La Voce della Speranza

di Jigokuko
(/viewuser.php?uid=759234)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Livello 0 - Stelle Cadenti ***
Capitolo 2: *** Livello 1 - Riunione ***
Capitolo 3: *** Livello 2 - Fiori, calci ed incidenti ***
Capitolo 4: *** Livello 3 - Scommessa ***
Capitolo 5: *** Livello 4 - Samurai ***
Capitolo 6: *** Livello 5 - Divisione ***
Capitolo 7: *** Appendice 1 - Artemis ***
Capitolo 8: *** Livello 6 - Notizie e complotti ***
Capitolo 9: *** Livello 7 - Lezioni di ballo ***
Capitolo 10: *** Livello 8 - Fuga ***
Capitolo 11: *** Livello 9 - Chiarimenti ***
Capitolo 12: *** Livello 10 - Un giro in bicicletta ***
Capitolo 13: *** Livello 11 - Triptych Lux ***
Capitolo 14: *** Livelli 11.5/12 - Terrore / Festa in casa ***
Capitolo 15: *** Livello 13 - Ladri ***
Capitolo 16: *** Livello 14 - Teletrasporto ***
Capitolo 17: *** Appendice 2 - Ryoko e Yuichi ***
Capitolo 18: *** Livello 15 - Posso fidarmi? ***
Capitolo 19: *** Livello 16 - Azzurro luminoso ***
Capitolo 20: *** Livello 17 - Misteri apparentemente irrisolvibili e- perché a me?! ***
Capitolo 21: *** Livello 18 - Vestiti eleganti e serate finite (forse) male ***
Capitolo 22: *** Livello 19 - Colui che invita ***
Capitolo 23: *** Livello 20 - Axis Mundi ***
Capitolo 24: *** Appendice 3 - Håkan ***
Capitolo 25: *** Livello 21 - Previsioni errate ***
Capitolo 26: *** Livello 22 - Fiabe e coltelli ***
Capitolo 27: *** Livello 23 - ᚴᚱᛁᚷᛋᚷᚨᛚᛞᚱ ***
Capitolo 28: *** Livello 24 - Conclusione ***



Capitolo 1
*** Livello 0 - Stelle Cadenti ***


Livello 0

Stelle Cadenti

 

-"Spezzerò le catene,
Permetterò la tua venuta.
Oh, Drago Mitico, Divinità!
Prostrandomi a te, con il mio Galdr,
Imploro salvezza...
Offro in dono la mia anima,
Per la vita degl'Innocenti."-

Per mesi, non riuscì a togliersi quella voce dalla testa, il canto di Stelle Cadenti lo ossessionava...
Non era possibile, per lui, che il suo Drago prendesse vita e cantasse con lei, perchè l'unico modo per evocarlo era recitare quel Galdr?
Più la vedeva duellare, più sentiva di doversi avvicinare a lei, quasi come fosse caduto in balia di un incantesimo.
Doveva sfidarla, per togliersi dalla testa quella morbosa attrazione che stava provando.
Se la trovò davanti, aveva tra le mani l'ennesima coppa vinta.
Stava andandosene, ma si ostinava ad indossare quel casco integrale che nascondeva totalmente i tratti del suo viso.
La chiamò.
-Stelle Cadenti...!-
La sua voce tremava, non fece in tempo a rendersene conto e lei si voltò, senza proferire parola.
La guardò, con occhi spalancati, quasi di terrore, lo faceva sentire così piccolo... eppure era di bassa statura ed aveva una corporatura decisamente minuta.
-Voglio sfidarti, sarò il primo a batterti e rivelerò la tua identità!-
Tentò di riacquistare tutta la fiducia che l'aveva sempre caratterizzato, ma il riflesso sulla visiera a specchio svelava che non era affatto così, perchè sudava letteralmente freddo.
Da sotto il casco provenne un mugugnare, forse per il tentativo di contenere una risata.
Stava... ridendo di lui? Del Principe?
Lui, il figlio del grande Jack Atlas, era appena stato deriso da una ragazza che si divertiva a celare la sua identità?

-"Huu waaar;
Hu war opkam har a hit looot~!"-

Cantò, ancora una volta, era però sicuro che quella frase, apparentemente senza senso, non facesse parte della canzone che era capace di evocare quel misterioso mostro...
Non fece in tempo a chiederle spiegazioni sul significato di quelle parole, che la sua figura era già trotterellata via.
In effetti, era risaputo che lei non proferisse alcuna parola durante i duelli, se non cantando; nessuno aveva mai avuto l'onore di sentire la sua voce pulita.
Ma chi era quella misteriosa duellante che si nascondeva sotto un casco integrale ed una tuta attillata di colore bianco?
Il breve incontro lo lasciò con ancora più domande nella testa.
Eppure, era venuto a Nuova Città di Domino unicamente per trovare delle risposte.
Lui, Håkan Atlas, avrebbe svelato la sua identità e risolto l'arcano che si celava dietro la sua figura, costi quel che costi.
O almeno, questo era ciò che si ripeteva nella testa.


Ehy!
In questi ultimi mesi, in me è nata un'inaspettata grande passione per Yu-Gi-Oh, in particolare per 5D's.
Dopo aver visto l'anime, ha iniziato a balenarmi in testa l'idea di una seconda generazione, con protagonisti i figli dei nostri Predestinati.
Ho già scritto il primo capitolo (che supera le 2000 parole, non sarà corto come questo), se questo prologo susciterà interesse continuerò a pubblicare i prossimi, spero vi piacciano!

Jigokuko

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Livello 1 - Riunione ***


Livello 1

Riunione

 

Ancora confuso dall'incontro, montò in sella alla Duel Runner, controllò un indirizzo sul cellulare e partì, alla volta della casa indicatavi sopra.
Durante il tragitto si guardò intorno intorno con curiosità; non aveva mai abitato in quella città, ma aveva comunque ricordi piacevoli di essa, dato che ogni tanto, per assistere alle gare di Jack Atlas, tutta la famiglia lo seguiva.

Aveva anche un amico lì, figlio di un conoscente del padre. Si era sempre tenuto in contatto con lui perché era un ragazzo simpatico... infatti fu proprio quella persona ad invitarlo a Nuova Domino, conoscendone il vasto interesse per Stelle Cadenti.
Ci mise più di venti minuti ad arrivare a casa sua, la quale si trovava in periferia, un po' per il traffico e un po' per la poca conoscenza del luogo, ma ebbe comunque modo di ripensare all'incontro con la duellante, chiedendosi che diavolo volessero dire le sue parole e, soprattutto, in che lingua fossero.
Sbuffò sfilandosi il casco e scese dalla moto, dirigendosi verso l'entrata dell'abitazione.

Con un po' di agitazione bussò alla porta che si aprì dopo pochi secondi; aspettandosi fosse l'amico ad aprirla, alzò subito la voce:
-Hey, Yu...u--
Davanti a lui comparve una ragazza, la quale lo stava folgorando con lo sguardo. Era più piccola di lui, bassa statura e capelli magenta tendenti al rosso, con qualche ciocca nera pece. La frangia era tirata indietro da un fermaglio bianco ed aveva due codini che le ricadevano sulle spalle.
Indossava una maglietta a righe e dei jeans larghissimi tenuti su da bretelle; la scambiò per una barbona.
Dopo aver fatto al malcapitato una lastra con gli enormi occhi blu, tuonò:
-Paaaapààà, c'è uno snob biondo platinato con una treccina da fighetta e gli occhi strani alla porta. Che faccio, gliela chiudo in faccia?-
Håkan non fece in tempo a ribattere che il garage accanto si aprì, rivelando la presenza di un'officina; ne uscì un uomo.
Lo riconobbe subito, non era cambiato quasi per nulla dalle foto che aveva visto, possedeva capelli neri abbastanza lunghi, carnagione ambrata ed occhi blu, sulla guancia sinistra spiccava un marchio dorato che rendeva inconfondibile il suo viso.
Lo salutò, ma non porse la mano: erano entrambe unte di olio motore.
-Ryoko... non trattare male gli ospiti, è un amico di tuo fratello, sii più cortese.-
La ragazza tentò di ribattere, ma lui riuscì a placarla con il solo sguardo, severo ma giusto, facendola rientrare in casa.
Il biondo rimase sorpreso, perchè in quei pochi secondi in cui aveva avuto il non piacere di conoscerla, ai suoi occhi era sembrata una furia inarrestabile.
Successivamente Yusei sospirò, rivolgendosi di nuovo a lui:
-Spero tu possa scusarmi per il suo comportamento, non è una cattiva ragazza, ha solo un atteggiamento un po' burbero.-
Gli rivolse un minuscolo sorriso e continuò con il discorso.
-Ti vedo cresciuto, Håkan, come sta Jack?-
-Beh... è da un po' che non lo vedo, ma conoscendolo starà sicuramente bene, gli bastano i duelli...- E lei, signor Fu--
L'uomo lo interruppe, mostrando un'espressione imbarazzata.
-Per favore, chiamami Yusei, sentirmi dare del lei mi fa sembrare vecchio, eh...-
Non che fosse ancora così giovane... ma il ragazzo aveva sempre portato un grande rispetto per un duellante del suo calibro, dopotutto era grazie a lui se non si trovavano tutti all'altro mondo.
O almeno erano queste le storie che gli avevano raccontato da bambino.
-Oh, mi spiace, d'ora in poi ti darò del tu.-
Yusei parlò di nuovo.
-Se vuoi, puoi aspettare Yuichi in casa, sarà di ritorno tra un po' di tempo. Avrai anche la possibilità di fare amicizia con Ryoko, se sarai fortunato.-
-Quel "se sarai fortunato" mi preoccupa un po', a dire il vero. Non sembrava un atteggiamento così amichevole, il suo--
Il corvino non lasciò finire la frase all'altro che era già tornato a lavorare su una Duel Runner. Era sempre stato una persona di poche parole, per quel poco che sapeva di lui.
Decise che forse sarebbe stato meglio non disturbarlo, quindi rimaneva la seconda opzione: entrare; la porta era rimasta socchiusa.
Appoggiò la mano sulla maniglia e lentamente la aprì.
Nulla.
Tirò un sospiro di sollievo.
Si chiese se stava davvero avendo paura di una ragazzina che probabilmente aveva il ciclo.
Non era da lui, affatto.
Una voce che trovava estremamente fastidiosa lo interruppe dal sostare come un ebete sull'uscio.
-Senti, ti decidi a chiudere quella porta? Che tu sia dentro o fuori non m'interessa, ma sarebbe meglio fuori.-
Pensò se fosse così divertente provocarlo.
Gliel'avrebbe fatta pagare.
Chiuse la porta e si diresse verso il punto della casa da cui proveniva la voce della ragazza, scoprendo che si trattava della cucina. La trovò seduta su una delle sedie, con le ginocchia appoggiate al tavolo e, tra le mani, una coppa di ramen istantaneo; lo stava mangiando con delle bacchette.
Lo ignorò bellamente.
Il biondo, con l'orgoglio spezzato, decise di sedersi di fronte a lei, per poi iniziare a fissarla finché non gli avrebbe parlato, o meglio, insultato.
Continuò a non curarsi della sua presenza fino a ché non finì di mangiare, poggiò il bicchiere vuoto sul tavolo e si mise a sedere in un modo normale, sporgendosi verso di lui.
-... Quindi, che vuoi? Un pugno sul naso?-
Sorrise, ma questo sembrò irritarla ancor di più. Lo trovò divertente.
-Che ti ho fatto di male, per essere trattato così? Sono un autentico principe, io!-
-Si, il principe delle fighette!-
-Disappointed, but not surprised. Sei prevedibile, ragazzina. Inventatene una migliore.-
-Non ne servono di migliori, quando sono rivolte a qualcuno di livello così infimo.-
A quel punto, non ne poteva quasi più di lei, ma non avrebbe ceduto, non gliel'avrebbe data vinta.
-Sentiamo... come mai, secondo la tua logica, sarei di "livello infimo"? Mh?-
Lei indietreggiò, poggiandosi con violenza sullo schienale della sedia sulla quale era seduta. Fece un leggero dondolio.
-Ma che domande fai? Sei biondo, hai una treccina ridicola e sei pure alto come un grattacielo. Chiunque capirebbe che non vali nulla.-
Improvvisamente, sul suo volto si delineò un sorrisetto inquietante. Si sporse di nuovo in avanti e allungò velocemente la mano in direzione di quella treccina bionda che partiva dalla tempia e pendeva fino all'altezza del mento, ma, preparato, fece in tempo ad afferrarle il polso ed a spiaccicare il suo braccio sul legno del tavolo. Lei, di tutto punto, sfoderò l'altra mano e, alla velocità della luce, riuscì ad afferrarla e tirarla, ridendo fragorosamente, come una scema. La mano di prima era un'esca e ci era cascato bellamente... pensò che lo scemo, effettivamente, fosse lui.
...
Di certo non lo avrebbe mai ammesso davanti a lei.
Tornando al fatto che gli avesse tirato i capelli... il dolore che provò fu allucinante, a quanto pare non scherzava la ragazza.
Approfittando del fatto che lo tenesse in pugno, afferrò uno dei suoi codini magenta, esibendo un sorriso compiaciuto.
Erano entrambi in trappola.
-Senti... uhm... Ryoko, o come ti chiami.
Giuro che se mi lasci, anche io lascio te, senza farti del male.-
Lei smise di ridere -quando le aveva preso i capelli, sembrò non farci nemmeno caso-, iniziando a fissarlo con quegli enormi occhi blu.
Si sporse ancor di più verso di lui, avvicinandosi pericolosamente al suo viso, così tanto che poteva sentire il suo respiro sulla pelle.
Era pietrificato, sicuro che volesse baciarlo.
Dischiuse le labbra rosee e, senza mai venire meno al contatto visivo...
Gli morse il naso con una tale forza da costringerlo a lasciarla all'istante ed indietreggiare. Sentiva il setto nasale pulsare, il dolore era così acuto che nemmeno si accorse delle lacrime che solcavano le sue guance arrossate.
Subito mise entrambe le mani a proteggere la parte interessata da quella pazza; mentre tastava la pelle, si potevano sentire i segni dei denti in profondità e il sangue fuoriuscire.
Lei scattò in piedi, puntandogli il dito contro:
-Ryoko 1, Fighetta 0!-
Urlò, scoppiando a ridere.
Håkan ignorò totalmente quell'insulto gratuito, il suo morso era stato così forte da averlo totalmente frastornato.
-SEI SCEMA?! MI HAI QUASI STACCATO IL NASO!-
-Ma che sta succedendo, qui?-
Entrambi sentirono una voce femminile, preoccupata e più matura. Quando il biondo si voltò, vide che apparteneva ad una donna, molto somigliante alla pazza che sicuramente gli aveva sfigurato, a detta sua, lo splendido viso, dietro di lei spuntò anche Yuichi, che faticò a riconoscere:
Nei suoi ricordi era la copia sputata del padre, soprattutto nei capelli e nella carnagione ambrata, si differenziavano solamente nel colore degli occhi, i quali erano nocciola, li trovò... spenti, se così si potevano definire; più del solito, almeno. In quel momento, la sua chioma corvina era tenuta a bada da un codino basso, per quello non sembrava nemmeno lui.
Sua madre, vedendogli la mano sanguinante, accorse subito in suo aiuto. Da quel che disse, non era poi così grave, fortunatamente sarebbe guarito in pochi giorni, quindi disinfettò la ferita e ci mise un cerotto.
Finito di medicare il naso del principino, la donna si rivolse alla figlia con tono severo; dalla sua espressione adirata, Håkan capì che non era la prima volta che combinava qualcosa.
-Ryoko, che ti è saltato in mente? Chiedigli scusa immediatamente.-
-Ma mamma, mi ha tirato i capelli!-
In quel momento intervenne il fratello, che le diede un pugno in testa.
-Sappiamo tutti fin troppo bene che hai iniziato tu a tirargli i capelli, lo fai sempre.-
-Perchè anche tu sei contro di me, Yuichi?!-
-Hai esagerato, stavolta.
Håkan rimarrà qui per qualche giorno, se in mezz'ora gli hai quasi staccato il naso, entro una settimana lo avresti ucciso. Devi essere meno impulsiva, mi spiace dirtelo, ma se lo sto facendo è perchè ti voglio bene.-
Nel momento stesso in cui le disse che l'amico sarebbe rimasto lì, vide la rossa infiammarsi, ma trattenere la rabbia.
Si alzò bruscamente in piedi, causando il ribaltamento della sedia, poi corse al piano di sopra. Per un secondo poté vederla stringere i denti.
Poco dopo si sentì un boato, dovuto allo sbattimento della porta della sua camera.
-Penso sia evidente che non le piaccio, forse sarebbe il caso che andassi in hotel...-
Gli doleva dirlo, ma piuttosto che farsi ammazzare da quella, qualche notte in albergo l'avrebbe passata volentieri.
-Non ce n'è bisogno, farò io in modo che si plachi e che non venga ad accoltellarti nel cuore della notte.-
Lo vide fare un sorriso tirato, non ricordava l'avesse mai fatto.
-...Così mi fai desiderare ancor più la fuga.-
-Ma stavo scherzando.-
Lo guardò veramente male. Con quello che aveva fatto in pochi minuti, non si sarebbe minimamente stupito se avesse tentato di ucciderlo.
-Mi spiace che mia figlia si sia comportata così, purtroppo ha un carattere molto difficile da tenere a bada, spero che con il tempo possiate essere amici...-
Aggiunse Aki, sospirando, mentre andava verso l'uscita che portava al garage, probabilmente avrebbe raccontato l'accaduto anche al marito.
-Ti va di uscire fuori? Così possiamo parlare, non ci vediamo da anni.-
-Per me va bene.-
I due uscirono fuori dall'abitazione e il più alto si avvicinò alla sua moto, afferrando il casco.
-Prendi la tua, possiamo andare più lont--
Si voltò a guardarlo, aveva la schiena appiccicata alla porta, osservava la Duel Runner con uno sguardo terrorizzato.
-Ma che hai?-
-...-
-Ohi.-
-...-
-Parla, Yuichi.-
-È che...-
-Cosa.-
-...
Ho paura della velocità, quindi di salire su una moto. Non se ne parla che io salga su qualcosa di più veloce di una bici!-
Il biondo non riuscì a non scoppiare a ridere. Ricordava Yuichi sempre come una persona estremamente seria, calma e composta, vederlo agitarsi così era esilarante.
-E va bene, possiamo andare a piedi.-
Finalmente si ricompose e, come se niente fosse, fece cenno all'amico di seguirlo, voleva portarlo in un parco non molto lontano, che al tramonto era spesso vuoto.
Arrivati, si sedettero entrambi su una panchina e Håkan ne approfittò per accendersi una sigaretta. Ne aveva estremo bisogno, dopo tutto il casino successo.
-Non pensavo fumassi.-
-E invece. Ne vuoi una?-
Scosse il capo, socchiudendo gli occhi chiari.
-Non mi piace l'odore del fumo...-
Rimasero lì finché non fu ora di cena, parlarono di tutti i fatti accaduti negli anni, del futuro... il più grande ci rimase un po' male quando dovettero andarsene, ma continuarono comunque i loro discorsi anche durante il tragitto di ritorno.

Arrivati, si trovarono accolti da Aki, che nel frattempo aveva preparato una cena abbondante e soprattutto buonissima. A tavola c'erano tutti, tranne Ryoko.
Yusei riferì che non aveva voluto mangiare e che il fratello avrebbe dovuto portarle un po' di cibo, più tardi.
Un po' al biondo dispiaceva che non fosse venuta per la sua presenza, ma d'altro canto aveva fatto tutto lei, quindi decise di non preoccuparsene più di tanto.

***

Yuichi mangiò tutto in fretta, poi prese un piatto, lo riempí e si diresse verso il piano di sopra; Håkan lo seguì.
Mentre salivano le scale, il corvino disse all'amico di stare un po' in disparte, dopo averle parlato si sarebbe potuto mostrare, per non subire le ire della rossa.
Arrivati davanti alla porta della stanza, la sentiva parlare a bassa voce, sembrava felice.
Che fosse al telefono con qualcuno?
Nel momento stesso in cui Yuichi bussò, smise di sentirla.
-Posso entrare? Ti ho portato da mangiare.-
-So benissimo che c'è anche quel tipo con te, mandalo via.-
-E va bene.-
Il corvino lo guardò, sospirando. Il biondo scrollò le spalle.
-Ho capito, me ne vado.-
Nel momento in cui aprì la porta, la vide posare una carta, ma nessun cellulare.
Pensò che, se stesse parlando da sola, allora era pazza al cento per cento.
Lo fulminò con lo sguardo, quindi fu costretto a tornare in soggiorno, onde evitare tentasse di ucciderlo.
Passò il resto della serata a guardare la televisione sul divano-letto, addormentandosi abbastanza tardi.
Il giorno dopo avrebbe assistito ad un'altra gara di Stelle Cadenti, quindi dopotutto era contento di essere lì.
Ryoko non sarebbe stata un problema.


Eed eccoci qui al primo capitolo, dato che lo avevo già scritto tempo fa, ho deciso di metterlo subito.
Battiamo tutti una F per il naso di Håkan. :')
Come avrete notato, Ryoko è un po' una piantagrane, ma prendendo come vere le parole di Yusei, infondo è una brava ragazza, lo scoprirete presto.

Jigokuko

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Livello 2 - Fiori, calci ed incidenti ***


Livello 2

Fiori, calci ed incidenti

 

Quella mattina, aperti gli occhi, non vide assolutamente nulla, se non solo masse informi sfocate.
Andò nel panico, alzandosi di colpo per mettersi a sedere sul divano.
...
Poi, si ricordò che senza le lenti a contatto non vedeva una ceppa.
Oltre all'occhio sinistro grigio, l'unico tratto ereditato dalla madre era il non vedere assolutamente nulla senza lenti a contatto.
Ringraziò mentalmente la donna in modo sarcastico.
Sbadigliò, iniziando a tastare davanti a se con le mani, alla ricerca del tavolino dove le aveva posate la sera prima.
Quando finalmente le trovò e poté indossarle, gli sembrò di rinascere, poter vedere nitido era una sensazione stupenda.
Scese dal divano e si diresse in cucina, ma si bloccò sulla porta nonappena vide Ryoko seduta al tavolo. Indossava un pigiama azzurro con gli arcobaleni e i suoi capelli erano sciolti e spettinati; tra le mani una tazza di the fumante.
-Se stai cercando mio fratello oggi lavora, è uscito stamattina presto.
E smettila di stare lì impalato, siediti.-
Obbedì, andandosi a sedere di fronte a lei, questa volta le loro posizioni erano invertite in confronto a ieri.
Non disse nulla, sorseggiava la bevanda e basta, senza degnare il biondo nemmeno di uno sguardo.
-Ieri ho notato che avevi una carta, ti piacciono i duelli?-
Probabilmente aveva fatto una domanda stupidissima, ma voleva rompere quel silenzio imbarazzante che si era andato a creare.
-Non m'interessa duellare.-
Rimase sorpreso e perplesso dalla sua risposta, perché a giudicare dal suo carattere avrebbe messo la mano sul fuoco che ne fosse patita.
-Davvero?-
-Davvero.-
-Come mai...?-
-Non mi piace e basta. È un gioco da bambini il Duel Monsters.-
-Se avevi una carta significa che ti interessa, però.-
-È un deck fatto con carte casuali che usavo quando ero piccola, non è niente di che.-
-Non le avresti p--
Venne bloccato dal suo posare la tazza con violenza sul legno del tavolo e subito, il giovane, realizzò di averla sicuramente fatta irritare.
Quella volta non si sarebbe fatto abbindolare da lei solo perchè carina, si sarebbe tenuto a distanza, non voleva un altro morso.
-Vuoi spiegarmi perchè devo sopportarti qui, in casa mia, per giorni?-
Forse non era una buona idea dirle il motivo della visita, ma non aveva il tempo di inventare una scusa.
-Sono qui perchè sono innamorato di Stelle Cadenti e voglio svelare la sua identità!-
La vide alzare un sopracciglio, finalmente lo degnò di uno sguardo.
-... Chi?-
-Non la conosci? È quella duellante che veste di bianco, nasconde la sua identità sotto un casco e non parla mai, se non per cantare il Galdr che evoca il suo mostro migliore.
Ieri ha anche cantato per me, solo per me, quindi sono speciale!-
-Scemenze.-
-Guarda che è vero.-
-Sentiamo, che ti avrebbe detto?-
-Qualcosa tipo "Hu war, hu war opkam har a hit lot".-
Cercò di non cantarlo, sarebbe stato imbarazzante.
-E che vorrebbe dire, scusa?-
-Non ne ho la più pallida idea.-
La rossa si posò una mano sulla fronte, sospirando.
-Allora sei proprio stupido.
Sostieni che ha cantato per te, ma non conosci nemmeno il significato delle sue parole?
E non supponi nulla?-
-Beh...
Qualcosa tipo "accetto la sfida, rivediamoci"?-
Il figlio di Jack Atlas sparò la prima cosa che gli venne in mente, ma a giudicare dall'espressione della ragazza, comprese di aver detto una gran cazzata.
-La loro guerra ha colpito molto.-
-Cosa?-
-La loro guerra, la loro guerra ha colpito molto. Dovrebbe essere questo il significato, o una cosa simile.
È svedese, credo.-
-... E tu perchè sai lo svedese? Mi confondi.-
-Non ho mai detto di saperlo.
E comunque, il tuo fantomatico amore verso di lei è stupido quanto te. Ha preso la prima frase presa da una canzone che le è venuta in mente, te l'ha cantata per imbambolarti e tu ci sei cascato come una pera.
Magari si nasconde sotto il casco perchè è brutta come la morte, morirei dal ridere se, quando vedrai il suo viso, fosse così.-
-La mia amata Stelle Cadenti non potrà mai essere brutta quanto te, dovresti stare zitta.-
-Divertente. Davvero divertente.-
La guardò, mostrando un sorriso sghembo, ma lei non ricambiò.
Lei si alzò dalla sedia, posando la tazza vuota nel lavandino e, con sorpresa del biondo, gli fece una domanda strana.
-La vuoi vedere una cosa divertente?-
-Se non hai intenzione di mordermi di nuovo, volentieri.-
-Allora preparati per uscire ed aspettami qui.-
Una ventina di minuti dopo la ragazza ricomparve dal piano di sopra, indossava ancora una volta quei vestiti larghissimi ed aveva legato i capelli rossi in due codini, mentre la frangia era stata tirata su.
-Stavi meglio in pigiama.-
-Sta zitto, Fighetta.-
Disse, con un tono di voce che pareva essere offeso, mentre si diresse verso una porta; dava sul garage nel quale Yusei stava lavorando il giorno prima.
Quando l'aprì, Håkan notò che non c'era nessuno e realizzò che erano stati soli in casa tutta la mattina.
Portò la mano sul cerotto che gli copriva il naso deturpato, rabbrividendo al solo ricordo di quel morso.
I suoi pensieri vennero interrotti da lei che, voltandosi, fece cenno di seguirla.
-Guarda che ho un nome, io.-
La raggiunse; Ryoko lo guardò con una finta espressione sbalordita.
-Pensavo ti chiamassi "Fighetta"...!-
-Quale persona si chiamerebbe mai con quel nome ridicolo?! Io mi chiamo Håkan!-
-Non che questo non lo sia, Coso.-
-H-å-k-a-n. E comunque, è il nome di un Re.-
-Sinceramente? Chissene frega. È un nome stupido.
Dai, sali sulla moto e vieni con me.-
Prese un casco, se lo mise in testa e salì su una Duel Runner rossa e blu, l'accese ed uscì, aspettandolo in strada.
Il più alto fece la stessa cosa con la sua e la seguì: la direzione era la stessa da cui era venuto il giorno prima, ovvero l'Arena Kaiba.
-Non mi hai ancora detto dove stiamo andando, comunque.-
Accelerò, affiancandosi a lei.
-Ti porto a vedere Yuichi, riderai.-
Quando nominò il fratello, ricordò la sua paura per l'alta velocità. Non si spiegava il perchè di questo suo timore, ricordava che quando erano piccoli desiderava diventare un duellante turbo come il padre.
Decise di chiederlo alla sorella, sperando rispondesse.
-A proposito di tuo fratello...
Ieri mi ha detto di avere una gran paura della velocità, mi diresti il motivo per cui ne ha così timore?-
Rimase zitta per qualche secondo e pensò che non l'avesse sentito, ma voltò il capo verso di lei e notò il suo sguardo rattristarsi.
-Per via dell'incidente.-
-... Incidente?-
Non ne sapeva nulla.
-Successe tre anni fa...
Yuichi stava acquisendo fama nei duelli turbo, vinceva una battaglia dopo l'altra con facilità; ma, un giorno, la sua moto, questa moto, ebbe un malfunzionamento e si schiantò contro il suo avversario.
Da quel che so, lui morì dopo qualche giorno in ospedale.
Mio fratello, seppur vivo, ne uscì malissimo: si ruppe entrambe le gambe, il bacino e, per la botta sull'asfalto, rimase in coma per tre mesi. I medici dissero che non aveva avuto danni cerebrali per un vero e proprio miracolo.
Quando si svegliò, cambiò totalmente:
I suoi occhi erano spenti, non sorrideva più e in lui nacque questa paura immensa della velocità.
Da quel giorno, non ha più duellato, nonostante si porti dietro il suo deck.
Nonappena ho preso la patente, ho deciso che avrei guidato la sua Duel Runner, ancbe se vorrei tanto che tornasse tra le sue mani...-
Rimase completamente senza parole dal racconto di Ryoko, si sentì rabbrividire al pensiero del trauma che era stato capace di provocargli quell'incidente. Se fosse successo a lui di essere in parte responsabile della morte di qualcuno, non sapeva dove si sarebbe trovato.
Probabilmente rinchiuso in una clinica psichiatrica.
-Mi d-dispiace.-
Al biondo tremava la voce e lei se ne accorse.
-Non mi va di parlarne, ormai è successo.
Cambiamo discorso, Coso.-
-Potresti gentilmente chiamarmi con il mio nome?-
-No.-
Sospirò di fronte alla sua cocciutaggine, ma almeno fu sollevato dal fatto che non gli stava più dando della fighetta.
Per il resto del tragitto non parlò più, fino a che non segnalò all'altro un piccolo parcheggio, dove si fermò.
Saltò giù e con un colpo di piede fece scendere il cavalletto, sfilandosi il casco; successivamente si passò una mano tra i capelli per sistemarli. Lui si fermò proprio accanto a lei.
-Hai intenzione di giocare alla parrucchiera ancora un po', oppure ti decidi a dirmi dove siamo?-
Improvvisamente, tirò un pugno verso il suo viso, ma fortunatamente indossava ancora il casco, quindi non sortì alcun effetto.
-Stai ancora cercando di uccidermi?!-
-Mhh.~-
Si tolse quella cupola dalla testa, in modo che potesse sentire meglio l'urlo che le avrebbe rifilato subito dopo.
-NON MUGUGNARE!-
Dopo un risolino furbo, lo afferrò per il polso e prese a trascinarlo con sé. La sua mano era piccola, calda e la pelle morbida. Si chiese se davvero, una ragazza che possedeva mani del genere, potesse essere così rozza.
Almeno duecento metri dopo entrambi si trovarono davanti un piccolo negozio, il marciapiede pieno di fiori di tutti i tipi, evidentemente si trattava della bottega di un fioraio; a confermarne l'ipotesi, l'insegna posta in alto. Accanto la vetrina era posteggiata una bicicletta con il telaio blu, sembrava abbastanza vecchia a giudicare dalle macchie di ruggine.

Ryoko lasciò il polso di Håkan, che nel frattempo si era persino dimenticato di essere tenuto in ostaggio, ed entrò nel negozio. All'apertura della porta risuonò un lieve campanello che segnalò la presenza dei due.
-Benvenu- oh, ehm.-
Dietro al bancone, seminascosto da un computer portatile, si trovava Yuichi, con indosso un grembiule sporco di terra ed un cappello di paglia adagiato sul capo.
Vedendolo così, il biondo aggrottò le sopracciglia, probabilmente l'altro se ne accorse, perché ricominciò a parlare:
-La vecchia proprietaria del negozio è malata e mi sono offerto di aiutarla. Mi piace lavorare qui, inoltre mi paga e posso anche portare il mio computer.-
Effettivamente, il suo ragionamento non faceva una piega; essere pagati per fare poco o niente all'interno di un negozio e con l'aria condizionata poteva essere il lavoro perfetto per alcuni.
-Yuichi, sei ridicolo!-
... Ma non per la Pazza, a quanto pare.
-E perché mai?-
Si avvicinò al bancone, sbattendoci i pugni sopra e sporgendosi verso il fratello, un ghigno rabbioso dipinto sul viso pallido.
-Tu sei un Duellante Turbo, Yuichi! Non puoi ostinarti a passare la tua esistenza sommerso da fiori e piante solamente perché hai fatto un incidente, ti rendi conto?-
Lo vide abbassare lo sguardo, in un'espressione sconsolata.
-È diverso, ho ucciso una persona.-
-NON È COLPA TUA, CAZZO! QUANTE VOLTE DEVO DIRTELO CHE È SUCCESSO TUTTO PER UN MALFUNZIONAMENTO?!-
Alzò decisamente troppo la voce, perché venne zittita da uno schiaffo tiratole sulla guancia, che l'ammutolì all'improvviso, ma al contempo ne aveva alimentato l'ira, stringeva i denti e tratteneva lacrime rabbiose.
Alzò le mani dal bancone ed indietreggiò; lì, il più grande decise di intromettersi e la fermò, appoggiando le mani sulle sue spalle.
-Lasciami, non hai avuto nemmeno l'accortezza di aiutarmi a farlo ragionare. Che ti ho portato a fare?!-
In quel momento poté capire il vero motivo della loro uscita: Ryoko non lo aveva portato lì per prendere in giro il fratello, ma per aiutarla a convincerlo a guidare nuovamente una Duel Runner.
-Non dovresti agitarti in quel modo se Yuichi non ha intenzione di ricominciare a duellare, un trauma non è da prendere alla leggera.-
-Taci.-
Sospirò, del tutto impotente nella situazione; non l'avrebbe mai ascoltato.
Per il lasso di tempo in cui aveva cercato, invano, di parlare con Ryoko, entrambi non avevano fatto caso a Yuichi, che si lo trovarono davanti. In mano aveva una rosellina bianca finta, che intrecciò in uno dei codini della sorella.
-Mi spiace di averti schiaffeggiata, perdonami.-
Concluse dandole un bacio sulla fronte ed accarezzandole la testa. Incredibilmente, la sua risposta fu un sorriso.
La ragazza non disse altro, si voltò di scatto verso il figlio di Jack Atlas e ne afferrò di nuovo il polso per trascinarlo fuori, a malapena ebbe il tempo di girarsi per salutare l'amico con un movimento del braccio. Nel momento stesso in cui varcarono la soglia del negozio, lo lasciò andare ed incrociò le braccia, iniziando poi a camminare.
-Certo che sei proprio inutile.-
-Questo è quello che pensi tu.-
-No, è la verità. Ti avevo portato qui per--
Il suo discorso venne interrotto da un urletto femminile che pareva più il verso di una gallina sgozzata, estremamente fastidioso.
Alzò lo sguardo dalla rossa per poi notare una ragazza davanti a loro: piuttosto alta -probabilmente aiutata dai tacchi alti che portava-, capelli biondissimi probabilmente tinti, chili e chili di trucco, vestiti firmati con i brand in bella vista e unghie coloratissime che potevano far invidia ad un grosso rapace.
Il biondo, confuso, si chiese chi fosse e, soprattutto, cosa volesse.
Prese a girarle attorno, guardandola dall'alto al basso con un sorrisetto compiaciuto stampato sul viso impiastricciato.
-Ma guarda qui chi c'è, Ryoko Fudo! Da quanto tempo non ci vediamo, amica mia?-
A giudicare da come la stava fulminando con lo sguardo, l'interessata non sembrava concordare.
-Dimmi... sei venuta a trovare quello sfigato assassino del tuo fratell-OH!-
Puntò a lui, con quegli occhi spalancati e le ciglia appiccicate l'una all'altra dal mascara.
-Ma io ti conosco! Tu sei il figlio di Jack Atlas, Håkan~! Guardo spesso i tuoi duelli, sei faaantastico.~- Sembrò totalmente dimenticarsi della sua precedente preda, andò verso il ragazzo e gli si appoggiò al petto, con suo grande disappunto. -E anche carino dal vivo, eheh...-
Era allucinato, aveva così tanto profumo addosso che, solo standole accanto, sentiva un principio di soffocamento.
-Tutto quel trucco non ti ha ancora ammazzata, Eiko?-
Nel momento stesso in cui la voce incupita di Ryoko giunse alle sue orecchie, ebbe un brivido di terrore lungo la schiena. Si voltò lentamente in loro direzione, il suo sguardo era così tagliente da farlo star male, contribuendo all'odore di quel profumo vomitevole.
Eiko lo lasciò, tornando, a suo rischio e pericolo, davanti alla rossa, non perdendo mai quell'orribile sorriso pieno di rossetto rosso.
Evidentemente, non sapeva della pericolosità della ragazza.
-Cosa c'è, ti piace il mio- Mio?! -Håkan percaso? Sei invidiosa? Mh?-
In un nanosecondo vide la gamba dell'occhi blu mirare alla testa della bionda, che per miracolo riuscì a schivare, sacrificando unicamente gli occhiali da sole che un attimo prima erano adagiati sulla sua testa, ora spaccati in due sull'asfalto. La malcapitata urlò, per poi correre via.
Ryoko stava per prendere ad inseguirla, ma Håkan riuscì a raggiungerla e la sollevò di peso per bloccarla. La trovò incredibilmente leggera.
-CALMATI, VUOI PASSARE DEI GUAI?!-
Si dimenava, ma non riusciva a liberarsi, fortunatamente.
-LASCIAMI, COGLIONE! DEVO SPACCARE LA FACCIA A QUELLA PUTTANA CHE HA OSATO PARLARE MALE DI MIO FRATELLO, GIURO CHE L'AMMAZZO!-
A quanto pare, urlare non sarebbe servito a nulla contro di lei; avrebbe sforzato inutilmente la voce.
-Non risolverai nulla con questo atteggiamento, devi ignorare commenti del genere e pian piano smetteranno. So che vuoi bene a tuo fratello, ma picchiando quella ragazza non sarebbe successo niente di buono, anzi.
E se ti avesse denunciata per aggressione? Vuoi finire in prigione?-
Con sua grande sorpresa, smise di dimenarsi, zittendosi.
-Lasciami, ti prometto che non la seguirò.-
Decise di fidarsi e la lasciò; nonappena i suoi piedi poggiarono sul marciapiede, corse in direzione della sua moto, parcheggiata qualche metro più in là.
Ci saltò su, indossò il casco e l'accese.
-Se provi a seguirmi ti rompo il culo, intesi?!-
Non si assicurò nemmeno che l'avesse effettivamente sentita, accelerò e sfrecciò via.
-Fantastico, mi tocca tornare da solo. Spero almeno ci sia qualcuno in casa, le chiavi sono rimaste a lei...-

***

Tornato alla sua abitazione, bussò alla porta nella speranza che qualcuno l'aprisse e, fortunatamente, così fu: dall'uscio sbucò Yusei, che quando vide il biondo da solo assunse un'espressione confusa.
Lo fece entrare, per poi chiederne il motivo:
-Credevo fossi con Ryoko.-
-Ero con lei, ma è scappata.-
-Prevedibile. L'hai fatta arrabbiare?-
-Non esattamente.-
Spiegò a suo padre tutto ciò che era accaduto nella mattinata, mentre si mise a preparare del ramen istantaneo per entrambi -Aki lavorava quel giorno, quindi si sarebbero dovuti arrangiare con il cibo-.
Quando finì la storia, il pasto cucinato dal corvino era ormai pronto e lo offrì all'altro.
-Ho capito. Sin da piccola Eiko ha sempre preso in giro Ryoko, influenzando anche gli altri compagni di classe. Da quando Yuichi ha fatto quell'incidente, però, il suo atteggiamento è peggiorato. È figlia di un politico molto influente in città, ma non ha cuore.-
Socchiuse gli occhi blu, per poi prendere dei noodle con le bacchette e mangiarli.
Quasi quasi, si sentì in colpa per aver fermato Ryoko, prima.
Dopo aver ingurgitato il boccone, l'uomo parlò nuovamente.
-Parliamo d'altro... Andrai a vedere Stelle Cadenti, più tardi?-
Nel momento in cui lo sentì proncunciare quel nome, il suo cuore saltò un battito e quasi si strozzò con la pasta.
-S-Si...! Ma ho due biglietti e sono rimasto solo, uno andrà sprecato.-
-Vengo io.-
Aspettò di riprendere a respirare regolarmente prima di parlare.
-Davvero? Non disturbo?-
-Ma quale disturbo? I duelli sono la mia vita, vedere quell'ormai leggendaria duellante dal vivo sarebbe un'esperienza unica!-
Yusei sorrise ampiamente.
-Grazie, allora!-

***

Håkan finì di mangiare in fretta e si preparò altrettanto velocemente per partire alla volta dell'Arena Kaiba, lasciando il biglietto per Yusei sul tavolo.
Aveva riferito che avrebbe prima terminato di sistemare la centralina di una Duel Runner che gli avevano portato, poi l'avrebbe subito raggiunto. Il biondo, con le mani che fremevano, montò in sella alla moto, alla volta del circuito.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Livello 3 - Scommessa ***


Livello 3

Scommessa

 

Un altro giorno, un'altra sfida da vincere controvoglia, sotto la sua guida.
Ma doveva stringere i denti, continuare a lottare, per loro. Saranno mai stati fieri di lei, in questo modo?
Sospirò, allacciandosi il casco e tirando su la zip della tuta, la trovava ridicola, ancora una volta, non un lamento...
Quando la visiera era abbassata, si vietava di parlare, solo il canto le sarebbe uscito dalla bocca.
La sua voce raggiunse le sue orecchie, carica di preoccupazione.
-Fa attenzione, mi raccomando.-
Trasgredì la regola autoimpostasi, sibilando parole di conforto verso la sua persona.
Le scappò un invisibile sorriso quando si rese conto che era interessato alla sua incolumità.
Forse non stava facendo tutto ciò per un futile motivo, serviva davvero a qualcosa e ciò la spingeva a lottare ancor di più.
La Duel Runner era lì, ad aspettarla, sentiva già il suo scalpitare, nonostante fosse ancora spenta. 
Montò in sella e girò la chiave d'accensione; il display davanti a lei lampeggiò e la due ruote tremò tutta sotto il suo corpo snello, per poi accendersi.
Il suono che emetteva quel potentissimo motore era per le sue orecchie come il canto di mille angeli, lo avrebbe ascoltato fino alla morte e non se ne sarebbe mai stancata; per quanto il suo canto fosse apprezzato ed avesse contribuito ad accrescerne la popolarità, non era paragonabile alla voce della moto, mai e poi mai.
Questo era ciò che pensava.
E, le duoleva dirlo, ma neanche la voce di Krigsgaldr lo era.
... Krigsgaldr?
L'incontro avuto il giorno prima con quel ragazzo biondo tornò alla sua mente, facendole storcere il naso sotto la visiera a specchio; così grande e grosso... eppure la sua voce tremava, nel tentativo di spiccicare parola.
L'aveva trovato ridicolo, assolutamente ridicolo.
Cantargli la prima cosa che le fosse venuta in mente, per poi andarsene, fu la furbata migliore che potesse mettere in atto.
La mototiclista venne distratta da una voce fin troppo familiare che risuonò all'interno del suo casco, con l'aiuto di un minuscolo altoparlante nascosto ad hoc.
-Prova microfono. Mi senti?-
-Forte e chiaro.-
Pronunciò quelle tre parole in un lieve sussurro, ma completamente certa che colui dall'altro capo del microfono le avesse udite.
-Ottimo, ne approfitto per ribadirti di fare attenzione...
Devi entrare nel circuito e raggiungere il tuo avversario, prima dell'inizio del duello dovrete fare un giro di pista e salutare il pubblico.-
-Come se non lo sapessi.-
-Era giusto per puntualizzare... Stelle Cadenti.-
Sentì che in quella frase trattenne qualche parola, sicuramente stava rischiando di chiamarla con il suo vero nome.
-Ti sento solo io, puoi parlare liberamente.-
-È sempre meglio rimanere vaghi, non si sa mai. Ora non parlare più, a meno che tu non debba evocare il tuo drago.-
-Ricevuto.-
-Ti ho detto di non parlare!!--
Le labbra rosee fecero una piccola curva verso l'alto ed andarono a formare un sorrisino beffardo.
Il pensiero, però, ricadde di nuovo sul biondo; aveva detto che l'avrebbe sconfitta e, successivamente, rivelatone l'identità, ma non poteva permettergli un lusso tanto grande.
Nemmeno con una sconfitta, mai e poi mai qualcuno sarebbe venuto a conoscenza della sua identità, non voleva finire come la sfortunata protagonista di quella canzone.

-"Mistero di vita e di morte
ch'or t'arrendi a me..."-

Senza rendersene conto, ne stava cantando l'ultima frase, la sua preferita, con una tonalità più bassa del normale, ma perfettamente udibile.
Una tale voce da usignolo non sarebbe mai passata inosservata, né tantomeno con dei sussurri.

-"Notturno."-

Neanche a dirlo, si sentì una mano sfiorare la spalla che la fece voltare; davanti alla sua persona c'era un ragazzo piuttosto giovane, forse di vent'anni, altezza nella media, fisico non troppo asciutto, capelli corti e castani ed occhi azzurri, indossava una tuta da motociclista rossa piena di sponsor, il casco, anch'esso decorato dalle pubblicità, sottobraccio.
Era abbastanza anonimo per i suoi gusti, ma si diceva fosse una stella nascente nel mondo dei duelli turbo.
... Ne avrebbe avuto la conferma tra poco. 
-Hai una bellissima voce...!-
Disse quelle parole con un casto e puro sorriso sulle labbra, mentre la motociclista si stava limitando ad osservarlo senza alcuna reazione.

Vista la totale indifferenza della ragazza (o donna, per quanto se ne sapeva), ebbe un sussulto.
-P-Perdona il mio comportamento invasivo, è che sono stato stregato dal tuo canto...!-
Lo dicevano tutti, mai che qualcuno l'avesse apprezzata per le sue abilità in quanto duellante. Anonimo nell'aspetto, anonimo nel carattere, anonimo nella sua inutile esistenza.
-Mi chiamo Ren, piacere di conoscerti, Stelle Cadenti! Spero che il nostro duello amichevole possa far scaturire un'amicizia anche tra noi!-
Detto ciò le porse la mano, che afferrò e strinse, fingendo un interessamento pur di accontentarlo.
Successivamente se ne andò verso i box per recuperare la sua moto, lasciandola di nuovo sola.
-Cambio di programma, lo spacco al primo turno.-
Sussurrò al microfono e lo spense, ignorando le conseguenti imprecazioni che le giunsero alle orecchie.
Fece partire la Duel Runner ed entrò in pista; nonappena si presentò, migliaia di persone cominciarono ad acclamare il suo nome e, come un'automa, rispondeva salutando con il braccio alzato, simulando devozione al pubblico.
Compiuto un giro completo, si fermò alla linea di partenza e venne raggiunta subito dopo dall'avversario.
Si chiese se fosse pronto per l'immane figuraccia che gli avrebbe riservato.

Durante il tragitto che l'avrebbe portato all'Arena Kaiba, luogo in cui sarebbe avvenuto il duello amichevole disputato tra Stelle Cadenti ed un certo Ren, il biondo passò di nuovo dinanzi al piccolo negozio nel quale lavorava Yuichi. Diede un'occhiata all'interno della vetrina di sfuggita, ma non lo notò. Quella non fu però fonte di preoccupazione, magari era già uscito, oppure si trovava in magazzino.

Cosa ne poteva sapere, lui, che aveva guardato per non più di cinque secondi, mentre passava alla velocità minima di sessanta chilometri orari?
Non gli ci volle molto tempo per arrivare a destinazione e nemmeno per capire che, nonostante fosse una semplice amichevole, un sacco di persone erano venute a vedere quella sfida, a giudicare dalle decine e decine di automobili e moto parcheggiate.
Dopo essere entrato nello stadio, estrasse il cellulare dalla tasca, trovando con sorpresa un messaggio di Yuichi, arrivato circa dieci minuti prima.
"Forse non ti sembrerà opportuno, ma posso farti una richiesta?"
"Finché non mi dici di che si tratta, non potrà esserlo."
Notò che lo lesse pochi secondi dopo e la sua risposta non tardò ad arrivare.
"Se non dovessi essere presente, proteggeresti Ryoko da sé stessa e dai pericoli in cui incorrerà?"
La sua domanda gli provocò una sorta di confusione, perché così all'improvviso e per messaggio? Non glielo avrebbe mai chiesto in quel modo, dato che sembrava essere una cosa importante per lui.
"Che vuoi dire?"
"Quello che ho scritto. Io, un giorno, potrei mancare e, conoscendo mia sorella, lei si caccerebbe in guai grossi senza la mia presenza. Quindi, per favore, vorrei che la proteggessi."
Non ne sapeva esattamente il motivo, ma quelle parole risultarono fortemente inquietanti nella sua testa.
"... Mi stai dicendo che vuoi suicidarti?
Non ci provare."
"Ma che hai capito?!"
"Non scrivere cose da depresso facilmente fraintendibili!"
"E tu non cambiare discorso.
Per favore, dammi una risposta.
L'accetterò, qualunque essa sia."
"Accetto."
"Davvero?"
"Si. Proteggerò la tua cara gallina isterica."
"... Ne sono felice."
Sorrise a quell'affermazione, sentiva che davvero la persona dall'altra parte dello schermo era felice della risposta datagli, e sapeva che quello, per lui, era un gran traguardo.
Prima di riporre lo smartphone nella tasca, Håkan si soffermò ad osservare la foto profilo dell'amico per qualche secondo; risaleva sicuramente a qualche anno prima, Yuichi indossava una tuta da motociclista e posava accanto alla moto rossa acquisita da Ryoko. Ciò che più lo colpì, oltre alla sua estrema somiglianza con il padre per via dei capelli sciolti, fu la luce che emanavano i suoi occhi castani ed il suo sorriso... sembrava davvero felice, totalmente un'altra persona.
Si ritrovò a sospirare ed a chiedersi se mai sarebbe tornato a sorridere in quel modo, ma dovette abbandonare quel pensiero per affrettarsi a vedere l'entrata di Stelle Cadenti.
Nonappena poterono udire il rombo della sua Duel Runner, tutte le persone presenti iniziarono ad urlare e ad agitarsi, quando si presentò fu ancora peggio, c'era persino chi aveva tentato di scavalcare le recinzioni per raggiungerla...!
Ma nessun rumore, neanche l'esplosione di una bomba, avrebbe distolto il figlio di Jack Atlas da quell'eterea figura femminile in tuta bianca che stava su quella moto come una principessa stava su un cavallo.
Sarebbe anche potuta essere senza testa e l'avrebbe amata lo stesso; sembrava così delicata nei movimenti, ma al contempo così decisa e sicura di sé.
Un angelo non avrebbe mai potuto eguagliare la sua persona.
Pochi secondi dopo si presentò accanto a lei il suo sfidante ed insieme fecero un giro di pista per decidere chi avrebbe partecipato; partirono entrambi velocemente, ma all'improvviso Stelle Cadenti rallentò, facendosi superare.
A quanto pare, aveva deciso di cominciare per seconda.
Il ragazzo, Ren, come prima mossa mise sul terreno due carte coperte e successivamente un mostro con millecinquecento punti di attacco, non male come inizio, ma a meno che quelle trappole o magie che aveva posizionato non servissero a fare un miracolo, quel gladiatore non sarebbe resistito a lungo.
Nonappena le fu passata la mano, l'avversaria evocò quattro mostri di seguito. Nessun tuner. Al primo, evocato specialmente, il biondo pensò volesse subito fare un'evocazione synchro per richiamare il suo drago, ma non fu però così, perché bloccò gli effetti delle carte coperte e mise fine al duello istantaneamente.
Anche se non aveva cantato, rimase comunque affascinato dal suo gioco, ogni volta che la vedeva combattere si stupiva sempre più, ma a quanto pare il pubblico non gradì, a giudicare dai fischi e dagli insulti che stavano iniziando a volare contro di lei. Seriamente la stavano minacciando di morte solo perché aveva finito il duello in fretta, senza aver avuto bisogno della voce? Si rifiutava categoricamente di crederci, non se lo meritava affatto.

Stelle Cadenti ignorò completamente i fischi e rientrò nei box, raggiunta subito dopo dal ragazzo con cui aveva combattuto, il quale era in lacrime.
Piangere per aver perso ad un gioco di carte? Lei non capiva affatto tutta quella emotività, non era nulla di grave, ma aveva appurato che quella "stella nascente", come lo chiamavano in tv, era solo uno dei tanti.
Dopo averla parcheggiata, spense la moto e scese, con l'intenzione di raggiungere il suo partner, la persona a cui aveva mutato il microfono solamente pochi minuti prima, ma qualcosa la fece desistere istantaneamente:
Un sacco di persone stavano correndo verso di lei e urlavano minacce di ogni tipo, bramavano il suo canto.
Dopo un'impronunciabile imprecazione urlata mentalmente, fece una mezza piroetta e si mise a correre più veloce che potesse, tentando di seminare quell'orda di pazzi somiglianti più a zombie che a "fan".
Correndo a caso per l'edificio, si ritrovò in cima ad una scalinata, ma venne colta di sorpresa da un paio di persone che tentavano di immobilizzarla e farla cadere all'indietro, approfittando anche della situazione per mettere le mani un po' ovunque. Qualcuno riuscì anche a slacciarle il casco; se gliel'avessero tolto sarebbe finita all'istante.

Alla base della scalinata, si trovava per caso il biondo, che assistì a tutta la scena.
Inizialmente non sapeva come reagire, ma riuscì a ragionare nel momento in cui lei allungò il braccio sinistro, unico arto libero, in sua direzione. Subito corse per le scale e l'afferrò per il polso, tirandola bruscamente verso di sé e rischiando di far rotolare entrambi fino a terra.
Assicuratosi di non averle fatto male, riprese a correre, non mollando la presa per nulla al mondo.
Non sapeva minimamente dove andare, ma si infilò nella prima porta che si trovò davanti, chiudendosela subito alle spalle e, per sicurezza, spostandoci davanti un grosso tavolo.
In quella stanza erano presenti due tavoli, una sedia, qualche pianta e degli scaffali pieni di faldoni, probabilmente contenenti dei documenti.
Entrambi si chiesero cosa ci facesse una specie di ufficio all'interno di uno stadio.
Poi Håkan si rese conto della situazione: era chiuso a chiave in una stanza senza finestre assieme alla, per lui, creatura più bella dell'universo. Quasi gli si bloccarono le gambe.
Dovette tirare un grosso respiro profondo per riprendersi e voltarsi verso di lei, che nel frattempo si era procurata un foglio, una penna e si era appropriata dell'unica sedia presente. Il giovane fu quindi costretto a sedersi sul tavolo.
L'inchiostro blu scorreva sulla purezza della carta, formando lettere in stampatello.
"Perché mi hai aiutata?"
Il ragazzo si sporse verso di lei per poter leggere, poi le sorrise.
-Perché non avrei dovuto aiutare qualcuno in evidente pericolo?-
"Lo hai fatto solo perché vuoi che canti, vero?
Siete tutti così."
Scosse violentemente il capo. Non voleva sentirsi paragonato a quelle specie di zombie, lui amava ogni cosa di lei, che cantasse o no.
-Io no.-
Si posò una mano sul petto, con un'espressione veramente ridicola sul viso.
-Aspetta a dirmi che tutti ti hanno dato questa risposta, ma stammi ad ascoltare.
È vero, lo ammetto, la prima cosa di te che mi ha colpito è stato il tuo canto, non avevo mai sentito una voce tanto bella, ma poi... guardando come duellavi, il tuo atteggiamento su quella moto...
La canzone che usi per evocare quel mostro non significava più nulla, era solo una piccola parte di te, ma a me piaci nell'insieme. Anche se non canti, sei perfetta.
... Oddio, l'ho detto davvero?-
Stelle Cadenti dovette trattenersi dal ridere per quel discorso imbarazzante, quindi si mise a scrivere.
"Ho capito, ho capito.
Ne sono contenta..."
Non lo era affatto, in realtà, ma era sempre meglio far finta di si.
"Dato che mi hai aiutata, ti concederò tre domande prima di andarmene. Sceglile bene."
Subito, il biondo si mise a pensare a cosa chiederle, fino a giungere ad una conclusione.
-Quella frase di ieri.
Cosa voleva dire?
Hu war opkam har a hit lot, intendo.-
"Hverr of kom her á hitt land?"
-Così mi confondi ancora di più.-
"Chi ha portato l’orda nella terra lontana?
È parte dell'iscrizione runica che si trova sulla pietra di Eggja e di una canzone."
Non scrisse altro e ciò lo spinse a chiedere il motivo per il quale avesse cantato proprio quella frase, ma non voleva sprecare altre preziose domande.
-Ma un'ami... conoscente mi ha detto che era svedese e l'aveva tradotta tutta in un'altro modo.-
"La tua conoscente ti ha preso in giro."
Non ne fu affatto sorpreso, anzi. Gli era sembrato strano fin da subito che Ryoko conoscesse lo svedese, che svedese non era.
Il suo pensiero sfociò in una risata di autocommiserazione, giusto per non autoetichettarsi come scemo, stupido ed idiota allo stesso tempo.
-Meglio che io passi alla seconda domanda.
Perché nascondi la tua identità?-
"Hai appena sprecato una domanda, mi avvalgo della facoltà di non rispondere."
La sua stessa mano gli si stampò in fronte, colpendo involontariamente anche il naso incerottato, che di conseguenza rievocò il dolore provato il giorno prima.
Ormai, aveva avuto la conferma di essere stupido oltre ogni limite immaginabile, perché quella era effettivamente una domanda inutile, ora che ci aveva pensato bene.
Lei ticchettò con le dita sul legno del tavolo, come per rimembrargli la sua presenza. La stavano aspettando.
-Ho capito, ti farò un'ultima domanda.-
Dopo essersi massaggiato il setto nasale, riprese a parlare.
-Mi concederai mai una sfida?-
"Solamente in un torneo ufficiale. Non combatto per non ottenere nulla."
-Allora aspettami, perché un modo lo troverò presto.-
La duellante si alzò in piedi, avvicinandosi al giovane. In punta di piedi, si sporse verso di lui, avvolgendolo in un abbraccio non troppo stretto.
Håkan ci mise qualche secondo a realizzare di quel gesto, ma poi ricambiò posandole delicatamente le mani sulle scapole.
Non ci stava credendo, Stelle Cadenti lo stava abbracciando?!
Dopo qualche secondo indietreggiò da lui e spostò il tavolo che bloccava la porta, per poi uscire correndo.
-Non ci credo, non ci credo!-
Si schiaffeggiò più volte le guance arrossate per appurare che quella non fosse stata solamente un'allucinazione o, peggio, un sogno.
Poi, si diede uno schiaffo ancora più forte.
-No, Håkan, sei fottutamente ridicolo.
Ryoko ti prenderebbe per il culo a vita.-

Durante il tragitto verso casa, si ricordò di un dettaglio importantissimo:
Ma Yusei?! Che fosse arrivato tardi e non l'avesse trovato perché troppo impegnato a chiudersi in uno sgabuzzino con una ragazza in tutina attillata?
Non sarebbe stato contento, perché si era preso la briga di venire e lui stesso gli aveva dato buca.
Sospirò, pronto a subirsi le sue ire.

***

Arrivato nel vialetto, dovette benedire ogni santo esistente o non dopo aver visto il garage della casa aperto.
Il corvino, all'interno, non sembrava passarsela bene; sul pavimento era sparso un intero deck e lui era ricoperto di olio motore dalla testa ai piedi.
Subito, il più giovane, accorse ad aiutarlo, prendendo le carte finite ovunque per riformare il mazzo.
-Perdonami se non sono venuto, ma questa Duel Runner mi sta facendo dannare. Ti ripagherò il biglietto andato sprecato.-
-Oh, non ce n'è bisogno, davvero. Mi è costato veramente poco.-
-AAAAH, NON CE LA FACCIO PIÙ!-
Yusei alzò la voce, in preda alla disperazione.
-Prima la centralina non la faceva nemmeno accendere, poi il Duel Disk montato si rompe, poi il serbatoio dell'olio. Lo sapevo che non dovevo accettare di riparate una moto così danneggiata, è troppo anche per me. Ci rinuncio!-
Scaraventò la chiave inglese che aveva in mano sul pavimento provocando un fortissimo tonfo metallico, si alzò e rientrò in casa sibilando imprecazioni di ogni tipo. Doveva assolutamente farsi una doccia, l'olio gli era persino finito sui capelli.
-Poveretto.-
Mormorò l'altro, mentre raccoglieva l'ultima carta. Ripose il mazzo completo su un tavolo lì vicino ed entrò anche lui in casa, trovando Ryoko seduta sul divano che giocava ad un gioco per cellulare.
Le si sedette estremamente vicino, esibendole un sorriso compiaciuto.
-Saaaaiiii...-
-Muoviti a dirmi che vuoi, sono impegnata. L'Abissale di Hríd non si risolverà da sola se continuerai a sconcentrarmi.-
Fire Emblem Heroes, la rossa aveva una gran fissa per quel gioco, ed era veramente brava.
-Ho parlato con Stelle Cadenti.-
-Stelle Cadenti non parla.-
-Lei scriveva, appunto.
Le ho chiesto cosa volesse dire "Hu War Opkam Har a Hit Lot" e mi ha detto che è runico, non svedese come dicevi tu.-
-Google Traduttore dice che è svedese.-
-Lo hai cercato lì?!-
-Non allungare inutilmente il discorso con domande stupide, è ovvio che l'ho fatto.-
-Mi ha anche abbracciato, comunque.-
-Ma non mi direee.-
Allungò l'ultima parola con totale disinteressamento.
-Potresti dimostrare un po' più di apprezzamento per la mia nobile impresa, però.-
-No, ma ti propongo una scommessa.
Se Stelle Cadenti, una volta svelata la sua identità, si rivelerà più brutta di me, farò ciò che vuoi. Ma se non lo sarà, dovrai fare tu ciò che voglio.-
-Ogni cosa?-
-Ogni cosa.-
-Accetto.-

 


Ciao a tutti, come va? A me bene, ho ricominciato a ruolare ed una mia amica mi ha detto che 250 parole sono circa una pagina di romanzo, quindi mi sento super proud a scriverne circa tremila a capitolo.

Che altro? Ah, si! Come potrete aver notato, questo capitolo è scritto in terza persona. Il motivo è che, più sarebbe andata avanti la storia, più i differenti punti di vista avrebbero incasinato la narrazione, quindi ho preso la decisione di riscrivere i precedenti capitoli in terza persona e di continuare su questa linea, a breve li sistemerò tutti, impaginazione compresa.
Spero che questo non crei molti disagi... :')

Se vi va di leggerla, ho scritto una breve song-fic per il compleanno di Yusei, la trovate sul mio profilo.

Ci si rivede al prossimo capitolo, ditemi che ne pensate di questo e, soprattutto, se vi sta piacendo la storia!

