Bruciate per me, bruciate per noi

di shimichan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mietitura ***
Capitolo 2: *** Il punteggio ***
Capitolo 3: *** L'intervista ***
Capitolo 4: *** La partenza ***



Capitolo 1
*** La mietitura ***


La mietitura
[Finnick/Mags]

 
«Primrose Everdeen».
La voce di Effie Trinket risuona ancora sgargiante quanto la sua parrucca mentre le telecamere inquadrano il volto pallido di una ragazzina.
Ha dodici, forse tredici, anni, i capelli raccolti in due trecce e gli occhi di chi si è visto abbandonare dalla sorte.
Mags scuote il capo, premendosi un pugno sul cuore, un groviglio di desideri che non può esprimere.
Finnick, al suo fianco, si limita a gonfiare le guance con la bocca chiusa, in una pessima imitazione della cannonata.
«Che c’è?» chiede, notando il suo dissenso. «Ogni preda facile è un problema in meno da affrontare. Per i nostri».
Mags si mastica le labbra con le gengive sdentate, perché Finnick ha ragione, ma nessuno le toglierà mai la convinzione che i bambini dovrebbero avere gli occhi riempiti di meraviglia e non dilagati nel terrore. Ed ecco, accade l’impensabile.
Sullo schermo compare una ragazza non tanto alta, con i capelli scuri e uno sguardo che le ricorda il colore del mare prima di un’alba invernale.
«Mi offro volontaria. Mi offro volontaria come tributo!».
La ragazzina urla, l’afferra per un braccio, ma l’altra la spintona via con facilità e, sebbene l’età abbia le abbia tolto buona parte della vista, Mags sa ancora riconoscere un legame. «Sorelle» farfuglia, indicandole a Finnick, che non capirà mai, davvero, come abbia fatto a sopravvivere agli Hunger Games conservando tanta dolcezza.
«Si» le dice e, prima che possa aggiungere altro, Mags si abbraccia le spalle per poi puntargli un dito ossuto ad un palmo dal naso.
Avere qualcuno da cui tornare, ti rende più forte. Finnick questo lo sa meglio di chiunque altro.
«Si» ripete, con un tono appena più cupo, mentre il nome di Katniss Everdeen rimbomba nel silenzio della piazza.

Dimostramelo, ragazzina, sai inghiottire la disperazione e trasformarla in speranza?












Angolo Autrice

Ed eccoci qua. Anno nuovo, nuovo fandom, nuova avventura.
Mi presento, io sono shimichan. Bazzico da parecchio nel sito, ma questa è la primissimissima volta che posto una storia dedicata ad Hunger Games...il perchè poi, dato che adoro la trilogia della Collins, vallo a capire...Comunque vi terrò compagnia con 12 drabble/flash come questa, ovvero dedicate ad un singolo momento del libro, vissuto però dalla prospettiva di chi è fuori dall'arena. Si, non prevendo di coinvolgere i tributi. Prevedo invece, come potete capire da questa, di far partecipare anche personaggi che non appartengono al primo libro, ma ai successivi.
Mi sembra tutto. Di solito chiudo questo spazio con "alla prossima", ma visto il fandom, credo sia più appropriato...

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Capitolo 2
*** Il punteggio ***


Il punteggio
[Plutarch Heavensbee]

 
«Undici».
Ogni sillaba è ben scandita dentro il tono più neutrale di cui è capace. Vuole valutare se, per favorire la ragazza, sia meglio giocarsi la carta del punto di orgoglio o quella dell’osservatore attento, perciò si trincera dietro il proprio silenzio, lasciando che siano gli altri esaminatori a tenere viva la discussione.
«Undici?» esclama sconcertato Aurelius. «Ci ha tirato una freccia addosso, Plutarch!».
«Ha colpito una mela» fa notare, pazientemente, qualcuno. «Ha spirito!».
«Non si è mai visto nulla del genere!».
«Appunto!».
Heavensbee osserva i suoi colleghi schierarsi – c’è chi vorrebbe condannare quel gesto con un tre, chi apprezza la sfacciataggine, chi propone addirittura il punteggio massimo – e si lascia sfuggire un ghigno compiaciuto.
«Lo fai per una sorta di vendetta personale, Plutarch? In modo da renderla il primo obiettivo dei favoriti?».
La domanda suscita qualche risatina, compresa quella del diretto interessato, che fa roteare il bicchiere, studiandone il contenuto, prima di rispondere.
«Mi biasimeresti, Titus? A nessuno piace fare il bagno nel punch per quanto ottimo sia».
Fa una pausa per permettere a tutti di cogliere l’ironia nella sua voce. «D’altro canto, un punteggio alto significa sponsor migliori, quindi maggiori possibilità di arrivare tra i primi otto. E se la signorina possiede anche solo metà del carattere che ci ha mostrato, lo show ne beneficerà».
Questo sembra metterli d’accordo. «E undici sia! Chi vuole un po' di champagne?».
Plutarch rifiuta, ciondolando il proprio calice, visibilmente soddisfatto. E come potrebbe non esserlo? Una volontaria da un distretto remoto che pare incline a non rispettare le regole ha appena ottenuto il punteggio più alto dell’edizione. Forse è la volta buona. Forse, dopo anni di attesa, può davvero accendersi una scintilla.
«Promettente. Davvero promettente».
«A che gioco stai giocando?». È di nuovo Titus ad incalzarlo.
Un sorriso ambiguo gli tende le labbra. «Agli Hunger Games naturalmente».
 
