono su un piccolo pianerottolo, dov'era già radunata gran parte della classe. Non c'erano porte intorno, ma Gideon diede un colpetto a Harry indicando il soffitto, sul quale si apriva una botola rotonda con una targa di ottone al centro.
«Sibilla Cooman, insegnante di Divinazione» lesse Harry.
«Come facciamo a salire?»
Come in risposta alla sua domanda, la botola si aprì all'improvviso, e una scala argentata calò fino ai piedi di Harry. Tutti tacquero.
«La cosa si sta facendo un po’ inquietante.» mormorò Metis, e intorno a lei si levarono un po’ di risatine. Appena giunti in aula, tuttavia, rimasero tutti interdetti: vi erano almeno venti tavolini rotondi, tutti circondati da poltroncine foderate di chintz e piccoli, grassi sgabelli. Il tutto era illuminato da una bassa luce scarlatta; le tende alle finestre erano tirate, e le numerose lampade erano drappeggiate con sciarpe rosso scuro. C'era un caldo soffocante, e il fuoco che ardeva nel camino lambendo un grosso bollitore di rame emanava un profumo intenso, quasi malsano. Gli scaffali che correvano tutto attorno ai muri circolari erano stipati di piume dall'aria polverosa, mozziconi di candele, scatole di vecchie carte da gioco, innumerevoli sfere di cristallo argentate e una gran varietà di tazze da tè. Una voce uscì all'improvviso dall'ombra, una voce dolce e misteriosa, che spaventò tutti scatenando qualche urlo da parte di alcune ragazze.
«Benvenuti.» disse la voce «È bello vedervi in carne e ossa, finalmente.»
La prima impressione che Harry ne ebbe fu quella di un grosso insetto luccicante. La professoressa Cooman diede a tutti l’impressione di un grosso insetto luccicante: avanzò nel cerchio di luce del fuoco, e videro che era molto magra; gli spessi occhiali le rendevano gli occhi molto più grandi del normale, ed era avvolta in uno scialle leggero, tutto ricamato di perline. Innumerevoli catene e collane le pendevano dal collo esile, e le mani e le braccia erano cariche di braccialetti e anelli.
«Sedete, ragazzi miei, sedete. Benvenuti a Divinazione.» disse la Cooman, che aveva preso posto in un'ampia poltrona davanti al fuoco «Io sono la professoressa Cooman. Può darsi che non mi abbiate mai visto. Ritengo che scendere troppo spesso nella confusione della scuola offuschi il mio Occhio Interiore. Allora, avete deciso di studiare Divinazione, la più difficile di tutte le arti magiche. Devo però dirvi subito che se non avete la Vista, potrò insegnarvi assai poco. I libri possono farvi progredire solo fino a un certo punto in questo campo. Molte streghe e molti maghi, per quanto talento possano avere nel campo delle esplosioni e degli odori e delle sparizioni improvvise, non sono tuttavia in grado di penetrare i misteri velati del futuro. È un Dono concesso a pochi. Tu, ragazzo» disse improvvisamente rivolta a Neville, che quasi cadde dallo sgabello «Sta bene tua nonna?»
«Credo di sì» rispose Neville con voce tremante.
«Non ne sarei così sicuro se fossi in te, caro.» disse la professoressa Cooman mentre il fuoco traeva riflessi dai suoi lunghi orecchini di smeraldo.
Neville deglutì. Gideon, Harry e Ron si fecero sfuggire una risatina ma la professoressa non li sentì e riprese tranquillamente.
«Quest'anno ci occuperemo dei metodi base della Divinazione. Il primo trimestre sarà dedicato alla Lettura delle Foglie di Tè. Nel prossimo passeremo alla Lettura della Mano. Comunque, mia cara.» disse, rivolgendosi d'un tratto a Calì Patil «Guardati da un uomo coi capelli rossi.»
Calì scoccò uno sguardo stupito a Ron, che era dietro di lei, e allontanò la sedia. Questa volta furono Hermione e Metis a ridere, osservando le espressioni stranite dei ragazzi.
«Nell'ultimo trimestre.» proseguì la professoressa Cooman, come se niente fosse successo «Passeremo alla Sfera di Cristallo, se avremo finito con i Presagi di Fuoco, naturalmente. Purtroppo, a febbraio avremo la classe decimata da una brutta epidemia di influenza. Io stessa perderò la voce. E attorno a Pasqua, uno di noi ci lascerà per sempre.»
Un silenzio carico di tensione seguì questa dichiarazione, nel quale i Malandrini furono gli unici ad alzare gli occhi al cielo, ma la professoressa Cooman parve non notarlo.
«Tu, cara.» disse a Lavanda Brown, che era la più vicina e si ritrasse sulla sua sedia «Ti dispiace passarmi la teiera d'argento, quella grande?»
Lavanda, sollevata, si alzò, prese un'enorme teiera dallo scaffale e la pose sul tavolo davanti alla professoressa Cooman.
«Grazie, cara. Ah, fra l'altro, quella cosa che temi... succederà venerdì sedici ottobre.»
Lavanda prese a tremare.