Jigokuko

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Livello 4 - Samurai ***


Livello 4

Samurai

 

-Non è ancora sveglio? Sono le nove, è tardissimo!-
-Ryoko... solo per te è tardi le nove di mattina, lascialo dormire.-
-Ma sta occupando il divano, ho dei vestiti da piegare, io!-
Senza nemmeno aspettare una battuta del fratello, la rossa rovesciò una bacinella intera piena di vestiti su un Håkan dormiente, che nemmeno si svegliò.
Ne fu sorpresa, perché non fece nemmeno una piega; eppure i vestiti erano davvero un sacco.
Sbuffò, passando istantaneamente all'offensiva: si sedette sul suo stomaco come se non ci fosse mai stato ed iniziò a piegare magliette, pantaloni e biancheria, posizionandoli accuratamente sulle sue gambe.
Yuichi scosse il capo, totalmente impotente nei confronti della sorella, la sua personalità era troppo esplosiva perché riuscisse a domarla con la solita calma e pacataggine.
Passò qualche minuto prima che il biondo iniziasse a dare segni di vita. Aprì gli occhi, ma non avendo le lenti a contatto addosso non comprese per nulla la situazione, la visuale era totalmente sfocata e si sentiva uno strano peso sull'addome, davanti a sé una massa informe.
Si mosse nel tentativo di raggiungere le lenti posate la sera prima sul tavolino, ma finì solamente per scatenare le imprecazioni della rossa.
-Sta fermo, o cadrà tutto, scemo!-
-Mh... Ryoko? Non riesco a vedere nulla senza lenti a contatto, lasciamele prend- ... Aspetta, sei seduta sopra di me?-
-Sei tu che ti ostini a dormire fino a tardi. Sono già le nove, sai? Io ho da fare, non posso stare ad assecondare i tuoi comodi.-
-... Le nove? Seria? Uff, ma non è tardi, ho sonno.-
Si girò di scatto, facendo scivolare la ragazza a terra, che atterrò con un tonfo; si sentì un ringhio che avrebbe fatto impallidire qualunque cantante Brutal Death Metal e, successivamente, dolore.
Acuto. Lancinante. Da togliere il fiato.
Gli aveva sferrato un pugno dritto al naso, sulla ferita ormai guarita, che puntualmente gli aveva provocato grandissima sofferenza, le guance solcate dalle lacrime, le mani portate al setto nasale ed un urlo disperato.
Cadde addirittura dal divano, il quale venne immediatamente occupato da quell'essere demoniaco dai capelli rossi.
-Aspetta, aspetta...
Un altro punto per me! Siamo due a zero, caro mio.-
Il biondo, nel frattempo, era riuscito a recuperare le lenti a contatto e le aveva indossate. Si voltò a guardarla, rimanendo seduto sul pavimento.
-Non m'importa dei punti, mi hai fatto un male atroce, cogliona.-
Lo disse con la voce strozzata, ma con un tono adirato; non ne poteva più di lei e dei suoi modi fin troppo impulsivi.
Si alzò ed afferrò la ragazza per la maglia, sollevandola di poco, ma rimase sorpreso del fatto che lei non avesse mosso alcun dito, cosa che per nulla si aspettava.
Capì subito il perché quando una mano gli si posò pacatamente sulla spalla ed iniziò a stringere gradualmente. Spostò lo sguardo di lato e vide un maglione blu, successivamente Yuichi.
Sul suo viso abbronzato era presente un largo sorriso, gli occhi castani erano socchiusi, tutt'attorno a lui sembrava essere comparso un alone nero di quelli che si vedono negli anime.
-Hai tre secondi per lasciarla, oppure, oltre a rovinarti il naso, finirò il lavoro con il resto della faccia.-
Il biondo, dopo un sospiro, la lasciò andare e lei si mise a ridere, ma subentrò nuovamente il corvino.
-E tu non ridere, devi chiedergli scusa.-
La sorella sbuffò, roteando gli occhi blu, segno che non sarebbero state poi così sincere, quelle scuse.
-Mi dispiace, va bene? Benissimo. Ora smamma, che ho da fare.-
Ovviamente, quella frecciatina era rivolta solamente ad Håkan, ed a questo suo fratello non diede peso. Finte o no, continuare con lei non sarebbe servito assolutamente a nulla, testarda com'era.
Se ne uscì subito dopo con una proposta, però:
-Perché non andiamo al mare? Håkan non ha ancora avuto occasione di vederlo.-
Lei lo osservò con espressione accigliata.
-Ma siamo a fine marzo e io non ho nemmeno un costume nuovo--
-Non sto proponendo una giornata in spiaggia di quelle estive, volevo solamente fare una passeggiata lungo il bagnasciuga. Che ne dici, Håkan?-
Il biondo, nel mentre, oltre a patire ancora il dolore al setto nasale, stava massaggiandosi la spalla. Yuichi possedeva una stretta incredibile, non se lo sarebbe mai aspettato.
Gli piaceva il mare, nonostante avesse occasione di andarci solamente per le rare vacanze che faceva.
-Per me va bene, ma dovremmo andarci subito. Questo pomeriggio parto.-
Appena pronunciata quella frase, la ragazza sfoggiò un enorme sorrisone e gli poggiò le mani sulle spalle -sicuramente lo fece apposta-, avvicinando pericolosamente il viso al suo.
-Davvero?! Evviva! Evviva! EVVIVA!-
Lasciatolo si mise a saltellare qua e là, facendo piroette.
-Prendo le scarpe, dobbiamo arrivare s-u-b-i-t-o!-
E corse su per le scale, sparendo nella sua stanza.
Il corvino guardò l'altro, con occhi sorpresi.
-Pensavo partissi domani.-
-È quello che farò infatti, volevo solo prenderla in giro.-
-Si vede proprio che sei masochista, eheh.-
-Era una risata quella?-
-Forse.-
Il biondo sorrise a sua volta. Era felice che il suo migliore amico ogni tanto scacciasse via i pensieri che lo affliggevano.

***

Ryoko tornò qualche minuto dopo con le scarpe addosso ed una giacca sulle spalle, dopodiché i tre partirono alla volta della spiaggia. Dato che era abbastanza vicino ci andarono a piedi -anche perché Yuichi non aveva nemmeno intenzione di avvicinarsi ad una di quelle "macchine infernali", come le definiva lui, delle loro moto-; la rossa saltellò felice per tutto il tempo, era contentissima che Håkan sarebbe partito solo poche ore dopo, ma quest'ultimo se la stava ridendo sotto i baffi che non aveva. Se non poteva vendicarsi a sberle, lo avrebbe fatto torturandola psicologicamente.
I tre camminarono per altri dieci minuti prima di raggiungere la spiaggia.
Nonostante la temperatura per niente adatta ad una giornata al mare, erano presenti alcuni gruppi di persone, quali coppiette, amici o semplicemente famiglie, la brezza era comunque piacevole.
Ryoko corse verso la riva del mare e spalancò le braccia, inspirando a pieni polmoni l'aria salmastra; i suoi capelli rossi svolazzavano seguendo il movimento dell'aria.
-Aaah, che giornata fantastica...! Una gita al mare... il vento tra i capelli... Håkan che se va...
Manca qualcos-ah! Voglio una granita.
Yuichi, mi compri una granita?-
Lo chiese con la voce più dolce del mondo, sembrava un agnellino, infatti il fratello fu costretto a darle qualche moneta per accontentarla, il quale venne subito ringraziato con un forte abbraccio.
-Ci vediamo dopo allora!-
La più giovane trottò poi via, alla ricerca di un bar o una gelateria. Quella ragazza era piena di energia e non riusciva a stare ferma per più di pochi minuti; al contrario, la sera, crollava sempre nonappena si sedeva su una superficie comoda o poggiava la testa sul cuscino, motivo per il quale la mattina presto era sempre bella pimpante.
-Heh... finalmente un po' di silenzio.-
Affermò il corvino, posandosi le mani sui fianchi; gli occhi nocciola rivolti verso il mare mosso. A largo, si potevano scorgere alcune barche a vela.
-Lo sapevo che neanche tu sotto sotto la sopporti, vero, Yuichi?!-
Il più vecchio lo guardava dall'alto, a pugni chiusi ed occhi diversi spalancati; sul viso, la sua tipica espressione idiota.
-Non è vero che non la sopporto, a volte ho solo bisogno di allontanarmi da lei e dal suo tono di voce spropositato. Tutto qui.
Non potrei mai odiare l'unica persona, escludendo i miei genitori, ad essermi stata sempre vicina, nel bene e nel male. Amo mia sorella più di qualunque altra cosa al mondo.-
Il discorso finì lì e i due rimasero in silenzio a guardare le onde infrangersi sul bagnasciuga, o almeno fino a ché un urlo femminile non catturò la curiosità di entrambi: si voltarono e videro un uomo dalla stazza mastodontica, il quale sventolava un mazzo di carte davanti al viso di una giovane ragazza dai lunghi e lisci capelli arancioni; mentre sbraitava coraggiosamente a quel muro di carne, un grosso pappagallo dal piumaggio grigio svolazzava attorno ai due.
-Ridammi il deck, grassone!-
-Cara mia, hai perso ed ora è di mia proprietà, eheh... a meno che tu non voglia fare qualcosa per rendermi felice, magari potrei decidere di ridartelo. Che ne dici?-
-Scherzi?! Dovrebbero metterti in galera anche solo per aver pensato una cosa del genere.-
L'uomo, indispettito, la spinse dandole un colpo sulla spalla, facendola cadere sulla sabbia, iniziando poi ad andarsene.
Nello stesso momento in cui la vide cadere, il corvino si precipitò da lei e l'aiutò a rialzarsi, chiamando poi a gran voce il ladro.
-Che vuoi, ragazzino? Perdere il deck?-
-Ti sfido. Se dovessi vincere, restituirai le carte che hai rubato a questa ragazza, in caso contrario potrai prenderti sia le mie che quelle del mio amico.-
Indicò Håkan rimasto più indietro, il quale stava agitando le braccia in totale disappunto con quella decisione.
-E va bene, se proprio ci tieni a fare colpo su di lei ti accontento.-
-Mi presteresti il tuo duel disk? Io non lo ho qui, purtroppo.-
La giovane annuì e se lo sfilò dal braccio, cedendolo al corvino.
Da una tasca tirò fuori un deck e lo infilò nello strumento.
Il duello aveva avuto inizio.
-Se permetti inizio io piccoletto, giusto per farti vedere che chi è bravo lo è sin dal primo turno!-
L'energumeno guardava le carte nella sua mano con un ghigno stampato in volto; ci aveva messo anni, ma era riuscito a reperire tutto il materiale per copiare il deck del leggendario Seto Kaiba, con il quale si divertiva a battere i ragazzini ed a rubare i loro mazzi.
E quella iniziale era una mano perfetta, la sua.
-Attivo Polimerizzazione e fondo i tre Drago Bianco Occhi Blu che ho in mano, per poter evocare il leggendario...
DRAGO OCCHI BLU FINALE!-
Un enorme drago bianco a tre teste comparve sul terreno, il suo ruggito fu estremamente forte.
Sul volto abbronzato di Yuichi comparve lo stesso ghigno dell'uomo.
-Posiziono una carta coperta e ti cedo il turno.
Se vuoi puoi ritirarti subito, eh.-
-Quattromilacinquecento punti d'attacco, mh. Sarà facile.
Attivo la magia continua: "Dojo di Shien" dalla mia mano; ogni volta che evoco normalmente o specialmente un mostro "Sei Samurai", posso mettere un segnalino su di essa e successivamente spedirla al cimitero, per evocare un mostro di livello pari od inferiore ai segnalini su questa carta, dopodiché evoco Kageki - Sei Samurai Leggendario ed attivo il suo effetto, che mi permette di evocare specialmente il tuner Genba. Sincronizzo entrambi per evocare Shi En - Sei Samurai Leggendario e successivamente, evoco Kizan, che può essere chiamato se sul terreno è presente un mostro "Sei Samurai". Mando al cimitero "Dojo di Shien" per evocare dal deck Enishi ed attivo immediatamente il suo effetto: se in campo è presente uno dei suoi compagni, posso bandire due mostri nel mio cimitero per farne tornare uno in mano ed io scelgo il tuo drago.-
Il mastodontico mostro sparì com'era apparso, in un batter d'occhio e ciò fece sussultare il suo possessore, ma si ricompose subito ricordandosi della trappola che aveva posizionato alla fine del turno.
-Shi En, attacca.-
-Fermo! Attivo la mia carta coperta: Forza Rifle--
-Attivo l'effetto di Shi En: una volta per turno, posso negare l'attivazione di una magia o trappola e distruggerla.-
L'ologramma si divise in mille pezzi, mentre i tre samurai si avventarono sul malcapitato, azzerando istantaneamente i suoi life points.
Håkan rimase a bocca aperta nel vedere tanta padronanza del deck; obliterare in tal modo una combinazione così potente non era da tutti, né se l'aspettava da qualcuno che, a detta di Ryoko, non duellava da anni.
Mentre i mostri del vincitore si dissolvevano, stava provvedendo a restituire il duel disk alla ragazza.
-Su, ridalle il suo deck. Ti ho battuto, no?-
-Mai e poi mai, possiede carte rarissime. Anzi, dammi anche il tuo, mingherlino.-
Si avventò sul corvino nell'intento di sferrargli un pugno diretto al viso, ma lui si difese subito schivandolo e contrattaccando con un gancio alla base del naso. Il colpo fu così forte che quella montagna umana cadde come un sacco di patate, con il setto nasale trasformato in una fontana di sangue.
Yuichi ne approfittò per riprendersi il deck della più giovane e restituirglielo, tale gesto venne ringraziato con un forte abbraccio da parte di lei; l'enorme pappagallo cenerino che fino a pochi attimi prima stava svolazzando, si posò sulla testa del corvino, appollaiandosi.
-Eheh... Uroboro ha deciso che gli piaci!
Lo stesso vale per me, non potrei mai ringraziarti abbastanza, quelle carte sono molto importanti.-
Il volatile riprese il volo, questa volta atterrando sulla spalla della padrona.
Osservandola bene, si poteva notare che era molto carina: la sua età si aggirava intorno ai sedici anni, ma non era molto alta. I lunghi capelli arancioni, ben pettinati con due odango ai lati della testa fermati da piccoli fiocchi, erano in realtà tinti, a giudicare dalla ricrescita castano scuro abbastanza evidente, ma quel piccolo dettaglio la rendeva solamente più interessante. Gli occhi neri, vispi tanto quanto quelli dell'uccello sulla sua spalla, sembravano celare qualcosa di più profondo. La pelle chiara del viso era valorizzata da un lieve filo di trucco sulle palpebre ed un velo di lucidalabbra.
Uroboro, invece, era un pappagallo cenerino dal bellissimo piumaggio grigio, grande almeno trenta centimetri. Il modo in cui guardava la giovane faceva supporre che i due fossero in grandissima confidenza.
-Non c'è bisogno che mi ringrazi, ho solo fatto ciò che ritenevo più giusto.-
Lei sorrise, porgendogli la mano; le unghie si presentavano ben curate e tinte di smalto rosa pallido.
-Il mio nome è Artemis. Posso sapere quello del mio salvatore...?-
-Salvatore? Non esagerare- mi chiamo Yuichi, comunque.-
Le prese la mano, stringendola appena; era davvero piccola in confronto alla sua.
-Yuichi? Me lo ricorderò.~-
Dopo averlo lasciato, si congedò dai due con un saluto e se ne andò, rivelando loro che sperava di incontrarli nuovamente.
Håkan punzecchiò l'amico con qualche leggera gomitata al fianco ed un sorrisino stampato sul viso.
-Wow, hai rimorchiato una ragazza in poche e semplici mosse! Insegnami, Dongiovanni Fudo.-
-Ma quale dongiovanni, scemo. È normale che mi abbia dimostrato gratitudine per averla aiutata.-

Quella risposta non servì assolutamente a togliere quel ghigno dal viso del biondino, il quale si mise a dondolare sul posto, scrutandolo con gli occhi socchiusi. Il corvino incrociò le braccia e scosse il capo, in segno di disapprovazione.
-Avrei dovuto perdere e dare il tuo deck a quella sottospecie di ladro...-
-Non avresti osato!-
Il teatrino venne interrotto dalla presenza di Ryoko, poco lontana; granita all'amarena alla mano, guardava i due con espressione dubbiosa e la cannuccia tra le labbra.
Gatta ci covava e lo aveva capito all'istante vedendo i due, come non lo sapeva nemmeno lei.
-Nulla da dire?-
-Niente, non preoccuparti.-
-Ma come niente, ed A--
Il primogenito di Jack Atlas venne fulminato da un'occhiataccia partita dal diciannovenne, la quale non bastò a scacciare i pensieri della ragazza. Decise però di ignorare il tutto, almeno per il momento.
Avrebbe scucito la verità al fratello una volta da soli.
-Capisco. Vogliamo finalmente iniziare la nostra passeggiata in riva al mare?-
-Certamente.-

***

-È bello rivederti. Quanti anni sono passati, ormai?-
-Cinque, Yusei. Era ora che tornassi a Nuova Domino, dopotutto avevo già promesso di presentartela.-
Crow Hogan era ormai da parecchio tempo che girava per il mondo alla ricerca di nuove sfide e limiti da superare; eppure, dietro di lui, da poco più di dieci anni, era sempre presente una persona, a cui voleva bene più di ogni altra cosa al mondo: sua figlia adottiva.
La ragazza stava a pochi passi dal padre, osservando Yusei con un adorabile sorriso sulle labbra.
-È un piacere conoscerla, Signor Fudo. Il mio nome è Artemis.-
-Per favore, dammi del tu, o mi sentirei vecchio.-
La stessa cosa che disse ad Håkan al loro primo incontro; ci teneva davvero a stabilire un legame con quei ragazzi senza essere eretto su di un piedistallo.
E lì l'amico scoppiò a ridere, dandogli una pacca sulla spalla.
-Inutile negarlo caro Yusei, ormai siamo diventati vecchi.-
-Se dicessi una cosa del genere a Jack, probabilmente ti pesterebbe.-
-Forse hai ragione, eheh.-
La giovane Artemis però non comprendeva appieno i loro discorsi e di questo suo padre se ne accorse.
-Tranquilla, prima o poi ti sembrerà normale, soprattutto se ci riuniremo tutti!-
Lei rispose con un sorriso, ma per qualche ragione non riusciva a staccare gli occhi di dosso da Yusei, non per il marchio dorato che gli solcava la guancia -d'altronde, Crow ne aveva il volto pieno-, piuttosto per il suo viso, aveva qualcosa di estremamente familiare...
Ed ecco che la porta di casa si aprì ed entrambi gli ospiti si trovarono faccia a faccia con i nuovi arrivati.
In primis, Håkan scoppiò a ridere; Ryoko lo guardò con viso truce e gli occhi di Yuichi si posarono immediatamente su Artemis.
-Coincidenze, eh...?-
Mormorò, mentre la ragazza iniziò a saltellare, tirando la giacca del padre adottivo.
-Papà, papà!- Crow, ogni volta che sentiva quella parola, si scioglieva. -È lui il ragazzo che mi ha aiutata a recuperare il deck!
Grazie ancora, Yuichi!-
Il pappagallo sulla sua testa -si, Uroboro era rimasto lì per tutto il tempo- agitò le ali per enfatizzare la frase.
-Eh... guarda te che caso, non mi aspettavo che fossi proprio tu il salvatore della mia bambina.
Hai anche i miei ringraziamenti.-
-Non c'è di che...--
Il corvino era davvero in imbarazzo, ricevere così tanta gratitudine... semplicemente asseriva che non facesse per lui.
Nel mentre, ancora sull'uscio, la sorella aveva appena distrutto il bicchiere, ormai vuoto, stringendolo con una mano, avventandosi su Håkan.
-NON ERA SUCCESSO NULLA, UH?!-
-ASPETTA, È STATO YUICHI A DIRMI DI NON PARLARN--
-CHISSENE FREGA!-
-Oh...? Ma tu non c'eri prima!-
Artemis si fece strada tra i presenti e si fiondò da Ryoko, guardandola con occhi luccicanti.
-Chi sei? Come ti chiami? Oddio, sei bellissima!
Così alta... i tuoi occhi blu sono stupendi ed il colore dei tuoi capelli pure, per non parlare di quei codini che ti stanno d'incanto, posso acconciarteli un giorno? Per favore...-
Lei rimase spiazzata dalla tanta facilità con cui le aveva rivolto la parola per farle un mare di complimenti; stranamente quella sua sfrontatezza fece passare in secondo piano i pregiudizi sempre avuti verso le ragazze che si truccavano e/o tingevano i capelli.
Nell'insieme la trovò carina... ed addirittura simpatica, per questo motivo decise di risponderle senza inveirle addosso.
-Mi chiamo Ryoko e sono la sorella di quello lì,- indicò con un dito il fratello -presumo si debba dire "grazie" per tutti i complimenti...? Comunque no, non puoi acconciare i miei capelli.
... bello il pappagallo.-
Lo notò solamente dopo, quella ragazza le era corsa incontro come una furia.
-Io sono Artemis e lui è Uroboro, spero di poter diventare tua amica!-
Le prese una mano, stringendola con entrambe.
-Che belle mani...-
-Sei inquietante.-
-Lo prendo come un complimento.~-
Crow ed Artemis rimasero a casa di Yusei ed Aki fino la sera, raccontando loro tutto ciò che era successo in quegli anni di separazione. I due sarebbero partiti due giorni dopo, ma promisero di reincontrarsi a breve, magari in occasione del torneo regionale che si sarebbe svolto a breve in giro per il paese; terminata la cena, padre e figlia li salutarono e se ne andarono sulla moto di lui.

 


CIAO a tutti! Ma quanti mesi sono passati? Aiuto, con tutto il tempo trascorso, mi meraviglio di non aver mollato tutto. Forse dovrei ringraziare il rewatch di 5D's che mi sta ridonando l'ispirazione persa. :')
Cosa sarà successo, vi chiederete (o forse no)? Tante, tante cose. Alcune belle, tipo l'uscita di Fire Emblem Three Houses, una a dir poco meravigliosa che raccconterò all'ufficializzazione ed una brutta, perchè un idiota ha investito il mio cane, la mia ragione di vita, rompendogli la zampa anteriore sinistra. Fortunatamente ora sta meglio di me, ma dovrà tenere l'arto steccato fino al 29 ottobre.

Cosa dire, del nuovo capitolo? Tanto e nulla.
Finalmente ci viene mostrata la figlia di Crow, Artemis, assieme all'adorabile Uroboro! Personalmente adoro questa ragazza, ha un carisma invidiabile ed è pure talentuosa, come vedrete nel corso della storia.
Con questo si chiude il primo arco narrativo della storia, atto a presentarvi un minimo i personaggi nei loro pregi e difetti superficiali (tranquilli, il carissimo Håkan non è scemo solo superficialmente). Piccolo spoiler, il prossimo capitolo sarà completamente incentrato sul passato, ancora devo decidere se sarà più di uno in fila, ma di questi "speciali" ne usciranno durante il corso di tutta la narrazione, spero possiate apprezzare! <3
Vi lascio con un disegno dei nostri cari Yuichi e Ryoko e alla prossima!

Jigokuko


 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Livello 5 - Divisione ***


Livello 5

Divisione

 

Ryoko osservava il soffitto della stanza stando in silenzio, al buio. Spostò leggermente lo sguardo a destra, in direzione del letto del fratello e, grazie ai deboli raggi lunari che filtravano dalla finestra, poté vederlo: dormiva dandole le spalle, rannicchiato su sé stesso, il respiro pesante ed i capelli ancora legati.
Da quando uscí dal coma, non aveva piú dormito bene, veniva afflitto da incubi quasi giornalmente ed il sonno si era alleggerito in modo esponenziale. Tante volte l'aveva visto tremare come una foglia.
Sospirò, voltando nuovamente il capo verso l'alto, mentre con una mano tastava il materasso alla ricerca del cellulare. Quando finalmente lo trovó e accese lo schermo, un fascio di luce bianca le invase il volto, costringendola a socchiudere gli occhi. Abbassata la luminosità ad un livello accettabile, aprí un'applicazione di messaggistica e con il pollice iniziò a scorrere velocemente i contatti, fino a ché non si soffermó su uno in particolare: c'era scritto "Artemis", corredato da almeno una decina di diverse emoji di cuoricini ed un pappagallo. La sera stessa, le aveva sottratto il telefono dalle mani e si era autoregistrata nella rubrica, raccomandandosi di scriverle se avesse avuto bisogno di qualcosa, od anche solo per chiacchierare. In un momento di distrazione di suo fratello, aveva fatto la stessa cosa anche con lui, il quale non se n'era nemmeno accorto.
Ryoko dovette trattenere una risata per evitare di svegliare Yuichi.
Ripensandoci, quella serata poteva dirsi indimenticabile: si era arrabbiata tantissimo con Håkan quando le aveva rivelato che la sua partenza prevista per il giorno stesso era uno scherzo; stava per sferrargli un pugno atto ad aggravare ulteriormente la situazione del suo "naso principesco", come lo definiva lui, ma Artemis le afferrò la mano, avvolse un braccio intorno alla sua vita, iniziando a girare, tenendo il tempo con la voce e costringendola a ballare un tango con lei, disorientandola completamente e poi spingendola sul divano.
Concluse con un regale inchino ed un Uroboro che le era volato sulla testa.
Successivamente avevano giocato tutti insieme a vari giochi da tavolo: inutile dire che la sfortuna del biondo l'aveva colpito -di sicuro sul naso- nuovamente, dato che aveva perso sempre per primo. Su tre partite giocate, i vincitori furono in ordine Yuichi, lei stessa e, per ultimo, con una mossa inaspettata, Yusei. Il resto della serata venne passato con le luci soffuse ed il video di un faló al televisore per dare atmosfera, assieme ai racconti di gioventù dei tre ex Predestinati.

La rossa aprí il contatto di Artemis, osservando la sua immagine profilo: la raffigurava con una grossa coppa dorata tra le braccia, un vestito tutto luccicante e l'immancabile pappagallo, stavolta appollaiato sul premio. La ragazza faceva l'occhiolino, accompagnato da un segno di vittoria eseguito con la mano libera.
Rimase ferma ad osservare lo sfondo della chat per qualche secondo, indecisa se scrivere o no; digitó una lettera, ma subito la cancelló e spense nuovamente lo schermo. Non si conoscevano, non poteva darle cosí tanta confidenza solamente poche ore dopo averla conosciuta; avrebbe potuto essere solamente una maschera.
Vero, Eiko?
Strinse i pugni, ricordandosi quel nome maledetto, tutte le cattivere che partivano da lei e si erano diffuse nella scuola, le aveva reso almeno un decennio di vita un inferno, terminato quel freddo giorno di tre mesi prima.

Stava camminando per il corridoio, trascinando pigramente lo zaino con una mano, la testa china ed i passi pesanti. Mancavano ancora tre ore al termine delle lezioni, quando due voci le giunsero alle spalle: una maschile ed una femminile, più precisamente di Eiko e del suo fidanzato. La insultarono, come sempre; non mancavano commenti sui suoi capelli, il suo rifiutarsi di duellare e l'essere un fallimento per la sua famiglia.
Ryoko aveva sempre scrollato le spalle, almeno fino a ché quei due non nominarono Yuichi.
Alzó di colpo la testa, spalancó gli occhi ed un vento anomalo inizió ad imperversare in tutto l'edificio, facendo spalancare gli armadietti. Tutto il loro contenuto fuoriuscí ed inizió a vorticare attorno a lei, mentre afferrava il ragazzo per i capelli e gli sbatteva la testa contro il muro, cosí forte da farlo svenire. Prima di recuperare lo zaino e fuggire, si voltò contro Eiko, dicendole con sguardo truce di non nominare mai più il fratello.
Arrivata a casa, crolló in ginocchio e scoppiò a piangere, nessuno in quell'istituto voleva capire il motivo per il quale si rifiutava di duellare... oltre ai suoi poteri psichici, odiava farlo per via di ció che era successo al maggiore solo pochi anni prima, odiava le sue capacità, odiava chi seguiva quell'oca.
Non mise più piede a scuola.

Scosse il capo, scacciando quell'orribile ricordo.
Odiava non riuscire a dormire, la sua testa si riempiva di pensieri, la maggior parte delle volte odiosi che la facevano arrabbiare, per questo decise di alzarsi dal letto. Nonappena fu in piedi, si ritrovó una mano prima ad afferrarle un polso e poi a tapparle la bocca.
-Non urlare, o sveglierai tutti.- una voce inconfondibile le sussurrò all'orecchio, prima di lasciarla andare.
-Dove stai andando?- continuó Yuichi, sedendosi sul materasso.
La rossa si avvicinò alla finestra e la spalancó; una piacevole aria fresca le invase il volto e fece ondeggiare i suoi capelli.
-Non riesco a dormire, voglio farmi un giro.-
-Prendi la mia bici, con la moto rischieresti di svegliare tutti... e sta attenta, se succede qualcosa chiamami subito.-
-Certo, certo...- rispose con un tono scherzoso, saltó dalla finestra e con poche e semplici mosse atterró sana e salva al piano di sotto. Recuperata la bicicletta, inizió a pedalare verso un luogo in particolare.
Håkan in quel momento stava per mettersi a dormire, quando notó un'ombra passare velocemente davanti la finestra; non avendo le lenti a contatto, non riuscì a capire cosa fosse, ma non ci diede peso e poco dopo si addormentó.

Non si era nemmeno cambiata; stava pedalando scalza, con il pigiama addosso, i capelli sciolti e senza reggiseno, noncurandosi minimamente degli sguardi straniti partiti dalle poche persone ancora in giro a quell'ora, troppo occupata a godersi la fresca brezza sul viso.
Superate un paio di vie e salendo di quota, finalmente arrivò a destinazione: il punto più alto di Nuova Domino, luogo dal quale si poteva vedere interamente l'enorme città. Lasció la bici appoggiata alla ringhiera e si sporse per ammirare il tripudio di luci colorate, le sembravano costellazioni, come se stessero riflettendo il cielo soprastante.
-Non è bellissimo?- 
-Sapevo saremmo stati d'accordo...- sorrise, per poi proseguire. -È un ottimo luogo per rimanere soli... non c'è mai nessuno, la vista è pazzesca e si trova lontano dai centri abitati, quindi si può fare anche casino, potrei mettere la canzone metal più forte della mia playlist e nessuno se ne accorgerebbe!-
Il suo atteggiamento euforico, peró, mutó in un'insolita tristezza: strinse le mani sullo sbarramento di ferro, inarcó la schiena e serró le labbra, lo sguardo rivolto verso il precipizio su cui si trovava.
-Sai, non lo do a vedere, ma spesso rimango a chiedermi quando tutto ció finirà, a come potrò riempire questo vuoto... sono circondata da persone, peró mi sento cosí sola.- si chinó ancor di piú, appoggiando del tutto gli avambracci sulla ringhiera.
-Anche se non dovrei parlare di cose trite e ritrite, a questo mio problema devo pensarci quando avrò portato a termine la mia missione, che di certo è più importante di come mi sento.
Anzi, sai una cosa? Continueró proprio ora.-
Non preoccupandosi minimamente del vuoto sotto di lei, balzó sul corrimano con le braccia spalancate ed inspiró aria fresca nei polmoni.

Il mattino dopo, il viso di Yuichi venne invaso dalla luce del sole per via della finestra ancora spalancata. Aprí gli occhi, mugolando.
-Ryoko, ma non hai tirato le tende ieri se--
Di colpo alzò la testa verso il letto della sorella, ricordandosi di ció che era successo la notte prima. Non era presente.
Diede uno sguardo alla sveglia, accorgendosi che era l'alba e si allarmó tutto in una volta, buttandosi giú dal letto e lanciandosi per le scale, rischiando di inciampare sui suoi stessi piedi e cadere rovinosamente di faccia sugli scalini.
Scavalcó il divano su cui ronfava l'amico come un ninja, afferrò la sua coperta e lanció via, iniziando a scuoterlo violentemente; il biondo aprí gli occhi totalmente disorientato, complice la miopia, quando finalmente capí che stesse succedendo, rimase stupito dalla preoccupazione del più giovane.
-Che succede, Yu?- domandó, tentando di trattenere uno sbadiglio.
-Ryoko non è rientrata stanotte, vero?! Le avevo detto di chiamarmi se avesse avuto bisogno e di tornare presto, ma non è qui... e... e... ho paura che le sia successo qualcosa. I miei genitori mi uccideranno quando lo scopriranno, devi aiutarmi a cercarla!-
-Mh?- rimase un attimo interdetto e ci mise un poco a realizzare. Prese le lenti a contatto sul tavolino e se le mise, per poi ricominciare a parlare.
-Innanzitutto, calmati. Se rimarrai cosí agitato, ti sarà difficile pensare lucidamente, devo forse ricordarti che l'intelligente tra i due non sono di certo io?
Seconda cosa, ma l'hai vista quella? Se qualcuno tentasse anche solo di guardarla storto, verrebbe picchiato a morte. Puoi benissimo chiedere conferma al mio naso.-
In tutta onestà, proprio non gli andava di cercare Ryoko, la detestava, se l'era presa con lui senza alcun motivo e gli aveva fatto veramente male cosí tante volte che ormai ne aveva perso il conto. Ma aveva fatto una promessa proprio alla persona davanti a lui, doveva proteggerla ad ogni costo, anche se quella ragazza si sarebbe potuta benissimo difendere anche da sola.
-E va bene, ti aiuto a cercarla. L'ho promesso, no? Basta che la smetti di guardarmi con quella faccia da cane bastonato, non è da te.-
-Ti ringrazio. Ed ora andiamo, prima che i miei lo scoprano.-
-Avete già fallito, ragazzi.-
Yuichi si congeló quando la voce del padre giunse alle sue orecchie. Era sbucato dalla cucina, con una tazza di latte e caffè in mano.
-C-cosa ci fai già sveglio...?- domandó, gli occhi spalancati.
-Non sviare il discorso, Yuichi. Vi siete persi Ryoko? Di notte? Quella ragazza è un'irresponsabile, devo forse ricordarti di quella volta che uscí di sera e tornó piena di lividi e con una costola incrinata?
Tu sei pazzo.-
Il corvino rimase con il capo chino ad ascoltarlo, si sentiva uno stupido, non avrebbe dovuto lasciarla andare cosí.
-Lo so... sono un idiota, ma ho pensato che le avrebbe fatto bene uscire da sola, una volta tanto. È una persona adulta ormai, non possiamo tenerla chiusa in gabbia per sempre.-
-So benissimo che intendi e devo darti ragione, ma seppur abbia anagraficamente l'età giusta, finché non si sarà calmata, bisogna tenerla d'occhio, o potrebbe farsi molto male, o fare male a chi le sta intorno, se provocata.-
-Mi dispiace, papà...- sussurró.
-Håkan, possiedi la patente anche per le auto?- svió Yusei verso l'amico del figlio.
-Si, perché?-
Gli vennero lanciate le chiavi dell'utilitaria della moglie.
-Dividetevi per cercarla, tu vai con la macchina di Aki, è sicuramente più comoda di una duel runner per trasportare un'altra persona e ti sarà utile per andare in posti più lontani.
Vi do tempo fino a mezzogiorno per riportare a casa Ryoko, se entro quell'ora non sarete tutti qui, avvertiró sua madre e la cercheremo noi, ma se dovessimo farlo, tutti e tre finirete in guai seri.
Potete andare.-
I due si alzarono dal divano in fretta e furia e sgattaiolarono fuori dalla porta. Sull'uscio venne stabilito un accordo: Yuichi l'avrebbe cercata nelle zone vicino casa, mentre Håkan, con l'auto, si sarebbe spinto più lontano ed in periferia. Il più giovane partí subito di corsa, mentre l'amico passó prima dal garage per prendere l'utilitaria di Aki: era nettamente diversa e piccola in confronto alla berlina che aveva a casa, ma non sarebbe stato un problema, in quel caso la velocità sarebbe stata irrilevante.

Aveva corso ininterrottamente per almeno venti minuti, cercando la ragazza in ogni vicolo e luogo in cui le piaceva andare, completamente invano. Quando si fermó, il cuore stava battendo all'impazzata, quasi sembrò scoppiargli nel petto, il fiatone gli tolse il respiro e lo costrinse a chinarsi in avanti ed appoggiare le mani sulle ginocchia. Non avrebbe dovuto persistere cosí tanto, ma se fosse successo qualcosa alla sorella non se lo sarebbe mai perdonato.
-Stai facendo un infarto, Yuichi?-
Una voce femminile gli giunse alle orecchie, seguita dal gracchiare di un volatile. Alzó la testa e si voltó, trovandosi davanti la ragazza della sera prima; era in tuta da ginnastica, i capelli legati in una coda alta ed ai piedi un paio di pattini in linea, mentre l'inseparabile pappagallo si trovava comodamente appollaiato sulla sua spalla.
-...Artemis? Che ci fai in giro alle sei di mattina?- boccheggió nuovamente.
-Oh? Sarebbe una domanda più consona a te, sembri stremato! Io mi sto allenando e ho sfruttato l'occasione per indagare sul blackout di stanotte, penso che cercare indizi il più presto possibile possa aiutarmi a risolvere il mistero.-
-Mh?- il corvino la osservó con il capo penzolante da un lato; -cosa c'è di misterioso in un blackout?- domandó, perplesso.
-Forse dormivi a quell'ora, circa all'una l'intera cittá è piombata nel buio ma, la cosa piú inquietante, è che anche oggetti a batteria come i cellulari hanno completamente smesso di funzionare per quasi un'ora. All'improvviso il mio si è riacceso ed era completamente scarico, nonostante lo avessi appena finito di caricare. È stato stranissimo, non mi è mai capitato nulla del genere.-
-In effetti è stra-- ... RYOKO!- Mentre parlava con Artemis, si era completamente dimenticato il suo obiettivo principale: la sorella scomparsa. -Se le fosse successo qualcosa proprio in quell'orario e non mi avesse chiamato proprio per questo motivo... mi vengono i brividi.- Si strinse nelle spalle, effettivamente aveva cominciato a tremare come una foglia.
-Ohi...- la ragazza gli sfioró la spalla, visibilmente preoccupata. -Che succede, Yuyu?-
Il suo tono di voce si era abbassato ed aveva perso di brio, non voleva spaventarlo.
-Se vuoi venire con me ed aiutarmi, ti spigheró tutto.-
Senza guardarla in viso, riprese a camminare per la sua strada, ma delle mani lo afferrarono per il braccio, facendosi trascinare. Non lo avrebbe lasciato facilmente da solo.

Nel frattempo, Håkan aveva perlustrato gran parte del perimetro di Nuova Domino, ma prima di addentrarsi verso il centro della cittá, si accorse di un altopiano un po' fuori e ne fu attratto. L'istinto gli faceva pensare che quella pazza fosse andata proprio lassú, o almeno ci fosse stata. La vedeva più come una persona solitaria.
Posteggió l'auto in un parcheggio non troppo lontano e si avvió, ma dopo pochi metri venne fermato da una voce che aveva già sentito ed un tirare alla manica della giacca. Infastidito, si voltó, trovandosi faccia a faccia con la ragazza dell'altro giorno, quella a cui Ryoko aveva tirato un calcio circolare all'altezza del viso. Indossava scarpe dal tacco cosí vertiginoso che il solo stare ferma la faceva barcollare; si chiese che se le mettesse a fare, quando era evidente il suo non saperle portare.
-Oh, sei quella di due giorni fa... Eiko? Hai comprato degli occhiali nuovi, vedo.- lo disse con una punta di ironia nella voce, voleva libersarsene al più presto.
-Li hai notati! Degno di una persona cosí elegante, sei proprio fantastico, Håkan. Oltre che bellissimo, naturalmente.~-
A quanto pare, lei non aveva colto un bel niente; rimase spiazzato nel saperla più scema di lui. In ogni caso, quelle parole melliflue gli stavano già dando il voltastomaco, non si era nemmeno degnata di nascondere un minimo l'interesse provato nei suoi confronti.
-Cosa vuoi? Ho da fare.- domandó, cercando di scostarsi da lei, ma si era già avvinghiata al suo braccio come una piovra.
-Sono venuta a salutarti, approfittando del fatto che tu fossi solo... ti va di venire a farti un giro con me?~- E lí si strinse ancor di piú contro il suo corpo, con unico risultato il far irritare ancor di piú il biondo.
-Sei sorda? Ti ho già detto che sono impegnato.-
-E tu preferisci fare qualcosa di sicuramente noioso piuttosto che stare con una bella ragazza come me?-
-Tu non sei bella e si, lo dico forte e chiaro: preferisco cercare quella pazza di Ryoko piuttosto che stare in tua compagnia.- Si pentí subito di averle rivelato ció che sarebbe andato a fare, ma dovette scacciare in fretta quel pensiero ed evitare il ceffone della bionda.
-Sei un ingrato! Non puoi trattare ME, la piú bella e famosa di Nuova Domino, come una seconda scelta, soprattutto se si tratta di quella fallita di Ryoko! Intesi?!-
-Hai finito?- rispose lui, già esasperato. Adesso capiva bene perchè la rossa le aveva sferrato un calcio all'altezza della faccia dopo due secondi che l'aveva incontrata.
Ma quella risposta la fece arrabbiare ancor di più.
-Non rispondermi in questo modo! Perché non cadi ai miei piedi all'istante?! Io sono famosissima, stando con me lo diventerai ancor di piú!-
-Ah, anche tu appari sui cartelloni pubblicitari della tua città? Credo di essere diventato completamente cieco, perchè non li ho visti. Dai, smettila di agitarti, che ti cola il trucco.
Ciao, ciao~!-
Senza darle il tempo di ribattere, si allontanó sorridendo e con le mani in tasca; fino a poche ore prima gli sarebbe stato impossibile pensare che esistesse qualcuna più odiosa di Ryoko.
Evitato il problema di Eiko, salí le scale che portavano al punto più panoramico della cittá, trovandosi davanti ad uno spettacolo mozzafiato, si vedeva proprio tutto da lí! Voltatosi, fu costretto a tirare un sospiro di sollievo, perché non si era affatto sbagliato: la rossa era stesa su una delle panchine e dormiva beatamente, con la bicicletta del fratello posteggiata accanto.
Le si avvicinó, evitando di fare rumore o di toccarla per evitare di svegliarla, prese il cellulare, si scattó un selfie con lei di sfondo e lo invió a Yuichi, con allegato un "Ti ho appena salvato il culo, tra poco te la riporto" e l'emoji di vittoria. Decise di prendersi un po' di tempo per fumarsi una sigaretta ed osservare il bellissimo panorama sottostante; Nuova Domino con il sole appena sorto era meravigliosa, quasi da togliere il fiato.
La calma duró poco, fin quando non venne spaventato da un urlo che lo fece sobbalzare.
-Che ci fai qui, Fighetta?!-
-Credevo avessi smesso di chiamarmi cosí.- Sospiró falsamente. -Per colpa tua Yusei ha quasi rotto il culo a me, tuo fratello e successivamente anche a te! Come ti salta in mente di uscire di notte e non dare nessuna notizia? Idiota!-
-A-avevo delle cose da fare...-
Lo disse con il capo chino e la voce bassa, quella risposta stupí il biondo, si aspettava una delle sue solite sfuriate e invece nulla. Non era divertente cosí.
Prese il cellulare e le piazzó il selfie di poco prima davanti davanti al viso.
-EEEEH?!-
Subito si agitó cercando di strapparglielo dalle mani, ma la reazione di Håkan fu portarselo dietro la schiena e soffiarle del fumo in faccia per scatenarle la tosse ed indietreggiare indisturbato, il tutto condito con delle grasse risate. Da appena sveglia si era rivelata molto meno reattiva. Lei si alzò per corrergli incontro e cercare di rubargli il telefono, ma riuscí ad evitarla.
-Cancellalo, cancellaloooo!-
-Mai; sei cosí carina mentre dormi, non sembri nemmeno il demonio che sei.~-
-Io... io butteró giú te, il telefono e quella sigaretta malefica giú dal dirupo se non lo cancelli!-
Ma si beccó un'altra soffiata di fumo.
-Oh, davvero?-
-Davvero!-
-Va bene.-
A suo rischio e pericolo, se la prese a braccetto e con la mano libera afferró la bicicletta, portando via entrambe. La sigaretta era rimasta tra le labbra.
-Non agitarti, scema. Ti ballano le tette.-
Bastarono letteralmente quelle quattro parole per calmarla di colpo e farla voltare dall'altra parte con le guance avvampate.
-Fighetta uno, Ryoko due. Sto recuperando, che dici?-
Nessuna risposta.

Una ventina di minuti dopo i quattro si ritrovarono tutti davanti casa dei Fudo, con Yuichi che nonappena avvistata la sorella le era saltato addosso stritolandola in un abbraccio e domandandole a raffica se stesse bene, ma lei lo rassicuró che avrebbe voluto scrivergli durante il blackout, ma alla fine si era addormentata perchè il cellulare non si accendeva piú.
Venne spiegato tutto anche a Yusei, che nonostante fosse ancora arrabbiato, decise di non raccontare tutto ad Aki, mantenendo la promessa fatta.
Artemis, invece, tornó a casa dopo poco, salutando tutti e dando il suo numero anche ad Håkan, dicendo di essersene dimenticata la sera prima.

***

-Allora, finalmente te ne vai?-
-Si, non sei felice, Demonio?-
-Tantissimo!-
L'imminente partenza del biondo era stato l'unico argomento su cui sia lui che Ryoko si erano trovati d'accordo, ormai nessuno sopportava piú la presenza dell'altro.
Si era preparato con la tuta addosso ed il casco sottobraccio, la valigia nella mano libera.
-Oh? Bella tuta, Håkan!-
Disse Yuichi, osservandolo. La sciarpa annodata al collo non poteva mancare.
-Ti ringrazio. L'ho presa perchè voglio cominciare a partecipare ai tornei di duelli turbo e fare coppia con Stelle Cadenti.-
-Sei rivoltante.-
-Zitta tu!-
Entrambi si voltarono verso il corvino, che stava tentando di soffocare una risata, increduli. Ma lui liquidó subito il tutto letteralmente fuggendo nell'altra stanza. A quel punto, la rossa spinse Håkan fuori di casa, chiudendogli la porta alle spalle.
-Ciao, ciao, a mai più!-
Trovatosi improvvisamente sul pianerottolo, scoppió a ridere, anche se rimase in parte amareggiato per non essere riuscito a salutare a dovere né l'amico, né i suoi genitori. Maledetta Ryoko.
Scrisse velocemente un messaggio di scuse a Yuichi e montó in sella alla duel runner, in rotta verso casa.

Fu quando si trovò vicino al Ponte Dedalo, proprio a pochi metri dall'enorme anello al centro di esso, che vide una inconfondibile moto bianca venire in sua direzione e frenare in diagonale, fermando il traffico. Il biondo dovette arrestare bruscamente la sua corsa per non investirla.
Stelle Cadenti.
Stelle Cadenti aveva bloccato il traffico proprio davanti a lui.
Che aveva fatto, Stelle Cadenti?
La figura femminile smontó con assoluta grazia dalla moto, il silenzio calato all'improvviso veniva spezzato solo dal suono prodotto dai tacchi che battevano sull'asfalto. Håkan rimase immobile a fissarla anche quando lei gli porse una busta.
Ci mise cinque interminabili secondi ad aprirla e leggerne il contenuto, ma bastarono a lei per andarsene impennando, mentre lui rimase ad osservare il foglio come un pesce lesso.
-Ma che c'è scritto?-

 


Ciao, come state? Io sono abbastanza contenta. Ho finito il capitolo più in fretta del solito ed è anche uscito lungo, quindi yeah.
Oltre alla mia moderata felicità ho anche buone notizie: tra qui a pochi giorni mi comprerò sia ipad che apple pencil e questo vuol dire che finalmente avremo dei disegni dei personaggi e, udite udite, una c o p e r t i n a !
A tal proposito ho aperto un profilo twitter dedicato alla storia, anche se per ora è inattivo perchè devo preprare tutto, nel caso vogliate seguirlo vi lascio il link qui.
Che altro dire, ho deciso di spostare questo capitolo prima di quello speciale su Artemis per segnare la fine del primo arco narrativo della storia. D'ora in avanti ne vedremo delle belle!

Jigokuko

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Appendice 1 - Artemis ***


Appendice 1

Artemis
 

Nuova Città di Domino; dieci anni prima
Ex quartiere Satellite

Pioveva a dirotto, grossi fulmini squarciavano il cielo illuminandolo di una luce inquietante, mentre i tuoni rimbombavano nella notte senza sosta.
-Io e tuo padre ne abbiamo abbastanza di te, sei solamente stata un peso da quando ti ho messa al mondo. Sei anni d'inferno, in cui sperperavamo soldi per sfamarti, soldi che sarebbero serviti per le dosi.
Sei stata una perdita di tempo, avrei dovuto abortirti.-
Due perle nere, annebbiate da un alone di stanchezza, identiche a quelle della bambina seduta sul sedile del passeggero, le mani strette sulle minuscole ginocchia e la schiena inarcata, la guardavano con odio, come se davanti a sé vi fosse l'essere più disgustoso del pianeta.
-Mamma...-
La castana parlò con un filo di voce, esitando anche solo a pronunciare quella parola che tanto avrebbe dovuto amare, gli occhi arrossati e stretti in due fessure.
L'autovettura venne frenata bruscamente e la donna alla guida scese, raggiungendo la portiera opposta; poco importava della pioggia, slacciò la cintura alla bambina e la strattonò fuori tirandola per un braccio.
-Io non sono più tua madre. Ti odio, ...
Tch. Non ti ho nemmeno dato un nome da pronunciare nel momento in cui ti avrei urlato contro degli insulti. Perchè non te ne sei dato uno da sola? Mi fai schifo.
Tu mi hai rovinato la vita ed io ora rovinerò la tua.-
Dopo quelle orribili parole, la giovane spinse a terra la figlia e risalì in macchina, partendo con una sgommata. Non si preoccupò nemmeno di richiudere la portiera a lato del passeggero, voleva solamente fuggire lasciando lì la, a detta sua, causa di ogni suo problema da quando era solamente poco più che una bambina, abbandonandola a notte fonda, sotto una pioggia torrenziale, in uno dei quartieri del Satellite in cui vi erano ancora tracce di criminalità. 
La castana, trovandosi improvvisamente sola, non andò sorprendentemente nel panico, ma si apprestò a correre sotto la tettoia a lato di un ristorante per ripararsi ed evitare di bagnarsi troppo... solo in quel momento si concesse il lusso di un pianto, scoppiato improvvisamente come quel temporale che stava imperversando ormai da ore.
Non sapeva che fare, né se sarebbe sopravvissuta alla notte; faceva davvero freddo ed i vestiti che indossava, oltre ad essere lerci e di minimo due taglie in meno, erano anche rotti e tipici della stagione estiva.

La donna appena scappata, biologicamente sua madre, aveva solamente vent'anni nel momento in cui l'abbandonò al suo destino.
Figlia di nullafacenti nati nei bassifondi del Satellite, già a quattordici anni si ritrovò incinta del fidanzato, anche lui di famiglia poco raccomandabile. I due, prima bevitori e fumatori accaniti già dalla tenera età di dieci anni, dopo che nacque la bambina, passarono dalla marijuana a droghe sempre più pesanti perché incapaci di gestire un figlio da così giovani. Entrambi poveri, si guadagnavano da vivere lei rubando e prostituendosi e lui spacciando, eppure i soldi non bastavano quasi mai sia per mangiare che per comprare altra droga; di questo davano interamente la colpa a quella figlia trascurata, venuta al mondo grazie all'ignoranza di due ragazzini impreparati.
Dopo una vasta serie di maltrattamenti fisici e psicologici durata sei anni, i due decisero di sbarazzarsene prima o poi e quella notte avvenne ancor prima del loro accordo; irritata dal suo pianto e dalla paura della tempesta, la madre decise di commettere quell'atto disumano con tre giorni di anticipo, abbandonandola e scappando via.

Il mattino dopo arrivò fin troppo lentamente e la piccola, sfinita dal pianto, era crollata in un sonno leggero solamente all'alba, appoggiata ad un bidone della spazzatura. Fu quando un tiepido raggio di sole le colpì il viso che riaprì gli occhioni arrossati e persi, facendola sorprendere del fatto che fosse ancora viva. Aveva sì passato la notte, ma sentiva che sarebbe morta di lì a poco, dato che stava già digiunando da un giorno.
Si portò le gambe al petto e le avvolse con le braccia, strizzando gli occhi neri; stava per piangere di nuovo, ma voleva trattenersi. In fondo, dentro di sé poteva dirsi felice di essere stata finalmente separata dai suoi due aguzzini...
Non aveva mai conosciuto né la felicità, né il mondo esterno e per questo non aveva intenzione di morire. Sarebbe sopravvissuta, anche se non sapeva affatto come. Se ci era riuscita per sei anni in balia di due mostri, pensava di poter fare qualunque cosa, confidava in sé stessa e nella sua intelligenza che era perfettamente consapevole di possedere.
Sforzandosi e con lo stomaco richiedente attenzioni, riuscì a mettersi in piedi aggrappandosi al muro. Appoggiò le manine sul bidone della spazzatura accanto a lei e si sporse per osservarne il contenuto. Saliva un odore nauseabondo, ma i morsi della fame surclassavano il senso dell'olfatto; con riluttanza allungò una mano ed iniziò a rovistare, finché il suo sguardo non si posò su qualcosa avvolto nella carta stagnola, quando lo prese e ne scartò il contenuto, fu contentissima nel vedere che si trattava di un hamburger quasi intero che non sembrava nemmeno troppo vecchio o maleodorante...
Avvicinò il panino alla bocca e ci mise un po' per decidersi a morderlo, quando lo stomaco chiamò nuovamente chiuse gli occhi e lo addentò. Il pane era secco e la carne dura, mentre l'insalata si era afflosciata, ma era sopportabile, si ripeté che aveva mangiato decisamente di peggio nella sua vecchia casa e sicuramente il rischio di prendere malattie era minore.
Divorò il pasto in pochissimo tempo ed anche se non bastò a saziarla completamente, congiunse le mani e ringraziò. Solo dopo si rese conto di avere una gran sete; sapeva che non molto lontano c'era un parco con delle fontane dalle quali si poteva bere, ma non sapeva affatto come trovarlo. L'andare a tentativi fu la migliore nonché unica scelta per lei, quindi si mise in cammino.

Passarono ore e la stanchezza cominciava a farsi sentire, ma niente, tanto che iniziò a pensare di essersi sognata tutto. E le uniche persone che vide in lontananza facevano troppa paura perché ci andasse a parlare.
Fu dopo altri venti minuti che, a folle velocità, un'auto passò su una pozzanghera e la inondò di acqua gelata. La bambina cadde a terra e scoppiò a piangere, tremando per il freddo e disperandosi. Che fosse finita dalla padella alla brace? Non ci voleva credere, niente poteva essere peggio della sua vecchia vita.
Passò meno di un minuto quando alle sue orecchie giunse un secondo rombo, stavolta più potente, che andò a scemare scomparendo totalmente. Voltò la testa in direzione del rumore, ma un po' per le lacrime, un po' per il fango finitole negli occhi, non riuscì a vedere nulla.
-Stai bene...? Ci sono persone in giro che non hanno riguardo per niente e nessuno!-
La voce che sentí aveva un tono gentile, con una punta di rabbia. Chi poteva essere?
-Non ci vedo.-
Disse lei, a bassa voce, con la testa china. Subito dopo un fazzoletto le stava pulendo viso ed occhi, riuscendo nel tentativo di farle riprendere la vista.
La castana sbatté le palpebre più volte prima di riuscire a mettere a fuoco chi si trovava davanti a lei.
Si trattava di un uomo, più grande dei suoi genitori. Gli arruffati capelli arancioni erano tenuti più o meno fermi da una fascia sulla fronte, aveva il corpo avvolto in una tuta da motociclista e gli occhi grigi puntati su di lei, arricchiti da un sorriso sulle labbra.
Fu quando notò i vari segni sul suo viso che scattò in piedi ed indietreggiò, terrorizzata. Li aveva anche suo padre, quei marchi, ed erano aumentati quando era tornato a casa dopo mesi che non l'aveva visto. E se si conoscevano?
Le avrebbe fatto del male?
-Hey, aspetta! Voglio solo aiutarti.-
Lo sconosciuto agitò le braccia, rimanendo però fermo in quel punto. Sapeva che, se avesse tentato di avvicinarsi, lei si sarebbe impaurita ancor di più, cosa che voleva evitare.
Non rispose, fissandolo con sguardo terrorizzato, non riusciva a staccare gli occhi neri da quei disegni dorati.
-... Se hai paura di me per via dei marchi sul mio viso non posso biasimarti, ma è una cosa di tanto tempo fa. Tutto ciò che ti chiedo è di parlare, non voglio farti alcun male.
Ho deciso di fermarmi perché mi sei sembrata in difficoltà... sei sola?-
-Mi hanno abbandonata sul ciglio della strada ieri notte. Mia mamma mi ha detto che era stanca di me e che gli ho rovinato la vita.-* si strinse nelle spalle, rimanendo comunque ferma al suo posto e non staccandogli gli occhi di dosso.
L'uomo la guardò con un'espressione di rabbia mescolata a sconforto ed immensa pena. Quale genitore si libererebbe della propria figlia mollandola in un quartiere malfamato, di notte e con un temporale da far accapponare la pelle? Se li avesse avuti davanti, probabilmente avrebbe tentato di pestarli a sangue. Sarebbe stata una di quelle situazioni in cui un duello avrebbe fatto poco o nulla.
-Come ti chiami?- le domandò, osservandola. Quei vestiti, oltre ad essere lerci e rotti, le erano evidentemente troppo piccoli.
-Non ne ho uno. Nessuno mi ha mai chiamato per nome.- rispose lei. Vedendo l'espressione del suo interlocutore cambiare così drasticamente a quelle parole, i suoi muscoli, prima irrigiditi, si rilassarono lentamente, nonostante esprimesse evidente rabbia. Ma non era verso di lei... lo percepiva bene ed era per quel motivo che si stava tranquillizzando, sembrava una persona tutt'altro che cattiva.
-Non- non hai un nome? Quale essere ignobile non ha dato nemmeno un appellativo alla propria figlia? Va contro ogni cosa che mi viene in mente! Cavolo, non posso sopportare di vedere che al Satellite le cose non si sono ancora sistemate nemmeno dopo vent'anni e che i bambini vengono ancora abbandonati.- fece un passo avanti, stringendo i pugni. -Quindi, per favore, fidati di me. Conosco qualcuno pronto a darti un tetto sopra la testa e cibo a volontà, se vorrai seguirmi ti ci porterò subito.-
-Mhh...- mugolò, dondolandosi sul posto. -il mio cuore mi dice che non può andare peggio di così, quindi vengo con te.-
Sul volto del rosso comparve un gran sorriso, era davvero contento di quelle parole. Si chinò, allungando una mano in sua direzione, aspettando che si avvicinasse.
-Il mio nome è Crow, comunque. Ti prometto che ne troverò uno anche a te, che sia perfetto.-
-...Crow. Crow!- Ne pronunciò il nome sorridendo, prima di fare una corsa ed afferrargli la mano.

Fu abbastanza complicato trasportarla sulla Duel Runner senza farla morire di paura, ma fortunatamente casa di Martha non era lontana dal punto dove si erano incontrati. Durante tutto il tragitto, era rimasta avvinghiata alla schiena con un tale impeto da togliergli il respiro, ma al contempo quella reazione lo fece sorridere. Sembrava così diversa dai bambini di cui si prendeva cura tanti anni prima, nonostante una storia pressoché simile; la vedeva... matura, per la sua età, voleva saperne di più, cosa nascondevano quegli occhi scurissimi?
La moto frenò, rallentando fino a fermarsi. Si trovarono davanti ad una casa di medie dimensioni, con un piccolo giardino, ma lo sguardo di lei si posò su una statua raffigurante un drago.
-Ti piace? Lui è Drago Polvere di Stelle; quand'ero bambino, rappresentava la speranza in un futuro migliore... e Yusei ne é il fidato compagno.-
-Yusei?-
-È un mio carissimo amico, magari un giorno te lo farò conoscere.-
-Disturbo?- una voce femminile si introdusse nel discorso -eheh... caro Crow, non vieni a trovarmi per un sacco di tempo e non mi dici nemmeno di avere una figlia? Ingrato!-
Disse scherzosamente la donna dalla carnagione scura; i capelli grigi erano tenuti sciolti, mentre negli occhi neri la piú giovane scorgeva tanta bontà.
Subito, mosse dei passi verso di lui e lo afferrò per un orecchio, suscitando una risata da parte della bambina.
-Ahia, mi fai male, Martha! Lei non è mia figlia, è una bambina che è stata abbandonata dai suoi genitori ed io l'ho trovata...-
-Perché non me lo hai detto subito?!-
-Non mi hai dato il tempo di fini- ... vabbe, sono qui perchè volevo chiederti se potevi darle un tetto sopra la testa.-
-Ma certo, sai benissimo che qui tutti i bambini sono i benvenuti, e poi mi farà compagnia.- rise, per poi avvicinarsi all'interessata, porgendole la mano. -Allora, come ti chiami? L'hai già sentito, ma il mio nome è Martha.-
Silenzio. Gli occhietti si chiusero e riaprirono.
-Non ho nessun nome, io.-
-Cielo! Dobbiamo trovartene uno, in questo caso. Che ne dici di... uhm...-
-Aspetta.- sopraggiunse Crow. -Penso che prima dovremmo conoscerla bene, per poter trovare qualcosa che le si adatti alla perfezione.-
-Per una volta devo darti ragione.-
-Come sarebbe a dire "per una volta"?! Hey, non ignoratemi!-
Mentre il rosso era intento a sbraitare, le due, mano nella mano, entrarono in casa ignorandolo completamente.
-Hai fame, piccola?-
-Per adesso solo sete...-
La donna posò sul tavolo un bicchiere d'acqua e la invitò a sedersi, cosa che lei fece. In quel momento, entrò in casa anche Crow.
-Ti va di raccontare la tua storia e come sei finita per strada?-
Annuì.

Si mise a raccontare il suo passato fin nei minimi dettagli, nei limiti di ció che poteva sapere come bambina. Entrambi gli adulti rimasero in un misto di shock e rabbia, a sentirla; non importava se era per strada da relativamente poco, perché poteva già dire di essere nata all'inferno.
Si guardarono, con gli occhi spalancati, chiedendosi come avesse fatto a sopravvivere tutto quel tempo in una famiglia del genere.
-Tesoro... ma è terribile! Devi avere un animo davvero forte per stare così bene nonostante la tua situazione fosse... tragica. Non posso far altro che ammirarti.- le guance magre della bambina si colorarono di un tenue rosa pesca e sorrise, forse per la prima volta dopo tanto tempo.
-G-grazie...- balbettò, abbassando la testa, mentre alcune ciocche castane le scivolarono sul viso.
Il rosso le si avvicinò e, delicatamente, posò una mano sulla sua testolina.
-Sai... non è affatto giusto che qualcuno di cosí forte come te non possieda nemmeno un nome. Non sopporto questa cosa, quindi ora rimaniamo qui finché non te ne troviamo uno.-
-I nomi sono così importanti...?-
-Certo! Se ti rappresenta, non c'è bisogno di troppe parole per far capire agli altri chi si ha davanti. E poi... come dovrei chiamarti? "Piccola" prima o poi non andrà più bene e sembrerà imbarazzante.-
-Capisco... credo.- alzò la testa, osservandolo con gli occhi scuri. -Se i nomi sono così importanti... come dovrei chiamarmi?-
Crow ritirò la mano e se la portò al mento, afferrandolo con due dita; il viso assunse un'espressione pensierosa.
-...Artemis.-
-Cosa vuol dire "Artemis"?-
-Artemide, o Artemis, è il nome di una dea greca; della caccia, del tiro con l'arco e degli animali selvatici. È anche definita come la personificazione della Luna Crescente.
Tu sei come un animale selvatico che, per crescere, è costretto a cacciare. Hai detto che sei stata costretta a cercare cibo nella spazzatura, no? Quella si può considerare "caccia", se proprio vogliamo forzare la cosa.
Inoltre penso che ti si adatti anche solo per come suona, è un nome aggraziato.-
La piccola sbatté le palpebre piú volte, in un'iniziale confusione, ma poi le labbra si curvarono in un grande sorriso.
-Mi piace! Da adesso mi chiamo Artemis, quindi? Artemis... A...rte...mis... eheh.-
-Sono contento che ti piaccia, ora sei completa al cento per cento.-
Sopraggiunse Martha battendo le mani, entusiasta anche lei per quel nome.
-Conoscendoti, avrei giurato che le avresti affibbiato un nome da volatile, caro Crow.-
-Solo perché la mia moto si chiama Blackbird, io mi chiamo "Corvo" ed uso un deck Alanera, non significa che io sia un fissato!-
Sbuffò, posandosi nervosamente le mani sui fianchi, in un falso segno di scocciatura.

Nei seguenti giorni, durante la sua temporanea permanenza a Nuova Domino, Crow era andato a trovare Artemis ogni volta che poteva, passando parecchio tempo con lei. La trovava davvero incredibile; in pochissimo tempo si era ambientata a casa di Martha ed andava d'accordo con gli altri bambini presenti, seppur gli avesse confessato di preferire la sua compagnia. Piú volte, l'aveva colta in flagrante mentre ballava, sola in una stanza, con gli occhi chiusi.
Le piaceva davvero ballare, anche se a casaccio, sosteneva che farlo scacciava via i brutti pensieri e ricordi dalla sua testa.
Da quelle parole, il rosso capí il motivo per il quale non si trovasse completamente a suo agio con i bambini: semplicemente era dovuta crescere e maturare troppo in fretta e questo le faceva vedere tutto come "infantile", noioso.

