in gabbia come animali

di LudwigGhost
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo giorno di lavoro ***
Capitolo 2: *** stranamente umani ***
Capitolo 3: *** fuoco e fiamme ***
Capitolo 4: *** stranamente glaciale ***
Capitolo 5: *** in un universo parallelo ***
Capitolo 6: *** visione ***
Capitolo 7: *** tutto così frammentato... ***
Capitolo 8: *** lettera ***
Capitolo 9: *** indizi da seguire ***
Capitolo 10: *** verità? ***
Capitolo 11: *** addio, sei stato l'unico per me ***
Capitolo 12: *** scambio equivalente ***
Capitolo 13: *** il momento decisivo ***
Capitolo 14: *** un nuovo mondo ***



Capitolo 1
*** primo giorno di lavoro ***


(Izuko:)

    Si era bloccato davanti alla porta di metallo spesso, non riusciva a credere di aver avuto quel posto senza raccomandazione! C’era riuscito! Ora il problema era come entrare visto che non l’impronta digitale registrata né la carta magnetica per aprire.

La struttura fortificata era enorme, composta da varie ale e che si estendevano sia in altezza che in lunghezza.

Dava l’dea di un’enorme laboratorio visto che tutto il cemento e metallo era dipinto di bianco.

La struttura centrare era la più grande poi c’entrano quattro annesse, la più grande  minacciosa era sulla destra piena di segnali di pericolo (non che il resto delle struttura non lo fosse).

Poi quella sulla sinistra era fomentata da due voliere di cui una enorme, si chiese cosa potesse essere contenuto in una voliera così, neanche un’aquila avrebbe avuto bisogno di così tanto spazio.

Non ne era sicuro ma intravedeva c’era un’altro pezzo di struttura collegato alla voliera.

Il resto era tutto piuttosto minaccioso e poco rassicurante: compreso il cancello alto almeno setto metri di acciaio e con i segnali di alta tensione appesi per tutto il perimetro.

Deglutì a fatica continuando a cercare un modo di entrare in quella struttura che sembrava urlare -niente esce ne entra da qui-.

-Tutto ok?- sobbalzò sentendo una presenza dietro di se, rischiò di schiantarsi contro il cancello scattando in avanti, l’altro l’afferrò -calmati- era un ragazzo  in uniforme con i capelli per metà rossi e per metà bianchi con gli occhi di due colori diversi.

-Sei quello nuovo vero?- Izuko annuì velocemente - mi chiamo Shoto Todoroki piacere di conoscerti- -Izuko Midoriya- era spaventato ma la guardia sembrava particolarmente felice di vederlo quindi tentò di apparire solere anche lui.

Per fortuna Todoroki aveva una carta magnetica in grado di sbloccare il cancello e le sue impronte digitali andavano bene.

-Vieni- li fece segno di seguirlo quando la porta si aprì per rivelarne subito un’altra identica solo con una scritta -EDDQ seguita dalla scritta PEDC- -ti ricordi per cosa sta’?- Shoto lo guardava in modo strano, forse era un test dedusse il minore.

-Entità Dotate Di Quirk e l’altra Pericolo Entità Da Contenere- il ragazzo annuì piano -tra poco arriverà il nostro superiore intanto indossa l’uniforme lì-.

Effettivamente c’era una divisa su un appendi abiti.

Entrò nel camerino coperto solo da una tendina e si cambiò, il tessuto era pesante anche se poco spesso, elastico ma non eccessivamente aderente.

Era una tuta bianca con varie tasche, c’era anche un casco che mise subito collegandolo alla tuta.

Sembrava un’astronauta adesso.

Uscì piano -non serve che porti anche il casco per ora- comunicò Todoroki mentre teneva in mano il suo, seguendo il consiglio Izuko lo rimosse, era difficile respirare con quel robo.

-Uomini- si accorse dell’arrivo del suo superiore a quelle parole e si inchinò istintivamente -lascia stare le formalità- il verdino si alzò era una donna con i capelli lunghi e neri e gli occhi azzurri, e molto alta constatò in fine -mi chiamo Nemuri Kayama e sono una guardia di quanto livello- il più alto notò Izuko.

-Tieni è la tessera di primo livello così potrai entrare dal cancello ed accedere ai posti meno pericolosi da solo- la prese con riluttanza -la tuta è ignifuga, anti taglio, idrorepellente, galleggia e evita che scorie biologiche entrino ma non ti proteggerà da tutto, anzi quasi da niente. Ha un limite- il piccolo se la guardò addosso, quella prima gli era sembrata quasi un’esagerazione…e ora gli stavano dicendo che non bastava.

Cosa si nascondeva dietro quelle celle che lui doveva sorvegliare?

-Andiamo intanto, purtroppo non sei capitato in un bel momento tutto il personale è stato trasferito qui da poco- senza pesare chiese -perché che è successo al vecchio?- Shoto lo guardò con tenerezza -non ti sei chiesto perché c’era un posto libero?- un brivido lo attraversò da capo a piedi facendo vibrare ogni vertebra.

Il personale era tutto morto quindi…

-Qui come sai conteniamo oggetti, animali e uomini con abilità particolari chiamate Quirk, così particolari da essere pericolose. Considera che tutto quello dietro queste celle può ucciderti appena varchi quella porta e non esisterà a farlo, può bastare un attimo di esitazione e sei fuori- questo non aiutava affetto i tremori del ragazzo sempre più forti.

Erano davanti a un bivio adesso andando dritti c’era una porta fortificata con una scritta -CDC- e una sulla destra abbastanza normale -stanza del personale-.

Dalla stanza a destra uscì un uomo alto con i capelli rossi e gli occhi azzurri -è quello nuovo?- la donna annuì -si chiama Midoriya- -Enji Todoroki- Izuko confuso guardò l’uomo poi guardò Shoto -è mio padre- confermò il ragazzo.

Lesse la targhetta -guardia livello 4- anche lui, ok, poi passò a leggere quella di Shoto -guardia livello 2- doveva acquisire esperienza! Capire come funzionavano le cose.

-Vado a controllare il padiglione c- Enji non aspettò una risposta per entrare nella porta con la scritta -CDC- -CDC sta per Celle Di Contenimento vero?- chiese -esatto- sorrise Shoto.

-Qui c’è lo schedario delle entità, qui i turni, il computer, lì la sala telecamere e di là la cucina- la signora indicò altre due porte prima non notate -come avrai studiato al corso su ogni porta di cella ci sono dei simboli che avvertono sulle caratteristiche delle entità presenti all’interno, poi troverai il codice di identificazione in alto e sotto dei pallini, possono essere fino a 5 in base alla difficoltà di contenimento. Invece il colore della cornice: verde, rossa o arancione simboleggia la pericolosità- sì aveva studiato quelle cose, si strizzò le meningi per cercare di ricordare tutti i simboli.

Shoto però gli prose un foglio -portalo sempre dietro- c’erano i simboli con allegati i significati -grazie- sussurrò Izuko.

-Mi piacerebbe farti iniziare dall’ala oggetti ma ci sono stati dei problemi nel padiglione c ieri e la maggior parte del personale è costretto lì, ergo dobbiamo fare anche il loro lavoro, iniziamo dal blocco b. Ci sono solo i verdi e gli arancioni lì. Stammi vicino però-.

-Sì signora- confermò mettendosi il casco.

Shoto aprì l’ala con la sua carta, era un’immenso corridoio con una serie di porta con attaccati dei cartelli.

Si Fermarono davanti alla prima, -UR4V1T1- lesse lettere e numeri ad alza voce, cornice verde -ha un bel carattere e non è troppo pericolosa- confermò la superiore.

Izuko valutò i simboli: croce (entità malata), scatola (puoi offrire oggetti con autorizzazione), mano barrata due volte (evitare contatto fisico o con i vestiti) lampadina (sa pensare), due pallini (contenimento abbastanza semplice).

-Controllato?- Shoto lo prese in giro vedendogli ancora con il foglio in mano -s…sì- balbettò Midoriya ripiegando la carta e mettendola in tasca -è malata?- -solo capricci e un po’ di vomito, le succede spesso- commentò la più grande.

Entrarono e iniziò a sudare.

La vedeva attraverso il vetro, se ne stava sospesa una aria con una serie di oggetti vicino.

Ne rimase subito affascinato eppure aveva qualcosa di stranamente familiare, probabilmente avevo letto di lei su un libro.

-Lei è UR4V1T1, ed è ancora in protesta vedo- c’era solo uno spesso vetro a separarli eppure qualche stano istinto lo convinse a bussare.

Lei si girò e appena incontrò lo sguardo di Izuko tutti gli oggetti caddero e si appiccicò al vetro, era pallida e aveva delle nerissime occhiaie.

Aveva un pigiama lungo, bianco come tutta la stanza, tranne per pochi disegni appesi sui muri: erano paesaggi, animali, una casa che si ripeteva spesso, un uomo e una donna sconosciuti, Shoto,  Kayama, Enji e altre guardie.

UR4V1T1 continuava a fissarlo sorridendo, inquietante pensò il piccolo -UR4V1T1 hai finito con i capricci?- lei spostò lo sguardo sulla donna poi su Shoto e infine disse -sì, la smetto- si sedette sul letto e tutti tirarono un sospiro di sollievo.

-Ok Shoto va a prendere il pasto dal carrello- il ragazzo fece un passo e un’allarme scattò.

I tre si guardarono -che settore?!- gridò Izuko -luce blu, settore d- iniziò a correre rispondendo Shoto e Kayama lo seguì.

Izuko si voltò un’ultima volta verso UR4V1T1 che lo salutò con la mano e poi scattò anche lui.

Era il primo giorno già c’erano problemi.

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Capitolo 2
*** stranamente umani ***


(Izuko:)

    Correvano più veloce che potevano, l’allarme suonava all’impazzata.

Izuko iniziava ad avere l’affanno, i muscoli dolevano leggermente ma più per il panico che per la corsa.

Entrano nel settore D quello con le voliere. Già si prospettiva qualunque scenario: un mostro gelatinoso era evaso ora stava divorando al struttura, un assassino fuggitivo stava danneggiando la altre gabbie, tutti erano d’accordo per cercare di sfondare le celle insieme.

Ma quando arrivò sentì solo un gran caldo, tanto da mancargli in fiato, -cazzo- esclamò la superiore -è D4D1- anche Todoroki parve allarmasi a quella notizia, -nella  sala controlli. Dobbiamo provvedere al raffreddamento!- si limitava a seguirli non conoscendo ancora il posto, ma l’aria era incandescente.

La pelle piano si copriva di sudore.

Notò delle celle oltre le voliere, alcune con il vetro che dava direttamente sul corridoio.

Intravide una ragazza, sdraiata a terra rantolando in cerca di aiuto, si muoveva poco e goffamente portando le mani verso il vetro.

A Midoriya venne spontaneo fermarsi dinanzi a quella scena, nessuna delle altre due guardie ci fece caso: erano troppo impegnate a correre.

Lesse il cartello con il bordo verde: due pallini, facile da contenere; cervello (senziente), scatola (puoi offrire oggetti con autorizzazione), mano (non pericolosa al contatto diretto), impronta di zampa (caratteristiche animali) goccia d’acqua (ha bisogno di un’ambiente acquatico, si disidrata facilmente) poi il codice -Fr0551-.

Le lanciò un’altro sguardo, aveva la tessera…poteva entrare, ma non avrebbe dovuto.

Quella ragazza soffriva. Continuava a domandarsi quale fosse la cosa giusta da fare, ma all’ennesimo gemito strozzato entrò senza pensare aprendo prima la porta che dava sull’anticamera piena di oggetti e schemi.

Trovò numerosi contenitori pieni d’acqua in un frigorifero, forse erano per le emergenze come quella, non lo sapeva.

L’impianto di distribuzione era danneggiato non poteva dargliela evitando di entrare.

Si morse l’interno guancia e afferrò una grossa bracca nonostante tutto leggermente calda (il frigo era probabilmente danneggiato) ed entrò.

Il soggetto ancora una volta non si mosse, troppo debole.

Lui le corse vicino svitò la bottiglia e iniziò a versargli piano l’acqua sul corpo, fremette e schiuse un po’ gli occhi guardandolo.

Nonostante la paura continuò, forse assorbiva il liquido anche dalla pelle visto che si stava ridratando semplicemente così.

Bagnò i capelli lunghi e scuri che le si appiccicarono alle spalle poi si bagnò la mano e la passò sul viso.

Gli occhi grandi e neri stavolta si spalancarono.

Midoriya scattò indietro, dell’acqua iniziò a piovere dal sistema di raffreddamento sul soffitto, sicuramente Shoto e Kayama erano riusciti ad attivarlo. Ma lui ora aveva un’altro problema: la ragazza si era massa seduta e lo osservava.

-Grazie- poi disse con un’enorme sorriso, il verdino si alzò e fece un passo indietro -pr…prego- ma Fr0551 non sembrava aggressiva anzi, si limitava sorridergli.

Gli era stato detto che in quella struttura la pietà era solo debolezza, ma quella simpatica ragazza non sembrava un pericolo -io vado allora- si limitò a correre fuori e cercare raggiungere i suoi compagni.

Aveva corso un gran rischio.

Che gli era saltato in mente?

Poteva morire!

Ma almeno…almeno lei stava bene.

Incontrò Shoto nel corridoio -ci sono stati dei danni a due celle e alcuni fili elettrici, andiamo- lo incitò e l’altro eseguì iniziando a corrergli nuovamente dietro.

Passarono vicino all’entrata della voliera, era al cella di fianco quella di D4D1.

Serviva la chiave di livello tre minimo per entrare, fortuna che Todoroki aveva quella di Kayama.

L’anticamera era molto più grande di quelle già viste, piena di macchinari, schemi e computer che avrebbero dovuto mostrare l’interno della cella tutto bruciato e rovinato.

Non si vedeva praticamente niente li schemi erano rotti.

Kayama entrò a quel punto e valutò gli schemi -usciamo l’anticamera che dà sulla cella- detto questo i tre nuovamente scattarono fino ad arrivare su un balcone protetto da vetri particolari che affacciava sulla cella.

-D4D1!- chiamò la donna con un’altoparlante, il suono si espanse per tutta la gabbia, ci furono diversi attimi di silenzio poi una figura spuntò sopra una piccola struttura semi crollata.

La cella era piena di pilastri dove arrampicarsi, poltrone e anche uno specchio d’acqua evaporato al centro, il tutto messo in modo alquanto confusionario.

La stanza col letto  dentro la cella era visibile e leggermente sparata dal resto da dei séparé mezzi bruciacchiati.

L’ultima cosa che la nuova guardia notò erano i numerosi condizionatori in tutta la cella.

La figura poi scese da un pilastro più alto degli altri e atterrò sotto al balcone rialzato di una decina di metri.

-Mi sono incazzato- la voce si sentiva perfettamente attraverso una cassa alla loro destra.

Era un giovane strano, alto, con i capelli neri e la ricrescita bianca (riusciva  vederla dallo zoom delle telecamere), gli occhi azzurri freddi e vuoti, e la pelle coperta di cicatrici, alcuni pezzi erano così danneggiati da esser tenuti insieme da delle clip chirurgiche, il che faceva impressione.

-Non devi alzare così tanto la temperatura. Sei ferito?- la donna al microfono sembrava abbastanza tranquilla a differenza degli altri due -sono fradicio- rispose strizzandosi la maglietta nera in parte consumata dalle fiamme, era il primo soggetto che Izuko vedeva con la tuta nera.

Midoriya non ebbe il tempo di realizzare cosa stesse accadendo che un’altra figura atterrò velocemente affianco a D4D1.

Aveva delle enormi ali rosse e per parecchi lunghi secondi il novellino fu concentrato solo su quelle -è lui che mi ha fatto incazzare…- specificò il moro a bassa voce.

-H4WK2! Che ci fai fuori dalla tua cella!?- stavolta la donna ulrò ma il soggetto non sembrò spaventarsi anzi rimase tranquillo -il vetro si è rotto, ho attraversato il buco e mi sono ritrovato qui- ora la sua superiore iniziava a perdere la pazienza -hai rotto il vetro della sua cella?- la domanda era per il moro -lo scopo era prendere lui ma è troppo veloce- aveva un tono piatto e costante.

