Il segreto di una bella foto

di kibachan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


FEBBRAIO 2023

 

 

Fabio ammirava rapito le foto che il professor Valdarnini stava facendo scorrere sulla parete col proiettore. Se un giorno sarebbe riuscito a fare scatti belli la metà dei suoi, avrebbe anche potuto sentirsi realizzato.

“osservate... osservate il campo lungo intorno al soggetto al centro, sembra rubare spazio ma in realtà dà risalto alla figura centrale, no?” spiegava l'uomo. Fabio ne convenne. Si sistemò meglio con la mano sul mento, poggiandosi al piccolo scrittoio attaccato alla seggiola. La penombra della stanza focalizzava ancor di più i dettagli di quelle bellissime foto: scatti di paesaggi mozzafiato, carovane di persone, primi piani di gente dal volto interessante... non necessariamente bello. Ciò che faceva impazzire Fabio era che comunque, ogni volta che cambiava immagine, si trovava a provare qualcosa di nuovo. Valdarnini era un vero capo. Un fotografo internazionale che per sua fortuna aveva deciso di prestare parte del suo tempo all'insegnamento accademico. Adorava le sue lezioni. Aveva già fatto con lui fotografia 1 e fotografia 2. Quello che stava seguendo era il corso di fotografia 3, l'ultimo che avrebbe avuto il piacere di fare col suo professore preferito.

Agli altri due esami era andato bene ma non benissimo. Ora sperava sul serio di chiudere in bellezza strappandogli un 30. Più per il gusto di vederlo compiaciuto da una sua foto, che per il voto in sé. Solo che, all'alba di Febbraio, il prof non si era ancora degnato di illustrargli cosa voleva per l'esame finale, e Fabio stava letteralmente friggendo d'impazienza. Quella era l'ultima lezione del corso... o lo diceva, o lo diceva.

 

“bene ragazzi..” chiocciò l'uomo, ravvivandosi i folti capelli brizzolati mentre spegneva il proiettore “parlare abbiamo parlato anche troppo. Ora suppongo...” fece una pausa ad effetto per andare ad accendere la luce, ridacchiando leggermente del grosso sbadiglio che scappò al ragazzo al primo banco “che possiamo salutarci e vederci tutti quanti venerdì per un aperitivo??” scherzò. Un filo di panico serpeggiò nell'aula e lui scoppiò a ridere delle mosse di disagio che aveva visto fare a qualche sua studentessa “ok ok... l'esame finale sì...” concesse agitando la mano e facendo sciogliere la classe in una risatina nervosa “lo sapete che mi scoccia di parlare di esami, ma siamo all'università e ci tocca” battè le mani l'una contro l'altra e buttò giù qualche altro -dunque- e -quindi- mentre attendeva che tutti sfoderassero il quaderno degli appunti “ciò che dovrete fare per l'esame è, indovinate un po', delle foto” la classe rise ancora “però stavolta non vi lascerò troppa scelta, vi dirò esattamente cosa voglio vedere ok?”

 

Fabio annuì tra sé e sé, ancora piuttosto rilassato, mantenendo la posizione gomito sul tavolo e mento nella mano. Era più o meno pronto a qualsiasi tecnica il professore volesse sottoporli. Aveva anche già in mente alcuni bei paesaggi, urbani e non, su cui aveva puntato gli occhi per fare le prossime foto. Per il macro anche aveva già delle idee. Se avesse chiesto delle foto sportive aveva persino già pronto qualcosa che aveva scattato all'ultima partita di basket della squadra del campus, doveva solo....

 

“un ritratto” annunciò sorridendo Valdarnini, interrompendo il filo del suoi pensieri bruscamente.

Ehhh??? aveva sentito bene?? ritratto??? Cioè una persona?? da vicino?? Fabio sgranò gli occhi. L'uomo incrociò le mani guardando tronfio la classe “quello che voglio per l'esame finale ragazzi... sono 30 pose... ritratti... tutti dello stesso soggetto. Possono essere primi piani o no, potete usare la tecnica che volete, ma voglio... persone” scandì unendo pollice e indice della mano destra a formare un occhiello “varietà umana allo stato puro, è chiaro?” chiese in modo retorico. Il mento di Fabio scivolò giù dalla mano e a lui crollò la testa in avanti per un attimo, rimanendo con la bocca appena socchiusa dallo stupore.

 

Non poteva essere vero. Lui ODIAVA i ritratti. A lui la foto piaceva 'rubarla' non era tipo da dire a qualcuno “ehi mettiti in posa”. Il prof non poteva fargli questo... il suo esame finale... un ritratto??

“oh mi raccomando!” stava dicendo l'uomo “voglio emozionarmi eh!? Guardando le vostre foto” sorrise alla classe che lo guardava con un lieve timore reverenziale adesso “trasmettetemi un'emozione... e passerete l'esame” scandì “lasciatemi indifferente” fece una smorfia “e ci rivediamo a Giugno con un nuovo tentativo” concluse dando il colpo di grazia definitivo a Fabio.

Il ragazzo rimase per un attimo fermo al suo posto, immaginando una colossale onda di m... che lo travolgeva.. mentre la classe, ricevuto il via libera dal professore, cominciava ad alzarsi.

Era fottuto.

 

“ehiiiii Fabietto!!” trillò Mara raggiungendolo in fondo al corridoio dove stava mestamente camminando “tutto bene? Sembra che hai visto un fantasma” gli chiese dolce mentre lo prendeva sotto braccio per camminare. Lui le lanciò un'occhiata “benissimo...” rispose con un tono da funerale. La ragazza lo guardò scettica per un attimo e poi fece un'alzata di spalle sistemandosi il pearcing sotto al naso “ero andata in bagno gli ultimi cinque minuti.. ma mi sembra di aver capito che il Valdar vuole dei ritratti per l'esame eh?” buttò lì.

 

Non mi ci far pensare...

 

“già... non sarà facile” concesse Fabio di malumore, sistemandosi lo spallaccio dello zaino. La ragazza sorrise “che ne dici se ci diamo una mano a vicenda?” propose allegra con l'aria di chi ha la soluzione “io faccio le foto a te e tu le fai a me. ti va??”

 

ma neanche morto ammazzato!!!! pensò Fabio avvampando immediatamente su tutta la faccia, alla sola idea di trovarsi dall'altro lato della macchina fotografica, e per di più con quella matta di Mara che chissà che gli chiedeva

 

“no!” proruppe troppo in fretta, facendola fermare e accigliare un po' “cioè...” si corresse toccandosi il collo in imbarazzo “è che ho già il soggetto, l'idea... per cui... sono a posto” buttò lì facendo una piccola smorfia, sperando che la sua capacità di mentire fosse migliorata con gli anni “scusami” condì con la sua miglior espressione colpevole. Mara scosse il caschetto di capelli fucsia con un sorriso “mannò è ok... se già sai a chi farle non posso che dirti beato te” commentò incrociando le braccia, facendogli fare un sospiro di sollievo mentale “che dici al prof andrà bene se me le faccio da sola con l'autoscatto?” proruppe “magari un bel nudo artistico” scherzò battendo forte le lunghe ciglia scure “lo corrompo!” rise. Fabio ridacchiò per farle compagnia... ma dubitava fortemente che Mara fosse in grado di pensare a del nudo artistico. Conoscendola si figurava già la scena di lei su una palla da demolizione, vestita solo dei suoi stivaletti arancione evidenziatore.

“sei proprio sicuro di non voler posare per me?” insistette la ragazza saltellando un po' sul posto “nulla di eccessivo, te lo prometto” Fabio fece due passi indietro sfilandosi delicatamente dal suo braccio intorno al gomito “mi dispiace ma sarò super impegnato con le mie di foto” nicchiò indietreggiando ancora.

Questa volta non mentiva... alla sessione mancavano 10 giorni e 30 pose richiedevano un sacco di tempo e di lavoro.

“è meglio che trovi qualcun altro” concluse con un sorriso dolce, un attimo prima di svicolare velocissimamente verso l'uscita.

 

Riprese a camminare normale solo una volta raggiunto il parcheggio. Sbuffò alzando gli occhi al cielo. Era davvero nella merda. I ritratti richiedevano contatto visivo, interazione costante. Per lui le foto erano quasi una questione privata tra lui e la macchina, per questo fotografava quasi esclusivamente paesaggi, o comunque gruppi di soggetti intenti in varie attività che non fossero notarlo. Amava fotografare attimi... di quello che lo colpiva... un ritratto era un'altra cosa. Avrebbe potuto chiedere a qualcuno dei tanti modelli i cui annunci affollavano le bacheche dell'università. Ma poi avrebbe dovuto guidare il soggetto a muoversi come voleva lui, quando voleva lui. E lui non era bravo in generale a dare ordini. Era certo che se il modello non avesse seguito le sue indicazioni non avrebbe avuto coraggio di dirgli niente... magari per non offenderlo, conoscendosi.

Sospirò mentre sbatacchiava con rabbia il casco fuori dal bauletto del motorino. Poi si fermò per un attimo, concentrando lo sguardo. Se ci pensava.... esisteva una sola persona con cui riusciva ad immaginarsi fare una cosa del genere. La sola persona con cui si sentiva totalmente a suo agio.

Sperava solo.... che dicesse di sì.

 

DUE GIORNI DOPO

 

Brando osservava perplesso la fetta di torta gigante crema e fragole che aveva davanti. Scoccò un'occhiata a Fabio che gli rivolgeva un sorrisino imbarazzato dall'altro lato del tavolino del bar. “che vuoi Fedè??” gli chiese in tono ironico sporgendosi in avanti coi gomiti sul tavolo “in genere quando mi offri da mangiare me devi chiede qualcosa” aggiunse guardandolo divertito da sotto la visiera del cappellino. “questo non è vero!” ribattè accigliandosi Fabio. Il riccio ridacchiò “sì che è vero” “mica ti offro le cose solo quando mi serve un favore...” borbottò piccato l'altro “vuoi dire che non mi devi chiedere niente?” lo incalzò Brando, scoppiando poi a ridere quando lo vide avvampare d'imbarazzo.

 

C'aveva preso.

 

“dai.. dimmi” gli disse in tono dolce a quel punto allungando un attimo la mano sopra al tavolo, per fargli una fugace carezza sul braccio. Fabio sorrise brevemente, sulle prime, poi di nuovo abbassò gli occhi iniziando a farfugliare.

Maledizione s'era detto che con lui sarebbe stato più facile ma... forse lo sarebbe stato farlo... ma chiederglielo... era un'altra questione.

Temeva ridesse... o che si rifiutasse... o chissà che altro...