«Ora voglio che formiate delle coppie. Prendete una tazza dallo scaffale, venite da me e io la riempirò, poi sedetevi e bevete; bevete finché non rimangono solo i fondi. Fateli roteare attorno alla tazza per tre volte con la mano sinistra, poi rovesciate la tazza sul piattino, aspettate che il tè rimasto coli via e passate la vostra tazza al compagno per la lettura. Interpreterete i disegni consultando le pagine 5 e 6 di Svelare il Futuro. Io girerò fra di voi e vi darò una mano.»
Hermione e Metis si misero in coppia, mentre Harry, Gideon e Ron lavorarono in tre.
«Bene.» disse Ron, mentre aprivano i libri alla pagina 5 «Che cosa vedi nella mia, Gideon?»
«Un mucchietto di roba marrone bagnata.» rispose Gideon storcendo il naso per l’odore delle erbe.
«Aprite le vostre menti, cari, e lasciate che i vostri occhi vedano al di là del concreto!» disse la professoressa Cooman nella penombra.
Hermione e Metis si scambiarono uno sguardo divertito e iniziarono a sfogliare i loro libri per dare un senso a quei disegnini strambi.
«Nella tua c'è una specie di croce tutta storta...» disse Harry analizzando la tazza di Gideon «Vuol dire che dovrai affrontare 'prove e sofferenze', mi dispiace, ma c'è una cosa che potrebbe essere il sole... aspetta... vuol dire 'grande gioia...' quindi soffrirai ma poi sarai molto felice...»
I tre si guardarono seri per qualche secondo.
«Il tuo Occhio Interiore ha bisogno di una bella visita, dammi retta» disse Ron, e le risate del gruppo vennero soffocate a malapena mentre la professoressa Cooman guardava dalla loro parte.
«Ora tocca a me...» Hermione scrutò l'interno della tazza di Metis, la fronte aggrottata per lo sforzo.
«C'è un grumo che assomiglia a una bombetta. Forse andrai a lavorare al Ministero della Magia...» rigirò la tazza dall'altra parte «Però visto da qui assomiglia più a una ghianda... cosa vuol dire?» Studiò il libro «'Una fortuna inaspettata, oro a sorpresa'. Ottimo, così puoi prestarmene un po'... e qui c'è un'altra cosa che sembra un animale... sì, se questa è la testa... sembra un ippopotamo... no, una pecora...»
La professoressa Cooman si avvicinò mentre Metis scoppiava a ridere, ed Hermione le inviava un sorrisetto divertito a sua volta.
«Fammi vedere, cara.» disse a Hermione in tono di rimprovero, curvandosi per prendergli la tazza di Metis. Tutti tacquero, in attesa. La professoressa Cooman guardò dentro la tazza, facendola ruotare in senso antiorario.
«Il falco... cara, tu hai un nemico mortale.»
«Ma questo lo sanno tutti» disse Hermione in un sussurro un po' troppo forte.
La professoressa Cooman la fissò.
«Be', è così.» insistette Hermione «Tutti sanno di Harry, Metis e Lei-Sa-Chi.»
Harry, Ron, Metis e Gideon la guardarono con un misto di stupore e ammirazione. Non avevano mai sentito Hermione rivolgersi in quel tono a un professore.
La professoressa Cooman decise di non ribattere.
Abbassò i grandi occhi sulla tazza di Metis e riprese a farla ruotare.
«Il bastone... un agguato. Oh, cara, questa non è una tazza benigna... Il teschio... pericolo sul tuo cammino, cara...»
Tutti fissavano esterrefatti la professoressa Cooman che fece roteare la tazza un'ultima volta, trattenne il respiro e infine gettò un grido. Sprofondò in una poltrona vuota, con la mano scintillante posata sul cuore e gli occhi chiusi.
«Cara ragazza... povera cara ragazza... no... è meglio non dire niente.... no... non chiedermi...»
Metis alzò un sopracciglio.
«Che cosa c'è, professoressa?» chiese Dean Thomas all'improvviso.
Si erano alzati tutti e lentamente avevano circondato il tavolo dei Malandrini, avvicinandosi alla professoressa Cooman per guardare nella tazza di Metis.
Gli occhi dell'insegnante si spalancarono in maniera teatrale.
«Mia cara.» disse «È il Gramo.»
«Il cosa?» chiesero Ron, Harry e Gideon all’unisono. Hermione incrociò le braccia al petto e alzò lo sguardo al cielo.
«Il Gramo, miei cari, il Gramo!» esclamò la professoressa Cooman «Il cane fantasma gigante che infesta i cimiteri! Cara ragazza, è un presagio... il peggior presagio di morte!»
Gideon sentì una stretta allo stomaco e si voltò verso Metis, trovandola tuttavia impassibile nell’espressione.
«Non mi sembra che assomigli a un Gramo.» disse la ragazza con voce piatta. 
La professoressa Cooman fissò Metis con crescente antipatia «Mi perdonerai se te lo dico, cara, ma sento pochissima Aura attorno a te. Pochissima sensibilità agli echi del futuro. E lo stesso vale per la tua amica purtroppo… Credo che per oggi ci fermeremo qui.» disse la professoressa Cooman con la sua voce più velata «Sì... vi prego di portar via le vostre cose...»
In silenzio, i ragazzi riportarono le tazze all'insegnante, presero i libri e li riposero nelle borse, poi si diressero alla lezione di Trasfigurazione della professoressa McGranitt.