-E comunque ti ha detto di chiamarmi Keigo, non sono una cazzo di scatola che mi devi numerare- la donna sospirò.

Keigo si passò le mani in mezzo ai capelli biondo scuro per scacciare un po’ di polvere ancora sorridendo poi puntò gli occhi rapaci sul balcone.

La donna non fece in tempo a sospirare che si ritrovò l’alato davanti al vetro.

Smetteva le ali tranquillamente e rise quando tutte le guardie spaventate fecero uno scatto indietro, -H4WK2!- -Keigo- fu corretta -o al massimo Hawks- lei sembra esasperata -ok “Hawks” puoi tornare nella tua cella?- lui parve rifletterci poi fece le spallucce e disse -va bene ma ho fame quindi portarmi da magiare o riesco- detto questo scese fino ad arrivare dinanzi all’altro soggetto e gli sorrise beffardo -ho vinto la scommessa- poi assottigliò gli occhi -ci vediamo dopo Dabi-.

Midoriya si chiese un attimo perché lo chiamasse Dabi e perché questo nome gli fosse così familiare. Ma certo sostituendo alcuni numeri si formava quel nome!Sorrise leggermente appuntandosi mentalmente di ricordare quei nomignoli.

Poi si voltò verso Kayama -dobbiamo chiamare i tecnici per riparare la gabbia e monitorare D4D1 il suo potere sta aumentando, se non la smette di provare a sfondare la gabbia dovremmo spostarlo nell’ala c- Izuko osservò il buco alto fino a quasi il soffitto, collegava la cella a quella di Keigo, non dava verso l’esterno e Dabi non avrebbe potuto arrivarci visto che non sapeva volare. Che fosse veramente una scommessa e non un tentativo di fuga?

Uscirono tornando in corridoio e Shoto tornò (l’altro non si era neanche reso conto che si fosse assentato) -Fr0551 è ancora viva- -ero sicura che sarebbe morta- il piccolo improvvisamente voleva sotterrarsi -Midoriya?- -mmhh?- Todoroki sorrise -sei andato da lei? Ho visto che ti sei fermato in corridoio- annuì piano -ho visto che si stava disidratando, è in parte anfibia vero? Ho usato l’acqua nel frigo, non era troppo fredda quindi gli l’ho versata addosso-.

Entrambi si erano azzittiti, passarono parecchi secondi prima che la donna parlasse -sei entrato nella gabbia da solo?- -sì, ma non mi ha fatto niente…- Kayama sbuffò -sei stato fortunato quel soggetto ha un ottimo carattere e non è particolarmente pericoloso ma non farlo più, saresti potuto morire- annuì ancora rendendosi conto che quella era la verità.

Eppure non era l’impressione che aveva avuto in quel momento.

Forse era solo un’allucinazione dovuta al calore quella dolcezza e gratitudine nello sguardo dell’altra.

Tornarono nella sala dello staff incontrando Enji -ci sono dei feriti e il settore B è inagibile- comunicò fascinosi un braccio -le squadre mediche stanno arrivando- Shoto si fece avanti -avete già controllato tutte le celle?- il padre scosse la testa -la maggior parte del settore C, c’è una squadra che ancora lo sta facendo. Nel blocco D è stato assegnato un’operatore per cella finché non arrivano medici più specializzati. Dovente andar a controllare il B, la porta è bloccata il resto del personale non riesce ad entrare, staccate l’energia elettrica raggiungendo la la di controllo del blocco passando per i condotti d’areazione, io non ci passo e poi spegnete gli incendi- Izuko si girò automaticamente e i superiori furono piacevolmente colpiti dalla sua grinta.

Ma non aveva paura in quel momento, solo preoccupazione, se non fossero arrivati in tempo avverrebbero potuto trovare dei cadaveri.

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Capitolo 3
*** fuoco e fiamme ***


Arrivò davanti alla porta sbarrata dalle macerie, dai pochi spiragli non bloccati usciva nell’inquietante fumo nero.

Todoroki iniziò a svitare i condotti d’aria -vado io- comunicò -riusciremo a soccorrere di più in due- Shoto mi morse il labbro e gli lanciò una strana occhiata in cagnesco -Midoriya per favore resta qui, è troppo pericoloso- perché si preoccupava tanto per lui? A mala pena si conoscevano. Non avrebbe dovuto volerlo proteggere fino a quel punto. Certo Todoroki sembrava un bravo ragazzo ma il suo sguardo era stranamente emotivo.

-Io vengo, non posso lasciarli- se qualcuno fosse morto sarebbe stata colpa sua, lo sguardo di Shoto mi addolcì leggermente e annuì, i suoi occhi brillavano -ok vieni- con una botta secca riuscì finalmente a sfilare la grata.

-Metti il casco o respirerai il fumo nelle conduttore…- ma prima che potesse finire la frase il minore era già entrato e si era sigillato la tuta con tanto di casco, non aveva tempo da perdere.

Lo spazio era caldo e inospitale eppure quella situazione non lo spaventava, era l’idea che un suo ritardo potesse uccidere qualcuno.

Lui aveva scelto quel lavoro per proteggere le persone e anche quello lo erano…o no?

Si trovò davanti ad un’altra grata alla fine del percorso, strinse i denti imprecando nella sua testa, non aveva tempo da perdere.

-Cazzo!-non era mai stato volgare, e iniziò a battere contro il metallo, si girò, Shoto era ancora lontano.

Batté con più forza, con più rabbia, il fumo che gli arrivava in faccia non gli faceva vedere decentemente cosa stesse accadendo in corridoio ma percepiva colpi di tosse, urli.

Si sentiva così impotente, e odiava quella sensazione.

-Aspetta- la voce di una ragazza dall’altra parte -allontanati- eseguì senza rimuginare sul fatto che non poteva essere un’operatrice, nessuno era riuscito ad arrivare lì.

Un piede di porco si conficcò tra la grata e la parete poi lei facendo leva con i piedi contro il muro la stoccò.

Il pezzo di metallo cadde a terra comprando per un secondo tutti gli altri rumori.

Izuko uscì leggermente intimorito, ora aveva realizzato che quello era una dei soggetti che dovevano essere contenuti.

 Si alzò rimanendo attaccato al muro, la ragazza appena lo mise a fuoco attraverso il fumo fece una smorfia e tossì.

Portava una maschera anti gas rimediata chissà dove, -andrà tutto bene calmati- si guardò intorno cercando un modo per depurare l’aria -di là…- disse la ragazza con poche forze -alcune celle sono in fiamme- lui guardò in quella direzione fremendo poi riguardò la ragazza -ora arriverà Todoroki un mio collega, ce la fai?- lei annuì -in fondo al corridoio ci sono due estintori- consigliò alla guardia e lui rispose -ok sdraiati a terra, almeno hai la maschera. Andrà tutto bene- la voce le infondeva sicurezza. Era insolito che guardia si era preoccupasse tanto per lei, forse la maggioranza degli operatori a vederla fuori dalla culla le varrebbe sparato o sarebbe scappato intimorito.

Ma in quel momento Izuko non la stava trattando come un soggetto da contenere ma come una ragazza in difficoltà. In sui pochi secondi con una manciata di frasi erano riusciti a far crollare i rigidi ruoli di guardia e prigioniera.

Midoriya scattò via subito dopo per perdere gli estintori e spegnere l’incendio.

Rumore di vetri rotti, non riusciva a capire se dal fuoco o da qualcuno.

Altre due ragazze gli passarono a fianco, usavano la divisa/pigiama per coprirsi naso e bocca.

Afferrò il polso di una sperando di non polverizzarsi al contatto, lei si girò, era UR4V1T1 il soggetto che aveva visitato prima, di fianco a lei inquadrò una ragazza non del tutto umana: aveva la pelle e i cappelli rosa anche se di due tonalità diverse e delle piccole corna sulla testa -andiamo a liberare la porta- comunicò la rosa invece UR4V1T1 tremava, -c’è una ragazza vicino alla grata verso l’ingresso, sta arrivando un mio collega lì quando avete finito raggiungeteli- la mora fu colpita da quelle parole.

Non era un rimprovero, ne una voce tremolante, gli stava dando il permesso di girare e usare le loro unicità?

-Muovetevi e andrà tutto bene- ordinò infine Midoriya sorridendo.

Infondeva sicurezza quello sguardo.

Come se nonostante tutto non ci fosse niente da temere.

La guardia andò via verso il centro dell’incendio.

Udì la voce di un ragazzo -Aiuto! Aiuto!- faceva batteva contro il vetro della sua cella.

Era pieno di fumo da quella parte -eccomi- la porta era rotta e il ragazzo batteva ancora circondato interamente e quindi invisibile, tranne per le braccia lattee che si posavano con violenza e i due occhi gialli, ridotti due puntini che sembravano emettere energia brillando.

-Aspetta cerca di…- provò a far passare la carta ma in situazioni di emergenza le celle si chiudevano in automatico, il soggetto tossì pesantemente piegandosi contro il vetro -il mio amico…la cella ha preso fuoco…- Midoriya si girò, la cella di fianco era completamente piena di fiamme, qualsiasi cosa ci fosse lì dentro era ormai ridotta in cenere.

Ma poi una voce -Ehi…- fievole, appena percettibile, eppure era la conferma che in mezzo al centro dell’incendio c’era qualcuno di vivo.

Provò a passare la carta anche lì ma dava ancora errore. Non riusciva salvarli! Si sentiva così inutile! Digrignò i denti e in un impeto di rabbia strinse i pugni. Un brivido come una scarica elettrica lo invase da capra piedi facendolo fremere. Un’energia diversa gli si bloccò negli arti, adrenalina?

Ancora colpi di tosse.

Urlò colpendo il vetro anti urto, si infranse come se fosse stato gesso caduto a terra. Centinaia di schegge volarono, ma per fortuna la tuta a non si bucò.

Come aveva fatto a rompere con un pugno un vetro anti proiettile spesso trenta cm? Non poteva essere solo l’adrenalina…ma era la cosa più logica.

Non aveva il tempo di farsi domande -riesci ad uscire?- chiese urlando verso le fiamme che piano si espandevano fuori ora che il vetro era rotto.

Una figura uscì correndo e cadde a pochi metri da Izuko.

Era tutto raggomitolata su se stessa, con le mani dinanzi al viso per farsi da scudo, le gambe erano ustionate, ma non era anche troppo grave e il resto del corpo comunque quasi immacolato.

Ma il soggetto non si muoveva; e la pelle aveva qualcosa di strano, sembrava formata da schegge taglienti.

-Ehi, riesci a…?- il rosso di alzò scoprendosi il viso, la pelle tornò normale e prese a sanguinare in diversi punti, aveva gli iridi cremisi che splendevano in mezzo al fuoco scattò in avanti senza preavviso e attaccò il vetro della cella del compagno.

La pelle divenne nuovamente fatta di scaglie, probabilmente durissime, constatò il verdino.

La superficie di infranse al contatto e l’altro soggetto uscì, tossiva come se non riuscisse a respirare, i capelli biondi gli cadevano davanti al viso, si distingueva poco ormai il fulmine formato dalla ciocca nera.

-Andate in fondo al corridoio vi aspetta un mio collega- il rosso prese sotto braccio l’altro aiutandolo ad alzarsi -grazie- sorrise poi piano iniziarono ad incamminarsi.

Izuko corse ancora fino ad arrivare agli estintori, ne afferrò uno iniziò a cercare di domare le fiamme.

Erano sempre più forti, tutto era così caldo come se l’aria potesse ustionarlo. Aveva sete ma non ci badò neanche. All’improvviso sentì uno sbalzo termico enorme. Gelo. Con la coda dell’occhio vide una fiamma soffocata da non sapeva cosa. Un brivido di freddo così familiare gli attraversò il corpo dandogli sollievo. Si girò di scatto e non c’era niente, ancora fuoco, anche se di meno.

Se l’era immaginato? Effettivamente iniziava a giragli la testa.

Le fiamme si abusarono all’improvviso, cosa? -levati piccoletto!- quella voce si spostò appena in tempo visto una colonna di fuoco uscita dalle mani di D4D1 per poco non lo sfiorò -stai attento razza di accendino ambulante!- Hawks? Il ragazzo dalle ali rosse gli appese di fianco -e muoviti!- non lo degnava di uno sguardo. 

Il moro stava dando fuoco in determinati punti, che faceva? -che fai!?- urlò Izuko -mai sentito parlare di fuoco di sbarramento? Se non gli lascio nulla da consumare prima o poi si spegnerà da solo, non ti preoccupare ho soccorso io le persone in quell’ala- 

Izuko continuò con l’estintore per far indietreggiare le fiamme se si espandevano prima che la barriera di bruciato fosse pronta.

Keigo li progettava da i calcinacci, che di tanto in tanto cadevano, con le possenti ali.

Non gli era mai capitato di collaborare con dei soggetti dotati di quirk, e pensava che non l’avrebbe mai fatto. Ma il biondo gli guardava le spalle, e Dabi aveva causato il danno certo ma ora cercava di rimediare aiutandolo.

Finalmente le fiamme furono sotto controllo, i tre si allontanarono tirando un sospiro di sollievo -un bel da fare per i primo giorno- disse H4WK2 -già…- si sentiva in imbarazzo e in difficoltà ad essere solo con due soggetti liberi -come avete fatto ad uscire?- -ho portato Dabi nella mia cella lì il muro non è a prova di fiamma, ma non ti preoccupare non abbiamo incendiato niente, solo spaccato il vetro- Midoriya abbassò lo sguardo e tutto ciò che gli uscì fu un -ah- Dabi lo guardava in cagnesco per chissà quale ragione.

Avrebbero potuto ucciderlo semplicemente schioccando le dita eppure sembravano tranquilli. Gli occhi di Hawks (nei limiti dettati delle iridi rapaci) trasmettevano simpatia. Distratto dell’osservazione sbatté contro qualcosa, alzò piano la testa indietreggiando: Todoroki.

Sorrideva leggermente con lo sguardo stanco, evidentemente aveva spento il resto dell’incendio.

-Meno male che stai bene- gli passò piano la mano in mezzo ai capelli arruffati di quell’insolito colore -gr…grazie Todoroki- eppure non gli sembrava un persona così fisica ed emotiva, era la prima volta che si incontravano, no?

Il ragazzo ritrasse all’istante la mano quando scoprì di esser guardato male da Keigo, l’uomo uccello sembrava arrabbiato e Shoto si guardava i piedi sconsolato.

C’erano tante cose che Midoriya non si spiegava ed era solo il primo giorno.

Finalmente alzò lo sguardo -Forza voi, sono arrivati i tecnici. Tornate nelle vostre gabbie…- poi si rivolse al collega -aiuta i medici io li faccio rientrare- Izuko annuì perdendosi un attimo in quello guardo profondo.

Poi si separarono e andò verso l’infermeria.

 

((angolino: spero che questa storia vi stia piacendo, aggiorno una volta alla settimana minimo (salvo imprevisti per cui cercherò di avvertirvi). Ci vediamo la prossima volta, buona lettura (se potete lasciate una recensione anche per critica voglio migliorarmi))))

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Capitolo 4
*** stranamente glaciale ***


Izuko camminava con attenzione, incontrò però in mezzo al corridoio due soggetti liberi, stesi a terra.

Si alzarono appena lo videro.

Mise la mano sulla pistola elettrica pronto a tirarla fuori e sparare se necessario, ma non sembrano essere ostili.

-Ehi, ehi signora guardia- si avvicinò per leggere il cartellino -My-do-ri-ya?- lui annuì piano -che ci fate qui?- ma li riconobbe, erano i due soggetti che aveva salvato.

Uno aveva i capelli rossi appuntiti e dritti con i denti affilati e gli iridi sempre scarlatti, uno dei due occhi era segnato da una piccola cicatrice sul bordo.

Sorrideva -le nostre celle sono distrutte e non abbiamo la minima idea di dove andare-.