 

“hem... io” balbettò torcendosi un po' le mani “non so come dirtelo..” ammise evitando il suo sguardo. Brando corrucciò un po' le sopracciglia a quel punto, e si poggiò contro lo schienale della seggiola di metallo, cominciando ad agitarsi leggermente anche lui

“mi vuoi scaricare?” gli chiese di getto, quando quel pensiero gli balenò in mente, con tono incredulo e triste. Fabio alzò il viso talmente di fretta che quasi si slogò il collo “eh????” esclamò spalancando gli occhi “no! No ma che dici... no!” ripetè ora quasi ridacchiando e scuotendo la testa “sto così bene con te” aggiunse in tono dolce, facendolo rilassare “oh.. ok” commentò il riccio ridacchiando, e facendo poi un finto sospiro di sollievo che lo fece ridere “e allora cosa c'è che stai così nervoso?” chiese ancora. Fabio gli si avvicinò un po' iniziando a giocherellare con la sua mano poggiata sul tavolo, sorridendo appena guardandogliela, e sentendosi un po' sciocco per essere riuscito a farlo preoccupare “no è che... ho un esame la settimana prossima... di fotografia” iniziò a spiegare, mentre gli massaggiava il palmo della mano col pollice “ci hanno chiesto di fare dei ritratti, a una persona, capisci? 30 pose... un lavoro assurdo..” Brando aggrottò di nuovo le sopracciglia mentre lui parlava. Quel discorso di nuovo cominciava a non piacergli “io ci tengo moltissimo a questo esame, Valdarnini è il mio idolo” continuava Fabio “perciò... ecco... volevo chiederti...” il riccio lo interruppe togliendo di colpa la mano dalla sua, lui lo guardò sorpreso “a Fà!! mica me vorrai chiede il permesso de fotografà nudo qualche amico tuo ve???” proruppe in tono arrabbiato “no perchè non se ne parla proprio... piuttosto le fai a me ste foto è chiaro??” Fabio lo fissò per un secondo stupefatto e poi scoppiò a ridere schiacciandosi una mano sugli occhi. Il riccio lo guardò senza capire “ma che cazzo te ridi???” lo incalzò, venendo però ignorato. Il ragazzo era troppo preso a sbellicarsi. Brando si allungò sul tavolo per mollargli stizzito una manata sul braccio “oh!!” lo chiamò. Fabio incassò sospirando forte per smettere di ridere “no rido perchè...” farfugliò facendo poi ancora un respiro profondo per frenare una nuova crisi di risate “era quello che volevo chiederti” ammise “di farle a te le foto, intendo” si affrettò ad aggiungere prima che gli arrivasse un'altra sberla. Brando lo guardò sorpreso e poi, stupendo a questo punto Fabio, si sporse per dargli un altro schiaffetto, stavolta piano, sul bordo della mascella “ma sei scemo che fai tutto sto cinema per chiedermi una cosa cosi??” lo apostrofò, anche se stava già ridacchiando. Scosse la testa e si spostò un po' con la sedia per andargli più vicino “certo, ovvio che lo faccio coglione... ma manco me lo devi chiede...me pare scontato che ti aiuto!” Fabio sorrise al suo profilo fintamente corrucciato, adorava quel suo modo sgorbutico di dirgli cose affettuose “roba da matti, chissà che me credevo, m'hai fatto pure preoccupà...” continuava a brontolare il riccio. Fabio a quel punto gli arpionò il collo e gli stampò un bacetto sulla guancia, poi un secondo e pure un terzo. Dopo quello Brando girò il viso per rubargli il successivo dalla bocca “coglione...” insistette, stavolta però sganciandogli un sorrisetto “grazie...” cantilenò Fabio, sentendocisi sul serio un po', un coglione, ad aver avuto tutta quell'ansia addosso. Ma Brando aveva anche questo di super potere... fargliela sempre sparire in un lampo, quando ce l'aveva. Occhieggiò la fetta di torta ancora intatta che era rimasta dall'altro capo del tavolo “beh... la mangi quella?” gli chiese a quel punto in tono leggero. Il riccio gli lanciò un'occhiataccia avvicinandosi il piattino “certo che la mangio... non ce prova!” replicò facendolo ridere di nuovo.

 

“senti... però..” gli disse Brando qualche minuto dopo, giocherellando con la forchetta, cercando di impuntare le briciole di frolla rimaste nel piattino “le foto... mica sul serio nudo ve??” gli chiese lanciandogli a quel punto un'occhiata imbarazzata “no! Certo che no Bra!” esclamò in risposta Fabio “a 'mbè...” ridacchiò Brando rimettendo la schiena dritta “perchè, ok che c'ho la faccia come il culo, ma famme vedè nudo da tutta la tua classe non mi andava molto...” aggiunse strofinandosi una mano sul collo. Fabio scoppiò a ridere “ma ti pare che mostro il mio ragazzo nudo a tutta la classe???!” proruppe “no... non se ne parla... è proprietà privata” aggiunse roteando un indice nella sua direzione, come a comprenderlo tutto quanto. Il riccio fece un sorriso malizioso “ma senti come sei geloso” lo sfottè, ma Fabio non si scompose minimamente “disse quello che me voleva menà quando pensava fotografassi qualcun altro” ribattè lanciandogli un'occhiata allusiva. Brando si mosse sulla sedia a disagio arrossendo, facendo reprimere a Fabio un'altra risatina “vabbè... quando lo dobbiamo fa??” cambiò prontamente argomento “sabato o domenica...” rispose lui, pescando dal portafogli una banconota e bloccandola sotto a un bicchiere “so gli unici giorni che posso occupare il laboratorio” aggiunse alzandosi in piedi. Brando fece una smorfia, seguendolo “veramente sarei dovuto andà fuori co Nic sto week end... te lo sei scordato?” gli chiese. Fabio fece un'espressione atterrita a quel punto “o-oddio...e come... cioè l'esame è la settimana prossima, se le facciamo il prossimo week end non le posso sistemare, non faccio in tempo.. come” Brando frenò quell'ondata di panico agitandogli le mani davanti al viso mentre camminavano “va bene, va bene!” esclamò “lo piscio Nic, sei contento? Mo rilassati..” Fabio gli si mise davanti iniziando a camminare a marcia indietro per qualche passo “grazie” esalò in tono convinto “mi salvi ti giuro! Ringrazierò anche Niccolò” aggiunse facendolo sorridere, in modo dolce per un attimo, prima che si trasformasse in un ghignetto sarcastico “ma sì facciamolo per l'arte” scherzò “così se il soggetto so io po esse che pe na volta fai foto decenti va” lo sfottè, incassando subito ridendo lo spintone che gli rifilò Fabio un istante dopo. Lo rincorse per due passi, dato che quello si era girato e aveva iniziato a camminare più veloce, fintamente offeso, e gli si affiancò “vabbè dai parliamo de cose serie” gli disse passandogli un braccio intorno alle spalle e tirandoselo vicino “quanti baci me dai che rinuncio a andà fuori co l'amico mio pe te??” “non lo so ci devo pensare” rispose Fabio con tono altezzoso “vediamo pure se lavori bene, sennò niente” aggiunse “ma sentitelo!!!” proruppe Brando a denti stretti, mollandolo per sganciargli un paio di pugni sul braccio, che lui incassò ridendo, prima di abbracciarlo un'altra volta, mentre camminavano per il campus.

 

 

DOMENICA

 

Brando parcheggiò la macchina davanti a quello che aveva tutta l'aria di essere un capannone abbandonato. Scoccò uno sguardo scettico alla struttura mentre scendeva dall'auto.

“ma sei sicuro che è qui?” chiese a Fabio che smontava dal lato passeggero “sembra il posto perfetto per un'apparizione di Freddy Kruger” borbottò contemplando le finestre annerite di graffiti “stai tranquillo ci so venuto un sacco di volte.. è un laboratorio dell'università” gli stava dicendo Fabio, mentre apriva il bagagliaio per tirare fuori l'attrezzatura che ci aveva stipato dentro “durante la settimana è sempre occupato da quelli di arti figurative” gli spiegò mentre il riccio si allungava a prendergli dalla mano una delle borse e se la caricava sulla spalla “ma oggi” aggiunse Fabio sventolando per un attimo davanti al viso un piccolo mazzo di chiavi “è tutto per noi, non ci darà fastidio nessuno” aggiunse sorridendogli entusiasta. Brando si sciolse in un sorrisetto, per la sua espressione da bimbo a Natale.

 

Fabio amava davvero la fotografia, e a a lui piaceva molto vederlo così infervorato.

 

“che hai in mente di preciso?” gli chiese il riccio, mentre scoccava un'occhiata curiosa alla stufetta elettrica che Fabio aveva appena tirato fuori dal bagagliaio “appena entriamo te lo spiego..” rispose lui chiudendo il portellone e poi dandogli una squadrata, per valutare se quello che aveva addosso potesse andare bene. Aveva dei jeans chiari con qualche strappo disseminato qua e là, converse rosse e una felpa grigia a fantasia di rose stilizzate... di dubbio gusto...

 

Felpa a parte poteva andare.

 

“te la sei messa la canottiera sotto? Come ti avevo detto?” gli chiese mentre si avviava alla porta del capannone. Brando lo seguì accigliandosi “Fedeli è Febbraio” scandì in tono ovvio “io la canottiera non è che me la metto, io la canottiera CE L'HO.. è parte integrante di me fino ad Aprile almeno!” aggiunse ridacchiando. Fabio si voltò a gettargli un'occhiata e uno sbuffo di risata veloce, prima di girare la chiave nella toppa.

Entrati attivò il generatore principale, all'ingresso. Una serie di lampade a luce calda si accese in rapida successione, illuminando il capannone fino in fondo. Brando sollevò le sopracciglia sorpreso. Quel posto era pazzesco. C'erano manichini da una parte, barattoli di vernice su uno scaffale lungo almeno 3 metri. A sinistra un piccolo palchetto era accerchiato da una manciata di cavalletti. Vide Fabio avvicinarsi alla parete di fondo e lo seguì. Era immensa e in parte coperta da graffiti e dipinti a mano di stampo metropolitano. In prossimità del muro giaceva un materasso a due piazze, nudo come un verme, ma in condizioni abbastanza buone. Alla destra del muro un piccolo scaffale verticale ospitava una moltitudine di bombolette spray.

 

“che figata sto posto..” borbottò Brando tra sé e sé continuando a guardarsi intorno, mentre notava sempre più dettagli e materiali vari accatastati dappertutto “principalmente ci vengono quelli della scuola d'arte” gli disse Fabio richiamando la sua attenzione. Si era seduto sul materasso ad approntare la macchina fotografica e il braccio su cui montare il pannello per la rifrazione della luce “lì ci fanno il ritratto dal vivo” gli stava spiegando indicando con un cenno del mento il palco circondato da cavalletti. Il riccio gettò un'occhiata in quella direzione prima di tornare a guardare lui “principalmente nudo” aggiunse Fabio con una piccola smorfia “ti giuro non so come facciano quei disgraziati a starsene lì immobili per delle ore, senza vestiti, con questo diavolo di freddo!” Brando rabbrividì solo all'idea, mentre Fabio aggiungeva “bisogna esse sadici per chiederglielo poracci” il riccio ridacchiò malizioso a questo punto, mentre quello si alzava in piedi e gli mollava la macchina fotografica da tenere in mano “beh ma non lo immagini il perchè?” gli disse scuotendo un po' i ricci. Fabio gli lanciò un'occhiata “col freddo i capezzoli diventano tutti turgidi no??” ridacchiò Brando mimando con le mani davanti al petto due seni, facendo roteare gli occhi all'altro “sei un pervertito..” lo rimproverò stancamente Fabio facendolo ridere.

“sto materasso che ce fa qua?” chiese Brando cambiando argomento, sinceramente incuriosito. Fabio si girò per un'occhiata fugace, prima di alzarsi di nuovo sulle punte per regolarizzare l'altezza dell'asta porta pannello “è per i writers” spiegò “dormono qui?” scherzò il riccio avvicinandoglisi, e osservandolo mentre tirava la stufa per il filo elettrico verso la presa di corrente più vicina.

 

Avrebbe voluto dargli una mano... ma non aveva la più pallida idea di che stesse facendo!

“hai idea di quanto possano far male le ginocchia se devi dipingere qualcosa di impegnativo li sotto??” gli disse Fabio indicando la parte bassa del muro, ridacchiando “ah ecco..” commentò il riccio, continuando a studiare i suoi movimenti.

 

Vederlo nel suo ambiente gli faceva uno strano effetto. Lui anche era al secondo anno. Ma la sua facoltà era tutta una profusione di testi enormi, esami e tanti tantissimi calcoli. Lui faceva serenamente lo studente e ancora si sentiva anni luce lontano dall'essere un ingegnere, dal mondo del lavoro in generale. Fabio invece... sarà stato per via del corso indubbiamente più pratico... gli sembrava estremamente professionale e sicuro di sé in quel contesto. Molto a suo agio. E perfettamente consapevole di cosa dovesse fare e come muoversi. Questo gli suscitava una sorta di ammirazione... mista a un pizzico di attrazione pure.