 

Metis Pov
La lezione di Divinazione era stata ridicola al punto che avevo proposto ad Hermione di lasciare il corso, pur sapendo che  non avrebbe potuto farlo a causa dell’accordo stretto con la McGranitt riguardo la giratempo.
Le altre lezioni le avevo affrontate apaticamente, anche se quella con la McGranitt mi aveva entusiasmata, nonostante tutto.
Camminai avanti e indietro per tre volte davanti alla parete del settimo piano e la porta della Stanza delle Necessità comparve davanti a me.
Quando entrai, rimasi stupita nel vedere un ragazzo già dentro.
Rimasi pietrificata sulla porta ma, quando si accorse della mia presenza, fu lui ad avvicinarsi a me.
«Ciao!» mi salutò con un sorriso smagliante. Era più grande di me, e indossava lo stemma dei Tassorosso sulla maglia sportiva.
«Sono Cedric Diggory… il ragazzo che ti ha aiutata quando sei stata male sul treno.»
Non sapevo cosa rispondere, e stavo seriemente pensando di ritornarmene in dormitorio per quella sera, quando lui riprese a parlare, stupendomi.
«Immagino tu sia venuta qui per allenarti, ti va di farlo insieme?»
Soppesai per un momento le sue parole: sembrava essere più capace di me, e un po’ di aiuto non mi avrebbe fatto male di certo.
Sorrisi.
«Con molto piacere.»

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Prime lezioni e mollicci ***