Midoriya spostò lo sguardo sull’altro ragazzo che ancora tossiva, aveva la testa bassa, i capelli biondi gli coprivano le guance e la fonte, un ciuffo nero anche in parte un’occhio.

Gli occhi gialli erano ancora intrinsechi di paura -chi siete?- chiese Midiriya -K1R15H1M4- ok, non l’avrebbe mai ricordato ma si sforzò -D3NK1- sussurrò l’altro.

-Andate prima in infermeria io vado a chiedere al mio collega- non si fidava molto nel lasciarli da soli, ma sembravano tranquilli e sarebbe stato doppiamente in pericolo se non se ne fosse andato al più presto.

Tornò sui suoi passi e andò verso le gabbie di Hawks e Dabi dove era diretto anche Todoroki.

Si muoveva con sicurezza, con sguardo e alto vigile per sentire qualsiasi traccia.

Stava per girare l’angolo quando sentì qualcosa sbattere sua parete metallica dietro ad esso.

-Rischi di farci scoprire!- quello era Hawks, con chi parlava? -non rimarrò chiuso in questo inferno per sempre perché tu devi sbavare dietro a lui- da una parte voleva sporgersi per vedere ma aveva paura che se si fosse mosso avrebbe fatto troppo rumore.

-Poteva morire- quella voce, Todoroki? Stava venendo aggredito? Ma di chi parlavano -e tu ti sei esposto troppo, cerca di essere più distaccato e…- la voce si bloccò e si accorse di aver fatto un passo avanti attirato dalla conversazione -abbiamo compagnia- ancora il biondo.

Izuko uscì con il passo più sicuro possibile per far sembrare che non avesse sentito una parola, -voi due nelle celle! Subito!- gridò sfoderando il bastone elettrico per difendere il compagno che era stato sbattuto al muro.

Senza opporre resistenza i sue entrarono nelle gabbie per fortuna già pronte.

-Stai bene Todoroki?- il ragazzo si massaggiava il collo visto che era stato tirato su per il colletto -sì, sono stato imprudente- sembrava più distaccato del solito, quasi glaciale.

-Cosa volevano?- i capelli di Shoto gli caddero sull’occhio grigio quando scattò abbassando la testa. La cicatrice incorniciata dei ciuffi rossi era tutto ciò che si vedeva del suo viso -sono EDDQ, è normale siano aggressivi- suonava come un rimprovero, il suo tono era aspro.

Izuko si rese conto di aver fatto un grave errore, per un attimo ingannato dai sorrisi e dall’aspetto gli aveva trattati come umani -Dove vanno quelli con le celle rotte?- si guardava i piedi maledicendosi per aver lascito i due soggetti da soli.

-Vanno in infermeria fino riparazioni compiute- -ok- si girò velocemente senza neanche salutare e si avviò velocemente fino all’infermeria.

Eppure quella conversazione gli ronzava nelle testa…Todoroki voleva aiutare i soggetti ad evadere?

Arrivò in infermeria e a sua sorpresa K1R15H1M4 e D3NK1 erano chiusi in delle celle speciali dove stavano venendo medicati.

L’avevano ascoltato…non erano stati aggressivi o nulla del genere.

-Novellino- la sua superiore gli spuntò da dietro -s..signora Kayama!- si mise sull’attenti -mi chiedevo dove fossi, meno male. Puoi andare nel settore c? C’è un soggetto alquanto pericoloso che sta provando ad evadere- nonostante la gravità dell’affermazione sembrava abbastanza tranquilla.

-Avete messo le manette anti quirk a K1R15H1M4?- si rivolgeva a degli operatori che avevano legato tutto il busto al rosso e l’avevano ammanettato con delle manette strane, fluorescenti.

-Devi portarlo nel settore c, c’è un’altro soggetto 34CCH4N. Porta K1R15H1M4  nell’area di osservazione della sua gabbia e faglielo vedere o rischiamo un’altra fuga- guardò il rosso e poi l’istruttrice -non è pericoloso metterli a contatto? Insomma poi se è nel settore c…- non c’erano solo i più pericolosi nel settore c?

-Comunicano già con i telefoni, gli lasciamo libertà in questo. E sì dovremmo evitare gli incontri fisici ma questa è un’eccezione- Izuko decise che quella risposta non soddisfacente comunque andava bene.

-Prendi la mia carta- gliela porse la donna -la tua non può aprire quelle porte- si chiese se effettivamente fosse contro le regole o no ma accettò l’incarico.

Non poteva far brutta figura il primo giorno.

Afferrò la cima delle semi specie di corda che legava il soggetto e si incamminò.

Appena entrò nel terrore c una strana sensazione lo travolse, un brivido, si sentiva schiacciato da tutto quel bianco, da tutto quel metallo.

Era una sensazione terribile come se il suo corpo lo mettesse in allerta.

Si bloccò dopo aver fatto un metro.

Tutti i cartelli sui muri erano contornati da cornici rosse,  e da quel che riusciva a leggere i pallini erano sempre minimo 3 ma più spesso 4 o 5.

Solo una cornice, sulla prima porta a destra era arancione con due pallini sotto, codice -3r454rh34d- lo lesse involontariamente ad alza voce e il prigioniero gli si avvicinò interessato.

-E’ la porta del professore- -mmh?- mugolò per chiedere altre spiegazioni -il professor Aizawa, o almeno noi lo chiamiamo così- -perché lo tengono qui se è giallo? Non sembra pericoloso- il rosso spiegò -infatti non è per quello, la sua unicità è bloccare i quirk degli altri con il contatto visivo quindi se succede qualcosa di grave lo usano per contenere i danni. Ma non è sempre molto collaborativo- Izuko lanciò un’altra occhiata alla cella appuntandosi mentalmente di ricordarsela.

Poi ricominciò a camminare -perché l’hai chiamato professor Aizawa?- stavolta il soggetto non si girò per rispondere -prima di venire qui era un’insegnante, si chiamava Shōta Aizawa quindi lo chiamiamo Aizawa- il verde assottigliò gli occhi -quindi un civile? Un civile normale?- -ehm, sì perché?Poi hanno scoperto che aveva un quirk e l’hanno spedito qui. L’ha scoperto molto tardi (la maggior parte di noi è qui da prima dei 5 anni)- Izuko provò a immaginarsi Aizawa, -e perché il suo quirk non è molto appariscente vero?- il rosso annuì -l’hanno scoperto quasi per caso quando uno era scappato da qui e aveva raggiunto la sua città. Riuscì a bloccare il potere salvando tutti-.

A Midoriya mancava il fiato: un professore, un eroe, rinchiuso lì. Come una animale, come un pericolo…lo era davvero? Insomma se aveva fatto l’insegnante per tanti anni senza far mele a nessuno non poteva essere pericoloso, vero?

Mentre pensava gli volò lo sguardo su un’altro cartello di una porta socchiusa. Corse verso essa trascinando il rosso per chiuderla.

-Non ti preoccupare ormai è vuota- specificò lui e il verdino si fermò, -perché?- l’altro non rispose, invece lo guardò serio.

Lui lesse il cartello: D3…, il resto del codice era stranamente sciolto come da una grande fonte di calore.

Solo pochi simboli si leggevano e i pallini, ben quattro.

Poi c’era un’ammaccatura nella porta di metallo, data da uno botta particolarmente forte.

Ci poggiò istintivamente la mano con cautela, il metallo dipinto di bianco era freddo.

Per un’istante vide tutto nero, gli sembrò di sentire un urlo -Te lo prometto, lo giuro sulla mia vita, ma ora va- un’altro urlo. Si staccò che ansimava, che aveva sentito? Perché?

-Tutto ok Midoriya?- il soggetto si sporse per osservarlo con uno guardo strano -sì, andiamo- anche la porta affianco era rovinata e aperta ma dopo quell’esperienza se pur incuriosito preferì non indagare.

Arrivò invece davanti alla porta di 34CCH4N, -come posso chiamarti?- chiese al rosso, lui parve un’istante confuso -ho sento che vi date dei nomignoli- -ah- sorrise -Kirishima- Izuko cercava di distrarsi dei pensieri che gli erano arrivati poco prima -piacere Kirishima ora entriamo- aprì la porta con la card.

Subito iniziarono a sentire dei forti botti.

 

((angolino:eccoci tornati, c’è qualcosa di strano che sta accadendo o è Midoriya che è troppo paranoico? Finalmente avremo un po’ di Kiribaku? Tutto questo nei prossimo capitoli. Grazie per l’attenzione se potete lasciate una recensione e alla prossima))

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Capitolo 5
*** in un universo parallelo ***


Il forti rumori lo spaventavano ma non sembravano turbare Kirishima.

Quella cella era diversa da tutte quelle viste fino ad allora: entrati c’era un’anticamera piuttosto spaziosa di metallo, agli estremi di essa però non c’erano muri ma ringhiere infatti era rialzata come un balcone di una ventina di metri dal pavimento della cella.

 Guardò oltre la ringhiera d’acciaio per seguire l’origine del suono, sotto di loro guardie e scienziati correvano cercando di regolarizzare la situazione.

C’erano bottoni, leve che facevano strani suoni, schemi e pannelli di controllo; ma una cosa spiccava più delle altre: un’enorme cubo scuro di metallo.

Non aveva finestre ne aperture ma Izuko intuiva che il soggetto fosse lì dentro.

Un’altra guardia li raggiunse facendoli entrare in una porta non notata che dava sull’anticamera.

Entrarono in una sala piena di schemi dove il rumore era ancora più forte.

Alcuni sulla sinistra erano oscurati, e altri proiettavano l’interno della cella.

La cella sarebbe sembrata una normale stanza con bagno se non ci fosse stato un ragazzo che continuava a lasciare esplosioni contro le pareti, sempre più forti, rischiando di rompere tutto.

-Perché fa così?- chiese Izuko allarmato dalla situazione, -ha saputo dell’incendio ha detto che se non gli avessimo portato questo soggetto sarebbe uscito lui per vederlo- mi girai verso il rosso che nonostante tutto era tranquillo.

Erano amici?

-Pronti con i monitor e l’altoparlante- comunicò uno, -ok partiamo- ci fu un suono roco e poi delle luci verdi si accesero.

Il ragazzo si bloccò iniziando a guardare uno schermo -ciao Bakugo!- sorrise il rosso, il biondo lo scrutava -ti sei ferito?- fu la prima cosa che disse -non troppo, sono riuscito a indurmi completamente anche se ero circondato e poi Midoriya mi ha salvato- ora il biondo guardava lui -Midoriya…-sussurrò e dei brividi di avvertimento attraversarono il corpo del piccolo -visto non serviva sfondare la cella, te l’abbiamo portato- commentò uno scienziato ancora spaventato.

-E’ ferito…avete permesso che si ferisse voi luridi…!- -va tutto bene, hanno fatto il possibile- lo interruppe Kirishima -se ti rifai male per colpa loro io gli ammazzo Eijiro- Eijiro? Midoriya lanciò uno sguardo confuso al rosso che era stranamente arrossito. Il nome era una cosa molto strana da usare, in genere di faceva solo se si aveva un rapporto particolarmente stretto, sempre che Eijiro fosse il nome.

-In realtà è stato Dabi ad appiccare l’incendio- Bakugo continuava ad analizzare l’altro soggetto cercando altre ferite ma tutto sommato era vero, non stava troppo male.

-Allora ucciderò anche Dabi- fu il suo commento finale -smettila, non serve…- il tono era stranamente dolce ma l’altro era troppo disinibito per calmarsi anche se aveva smesso di lanciare esplosioni.

Sembrava che solamente guardandosi parlassero, si sussurrassero “va tutto bene”.

-Non è arrivato qui l’incendio?- -secondo te lo saprei?- il prigioniero indicò il muro, -te la sei cercata, potevamo stare ancora in celle vicine- l’altro sputò a terra -sei tu che sei troppo ubbidiente, e ritornando a lui…- fissava propio Midoriya! Fece un passo indietro -è la nuova guardia, carino vero?- il tono di entrambi era diverso adesso -no, disgustoso direi- il rosso lo guardò e gli fece un cenno di scuse.

-Tempo finito, deve tornare nella sua cella- Bakugo strinse i pugni e si morse il labbro, Il rosso si avvicinò al monitor e sorrise -ci sentiamo dopo su Skype, ok?-ma il biondo non sembrava convinto, annuì comunque con lo sguardo basso.

-Ti chiamo io…c’è una sorpresa sta sera- il rosso si mise sull’attenti e per un secondo strabuzzò gli occhi -d’accordo- era tornato serio.

Izuko non si fece sfuggire quello strano scambio di parole.

-A dopo…- sussurrò il biondo prima che le luci verdi si spegnessero.

Kirishima era rimasto con lo sguardo sullo schermo che invece ancora mostrava Bakugo, il suo sguardo era perso, il volto di una persona a cui è rimasta solo la speranza.

Izuko strinse più forte la cima mettendosi leggermente dietro di lui e comunicando -dobbiamo andare-.

Si bloccò quando sentì il soggetto fare un singhiozzo, -a dopo…- disse di nuovo con la voce incrinata.

A Izuko sembrò che una coltellata lo prendesse in pieno petto e non vedeva nient’altro che quel ragazzo che piangeva legato e gli scienziato che lo guardano storto invece di consolarlo.

Bakugo se ne stava accucciato sul letto con le ginocchia con petto, non sapeva neanche se lo stavamo ara guardando, non sapeva che Kirishima piangeva, ma si sforzava di non disperare.

Forse era solo orgoglio ma qualcosa nella testa del ragazzo gli sussurrava che stava cercando di esser forte per il rosso, che fingeva solo che andasse tutto bene.

-Midoriya aventi riportalo in cella!- le voci delle altre guardie erano le stesse. Solo a lui veniva da piangere all’idea di separarli.

Si avvicinò di un passo con calma -dobbiamo tornare- sussurrò per non dare fastidio ai pensieri dell’altro.

Il rosso gli rivolse lo sguardo perso e annuì piano poi cominciò a camminare verso la porta.

-Tutto bene?- chiese il verdino dopo che la porta si era richiusa dietro di loro ed erano nuovamente in corridoio -sono così stanco di stare qui…- non sembrava una promessa di fuga, solo tristezza -se non possiamo vederci vorrei smettere di pesarlo e basta…- parlava di Bakugo.

-Lui mi ha detto che non sarò mai solo, ma io mi sento così quando sono in cella…con tutto quel bianco, richiuso…- piangeva ancora e Midoriya era troppo sconvolto per sapere cosa fare -c’è semplicemente troppo, troppo che il tempo non potrà mai cancellare. Troppo spazio tra le nostre celle-.

In quel momento si sentì vicino a Kirishima, era così umano, così disperato e lui non sapeva che fare per aiutalo -non voglio morire, non voglio morire da solo!- si bloccò per cadere in ginocchio piangendo.

Alla guardia tornò in mente l’incendio, aveva avuto paura…aveva avuto paura di morire, aveva bisogno di Bakugo per stare tranquillo.

Ai un civile dopo un’emergenza era consigliato stare con i propri fidati, ma Kirishima non poteva, nessuno dei soggetti poteva.

E rimanevano soli con se stessi, in quelle stanze semi-buie e bianche.

Anche se c’era qualcuno che gli avrebbe potuto tenere la mano rimanevano soli con le loro paure.

Un ricordo gli attraversò la mente come una scossa elettrica -sarei disposto ad infrangere qualsiasi regola per stare con te- ricordava di aver letto quel messaggio, dove o perché non lo sapeva ma si sentiva incredibilmente vicino al rosso.

 -Voi state insieme?- non voleva sembrare indiscreto ma odiava il silenzio che si stava venendo a creare -è complicato…- -ti chiamavi Eijiro? Prima di venire qui?- il rosso sorrise -allora l’hai notato, sì, ma solo Bakugo mi chiama così. Sono entrato nella struttura a cinque anni e dopo nessuno mi ha più chiamato per nome- la guardia provò una certa pena.

Non gli era più neanche concesso avere un nome, amare, vedersi; non erano più trattati come persone.