 

Si morse leggermente il labbro nel guardarlo, mentre impostava la modalità manuale della sua Nikon. “toglimi una curiosità” disse a quel punto, facendosi guardare “ma sta stufa a che serve?” chiese facendo un cenno del mento all'oggetto, che aveva iniziato ad emanare un leggero calore intorno a sé. Fabio gli sorrise, dolcemente, a quel punto “vorrei chiederti... se sei d'accordo... di restare in canottiera, per fare le foto” gli spiegò facendogli alzare un sopracciglio “qui non c'è il riscaldamento, e siccome tu soffri tanto il freddo ho pensato di...” aggiunse occhieggiando la stufa “portarla per fartelo sentire un po' di meno” concluse facendo una piccola smorfia e un'alzata di spalle. Brando sentì lo stomaco stringersi di piacere a sentirgli dire così e si sciolse in un sorriso, mentre lui, al momento distratto, ridava attenzione al display della fotocamera.

 

Fabio aveva quel modo dolce di prendersi cura di lui sempre, anche quando era tanto impegnato in altro, che a lui faceva letteralmente impazzire.

 

Gli si avvicinò fino a stargli a un soffio. Fabio sollevò uno sguardo interrogativo su di lui. “amore.. grazie” gli disse sinceramente contento Brando, facendolo arrossire per quel modo in cui lo aveva chiamato. Molto.. moooolto raro da parte sua abbandonarsi a certe sdolcinatezze. Gli sorrise e il riccio si chinò su di lui per mollargli un bacio languido all'angolo della bocca che lo fece tremare internamente. Dovette farsi praticamente violenza per non dimenticarsi il motivo per cui erano lì, sbatterlo contro il muro e baciarlo fino a togliergli il respiro. Gli poggiò una mano sulla guancia e gli sorrise, mentre un po' lo accarezzava e un po' lo tratteneva a distanza di sicurezza da sé. Si guardarono per un istante, mentre Brando gli faceva un sorrisino malizioso. Fabio gli sorrise ancora e poi gli baciò rapidamente la punta del naso arrossata per il freddo, con fare affettuoso “cominciamo, ti va?” propose. Il riccio annuì, capendo dal tenore del bacio di Fabio, così diverso dal suo, che qualsiasi intento dovevano rimandarlo. Ora dovevano lavorare.

 

“allora..” gli disse Fabio in tono pratico, schiarendosi la gola “fare 30 pose significa che con le foto bisogna raccontare una specie di storia” gli spiegò mentre settava la macchina fotografica sul bianco e nero. Brando annuì mentre si sfilava la felpa, anche se lui non lo stava guardando. Rabbrividì leggermente, strofinandosi le mani sulle braccia.

Faceva freddo porco cane.

Si avvicino un po' alla stufa mentre si slacciava con riluttanza i bottoncini della maglia a maniche lunghe “ho scelto questo posto perchè vorrei tipo rappresentare...” disse Fabio, fermandosi poi un istante a cercare le parole “l'incertezza dell'artista davanti al suo lavoro” sentenziò facendo un gesto con le mani “quindi useremo questi colori, le bombolette, i pennelli... per dare l'idea che tu stia lavorando a un murales o roba del genere, ok?” concluse facendogli un sorriso. Brando fece una smorfia scettica “se devi rappresentà l'incertezza dell'artista dovrei fa io le foto a te” lo sfottè poi con un ghignetto. Fabio sbuffò “lasciami perdere che ho un'ansia che mi divora!” lo rimbeccò superandolo e facendogli poi cenno con la testa di avvicinarsi anche lui al muro “ci tengo mostruosamente a st'esame” aggiunse “ho capito ho capito...” cantilenò Brando avvicinandosi, anche se ancora smanettava sul cellulare. Sollevò lo sguardo solo quando Fabio sbuffò ancora, il più sonoramente possibile, allora gli sorrise per tentare di rabbonirlo, dato che lo aveva fulminato, e gettò il cellulare sul materasso consunto “ok dimmi tutto” gli disse. Fabio lanciò un'occhiata alla sua maglia “te la senti di togliertela?” gli chiese in tono supplichevole “solo se ce la fai eh.. sennò...” “ah sì sì! Mi ero scordato” lo interruppe subito Brando, afferrò il collo della maglietta e se la sfilò rapidamente, rimanendo con una canottiera bianca. Resistette alla tentazione di stringersi nelle braccia, perchè non voleva farlo sentire il colpa.

“ok, che vuoi usare? Pennelli? Spugne? Bombolette?” propose Fabio a quel punto, decidendo di ignorare, per il momento, quanto lo trovasse bello “scegli tu” aggiunse. Brando si guardò un po' intorno, poi afferrò una bomboletta spray da sopra lo scaffale “ho sempre voluto provare una di queste” ammise con tono intrigato “ma posso scriverci davvero su sto muro o devo fare finta?” chiese agitandola su e giù per darsi un'aria da esperto “puoi fare quello che ti pare, il muro è a disposizione” rispose Fabio facendo un passo indietro e iniziando ad inquadrarlo intanto dal piccolo display. Lo vide attraverso l'obbiettivo, di profilo rispetto alla parete, che provava a premere l'ugello con il braccio all'altezza della pancia, e intanto scattò qualche prova per vedere l'effetto d'insieme. Sorrise soddisfatto. La combinazione del nero dei capelli ricci col tono chiaro della sua pelle risaltava in maniera meravigliosa in bianco e nero. Se si impegnava sarebbero venute delle bellissime foto.

 

“Fà, sto coso non funziona” borbottò Brando in quel momento, sbirciando dentro l'ugello quasi a vedere se fosse otturato “vabbè Bra non fa niente, fai finta...” ribattè Fabio continuando ad inquadrarlo ma senza scattare. Il riccio aveva su un'espressione accigliata e un broncio da bimbo insoddisfatto che non era esattamente quello che voleva “eh vabbè ma io volevo provare come...” insistette lui agitando il braccio forte su e giù. Fabio sbuffò mollando la macchinetta che, appesa alla cinghia, gli ballò davanti al torace “aspè... devi fare così” gli disse avvicinandosi per aiutarlo “devi.... no aspetta! Non così!” non fece in tempo a togliergliela che Brando premette di nuovo l'ugello senza rendersi conto di avere la bomboletta girata verso dentro, disegnandosi in questo modo una bella striscia nera sulla canotta all'altezza della pancia “ma porca puttana!!!” imprecò facendo troppo tardi un passo indietro. Fabio scoppiò a ridere rovesciando la testa indietro “che cazzo te ridi??????!” gli urlò il riccio mollandogli una spinta “se leva sta roba??” chiese di getto iniziando, in maniera del tutto insensata, a strofinarci una mano sopra “non penso proprio..” balbettò Fabio tra una risata e l'altra. Brando sollevò il bordo della canottiera, constatando che parte della vernice era passata pure sotto e ora aveva una bella striscia nera trasversale da sotto l'ombelico all'inguine. Alzò gli occhi al cielo buttando giù ancora un paio di santi ad alta voce, mentre Fabio si stava pizzicando forte la radice del naso nel tentativo di smettere di sbellicarsi. Fallì esplodendo poco dopo in una specie di pernacchia prima di ricominciare a ridere. Brando lo afferrò per un braccio scuotendolo “oh ma la vuoi smette????!!” esclamò, tuttavia lottando anche lui per non ridere “sei un imbranato!” lo prese in giro Fabio, anche se in tono dolce. Il riccio sbuffò, strofinandosi due dita sulla pancia “ma che ne so.... te ricordo che tra noi due il vandalo sei tu! Io è la prima volta che la tocco una bomboletta” ribattè riferendosi a una certa famosa scritta sul muro di qualche anno prima. Fabio scosse la testa riuscendo finalmente a calmarsi “vabbè non fa niente dai..” concesse con un sorriso “tanto ti volevo imbrattare un po' di pittura, prima o dopo è lo stesso” il riccio grugnì di disappunto “vabbè ho capito faccio finta va...” borbottò. Fabio si avvicinò per stampargli un bacio affettuoso su una guancia, per consolarlo, poi si spostò di nuovo alle sue spalle “dai cominciamo va...” gli disse in tono ancora divertito. Brando sbuffò gettando ancora un'occhiataccia alla bomboletta e poi alzò lo sguardo sul muro tappezzato di scritte colorate, iniziando a muovere il braccio come se stesse facendo dei segni. Fece una mossa con le spalle, come a scrocchiare la schiena, e Fabio ne approfittò per scattare qualcosa.

Il riccio sentiva i suoi passi salire e scendere dal materasso su cui anche lui stava in piedi, a seconda se si avvicinava a lui o no, e udiva il rumore dello scatto della macchina azionarsi quasi a ripetizione. Dopo un paio di minuti si azzardò a premere di nuovo l'ugello, stavolta contro la parete, e a disegnare delle linee, dritte e curve, qua e là. Le prime vennero sbavate e colanti, poi dopo un po' trovò la giusta distanza per tracciare delle linee definite.

“oh.. ce sto a prende la mano...” disse soddisfatto “bravo...” concesse Fabio, anche se con tono assente, più concentrato sulle inquadrature. Strinse sul dettaglio della sua mano che teneva la bomboletta e scattò una foto. La posizione delle dita e i tendini in evidenza, tesi per lo sforzo di premere l'ugello, le conferivano una bella vibrazione.

 

“oh Fedè...” disse Brando in tono divertito dopo un po' “ho capito che c'ho un bel culo ma me le farai tutte e trenta da dietro le foto?” ironizzò fermandosi per una breve risatina “coglione..” sbuffò subito in risposta, smettendo di scattare per meglio fulminarlo con lo sguardo “a parte che ti sto riprendendo solo fino alle spalle” precisò in tono tagliente “e poi trenta so le pose definitive... ne farò almeno trecento.. tra cui scegliere” “trecento??” proruppe Brando fermandosi per voltarsi di tre quarti a guardarlo, lo vide di sfuggita inquadrarlo a scattare ancora “madonna ma non te stufi poi a riguardarle?” chiese facendo scrocchiare il collo prima di ricominciare a tracciare linee e cerchi.

 

Un pochino, doveva ammetterlo, sentirsi osservato così da lui, studiato quasi, senza potersi neanche girare, era... eccitante... in un certo qual modo.

 

“beh..” rispose Fabio a voce bassa, con tono leggermente malizioso “in questo caso il soggetto è abbastanza gradevole da guardare” aggiunse con un breve sorriso, ammirando anche attraverso l'obbiettivo, le linee perfette delle sue spalle e della sua schiena. Brando sorrise compiaciuto tra sé, anche se lui non poteva vederlo.

Lo sentì spostarsi al suo fianco sinistro, dopo poco. Gli gettò un'occhiata, fermandosi “no, non guardarmi” gli intimò subito Fabio, con tono talmente perentorio da farlo ubbidire subito “voglio prenderti il profilo” gli spiegò lui subito dopo, stavolta più pacato.

Si avvicinò per inquadrarlo da vicino “guarda su” gli ordinò, immortalando poi subito dopo il profilo del suo viso: il morbido dei riccioli, che sfumava nelle linee spigolose del suo naso, del mento e poi del pomo d'adamo, in quella posizione. “ora mettiti una mano sul mento, come se fossi pensieroso su come andare avanti” gli chiese. Brando ebbe un momento di incertezza, su che cosa effettivamente volesse. Poi, con un movimento cauto, si fece un po' indietro dal muro e si poggiò una mano tra mento e bocca, guardando il murales. Fabio scattò, sentendo una leggera stretta allo stomaco, nel momento in cui lui nel muoversi si schiacciò l'indice sulle labbra.

“ok.. ricomincia se vuoi” gli disse piano, spostandosi ancora una volta alle sue spalle. Si fermò un momento, a dare una rapida occhiata alle ultime foto che aveva fatto, con nelle orecchie il fischio della bomboletta di Brando. Corresse leggermente la luminosità prima di rialzare lo sguardo.

Stava per sollevare la macchina davanti al viso, quando notò che Brando non stava più tracciando linee a caso. Riconobbe la sagoma di un grosso cuore. Il riccio si girò per un attimo a lanciargli una rapida occhiatina, con un movimento a scatti, quasi per paura che lui lo redarguisse. Gli sorrise sornione per un momento prima di rigirarsi verso il muro e tracciare dentro al cuore una F e una B, dai contorni un tantino tremolanti. Fabio fece uno sbuffo di risata, coprendosi il viso con la macchinetta fotografica per non farsi vedere arrossire “ma che romanticone..” lo prese affettuosamente in giro, facendolo sghignazzare. Scattò una foto alla scritta e la guardò con aria ebete per un momento, prima di scuotere la testa e avvicinarsi a Brando. Non doveva lasciarsi distrarre da lui. Era il momento di fare qualche primo piano.