Remus pov
Era la mia prima lezione di Difesa contro le Arti Oscure: Grifondoro e Serpeverde del terzo anno.
Guardai i miei alunni, soffermandomi qualche secondo in più sulla mia figlioccia, seduta in disparte con Hermione.
Metis mi preoccupava.
Era così simile a Lily e James che non avevo alcun dubbio che, qualunque problema avesse, la stesse logorando dall’interno, ma che nonostante tutto avrebbe continuato nel suo proposito di risollevarsi da sola.
Anche se ultimamente la vedevo molto spesso con quel Cedric Diggory del quinto anno di Tassorosso, abbastanza da sperare che stesse chiedendo aiuto almeno a qualcuno…
«Buon pomeriggio.» dissi, decidendo fosse giunto il momento di iniziare la lezione «Vi prego di rimettere i libri nelle borse. Oggi faremo una lezione pratica. Vi occorrono solo le bacchette magiche. Seguitemi.»
Guidai i ragazzi fuori dalla classe, lungo il corridoio deserto e oltre un angolo, dove la prima cosa che vedemmo fu Pix il Poltergeist che fluttuava a mezz'aria a testa in giù e ficcava una gomma masticata nella toppa più vicina.
«Se fossi in te, Pix, toglierei quella cicca dalla toppa.» dissi in tono amabile «O Mastro Gazza non riuscirà a prendere le sue scope.»
Pix però non prestò attenzione alle mie parole e, anzi, fece una fragorosa pernacchia spruzzando saliva dappertutto.
A quel punto sospirai ed estrassi la bacchetta magica, sogghignando internamente al ricordo di quando avevo contribuito a creare l’incantesimo che stavo per usare.
«Ecco un piccolo, utile incantesimo.» dissi rivolto alla classe e puntando la bacchetta verso Pix «Vi prego di osservare attentamente. Waddiwasi!»
Con la forza di un proiettile, la pallottola di gomma da masticare schizzò fuori dalla toppa e s'infilò su per la narice sinistra di Pix, che sobbalzò e filò via imprecando.
«Forte, signore!» mi disse Dean Thomas stupefatto.
«Grazie, Dean» gli risposi con un certo orgoglio, mettendo via la bacchetta e scoccando un’occhiata ad Harry e Gideon che stavano ridendosela alla grande. Immediatamente fecero silenzio.
«Procediamo.»
Li guidai lungo un secondo corridoio e mi fermai davanti alla porta della sala professori.
«Entrate, prego.» dissi aprendola e radunando la classe verso l'altro capo della stanza, occupato solo da un vecchio armadio in cui gli insegnanti tenevano i mantelli di ricambio. Mentre mi avvicinavo, l'armadio ondeggiò all'improvviso, sbattendo contro il muro, e alcuni ragazzi balzarono indietro, spaventati.
«Niente paura.» commentai con la massima calma «C'è un molliccio lì dentro. I mollicci amano i luoghi chiusi e oscuri: gli armadi, gli spazi sotto i letti, le antine sotto i lavandini... Una volta ne ho incontrato uno che si era insediato in una pendola. Questo si è trasferito lì dentro ieri pomeriggio, e ho chiesto al preside di lasciarcelo per poter fare un po' di pratica con voi del terzo anno. Allora, la prima domanda che dobbiamo porci è questa: che cos'è un molliccio?»
Vidi Hermione alzare la mano e le feci un cenno per incitarla a parlare.
«È un Mutaforma, può assumere l'aspetto di quello che ritiene ci spaventi di più.»
«Esattamente! Quindi il Molliccio che sta lì al buio non ha ancora assunto una forma e non sa ancora che cosa spaventerà la persona dall'altra parte della porta. Nessuno sa che aspetto ha un molliccio quando è solo, ma quando lo farò uscire, diventerà immediatamente ciò di cui ciascuno di noi ha più paura. Questo significa che abbiamo un grosso vantaggio sul Molliccio prima di cominciare. Hai capito quale, Ron?»
Lo vidi sobbalzare come se fosse stato appena beccato a fare qualcosa che non doveva.
«Ehm... forse... siccome siamo in tanti, lui non sa che forma prendere?» balbettò lui un po’ incerto, e io gli sorrisi incoraggiante.
«Precisamente. È sempre meglio avere compagnia quando si ha a che fare con un molliccio. Così lo si confonde. Che cosa diventerà, un cadavere senza testa o una lumaca carnivora? Una volta ho visto un molliccio commettere l'errore di cercare di spaventare due persone contemporaneamente. Alla fine si è trasformato in mezza lumaca. Nemmeno lontanamente spaventoso. L'incantesimo per respingere un molliccio.» continuai «È semplice, ma richiede una grande forza mentale. Sapete, ciò che sconfigge un molliccio sono le risate. Quello che dovete fare è costringerlo ad assumere una forma che trovate divertente. Ora proveremo l'incantesimo senza le bacchette magiche. Dopo di me, prego... Riddikulus!»
«Riddikulus!» ripeterono tutti in coro.
«Bene. Molto bene. Adesso però vorrei che tutti voi ora vi soffermaste a pensare qual è la cosa che più vi fa paura, e a immaginare come fare per renderla comica...»
Nella stanza scese il silenzio, e io attesi qualche minuto prima di riprendere il mio discorso.
«Siete pronti? Ron sarà il primo e noi tutti faremo un passo indietro. Sarò io a chiamare il prossimo... ora tutti indietro, così Ron può vedere bene...»
Si ritrassero tutti lungo le pareti, lasciando Ron solo di fronte all'armadio. Era pallido e spaventato, ma si era rimboccato le maniche del mantello e teneva pronta la bacchetta magica.
«Al tre, Ron.» gli dissi fiducioso, puntando la bacchetta verso la maniglia dell'armadio «Uno... due... tre... ora!»
Un getto di scintille sprizzò dalla punta della mia bacchetta di Lupin e colpì la maniglia. L'armadio si spalancò e qualcuno urlò: un ragno gigante, alto due metri e coperto di peli avanzava verso Ron, agitando le tenaglie, minaccioso.
«Riddikulus!» gridò Ron con rabbia, le zampe del ragno scomparvero e la bestia prese a rotolare su se stessa. I ragazzi scoppiarono a ridere, il molliccio si fermò, confuso, e urlai:
«Gideon! Tocca a te!»
Gideon avanzò con fare deciso. La sua somiglianza con Sirius era davvero sorprendente. Udii uno schiocco e al posto del ragno di Ron comparve Metis stesa a terra priva di vita, come seppi l’avevano trovata nella Camera dei Segreti. Lo vidi spalancare gli occhi sconvolto, ma non fu il solo.  Faticai io stesso a mantenere il contegno, e fui orgoglioso di lui quando, dopo essersi voltato verso la vera Metis per qualche secondo, ebbe il coraggio di alzare la bacchetta e urlare l’incantesimo: immediatamente la ragazza si alzò in piedi con abiti colorati e iniziò a fare pernacchie in giro.
I ragazzi risero e sospirai sollevato anch’io mentre lo vedevo allontanarsi dall’armadio e accostarsi alla parete.
«Harry! Tocca a te!»
Dopo il molliccio di Gideon, Harry aveva perso parte della sua sicurezza, ma si avvicinò ugualmente con la bacchetta alzata: un dissennatore si materializzò davanti a lui e la classe urlò per lo spavento. Alcuni studenti si erano già accalcati contro la porta della sala insegnanti quando un Harry dalla voce affannata e gli occhi lucidi esclamò la formula: il dissennatore si trasformò in un giocattolo babbano, un pagliaccio a molla in una scatola, e mentre lui si avvicinava a Gideon contro la parete chiamai il nome di Metis, anche se a quel punto non ero poi tanto sicuro di voler sapere quale fosse la più grande paura della mia figlioccia, dopo aver visto quella dei due ragazzi prima di lei.
Metis aveva un’espressione impassibile quando si avvicinò al pagliaccio, quasi sapesse cosa sarebbe uscito. La vidi però molto pallida in viso, e stavo appunto decidendo se fosse il caso di non permetterle di farle affrontare il molliccio quando questo si trasformò: era Lord Voldemort.
Immediatamente si scatenò il caos, ma io, Gideon, Harry, Ron e Hermione eravamo troppo scioccati per poter anche solo pensare di muoverci.
Metis rimase immobile davanti a lui, mentre il molliccio iniziò a parlare con voce serpentina: «Non sei abbastanza forte per opporti a me, Metis Potter. E perderai ogni cosa a te cara.»
Vidi Metis tremare leggermente, ma la sua voce era ferma quando esclamò l’incanto, e Voldemort iniziò a cambiare pelle come il serpente a cui somigliava: in poco tempo la sua pelle era diventata blu e lui era in preda al panico.
Metis fece un sorrisetto, poi un passo indietro: guardò prima me, poi i suoi amici e suo fratello, e infine scappò fuori dall’aula scansando i suoi compagni di classe.
Dopo qualche secondo di silenzio, ripresi a parlare.
«Ehm… molto bene, un'ottima lezione. Per compito, siete pregati di leggere il capitolo sui Mollicci e di farne il riassunto... consegna lunedì. È tutto.»
Vidi Gideon ed Harry iniziare a correre immediatamente verso l’uscita e sospirai.
La mia figlioccia mi aveva dato molto a cui pensare.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Incantesimi e cicatrici ***