-I tuoi genitori?- -loro hanno paura di me, sono spariti- -mi dispiace- abbassò lo sguardo -mi è andata meglio di altri. I genitori di Bakugo l’hanno menato e provato a richiudere il casa. Aveva solo undici anni, ha demolito involontariamente il posto- -involontariamente?- -capita che chi ha un’unicità non riesca a controllarla, specialmente da piccolo. Guarda la cicatrice che ho all’occhio, me la sono fatta da solo- Izuko si ritrovò per l’ennesima volta a riflettere osservando per un attimo la cicatrice quando il rosso si era girato -come Dabi?- -non lo so, dice che sono state le fiamme di un’altro a fargli quelle cicatrici ma…- mi guardò esitando -…insomma nessun altro a un quirk simile-.

Arrivammo finalmente davanti alla cella  -il tuo turno è quasi finito- Kirishima intravide l’orologio in corridoio mentre entrava -già, è stata una giornata piena- -vado a riposare- salutò con la mano e si mise sul letto.

La guardia chiuse la porta e tirò un sospiro di sollievo poi con un telecomando che gli era stata affidato disattivò i meccanismi che tenevano insieme la corda e il rosso si slegò.

Andò in spogliatoio ma poi si ricordò di dover ridare la tessera a Kayama e quindi tornò indietro.

Passò nuovamente dinanzi alla cella di Kirishima, il corridoio era deserto, tutti stavano probabilmente in cucina o a sistemare i danni dell’incendio.

La voce del rosse gli arrivò all’orecchio -lo so, lo so, ma non ce la faccio più- era un sussurro a mala pena udibile -perché non può farlo ora?- parlava al telefono, forse con Bakugo visto quella che aveva detto ore prima.

-Ho bisogno di vederti- singhiozzava ancora -aspetterò, ti prometto che non farò cose stupide. Ok, sì- di che stavano parlando? -no, non voglio rovinare tutto. Io…voglio solo vederti- ridacchiò poi -ok calmati. Spero solo che in un universo diverso dove le unicità vengono accettate io e te…siamo liberi- deglutì rumorosamente, non capiva di che stavano parlando -sì io ci conto, dovresti fidarti anche tu di Aizawa, il piano è perfetto- Aizawa? Stava progettando una fuga di massa?

-Ok, sì ho capito ci sentiamo domani- Izuko camminò all’indietro e sbatté contro qualcosa -va tutto bene?- Todoroki lo guardava in modo strano, come se sapesse -certo, cercavo Kayama per ridargli la card- la mostrò -ah- fu la risposta mentre ancora lo analizzava -se vuoi gliela do io- aggiunse poi -d’accordo- gliela consegnò di buon grado e poi salutò andando finalmente via.

Era stato il suo primo giorno e anche il più strano della sua vita.

 

(((angolino: Ciao a tutti, finalmente la BakuKiri! Izuko a capito che Aizawa centra qualcosa e noi prossimi capitoli continuerà ad indagare per fermare l’evasione, e Todoroki avrà notato che ha origliato e da che perte sta in realtà?

 Scusate se è un po’ breve ma questa settimana ho tanto da fare e non volevo lasciarvi a bocca asciutta. Comunque spero che vi sia piaciuto! Alla prossima)))

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Capitolo 6
*** visione ***


Izuko

    Il giorno dopo si alzò mal volentieri, si rigirò nel letto più volte dopo aver spento la sveglia, ma alla fine si convinse.

Camminò scalzo sul pavimento freddo fino alla cucina, sua madre era stranamente già in piedi e parlava al telefono.

Appena lo intravide salutò di corsa e riattaccò nascondendo il telefono dietro alla schiena come se stesse facendo qualcosa di male.

-Chi era?- chiese e la donna strabuzzò gli occhi -una vecchio amico- Izuko sorrise sentendosi stranamente triste -capisco…- la mamma deglutì -beh sei sempre stato un ragazzo intelligente- abbassò lo sguardo -dovevi dirmelo- commentò lui prendendo una tazza e riempiendola di cereali -ero spaventata e pensavo che prima o poi ti saresti ricordato da solo- gli venne da sorridere -quindi lo conosco  quest’uomo che ti ha conquistata?- lei si tirò un’attimo indietro di un passo -oh, certo ehm, più o meno…- -non devi imbarazzarti è normale volerti rifare una vita, ma pensavo che me ne avresti parlato prima-.

Iniziò a mangiare -non volevo dirti niente finché…ecco…non ero sicura- -ti senti bene?- -oh, certo, benissimo- -l’amore fa questo effetto?- scherzò -Beh dovresti saperlo- lui si bloccò in sincronia a lei -mamma io non ho mai avuto una ragazza…- -sì, lo so certo ma ecco pensavo ti piacesse qualcuna- Izuko sbatté velocemente le ciglia -e perché?- la mamma si fermò un secondo -perché ieri sera sei tornato tardi-.

Il ragazzo si sentì esplodere dalla vergogna, divenne completamente rosso -mamma!- -non ho detto niente tesoro- -lascia stare-.

Finì i suoi cereali in silenzio, gli era vietato raccontare ciò che accedeva dentro la struttura anche se gli sarebbe tanto piaciuto.

Andò poi a prepararsi e quando stava per uscire sua madre lo abbracciò da dietro -hai superato di peggio Izuko. Il fatto che tu sia vivo è un miracolo, resta vivo, torna da me e sarà sufficiente- -che intendi?- -sono preoccupata, è un lavoro pericoloso- la accarezzò girandosi -me la caverò- poi la baciò -a dopo- e uscì.

Sua madre era sempre stata troppo apprensiva e gli faceva piacere sapere che finalmente si stava facendo una vita. Non aveva mai conosciuto suo padre, la mamma diceva che era morto prima della sua nascita e insomma dopo diciannove anni dove non aveva frequentato nessuno era ora.

Si ritrovò per la seconda volta davanti al cancello, questa volta però aveva la card per aprirlo.

Entrò con un po’ di esitazione e si affrettò ad entrare nei camerini.

Aprì la porta dello spogliatoio di scatto e una figura gli si presentò dinanzi.

Quella pelle così liscia e chiara, i pettorali scolpiti, la parte rossa di capelli era messa indietro con una molletta mentre i ciuffi bianchi erano liberi di cadere sull’occhio grigio.

Seguì con lo sguardo tutte le linee del viso osservando più volte gli occhi che lo fissavano e si soffermò una manciata di secondi su quelle labbra che sembravano così morbide.

Era Todoroki, in mutande, si stava cambiando e si era paralizzato quando i loro sguardi si erano incontrati.

Le guance lentigginose gli divennero immediatamente rosse e vide Todoroki avere la stessa reazione ma fare anche un timidissimo sorriso -‘giorno-  si sforzò di guardare altrove il collega -buon…buongiorno- la voce di Izuko tremò in modo innaturale.

Andò a prendere la sua uniforme nell’armadietto cercando di togliersi dalla testa quei pensieri, ora era a lavoro non doveva pensare a niente!

Si cambiò di fretta senza badare all’altro che intanto era uscito per iniziare il turno.

La sua mente era un completo disastro dal giorno prima, da quando aveva incontrato Todoroki, ma forse era solo la novità, o l’influenza dei Quirk…

Non doveva scordare cosa aveva imparato dal corso corso, gli era stato detto che i soggetti potevano manipolare la mente.

Sospirò allontanando i pensieri, forse doveva rivolgersi allo psicologo della struttura, gli avevano detto che ce ne era uno a disposizione per quelle situazioni.
Ma al secondo giorno…non voleva sembrare debole.

Incontrò Enji Todoroki nel corridoio che parlava con tono distaccato al figlio, banali indicazioni constatò.

Non riusciva quasi a credere che fossero paranti, certo un po’ si somigliavano ma non sembrava un rapporto propio normale. O forse era lui ad avere un rapporto troppo unito con la madre.

Chissà com’era suo padre. Forse anche lui avrebbe avuto un brutto rapporto con lui se solo l’avesse conosciuto.

Gli toccava il settore A quel giorno: oggetti e animali.

Entrò guardandosi intorno come suo solito, quei muri erano sempre inquietanti come se potessero soffocarti. Se non si concentrava sul respiro rischiava di mancarli.

Deglutì e fece un paio di passi.

Come al solito era pieno di cartelli sulle porte e vetrate che davano sull’interno delle celle.

Attraverso alcuni vetri apparivano: vasi, un dipinto coperto da un telo bianco, un albero, una sedia sospesa a mezz’aria.

Non sembravano perlopiù pericolosi, anche quelli con la cornice rossa.

A proposito di ciò entrò nella prima anticamera, l’entità era un fiore: cresceva in base allo spazio che gli veniva dato a disposizione.

Oltre a diversi strati di metallo e vetro infrangibile era contenuto in una teca.

La margherita era completamente schiacciata e ramificata contro la superficie.

La guardia esaminò i monitor per notare se la struttura fosse danneggiata, niente, poi premette il pulsante che spruzzava un po’ d’acqua al fiore.

Di fianco ce n’era uno rosso per carbonizzarlo in caso di emergenze.

Perché tenevano ancora in vita quella pianta? Perché tenevano in vita quelle entità!? Erano solo un pericolo!

Meditò se premere quel pulsante, strinse i pugni, ci poggiò in pollice, se quella pianta fosse uscita? Avrebbe distrutto tutto! Lo avrebbero ringraziato se se ne fosse liberato.

-Io non lo farei se fossi in te- una voce lo spaventò, scottò indietro togliendo istintivamente la mano del pulsante e si girò non trovando però nessuno.

provò a guardare verso l’entrata e girare la testa -qui sotto!- sentì poi intonare con entusiasmo.

Abbassò lo sguardo, c’era un animale strano per terra vestito in giacca e cravatta in piedi su due gambe.

-C..cosa sei?- fu l’unica cosa che gli uscì dalle labbra -Io sono Nezu, colui che potrebbe essere un cane, un topo o un orso, ma soprattutto... sono il supervisore di questa zona- aveva un muso carino e modo suo sorrideva rassicurante.

-Sei un soggetto fuori dalla sua cella?- cercò di non farlo alterare sussurrando non sapendo che altre abilità avesse oltre parlare.

-Sono autorizzato- frugò nella testa della sua camicia tranquillamente e tirò fuori un foglio plastificato molto piccolo e glielo porse.

-Tu devi essere nuovo- sottolineò poi senza sembrare però offesivo, Midoriya lo prese, esitò a staccare lo sguardo dall’animale ma non dava l’idea di essere aggressivo quindi si permise di leggere.

“Soggetto N32U, nome provvisorio:Nezu. Autorizzazione nello svolgimento di incarichi all’interno della struttura di contenimento quirk. Incarico: supervisore settore A. Non permesso possesso di tessere per apertura celle” 

Aveva sentito qualcosa del genere in accademia ma non pensava di trovarselo davanti. A soggetti in contenimento fin da neonati, con buona condotta e in grado di svolgere dei compiti era consentito girare in alcune zone isolate della struttura per dare una mano; niente di che ovviamente.

Non comprendeva il motivo se erano tanto pericolosi da essere rinchiusi lì perché farli interagire col personale?

Gli ridiede il foglietto timbrato-quel fiore ricresce ogni volta in un posto diverso se distrutto, potrebbe non riapparire nella sua cella e sarebbe un problema- riguardò il pulsante e si rese conto della gravità di quello che stava per fare.

Avrebbe liberato un soggetto, uno di quelli che doveva far di tutto per contenere.

-Io devo andare da un’altro soggetto- avanzò per uscire anche se Nezu era davanti alla porta.

Fortunatamente l’essere uscì lasciandolo passare, -posso venire?- Izuko si bloccò -sei autorizzato?- -con la tua presenza sì, ma non posso toccare niente- se la sentiva di rischiare? Ma non sembrava pericoloso, ma anche quel fiore sembrava innocuo eppure se liberato…

-Quel’è il tuo quirk?- chiese -High Spec, mi conferisce un'intelligenza superiore mi  permette di vivere come un’essere umano- no, non sembrava pericoloso -ok puoi venire immagino ma non toccare niente per favore- sorrise in risposta e si avviarono.

Il soggetto seguente era un calice, la targhetta diceva: il calice del tempo.

Ne aveva sentito parlare al corso, bevendo un sorso di quel calice si poteva scegliere di eliminare dei ricordi dalla propria memoria e venivano sostituiti da altri che costruivano letteralmente un’altra vita. Oppure avere visioni del futuro.

Ma ovviamente non modificava la realtà.

Entrò guardandosi intorno, gli sembrò di udire degli urli in lontananza, poi qualcosa che gli si posava sulla spalla -non fermarti, ti prometto che ci rivedremo. Tu sarai sempre il mio eroe- un singhiozzo con una voce incredibilmente familiare.

Gli sembrò di sentire un sirena squarciarli le orecchie, tutto divenne luminoso -Midoriya!- gridò Nezu ma la sua voce era lontana.

Era nel corridoio fuori dalla cella, -Non toccarlo!- quello era lui…era lui vestito da guardia. Con i capelli sporchi e scompigliati, la guancia segnata da una bruttissima ferita.

Teneva la mani strette intorno al collo di Dabi che aveva dato fuoco a tutto intorno a loro -vediamo come reagirà se morirai tu!- i capelli neri si scostarono rivelando occhi azzurri totalmente folli.

Notò che guardava, Todoroki? Anche lui con la tenuta da guardia per terra spaventato arretrava fino ad arrivare al muro -perché? Perché propio tu?- sussurrò -tu sei il suo capolavoro, tu…sei la mia rovina! Voi lo siete! Vi distruggerò in ogni modo possibile!- -Tonya no!- un urlo, la voce di Hawks e un piuma rossa trafisse Izuko sulla schiena.

Poi il buio -Midoriya! Midoriya!- l’animaletto aveva chiamato Todoroki che lo scuoteva con ansia, riaprì gli occhi.

Era tra le braccia del collega, forse era caduto a terra o era svenuto.

-Va tutto bene?- chiese l’eterocromatico -sì- subito si mise seduto staccandosi dalle braccia di Todoroki -forse la coppa ha fatto effetto su di te- la coppa? La cercò con lo sguardo e si rese conto di essere in infermeria.

Si alzò in piedi -sei sicuro di star bene?- annuì -credo di sì…- -sono svenuto- constatò riguardano attorno per orientarsi, ma si bloccò quando si ritrovò davanti un soggetto legato con gli occhi rossi che lo fissava.

-Ha interrotto l’effetto del quirk della coppa- specificò Todoroki, Enji teneva la cima della curda ma effettivamente non aveva altri impedimenti.

-Aizawa?- chiese conforma -è il soggetto 3r454rh34d- lo guardò male il padre di Todoroki e il ragazzo confermò -sì, non sapevamo in che altro modo aiutarti e si è dimostrato collaborativo- guardò l’orologio -sono rimasto svenuto tutto il turno- -non è quello in problema- specificò Enji -avvisaci se avrai ripercussioni stanotte- continuò.

 Il suo sguardo tornò a posarsi sul soggetto visto che il superiore stava portando verso la porta. Non aveva detto una parola, ma l’aveva aiutato. Gli aveva forse salvato la vita, ma Kirishima aveva detto che non era molto collaborativo, che davvero mantenesse una parte umana?

Aveva uno sguardo sollevato.

Vide il “professore” andar via e poi andò a cambiarsi.

Tornò a casa senza appetito e si chiuse quasi subito in camera sua.

Aveva bisogno di riflettere.

Se veramente quelle visioni erano state causate dal vaso appartenevano al futuro, quindi sarebbe stato meglio rafforzare la sorveglianza o Dabi e Hawks sarebbero scappati.

Avrebbe dovuto dunque dirlo ai colleghi? 

Ma se veramente il futuro non si poteva cambiare avrebbe fatto solo venire ansia a tutti…poi chissà in che contesto era quella visione.

E sarebbe morto per quella ferita fatta dalla piuma? Forse doveva informarsi sulle abilità di Hawks e Dabi e iniziare a tenerli d’occhio.

Si tolse pantaloni e maglietta per mettersi il pigiama pensando ancora a quel flusso di immagini.