-Crow... dove vai?-
Una manina gli afferró la manica del giubbotto, facendolo voltare. Doveva immaginare che l'avrebbe capito, dall'espressione quasi rattristata che le aveva mostrato tutto il tempo. Non era riuscito a trattenersi.
-...Tornerò, Artemis. Come tutti i giorni.-
-Stai andando lontano, vero? Domani non verrai. Mi lasci sola?-
Crow si morse il labbro e lanciò un'occhiata al casco che portava sottobraccio.
-Ho ragione, vero?-
Quella bambina... come poteva essere cosí empatica? Doveva essere un dono, il suo comprendere le emozioni con il solo sguardo. Si chinò, davanti a lei.
-Non posso nasconderti nulla, a quanto pare, eheh.
E forse non posso celare nemmeno l'affetto che ho per te, ammetto che mi mancheresti tantissimo.
Quindi... ti va di venire con me? Gireremo il mondo per partecipare ai tornei di duelli turbo più disparati e, dato che ti piace tanto, ti manderò anche a scuola di danza.-
-D-davvero...?-
-Ti ho mai mentito, in questi giorni?-
-Esattamente un minuto fa.-
Crow sospiró, chinando il capo, sconfitto nell'orgoglio.
-Vengo con te, comunque!
Sarai il mio papà! Uno vero, però.-
L'uomo avvampó per l'imbarazzo, ma poi si alzó in fretta ed afferrò la mano alla bambina, portandosela con sé.
Non si sarebbero mai più separati.

 


*Per dare più realismo, ho deciso di farla parlare in questo modo, accentuando il suo essere una bambina piccola che non ha mai studiato né nulla.
In sintesi, gli errori da parte sua sono completamente voluti, spero che possiate apprezzare la mia scelta. :>

Ma buonpomeriggio! Come state? Io piuttosto bene, tralasciando le solite crisi esistenziali, haha.
Sono contenta di aver finito il capitolo abbastanza in fretta, se vogliamo confrontare l'ultima volta in cui ho aggiornato. Che dire... spero che la mia storia vi stia piacendo, ditemi cosa ne pensate!

Jigokuko

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Livello 6 - Notizie e complotti ***


Livello 6

Notizie e complotti
 

Atto Secondo

-Hai consegnato la lettera?-
Lei incroció le braccia, stringendosi nella tuta di pelle.
-Certo, lo sai che sono velocissima.- Seguì un occhiolino, rivolto alla persona di fronte.
-Mi chiedo se aver scritto tutto con il Futhark sia stata una mossa saggia. Potrebbe non riuscire mai a decifrarlo.-
-Eheh... non che serva a molto, a dire il vero. Risulta criptico anche da tradotto, non capisco perché Krigsgaldr debba fare tutti questi giri di parole per dire un banale "sí", uff.-
Detto questo, si lasciò cadere su una sedia da ufficio, di quelle comode e girevoli. Inizió a dondolarsi a destra ed a sinistra, con le braccia distese lungo i braccioli ed un'espressione a metà tra la stanchezza e l'essere contenta.
-Peró non mi aspettavo che qualcuno potesse essere immune agli effetti del Galdr della Liberazione, è incredibile.-
-È per questo che devi avvicinarlo, potrebbe esserci estremamente d'aiuto.-
-Ma ha detto di amarmi senza avermi mai vista in faccia od avermi sentita parlare... è veramente inquietante. Non mi va di approcciarlo.-
-Ti ricordo che quella lettera è già nelle sue mani e, se tiene veramente a te, non credo la dimenticherà facilmente.-
Nella stanza rimbombó lo sbuffare di Stelle Cadenti; aveva stretto le dita sui braccioli della poltrona.
-A malincuore, devo darti ragione.
Krigsgaldr ha detto di si, quindi mi fideró di entrambi, ma non di Håkan Atlas.-

***

Era passato un mese da quando il primogenito di Jack Atlas se n'era andato e da quel giorno l'intera dimora dei Fudo veniva animata da una Ryoko felice e contenta di non averlo piú tra i piedi, libera di poter fare ció che le pareva come prima della sua visita. Avrebbe potuto anche girare nuda per casa, se ne avesse avuto l'occasione!
La rossa stava scendendo le scale canticchiando allegramente, fino a che la voce del fratello non giunse alle sue orecchie. 
-Ryoko, Håkan ci ha appena invitato a casa sua, partiremo la prossima settima--
Il rumore sordo di un tonfo lo interruppe e quando la sua testa corvina sbucó da in cima alle scale, vide la sorella riversa a terra con le mani sulle natiche, mentre emetteva lamenti poco definiti. Subito, corse giú per soccorrerla, aiutandola a sedersi sul pavimento.
-Stai bene? Come hai fatto a cadere...?- le chiese, stranito.
-"Come hai fatto a cadere"?! È colpa di quel nome maledetto! Mi vuole morta!-
-NON URLARE!-
-TU STAI URLANDO!-
Entrambi si zittirono all'improvviso, iniziando a fissarsi negli occhi.
-Stavamo urlando tutti e due.- dissero, in coro.
Dopo averle dato una mano a tirarsi in piedi, la ragazza chiese perchè sarebbero dovuti andare da lui, visibilmente scocciata all'idea di rivedere quella faccia da schiaffi.
-Stelle Cadenti.-
-Che c'entra lei adesso?-
-Ci sará una gara importante e Håkan ci ha invitato ad assistere ai suoi duelli, sará anche un'occasione per far visita ad un'altra cittá.-
-Non mi va.-
-Ryoko...-
-E va bene, ma io con lui voglio averci a che fare il meno possibile.-
-Sei fortunata allora, a quanto pare sará presente anche Artemis.-
-È una fortuna più per te~!- Ridacchió lei, prima di trotterellare via, seppur ancora mezza dolorante per la caduta di prima, lasciando Yuichi da solo con una faccia da pesce lesso.

-Quella valigia è mezza vuota, mettici piú vestiti, dobbiamo stare via per due settimane.-
-Ti ho giá detto che non mi va di partire, figurati preparare le valigie!-
-Vuoi venire nuda?-
-Sarebbe comodo.-
-Ed illegale. Ti arresteranno e deturperanno il tuo faccino con un marchio come quello di papà.-
-A lui sta bene, magari anche a me. Che ne sai?-
-Non ci pensi all'imbarazzo di raccontare che sei finita in carcere perchè, essendo troppo pigra per fare una valigia, ti sei messa ad andare in giro senza vestiti?-
-... Questo discorso sta diventando sempre piú stupido.-
-Sei tu che dici cose stupide, Ryoko.-
-Ma hai cominciato tu!- commentó lei, spazientita, mentre si sedeva sul letto a braccia incrociate e con le guance gonfie. Il fratello le si avvicinó, sgonfiandole la gota con l'indice della mano destra.
-E poi non rimangiarti le parole, la settimana scorsa avevi giá detto che saresti venuta. Non sono scemo.-
-Purtroppo.- sospiró lei, alzandosi.
Ci misero un bel po' di tempo, ma per la sera tutto il necessario era bello che inscatolato.
Dopo una cena veloce e leggera, andarono a letto presto; il mattino dopo la sveglia sarebbe stata alle sei.

Si ritrovò con la schiena contro il pavimento, le gambe ancora sul materasso attorcigliate nelle coperte e l'insistente trillare della sveglia che le spaccava i timpani.
-SPEGNILA, YUICHIIII!-
Il corvino si lanció su quell'oggetto partorito dal demonio e premette bruscamente il pulsante per fermarlo.
Solo dopo, si soffermó sulla figura della sorella a terra: i pantaloni del pigiama erano rimasti sul letto assieme alle gambe e la maglietta era tirata così su da scoprirle interamente la pancia e parte del seno.
-... come ci sei finita in questa situazione?- le domandò, prima di aiutarla a liberarsi dalle lenzuola che la incatenavano. -Sei mezza nuda-, aggiunse.
-Non ne ho la più pallida idea. Quando ho sentito il rumore della sveglia mi sono fiondata per spegnerla, ma poi sono caduta e il resto lo hai visto.- nel frattempo, si era messa a sedere sul letto, sistemandosi i vestiti.
-Sará l'emozione di rivedere Håk-- dovette interrompersi per lo sguardo fulminante scagliatogli addosso dalla sorella; -vado a farmi una doccia, ciaaaao.~- e se ne andó ridacchiando, agitando la mano in segno di saluto.
Ryoko, ora da sola, rimase sorpresa per quel comportamento. Da quanto non lo vedeva così allegro?
Non riuscí a trattenere un sorriso.

***

-C'è troppo sole qui, non voglio rischiare di abbronzarmi e diventare come quel tizio della tv.-
-Il presentatore?-
-...Si, credo. Un certo Ca--
-Ti ho interrotta, signorina?-
Sentí una mano sulla spalla ed una voce ormai inconfondibile giungere da dietro; la rossa sbiancó, udendola. Oh, no. Ancora lui.
-Si, decisamente.- non si voltó nemmeno verso di lui, vedere la sua faccia avrebbe potuto scatenare un altro morso a quel ""meraviglioso"" naso.
-Lieto di averlo fatto, allora!- le sussurró all'orecchio, prima di scoppiare a ridere e lasciarla, concentrandosi sul ragazzo accanto a lui.
-Ciao, Yuichi!- dopodiché, fece un segno di saluto anche verso Aki e Yusei, prima di riprendere a parlare. -Come stai? Ti vedo... meglio.-
-Non sono cambiate molte cose, è passato solo un mese da quando ci siamo visti. Sono solo contento di rivederti, tutto qui.-
-Che carino, heh.- commentó il biondo. -Cooomunque, benvenuti a Akralm City! Nonché... il luogo più bello del mondo!- aggiunse poi, allargando fieramente le braccia e vantandosene, impettito.
-... Aspettate, ma non dovevamo incontrare anche Artemis?- ma venne ignorato bellamente da entrambi i fratelli, in favore della domanda posta dalla più giovane.
-Oh, è vero. Provo a chiamarla.- rispose il corvino, mentre le braccia di Håkan crollarono come la sua autostima. Povero principe...
Dopo aver cercato il numero in rubrica, fece partire la chiamata; dopo qualche secondo di attesa, si sentí risuonare "Butterfly" a volume altissimo per tutta la piazza, susseguita da delle urla piuttosto familiari.
-AAAAH, MI STANNO CHIAMANDO! DOV'È IL TELEFONO?! CON TUTTE QUESTE BORSE NON RIESCO NEMMENO A CERCA- OOOOOH!!-
Al ritmo di "ayayay I'm your little butterfly", una furia di un metro e cinquantasette si avventó su Ryoko, avvolgendola in uno strettissimo abbraccio da far invidia anche ad un boa costrittore. La rossa per poco non crolló a terra, ma riuscì miracolosamente a reggersi in piedi. Se non si fosse resa conto subito di chi si trattasse, probabilmente l'avrebbe già spaccata sull'asfalto con una mossa di wrestling.
Yuichi fermó la chiamata, facendo terminare anche quella musichetta oscena, di conseguenza la testa della ragazzina sbucó dai capelli di Ryoko.
-Yuyu, mi piaceva la canzone!-
-Yu...yu?- scosse il capo, tralasciando. -È inascoltabile.-
-I-na-scol-ta-bi-le!- nessuno si era ancora accorto della presenza di Uroboro, che ripeté l'ultima parola di Yuichi, gracchiando. Nel mentre, il volatile stava usando i capelli di Håkan, ancora lí impalato, come nido. Ci mise un po' a riprendersi dalla batosta e, ignorando l'uccello, ricominció a parlare.
-Dov'eri finita? Eri dietro di me pochi minuti fa-- le chiese, incrociando le braccia.
-È che... ho visto cosí tanti negozi... c'erano un sacco di cose belle, vestiti, trucchi, gioielli! Mai vista tanta roba!-
-Non potevi aspettare un poco? Se ti fossi persa, avrebbero dato tutti la colpa a me, sei minorenne!-
-E perderti l'occasione di far partire la mia magnifica suoneria? Sarebbe stato solo un guadagno.~ Menomale che Yuyu mi ha chiamata, cosí ho potuto sentirla in tutta la sua magnificenza, eheh!-
Il biondo scosse il capo, perfino lui aveva capito che con lei non ci fosse nulla da fare. L'importante è che stesse bene.

Mentre i quattro erano rimasti lí a parlottare, Aki e Yusei decisero di lasciarli soli ed andare a farsi un giro per la città, con la promessa che si sarebbero visti la sera a casa di Jack Atlas.
Poco dopo che i due se ne furono andati, tra i vari discorsi saltó fuori quello dello strano blackout accaduto il mese prima.
-Oh! Ho dimenticato di farvelo vedere...!- disse Artemis, mentre cercava di frugare nella sua borsa, azione impedita da tutte le altre piene di vestiti infilate in entrambe le braccia.
-Serve una mano?- chiese il corvino, prendendosene un paio, in modo da agevolarle i movimenti. In quel momento, si sentí lo sguardo di un avvoltoio di nome Ryoko addosso; anche se non la stava guardando, sapeva che sul viso era stampato un sorriso.
-Grazie, Yuyu.
... Eccolo!-
La ragazza tiró fuori quelle che sembravano pagine di giornale piegate su sé stesse.
"Blackout misterioso a Nuova Domino", recitava il titolo in grassetto; accanto all'articolo, la foto dei grattacieli della città.
-Il giorno dopo il blackout sono andata a comprare il giornale per capirci qualcosa di più sulla faccenda e devo dire che ció che ho trovato è interessante! State a sentire:
"Ieri notte, alle due circa, Nuova Cittá di Domino si è completamente spenta per via di un blackout che non ha solo colpito elettrodomestici attaccati alla corrente, ma anche dispositivi a batteria. Questi ultimi, riaccesisi improvvisamente dopo un'ora, erano completamente scarichi, come se la loro energia fosse stata "risucchiata".
Ancora non sappiamo le cause di questo avvenimento, ma testimoni riferiscono che nei cieli della cittá hanno visto stagliarsi un drago bianco semitrasparente nel cielo, mentre altri dicono di aver sentito ben due voci propagarsi nell'aria: una femminile, dolce e melodiosa ed una maschile, roca e bassa; entrambi cantavano una canzone dalle parole incomprensibili."
Sentito?-
-È... strano.- disse Håkan, posandosi le mani sui fianchi. -Chi mai avrebbe potuto causare lo spegnimento di tutti i dispositivi elettronici della cittá e proiettare comunque l'immagine di un drago e le due voci?-
-Non noti due elementi affini?- chiese la più giovane, alzando gli occhi corvini e posandoglieli addosso.
-Un drago, due voci.- subentró Yuichi, incrociando le braccia.
-M-mi state dicendo che Stelle Cadenti è invischiata in tutto questo?!- il biondo sbatté le palpebre più volte, confuso da quella teoria.
-Eppure gli elementi coincidono. Il drago di quella duellante è bianco, no? Ha una voce ipnotica e melodiosa, mentre la seconda che si aggiunge durante l'evocazione del suo mostro più potente è roca, graffiante.- rispose il corvino.
-Che sia una malintenzionata, quindi? Mi sembra un'ipotesi azzardata--
-Ancora a parlare di Stelle Cadenti?! Uff, non si puó iniziare un discorso piú o meno serio che lei ciccia subito fuori. È solo una tizia che canta con un casco in testa, davvero la trovate cosí speciale?- sbottó la rossa, all'improvviso. Fino a quel momento, era stata zitta ad ascoltare i tre, ma appena la duellante venne nominata, sembró infiammarsi particolarmente.
-Forse hai ragione, Ryo. Non sappiamo nemmeno se sono vere quelle testimonianze, avrebbero potuto aggiungerle proprio per portare le persone su questa pista.-
-Pure il complottismo ci si mette.- rise l'altra. -Anche se non capisco perchè tu ti sia tenuta un giornale nella borsa per un mese, avresti potuto benissimo cercare la notizia su internet.- aggiunse, poi.
Artemis, durante quell'ultima frase, sembró distaccata, quando si scosse inizio a piegare velocemente le pagine ed a rimetterle al loro posto.
-Eheh... hai ragione, ma sono stupida e non ci avevo pensato!- ridacchió, nervosa.

Dopo una lunga visita alla città dove l'argomento "Stelle Cadenti" non era stato più toccato, Håkan portó i tre amici al luogo in cui si sarebbero dovuti incontrare con gli altri: la casa dei suoi genitori.
La grande villa a tre piani si stagliava in un quartiere ricco di Akralm, costituito interamente da magioni del genere, alcune addirittura piú grandi. Circondata da un vasto e curatissimo giardino ornato da fontane, siepi e statue, era ben isolata dalle altre, in modo da favorire la privacy. Il biondo suonó il campanello e, dopo due parole con la voce dall'altro capo, il monumentale cancello in ferro battuto si aprí verso l'interno, permettendo loro di passare.
Artemis, sbalordita, si guardava intorno con gli occhi che brillavano; da dove veniva lei, luoghi del genere erano soltanto un'utopia. Anche Yuichi ne rimase impressionato, ma ebbe una reazione molto contenuta.
L'unica a cui non sembró interessare fu Ryoko, che commentó acidamente la fierezza con cui Håkan li stava accompagnando verso la porta d'ingresso.
-Ora capisco perchè ti vanti così tanto di essere un principe, scemo.-
-Sei solo invidiosa!~- la canzonó lui.
-Invidiosa? Neanche se vivessi sotto un ponte desidererei di essere te!- replicó, incrociando le braccia e sbuffando.
-Siamo arrivati!- disse Håkan quando tutti e quattro arrivarono nell'atrio principale della villa. Qualche secondo dopo, da una delle stanze sbucó una bella donna; i capelli neri erano legati in una crocchia e gli occhi grigi nascosti dietro un paio di occhiali tondi dalla montatura dorata. Indossava una giacca rosa antico e pantaloni stretti di jeans.
-Håkaaaan, tesoro!- nonappena lo vide, gli saltò al collo, stritolandolo in un abbraccio, il quale venne ricambiato dal più giovane.
-Mamma! Come stai?- le sorrise.
-Benissimo, e anche tu vedo.- disse, lasciandolo ed allontanandosi di qualche passo.
-...Ryoko e Yuichi, giusto? Voi due siete cresciuti davvero tanto dall'ultima volta che vi ho visti, certo che il tempo passa in fretta... eheh!- dopodiché, si avvicinò alla più giovane, porgendole la mano.
-Noi non ci siamo ancora conosciute, per cui mi presento: sono Carly Nagisa, giornalista affermata, moglie del Re Jack Atlas e madre di Håkan, piacere.~-
-Piacere mio! Io sono Artemis, mentre lui è Uroboro.- 
Rispose lei, afferrandole la mano in una stretta energica.
-A proposito...! Non posso lasciarvi qui sull'uscio, seguitemi, siamo tutti nell'altra stanza. Oh, Håkan, tuo padre ora non è a casa perchè ha accompagnato Shinji da un amico, ma sará qui per l'ora di cena.
-Capisco.-

Quando Jack finalmente arrivó, tutte e tre le famiglie poterono cenare assieme; il banchetto fu enorme, il cibo era cosí tanto da poter facilmente sfamare una mandria di persone.
Finita la cena, Jack insistí con il voler sfidare Yusei ad un duello, il quale accettó volentieri in ricordo dei vecchi tempi. Vedere stagliarsi nel cielo Drago Polvere di Stelle ed Arcidemone Drago Rosso fu cosí sensazionale che anche Crow si uní al duello, trasformandolo cosí in una battle royale e sfoggiando Drago Ali Nere in tutto il suo splendore.
Håkan guardó Ryoko, seduta sul prato. I suoi occhi blu brillavano alla vista di quei draghi, quindi decise di avvicinarsi a lei.
-Non avevi detto di detestare il Duel Monsters?- le chiese, punzecchiandola.
-Ció non vuol dire che io non possa apprezzare la bellezza di Polvere di Stelle, è stupendo.-
-Hai ragione, devo ammetterlo.-
-Avete visto Artemis?- chiese Yuichi, arrivando con un bicchiere di aranciata.
-L'ho vista entrare in casa, forse doveva andare in bagno.- rispose la sorella.
-Ho la sensazione che non sia cosí, era strana in viso... voglio cercarla.-
-Va bene.-

Il corvino lasció il bicchiere su uno dei tavolini e rientró nella villa, iniziandola a cercare per i vari corridoi, stando attento a non perdersi. Salito al terzo piano, la trovó rannicchiata sul pavimento di uno dei balconi, l'espressione rattristata sul volto ed Uroboro accanto a lei.
-Non stai bene?- chiese, attirando la sua attenzione. Scosse il capo.
-Allora cosa c'è? Sei strana...-
-È complicato.-
-Ti va di dirmelo? Forse posso aiutarti.-
-Vieni qui, allora.-
Eseguí, sedendosi di fronte. Artemis prese la borsa e tiró fuori nuovamente quel giornale.
-È vero che tenersi un giornale vecchio di un mese è stupido, avendo una connessione ad internet, ma... non è per l'articolo sul blackout che l'ho conservato.-
Ne sfoglió le prime due pagine, per poi passarlo a Yuichi; in piccolo, nell'angolo, vi era la foto di una donna piuttosto giovane: magrissima, capelli castano scuro, occhi neri infossati e labbra screpolate.
"Prostituta accoltellata nella stanza di un motel dell'ex Satellite", recitava il titolo.
-Quella è mia madre.- disse, sospirando.
-...credevo fossi stata adottata.- il ragazzo dischiuse le labbra, incredulo, guardó prima la foto e poi la ragazza davanti a sé, le somiglianze in effetti erano parecchie.
-La storia è più intricata: ho vissuto con i miei veri genitori fino all'età di sei anni, ma loro erano tossicodipendenti e non avevano abbastanza soldi per sfamarmi, cosí mia madre mi abbandonó di notte in mezzo ad una tempesta. Il mattino dopo incontrai Crow, il quale mi salvò ed adottó. È stato lui a darmi questo nome.- quelle parole, per lei, erano piuttosto pesanti da dire, ma sapeva che parlarne avrebbe potuto alleviare il dolore che le facevano provare.
-Deve essere stato terribile... mi dispiace.-
-Non è nulla, ora ho una famiglia che mi vuole bene, degli amici ed un fratellino un po'... particolare. Eppure, non riesco a smettere di pensare a quell'articolo di giornale.
Io la disprezzavo, lei mi odiava, mi ha lanciata giú dall'auto con una cattiveria inaudita... ma quando ho visto la sua foto, sono scoppiata in lacrime davanti all'edicolante. Mi chiedo chi sia stato ad ucciderla... qualcuno che non ha voluto pagarla? Per droga? O è stato mio padre? E lui? È di nuovo in carcere? Verrá a cercare anche me, in cerca di una sorta di vendetta?
Ho... paura, Yuichi. Una tremenda paura che faccia del male anche a Crow.- non si era nemmeno resa conto di aver iniziato a singhiozzare cercando di trattenere il più possibile le lacrime. Quando una mano le si poggió sulla testa, alzó lo sguardo ed incontró gli occhi castani di Yuichi, che la guardava con un sorriso.
-Non dovresti trattenere le lacrime, sfogati.-
La ragazza gli si avvicinò, scoppiando in un pianto liberatorio tra le sue braccia.

 


Angolo autrice

Hello. Come state? La quarantena?
A me sta andando sinceramente da schifo, sono super impegnata e non ho mai il tempo di stare da sola a scrivere, motivo per il quale questo capitolo è così terribilmente in ritardo- sarebbe dovuto uscire minimo ad inizio marzo, ma avere sempre mio padre tra i piedi ed altre cose da fare non mi ha minimamente aiutata. Vaaabb-- spero che questa mia pubblicazione possa avervi allietato almeno un po' questo stato pietoso in cui siamo tutti costretti a stare, sperando di uscirne il più presto possibile o mi porterà alla pazzia.
Peró hey, ho anche buone notizie! Sto creando una carrd con una sezione riguardante questa storia e sto buttando giù le idee per avere finalmente una copertina, quindi potrete finalmente vedere i volti dei nostri protagonisti. uwu In caso seguitemi su instagram (@ distorted.platinum), magari potrei postare qualcosina a tema... ;)
Arrivederci e al prossimo capitolo, spero il più presto possibile. <3
Jigokuko

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Livello 7 - Lezioni di ballo ***


Livello 7

Lezioni di ballo
 

Quella notte, Artemis e Yuichi l'avevano passata gran parte insieme a parlare; lei raccontandogli più nel dettaglio la sua storia e lui cercando di consolarla al meglio delle sue capacità. Tentò di fare il massimo, nonostante non fosse particolarmente bravo in quel genere di cose. Ma, in quella ragazza, c'era qualcosa di particolare che lo spingeva ad interessarsene; quando si rese conto di quel pensiero, gli tornarono a mente le parole e i sorrisini furbi della sorella e ció lo spinse ad assumere un'espressione rassegnata, che la piú giovane notó.
-Yuyu, ho detto qualcosa di sbagliato?- gli chiese, scrutandone il viso con gli occhioni neri ancora leggermente arrossati e gonfi per il pianto di poco prima.
-Eh? N-no, tranquilla...! Ero sovrappensiero.- scosse il capo, in un evidente stato di imbarazzo, provocandole cosí una risata.
-Tanto l'avevo già capito che non mi stavi ascoltando, eheh. A che pensavi di così importante?-
-Niente di "così importante" come credi... e per questo sono stato maleducato- scusami.-
La ragazzina si sporse verso di lui, poggiandogli la mano sul capo e scompigliandone i capelli neri.
-Non ho bisogno di scuse, so benissimo di risultare noiosa, a volte!
Su, andiamo a dormire, è tardi.- e lo lasciò, alzandosi in piedi e trotterellando via con il pappagallo appollaiato sulla spalla.
Yuichi si portó una mano sulla guancia, che sentí bollente. Sospiró e si alzó, raggiungendo la sua stanza e trovando Ryoko giá addormentata.
Meglio cosí, pensò; avrebbe evitato una sicura raffica di domande (o, nel peggiore dei casi, se la sarebbe subita di prima mattina).

Il mattino dopo, diversamente dal solito, fu proprio il corvino a svegliarsi per primo. Era troppo strano che sua sorella non fosse giá in piedi, eppure erano le nove, orario che riteneva giá "troppo tardi" a cui alzarsi. Decise di non darci troppo peso e, cercando di non fare rumore, uscí dalla stanza chiudendosi delicatamente la porta alle spalle.
Scese le scale della grande villa e proseguí verso la cucina, fino a ché un vociare non attiró la sua attenzione: a quanto pare tutti i loro genitori erano già svegli.
-Ryoko non è già in piedi? Cavolo, deve essere stata veramente stanca!-
-Ha parlato fino a tardi con Håkan. Sembravano davvero in confidenza a guardarli, nulla a che vedere con il tempo che ha passato da noi.-
... cosa? Håkan e Ryoko che parlavano tranquillamente tra loro? Quasi non ci credeva.
Non gli piaceva origliare, ma voleva ascoltare meglio il discorso.
-Se ne sono andati insieme, ieri sera.-
-Ad un certo punto sono spariti anche Artemis e Yuichi, chissà cosa sta--
In quel momento, il giovane decise di entrare nella cucina, doveva interrompere quelle congetture.
-Maaa buongiornissimo! Vuoi del caffè?- disse Carly nonappena lo vide, agitando le mani in un evidente stato di imbarazzo.
-B-buongiorno...- no, grazie, preferirei del the.- va bene, la situazione non era delle migliori e quasi si era sentito tutti gli occhi addosso dei presenti mentre si sedeva, ma almeno li aveva frenati dal fare supposizioni azzardate. Di certo non sarebbe andato a raccontare gli affari di Artemis a tutti, o che l'aveva consolata per quasi l'intera notte.
Rimase indifferente per tutto il tempo passato lí, fingendo di non aver sentito nulla, non gli andava di essere sommerso di domande.
Quasi alla fine della tazza del the al limone preparato da Carly, venne raggiunto dal figlio della donna, il quale gli si sedette accanto sbadigliando. Yuichi lo guardó con la coda dell'occhio, prima di bere un altro sorso e non proferire parola; nel frattempo, erano rimasti soli.
-... ho fatto qualcosa di sbagliato?- esordí il biondo, stropicciandosi un occhio. -Mi hai guardato veramente male e non hai detto nulla.-
-...- bevve ancora.
-Ohi.-
-...-
-Vuoi parlare si o no?!- alzó la voce, improvvisamente.
-Cos'hai fatto a mia sorella?- rispose, a muso duro.
-Eh?-
-Giuro che se in qualche modo l'hai illusa e te la sei portata a letto, ti strappo le palle, Håkan.-
L'altro, dopo averlo fissato incredulo per qualche secondo, scoppió in una grassa risata.
-Io?- si indicò. -portarmi a letto Ryoko? Neanche per tutto l'oro del mondo! E, anche se ci provassi, mi beccherei come minimo un calcio nei denti. Non se ne parla, assolutamente.-
-Mh... sentivo mia madre e mio padre parlare del fatto che ieri sera siete tornati in casa assieme, quindi sono saltato a conclusioni affrettate. Scusami.-
-Non c'è problema, ci tengo alla mia salute fisica, io. Piuttosto... tu sei sparito dopo che sei rientrato.-
-... Beh...-
-È rimasto con me!- Una vocetta sopraggiunse dall'altra stanza ed una ragazzina si intromise tra loro appoggiando le mani su entrambe le loro spalle. -Avevo mal di testa e bisogno di silenzio, quindi mi ha fatto compagnia e ad un certo punto abbiamo finito per addormentarci, tutto qui.-
-Oh...! Capisco, come stai ora?-
-Molto meglio, grazie! Piuttosto, di che parlavate?-
-Questo scemo pensava che mi fossi portato a letto sua sorella solo perché l'ho riaccompagnata nella sua stanza.-
-...Hey, quella è mia priorità!-
-Cosa?- dissero in coro i due.
-Cosa?- rispose lei.
-Cosa!- si aggiunse Uroboro, sempre stato sulla sua spalla.
-... Lasciamo perdere!!- la giovane agitó le mani, andandosi a sedere all'altro lato del tavolo. In quel momento, finalmente l'interessata si presentò a completare il quintetto. I tre ragazzi le posarono occhi indagatori addosso, vedendola con le palpebre mezze chiuse e sul viso un'espressione assonnata.
-Che c'è.- domandò, quasi spazientita da tutti quegli sguardi.
-Nulla, eravamo solo sorpresi che non fossi già in piedi come al solito, tutto qui.- le rispose il fratello, sperando che non avesse udito i precedenti discorsi.
-Non vedo quale sia il problema, mica sono le tre di pomeriggio...-
Si andó a sedere vicino ad Artemis, prendendo uno dei biscotti allo zenzero sul tavolo ed addentandolo. Eppure, a Yuichi la sua espressione sembrava strana, ma decise di non darci troppo peso, poteva essere solamente più assonnata del solito perché andata a dormire tardi.

Terminata la colazione, i quattro si ritrovarono insieme nel grande soggiorno, seduti sulle poltrone a fare nulla. Ryoko sbadiglió, attirando l'attenzione della ragazza piazzata sulla poltroncina singola.
-Hai sonno?- le chiese.
-Precisamente. Se volete scusarmi, me ne torno a let-- mentre stava per alzarsi, l'altra scattó in piedi.
-Te lo faccio passare io il sonno!- e si avventó su di lei, afferrandola per un braccio, portandola al centro della stanza. -Ma che stai facendo?!- protestó la rossa, guardandola male.
-Balliamo, no?- le afferró la mano destra, intrecciando le dita tra loro; il braccio libero lo avvolse attorno al fianco sinistro. -Scaricherà la tensione e ti dará una bella svegliata.- terminó, facendole l'occhiolino.
-No, aspetta, io non so ballare!- cercò di divincolarsi, ma l'amica, in quel momento, sembrava piú una piovra che una ragazzina. Fece un passo indietro, iniziando a guidarla per costringerla a ballare un tango.
-Sei troppo tesa, lasciati andare, o non ti diverti!-
-La mia idea di divertimento non è ballare un tango fatto male con due idioti che ci fissano, Artemis.-
-Mh...? Eheh.-
Il suo sguardo fece capolino da dietro la spalla di Ryoko, incrociandosi sui due ragazzi seduti che le osservavano. Håkan con un sorrisetto sul viso e Yuichi abbastanza indifferente.
-Voi due, alzatevi.-
-Eh?- commentó il corvino, mentre il biondo già si preparava in piedi.
-Fallo, segui l'esempio di Håk!-
-Uff...- a suo malgrado, eseguí anche lui il comando.
-Stai pensando di far ballare noi due insieme?- chiese l'altro, buttando un occhio sull'amico, il quale teneva la schiena ripiegata in avanti e le braccia molli. -Sono sicuro che non sappia nemmeno muovere la testa a tempo di musica, lui!-
-E lasciarlo a te, principino? Non mi fido minimamente!- completata l'ennesima giravolta trascinandosi dietro la povera Ryoko, gliela lanció letteralmente in braccio, con enorme sorpresa di entrambi.
I due si fissarono negli occhi per qualche secondo, prima che l'urlo della ragazza gli spaccó i timpani, ma non la lasció comunque andare.
-Mollami, stupido!-
-Non ti agitare, non ti faccio nulla, scema.-
-Con te non ci ballo, voglio andare da mio fratello.-
-Io ti consiglio di guardarlo, è già prenotato.-
Voltó la testa, trovandosi davanti la scena di Artemis che aveva le braccia attorno al collo di Yuichi e le guance poggiate l'una contro l'altra, lei con un sorriso enorme sul viso e lui visibilmente spaesato, con le gote arrossate ed un'espressione confusa.
-Visto? Saremmo costretti a stare insieme, allora.~-
Osservarla ringhiare e fare di tutto per non incrociare il suo sguardo, lo divertiva piú di ogni altra cosa al mondo.
-Su, su! Non vorrai mica essere piú scarsa di tuo fratello nella danza, con la bravura di Artemis diventerá presto un ballerino provetto, impara anche tu!- non le lasció nemmeno il tempo di ribattere che le prese una mano e la costrinse a poggiargliela sul petto, mentre l'altra rimaneva tra la sua.
-Smettila, non ci voglio ballare con te.-
-Smettila tu, di essere così lamentosa. Nessuno si avvicinerá mai a te con questo atteggiamento e finirai per diventare una di quelle zitelle che vivono con una ventina di gatti in casa ed i centrini all'uncinetto sparsi ovunque.- le circondó i fianchi con il braccio libero in modo aggressivo e la tiró a sé, tutto ció per farla innervosire ancora di piú. Adorava metterla in difficoltá.
-E chi ti dice che io non voglia diventarlo?- sibiló a denti stretti, alzandosi in punta di piedi per poterne incrociare meglio lo sguardo.
-Proprio il tuo atteggiamento, signorina.- rispose lui, diminuendo ulteriormente la loro distanza e poggiando la fronte contro la sua.
-Se continuerai ad andare in giro come una forsennata con quella moto e picchiando chiunque ti stia sul cazzo, non avrai mai la stoffa di zia sola al mondo che riempie di baci e caramelle i suoi nipoti.- rise, allontanandosi e facendola roteare.
-Preferirei rimanere sola al mondo, piuttosto che stare con uno come te. Il solo toccarti mi irrita.-
-Oh, davvero? Buono a sapersi.- detto ció, la strinse ancor di piú a sé, con ovvia protesta di lei. -Ryoko due, Fighetta d--
Ma la rossa rispose pestandogli un piede, gesto che lo costrinse a lasciarla di colpo e a buttarsi sul divano, dolorante.
-Ma sei scema?!-
-Te l'ho detto, io, che non so ballare! Ryoko tre, Fighetta uno.~-
-Uff... e io che pensavo si fosse calmata, dopo ieri sera.- mormoró tra sé e sé, massaggiandosi l'arto con le lacrime agli occhi.
Ryoko si voltó verso Yuichi ed Artemis, incredula di non aver sentito nemmeno un commento da parte loro. Li trovó completamente assorti nei movimenti, lei gli spiegava come muoversi al meglio e lui, goffamente, le chiedeva aiuto e tentava come poteva di mettere in pratica i suoi insegnamenti. Non riuscí a fare a meno di sorridere, a vederli.
-Hey, mi rendi zoppo e poi mi ignori? Ma che bella persona sei!-
-Zitto e guarda.-
-Mh? Oh... l'hanno presa davvero sul serio, a quanto pare. Perché noi no?-
-Perché tu hai preferito fare il viscido e mettere le mani ovunque.-
-Se avessi voluto davvero metterti le mani ovunque, di certo non l'avrei fatto con loro qui.-
-M-mi fai ribrezzo!- si strinse nelle spalle, rabbrividendo.
-Scherzavo, scherzavo. Sono aggregato a quella cerchia di persone che non ti sfiorerebbe neanche per un milione, io.-
-Pft. Sei rivoltante, non avvicinarti mai più a me.-
-Ma come, non vuoi più ballare?-
-NO!-
E lo abbandonó lí, scappando nella sua stanza. Il biondo scoppió in una grossa risata, attirando finalmente l'attenzione degli altri due.
-Ma cosa le hai fatto?- domandó Yuichi, le mani posate sui fianchi.
-Mi sono solo divertito un po' con lei, giusto per vendicarmi. La faccenda del mio povero naso non l'ho ancora mandata giù.-
Il corvino scosse il capo rassegnato, maledendosi mentalmente per avere davvero pensato che quei due avessero potuto fare qualcosa insieme, sorvolando tutti i loro trascorsi.

Mezzogiorno non tardó ad arrivare e di Ryoko nemmeno l'ombra, che fosse tornata davvero a dormire?
-A quanto pare il mio piano non ha funzionato.- mugoló Artemis, incrociando le braccia ed appoggiandole sul cornicione del terrazzo. -È tutta colpa tua, scemo!-
-Ma se sei stata tu ad avermela lanciata addosso!- replicó il biondo, intento ad accendersi una sigaretta. Quasi gli cadde dalle labbra.
-Volevo solamente farvi andare più d'accordo...- disse sconsolatamente, con il volto incastrato tra le mani.
Håkan dischiuse le labbra, facendo fuoriuscire il fumo appena inspirato.
-Io e lei? Andare d'accordo? Devo ricordarti che nella prima mezz'ora in cui ci siamo conosciuti mi ha morso il naso? Quella è pazza!-
-Non è pazza... è solo... un po'... eh... e tu te la sei cercata, ecco!-
-Non le ho fatto nulla io, Artemis! L'unico mio errore è stato abbassare la guardia solo perchè carina.-
Nuovamente, dalle sue labbra uscí un rivolo di fumo.
-... Aspetta aspetta! Hai appena ammesso che è carina? Ti piace? La trovi attraente?-
-Calmati, scema. Penso solo che se si comportasse meglio, non si vestisse come una barbona e tenesse quei dannati capelli sciolti sarebbe quasi accettabile, ecco. Anche se il suo carattere rovina tutto.-
Sul volto della ragazza comparve un sorrisino furbo, gli occhi neri puntati di sbieco verso di lui.
-Cosa stai tramando, adesso?-
-Mh... vedrai.-
-No, non vedró nulla.- inspiró una gran quantitá di fumo dalla sigaretta e glielo soffió tutto in faccia, facendola tossire.
-Se provi ad accoppiarci ti ammazzo.-
Ci mise un po' a riprendersi, aveva le lacrime agli occhi.
-Hey, non farlo mai p- ...ma dov'è Yuichi?- non si erano nemmeno accorti che il ragazzo fosse sparito. Rimasero a guardarsi, confusi.
-Vado a cercarlo.-
-Aspetta.- il biondo, dopo aver spento il mozzicone nel posacenere, le posó una mano sulla spalla, fermandola. -Lasciamolo stare.-

La porta della camera si aprì lentamente. Voltó lo sguardo verso l'uscio, tornando poi a puntarlo sul soffitto quando si accorse di chi si trattava.
-Oh, sei solo tu. Pensavo fossi lo scemo venuto a darmi nuovamente fastidio.-
Il fratello si sedette sul bordo dell'altro letto, con i gomiti appoggiati alle ginocchia.
-Mi vuoi spiegare che hai, oggi? Non ti ho mai vista così poco attiva.-
-Non lo so, all'improvviso il mio corpo sembra essersi completamente stancato ed il mio umore è finito sotto le scarpe, non riesco a capire perchè.-
-Riguarda ieri sera? Håkan ti ha detto qualcosa in particolare?-
Lei scosse il capo, le mani posate sulla pancia ed i capelli rossi riversi sul materasso.
-Strano ma vero, abbiamo parlato tranquillamente di argomenti che nemmeno ricordo. Non sono stata cosí male, ma stamattina è tornato a starmi antipatico.-
-Suppongo sia solo una giornata no, dopotutto hai dormito poco. Vedrai che domani tornerai la Ryoko di sempre.-
-Speriamo.- sospiró, mettendosi seduta ed appoggiando i piedi nudi sul parquet freddo.
-Non fare la pessimista, è vero!- il fratello si alzò e le scompiglió energicamente i capelli, per poi abbracciarla e darle un bacio sulla testa.
-Lo sai benissimo che hai sempre avuto la forza di rialzarti, al contrario di me. Sei fin troppo forte, tu.-
-Grazie, Yuichi. Ti voglio bene.- sorrise, ricambiando finalmente l'abbraccio.
-Anche io, sciocca.-

-Un po' di eyeliner e...- si sentí un boato, cosí forte che lo spavento finí per farle tracciare una grossa linea nera su tutta la guancia. Håkan aveva di colpo spalancato la porta e poi afferrata per il braccio sinistro, mentre Uroboro si era agitato ed aveva iniziato a volare per tutta la stanza.
-Muoviti, o faremo tardi! Stel- ... ma che hai fatto in faccia?- le domandó, sempre stringendole il polso.
La ragazzina lo fissava con la testa lievemente inclinata, gli occhi spalancati ed un'espressione vuota, fino a ché dalla sua gola non uscí un urlo spaccatimpani.
-COME TI È SALTATO IN MENTE DI PIOMBARMI IN CAMERA?! AVREI POTUTO ESSERE NUDA, IDIOTA.-
-Non m'importa se sei nuda, è tardi! Non voglio arrivare allo stadio quando il duello è già iniziato e perderne metá solo perché tu non ti sai truccare.-
-... FUORI DI QUIIIIII!- il suo urlo riecheggió per l'intera villa, mentre lo buttava fuori dalla camera.
Con tutta la calma del mondo, poi, si sistemó il trucco e raggiunse tutti il soggiorno con il pappagallo appollaiato sulla spalla.
-Come sarebbe a dire che non vieni?!- chiese il biondo a Yuichi.
-Ryoko ha la febbre, non mi va di lasciarla sola in una casa che non conosce, rimango qui a farle compagnia e ad assicurarmi che stia bene.-
-Ma ci tenevi a vederla anche tu Stelle Cadenti...!-
-La vedró in televisione, non preoccuparti.-
-Quindi nemmeno lei viene?- si aggiunse Artemis, incrociando le braccia. Il corvino scosse il capo.
-Allora vado a salutarla!-
-Aspetta, lasciala stare, si era appena addormentata.-
-Va bene.-

***

Tiró su la zip della tuta, guardandosi allo specchio. Quella cosa oscena le metteva in risalto tutte le forme piuttosto generose che si ritrovava. Imbarazzante.
-Non fare quella faccia ogni volta che la indossi, ti sta bene.-
Sopraggiunse una voce da dietro di lei, rassicurandola. Prese il casco e se lo infiló sulla testa.
-È volgare. Ho dei capelli fuori?-
-No, no.-
-Mh...-
-Se non vuoi partecipare non farlo, nessuno sa chi sei, chi ti cercherá mai?-
Si portó le mani dietro la schiena, dondolandosi sulle gambe.
-Sai benissimo che non posso fermarmi, Krigsgaldr ci rimarrebbe male.-
-Perché hai preso così a cuore la sua causa?-
La motociclista si sedette accanto a lui, infilandosi gli stivaletti bianchi ai piedi.
-Non... lo so, forse perché per una volta nella mia vita qualcuno mi ha fatta sentire veramente importante.-
-Per me lo sei sempre stata.-
-È normale per il nostro legame, ma con lui è diverso.-
-Non ti sarai mica innamorata di quel drago?-
-Ma che dici?!-
-ahah! Scherzavo... piuttosto, muoviamoci.-
Lei annuí.

Si trovava a cavalcioni sulla moto, in attesa del suo turno. Osservava la lancetta del contachilometri ferma sullo zero, mentre dondolava i piedi poco sollevati da terra.
"Qualcosa ti preoccupa?"
Una voce eterea e profonda giunse alle sue orecchie, risvegliandola dai suoi pensieri. Si sporse verso lo scomparto del duel disk che conteneva il suo extra deck ed estrasse la carta in cima, rigirandosela tra le mani; era un mostro synchro, il nome in oro recitava "Drago Divino dello Specchio Primordiale" e raffigurava una creatura bianca, dalla testa di drago, quattro occhi dalle iridi rosse ed ali meccaniche brillanti. Miriadi di catene attraversavano l'immagine nascondendo quasi completamente il corpo del drago.
Scosse il capo, quasi come se fosse stato proprio lui a parlarle.
"Vinceremo, come sempre. Fidati di me, Stelle Cadenti. Noi due, insieme, spezzeremo le catene e porteremo la salvezza nel mondo."
Subito dopo, venne chiamata dallo stadio e lei partì. Appena si presentó e la videro, tutti gli spettatori iniziarono ad urlare il suo nome e ad acclamarla, tra urla, striscioni e fischi. Rallentó fino al traguardo, fermandosi e salutando il pubblico con il braccio; non le piaceva ricevere cosí tante attenzioni, ma era incredibile che avesse guadagnato cosí tanti fan senza mai essersi mostrata in viso.
Poco dopo, venne raggiunta dallo sfidante: un uomo sulla quarantina, aveva una duel runner davvero enorme ed era pieno di piercing, da sotto il casco si notavano anche alcuni segni dorati tipici di chi era stato nella Struttura. Un ex galeotto. Non aveva un viso proprio amichevole, ma sorrideva a trentadue denti.
-Buonpomeriggio, bellissima, non era meglio se ti presentavi senza quella tutina? Tanto sarebbe stato uguale. Ma... non importa, sappi che se vinceró ci penserò io a togliertela.- ammiccó l'uomo, in modo inquietante. Stelle Cadenti si morse il labbro, tentando di trattenere l'ira, quella persona le stava facendo venire i conati di vomito.
-Calmati.- una voce rassicurante si propagó all'interno del casco, facendole distogliere l'attenzione da quelle frecciatine.
-Non ascoltarlo, devi sconfiggerlo in duello, ricorda. Per Krigsgaldr.- un sospiro provenne da sotto il casco, proprio quando scattó il semaforo.
-Fallo iniziare.- la giovane annuí, lasciando passare davanti lo sfidante, nonappena superó la prima curva che gli permise di iniziare, lei lo sorpassó.
-È tardi, ormai, piccina. Ma rimani pure lí, cosí posso ammirare quel culetto.-
-Tch.- mormoró senza farsi sentire, mentre il duello iniziava.

Passarono un po' di turni e all'uomo erano rimasti poco piú di mille life points, mentre Stelle Cadenti li aveva ancora tutti. Ovviamente in vantaggio, sul duel disk era presente l'esatto numero di mostri che servivano a richiamare Drago Divino dello Specchio Primordiale, ma nel momento in cui si preparó ad evocarlo e quindi a cantare, le andó addosso con la moto, speronandola. Non fece in tempo a riprendere il controllo che andó a schiantarsi contro il bordo della pista. Vide chiaramente il momento in cui il suo corpo balzó via dal bolide come una bambola di pezza, fino a quando non si riversó sull'asfalto.
Lí, buio.


 


Ma buonpomeriggio.
Sono proud di me stessa perché ho scritto questo intero capitolo in meno di due settimane. :')

Comunque vi lascio con la copertina che ho appena finito di disegnare. Era anche ora, direi, dato che a giugno sará l'anniversario della storia.
Alla prossima.~

Jigokuko

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Livello 8 - Fuga ***


Livello 8

Fuga
 

Quando il corpo di Stelle Cadenti si riversó sull'asfalto, tutti gli spettatori nelle tribune tacquero. Caló un silenzio di tomba, come se l'intero stadio stesse trattenendo il respiro.
Håkan si bloccó, la bocca spalancata e gli occhi fissi sulla duellante; parte della tuta si era strappata e lembi di pelle ferita furono in bella vista, mentre il casco si era ammaccato e la visiera crepata. Era immobile. Attorno a lui, sentí un rumore ovattato di passi, ma non riuscì nemmeno a farci caso, era come se una forza esterna gli stesse tenendo la testa bloccata in direzione di quell'atroce spettacolo.
Intanto, l'uomo che l'aveva speronata era riuscito ad evitare i poliziotti ed a fuggire dall'arena, sotto gli occhi increduli dei presenti.
Passarono pochi minuti prima che due paramedici arrivarono con una barella; nel caricarcela su, non levarono il casco ed il più in fretta possibile la portarono via.
Fu in quel momento che il biondo scattó in piedi, scansó Artemis seduta accanto a lui e prese a correre giù per le scale della tribuna, arrivando a raggiungere l'ambulanza poco prima che ne chiudessero le porte.
Una persona stava salendo e... lo riconobbe, subito.
-Yuichi!- ne chiamó il nome; in cima alla rampa, il ragazzo si voltó, lo guardó negli occhi e poi li chiuse, mordendosi il labbro ed entrando. Stava stringendo il pugno libero.
-Aspetta! Che ci fai qui? Cosa significa tutto questo...? Yuichi, YUICHI!- urló, ma ormai le ante del mezzo si erano chiuse, partendo a sirene spiegate.
Rimase immobile, in piedi, le gambe tremanti e le lacrime agli occhi. Cos'era successo a Stelle Cadenti? Era morta? Perché Yuichi si trovava lì? Poco dopo, una mano gli si posó sulla spalla, facendolo voltare. Era Yusei, lo stava guardando con uno sguardo serio.
-So che hai tantissime domande per la testa e, vedendomi, sicuramente vorresti farle a me, dato che mio figlio è appena andato su quell'ambulanza, ma dovresti farle solo e soltanto a lui. Prendi la tua duel runner e raggiungilo in ospedale. Ormai è giunta l'ora.-
-Io...-
-Vai, io prenderó la mia macchina e vi raggiungeró.-
Annuí debolmente e l'uomo si allontanò in direzione del parcheggio. Si passó una mano sugli occhi in un blando tentativo di asciugarseli e partí anche lui in direzione della sua moto. Quando la raggiunse e si mise il casco, gli tornó a mente quell'immagine assurda del volo, la caduta rovinosa ed il bolide, a pochi metri da lei, con il fianco destro distrutto e le carte riverse sul battistrada. No, non doveva pensarci, una distrazione e sarebbe finito anche lui in quel modo, se non peggio. Si morse il labbro, mise in moto e partí.
Arrivato a destinazione, scese e dimenticó il cavalletto alzato, rischiando di farsi crollare il mezzo addosso con tutto il suo peso; l'ansia lo pervadeva, ma corse nell'ospedale a perdifiato, guardandosi attorno alla ricerca di un viso familiare. Corridoio dopo corridoio, i suoi occhi incontrarono la figura di Yuichi accanto a quella di Aki, seduti entrambi su delle sedie; il primo aveva la schiena ricurva in avanti ed i denti serrati, stringeva i pugni e cercava di trattenere i singhiozzi, mentre la madre gli instillava parole di conforto. Lei si accorse della presenza del biondo ed alzó la testa in sua direzione.
-Mi spiace che tu l'abbia saputo cosí.- mormoró lei, distogliendo poi lo sguardo.
-Yuichi, dimmi la veritá, per favore. Che ci fai qui?- si sedette accanto a lui, non staccandogli gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.
-Non è ovvio? Guardati attorno, Ryoko non è presente.-
Improvvisamente, realizzó. Perché, perché non se n'era reso conto prima? Era cosí facile, quando l'aveva visto salire avrebbe dovuto capirlo subito, come avrebbe dovuto farsi delle domande quando entrambi, per ben due volte, non erano venuti a vedere i suoi duelli con lui.
Stelle Cadenti e Ryoko Fudo erano la stessa persona.
Le gambe sembrarono cedergli, tremanti, guardare il viso contratto dell'amico lo faceva stare male.
-Perché non me lo avete detto?- sussurró, con la voce rotta.
-Lei non voleva, non si fidava di te.-
Distolse lo sguardo, puntandolo sul pavimento; le mani stringevano la stoffa dei pantaloni.
-... come sta? È... viva?-
Yuichi annuí.
-Nonostante il volo, le sue condizioni non sembrano essere così gravi. Peró la colpa è solo e soltanto mia, non avrei dovuto lasciarla andare, non stava bene, non ha fatto in tempo a riprendere il controllo della moto... non è da lei. È capitato altre volte che le andassero addosso in quel modo, ma era sempre riuscita a non farsi nul-- il suo discorso venne interrotto da un ennesimo singhiozzo, non era più riuscito a trattenere le lacrime ed era scoppiato tra le braccia della madre, la quale lo stringeva forte a sé.
-Non è colpa tua, mettitelo in testa, è stato quell'uomo a correrle addosso. Devi smetterla di attribuirti la colpa di tutto, tu non c'entri e nemmeno lei.- gli disse, ma le parole di Aki non sortirono alcun effetto, perché il suo pianto non accennava a fermarsi.
I restanti minuti passarono in silenzio, come unico suono rimaneva il pianto del ragazzo, fino a quando non si sentirono dei passi veloci ed Artemis sbucó dal corridoio seguita da Yusei. Lanció la sua borsa sulla sedia accanto a quella di Håkan e si precipitó in ginocchio da Yuichi, prendendogli il viso tra le mani e costringendolo a guardarla negli occhi.
-Allora? Perché piangi?- le lacrime finivano sulle sue dita, inumidendole.
-È... colpa... mia...- furono le sue parole, prima di tirare su col naso.
-Se continuerai a singhiozzare cosí, farai piangere anche me. Ryoko sta bene, lei non è il tipo da morire per una cosa del genere. Krigsgaldr la protegge, no? Devi farti vedere forte per quando si sveglierà. Lei non vorrebbe che piangessi per colpa sua.-
Il corvino non rispose, distolse lo sguardo e posó le mani sui polsi della ragazza.
-Vieni qui.- disse, tirandolo verso di sé ed abbracciandolo, facendogli posare la testa sul suo petto. Il ragazzo le circondó la vita con le braccia e la strinse; lentamente, si stava calmando. Håkan, che aveva ascoltato tutto, si domandó come Artemis sapesse già tutte quelle cose. Perché sembravano tutti esserne al corrente tranne lui? Doveva assolutamente parlare con la stessa Stelle Cadenti, ma non sapeva quando e se si sarebbe risvegliata. Credeva poco alla storia delle ferite non molto gravi, quello era stato un volo altissimo, aveva giurato di sentire addirittura le ossa rompersi a contatto con l'asfalto.
Nel mentre, anche Crow, Jack e Carly erano arrivati, ma prima che potessero arrivare delle risposte da parte dei medici, passarono alcune ore. Artemis ci mise un po', ma riuscí a tranquillizzare Yuichi, il quale si era addormentato sulla sua spalla.
Poco dopo, vennero raggiunti da un'infermiera e li informó che potevano andare a vedere le condizioni della ragazza, il biondo si alzó ed andó a svegliare il corvino, il quale scattó in piedi e si diresse subito nella stanza in cui era ricoverata la sorella, seguito dai genitori, l'amico e la più giovane. Ryoko si presentò distesa sul letto priva di conoscenza; il braccio sinistro e la gamba destra ingessati, cerotti ovunque ed una flebo attaccata all'arto libero. Lentamente, le si avvicinò, sfiorandole il viso con la mano, prima di ritrarla.
-Scusami, Ryoko.- le disse, con lo sguardo basso. Nonostante fosse più calmo, ancora non riusciva a guardarla senza ribollire di rabbia ed odio verso sé stesso. Uscí subito dalla camera e tornó a sedersi, seguito da Artemis, pronta a consolarlo nuovamente; se l'era davvero preso a cuore.
Il biondo rimase a guardarla stringendo i denti, continuava a non credere che la ragazza odiosa e manesca e Stelle Cadenti, aggraziata e silenziosa, fossero la stessa persona. Eppure lei era lí, sdraiata su quel letto, con la gamba ed il braccio spezzati proprio nei punti in cui aveva impattato. All'improvviso, uscí e sparí tra i corridoi, fino a ché non incrociò un'infermiera.
-Mi scusi, a che ora termina l'orario delle visite?- le chiese, con le mani in tasca.
-Alle otto, ragazzo.- rispose.
-La ringrazio.- le sorrise, per poi riprendere a camminare.

Yuichi, Artemis ed i loro genitori, dato che Ryoko continuava a dormire in pace, decisero di andarsene qualche ora dopo, circa alle sei. Stava cominciando a fare buio.
-Su, andiamo.- disse la ragazzina al corvino, prendendogli la mano. -Ti va se rimango con te anche stasera?- continuó, sorridendogli. L'altro si limitò ad annuire e la seguí.
Per tutto il tempo, Håkan era rimasto seduto al bar a pensare sul da farsi; aveva estremo bisogno di parlare con Ryoko nonappena si sarebbe svegliata, quindi scrisse un messaggio alla madre informandole di essere tornato a casa e, sicuro di essere rimasto solo, tornó in camera, si chiuse la porta alle spalle e si sedette accanto al letto dopo aver preso una sedia buttata in un angolo.
Passarono le ore e nessun movimento, finché non arrivarono le otto ed un dottore irruppe nella stanza.
-L'orario delle visite è terminato, devi andartene, ragazzo.- gli intimó.
-È la mia ragazza...- sussurró. -Ho visto con i miei occhi il suo incidente e mi sono spaventato a morte. Ho paura a lasciarla qui.-
-Posso comprendere, ma non posso farti stare qui tutta la notte.-
-Un'altra ora, la prego. Alle nove me ne andrò di mia spontanea volontà.-
-Ghh... e va bene... ma che sia la prima e l'ultima volta.-
-La ringrazio...!- sorrise, poggiando la mano sul braccio della ragazza. Fortuna che non l'aveva sentito, sennó le avrebbe prese di santa ragione. Quando l'uomo uscí, poggió la testa sul materasso, finendo per addormentarsi, era esausto.
Venne svegliato da qualcosa che smuoveva i suoi capelli e lentamente aprí gli occhi.
-Scema, lasciami dormi- Ryoko?!- sbottó all'improvviso, alzando la testa e sbarrando gli occhi.
-Shh! O ci sentiranno.-
-Perché non dovrebbero sentirci?-
-Ti manderebbero via ora che sono sveglia.- annuí.
-Senti... allora...- continuó, con una punta di imbarazzo nella voce.
-Lo so, Stelle Cadenti, che non ti fidi di me. Ma mi devi una marea di risposte.-
-Mhhh, non so se ho intenzione di dartele, principino Atlas.-
-Tuo fratello è troppo disperato per parlarmi ed i tuoi genitori non dicono nulla, sei l'unica rimasta.-
-A che piano stiamo?-
-Al piano terr- NON CAMBIARE DISCORSO!-
-SHHH!- si portó l'indice dinanzi la bocca. -Ti diró quel che vuoi, ma ad una condizione.-
-Sentiamo.-
-Portami via dall'ospedale.-
-Ma sei matta? Non posso.-
-Devo ricordarti che hai perso una scommessa?- gli fece l'occhiolino, sorridendo ampiamente. -Ci guadagneresti soltanto a portarmi con te.-
-Ryoko, anche se volessi, non potrei portarti via in queste condizioni, sono venuto con la moto.-
-Ho ancora un braccio libero per potermi reggere.-
-Ho solo un casco.-
-Chiudo gli occhi.-
-Se ci fermasse la polizia saremmo nella merda.-
-Basta scappare.-
-Perché la fai così facile?!-
-Seminare quelle carrette è la cosa più semplice del mondo, non l'hai mai fatto?-
-Sono un modello, non un teppista, scema.-
-Adesso mi metto ad urlare che un maniaco è entrato nella mia stanza, così ti prenderanno e le tue carissime risposte le vedrai solo con il binocolo.-
Il biondo si mise le mani nei capelli, rassegnato.
-E come vorresti scappare con tutte le persone che ci sono in giro? Sentiamo.-
-Perché pensi che ti abbia chiesto a quale piano siamo, scusa? Ovviamente usciremo dalla finestra.- sorrise.
-Mi prenderai in braccio, mi poserai sul cornicione, uscirai e poi mi porterai via. Più semplice di così si muore.-
-Dovresti smettere di farla così facile, qualcuno potrebbe vederci uscire.-
-Spegni la luce, nessuno noterá le nostre sagome al buio.-
Rimase spiazzato, come faceva ad avere la risposta per tutto?! Aveva appena subito un incidente devastante e non ne era nemmeno scossa, anzi, dimostrava più energie di quella mattina.
-E va bene, ti porteró via, ma sappi che la responsabilità sará interamente tua se dovesse succedere qualcosa, intesi?-
-Roger! Ah, e prendi Krigsgaldr, penso sia su quel comodino. Non voglio lasciarlo da solo.-
-Krigsgaldr?- lo aveva nominato Artemis.
-Drago Divino dello Specchio Primordiale, il mio mostro più potente.-
-Va bene.-
Prima di spegnere la luce, cercó la carta e gliela passó.
-Dimmelo se ti faccio male.- le disse, subito dopo la prese in braccio.
-Mi hanno imbottita di antidolorifici, non sento nemmeno il tuo tocco a momenti.-
Quando si fu avvicinato alla finestra, Ryoko l'aprí e venne messa sul davanzale, successivamente Håkan uscí e se la caricó in groppa.
-Reggiti forte, se cadessi sarebbe un casino.-
-Direi che è colpa tua.-
-Ma chi me l'ha fatto fare?-
-Le vuoi si o no quelle risposte?-
Per tutto il tragitto fino alla sua moto non le parló piú.
-Non posso portarti a casa dei miei genitori, ci ammazzerebbero entrambi. Vieni da me, è anche più vicino.- la fece salire sul sedile, prima di prendere il casco e metterselo in testa.
-Non m'importa dove andiamo, basta allontanarsi dall'ospedale. Ho un brutto presentimento.-
Il biondo annuí, saltando su. Lei gli avvolse il braccio libero attorno alla vita ed appoggió la testa sulla schiena.
Mise in moto e partí, evitando di andare troppo veloce per paura di perderla per la strada. Le luci della cittá erano bellissime, Ryoko le guardava incantata mentre i capelli rossi danzavano nella brezza.
Il tragitto non fu molto lungo, dopo un quarto d'ora arrivarono in una via poco distante dal centro della città, la quale si presentava piena di condomini e grattacieli, tutti tenuti in ottimo stato, chiaramente era un luogo riservato alle famiglie ricche.
-Ah, quindi vivi qui? Tipico posto da ricchi sfondati.-
-È quello che sono, cosa ti aspettavi?-
-Avrei preferito vivessi sotto un ponte.-
-Molto divertente, sei solo invidiosa.- la duel runner rallentó fino a fermarsi ed il biondo scese, continuando a condurla a mano fino all'interno di un garage; nella penombra, la ragazza notó anche la presenza di un'auto parcheggiata.
-Su, salimi in groppa, io abito al quinto piano.-
-Devo proprio?-
-Se vuoi ti lascio qui sul sellino della mia moto per tutta la notte.-
La rossa sbuffó, prima di salirgli sulla schiena. Quando fu sicuro di averla salda, uscí dal garage e percorse le rampe di scale che portavano al suo appartamento.
-Non è granché, ma essendo da solo mi va bene.-
-... Seriamente? Sarà più grande della mia casa, e noi siamo in quattro!-
-Non esagerare.-
Chiuse la porta, dirigendosi in camera e posandola sul letto, poi si tolse la giacca e l'appese ad un attaccapanni.
-Mh?-
-Che hai da guardare?- replicó lei, guardandolo male.
-Vuoi dei vestiti? Non deve essere comoda quella vestaglia che ti hanno messo all'ospedale.-
Lei annuí, visibilmente imbarazzata; quel tessuto era leggerissimo e si potevano notare anche troppi dettagli. Il biondo rovistó in un cassetto, tirando fuori una maglietta bianca e blu.
-Grazie.- disse, prendendola con l'unica mano libera ed osservandola in silenzio.
-Se continuerai a fissarla cosí non si metterá per magia, lo sai vero? ... ma aspetta, ne sei in grado con un braccio solo?- dato che continuava a tacere, capí di aver fatto centro perfetto.
-Dai, ti aiuto a met--
-Non ci contare!-
-Hai intenzione di rimanere con quella cosa addosso? Contenta tu.-
-Non voglio che tu mi veda, tutto qui.-
-Come se fosse un problema, so già com'è fatta una ragazza senza vestiti. Non ti guarderó, ora girati di schiena.-
-Se guardi ti ammazzo.- si voltó, portandosi i capelli davanti. Il ragazzo prese i lembi della vestaglia e gliela sfiló facendo il più attenzione possibile, ma gli cadde l'occhio sulla pelle: era piena di lividi e graffi provocati dalla caduta, per niente un bello spettacolo. Non riuscì a non soffermarsi alla forma della sua schiena e gli tornó alla mente l'immagine di Stelle Cadenti girata di spalle; era ovvio che fosse lei, eppure ancora non riusciva a mandare giù quell'amaro boccone.
-La tua schiena è martoriata, sicura di non sentire dolore?-
-Zitto e mettimi quella maglietta, avevo detto che non potevi guardare.-
-Scusa, scusa.- ridacchió, per poi metterle l'indumento pulito.
-... comunque no, non mi fa ma-- ma il discorso venne interrotto dall'insolito brontolio del suo stomaco, che le fece spalancare gli occhi.
-Hai fame? Non mangi da stamattina.-
-... forse.-
-Lo prendo per un si, vado a farti un panino.-
Poco dopo, il biondo tornó con il cibo per lei e si sedette sul letto.
-Vuoi spiegarmi come hai fatto a finire cosí? Non mi pare da te rischiare di morire per una speronata.-
-Non stavo bene ed avevo anche la febbre, semplicemente i miei tempi di reazione si sono affievoliti e bam, braccio e gamba rotti. Poteva andare peggio.- rispose, addentando il panino.
-Mi sorprende che tu non abbia fatto alcuna piega dopo esserti risvegliata conciata in quel modo, io come minimo avrei urlato.-
-Sono abituata a rompermi le ossa, anche piú insieme. Gli arti li ho già rotti tutti almeno due volte.- mangió un altro boccone e riprese. -In terza media, credo, sono saltata giú dalla finestra del primo piano, ma ho fatto un brutto atterraggio e mi sono rotta entrambe le caviglie. Nonostante il dolore atroce, sono scappata a casa in bicicletta.-
-Sicura di essere umana?-
-Certamente! Credo.-
No, Håkan non la vedeva per niente come un'umana, mai aveva incontrato una ragazza cosí forte sia fisicamente che mentalmente, Ryoko era una forza della natura ed iniziava a capire perché il ruolo di Stelle Cadenti le calzasse così a pennello.
-Mh, a proposito.- continuó, ingoiando. -Perché siamo nello stesso letto?-
-Perché ne ho solo uno.-
-Non ci voglio dormire con te.-
-Preferisci il divano? Vacci.-
-Vacci tu!-
-Ma è casa mia! E ringrazia che ho un letto matrimoniale, sennó ti avrei lasciata sul tappeto come un cane.-
Lei sbuffó, addentando il pane con rabbia.
-Piuttosto, non sarebbe ora che mi spiegassi per bene le cose? Ti ricordo che sei qui solo per questo.-
-Perché vuoi sapere? Non è mai stato un segreto.-
-Io non ne sapevo nulla, idiota. So che volevi tenermi all'oscuro perchè non ti fidavi, ma poi mi hai dato quella lettera! Invece di essere criptica, perchè non hai detto tutto subito?-
-Sono stata zitta perché ti sei precipitato a casa mia dicendo di essere innamorato di Stelle Cadenti, e la cosa mi dava sui nervi! Non puoi dire di amare qualcuno solo dopo averla vista da lontano e sentito la sua voce, per giunta con il viso coperto! Sotto quel casco si poteva nascondere chiunque e, guardacaso, c'è qualcuno che non sopporti, qualcuno che ti ha picchiato ed insultato. Sei ancora innamorato di lei, ora che sai?-
Il biondo tacque, abbassando la testa. Aveva ragione, pienamente.
Era stato cosí stupido, con solo quelle parole, sentiva di aver sprecato mesi e mesi di finto innamoramento per qualcuno di impossibile, dopotutto non poteva dire di sapere cosa fosse veramente l'amore. Non gli era mai capitato.
-Io... peró... voglio sapere. Se mi dirai ció che voglio, non ti assilleró più e le nostre strade si divideranno.-
Lei rimase in silenzio per un po', prima di decidersi a parlare.
-Io non sono Stelle Cadenti.-

 


Angolo autrice
Ciao. Non è passato molto tempo dall'ultima volta, vero? Ho scritto questo capitolo in veramente pochissimo tempo, quattro giorni.
Oltre ad aver aspettato questo momento negli eventi da tanto, ultimamente sono stata veramente male e questa storia mi ha aiutata a distaccarmi dalla realtà e dimenticare il mio grande problema.
Non sto qui a raccontare perchè io stia cosí perché è una cosa strettamente personale e di persone esterne alla vicenda che sanno ce n'è solo una, ma volevo comunque condividere questa "esperienza": se state male e non riuscite a non pensare al motivo FATE, distraetevi, che sia con la musica, il disegno, la scrittura, la lettura e qualunque cosa vi piaccia. Ci sono stati giorni in cui ho smesso di piangere solo quando ho preso in mano la matita e ho iniziato a disegnare, ricordando tutto dopo averla posata.
Quindi volevo ringraziare chi mi ha sempre sostenuta e ha creduto nella realizzazione di questo mio progetto, ma anche chi commenta la storia o soltanto la segue in silenzio, ci tengo molto che l'apprezziate. Il quattro giugno sará l'anniversario della pubblicazione del prologo, sono veramente contenta di essere arrivata fino a questo punto e di non aver mollato.
Dato che non so se riuscirò a finire un altro capitolo prima di quel giorno, voglio approfittarne per ringraziarvi ulteriormente, spero di non deludervi.
Vi voglio bene.