Sirius Pov
Il cuore mi batteva fortissimo. Talmente tanto da impedirmi di concentrarmi su altro.
Chiusi gli occhi per un secondo, e quando li riaprii senza esitazione alzai la bacchetta verso i due gatti seduti sulle sedie davanti a me, proprio dietro il calderone pieno di pozione trasfigurante.
Iniziai a mormorare la litania in latino senza fermarmi mai.
Con un movimento di bacchetta la pozione iniziò a volteggiare intorno ai due gatti, e per la successiva ora continuai questo processo, nonostante la fatica magica e fisica che richiedeva.
Allo scoccare dei sessanta minuti, al posto dei due gattini Nefer e Lilith, c’erano gli ologrammi addormentati di James e Lily Potter.

 
Gideon Pov

Erano giorni che vagavo in biblioteca senza riuscire a trovare la soluzione al mio problema.
Harry non sapeva niente, ovviamente, ma ero sicuro che avrebbe approvato il mio comportamento, soprattutto considerato ciò che era successo durante la prima lezione di Remus.
Metis non aveva mai parlato di quello che l’aveva spinta a rifugiarsi nel diario, non nel dettaglio almeno.
In ogni caso, di certo non aveva mai parlato di quello che Tom Riddle aveva detto per soggiogarla.
Ero davvero molto preoccupato, come tutti d’altronde.
Remus ci aveva chiesto di tenerla d’occhio e, grazie alla mappa del malandrino, avevamo scoperto che passava gran parte del suo tempo con un tale Cedric Diggory.
Avevo provato un fastidio non indifferente nel vedere come Metis preferisse la sua compagnia alla mia.
Ci parlavamo ancora a malapena, e l’unica consolazione, se così la si poteva chiamare, era che parlava a malapena anche con Harry e Ron.
Permetteva solo ad Hermione, e a volte ad Evelyn e Ginny Weasley, di avvicinarla.
Non la capivo davvero più, e questa cosa non mi piaceva.
Una scritta sul libro catturò la mia attenzione: come proteggere la persona amata.
Che lei lo volesse o meno, avevo deciso di proteggerla.
Il molliccio non aveva fatto altro che confermare quello che pensavo già da un po’ di tempo…
Scossi la testa e mi misi le mani nei capelli, chiedendomi quale diamine di incantesimo mi avesse fatto quella ragazzina.

 

Metis pov
Erano ormai passate tre settimane da quando io e Cedric avevamo iniziato ad allenarci insieme, ed era passata una settimana dalla prima tragica lezione di Remus di difesa contro le arti oscure.
Avevo iniziato ad evitare i ragazzi del gruppo per scappare dalle loro domande, e la cosa mi stava ferendo molto, nonostante fossi io stessa la causa del mio male.
Non ero ancora pronta ad affrontare l’argomento “Lord Voldemort” con loro.
La cicatrice a forma di saetta sulla mia spalla sinistra aveva iniziato a bruciare a partire dall’anno scorso, e io sapevo che stava ad indicare “pericolo imminente”.
Cedric aveva iniziato ad allenarmi nel combattimento corpo a corpo in seguito alle mie richieste, e a gennaio avremmo iniziato con gli incantesimi avanzati di attacco e difesa.
Era un bravo ragazzo, e non mi aveva fatto domande indiscrete su quello che mi spingeva ad allenarmi con questi ritmi.
Avevamo iniziato a vederci anche al di fuori dei nostri incontri di allenamento e avevamo scoperto di apprezzare la reciproca compagnia, nonostante la differenza d’età e tutto ciò che questo comportava.
Era davvero il ragazzo perfetto di cui innamorarsi… peccato solo che non fosse Gideon.

 
Harry pov
La cicatrice sulla fronte mi bruciava dalla prima lezione di difesa contro le arti oscure di Remus. Sapevo perfettamente cosa significava: pericolo imminente.
Ne avevo parlato con Remus e anche lui mi era sembrato preoccupato, anche se aveva cercato di nasconderlo.
Gli avevo chiesto il motivo per il quale i dissennatori facessero più effetto su di me e su Metis che su altri. La risposta era stata scontata, ovviamente: a causa del nostro passato.
Gli avevo fatto promettere che avrebbe insegnato a me, Metis e Gideon l’Incanto Patronus, utile a respingere quelle bestie mangia anima.
Le lezioni sarebbero cominciate il mese prossimo, e non vedevo l’ora.
Sperando che tali incontri mi avrebbero permesso ricominciare a capire la mia gemella come prima, sprofondai in un sonno senza sogni.