Dimostrami, ragazza di fuoco, sei una fiammella destinata ad estinguersi o a scatenare un incendio?









Angolo Autrice

 
Ma buonasera!
In questo capitolo ho voluto trattare Plutarch, che, per me, rimane il personaggio più ambiguo di tutta la saga, specie se penso all'interpretazione che ne ha dato il mai troppo compianto Philip Seymour Hoffman.
Questa flash nasce proprio da una scena del secondo film (si, lo so, dovrei attenermi solo ai libri, però devo dire che gli sceneggiatori hanno fatto un buon lavoro, mantenendo il più possibile invariata l'opera originale e aggiungendo certe scene offscreen interessanti), in cui il Presidentissimo elogia l'operato di Plutarch, dicendo che aveva previsto tutto, mosse e contromosse. Questa frase mi ha fatto riflettere.
Sicuramente, già durante i 74simi HG (e probabilmente anche prima), Heavensbee faceva parte della rivolta (una rivoluzione non può mica essere programmata in 12 mesi, no?) e, visto il suo ruolo di stratega, è plausibile credere che attendesse l'occasione giusta per accendere la miccia, un gesto di ribellione, un'infrazione delle regole, come, chessò, una freccia indirizzata verso la platea degli esaminatori... 
Ricordiamoci che in CF, viene eretto un campo di forza per evitare altre sorprese del genere....
Tutto questo per dire che secondo me il buon vecchio Plutarch aveva visto lungo e voleva aiutare la nostra Girl on Fire (nei limiti delle sue possibilità)! 
Bene, mi sono dilungata fin troppo. Ci vediamo tra 10 gg!

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Capitolo 3
*** L'intervista ***


L’intervista
[Haymitch Abernathy/Effie Effie Trinket]
  

«Hai un piano?». Gli occhi di Effie si ritirano sotto le ciglia, forse sospettosi, forse semplicemente incuriositi. Difficile dirlo con tutto quel trucco. «Si. Tu hai un piano».
«Cosa te lo fa pensare?».
«Sul serio? Dopo tutti questi anni?».
Haymitch fissa l’inarcatura innaturale del sopracciglio rosa con cui ostenta la sua indignazione e pensa a quanto gli sembrerebbe ridicola se solo non avesse ragione. Poi lascia scivolare lo sguardo sul contenuto del proprio bicchiere e lo dice. «Peeta è nel gruppo dei favoriti».
Effie emette uno squittio. Sa che questo significa maggiori chance di vittoria, tuttavia ogni suo sogno di gloria viene stroncato sul nascere.
«Per la ragazza. Ho scelto lei».
Ora, immagina che siano troppe informazioni da assimilare per una cittadina di Capitol, la cui massima sfida giornaliera è trovare il giusto abbinamento tra scarpe e parrucca, eppure l’ottava alta del suo «Katniss!» riesce a coglierlo di sorpresa comunque e a farlo sobbalzare.
«Abbassa la voce!».
Effie si porta la mano alla bocca, allarmata, mentre lui si dirige verso il ripiano degli alcolici.
«Sei più gestibile la mattina se vai a letto dopo aver bevuto dello scotch» la sente sussurrare assente. «Sii gentile. Portane uno anche a me».
Quando si china per porgerle il bicchiere, vede il suo volto stringersi un’espressione crucciata, come se avesse ricevuto un dolore immediato. Lo sguardo perso chissà dove nel vuoto. «Perché Katniss? Tu non la sopporti. Tu…tu preferisci Peeta».
Haymitch è troppo impreparato per replicare subito.
Il liquore. La sua avversione per Katniss. La sua preferenza per Peeta. Gli sembra impossibile abbia notato tanto, considerando gli sforzi compiuti per ignorarlo o al più per sopportarlo.
«Si e anche tu. Ma posso sceglierne soltanto uno e visto che lui sembra deciso a proteggerla, forse tra tutti tre riusciamo a portarla a casa».
«Quattro».
«Come?».
Effie gli cerca una mano e piega la testa di lato. Le labbra tese in quello che apparirebbe un sorriso se solo non tremassero tanto. «Quattro. Siamo una squadra, no?».
E la nota. Un’unica, singola lacrima le sbrilluccica sulla guancia.
«Ah. Queste stupide ciglia finte».
«Sul serio? Dopo tutti questi anni, dolcezza?».
 