Jigokuko

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Livello 9 - Chiarimenti ***


Livello 9

Chiarimenti
 

-Eh?- Håkan si voltó, squadrandola mentre si arricciava un ciuffo dei capelli rossi tra le dita. -Non dire cazzate, è evidente che siate la medesima persona. Impossibile tu ti sia rotta le stesse ossa impattate da lei.-
-Lasciami spiegare. Io non sono Stelle Cadenti, noi siamo Stelle Cadenti.
Non a caso il nostro pseudonimo è al plurale.-
-Noi chi?-
-Io, Yuichi e Krigsgaldr.-
-Non riesco a capire perchè continui a riferirti a quel mostro come se fosse una persona reale, ti è dato di volta il cervello?-
-Lui è reale. Krigsgaldr mi parla, mi consola e canta insieme a me. Non è solo una carta, vive negli specchi e nei riflessi, basta specchiarmi e posso vederlo...- mentre diceva quelle parole, il suo sguardo sembrava perso nel vuoto, ció inquietó abbastanza il biondo. -È proprio lá.- disse all'improvviso, indicando lo specchio appeso al muro. Håkan guardó, ma non vide nulla oltre al riflesso della stanza.
-Non c'è niente.-
-Solo io posso vederlo, tu non sei stato scelto per controllarlo.-
-Immagino sia un discorso troppo complicato per me.-
-Stelle Cadenti è composta da tre membri.- cambió improvvisamente argomento, tornando sui suoi passi. -La prima sono io, l'unica in grado di evocare Drago Divino dello Specchio Primordiale e parte "visibile" del trio, guido anche la duel runner. Il secondo è Yuichi, il quale dirige il duello attraverso una telecamera ed un microfono posti all'interno del casco che indosso, lui mi dice cosa fare ed attua le strategie. Terzo ed ultimo, Krigsgaldr, movente di tutto.-
-Lui cosa fa?-
-In sostanza nulla, ma forse è meglio che io racconti la sua storia per farti comprendere.
Circa cinque mesi fa, mi trovavo, da sola, in giro per Nuova Domino, credo fossero le sette di sera. Era un quartiere poco abitato, quindi a quell'orario in giro non si trovava più nessuno, complici anche la brezza gelida di ottobre ed il buio. Mentre percorrevo la strada di casa, mi è piombato un deck in testa; ho provato a voltarmi e cercare un qualche colpevole, ma non c'era nessuno... quel mazzo di carte era letteralmente piovuto dal cielo. Non sapendo che farmene, ho deciso di portarlo a Yuichi, a me non è mai piaciuto giocare a Duel Monsters, mentre a lui si.
Solo durante la notte ho cominciato a sentire una voce chiamarmi, scoprendo successivamente venisse proprio dal mazzo di carte, in particolare dal mostro synchro che vi era in cima: Drago Divino dello Specchio Primordiale. La voce spiegò che qualcuno aveva imprigionato lui e gli abitanti del suo regno nel deck e solo io, con la mia voce ed i miei poteri psichici, avrei potuto aiutarlo.
Non so perchè, ma decisi di accettare e, con l'aiuto di Yuichi, abbiamo creato Stelle Cadenti.-
-A-aspetta.- Il biondo sbatté più volte le palpebre, in stato di confusione. -Poteri psichici?-
-Non sapevi nemmeno questo? Io e mio fratello siamo nati con questi poteri, io li considero solo un peso, ma se alla fine possono servire per aiutare Krigsgaldr, posso accettarli un po' di più. Anche se si sono rivelati un tantino disastrosi per quanto riguarda i fan di Stelle Cadenti. Cantare il Galdr della Liberazione non raccoglie solo la loro energia, ma finisce per farli ossessionare, come se fosse il canto di una sirena.
Finora solo tu non sei stato stregato, sarà perchè hai la testa vuota.-
-Hey, guarda che non sono sordo!-
-Ho mai tentato di non farmi sentire?- gli lanció un occhiolino, ricevendo come risposta uno sguardo truce.
-Oh, a proposito.- aprí il cassetto del comodino e, dopo aver frugato un po', tiró fuori una lettera. -Che c'è scritto, qui? Non sono mai riuscito a decifrare il messaggio.-
-"Primo atto concluso;
Il Divino canta affermazione.
Le ali saranno spiegate
Attraverso lo Specchio.

Spezzeró le catene,
Permetteró la tua venuta.
Oh, Drago Mitico, Divinità!
Prostrandomi, con il mio Galdr,
Imploro salvezza.
Offro in dono la mia anima,
Per la vita degl'Innocenti.

Stelle Cadenti"

Non chiedermi cosa voglia dire la prima parte, perchè non lo so nemmeno io. A Krigsgaldr piace parlare in codice tante volte.-
-Mhhh.- il biondo si portó due dita al mento, fissando le rune scritte a penna sul foglio. -È strano che abbia fatto scrivere tutto questo per me. Cosa c'entro io?-
-E dovrei essere io a saperlo?-
La rossa chiuse gli occhi, la luce del lampadario stava cominciando ad infastidirla parecchio. Ovviamente, lei conosceva benissimo il motivo di quella lettera, ma preferì non dirglielo, ancora non si fidava di lui.
-Ma comunque, ancora non capisco perchè dovresti aiutare questo drago, a cosa gli serve l'energia che raccogli recitando il galdr?- chiese, lanciando la lettera sul comodino.
-Ha bisogno di ripristinare al massimo i suoi poteri e liberarsi dalle catene che lo avvolgono, cosí da poter salvare il mondo da cui proviene.
Io ho intenzione di aiutarlo perché è stato il mio primo amico, l'unico al di fuori della mia famiglia a non essersi fermato al mio carattere di merda, voglio soltanto ripagare la sua gentilezza e sono disposta anche a duellare per farlo.-
-Mh... rubare l'energia alle persone e trasformarle in zombie ossessionati dalla tua canzone non mi pare un bel modo di aiutarlo.-
-Ma quando lo faceva Stelle Cadenti, con la sua tutina attillata bianca, le forme belle in vista, in sella ad una moto e con una voce da angelo ti andava bene. Sei un ipocrita.-
-Ti ricordo che quella in tutina attillata sei proprio tu- ... e comunque, non sapevo affatto tutto il casino provocato da una canzoncina di pochi secondi, sono forse un sensitivo?! Quando ti ho salvata da quella folla assatanata, l'ho fatto pensando volessero farti del male perchè non avevi cantato! Secondo te sarei andato a pensare che fossero attirati da una forza magica o quel che è?!- aveva alzato decisamente troppo la voce. Ferita o no, quella ragazza lo faceva ammattire più di chiunque altro. Perché la bella Stelle Cadenti doveva essere proprio lei?
-Smettila di urlare quando non ce n'è alcun bisogno, non ti farà guadagnare la ragione.-
-Hai anche il coraggio di farmi la ramanzina perchè mi sono messo ad urlare? Tu, che sai solo strillare? Ogni volta che apri bocca i miei timpani iniziano a chiedere pietá.-

-"Perché il nostro muro per ragionare cade, solo tra gli umani...?"-

All'improvviso, la voce di Ryoko, estremamente dolce e melodiosa, risuonó in tutta la stanza, zittendo Håkan e facendolo voltare lentamente, con la bocca spalancata. Senza quel casco addosso, il suo canto risultava ancor più ammaliante, sembrava provenire da un altro mondo, di certo non da lei.
-La tua... voce...- mormoró, fissandola.
-I tuoi timpani chiedono pietà, giusto?- disse, acida.
Il biondo scosse il capo, rivolgendo lo sguardo verso il panorama che si vedeva dalla porta-finestra.
-No... ehm... scusami, non era mia intenzione urlarti addosso.-
-Se mi avessi fatto continuare il discorso, avrei aggiunto che l'energia presa da ogni persona è minima, inoltre l'effetto "collaterale" dura al massimo mezz'ora e alla fine torna tutto alla normalità. Il Galdr della Liberazione è innocuo.-
-Ho già detto che mi dispiace, vuoi anche che mi inginocchi al tuo cospe- un momento, quindi sei stata tu a causare quell'enorme blackout a Nuova Domino?-
-E chi, sennó? Ho cantato un'altra canzone per liberare Krigsgaldr nel cielo, ma a quanto pare il suo effetto è stato così potente da assorbire una quantità abnorme di energia.-
-Mi sembra incredibile che si possano fare cose del genere solo con la voce.-
-Accadono solo per via dei miei poteri, chiunque altro non potrebbe.-
La conversazione continuó fino a tarda notte; terminato l'argomento "Stelle Cadenti", i due parlarono dei più svariati argomenti, con una tranquillità tale da risultare incredibile dato che, solitamente, una parolina di troppo faceva scattare un furioso litigio. Forse il motivo era per via della stanchezza di Ryoko: nonostante non volesse dimostrarlo, era ancora rintronata sia dai farmaci che dalla caduta stessa, dopotutto il volo era stato altissimo.
Quando finalmente smisero di parlare, la ragazza si accorse dell'orario dopo aver guardato per caso l'orologio a muro accanto all'armadio.
-...Ma sono le tre!-
-Di già?- il biondo controlló sullo schermo del cellulare in modo da esserne sicuro. -Come abbiamo fatto a parlare per così tanto?-
-Non lo so, peró è tardi e non ho ancora avvertito mio fratello di quello che ho fatto.-
-Ryoko, non lo svegliare proprio adesso--
-Tranquillo, gli mando solo un messaggio, non lo sentirá.- afferrò il telefono e, con un poco di difficoltà per via della mano sola, riuscí a digitare il messaggio e ad inviarglielo.
-Sicuramente domattina si fionderá qui nonappena lo leggerá, quindi penso sia meglio dormire.- disse, sbadigliando.
-È probabile, conoscendolo.- ridacchió, per poi continuare. -Ti serve qualcosa prima che mi addormenti?-
-Solo una mano a coprirmi con il lenzuolo.- Håkan annuí, aiutandola a tirarsi la coperta fino al petto. Subito dopo, lei si distese e gli diede le spalle.
-...Hey. Grazie di avermi aiutata, buonanotte.-
-Buonanotte, scema.- rispose lui, spegnendo la luce. Prima di chiudere gli occhi ripensó a quello che gli aveva detto poco prima; Ryoko che lo ringraziava sembrava un paradosso.

A differenza della rossa, addormentatasi quasi subito, il biondo non riuscì a prendere sonno: tutte quelle informazioni lo avevano parecchio disorientato e, ad essere sincero, ancora non aveva capito appieno il senso dell'intera storia. Decise definitivamente di alzarsi dopo ben due ore di occhi spalancati e fissi contro la parete bianca della stanza, camminando in modo da non fare il minimo rumore; Ryoko aveva estremo bisogno di riposo, quasi si pentì per averla tenuta sveglia così a lungo. Raggiunse il bagno e si chiuse la porta alle spalle, prima di arrivare dinanzi allo specchio. Aveva un aspetto orribile, la stanchezza era fin troppo evidente sul suo volto e gli occhi erano gonfi e lievemente arrossati. Sbatté le palpebre più volte, avvicinando il viso alla sua immagine riflessa e ritraendo la testa alla velocità della luce per aver notato qualche altro dettaglio osceno. Sospiró, prima di spogliarsi e buttarsi sotto la doccia, sperando che potesse essere d'aiuto a levargli di dosso quella sensazione di essere a metà tra la vita e la morte.
Rimase a farsi colpire la faccia dal getto d'acqua calda per un sacco di tempo, non facendoci nemmeno caso perchè troppo occupato a pensare, pensare e pensare a tutti i fatti accaduti negli ultimi mesi: da quando sentí per caso Stelle Cadenti alla televisione, il momento in cui l'aveva incontrata e lei aveva cantato per lui, la riunione con Yuichi, l'aver conosciuto sua sorella minore, quell'atroce morso al naso, Artemis ed Uroboro, la separazione e nuovamente il ritrovo, con annesso capitombolo della donna (o ragazza?) che aveva sempre creduto di amare. Infine, gli furono letteralmente vomitate addosso rivelazioni su rivelazioni, le quali avevano ribaltato tutti i suoi pensieri e messo in dubbio tante cose sempre credute ovvie.
Aprí l'occhio viola e lanció un'imprecazione soffocata quando una goccia d'acqua bollente ci finí all'interno. Scrolló la testa bagnata ed uscì dalla doccia, iniziando ad asciugarsi con un asciugamano, quando si accorse di non aver preso degli indumenti puliti. In effetti non aveva programmato di lavarsi quando era entrato in bagno, voleva solo osservarsi.
Scrolló le spalle, legandosi l'asciugamano in vita ed uscendo; avrebbe preso dei vestiti nell'armadio, sperando di non svegliare Ryoko. Entrato in camera, iniziò a frugare nei cassetti alla ricerca degli abiti giusti e, nonappena trovati, si alzó, pronto a sgattaiolare fuori, ma un urlo ed un successivo cuscino in faccia gli fecero perdere l'equilibrio e sbattere la testa contro una delle ante, per poi cadere in ginocchio.
-Ma dico, sei pazza?!-
-Per quale stramaledetto motivo ti metti a girare nudo per casa?!-
Massaggiandosi il capo, si rialzó, lanciandole indietro il cuscino.
-Primo: non sono nudo.
Secondo: è casa mia! Faccio ció che voglio.
Terzo: nessuno ti ha detto di svegliarti.-
-Ah, non saresti nudo? Non mi pari comunque molto vestito.-
-Vuoi vedermi nudo per davvero?-
-NO!-
In quel momento, il biondo slegó l'asciugamano, aprendolo leggermente.
-GIURO CHE SE TI TOGLI QUEL COSO TE LO STACCO.- urló lei, visibilmente imbarazzata ed a tratti inorridita da quella situazione assurda.
Håkan scoppió a ridere fragorosamente, sistemando il telo al proprio posto e dirigendosi verso l'uscita.
-Sarebbe stata una vista fin troppo magnifica per te, non posso concedertela cosí facilmente. Ora torna a dormire, buonanotte principessa.~- chiuse la porta, continuando a ridacchiare di gusto.
Tornato in bagno, si rivestí velocemente, asciugó i capelli, li pettinó alla menopeggio e si diresse in cucina per preparare una tazza di caffé. Ormai, non avrebbe più dormito, inutile tentare nuovamente di tornare a letto, non con Ryoko in quella stanza. Si chiese se avesse esagerato con lei, ma i lati della sua bocca finirono per tirare verso l'alto in modo incontrollato, formando un sorrisino. No, non aveva esagerato. Affatto.

Rimase sul divano a guardare la televisione per un bel po', finché alle sette non suonó il campanello. Sbadigliando andó ad aprire la porta, trovandosi dinanzi la madre.
-Mamma? Che ci fai qui a quest'ora?-
-Ciao, tesoro! Oggi sei mattiniero vedo, comunque sono appena andata a prendere Shinji dal suo amico e, dato che passavo di qui, volevo parlarti di una cosa, da soli.-
-...Shinji? E dov--
Si bloccó, all'istante.
In quel preciso momento si rese conto che niente sarebbe andato bene d'ora in poi, quel bambino era in grave pericolo. Un forte urlo femminile laceró il silenzio dell'intera abitazione.
-MA CHI È QUESTO BAMBINO?!-
Shinji Atlas; un nome, una garanzia. Fratello minore di Håkan, quel bambino di nove anni era l'incarnazione dell'iperattivitá. Furbo, imprevedibile, spesso assillante, poteva definirsi l'incubo di chi amava la tranquillità. I suoi grandi e profondi occhi viola, tanto adorabili quanto malefici, vantavano il titolo di "asso nella manica": "sono un angelo io, non posso fare danni", sembravano urlare da ogni sfumatura ametista che assumevano; i capelli corvini servivano solo a metterli in risalto.
E quel meteorite stava per andare in collisione letteralmente con il Sole, o il Demonio in carne ed ossa: Ryoko Fudo, la giovane donna più irascibile che avesse mai incontrato. La fine del mondo era vicina e stava per accadere proprio nella sua camera da letto.
Il biondo, dopo aver notato lo sguardo estremamente confuso di Carly, corse nella sua stanza alla velocità della luce. Quasi totalmente al buio, trovó Ryoko che tentava di afferrare il corvino per buttarlo a terra, il quale le stava letteralmente saltando sulla pancia.
-Shinji, che stai facendo?! Non vedi che è ferita?! Scendi subito!-
Ma il bambino non lo degnó di un ascolto, continuando a ridacchiare ed a saltare.
-Tappeto elastico! Tappeto elastico!-
-E smettila!-
In un impeto di rabbia, lo afferró per il collo della maglietta e lo sollevó di peso, liberando finalmente la povera Ryoko dalle sue grinfie.
-Ho detto basta! Devo prenderti a schiaffi o cosa per farti ragionare?-
Shinji si ammutolí e venne lasciato, per poi scappare nell'altra stanza.
-Stai bene?- si avvicinó alla ragazza, osservandola.
-Stavo meglio prima onestamente. Chi è quel moccioso, il tuo figlio segreto?-
-Per quale motivo dovrei avere un figlio segreto, per giunta di nove anni?-
-Cavolo, già a dodici anni ti sei dato da fare? Complimenti!-
-Ma che stai dicendo?!- nei suoi occhi si poteva leggere chiara la disperazione. Fortunatamente, quel discorso demenziale venne interrotto dalla presenza di Carly, che stava sostando sull'uscio ormai da un po', stranita.
-... volete spiegarmi perchè Ryoko è qui e non ricoverata in ospedale?-
-Beh...- il figlio non seppe cosa dire, ma subentró la rossa.
-Ho chiesto io ad Håkan di portarmi via, siamo scappati ieri sera. La colpa è mia, l'ho costretto a farlo.- il biondo si stupì della sua onestà, ma apprezzó comunque il gesto.
-La colpa è anche mia, non avrei dovuto assecondarla.-
-Heheh...- la madre, invece di mostrarsi arrabbiata, era arrossita e stava tentando, inutilmente, di trattenere una risatina. I due la osservarono senza comprendere.
-Håkan, tesoro...!- congiunse le mani, visibilmente contenta. -La prima volta che ho incontrato tuo padre, è stato quando l'ho aiutato a fuggire da un ospedale! È destino! È amore!-
-Avrei preferito ti arrabbiassi, ad essere sincero.- disse, con le mani tra i capelli e non degnando la rossa nemmeno di uno sguardo, onde evitare ulteriori fraintendimenti da parte della donna in piedi davanti a loro.
-E perché dovrei? È stato un bellissimo gesto il tuo, sono fiera di te.-
-No, no, no.- Ryoko inizió ad agitare le braccia, quello ingessato in modo piuttosto goffo. -Non accetto simili scemenze, gli ho chiesto di aiutarmi solo perchè era l'unico presente al mio risveglio. Niente destino, congiunzioni astrali o altro.-
-Ecco, vedi?- continuó lui.
Ma la risposta di Carly fu una risata, susseguita da una pacca sulla spalla.
-Vedremo cosa diranno le carte un giorno, ma ora devo andare! Tesoro, di quella cosa ti parleró poi, ora è tardi.-
-Va bene.- prima di lasciarla andare, le schioccó un bacio sulla guancia.
-Destino, eh?- disse la rossa, guardando il biondo di sbieco.
-Lasciala perdere, le piace mettere scompiglio nella mia vita quando si tratta di questo genere di cose.-

Nemmeno un'ora dopo, la porta di casa inizió ad essere colpita piuttosto violentemente; Håkan non fece in tempo ad aprirla che un Yuichi a metà tra la furia e la preoccupazione vi si fiondó all'interno, lasciando sull'uscio Artemis, Uroboro, i suoi genitori e Crow.
-E-entrate.- disse, ancora confuso.
Nel mentre, il corvino aveva trovato la sorella in camera da letto.
-Evita. Di. Smadonnare.- gli disse, nonappena la sua chioma scura fece capolino dal corridoio.
-Mi vuoi spiegare perchè ti sei fatta portare via dall'ospedale? Hai esagerato stavolta.-
-Yuichi, sapevo di dovermene andare, appena ho aperto gli occhi, ho capito di non essere al sicuro, e Krigsgaldr ha avuto la mia stessa sensazione.-
-... Ah, davvero?- improvvisamente, sembró calmarsi e si andó a sedere sul bordo del letto. -Ne sei sicura?-
-Sicurissima.- annuí.
-Mh, spero che le tue ipotesi non siano infondate, il tuo gesto è stato fin troppo sconsiderato. In moto, con due arti ingessati e senza casco, davvero?-
-Scuuusa.- ridacchió.
Poco dopo entrarono anche gli altri ed ovviamente vollero spiegazioni. Alla fine le accettarono, dopotutto anche i medici avevano detto che la situazione non era grave e le permisero di rimanere lí, a patto di partecipare alle visite mediche.
Ryoko non era proprio entusiasta di rimanere per un mese a casa con Håkan, ma lo preferiva all'ospedale.
... forse.


Angolo autrice
Hello guys. Alla fine non ho fatto in tempo a pubblicare per il quattro, ma sono comunque contenta di aver finito anche questo capitolo in fretta, finalmente la trama sta prendendo piede e questo mi permette di andare più spedita.
Perdonatemi la scena incredibilmente trash a metà capitolo, peró ho pensato che sarebbe stato meglio aggiungere qualcosa del genere per alleggerire la prima parte, la quale poteva essere sembrata noiosa. Spero comunque vi sia piaciuto!
In più, qualche settimana fa ho pubblicato una oneshot AU un po' particolare su Yusei e Z-One, se vi piacciono le storie lugubri magari fateci un salto e ditemi che ne pensate.
Alla prossima!

Jigokuko

P.S.: vi ricordate quella carrd che avevo nominato qualche capitolo fa? Per ora i lavori sono in alto mare e procedono comunque bene, ma ne ho creata un'altra piú semplificata dove potete trovare alcuni in cui contattarmi al di fuori di wattpad EFP. Il link è jeeg.carrd.co, presente anche sul mio profilo. Date un'occhiata se vi va.
P.P.S.: Ho in mente di scrivere una long su Dragon Ball, negli ultimi mesi ho riscoperto la mia passione per quell'anime grazie al rewatch su Italia 2, assieme alla mia primissima OC mai creata: Tsuki, quindi volevo dedicarle una storia scritta quantomeno decentemente a quasi dieci anni dalla sua creazione, penso se lo meriti. Non preoccupatevi, questa storia non finirà affatto in pausa, giá sono lenta di mio a scrivere, figuriamoci se dovessi portare avanti due long, sarebbe la mia morte. Infatti inizierò a scriverla solo dopo aver finito questa, ho deciso di dirvelo solo come ""anticipo"". Bye.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Livello 10 - Un giro in bicicletta ***


Livello 10

Un giro in bicicletta
 

Quattro giorni dopo, Yuichi, Artemis ed i loro genitori tornarono a Nuova Domino, lasciando Ryoko assieme ad Håkan, il quale si era proposto di riportarla a casa una volta tolte le ingessature.

La lezione di storia dell'arte sembrava non finire mai. Gli occhi neri della ragazzina erano rimasti fissi sul cielo azzurro sin dai primi minuti, con la guancia spalmata su una mano ed intenta a martoriare una matita con i denti.
-Di solito, la pianta delle cattedrali romaniche è a croce latina, divisa in tre navate e... Hogan, stai ascoltando?- il tono di voce improvvisamente alzatosi della professoressa la destó, facendole prendere uno spavento. Annuí debolmente senza aver compreso la domanda, iniziando a scarabocchiare il foglio sotto con la matita.
-Bene, continuiamo allora. Dicevo, divisa in tre navate...-
Artemis si sentí una mano picchiettare sulla spalla; voltatasi, vide che a chiamarla fu la sua compagna di banco: una ragazza dai folti boccoli viola scuro, carnagione olivastra ed occhi blu.
-Ma che hai oggi? Ti vedo strana.- le chiese.
-Uhm...- alla domanda, non riuscì a fare a meno di sorridere.
-Su, parla!-
In quel momento, la campanella di fine giornata suonó e tutti gli studenti si diressero fuori dalla classe schiamazzando.
-Esco con un ragazzo.- all'improvviso qualcuno le saltó addosso come un felino, era una ragazza dai capelli biondo miele legati in una coda di cavallo e gli occhi verdi.
-COOOOSA?! Ho sentito bene? Esci con un ragazzo? Credevo preferissi le ragazze!-
-Calmati, Minako, o la strozzerai prima che possano effettivamente vedersi.- disse la viola, sospirando.
-Zitta Kiko, devo sapere!-
-Beh...- Artemis sfruttó un momento di silenzio da parte delle due per ricominciare a parlare. -Anche io credevo di preferire le ragazze, ma in lui c'è qualcosa di particolare e mi ha colpita sin dal primo momento in cui l'ho visto.-
Le sue amiche si guardarono con sguardo complice.
-Descrivicelo!- dissero, in coro.
-È abbastanza alto, carnagione lievemente scura, ha i capelli neri con alcune striature dorate che tiene sempre legati in un codino e splendidi occhi nocciola. Sorride poco, ma quando lo fa è bellissimo. È calmo, riservato, intelligente ma gentile, un ragazzo d'oro.-
-E come si chiama? Quanti anni ha?- chiese le bionda, avvicinandosi al suo viso.
-Diciannove. Si chiama Yuichi.-
-Yuichi... Yuichi Fudo?- chiese l'altra.
-Lo conosci?- domandó Artemis.
-Chiunque sia abbastanza appassionato di duelli turbo lo conosce. Qualche anno fa ha fatto un incidente cosí grave da uccidere il suo sfidante e da lí non ha più partecipato agli incontri. Non è affidabile, viene spesso evitato perchè il suo non saper guidare la moto ha ucciso uno studente proveniente da questa scuola.-
-Ma che stai dicendo?! Non eri presente sulla duel runner al momento dell'incidente, come puoi assumere che non sapesse guidare?- la ragazza si alzó in piedi e prese lo zaino, preparandosi ad andarsene, ma Kiko l'afferró per un polso.
-Non uscirci, Mis.-
-Faccio quello che mi pare, voi sapete a malapena il suo nome, non conoscete nulla di lui.-
Sbuffó, liberandosi dalla stretta e lasciandole lí. Le due, seppur rimanendo a debita distanza, la seguirono.
Fuori da scuola, Artemis si guardó intorno alla ricerca di un volto conosciuto in particolare, finché non lo trovó: appoggiato con la schiena al muro e con una bicicletta da donna accanto, vi era un ragazzo dai capelli corvini, a braccia conserte. Alcuni studenti si soffermavano ad osservarlo al loro passaggio, ma lui sembrava fregarsene totalmente. Lei acceleró il passo, agitando il braccio per attirare la sua attenzione, quando venne vista sul volto di Yuichi si formò un piccolo sorriso.
-Scusa il ritardo, mi ero fermata a parlare con delle amiche.-
-Non c'è problema. Come stai?- il corvino la osservó attentamente, quel giorno era particolarmente carina, i capelli erano stati piastrati e tenuti in ordine da un cerchietto bianco, il viso era meno truccato e la divisa scolastica le stava molto bene.
-Io sto bene, grazie!- guardando la sua bici, notó un grande mazzo di fiori gialli, bianchi e rosa nel cestino, soffermandocisi sopra.
-Oh, quello? Prima di fare il nostro giro devo andare a fare una consegna. Scusami se credevi fossero per te...- disse lui, con una lieve nota di imbarazzo sul volto. Lei gli diede una forte pacca sulla spalla, ridacchiando.
-Non mi offendo per così poco, carino.- detto ció, saltó sul portapacchi della bici, sedendocisi sopra.
-Aaandiamo, Yuyu!- disse, alzando un braccio verso l'alto.
-Come desidera, signorina.- le disse, prima di montare in sella. Nello stesso istante in cui si sistemó, la ragazzina si avvinghiò a lui poggiandosi sulla sua schiena, suscitandogli non poco imbarazzo. Le sue gote si erano fatte piú rosse, fortunatamente, lei non poteva vederlo in quel momento.

-Allora, dove mi porti dopo la tua consegna?- domandó Artemis, qualche minuto successivo alla loro partenza.
-Sei stata tu a chiedermi di uscire, quindi lascio a te la scelta. Non sono il tipo di persona che va agli appuntamenti con le ragazze.-
-Ah, no? E perchè?-
-Nessuna ha mai suscitato in me un'interesse tale da spingermi ad invitarla.-
-Quindi io ti interesso?-
-Mi hai invitato tu.- lei gonfió le guance, conscia di essersi data la zappa sui piedi.
-Sai, nemmeno io sono mai uscita con un ragazzo.-
-Davvero? Non ti credevo il tipo.-
-È perchè sono sempre uscita con le ragazze.- disse, tranquillamente. Yuichi si stupí di come gli avesse rivelato una cosa del genere cosí facilmente. Si fidava di lui, oppure non le importava di dirlo in giro?
-Sono davvero così interessante?-
-Direi di si. Nessuno era mai stato gentile con me come lo sei stato tu, nonostante fossimo dei perfetti sconosciuti. Come ti è venuto in mente di stendere quell'uomo enorme?!-
-Istinto. Ho sempre fatto risse assieme o per difendere Ryoko, non mi faccio alcun problema a malmenare qualcuno, se serve.-
Per Artemis, quel ragazzo era incredibile. Sembrava cosí pacato, eppure nascondeva tantissime cose. Voleva scoprirle, una ad una.
-Siamo arrivati.- la sua voce la destó dai suoi pensieri, mentre la corsa della bicicletta rallentava sempre di più, fino a fermarsi. Yuichi saltó giú e continuó a spingerla a mano, fino a trovarsi davanti al portone di una villetta.
-Aspettami pure qui.- Artemis obbedí e rimase seduta sul portapacchi. Lo osservó in ogni suo movimento, da quando suonó il campanello, al momento in cui una giovane donna aprí la porta, rimase spiazzata dal bellissimo mazzo, gli diede qualche moneta, lo salutó sorridendo e tornó indietro.
-Sembrava davvero felice per quei fiori.-
-Anche tu lo saresti?- le chiese lui, osservando l'espressione sognante delineatasi sul suo volto. Improvvisamente, avvampó, sgranando gli occhi.
-Ehm... beh...-
-Se ti fa piacere, posso portartene un mazzo la prossima volta.-
Lei agitó le mani davanti al viso, visibilmente imbarazzata.
-Non ti scomodare...!-
A Yuichi scappó un sorriso e le poggió una mano sul capo, scompigliandole i capelli perfettamente pettinati, poi saltó su e ripartí.
-Allora, hai deciso dove vuoi andare?-
-Vorrei rivedere il luogo del nostro primo incontro.-
-E cercare quel tizio che ti aveva rubato il deck? Vuoi che lo spacchi nuovamente di botte? Sono pronto.-
-No, ma che hai capito! Mi piace la spiaggia ed oggi è una bella giornata, per questo voglio andarci.-
-Ricevuto, generale.-

Meno di venti minuti dopo inizió a scorgersi il lungomare, la brezza marina si sollevó subito nonappena furono in prossimità della spiaggia. Il ragazzo posteggió la due ruote nel portabiciclette e cominció a dirigersi verso la grande distesa sabbiosa, seguito da Artemis.
-Vuoi darmi lo zaino? Sembra pesante.- le chiese, mentre percorrevano una passerella in pietra.
-Va bene cosí, non è così pesante.- mentì; in effetti, le stava distruggendo la spalla.
-Insisto, pendi tutta da un lato.- rispose lui, osservandola e generando in lei un sospiro. Glielo porse.
Gli sembrava di portare un sacco pieno di pietre, ma quanti libri c'erano dentro?
-Certo che è p-- improvvisamente, la vide correre a gran velocità verso la riva, togliersi scarpe e parigine ed entrare in acqua fino alle ginocchia.
-Vieni anche tu, Yuyu!- la raggiunse, rimanendo peró sul bagnasciuga.
-L'acqua sará gelida... e poi ho i pantaloni lunghi.-
-Per favore...- lo disse con una dolcezza tale da scioglierlo come un ghiacciolo al sole. Sospiró, poggiando la borsa sulla sabbia e togliendosi le scarpe.
-Mi devi qualcosa, sappilo.- quando mise un piede nell'acqua ghiacciata, l'intero suo corpo rabbrividí ed istintivamente alzó una gamba.
-Eddai, non fare storie!- la ragazza lo raggiunse, lo afferrò per un braccio e lo trascinó dentro, ma finí per perdere l'equilibrio e caddero entrambi, inzuppandosi. Yuichi si alzó, grondante d'acqua salata e congelata da ogni fibra del maglione.
-Sarai contenta ora, quando mai ci asciugheremo?- e gli arrivó un'altra ondata in pieno viso lanciata da Artemis, la quale stava ridendo a crepapelle. La prese piuttosto male.
-Tu! Brutta...- inizió ad inseguirla nel tentativo di farla cadere, ormai non sentiva nemmeno piú il freddo.
La rincorse per un lasso di tempo indefinito, finché lei non si voltó improvvisamente e gli saltó addosso, facendo finire nuovamente entrambi in acqua, continuando a ridere. Lui sbuffó, esasperato.
-Sai...- tutto d'un tratto, si fece seria in viso. -Le mie amiche non volevano che uscissi con te, oggi.-
-E perché?- per ascoltarla, non fece minimamente caso al fatto che lei fosse a cavalcioni su una delle sue gambe.
-Per l'incidente di due anni fa, dicono che sia stata interamente colpa tua.-
Yuichi abbassó lo sguardo, rivolgendolo altrove. L'acqua del mare si fece nuovamente gelida sulla sua pelle.
-Lo è stata.- sussurró, ma lei scosse il capo.
-Non è vero! È stato per un malfunzionamento, me lo ha detto Ryoko!-
-Rimane il fatto che io abbia ucciso una persona, loro avevano ragione. Sono un soggetto pericoloso, nessuno dovrebbe avvicinarsi a me. Merito di rimanere solo per sempre.- tentó di spostarsela di dosso e di alzarsi, ma lei lo tenne incollato al terreno afferrandogli le braccia. Si guardarono negli occhi, lui dischiuse le labbra a fronte di quell'espressione decisa.
-... ma io non le ho ascoltate, ho messo in gioco la nostra amicizia per te, perchè ho visto chi sei! Una persona estremamente gentile e che non ci pensa due volte a mettere in gioco sé stessa per una sconosciuta.- spostó le mani dai polsi e avvolse il suo corpo in un abbraccio, appoggiando la testa sul suo petto. Poteva sentire benissimo i battiti del cuore accelerare. Il corvino continuó a rimanere in silenzio, non più conscio della situazione. 
-Ti ho visto combattere, ti ho visto sorridere, ti ho visto piangere, ti ho visto venire a consolarmi di tua spontanea volontà, mi hai abbracciata, mi hai scompigliato i capelli, mi sei stato vicino e sei uscito con me, nonostante ci conoscessimo da pochissimo tempo. Yuichi, non mi importa cosa pensano gli altri di te, ma io sono pronta a mettere in gioco tutti i miei legami per stare dalla tua parte, incidente mortale oppure no. La tua forza è incredibile.-
-Artemis...- fu l'unica cosa che riuscí a dire, soffocando un singhiozzo. Gli occhi nocciola si erano fatti lucidi, non era capace di vedere nulla attraverso quella visione annacquata.
Lei sciolse l'abbraccio, prendendogli il viso tra le mani ed asciugando le lacrime con le dita.
-Ci sono tantissimi ragazzi a scuola pronti a dare ogni cosa per uscire con me, perchè mi ritengono la più bella. Fanno sempre a gara, mostrandomi le loro duel runner fiammanti e facendo i cascamorti ogni tre per due, ma io ho scelto quello che la scuola nemmeno l'ha finita, lavora in un negozio di fiori e mi viene a prendere con una vecchia bici arrugginita, perché preferisco di gran lunga la tua genuinità ed il tuo cuore. Per questo voglio conoscerti sempre piú.- sorrise, continuando a tenere lo sguardo fisso nel suo, finché lui non abbassó gli occhi e tiró su col naso.
Avrebbe voluto rispondere, dirle quanto fosse grato di quel gesto nei suoi confronti, ma non ci riusciva, desiderava maledire sé stesso e la sua introversione. Non era capace di esprimere sentimenti nitidi in alcun modo, il suo atteggiamento costantemente passivo era per lui una gabbia impossibile da sfondare. Come faceva, quella ragazza che lo stava fissando con quegli splendidi occhi scuri, ad esternare tutto cosí facilmente, ad essere tanto empatica da comprendere persino ciò che la sua corazza a tratti apatica celava?
-Vuoi tornare a casa? Se rimanessimo ancora immersi, ci prenderemmo un raffreddore.- gli chiese, a bassa voce. Il corvino annuí, alzandosi ed iniziando a camminare verso la sabbia.
-Aspetta!- arrivó lei, prendendolo a braccetto. Yuichi la guardó con la coda dell'occhio, suscitandole un adorabile sorriso. Era bellissima anche da fradicia.

-L'aria è gelida!- Imprecó, tremolando e con gli occhi socchiusi.
-Devo ricordarti che l'idea di buttarci in mare, ad aprile, è stata proprio tua? Se vuoi ti lascio il mio posto, cosí senti meglio la brezza.- rispose, con una nota di sarcasmo nelle parole. Il vento che gli sbatteva in faccia come continui schiaffi aveva intorpidito il suo viso e congelato il maglione, ormai diventato equivalente ad una lastra di ghiaccio aderente al corpo. Si maledí più e più volte per aver accettato anche solo di entrare in acqua, avrebbe dovuto aspettarselo da Artemis. Perlomeno, lei gli stava avvinghiata cosí forte da scaldarlo almeno un poco.
-Uffa, come potevo sapere che sarebbe finita cosí?-
-Mi hai lanciato in acqua, è colpa tua!- tacque un attimo, finché il sorrisino comparso sulle sue labbra non andó scemando.
-Hey, Yuyu.-
-Cosa c'è?-
-Un giorno mi insegni a duellare come solo tu sai fare?- lui scosse il capo.
-Non posso.-
-E perché?-
-Ho chiuso con Duel Monsters ormai da un po'.-
-Eppure, sei la mente dietro Stelle Cadenti. E mi hai aiutata.-
-Non c'entra, lo faccio solo per aiutare mia sorella. Sennó chiuderei il mio deck in un cassetto e butterei la chiave.-
-Posso provare a convincerti?-
-Se pensi di riuscirci... fa pure.-
-Evvai!- lasció un braccio per alzarlo in aria, riappiccicandosi subito nel momento in cui si sbilanció rischiando di cadere, iniziando poi a ridere.
-Sta più attenta, non mi va di portarti in ospedale. Tuo padre mi ammazzerebbe.-
-Non preoccuparti, glielo avrei detto che è stata colpa mia.-
-E ci mancherebbe che la dessi a me!- frenó all'improvviso, voltandosi e guardandola malamente. Lei rivolse lo sguardo altrove, facendo il broncio.
La bicicletta ripartí.
-Comunque sono stata bene oggi, a parte il freddo. È stato divertente, che ne dici di rifarlo?-
-Usciró nuovamente con te solo se ci terremo alla larga dall'acqua gelata.-
-Allora la prossima volta ti lanceró in una piscina riscaldata!-
-Non ci pensare neanche, non te lo lasceró fare cosí facilmente come oggi, mi hai solo preso alla sprovvista. Sarai tu a finire in acqua, da sola.-
-Quindi hai apprezzato la vista di prima?- ammiccó.
-Non-, Non! NO!- il corvino avvampó immediatamente, ormai l'aria fredda non aveva piú il potere di mitigare quella sensazione bollente che stava invadendo il suo viso.
-Ahahah, sei proprio carino quando fai così!- la fece ridere a crepapelle, mentre lui scuoteva il capo in segno di esasperazione. In che guaio si era andato a cacciare, con Artemis?

L'accompagnó a casa, proseguendo il tragitto verso la sua abitazione da solo. Quando l'aveva lasciata all'inizio della sua via, lei al posto di salutarlo normalmente gli si era fiondata addosso e l'aveva stretto in un forte abbraccio, rischiando di far cadere entrambi assieme alla bicicletta.
Mentre pedalava per le strade trafficate, non fece a meno di sorridere al pensiero di com'era trascorsa la giornata. Nonostante fosse fradicio ed infreddolito, Artemis si trattava di un guaio in cui si sarebbe volentieri cacciato.
-Sono a casa.- disse, aprendo la porta. La chioma rossa di Aki sbucó dalla cucina, che quando lo vide bagnato dalla testa ai piedi assunse un'espressione confusa.
-Che ti è successo? Ha piovuto e non avevi l'ombrello?-
-... Non proprio.- rispose con imbarazzo, portandosi una mano sulla nuca. La donna sorrise, intuendo qualcosa.
-Su, vai a cambiarti. O ti prenderai un raffreddore.- il figlio annuí, correndo su per le scale e fiondandosi sotto la doccia. Oltre ad essere fradicio, era anche pieno di fango e sabbia.
Quando fu sicura di non essere sentita, la madre inizió a parlottare con Yusei in quanto alla sua uscita, suscitando in lui un sospiro.
-Lascialo stare, non è più un bambino, avrá pure il diritto di uscire da solo, ogni tanto.-
-E se avesse una ragazza segreta? Voglio conoscerla!-
-Non mettergli pressione e pensa a preparare la cena.-
-... cavolo, si bruceranno le verdure!-

Posó la mano annerita e dalle unghie ingiallite sul muro altrettanto lercio, a fianco ad una pagina di giornale. Ansimava, la voce roca, stanca, a tratti adirata. Si voltó verso il pavimento, pieno di mozziconi di sigaretta, un posacenere colmo fino all'orlo, bottiglie e vetri rotti. Faticava anche a rimanere in piedi, non chiudeva occhio da giorni.
Dal momento in cui nella sua testa scattó quella strana molla, la mente aveva viaggiato alla velocità della luce, pensando ad un'infinità di cose, tutte rivolte verso un unico obiettivo. Si lasció cadere sulla poltrona di pelle marrone e piena di buchi, con quella pagina tra le mani, appena strappata dalla puntina che la teneva affissa ad una bacheca. Avvicinó la candela, unico elemento atto ad illuminare quella putrida stanza assente di finestre, osservando la foto in bianco e nero presente in prima pagina. L'uomo si leccó le labbra screpolate, fissandola per un lasso di tempo che sembró infinito e sorrise, fece un enorme sorriso. Accanto al divanetto, tra mozziconi, siringhe e bottiglie, altri pezzi ritagliati dai giornali, foto e fogli con scritte apparentemente alla rinfusa. Su uno dei braccioli era posata una maglietta rosa, sporca e bucata. L'uomo la prese in una mano e se la portó al viso, annusandola prepotentemente.
-Sa ancora di te...-
Prese un coltellino, passando lentamente la lama sulla foto di quella pagina che ancora teneva avidamente tra le sue grinfie. Vi era raffigurata una ragazzina piccola ed esile, i lunghi capelli chiari e tinti legati in un'acconciatura adornata da un diadema, vestita con un abito di paillettes, una coppa in mano ed un pappagallo appollaiato sulla spalla. Grandi occhi neri ed un adorabile sorriso arricchivano il suo bel viso.
-Artemis... Hogan... è questo il nome che ti sei data, quindi? Tornerai da me, te lo prometto.- con la lama del coltello, tagliò la carta proprio in prossimità della sua gola, sorridendo nuovamente.


Angolo autrice
Bella raga, come state? E anche questo capitolo è andato!
Vi è piaciuto? Personalmente, non vedevo l'ora di vedere questi due interagire da soli, sono entrambi adorabili. Chi non vorrebbe farsi scarrozzare in giro dalla bici di Yuichi? Altro che duel runner.
Dato che non è passato molto dall'ultimo aggiornamento, non ho nulla di importante da dirvi.
Alla prossima.~

Jigokuko

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Livello 11 - Triptych Lux ***


Livello 11

Triptych Lux
 

Il giorno successivo, Artemis tornó in classe piuttosto accigliata. Era si ancora contenta del pomeriggio trascorso assieme a Yuichi, ma non aveva la minima voglia di rivedere le sue "amiche", soprattutto dopo ció che le avevano detto nei confronti del ragazzo. Se lo avessero nominato, gliene avrebbe detto quattro, o addirittura cinque!
Nonappena mise piede nell'aula, tutti gli studenti presenti iniziarono a bisbigliare tra loro; la ragazza si guardó intorno, scrollando poi le spalle ed andando a mettersi al proprio banco. Kiko e Minako arrivarono qualche minuto dopo. La prima le si sedette accanto com'era solita fare, mentre l'altra si approprió del banco dietro. Nonostante le stesse ignorando, la bionda le ticchettó le dita su una spalla, facendola voltare.
-Ti hanno vista tutti andare via con lui.-
-E allora?- assottiglió lo sguardo, accentuato dallo spesso eyeliner che disegnava ulteriori ciglia sulla sua pelle.
-Lo senti questo brusio? È tutto un vociare nei tuoi confronti, perché sei uscita con un assassino senza cuore. Ti ingannerá e spezzerá il tuo cuore.-
-Ma che cazzo stai dicendo?!- il suo tono di voce si fece improvvisamente più alto, girando completamente il corpo in sua direzione.
-Tu non lo conosci, in giro si dice di tu-- la ragazza non fece in tempo a finire la frase che Artemis le afferró il colletto della divisa e trascinó il suo viso di fronte a sé.
-Tu-- VOI, non lo conoscete! Sai, credevo fossi mia amica, perchè le amiche si sostengono a vicenda, ma mi fai solo schifo. Tu e quell'idiota accanto a me, che si diverte a parlarmi alle spalle ogni volta io mi giri.- la spinse via, facendole perdere l'equilibrio. Poi, si rivolse a quell'altra.
-Cara, sai... me n'ero già accorta da un po', è inutile che tu faccia un'espressione così sorpresa... non sai nascondere nulla. Scendi dal piedistallo e smettila di essere invidiosa solamente perchè guardano tutti me.-
Il vociare si era fermato ormai da un po' e gli sguardi si erano posati su quella ragazza dai capelli arancioni che stava camminando verso la cattedra, mettendocisi dietro. Sbatté entrambe le mani sul legno colorato, attirando l'attenzione degli ultimi rimasti in disparte.
-Su, ditemi cosa pensate o vi hanno raccontato di Yuichi Fudo.-
"È un assassino", "non ha cuore", "è pazzo", "non vale niente", furono alcune delle risposte. Artemis ne era allibita, chi aveva messo in giro tante cavolate passandola liscia?
-Vedo che non lo conoscete affatto, stupidi.- disse, interrompendo lo sproloquio di una compagna di classe. -Perché ha fatto un incidente, sarebbe un assassino? Perchè è introverso, non avrebbe cuore? Perchè faceva risse tentando di proteggere sua sorella minore, è pazzo? Perché ora ha smesso di duellare, non vale niente? Ci avete mai parlato una, una singola volta nella vostra vita per affermare cose tanto stupide da non stare nemmeno in piedi? Io si e ho conosciuto la persona migliore di questo mondo, non merita nessuna delle vostre insensate parole. Lui c'è stato quando non stavo bene ed eravamo quasi del tutto sconosciuti e non ci ha pensato due volte a picchiare un uomo gigantesco per salvarmi! Voi l'avreste fatto? Certo che no, perchè siete dei codardi! Siete voi a non valere nulla!-
-Tu non eri quella che va in giro con un uccello in testa, scusa?- subentró Kiko, arricciandosi una delle ciocche violacee. -È proprio vero che i matti vanno sempre in coppia.-
Dopo che la ragazza ebbe finito di parlare, in tutta la classe si sollevó una risata di scherno nei confronti dell'arancione, facendola sbuffare profondamente. Senza degnare nessuno di uno sguardo, uscí dall'aula, scansando uno dei professori e componendo un numero sul cellulare.
-Pronto?- la voce maschile dall'altro capo del telefono riuscí ad alleviare tutta la sua tensione con una sola parola.
-Ciao, Yuyu. Possiamo vederci ora?-
-Mi dispiace, ma in questo momento sto lavorando.-
-Allora passo da te se non è un problema, cinque minuti e me ne vado.-
-È successo qualcosa?- chiese, cogliendo in parte il suo stato d'animo.
-Ti spiegheró di persona.-
-Va bene, ti aspetto.-
-A dopo.-

Senza farsi vedere, uscí da scuola e si diresse alla velocità della luce al negozio in cui lavorava Yuichi, mettendoci dieci minuti di corsa. Spalancó la porta di vetro, facendo voltare una donna di mezza etá che stava scegliendo alcuni gerani. La guardó storto, vedendola ansimante, ma il giovane dietro al bancone si tolse i guanti sporchi di terra e la raggiunse, prendendole il pesante zaino.
-Su, vatti a sedere. Finisco questa vendita e parliamo.-
-Tranquillo, ragazzo, ho già scelto. Questi vanno benissimo.- disse la signora, lasciando i soldi sul tavolo in legno ed uscendo dal negozio. Yuichi si tolse anche il grembiule verde, raggiungendola.
-Allora? Come mai sei sull'orlo del pianto?-
-Io non so-- ah, ma chi voglio prendere in giro...? La giornata non è nemmeno iniziata ed è già un disastro. Sono entrata in classe e le mie due uniche amiche, insieme agli altri compagni, hanno iniziato a dire cavolate su di te, io ho provato a spiegare quanto stupide fossero le loro sentenze, ma proprio una di quelle che credevo tale mi ha dato della matta perchè vado in giro con Uroboro. Tutti mi hanno riso in faccia.- dicendolo, tiró su col naso con fare bambinesco e le lacrime stavano iniziando a rovinarle il trucco. Le mani stringevano il lembo della gonna a quadri, torturandolo e stropicciandolo. Il corvino assottiglió lo sguardo, assumendo un'espressione adirata.
-Non c'è bisogno di piangere per queste cose, quelle persone non valgono niente se si divertono a criticarti perchè vai in giro con me o con un pappagallo sulla testa. Saranno ragazzini frustrati.- Artemis scosse il capo, dondolando le gambe penzolanti dalla sedia.
-Non piango per me, non m'importa di cosa pensano nei miei confronti, ma voglio far cessare quelle voci orribili sul tuo conto, Yuichi... mi fanno stare male...-
-A me non interessa ció che dicono. Piuttosto... non mentirmi, ho capito subito che invece ti ha toccato nel profondo il discorso della tua "amica", se cosí vogliamo chiamarla. Giuro che se la incontro, la riempio di botte, allora si che le sue paure saranno fondate.-
-No, aspetta, non partire in quarta! Se picchierai una ragazzina, per giunta più piccola, allora si che saranno guai per te! Calmati, non hai bisogno di prendere a pugni nessuno.- il corvino sospiró, incrociando le braccia.
-Hai ragione, scusami, non dovevo dire quelle cose. Anche se una lezione la meriterebbe.- Alla ragazza scappó un sorrisino tra le lacrime. Yuichi si era dimostrato molto più simile alla sorella di quanto pensasse.
-Ecco, cosí. Basta piangere.- le porse un fazzoletto di stoffa, lei lo accettó e si asciugó gli occhi, sbavando eyeliner ed ombretto sulla pelle diafana, ma non ci diede alcun peso. -Peró, se dovessero infastidirti nuovamente voglio essere avvertito. Faró prendere a tutti un così grande spavento da farli desistere dall'insultarti per sempre. Senza botte, prometto.-
-Grazie, Yuyu... sai, sono felice di averti incontrato.- Lui le posó una mano sul capo, scompigliandole i capelli.
-Ti va di uscire, domenica? Cosí puoi distrarti un po'. Non so quanto saró di compagnia, ma si puó provare.- disse improvvisamente, mentre sistemava alcuni vasi su uno scaffale, cogliendola di sorpresa.
-C-certo!- questa volta, il sorriso che fece fu molto più radioso, proprio com'era solita fare.

I tre giorni successivi per Artemis sembrarono infiniti, tanto non vedeva l'ora arrivasse l'ultimo giorno della settimana.
Passó l'intera mattinata a prepararsi nonostante l'appuntamento fosse previsto per il pomeriggio stesso, tanto che Crow, preoccupato del fatto che non fosse mai uscita dalla sua stanza, fu costretto ad andare a controllare. Dopo aver bussato, aprí piano la porta, trovandosi davanti ad un incredibile disastro: quasi l'intero armadio della figlia era sparso ovunque, dal pavimento, al letto ed ogni punto d'appoggio immaginabile, come fosse passato un uragano.
La ragazzina, seduta su una sedia con ancora il pigiama addosso, era intenta a pettinarsi i lunghi capelli sbiaditi con un'espressione affranta sul viso.
-PAPÁ!- trilló, nonappena vide la sua chioma arancione sbucare dallo stipite. -Non so cosa mettermi, né come truccarmi od acconciare i capelli, sono disperata!-
Crow non se ne intendeva minimamente di quell'argomento, non sapeva cosa dirle.
-Perchè non metti le prime cose che trovi? Yuichi non mi sembra il tipo di persona a cui importi di come ti vesti o di che colore metti l'ombretto.-
-Tu non capisci, io voglio essere carina!- l'uomo sospiró, entrando definitivamente in camera ed iniziando a gironzolare, osservando i vestiti sparsi in giro. Alla fine, prese i primi due-tre capi che pensó stessero bene assieme e glieli lanció sul letto.
-Allora metti quelli, tanto saresti carina in ogni caso.- sorrise, uscendo dalla stanza, ma riaprí subito la porta. -Ah, e... fa presto, cosí ti accompagno io.- E se ne andó, di nuovo.
-Vaa bene!-
Finito di pettinare i capelli, esaminó i vestiti scelti da Crow: erano una semplice maglietta rosa a mezze maniche con alcuni dettagli in nero ed una gonna a pieghe azzurra. Si stupí, quegli abiti insieme stavano davvero bene e non aveva nemmeno considerato di abbinarli.
Dopo averli indossati, si truccó in modo leggero ed acconció la chioma in due trecce tenute ferme da fiocchetti bianchi, facendole ricadere sulle spalle. Per ultimo, mise delle parigine nere lunghe fino alle cosce ed un paio di snickers bianche. Finito di prepararsi, giró su sé stessa piú volte di fronte allo specchio per cercare dettagli fuori posto. Quando fu soddisfatta, prese una borsetta in pelle nera e corse in cucina dove si trovava il padre, mostrandosi a lui con un sorrisone in viso e le braccia aperte.
-Allora? Come sto?- disse, piroettando su sé stessa. In quel momento, Uroboro le voló su una delle spalle, strofinando il capo piumato sulla sua guancia.
-Visto? Te l'avevo detto che saresti stata carina pure con dei vestiti presi a caso. Anche Uroboro sembra apprezzare.-
-Eh, ho notato.- rispose, accarezzando il pappagallo. -Ma voi siete di parte.-
In quel momento, Crow si avvicinó a lei, posandole una mano sulla testa e stando attento a non spettinarla.
-Puó darsi, ma ti assicuro che stai veramente veramente vestita cosí.- le fece l'occhiolino, il quale venne ricambiato con un abbraccio.
-Su, non vorrai fare tardi. Prendi il casco e andiamo.-
-Subito!-

L'uomo giró la chiave di accensione della Blackbird e la due ruote tremó tutta prima di mettersi in moto e partire.
-Artemis, ti ricordi quando ti ho trovata? Eri magrissima, minuscola e terrorizzata dai segni sul mio viso. Per giunta, la prima volta che ti ho fatta salire qui, mi sei rimasta avvinghiata come una piovra, non riuscivo a respirare!- ridacchió, mentre sfrecciava nel traffico. -Non ci credo che tu sia già così grande, mi sembra sia stato solo ieri quel giorno...-
-In altezza non sono cresciuta poi così tanto.- scherzó, cercando di sdrammatizzare un'immagine appena formatasi nei suoi ricordi: parte di un volto, urla, vetri rotti, sovrastati poi dall'articolo di giornale in cui era raffigurata sua madre.
-Hai ancora tempo per crescere, te l'assicuro!-
-Ormai ho perso le speranze, ho quasi diciassette anni...--
Il discorso continuó fino alla fine del tragitto, quando la duel runner si fermó di fronte alla casa in cui vivevano Yusei, Aki, Yuichi e Ryoko.
-Divertiti, mi raccomando!- la salutó il padre, sfrecciando via con il braccio alzato. Artemis, dopo un po' di esitazione, decise di suonare il campanello.
Ad aprire fu una bella donna dai capelli rossi e gli occhi color nocciola, che quando la vide sorrise ampiamente.
-Ciao, Artemis! Entra pure, Yuichi è di sopra.-
-Grazie mille, signora Fudo. Lo raggiungo subito.- sorrise a sua volta, dirigendosi su per le scale. Mentre le percorreva, inizió ad udire della musica ed il volume aumentare ad ogni scalino salito. Arrivata dinanzi alla porta chiusa, era altissimo, infatti quando bussó non ci fu alcuna risposta.
Preso un respiro profondo, decise di aprirla comunque, trovando il corvino a terra, a petto nudo, intento a fare delle flessioni. Si congeló ad osservare ogni movimento dei suoi muscoli piuttosto sviluppati - non si notava nulla, sotto quei maglioni larghi -, finché lui non si accorse della presenza di lei e si mise subito in ginocchio, abbassando la musica dallo stereo.
-Oh- scusami, mi dispiace, non avevo visto l'orario...- disse, stringendosi nelle spalle, visibilmente imbarazzato ed un poco rosso in viso. Solo in quel momento, Artemis notó numerose e profonde cicatrici sulle sue braccia, piú una sull'addome, anch'essa non da poco.
-Non preoccuparti.- entró in camera, trotterellando fino al letto di Ryoko e sedendocisi sopra, non staccandogli gli occhi di dosso. Lo faceva apposta a fissarlo in quel modo, trovava adorabile quell'espressione d'imbarazzo. Solo ora, prestó ulteriore attenzione alla canzone che la radio riproduceva; si sentiva un violino, accompagnato da quello che sembrava un basso. La melodia era... particolare, ma lui spense la musica.
-Scusami se ti faccio aspettare, però devo farmi una doccia... faccio presto, giuro.-
-Potresti lasciare accesa la radio?-
Yuichi scrolló le spalle, riaccendendola. Prese dall'armadio degli abiti puliti e si defiló fuori dalla stanza, chiudendo la porta.
Il suono del violino e del basso continuó, mentre si aggiunsero anche una chitarra elettrica e la batteria, infine una voce inaspettatamente graffiante che, più che cantare, sembró ruggire come un leone. Quello era Metal? A lei non era mai piaciuto quel genere - o, perlomeno, non aveva mai sentito nulla di simile. Solo canzoni pesantissime dove dei tizi urlavano e basta -, ma il tripudio di strumenti unito a quella voce le fece drizzare le orecchie, costringendola ad alzare un poco il volume. Voleva sentire di più. Quando il cantante finí di ruggire, inizió un'unione di chitarra e batteria, subentrarono nuovamente violino e basso, formando un suono particolare. Il growl ripartí, più potente di prima; non capiva bene cosa dicesse, ma non importava, perchè ció che udiva le stava piacendo e non poco. Dopo un forte urlo, venne ripresa la melodia precedente, enfatizzata dal violinista. A quel punto, le venne quasi meccanico alzarsi dal letto ed iniziare a danzare su quella musica che mai avrebbe pensato potesse piacerle. Il suono del violino divenne ancor più forte e poi si arrestó, finché un'altra voce maschile, questa volta meravigliosa e quasi eterea, inizió a cantare.

"Radiance, blinding horizon
The brilliant sunrise
Their horizons, where they seize this life
Our children
Painters, they are
They are, the change
Painters"

Quando la canzone terminó, non seppe quanto tempo fu passato, ma continuó a danzare nel silenzio, tentando di rievocare quella melodia nella sua testa. Poco dopo, entró Yuichi, trovandola mentre vorticava lentamente su sé stessa.
-Cosa stai facendo?- chiese, con il capo lievemente inclinato verso destra. Si fermò.
-Yuyu, quella canzone... come si chiama?-
-"Painters of the Tempest (Part II): Triptych Lux".-
-È bellissima...- fu l'unica cosa che riuscí a dire, guardandolo negli occhi.
-Non credevo ti piacesse il Metal.-
-Infatti non l'ho mai apprezzato, ma questa canzone credo sia su di un altro livello. Me ne farai sentire altre belle come questa?-
-Certamente. Vogliamo andare, ora?-
Senza dire nulla, la ragazzina si fiondó verso di lui e lo prese a braccetto, portandolo giù per le scale. Nel passare per il salotto, lo sguardo di Aki si incrociò con quello del figlio, al quale sorrise, innescando l'arrossamento delle sue guance.