Si guardò la schiena ed inorridì, nel punto preciso dove Hawks l’aveva colpito nella visone…c’era una cicatrice.

 

(((Angolino: ciao! Sono riuscito più o meno ad aggiornare questa settimana nonostante tutto. Questo capitolo è un po’ più longo quindi spero di avervi fatti contenti. E’ la testa di Izuko che funziona male? Confusione? Premonizione? Coincidenza? O un segno di qualcosa di più grande? grazie della lettura se potete lasciate una recensione. Alla prossima!)))

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Capitolo 7
*** tutto così frammentato... ***


-Tutto bene Izuko?- la madre bussò alla porta visto che non rispondeva alle sue chiamate, rimaneva fermo a guardare la cicatrice sulla sua schiena.

Forse era solo una voglia…

Forse tutti quei problemi gli incasinavano la testa erano reali…

-Izuko!- urlò ancora -sto bene…- sussurrò poi andando ad aprire la porta ancora a petto nudo, si ritrovò davanti la madre che lo abbracciò -che succede mamma? Tutto bene?- -certo tesoro, è pronto- si allontanò di un passo e rifletté su come chiederle spiegazioni senza parlare di lavoro.

-Sai come mi sono fatto questa cicatrice?- lei si sboccò osservandola -eri molto piccolo, forse 4 anni, una caduta- scuoteva le mani animatamente -mamma sei sicura di star bene?- -certo è solo che ecco sono preoccupata, è un lavoro pericoloso e non voglio perderti- lui annuì -mi sono allenato tanto per questo momento, ce la posso fare-.

Gli accarezzò i capelli verdi e ribelli eppure così morbidi -sarai sempre il mio eroe tesoro- quella frase…gli sembrava come di averla sentita così tante volte da piccolo eppure non riusciva a ricordarsi un’altro momento, distolse lo sguardo posandolo sull’armadio che aveva una crepa sopra, non l’avevano mai riparato era così dalla notte dei tempi, -come si era rotto?- lei lo guardò -stavamo giocando era piccolo non puoi ricordarti, dovevi salvarmi- -ah- gli sfuggi valutando il danno.

Non ricordava le dinamiche ma sicuramente c’era una spiegazione.

Mangiò molto e dormì poco quella notte, appena chiuse gli occhi gli parve di sprofondare.

All’inizio sognò il buio, percepiva solo delle risate lontane e si sentiva così spaventato poi gli sembrò che tre figure gli corressero di fianco.

Una più grande scappava e le due piccole la inseguivano ridendo.

Una delle piccole sagome si scontrò poi con lui, caddero entrambi e finalmente quella figura gli apparve nitida, era lui…lui da piccolo.

Aveva forse cinque anni, con i capelli arruffati, un dente in meno e una tutta da eroe.

-Tutto bene Izuko?- quella era la voce di sua madre, la figura grande tornò indietro e prese in braccio il bambino che si tratteneva dal piangere, ora anche la mamma era ben visibile, più giovane, con i capelli legati e leggermente più magra.

-Qualcosa mi ha colpito…- piagnucolò il piccolo se, l’altra piccola figura gli corse davanti -cosa? Lo uccido io!- quella voce gli fece fare un balzo, chi? Lui la conosceva ne era sicuro! L’aveva sentita tante volte! Provò a toccare l’ombra ma iniziò a scomporsi e deformerei riducendosi a pixel facendo incrinare anche la voce.

Tutto iniziò a scomporsi fino a mostrar qualcosa si diverso, -correte!- sua madre, si girò nuovamente verso di lei trovandola però invecchia e inginocchio, c’era un’allarme che suonava e delle sirene delle polizia che coloravano tutta la casa. Sì perché la stanza da nera era diventata il salotto di casa sua e le luci entravano dalle finestre.

-Fermateli!- un’agente, il rumore di un vetro rotto -afferrami la mano!- ancora la voce di quel ragazzo ma più roca e veniva dal balcone, una serie di esplosioni, si tappò le orecchie.

Gli agenti si fermarono e la mamma iniziò a singhiozzare più forte sorridendo -correte miei piccoli eroi…- si svegliò all’improvviso.

La sveglia aveva disturbato quel sonno così poco riposante.

Sicuramente era colpa del soggetto con cui era venuto a contatto.

Avrebbe dovuto riferirlo.

Uscì prima che sua madre si svegliasse, dopo aver fatto un’abbondante colazione.

Andò al cancello notando che almeno quella mattina sembrava tutto tranquillo, anzi fin troppo silenzioso.

Entrò usando la tessera e nella strada per i camerini non incontrò nessuno, entrò in spogliatoio, vuoto.

La luce a lead lampeggiava come se si stesse per fulminare.

Sentiva il rumore di una perdita in bagno, una goccia cadeva dopo l’atra, tic tic. Deglutì.

Non tirava un filo d’aria, riusciva a sentire il rumore del propio respiro.

Iniziò a spogliarsi con lentezza continuando a cercare un segno, mancavano due tute di emergenza.

Era successo qualcosa? No si sarebbe sentito l’allarme, ma se avevano evacuato? E perché avrebbero dovuto? E poi gli avrebbe dovuti incontrare fuori.

Finì di mettersi la tuta poi sentì un suono, si girò di scatto era un urlo. Corse. Kirishima? Lo stavo trattenendo delle guardie con delle scosse elettriche e lui continuava ad urlare -Fermi!- urlò e qualcosa gli fece eco, si girò ma non c’era nessuno.

-Smettetela vi prego!- gridò ancora il rosso, e per aiutarlo Izuko corsa addosso alle guardie. Ci passò attraverso….

Si guardò le mani e poi dietro, tutto si dissolse -tutto ok?- si rigirò ma Todoroki era al suo fianco tutto sorridente con la tuta -io credo di sì è che…- -è normale essere nervosi immagino, dipende tutto da noi- lo interruppe -già, ma ecco…ho visto delle cose strane- -intendi Dabi, quindi l’hai capito? Dovevo capirlo sei sempre stato furbo. Non so cosa farà, spero niente di avventato- iniziarono a camminare e Shoto si guardava spesso attorno come per controllare che non ci fosse nessuno -beh, anche, credo che lui e Hawks stiano complottando una piano di fuga…ma non è quello…- -no- perché lo interrompeva? -Non credo, lui non lo farebbe mai, insomma nonostante tutto…anche se questo posto fa uscire di testa le persone. Ma non pensiamoci- -ma è importate! insomma!- urlò ma l’atro non reagì, neanche mutò la sua espressione -ti ricordi cosa dobbiamo fare?- -le gabbie ma hai capito che ti ho detto Todoroki?- rimase in silenzio per lungo tempo -non ti dimenticherò mai, te l’ho detto no?- -è?- sussurrò scattando indietro -ma adesso andiamo ecco il segnale- Todoroki iniziò a correre -ma dove vai?-.

Provò a seguirlo ma poi notò che entrava in un muro scomparendo…una visione, per questo sembrava non rispondergli.

Iniziò a guardarsi attorno. Si chiese se si trovava veramente nella struttura, se quella era ancora l’influenza del calice.

La luce lampeggiava sempre di più.

Qualcosa lo afferrò si girò e vide un ombra scura che sorrideva scomponendosi e cambiando forma -solo dei mostri…- sussurrò, Midoriya la strattonò e corse via -devi fidarti di noi- quella voce, lui la conosceva? Rimbombavano senza senso per tutti i corridoi che percorreva spedito -dobbiamo ribellarci, smettiamola di vivere in ginocchio richiusi come animali- si girò udendo la sua voce, dove? Quando? Come?

Si ritrovò danti una porta e istintivamente la aprì, c’erano dei soggetti incatenati, alcuni a terra che urlavano -salvami!- esplosioni -ne hanno ucciso un’altro- questa voce era chiara, di un adulto non avrebbe saputo dire chi -se ci scoprono ci uccideranno o peggio…- Todoroki comprese in piedi davanti a lui e mosse le labbra, non ne uscì alcun suono però gli porse un bottone che per qualche motivo teneva in  mano.

-Fallo! Fidati!- gridò la voce adulta di prima e lui premette in bottone troppo confuso per pensare, improvvisamente tutto sparì.

Cadde a terra in lacrime, era stato orribile.

Alzò poi piano lo sguardo sentendo dei passi.

Era veramente nella struttura…nell’anticamera di una cella, forse ci era finito per via delle allucinazioni.

Vide con la coda dell’occhio che aveva premuto in bottone per aprire la porta, deglutì quando si ritrovò davanti le gambe di un uomo.

Si alzò con attenzione -ok?- sussurrò lo guardò allora in faccia, era 3r454rh34d, il professore! I capelli mori disordinati gli cadevano sul viso ma lasciavano scoperti gli occhi luminescenti.

L’aveva di nuovo aiutato interrompendo l’influenza della coppa? -G…grazie- mormorò e l’altro tornò con naturalezza nella sua cella e si mise seduto.

Ripromette il bottone e la porta si chiuse, forse avrebbe dovuto fare un verbale sull’accaduto.

Pensò di andare in infermeria quindi uscì dalla cella ma le sorprese non erano finite.

Si trovò davanti niente di meno che Hawks.

Solo, slegato, senza controlli, guardò in giro alla ricerca si aiuto -parlavi con il professore?- sorrise -io…nulla che ti riguardi- prese posizione -e comunque non dovresti essere fuori dalla cella- -sono autorizzato- mostrò un foglietto timbrato svogliatamente -non puoi comunque uscire dal tuo settore- raccoglieva tutto il coraggio che aveva in ogni sillaba -qualcuno già conosce le regole e va bene torno indietro- si girò e Izuko si accorse che teneva qualcosa in mano, lo afferrò -cos’è?- un foglio -il verbale della notte di…cambio del personale?- era il rapporto di quella notte. 

-E’ sequestrato e ora va’- intimò -agli ordini- eppure sembra stranamente felice.

Avrebbe potuto riconsegnato…o leggerlo…

 

(((angolino:vi sono mancato, so che per il momento sembra tutto frammentario ma assurdo che ha una senso non siete impazienti. Midoriya leggerà in verbale o rispetterà le regole? Alla prossima spero vi sia piaciuto.)))

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Capitolo 8
*** lettera ***


Izuko deglutì piano, fissò il foglio e accarezzò la carta, forse lì avrebbe trovato delle risposte.

Non sarebbe stato lecito leggerlo, avrebbe dovuto invece risigillarlo e punire il pennuto.

Ci pensò seriamente ma avendo troppo a cuore il far pace con le sua testa andò in spogliatoio, si sedette su una panca e iniziò a leggerlo.

-21/03/20. Furto di materiale durante un’emergenza…-a Midoriya sembrò di sentir le sirene suonare e il rumore delle tuta di lavoro che si chiudeva -sbrigati!- la voce di Todoroki, -evasione di quattro soggetti: 34CCH4N dal settore b, distruzione della propria gabbia e di porte e mura di contenimento. Attacco del personale- ma 34CCH4N non era nel settore c? beh gli sembrava di ricordare che Kirishima avesse accennato a un cambio di cella -H4WK2, D4D1. celle distrutte, struttura incediate ingenti vittime. Attacco di D4D1 da parte di tutti gli operatori avvistati morte di 25 guardie- Dabi aveva ucciso il personale…aveva ucciso tutti…e aveva fatto scoppiare un’incendio, era pericoloso e crudele -S8070 e D32U- non conosceva quei due soggetti -appropriazione di materiale riservato al personale hanno causato l’apertura non autorizzata della cella del il calice del tempo non trasportandolo però fuori. Emergenza conclusa con la ricottura dei soggetti:H4WK2, D4D1 e 34CCH4N manovra che ha causato la morte di altri dieci membri del personale. S8070 e D32U invece solo stati registrati uscire dalle telecamere del cortile ma non è stato permesso recuperarli si esclude di avvertire i civili ma si faranno fitte ricerche. Si richiede il trasferimento o assunzione di altro personale in quanto Enji Todoroki è l’unico superstite e ritiene di non poter gestire la struttura da solo. Cordiali saluti: Enji Todoroki- quindi qualcuno era sopravvissuto a quella notte? Doveva cercare altri documenti su quei soggetti citati. E poi chi erano S8070 e D32U? E H4WK2, D4D1 e 34CCH4N avevano davvero sterminato il personale? Stentava a crederci, beh almeno per quel che riguardava 34CCH4N anche se era considerato pericoloso non gli sembrava una cattiva persona.

-Izuko- quella voce, balzò, Todoroki lo fissava perso -perché mi chiami per nome?- -scusa- si grattò il capo -cos’è?- indicò il foglio -ehm, nulla- lo nascose dietro la schiena.

-Che vuoi?- si mise sulla difensiva poi -non aver paura solo questo…puoi fidarti di me- quelle parole gli sembrò di tornare indietro nel tempo, -ti fidi di me?- lo diceva a Todoroki accarezzandolo mentre era rosso in volto -sempre Izuko- sussurrò lui poi loro…loro si baciarono.

Divenne rosso, che diavolo stava vedendo? Perché Todoroki era sempre in centro di tutto? Perché era in ogni visone? Erano forse colpa sua? -A che gioco stai giocando?!- gridò quando tornò alla realtà -che intendi?- -fai il dubbio gioco vero? Stai manipolando la mia mente? Non avvicinarti- corse via.

Shoto lo seguì -fermati! Ti prego!- non rispose e chiuse gli occhi continuando ad avanzare.

-E’ sempre lo stesso gioco hai ragione, non saremo mai tranquilli, non potremmo mai essere normali, ma per me ne vale la pena- le voci ancora rimbombavano nei corridoi.

Settore c: il cartello, aprì la porta, prima provando con la card ma non andava quindi -fermo- spaventato dall’urlo di Todoroki gli tirò un calcio.

Sentì la paura attraversarlo, l’energia invadere le sue cellule per poi stanzionarsi e infine tirò in calcio.

La porta di metallo ultra-rinforzato venne giù come del vetro.

Non ci badò, continuò a correre cercando un riparo.

Notò una porta aperta, quella graffiata e distrutta che aveva analizzato ci entrò e la chiuse entrando poi nella cella con le telecamere spente e chiudendo tutto.

Riprese fiato.

Era tutto familiare.

C’erano foto di altri soggetti su tutte le pareti spesso almeno 60 cm e di un acciaio speciale blocca unicità.

Poi sul comodino incorniciata una di Todoroki, che aveva una tuta da…da portatore di unicità, lo vedeva sorridere leggermente imbarazzato con quell’abbagliamento e richiuso in una cella che appena si intravedeva.

La stanza era piccola per il resto, piena di libri e poster.

Aveva una strana sensazione.

Poi sul letto notò un pezzo di carta, si sedette e lo aprì: un testo…no una lettera.

 

Se leggerai questa lettera vuol dire che le cose sono andate male e forse sono morto,

Vorrei dirti solo che mi mancherai, sei unico che riesce a confondermi in quel modo così bello.

E mi dispiace spesso ti ho trascurato e tipo tenuto troppi segreti. Possiamo ricominciare da capo? Correndo in cerchio? Ancora una volta?

Scusami ma sai che sono un disastro con i testi, ma non so se avremo tempo di parlarci di ciò d’ora in poi.

Darei qualsiasi cosa per avere una vita fuori di qui con te, forse è impossibile ha ragione Bakugo o forse è lui che si è rassegnato come hai detto tu.

Anche se quando te ne parlai neanche tu mi sembravi così sicuro che fosse possibile.

Se sto scrivendo questa lettera vuol dire che sono un’illuso e hai vinto di nuovo, avevi ragione e ci siamo di nuovo persi in quel loop di sogni.

Vorrei solo poterti baciare un’ultima volta, poterti fissare da lontano, sentirti parlare del nulla, passare un’altro momento insieme, veder un’atro tramonto insieme ma come già detto probabilmente ho concluso la mia esistenza terrena per aspettarti in un’eterna immortalità felice (tu credi a queste cose o no? Non te l’ho mai chiesto) e ora sono ore che mi chiedo se tu credi nell’aldilà, buffo? Deprimiate? 