 


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Capitolo un po’ breve di transizione. Cercherò di rimediare con il prossimo. Vi anticipo già che stavo pensando di far comparire Lily e James in carne e ossa nella scena alla stamberga strillante, quindi dovrete pazientare ancora un po’. A presto, Mary Evans

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Ma quando sono cresciute? ***


«Che cosa significa che non verrai con noi ad Hogsmeade?!»
Harry, Ron e Gideon fecero questa esclamazione praticamente all’unisono, e con un tono di voce tale da far girare molte persone nella Sala Comune di Grifondoro.
Metis scoccò loro un’occhiataccia ed Hermione trattenne a stento un sorrisetto, nascondendosi ancora di più dietro il libro che fingeva di leggere, e osservando Gideon con particolare attenzione.
«Esattamente quello che ho detto.» ribattè Metis seccamente. «Sono stata invitata… da Cedric Diggory. Quindi sarà con lui che passerò la giornata.»
Hermione dovette trattenere una grassa risata alla vista delle espressioni dei suoi tre amici: sembrava che avessero preso un bolide in testa tanto era il loro stupore! Lei, ovviamente, già era a conoscenza di tutto. Metis l’aveva informata la sera prima, ed era stata contenta che si fosse confidata. Le aveva detto che dall’inizio dell’anno si vedeva in segreto con Cedric nella Stanza delle Necessità, dove lui l’allenava nella lotta fisica e con gli incantesimi. Poi avevano iniziato a vedersi anche al di fuori delle loro ore di allenamento, e si erano trovati talmente bene che era stato naturale per lei accettare il suo invito per la prima uscita ad Hogsmeade.
Hermione aveva spalancato la bocca a quella confessione, ed ebbe abbastanza coraggio da porle la fatidica domanda: «E Gideon?»
Metis era arrossita e aveva abbassato lo sguardo, per poi risponderle con un secco:« Io e Gideon siamo solo amici.» che non convinse nessuna delle due, prima di iniziare a confrontarsi con Hermione su cosa avrebbe dovuto indossare per quello che era a tutti gli effetti il suo primo appuntamento.
La riccia era stata sul punto di prendere il muro a testate: era tra le streghe più brillanti della sua età, eppure davvero non riusciva a capire come delle menti brillanti come Gideon e Metis non riuscissero a vedere quanto fossero innamorati l’uno dell’altra. E nessuno dei due che si decidesse a fare il primo passo, santo cielo! Però, suppose in seguito, forse Cedric Diggory era quello che ci voleva per smuovere un po’ le acque.
Era convinta, tuttavia, che dopo la bomba sganciata da Metis ci sarebbe stato da divertirsi, e la scena che in quel momento si presentava davanti ai suoi occhi stava decisamente soddisfacendo le sue aspettative: Harry e Ron avevano occhi e bocca spalancati a mò di pesce rosso, ed erano rimasti così sorpresi da non essere ancora riusciti a spiaccicare parola; Gideon, invece, era arrabbiato al punto che la sua faccia era diventata rossa quasi come i capelli di Ron.
In quel momento entrarono Evelyn e Ginny nella Sala Comune, appena in tempo per vedere Harry iniziare a discutere con Metis riguardo al fatto che fosse troppo piccola per avere un ragazzo, Ron dargli man forte e Gideon alzarsi di scatto e sorpassarle per attraversare il ritratto, il tutto senza nemmeno vederle. Poco dopo, alzatasi dalla poltrona con uno sguardo infuriato, anche Metis lasciò la Sala Comune, rifugiandosi però nel proprio dormitorio, e Ginny ed Evelyn decisero di avvicinarsi ad Hermione per capire cosa fosse successo.
Con uno sguardo divertito, la ragazza spiegò loro ogni cosa, e avevano appena iniziato a sorridere divertite anche loro che il sorriso di tutte e tre si congelò sulle loro facce.
«Malandrini a rapporto!» esclamò Harry con voce grave alzandosi in piedi «Domani, missione sabotaggio appuntamento!»
Ron iniziò pure ad annuire, dando il suo appoggio all’amico, ed Hermione, Evelyn e Ginny non ci videro più dalla rabbia.
«COME OSATE DIRE UNA COSA DEL GENERE?!» urlò Ginny indignata.
«STATE SCHERZANDO, VERO?» esclamò Evelyn allibita.
«NON PROVATECI NEMMENO!» tuonò infine Hermione, alzandosi e torreggiando sui suoi due amici che finirono per rannicchiarsi sul divano, quasi spaventati da quella furia.
«Metis è abbastanza grande per uscire con chi ritiene più opportuno uscire, e non sarete voi due a rovinare il suo primo appuntamento, sono stata chiara? E se proverete anche solo a pensarlo di nuovo la nostra vendetta,» e qui indicò lei, Evelyn e Ginny che annuirono concordi «sarà così tremenda da farvene pentire per il resto della vita, chiaro?? E poi,» aggiunse infine con un sorrisetto che non prometteva niente di buono, iniziando ad avviarsi verso le scale dei dormitori femminili «domani uscirò con Fred Weasley, quindi nemmeno io mi unirò a voi.»
Poi scappò subito su per le scale, raggiunta poco dopo da Evelyn e Ginny che, euforiche, pretendevano di conoscere ogni dettaglio sul come, quando e perché avesse iniziato a frequentare quel Weasley in particolare.
Harry e Ron rimasero a fissare a bocca aperta il punto in cui erano appena scomparse le ragazze.
«Ma quando sono cresciute?» sussurrò un Harry ancora senza parole.
Non sentendo risposta dal suo amico, dopo un po’ si girò verso di lui, spalancando ancora di più gli occhi nel vederlo svenuto sul pavimento.
Il colpo era stato troppo forte.