-Allora? Dove vuoi andare?- le chiese, mentre camminavano fianco a fianco sul marciapiede. Lui con le mani nelle tasche del cappotto e lei trotterellandogli accanto.
-Perché devo essere sempre io, a scegliere?-
-Perchè sono una persona che ti farebbe sempre annoiare.-
-Mh, allora... se è così... accompagnami al centro commerciale, caro il mio noioso.- enfatizzando le ultime quattro parole, nuovamente si avvinghió al suo braccio, guardandolo con un sorrisone stampato in viso. Lui si giró subito dall'altro lato, non rifiutando però quel contatto.
-E sia.- fu tutto ció che disse.
Durante quella gita, Artemis lo trascinó in ogni negozio possibile ed immaginabile che vendeva vestiti. Ne provó tantissimi e prontamente chiedeva un parere al corvino, il quale rispondeva sempre con disinteresse. Solo una volta ebbe una reazione completamente positiva: si era trovato di fronte ad un abito rosa antico, le maniche larghe arrivavano ai gomiti, mentre la gonna raggiungeva le ginocchia, superandole di poco. Su tutto il vestito erano ricamati dei fiorellini in rilievo, mentre la vita veniva circondata da un sottile cinturino in pelle bianco. "Ti sta bene", le disse, d'istinto, nel momento in cui uscí dal camerino, rendendola contenta come una pasqua. Infatti, fu l'unico capo che compró quel giorno.
Quando uscirono, notarono il colore grigio del cielo, riempitosi di nuvoloni. Fu questione di minuti prima che grossi fulmini squarciassero il panorama, forti rombi si insinuassero nei loro timpani ed iniziasse improvvisamente a piovere a dirotto.
-Cavolo, dobbiamo correre!- disse Yuichi, facendo uno scatto in avanti, ma subito si voltò indietro. Artemis era come paralizzata, si guardava intorno terrorizzata e tremava come una foglia. Senza pensarci due volte, il corvino si tolse il cappotto e glielo mise sulle spalle, prendendola stretta per mano ed iniziando a correre, costringendola a fare lo stesso e seguirlo. Fortunatamente, lí vicino si trovava il negozio della fioraia che lo aveva assunto, quel giorno chiuso, ma avendo le chiavi riuscirono comunque ad entrare.
All'interno, fece sedere la ragazzina su una sedia ed abbassó le tapparelle in modo che non si potesse più vedere il putiferio scatenatosi all'esterno. Lei non disse nulla, si era raggomitolata sul sedile ed aveva le mani strette e tremanti al giaccone del ragazzo. Nel momento in cui le poggió una mano sulla spalla, ebbe un sussulto.
-Che succede?- chiese, abbassandosi accanto a lei.
-I temporali mi terrorizzano, ho sempre paura di venire nuovamente abbandonata quando accadono.-
-Ti ho forse lasciata lí?-
Fece di no con la testa, nascondendosi sempre più in quell'indumento che tanto profumava di lui.
-Yuyu... mi piace tanto passare del tempo con te, nonostante tu dica di essere noioso. Sei così gentile con me, ma ormai te l'ho già detto tante volte e non voglio risultare ridondante.-
-Artemis, non ho bisogno che tu mi faccia tanti complimenti, non me li merito, lo sai...-
-Ed è per questo che ho deciso di non farteli più.- si spostó, in modo da essergli di fronte. Lui la guardava dal basso, trovandola anche buffa con quel cappotto in testa. -Perché voglio... ecco...- spostó lo sguardo a destra e sinistra, prima di sospirare e riportarlo su di lui. -Devo smetterla di parlare.-
All'improvviso, poggió le mani sulle spalle del corvino e si sporse in avanti, unendo le loro labbra in un bacio. Yuichi si trovó completamente disorientato e colto alla sprovvista, il cuore sembró balzargli fuori dal petto, battendo ora più che mai. Ci volle qualche secondo prima di lasciarsi trasportare e portó una mano tra i suoi capelli arancioni, accarezzandoli delicatamente, ma la spinta di Artemis gli fece perdere l'equilibrio e lei cadde dalla sedia, facendo crollare entrambi sul pavimento in legno. Quella mistica unione duró ancora qualche secondo prima che lei decise di separarsi. Vedendolo tutto rosso in viso, scoppió a ridere e poggió la testa sul suo petto il cui cuore era ancora fuori controllo, prendendogli la mano ed incrociando le dita tra le sue.
-Sei adorabile, sai? È per questo che mi piaci tanto.-
-Anche tu... mi piaci.-
Sussurró, chiudendo gli occhi, poco importava l'essere disteso sul parquet del negozio.
-E sei anche fradicio.-
-È colpa tua.-


Angolo autrice
Ma buongiornissimo! Come state? Io, oggi in particolare, sono abbastanza euforica. Perché sapete che giorno è oggi? Il compleanno di Yusei! Ho passato più di una settimana a lavorare su una sua illustrazione che ho postato su twitter e sta già facendo un sacco di like e retweet (oddio, in realtà non così tanti, ma solitamente la mia media è zero), sono contenta di questo. :') Ve la lascio qui sotto, ditemi poi cosa ne pensate.

Per quanto riguarda il capitolo... non è finito. Cioè, si, peró manca una parte prima di passare nuovamente a Ryoko e Håkan, ma sarebbe risultata troppo lunga per la media delle tremila parole che voglio tenere, quindi ho deciso di spezzarla. Ancora non so se la includeró nel prossimo capitolo o faró due cose divise, devo ancora decidere come strutturarla e non so quanto effettivamente durerà, bisogna solo aspettare la mia vena creativa.
La canzone che Yuichi ed Artemis ascoltavano? Esiste davvero! È della mia band preferita, i Ne Obliviscaris ed appunto si chiama "Painters of the Tempest (Part II): Triptych Lux", la parte descritta nella storia sono gli ultimi cinque di sedici minuti, il terzo movimento chiamato "Curator" (c'è anche una versione della canzone con solo quella parte). Se vi piace il metal od anche solo le canzoni molto particolari ed elaborate, dateci assolutamente un ascolto.

E niente, come ultima cosa volevo scusarmi se su EFP non recensisco/rispondo mai subito a chi mi scrive, ma odio scrivere sul pc perché alcuni tasti vanno solo quando pare a loro e trovo scomodo cliccarli con le unghie lunghissime che mi ritrovo. Scriverei da telefono, ma per qualche assurdo motivo mi sminchia sempre tutto e non va a capo, quindi evito. Non preoccupatevi che vi leggo ed apprezzo sempre e comunque. :')
Al prossimo capitolo.~

Jigokuko
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Livelli 11.5/12 - Terrore / Festa in casa ***


Livello 11.5

Terrore
 

Dopo quel bacio, i due rimasero nel negozio finché i tuoni non smisero ed i nuvoloni si dissiparono. Artemis, per tutto il tempo, era stata vicina a Yuichi, nonostante lui l'avesse ampiamente calmata, la paura dei temporali non era certo sparita, ma rimanere tra le sue braccia le infondeva grande sicurezza.
-Si è fatto buio, Yuyu.- disse lei, avvicinandosi alla vetrina ed osservando i lampioni accesi.
-Ti accompagno a casa, allora.- le rispose, aprendo la porta e facendola uscire per prima.
-Aspetta, ti ridó il cappotto.- il corvino scosse il capo.
-Tienilo tu, me lo ridarai un'altra volta.- le labbra della ragazzina si contrassero in un sorriso e, mentre camminavano, poggió il capo sulla spalla del più alto.
Quando arrivarono davanti al vialetto di casa sua, lei lo salutó con un bacio sulla guancia e trotterellando via.
Aprí la porta, trovandola inspiegabilmente non chiusa a chiave, mentre la luce del soggiorno era accesa. Strano, non ricordava lo fosse al momento della sua uscita e rammentava perfettamente suo padre mentre estraeva le chiavi dalla serratura.
-Papà? Sei già a casa?- nessuna risposta, niente di niente. Poi, si rese conto di uno strano dettaglio: dov'era Uroboro? Solitamente, quando rientrava, il pappagallo le si fiondava sempre addosso come avrebbe fatto un cagnolino...
Col cuore in gola, appoggió la borsetta ed il cappotto di Yuichi sul divano e salí al piano superiore della casa, lentamente, come se avesse paura di fare il minimo rumore. Si fermò in mezzo al corridoio e prese il cellulare, iniziando a scorrere la rubrica con le mani tremanti. Fu in quel momento che qualcosa le venne addosso, spaventandola al punto da farle mollare lo smartphone, il quale cadde rovinosamente a terra.
Fece per tirare un sospiro di sollievo quando si accorse che quella "cosa" fiondataglisi addosso non era nient'altro che Uroboro, ma la preoccupazione tornó tutta in un'istante vedendolo estremamente agitato: sbatteva velocemente le ali e gracchiava fonemi incomprensibili.
-Calma, sono qui...!- disse, poco convinta, posandogli una mano sul capo piumato ed accarezzandolo. Dopo poco, il volatile sembró calmarsi e si fermó. Artemis si chinó per recuperare il telefono, scoprendo suo malgrado che aveva una crepa estesa e ramificata su tutto lo schermo, ma fortunatamente il touchscreen funzionava ancora.
-Cavolo, l'avevo comprato da poco...- si lamentó, scorrendo velocemente i contatti. Trovato il numero desiderato, lo chiamó.
-Pronto?- la voce dall'altro capo sembró confusa della chiamata.
-Yuyu... so che è una richiesta assurda, ma potresti tornare qui e farmi compagnia finché non torna mio padre?-
-Hey, cos'hai? La tua voce sta tremando.-
-Ecco... ho paura, sono successe cose strane, non so spiegare.-
-Arrivo subito.-
Finalmente, riuscí a tirare quel sospiro di sollievo tanto bramato e tornó al piano inferiore, sentendosi già più sicura sapendo che lui sarebbe stato di nuovo con lei per un po'. Si sedette sul divano, con le mani sulle ginocchia ed Uroboro appollaiato sulla testa.
Passó qualche minuto prima che qualcuno bussó alla porta.
-È già qui, così presto?- mormoró, alzandosi ed avvicinandosi all'uscio. No, troppo strano, non poteva essere lui... a meno che non avesse fatto una velocissima corsa. Di nuovo, una mano batteva sul legno niveo, ma lei non riuscì a fare altro se non rimanere immobile lí, impaurita.
Silenzio, per pochi interminabili secondi, finché il rumore delle chiavi girare nella serratura non fu l'unico, assieme a quello del suo respiro, a diffondersi nella stanza.
Era Crow? Poteva finalmente tranquillizzarsi?
La porta inizió lentamente ad aprirsi.
-Papá? Mi hai fatto prendere un tale spavento...!- fece un passo verso di essa, sorridendo sollevata. -Non credevo fossi arrivato così pre-- qualcosa le afferró il polso destro, stringendo con forza. Era una mano abbastanza grande, lurida e dalle unghie mangiate e spezzettate.
Uroboro voló via.
La ragazzina lanció un urlo, mentre tiró uno strattone all'indietro nel tentativo di liberarsi dalla presa, ma fu tutto inutile, perché la porta si aprì completamente e, vedendo chi avesse di fronte, andó in tilt.
-Papá... papá... che bella voce, chiamami di nuovo così.-
Di fronte a lei, un uomo sulla trentina - ne dimostrava molti di più, peró -, con corti capelli castani ed occhi celesti, spalancati, arrossati e dalle pupille dilatate, sorrideva ampiamente. Il viso era sporco, ma quelle tre linee dorate verticali sotto ciascun occhio ed altre due sotto al mento non avrebbe mai potuto dimenticarle, nonostante fossero passati dieci anni e lui era deperito fin troppo. Lo aveva previsto, che sarebbe venuto a cercarla se fosse stato lui ad uccidere sua madre biologica.
-C-cosa vuoi...?- fu l'unica cosa capace di articolare, con voce tremante.
-Com'è che ti chiami?- fece un passo in avanti, avvicinandosi; il cuore di lei batteva all'impazzata. -Artemis... giusto. Cosa voglio, chiedi? CHE DOMANDA STUPIDA!- il suo tono di voce si alzò improvvisamente e strattonó l'esile braccio della figlia con forza, facendola gemere di dolore.
-Sono tuo padre no? E tu sei la mia bambina, perció sono venuto a riprenderti e portarti a casa con me, cosí saremo nuovamente una famiglia! Io e te!-
-Scordatelo. Voi mi avete abbandonata sotto una tempesta, a notte fonda.-
-"Voi"? Tua madre, semmai... eri sola con lei oppure no, quando è successo? Io ti volevo tenere, perchè ti voglio bene, era lei ad odiarti!-
-Non è vero.- rispose, a denti stretti e trattenendo le lacrime. Quelle tre parole, peró, fecero scattare qualcosa nella testa dell'uomo, il quale spalancó ulteriormente gli occhi ed estrasse un coltello a serramanico dall'ampia tasca del cappotto.
-Siete uguali, tu e quella troia!- tentó di colpirla al volto con la lama, ma lei riuscí a scansarsi quel quanto che bastava a subire solamente un graffio sulla guancia, ma la torsione al polso bloccato le provocó un forte dolore e cadde in ginocchio sul pavimento, sorretta in parte da lui. -Lei, lei si era fatta mettere incinta da un altro! Voleva cambiare vita! Mi ha mollato da un momento all'altro ed è scappata con il primo che ha incontrato!-
-L'hai uccisa tu... vero?-
-È stato bello vedere il sangue schizzare dalla sua carotide, finito tutto, sembrava una vera opera d'arte. Ma tu da morta saresti ancora più bella, la tua giovinezza bloccata nel tempo ed un liquido scarlatto che sgorga dai profondi tagli che ti infliggeró.- lí, Artemis socchiuse gli occhi. Aveva sentito troppo ed ormai la sua unica via d'uscita era bloccata proprio dal terrificante aguzzino.
-Yuichi... aiutami...- mormoró, ormai in lacrime.
-E chi sarebbe questo Yuichi? Poco importa, morirai prima di poterlo vedere.-
L'uomo voltó il capo, a seguito di un colpetto sentito sulla spalla.
-Piacere, Yuichi.- e gli arrivó un pugno dritto in mezzo agli occhi, che lo costrinse ad indietreggiare ed entrare in casa, mollando la presa su di lei. Artemis si allontanó il più possibile, guardando lo scontro tra i due.
Il rivale agitó il coltello dinanzi al ragazzo nel tentativo di spaventarlo, ma lui non indietreggió di un passo, anzi: riuscí ad eludere i suoi repentini movimenti e colpirlo al polso, facendoglielo volare via. Una volta disarmato, lo prese per il colletto del cappotto e lo spinse fino a farlo scivolare e cadere di schiena sul tavolino in vetro, frantumandolo in mille pezzi.
-Forza, chiama la polizia!- le ordinó. La ragazza annuí e recuperó il cellulare.
Nel mentre, continuó a prenderlo a pugni sul volto con una tale rabbia da spaccargli setto nasale, labbra e molto probabilmente anche alcuni denti, fino a farlo svenire. Quando si rialzó aveva il fiato corto e le nocche della mano destra insanguinate.
-Non provare mai piú ad avvicinarti a lei...- il suo sguardo era completamente diverso dal solito, passato da calmo ad iracondo. Gli pestó con forza entrambe le ginocchia, provocando un terribile "crack" e, come ultima cosa, impose la mano davanti al suo volto, apparentemente senza fare nulla, ma finí in ginocchio e con un rivolo di sangue ad uscirgli dal naso.
Artemis gli si avvicinó, rimanendo peró un po' a distanza.
-Stai bene...? Ti ha colpito?- il corvino scosse il capo, pulendosi il viso dal suo stesso sangue.
-Mi spiace che tu abbia dovuto vedere questo mio lato. Scusami se ti ho spaventata, ma non ci ho piú visto dopo aver saputo chi fosse quel tizio.-
-Yuyu... non ho paura, so che l'hai fatto per proteggermi.- lí, colmó la loro distanza, raggiungendolo ed abbracciandolo.
-E se si svegliasse?-
-... non accadrá.-
-C-cosa intendi...? È m-morto?-
-No, ma ho usato i miei poteri psichici per distruggergli la mente. In poche parole, ora è un vegetale. Avrei voluto soffrisse di più dopo quello che ti ha fatto, ma la possibilità che una volta uscito di galera potesse venirti nuovamente a cercare mi ha portato a fare questa scelta.
È quello il motivo della mia epistassi, se uso una gran quantità del mio potere inizio a sanguinare.-
La ragazzina non fu in grado di ribattere perchè subentrarono tre agenti di polizia in casa, erano armati, ma vedendo la scena furono costretti a mettere via le pistole, dato che l'incriminato era ormai steso ed inerme. Venne chiamata anche un'ambulanza per l'uomo tanto era malridotto.
Mentre i due spiegavano la situazione ai poliziotti, arrivò finalmente anche Crow, visibilmente preoccupato per la figlia.
-Artemis...! Stai bene? Cos'è successo? Che ci faceva qui tuo padre biologico? Perché aveva le chiavi di casa?- la sommerse di domande, provocandole solo confusione, era ancora terrorizzata. Accortosene, le diede tregua. -Dimmi una singola cosa... ti ha fatto del male?-
Gli mostró il polso destro, ormai gonfio e tendente al violaceo; inizialmente non ci aveva voluto dare peso, ma il dolore peggiorava sempre piú, ormai le era impossibile ignorarlo.
-Ha tentato di accoltellarmi ed io mi sono spostata, ma stringeva forte e credo che quel movimento mi abbia slogato il polso.-
-Bastardo...- sibiló a denti stretti. -Andiamo in ospedale appena ci lasciano liberi. E Yuichi... grazie di averla salvata, non sai quanto ti sono grato. Sono già due volte, dovrò sdebitarmi.-
-Non ce n'è assolutamente bisogno, davvero. A me basta vederla sana e salva.- Dopo l'ultima frase, distolse lo sguardo, arrossendo lievemente. Si era accorto troppo tardi di aver detto una cosa tanto imbarazzante. Artemis ridacchió.

Alla fine, dopo che i poliziotti se ne andarono, Crow portó la figlia all'ospedale, la quale decise di non sporgere denuncia perchè consapevole della sua inutilità, ormai quell'uomo non avrebbe più fatto del male a nessuno. Il polso si riveló essere effettivamente slogato in modo mediamente grave e dovettero ingessarlo per dieci giorni, ma tutto sommato stava bene e sarebbe tornato perfettamente funzionante.
-Ci pensi, Yuyu?- la ragazzina dondoló le gambe, seduta sulla ringhiera di fronte all'entrata dell'ospedale.
-A cosa?- chiese lui, in piedi lí accanto.
-Mancano pochi giorni a maggio, la prossima settimana Ryoko dovrebbe tornare a Nuova Domino. Il tempo vola.-
-... non ci avevo pensato, in effetti. Vivere senza la sua costante presenza è stato insolito. Spero che lei e Håkan non si siano ammazzati a vicenda.-
-Ne dubito.- entrambi si guardarono, per poi scoppiare a ridere.

Livello 12

Festa in casa
 

Ormai in quella casa da una settimana, Ryoko dondolava la gamba sinistra, l'unica libera, seduta su una delle sedie al tavolo della cucina. Nella mano destra, la carta di Krigsgaldr.
"Ti stanno bene i vestiti di quel tipo." La voce profonda del drago si propagó nella sua testa, facendola arrossire d'imbarazzo e riempire le guance d'aria.
-Non prendermi in giro! Per colpa di questa roba che mi avvolge braccia e gambe non riesco a mettere nulla di mio. Metto i suoi vestiti solo perchè sono molto larghi, non perchè mi piacciono.-
"Su, non prendertela, scherzavo. Ma la mia opinione non cambia, sei bellissima." Rise, vedendola in quello stato.
-E tu un drago con quattro occhi, cosa ne vuoi capire di donne?-
"Ho sempre vegliato sul vostro mondo, ti assicuro che ne ho viste tante, poche erano alla tua altezza."
-Seh, vallo a raccontare a qualcun'altra!-
"No, aspe-" Krigsgaldr non riuscí a terminare la frase che la rossa schiaffó la carta a faccia in giù sul tavolo, terminando la comunicazione. Arrabbiata, incroció le braccia. Non le piacevano i complimenti, anche se teneva al drago, era incapace di accettarli.
Sbuffó aspramente, poggiando la guancia destra sul pugno chiuso. Quando lo scemo non era a casa, quel luogo diventava fin troppo silenzioso, quasi si annoiava. Annoiarsi? No, non lo avrebbe mai ammesso apertamente dinanzi a lui, onde evitare di fomentare ulteriormente la sua testa vuota. Si mise la carta tra le labbra e, presa la stampella, saltelló fino alla camera da letto, dove la ripose nel cassetto. Krigsgaldr l'aveva fatta irritare parecchio, ma dovette scacciare quel pensiero quando il telefono di casa squilló e dovette saltellare fin lá per rispondere.
-Pronto?- disse, un po' titubante.
-Ryoko?- la voce dall'altro capo era maschile. -Sono Jack, sei pronta?-
"Cavolo, l'avevo completamente dimenticato!", pensó.
-Ce-certo...- ovviamente mentí.
-Bene, saró lí tra dieci minuti.- e riattaccó.
La rossa dovette fiondarsi in bagno per prepararsi; quella mattina doveva andare ad un controllo medico, ma dato che Håkan lavorava, l'avrebbe accompagnata il padre. Incapace di farsi i soliti codini, riuscí solamente a fermare la frangia con una forcella e pettinarsi i capelli, completando con una maglietta viola ed un paio di pantaloncini neri, tutto rigorosamente non suo.
Finí proprio un minuto prima che Jack Atlas entrasse in casa, il quale vedendola già in piedi si sorprese.
-Come stai? Ti serve aiuto?- la rossa scosse il capo, dirigendosi verso l'uscita.
-Non è la prima volta che mi rompo più ossa insieme, posso dire di esserci abituata.- disse scendendo uno scalino alla volta, mentre l'uomo stava dietro di lei, assicurandosi non scivolasse.
-Ti sia già successo o no, non credo siano tutti in grado di scendere cinque rampe di scale con la metá degli arti e senza sforzi.- rispose solamente quando furono al pian terreno.
-Sono quel tipo di persona incapace di stare immobile.- scrolló le spalle, salendo in auto.
-...Allora, come ti trovi a dover convivere con mio figlio?- Jack, dopo qualche minuto di silenzio da parte di entrambi, cominciò a parlarle. -Da quel poco che so, non andate d'accordo.- terminó.
Ryoko, che stava poggiata con il gomito alla portiera a guardare fuori dal finestrino, si voltó verso di lui.
-Uhm...- esitó qualche secondo. -Abbiamo due caratteri incompatibili e finiamo spesso per urlarci addosso, ma quando parliamo di argomenti in cui non servono opinioni posso anche sopportarlo, nonostante sia uno stupido.- Dopo quella frase, vide il biondo scoppiare a ridere per la prima volta in quei pochi giorni, in lui notó alcune somiglianze con il figlio.
-Senza offesa, ovviamente...- tentò di ripiegare.
-Tranquilla, glielo ribadiamo spesso anche io e sua madre. Non è molto sveglio, ma è un bravo ragazzo, basta vedere a come ti ha accolta in casa nonostante tu gli abbia addentato il naso meno di un mese fa.- la ragazza deglutí.
-Ah, ve lo ha detto...-
-È stato argomento di risate per una settimana intera, Shinji non smetteva mai di prenderlo in giro.- subito dopo, anche Ryoko si mise finalmente a ridere, ma subito si ricordò di una cosa.
-Aspetti... ma non è un problema portarmi in giro in pieno giorno? Non le danno spesso fastidio i paparazzi?- domandó.
-Ormai ci sono abituato e non m'importa piú molto se mi scattano delle foto. Dopotutto, ho sposato proprio una di loro.- scrolló le spalle. Lei non aveva pensato a Carly in quel momento, peró le parole di Jack le ricordarono sia il suo lavoro di giornalista, sia - purtroppo - quando aveva paragonato sé stessa e suo marito a lei e Håkan. Vomito. Nonostante ció, l'aveva trovata una donna simpatica e gentile.

La conversazione finí lí. Arrivati in ospedale, i medici avevano tenuto dentro Ryoko per farle una ramanzina sui pericoli che aveva corso scappandosene via, ma lei nemmeno lí ascoltó, fissandoli per tutto il tempo, mentre si arricciava i capelli con l'indice e sbadigliando di tanto in tanto. Infine constatarono che non c'era stata alcuna complicazione e la mandarono a casa.
-Quante ore sprecate.- si lamentó, salendo l'ultimo scalino.
-Se non fossi fuggita dall'ospedale subito dopo esserti svegliata forse non avremo perso tempo. Il tuo è stato un gesto sconsiderato.-
-Non mi importa nulla del gesto sconsiderato, non volevo stare lá un'intera notte, o sarebbe successo qualcosa di brutto.- Jack sospiró. Aveva passato poco tempo con quella ragazza, ma aveva capito che parlare con lei poteva sortire lo stesso effetto di conversare con un muro, quindi decise di lasciar perdere, non gli andava di litigarci. Le aprí la porta dell'appartamento, si salutarono e se ne andó.
Ritrovatasi nuovamente sola, la rossa si stravaccó sul divano ed accese la televisione in cerca di un programma quantomeno decente, ma dopo un centinaio di canali non trovó assolutamente nulla, nemmeno i canali radio trasmettevano qualcosa di buono. Per l'ennesima volta in quella giornata sbuffó, spegnendo l'apparecchio e mettendosi a sedere. Cosa passare il tempo, quindi? Con ció che sapeva fare meglio: cantare. Solitamente evitava di farlo quando lo scemo era a casa, perció sfruttava i momenti di solitudine per mettersi all'opera.
Dopo un profondo respiro, inizió ad intonare una canzone con la sua voce ipnotica e melodiosa, fin quando, al suo apice, la serratura non si sbloccó e la porta si aprí. Gradualmente, più essa veniva spalancata, piú l'idilliaco suono mutava in un atroce stridio, fino a scemare completamente.
-Che stai facendo?- un confuso Håkan Atlas si mostró sull'uscio. Occhiali da sole sul naso, camicia di flanella immacolata ed un paio di jeans chiari addosso, assieme ad una mezza sigaretta accesa tra le labbra umide. In entrambe le braccia erano inseriti i manici di due sporte colme di lattine, bottigliette in vetro, frutta e verdura. Si fece velocemente strada nella cucina osservando la rossa, la quale anch'essa lo fissava con la bocca socchiusa e gli occhioni blu spalancati.
-N-nulla.- replicó, sperando lui non l'avesse udita poco prima.
-Seh, come se non ti avessi sentita cantare. Tienimela un attimo.- rise, prima di metterle la sigaretta in mano ed iniziare a svuotare la spesa sul tavolo. -O finiscila, se vuoi.-
-Sei scemo? Non ho intenzione di rovinarmi le corde vocali ed i polmoni con questa roba. E poi l'hai sbavata tu, che schifo.-
-Aah, non sai quante ragazze pagherebbero oro per quella "bava", come dici tu, anche se preferirebbero molto di più da uno come me.- le rispose, mentre posizionava alcuni pomodori nel frigorifero. -Ma tu sei aliena, l'avevo dimenticato.-
-No, ho solo un cervello funzionante.-
-Che cattiveria.~-
-Tch.-
-Oh, a proposito. Stasera ho invitato degli amici a casa.-
-Cosa?- la rossa aggrottó le sopracciglia. Non era una persona socievole e l'avere intorno degli sconosciuti non le andava a genio. -Io non ho intenzione di assistere ad un festone pieno di ubriachi, piuttosto passo la serata in garage.-
-Tranquilla, sarà tutto molto tranquillo, mangiamo una pizza e guardiamo un film. Con te saremo in cinque.-
-Mh...-
-Eddai, sarà divertente, potresti farti dei nuovi amici. Sono simpatici!- Håkan si avvicinò, riprendendosi la sigaretta tra la mano di Ryoko. Inspiró del fumo e lo liberó fuori dalla finestra.
-Se non li sopporto posso andarmene in camera?-
-Fa come vuoi, non posso obbligarti a rimanere.-

La sera stessa, il biondo stava imbandendo la tavola stando attento nei minimi dettagli ed imprecando contro la rossa, seduta sul divano, che lo guardava e prendeva in giro.
-Potresti darmi una mano, sai?-
-Io...? Ma se ho solo una gamba ed un braccio!-
-Per farti cinque piani di scale peró non è un problema...-
Ad interromperli, il suono del campanello. Håkan si precipitò ad aprire e sull'uscio comparvero tre persone che ad occhio e croce avevano la sua stessa etá. La prima ad entrare fu una ragazza bionda e riccia, non troppo alta ma magrissima; teneva per mano uno spilungone dai capelli blu scuro e l'aria assonnata, mentre l'ultimo fu un ragazzo dai corti capelli castani, occhi azzurri ed il viso sorridente.
Dopo aver salutato il padrone di casa, proprio lui si avvicinó alla ragazza seduta sul divano, porgendole la mano.
-Ciao, piacere di conoscerti! Io sono Akito, mentre loro sono Chie e-- la ragazza lo interruppe.
-Suzaku, il mio fidanzato.- Ryoko si chiese il motivo del marcare tanto la parola "fidanzato", aveva paura che gli venisse rubato? Già non le piaceva.
-Yo.- disse il blu, alzando una mano in segno di saluto, nonostante Chie glielo tenesse lontano e lo trascinasse verso il tavolo della cucina.
-Uhm... piacere di conoscervi. Mi chiamo Ryoko.- disse svogliata, afferrando la mano del castano.
-Resti tra noi, ma Chie è molto gelosa del suo ragazzo, quindi ti consiglio di lasciarlo perdere se non vuoi litigarci.-
-Non mi importa di lei, se volessi prendermi il suo palo della luce lo farei.- alzó le spalle, provocandogli una risata, nel mentre si alzó e prese posto a tavola; di fronte aveva la bionda, mentre ai lati Akito ed un posto vuoto. Nel frattempo, il padrone di casa era uscito per andare in pizzeria, lasciandola sola con quei tre sconosciuti.
-Allora? Te la fai con Håkan?- saltó su la ragazza, aprendo una lattina di birra e rovesciandola nel suo bicchiere.
-Perché dovrei?- le rispose, stizzita.
-Beh... perché non saresti la prima. Gli durano sempre due giorni le "fidanzate",- mimó le virgolette con le dita. -Solitamente lo avvicinano per i suoi soldi, lui ci va a letto qualche volta e, quando si è stancato, passa alla prossima.-
-Io non sono la sua fidanzata e mai lo saró.- la osservó con sguardo truce, gli occhi blu socchiusi.
-E allora perché sei qui, scusa?-
-Cazzi miei.- rispose in modo secco.
-Ooh, tranquilla ragazzina, calma gli ormoni. Sei frustrata?- ammiccó.
-Chie! Lasciala stare!- subentró il castano, in sua difesa. Anche Suzaku avrebbe voluto unirsi a lui, ma sapeva che la sua ragazza si sarebbe solamente arrabbiata, peggiorando tutto.
Successivamente, Chie la taglió fuori dalla conversazione - non che a Ryoko interessasse parteciparvi, sia chiaro - ed i tre parlarono finché Håkan non si ripresentó con le pizze ancora bollenti. Ma, vedendo la rossa con un'espressione annoiata e rivolta dall'altro lato, si preoccupò.
-È successo qualcosa?- domandó, poggiando i cartoni sulla tavola.
-No.- rispose subito lei, con indifferenza. Ormai la conosceva abbastanza da capire che quella fosse palesemente una bugia, ma decise di rimandare le domande solamente a fine serata quando sarebbero stati nuovamente soli, ammesso e concesso lei decidesse di parlargliene.
Dopo aver mangiato, il gruppetto si trasferì nuovamente sul divano, venne scelto un film horror e le luci abbassate. Ryoko si trovava all'estremità sinistra di esso, Akito accanto a lei, in mezzo i due fidanzati e Håkan, il quale aveva bevuto un po', dall'altro lato. Chie si trattava di una ragazza estremamente gelosa e, quando alla loro entrata aveva visto la rossa guardare Suzaku, pensó subito che lei volesse sottrarglielo, ignara del suo reale menefreghismo - lo fissó un secondo in più solo perché le sembró strano -. Alla fine, decise di vendicarsi un poco con lei, stuzzicandola a tal punto da rovinarle la serata.
-Håkan.- parló, notandolo un poco alticcio. -Dimmelo tu... Ryoko è la tua nuovo ragazza?-
-Mh?- la guardó, sbattendo le palpebre. -Solo perchè è carina non significa che stiamo insieme. Sai... è un vero demonio a volte, ma non dirglielo.- bevve un sorso dalla bottiglia di birra, dimenticandosi dell'effettiva presenza del soggetto in questione, un po' per l'alcool, un po' perché la ragazza era stata fin troppo silenziosa.
-E non ci andresti a letto?-
-Ci avrei giá provato, ma lei picchia forte...-
-Una tipa violenta.- rise lei.
-E non dimentichiamoci di suo fratello, lui mi farebbe a pezzi se anche solo la sfiorassi in malo modo.-
-... io ho sonno. Me ne vado a letto.- finalmente, la sua voce riecheggió nuovamente nella stanza, mentre una figura femminile si ergeva nella penombra e si dirigeva verso la camera da letto. Mentre se ne andava, Akito la osservava sconsolato, Chie aveva un sorriso sgembo in faccia e Håkan ne era rimasto confuso.
-Tch. Lo odio, stupido idiota.- borbottó, socchiudendosi la porta alle spalle.
Nel frattempo, in soggiorno, Chie non molló la pezza.
-Allora... visto che ora non c'è più, dimmi altro.-
-Beh... mi irrita quando si comporta da pazza, mi irrita la sua intelligenza e velocità di pensiero, mi irrita la sua forza sovrumana, mi irrita il suo corpo, mi irritano i suoi capelli rossi e neri, mi irritano i suoi enormi occhi blu, mi irrita la sua meravigliosa voce, mi irrita il fatto che lei non si renda minimamente conto delle sue qualità. La odio profondamente per questo.- terminó, sbuffando e voltando il capo verso un punto buio ed indefinito, chiudendo poi gli occhi. La ragazza ci rimase male per quelle parole, avrebbe voluto mettere zizzania tra loro, ma Håkan aveva finito per fare una pseudo-confessione e ció la fece parecchio arrabbiare, non doveva parlargli mentre era mezzo ubriaco.

Ryoko aprí il cassetto del comodino e ne tiró fuori la carta di Krigsgaldr, sedendosi sul bordo del letto. Quando il drago la vide, capí subito che qualcosa non andava.
"Cos'è successo? Sei sull'orlo del pianto." La rossa si morse il labbro inferiore, scuotendo la testa.
-Io... perchè mi odiano tutti a prima vista? Ho qualcosa di male?-
"Il concetto di "male" è soggettivo, tu come lo interpreti?"
-La tua filosofia non mi è d'aiuto in questo momento, Kr-- in fretta e furia, stampó la carta sul comodino e vi si sedette sopra, ignorando le imprecazioni di essa. Aveva sentito dei passi dirigersi verso la stanza, infatti pochi secondi dopo la porta si aprí lentamente, rivelando la figura di Akito.
-Posso entrare...?- chiese, rimanendo sull'uscio. Lei annuí.
-Che ci fai seduta sul comodino?-
-È... È comodo! Comodo-ino.- rispose velocemente, in modo agitato.
-Farò finta di crederci.- ridacchió, posizionandosi sul bordo del letto. -Mi spiace per ciò che è successo stasera, non deve essere stato bello venire trattata cosí.-
-Non ti preoccupare, ho subito di peggio. A quanto pare le bionde ossigenate mi odiano, ma non ci posso fare nulla.-
-Sei simpatica, sai?- le disse il ragazzo, sorridendo nuovamente. -Se è vero che Håkan non è il tuo fidanzato, si perde molto!-
-Se lo dici tu...- rispose, distogliendo lo sguardo. -Io non ci volevo nemmeno stare qui.-
-E allora come mai ti trovi qua?-
-Håkan e mio fratello sono migliori amici, perciò una decina di giorni fa siamo venuti da Nuova Domino in visita alla città, ma io mi sono rotta tutte queste ossa e mi hanno costretta a rimanere per sottopormi alle visite mediche.-
-Cavolo, deve essere stato doloroso! Com'è successo?-
-Sono caduta dalle scale che conducono a questo appartamento e mi sono fatta tutti e cinque i piani rotolando.- Ovviamente mentí, di certo non gli sarebbe andata a dire che era Stelle Cadenti, un tizio l'aveva speronata ed era finita spiaccicata prima contro il guardrail e poi sull'asfalto.
-Certo che sei proprio forte, io come minimo me li sarei rotti tutti gli arti, o peggio.-
-Sarà stata la mia buona stella a salvarmi, immagino.-
Ryoko ed Akito rimasero a parlare per il resto della serata, fino a ché a mezzanotte sua madre non lo chiamó, ordinandogli di tornare a casa e a malincuore dovette salutare la ragazza. Gli era davvero piaciuta la sua compagnia, ma non riuscì a capire cosa lei pensasse davvero nei suoi confronti, sembrava sempre così distaccata...

Assicuratasi che tutti i tre intrusi se ne fossero finalmente andati, la rossa tornó sul bordo del letto.
"Vuoi spiegarmi perchè ti sei seduta sopra di me?!" La voce estremamente scocciata del drago giunse alle sue orecchie.
-Scusa, sono stata presa alla sprovvista.- lo sentí chiaramente sbuffare, ma non replicò perchè in quel momento Håkan entró in camera.
-Credevo dormissi.- disse, stropicciandosi l'occhio ametista e sedendocisi accanto, nessuna risposta da parte sua.
-Sei arrabbiata?- sospiró rumorosamente, sentendola tacere. -Ascolta... mi dispiace per ció che è successo con Chi--
-Mi vedi per caso come una bambola gonfiabile?- domandó, secca. Il biondo si grattó il capo.
-Non rendere il tutto tragico, non è ciò che ho detto, Ryoko.-
-Come se ci fosse differenza.- si strinse nelle spalle, sempre più adirata.
-Certo che è differente!- sentendolo alzare improvvisamente la voce, ebbe un sussulto. Subito dopo sentí due mani poggiarsi sulle sue guance e girarle il capo, ritrovandosi le iridi diverse di fronte. -Voglio che tu la smetta di avere costantemente i prosciutti sugli occhi e di negare l'evidenza. Non sai quanto mi costa dirtelo dato che ti odio, ma tu devi renderti conto della tua bellezza, di tutto ció che sei, della tua forza, se invece di aggredire chiunque tenti di avvicinarsi a te fossi più gentile, degli amici li avresti.-
-Pensi davvero che io debba cambiare il mio carattere solo per piacere agli altri?-
-No. Solo... approcciati in modo più carino, se le guardi con sguardo torvo le persone si spaventano e ti giudicano male all'istante.-
-Non mi importa.- mentí, distogliendo lo sguardo. Il biondo sospiró nuovamente.
-Non sei obbligata a fare quello che ti ho detto, ma tieni in considerazione le mie parole.- le lasció il viso, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. -...Aspetta.-
-Eh?-
-Hai i buchi alle orecchie?!-
-È così strano...?- aggrottó le sopracciglia, osservandolo.
-Da parte tua si.-
-Non metto un paio di orecchini da quando avevo dieci anni, li credevo addirittura chiusi--
-Dovresti portarli.-
-No.-
-Ti starebbero bene.-
-Enne. O.-
-Sembreresti meno una barbona.-
-Negazione.-
-Anche quei codini ridicoli che porti, i capelli sciolti ti donano di più.-
-La smetti di giudicarmi?!-
Håkan rise, alzandosi dal letto.
-Nah, le tue reazioni sono sempre divertenti.-

 


Angolo Autrice

Buonaserissima. O buongiornissimo, dipende dall'orario in cui state leggendo.
Si, lo so, sono sparita per più di un mese e questo è "tanto" rispetto alla tabella di marcia che ho tenuto negli ultimi tempi. Vogliate scusarmi, ma l'ispirazione mi aveva detto ADDIOS per un po' dopo aver finito di scrivere il capitolo 11.5 e ci ha messo un bel po' per ripresentarsi. Nonostante non fossi nel mood di scrivere questa storia, invece lo ero al massimo per la mia storia originale, di cui ho partorito il primo capitolo ed un altro spezzone in circa una settimana, quindi ho sfruttato il momento per mettermi avanti con quella dato che è molto importante per me (forse sono riuscita ad andare così avanti perchè quella long sarà la cosa più malata, blasfema e violenta che abbia mai deciso di scrivere e non stavo proprio bene? Può darsi...). Spero comunque che l'aver postato uno scritto molto più lungo del solito possa farmi perdonare...

P.S.: dato che anche il secondo atto giungerà al suo termine entro un paio di capitoli, avevo intenzione di dividerli tramite l'Appendice 2, ma ero indecisa se scrivere un AU particolare, oppure raccontare un altro evento passato.
E qui entrare in gioco voi: ho creato un sondaggio cosí potete aiutarmi a scegliere, sarà anonimo, cosí non siete per forza obbligati a commentare/recensire questo capitolo.
Se mi state leggendo su wattpad il link lo trovate nella carrd che sta nel mio profilo, mentre se siete su EFP basta che clicchiate qui.

Detto ciò, ci sentiamo al prossimo capitolo.

Jigokuko

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Livello 13 - Ladri ***


Livello 13

Ladri
 

-E con questo tre di spade, mi prendo il tuo asso di coppe, guadagnando ben ventuno punti tutti assieme!- Ryoko lanció la carta in mezzo al tavolo con fare teatrale, mentre il povero Akito si struggeva per l'ennesima sconfitta impartita da lei.
-Sei troppo forte, come fai ad avere sempre le mani migliori?- borbottó il castano, poggiandosi entrambe le mani sulle guance e sostenendosi la testa.
-È perchè credo nel cuore delle carte.- rispose lei, impettita.
-Com'è che a Briscola sei cosi brava, ma appena si parla di Duel Monsters sparisci?- subentró Håkan, mentre girava una crêpes in padella.
-Perchè è a questo gioco che dovrebbero giocare le generazioni future, non a quella roba con regole complicatissime.-
-Se lo dici tu...- non riuscì a trattenere una risata.
-Tra una settimana quindi torni a Nuova Domino?- chiese Akito, mentre si accingeva a rimescolare il mazzo. La ragazza annuí.
-Sono stanca di stare qui a sopportare quello scemo, mi manca casa mia.-
-Guarda che ti sento.-
-Meglio, almeno capisci di essere insopportabile.- il ragazzo ridacchió, ma mentre stava per distribuire nuovamente le carte il suo cellulare squilló.
-Cavolo, mia madre vuole che torni a casa. Mi spiace, non potrai asfaltarmi ultetiormente per oggi, Ryo. Sicuramente torneró a salutarti prima che tu te ne vada, ciao!-
-Oh, che peccato, ciao.-
-Aspetta!- lo richiamó il biondo.
-Mh?-
-Dopo sei mesi hanno aggiustato l'ascensore, se vuoi puoi prenderlo.-
-Ah, fantastico, finalmente! Grazie!- e se ne andó, correndo via.
Qualche minuto dopo, il telefono di Håkan inizió a squillare, quando buttó un occhio sullo schermo si accorse che la chiamata proveniva da Yuichi.
-Yuichi?- rispose, mettendo in vivavoce, mentre continuava a cucinare. La rossa rizzó le orecchie.
-Ciao, Håkan, ho delle cose da dirti. Ti disturbo?-
-No, no, parla pure. Cosa c'è?-
-Beh...- nel suo tono di voce si poteva udire una punta d'imbarazzo. -In questi giorni sono uscito un paio di volte con Artemis...-
-E poi?-
-È... complicato da spiegare.-
-Allora muoviti, inizia subito.-
-Mi imbrazza dirlo, ma innanzitutto Artemis mi ha baciato. Non dirlo a Ry--
Uno stridio inconfondibile giunse alle orecchie del corvino all'altro capo del telefono.
-EEEEEEEEEEH?!-
-... Eri in vivavoce, vero?-
-Scusa, stavo facendo le crêpes. Non credevo mi venissi a dire una cosa del genere.- nel frattempo, l'urlo della sorella permeava.
-Lasciamo perdere... piuttosto, il punto non è quello.-
-E allora quale sarebbe?-
-È spuntato il suo vero padre.- Ryoko finalmente tacque. -Ha tentato di ucciderla.-
-Ora come sta?- Entrambi rimasero senza parole a sentire quella notizia atroce.
-Bene, ha solo un polso slogato. Sono arrivato in tempo e l'ho mandato in coma a forza di pugni in faccia.- disse, abbastanza tranquillo.
Dopo un saluto, il biondo chiuse la chiamata.
-Io non ci sarei mai riuscita.-
-A fare cosa?- Håkan si voltó per guardarla.
-Yuichi ha una forza fisica assurda, vorrei essere come lui.-
-Come se tu non fossi forte a mani.- lei scosse il capo.
-So solamente colpire i punti giusti, in quanto a forza bruta sono nettamente inferiore.-
-Il mio naso dice il contrario.-
-Che ne vuoi sapere tu, sei molle dalla testa ai piedi.-

***

-Io esco, come al solito ti ho lasciato tutto l'occorrente in frigo.-
-Smettila di parlare come se fossi mia madre, scemo.-
-Non che in questo mese non lo sia stato.- Ryoko sospiró rumorosamente, massaggiandosi la fronte con la mano.
-Fortunatamente tra due giorni mi tolgono questa roba e me ne posso tornare da quella vera.- Håkan alzó le spalle, mentre apriva la porta.
-Sicuramente ti mancheró.~-
-Contaci!- ma lui la chiuse proprio nel momento in cui arrivò la risposta.
Pochi secondi dopo, si spalancó nuovamente, -E se hai bisogno di qualcosa chiamami. Non fare casini.- richiudendosi subito.
La rossa sbuffó, poggiando la guancia sul bracciolo del divano e ricordando il momento in cui il biondo le aveva dato il suo numero di telefono: mentre si trovava sola come di consueto, la vicina di casa aveva suonato alla porta chiedendole se avesse dello zucchero da prestarle; dopo un "che cazzo ne so io, non mi rompere i coglioni" ed un successivo sbattergliela in faccia, la donna chiamó la polizia credendola una ladra. Nonostante fosse PALESEMENTE una situazione assurda - andiamo, quando mai una ladra andrebbe a rubare con mezzo corpo ingessato? -, Håkan le spiegó che in quel palazzo i ricchi avevano una paura matta degli sconosciuti, quindi le diede il suo numero cosicché potesse chiedergli cosa fare ogni qualvolta uno di loro suonasse il campanello.
-Non capiró mai le persone ricche.- affermò, alzandosi in piedi e dirigendosi verso il frigorifero senza l'ausilio della stampella. Ormai da qualche giorno non la usava più e camminava sul gesso come nulla, fosse stato per lei se lo sarebbe già tolto da sola, ma lo scemo le aveva tirato un pugno in testa quando glielo disse. Prese una fetta di torta al limone e si mise a mangiarla seduta a tavola; era così buona, peró non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui. Mai.

Mentre si accingeva ad infilzare con la forchetta l'ultimo boccone, si voltó di scatto verso la porta: aveva sentito delle voci provenire da essa, tutte maschili, ma non c'era traccia di quella di Håkan.
"Dai, muoviti." Rizzó le orecchie.
"C'è qualcuno dentro, vero?" Ingoió la torta.
"Tranquillo, mi hanno detto che è menomata." Posó lentamente la forchetta nel piatto.
"Muoviti a scassinarla, non abbiamo tutto il giorno." Dei rumori iniziarono a venire dalla serratura, prese in mano il cellulare.
"... Fatto." Con uno scatto fulmineo, si lanció dietro il muretto che separava cucina e soggiorno, portando con sé il telefono. Proprio in quel momento la porta si aprí ed entrarono in casa tre uomini con un passamontagna in testa. - Questi sí che sono ladri, idiota. - pensó lei, ricordando per un secondo l'avvenuto con la vicina, ma dovette subito tornare in allerta dopo aver sentito le parole di quello che sembrava essere il capo dei tre.
Al "trovate la carta ... e la ragazza", sbiancó. L'obiettivo era Krigsgaldr? Come cazzo sapevano che Stelle Cadenti si trovava proprio lí?! Ma poi, a cosa gli servivano lei e il drago? Strinse il cellulare tra la mano, stando appiccicata con la schiena al muretto.
Una voce diversa da quella di prima, meno matura, provenne dalla camera da letto: "Stelle Cadenti la cerco io, non dovrebbe essere difficile prenderla se è ferita.", successivamente, udí dei passi dal bagno avvicinarsi al soggiorno. Sapeva di non potercela fare da sola contro tre persone in quelle condizioni, perció chiamó Håkan, ma il telefono squilló a vuoto, cosa che la fece imprecare silenziosamente. Ed il tizio si stava avvicinando sempre più.
Ryoko respirava lentamente, quasi il suo solo alzare ed abbassare il petto bastasse per farla scoprire - non che fosse impossibile da trovare, sperava solamente che quell'idiota del padrone di casa si rendesse conto della chiamata insolita e capisse in qualche modo ti tornare indietro all'istante, ma forse chiedeva troppo. -
-Quindi è questo il volto di Stelle Cadenti? Certo che sei proprio carina!- il cuore le si fermò. Voltando lentamente il capo verso destra, notó un tizio basso e grassottello davanti a lei.
-Vieni con noi, non vogliamo farti del male.-
-Col cazzo!- si alzó in piedi di scatto, dandogli una manata sulla testa e sfilandogli il passamontagna, per poi allontanarsi verso il piano cottura, al di là del tavolo. Vedendolo in volto, si accorse che quel tipo era piuttosto giovane, forse aveva addirittura la sua stessa età. Prese ad avvicinarsi, sorridendo quasi maliziosamente.
-Dai, non farmi perdere tempo. Se farai la brava non ci sarà nemmeno bisogno di costringerti e picchiarti.-
-Davvero sei così becero da picchiare una povera ragazza ferita?- guardandolo negli occhi, tastava gli sportelli dietro di sé e ne aprí uno, nella speranza di trovarci dentro qualcosa che potesse fungere da arma.
-Proprio per questo ti ho detto di arrenderti subito, io sono gentile!- ... troppo sicuro di sé, per i suoi gusti. Sarebbe stato facile stenderlo, anche in quelle condizioni.
La suoneria di default del suo cellulare inizió a squillare e quel tizio, stupidamente, ne venne distratto, facendola subito approfittare dell'occasione. Afferró il primo oggetto che tastó e si scaglió verso di lui, colpendogli la guancia dal lato sinistro del volto; un forte urlo e la presenza di un'elevata quantità di sangue che lentamente usciva e sgorgava sul viso del ladro le fecero posare gli occhi su ció che aveva in mano, rivelandosi essere una grattugia.
-... Oh, scusa. È stata la prima cosa che mi è capitata. Non volevo farti male. Okay, lo ammetto, volevo farlo, nessun rancore peró, eh?- Fantastico, aveva appena grattugiato la faccia ad un tizio. Questa doveva aggiungerla al suo curriculum.
Nel frattempo, mentre il telefono continuava a squillare a vuoto ed il ragazzo si era accasciato a terra tenendosi la ferita, la rossa aprí la portafinestra e si fiondó sul balcone: quella mattina Håkan aveva lasciato aperta quella della camera da letto in modo che potesse prendere aria, quindi sarebbe potuta entrare da fuori saltando da un balcone all'altro, la distanza tra i due era al massimo di trenta centimetri.
Afferró una delle sedie in plastica e la mise accanto alla ringhiera per crearsi una sorta di scalino, indietreggió, inspiró profondamente e si fece il segno della croce.
-... Ma io non sono credente.- borbottó, prima di prendere a correre, spiccare un salto, atterrare prima sulla sedia, poi sul corrimano e successivamente sull'altro, scivolando e cadendo all'interno del terrazzino. Quando si rialzó, fu meravigliata di essere ancora viva e, soprattutto, di essere riuscita a correre e saltare nonostante quell'ingombrantissima zavorra attorcigliata alla sua gamba.
Le voci degli altri due provenivano proprio da quella stanza, non si era sbagliata.
"Allora, hai trovato quella maledettissima carta?", "Ancora no! Devono averla nascosta bene dato il suo valore." la ragazza quasi scoppió a ridere alla loro stupidità: Krigsgaldr era letteralmente nel cassetto del primo comodino che si vedeva entrando in camera, come avevano fatto a non trovarlo subito?!
-Hey, ma ci hai guardato lí? È il posto piú banale.-
-Il comodino? L'avevo dimenticato!-
-...
...
...
PUTTANA EVA!- urló di colpo, spalancando la portafinestra semiaperta ed irrompendo nella stanza.
-Capo, da dove cazzo è sbucata questa? Avevo appena controllato il balcone e lei non c'era!- disse il più basso tra i due, sbalordito dalla sua apparizione improvvisa.
-O sei tu un idiota, e questa è l'opzione più probabile, o sa volare, non c'è altra spiegazione.- rispose lo spilungone, ma a lei non fregava nulla dei loro discorsi, perchè aveva adocchiato la carta che si stava rigirando tra le dita. Krigsgaldr era nelle mani di un altro. Nessuno doveva toccarlo oltre lei, non glielo avrebbe permesso ulteriormente.
-...Ridammi il mio drago.-
-O?- si fermó, mettendo la mano libera nella tasca dei pantaloni.
-Ti spacco la faccia. E poi anche il resto del corpo.-
-Interessante, signorina, ma dovrai venire con noi, che senso avrebbe restituirtelo?- era sicura stesse sorridendo sotto quel passamontagna. -Anzi, prendila, cosí ce ne andiamo.- ordinó a quell'altro, il quale iniziò ad avvicinarsi a lei.
-Non osare!- nonappena la loro distanza fu minore, gli sferró un pugno sul volto, facendolo indietreggiare.
-... senti, lascia perdere. Abbiamo la carta e per ora ci basta.- proprio nel momento in cui Ryoko tornó alla carica, i due corsero fuori dalla stanza ed iniziarono a percorrere l'abitazione verso l'uscita. Lei non esitò a correre loro dietro, ma nel momento in cui passò davanti alla porta del bagno il suo piede urtó qualcosa, arrestando la sua corsa e facendola cadere in avanti sul parquet; i ladri, approfittando del momento, riuscirono ad uscire di casa ed a fiondarsi giú per le scale, sparendo.
-MALEDETTI BASTARDI!- urló mentre si rialzava, scorgendo la figura del terzo individuo nel tentativo di sgattaiolare via come gli altri. -Oh no, non osare.- lo braccó, afferrandolo per i capelli e sbattendogli la testa contro il muro; il tonfo che provocó quando, da svenuto, crolló a terra fu musica per le sue orecchie.
Con rabbia, lo afferró per il colletto della maglia e lo trascinó fino al bagno, chiudendo poi la porta a chiave. -Ti insegno io a farmi lo sgambetto, stronzo.-
Barcollando, uscì sul pianerottolo, appoggiandosi al corrimano delle scale. Prese un profondo respiro ed urló:
-RECUPERERÓ KRIGSGALDR, IMPLICASSE LA MIA MORTE. ASPETTATEVI UNA GUERRA, BASTARDI.

"Spezzeró le catene,
Permetteró la tua venuta.
Oh, Drago Mitico, Divinitá!
Offro in dono la mia anima,
Per la vita degl'Innocenti."

...-
... Finendo poi per far rimbombare i versi del Galdr della Liberazione, con tono quasi tremante, nella tromba delle scale. Strinse con forza la ringhiera, digrignando i denti con rabbia, ma in quel momento una voce familiare giunse alle sue orecchie facendola voltare di colpo.
-... Cosa stai facendo? Ti si sentiva urlare anche all'interno dell'ascensore.- domandó il biondo, mentre le porte metalliche si richiudevano alle sue spalle, il quale non ricevette peró nessuna risposta. -Ryoko, sto parlando con te. Vuoi spiegarmi perché mi hai telefonato e quando ho tentato di richiamare non hai risposto?-
... nulla, da parte di lei. Sospiró. Cosa si aspettava? Ormai doveva esserci abituato, eppure sperava sempre gli spiegasse le cose a parole invece di essere continuamente criptica.
-Ho capito, devo scoprirlo da solo.- alzó le spalle, entrando.
Primo elemento strano: la maniglia distrutta.
Secondo: sangue sul muro.
Terzo: scia di sangue sul pavimento.
Nel mentre, la ragazza lo seguiva silenziosamente.
Quarto: un passamontagna sul pavimento della cucina.
Quinto: una grattugia insaguinata davanti alla portafinestra aperta.
Sesto: il cellulare buttato a terra in un angolo.
Deglutí, andando in camera da letto, costantemente seguito da lei, muta.
Settimo: l'altra portafinestra spalancata.
Ottavo: il letto disfatto.
Nono: tutti i cassetti possibili ed immaginabili spalancati e ciò che contenevano sparso sul pavimento.
Incroció le braccia, uscendo ed aprendo la porta del bagno; nulla di strano, solo un ragazzo con la faccia sfregiata, privo di conoscenza e spalmato contro la vasca, quindi la richiuse. Poi la riaprí, sbatté le palpebre e la chiuse nuovamente.
... eh? Stavolta, la spalancó, guardó bene al suo interno e si voltó di scatto verso la rossa, rimasta al suo seguito.
-CHI CAZZO HAI UCCISO?!- Strilló, con gli occhi spalancati.
-Non urlare.-
-MI HAI DISTRUTTO LA CASA E NON DEVO URLARE?!-
-Non urlare...- abbassó la testa, ripetendolo a bassa voce.
-CERTO CHE URLO, IDIOTA. GUARDA COME HAI RIDOTTO QUEL TI- ... Ma stai piangendo?- scosse il capo, ma venne tradita da un singhiozzo.
-Mi vuoi spiegare cos'è successo? Se l'avessi fatto ora non ti avrei urlato contro.- le poggió le mani sulle spalle, finendo solo per farla irrigidire.
-Krigsgaldr... lui...- e scoppió a piangere, accasciandosi in ginocchio sul pavimento e portandosi le mani al viso, in un tentativo di nascondersi.
-Cos'ha fatto Krigsgaldr?- si inginocchió anche lui.
-Lo hanno preso. Erano tre, io non l'ho protetto, sono stata inutile ed ora non lo rivedrò mai più.- Håkan rimase sbalordito dalle sue parole, come avevano saputo che Stelle Cadenti si trovava proprio lí, assieme al drago? Senza pensarci troppo, la abbracció.
-Non dire così. Voi siete collegati l'un l'altra, no? Vi riunirete, e presto.-
-... Smettila di abbracciarmi.-
-No.-
Nonostante avesse negato, fu proprio lui a lasciarla, ricordandosi del tizio riverso sul pavimento del bagno.
-E lui? È uno dei tre?- 
Ryoko annuí, alzandosi e raggiungendo il giovane esanime, iniziando poi a scuoterlo per le spalle.
-Svegliati, idiota.-
Il biondo si chinó accanto a lei, mentre il ladro cominciava a riprendere conoscenza. Aperti gli occhi, inizialmente vide solo la ragazza con le guance umide di lacrime, gli occhi arrossati ed un'espressione affranta mai vista sul suo volto.
-Come mai piangi? Rivuoi la tua carta?- non fece in tempo a ridere che gli venne mollato un ceffone dritto dritto sulla ferita, ció lo fece urlare fortissimo tanto era il dolore.
-Ora, se ci tieni alla vita, dimmi perchè volevate rapire me e rubare Krigsgaldr.-
-Per soldi, no? Una persona ha offerto del denaro ad un gruppo di ragazzi perché vi voleva come trofeo.- Ryoko si acciglió.
-Come si chiama questa persona?- intervenne Håkan. Finalmente venne notato dal tizio, il quale sussultó alla sua vista.
-Non lo so, ero quello meno pagato lá dentro. Io non ho mai fatto cose del genere, sono entrato nel gruppo grazie ad un amico. Avevo solo bisogno di soldi.-
-E chi è questo tuo amico?- chiese lei, giusto per avere qualche nome in più.
-... Akito Inoue.-
Gli occhi della rossa si spalancarono improvvisamente, mentre il biondo stava digrignando i denti, pervaso dalla rabbia. Un altro schiaffo, stavolta molto più forte del precedente, gli venne scagliato sulla guancia, prendendo in pieno quella grossa ferita.
-Io lo ammazzo, quello stronzo.- era già pronto per alzarsi in piedi, andare a casa sua e sfasciare tutto, ma venne fermato da lei.
-Aspetta, deve dirci altro questo qua. Avete intenzione di spedire la carta da qualche parte?- il ragazzo scosse il capo, tenendosi il lato sinistro del volto con la mano.
-Da quel che so, il mandante vuole entrambi, non credo gli darebbero i due oggetti separatamente.-
-Io non sono un oggetto, idiota.- sbuffó, spazientita.
-Se ti avessi per me ti esporrei su una mensola come action figure.- gli venne tirato un ennesimo schiaffo e, nonostante avesse la mano a proteggersi, il dolore lo pervase comunque.
-Weeb dei miei coglioni!- era stufa di quella sottospecie di ladro, perciò si alzó ed uscí.
-Tu rimarrai qui finché non recupereremo la carta.- disse Håkan, prendendo il kit di pronto soccorso e tirando fuori bende e cerotti. -vedi di comportarti bene con Ryoko, ció che il tuo gruppetto vuole fare è spregevole. Trovati un lavoro invece di provare a rapire ragazze se proprio ti servono soldi.- e se ne andó anche lui, lasciandolo a medicarsi sul pavimento del bagno.
Tornato in cucina, trovó la ragazza seduta su una delle sedie e lo sguardo fisso sul tavolo.
-Ti senti meglio, ora?-
-Come potrei?- il biondo sospiró, appoggiandosi al tavolo con il bacino e le braccia incrociate.
-Sappiamo che non si allontanerà dalla città finché non avranno anche te, abbiamo il tempo di farti togliere quel gesso ed andarlo a riprendere.-
-Due giorni sono troppi.-
-Lo so, ma cosa vuoi fare cosí? Potrebbero essere più di tre se hanno un luogo dove raccogliersi.- la rossa appoggió la mano destra sulla guancia, socchiudendo gli occhi.
-Lo ritroveremo, fidati di me.-
-È questo il problema. Di te non mi fido.-
-Gentilissima.-


Angolo autrice 
Ma buongiorno. Come state? Io bene stranamente. :')
L'11 di questo mese saró perseguibile penalmente e... boh, è strano pensare di essere ormai maggiorenne e contemporaneamente sembrare appena uscita dalla terza media per colpa della mia """altezza""".
In proposito, da questa domenica parto in ""vacanza"" per una settimana e quindi non avró la possibilitá di scrivere per tutto quell'arco di tempo, quindi vi anticipo già che il prossimo capitolo potrebbe metterci un po' ad uscire, anche se tutto dipende dalla mia ispirazione, potrei finirlo in tre giorni come in un mese.
Quindi nulla, ci leggiamo alla prossima! Ricordo sempre che il sondaggio dello scorso capitolo è ancora attivo.