Ti prometto però che mi ricorderò di te, anche se ci cancelleremo i ricordi troverò il modo di tornare. Senza te niente ha una senso, mi hai aiutato con mio padre e con tutti gli altri…quindi solo pensandoti tutto diventa più semplice.

Anche se secondo gli altri questa storia ci porterà solo problemi, anche se secondo te è stato un sbaglio…tu allora sei il mio migliore sbaglio e mi ricorderò per sempre di te anche se mi scorderai, mi ricorderò di te senza di me anche se il pensiero non mi fa dormire. 

Il piano è rischioso ma non conosco nessuno più capace di te e anche se fallirai e non ci sarò ti prego non perdere il tuo sorriso.

Al migliore degli uomini,

Al più grande degli eroi,

Da Shoto

 

Il cuore accelerò improvvisamente, perché gli aveva lascito una lettera del genere…lui lo amava…stavano insieme? Quando?

-Midoriya!- gridò da fuori -s…sono qui- sussurrò cercando di aprire la porta ma non riuscendoci da dentro -fermo ci vuole una chiave di livello più alto, vado a chiama…- -Shoto…- sussurrò istantaneamente -Sei un potatore di unicità?-

 

(((angolino:tornato! Scusate sono stato un po’ già ma eccomi con un capitolo più romantico e soprattutto malinconico del solito, chi ha ragione? Chi ha torto? Che farà Midoriya? Questo e altro nei prossimi capitoli. Lasciate una racenzione se vi è piaciuto. Bye Bye!)))

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Capitolo 9
*** indizi da seguire ***


Fino a cinque minuti prima era sicuro di star facendo la cosa giusta, ma ora, ora che vedeva quell’orripilante spettacolo non gli sembrava più tanto giusto quello che stava succedendo.

Kayama aveva legato Shoto con la camicia di forza anti-quink e lo stava portando via, Izuko lo osservava avanzare lentamente con lo sguardo fisso su di lui.

Era una sguardo piatto ma qualcosa diceva alla guardia che Todoroki si sentiva profondamente ferito.

Sorrise infine in modo quasi malinconico, era come se avesse visto qualcosa di bello, come se non gli importasse più della sua sorte.

Si scoprì essere uno dei soggetti scappati la notte 21 del Marzo, nome:S8070, Midoriya fu elogiato per il suo lavoro ma tremava per il nervoso.

Sentiva i denti digrignarsi istintivamente.

Forse avrebbe dovuto sentirsi tradito anche lui, ma si sentiva più stranamente in colpa…

Cioè Todoroki l’aveva ingannato, era una mostro, manipolatore e chissà che danni avrebbe fatto fuori a lungo termine ma…l’aveva protetto, accompagnato, avevano chiacchierato insieme durante i turni ed era stato il primo a soccorrerlo quando si era sentito male, non poteva certo dimenticarlo.

Se avesse voluto avrebbe potuto attaccarlo e ucciderlo in molteplici occasioni ma non l’aveva neanche sfiorato…come altri soggetti del resto.

Decise di andargli a parlare, comunque qualcuno doveva pur chiedergli se aveva visto D32U, ritrovarlo era la massima priorità.

Così quando gli spostamenti e i controlli furono finiti entrò nella cella chiedendo poi a Kayama di restare solo, lei acconsentì se pur riluttante vista la sua insistenza.

Shoto iniziò ad osservarlo attraverso il vetro continuando però a star seduto per terra -a chi era indirizzata questa lettera S8070?- lui tremò stringendosi più su se stesso -Shoto- poi esclamò a denti stretti -cosa?- -mi chiamo Todoroki Shoto- Midoriya deglutì, aveva paura anche se c’era la cella a dividerli -a chi hai scritto la lettera?- -c’è scritto no?- Izuko riaprì la lettera e lesse -…Al migliore degli uomini,

Al più grande degli eroi…- l’altro non mutò la sua espressione come se reputasse normale quel che stava accedendo -chi è?- -lui lo sa- secco.

-E’ D32U?L’altro soggetto evaso?- -che scopo hanno queste domande? E’ un’interrogatorio?- -hai incontrato D32U dopo l’evasione?- silenzio -non ti riguarda- -non sei collaborativo- silenzio -Shoto ascolta…- al suono di quelle poche lettere alzò il viso -perché non mi hai fatto del male?- la luce si rifletteva sui suoi capelli rendendo visibili le sfumature degli occhi che erano semplicemente perfetti.

Ma quello sguardo, prima sembrava etereo ora era come se gli iridi fossero pieni di fumo.

-Perché avrei dovuto?- ora era Midoriya a non saper che dire, -perché sono un’entità da contenere? Non farmi ridere- colto nel segno -non vuoi uccidere nessuno quindi?- sospirò -alcuni di noi hanno ucciso, ma anche tra la gente non munita di quink ci sono assassini. Non è l’abilità a renderci dei mostri, alcuni erano insegnati, commessi, amici, fratelli, poliziotti, medici, madri, padri…non siamo cambiati solo perché siamo stati rinchiusi- questo gli dava da pensare, Kirishima gli aveva accennato qualcosa del genere.

Penso se era veramente così, se da un giorno all’altro anche sua madre o il suo migliore amico avrebbero potuto scoprire di averne uno.

Come un flash un volto familiare gli comparte invadendogli la mente, Bakugo, il soggetto, ma era più sereno, sorrideva leggermente con un’uniforme delle medie normale e la cartella in mano.

Si alzò -io devo andare Shoto, ma tornerò- -lo so, cerca di mettere le cose a posto- le sue parole forse avevano un significato più profondo di quello che intese il verdino.

Andò istintivamente da Bakugo ma ovviamente era ancora rinchiuso e sorvegliato h24.

Chiese di poterci parlare e di essere lascito da solo con lui ma come c’era da aspettarsi il permesso gli fu negato.

Uscì sconsolato -vuoi una mano?- si ritrovò davanti Hawks, di nuovo, con il propio telefono in mano  -che ci fai fuori dal tuo settore?!- gridò non tanto per la paura che in quel momento era in secondo piano ma per la frustrazione.

-Posso darti il suo numero, non leggono i messaggi- si bloccò dall’urlare ancora, non si chiese però come facesse il pennuto a sapere che voleva parlare con l’altro soggetto ma rifletté sull’offerta: era assolutamente proibito per una guardia avere il numero privato di una soggetto, scrivergli e soprattutto comunicare senza supervisione e non per scopi di ricerca.

-E va bene- scrisse su un pezzo di carta che poi lasciò a terra e andò in contro ad un’altra guardia poco lontana per farsi riportare in cella.

Izuko fissò il foglio, sembrava emanare un’aura oscura.

Si guardò attorno: nessuno.

Lo raccolse, c’era effettivamente un numero di telefono scritto sopra.

Continuò a guardare le cifre ma poi mordendosi il labbro lo mise in tasca.

Si pentì immediatamente di averlo fatto ma se quelle visioni volevano indirizzarlo verso qualche parte voleva seguirle.

Tornò a casa dopo aver finito il turno e andò in camera sua.

Si sedette sul letto e fissò prima il biglietto nella mano sinistra poi passò al telefono nella mano destra.

Sospirò e si decise a comporre il numero.

 

(((angolino:ciao! Buone feste anche se in ritardo, scusate ma mi sono concesso un po’ di giorni di pausa e eccoci tornati con un nuovo capitolo. Spero vi piaccia e se potete lasciate una recensione. Alla prossima Bye bye)))

 

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Capitolo 10
*** verità? ***


-Basta con questi cazzo di call center! Vi ho detto di eliminare il mio numero porca…- -ciao Bakugo…- sussurrò spaventato -Nerd?- -come mi hai chiamato?- -Midoriya intendevo, la guardia- la voce gli si inclinò forse per rabbia dovuta a non  capiva cosa -sì sono io scusa l’ora ma ho staccato ora e non posso chiamare da lavoro- provò a cambiare discorso e mostrarsi amichevole -da quando a voi guardie è permesso chiamarci?- -ehmm, beh- sentì una risata -il Nerd che infrange le regole questa sì che è buona!- rideva a crepa pelle e lasciò sempre più stranito il ragazzo, -mi conosci?- -tu mi conosci?- tornò serio all’improvviso.

No era la risposta ma come un flash una scarica di energia gli attraversò il corpo, vertebra per vertebra -Izuko!- la voce di una bambino, guardò l’armadio e si ricordò chiaramente un bambino biondo che ci lanciava una piccola esplosione contro rompendolo -sì, io e te giocavamo insieme da piccoli?- -quindi ricordi?- -non lo so…- -perché mi hai chiamato?- -risposte- si strinse il tessuto dei pantaloni -non posso aiutarti- -no non attaccare!- -non posso dirti che succede- -quindi lo sai?- -sempre troppo intelligente.

Il fiato gli mancò, il ragazzo dei capelli biondi acuminati era davanti a lui con l’uniforme di contenimento -sempre il solito, ma come ti vengono certe idee rischiose del cazzo!?- tornò a parlare prendendo in considerazione il miraggio-eravamo amici prima del contenimento? E poi siamo scappati ti ho cercato di nascondere?- -non posso dirtelo- -perché?- -se te lo dico non riavrai più i ricordi…- riattaccò lasciandolo così, solo con se stesso.

Fissò lo schermo con la rubrica, cazzo quindi prima era amico di un soggetto? Forse a questo erano dovuti tutti quei miraggi/ricordi delle struttura, era andato a far visita a Bakugo, ma le visite erano illegali.

Sospirò.

Dormì ma sognò solo il nero, assoluto.

Si svegliò e per prima cosa andò in cucina per scusarsi con sua madre, non l’aveva salutata la sera prima dopo essere rientrato.

La trovò a parlare al telefono -a sì?- sorrise malinconicamente -non ti preoccupare è un ragazzo forte- sbuffò -sempre il solito- poi si accorse del ragazzo e riattaccò all’istante senza neanche salutare.

Izuko fece un ghigno furbo -quindi inizia a essere una cosa seria?- -ehm…sì?- fece una risatina nervosa lasciando il telefono sul bancone con ancora lo schermo acceso, Midoriya si avvicinò per rendere una tazza propio all’armadietto davanti e vide…e vide che l’ultima chiamata era registrata come “Bakugo” si girò sconvolto verso sua madre e prese il telefono -che c’entri il questa storia?! Come lo conosci!?- urlò per frustrazione e la donna si ritrasse -Izuko posso spiegare- -perché sei in contatto con un soggetto?!- rimase zitta iniziando anche a sudare -certo…- però sussurrò lui -le visioni, lui era qui, eravamo amici da piccoli- la donna abbassò lo sguardo verso i suoi piedi annuendo leggermente -questo collega tutto: l’armadio rotto, il suo quirk sono le esplosioni, le visioni di noi che scappavano dalla casa perché c’era la polizia e i discorsi con Todoroki dentro la struttura, tutto torna!- lei annuì ancora finalmente avanzando per cercare ad accarezzare il piccolo -noi aravamo amici e io volevo aiutarlo ad evadere? Per questo ho violato il contenimento e sono andato con Todoroki- lei rimase in silenzio -e questo? Ho veramente aiutato un soggetto? è terribile!- -Bakugo non è solo un soggetto e comunque non posso dirtelo- ancora con quella storia? -mamma tu mi devi una spiegazione- -saprai tutto a tempo debito- sospirò ancora.

Non aveva senso insistere.

-Va bene, mi fido di te- -grazie Izuko- gli prese la mano.

Andò a lavoro poco dopo aver fatto colazione e si ritrovò presto a girare per quei corridoi.

Iniziò a sistemare le celle nel settore B, fu piuttosto piacevole rivedere Froppy, lo salutò scuotendo la mano attraverso il vetro appena entrò.

-Ciao- -come stai?- l’aveva presa stranamente in simpatia, ma era una di quelle persone a cui era impossibile non voler bene -bene grazie- sorrise -…tu?- lo chiese con ansia -me la cavo- le diede da mangiare tramite il dispositivo adibito -non sei stato chiamato per l’emergenza?- -emergenza?- lei storse appena la testa -il signor Todoroki ha trovato Hawks nel settore c e l’ha ferito con il bastone elettrico; ora è il infermeria e Dabi è uscito di testa, devono usare sua madre e Todoroki altre agli imitatori di freddo per non far liquefare il metallo- perché nessuno l’aveva avvertito? -Come lo sai?- mostrò il telefono -Me l’ha detto Todoroki- si guardò velocemente intorno -ok qui ho finito vado a dare un’occhiata- -stai attento- si sentì dire un’attimo prima di chiudere la porta.

Andò spedito verso la celle di Dabi, notò che stranamente aveva ancora il cartello giallo, come faceva un individuo così pericoloso a essere etichettato come giallo?

Entrò con altre guardie che passavano di lì e improvvisamente sentì un’enorme caldo, così tanto da perdere il fiato.

-Calmati Tonya!-un urlo, Todoroki, corse superando le guardie con cui era entrato.

Il vetro anti fuoco del balocconi era abbassatoìi e Todorki e un’altra donna stavano lanciando dei raggi di gelo intorno a Dabi.

Peccato che il suddetto ghiaccio si sciogliesse ancora prima di avvicinarsi e evaporasse poco dopo.

Il soggetto era fermo in ginocchio circondato dall’incendio blu che continuava a cercare di espandersi incontrollabile.

Gli inalatori di acqua e gelo venivano costantemente attivati dagli esperti disperati.

-Tonya amore fermo…- la donna parlò -zitta sguattera portami Keigo- guardò gli scienziati in cerca di conferme ma scossero la testa.

-Io ti ammazzo Enji!- alzò la testa e il superiore si fece istintivamente indietro di una passo -dovete far venire Hawks!- ordinò Todoroki -zitto soggetto continua- gli risposero malamente, Izuko invece si scambiò un’occhiata con lui, un’occhiata strana che sussurrava -puoi fidarti di me- rubò con un rapido scatto la carta che Enji teneva in mano e riaprì la porta per uscire.

Il fumo iniziò uscire dalla porta.

Corse verso l’infermeria, -veloce Izuko cavolo!- si ripeté in loop, muoveva meccanicamente le gambe anche se i muscoli bruciavano respirava velocemente come se il suo cuore chiedesse pietà quanto il suo cervello.

Spalancò la porta dell’infermeria quasi rompendola, lo individuò all’istante e ci si avvicinò.

Era steso a pancia in sù, coperto di bende e con dei segni rossi sulla pelle della faccia, erano come segni di fulmini, anche se più probabile evidenziavano i nervi nel quale era passata fin troppa elettricità.

C’era battito: lo evidenziava la macchina, e il petto si alzava e abbassava anche se lentamente, le ali erano ridotte a due piccoli insiemi di piume e ossa più adatte a un piccione come dimensioni.

Iniziò a scuoterlo con forza, mugolò e aprì di pochissimo un occhio -Dabi sta distruggendo tutto vuole vederti- si sbrigò a dire prima che l’altro richiudesse gli occhi -non…-sembrava debole anche per parlare -so che ti chiedo tanto- pregò la guardia -non…riesco a muovermi…- Midoriya lo osservò capendo che non sarebbe mai riuscito a portare tutto quel peso, anche se era esile e lui era allenato Keigo era pur sempre un uomo adulto e muscoloso.

Si guardò attorno, nessuna carrozzina a rotelle.

Pensò a quando era scoppiato l’incendio la prima volta, a tutti i cadaveri e i feriti, a Froppy a terra e Kirishima pieno di bende.

Lo prese sulla schiena convincendosi di poterlo fare.

Si sentì tremare le gambe stavano per cedere e di certo non poteva muoversi.

Morse il labbro inferiore con rabbia, doveva essere forte, doveva salvarli, doveva salvare tutti…propio come un eroe!

Una scarica di energia gli invase il corpo, sentì una forza sconosciuta annidarsi in ogni cellula e improvvisamente gli sembrava di essere leggero.

Era come vedere la luce della luna prima coperta dalle nuvole.

Iniziò a correre e non trovò alcuna difficoltà.

Ci mise la metà del tempo ad arrivare dentro la cella e poggiare il ferito sul balcone.