 

 

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Buonsalve a tutti! Sì, lo so che avevo detto che avrei aggiornato presto, ma ormai penso che siate abituati alla mia incostanza… tra i commenti mi era stato suggerito di mantenere un unico stile di scrittura, senza passare dalla terza persona alla prima persona in quanto più scorrevole da leggere, quindi ho deciso di cercare di mantenere la storia con lo stile in terza persona. Tutti i consigli e le critiche sono sempre bene accetti! Ieri ho dato un esame all’università (ho preso 26 anche se avrei meritato 30, purtroppo la prof è stata stronza) e poiché è andato bene oggi mi è venuta voglia di scrivere, quindi eccomi qua. Non so come sia uscito fuori questo capitolo, sinceramente, però mi è sembrato carino smuovere un po’ le acque, facendo in primis confidare Metis con Hermione (insomma, in quante riescono a mantenere un segreto con la propria migliore amica troppo a lungo? XD). Oltre a questo momento tra ragazze, vediamo comunque una Metis più rilassata (la lotta fisica aiuta, e lo so per esperienza) che si impone sul fratello e sui suoi amici per fare quello che vuole. Gideon lo vedremo direttamente all’appuntamento, e ci sarà da divertirsi! Quanto ad Hermione e Fred, personalmente adoro questa coppia, ed ho pensato che fosse una cosa appropriata in quanto nella mia storia Hermione è comunque una malandrina, anche se ligia alle regole il più delle volte, e ho pensato che come aspetto e personalità Fred potesse essere attratto da lei e quindi muoversi in questa direzione. Ron l’ho sempre visto poco adatto per Hermione sinceramente, e mi sono divertita nello scrivere del suo svenimento in quanto ho ipotizzato che, vedendo Metis ed Hermione come sue sorelle, il fatto che una di loro uscisse addirittura con uno dei suoi fratelli maggiori fosse stato un colpo davvero difficile da digerire!
Insomma, Harry e Ron si reputano come dei fratelli maggiori e si comportano di conseguenza, mentre Gideon si sente come tradito da Metis e ne combinerà un’altra delle sue.
In ogni caso, nel prossimo capitolo vedremo come andrà la prima uscita ad Hogsmeade di tutti loro, e se ne vedranno delle belle!
Scusatemi ancora per l’incostanza nell’aggiornare, vi mando un grosso abbraccio come sempre, con affetto, Mary Evans.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Incubi ***


Era passato un mese dall’inizio del suo secondo anno, e già Metis non ce la faceva più. Decisamente, Hogwarts non le regalava quella serenità che aveva contraddistinto l’anno precedente: Gideon era sempre impegnato appresso a sua cugina Evelyn, ed Harry e Ron lo seguivano a ruota. Ormai non si parlava d’altro nel loro gruppo se non di come fosse bella, simpatica e malandrina Evelyn Black. Non si riusciva ad intavolare un discorso senza che il nome di quella ragazzina entrasse nell’argomento, e sempre più spesso Metis si era ritrovata in sua compagnia anche senza volerlo, dal momento che nessuno dei tre ragazzi riusciva a fare più a meno di lei.
Hermione le aveva confidato che aveva accettato il corteggiamento di Fred Weasley, quindi era poco il tempo che passava con i Malandrini, troppo presa dallo studio e dalla novità amorosa.
E Metis era rimasta sola.
Sempre più spesso si trovava a vagare per i corridoi senza compagnia, e ormai si sentiva esclusa da ogni conversazione e faceva colazione in silenzio.
Quando era con Hermione era di nuovo se stessa, ma era troppo in collera con i ragazzi per poter fare altrettanto con loro, considerato che l’avevano rimpiazzata così facilmente e in così poco tempo.
Ormai persino la loro vista le dava fastidio, al punto che utilizzava le sue doti di metamorfomagus per cambiarsi i lineamenti del volto quando vedeva il gruppo formato da Harry, Ron, Gideon e Evelyn.
Non voleva stare con loro, e aveva iniziato persino a pensare che il suo rapporto con Harry ormai fosse compromesso a vita.
E Gideon ormai la ignorava sempre più spesso da quando aveva mostrato di non gradire la presenza di sua cugina.
I pensieri le affollavano la mente al punto che, una sera, quando trovò un diario vuoto con una rilegatura in pelle tra i suoi libri di scuola, intinse la piuma nell’inchiostro e iniziò a scrivere.
Aveva un disperato bisogno di sfogarsi con qualcuno, e quel diario faceva decisamente al caso suo.