 

“ok girati” gli disse secco. Brando si voltò, ritrovandoselo a poco più di un passo, anche lui con entrambe i piedi ben piantati sul materasso.

“adesso ti faccio un po' di primi piani” gli spiegò in tono pratico, ma dolce “lo so che non è il massimo avere l'obiettivo a 5 centimetri dalla faccia, cerca di non farci caso ok?” aggiunse. Brando annuì e gli sorrise, ma Fabio intervenne subito a quel punto “ancora una cosa, non sorridere” gli intimò “mai, ok? Devi stare serio” Brando aggrottò un po' le sopracciglia a quel punto, stranito “e perchè?” chiese “c'ho la faccia da scemo quando sorrido?” aggiunse piccato. Fabio scosse la testa e sbuffò “ma no!” ribattè in tono scocciato, agitando una mano davanti al viso come a scacciare una questione poco importante “è che sei bello quando sei serio” aggiunse sperando così di accontentarlo. Brando invece incrociò le braccia mettendo su una finta aria offesa “ah e quando rido no invece” replicò. Fabio sbuffò esasperato “ma sì ovvio sei bello sempre!” esclamò alzando gli occhi al cielo “intendevo che sei PIU' bello da serio” aggiunse guardandolo male mentre lui sghignazzava divertito “ah ecco..” commentò. Fabio scosse la testa, decidendo di soprassedere “allora...” gli disse piantandosi bene davanti a lui con la macchinetta in pugno “poggiati alla parete” gli ordinò “tieni il mento un po' sollevato, ma guardami”

Fece in tempo a fargli appena una foto in quella posizione che il riccio ricominciò a parlare “così sembro uno dei soliti sospetti, mi vuoi fa una perquisizione?” scherzò. Fabio gli lanciò un'occhiata supplichevole a quel punto, lasciando andare un sospiro “Bra te prego!!” esclamò “ti puoi concentrare per cinque secondi???” Il riccio alzò le mani in segno di resa “va bene va bene scusa..” cantilenò prima di tornare a guardarlo con una certa intensità, dalla posizione che lui gli aveva indicato. Fabio scattò di nuovo.

 

Era estenuante lavorare con Brando che, per ogni espressione intensa che gli concedeva, ci attaccava dieci minuti di cazzate e battutine, ma ne valeva la pena, veniva davvero bene in foto.

 

“ok, ora girati di tre quarti” gli disse Fabio, vedendolo insospettabilmente ubbidire subito e senza commenti “toccati il collo... guardami” gli ordinò in successione. Scattò una foto dopo l'altra. Brando strinse le labbra tra loro per non sorridere... ma gli veniva su spontaneo. Fece un respiro un po' più profondo per forzarsi a tornare serio, e guardò di nuovo Fabio, semi nascosto dall'obbiettivo. Gli piaceva da matti in quella veste professione.

 

Ok gli piaceva sempre. Diciamocelo. Ma vederlo così... in qualche modo lo riempiva d'orgoglio. E faticava sul serio a impedirsi di sorridere, nel guardarlo.

 

“adesso guardami male” gli intimò Fabio. Lui corrucciò le sopracciglia, sinceramente confuso “in che senso... male?” chiese. Fabio abbassò un attimo la macchinetta per guardarlo “mha... tipo come mi guardavi all'inizio... a scuola, con quell'aria un po'...” si fermò per corrucciare un attimo le sopracciglia in una specie di espressione arrabbiata, per poi sorridergli. Brando ridacchiò “perchè come ti guardavo?” insistette. Fabio scrollò le spalle “tipo come se volessi sbattermi al muro?” tentò in tono ironico. Il riccio rise “si beh in effetti volevo sbatterti... ma non in quel senso” scherzò lanciandogli un'occhiata maliziosa, facendogli crollare la testa avanti a ridere, per un attimo “dai su!” lo pregò inquadrandolo di nuovo “prova” lo esortò.

“ok...” disse Brando tra sé. Lo guardò, provando a immaginare di avercela con lui, perchè sapeva di essere bravo a fulminare la gente con lo sguardo se voleva. Ma neanche un istante e la sua bocca si sciolse di nuovo in un sorriso, mostrando i denti. Fabio alzò la testa dalla macchinetta guardando di lato “senti, non ci riesco!” esclamò il riccio ridacchiando “se ti guardo mi viene da sorridere” Fabio sospirò scuotendo la testa con un mezzo sorriso “va bene lasciamo stare dai.. facciamo diverso” concesse.

 

“non guardarmi allora” propose puntandogli di nuovo l'obbiettivo contro “gira il viso di lato, occhi giù” gli intimò, riprendendo il tono perentorio che aveva usato fino a quel momento per dirgli cosa fare. Scattò subito. Con quella luce, in quella posizione, gli si evidenziava magnificamente la linea del collo e la curva della labbra. Le sue ciglia scure creavano un'ombra leggera che risaltava sul bianco della pelle. Si morse le labbra soddisfatto. “voltati” gli ordinò “guarda a destra, portati i capelli indietro, usa la mano sinistra, che hai macchiata di vernice”.

Brando eseguì per un po' senza fiatare. Un po' gli dava fastidio ammetterlo, ma quel tono con cui Fabio gli parlava in quel contesto gli causava delle strette allo stomaco. Sarà stata la voce bassa, o la sicurezza nel chiedergli cosa volesse, che nella realtà raramente utilizzava, ma lo trovava estremamente eccitante.

“oh Fedè me piace quando me dai ordini” esclamò dopo un po', tra il serio e l'ironico, ridacchiando di nuovo, e interrompendo per l'ennesima volta il flusso del lavoro. Fabio fece uno sbuffo di risata, un po' imbarazzato “vabbè allora la prossima volta che ti chiedo di passare l'aspirapolvere te lo ordino va, invece di dire per favore” scherzò “così magari lo fai” Brando rise “co sto tono sexy me puoi chiede di farti tutto quello che vuoi!” rincarò la dose, sapendo di imbarazzarlo. E infatti scoppiò a ridere ancora più forte, quando lo vide guardarlo e avvampare su tutta la faccia. Fabio fece una smorfia “dai Bra per favore... sii serio... lo vuoi capire che per me è importante sta cosa??” lo pregò “madonna Fà... sì!! ho capito!” replicò il riccio, sbuffando a questo punto “sto solo a sdrammatizzà un pochetto!” aggiunse “è che se mi deconcentro poi perdo il filo...” tentò Fabio guardandolo da sotto in su. Brando fece un sospiro, leggermente frustrato a questo punto “va bene..” nicchiò “ancora qua impalato devo stare?” Fabio scosse la testa “no hai ragione cambiamo dai...” concesse, dato che aveva notato che si stava stancando “che ne dici? Ne facciamo qualcuna sdraiato su sto materasso?” propose in tono conciliante, sperando che coinvolgerlo nella decisione lo facesse partecipare più di buon grado. Brando annuì staccando la schiena dalla parete e concedendosi una strofinata di mani sulle braccia.

Nonostante la stufa il freddo era per lui abbastanza fastidioso.

“che dici? Mettiamo un po' di sta roba?” propose indicando un gesto del braccio i pennelli le bombolette e le vernici “tipo come sfondo”aggiunse facendo una smorfia. Fabio annuì forte “d'accordo” disse con un sorrisino, iniziando a sparpagliare il materiale in modo strategico sul materasso, contento di sentirlo lanciare idee.

 

“ok... dai sdraiati, a pancia in su” lo esortò Fabio quando ebbe finito “tieniti sui gomiti” aggiunse mentre Brando si sedeva sul materasso. Con sua leggera sorpresa Fabio ci montò in piedi sopra, a gambe larghe per mettersi a cavallo delle sue, per riprenderlo dall'alto. Gli scoccò un'occhiata divertita, vedendolo sovrastarlo completamente, mentre gli puntava contro l'obbiettivo.

“non guardarmi” gli ordinò subito Fabio “girati di là” aggiunse in tono perentorio. Brando ubbidì, ancora un misto tra intrigato e stranito dal suo modo di fare. Lo sentì scattare... una... due... tre volte. Poi avvertì il materasso cedere di più sotto il suo peso, intuendo che gli si fosse avvicinato di più. Lo sbirciò un secondo con la coda dell'occhio, notando come gli stesse praticamente sopra, i piedi ben piantati ai lati del suo bacino. Riusciva a percepire l'ombra che gli faceva sopra col suo corpo. Prese un respiro profondo, resistendo alla tentazione di guardarlo.

“oddio fallo di nuovo!” esclamò a quel punto Fabio contento “cosa?” chiese il riccio voltandosi verso di lui, e guardandoselo da sotto in su “il respiro” rispose subito lui senza staccare il viso da vicino all'obbiettivo “in questa posizione, se lo fai le tue spalle assumono un'angolatura..... figa” aggiunse dopo aver perso un secondo a cercare una parola adatta “ok...” ridacchiò in tono scettico Brando “e non guardarmi!” lo rimbeccò di nuovo Fabio “resta con gli occhi bassi”

 

Doveva ammettere... che aveva un suo perchè stare lì, sopra di lui, a studiarselo in ogni centimetro, mentre non gli permetteva neanche di guardarlo. Un po' se ne vergognava... ma trovava la cosa in un certo senso eccitante, vederlo così arrendevole alle sue richieste. Lo inquadrò mentre con viso girato di tre quarti prendeva aria nei polmoni. Il suo torace si gonfiava e le spalle si inarcavano un po' in dentro “trattieni il fiato un secondo così..” gli disse a quel punto in tono urgente, ma con dolcezza. Scattò, ammirandolo poi attraverso l'obbiettivo rilasciare fuori l'aria. Sorrise dietro la macchina. Il bianco e nero esaltava le linee dei suoi muscoli, sulle braccia e le spalle, in maniera perfetta. Lasciò andare un piccolo sospiro... poi, leggermente distratto, si fece ancor più avanti con i piedi, piegando poi un ginocchio verso il materasso per avvicinarsi, per riprenderlo più da vicino. Gli stava ancora a gambe divaricate sopra. Brando sbuffò internamente, un po' spazientito. Lo guardò di nuovo con la coda dell'occhio, da quella posizione aveva il cavallo dei suoi pantaloni praticamente davanti alla faccia. Approfittò di vederlo distogliere lo sguardo da lui, per dare un'occhiata agli ultimo scatti, e si tirò su di fretta, facendo scattare il braccio in avanti veloce come un cobra ad arpionargli le parti basse in una stretta che lo fece piegare su se stesso con un'esclamazione e crollare in ginocchio a cavalcioni sul suo inguine. “MA SEI IDIOTA????” gli urlò Fabio mentre lui scoppiava a ridere senza ritegno “hai fatto una faccia ridicola!!” singhiozzò il riccio tra una risata e l'altra. Fabio gli mollò uno schiaffo forte sulla coscia, che lui accolse con un mezzo lamento di protesta soffocato dalle risate. Si accasciò con la schiena indietro e le mani in faccia senza riuscire a smettere “madonna è stato troppo comico....” boccheggiò continuando a sghignazzare “non c'è niente da ridere! Mi stavi per far cadere la macchinetta imbecille!” lo sgridò Fabio, a voce alta per farsi sentire sopra le sue risa. Contrasse la mascella stizzito e gli diede un altro schiaffo e poi pure un terzo, sempre nello stesso punto. Brando contrasse gli addominali tirandosi su e bloccandogli la mano “Fedeli dai!!!!” esclamò, metà risentito e metà ancora ridacchiando “me fai male!” protestò “e invece tu m'hai fatto bene guarda...” ribattè Fabio scoccandogli un'occhiataccia. Il riccio sbuffò “era solo uno scherzo! La macchinetta se ti cadeva finiva su di me o sul materasso, mica si rompeva!” lo rimbeccò un po' scocciato da quanto la stesse facendo lunga “non è solo questo!” esclamò Fabio a quel punto, infervorandosi di più e tirandosi via da seduto sopra di lui. Si mise in piedi, per meglio fulminarlo con lo sguardo “ti ho detto che è una cosa seria per me! Che ci tengo!” gli urlò arruffandosi arrabbiato i capelli “e invece te continui a comportarti come se stessimo giocando! Mi fai fare il triplo della fatica perchè fai il bambino!” Brando lo guardò esterrefatto “ma se sono ore che sono qui a gelarmi il culo per te e a fare tutto quello che mi chiedi!!” gli urlò di rimando, mentre quello aveva il respiro affannoso come se avesse corso una maratona. Si alzò in piedi in mezzo secondo “ho capito che è una cosa importante! Ma che male c'è se ogni tanto provo a strapparti una risata!?” lo incalzò andandogli incontro per fronteggiarlo da vicino “so mezzo morto di freddo, per levarmi sta vernice spray di dosso dovrò spellarmi con l'acqua ragia... e devo sta pure come una mummia!” enumerò esasperato, poi distolse lo sguardo da lui facendo uno sbuffo di risata amara, scuotendo la testa “roba da matti...” borbottò mentre Fabio già abbassava gli occhi pentendosi di avergli urlato. Tirò su la testa di scatto quando avvertì lo spostamento d'aria che lo avvisava che gli si era rapidamente tolto da vicino. Lo vide allarmato dirigersi verso le sue cose e infilarsi la felpa con uno scatto nervoso “dove vai??” gli chiese in tono urgente avvicinandoglisi di due passi “voglio andà a fumà!!! che dici posso????” lo rimbeccò lui in tono sarcastico, bloccandolo fermo lì con la sola potenza del suo sguardo. Un secondo dopo era già uscito sbattendo la porta.