Jigokuko

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Livello 14 - Teletrasporto ***


Livello 14

Teletrasporto
 

Le corde vennero tirate ed il nodo stretto a sufficienza perchè non si sciogliesse facilmente ma, nonostante ció, a Ryoko ancora non andava bene.
-Stringilo di piú, non voglio che scappi.- disse, giocherellando con il cucchiaino all'interno della ciotola vuota.
-No... per favore...- mormoró il malcapitato, legato a mani e piedi come un salame e steso sul pavimento, con un Håkan armato di cordame intento a bloccarlo. -Sono già strettissime.-
-Te lo meriti!- alzó la voce, sbattendo il pugno sul tavolo.
-Hai sentito che ha detto il capo, qui?- continuó il biondo, facendo un altro nodo. La verità è che in fin fine a lui dispiaceva pure per quel tipo, ma non voleva rischiare un nuovo malessere della ragazza, perciò l'assecondava al meglio delle sue forze.
-Ma non scapperó, lo giuro...!- replicó il ladro, cercando lo sguardo dell'unico dei suoi due aguzzini che pareva sano di mente.
-Non ci credi nemmeno tu.- sbuffó il figlio di Jack Atlas, finendo di legarlo.
-Che dici? Ce lo mangiamo stasera questo arrosto?- la rossa si alzó in piedi, avvicinandosi per vedere meglio quell'opera d'arte. Aveva la mano sul fianco, sorridendo sghemba.
Il salame umano era terrorizzato da quella ragazza, come poteva essere lei Stelle Cadenti? L'aveva immaginata l'opposto di come si era presentata, non di certo una grattugiaguance od una saltabalconi...
-Ryoko, anche se lo cucinassi non credo avrebbe un buon sapore.-
-Mh... hai ragione.- sbuffó lei, roteando gli occhi blu.
-Volete almeno spiegarmi perchè oggi mi avete legato cosí?- la voce del giovane si insinuó nuovamente tra i due, finendo per irritare la ragazza, la quale gli tiró un calcio direttamente nel punto in cui era ferito. Non fu forte, ma bastó per farlo urlare di dolore.
-Idiota! Devo togliermi queste zavorre, no? Se ti portassimo in ospedale potresti scappare, quindi ti immobilizziamo qui fino al nostro ritorno. Non era difficile.- disse poi, con fastidio.
-Scema, invece di litigare con questo tizio preparati per andare in ospedale.-
-Io ce l'ho un nome, comunque!-
-E quale sarebbe?- chiese Ryoko, chinandosi verso di lui.
-Hiroshi.-
-Aaah, ma perchè te l'ho chiesto? Non m'importa! Sei solo un salame per me!- lo sbuffo di Håkan rimbombó nella stanza, non ne poteva più di quei due.
-Finitela! Tu, vieni con me. Salame, se ti muovi ti appendo alle inferriate del balcone quando torniamo.- afferró la ragazza per un braccio, recuperó le chiavi della macchina e la trascinó fuori di casa.
-Hey, ma ti sembra il modo? Non mi sono nemmeno cambiata.-
-Devi smetterla di litigare con quello, so che vorresti picchiarlo, ma per ora ci serve il suo aiuto. Potrai farlo dopo aver recuperato Krigsgaldr.-
La rossa sospiró, appoggiandosi alla parete dell'ascensore con la spalla. Come al solito, si "spense" improvvisamente. Il ragazzo non aveva mai capito il perché di quei cambi di umore improvvisi da parte di lei: a volte era euforica e fuori di testa, mentre altre l'opposto, ovvero calma e distaccata, dentro di sé continuava a pensare che nascondesse molto più del suo essere la famosissima duellante dalla voce d'angelo, doveva ammettere di volerne sapere di più.
Quando l'ascensore arrivò a destinazione e le porte si aprirono, lo seguí in silenzio fino all'auto e cosí anche durante parte del tragitto, finché non fu il biondo a metter nuovamente parola.
-Hai già deciso cosa fare?- le chiese.
-In che senso?-
-Per recuperare Krigsgaldr, lo avrai un piano.-
-... no che non ce l'ho.-
-E se il luogo in cui è stato portato fosse pieno di persone a guardia? Quel ragazzo puó avere anche assoldato qualcuno di molto più esperto essendo così ricco. Pure uno stupido come me capisce che sarebbe un suicidio irrompere a casaccio ed alla cieca.-
La ragazza drizzó la schiena e spostó lo sguardo dal panorama del finestrino al volto del suo interlocutore.
-Non preoccuparti.- abbozzó un sorriso; nonostante lui lo vide solamente con la coda dell'occhio, un senso di inquietudine lo pervase.
-Ed invece mi preoccupo, potrebbe essere una missione suicida.-
-Se lo fosse useró i miei poteri... anche se odio doverlo fare.-
-Perché? Avere dei poteri psichici sembra fantastico.-
-Non se ti stremano ogni volta che vengono usati o vieni presa in giro perchè li possiedi. Crescere con attorno stupidi non aiuta.-
-Immagino di essere tra questi stupidi, o sbaglio?-
-Certo, ma lo sei il doppio a desiderare questa maledizione.- il sorriso della rossa si trasformó in un ghigno, molto meno malinconico e più naturale, più da "lei". Quella strana sensazione che lo affliggeva si affievolí e si concluse con il termine della conversazione, ormai erano arrivati in ospedale e Ryoko guardava fuori dal finestrino con gli occhioni blu spalancati ed il naso premuto lievemente contro il vetro. Sembrava un cane.
-... Non hai preso la stampella, vero?- commentó lui, mentre scendeva dall'auto.
-E che importa? Posso camminare lo stesso.- fece spallucce lei, scendendo a sua volta ed iniziando a camminare in modo semigoffo per via del gesso. -Inoltre è colpa tua, chi mi ha trascinata fuori di casa senza darmi il tempo di mettermi almeno la scarpa?-
-Sempre colpa mia, vero...- le diede ragione in modo ironico, mentre premeva il pulsante per chiudere a chiave l'auto attraverso il telecomando. -Ora muoviti, che dobbiamo irrompere a casa di un riccone entro cena.-

L'aveva mollata all'interno dell'ospedale ed era rimasto all'ingresso. Certo, vedere Ryoko litigare anche con l'ortopedico sarebbe stata una bella scenetta, ma aveva preferito un po' di tranquillità, solo lui e la sigaretta accesa che teneva tra le dita. La osservava bruciare lentamente, la cenere staccarsi e volare via, spinta dal vento.
Il giorno successivo sarebbe stato l'ultimo che avrebbe passato in sua presenza ed al pomeriggio sarebbero partiti per Nuova Domino. Non ne sapeva il motivo, ma gioire del non averla più tra i piedi gli sembrava... fuori luogo? Perché? Eppure non avevano fatto altro oltre a litigare e ad insultarsi a vicenda. Forse la consapevolezza che Stelle Cadenti, la persona che era convinto di amare, si stesse per allontanare da lui lo rendeva triste? Ma Stelle Cadenti era Ryoko, l'insopportabile sorella minore del suo migliore amico, con la quale era quasi arrivato alle mani più volte in tre mesi di conoscenza. Era impossibile da amare.
-Hey, che fai lí imbambolato, idiota?-
"Parli del diavolo", pensó. Si voltó in direzione di quella voce, vedendo la ragazza agitare entrambe le braccia, finalmente libere, e saltellare prima su un piede e poi su un altro.
-Smettila di muoverti cosí, sei ridicola.-
-Zitto, non ho potuto muovermi decentemente per quasi un mese, mi sembra il minimo!- replicó, eseguendo poi una ruota. A Håkan rischió di cadere la sigaretta appena rimessa tra le labbra. Poi sospiró. Non doveva stupirsi piú di tanto, trattandosi di Ryoko.
-Sei tu ad esserti fatta investire, scema.-
Poco dopo, la ragazza si era messa a camminare utilizzando i palmi delle mani, con quella singola pantofola al piede sinistro. Decise di terminare quella situazione surreale avviandosi verso il parcheggio, con al seguito lei, rimessasi in piedi diritta.
-Che farai con Akito?- quella domanda lo fece irrigidire per qualche secondo, ma poi si sedette sul sedile del guidatore, lasciando la portella aperta.
-Vuoi fare una sosta per andare a fracassarlo di botte? Non abita lontano.- rispose in modo quasi acido, con un tono per niente da lui. Inspiró l'ultimo tiro di sigaretta e lanció via il mozzicone con aria infastidita.
-Nah, non merita le mie attenzioni.- la ragazza nel posto del passeggero incroció le dita delle mani e le portó dietro la nuca. -Mi chiedevo se lo considerassi ancora tuo amico.-
-"Amico"? Per colpa sua tu e tre persone mi avete distrutto casa.-
-La colpa è mia, non sua. Sono io ad essere la parte fisica di Stelle Cadenti e possedevo anche quella spirituale. A dire il vero mi aspettavo accadesse molto prima un fatto del genere.-
Il biondo sospiró rumorosamente, mettendo in moto l'auto e non proferendo parola per l'intero viaggio, cosí fece anche lei.

***

-Sembra che Stelle Cadenti abbia rimosso il gesso al braccio ed alla gamba. Cosa vogliamo fa-- uno stridio che quasi lo rese sordo provenne dal walkie talkie, seguito da una voce maschile estremamente irritata.
-Idiota, dovevate rapirla assieme alla carta. Ed invece che avete fatto? Le avete anche permesso di rimuovere quelle limitazioni. Chi la prende più, ormai?-
-Non si preoccupi signorino, quando siamo scappati quello stupido di Hiroshi si è lasciato stendere, sicuramente lei ed il proprietario di quell'appartamento lo avranno tenuto come ostaggio e progettano di venire a riprendersi il mostro.-
-... Davvero? Lo spero per voi, se non avró quella ragazza entro stasera finirete tutti male.- la connessione si interruppe.

***

-Mh...- la rossa aveva entrambi i pugni puntati sui fianchi e le gambe lievemente divaricate. Osservava il grosso portone in metallo con fare indagatorio. -Davvero questo posto fatiscente è dove hanno portato il mio drago?-
Hiroshi aveva guidato i due in una zona limitrofa della città, caratterizzata da capannoni per la maggior parte abbandonati e magazzini in disuso. Tra questi spiccava un grande casermone a tre piani; da fuori si potevano notare alcune finestre frantumate, ma all'interno sembrava non esserci nessuno.
-Certo, è proprio questo. Ci sono venuto altre volte.- annuí il ladro, con le mani ancora legate dietro la schiena.
-Bene, allora puoi sparire. Non mi servi piú.- replicó lei, facendogli segno di smammare con la mano.
-... e non mi slegate?-
-... sparisci, ho detto.- il suo tono si fece cosí rude che spaventó il giovane uomo tanto da farlo fuggire a gambe levate.
-E se ci avesse ingannato?- sopraggiunse Håkan, affiancandola. Ryoko scosse il capo.
-Lo sento... è qui.- si avvicinò alla porta, poggiando una mano sul ferro di cui era composta. Qualche secondo dopo la ritiró, la chiuse a pugno e sferró un colpo dritto al di sopra della serratura, provocando un fortissimo rumore metallico ed una grossa ammaccatura su di essa. Poi, si voltò verso di lui. -È aperta.- E, letteralmente un secondo dopo, crolló verso l'interno.
Il biondo quasi si spaventó a vedere quella luce azzurra illuminarle gli occhi scemare lentamente.
-L-L'ho notato...-- deglutí, seguendola all'interno dell'edificio. L'intero ambiente era poco illuminato, i muri grigi davano al tutto un aspetto inquietante e stonavano terribilmente con il parquet in legno rovinato e cigolante ad ogni passo percorso da entrambi.
La ragazza stava in testa, camminando per il lungo corridoio e guardandosi intorno. Ai lati erano presenti varie stanze, ma lei ne ignorava l'esistenza, proseguendo diritta.
-Sei sicura sia la strada giusta quella?- accelerò il passo, diminuendo la distanza che li separava.
-Te l'ho detto, lo sento.-
-...Giusto, poteri psichici. Come non saperlo.- tentó di ironizzare, ma la verità è che aveva paura. Dove si era andato a cacciare?
-Guarda!- l'urlo di lei lo fece sobbalzare.
-CO-- Oh, una scala.- senza dargli il tempo di metabolizzare, la ragazza acceleró il passo fino a correre, ma, quasi raggiunto l'obiettivo, sparí improvvisamente nel pavimento.
Håkan si precipitó subito in quella direzione, trovandosi davanti ad una voragine nel parquet. Sportosi in avanti, nella penombra vide Ryoko sopra una pila di legno massaggiarsi il didietro ed imprecando silenziosamente.
-Stai bene?- le chiese, osservandola dall'alto.
-Si, si... e chi avrebbe mai pensato che il pavimento sarebbe crollato sotto il mio peso?- rispose, alzandosi in piedi.
-Un dietologo?- ridacchió l'altro.
-TI SPEZZO!- il suo tono di voce rimbombó in tutto quello che sembrava uno scantinato. Era pieno di polvere e le dava parecchio fastidio al naso, per il resto non vedeva quasi nulla a causa del buio.
-... Senti, vai avanti, io cercheró un modo di risalire.- disse, accendendo la torcia del cellulare nel tentativo di vederci qualcosa.
-Non so dove andare, sei tu la veggente o quel che è qui.-
-Percepisco Krigsgaldr all'ultimo piano, sali le scale.- vedendo la luce scemare mentre la ragazza si spostava, il biondo sospiró, rimettendosi in piedi e rivolgendosi verso la scalinata al di lá del buco.
Cosa doveva aspettarsi? Era ovvio che lei lo avrebbe abbandonato subito per cercare un'uscita e perdere tempo a sostare davanti quella voragine non era l'idea migliore; se qualcuno l'avesse trovato lí, avrebbe potuto anche buttarcelo dentro. Raccolse tutto il coraggio possibile e salí al primo piano, trovandosi dinanzi ad un'ampia stanza con quattro porte ed al centro un tappeto rosso, reso grigio dalla gran quantità di polvere depositata sulla sua superficie.
-E adesso dove le trovo le scale?- borbottó, con le mani poggiate sui fianchi.
Fece un passo in avanti.
Il pavimento cigoló di brutto e lui spalancó gli occhi, già pronto a finire nuovamente col sedere sul parquet del piano terra. Fortunatamente, nulla accadde ed inizió a pensare che la caduta di Ryoko fosse solo uno scherzo del destino per dividerli, lo immaginava ridere di gusto, qualunque fosse il suo aspetto.
Ma stava divagando, facendo film mentali tanto stupidi non avrebbe certo trovato le scale per il secondo piano. Cosa fare, quindi, se non si sapeva la strada? Semplice, andare a caso.
Dopo una serie di "ambarabaciccicoccó", scelse la seconda porta a sinistra e si fiondó sulla maniglia, spalancandola; al suo interno, peró, solamente il bagno. Sospiró, richiudendola e passando alla precedente: nulla, solo una stanza da letto. Le ultime due, invece, contenevano una un'altra camera e l'altra quello che sembrava un ufficio.
In nessuna delle porte era presente una rampa di scale, alché inizió a guardarsi intorno confuso, nel caso gli fosse sfuggita, ma nulla, nessuna traccia di essa.
Improvvisamente, udí un rumore di passi ed una voce maschile parlare probabilmente al telefono, quindi si precipitó all'interno di una delle stanze e si nascose nell'armadio.
Se mi trova sono morto. Pensó, sudando freddo.
Dopo qualche minuto di silenzio, tiró un sospiro di sollievo ed adagió la schiena contro la parete in legno, ma essa letteralmente crolló giú, portandoselo dietro. Si ritrovó disteso su una rampa di scale posta in un corridoio strettissimo ed un soffitto estremamente alto, avvolto dalla polvere smossa dai cappotti appesi; il crocifisso d'argento che portava al collo quasi lo strozzó finendogli dietro.
Lo prese tra le mani, osservandolo: se lo metteva solamente per estetica, ma in quella situazione un intervento divino sarebbe stato piú che apprezzato.
-Oh, buon Dio, se esisti, aiuta me e Ryoko ad uscire vivi di qui, non voglio morire una seconda volta per mano di suo fratello.- con fatica, si alzó in piedi, tentando di spolverare i pantaloni ormai da neri diventati bianchi. -Ah, ma che dico? Nemmeno l'intervento della Madonna di Lourdes saprebbe sistemare quest'assurda situazione.-
Prese a salire quelle scale di pietra mezze rotte, trascinando la mano sul muro data l'assenza del corrimano. Piú proseguiva, piú la temperatura scendeva, stava iniziando davvero a fare freddo. Arrivato al culmine, un lunghissimo corridoio gli si presentó davanti, completamente assente di porte e, in fondo, un'unica finestra rotta, dalla quale entrava aria gelida. Notó anche che fuori era calato il sole, ma com'era possibile, se erano arrivati lí il primo pomeriggio? Erano già passate così tante ore?
Ryoko gli aveva detto che Krigsgaldr si trovava all'ultimo piano e quello doveva essere il secondo, quindi ne mancava ancora uno. Nuovamente, peró, a prima vista delle scale neanche l'ombra, nemmeno al di fuori della finestra come gli era capitato di pensare.
Osservava il mondo all'esterno di quel bizzarro edificio pensando al da farsi, quando al rumore di passi estranei un brivido lo percorse lungo la schiena.
-Hai sbagliato strada.-

***

La quantità di polvere presente in quello scantinato era davvero esagerata.
-Non sono nemmeno capaci di pulire il proprio covo, questi ladri da strapazzo?!- borbottó, procedendo alla ricerca di un modo per tornare al piano terra, ma non riusciva a trovare nulla di utile; era tutto uguale, tutto sporco, tutto buio e tutto grigio.
L'idea di farsi strada buttando giú il muro inizió a passarle per la capoccia, ma la possibilità di far crollare l'intero casermone la fece desistere. Girando e rigirando adiacente ai muri, finalmente riuscí a scorgere qualcosa: dietro uno scaffale stracolmo di bottiglie di vetro la parete era diversa, che fosse una porta?
Diede sfogo a tutte le sue forze, riuscendo a spostarlo senza dover usare i propri poteri. E si, quella era davvero una porta! Mancava la maniglia, ma riuscì ad aprirla comunque, trovando al suo interno una scala a chiocciola, quindi inizió a salirla un po' titubante.
-Questo posto è stranissimo... mi sembra di star scalando una torre, eppure da fuori non ce n'era assolutamente traccia. Spero solo che la scala mi porti dritta a Krigsgaldr.-
Man mano che si avvicinava all'uscita, una strana sensazione inizió a farsi strada nella sua mente; era come se sapesse già che qualcosa non andava e questo le fece accelerare il passo. Già da qualche metro un rivolo di sangue aveva iniziato a sgorgare dal suo naso, effetto collaterale dell'aver usato i suoi poteri. Non si rese nemmeno conto di star ansimando, ma lentamente le energie la stavano abbandonando.
Non doveva peró fermarsi, non se lo sarebbe mai perdonato. Avrebbe salvato Drago Divino dello Specchio Primordiale ad ogni costo. Arrivata in cima, non crolló in ginocchio solamente perché si trovó dinanzi ad un gruppo di persone: due uomini, un ragazzino e... Håkan in stato di semi-incoscenza, inginocchiato a terra, con un occhio nero, il labbro spaccato, il naso sanguinante e le mani tenute dietro la schiena da uno dei tizi.
-IDIOTA, MA COME CA-- urló tentando di corrergli incontro, ma il piú basso dei due scagnozzi l'afferró per un polso, tenendola al suo posto.
-Ferma qui.- disse.
Il ragazzino stonava davvero tanto in quella stanza lercia, con i suoi capelli biondi tirati indietro, gli occhi di un gelido azzurro ed il completo bianco addosso. Le sue mani erano intrecciate ed osservava la nuova arrivata con un sorriso sornione.
-Stelle Cadenti... finalmente ci incontriamo. Masashi Watanabe, al tuo servizio.- la rossa si liberó il braccio con uno strattone, fissando quell'adolscente con gli occhi socchiusi. Avrà avuto al massimo quindici anni.
-Che bisogno c'era di picchiare quello stupido? Lui non c'entra nulla.-
-Non mi piace che gli estranei vadano a zonzo nelle mie proprietà.-
-Sai che proprietà.- sbuffó. -Ora muoviti e ridammi ciò che è mio.-
Il biondino si alzó dalla sua poltrona, raggiungendola; le arrivava alla spalla tanto era basso. Dalla tasca estrasse qualcosa, portandogliela davanti al viso.
-Intendi questo?- ghignó, mostrandole il mostro synchro. -Potrai riaverlo solo se deciderai di essere la mia bambolina personale. Sei così carina senza quel casco in testa, magari potrei farti diventare la mia fidanzata!-
-Io non voglio essere la ragazza di uno sgorbio come t-- non riuscì a finire la frase che uno schiaffo le arrivó in pieno viso.
-BADA A COME PARLI, PUTTANA!- con un suo cenno, l'uomo occupato a tenere fermo Håkan gli puntó un coltello alla gola. Il figlio di Jack Atlas spalancó gli occhi, trattenendo il respiro. Era terrorizzato. -O farai ció che ti dico, oppure lo faccio sgozzare. A te la scelta.-
"Non farti sopraffare dalle emozioni, pensa. C'è sempre un modo per scamparla."
Quella voce profonda... la riconobbe all'istante: nonostante Krigsgaldr fosse nelle mani di Masashi, era stato capace di instillare il collegamento tra le loro menti ed a parlarle. Ora era più rilassata.
-... e va bene, verró via con te, faró ciò che vuoi. Ma per favore, lascia andare Håkan, lui non c'entra davvero nulla in questa storia.-
Il ragazzino sorrise e fece nuovamente quel cenno all'uomo, il quale ritrasse l'arma. Håkan guardava Ryoko confuso, ma quando anche lei gli rivolse un breve sguardo, capí.
Uno.
-Vedo che ragioni, brava.-
Due.
-Sapevo che in fin dei conti Stelle Cadenti era una ragazza intelligente.-
Tre.
Un pugno dritto nella bocca dello stomaco e quello sbruffoncello si piegó in due dal dolore, sputando una gran quantità di saliva. La ragazza recuperó subito la carta e si voltó per tirare un calcio nell'inguine all'altro uomo, mentre il biondo si alzó di colpo, tirando una testata nel mento del suo aguzzino.
-VIENI!- Ryoko lo raggiunse, afferrandogli la mano ed iniziando a correre giú per le scale. -Non lasciarmi per nessun motivo al mondo, va bene?- Håkan annuí.
Erano entrambi stremati per scendere quell'enorme scalinata, ma la rossa aveva un piano.
-Krigsgaldr, teletrasporto!-
"Come desideri."
La carta sprigionó una luce cerulea, illuminando le pareti di azzurro; da quel piccolo rettangolo di carta fuoriuscirono un paio di splendenti ali meccaniche.
E boom, i tre sparirono all'istante senza lasciare alcuna traccia, riapparendo a mezz'aria sul tetto del condominio dove abitava Håkan. Ryoko cadde ancora una volta di sedere, mentre il biondo di pancia.
-Ahi... un atterraggio piú morbido no?-
"Mi dispiace, credo di aver calcolato male le coordinate."
-CREDI?!- sbraitó, agitando le braccia.
-Hai finito di urlare?- rotoló l'altro, distendendosi di schiena sul pavimento. -Comunque quel drago è incredibile. Addirittura il teletrasporto?-
-Ci sará un motivo se Stelle Cadenti spariva sempre dopo aver duellato...-
Håkan alzó lo sguardo al cielo, tinto di blu, rosa tenue e giallo: era arrivata l'alba.
-Senti, Ryoko... ti pare plausibile che siamo stati in quel posto almeno sedici ore?- la rossa scosse il capo, osservandolo.
-In effetti è fin troppo strano, ma anche il luogo in sé lo era...- si portó una mano al mento, pensierosa. -Secondo me siamo stati vittime di un'illusione.-
-È possibile fare anche questo con i poteri psichici?-
-Certamente. Yuichi ne é capace, anche se non credo a quei livelli, mentre le mie capacità sono più incentrate sul piano fisico, come far levitare oggetti o distruggerli. Piuttosto... mi vuoi spiegare come hai fatto a procurarti quell'occhio nero?-
-Quando sono arrivato al secondo piano, mi sono ritrovato in un corridoio completamente vuoto con solamente una finestra, poi quel tizio è sbucato e mi ha tirato un pugno in faccia. Voleva anche buttarmi fuori, ma la chiamata del suo capo lo ha fatto desistere.-
-Che idiota, io mi sarei buttata giú.-
-Io non sono fuori di testa come te.-

***

-Allora? Sei pronta per tornare a casa? Ci aspettano tre ore di viaggio in auto.-
La rossa sbucó dalla camera da letto con la sua valigia ed un sorrisone stampato in viso. Non vedeva l'ora di tornare a Nuova Domino e rivedere Yuichi, non erano mai stati separati per così tanto ed aveva sempre sentito come se le mancasse un pezzo di sé.
-Su, su, muoviti! O non arriveremo per cena!- e trotterelló fuori. -Sentito, Galdr? Stiamo tornando a casa!-
"È bello rivederti cosí contenta, Ryoko." Rispose il drago.

Durante il viaggio, Håkan e Ryoko parlarono del più e del meno, ma fu a metá che il biondo si decise a rivelarle una cosa.
-Sai, penso mi trasferiró a Nuova Domino.- le disse di colpo, facendola quasi strozzare con l'acqua che stava bevendo. Ovviamente protestó malamente, provocandogli grasse risate. Il resto del tragitto, infatti, era stato caratterizzato dalle imprecazioni di lei e dai suoi tentativi, ovviamente vani, di farlo desistere.
Si calmó solamente quando l'auto si fermó davanti casa sua e vide suo fratello seduto sul pianerottolo assieme ad Artemis, aveva ancora la mano fasciata. In fretta e furia scese dal veicolo e gli corse incontro; il corvino si alzó in piedi ed accolse pienamente il suo abbraccio stritolante.
-Mi sei mancato, Yuichi...!-
-Anche tu.- le scoccó un bacio sulla guancia, continuando a stringerla forte.
Nel frattempo, Artemis era andata ad abbracciare Håkan.
-E tu? Stai bene? Ho saputo cos'è successo.- le chiese.
-A parte il polso, sto benissimo! Sembri messo peggio tu, ma che hai fatto all'occhio?-
-Lunga storia.- sospiró.


Angolo autrice
Ma salve!
Ormai dire che sto malissimo è diventato un cliché degno da ficcyna sugli One Direction con daddy Harry Styles, quindi evito di dilungarmi. :)
A parte il mio stato d'animo, ci sono alcune cose che mi hanno resa felice:
-Mi è arrivata la figure di Yusei e ho pianto tre giorni tanto è bella. L'ho messa in vetrina e non riesco a smettere di fissarla.
-HO COMPRATO L'S20 CON 499 EURO. L'AFFARE DELLA MIA VITA. No okay sono super euforica perchè lo volevo tanto ed essere riuscita a pagarlo cosí poco mi rende fiera di me stessa. Mi sono presentata alla comet con il mio portafoglio delle winx e 500 euro in contanti all'interno.

Ma parliamo della storia, che a voi di queste cose non frega nulla:
Finalmente è finito il secondo atto!
Questo capitolo mi ha divertita a scriverlo, credo sia il mio preferito assieme a "Fuga", sono anche soddisfatta perchè è uscito più lungo del solito.
Il prossimo sará un'appendice sul passato, poi ci avvieremo finalmente al terzo e penultimo atto, che ora come ora penso sarà più corto, ma vedremo cosa deciderá di partorire la mia mente malata.

Inoltre, volevo ringraziare tutti i miei lettori, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e chi mi recensisce. Il vostro supporto è sempre importante per me e mi rende fiera del mio operato. çwç
A fine fanfiction provvederó a ringraziarvi come si deve ad uno ad uno. <3

Come ultima cosa, pubblicità(?).
Su EFP ho iniziato a pubblicare la mia storia originale: è un horror dalle tematiche veramente pesanti, ma se vi piace il sovrannaturale e simpate per quel gran figo di Satana magari dateci un'occhiata e ditemi che ne pensate. ;)
La storia si chiama "Rosemarie e il Diavolo".

Okay, basta cianciare, vi saluto!

Jigokuko

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Appendice 2 - Ryoko e Yuichi ***


Appendice 2

Ryoko e Yuichi

 

La bambina socchiuse gli occhi e fece un'espressione infastidita quando la spazzola si incagliò in uno dei nodi, tirandole i capelli magenta.
-Oh, tesoro...! Ti ho fatto male, scusa!- la consolò la madre, baciandole la fronte. Finito di pettinare quel caschetto rosso ed in parte nero, mise al suo posto il ciuffo usando qualche molletta colorata.
-Oggi andrai a scuola per la prima volta, non sei contenta, Ryoko?- ma lei scosse il capo.
-Non voglio fare i compiti.- e gonfiò le guance, puntando gli occhi blu a terra, suscitando una risata della donna che le stava mettendo le scarpe.
-Non ci saranno solo i compiti da fare, alle elementari ci sarà tanto tempo per giocare, vedrai che ti divertirai.-
-Yuichi sarà con me?-
-Lui sarà in un'altra classe, lo sai che è più grande...-
-Ma io voglio stare con mio fratello!-
-Ryoko!- un'altra voce si aggiunse e lei la riconobbe subito. -Non devi preoccuparti, possiamo stare insieme all'intervallo.- il fratello maggiore le mostró un sorriso radioso, prendendole le mani.
-Davvero...?- le si illuminarono gli occhi alla notizia. A Ryoko piaceva davvero tanto la compagnia di Yuichi, erano inseparabili.
-Certamente!-

I due vennero portati a scuola da Yusei; all'inizio delle lezioni, fu davvero difficile separare la minore dal maggiore, nonostante lui l'avesse rassicurata, lei non voleva comunque mollarlo.
E quindi si ritrovò sola, in un'aula piena di sconosciuti, costretta a raccontare di sè dalla maestra.
-Mi chiamo Ryoko Fudo... ho sei anni e... mh... non so cosa dire...- abbassò la testa mortificata, sedendosi.
-Non ti preoccupare, va bene così.- la voce dell'insegnante giunse dolce alle sue orecchie, ma le fu difficile ascoltarla per via della sua compagna di banco: aveva lunghi e lisci capelli castani ed occhi di un azzurro stranissimo. Quando la rossa si era dimostrata tanto in imbarazzo, si era messa a ridere, sussurrandole un "ridicola...".
-Tocca a te presentarti, accanto a Ryoko.-
Si alzò velocemente in piedi, iniziando a sproloquiare di sè.
-Mi chiamo Eiko Nakamura e ho sei anni.- Ryoko alzò il capo e la guardò, ritenendola alquanto bruttina, invidiando però il suo mostrarsi tanto sicura delle sue parole. -Mi piace andare a cavallo, disegnare, giocare a Duel Monsters...-
Mentre elencava una marea di altri passatempi, quasi si addormentò, ma la sua ultima affermazione l'attirò nuovamente all'ascolto.
-Il mio fratellone si chiama Izanagi ed è in terza!-
Suo fratello era in classe con Yuichi?
-Grazie Eiko, ora puoi sederti. Chi altro vuole continuare?-
Quando la bambina si rimise al suo posto, Ryoko si sporse verso di lei, ignorando quella parola cattiva di poco prima.
-Hai detto che tuo fratello è in terza, vero?-
-Si! Ed è il migliore della classe!-
-Anche mio fratello è in terza, si chiama Yuichi.- sorrise, era bello aver trovato qualche elemento in comune con qualcuno. Non sapeva bene come si faceva amicizia, perciò andava un po' a tentoni.
-Ah davvero? Chi se ne frega!-
Ci rimase un po' male.
Eiko le diede le spalle, iniziando a colorare un disegno con i pastelli a cera.

Passò le due ore successive a fissare il quaderno inespressiva. Era davvero così brutto andare a scuola? O forse Eiko aveva solo un caratteraccio...?
Antipatica...
Appena il suono della campanella si propagò per tutto l'istituto, la bambina corse fuori dall'aula alla ricerca del fratello. Dopo aver girovagato qualche minuto per i corridoi, lo trovò inginocchiato sul pavimento dell'atrio, mentre giocava a carte con un altro bambino.
-Yuichi!- lo chiamò da lontano. Lui posò quelle che gli rimanevano a terra e si alzò, allargando le braccia.
Non attese un secondo e gli si fiondò addosso, abbracciandolo forte.
-Come sono andate le prime due ore?-
-Mh... bene.- rispose in modo vago, sedendosi anche lei sul pavimento.
-Sono contento!- sorrise.
-Yuichi, è la tua fidanzata?- i due fratelli si voltarono verso l'avversario del maggiore.
-Ma cosa dici? È mia sorella!-
-Davvero? Piacere, mi chiamo Izanagi!-
Izanagi... Izanagi... Ryoko aveva già sentito quel nome. Guardandolo bene in faccia, finalmente si ricordò: era il fratello di Eiko!
Anche lui aveva i capelli castani, ma i suoi erano più chiari e ricci, mentre gli occhi erano di quello stesso azzurro elettrico... erano stupendi, su di lui li aveva apprezzati molto di più.
-Io sono Ryoko.- abbozzò un sorriso, rimanendo poi in silenzio per permettere loro di finire la partita.

-Uffa, non è giusto, vinci sempre tu!- Izanagi gonfiò le guance, sbattendo a terra le carte che aveva in mano.
-È perchè sono un campione!- Yuichi ridacchiò, contento dell'ennesima vittoria contro l'amico. -Ora devi pagarmi, però.-
-E va bene...- dalla tasca dei pantaloni tirò fuori tre caramelle gommose incartate. Due le diede a lui, mentre l'ultima a Ryoko. -Una la do a te perchè lui è antipatico!-
Ryoko l'accettò volentieri: era al lampone.
-Guarda, è dello stesso colore dei tuoi capelli. Mi piacciono!- lei arrossì, ma vennero interrotti dal suono della campanella.
-È già ora di andare...- sospirò Yuichi. -Ci vediamo all'uscita, a dopo.-
-Ciao Ryo!- Izanagi la salutò agitando la mano e con un sorriso radioso sul viso.

I giorni successivi furono abbastanza monotoni; in classe non era riuscita a fare amicizia con nessuno per via di Eiko, la quale l'aveva presa di mira con scherzi, spintoni e brutte parole.
La goccia che fece traboccare il vaso fu quando la pestifera le rubò tutte le matite colorate e le spezzò in due. L'ira nella rossa prese il sopravvento, sbloccando per la prima volta i suoi poteri, con i quali fece volare tutto il contenuto del suo astuccio verso la colpevole, arrivando a graffiarle la guancia sinistra con una delle matite.
Da quel preciso istante, tutti iniziarono a temerla, allontanandosi ancor più da lei.
Tutti tranne Yuichi ed Izanagi, il quale continuava a regalarle caramelle al lampone e sorrisi radiosi.
"Ben le sta, se lo merita quell'antipatica!" le aveva detto nonappena saputa la notizia dello screzio alla sorella.
Nonostante lei non avesse mai apertamente parlato delle prese in giro rivoltele, suo fratello comprese quasi subito la situazione; dopotutto, nonostante Ryoko tentasse di mostrarsi solare come al solito, si notava quanto dentro di sè fosse triste ed a tratti arrabbiata. O forse l'unico capace di notarlo era proprio lui, dato il legame che li univa.

L'unico giorno in cui Ryoko non si presentò nell'atrio, venne raggiunta in classe da Izanagi, il quale aveva corso per tutto l'istituto alla sua ricerca.
Quando finalmente la trovò, l'afferrò per un braccio e la trascinò fino al loro solito punto d'incontro. La scena a cui dovette assistere fu terribile: Yuichi aveva malmenato gran parte dei bambini che la prendevano in giro tutto da solo, finendo per attirare le ire degli insegnanti, i quali dovettero sospenderlo.
Più tardi, le spiegò di averlo fatto perchè stufo di vederla triste, ma nonostante ciò Ryoko non la prese bene. Chi le avrebbe fatto compagnia ora che lui era stato sospeso?
In quel momento Izanagi si fece avanti, promettendo di rimanerle accanto nei giorni successivi, ma nonostante ciò non riuscì a mantenere la promessa perchè proprio in quel periodo si prese una forte influenza.
Era rimasta sola. Totalmente.

Da quel momento peggiorò tutto.
Sapendo dell'amicizia che la legava a suo fratello e dell'assenza di Yuichi, Eiko passò anche agli schiaffi, tutto ciò per gelosia nei confronti di Izanagi, perchè trattava meglio la "sfigata" di lei. Coinvolse anche alcuni compagni più grandi, solo per puro divertimento.
E Ryoko, la sera, guardando tutti i lividi sulle sue braccia, si chiedeva perchè quella bambina ce l'avesse avuta tanto con lei fin dal loro primo incontro.
Si sentiva così fragile, ma al contempo si stava ormai abituando a quella routine; sapeva sempre che finite le lezioni sarebbero arrivate le sberle, i calci e i pugni.

Un giorno provò a reagire, spintonò Eiko, ma non fece in tempo a colpirla che un bambino di quarta l'afferrò per i capelli e la fece cadere in malo modo. Quando videro il braccio rotto della rossa, però, scapparono tutti per evitare guai.
Venne soccorsa da Yusei solo qualche minuto dopo che, venuto a prenderla, la trovò riversa a terra in lacrime.
La rabbia e la preoccupazione del padre le fecero capire che no, quella non doveva diventare un'abitudine. Avrebbe dovuto imparare a difendersi senza fare unicamente affidamento al fratello e all'amico, perciò implorò i genitori di iscriverla allo stesso corso di arti marziali che Yuichi seguiva, in modo da diventare forte quanto lui.

L'anno proseguì e si riscoprì estremamente portata in quella disciplina; mancava di forza bruta, ma era estremamente abile ed ingegnosa nell'uso delle tecniche.
Fu quando reagì una seconda volta e stese con un calcio in faccia lo stesso bambino di quarta che le percosse cessarono: ora tutti avevano paura di lei.
Il risultato fu una completa emarginazione da parte degli altri bambini, con gli insulti diventati solo sibili terrorizzati, ma a Ryoko quello non importava, perchè Izanagi e le sue caramelle al lampone erano l'unica amicizia che le bastava.
Proprio per quello l'assalto di sua sorella non si fermò mai; mossa dall'invidia, nonostante la temesse continuò a martoriarla di epiteti cattivi fino alla fine, incapace di dichiarare bandiera bianca. Se non poteva vincere, la partita non sarebbe mai finita.

Più tempo passava, più la corazza attorno a quella ragazza fragile si faceva spessa. Sviluppò un carattere ai limiti dell'isteria e venne etichettata come "la pazza", nomignolo di cui si avvaleva spesso per allontanare lei stessa presunti spasimanti o amicizie. Iniziò a credere di stare bene esclusivamente da sola, a cantare alle luci che si vedevano dall'altopiano di Nuova Domino.
Ormai riempiva le giornate così uscita da scuola, erano sempre uguali, ma a lei la monotonia non dava fastidio; liberare la sua voce in quel posto meraviglioso era ciò che più amava fare, assieme alle risse in coppia con il fratello.
Una fredda serata di dicembre, però, qualcosa spezzò la sua monotona routine, quando le cadde in testa.
-Ouch!-

***

-Yuichi, sei un campione!-
-Ma no, non è vero...- il giovane arrossì dall'imbarazzo quando quella ragazza glielo disse, nonostante non fosse la prima volta che qualcuna provava ad avvicinarglisi in quel modo dopo una sua vittoria a Duel Monsters.
A diciassette anni, quel ragazzo era sempre più la copia del padre: dall'aspetto fisico, al carattere, all'intelligenza ed al talento per i duelli. I due si distinguevano solo per gli occhi nocciola e l'assenza del marchio della Struttura sulla sua pelle.
A scuola era sempre più popolare perchè considerato un vincente, ma a lui poco interessava della fama, tutto ciò che voleva fare era giocare a carte e divertirsi con esse. Quando finalmente prese la patente, iniziò la sua vera e propria scalata al successo: assieme ai suoi fidati Sei Samurai e le imbattibili strategie che aveva meticolosamente attuato, non ci mise molto a farsi notare ed accedere alle gare ufficiali.
Era felicissimo.

-Su, Ryo, mostra un po' più d'interesse, dopotutto tuo fratello sta per iniziare a duellare!- il ragazzo accanto a lei le stava punzecchiando la guancia con l'indice mentre se ne stava accasciata sulla ringhiera con un'espressione ai limiti della noia in volto.
-Ma lo sai che a me non piacciono i duelli. E smettila!- all'ennesimo tocco, gli schiaffeggiò la mano, facendogliela ritirare. Il castano rise.
-Avete finito, voi due?- Yuichi apparve dinanzi a loro con la tuta da motociclista, il casco sottobraccio ed un largo sorriso stampato in faccia. La sua euforia si vedeva chiaramente; non vedeva l'ora di scendere in pista.
-Ha cominciato lui...- la sorella indicò Izanagi, gonfiando le guance.
-Sei tu che fai la moscia, questa è una gara importante!- replicò lui, incrociando le braccia. -Che ci fai qui se non ti piacciono i duelli?-
-Sostegno morale.-
-E questo dovrebbe essere sostegno morale?!- alzò la voce, rimproverandola, ma i due vennero interrotti dalla risata cristallina del motociclista.
-Su, evitate di fare casino e guardate la gara, lo distruggerò in... due turni!- si infiló il casco, raggiungendo la sua duel runner rossa e saltandoci in sella. Fece loro un cenno con la mano e partì, in attesa dell'avversario.

La partita procedeva in modo avvincente, ma il corvino era sempre stato in testa. Sul campo da gioco troneggiavano tre Shi En ed Enishi a fronteggiare un Drago Frammento.
Nonostante il mostro avesse un attacco che superava tutti e quattro i suoi Samurai, sapeva già come finire la partita; lui aveva ancora metà dei Life Points, mentre l'altro solo mille, un solo fendente e avrebbe vinto.
-Attivo l'effetto di Enishi: quando un altro Sei Samurai è in campo, posso bandire due mostri dal cimit-- la duel runner iniziò a sbandare violentemente, impedendogli di finire la frase. Provò a riprenderne il controllo, ma lo sterzo era improvvisamente andato, mentre tutto attorno al corpo del veicolo iniziarono a propagarsi scariche elettriche, segno di un cortocircuito.
Impossibilitato a fare qualunque manovra, la moto andò a schiantarsi dritta contro l'avversario, riversando entrambi sulla pista.

L'urlo strozzato di Ryoko fu così forte che venne sentito da ogni persona presente nello stadio. Il disastro era accaduto proprio di fronte a lei ed Izanagi, li aveva visti impattare e volare via a pochi metri dalla loro posizione. Il rumore delle gambe di suo fratello che si rompevano a contatto con l'asfalto le era entrato nelle orecchie come se ci avessero infilato un coltello affilatissimo. L'altro ragazzo, invece, atterrò di testa e si ruppe l'osso del collo; quella scena ed il "crack" furono terribili.
Nel momento stesso in cui li vide alzarsi in aria, cercò di scavalcare le transenne e raggiungere Yuichi, ma il castano l'afferrò prima che una delle moto, ancora in movimento, la investisse.
-Lasciami, devo andare da lui!- urlò, le lacrime scendevano copiose percorrendo l'interezza delle sue guance.
-Ryo, non puoi farlo, potresti aggravare la situazione...!- la teneva stretta a sè, cercando di distoglierle lo sguardo dal disastro.

Dopo aver avvertito i genitori dell'accaduto, il ragazzo l'accompagnò in ospedale. Durante tutto il tragitto in moto, lei non aveva smesso di tremare, piangere e stringergli le braccia intorno alla vita. Sapeva che in fondo la sua era solo una corazza, ma non avrebbe mai creduto di vedere una reazione del genere da parte sua... l'affetto che provava per il fratello era qualcosa di indescrivibile, lui prima non lo aveva mai compreso perchè il suo rapporto con Eiko era più un continuo insultarsi, non ci andava d'accordo seppur le volesse bene.
Ma quella tra Ryoko e Yuichi era più una simbiosi, nessuno dei due avrebbe potuto vivere senza l'altro.

Alla notizia che, oltre ad essersi rotto entrambe le gambe ed il bacino, era finito in coma e probabilmente avrebbe subito gravi danni a lungo andare, lei si disperò nuovamente, ma Izanagi le rimaneva lì accanto, ad offrirle conforto e le solite caramelle al lampone.
Per i successivi tre mesi, il ragazzo continuò a prendersi cura di lei, portandola fuori e tentando di distrarla dal suo dolore. Questo ebbe un effetto strano su Ryoko, la quale iniziò a domandarsi perché ogni qualvolta si incontrassero il suo cuore sembrava impazzire.
-Sai, voglio dirti una cosa importante, Ryo.- le prese le mani, avvolgendole con le sue. Il vento autunnale scompigliava i suoi capelli magenta e neri, portando alcune ciocche a scontrarsi con la pelle diafana del viso. Non rispose, continuando ad osservare quelle gemme azzurre incastonate nei suoi occhi.
Izanagi, invece di continuare la frase, si fece avanti e posò le labbra su quelle della rossa, sigillandole in un casto bacio.
Il suo muscolo cardiaco impazzì improvvisamente e tutto il sangue sembrò salirle al cervello, dipingendola totalmente di rosso fuoco. Non riuscì a sottrarsi, in fondo lo desiderava, anche se non lo aveva mai ammesso a sé stessa.
Quando il castano si separò da lei, lasciò le sue mani e gliele appoggiò sulle spalle, avvicinandosi al suo orecchio ed iniziando a sussurrare.
Ryoko non si rese nemmeno conto all'istante di ciò che le aveva detto, solo nel momento in cui le lacrime si liberarono copiose capì.

Aprì gli occhi, incontrando due splendide iridi blu fisse su di lui. Le riconobbe all'istante, non potevano essere di nessun'altra.
-Ryoko...- mormorò. -Non piangere...-
-Sei... sei sveglio, Yuichi!-
-Cos'è successo?-
-Durante il tuo ultimo incontro... hai fatto un incidente gravissimo...-
-Ho vinto almeno?- la vide scuotere il capo. -Peccato.-
Il suo sguardo, però, era vago, e la sorella se ne accorse. Non era il solito Yuichi.
La verità è che ricordava benissimo gli ultimi attimi di veglia dopo l'incidente, anche il decretare il decesso del suo avversario da parte di uno dei medici accorsi sulla scena. Aveva ucciso una persona, con le sue stesse mani, ed era anche sopravvissuto.
Perchè non era al suo posto...?
-Io... io voglio morire...- chiuse gli occhi, cercando di evitare alle lacrime di palesarsi, ma fu tutto inutile.
Durante quei tre mesi di buio, gli incubi sulla morte di quel ragazzo lo avevano esasperato al punto da cercare continuamente di svegliarsi da tutta quell'atrocità. Dentro di sé urlava a squarciagola, ma il suo corpo rimaneva totalmente inerme.
Udiva costantemente le voci dei medici dire che non sarebbe mai tornato come prima, le parole della sorella, quelle dei suoi genitori... quella specie di limbo era la cosa più atroce che gli fosse capitata.
Riuscire finalmente ad uscirne fu una specia di miracolo, ma non era il modo in cui voleva capitasse, avrebbe preferito andarsene definitivamente da lì.
Quando li riaprì, mise lentamente a fuoco il volto scioccato della sorella.
-Ma che stai dicendo...?- sussurrò, intrecciando le dita della mano con le sue. Lo sguardo ai limiti del terrore di Ryoko lo fece vergognare terribilmente, ciò non bastò però a mutare quello che era il suo pensiero. Ormai, non si sentiva più parte della sua stessa realtà.

Ci vollero parecchi mesi per alleviare tutto quel dolore e desiderio di morte, la sua famiglia non lo aveva mai lasciato solo e di questo li ringraziava, nonostante sostenesse di non meritare tutto quell'amore. Lui era un assassino, aveva strappato una vita ed aveva osato rimanere ulteriormente in questo mondo.
La monotonia della sua vita nei successivi due anni aveva proseguito pari passo con quella di Ryoko, venendo stravolta nello stesso momento in cui lei si presentò a casa con un mazzo di carte piovuto dal cielo.
Quella stessa notte, lo aveva svegliato asserendo di aver sentito una voce provenire dal mostro synchro, il quale parlò anche a lui e spiegò ad entrambi i suoi obiettivi, domandando aiuto ad entrambi.
Il giovane, vedendo quanto la sorella fosse interessata al drago, decise di aiutarli. Insieme, diedero luce a Stelle Cadenti.


Angolo autrice

Ciao! Come state? Spero bene.
Questo mese è stato super monotono, quindi non ho quasi nulla da raccontarvi a parte un fatto, ma lo farò alla fine di questa nota autrice.

Ho deciso di raccontare in questo modo alcuni fatti perchè se li avessi scritti con il mio stile questo capitolo sarebbe durato 10000 parole solo lui, quindi onde evitare una prossima pubblicazione nel 2022 ho preferito soffermarmi solo sulle parti salienti.
Come potete vedere, Eiko era una stronza sin dall'inizio, mentre suo fratello sembrava essere l'opposto.
So che introdurlo parzialmente in un enorme flashback potrebbe essere azzardato, ma non potevo escluderlo: ci servirà più avanti.
Ho deliberatamente voluto troncare la scena finale con lui per lasciare un alone di mistero, non linciatemi, saprete tutto a breve (spero).
Quest'appendice non è un granchè, so che potevo fare di meglio, ma non essendo "d'obbligo" ho preferito tirarla meno, preferisco concentrarmi maggiormente sulla storia principale.

Ma veniamo a quello che vi dovevo dire:
Faccio ufficialmente parte del Corpo di Recensione di Demoni di EFP!
In cosa consiste? Prendiamo storie oscene, ai limiti della decenza e che violano i regolamenti di Wattpad ed EFP e le stronchiamo, recensendole e facendo in modo che vengano rimosse dai siti in cui erano state pubblicate.
Per me è un grande onore farne parte, li seguivo da un po' e ho sempre voluto provare, ragion per cui mi sono proposta!
La mia prima stroncatura uscirà questo sabato 21 Novembre sulla raccolta Demoni di Wattpad oppure sul loro sito demonidiefp.wordpress.com, sintonizzatevi lì se volete vedermi smadonnare contro una daddy (che daddy non è) su Harry Styles dove c'entra pure la chiesa. Non sentite già il cringe?

Come ultima cosa, ho ridisegnato la copertina della storia perchè faceva veramente schifo, ve la lascio qua sotto.

Al prossimo capitolo.

Jigokuko

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Livello 15 - Posso fidarmi? ***


Livello 15

Posso fidarmi?
 

Atto Terzo

 

Tornato ad Akralm, continuava a pensarci ed a ripensarci, finendo solo per ribollire di rabbia. Non era da lui.
Si portó le mani tra i capelli biondi, scompigliandoli un poco, mentre socchiudeva gli occhi a causa della fastidiosa luce del lampadario.
C'era così tanto silenzio...
Il lato sinistro del letto era vuoto ormai da tre giorni, non era più abituato a non avere Ryoko tra i piedi.
Ma, più pensava a lei, più si arrabbiava. L'aveva contagiato, in quel mese?!
Si rannicchiò portandosi le gambe al petto e sospirando. Le coperte non bastavano a riscaldarlo, quella mattina faceva estremamente freddo per essere uno dei primi di giugno.
Durante quelle assurde giornate era successo di tutto: incidenti semimortali, fughe dall'ospedale, serate cinema finite male, rapine, case stregate, illusioni, teletrasporto... perdite di amici.
Akito era sempre stato uno dei suoi migliori amici, fin da bambino, uno dei pochi a non averlo avvicinato solo per le sue origini. Ma allora perchè lo aveva tradito all'improvviso, dando in pasto Ryoko a quei ladri e quel ragazzino viziato?!
A lui interessava parecchio la pazza, glielo leggeva negli occhi quando i due erano assieme, eppure aveva fatto quella stupidaggine. Non comprendeva nemmeno perchè la diretta interessata non ne fosse così sconvolta.
Cosa stava succedendo a tutti...?
Si alzò di colpo dal letto, ignorando i giramenti di testa provocati dal movimento brusco. Non riusciva a non pensare a quella situazione assurda, perciò prese una decisione: ci avrebbe parlato di persona e lo avrebbe fracassato di bo-- a che stava pensando?! I due fratelli psichici lo stavano influenzando fin troppo.

Suonò il campanello un paio di volte, attendendo con le braccia incrociate e l'espressione più minacciosa che era riuscito a fare. Essa svanì all'istante quando la porta si aprì: sull'uscio vi era una donna abbastanza giovane, i capelli castani le ricadevano sulle spalle e gli occhi nocciola lo osservavano, mentre un sorriso era spuntato sulle labbra fini. Un particolare difficile da non notare era la sedia a rotelle su cui stava seduta.
-Ciao, Håkan. Che ci fai qui?-
-Ah... buongiorno signora Inoue. Cercavo Akito.-
-Mio figlio arriverà a breve, accomodati intanto!- la donna gli regalò un altro dolce sorriso.
Il biondo non se lo fece ripetere due volte e la seguì all'interno dell'appartamento: come sempre, esso era in condizioni fatiscenti, con i muri impregnati di muffa e l'intonaco che cadeva a pezzi. Da quando il padre del suo ormai ex amico era morto e la madre perse le gambe a seguito di un'operazione finita male, avevano costantemente arrancato per arrivare a fine mese. Akito aveva sempre lavorato sodo, ma davvero era arrivato a farsi comandare da quel ragazzino pur di ottenere qualche spicciolo in più? Voleva almeno saperne il motivo, prima di troncare definitivamente ogni rapporto con lui.
Quando l'interessato rientrò a casa, non fece nemmeno in tempo a stupirsi della presenza di Håkan che quest'ultimo lo trascinò nuovamente fuori dall'abitazione, inchiodandolo al muro. Era molto più alto di lui, gli sembrava di essere sovrastato da un gigante.
-C-che succede...?- domandò, cercando di capire perché fosse tanto arrabbiato.
-E me lo chiedi, idiota?-
-Certo che te lo chiedo, non lo so!
... che hai fatto all'occhio?- esso era ancora giallognolo per via del pugno preso.
-Per colpa tua, l'altro giorno i tuoi amiconi mi hanno distrutto casa e hanno quasi rapito Ryoko!- quasi urlò, la voce uscì dal suo esofago come un ruggito.
-Eh...?- Akito spalancò i suoi occhi azzurri, alla notizia.
-Non fare il finto tonto, o ti prendo a schiaffi! Tu hai portato un certo Hiroshi nel gruppo di Masashi Watanabe, no?-
Al castano mancò per un attimo il fiato. Come faceva Håkan a conoscere entrambi...?
-... Sì, ce l'ho portato io perché aveva bisogno di soldi, ma cosa c'entrate tu e Ryoko? Non capisco.-
-Il tuo amico ed altri due tizi hanno messo a soqquadro tutto il mio appartamento per rubare Drago Divino dello Specchio Primordiale e rapire Ryoko, o meglio, Stelle Cadenti.
E tu vuoi dirmi che non sai nulla di tutto questo?-
Nello sguardo del ragazzo aleggiava sempre di più la confusione, mentre all'altro ormai non importava di aver rivelato l'identità della duellante misteriosa.
-Tutto quel che so io è che a Masashi interessava molto Stelle Cadenti, ma ti giuro, non sapevo affatto volesse rapirla, né chi fosse in realtà! Io sono uscito dal suo gruppo da più di due mesi, ormai...-
Il più alto allentò la presa sulla sua camicia; lo conosceva da parecchio tempo e sapeva quanto gli fosse difficile mentire.
-E se mi avessero rivelato l'identità di Stelle Cadenti assieme ai loro piani, mi sarei schierato all'istante dalla vostra parte, ma per chi mi hai preso, Håkan?!- alzò la voce, ormai spazientito dalla situazione.
-Non avresti dovuto unirti al suo gruppo fin dall'inizio, né portarci quell'idiota del tuo amico. Ryoko lo ha sfigurato con una grattugia, quello.-
-Per prima cosa, Hiroshi non è mio amico, è solo un mio ex compagno di classe. Secondariamente, invece, io non ho mai fatto nulla di illegale per quel ragazzino, consegnavo solo pacchi, non so nemmeno cosa ci fosse all'interno!-
-Se non sai cosa trasporti, non devi accettare!-
-Lo sai meglio di me che non ho nemmeno un soldo in tasca e la mia famiglia è disastrata; casa mia sta cadendo a pezzi, mia madre sta sempre peggio e sono l'unico capace di lavorare e assicurarci almeno un pasto al giorno. Non me ne frega proprio un cazzo di quello che mi faceva trasportare un quindicenne in giro per la città, non tutti si fanno il bagno nei soldi come te e lui!- il castano ansimava dopo aver detto quelle parole totalmente fuori dal suo personaggio; era sempre così calmo e gentile... Håkan non credeva nemmeno potesse esplodere a tal punto, od anche solo provare un minimo di rabbia.
-... Perchè non hai chiesto a me? Avrei potuto aiutarti.-
-Non ho intenzione di chiederti l'elemosina solo perchè sei mio amico, i soldi voglio guadagnarmeli per conto mio ed essere orgoglioso di aver fatto tutto da solo. Mio padre era un gran lavoratore, io non voglio essere da meno.-
Finalmente il biondo lo lasciò definitivamente, incrociando le braccia ed indietreggiando di qualche passo in modo da dargli nuovamente del respiro.
-Ma come facevi a non sapere dei giri criminali? Eppure quel bimbetto viene scortato da due energumeni, uno dei quali mi ha quasi accoltellato. Non è normale!-
-Sospettavo ci fosse qualcosa di strano, ma appunto ero solo un corriere e non mi andava troppo di immischiarmi, volevo evitare guai. Aspe-- accoltellato?!-
-Io e Ryoko, dopo che hanno rubato il suo drago, siamo andati nel loro covo, ma ci siamo dovuti dividere e mi avevano catturato. Poi il ragazzino ha minacciato di tagliarmi la gola se la pazza non lo avesse assecondato... inutile dire che si è beccato un pugno allo stomaco. Quel giorno abbiamo davvero rischiato la pelle, se non fosse stato per il teletrasporto di Krigsgaldr ora potrei non essere nemmeno qui a parlarti. Capisci perché mi sono arrabbiato?-
Akito non ci stava capendo più nulla. Accoltellamenti, teletrasporto... in cosa si era andato a cacciare il suo amico? Davvero quella ragazza portava così tanti guai?
-Fatico a credere a quello che mi dici, è assurdo. Ma capisco la tua rabbia se avete davvero rischiato la vita, quasi mi sento in colpa per aver portato Hiroshi nel gruppo e di averne fatto parte.-
-In realtà quel weeb è stato utilissimo. Grazie alla sua incompetenza Ryoko è riuscita a non farsi rapire ed abbiamo ottenuto un ostaggio.- quasi gli venne da ridere, a ripensare alla scena del ritrovamento in bagno. Anche l'amico rise.
-Ormai la conosco abbastanza bene da poter dire che è tipico di lei riuscire a cavarsela con poco, sfruttando le debolezze degli avversari. A proposito... come sta? È già tornata a Nuova Domino?-
Håkan annuì, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
-Sta meglio di me, è uscita da quella specie di casa stregata completamente illesa, io invece mi sono beccato un paio di pugni... per questo il mio occhio è nero. L'ho accompagnata a casa tre giorni fa, non vedeva l'ora di tornare da suo fratello.-
-Pensavo ti fermassi là un po' di più.-
-Perché lo dici?-
-... Non lo so, mi sembravate parecchio affiatati nonostante i continui litigi.-
-Ma che dici! Sono contento di essermene liberato, era una portatrice seriale di guai e casino.-
-Ah, davvero...?- ridacchiò, portandosi la mano davanti alla bocca. -A me sembrava molto divertente, invece. Anche suo fratello è come lei?-
-Nah, sono agli opposti, ma anche lui ha la passione per le risse.-
-Mi piacerebbe conoscerlo!-
-Penso ne avrai occasione tra non molto.-

***

Erano le sei di mattina, ancora il sole stentava a sorgere e la stanza era semibuia. Infatti, sullo schermo del Game Boy Color non vedeva quasi nulla della partita a Tetris che stava tentando di giocare, motivo per il quale continuava a perdere al secondo livello. Perlomeno, la colonna sonora ad 8-bit era così carina ed orecchiabile...
Nelle ultime due settimane passate a casa, aveva sempre faticato a prendere sonno, assalita da millemila pensieri diversi e quella mattina era successa la stessa cosa.
Per quanto riguarda suo fratello, invece, lo aveva trovato molto più sereno; spesso Artemis si fermava a dormire da loro e nel sonno l'abbracciava tutto il tempo, quando per la prima volta in due anni non lo aveva visto tremare in posizione fetale per tutta la notte si era estremamente stupita. Forse l'affetto di una persona esterna alla famiglia era ciò di cui aveva più bisogno... sperava davvero che quella ragazzina potesse aiutarlo a superare completamente il suo trauma ed a farlo tornare com'era prima dell'incidente.
-Grrr...- all'ennesima schermata con la scritta "try again" adornata da un cuoricino soffocò un'imprecazione, per evitare di svegliare i due nel letto accanto.
"È solo un gioco... prendila con filosofia." La profonda voce del drago si insinuò nelle sue orecchie, finendo solo per farla arrabbiare ulteriormente.
-Taci, Krigsgaldr. È estremamente difficile.- borbottò, cercando di mantenere un tono di voce il più basso possibile.
"Suvvia, quanto può essere complicato far incastrare quei blocchi?"
-Non lo è, ma questo coso non è retroilluminato e con il buio non vedo niente.-
"E allora smetti di giocare, dovresti dormire."
-Se avessi sonno lo starei già facendo.- gonfiò le guance, mentre lo schermo si riempiva ancora una volta di blocchi neri, dando successivamente spazio a quell'odiosa scritta con il cuoricino.
Stanca, si mise a sedere sul letto ed appoggiò la schiena al muro. Sia Yuichi che Artemis ancora dormivano profondamente, era davvero contenta di vedere suo fratello riposare tranquillamente, se lo meritava. Mentre si alzava per uscire dalla stanza, le scappò un sorriso; la ragazza che gli dormiva accanto era così piccola tra le sue braccia...
Scese le scale cercando di fare il meno rumore possibile, fino a quando non trovò Yusei seduto al tavolo della cucina.
-Ciao papà.- gli disse, appropriandosi della sedia di fronte a lui.
-Ciao tesoro, che ci fai già in piedi?-
-Non riuscivo a dormire e per non svegliare gli altri sono scesa...-
-Ho capito... visto che ormai sei sveglia, mi daresti una mano a sistemare la moto di Stelle Cadenti?-
-Certamente!-
Dopo una tazza di caffè, l'uomo portò la figlia in garage; parcheggiata in un angolo, lo scheletro di quella che una volta era la splendida duel runner bianco perla della misteriosa Stelle Cadenti.
-L'intera scocca è andata, come il filtro dell'aria e l'impianto elettrico, ho dovuto rifarlo totalmente da capo, era da tempo che non vedevo una duel runner così messa male.-
-Mi spiace di averla distrutta così, questa moto era il tuo capolavoro...-
-Ryoko, non devi dispiacerti, l'importante è che ora tu stia bene.- la ragazza annuì, salendo sul telaio.
-Prova ad accenderla.-
Inserito il duel disk, ciò che rimaneva della due ruote tremò tutto, il display iniziò a lampeggiare ed un rombo si propagò per tutta la stanza.
-Ma è sicuro accenderla così?-
-Non preoccuparti, dobbiamo solo provare il duel disk, non serve altro.- urlò Yusei, il rumore era davvero forte, ma a Ryoko il suono di quel motore piaceva da impazzire.
Un po' titubante, seguì le istruzioni del padre, iniziando a cliccare in sequenza alcuni tasti; il mazzo di carte iniziò a mescolarsi troppo velocemente ed esse finirono per volare via e spargersi per tutto il pavimento del garage.
-Dannazione, ancora non va bene.- l'uomo borbottò, armeggiando con il computer. Man mano che modificava elementi agli occhi della rossa indecifrabili, il suono del motore mutava, ad un certo punto era diventato assordante.
-Spegni, spegni!- le disse, agitando le braccia nel tentativo di attirare la sua attenzione.
Quando spense la moto, ci mise del tempo a riabituarsi al silenzio.
-Ma che hai fatto? Sembrava stesse per esplodere.-
-... infatti mancava poco.-
-Stavi per uccidermi?!- saltò giù dal veicolo, spalancando gli occhi.
-Tesoro, non potrei mai! Era tutto sotto controllo, tranquilla.- il tono di voce usato da Yusei era terribilmente calmo, quasi divertito. Ma il suo sorriso svanì alla vista del disastro che si era andato a creare a terra: carte ovunque e... una pozza d'olio appena formatasi sotto la duel runner.
La sua reazione fu mettersi le mani nei capelli, seguita da un profondo e scocciato sospiro.