 “Caro diario, mi chiamo Metis Lily Potter e ho dodici anni.”

Si interruppe un momento, e spalancò gli occhi nel vedere come le lettere scomparissero davanti ai suoi occhi, come risucchiate dalla pagina. E rimase ancora più sorpresa quando le sue parole vennero sostituite da altre.

“Ciao Metis Lily Potter, è un vero piacere conoscerti. Il mio nome è Tom Orvoloson Riddle.”

Le labbra di Metis si curvarono in un sorriso e, quasi non avvertendo il dolore alla spalla sinistra provocato dalla cicatrice, ricominciò a scrivere freneticamente su quel diario, certa di aver finalmente trovato un amico e confidente che non l’avrebbe mai tradita.

 

Metis si svegliò di soprassalto nel suo letto a baldacchino con le tende tirate.
Affacciandosi, dalla finestra del dormitorio potè vedere che la luna era ancora alta in cielo e quindi, con un sospiro, provò a prendere di nuovo sonno, sperando che quegli incubi che la perseguitavano  ormai dalla fine dell’anno scorso smettessero di tormentarla.
Appena ci riuscì, tuttavia, il terrore si impadronì di nuovo del suo corpo.

 

Metis vide se stessa camminare per i corridoi con le mani sporche di sangue. Si vide mentre cercava di nascondere le tracce del suo passaggio.
Vide Harry, Ron ed Hermione iniziare a capire che qualcosa in lei non andava, mentre Gideon affermava che si stavano preoccupando inutilmente, e che era solo una fase causata dalla gelosia di non essere più al centro delle attenzioni del gruppo. Diceva che presto tutto sarebbe tornato come prima, anzi meglio, perché adesso anche Evelyn sarebbe stata con loro.
Tom era l’unico che riusciva a capirla davvero, e l’unico con cui riusciva a confidarsi.
E tutta la rabbia iniziò a sparire, insieme al resto delle emozioni e alla sua forza fisica, finchè un giorno non vide l’immagine di un ragazzo materializzarsi davanti a lei che, troppo debole per fare altro, svenne tra le sue braccia. Sempre più lontana dalla realtà…

 

«Metis! METIS! Sono le nove e mezza! Devi iniziare a prepararti!»
Fu la voce di Hermione a svegliarla quella seconda volta, e Metis non fu mai così felice di sentirla. Era molto stanca, ma si stropicciò gli occhi e cercò di apparire serena quando decise che fosse venuto il momento di smetterla di dormire.
Alzandosi dal letto solo con il busto, aprì le tende del letto con un pigro movimento della bacchetta, e venne sommersa immediatamente dalla pila di vestiti che la sua migliore amica le aveva gettato addosso.
«Provali tutti! Dovrai essere perfetta oggi per il tuo primo appuntamento con Cedric Diggory!» esclamò Hermione con un sorriso gigantesco in volto.
Metis si tolse i panni dalla faccia e la guardò con una smorfia in volto: la sua amica era già vestita e truccata, il che stava a significare che si sarebbe dedicata interamente a lei.
Si lasciò cadere nuovamente sul letto con un tonfo, trattenendo a stento la disperazione: prima gli incubi, poi la tortura a cui l’avrebbe sottoposta Hermione… quella giornata non era per niente iniziata come si aspettava, e sperava solo che il seguito fosse migliore.
Non sapeva quanto le sue aspettative fossero vane.

 

 

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Buongiorno a tutti! Allora, mi è stato fatto notare che, non avendo scritto del secondo anno, c’era un po’ di confusione sul perché della rottura tra Gideon e Metis… Raga, i ragazzini vengono presi dalle novità, e non solo loro, in verità proprio! XD Gideon ha vissuto la sua vita con la certezza di non avere parenti di sangue al mondo, quindi appena ha scoperto di avere una cugina e una zia in pratica ha dimenticato tutto il resto, troppo preso dalla cosa. Già fantasticava di vivere con loro, delle vacanze in famiglia, ecc… e non è che avesse smesso di volere bene a Metis, semplicemente aveva messo tutto quello che non riguardava Marlene ed Evelyn in secondo piano. È un comportamento sbagliato, ma dobbiamo pur sempre ricordarci che a dodici anni se ne fanno di sbagli! Se Metis avesse accettato la compagnia di Evelyn come avevano fatto Harry e Ron, probabilmente Gideon sarebbe stato più pronto ad accorgersi dei suoi problemi, ma così non è stato. Lui ci era rimasto male che Metis non avesse accettato la cugina nel gruppo, quindi semplicemente aveva deciso di aspettare che lei rinsavisse.
Insomma, un bel casino!
Metterò altri flashback in merito, comunque spero che la situazione sia un po’ più chiara.
Ringrazio come sempre chi segue, recensisce o anche solo legge la mia storia. A presto, Mary Evans

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