Fabio si stropicciò un occhio sospirando con aria stanca. Perfetto. Si era incazzato. Sperava solo che non decidesse di andarsene piantandolo lì con tutta l'attrezzatura. Gettò un'occhiata al materasso pieno di oggetti e, con un altro sospiro, si inginocchiò a rimetterli a posto.

 

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


Mentre stipava le bombolette di nuovo sullo scaffale alto, pensò che forse Brando aveva ragione. Forse ci aveva messo troppo pathos in quel lavoro e aveva perso di vista quanto lui effettivamente lo stesse aiutando. Aveva persino rinunciato al suo week end fuori, per lui. Aveva esagerato ad urlargli così. Si sedette sul materasso e accese la fotocamera dando un'occhiata agli scatti. Non erano male per niente e, a giudicare dal contatore, erano più di duecento. Non si poteva dire che non l'avesse assecondato. Sospirò.. e si alzò in piedi per raggiungerlo fuori, senza neanche spegnere la macchinetta, ancora appesa per la cinghia intorno al suo collo.

 

Lo trovò, in realtà, sul piccolo ballatoio di metallo poco fuori della porta. Seduto su una cassetta di frutta rovesciata che fumava, anche abbastanza pacatamente, una sigaretta. Se lo guardò impacciato per un attimo, fare palesemente finta di non averlo sentito arrivare. Aveva le nocche delle mani un po' arrossate per il freddo pungente, e pure un po' le guance e il naso. Lasciava che il fumo gli soffiasse via dalle labbra e si disperdesse intorno al suo viso senza sforzo. Lasciò andare un piccolo sospiro prima di parlare “scusami..” buttò lì con voce contrita ma dolce, grattandosi una tempia in leggero imbarazzo “ho esagerato, io... ti sono davvero grato per il tuo aiuto” continuò mentre lo osservava di sottecchi, finire la sigaretta e spegnerla sul frontale della cassetta di frutta “ti prego non andartene, ok?” aggiunse in tono ancor più dolce, passando il peso da un piede all'altro.

Con sua sorpresa lo vide reprimere una risatina con un lieve sussulto delle spalle, e poi si girò a guardarlo “non avevo nessuna intenzione di andarmene Fedè” esclamò divertito “non me la sono presa, davvero volevo solo fumare” aggiunse, sciogliendosi poi in un sorriso dolcissimo quando lo vide rilassarsi contento. Fabio gli sorrise di rimando e, approfittando della macchinetta ancora accesa appesa al collo, gli scattò una foto quasi di nascosto, inquadrandolo dal display. Era troppo carino quando sorrideva in quel modo. Quella foto voleva conservarsela per sé. Fece appena in tempo, perchè un ghignetto sardonico prese il posto del sorriso un istante dopo. Lo vide alzarsi e avvicinarglisi fino a un soffio “però sei carino quando ti scusi” gli soffiò a due centimetri dal viso “quindi continua” gli ordinò con tono provocatorio, aggrottando un po' le sopracciglia, ma senza smettere di sorridere. Fabio esplose in un sorriso, a sua volta, abbassando un attimo gli occhi. Poi gli poggiò le mani sui polsi e le fece lentamente risalire sulle braccia fino alle sue spalle, accarezzandolo in un modo che fece scorrere un brivido in tutta la schiena di Brando, poi gli allacciò le braccia dietro il collo, tornando a guardarlo “scusami” gli disse, anche se stavolta in tono decisamente poco serio. Si avvicinò per poggiargli un bacio sulla guancia “scusami” ripetè senza spostarsi, soffiandoglielo direttamente sulla pelle. Brando chiuse gli occhi per un attimo quando il secondo bacio gli arrivò nell'angolo sinistro della bocca. Fabio lo sentì poggiargli le mani sui fianchi e stringerlo come se avesse paura che scappasse. Si scostò appena da lui e lo guardò per un attimo, indeciso se mandare tutto al diavolo e saltargli addosso oppure resistere ancora un po' per finire il lavoro. Perchè dopo tutto il pomeriggio che ce lo aveva sotto gli occhi, che lo osservava in ogni suo dettaglio da dietro l'obbiettivo, gli era montata una voglia di lui da capogiro. E non aiutava avercelo lì tra le braccia, che se lo guardava da quei pochi centimetri di più, talmente vicino da poter avvertire il profumo del suo shampoo misto all'odore di vernice acrilica. Brando gli sorrise, intuendo vagamente a cosa pensasse, e si chinò in avanti per poggiargli un bacino piccolo e delicato sulle labbra, appena accennato, prima di prendere le mani di Fabio dietro al suo collo e scioglierle facendo un impercettibile passo indietro.

 

Gli sarebbe saltato addosso più che volentieri. Ma erano lì per un altro motivo, e non volevo che lui dopo si pentisse di non aver finito il lavoro... per colpa sua sopratutto.

 

“torniamo dentro?” gli disse in tono leggero, dando un colpetto alla macchina fotografica tra loro, come a ricordare a Fabio il perchè della loro presenza in quel capanno. Fabio annuì abbozzando un mezzo sorrisino, ringraziandolo mentalmente per aver preso lui la decisione al suo posto. Poi gli scoccò un'occhiata, ancora leggermente colpevole, da sotto in su.

“ti ho fatto male sul serio? Prima..” gli chiese sfiorandogli con due dita la coscia destra “nah..” rispose il riccio scrollando le spalle “piuttosto... tu tutto bene lì sotto?” ribattè riferendosi alle sue parti basse con un'occhiata “se.. se.... abbastanza” borbottò Fabio, roteando gli occhi e girando il viso di lato ridacchiando “mi dispiace” cantilenò Brando, mettendosi poi a ridere un secondo dopo “no anzi, ripensandoci non mi dispiace, è stata troppo divertente la faccia che hai fatto!” esclamò guadagnandosi un'occhiataccia “però se t'ho fatto male scusami” aggiunse mollandogli un buffetto leggero sulla guancia prima di superarlo per entrare.

Fabio lasciò andare un sospiro, scuotendo la testa, prima di seguirlo.

 

“ne facciamo ancora qualcuna e poi basta ok?” gli disse mentre settava di nuovo la macchina e lui si toglieva la felpa un'altra volta, sedendosi temporaneamente davanti alla stufa “che altro hai in mente?” gli chiese. Fabio accennò un sorrisino tirato “ti puoi sporcare di vernice? Solo un po'” propose “un po'... quanto?” chiese diffidente Brando, scoccandogli un'occhiata mentre, senza che lui avesse di fatto accettato, Fabio apriva con una piccola zeppa di legno un barattolo di vernice acrilica verde acceso “solo le mani... e un po' il viso” rispose. Il riccio lo guardò perplesso per un attimo e lui si affrettò ad aggiungere “i capelli no. Dai poi ti aiuto io con l'acqua ragia stasera” insistette, sfoderando la sua miglior espressione da cagnolino supplichevole. Brando roteò gli occhi ridacchiando “la faccia da cucciolo è scorretta però...” borbottò tra sé e sé “e va bene...” sentenziò andando a togliergli il barattolo di mano, mentre lui sfoderava un sorriso felice che gli fece pizzicare lo stomaco.

 

Maledetto lui e l'effetto che gli faceva.

 

Si sedette sul materasso e infilò due dita dentro la vernice, stupendosi di quanto fosse fredda. Fabio lo inquadrò per fare una prova, mentre lui osservava il verde colargli sul polso, per un attimo indeciso sul da farsi. Abbassò la fotocamera a guardarlo, mentre si picchiettava il dito indice sulla guancia lasciandosi dei puntini. Fabio aggrottò le sopracciglia.

 

Ma che stava combinando.

 

Lo vide scoccargli un'occhiata e leggergli in faccia il disappunto “non va bene?” gli chiese sorpreso “Bra... sembra che c'hai una rara malattia contagiosa così” ridacchiò Fabio “sembrano bolle” “ah dici? Che ne so... io non mi vedo” ribattè lui sulla difensiva. E detto questo immerse di nuovo le dita nel barattolo e si disegnò uno spesso segno orizzontale sotto gli occhi “e così?” chiese ridendo già. Fabio sbuffò “così sembri Rambo... aspè faccio io” aggiunse sfilandosi la cinghia della fotocamera dal collo e poggiandola sul borsone. Gli si avvicinò e poggiò un ginocchio sul materasso, accanto alle sue gambe piegate. Brando lo guardò immergere tutta la mano nella vernice e poi afferrargli la sua destra, iniziando a frizionargliela con entrambe le mani, tingendolo quasi completamente fino al polso “ah... avevi detto un po'...” nicchiò... senza risentimento nella voce comunque, era più concentrato a vedere come le mani di Fabio gli massaggiavano la sua. Lo vide infilare la dita tra le sue, stringere e poi scendere ad accarezzargli ancora il polso, mentre gli scoccava un'occhiata, questa volta, notò, molto poco professionale. Fabio abbassò gli occhi, desiderando, da un lato, che lui smettesse di fissarlo. Dall'altro no. Gli piaceva il suo sguardo addosso.

Maledizione. Erano di nuovo troppo vicini.

Intinse di nuovo le dite e si sporse verso il suo viso ma Brando, non seppe se lo fece apposta o si trattò solo di un caso, si spostò col busto indietro invece, lasciando poggiare i gomiti sul materasso e continuando a fissarlo, impedendogli tuttavia di raggiungere il suo viso, senza avvicinarsi ulteriormente.