Dimostramelo, dolcezza, la tua vita vale davvero il sacrificio che siamo disposti a fare per te?


















Angolo Autrice

Bentornati! 
Dunque su questa flash ho poco da dire in realtà. Si colloca nel post intervista e mi è venuta in mente ripensando a quando Haymitch spiega a Katniss le "regole del gioco"...Ora io penso che Effie non sapesse che tutta la storia degli Sventurati Innamorati fosse una montatura (in parte) e che ci credesse sul serio, tuttavia penso anche che Haymitch non avesse motivo di nasconderle che Peeta fosse tra i favoriti (ricordate? In CF il buon Abernathy ammette che Peeta c'era entrato per un pelo).
E sì, forse la lacrimuccia finale è un pò OC, perchè di fatto cominciano a comportarsi da squadra solo in CF, ma non ho resistito *__* 
Con questo è tutto.
Ci vediamo tra 10 giorni con...Peeta e Portia! E come al solito...

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PS: Ringrazio chi ha cominciato a seguire/recensire questa mia piccola follia!

 

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Capitolo 4
*** La partenza ***


La partenza
[Peeta Mellark/Portia]

 
«È ora».
Peeta tiene le mani strette alle ginocchia, aumenta un istante la presa, poi si alza dal divano, incamminandosi verso la piattaforma metallica che nei suoi piani lo porterà a morte certa.
«Il materiale della giacca è progettato per trattenere il calore del corpo. Aspettati qualche nottata fredda» commenta, aggiustandogli il bavero.«Mi spiace che tu non abbia un portafortuna. Avrei potuto…».
«Nah, non importa. La fortuna non è mai stata dalla mia parte, specie ultimamente».
Peeta lo dice con un sorriso increspato che gli impedisce di distendere del tutto le labbra.
«Oh, Peeta…».
«No, no, no. Non ho molto tempo e prima che vada voglio ringraziarti come si deve».
Le porge una mano, invitandola ad afferrarla con un’alzata di sopracciglia e abbassando un po’ il mento. Solo quando Portia la stringe, prosegue. «Grazie per tutto ciò che hai fatto per me. Insomma, so che c’era poco da fare perché sono bellissimo già di mio, ma…grazie. Davvero davvero davvero».
Portia fissa questo ragazzo dalla gentilezza disarmante, condannato anche dalla propria madre, eppure capace di scherzare e sorridere sul patibolo, e non riesce a trattenere la lacrima che un attimo dopo le sbava il mascara.
«Sai che noi stilisti non possiamo scommettere, ma se potessimo, se ci fosse permesso…ecco io vorrei puntare su di te».
Gli occhi di Peeta sono attraversati da una riconoscenza che va ben oltre qualche metro di stoffa e in quel momento un cilindro di vetro cala su di lui.
«Faresti un pessimo affare, non trovi?».

Dimostramelo, Peeta. Dimostrami che ti stai sbagliando.






















Angolo Autrice
Buondì. Puntualissima sono qui con questa nuova flash su Peeta e Portia. 
Lo so. Avrete notato che ricalca l'addio tra Cinna e Katniss, ma mi piace credere che tra i due stilisti ci sia un'affinità intellentuale ed emotiva che va oltre il lavoro. Perciò si, Portia avrebbe scommesso su Peeta esattamente come Cinna avrebbe fatto con Katniss.
Non mi viene molto altro da dire in proposito, quindi ci vediamo come al solito tra 10 gg!

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