Shoto gli rivolse uno sguardo grato invece tutti gli altri sconvolto -Tonya Hawks è qui!- gridò poi, il calore smise all’istante e le fiamme si spensero rivelando la figura del giovane con le punte dei capelli bruciati e la pelle liquefatta coperta di sangue -Ehi accendino- sussurrò il soggetto quando Motoria lo aiutò a sedersi sul cornicione per farsi vedere.

Dabi rimaneva fermo -tu gli hai fatto questo!?- Izuko fece un passo indietro ma Shoto gli prese il polso facendo cenno verso il padre, parlava con lui.

La mano gelata di Todoroki gli diede sicurezza.

-E’ evaso-rispose l’uomo -tutte scuse- -Tonya basta, l’hai visto, sta bene- Todoroki, l’aria si riscaldò leggermente di nuovo anche se non comprassero fiamme -io basta? Io basta? Questo sì che è divertente, me lo dici tu con i tuoi piani da strapazzo, sei solo un piccolo idiota come nostro padre, pensi che quel carciofo ti aiuterà…?- rise -…non sa neanche come si chiama figurati se si ricorderà di noi, di te- -zitto!- gridò lasciando la mano a Midoriya -e perché? Perché altrimenti non ricorderà mai!?- rise ancora -chiediamo a un cazzo di calice quando evadere mi sembra giusto!- un calice…il calice del tempo? Che c’entrava? E allora c’era veramente un piano -non aspetto, io mi vendico oggi- si voltò di scattò verso Enji e usò l’aria calda come propulsore.

 

(((angolino: ciao, spero che in capitolo di oggi vi sia piaciuto, mi sono sforzato di farlo più luogo vi ringrazio per le recensioni e se non ne avete ancora lasciata una i farebbe piacere che lo faceste; Finalmente la verità inizia a venire a galla? Endevar morirà? Questo e altro in altri capitoli. detto questo alla prossima, bye))

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Capitolo 11
*** addio, sei stato l'unico per me ***


 

-Tonya no!- fu meno di un secondo vede Hawks passargli davanti, era assolutamente sicuro che non potesse essere possibile essere così veloci.

Dabi percepì la voce e esiste la fiamme per non compirlo, in quel secondo di tempo in più guadagnato la donna che era vicina a Todoroki si mise tra lui ed Enji.

-Tonya ti prego no!- lei piangeva ma non gli rivolse uno sguardo prendendo meglio “l’uccellino” atterrato al volo tra le sue braccia -non vado da nessuna parte- Izuko si accorse che il biondo piangeva dal suo tono di voce -nessuno mi porterà via da te- Dabi lo strinse più forte come se veramente potessero strapparglielo.

-Guardie pronte- chiamò Enji alzando una mano, tutti puntarono i fucile verso i due soggetti abbracciati, Midoriya strabuzzò gli occhi -no! Aspettate- gridò per prima la donna -Enji- gli saltò addosso e tutti allarmati non sapevano che fare -è nostro figlio! E’ tuo figlio non puoi semplicemente…- singhiozzava disperata -Rei togliti, non è più mio figlio è solo un pericolo, ha cercato di ucciderci quindi entra in codice nero- Dabi e Kaigo non si muovevano di un muscolo, il secondo propio non ci riusciva avendo consumato le poche forze nel volo fulmineo.

-Uccidilo e dirò il tuo segreto padre- Todoroki aveva parlato, Rei aveva indurito lo sguardo mentre Tonya non dava ancora segni di distogliere l’attenzione del biondo che gemeva di dolore tra le sue braccia.

-Non oseresti…- continuò il maggiore, -e tu non oseresti sparare a mio fratello- si sfidavano con lo sguardo.

-Nessuno crederebbe a due soggetti deliranti- sorrise e abbassò la mano, tutte le guardie eccetto Izuko inviarono a sparare a raffica verso i due.

Fu meno di mezzo secondo, gli sembrò esce il tempo rallentasse, decine su decine di piume rosse avevano creato una muraglia, sembravano fatte di metallo e affilate.

Appena i colpi furono finiti la barriera cadde rivelando solo Dabi, il verdino si guardò disperatamente intorno cercando la figura dell’altro soggetto, poi un gemito strozzato, si voltò, un tonfo.

Enji era a terra con sopra il biondo che gli teneva un’enorme piuma affilata poggiata sul collo -ritira ogni ordine- continuò mentre le guardie velocemente ricaricavano -da quando hai queste abilità?- -se non ti fermi sarai traghettato anche tu come nero!- gridò Todoroki, nero? Ma non c’erano solo tre codici di colore?

-Io ti uccido, ritira l’odine- spinse di più “l’arma” sulla pelle che inizi a tagliarsi facendo uscire qualche goccia di sangue -uomini fermi, non attaccate- disse ubbidendo con voce tremolante, nessuno osava muoversi ora Keiko dettava le direttive.

-Voi avete Dabi come nero dopo quello che è successo?- l’uomo sorrise -ovvio, anche se mi uccidi lo giustizieranno- Hawks lanciò uno sguardo al moro -siete dei bastardi…tu in particolare, e sei che ti dico!? E’ colpa tua se Tonya ha un quirk, vieni a marcire anche tu allora- -Hawks no!- gridò l’uomo -o sì invece, tu hai il quirk delle fiamme, tu l’hai passato a Tonya e sei entrato nella struttura solo per proteggere Shoto, hai amato solo lui vero?! Cosa volevi fare con il suo Qink? Qualche piano per controllare il paese!?- un colpo partì nessuno ebbe tempo di fare nulla, il biondo fu colpito al centro del petto.

Enji lo spinse via con rudezza rimettendosi in piedi e allontanandosi.

Dabi gli corse incontro prendendolo tra le braccia, si inginocchiò facendogli appoggiare la testa al suo petto, il biondo sorrise, un rivolo di sangue gli uscì dalle labbra -sono qui per te…non voglio andarmene…sei l’unica cosa bella che mi sia capitata- Dabi lo accarezzò -tu sei l’unico per me…lo sarai sempre- -puoi sorridermi? Voglio vederlo un’ultima volta, ti amo Tonya, amo il tuo sorriso…mi sono innamorato di te…- tossì e fuoriuscì altro sangue mentre Dabi premeva sulla ferita sul petto e provò a sforzarsi a sorridere -non voglio deluderti…ma non potrò mantenere la nostra promessa…è finita ancora prima che potessimo iniziare…- Tonya lo baciò e per la prima volta Izuko lo vide piangere, anche Enji ne fu sconvolto, non lo vedeva piangere da quasi 10 anni e ora le lacrime non sembravano fermarsi -non piangere…ricordati di noi…ma non smettere di sorridere…non avrebbe mai funzionato non avremmo mai avuto figli…non saremmo mai stati in pace…non ci saremmo mai sposati- -risparmia fiato ti prego…stringi ancora la mia mano- lo baciò ancora stavolta alla fronte, Hawks sputò altro sangue e fece una smorfia che faceva intendere il dolore che provava -chiudi gli occhi rilassati polletto, andrà tutto bene ci sono io. Pensa a quando ci siamo baciati la prima volta, a quando hai rotto il vetro solo per farmi vedere le stelle, le ricordi? A quando abbiamo ballato, quanto mi hai detto che sarebbe andato tutto bene, a quando abbiamo rischiato tutto pur di uscire, niente sarà più importante…sorridi, sorridi ancora anche tu ti prego, combatti le mie paura come io non sono capace di fare, non dirmi addio…- non ci fu risposta e quel silenzio vuotò l’anima di Midoriya come poche cose -Keigo…Keigo…ti prego…- lo strinse più forte e Izuko notò che aveva smesso di muovere il petto su e giù.

Nessuno osava muoversi.

A mala pena si riusciva a respirare.

Un giovane era morto, morto per una causa, morto per un’amore, morto tra le mura di una prigione, non avrebbe più potuto consolare o ridere, ora era solo un corpo che presto si sarebbe freddato.

-Tu sarai sempre l’unico per me…angelo mio- Enji fu il primo a muoversi rialzando la mano -pronti a sparare- -basta vi prego!- interruppe Izuko urlando ma spararono ancora stavolta a Dabi che accosciò sul cadavere dell’amato.

-Cosa hai fatto!?- Todoroki prese Enji per la camicia -addio amore, addio madre, addio fratello ci rivedremo all’inferno…addio 3ND3V4R- si lasciò andare con ancora le dita intrecciate con l’altro.

La madre gli andò addosso -tu hai ucciso tuo figlio?- -era un pericolo- rispose con una vena di titubanza nella voce -e poi avrebbe rovinato tutto- -anche tu sei un soggetto 3ND3V4R, Tonya a detto bene! Voi altri cercatelo vedrete che corrisponde- -Shoto!- gli tirò uno schiaffo sul lato rosso del suo viso -mi hai già ferito abbastanza non puoi più farmi nulla padre, io me andrò e vivrò la vita che voglio che a te piaccia o no-.

Le guardie potarono nuovamente nelle celle i soggetti e Enji finì sotto quarantena.

Fu a quel punto che Izuko si decise, doveva capirci davvero qualcosa, doveva tornare dal calice del tempo e dopo andare a leggere i fascicoli di Todoroki e Tonya, se stava organizzando un piano prima valeva a pena riscoprirlo e riprenderlo.

 

((angolino: ciao, so che è un capitolo un po’ triste ma diciamo che era necessario e inevitabile, ora riposeranno insieme, e Izuko finalmente ha deciso di aiutare a farli scappare capendo l’inumanità di ciò che accade. Anche Vendeva ha qualcosa da nascondere? Lo scopriremo presto. Forse in futuro potrei scrivere uno spinof con la storia del punto di vista di Dabi e Hawks perché ci sarebbe tanto da dire come potreste immaginare ma è solo un’idea. Per il momento alla prossima)))

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Capitolo 12
*** scambio equivalente ***


Il giovane si intrufolò di nascosto nel settore A, il corridoio era deserto per fortuna.

Avanzò senza esitazione e con la tessera di livello 2 che gli avevano dato alla recentissima promozione potette entrare nella stanza del calice.

C’era solo silenzio, il calice era al suo posto.

Lo osservò dalle telecamere, sembrava innocuo.

All’improvviso uno voce -il calice controlla il tempo stesso Izuko, tutto cambierebbe se venisse distrutto, forse noi non esiteremmo neanche più, non possiamo rischiare- un uomo biondo apparse di fianco a lui, era esile e aveva una voce roca ma rassicurante -il calice fa scambi, chiede qualcosa per qualcosa, vi toglierà i ricordi ma vi darà la possibilità di arruolarvi…nessuno sa come funziona ma le condizioni vengono sempre rispettate- poi percepì un cambiamento, era la sua voce -Toshinori….è un piano pericoloso e tutti quei morti- l’altro gli mise una mano sulla spalla -giovane Izuko, un giorno ci dovremmo redimere, sarà un percorso doloroso e solitario contro l’indicibile, ma adesso, adesso non si stratta solo di salvare noi stessi ma tutti i soggetti qui richiusi- il verdino del passato sembrava poco convinto -io….- tutto si bloccò e Midoriya maledisse quell’attimo.

-Hai avuto Dabi e Hawks, non ti bastano, sono morti perché non riesco a capire! Hai avuto le loro vite non ti basta!?- si ritrovò in una stanza buia -sei propio sicuro di voler sapere?- la voce era divertita ma dura allo stesso tempo -sì- esclamò deciso in risposta -e va bene, così saremo pari-.

Comparse per un’istante un’uomo deforme con la pelle del viso che pareva ustionata e poi il buio, ricomparse l’uomo ma con una maschera nera composta da diversi tubi.

-Sei nato con un’unicità Izuko, si chiama One For All, tua madre l’ha capito subito ma sapendo che fine avresti fatto ti ha tenuto nascosto, e stessa cosa ha provato a fare con Bakugo visto che i suoi genitori lo odiavano, consoci la sua unicità no? Ma purtroppo all’età di 14 anni vi hanno trovati e richiusi come due traghettati gialli.

Fu allora che incontrasti Toshinori che divenne un maestro, Todoroki e tutti gli altri, anche Endevar che all’epoca era ancora richiuso come soggetto- ecco quella era un’altra domanda, qual era lo scopo di quell’uomo -ve ne siete stati buoni buoni per anni, poi Tonya è uscito di testa così come Twice che hanno dovuto addirittura giustiziare- Twice? Si ricordava un’uomo con quel nome, lo ricordava nella cella a parlare da solo e urlare, lo ricordava aggressivo, e Toshinori che diceva -è stato troppo tempo in isolamento- e poi Tonya, certo Enji lo faceva sforzare fino al suo limite, finché non rischiava di morire dissanguato per vedere fino a questo poteva spingersi fin da piccolissimo, gliela aveva detto Todoroki, col tempo notò che il fratello provava sempre meno dolore…e aveva come unico obbiettivo uccidere il padre.

-Poi la situazione è peggiorata quando le prove fisiche hanno iniziato a causare pesanti danni fisici a tutti…- Kirishima, la scena in corridoio, una delle prime visoni in cui lo maltrattavano era sicuro che stesse tornando da una prova di resistenza -così Aizawa e Toshinori iniziarono a organizzare un piano…- a questo punto l’uomo sorrise -Toshinori morì- a Izuko si fermò un’istante il cuore, come aveva fatto a scordarlo.

-Il piano era semplice, far introdurre qui te e Todoroki travestiti da guardie e farvi bere per avere una possibilità e i documenti, Bakugo, Hawks e Tonya quel giorno uccisero chiunque potesse riconoscere le vostre facce, l’unica cosa che andò sorta fu che Tonya attaccò Todoroki solo per fare un torto ad Endevar- certo…tornava tutto -Quando sei tornato qui nessuno ha potuto dirti nulla, sono queste le condizioni, se qualcuno prova a riprendersi ciò che ha perso prima del tempo da me deciso lo perde in eterno- ecco perché sua madre e Kastuki erano così ossessionati dal non aprire bocca.

-Ora che sei una guardia e ricordi tutto potresti andare a liberarli come da programma, non sarà difficile nella tua posizione- il ragazzo rimase in silenzio -ho due domande…- -parla- -prima di tutto vorrei chiedere se mio padre aveva un’unicità…- -sì- -lo conoscevi?- -è la seconda domanda?- -no- -passa alla seconda- sospirò -se anche riuscissimo a liberaci, noi vivremo mai una vita normale? Potremmo mai usare le nostre unicità per qualcosa di buono?- l’uomo non si muoveva -hai fatto tu questo patto, non sono io a doverlo valutare-.

Tutto sparì e Modoriya era di nuovo da solo in quella stanza, ora almeno sapeva che fare.

 

(((Angolino: finalmente è tutto chiaro, o quasi, manca ancora qualche tassello ma stiamo arrivando agli sgoccioli. Chi è l’uomo mascherato? Riusciranno a scappare? Questo e altro nei prossimi capitoli, bye))

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Capitolo 13
*** il momento decisivo ***


Non tornò a subito alla dimora quella notte, rimase nascosto fino a che la maggior parte del personale non fu tornato a casa, con il favore del buio era più facile muoversi.

Camminava quatto quatto nel corridoio del settore c.

Un milione di cose aveva per la testa in quel momento.

Tutti i ricordi stavano tornado minuto dopo minuto.

Ogni parola, ogni sensazione, ogni premessa…Todoroki, come aveva fatto a dimenticarsene? Gli si strinse il cuore, sarebbe andato dopo da lui.

Aprì con la chiave di Endevar la porta della cella di Bakugo, ovviamente c’erano guardie anche se era notte.

Riuscì comunque ad introdursi nella stanza delle telecamere.

-Bakugo- parlò dentro al microfono che dava nella sua cella, il biondo si girò verso il megafono -io ricordo tutto…- comunicò e l’altro sorrise -è un’inganno?- sogghignò -vi aiuterò a uscire di qui, dopo andrò parlare con il prof, volevo solo dirti di tenerti pronto. Mi basterà disattivare i generatori e tutte le gabbie saranno notevolmente indebolite, se ci aiutiamo l’un l’altro riusciremo a scappare- il richiuso annuì sorridendo -mi terrò pronto- stava per togliere la mano del pulsante del microfono quando il soggetto disse -ben tornato Deku- -a dopo Kacchan- rispose.