Fabio si alzò facendo leva con l'altra mano sul materasso, lasciandoci un'impronta, e si sporse verso di lui, scavalcando le sue gambe con un piede e mettendoglisi quasi a cavalcioni sopra, anche se non lo toccava “che fai scappi?” gli chiese a voce bassa, con un mezzo sorriso. Brando si tirò un po' su col busto, poggiandosi ora con le mani al materasso anziché con i gomiti, e Fabio si rilassò, poggiando le ginocchia sul materasso ai lati dei suoi fianchi. Non si staccavano gli occhi di dosso in quel momento. Fabio allungò la mano sporca di vernice e gliela poggiò sulla guancia destra. Gli strofinò dapprima tre dita sul viso, da vicino alle labbra all'orecchio, macchiandolo di verde “così...” sussurrò. Poi, non seppe bene cosa successe e perchè quello fosse bastato a superare il punto di non ritorno, ma prese a massaggiargli insistentemente la mascella, energicamente, con tutta la mano, come se non riuscisse più a fermarsi. Sospirò, perdendosi nei suoi occhi neri che non smettevano di fissarlo. Lentamente lasciò cadere la tensione dalle gambe, facendo scivolare il bacino sul suo. Ormai gli era seduto sopra. Lo vide mordersi il labbro quando i loro inguini si toccarono. Continuò a strofinargli la mano sul viso, provando a resistere ancora per un attimo. “Fabio...” si lasciò sfuggire Brando a voce appena udibile “se mi tocchi altri due secondi così io...” tentò. Ma Fabio non lo fece neanche finire. Gli passò la mano dalla guancia a dietro al collo e lo attirò a sé iniziando a divorarlo. Brando sentì lo stomaco salirgli in gola dall'emozione e dal desiderio che lo pervadevano in quel momento. Contrasse gli addominali per tirarsi su del tutto e gli avvolse la schiena con le braccia, tenendoselo seduto in grembo mentre ricambiava il bacio con tutta la passione di cui era capace. Gli massaggiava la bocca con forza, cominciando a sentir subito i pantaloni stargli troppo stretti sul davanti, mentre Fabio gli afferrava i capelli nel pugno e glieli tirava. Gli prese la testa tra le mani, girando il viso per affondare ancora di più le labbra nelle sue, lasciando anche a lui una manata colorata sulla guancia, dato che pure la sua mano destra era piena di vernice. Fabio lo sentì armeggiare con il bordo della sua maglietta e si scostò da lui per afferrarla da dietro la schiena e togliersela buttandola da una parte. Brando sorrise, afferrandogli poi i polsi e guidando le sue mani al bordo della sua canottiera. Fabio non se lo fece ripetere. Un attimo dopo quella faceva compagnia alla sua maglietta in un angolo. Lo spinse sdraiato sul materasso, lasciando così ancora una striscia colorata sul suo corpo: sulle costole sul fianco sinistro. Poi si alzò dalle sue gambe per sfilarsi i pantaloni, mentre si guardavano, entrambi con un sorrisino malizioso. Poggiò un ginocchio sul materasso, tra le sue gambe, prima di sdraiarsi di nuovo su di lui.

“senti freddo?” gli disse a voce bassa, accarezzandogli le braccia. Brando sorrise scuotendo un po' la testa “con te addosso... mai” disse stringendolo a sé. Fabio gli baciò il collo, sentendolo sospirare, per poi risalire sotto la gola, sul mento, fino a trovare la sua bocca. Lo baciò piano, con lentezza, accarezzandogli le labbra con le sue intensamente, prima l'una, poi l'altra, poi tutte e due insieme, imprigionandogli la bocca nella sua come se volesse mangiarselo. Mandò giù una mano tra le sue cosce mentre lo baciava e percepì le sue labbra incurvarsi in un sorriso, attraverso le sue, mentre gli sbottonava i pantaloni. Tuttavia Brando lo fermò di colpo, prima che potesse tirargli giù la zip “ah ah... non penso proprio che ti faccio fare tutto quello che ti pare” gli soffiò praticamente in bocca, con un ghignetto malizioso. E con un colpo di reni ribaltò completamente le posizioni in cui stavano, poi si tirò su, sporgendosi su di lui con la testa, con le mani entrambe ben piantate sul suo petto per tenerlo giù. Fabio rise “che vuoi farmi?” chiese “aspetta...” gli soffiò lui divertito. Si guardò un attimo intorno e si allungò per afferrare uno straccio di cotone che se ne stava abbandonato su un barattolo, di quelli per togliere la vernice in eccesso dai pennelli. Sorrise sardonico a Fabio, che ora lo guardava incuriosito e un filino allarmato. “è tutto il pomeriggio che mi fissi Fedeli” gli disse in un finto tono scocciato Brando, mentre lisciava uno dei lembi dello straccio come a saggiarne la lunghezza “ora basta guardarmi” aggiunse in tono malizioso, avvicinandogli lo straccio agli occhi per coprirglieli. Fabio si alzò seduto di riflesso schivando le sue mani “aspetta! Che vuoi fare?!” gli chiese agitato “ti voglio bendare gli occhi” rispose con un sorrisino ovvio il riccio, provando di nuovo ad avvicinargli lo straccio al viso, ma quello lo evitò di nuovo arrossendo furiosamente “no senti...” tentò, provando a bloccargli le mani “non ti fidi di me?” gli chiese Brando in tono dolce a quel punto, fermandosi un attimo. Fabio deglutì appena, poi smorzò un lieve sorrisino imbarazzato.

 

Si fidava. Certo che si fidava.

 

“sì, mi fido” rispose piano. Brando gli sorrise “e allora rilassati dai” disse sporgendo di nuovo le mani per adagiare lo straccio sugli occhi di Fabio “prometto che ti farò solo cose belle” cantilenò divertito, facendogli fare uno sbuffo di risata, anche se un po' tesa, mentre allungava le braccia oltre la sua testa per annodargli lo straccio sulla nuca.

Brando lo osservò compiaciuto per un attimo, stare seduto davanti a lui ad occhi bendati, in leggera apprensione. Poi allungò le mani e si morse il labbro di piacere, trattenendo una risatina, quando lo sentì sussultare leggermente al solo sfiorargli i fianchi con le dita.

 

Doveva ammettere che un po' stuzzicava la sua fantasia il vederlo quasi intimorito da lui, da quello che poteva fargli. Ma nonostante ciò voleva rassicurarlo.

 

Lo attirò un po' verso di sé, tenendolo per la vita, poi lo lasciò andare e si avvicinò col viso, tanto da sfiorargli il naso col suo. Fabio poteva sentire il suo respiro finirgli sulle labbra. Brando sorrise maliziosamente nel vedergli socchiudere la bocca, cercandolo alla cieca. Non si fece pregare. Affondò la bocca sulla sua, baciandolo con trasporto, ma lentamente. Gli prese entrambe le mani nelle sue, più che altro per impedirgli di toccarlo a suo piacimento, mentre gli schiudeva le labbra con la bocca, approfondendo il bacio. Quando si faceva indietro anche di poco, Fabio lo seguiva con la testa. Lo sentì mordergli le labbra, avvertendo subito dopo una botta di piacere all'inguine quasi dolorosa. Districò le dita dalle sue per poggiargli una mano su fronte e occhi e spingerlo a stendersi sul materasso “vai giù” gli ordinò, anche se in tono dolce. Fabio lo assecondò, ma non appena provò ad abbracciarlo, sentì che gli afferrava i polsi, li allontanava da sé in modo brusco e glieli sbatteva ai lati della testa, sul materasso, imprigionandoglieli lì. Accennò un sorriso divertito, prima di sospirare di colpo, aprendo di nuovo la bocca, quando lui abbandonò le sue labbra per scendere a baciargli il collo, il lobo dell'orecchio, poi il petto. Era una sensazione strana non poterlo vedere mentre lo faceva. Non sapere dove lo avrebbe toccato, o baciato, di lì a poco, lo agitava e elettrizzava al tempo stesso. Brando si soffermò sul suo torace mentre ancora lo teneva stretto così, baciandogli ogni centimetro di pelle che riusciva a raggiungere. Quando gli sfiorò con la lingua i capezzoli Fabio tirò fuori un gemito che gli fece montare un'erezione da capogiro. Soddisfatto dalla sua reazione ci si dedicò per un altro po', baciandoglieli e mordendoglieli delicatamente. Fabio sospirò forte, trattenendo tra i denti un'imprecazione “Bra...” lo pregò “lasciami le mani... per favore...”

Il riccio lo accontentò, ma solo perchè voleva scendere, a baciarlo un po' più giù. Fabio lo accarezzò alla cieca, sulle braccia e sulle spalle, e emise un singhiozzo di sorpresa, quando sentì le mani e la bocca di Brando sulla stoffa dei suoi boxer. Quando avvertì le sue dita infilarsi sotto l'elastico e sfilarglieli capì che ora sarebbe stata la sua fine. Tirò su la testa come per dire qualcosa ma la rovesciò di nuovo all'indietro, afferrandogli i ricci nelle mani, quando le labbra di Brando toccarono la sua erezione. Il riccio ridacchiò a sentirsi afferrare la testa così, e continuò quello che stava facendo, godendo di sentirlo sospirare a quel modo “porca troia Bra... tu... io..” balbettò Fabio in maniera un tantino incoerente a quel punto, facendogli venire di nuovo da ridere “noi cosa?” lo provocò, un secondo prima di passare la lingua su tutta la lunghezza “oh... cazzo...” sospirò il ragazzo, stringendogli i capelli ancora più forte. Brando continuò ancora per un po', ma poi di colpo smise. Non voleva farlo venire così. Si staccò da lui e ridacchiò del verso di disappunto che sfuggì dalle labbra di Fabio. Si sporse a levargli la benda. Si era stufato. Adesso voleva guardarlo negli occhi. Fabio sbattè le palpebre un paio di volte, con la vista leggermente annebbiata dall'eccitazione e incrociò i suoi, con il respiro affannoso che non riusciva a regolare “te sei matto...” commentò mentre quello, sogghignando leggermente, si liberava anche lui del resto dei vestiti “vieni da me subito” gli intimò “agli ordini Fedè” rispose sorridendo ancora Brando. E detto questo gli sollevò le gambe, afferrandogliele per sotto le ginocchia piegate, e si sistemò tra le sue cosce. Gli prese la mano, intrecciando le dita con le sue e poi lo guardò per un attimo serio, quasi a chiedergli il permesso. Quando lo vide annuire si chinò in avanti per baciarlo, e affondò dentro di lui con un'unica spinta. Fabio sospirò, stringendogli la mano libera tra i capelli per trattenerlo vicino a sé col viso e poi incatenò gli occhi ai suoi, mentre Brando iniziava a muoversi, con un ritmo regolare, veloce, ma con spinte abbastanza delicate.

Fabio sentiva un'ondata di piacere pervaderlo ad ogni spinta di Brando, lo avvolse con le braccia per accostarselo il più possibile addosso, fece scivolare le mani fin sul suo fondoschiena e ci affondò le dita sopra, premendolo contro di sé forte, accompagnando le sue spinte con decisione, come a dirgli che voleva di più. Brando lo assecondò, lasciandosi guidare dalle sue mani, beandosi delle espressioni che faceva. Cominciava ad avere il respiro pesante e le guance in fiamme. “che cazzo me fai Fà...” sospirò addossandoglisi ancora di più, mentre continuava a muoversi così. Il piacere che sentiva saliva lentamente ma costantemente, al ritmo del suo torace che strusciava su quello di Fabio, dei loro respiri che si mescolavano e delle sue mani che lo toccavano, possessive. Fabio era la persona più tenera e timida del mondo, ma quando facevano l'amore si trasformava e a lui questa cosa faceva impazzire. Brando gli portò una mano dietro il collo e si spinse in avanti per far combaciare di nuovo la bocca con la sua. Quei baci erano labbra, denti, sudore e gemiti. Erano guance rosse, lingua e sospiri. A volte solo sguardi. Brando accasciò la testa al lato di quella di Fabio, voltandola di lato, mentre spingeva di più, più a fondo, più veloce. Voleva sentire solo lui, i suoi sospiri sempre più pesanti, l'odore dei suoi capelli, il sapore della sua pelle. Fecero l'amore così, mischiandosi la pelle le ossa e l'anima, con i pensieri che svanivano e i respiri che crescevano, finchè Fabio, stringendogli le mani sulle spalle, con il cervello ormai completamente fuori servizio non girò leggermente il viso per parlargli in un orecchio “Brando...” esalò “più forte.. più forte” gli disse con tono quasi di supplica. Il riccio tirò su il viso dal suo collo e sollevò un po' il busto, mordendosi le labbra per controllare i tremiti di desiderio che aveva, a sentirgli dire cosi. Gli afferrò i fianchi per tenerselo attaccato addosso, mentre si tirava su in ginocchio, facendogli sollevare il bacino per seguirlo in quella posizione. Fabio gli poggiò istintivamente le gambe sulle spalle, mentre si divoravano con gli occhi. Brando gli affondò le dita nel morbido dei fianchi e riprese a muoversi da così, rallentando il ritmo ma con spinte forti e decise, che miravano a un punto preciso. Fabio aprì la bocca, sospirando, e chiuse gli occhi, ma solo per un attimo. Poi si forzò a riaprirli perchè voleva guardarlo. Con gli occhi liquidi e le guance rosse, che lo trapassava con quello sguardo deciso che sapeva fare lui. Era bello da morire in quel momento. Sentiva la sua erezione tendersi un pochino di più a ogni stoccata del riccio e capì di essere ormai al limite.