Aprirono gli occhi nello stesso istante, trovandosi naso contro naso. Certo, quello avrebbe potuto essere un momento estremamente romantico se il motivo del loro risveglio all'unisono non fosse stato l'atroce rumore proveniente dal piano di sotto.
-Cosa succede? Un raid di motociclisti?!- chiese la ragazzina, allarmata.
L'altro si strofinò un occhio, per poi voltarsi a pancia in su.
-Probabilmente mio padre starà tentando di sistemare la duel runner che Ryoko ha distrutto nel suo incidente contro quel tizio... ci è alle prese ormai da un bel po'.-
-Ma che ore sono...? Non poteva farlo più tardi?- sbadigliò, mentre Yuichi prendeva la sveglia per controllare l'orario. In quel momento anche il rombo del motore finì.
-Le sette e mezza.-
-Le sette CHE?! È TARDISSIMO, DEVO ANDARE A SCUOLA!-
In fretta e furia lo scavalcò, recuperando i vestiti di ricambio dallo zaino.
-Oggi non era l'ultimo giorno? Non si farà nulla, puoi anche stare a casa.-
-Certo che no, c'è la festa di fine anno, non posso mica perdermela!- e corse fuori, dirigendosi in bagno per prepararsi. Il ragazzo si alzò molto più lentamente, uscì dalla stanza e scese le scale con calma, fino ad incontrare Ryoko che tornava dal garage.
-Avete fatto esplodere tutto?- chiese alla sorella.
-Papà mi ha quasi uccisa!- borbottò lei, gonfiando le guance. Il corvino sorrise.
-Ma dai, non lo farebbe mai!-
-Uh? Dov'è Artemis?-
-È scappata in bagno dicendo di essere in ritardo per la scuola, a quanto pare non vuole perdersi l'ultimo giorno.-
-Mh... capito. Beata lei, che se la gode!- affermò, stravaccandosi sul divano. -A noi non è andata troppo bene l'esperienza scolastica...-
-Hai ragione, se non fosse stato per certi soggetti probabilmente ora le avremmo finite entrambi, non credi?- rispose, sedendosi accanto a lei. -E tu avresti iniziato l'università l'anno prossimo!- continuò, con un tono di voce estremamente ironico.
-Piano con le supposizioni, non sfociamo troppo nella fantascienza. Io e i libri non siamo mai andati d'accordo, non sono mica te.-
-"È intelligente ma non si applica", ricordo questa frase detta da tutti i tuoi insegnanti dalle elementari fino alla fine dei tempi.-
-Che grandissima presa per il culo.- alzò le spalle, sfoggiando un sorriso di resa.
Il loro discorso terminò quando Artemis si palesò nuovamente con la divisa addosso e lo zaino sulle spalle.
-Yuyu... mi accompagni per favore? È già troppo tardi perché io ci vada a piedi.- gli mise le mani sulle spalle, implorandolo. Ryoko rise.
-Davvero vuoi farti portare in bici da lui, lento com'è? Faresti prima strisciando o a quattro zampe!-
-Hey, così mi offendi!- subentrò il diretto interessato, fingendosi arrabbiato, ma la rossa lo ignorò.
-Su, ti porto io in moto, così ti faccio provare la vera ebbrezza della velocità.-
-Davvero?!- sul volto della più giovane si palesò un sorrisone. -Grazie, Yoyo!-
-Yo...yo.- la guardò un po' storto a quel soprannome ridicolo, ma poi si alzò dal divano e la portò all'ex duel runner di Yuichi, prontamente modificata in modo non troppo legale dal padre, essa infatti era capace di partire anche in assenza del duel disk.
-Tieniti stretta.-
-Ricevuto.- rispose avvinghiandosi come una piovra.
-In modo meno molesto, magari.-
-Nah, sei così morbida...-
Ryoko sospirò, accendendola e partendo.
-Posso chiederti una cosa?-
-Mh...? Certo.-
-Credi che io piaccia davvero a tuo fratello, Yoyo?-
-Non l'ho mai visto fare così, con nessuna ragazza.-
-È... positivo?-
-Suvvia, è cotto di te!- la rossa ridacchiò; ormai aveva messo da parte la gelosia iniziale, Artemis si era dimostrata degna ai suoi occhi di stare con Yuichi. -Ti assicuro che non è il tipo di persona che si butta sulla prima capitatagli davanti, sennò avrebbe avuto già venti ex.-
-E... quante ne ha avute?-
-Nessuna.-
-... Oh.- la ragazza si stupì a quella risposta, non si aspettava affatto che qualcuno come lui non avesse mai avuto altre relazioni, si sentiva... fortunata, in un certo senso.
Ma mentre le due parlavano, la suoneria del cellulare di Artemis iniziò a squillare. Se Ryoko non avesse avuto le mani impegnate alla guida, si sarebbe tappata le orecchie; ancora Butterfly...
-Vuoi che mi fermi?-
-No, è tardi, richiamerò quando saremo arrivate.-

Cinque minuti dopo, la duel runner rossa fiammante si parcheggiò davanti al cancello della scuola.
-Ciao, Artemis! Come stai, piccola?- un tipo vestito tutto in pelle le si avvicinò con le mani in tasca e gli occhiali da sole sul naso. Ci stava palesemente provando, ma lei, letto sullo schermo rotto del cellulare il nome di suo padre tra le chiamate perse, lo ignorò completamente e gli telefonò.
-Hey, mi hai sentito? Tesoro?-
-Non vedi che è al telefono?- la motociclista si intromise, mettendosi tra loro.
-E tu chi sei, tettona? Levati.-
-Tettona a chi?!- quando lei si tolse il casco ed incontrò i suoi occhi blu carichi di rabbia, al tizio passò un brivido lungo tutta la schiena.
-A... a te.-
-Ripetilo!- non fece in tempo a mollargli un ceffone in piena faccia che lui scappò.
-Pft... liceali.- si voltò nuovamente verso la ragazzina, la quale era ancora al telefono.
-Sono davanti al cancello della scuola.-
-Ti vengo a prendere, devo spiegarti una cosa.-
-No, non preoccuparti! Mi ha portata Ryoko, tornerò con lei... cosa succede? Sembri preoccupato.-
-Non posso dirtelo adesso. Vieni qui.-
-... Va bene.- chiuse la chiamata, rivolgendosi all'amica.
-Ti dispiace se torno con te?- lei in risposta alzò le spalle e si rimise il casco, salendo.
-Scusa, ti ho fatto perdere tempo.-
-Non è colpa tua, Artemis.-
Tornate a casa, si trovarono di fronte a Crow, Yuichi, Yusei ed Aki, tutti seduti attorno al tavolo della cucina.
L'espressione dell'uomo dai capelli rossi non sembrava, era estremamente preoccupata e questo fece impaurire anche la figlia.
-Mi ha chiamato Ushio...-


Angolo autrice
Io che aggiorno questa storia in meno di dieci giorni? No, non state sognando!

Finalmente siamo entrati nel terzo atto e Håkan va a fare una capatina a casa del suo amico Akito... il quale alla fine non ha fatto nulla di male, avete tirato un sospiro di sollievo? :')
Ryoko che gioca a Tetris con il GBC mi ha riportata dritta dritta al 2015, quando al posto di seguire la lezione ci giocavo nascosta sotto al banco, alternandolo con il mitico Pokémon Rosso. Bei tempi, mi mancano tantissimo.
Ma, la mattina stessa, Crow si presenta allarmato a casa dei Fudo.
Preparatevi, perché il prossimo capitolo sarà un mindblow assurdo.

Con queste premesse vi lascio, ciao!

Jigokuko

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Livello 16 - Azzurro luminoso ***


Livello 16

Azzurro luminoso

 

-... Dalla Struttura.-
Tutti i presenti rimasero interdetti a quell'affermazione, cosa c'entrava Artemis con il carcere di Nuova Domino?
-Non capisco... perchè mi hai fatta tornare qui? Chi è Ushio?-
-Ushio è un poliziotto, Artemis.-
-Eh, e quindi? Ho fatto qualcosa di illegale? Vuole arrestarmi?!-
-No, che dici! Nessuno sarà arrestato, sono stato chiamato per via di qualcuno che è già in carcere.-
Alla ragazza non veniva in mente nulla, non conosceva nessuno che fosse in galera... o almeno, in quel momento.
-A proposito di tuo padre, quello biologico.-
-In che senso? Cosa c'entra ancora?- la voce di Yuichi, adirata, si fece sentire.
-C'è un uomo, rinchiuso là dentro, che dice di essere lui.-
-Ma non è possibile, l'ho riempito di botte con le mie stesse mani!- il corvino si alzò in piedi, camminando fino a trovarsi dinanzi a Crow. -...E l'ho letteralmente reso un vegetale.-
-Lo sappiamo tutti, Yuichi, eppure sono queste le informazioni che mi sono arrivate.-
Artemis, a sentirli, non aveva detto più nulla, presa dalla confusione, così forte da provocarle un giramento di testa... improvvisamente perse i sensi, ma Ryoko l'afferrò in tempo prima che si accasciasse sul pavimento.
-Hey, Artemis...!- la chiamò, ma lei sembrava morta. Decise, assieme alla madre, di portarla nel suo letto, in modo da lasciarla riposare, per poi tornare al piano di sotto.
-Quindi... a quanto pare quel pazzo psicopatico è riuscito non si sa come a rinsavire dopo che mio fratello gli ha fritto il cervello e poi è stato arrestato? È ridicolo...!- affermò, a braccia incrociate.
-In soldoni sembra così, ma credo ci sia molto di più sotto; Ushio non mi ha spiegato tutti i dettagli perché voleva farlo di persona e con Artemis presente, dato che si tratta di suo padre.- L'uomo aveva gli occhi grigi fissi sulle sue stesse mani, a loro volta chiuse a pugno e poggiate sulle gambe. -Non voglio vedere la mia bambina soffrire ulteriormente, ne ha già passate tante... speravo fosse finalmente finita, e invece quel bastardo si ripresenta ancora. Cos'è, immortale?- disse, quasi sull'orlo del pianto. Crow si era dimostrato sempre una persona forte, eppure quando si trattava dei mocciosi veniva fuori il suo lato estremamente umano e sensibile. Non poteva permettere che sua figlia venisse nuovamente invischiata con quel criminale.
Una mano gli si poggiò sulla spalla e alzò la testa, incontrando lo sguardo di Yusei.
-Crow, non devi preoccuparti tanto. È rinchiuso nella Struttura adesso, no? Non può farle del male, nemmeno se volesse.- il sorriso dell'amico lo rassicurò un minimo, facendolo sospirare.
-Hai ragione, ma continuo a temere per lei. Spero lo tengano chiuso lá dentro fino alla fine dei suoi giorni.- strinse uno dei pugni, carico di rabbia.
In quel momento, tornò Aki dal piano di sopra e Crow scattò in piedi.
-Come sta?-
-Benissimo, ora sta dormendo profondamente, meglio lasciarla stare, per adesso.- rispose la donna, sfoggiando un sorriso rassicurante.
-Grazie al cielo...- si accasciò nuovamente sulla sedia, massaggiandosi la fronte sudata. -Quando si riprenderà, dovrò parlarle meglio di questa storia e chiederle se vuole saperne di più. Sinceramente, non voglio obbligarla.-

Aprì gli occhi a causa di un fascio di luce che le stava colpendo il viso. Quando si era addormentata? Quanto tempo era passato? Non stava capendo nulla...
Ci mise qualche secondo a rendersi più conto della situazione: si trovava nel letto di Ryoko, avvolta dalle lenzuola, ma nessuno era nella stanza con lei. Dal piano di sotto sentiva un vociare, ma era difficile comprendere ciò che stavano dicendo.
All'improvviso, ricordò il motivo per il quale quella mattina non era andata a scuola, ovvero la chiamata di Crow e la notizia sul suo vero padre, apparentemente rinchiuso in carcere.
-Mi rifiuto di crederci...- mormorò tra sé e sé, mentre scendeva le scale per tornare al piano terra.
Nel momento in cui sbucò la sua figura, vide suo padre adottivo correrle incontro ed afferrarle le mani, preoccupatissimo per il suo stato.
-Come stai? Ti sei ripresa? Vuoi riposarti ancora?- iniziò a tempestarla di domande, facendole solo venire il mal di testa.
-Scusami, hai ragione, devo lasciarti in pace... ma vedi, ero in pensiero per te, sei svenuta all'improvviso!- Artemis si sforzò di fare un sorriso per tentare di rassicurarlo.
-Mi è solo girata la testa, non è nulla...!-
-In ogni caso è meglio se ti siedi, vieni.- non mollando la presa alla sua mano, le lasciò il posto sulla sua sedia, mettendosi poi in ginocchio davanti a lei per vederla meglio in viso.
-Artemis... devo farti una domanda importante.- la guardò in quegli occhi scurissimi ed indagatori, non distogliendo mai lo sguardo da essi. -Sei disposta a venire con me alla Struttura e ad incontrare quell'uomo?-
La ragazza inspirò profondamente, chinandosi un poco in avanti e venendo meno al contatto visivo. Era confusa, estremamente confusa. Non riusciva a capire perchè i demoni del suo passato continuassero a tormentarla in tal modo, cos'aveva fatto di male per meritarselo? Perchè non poteva vivere il presente in modo tranquillo?
-Se hai paura, possiamo sempre non andare.- disse Crow, distogliendola dai suoi pensieri.
-Io... voglio venire, voglio vederlo nuovamente. E mettere la parola fine a tutta questa storia assurda.- il padre sorrise, appoggiandole una mano sulla spalla.
-Allora domani andremo a fargli visita.-
-Posso... venire?- subentrò Yuichi, avvicinandoglisi. -Voglio rivederlo.-
-Anche io, devo dirgliene quattro!- quella, invece, era la voce di Ryoko.
Crow guardò la figlia, lasciandole intendere che avrebbe dovuto decidere lei se portarli all'appuntamento oppure no.
-Certo... avrò bisogno di voi.- finalmente, sul suo visetto ricomparve un sorrisino, uno vero.

Quella notte le fu parecchio difficile dormire, assalita da mille preoccupazioni. La verità? Non voleva affatto rivedere quell'uomo che voleva ucciderla, quell'uomo che avrebbe dovuto chiamare "papà" al posto di Crow.
Non sapeva perché aveva deciso di accettare, forse per non dimostrarsi debole in fronte a tutte quelle persone... ma lei era fin troppo fragile, nel suo profondo, sotto quel perenne sorriso e l'allegria che l'avevano sempre caratterizzata.
Si trovò a piangere sommessamente, cercando di soffocare i singhiozzi contro il cuscino, non accorgendosi nemmeno di quanto tempo fosse passato. Ore? Giorni? Anni?
Il sole sorse ed il suo aspetto allo specchio non era dei migliori, il solo osservare la sua immagine riflessa tentava di scatenare nuovamente il pianto, non riusciva a controllarsi, la mascella inferiore aveva continui spasmi ed il viso contrito si era dipinto di rosso.
"Sei così brutta quando piangi", pensò vedendosi in quello stato pietoso.
Aprì l'acqua fredda e si lavò la faccia, riuscendo ad alleviare un poco il dolore provocato dall'aver mantenuto un'espressione tanto innaturale per tutto quel tempo.
Sorrise solamente quando Uroboro le volò sulla spalla e strusciò il capo contro la sua guancia. Quel pappagallo era così legato a lei da capire perfettamente le sue emozioni e tentare sempre di farla stare meglio ogni qualvolta fosse triste.
In soggiorno non trovò nessuno e quando guardò l'orario si accorse che era quasi mezzogiorno. Non le piaceva stare in casa da sola, quando doveva rimanerci, veniva pervasa da una sorta di ansia costante, condizione aggravatasi dopo l'avvenimento di poche settimane prima. Uroboro non bastava a farla sentire completamente al sicuro, desiderava qualcuno che le stesse costantemente accanto pronto a proteggerla, qualcuno come Crow, o come Yuichi. Esattamente, quando era diventata così debole emotivamente?
In un tentativo di alleviare la tensione, si sedette al tavolo della cucina con carta e penna, iniziando a disegnare tutto ciò che le passava per la testa, in modo confuso e scarabocchiato. Le piaceva farlo, nonostante non fosse per nulla portata all'arte, la faceva sentire libera senza dover per forza danzare.
Non molto tempo dopo, suo padre si ripresentò a casa con le buste della spesa sottobraccio.
-Oh, sei sveglia. Scusami se non ti ho avvertita, non volevo disturbarti.-
Ma quando lei alzò il capo dal foglio per rispondergli, lui notò istantaneamente gli occhi arrossati e la sua espressione affranta, la ragazza era nuovamente sull'orlo del pianto.
-Hey... ma che succede? Perché piangi?- le chiese, appoggiandole una mano sulla spalla in preda alla preoccupazione.
-Nulla di importante...- rispose, chiudendo gli occhi, in un tentativo di impedire alle lacrime di inumidirglieli.
-Certo che è importante, tu non piangi mai senza motivo. Pensi non ti conosca abbastanza bene per saperlo?- il suo tono di voce sembrava quasi rimproverarla, ma Crow lo faceva solamente per farla sfogare, dato che era solita tenersi tutto dentro e soffrire in silenzio quando le cose si facevano gravi. La giovane si morse il labbro, continuando a tacere.
-Parla, Artemis.- continuò, duramente.
-Ho paura.- finalmente, si decise a spiccicare parola. -Di lui, mio "padre". Come può voler ancora parlare con me dopo quello che gli ha fatto Yuichi? Lui... lui voleva uccidermi, se non fosse arrivato in tempo mi avrebbe sicuramente pugnalata...- nuovamente, scoppiò a piangere gettandosi tra le braccia dell'uomo. Crow la strinse forte a sé, carezzandole piano la testa.
-Non devi averne, è rinchiuso in carcere adesso, non può farti alcun male. Vuoi annullare l'appuntamento?- scosse il capo contro il suo petto, per poi tirare su col naso.
-Ormai ho accettato... voglio delle risposte...-

Quando riconobbe le sagome dei due fratelli sostare dinanzi al cancello della Struttura, Artemis seminò il padre e si lanciò dritta verso la ragazza dai capelli magenta, avvolgendola in un forte abbraccio e poggiando la testa sul suo prosperoso petto. La "vittima" della situazione si stupì di quella dimostrazione di affetto travolgente, o almeno, se l'aspettava, ma verso il giovane accanto a lei.
-Guarda che il tuo ragazzo è quello lì, mica ti sarai confusa?- le disse in tono scherzoso, mentre guardava il corvino avvampare in viso.
-Lo so! Ma le tue tette sono così morbide...- rispose, stringendola più forte.
Voleva solo celare tutte le sue preoccupazioni, provare a distrarsi. Era grata di aver accettato la loro presenza, aveva bisogno del maggiore sostegno possibile.
All'interno, Crow attirò l'attenzione di un agente, il quale si avvicinò a loro con un braccio alzato: era molto alto, piuttosto avanti con l'età ed una grossa cicatrice, profonda e guarita male, campeggiava sulla pelle abbronzata della sua guancia sinistra.
-Ooh, quindi hai deciso di venire. È lei Artemis?- si avvicinò alla più giovane, tentando di mostrarle –inutilmente– un sorriso rassicurante, ma la sua brutta faccia finì solo per farla nascondere dietro a Yuichi, il quale venne notato subito dopo. -Sei il figlio di Yusei? Dannazione, siete ridicolmente identici, ti manca solo quel bel tatuaggio sulla faccia. Cosa dici, vogliamo rimediare?-
-Preferirei evitare, grazie.- rispose di tutto punto lui, assottigliando lo sguardo. La reazione dell'uomo fu una grassa risata.
-Anche le espressioni che fai sono le stesse, questa me l'aveva mostrata subito prima di piantarmi un coltello nella guancia. Mica vuoi–-
-Possiamo rimandare i discorsi inutili a più tardi? Io avrei da fare oggi.- il corvino dovette ringraziare mentalmente la sorella per la sua impazienza, l'aveva tirato fuori inconsapevolmente da apparenti guai.
-Ryoko ha ragione.- subentrò Crow. -Ushio, perchè hai voluto che ti portassi mia figlia?-
L'energumeno si fece improvvisamente silenzioso ed incrociò le braccia.
-Seguitemi.- disse, prima di portare tutti e quattro in una stanza adibita agli interrogatori: gli unici oggetti presenti lì erano un tavolo, due sedie una di fronte all'altra ed un grande specchio sulla parete.
-Ci ascolteranno?- chiese il rosso, osservando il suo riflesso, era ovvio che dietro potevano nascondersi delle persone.
-È inevitabile, ma al contempo importante. Tranquillo, nessuna informazione che ricaveremo sarà divulgata.- rispose tranquillamente l'agente, posandosi le mani sui fianchi. -Artemis, siediti su una delle sedie.-
Lei annuì, eseguendo.
-Cara, il giorno in cui ti hanno aggredita, ricordi in modo nitido chi fosse la persona?- alla ragazza fu molto doloroso ricordare i frangenti di quella sera, ma le era impossibile dimenticare.
-... Mio padre, quello biologico. Era invecchiato, però lo avevo riconosciuto subito... la voce non era diversa e nemmeno i segni dorati sul viso.-
-Che cosa ti aveva detto?-
-Voleva... che andassi con lui... però dopo il mio rifiuto ha rivelato di aver ucciso mia madre e che avrebbe fatto la stessa cosa a me...- teneva la testa china, mordendosi il labbro inferiore.
-È davvero necessario tirare fuori questi argomenti? È scritto tutto a verbale, dovreste saperlo quanto lei!- Yuichi si intromise, poggiandole le mani sulle spalle nel tentativo di confortarla al meglio delle sue capacità. -Non vuole parlarne di nuovo, Artemis è qui solamente per sapere.-
-Sta calmo, Yusei Parte Seconda, volevo solamente capire se lo avesse riconosciuto in quel modo solo a causa dello spavento.-
-Vai al sodo...- rispose, digrignando i denti.
-Se proprio vuoi.- fece spallucce, uscendo dalla stanza e lasciando tutti lì.
-Ma dove va...?- borbottò lui, sempre più spazientito. In quel momento, Artemis poggiò una mano sulla sua, stringendola debolmente; Yuichi non disse nulla, ma le fece capire che le sarebbe stato vicino.
Pochi, interminabili, minuti dopo, la porta si aprì di nuovo: per primo entrò Ushio e, al seguito, un uomo sulla trentina. Aveva corti capelli color cioccolato, dimostrava molti più anni di quanti ne avesse e sul viso erano presenti vari marchi dorati; tre strisce verticali partivano sotto ad ogni occhio e due percorrevano il mento, terminando tutte a filo della mascella squadrata. Era ammanettato ed indossava il tipico vestiario arancione dei carcerati.
La ragazza aveva tenuto la testa china e lo sguardo sul tavolo tutto il tempo, mentre stringeva forte la mano del corvino. Non diceva una parola e gli altri presenti rimasero con il fiato sospeso a guardarlo.
-Bastardo...- mormorò Crow, stringendo i pugni. -Come ti sei permesso di fare del male a quella che dovrebbe essere tua figlia? Eh?!- il suo tono di voce, carico di rabbia, si alzò sempre più; se non fossero stati in presenza della polizia, non ci avrebbe pensato due volte prima di saltargli addosso e prenderlo a pugni. Nessuno doveva toccare la sua bambina, o l'avrebbe pagata.
-Io non le ho fatto nulla.- disse, in un tono di voce estremamente calmo. -Non vedo quella ragazza da più di dieci anni.- improvvisamente, lei alzò il capo, guardandolo negli occhi.
-Pensi di darmela a bere? Non sono un idiota!- urlò il rosso, sbattendo i palmi delle mani sul tavolo. -Sei tu che hai fatto irruzione in casa mia, hai tentato di ammazzarla e ti sei fatto pestare a sangue da questo ragazzo. Ti abbiamo visto tutti e tre chiaramente!-
Artemis stava tremando, a guardare il suo viso, non c'erano dubbi, era lui, ma come faceva ad essere lì, illeso, con tutti i colpi che si era beccato?
-Quel ragazzo? Non l'ho mai visto.-
-Smettila di sparare stronzate!-
-Aspetta! Fallo parlare, Crow.- Ryoko, che finora aveva taciuto, si intromise. -Il suo discorso è strano, ma non sembra mentire.-
-Come stavo cercando di dire, prima che quel pel di carota mi sbraitasse contro, io non vedo quella ragazza da almeno un decennio, né ho mai incontrato lui perché mi trovo in carcere da cinque anni.-
Tutti i presenti sgranarono gli occhi, tranne la rossa, la quale era pensierosa.
-Com'è possibile? Allora come avresti fatto ad uccidere la sua vera madre e poi andare a casa di Artemis? Sei evaso e poi ti hanno riportato qui?
-Artemis... è questo il tuo nome?- l'interessata annuì piano, continuando a guardarlo. -Comunque non sono evaso, potete chiedere a tutta la prigione, entrambi i giorni in cui sono avvenuti i fatti io mi trovavo qui. Avrete sbagliato persona.-
-Impossibile.- la voce di Ushio si fece sentire di nuovo, il quale si avvicinò al tavolo per farsi guardare in faccia dal detenuto. -Abbiamo analizzato i tatuaggi sul viso, contenevano esattamente tutti i tuoi dati anagrafici. Sono informazioni impossibili da copiare, quindi puoi essere stato tu... o sempre te.-
-Agente, ma io sono sempre stato qui, non ho motivo di mentire, ci sono telecamere sparse per tutta la Struttura.-
-Ed è questo il problema: secondo l'ospedale tu sei morto, ma a meno che tu non abbia il dono dell'ubiquità e la capacità di risorgere, ti sei sempre trovato in questo posto.-
-Aspetta... morto?- chiese Yuichi, in preda alla confusione.
-Qualche giorno dopo il ricovero in ospedale, la persona che hai picchiato è morta, ma il cadavere è sparito dall'obitorio prima dell'autopsia.-
Il ragazzo si irrigidì, stavolta fu lui a stringere la presa alla mano di Artemis. L'aveva fatto ancora, aveva ucciso qualcuno.
-Yuichi, riprenditi!- la sorella gli fece fare uno scossone, urlandogli il suo nome in faccia. -Non abbiamo tempo per delle crisi emotive, dobbiamo venire a capo di questa storia assurda.-
-Hai ragione... scusatemi tutti.- sospirò, allentando la presa. Voleva aiutare a tutti i costi la sua ragazza, ai suoi complessi ci avrebbe pensato dopo.
-Io non sapevo nemmeno fosse morta la madre di Artemis, mi ha lasciato quando sono finito qui l'ultima volta e non ho più avuto sue notizie.- prima di continuare, prese un profondo respiro. Anche per lui sembrava dura dire quelle cose. -Nel momento in cui mi hanno arrestato, cinque anni fa, ho deciso che mi sarei ripulito e, una volta uscito di qui, sempre se mi avessero concesso questa grazia, avrei provato a vivere una vita normale. Da lì non ho più toccato droga e mai più ho intenzione di farlo... ho rovinato la mia vita, quella della donna che amavo e anche quella di mia figlia. E volevo sfruttare questo momento per scusarmi per tutto quello che ti ho fatto, Artemis. Purtroppo non posso farlo anche con tua madre, rimedierò quando sarò morto per davvero.-
Le sue parole colpirono molto Artemis... da lui non se le aspettava affatto. Quando era piccola, lo ricordava in tutt'altro modo: irascibile, violento, costantemente sotto l'effetto di stupefacenti. E ora stava mettendo il suo cuore davanti a lei, scusandosi di tutto?
Si morse il labbro, mentre i battiti del cuore pulsavano all'interno delle sue orecchie; non si accorse nemmeno di star lacrimando per l'ennesima volta in quella giornata.
-Io... io mi pento di averti odiato per tutti i miei sedici anni di vita!- parlò per la prima volta in sua presenza, facendo sgranare gli occhi a tutti, compreso l'impassibile poliziotto. Quella ragazzina possedeva un'empatia fuori dal comune e riusciva a capire alla perfezione i sentimenti anche del suo peggior nemico, facendoli suoi. Lo sentiva chiaramente, quell'odio per sé stesso e per le sue azioni provate dall'uomo, quel suo senso di estremo dispiacere, misto a vergogna sembravano perforare anche lei come se non fosse la più grande vittima lì dentro, ma la persona stessa che provava quelle emozioni ingarbugliate.
Facevano male, tanto male.
Lui si limitò a sorriderle e tirare un sospiro di sollievo, non voleva e non poteva permettersi oltre.
-Grazie... di essere così buona.-
-... Aspettate. Credo di avere la soluzione a tutto.-
-Parla, Yuichi!- Crow si avventò su di lui, afferrandogli una manica della maglietta.
-Quest'uomo e quell'altro avevano una differenza: il colore degli occhi.
Lui li ha scuri, mentre quello che ha aggredito Artemis li aveva di un azzurro inquietante, quasi... luminoso, seppur avesse le pupille dilatate e le sclere arrossate, ho visto chiaramente quegli anelli celesti mentre gli spaccavo la faccia. Non possono essere la stessa persona.-
-Ne sei sicuro al cento per cento? Può essere che l'adrenalina del momento ti abbia offuscato la mente?- Chiese Ushio, Yuichi scosse il capo.
-No, quello è un colore che non si può dimenticare o immaginare. Ero in preda alla collera, sí, ma avevo i sensi al massimo delle loro capacità: io li ho visti. Ne sono certo.- ripetè, serio.
-Ho visto anch'io qualcuno con quegli occhi.- il carcerato appoggiò i polsi ammanettati sul tavolo, prima di continuare. -A pensarci bene, circa tre, quattro mesi fa, un tipo strano è venuto a farmi visita. Era un tizio enorme, largo come un armadio, l'espressione persa e che non chiudeva mai le palpebre, tenendole spalancate. È rimasto dieci minuti a fissarmi e poi se n'è andato senza dire una parola. L'azzurro delle sue iridi mi aveva colpito molto perchè sembravano brillare anche sotto una fonte di luce, ma nonostante ciò non ho dato molto peso alla faccenda.-
Il suono di un cellulare, però, interruppe la conversazione: era quello di Ushio.
-Mh, si? Di già? ... ricevuto.- riattaccò, rimettendosi l'aggeggio in tasca. -A quanto pare mi dicono che la visita va interrotta.-
-Cosa...? Ma stavamo parlando!- sbraitò Ryoko, muovendosi in sua direzione.
-I tizi dietro lo specchio affermano di avere abbastanza informazioni, dovete sloggiare.-
-Grr...- il poliziotto la ignorò, prelevando l'uomo e portandolo via.
-È diventata proprio bella mia figlia... uguale alla madre.-
-Perchè hai voluto farle sapere quelle cose, o almeno in parte?-
-Ho pensato che glielo dovevo, è il mio primo gesto di bontà.-
-Se avessi voluto fare un gesto di bontà non avresti omesso quel dettaglio.-
-Siete stai voi a non farmi finire di parlare.-


Angolo autrice
Eheh... non dico nulla su questo capitolo, ma vi aspettavate un risvolto del genere?
Per oggi voglio solo dirvi che ora che ho il nickname con la maiuscola mi sento più professionale(?), volevo sistemarlo da un anno e finalmente mi sono decisa. :')
See ya.~

Jigokuko

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Livello 17 - Misteri apparentemente irrisolvibili e- perché a me?! ***


Livello 17

Misteri apparentemente irrisolvibili e- perché a me?!

 

Notte fonda. Le tre? Le quattro? Nessuno dei due si era preoccupato di tenere d'occhio l'orario. Tanto, entrambi avevano già capito che l'avrebbero passata insonne.
-Dobbiamo venirne a capo, Ryoko.- Yuichi aveva tirato le coperte fin sopra le spalle e stringeva a sé il cuscino. La fioca luce dell'abat-jour sul comodino illuminava i suoi occhi nocciola di alcuni riflessi ambrati. -Non posso permettere che qualcuno faccia del male ad Artemis.-
La sorella era invece distesa a pancia in giù, con i gomiti puntati sul materasso ed il lenzuolo che copriva a malapena il bacino.
-Lo so, ma è tutto così strano. Credi possano c'entrare degli psichici con il fatto del clone? Quell'uomo aveva tutte le prove di aver detto la verità, di certo non è lui ad averla aggredita.- quella posizione era scomodissima, perciò si distese su un fianco, ad osservare il ragazzo nel letto accanto al suo.
-Non penso proprio. Anche se fosse stata un'illusione, quando ha perso i sensi sarebbe dovuta svanire... e non credo che i poteri psichici possano arrivare a cambiare i connotati di una persona in modo così perfetto, mi sembra assurdo, deve esserci qualcos'altro sotto. Le nostre famiglie sono abituate ad eventi al limite della fantascienza; escludendo la faccenda attuale di Krigsgaldr, i nostri stessi genitori hanno dovuto affrontare gli Immortali Terrestri e Z-One, quindi non mi stupirei di nulla. Mi chiedo solo perché Artemis, è solo una dei tanti orfani del Satellite, perché qualcuno vorrebbe ucciderla?- il fratello sospirò, pensieroso.
-Z-One...? Non era quel pazzo che si era fatto una plastica facciale per essere uguale a papà? Forse ha usato lo stesso metodo?-
-Papà mi raccontò che Z-One proveniva da un futuro molto lontano dal nostro e che aveva una maschera a coprirgli il lato destro del volto. Se anche quest'uomo avesse avuto quelle tecnologie, avrebbe dovuto avere una parte del viso coperta, non credi?-
-Hai ragione... siamo punto e a capo, uff!- sbuffò, prendendo la carta di Drago Divino dello Specchio Primordiale posta sul comodino. -Krigsgaldr, tu non sai niente di queste cose? Se non sbaglio il tuo mondo possiede tecnologie molto avanzate. Può essere che qualcuno scappato da lì sia il colpevole?-
"Impossibile. Se io che ne sono il Re, la Divinità, non posso uscire, come potrebbe uno dei miei sudditi?" Il drago sembrò ignorare la prima domanda, ma la ragazza non ci diede peso, dopotutto quando parlava era sempre criptico, se avesse chiesto di più probabilmente se ne sarebbe solo uscito con qualche massima filosofica che avrebbe voluto volentieri evitare.
-Sembra che tutte le strade portino ad un vicolo cieco, e per di più quel tizio apparentemente è morto, quindi non possiamo andarlo ad interpellare. Dovrei esserne contento perché non potrà più farle del male, ma ho un brutto presentimento...- il corvino riprese a parlare guardandola posare la carta al suo posto.
-Secondo me non è morto davvero. E se lo è, o qualcuno ha rubato il suo cadavere, magari dei complici, o se l'è tenuto la polizia stessa. Non mi fido di loro, dopotutto appena quello vero ha iniziato a parlare dell'energumeno con gli occhi azzurri hanno troncato subito tutto... sicuramente c'è dell'altro, Yuichi.-
-L'avevo pensato anch'io.-
-L'obiettivo potrebbe non essere nemmeno Artemis, ma qualcun altro, forse noi stessi. A parlare di questa storia ho sempre una strana sensazione, la stessa che avevo sentito al mio risveglio in ospedale. Sono sicura che se Håkan non fosse stato lì, non mi sarei svegliata in quella stanza.-
-Mh? Che vuoi dire? Aspetta, non ti seguo.-
-Non gliel'ho mai detto, ma il giorno dell'incidente, quando mi ha portata via dall'ospedale, qualcuno ci ha seguiti e, guardacaso, meno di un mese dopo hanno rubato Krigsgaldr e tentato di rapire me. Le emozioni che provo pensando a quanto accaduto a lei sono le stesse.-
-... ho capito. Potrebbe essere un diversivo, quindi?-
-Esatto. Dopotutto io possiedo una carta estremamente rara che è in realtà una vera e propria divinità, come lo voleva Masacoso, sicuramente ci saranno altre persone a desiderare lui o addirittura anche me, dopotutto sono l'unica capace di evocarlo.-
-Questa visione delle cose mi mette addosso ancora più ansia. Come poteva voler uccidere Artemis se lei non era l'obiettivo?-
-Perché era, o è, un bastardo. Ma dobbiamo tenere la guardia alta quando conosciamo nuove persone, sembra che chiunque stia tentando di ucciderci ultimamente.-

***

-Lei sospetta qualcosa.-
-È facile che l'avrebbe capito, quella ragazza è molto intelligente. Piuttosto, tu come lo sai?-
-L'ho sempre saputo. Prevedo il futuro, non ricordi?- scoppiò a ridere, portandosi una mano davanti la bocca. -A volte sei così stupido...-
-Non sono stupido... solo, è facile dimenticare capacità stupide come le tue.- lo schermo del cellulare che teneva stretto a sé si illuminò, mostrando una carica completa. Pochi secondi prima era quasi completamente scarico.

***

Un altro mese tranquillo era passato dopo l'incontro con quell'uomo. Tutti avevano continuato le loro vite come se non fosse successo nulla, ma le preoccupazioni rimanevano costanti, nessuno poteva permettersi di abbassare la guardia.
Il mostro con gli occhi azzurri, così avevano iniziato a chiamarlo, sarebbe potuto saltare nuovamente fuori in qualsiasi momento.

Yuichi sbadigliò e prese il telefono, attirato dal LED verde lampeggiante, il quale segnava una notifica.
Chi gli aveva mandato un messaggio? Nessuno lo faceva mai...
Sbloccato lo schermo, apprese con sorpresa che si trattava di Håkan.
"Buongiorno, caro, sei invitato alla mia festa di compleanno sabato 28 luglio nella villa dei miei.
Porta anche la gallina e la tua ragazza con l'uccello. ;)", recitava, era stato mandato alle cinque di mattina.
"Non chiamare Ryoko "gallina", per favore.
Comunque le avvertirò." Rispose, alzandosi dal letto e raggiungendo la sorella al piano di sotto.
Lì, la trovò armeggiare con un controller mentre giocava a Fire Emblem; non ci aveva mai capito molto di quel gioco... cos'era, scacchi per nerd? Ma a lei piaceva molto, nonostante la morte permanente dei personaggi la mandasse costantemente su tutte le furie.
-Hey, Ryoko, Hå–- ma lei lo interruppe.
-Shh, sono nella merda, devo trovare un modo per non far morire Micaiah, ha una difesa pessima ed un arciere è nella sua traietto– GIUSTO, GATRIE! Lui ha un giavellotto equipaggiato, riuscirò a raggiungerlo nonostante abbia un movimento limitato.- sullo schermo della televisione una delle "pedine" si mosse, partì un filmato di un cavaliere corazzato che lanciava un giavellotto ad un arciere ed il poveretto morì. -Yes! Cosa volevi?-
-Håkan ha invitato tutti al suo compleanno il ventotto.-
-Ma è tra una settimana! Non voglio rivedere quella faccia da culo.-
-E invece verrai, non mi va di fare una figuraccia perché tu ti comporti come una bambina.- ribattè, avvertendo anche Artemis con un messaggio.
Meno di un minuto dopo, lei gli telefonò.
-Pronto?-
-C'È RYOKO IN CASA?‐ Urlò talmente tanto forte che probabilmente la sentirono anche Yusei nel garage ed Aki nell'ospedale in cui lavorava.
-Si, perché? Te la passo?- rispose, tenendosi lo smartphone lontanissimo dall'orecchio, onde evitare altri fracassamenti di timpani.
-NO, NO! SARÒ LÌ TRA...- si interruppe un attimo, si sentirono dei bisbiglii e poi riprese a parlare. -UN QUARTO D'ORA!-
-Oh, va bene, io però tra dieci minuti vado al lavoro.-
-NONIMPORTACIVEDIAMODOPOCI–- il suono intermittente di fine chiamata lo destabilizzò un poco.
-Finisci quella partita, sta arrivando Artemis e a quanto pare ha bisogno di te.-
-Già finita, Tibarn, Naesala e Nailah hanno appena devastato tutte le schiere nemiche!- si esaltò lei, agitando il controller. Yuichi ancora non capiva nulla di quel gioco.

Quindici minuti dopo, effettivamente qualcuno iniziò a suonare il campanello di casa, perciò la rossa spense il televisore ed andò ad aprire la porta. Appena la vide, Artemis le saltò letteralmente in braccio, quasi facendola cadere.
-Dobbiamo trovarti un vestito!-
-Eh?- la osservò confusa, scrutando quel largo sorrisone stampatole in faccia.
-Per la festa, no?-
-Io non voglio un vestito, mi sento a disagio con le gonne–-
-Ma che importa, ti renderò così bella da far cadere tutti ai tuoi piedi!-
-Gradirei di no, poi mi fisserebbero tutti.-
-È questo il punto, devi mostrare cosa si nasconde sotto quei vestiti larghissimi, sei bellissima!-
-... No.-
-Almeno mi accompagni a cercarne uno per me? Tuo fratello lavora e per di più non mi dà mai giudizi concreti...-
-Uff... e va bene, ma giuro che se provi a tenermi lá per tutto il giorno ti mollo e me ne torno a casa.-
-Grazie, grazie, grazie!- la strinse in un abbraccio stritolante dei suoi, togliendole il respiro.

Le due si trovavano davanti ad un negozio che vendeva solo abiti da sera. Ce n'erano di tutti i tipi, dai più eleganti, ai sontuosi, semplici, corti, lunghi...
-Hey Ryoko, ti devo confessare una cosa.-
-Che c'è?-
-Io ho già un vestito.-
Il suono di una mano stampata dritta in faccia fece voltare Artemis, la quale trovò l'amica intenta a fare un facepalm.
-Sono un'idiota, avrei dovuto immaginare fosse un inganno.-
-Hehe...! Ora non hai scelta, entriamo!- malgrado le sue proteste, se la prese sottobraccio ed iniziò a perlustrare tutto il locale alla ricerca dell'abito perfetto per lei.
-Questo no... troppo corto... troppo accollato... questo sembra un faro al neon...- mentre la più giovane cercava, Ryoko la osservava abbastanza confusa. In quel posto c'era talmente tanta roba... ma a lei non piaceva nulla; era abituata a pantaloni larghi, maglie oversize e scarpe da tennis, mica a tubini striminziti o a scollature che mettevano in vista tutta la mercanzia.
-Guarda questo, secondo me è perfetto per te!- in mano ad Artemis non capiva molto della forma di quell'abito turchese, ma solo a vedere le spalline sottili le venne da deglutire.
-Non lo so... mi sembra un po' troppo.-
-Ma vá, su, vai a provarlo, voglio vedere come ti sta.-
-E va bene...- sospirò, prendendolo con sé e portandoselo nel camerino.
Quando lo ebbe indossato, rimase fissa davanti allo specchio per qualche minuto, in completo imbarazzo. Si trattava di un vestito turchese sui toni del verde, aveva sottili spalline ed una scollatura abbastanza profonda da mettere in risalto il suo seno prosperoso, scendeva stretto lungo i fianchi accentuando le forme del busto e veniva completato da una gonna a pieghe lunga fino a poco sopra il ginocchio.
-Allora?- la voce dell'amica si sentì al di lá della tendina grigia. -Su, esci, devo valutarti.-
-N-non se ne parla, mi sta malissimo.-
-Ed io devo crederci?-
-Sì.-
A quella risposta, la ragazzina spalancò all'improvviso la tenda, facendole fare un urletto. La rossa si rifugiò in un angolo del camerino, intenta a nascondersi con le braccia.
-Ma guardati, sei meravigliosa, Ryoko! Sono così invidiosa...-
-E di cosa, sentiamo?- rispose l'interessata, continuando a tentare di scomparire.
-Di quei meloni!- sdrammatizzò lei, mettendosi a ridere. Il viso di Ryoko avvampò, assumendo lo stesso colore dei suoi capelli.
Il suo seno era una delle cose che più la mettevano a disagio; non le piaceva farsi notare, ma purtroppo un petto così era davvero difficile da nascondere. Non malediva sua madre, ma la genetica sì.
-A parte gli scherzi...- continuò Artemis, prendendole le mani e sciogliendo quell'accrocco di braccia che l'amica era andata a fare nel tentativo di nascondersi. -Sei davvero bellissima vestita così, questo abito sembra fatto per te, dovresti dargli una possibilità.-
La ragazza abbassò lo sguardo, indecisa sul da farsi. Non voleva deluderla, ma nemmeno andare in giro con quel coso addosso.
-Okay, lo prenderò, ma non ti assicuro me lo vedrai mai indossato.-
-Mi è bastato questo spettacolo.~- rise di nuovo, mentre richiudeva la tenda del camerino per permetterle di rimettersi i suoi vestiti.

-Aah, molto meglio.- si stiracchiò la rossa. -Questi sì che sono comodi, le maglie larghe sono tutta la mia vita.-
-A volte bisogna soffrire un po' per essere belle, anche se tu lo sei sempre, uff.- sbuffò Artemis, fingendosi offesa.
-Non dire cavolate, scema.- le diede un leggero spintone in tono scherzoso, ma la loro camminata venne interrotta dalla presenza di due ragazzi che avevano sbarrato loro la strada.
-Ciao, bella... ti va di farti un giretto con noi? Se vuoi puoi invitare anche la tua amica.- il più basso dei due si rivolse ad Artemis, avvicinandosi un po' troppo e sorridendole.
-No, grazie. Siamo impegnate.- gli rispose in modo tranquillo, senza però mai venir meno al contatto visivo.
-Dai, ti offro qualcosa, ci divertiamo un po'!-
-Ho detto no.-
-Perché no?-
-Non hai sentito cos'ha detto? Lasciala in pace.- sopraggiunse Ryoko, mettendole un braccio attorno alle spalle ed avvicinandola a sé. -Se è una ragazza da scoparti che cerchi, hai fatto la scelta più sbagliata possibile. Siamo lesbiche fino al midollo.- il tono dell'amica era così serio che la più giovane quasi le credette.
-Ahah, divertente, lo conosco questo trucchetto, lo fanno sempre le amiche.- disse l'altro tipo.
La ragazza socchiuse gli occhi, guardandolo di sbieco.
-Lo farebbe un'amica, questo?- non tradendo mai i suoi movimenti, prese la testa della ragazzina tra le mani ed avvicinò il viso al suo, fino a far schiantare le loro labbra. Non fu un semplice bacio a stampo, ci si impegnò abbastanza da risultare credibile.
Qualche secondo dopo, la lasciò andare e successivamente la trascinò via sotto gli sguardi increduli dei due.
-Mi vuoi spiegare perché attiri sempre così tanti molestatori?- le chiese, seccata.
Artemis inizialmente non rispose perché ancora imbambolata, ma poi scosse il capo e si riprese.
-Non lo so, forse perché sono estremamente carina?- ridacchiò, facendo una piroetta su sé stessa. -Comunque non me l'aspettavo una soluzione del genere, quanta audacia! Mica ti piacciono veramente le ragazze?-
-Nah, non vedo come un semplice bacio per uscire da una circostanza spiacevole debba rendermi lesbica per davvero. L'ho fatto solo per aiutarti.-
-Aw, sei un tesoro, ti voglio bene.-
-Oh...! Ehm... anch'io?- Ryoko non era brava con le dimostrazioni di affetto, le risultava abbastanza complicato dire quel tipo di cose a persone esterne da suo fratello.
-Benissimo, ora devo trovarti un bel paio di tacchi!-
-Ritiro quello che ho appena detto.-

Uscite dal negozio di scarpe, Ryoko era ancora più arrabbiata con l'amica, soprattutto dopo che l'aveva costretta a comprare un paio di décolleté in vernice nera alte almeno dieci centimetri, giustificandosi con un "e quale sarebbe il problema? Stelle Cadenti porta gli stivali con il tacco!"... peccato che il "tacco" di quegli scarponi fosse largo il triplo ed alto meno della metà.
Guardandola in viso, quella ragazzina demoniaca rideva divertita per il suo malefico operato, mentre la povera vittima strascicava i piedi esausta, i centri commerciali non facevano proprio per lei.
Riuscì a tirarsi su solamente ordinando un frappé alla crema e mettendosi a berlo seduta su un muretto in marmo, mentre Artemis divorava un ghiacciolo al mandarino.
-Dai, non fare quella faccia da cane bastonato, così mi fai sentire in colpa...- le punzecchiò una guancia con l'indice.
-Stai ridendo, non dire le cose solo per circostanza, malefica.-
-Beccata.- rise nuovamente. -Dopo passiamo al negozio di Yuichi?-
-Per farmi prendere in giro anche da lui? Non se ne parla, soprattutto se ci sono delle clienti.-
-Per favore...!- tentò di usare la tecnica "sguardo adorabile" per convincerla, ma si accorse che Ryoko non le stava più prestando attenzione ed aveva lo sguardo rivolto altrove.
Si girò in quella direzione, scorgendo a pochi metri i due ragazzi di prima a cui si era aggiunto anche un terzo; era piuttosto alto, aveva capelli ricci e castani e gli occhi azzurri... non riuscì a chiedersi come avesse fatto a notarli così da lontano che venne afferrata per un braccio dall'amica e costretta ad alzarsi.
-Andiamo.-
-D-dove...?-
-Da Yuichi.-
La rossa si girò a guardare indietro un'ultima volta. Il ricciolino la stava osservando con un sorriso sulle labbra.

***

-Sei un tesoro... come hai detto che ti chiami?-
-Yuichi, signora, è la terza volta che me lo chiede in cinque minuti.-
-Ohoh... hai ragione, ma sai, con la vecchiaia è facile scordarsi le cose!-
Quello a Yuichi sembrava Alzheimer, non semplice vecchiaia, ma ormai era abituato alle donne anziane che lo riempivano di complimenti o tentavano di affibbiargli le loro nipoti perché "un ragazzo tanto carino e gentile non è facile da trovare di questi tempi". Voleva solo sotterrarsi.
-Allora, non la vuoi conoscere la mia bella nipotina? Sarebbe perfetta per te!-
-Mi dispiace, ma ho già la ragazza...-
"Qualcuno mi salvi", stava pensando, era in totale imbarazzo per quella situazione. Non poteva limitarsi a comprare i fiori quella donna?
-Che peccato.- la signora sospirò, prendendo il borsello. -Allora mi tocca prendere solo le rose rampicanti...-
Ma il rumore della porta che si spalancava all'improvviso le fece fare un salto.
-Yuichi!- Ryoko era entrata come una furia, con due borsoni infilati nelle braccia ed Artemis al suo seguito.
-Che succede, ragazze?-
-L'ho rivisto!- la sorella si avvicinò al bancone, ignorando totalmente la cliente.
-Aspetta, fai pagare la signora.-
-Non ho tempo!-
-Sei proprio maleducata... è lei la tua ragazza? Mia nipote è dolce e gentile, molto meglio! Spero la lascerai presto, così vengo a presentartela.- la donna prese il suo acquisto ed uscì, borbottando.
-Dovresti lasciare chi, esattamente?- stavolta, a parlare era stata Artemis.
-Lascia perdere, tutte le donne che vengono qui tentano sempre di organizzarmi il matrimonio con le loro figlie e nipoti, ormai ci sono abituato.-
-Artemis, chissene frega di quella vecchia, la questione è ben più importante.-
-Mi vuoi spiegare perché sei così agitata?- la ragazzina non stava più capendo nulla. Un secondo prima Ryoko non voleva venire in negozio, mentre quello dopo ce l'ha trascinata con la forza, solo per aver visto un tizio al centro commerciale.
La rossa si mise le mani nei capelli, prima di poggiare i gomiti sul legno del bancone e guardare il fratello negli occhi.
-Era lui, ne sono certa al cento per cento. Non posso dimenticarlo tanto facilmente.-
-Di chi stai parlando? Hai visto l'uomo che si fingeva il padre di Artemis?-
-No, peggio.-
Yuichi serrò le labbra e distolse lo sguardo, i pugni stretti. Aveva capito.
Artemis no, ma sembravano entrambi piuttosto allarmati. Guardava prima uno e poi l'altra, cercando di comprendere la situazione, completamente invano.
-Allora è tornato... bastardo, gli spezzo le gambe.-


Angolo autrice
Ryoko passione "giochiamo ai videogiochi preferiti di Jigo"? Sì. Stavolta l'abbiamo avuta alle prese con Fire Emblem Radiant Dawn, gioco per Wii che mi ha fatto penare un anno intero, maledetta permadeath, maledetta casa di Oliver, maledetto ponte e maledetto Ike VS Zelgius.
Parlando del capitolo... beh, la calma prima della tempesta. Capire chi è il tizio a cui Yuichi vuole spezzare le gambe non credo sia difficile se avete seguito le puntate precedenti, invece Caricabatterieumano e Prevedo(forse)inutilmenteilfuturo no, ma loro due per ora non servono. Il mindblow arriverà più avanti.
Non ho null'altro da dire, solo che finalmente rivedremo il signor Håkan Misonoquasifattosgozzare Atlas riunito agli altri e stavolta sarà definitivamente, lo prometto. Anche perché non manca molto alla fine di questo atto, secondo i miei calcoli dovrebbero mancare cinque o sei capitoli prima di arrivare all'ultimo.
Spero di concludere la storia entro marzo, pigrizia volendo.
Adieu.

Jigokuko

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Livello 18 - Vestiti eleganti e serate finite (forse) male ***


Livello 18

Vestiti eleganti e serate finite (forse) male

 

Quella mattina la stazione di Nuova Domino era gremita di gente che andava e veniva, con chi aveva estrema fretta e chi sembrava divertirsi a rompere le palle al prossimo comportandosi da bradipo.
Ryoko odiava a morte le persone lente, quelle che per formulare un pensiero ci mettevano una vita o facevano ogni cosa con troppa calma.
-Davvero dobbiamo salire su uno di quei cosi?- la voce ridicolmente tremolante di suo fratello giunse alle sue orecchie, facendola voltare con un'espressione sul viso a metà tra la rabbia cieca e l'esasperazione.
-È un treno, Yuichi, ci siamo già saliti altre volte.- rispose, seccata.
-Anche su una duel runner sono già salito altre volte, eppure ora non mi sogno nemmeno di toccarne una—-
-Su, non litigate voi due, o quando arriverà il nostro lo perderemo!- la povera Artemis stava cercando di calmare le acque, ma a quanto pare si trovava tra due fuochi: tra Ryoko con i nervi a fior di pelle perché non aveva alcuna intenzione di andare a trovare Håkan e Yuichi che aveva già tentato di scappare terrorizzato almeno tre volte in cinque minuti, le stava venendo voglia di lanciarsi sui binari e farsi investire dal prossimo regionale.
"Ed io che volevo solamente divertirmi tutti insieme per qualche giorno..." si ritrovò a pensare, mentre i due fratelli continuavano a battibeccare ignorando il suo tentativo di calmare entrambi.
-Grazie, Dio, o chiunque ci sia lassù!- esclamò quando il loro treno finalmente arrivò. Trascinatici sopra Ryoko e Yuichi, si accasciò al suo posto ed usò la valigia come poggiapiedi.
-Voi due, ora smettetela di fare casino o vi prendo a schiaff—- era già partita in quarta a rimproverarli, ma nel momento in cui la carrozza aveva iniziato a muoversi, calò un silenzio tombale. Il ragazzo di fronte a lei era piegato su sé stesso con le mani a coprirsi il viso ed un evidente tremolio in tutto il corpo, mentre la sorella, alla sua destra, stava con le braccia incrociate ed un adorabile broncio stampato in faccia.
Doveva aspettarsi quella reazione da parte del fidanzato, ma si preoccupò molto comunque. Gli poggiò delicatamente le mani sulle ginocchia in un tentativo di conforto, addolcendosi di colpo.
-Yuyu... come ti senti?-
-Moriremo tutti...-
-No che non moriremo, questo treno è sicurissimo, non avere paura, arriveremo solamente tra un'ora a fronte delle tre che ci metteremmo in macchina.-
-Era meglio l'auto.- sussurrò. Stranamente, quel mezzo era quello a terrorizzarlo meno, a patto di andare ad una velocità moderata, o come al solito avrebbe scatenato il terrore in lui.
La ragazzina sospirò, tirandosi indietro ed appoggiandosi nuovamente sullo schienale. Non sapeva cosa fare per calmarlo, lei era brava solo a percepirli i malanni altrui, ma curarli... non era capace nemmeno di aiutare sé stessa, figuriamoci il prossimo. Si girò verso Ryoko, cercando aiuto con lo sguardo, ma stava giocando con il cellulare, ignorandola completamente.
-Yoyo.-
-Mh?-
-Cosa posso fare per far calmare tuo fratello?-
-Fagli ascoltare la musica.-
-... Giusto!-
Si spostò nel sedile di fronte a quello della rossa, iniziando a frugare nelle tasche del ragazzo alla ricerca del suo telefono. Quando lo trovò, gli porse le cuffie precedentemente collegate.
-Mettiti queste, così potrai passare il tempo senza pensare alla velocità del treno.- lui la osservò, ma ne prese solamente una.
-Vuoi... sentire con me? Avevo promesso che ti avrei fatto ascoltare altro dei Ne Obliviscaris.-
-D-davvero? Certo!- Ad Artemis si illuminaroni gli occhi, amava quando lui le chiedeva di fare qualcosa insieme.
Quando fu certo che lei si fosse messa una delle cuffie, Yuichi fece partire la prima canzone. Iniziò con la batteria seguita da una chitarra, per poi proseguire con una voce in growl cantare accompagnata da un violino.
Il ritmo di quest'ultimo era gestito in modo eccelso, tanto da farle venir voglia di ballare e finì per iniziare a muovere la testa seguendolo, sovrappensiero.
Dopo la prima strofa il cantante lasciò il posto al violinista che iniziò a prendersi la scena, fino a sfociare nella seconda voce.

"Veni ad astra, semper dissolubilis
I dream of immortal night in astral eyes
Where light would die for the last time
Veni ad astra, semper dissolubilis"

Era come se un angelo stesse recitando i suoi versi in latino, mentre il demone lo seguiva a ruota in inglese. Quel ritornello la destabilizzò, era sensazionale, trovava incredibile esistesse qualcosa di tanto soave ma al contempo pesante ed urlato, e capace di sposarsi così bene insieme, formando una melodia unica ed armoniosa.
A quella canzone ne seguirono tante altre, tutte diverse e che continuavano a stupirla; lei aveva sempre ascoltato la musica in modo superficiale, non avrebbe mai e poi mai pensato che qualcuno potesse creare brani tanto elaborati e, soprattutto, con enorme impegno, pensò che tanti artisti avrebbero dovuto prendere esempio da quella band quasi sconosciuta, perché dopo aver sentito loro tutto il resto aveva cominciato a risultarle noioso e ridondante.
Ad un'ora dalla partenza, finalmente il treno si fermò in stazione ed i tre poterono scendere; Ryoko ne era contenta perché stufa di stare lì, Yuichi pure per la fine del calvario ed Artemis un po' meno, la quale avrebbe preferito passare un altro po' di tempo nel magico mondo dei Ne Obliviscaris con la testa appoggiata alla spalla del suo ragazzo.

Håkan era arrivato stranamente in anticipo e li stava aspettando davanti ai binari da circa mezz'ora mentre fumava una sigaretta dopo l'altra. Quella mattina si era svegliato piuttosto nervoso... non ne sapeva il motivo, dopotutto non era passato molto tempo da quando aveva rivisto il suo migliore amico, Artemis e... Ryoko. La pazza.
Forse quel sentimento derivava dalla consapevolezza di incontrarla nuovamente e prontamente litigarci? Non gli andava di discutere con lei, era il suo compleanno, voleva solamente festeggiare.
Buttò a terra la cicca e la pestò con il piede nel momento stesso in cui il treno decelerò fino a fermarsi e le porte si aprirono. Uscì un sacco di gente, ma poi intravide la chioma arancione acceso di Artemis - si era rifatta la tinta? - che gli correva incontro con un braccio allargato ed una valigia enorme nell'altra mano, Yuichi al suo seguito e Ryoko poco più indietro con gli occhi incollati al telefono. La più giovane dei tre gli saltò addosso e lo stritolò in un abbraccio, l'amico lo salutò molto meno affettuosamente e quell'altra non lo degnò nemmeno di uno sguardo, perciò le si avvicinò e con nonchalance le poggiò il gomito sulla spalla e si alzò gli occhiali da sole.
-Buongiorno principessa.-
-Scollati, coglione.- finalmente, gli rivolse un'occhiataccia atroce, facendolo ridere.
-Anche tu mi sei mancata.~-
La lasciò andare solamente perché la sentì quasi ringhiare e, come espresso prima, voleva evitare inutili spargimenti di sangue, perciò si incamminò verso l'uscita della stazione e successivamente in direzione della sua auto.
Sul sedile del passeggero si sedette Yuichi, mentre dietro le due ragazze.
-Allora, siete pronti per la festa migliore di sempre?- chiese il biondo, girando la chiave nel cruscotto.
-Certo, non vedo l'ora!- la risposta di Artemis non tardò ad arrivare, mentre Yuichi si limitò ad annuire, ancora provato dal viaggio.
-E tu che mi dici, Ryoko?-
-Che stavo meglio a casa mia.- borbottò lei, guardando fuori dal finestrino.
-Ci siamo svegliate dalla parte sbagliata del letto stamattina?- ridacchiò lui, prendendola in giro per il suo essere tanto scorbutica.

La villa in cui vivevano i genitori di Håkan era come sempre impeccabile; il prato tagliato corto, le siepi senza una foglia fuori posto ed il marciapiede immacolato. Era la seconda volta che Artemis si trovava in quel posto, ma per lei era sempre una sorpresa avere l'occasione di essere invitata in un luogo che sembrava trasudare denaro da ogni ripiano in marmo presente. Proprio lei, che da piccola viveva in una casa più simile ad una discarica? Si sentiva onorata.
Nell'enorme giardino sul retro erano già stati allestiti dei tavoli dove poi avrebbero messo cibo e bevande, numerose sedie a sdraio a bordo piscina ed un impianto stereo da far invidia ad un concerto death metal; era poco più che mezzogiorno, ma sembrava già stesse per iniziare la festa più esclusiva dell'anno.
-Non è fantastico? Verranno almeno un centinaio di persone stasera, sarà una festa indimenticabile!- Si atteggiò il festeggiato, posandosi le mani sui fianchi.
Ryoko non era affatto una tipa da festa, anzi; odiava le folle, il rumore della musica commerciale e l'abbondanza di ragazzi ubriachi che c'era sempre a quel tipo di cerimonie... avrebbe fatto di tutto pur di poter stare lontana da loro, preferiva di gran lunga la tranquillità di una serata passata a guardare la televisione. Anche Yuichi la pensava a quel modo e per questo non capiva il suo aver accettato l'invito di Håkan tanto facilmente. In quel momento, si sentiva terribilmente sola; sapeva di non poter contare nemmeno su Artemis perché lei amava le feste, lo aveva capito subito quando l'aveva costretta a comprare quel vestito ridicolo.

***

-Peeer favore... fallo per me, Ryoko!-
-Non se ne parla, sai in quanti mi vedranno?-
-Dai, non voglio essere l'unica con un bel vestito addosso. Solo questa volta, tanto non ti vedranno mai più!-
Ryoko si morse il labbro, cercando di evitare lo sguardo supplicante di quegli occhioni neri, totalmente invano. Si ritrovò a sospirare ed annuire, sapendo che se ne sarebbe pentita amaramente.
-... e va bene, ma che sia l'ultima.-
-Sei la migliore, Yoyo!-

Quando Artemis finì di preparare Ryoko, però, non era convinta al massimo.
-Ti ho piastrato i capelli, ti ho truccata, ma... non mi convinci.-
-Bene, mi rimetto i miei ves—-
-Non se ne parla!-
La ragazzina le girò intorno, osservandola in ogni suo dettaglio, finchè non arrivò ad una conclusione: le tolse la molletta che teneva la frangia alzata, la quale risultò estremamente lunga. Senza preavviso, la tagliò di netto con le forbici proprio sopra agli occhi, lasciando le sopracciglia coperte. Completò il tutto piastrando anche quella e mettendole un cerchietto bianco.
La rossa rimase allucinata a quell'azione improvvisa; le aveva... appena tagliato i capelli? Si guardò allo specchio, stropicciandosi gli occhi più volte e sperando fosse stata solo un'allucinazione.
-Non essere così confusa... stai molto meglio!-
-Perché non mi hai chiesto di farlo?!-
-Perché mi avresti detto di no!- piena di rabbia, si mise le mani nei capelli.
-Mi da fastidio che tu abbia preso un'iniziativa del genere, non te lo avrei mai permesso perché mi sarei sentita a disagio, come mi sento a disagio ad essere vestita in questo modo e con queste scarpe ridicolmente vertiginose ai piedi!-
-Scusa...- la più giovane abbassò la testa, mortificata. Sul momento non ci aveva pensato, ma poi si rese conto di aver esagerato con lei, sapeva che Ryoko fosse chiusa in sé stessa, ma non fino a quel punto. Il suo tentativo di spronarla a mostrare tutta la sua vera bellezza le era appena esploso in mano, che fallimento.
-Sono stanca.- Uscì dalla stanza, sbattendo la porta. Per la frustrazione, non si rese nemmeno conto di essere vestita in quel modo; quando se ne ricordò, ormai era tardi. Si trovava in cima alle scale che davano sull'ampia entrata della villa, con suo fratello e Håkan che la fissavano esterrefatti... al secondo quasi cadde la mascella.
-Chi è quella?- affermò il biondo, indicandola.
-Mia sorella, idiota.- rispose l'amico.
-Non vedo nessuna scaricatrice di porto, però.-
-Ah, sì?! Ti faccio vedere io chi è la scaricatrice di porto!- Iniziò a scendere le scale pronta a tirargli un pugno dritto in mezzo ai denti, ma a metà della rampa a causa dei tacchi finì per scivolare e schiantarsi su uno scalino con il didietro.
-Ouch...- era stata davvero una bella botta, così forte da farle venire i lacrimoni e sbavarle tutto il trucco attorno agli occhi. Håkan, ridendo, la raggiunse e le diede un fazzoletto di stoffa per pulire quelle lunghe strisce nere sulle sue guance.
-Ma come ti sei conciata?-
-È stata Artemis. Anzi, ora torno in camera e rimetto i miei vestiti.- Dopo aver mandato a quel paese le scarpe, si alzò dolorante e tentò di tornare indietro, ma lui le afferrò il polso.
-Ormai sei vestita così... perché non ci rimani?-
-Perché dovrei?-
-Sarà una serata elegante!-
-Se ritieni "eleganti" quella camicia a fiori e i jeans al ginocchio...-
Lui si limitò a sorridere. Lei sospirò.
-Uff. E va bene.-
-Ho invitato anche Akito, comunque.-
-Akito?-
-Ha detto che vuole scusarsi con te.-
-Dovrò scusarmi io per essere vestita così male.-
Mentre i due parlavano, proprio colui che stavano nominando entrò dalla porta principale, con il fiatone.
-Ciao, Håkan! Dov'è Ryoko?- Perfetto, nemmeno lui l'aveva riconosciuta. Avevano tutti voglia di scherzare quel pomeriggio?!
Håkan la indicò con il pollice, intento ad accendersi una sigaretta precedentemente messa tra le labbra. Akito guardò Ryoko, Ryoko guardò Akito. Al castano quasi caddero le braccia, ma poi si riprese e salì velocemente le scale fino a raggiungerla, iniziando a fare una serie di inchini.
-Scusa, scusa, scusa, scusa!-
-E per cosa? Non capisco.- Inclinò il capo, osservandolo con confusione.
-Per colpa mia, cioè— la banda di cui ho fatto parte ti ha quasi rapita, mi sento in colpa per essermi avvicinato a quelle persone spregevoli!-
-Non preoccuparti, non sono arrabbiata. Krigsgaldr mi ha detto di non averti mai visto né sentito nominare dal biondino che ci ha fatto rapire. Sapevo già fossi in buona fede.-
-Quindi mi perdoni?!- le prese entrambe le mani, stringendole tra le sue.
-Su questa questione sì... sull'essere un perdente a briscola no.- In quel momento, Håkan, il quale stava facendo un tiro in santa pace, iniziò a tossire di brutto, facendo ridere gli altri due.