Si ricordava quel nome, come scordarlo veniva del suo codice identificativo.

Ora da Todoroki.

Fu più faticoso, le sentinelle avevano ricominciato il giro da capo e pattugliavano il corridoio, entrò senza però essere individuabile.

-Sto dormendo- comunicò Shoto con la voce impastata e al verdino venne da sorridere.

-Passerò più tardi- scherzò e l’altro si tirò su, aveva i capelli etero cromatici tutti scompigliati, l’espressione lievemente sorpresa e la maglietta larga classica di ogni soggetto.

Izuko sorrise nel rivederlo, gli si scaldò il cuore -ti farò uscire di qui Shoto…- non voleva disturbarlo ed era pur sempre troppo timido per apparire risoluto -ti ricordi?- sussurrò con le labbra socchiuse -scusa se ci ho masso tanto- a quelle parole Todoroki scattò andando contro il vetro, poggiò le mani su di esso e Midoriya le mise specchiate allo stesso livello dall’altra parte,  così gli sembrava di potersi toccare mentre i loro sguardi uno nell’altro facevano mischiare le loro emozioni.

Todoroki non sorrideva, ma era felice, l’altro lo conosceva abbastanza da capirlo.

Dopo tanto si erano ritrovati -preparati e avverti gli altri, si procede con il vecchio piano devo parlare con il prof- quelle parole ruppero l’incantesimo, il richiuso distolse lo sguardo annuendo -tornerò- gli promise l’altro andandosene.

Finalmente dopo 5 minuti buoni a spostarsi da un angolo all’altro riuscì ad entrare anche nella cella di Aizawa.

Tutte le luci erano spente -professore…?- accese una lampada e sentì un mugolio -professore si svegli la prego…- continuava comunque a parlare a bassa voce un po’ per timidezza e un po’ per paura di disturbare.

-Che succede?- anche una lampada nella cella fu accesa dello corvino stesso, aveva le palpebre semichiuse decorate sotto da occhiaie e una barba di qualche giorno.

-Professore sono qui per dirle di tenersi pronto, lo faremo sta notte- l’altro scattò in piedi -ti sei ricordato?- annuì in risposta -disattiverò i generatori, libererò Todoroki e Bakugo, con i loro Quirk sarà facile far uscire gli altri- l’adulto parve pensieroso -è la nostra unica possibilità- constatò -non ci resta che sperare- Midoriya sentì una morsa dentro al petto farsi strada.

Ero tutto nelle sue mani, sarebbero tutti stati cambiati con il target nero se avesse fallito e di conseguenza tutti giustiziati all’istante, se lo ricordava bene quando era successo ad All Might e a Tonya…e a Keigo…non poteva permettersi di perdere altri compagni.

Andò verso la zona delle centraline, non fu complesso arrivarci, ma quella era la parte facile.

Arrivò davanti al sistema elettrico e riuscì ad aprire tutte le porte grazie alla card di Endevar che ancora aveva.

Strinse le dita guardando tutte quelle lucine e leva, sentì il sangue circolare più velocemente e i muscoli gonfiarsi, una volta colpito sarebbe scoppiato il panico.

Non era un posto dove uno non delle sorveglianza sarebbe potuto arrivare e quindi non avrebbe avuto una seconda occasione.

Sentì l’energia ribollirgli per tutto il corpo, pensò al sorriso di Todoroki, pensò a quello che sarebbe stato dopo, alla loro possibile vita insieme, a loro loro futura casa, svegliassi uno vicino all’altro e andare a scuola magari…

Sarebbe stato bellissimo, ogni giorno insieme a potersi baciare, invece di parlarsi solo per messaggi, e stringere invece che vedersi in videochiamata.

L’energia si bloccò sul braccio, era stantia ma allo stesso tempo faceva agitare ogni cellula.

Compì il generatore nel mezzo e l’onda d’urto distrusse anche tutti gli altri, immediatamente scattò l’allarme e tutto si dipinse di luci rosse ad intermittenza, la sirena suonava rompendo quasi i timpani.

Cercò di allontanarsi il più rapidamente possibile, incontrò tre guardie in corridoio che gli andarono addosso, le colpì con una mossa furba facendole cadere a terra senza ucciderle, non era nel suo stile.

Corse ancora fino alla cella di Bakugo, il rumore delle esplosioni già si sentiva e con le luci spente gli veniva propio voglia di scappare.

Entrò. Le sagome degli scienziati correvano a destra e a sinistra nel buio evidenziate solo delle luci dell’allarme.

Dovette stendere altre cinque guardie e due scienziati che si volevano mettere in mezzo, fece del suo meglio per non fargli troppo del male ma era difficile capire dove colpire al buio.

Aprì con la card la porta di emergenza, essa iniziò a sollevarsi rivedendo la luce accesa dentro la stanza.

Immediatamente il soggetto uscì andandogli incontro -bravo Deku- l’altro sorrise ma non c’era tempo di crogiolarsi -va a liberare il professore e poi dagli altri, io penso a Todoroki-.

Gli scienziati corsero via spaventati mentre alcune guardie gli andarono addosso, Bakugo lanciò esplosione che gli fece saltare con i piedi per aria.

Se Deku non si fosse tenuto alla porta con il suo Quirk sarebbe voluto via anch’esso -andiamo?- sfidò il biondo e iniziarono a correre.

Andò subito da Todoroki.

Il vetro della cella però era già pieno di crepe e c’era una gelo polare lì dentro -Shoto sono venuto ad aprire la porta- spuntò davanti al vetro mezzo appannato il ragazzo con una metà mezza gelata -stavo per farcela da solo- Midoriya però non voleva tentare la sorte e farlo morire assiderato così tirò un pugno usando il Quirk al vetro.

Andò in mille pezzi ghiacciati.

Todoroki fece prendere fuoco alla sua altra metà per scaldarsi poi non appena si spense andò incontro alla giovane e lo baciò.

Fu un bacio intenso, Modoriya gli accarezzò il corpo in parte congelato e in parte bollente, era meraviglioso poterlo riavere, poterlo stringere, baciare, era piacevole come nient’altro al mondo.

Shoto poi gli fece cenno e si staccò -dobbiamo andare- disse Izuko -prima devo fare una cosa, mio padre…devo chiedergli una cosa- Midoriya non sapeva cosa fosse ma tirando le somme con tutto quello che l’uomo gli aveva fatto Todoroki avrebbe dovuto fargli un milione di domande.

Così mentre Aizawa liberavano i soggetti crossare verso la cella di isolamento del settore A dove era contenuto Enji.

 

((angolino: questo è molto probabilmente il penultimo capitolo, siamo ormai vicini alla fine e sono veramente censendo delle rateazione che avete lasciato e felice di tutte le persone che lo stanno seguendo fino all’ultimo. Risponderemo finalmente alla domanda fatale: riusciranno a scappare? Cosa chiederà Todoroki a Endevar? Questo e altro nell’ultimo capitolo (che forse verrà più lungo come questo sorry), bye)))

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Capitolo 14
*** un nuovo mondo ***


Izuko arrivò davanti alla cella di Endevar, si chiese più volte se fosse stato meglio entrare o meglio.

Forse glielo doveva, gli doveva una spiegazione per tutta quella distruzione, perché sarebbe stato l’unico a non andarsene.

Entrò e lo vide, non alzò neanche la testa sentendo il rumore della porta, se ne stava accasciato sul pavimento, gli face un certo effetto, solo e abbandonato, dimenticato dietro a quelle sbarre sempre chiuse.

-Signor Todoroki- cercò di attirare la sua attenzione ma si guadagnò solo un’occhiata persa -ve ne state andando? Da a Shoto i miei auguri- Midoriya provò a non provare troppa pietà, a rimanere concentrato sulla domanda che doveva fare -perché ha fondato queste strutture?- era stato propio lui a farlo, lui che aveva un Quirk, l’uomo sorrise triste -io volevo…io pensavo che creando dei soggetti che sapessero usare i loro Quirk, controllarli, e facendoli entrare in una forza armata nulla avrebbe più potuto fermare l’umanità, doveva essere un’istituto d’educazione e non una prigione, avrei avuto fama, riconoscimento e il mondo si sarebbe reso conto delle potenzialità delle unicità- -per questo ai ucciso Tonya? Perché era indisciplinato? Era tuo figlio- scosse il capo -Tonya era impazzito non avrebbe mai potuto continuare a vivere in una società normale. Ma ormai è inutile, tutto questo è inutile non vivrete mai normalmente fuori di qui, tutto il tempo a nascondervi, e quando arriveranno le forze speciali la maggior parte di voi moriranno qui- guardai la porta -forze speciali?- Endevar annuì -sono state addestrate apposta, scappate con i pochi liberati e forse farete in tempo, non puoi salvare tutti, non sei un’eroe. Gli eroi non esistono-.

Riprese la tessera e scattò fuori.

Si sentivano urli e singhiozzi, tutto era in fiamme ma alcune pareti erano circondate da ghiaccio.

Qualcosa gli afferrò la giacca mentre la visuale era coperta dal fumo, sentì il suo peso svanire mentre tossiva e cercava di girarsi.

Si alzò in aria trovandosi a fluttuare -sono qui!- la voce di Uraraka poi la sentì urlare, passi lenti, voci confuse poi altri passi solo di corsa.

Passarono un’altro paio di secondi e ricadde a terra in modo brusco, -Izuko…- la voce della ragazza, la raggiunse provando ad abbassarsi il più possibile per il fumo, era a terra sanguinante con una lancia conficcata all’altezza dell’addome -Uraraka- la prese tra le braccia -non vinceremo mai…le forze speciali…- smise di parlare, mise una mano sul petto, non c’era respiro.

Era morta…

Un’enorme peso cadde sul petto del giovane, aveva sbagliato i calcoli.

Altri passi e voci, doveva andar via, non poteva star lì avrebbero ucciso anche lui.

Si alzò e dopo averle rivolto un’ultimo sguardo lacrimoso. Prese a correre.

I muri erano pieni di crepe più avanti e in parte sciolti da acido.

Avevano combattuto.

Mina era a terra ansimante si avvicinò ma lo spinse via -stanno per attivare il gas tossico, andate via…non pesate- gemette, doveva saperlo che il piano starebbe fallito, come aveva anche solo potuto pensare che potessero essere liberi?

-Corri!- urlò ancora lei spuntando sangue, non poteva salvare nessuno, non riusciva, i rumori dei mitra nemici lo accompagnavano a ogni passo.

Udì un’urlo, ruppe ogni altro suono, lo seguì tossendo e ansimando.

Kirishima era indurito e proteggeva a braccia aperte Bakugo che era a terra con gli occhi socchiusi, il sangue del biondo si espandeva sul pavimento, gli uomini sparavano ma il rosso deviava i proiettili il più possibile rimando con lividi e cicatrici -va via idiota…- mormorò Katsuki, il suo tono ricordava quello di una tormentata ninna nanna, un’ultima disperata lotta per l’aria -mai, non ti lascio qui! Mi hai promesso che ce ne saremmo andati insieme!- -guardati attorno!- ubbidì anche Izuko all’ordine, era piano di cadaveri, anche il professore…era morto con un bambino tra le braccia che ancora piangeva.

Midoriya glielo sfilò dalle braccia il più delicatamente possibile per far si che gli uomini rimanessero concentrati sul rosso,

Appena lo prese in braccio, quando una delle mani del piccolo dai capelli azzurro sporco lo toccò la maglia si fece in mille pezzettini, nonostante ciò il verdino non lo lasciò.

Il rumore di qualcosa che si congela, un’enorme cristallo di ghiaccio gli apparse davanti.

Poi notò Todoroki che respirava a fatica zoppicando.

Lo fece poggiare a se stesso notando la difficoltà nel procedere -abbiamo meno di 3 minuti Izuko, attiveranno un gas letale e la maggior parte di noi è già…- abbassò gli occhi.

Fecero un paio di passi ma poi Midoriya deviò per andare da Bakugo, Eijiro gli aveva fatto poggiare la testa sulle ginocchia e premeva sulla ferita al petto.

Aveva gli occhi chiusi ma li aprì appena percepì le nuove due presenze -Deku…salvali…- quelle parole gli causarono un vuoto inimmaginabile al petto -…salvali tutti…- piangeva e anche l’amico iniziò a farlo, ogni momento, ogni gioco d’infanzia stava per venir spazzato via.

Annuì -li affido a te…- sorrise chiudendo gli occhi, dietro di loro sentirono il rumore di altri passi, nuovi agenti erano in arrivo.

Midoriya tenendo Shoto ricominciò a camminare -Kirishima..- lo incentivò a camminare, ma l’altro era perso ad accarezzare il cadavere -penso che gli farò compagnia, siamo una squadra no? I nostri destini sono uniti- -non abbiamo tempo- gli ricordò il fidanzato e ripartirono.

Il bambino smise di piangere ma si agitava.

Li sentivano sempre più vicini e la gamba di Todoroki non il consentiva di correre, uno sparo gli graffiò la guancia e caddero.

Alzò il viso, erano tutti lì con le armi puntate e le maschere anti gas.

Si guardò attorno, erano davanti alla cella del calice del tempo. Strinse i pugni -io li salverò tutti, io sarò un’eroe- Todoroki sorrise capendo -ti copro, salvaci, ti amo-.

Scattò dentro la cella e sentì il rumore dei mitra, il bambino pianse.

Provò a non pensare a Shoto, al suo corpo a terra sanguinante, lui li avrebbe salvati, avrebbe salvato tutti.

Era davanti al calice e scorse gli uomini che entravano dalla porta, gli puntavano le armi contro, afferrò il calice senza pensare e bevve tutto il liquido.

All’improvviso il silenzio, a lui non era mai piaciuto il silenzio eppure trovò conforto nel sentire cessare quelle urla, la consapevolezza della missione tornò quando udì la voce conosciuta dell’uomo.

-Di nuovo qui?- sogghignò da dietro la maschera -sono io a proporti uno scambio sta volta- l’uomo rimase a fissarlo -il mio Quirk è nato dal desiderio di aiutare dei coraggiosi, della cristallizzazione delle loro anime…-  si guardò la mano libera mentre con l’altra reggeva l’infante -…te lo darò, sarà tutto tuo. Ma dammi, dammi un mondo dove potremo vivere in pace, dove potremo essere eroi! Dove tutti saremo vivi!- cadde in ginocchio -uno scambio coraggioso- decretò l’uomo -voi non ricordare niente di questo lo sai…nessuno saprà di questo…- Izuko guardò il piccolo -essere un’eroe non vuol dire mettersi in mostra, io porterò la pace, anche se non ne sarò il simbolo- l’entità rise.

-Accetto dammi il bambino, non potrà venire subito- se pur incerto Midoriya ubbidì -io sono all for one, ricordati questo nome figlio mio…- -figlio mio?- urlò mentre tutto iniziava a scomparire -e questo giovanotto è Shigaraki Tomura, un giorno ci rincontreremo sicuramente ma in quel momento saremo nemici- tutto scomparì e iniziò a vedere buio, sentì la fiamma del One For All spegnarsi, la percepì abbandonarlo.

Quando riaprì gli occhi era solo un bambino in fasce, uno degli appartenenti al 20% della popolazione senza Quirk, ma quando il calice del tempo toglie qualcosa se pur a suo tempo la ridà.

Il resto del raccordo è uniformante conosciuto e beh che dire: Questa è la storia di come Izuko Midoriya divenne il più grande eroe di tutti i tempi.

 

(angolino: grazie a tutti per aver seguito questa serie, siamo giunti alla fine. Vi è piaciuta? Ve lo aspettavate? Spero di avervi divertito e ringrazio vivamente tutti colore che hanno lascito recensioni perché anche se non ho risposto a tutte per me hanno voluto dire veramente tanto essendo la prima storia che scrivo. Non confermo se in futuro farò degli spinof  o del punto di vista di qualcun altro per il momento finisce così. Grazie ancora per aver condiviso questa avventura e alla prossima spero, bye)

 

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