“Brando.. sto... per...” boccheggiò “anch'io” esalò il riccio da sopra di lui. Vennero poco dopo, insieme, nello stesso momento.

 

Brando scivolò fuori da lui piano piano, e lo poggiò sul materasso mentre le gambe gli cedevano e crollava seduto di fronte a lui. La testa gli ronzava. Gli si era pure tappato un orecchio.

Madonna che botta.

Fabio afferrò al volo lo straccio di prima per pulirsi un po' l'addome e poi lo gettò di nuovo di lato.

Guardò Brando, respirando affannosamente, mentre cercava di rimettere insieme i pezzi della sua mente al momento alquanto scombussolata. Sorrise nel vedergli assumere, ora che avevano finito, un'espressione stanca, rilassata, e accennargli un sorriso da bimbo, così dolce. Gli sembrava piccolo quasi. Gli smosse un moto di tenerezza incredibile. Allungò le mani un po' verso di lui, facendogli cenno di avvicinarsi “vieni qui” sospirò in tono dolce. Brando sorrise a sua volta, e si avvicinò carponi sdraiandoglisi poi delicatamente addosso. Gli poggiò la guancia sul petto, poco sotto la gola, ancora senza riuscire a respirare normalmente e si abbandonò completamente sopra di lui. Gli piaceva troppo farsi coccolare da lui. Fabio gli accarezzò i capelli piano, chiudendo gli occhi mentre con dei respiri profondi provava a finire di calmarsi “amore mio...” gli disse piano, accarezzandolo ancora. Sorrise, nel sentirsi abbracciare un po' più stretto.

 

 

Diversi minuti dopo non si erano ancora mossi. Stavano abbracciati così, con i muscoli ridotti a gelatina e la testa leggera. Fabio accarezzava su e giù la schiena di Brando con sguardo un po' perso sul soffitto, anche se decisamente le sue sinapsi stavano ricominciando a funzionare. Ragionò sul fatto che sentisse la pelle del suo ricciolino fredda sotto le mani, e pure un po' sudata, e che quindi forse era il caso che si vestisse, anche se lui non sembrava starci badando per niente. Era ancora completamente abbandonato su di lui. Aggirò la sguardo intorno, per vedere se riusciva a raggiungere almeno il suo maglione da tirargli sopra, e intercettò invece lo straccio con cui prima si era pulito alla meglio. Uno sbuffo di risata gli venne su dal petto e la trattenne a malapena. Brando sollevò gli occhi, virtualmente nella sua direzione, senza staccare la guancia dal suo petto “che te ridi?” chiese in tono un po' strascicato.

 

Forse poco prima si stava per addormentare.

 

“niente pensavo...” iniziò Fabio frenando poi un'altra risata “che mi devo ricordare di buttare quello straccio” Brando ghignò senza spostarsi “no dai perchè, magari a qualcuno può fare comodo” scherzò sghignazzando “magari così imbevuto smacchia meglio i pennelli..” aggiunse iniziando già a ridere lui stesso, sul finale della frase. Fabio rise a sua volta mettendosi una mano sugli occhi, in un misto di divertimento e imbarazzo.

“sei pessimo...” boccheggiò Fabio con un sospiro, togliendo la mano dagli occhi e sollevando leggermente la testa per tentare di vederlo in viso. Così facendo lo sguardo gli cadde sulla schiena di Brando, ancora placidamente sdraiato sopra di lui, precisamente sul suo fondoschiena, e venne immediatamente colto da un'altra crisi di ridarella, questa volta più sonora. Il riccio sollevò la testa per guardarlo incuriosito, dato che tutto quel ridere gli faceva sussultare il petto scomodandolo “oh che ti piglia mo?” gli chiese aggrottando le sopracciglia con un sorriso. Fabio non riusciva a riprendersi “hai l'impronta delle mie mani sul culo!” riuscì a farsi uscire a fatica dopo un po', senza smettere di ridere. Brando si tirò più su sui gomiti subito, voltandosi per controllare e gli crollò per un istante la mascella dallo stupore, in effetti aveva due bei tatuaggi verdi a forma di mani stampati sul fondoschiena. Si vede che la vernice sulle mani di Fabio era ancora fresca quando...

“Fedeli cazzo!” imprecò Brando fintamente arrabbiato “guarda come mi fai andare in giro!” si voltò per fulminarlo con lo sguardo, ma quello aveva tutte e due le mani in faccia e si stava decisamente sganasciando. Il riccio corrucciò le sopracciglia tirandosi seduto per mollargli una pacca sulla pancia “mamma mia...” esalò Fabio rotolandosi sul materasso “mo sì che te dovrei fa una foto!” esclamò prima di riscoppiare a ridere. Brando si tirò in piedi di scatto recuperando stizzito i suoi boxer e infilandoseli al volo “mo te la do io la foto...” borbottò facendo finalmente girare Fabio a guardarlo. Il ragazzo lo guardò dapprima perplesso e poi terrificato afferrare i suoi boxer da per terra, lanciarli il più lontano possibile e poi afferrare la macchina fotografica “no Brando dai...” supplicò in maniera del tutto inutile, mettendosi seduto e sporgendosi per tentare di afferrare la cinghia della fotocamera. Il riccio indietreggiò e iniziò a scattare senza pietà. Fabio si coprì per un attimo alla meglio sgranando gli occhi “ma che scherzi??? oh!!” gli gridò arrossendo furiosamente mentre lui rideva indietreggiando ancora “dai mettiti in posa Fedeli, ma senza guardarmi” lo sfottè palesemente, facendolo arrossire ancora di più “basta!!” gli urlò recuperando i suoi pantaloni e infilandoseli il più velocemente possibile mentre sentiva la macchinetta scattare una foto dopo l'altra senza un briciolo di clemenza.

Brando si fermò un attimo per osservare sghignazzando il suo operato, mentre l'altro si abbottonava paonazzo i pantaloni “uh uh uh... con una di queste mi sa che un 30 ci esce..” ridacchiò un attimo prima di rialzare gli occhi e ritrovarselo quasi addosso. Sgusciò via dalla sua presa con uno scatto fulmineo, iniziando a scappare per la stanza ridendo “oh mo basta! Ti sei divertito ora ridammela!” gli intimò Fabio arrabbiato, rincorrendolo per tentare di acchiapparlo. Il riccio non sembrava avere nessuna intenzione di smettere e continuava a fare manovre evasive per schivarlo e a scattargli fotografie, un paio di volte rischiando pure di inciampare per il gran ridere “Bra se la fai cascare per terra giuro che te meno!!” gli urlò Fabio, provocandogli solo un altro scroscio di risata.

 

 

UNA SETTIMANA DOPO. IL GIORNO DELL'ESAME

 

Fabio entrò timidamente nel piccolo studio, alle spalle del professor Valdarnini, che gli faceva strada. Rispose con un sorrisetto nervoso al suo cordiale invito a sedersi. Gli esami gli piaceva farli individuali, avere a che fare a tu per tu con gli studenti. E poi le foto riusciva a valutarle meglio sul piccolo schermo del suo computer, rispetto che sull'immane telo bianco del proiettore della sua aula.

“Fedeli, Fedeli...” cantilenò il professore andando a spuntare il suo nome da un elenco “come è andata questa prova... difficile?” gli chiese con un amabile sorriso, mentre prendeva posto accanto a lui di fronte al pc. Fabio nicchiò “un po'...” buttò lì, pensando sopratutto a quante volte aveva ricontrollato di aver cancellato tutte le foto che Brando aveva fatto a lui. Il riccio gli aveva tenuto il muso per due giorni per questa cosa, ma era stato decisamente meglio non rischiare. Infilò la pennetta USB col suo lavoro nella porta del pc, e attese febbrilmente che il programma si avviasse. Le mani gli tremavano e se le passò più volte sulle cosce nel tentativo di stemperare la tensione. L'uomo gli rivolse un'occhiata affettuosa, non riuscendo a spiegarsi perchè, nonostante tutti i suoi sforzi, mettesse ancora tutta quella soggezione ai suoi studenti. Poi si concentrò sullo schermo e afferrò con una mano la seduta della seggiola tra le sue gambe per avvicinarsi di più alla scrivania

“dunque, dunque... vediamo un po', sono proprio curioso” borbottò tra sé, poggiando un gomito sul tavolo e il mento nel palmo della mano, mentre con l'altra muoveva il mouse per selezionare la cartella da aprire.

Il cuore di Fabio perse un battito e gli si strinse un nodo nella gola quando la cartella si aprì, rivelando a cascata le anteprime delle sue trenta fotografie.

 

Ci siamo... pensò eccitato e spaventato al tempo stesso.

 

Il professore cliccò sulla prima, che ritraeva Brando in primo piano col viso girato di tre quarti, e sollevò le sopracciglia piacevolmente sorpreso “accidenti che bel modello che hai scelto!” esclamò strofinandosi una mano sulla barba “guarda che zigomi...” commentò. Fabio si morse il labbro per trattenere il sorriso che gli stava venendo su, cambiando posizione delle gambe in leggero disagio, quando l'uomo si voltò a sganciargli un breve sorriso “bene Fedeli...un punto per te” nicchiò assottigliando di nuovo lo sguardo verso lo schermo “ora vediamo che c'hai fatto con questo bel ragazzo” borbottò tra sé e sé, facendo involontariamente avvampare Fabio in maniera indecente, al pensiero di cosa effettivamente aveva fatto con Brando dentro quel capannone.

Il ragazzo lasciò andare un sospiro silenzioso per ricomporsi e si mise a sbirciare le espressioni del suo professore, che esaminava le foto. Cercava di cogliere qualche indizio su cosa ne pensasse, ma non era facile. Valdarnini aveva una vera e propria faccia da poker in quel momento ed era impossibile indovinare se quel che vedeva gli stesse piacendo o no. Scorreva le foto con estenuante lentezza, osservando ciascuna con l'attenzione che Fabio avrebbe dedicato a un trattato particolarmente difficile da interpretare, ma senza muovere un muscolo.

D'un tratto ebbe l'impressione che guardasse un po' più a lungo una di quelle che aveva scattato a Brando di spalle: con la bomboletta in mano, le dita in tensione e il viso in su a guardare il graffito. Ma in ogni caso non commentò nulla.

“hem...” si schiarì la voce leggermente Fabio, cercando di raccogliere il coraggio “su questa ho sfumato gli angoli” spiegò indicando una foto con Brando poggiato alla parete colorata con la schiena “per dare l'illusione di un fisheye.. anche se non l'avevo” aggiunse tentando di non far tremare la voce “mhn... nhm..” annuì con la bocca premuta nel palmo Valdarnini, senza un briciolo di entusiasmo nelle voce. Anzi... sembrava quasi annoiato. Fabio sentì lo stomaco annodarsi. La sensazione poi, non migliorò affatto quando, poco dopo, il professore tornò alla cartella principale con le anteprime scorrendo rapidamente gli scatti con gli occhi, come se cercasse nel mucchio qualcosa che valesse la pena di guardare.

 

Cazzo. Non gli piacevano...era chiaro. Cos'era andato storto? Il bianco e nero forse? Non era riuscito a dargli profondità? Eppure gli era sembrato che i contrasti fossero venuti così spiccati! Forse erano le pose... o la storia dietro le foto. Troppo banali. Avrebbe dovuto pensarci... chissà quanti ne aveva già visti Valdarnini di servizi fotografici ambientati in un laboratorio d'arte... o magari aveva sbagliato le proporzioni: troppo vicino o troppo da lontano, non aveva trovato la giusta via di mezzo.

 

Era intento ancora in questa attenta analisi autolesionista quando il professore si accasciò con un sospiro contro lo schienale della sedia e gli rivolse un mezzo sorriso “Fedeli sai che c'è..” buttò lì, in tono conciliante “le tue foto sono perfette tecnicamente, da manuale direi..” Fabio corrucciò le sopracciglia senza capire. Se non aveva sbagliato niente perchè lui aveva quella faccia come se stesse al pranzo di matrimonio di sconosciuti? “a-allora cosa....” balbettò timidamente “eh... è che io quando le guardo...” lo interruppe l'uomo, cercando per un attimo un modo carino per dirlo “non sento nessuna emozione provenire da loro. Capisci?” gli chiese con un breve sorriso “sono belle! Sul serio, sei bravo! Con tutte le tecniche che hai provato... solo che...” l'uomo lasciò cadere la frase lì, facendo un breve smorfia contrita. Gli dispiaceva sul serio farcelo rimanere male, ma quello era un esame. Fabio assunse un'espressione afflitta “qu-quindi...” abbassò un secondo gli occhi per intimarsi di piantarla di balbettare “torno a Giugno?” chiese in tono sconfortato, tornando a guardarlo. Non faceva differenza che non volesse proprio bocciarlo. Un 20 o un 22 lo avrebbe rifiutato comunque, non voleva l'elemosina su quell'esame. Più di tutto gli dispiaceva non essere riuscito a fargli piacere il suo lavoro. Il professore nicchiò di nuovo, grattandosi la base del collo in sincera difficoltà “non so che dirti...” gettò un'occhiata allo schermo “fammi vedere la tua preferita” buttò lì indicandogli il mouse “non le ho aperte tutte, mostrami quella che ti convinceva di più... magari mi fai cambiare idea” propose con un sorriso, sincero ma non particolarmente speranzoso.

Fabio guardò il mouse come se fosse un mostro e deglutì, perdendo tempo ad avvicinare le sedia allo schermo. Non aveva la più pallida idea di quale mostrargli in particolare. A lui piacevano tutte quelle che aveva scelto, forse aveva una pallida preferenza per la prima... ma Valdarnini l'aveva già vista, e a parte un apprezzamento su Brando in sé... non aveva commentato altro.

Prese a scorrere la cartella lentamente su e giù, alla ricerca di un'illuminazione dell'ultimo minuto, con il cuore alle caviglie e lo stomaco come se avesse ingoiato carta vetrata. Poi di colpo fu proprio il professore a fermarlo “aspetta aspetta!” esclamò assottigliando gli occhi “torna su.. ancora un po'..” lo esortò “ecco, questa.. aprimi un po' questa..” ordinò di getto, indicando una foto nella terzultima riga, sulla destra. Fabio eseguì, e il suo cuore perse un battito quando a tutto schermo comparve la foto di Brando che gli sorrideva seduto sulla cassetta di frutta. Quella che gli aveva scattato quasi di nascosto, mentre era uscito a fumare.

 

Ma che diavolo ci faceva quella foto lì in mezzo???? come aveva fatto a sfuggirgli? Quella non faceva parte del progetto. L'aveva scattata.... così... preso dal momento... per conservarla per sé. Brando aveva pure su quel ridicolo maglione a fiori.

 

“ecco vedi???” esclamò invece eccitato Valdarnini, avvicinandosi anche lui con la sedia allo schermo “questo era quello che volevo! Accidenti non l'avevo notata prima..” si maledisse guardandola bene. Fabio aveva le guance in fiamme e la testa confusa.. cioè... quella foto.... gli piaceva???? ma se era pure mezzo sfocato lo sfondo...

Guardò il professore che gli rivolse un sorriso amabile.

“questa foto è diversa dalle altre perchè qui vedo l'emozione” gli spiegò “non sembra che il ragazzo stia guardando in macchina, sembra stia sorridendo alla sua innamorata o qualcosa del genere” aggiunse facendolo arrossire ancora di più. Il professore tornò a guardare la foto “e anche l'occhio di chi guarda” continuò “che scatta in questo caso, partecipa a quella sensazione capisci?” gli disse “c'è uno scambio... di sensazioni... tra chi c'è nella foto e chi guarda” spiegò facendo un movimento con le mani, come a intendere qualcosa che passa da uno all'altro. Detto ciò allargò un ampio sorriso e gli battè una poderosa pacca sulla spalla “bravo! Complimenti Fedeli, questa è proprio una bella foto!” esclamò. Fabio non reagì quasi per niente... non credendo alla sua fortuna sfacciata. Il professore soddisfatto si girò verso il pc per rimuovere la pennetta USB dalla porta e gliela porse. Lui la accettò meccanicamente, ancora incredulo di quanto stava succedendo.

“bene allora... direi che l'esame è superato” iniziò Valdarnini sorridendogli e lasciando andare tutte e due le braccia tra le gambe. Fabio si illuminò. “diciamo..... 28... va bene?” propose scribacchiando su un'agenda “non posso darti di più... era una sola foto buona su trenta ma...” il ragazzo lo interruppe scattando in piedi come una molla “grazie!” si affrettò a dire sfoderando un enorme sorriso. L'uomo ridacchiò facendo poi aria con la mano, per invitarlo a togliersi dai piedi “ok ok... ci vediamo alla verbalizzazione la prossima settimana” lo salutò.

 

Fabio lo ringraziò ancora un paio di volte, mentre recuperava la sua roba da per terra, poi si voltò per guadagnare il più velocemente possibile l'uscita dell'ufficio.

 

Solo che....

 

Un pensiero gli balenò in testa proprio mentre toccava la maniglia, e si fermò. Quello era stato il suo corso preferito. Il suo professore preferito. Aveva desiderato disperatamente stupirlo, compiacerlo. Di colpo si rese conto... che stava deliberatamente prendendosi gioco di lui, accettando bel voto e complimenti.. per una foto che era stata poco più di un caso. In un attimo si consumò dentro di sé una battaglia senza esclusione di colpi tra il desiderio di portare a casa la pellaccia e la sua straordinaria e atavica correttezza e senso di responsabilità.

 

Come al solito... fu quest'ultima a prevalere.

 

Strinse gli occhi, maledicendosi per un buon tre quarti “professore...” lo chiamò, voltandosi poi lentamente, con una smorfia contrita dipinta sul viso, davanti all'espressione curiosa dell'uomo, che si chiedeva che volesse ancora. Prese un sospiro.

“professore le devo dire una cosa..” iniziò “il soggetto delle foto è.... il mio ragazzo” riuscì a farsi uscire evitando il suo sguardo “la foto che le è piaciuta era.. una foto privata.. che è finita nel mucchio per caso” ammise arrossendo, al pensiero di quanto effettivamente stava facendo la figura del truffatore fino a un secondo prima. Ci fu qualche istante di silenzio, poi contro ogni previsione, Valdarnini sorrise “ecco vede! Proprio come le dicevo!” esclamò contento, battendo una mano sulla coscia. Fabio alzò la testa di scatto a guardarlo “le foto sono una cosa emotiva! Il segreto di una bella foto è il sentimento! Non vanno fatte con freddezza, mai!” si infervorò gesticolando “lei in quel momento” gli spiegò indicandolo “ha smesso di fare l'esame e ha fatto il fotografo, seguendo la scia dei sentimenti che provava guardando quel ragazzo” sorrise ancora “e così io ho visto quelli di tutti e due” aggiunse facendolo arrossire un po' di nuovo. Fabio sospirò leggermente “mi scusi...se non gliel'ho detto subito” borbottò. L'uomo scosse la testa “non importa... spero che l'esperienza di oggi le serva di lezione” disse e poi, ridacchiando ancora un po' della sua aria contrita aggiunse “le foto vanno fatte con amore”.

Fabio annuì, sorridendo appena “ho capito..” sussurrò. Anche se avrebbe dovuto ripetere l'esame era stato comunque bello avere un confronto simile con lui. Si sentiva fortunato.... anche se un po' gli rodeva di essere stato bocciato.

Valdarnini gli lanciò un'occhiata divertita ancora per un attimo, immaginando che pensasse di meritarsi di ritornare il prossimo semestre. Ma lui era di altro avviso.

“30, Fedeli” esclamò secco. Fabio tirò su la testa così di fretta che quasi si slogò il collo. L'uomo rise “per l'onestà” spiegò “e perchè hai un fidanzato davvero carino...” aggiunse in tono ironico, con una sollevata di sopracciglia, facendolo ridacchiare di imbarazzo “ora forza sparisci!” gli intimò facendo rapidamente aria con la mano prima di rivoltarsi verso il pc “che ho altri 15 appuntamenti questo pomeriggio!” precisò.

 

Fabio volò letteralmente fuori dall'ufficio senza aspettare un secondo di più, non riuscendo ancora a credere a come le cose fossero andate. Sorrise ridicolmente mentre scendeva gli scalini a due a due.

Appena aperto il portoncino al piano strada individuò Brando, che se ne stava poggiato con la schiena e un piede sul muro ad aspettarlo smanettando sul suo cellulare. Il riccio si voltò dalla sua parte e si staccò dalla parete riponendo velocemente il telefono in tasca “beh????” gli chiese di getto vedendolo richiudersi la porta alle spalle “30!!!!” esclamò Fabio mentre gli si avvicinava praticamente saltellando. Gli buttò le braccia al collo contentissimo e Brando gli stampò un bacetto sulla guancia mentre sorreggeva il suo peso per un paio di secondi “bravo” gli disse sfoderando un sorriso quando lui lo lasciò andare.

“quale gli è piaciuta di più?” gli chiese mentre si incamminavano. Fabio gli gettò una rapida occhiata “una di quelle in primo piano, vicino al muro” buttò lì sul vago, decidendo di non raccontare i dettagli. Il suo ego non aveva bisogno di ulteriori incoraggiamenti. Brando ghignò alzando il naso per aria in modo tronfio “visto.. tutto grazie a me” sentenziò facendolo ridere e poi scuotere la testa.

Inutile. Si era preso il merito lo stesso.

Fabio gli passò un braccio intorno alle spalle tirandoselo vicino mentre camminavano “sai, il professore dice che dalle foto si vede che mi ami” asserì in tono altezzoso, facendogli un sorrisetto intrigante. Brando si girò dalla sua parte a questo punto, e lo fermò, guardandolo con un sopracciglio sollevato “mhn... ed è così secondo te?” lo provocò sogghignando appena mentre gli si avvicinava lentamente. Fabio si tirò un po' indietro solo con la testa, guardandolo in modo ugualmente provocatorio “non lo so... tu che dici?” lo incalzò. Brando allargò il sorriso, e sollevò le mani per poggiargliele tra guance e collo. Lo accarezzò coi pollici mentre lo guardava divertito ancora per un attimo, prima di avvicinare il viso al suo “eh... dico che” gli soffiò praticamente sulle labbra, un attimo prima di iniziare a baciarlo. Fabio chiuse gli occhi mentre Brando gli accarezzava la bocca con la sua, in un bacio dolce.

 

Era incredibile che ancora avesse il potere di fargli tremare le ginocchia quando lo baciava. Incredibile.... e bellissimo, naturalmente.

 

Fabio gli poggiò a sua volta una mano sulla guancia, e sorrise mentre rispondeva al bacio. Come per una bella foto, che non ha bisogno di didascalie per spiegare cosa vuole trasmettere, tra loro non era necessario per forza dirselo a parola che si amavano. Lo dicevano col modo di baciarsi, con il loro non riuscire a resistersi a volte, anche quando avrebbero dovuto. Lo dicevano quando si supportavano a vicenda così come quando si prendevano in giro. Lo dicevano persino quando facevano i cretini insieme. Anzi, forse quello era il modo in assoluto più bello di dirselo.

 

 

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