Calata la sera, ormai la festa aveva preso piede da un po' e gli invitati si erano moltiplicati; una folla di persone aveva tappezzato l'intero giardino sul retro, ma di Ryoko neanche l'ombra. Era sparita all'improvviso quando la gente aveva iniziato ad arrivare e nessuno l'aveva più vista.
-Che succede, Håk? Ti vedo strano stasera, di solito alla tua festa di compleanno sei sempre scatenato.- Chiese Chie, confusa dal suo comportamento diverso dal solito.
-Beh... a ventidue anni ci si calma un po', no?-
-Ma se fino all'altro ieri avevi ripetuto che ti saresti bevuto una cassa intera di birra ed avresti fatto baldoria tre giorni in fila.- Continuò Suzaku, accanto alla fidanzata. Spilungone dalla lingua lunga.
Håkan assottigliò lo sguardo, sbuffando.
-Scusatemi, vado in bagno—- accampò una scusa, per poi allontanarsi dal gruppetto di amici e rientrare in villa.
"Ma dov'è andata?" si ripeteva, percorrendo i corridoi con ancora il suo cocktail in mano. L'aver completamente perso di vista Ryoko non gli dava pace fin dall'inizio del party: lui voleva parlarle e lei decideva di sparire!
Arrivato all'ultimo piano, finalmente la vide: era seduta sul pavimento del balcone, con la schiena poggiata alla balaustra.
-Che ci fai qui?-
-Dovrei chiederlo io a te: è la tua festa e tu cerchi me.-
-Su o giù, la musica si sente comunque, non fa differenza.- Affermò, sedendocisi accanto. -Allora?-
-Mi sento ridicola, non voglio essere vista da tutta quella gente.-
-Ancora con questa storia...- sbuffò, rivolgendo la testa in sua direzione. -Piuttosto, ti cercavo perché volevo chiederti una cosa.-
-Parla.-
-Continuerai ad essere il volto di Stelle Cadenti?-
-Certo, perché non dovrei?-
-Ultimamente sono successe così tante cose... prima quello che ti fa schiantare, poi il quasi rapimento... e se dovesse succedere qualcos'altro, se tornassi in sella a quella moto madreperla?-
-Ormai ho deciso di farlo. Non posso deludere Krigsgaldr ed abbandonarlo all'improvviso, gli ho promesso che lo avrei aiutato con la mia voce e voglio continuare fino in fondo.-
-Hai paura?-
-No. Il legame atto ad unire me e Drago Divino dello Specchio Primordiale è indissolubile ed elimina tutte le paure. È come se mi proteggesse dall'interno della carta... sento la sua energia scorrere dentro di me ed irradiarmi fino a raggiungere ogni angolo del mio essere.-
Il giovane l'ascoltava con curiosità; l'aveva sempre vista come una ragazza rozza, scorbutica, ma in quel momento... sembrava un'altra. Da come parlava con il cuore in mano, da come i suoi capelli rossi e neri le accarezzavano le spalle ed il petto, gli occhi del colore di quella notte... quella che aveva davanti non sembrava la solita Ryoko, ma come aveva sempre immaginato fosse Stelle Cadenti senza il casco e la tuta da motociclista. Era l'effetto dell'alcol o quello accanto a lui era un angelo in carne ed ossa ma senza le ali piumate?
-... E poi, manca così poco al finale, a quando Krigsgaldr finalmente raggiungerà il quantitativo necessario di energia a spezzare le catene.-
-Davvero...? E quanto?-
-Una singola canzone. Se non avessi fatto l'incidente, il portale dello specchio si sarebbe aperto durante il mio ultimo duello.-
-Quindi vuoi dire che il prossimo sarà l'ultimo?- Lei annuì. -Cosa farete tu e Yuichi con Stelle Cadenti?-
-Stelle Cadenti morirà nell'esatto momento in cui Drago Divino dello Specchio Primordiale tornerà in vita ed il suo regno sarà salvato.-
-Sai... questa notizia un po' mi rattrista.-
-Perché dovrebbe?-
-Beh... perché tutto è iniziato a causa sua, alla cotta che mi ero presa per lei.-
-Già, ricordo... ed io ti morsi il naso. Eri ridicolo.-
-Ora non lo sono più?-
-No, beh— Nel senso— Lo sei sempre, ma in quel momento particolarmente.-
-Sei una paraculo, Ryoko.-
-Io non sono una paraculo!-
-Sì che lo sei!-
-Ripetilo!-
-Pa-ra-cu-lo.-
La rossa gonfiò le guance e lo prese per la camicia a fiori, guardandolo negli occhi con estrema rabbia. Ecco, un momento tranquillo stava per trasformarsi nell'ennesima tragedia e la Ryoko scaricatrice di porto stava tornando alla riscossa, più forte che mai, più violenta che mai.
-Vuoi sperimentare un altro morso al naso, vedo. Stavolta te lo stacco!-
-Provaci, principessa dei camionisti unti ed ubriaconi.~-
Rabbia, rabbia crescente. Quell'idiota sapeva proprio come scatenare la sua furia; presa dalla diretta provocazione, si avvicinò pericolosamente al suo viso nel tentativo di stampargli nuovamente i denti sul setto nasale, ma quest'ultimo la colse alla sprovvista mettendole una mano dietro la nuca ed attirandola a sé, posando le labbra sulle sue.


Angolo autrice
Buonanotte! Sì, buonanotte, perché in questo momento per me sono le 4.20; ottimo orario per scrivere, no?
Sì, ci ho messo un po' a sfornare il capitolo, ma finalmente ce l'ho fatta, ero andata un attimo in fase Fire Emblem super sfrenata sgravata e quindi ho scritto pagine e pagine di un ormai non più adolescente incazzato col mondo e che ha scatenato una guerra per un motivo di cui non si ricorda—
Bene. 
Anyways(?), credo di dovermi proclamare "regina delle kidfic" perché ormai sono il mio pane quotidiano; amo questo genere di storie e scriverle ancor di più, infatti io e due amiche ne abbiamo in cantiere una su FE Three Houses... se mai la porterò a termine (perché devo scriverla IO ovviamente) sarà un delirio.
Dato che sono le 4.25 e sto delirando, vi lascio alla pubblicazione così a crudo e gli errori li controllerò domattina.
Il vostro potenziale sprecato vi dice adieu, al prossimo capitolo!

Jigokuko

Edit della mattina dopo:
Ho controllato e non ci sono errori, wow. Allora devo scrivere solo alle quattro di notte per non farli?
A parte questo, stanotte ho completamente dimenticato di dire qual è il titolo della canzone dei NeO che Artemis e Yuichi stavano ascoltando, ovvero "Beyond the Hourglass"; proviene dal loro EP Hiraeth e sono otto minuti di goduria assoluta, la amo.
Vabb, RICIAO.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Livello 19 - Colui che invita ***


Livello 19

Colui che invita


Ryoko spalancò gli occhi a quel contatto. Aveva le labbra di quell'idiota appoggiate sulle sue e le stava tenendo una mano sulla nuca.
Cosa cazzo stava facendo?!
Indietreggiò di colpo, interrompendo quell'assurdo atto. Lui la guardava con occhi quasi supplicanti, sembravano chiederle di non andare. Uno schiaffo in pieno volto e fu nuovamente all'interno della villa.
-Aspetta...!- La sua voce la raggiunse, assieme al suono dei suoi passi in un tentativo di seguirla, ma lei accelerava sempre più, chiudendosi ogni porta alle spalle cercando di seminarlo in tutti i modi.
La vista si stava annacquando pericolosamente, mentre continuava a correre tentando di asciugarsi gli occhi con il dorso della mano. Arrivata in giardino, ormai non le importava più di essere vista con quell'abito addosso e nemmeno di essersi persa le scarpe chissà dove; l'importante era attraversare quel mare di folla ed andarsene il più lontano possibile da Håkan. Giunse fuori dal cancello principale e si sedette sul marciapiede, leggermente nascosta da alcune auto parcheggiate; lì, lasciò uscire le lacrime senza alcun ritegno, permettendo loro di percorrere tutta la linea delle guance e raggiungere la gola.
-Idiota, idiota, idiota, idiota, idiota...- sussurrava, con voce strozzata.
Non poteva crederci, era successo di nuovo. Iniziava a provare affetto per qualcuno, e l'altro prontamente la baciava, rovinando tutto. Non voleva che accadesse, voleva stargli lontano il più possibile proprio per evitarlo, perché non si fidava.
Aveva tanti amici, era qualcuno su cui contare... eppure a lei trasmetteva una sensazione strana, non riusciva ad avere fede in lui, nonostante l'avesse aiutata tante volte, e non ne capiva nemmeno il motivo.
-Yoyo...?- Una voce femminile, inconfondibile, la stava chiamando. -Che succede?-
La rossa alzò la testa, incontrando due occhi neri; senza proferire parola, la voltò dall'altro lato. Era ancora arrabbiata con lei per averla conciata in quel modo... era sicura che l'idiota non avrebbe mai tentato quel gesto se fosse stata la solita "barbona", come la chiamava lui.
Artemis aveva arricciato e legato i capelli in una coda alta e addosso aveva il vestito rosa comprato durante l'uscita con Yuichi, ai piedi un paio di scarpe bianche dotate di un tacco non troppo alto. Le si sedette accanto, posandole una mano sulla spalla.
-Ascolta... mi spiace per quello che ho fatto, ma ora vuoi dirmi perché stai piangendo in quel modo? Mi fai preoccupare...-
-Nulla.- Sibilò, non degnandola di uno sguardo.
-Qualcuno ti ha detto o fatto qualcosa?- Domandò, cercando di estorcerle qualche informazione... ma anche se fosse successo, non capiva perché stesse lì a piangere, non ne era il tipo.
-... Non so se mi va di dirtelo.-
-Devi farlo se è grave; se non lo è, allora puoi tenerlo per te.-
-Beh... Håkan mi ha baciata.- Disse tutto d'un fiato.
L'amica spalancò gli occhi, poi sorrise.
-Ma è fantastico!-
-No, non lo è! È un idiota, anche se mi concedessi a lui mi userebbe e getterebbe via dopo una settimana.-
-Perché lo dici? Non mi sembra il tipo...-
-Me lo ha detto una sua amica, una vera stronza. "Si porta a letto le ragazze per un po' e quando si stanca passa alla prossima".-
-E tu ci credi?-
-Non so quanto ci sia di vero, ma in un certo senso... lo ha ammesso lui stesso, da mezzo ubriaco: "Ci avrei già provato, ma quella picchia forte".-
-Ryoko... non puoi star dietro alle parole di una a cui evidentemente non sei simpatica e di uno che ha alzato il gomito. Secondo me ad Håkan piaci veramente, gli è solo complicato dimostrarlo... se avesse voluto solamente portarti a letto non ti avrebbe né ospitata in casa sua per un mese, né si sarebbe fatto prendere a pugni e quasi accoltellare pur di accompagnarti in quel posto.- Lei alzò la testa, rivolgendo lo sguardo altrove. -Dovresti dargli una possibilità.-
-Non gli darò una possibilità, Artemis.-
-Perché?-
-Perché a me non piace! È un coglione senza cervello!-
Dopo quella frase ed il gonfiare le guance dell'amica, la più giovane scoppiò a ridere, tentando di nascondersi portando la mano davanti alla bocca.
-Va bene, va bene, ho capito. Vedremo con il tempo...-
-"Vedremo con il tempo" un cazzo! Se si avvicina ancora a me gli tiro un calcio nei denti che non se lo scorda più. Grr... stupido, stupido, stupido!- Iniziò a battere i piedi a terra con rabbia. -Appena vedo mio fratello glielo dico, così non devo nemmeno scomodarmi a pestarlo, ci penserà lui!-

L'aveva persa. In mezzo a quella folla sarebbe stato quasi impossibile ritrovare Ryoko e non poteva rischiare di farsi vedere da Yuichi. Si sentiva in colpa per ciò che aveva osato fare a sua sorella e voleva evitare di raccontarglielo.
Dopo aver girato a vuoto per un bel po', rassegnato, riuscì a scorgere Akito, Chie e Suzaku fermi a parlare sulle sdraio a bordo piscina.
-Akito!- Lo chiamò, ma senza dargli il tempo di formulare una risposta lo afferrò per il braccio e lo trascinò lontano dagli altri due e da occhi indiscreti.
-Hai visto Ryoko?- L'altro scosse il capo, assumendo un'espressione pensierosa.
-Non l'hai ancora trovata? Chissà dove si sarà cacciata...-
-... l'avevo trovata, ma... credo, anzi, ho rovinato tutto.-
-Rovinato cosa? Che hai fatto?-
-Io... io... non so cosa mi sia preso! Volevo farlo, ma subito dopo aver visto la sua reazione me ne sono pentito. Cazzo, ho fatto un disastro!-
-Gentilmente... puoi dirmi qual è questo "disastro"?! Almeno posso capire!-
-L'ho baciata, Akito!-
Il ragazzo tacque e lo fissò dritto nelle iridi diverse, con la bocca semiaperta. Non poteva crederci.
-Per questo devi aiutarmi a sistemare le cose... se suo fratello venisse a saperlo, mi spaccherebbe la faccia.-
-Ed io cosa dovrei fare? Non capisco...-
-Forse se l'andassi a cercare e le chiedessi gentilmente di non spifferare tutto a Yuichi ti ascolterebbe. Se dovessi andarci io probabilmente prenderei solo delle botte, mi ha già tirato un ceffone.-
-Uff...- l'amico sospirò, incrociando le braccia. -Andrò a cercarla, ma non posso assicurarti nulla. Non la conosco così bene da prevedere le sue azioni.-
-Grazie, grazie, grazie. Non smetterò mai di ringraziarti.-
Akito si allontanò, iniziando a pensare a dove potesse essersi cacciata quella ragazza. Da quel poco tempo che avevano trascorso assieme, poteva dedurre le piacesse la tranquillità; non gli sembrava una tipa da feste. Ma se era uscita dalla villa, quale altro luogo poteva tenerla lontano dal casino e da Håkan?
Forse si era proprio allontanata dalla casa, sperava non troppo in là da perdersi, o da risultare impossibile da trovare.
Decise di seguire quella pista ed uscì dal giardino, trovandosi in mezzo alle auto parcheggiate degli invitati. La musica era ovattata, ma poteva sentire chiaramente una voce che cantava una canzoncina per bambini provenire da piuttosto vicino. Seguì il suono, finché non vide una ragazzina dai capelli arancioni vestita di rosa piroettare, mentre una testa rossa stava seduta sul marciapiede a canticchiare e battere le mani a tempo. Quando entrambe si accorsero della sua presenza, si fermarono all'istante, fissandolo.
Che imbarazzo...
-Oh, ehm—- ridacchiò nervosamente, portandosi un braccio dietro la testa. -Vi ho interrotte? Scusate...-
-Lui chi è, Yoyo? Un altro dei tuoi spasimanti?- Chiese la più piccola, guardando l'amica in basso.
-Ma no, è un amico dell'idiota.-
-Ooh!- Gli si avvicinò, scrutandolo con due enormi iridi nerissime. -Ciao! Come ti chiami? Io sono Artemis, piacere!-
-Piacere mio! Io sono Akito... cosa stavate facendo qui da sole?-
-Yoyo ha problemi di cuore.-
-Sta zitta!- L'urlo dell'altra provenne da dietro di lei, facendola sobbalzare.
-Tranquilla, so già tutto.-
-È per questo che sei qui?-
-... In parte.-
-Spiegati.- Il castano la raggiunse, sedendosi anche lui per terra e poggiando le braccia sulle ginocchia.
-Håkan spera che tu non dica nulla a tuo fratello.-
-E perché non dovrei, scusa? Se lo merita.-
-Perché è pentito di averlo fatto. Sai, era mezzo ubriaco... non ragiona bene quando beve.-
-Non lo fa nemmeno da sobrio.- A quell'affermazione, Artemis scoppiò a ridere, dietro di loro.
-Tutti commettono degli errori, Ryoko... ha già capito di aver sbagliato, dovresti perdonarlo.-
-Lo perdonerò e non parlerò solamente se si scuserà con me di sua spontanea volontà, perciò non dire nulla quando tornerai da lui, fingi di non avermi trovata.-
-Signorsì signora!-
Ridacchiò, alzandosi in piedi e facendo il saluto militare ad entrambe, per poi allontanarsi.
Ryoko... gli piaceva davvero tanto quella ragazza, aveva attirato la sua attenzione sin dal loro primo incontro; ma ormai aveva deciso di fare un passo indietro e lasciarla al suo amico, sperava solamente potesse renderla felice.

 
***

Sbadigliò, rivolgendo gli occhi blu fuori dalla finestra, non degnando nessuno dei presenti di uno sguardo.
La notte prima lei ed Artemis avevano liquidato Yuichi dalla stanza ed avevano dormito assieme; avrebbe sicuramente riposato meglio se la più piccola non l'avesse abbracciata tutto il tempo. Come faceva, suo fratello?
Quest'ultimo era appena entrato in cucina assieme all'idiota ed aveva preso posto su una delle sedie attorno al tavolo. Mentre quell'altro scaldava l'acqua per il tè, lui armeggiava con il telefono.
-Ryoko.-
-Mh?- Gli rispose, continuando a guardare fuori.
-Ho due notizie: la prima è che Stelle Cadenti è stata ammessa al Gran Premio Individuale di Nuova Domino di settembre, la seconda è che sono già uscite le coppie che si sfideranno. Ed è un problema.-
-È un problema per te, non sono io a duellare.-
-No, è tuo, dato che il tuo sfidante è Izanagi Nakamura.-
-Porca puttana.- Fu tutto ciò che disse, marcando fortemente la prima "P" e mettendosi le mani tra i capelli.
-Vuoi ancora partecipare?-
-Certamente. Non posso abbandonare tutto ad una sola canzone dal traguardo. Non c'è nemmeno bisogno di vincere, basta cantare ed aprire il portale e poi, in alternativa, puoi prenderlo a pugni.-
-Si può sapere chi è questo tizio?- Si intromise il biondo, sedendosi anche lui.
-Un mio ex amico.-
-È per caso quel bel ragazzo dai capelli ricci che io e Yoyo abbiamo visto l'altro giorno?-
-Proprio lui.-
 
***

Lunedì primo settembre.
Ancora una volta, la quiete aveva regnato fin troppo; nessun evento particolare aveva scombussolato le vite dei ragazzi, ma la preoccupazione affliggeva comunque i due fratelli, i quali avevano entrambi terribili sensazioni.
Poco dopo il suo compleanno e con grandissimo disappunto di Ryoko, Håkan si era trasferito in un appartamento vicino al centro di Nuova Domino ancora più grande e bello del precedente e dal quale si poteva ammirare la città nella sua interezza.
Quello, però, era il primo giorno del Gran Premio Individuale di Nuova Domino.

Tirò su la zip della tuta, divincolandosi un poco per rendersela più comoda, quell'abbigliamento ridicolo era anche troppo attillato per i suoi gusti, lo odiava.
-Uff, non la ricordavo così stretta... per fortuna oggi sarà l'ultima volta in cui la indosserò.- Borbottò, legandosi i capelli con un mollettone, in modo che non si vedessero una volta indossato il casco.
-Non è che sei ingrassata negli ultimi mesi?- Yuichi dovette subito alzare le mani in segno di resa a causa dello sguardo truce scoccato dalla sorella. -Scusa, scusa...-
-Cosa ne dici, la usiamo per fare un falò stasera?-
-Sarebbe stato bello tenerla come ricordo, ma se proprio vuoi...-
-Se dovessi tenere un ricordo di tutta la faccenda, opterei per il casco. È meno volgare.- Rispose, prendendoselo sottobraccio ed uscendo dalla camera da letto. Fuori, Artemis e Håkan stavano aspettando.
Per il biondo risultò nuovamente incredibile vederla vestita come Stelle Cadenti, ancora non aveva assimilato per bene la faccenda, mentre la ragazzina con il pappagallo in testa si era messa a fianco a lei, osservandola con ammirazione.
-Stai proprio bene con questa tuta!-
-Evita di raccontare balle, Mis.-
-Aaah, ma dai, era un complimento!-
Scese le scale ed entrati in garage, ad aspettare il gruppetto c'era Yusei, il quale sostava accanto a qualcosa coperto da un telo beige, con un gran sorriso sulle labbra e le mani ancora sporche d'olio.
-Ryoko, chiudi gli occhi. Voglio stupirti.- Disse alla figlia, non appena la vide.
Lei eseguì e l'uomo subito scoprì ciò che vi era nascosto sotto. Versi di meraviglia e stupore riecheggiarono nella stanza.
-Ora puoi aprirli.-
La rossa riaprì gli occhi, trovandosi al cospetto di una duel runner a dir poco meravigliosa: il suo design era semplice ma estremamente aerodinamico, il motore e le ruote erano di un nero opaco, per far risaltare al massimo la scocca. Il bianco perla precedente era stato sostituito da uno ancor più bello, dai riflessi iridescenti, mentre sulla coda erano state disegnate tre stelle cadenti stilizzate ed intersecate tra loro, anch'esse di colore nero.
-Wow... io non ho parole... è stupenda.- Biascicò, avvicinandosi e sfiorando il manubrio quasi con paura di rovinarla.
-E l'aspetto non è l'unica cosa ad essere migliorata: ora le prestazioni sono molto elevate, pur essendo più stabile. Quella vecchia ho scoperto avesse un difetto, per quello è stato così facile andare a sbattere, ma ora non accadrà di nuovo.- Avrebbe voluto parlare ancora della sua creazione, ma dovette arrestarsi a causa del fortissimo abbraccio arrivato dalla figlia.
-Grazie, grazie... anche Krigsgaldr ne sarà contento.-
-A me basta la tua di felicità, Ryoko.- Si lasciarono e sorrisero entrambi.
-Vogliamo andare, Yuichi?-
-Certamente.-
Entrambi i fratelli si sedettero sulla moto e Ryoko si mise il casco, per poi sfoderare un certo mostro synchro e rivolgerlo verso l'alto.
-Krigsgaldr, teletrasporto!-
"Ricevuto."
Ancora una volta, un paio di ali celesti fuoriuscirono dalla carta, un lampo di luce ed entrambi erano spariti assieme alla due ruote.

Håkan, Artemis ed Uroboro erano arrivati all'Arena Kaiba a bordo della macchina di lui, avevano preferito dividersi da Ryoko e Yuichi per non destare alcun sospetto.
Entrambi si trovavano però in un posto d'onore, ancora meglio della prima fila, ovvero ai box, nello stesso luogo in cui gli sfidanti potevano prepararsi prima di entrare in pista. Il giovane Atlas aveva pagato un sacco di soldi per permettere sia a lui che all'amica quei posti.
-Mi vuoi spiegare perché hai speso così tanto anche per me? Bastava la tribuna! Mi sento fuori posto qui...-
-Ah, ma dai, non preoccuparti! Proprio oggi che sarà l'ultimo duello di Stelle Cadenti voglio vederlo il più da vicino possibile.-
-Guarda che puoi vederla tutti i giorni, anche da ancora più vicino.-
-Shh, non parlare troppo! Se qualcuno ci stesse ascoltando capirebbe che sappiamo qualcosa...-
-Oh, vero, la sua identità in teoria è ignota.-
Poco dopo, arrivò qualcuno in sella ad una moto nera, dalla silhouette sembrava essere un ragazzo, piuttosto alto, magro e slanciato, vestito con una tuta da motociclista prevalentemente bianca e viola, con alcuni sponsor sul petto. Quando si tolse il casco e scosse la testa per assestare i capelli, in lui Artemis riconobbe il ragazzo visto al centro commerciale: ciocche castane e ricce, viso dai tratti armoniosi e due occhi azzurri che sembravano fari nella notte, di un colore quasi inumano. Sceso dalla duel runner, con grande sorpresa di entrambi si diresse verso di loro, soffermandosi sulla ragazzina, che squadrò da capo a piedi con quelle iridi estremamente saturate.
-Wow, che bel pappagallo! È tuo?-
-Sì, si chiama Uroboro.- Annuì lei, sorridendogli.
-Come il serpente atto a mordersi la coda simbolo della vita eterna, eh...? Nome stupendo, proprio come la sua padrona.- Assottigliò lo sguardo, ampliando il suo sorriso. -Ci siamo già visti da qualche parte? Hai un non so che di familiare.-
-Non credo proprio, mi ricorderei di te.-
-Oh... capisco. Allora presentiamoci, no? Io mi chiamo Izanagi, e tu?-
-Artemis. Quindi sei tu a dover scendere in campo per primo oggi.-
-Proprio così! Farai il tifo per me, Artemis?-
-Mi spiace, sono qui per veder vincere Stelle Cadenti.- Rispose, mostrandoglisi sorridente.
-Allora siamo avversari, che peccato... purtroppo per lei, sarò io a vincere.-
-Tu credi? Lei è bravissima, su di un altro livello, non la raggiungeresti neanche tra un milione di anni.-
-Dici queste cose perché non mi conosci, bambolina. Sono così sicuro di batterla che ti propongo una scommessa.-
-Sentiamo, se vinco cosa succede?-
-Decidi tu, qualsiasi cosa. Ma se perdi... mi darai un bacio.-
-Solo? E va bene, se proprio vuoi accetto.-
-Fantastico!- Si strinsero la mano, ma nel momento in cui la loro pelle si sfiorò, Artemis sentì una leggera scossa. Non ci fece troppo caso, però.
Izanagi la salutò e si allontanò da loro, qualcuno di più importante era appena giunto ai box ed aveva parcheggiato una splendida moto bianca poco lontano dalla sua: Stelle Cadenti, in tutto il suo splendore, bella come non mai seppur dal viso celato.
-Hey!- La chiamò, dato che sembrava non essersi accorta della sua presenza.
Quella voce… l’avrebbe riconosciuta tra mille, no, di più. Il cuore sembrò impazzire all’improvviso, tanto da provocarle spasmi al petto quasi visibili ad occhio nudo; non ebbe il coraggio di voltarsi… chiuse gli occhi, intrecciando nervosamente le dita delle mani.
-Giusto… non parli, che stupido!- Una risata cristallina, era davanti a lei, a pochi centimetri. -Ma sicuramente avrai le orecchie per cantare così bene, perciò sono qui per presentarmi.-
“So bene chi sei.” Pensava lei scrutando quelle bellissime iridi da dietro la visiera a specchio. In due anni non era cambiato, quell’espressione suadente ed il tono di voce mellifluo c’erano ancora, se non più accentuati. Perché doveva tanto sembrare un angelo, quel demonio?
-Probabilmente lo saprai già, ma il mio nome è Izanagi, ci tenevo a dirlo di persona, ricordati bene del viso di colui che ti batterà, Stelle Cadenti.- Rise di nuovo, posandosi una mano sul fianco.
“Prova a dire queste cose a mio fratello se ne hai il coraggio, lui non lo hai mai battuto, nemmeno da bambini.” Avrebbe voluto urlarglielo in faccia, ma non poteva, non ora, se si fosse tolta il casco non avrebbe più potuto sentire la voce di Yuichi e di conseguenza non avrebbe mai potuto duellare, dato che non sapeva minimamente giocare a Duel Monsters.
-Sembri tesa, lo sai? Ti ho messo paura, allora!- Ryoko si morse il labbro, voleva tirargli un pugno dritto su quel visetto perfetto.
-Oh, beh… sembra sia ora di prepararsi, mancano cinque minuti all’inizio della gara!- Con un movimento quasi fulmineo, Izanagi si chinò su di lei e le prese entrambe le mani, stringendole tra le sue. Il suo sguardo era così fisso da farle sembrare che potesse comunque vederla.
-Sta tranquilla, è solo un gioco…- Un ennesimo sorriso e la lasciò, allontanandosi e salutandola con il braccio alzato.
Stelle Cadenti si guardò la mano. C’era una caramella al lampone su di essa.
 

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Livello 20 - Axis Mundi ***


Livello 20

Axis Mundi

 

Chiuse la mano, stringendo la caramella fino a spappolarla, per poi lanciarla a terra con disprezzo. I battiti del suo cuore ancora non accennavano a rallentare, possibile che lui riuscisse a farle sempre quell'effetto, nel bene o nel male?
-Hai visto?- Sussurrò a Yuichi, il quale era già collegato al suo casco.
-Ho visto e sentito tutto... ma evita di parlare.-
-Lo ammazzo...-
-Mantieni la calma.-
Non ricevette alcuna risposta, dalla telecamera la vide solamente salire sulla duel runner ed accenderla.
-... ora che ci penso, non le hai mai dato un nome. Perché non lo scegli ora?-
-Taumantia, come la personificazione dell'arcobaleno.- Quel nome uscì di getto. L'arcobaleno nasceva sempre dopo la tempesta ed era simbolo di pace, ma nella mitologia greca la dea Iride aveva il compito di portare messaggi funesti, quel contrasto si adattava bene a lei stessa ed al suo cavallo d'acciaio dai riflessi iridescenti.
-È bellissimo.-
Premette sull'acceleratore e la moto iniziò a muoversi, dirigendosi sulla linea di partenza. Izanagi era già lì ad aspettarla.
-Ce ne hai messo di tempo! Parlavi con qualcuno? Oh, aspetta, non parli... continuo a dimenticarlo, che sciocco!- Seguì un'altra delle sue purissime risatine, assieme ad un occhiolino. Per l'ennesima volta in quella giornata, Ryoko si morse il labbro, infastidita da quel comportamento, ma venne distratta dal suono emesso dal semaforo.
Una luce accesa... due luci accese...
-Inizia per prima.-
Appena tutte le luci furono brillanti, la moto di Stelle Cadenti partì con la velocità di un razzo, facendola quasi sussultare a causa della potenza, nemmeno lei si aspettava uno scatto del genere. Yusei aveva fatto un gran bel lavoro.
-Attiva "Regno al di là dello Specchio".- Lei eseguì e all'appoggiare la carta nell'apposita casella del duel disk, un ologramma imitò uno specchio sull'asfalto e tutto intorno a loro un'altra miriade di specchi riflettenti, assieme ad una struttura simile ad una reggia in lontananza.
-Vedo che vuoi iniziare con una magia terreno...- Nel frattempo, Izanagi le si era affiancato, dal suo viso non traspariva nemmeno un velo di preoccupazione. -Continua, sarà divertente.-

-Håk, non hai notato qualcosa di strano?-
-Sono mezzo cieco, ricordi? Anche con le lenti a contatto non vedo una mazza in lontananza.-
Artemis sospirò, incrociando le braccia.
-Sembra che Izanagi le abbia dato qualcosa quando le si è avvicinato, ma lei lo ha lanciato a terra. Cosa può essere, secondo te?-
-Non mi viene in mente niente, forse dovremmo andare a vedere.-
-Hai ragione.-
Una voce, però, li fece fermare. Era squillante, alta, a tratti fastidiosa... il biondo la conosceva anche troppo bene.
-Heeey, Håkan, quanto tempo, tesoro!-
-Tesoro?- La più giovane gli lanciò un'occhiataccia, ma venne scostata con irruenza da una ragazza: ad occhio e croce era più vecchia di lei, il viso fin troppo carico di trucco, i capelli biondissimi con almeno tre dita di ricrescita castana, i vestiti un po' troppo leggeri per quel periodo dell'anno e due tacchi ai piedi capaci di far invidia a dei trampoli; una cosa che la colpì furono i suoi occhi, della stessa tonalità di quelli di Izanagi. Li aveva visti per un millesimo di secondo, ma le provocarono un brivido.
E quella chi era, adesso?
-Lasciami, Eiko...!- Si lamentò il malcapitato, avvinghiato dalle braccia della tipa.
-Si può sapere cosa vuoi?- Eiko lo lasciò andare, voltandosi verso Artemis.
-Cosa vuoi tu, dal mio ragazzo!-
-Io non sono il tuo rag—-
-Stai tradendo Ryoko?!-
-Mi tradisci con quella matta di Ryoko?!-
-STATE ZITTE TUTTE E DUE!- Urlò.
Entrambe si ammutolirono, prima guardandosi tra loro e poi girandosi dall'altra parte.
-Prima cosa: Eiko, io non sono il tuo ragazzo. Seconda, cara Artemis, non lo sono nemmeno di Ryoko, quindi evita di farmi la morale per cose inutili. Ora calmatevi e fate amicizia.-
Le costrinse a stringersi la mano ed a presentarsi, seppur entrambe fossero restie.
-Quindi tu sei la sorella di Izanagi? Non vi somigliate molto.-
-Lo so, io sono più bella, vero?-
Artemis avrebbe voluto ribadire, ma voleva evitare, quella tizia le metteva una certa inquietudine e non ne capiva affatto il motivo: a prima vista sembrava la solita oca da cliché, eppure era strana, molto più subdola di quanto faceva sembrare. Era una caratteristica della sua famiglia?
-... Comunque, prevedo un brutto finale per questo duello.- Disse dopo qualche secondo di silenzio, incrociando le braccia e sorridendo soddisfatta. Una ciocca di capelli le ricadde sulla fronte.
-Pensi davvero che tuo fratello possa vincere contro Stelle Cadenti? Non c'è storia, mi dispiace.-
-Non sto parlando di chi vincerà, ma di come finirà la partita.-
-Che intendi?- Domandò Håkan, avvicinandosi alle due. Eiko indicò lo schermo gigante che dava una visione ravvicinata agli sfidanti, i quali in quel momento sfrecciarono a tutta velocità davanti a loro.
-Stelle Cadenti ha qualcosa che non va. Le sue mani tremano e la testa è stranamente china.-
La ragazza aveva occhio, a quanto pare, entrambi non si erano accorti di quei movimenti quasi impercettibili.
-È vero, ma guarda: ha già in campo Cavaliere del Sole, se al prossimo turno dovesse evocare Cavaliere della Luna, allora potrebbe richiamare Drago Divino dello Specchio Primordiale. È anche in vantaggio rispetto a lui.- Commentò il biondo, rivolgendole un'occhiata di sbieco, tutta la sua attenzione, però, era su Ryoko, preoccupato per lei.
-Tu dici? Vedremo, Håkan~-

-Evoca Cavaliere della Luna, poi... sai già cosa fare.-
La ragazza eseguì, posizionando la carta sul terreno: entrambi i Cavalieri erano in campo. Cavaliere del Sole aveva l'aspetto di un giovane dai capelli arancioni e l'armatura bianca che sfavillava di riflessi dorati, decorata con intarsi in oro puro atti ad imitare i raggi del sole, mentre Cavaliere della Luna era una ragazza dai lunghi capelli di un blu quasi violaceo, anch'essa con un'armatura bianca dai motivi d'oro, questi però imitavano delle mezzelune intrecciate tra loro. Il primo aveva con sé un arco, mentre la seconda una falce.
Erano entrambi mostri di livello quattro di tipo Luce, lei un tuner, lui un mostro effetto.
Il terreno era pronto, il cuore non accennava a rallentare. Stava per recitare il Galdr.
-Stelle Cadenti~!-
Voltò improvvisamente la testa in sua direzione, la stava salutando con un sorrisone. Quando si era levato il casco?
-Sono così contento di star per sentire la tua bellissima voce, non vedevo l'ora! Perché non ti togli anche tu il casco, così tutti potranno ascoltarti meglio?- Rimase immobile, gocce di sudore si creavano copiose sulla sua fronte e scendevano lungo il viso. Si morse violentemente il labbro fino a farlo sanguinare.
-Ryoko! Calmati!- La voce di suo fratello le arrivò forte alle orecchie, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle iridi celesti. Stava calando velocemente la sera, ma quel colore rimaneva vivido anche nella penombra.
-Allora, perché non te lo togli? Hai paura di cantare davanti a tutti? Krigsgaldr ne sarebbe contento?-
Krigsgaldr? Come lo sapeva?! Quel nome lo conoscevano solamente le persone più strette a lei... e con Izanagi non parlava da due anni.
-TACI!- La sua voce, carica di rabbia, uscì da sotto il casco come il ruggito di un leone, roca e graffiante. Poté sentire lo spavento di Yuichi sin dal capannone in cui si trovava ad assisterla.
Il suo avversario assottigliò lo sguardo.
-Oh, ma quanta rabbia! Come mai? Uhm... perché me lo sto chiedendo? È proprio da te, haha~!-
-Ferma, non farlo! Sono solo provocazioni! Ryo— pap—-
Non lo sentì nemmeno. Velocemente si slacciò il casco e con un movimento brusco se lo sfilò, lanciandolo dietro di sé. Una cascata di capelli rossi e neri si liberò dal mollettone, iniziando a volteggiare a causa della velocità. Dopo due anni, i suoi occhi blu si incontrarono nuovamente con quelli azzurri del ragazzo senza alcun ostacolo a separarli.
Lui non cercò nemmeno di fingere stupore, quel sorriso rimaneva indelebile sul suo viso d'angelo.
-Era ora che lo facessi, ero stanco di vedere il tuo bel viso nascosto da quella roba.-
-Sta zitto Izanagi, tu non dovresti mai più rivolgermi la parola, né farti vedere a Nuova Domino. Sei tornato a rovinarmi l'esistenza?!-
-Perché dovrei volerti rovinare l'esistenza, Ryoko? Tu mi piaci tanto, lo sai bene.-
-Così tanto da volermi uccidere?- Finalmente, sembrò avere un cedimento, che tentò di mascherare con la sua solita sicurezza. -Mi hai delusa, abbandonata, lasciata nel terrore e ancora hai il coraggio di volermi vedere? Tu sei pazzo!-
-Che noia...- Ryoko si accigliò, mentre Izanagi rivolse lo sguardo in avanti. -Vogliamo finire questo duello? Sono stanco di girare a vuoto per il circuito.-
Il... duello? La ragazza spalancò gli occhi, puntandoli sul suo duel disk, confusa come se avesse davanti dei geroglifici. Improvvisamente, capì: non comprendeva come, ma Izanagi sapeva di Stelle Cadenti, che era Yuichi a duellare. E se non poteva battere Yuichi e il suo gioco, allora avrebbe battuto la sorella totalmente incapace di giocare.
Come sempre, era astuto come una volpe.
-Allora? Fai la tua mossa o passi il turno?- Cercava di metterle pressione, non doveva ascoltarlo, doveva pensare.
Cosa le aveva detto di fare suo fratello? Evocare Cavaliere della Luna... e poi? "Sai cosa fare"... certo!
Mandò entrambi i mostri al cimitero e dallo scomparto dell'extra deck uscì una carta: cornice bianca, un drago incatenato... Krigsgaldr era finalmente tra le sue mani. Non doveva far altro che cantare ed evocarlo, non importava vincere, sapeva di non potercela fare contro Izanagi.
Posizionò la carta al centro della zona mostri, facendo illuminare di luce arcobaleno il duel disk.
-Sincronizzo Cavaliere della Luna e Cavaliere del Sole per evocare Drago Divino dello Specchio Primordiale—-
Sentiva quello sguardo addosso, come se le stesse martellando le spalle e fosse avvinghiato alla sua schiena.

-"Spezzerò—"-

Le parole morirono in gola all'improvviso, tutto sembrò girarle vorticosamente attorno, unico punto fisso, che non avrebbe voluto guardare, quelle maledette iridi ipnotiche.
Non riusciva a pronunciare il Galdr, né sentire la voce di Krigsgaldr rassicurarla... dov'era finito, perché le sembrava di essere all'interno di una bolla?
-Canta, Ryoko, canta! Fammi sentire l'ipnotica voce di una psichica carica di potere!-
Tutti i suoni risultavano ovattati e la vista si annacquava sempre più gradualmente. Frenò all'improvviso la duel runner, fermandosi di traverso sull'asfalto. Il ragazzo proseguì per un po', ma quando si accorse di non averla più dietro si fermò anche lui.
Chinò la testa in avanti, nascondendola tra le braccia distese sulla scocca della moto. Aveva fallito, peccato nuovamente d'ira ed ora ne stava pagando le conseguenze: la vittoria di Izanagi e il non essere riuscita a cantare un'ultima volta per Krigsgaldr. A cos'era servito tutto il lavoro di suo padre per sistemare Taumantia? E quello di suo fratello, che era tornato a duellare nonostante avesse iniziato ad odiare quel maledetto gioco?
Rovinato tutto, ecco cos'aveva fatto. Tanto valeva farsi rapire assieme alla carta da quel ragazzino maschilista, da soprammobile sarebbe stata più apprezzata e rinchiusa in una teca avrebbe evitato altri errori madornali del genere.
Aprì la bocca, la gola bruciava come se avesse ingoiato degli aghi incandescenti. La rabbia aveva fatto spazio alla commiserazione, e le lacrime sgorgavano senza ritegno oscurandole quasi completamente la vista.
Non riuscì nemmeno a sentire i passi di Izanagi, che mestamente la raggiungeva. Si accorse della sua presenza solamente quando sentì la sua mano gelida posarsi su una delle spalle. Prontamente si scostò, quasi con violenza, e lui indietreggiò poco. Il suo sguardo era strano, sembrava... preoccupato per lei?
-Ryoko, io—-
-Vattene.- Sussurrò, abbassando gli occhi. Altre lacrime scivolarono lungo la geometria del viso.
Scese dalla moto e prese Krigsgaldr dal duel disk, stringendo la sua carta tra le mani, poco importava se l'avrebbe rovinata. Tanto non avrebbe mai potuto adempiere al compito datole dal drago, era solo una ragazzina, lei.
-Aspetta, dove stai andando?- Di nuovo, Izanagi cercò di raggiungerla, ma lei continuava ad ignorarlo. -Ti prego, parlami! Non è da te essere così silenziosa...!-
Perché si stava comportando così? Sembrava quasi impaurito dalle sue azioni. Lui impaurito e lei maledettamente criptica, le parti si erano improvvisamente invertite.
Il ragazzo tentò di fermarla afferrandola per un braccio, ma lei si voltò di scatto e finì per farlo sbalzare via senza nemmeno toccarlo, solamente con l'uso dei poteri psichici. Volò, sbattendo la schiena contro uno dei lampioni e ricadendo sulla pista in ginocchio.
Soffocò un gemito di dolore, mentre tentava di rialzarsi.
-È la violenza la soluzione? Eh? Cosa ti è successo in questi due anni? Non me lo avresti mai fatto.-
Silenzio, solamente lo sguardo fisso e la luce azzurrina che le illuminava gli occhi scemare lentamente. Sembrava totalmente assente, come se non fosse effettivamente lì.
Conosceva Ryoko da più di dieci anni, e nonostante le parole taglienti e le minacce che le aveva rivolto, sapeva bene che non gli avrebbe mai fatto del male in quel modo, così a caso, perché tra loro c'era stato un grande affetto e lei odiava ferire ciò a cui voleva o ha voluto bene.

-Artemis, è tutto troppo strano. Da quando Ryoko ha fermato quella moto, non sembra più lei. Cosa le sta succedendo?- Håkan era allarmato. Le sue azioni avventate e cariche di rabbia non coincidevano con quello che il grande schermo stava trasmettendo. Purtroppo entrambi levandosi il casco avevano perso anche i microfoni e potevano vedere solamente le immagini, essendo loro sul lato opposto del circuito.
Gli spettatori sembravano invece divisi su quattro fronti: c'era chi urlava alla noia, chi si lamentava del duello finito in quel modo brusco e senza un vincitore, chi restava a bocca aperta alla visione dei poteri di Stelle Cadenti e chi seguiva la vicenda in silenzio, cercando di capire cosa stesse accadendo.
-... Artemis?- Si guardò velocemente intorno, ma non c'era alcuna traccia della ragazzina, era rimasto solamente Uroboro, il quale poco prima gli si era appollaiato sulla spalla. Possibile che fosse andata da qualche parte da sola, abbandonandolo lì e senza dire niente?
-Perché cerchi quella bimbetta? Non ti basto io?- Eiko si posò i pugni chiusi sui fianchi, guardandolo con fastidio.
-Perché la "bimbetta", come dici tu, è la ragazza di Yuichi. Quello mi spezza duecentosette ossa se le succede qualcosa. Non l'hai vista?-
-Ha detto che sarebbe andata in bagno... ma tu non l'hai sentita perché troppo occupato a sbavare per la tettona in tutina.-
Sbuffò rumorosamente, incapace di replicare. Dopotutto... non aveva torto, ormai era inutile nasconderlo, aveva continuato a "sbavare per la tettona in tutina" anche dopo aver scoperto la sua vera identità.
Inizialmente Ryoko gli era sembrata solo una pazza scatenata, ma più passava il tempo e lei smussava il suo carattere dirompente, più comprendeva chi fosse veramente, nonostante lo avesse malmenato un certo numero di volte.
Un forte rombo di motore, proveniente alle loro spalle, li fece voltare. Pochi secondi dopo, la sagoma della Yusei Go gli sfrecciò davanti, frenando bruscamente appena le gomme toccarono l'asfalto della pista, provocando un forte stridio. A bordo... Yusei?
No, non era lui. Il pilota si levò il casco, rivelando essere Yuichi. Ansimava rumorosamente, i suoi occhi nocciola erano spalancati.
-Dov'è Ryoko?!- Urlò, sovrastando il rumore che la moto accesa provocava.
-Al di là della pist—-
Non lo fece finire di parlare, mezzo secondo dopo era sparito lasciandosi dietro una lunga strisciata nera ed una nuvola di fumo.
Solo dopo, Håkan si rese conto di cos'aveva appena visto. Yuichi, in sella ad una moto, che andava a folle velocità ed eseguiva manovre ancor più spericolate di quelle della sorella.
Quei due erano molto più simili di quanto volevano far credere, ne aveva appena avuto la totale conferma.
-Perché non vai a vedere il tuo migliore amico ed il suo ex amico ammazzarsi di botte?-
Eiko lo guardò con quelle profonde iridi celesti, assottigliando lo sguardo.

Izanagi era riuscito ad alzarsi in piedi solamente grazie all'aiuto di un uomo, arrivato lì tempestivamente dopo essere stato sbalzato via, che lo aiutò a sollevarsi prendendolo di peso per le spalle.
Yuichi lo vide nel momento stesso in cui arrivò con la moto e si frappose violentemente tra lui e Ryoko, erigendo una barriera atta a dividerli. Sarebbe dovuto passare sul suo cadavere prima di poterla toccare nuovamente. Quella persona era molto alta, più di due metri, i vestiti scuri sembravano stargli stretti a causa dei muscoli molto sviluppati, i capelli neri erano tagliati a spazzola, la bocca era serrata e la poca pelle scoperta attraversata da parecchie cicatrici... sembrava quasi un moderno Frankenstein. Il dettaglio che aveva notato subito, però, era il suo sguardo fisso e completamente perso, caratterizzato da iridi di un azzurro totalmente inumano, quasi luminoso... lo stesso di Izanagi, ma anche dell'uomo che aveva aggredito Artemis.
L'energumeno sembrava anche coincidere con la descrizione di suo padre, della persona venuta a fissarlo senza dire nulla.
Si tolse il casco, scendendo dalla duel runner.
-Vedo che hai superato la paura della velocità, Yuichi! Come stai?- Ancora aveva il coraggio di scherzare, dopo la botta presa?
-Evita di dire stupidaggini, potrei decidere di privarti completamente del piacere di farlo.-
-Oh.- Rise, seppur con fatica. -La tua vena violenta è sempre bella presente, non cambierai mai.-
-Invece tu sei cambiato eccome. Minacci di morte mia sorella dopo averla baciata, sparisci per due anni e quando torni ti ritrovo assieme a persone dall'aspetto tutt'altro che raccomandabile.-
-Andiamo, sapevi già che volevo farlo. Te lo avevo detto, no?- Si avvicinò a passo lento, fino a stargli a pochi centimetri. Lo guardava dall'alto, senza mai perdere il sorriso. -Prima della tua ultima gara... quella dove hai fatto fuori il tuo avversario...-
Yuichi si morse il labbro. Quel ricordo continuava fare molto male.
-Non è che lui è morto perché tu pensavi ad altro? Eh?-
-Smettila!- Gli tirò un pugno dritto in faccia, che incassò completamente e cadde di schiena. -Smettila di parlare di quella vicenda!-
Un altro pugno, eppure quegli occhi rimanevano fissi.
-Tranquillo, il motivo non è quello!- Ignorò completamente il sangue che sgorgava dal naso ed il labbro spaccato, ridendo. -Piuttosto, dovresti riprendere tua sorella, invece di stare qui a picchiarmi.-
Yuichi aggrottò la fronte.
-Guarda che sta facendo. Sbrigati.-
Si voltò di colpo, alzandosi dal corpo ormai martoriato dell'ex amico.
Effettivamente, lei non aveva avuto la minima reazione vedendolo arrivare, né aveva parlato successivamente.
Stava in piedi, al centro della pista, con un braccio alzato e la carta di Drago Divino dello Specchio Primordiale stretta nella mano destra.
Il suo canto, forte come sempre, riecheggiò per tutto lo stadio.

-"Le catene sono spezzate,
Vieni, Drago Mitico, Divinità!
Discendi sul Mondo,
Irradiandolo di luce.
Offro in dono la mia anima,
Per adempiere al compito.

Che lo specchio compaia,
La mia anima non basta.
Che lo specchio rifletta.
Divino, torna da noi.
Che il mio corpo,
Apra il varco.
Che io diventi,
L'Axis Mundi."-


Angolo autrice
Salve a tutti.
Altro capitolo delirante, eh? Proprio così.
Su questo non ho molto da dire, lascio trarre a voi le vostre conclusioni.
L'unica cosa che ho da dire stavolta è che mi prenderò una mini pausa dallo scrivere per permettermi di riordinare le idee, finire il quarto capitolo di "Rosemarie e il Diavolo" e riscrivere per la seconda volta la mia primissima oneshot a tema Pokémon.
Perché proprio ora, con un finale così?
Perché mi piace essere cattiva. :>
See ya!

Jigokuko

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Appendice 3 - Håkan ***


Appendice 3

Håkan

 

Una gran quantità di fumo fuoriuscì dalla sua bocca, fino a lasciarlo senza fiato e costringerlo a tossire.
Si mise a sedere sul letto, tenendosi la fronte pulsante con le mani ed ansimando rumorosamente. La luce del lampadario era così forte e fastidiosa...
Girò la testa alla sua sinistra. Come si chiamava quella tipa, adesso? In realtà non gli importava, come non gli importava di essere completamente nudo.
L'unico suo problema in quel momento era il fatto che la sigaretta fosse ormai alla sua morte. Chiuse gli occhi e si gettò nuovamente all'indietro, rimbalzando sul materasso e scuotendo un po' il letto. La ragazza si svegliò, sorridendogli quando lo vide intento a trafficare con l'accendino.
-Buongiorno.-
-Buongiorno un cazzo. Che ci fai ancora qui?- Il suo tono di voce fu fin troppo rude. Lei ci rimase male.
-M-mi dispiace.-
-Continuare a scusarti non credo ti farà rivestire più in fretta.-
Non un'altra parola, la ragazza sparì e non la vide mai più.
Ma d'altronde, quella era una sua giornata tipo: alcool, sesso, fumo, feste e... noia mortale.
Stranamente, quella mattina non si era ritrovato in ritardo, forse perché la notte non aveva dormito quasi nulla. Forse due ore, prima di venir svegliato da un mal di testa atroce causato dalla sbornia.
Visto allo specchio aveva un aspetto terribile: i capelli biondi erano scompigliati con le ciocche che andavano dove pareva loro e due occhiaie scure e profonde a contornare gli occhi diversi arrossati dalla stanchezza.
Aveva un fisico asciutto, non esageratamente magro né troppo muscoloso, seppur la sua prima apparenza suggerisse l'opposto, non gli piaceva la violenza, né il dover picchiare qualcuno.
Sbadigliò un'ennesima volta e senza accorgersene crollò lentamente in avanti appoggiando la fronte sullo specchio gelido, rimanendo lì un'infinita ventina di secondi. Un sospiro e si rimise diritto, stropicciandosi pigramente un occhio.

Lui era sempre lì: composto, pulito e perfettamente ordinato, con la cartella stretta tra le braccia ed un sorriso stampato in viso. Spesso, si chiedeva come facesse ad essere tanto contento di prima mattina, quel ragazzo era incredibile.
-Ciao, Håkan!- Nonappena il biondo varcò l'uscita del condominio, il castano gli venne incontro.
-Ciao, Akito. Ti ho... fatto aspettare tanto?- Si passò una mano tra i capelli, incapace di trattenere il decimo sbadiglio degli ultimi cinque minuti e poi estrasse dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette, infilandosene una tra le labbra.
-Ma no, ormai sono abituato ai tuoi ritardi.- Rispose, osservandolo accenderla. -Quante ne hai già fumate?-
-È la terza.-
-Non sono nemmeno le otto di mattina e tu stai alla terza sigaretta? Di questo passo vomiterai anche i polmoni la prossima volta che ti sbronzerai.-
Non lo disse con cattiveria, piuttosto con preoccupazione. Il suo amico ultimamente aveva preso una strada deviata e ciò non gli piaceva; era iniziato quando, pochi mesi prima, aveva avuto la brillante idea di andare a vivere da solo raggiunta la maggiore età, ma le cose non andavano troppo bene.
Questo lo sapeva anche Håkan stesso, però... tante cose lo portavano a fregarsene ed a continuare il suo percorso errato.
-Scusami se ti faccio preoccupare.- Mormorò, ma l'accese comunque.
-Inizia ora a diminuirle.- Inaspettatamente, il castano gliela rubò di mano e la lanciò dentro un tombino.
-Hey! ... no, hai fatto bene.- Entrambi si rivolsero un sorriso.
Håkan era contento di avere Akito nella sua lista di pochi amici, lui era l'unico vero, che nonostante fosse in una situazione economica disastrata, gli stava vicino non per soldi ma per affetto. Aveva provato più volte a dargli una mano, ma lui aveva sempre rifiutato, odiava recargli disturbo, soprattutto quando il suo amico era in una condizione mentale tanto precaria.
Il biondo gli si avvicinò e, mentre camminavano, gli avvolse le spalle con un braccio, stringendolo forte a sé e ridendo.
-Ah, se non ci fossi tu, amore mio, come farei!- Disse, in modo estremamente teatrale, facendo arrossire l'altro d'imbarazzo.
-Ma cosa dici? Lasciami, sei molesto!- Gonfiò le guance, allontanandosi di qualche passo. -Non dire cose così ambigue in presenza di altre persone.-
L'amico, però, continuava a ridere, standogli dietro con le mani in tasca. Erano passati pochi minuti da quando si era presentato ad Akito come un morto vivente, ma in quel frangente sembrava aver ripreso vitalità all'improvviso, il vero Håkan Atlas era lì presente, e non aveva nulla a che vedere con quello che si sfondava di alcool e sigarette quasi ogni sera.
Purtroppo, arrivati a scuola si dovettero separare, non essendo nella stessa classe.

Quando si trovava da solo, in presenza di altre persone a lui non legate, era come se si spegnesse all'improvviso e diventasse totalmente un altro.
In quell'edificio e anche al di fuori, tutti lo conoscevano come la progenie del Re, il Principe, l'erede del grande Jack Atlas, destinato a fare grandi cose come il padre ed a diventare un campione di duelli turbo.
... non era assolutamente ciò che desiderava.
Duellare gli piaceva, ma lo aveva sempre visto più come un passatempo che un modo per aspirare alla gloria. Per lui, sapeva già sarebbe stato impossibile raggiungerla, a causa di tutti i paragoni che i media avevano fatto ed avrebbero fatto con suo padre, lasciandolo sempre nella sua ombra. Lo aveva capito sin da piccolo, quando provò a partecipare ad alcuni tornei, ma abbandonò subito l'idea.
Il nomignolo di "principe", però, gli era rimasto e non lo disprezzava, anzi, essere chiamato in quel modo lo faceva sentire un minimo importante.
Inizialmente, Jack era rimasto deluso dalla sua scelta di non proseguire per quella strada, ma dovette ringraziare sua madre per avergli fatto capire che poteva essere orgoglioso di suo figlio anche se non avrebbe seguito le sue orme.
Carly, per aiutarlo a combattere la noia, l'aveva raccomandato ad un'agenzia per modelli e, nonostante lui non seguisse mai le regole imposte per farsi fotografare, erano sempre entusiasti di poter mettere il suo bel viso su una rivista.
L'ultima copertina su cui era apparso era quella della rivista più rinomata della città; gli avevano messo addosso un chiodo di pelle senza una maglietta sotto, mentre si accendeva una sigaretta da delle banconote in fiamme. Il viso era truccato di scuro attorno agli occhi ed i capelli erano scompigliati per dargli un'aria ancora più stanca di quanto già non avesse. Lui l'aveva trovata estremamente ridicola, ma a quanto pare aveva riscosso enorme successo.

Non riuscì a trattenere un leggero sbuffo quando un gruppetto di ragazze gli si avvicinarono. In testa, la studentessa più popolare dell'istituto, con una scia infinita di pretendenti e cuori spezzati alle proprie spalle. Il suo sguardo verdastro era languido, le ciocche rosso fuoco scendevano lungo le spalle ed accarezzavano i seni prosperosi, in parte scoperti dalla scollatura profonda della sua maglietta.
-Buongiorno, Mio Principe. Come stai?- Allargò le labbra coperte di lucidalabbra in un sorriso, gli occhi da cerbiatta puntati verso di lui.
-... Bene, grazie dell'interessamento. E tu?- Rispose, con noia. Non ricordava nemmeno il suo nome.
-Divinamente, grazie!- Cinguettò e rivolse un'occhiata alle sue amiche, le quali si dileguarono, lasciandoli soli, nel silenzio del corridoio vuoto.
Gli accarezzò delicatamente una guancia, alzandosi in punta di piedi, mentre lui fece l'opposto, abbassandosi per raggiungere quelle labbra morbide come petali di rosa, sulle quali si avventò come una bestia famelica. Prese subito il comando, - lo pretendeva - spingendola contro al muro, facendo scontrare i loro petti ed ingabbiandola solo con la forza di quel bacio profondo e passionale, mentre con la mano destra percorreva il perimetro della sua gamba, salendo vertiginosamente, fermandosi però appena raggiunta la gonna. Divise i loro corpi suscitandole protesta e stavolta fu lui ad accarezzarle il viso e rivolgerle un sorriso, dolce, ma completamente falso.
-Ti va di continuare il nostro gioco dopo la scuola, principessa?- La fece arrossire, tanto che divenne simile alla sua chioma di fuoco.
-Certamente.-
La ragazza trotterellò via tutta contenta e lui si voltò per andare in classe, ma appena lei fu abbastanza lontana, gli arrivò un ceffone in pieno viso, completamente inaspettato. Ripresosi dalla confusione, scorse la figura più bassa e minuta di Akito, lo sguardo furente e i pugni contro i fianchi.
-Quando la smetterai di comportarti così?-
-Così come?-
-Lo sai benissimo: approfittarti delle ragazze. A quella piaci, ma tu la stai illudendo.-
-Ma ti pare? Lei mi sfrutta per la popolarità, sono solo il suo trofeo personale. Ciò che faccio è solo chiedere qualcosa in cambio.-
-Non sai proprio tenertelo nei pantaloni, eh?- Domandò, con tono quasi di disprezzo.
-Finché è bello e funzionante lo uso.- Seguì la risposta, assieme ad un sorrisino di soddisfazione.
-Comportati come l'adulto che sei.-
-Ho solo diciotto anni.-
-"Solo"... sei grande e maturo solo quando ti fa comodo, Håkan. Io cerco di aiutarti e tu non fai altro che accampare scuse, vanificando ogni mio tentativo.-
-Sembri mia madre.- Si lamentò, incrociando le braccia, ora sul suo volto lievemente arrossato era presente un'espressione seria, a tratti adirata.
-È perché ci tengo a te ed alla nostra amicizia. Voglio solo farti capire che con questo comportamento non ti scrollerai mai di dosso il titolo di "figlio di Jack Atlas", né diventerai mai un individuo unico staccato da lui.- Il biondo tacque, assottigliando lo sguardo. -Se mai dovesse piacerti davvero una ragazza, lei potrebbe rifiutarti perché penserebbe che vuoi solo il suo corpo per una notte. Alle donne non piacciono i farfalloni, mettitelo in testa.-
-Che ne vuoi sapere? Sei solo un verginello.-
-E tu? Ce l'hai mai avuta una ragazza vera, che tu abbia amato veramente?-

... La risposta era un "no" grande come una casa, anzi, un grattacielo di cento piani.
In tutta la sua vita, non aveva mai provato sentimenti tanto forti per qualcuno da poterli etichettare con "amore". Si era sempre distaccato da frivolezze simili a causa della sua diffidenza nei confronti di chiunque lo circondasse.
"Vuole solo soldi, o popolarità. Non le piaci", la sua mente elaborava sempre ed all'istante quei pensieri, come se fossero delle urla nella testa.
Ed era arrivato all'idea di sfruttare anche lui stesso chi cercava di accalappiarselo per non nobili fini.
Dopotutto, era giovane, poteva permettersi il divertimento quasi ogni sera, ma se si fermava ed abbandonava per un attimo l'euforia del momento, si rendeva conto di non sapere affatto cosa volesse farne di sé stesso. Non era buono a nulla, uno stupido capace solo di far vedere un bel viso ed incantare con un sorriso ben mirato.
Si sentiva completamente vuoto, per questo tentava di allontanarsi immergendosi nella baldoria e stordendosi con fiumi di alcool.
Nessuna l'avrebbe mai voluto così, il suo unico amico vero aveva completamente ragione, eppure per quanto ci provasse non riusciva a sistemare i suoi cocci. Era frustrato.

Invece di tornare in classe come avrebbe dovuto, salì prima all'ultimo piano e poi sul tetto dell'edificio, appoggiandosi alla ringhiera con i gomiti. Si vedeva tutta la città da lì, il sole che si levava pigramente illuminava gli edifici di luce tiepida.
Faceva freddo e la brezza di dicembre gli pizzicava il naso, ma poco importava, voleva stare da solo.
Si ritrovò una sigaretta tra le labbra, l'aveva accesa senza nemmeno rendersene conto. Akito non avrebbe voluto, ma ormai era lì, e da solo non l'avrebbe mai lasciata. Patetico.
Guardò in basso, il distacco dalla strada era davvero tanto.
-Ciao.- Una voce, femminile, gli fece quasi prendere uno spavento.
Si voltò. Era una ragazza bassa, dai capelli scuri e gli occhi verdi.
-Lasciami in pace.-
-Sei Håkan, giusto...?-
L'aveva chiamato con il suo nome e basta, non "principe" o cazzate simili. Apprezzò.
-Sei qui per farmi delle avances?-
-Mai nella vita.- Lo gelò completamente con lo sguardo. -Ho visto quando ti sei preso lo schiaffo, e ammetto... di aver sentito parte del discorso. Volevo chiederti come stavi.-
-Davvero ti interessa?- Annuì, raggiungendolo. -Penso si veda, no? Sono a pezzi ed è tutta colpa mia.-
Perché glielo stava dicendo tanto facilmente? Stava impazzendo?
-Non credo tu sia completamente colpevole, spesso sono le circostanze a portarci su una strada che non vorremmo percorrere. A me prendevano in giro perché non ho una madre, e per questo ho tirato parecchi schiaffoni che non avrei voluto dare.-
Håkan dischiuse le labbra e soffiò piano il fumo fuori dai polmoni.
-Perché mi dici questo? Non ci conosciamo nemmeno.-
-Perché mi sembri un potenziale sprecato.-
-Sei rude.-
-E tu stupido se ti lasci assalire così dalle aspettative che degli insulsi sconosciuti nutrono nei tuoi confronti. Sei grande e grosso ed anche un bel ragazzo, ma continuando in questo modo ti distruggerai e rimarrai da solo.-
Spostò gli occhi su di lei, che se ne stava mezza stravaccata contro la ringhiera.
-Quanta preoccupazione.-
-Non sono preoccupata, voglio solo farti aprire gli occhi.-
-Non ne capisco il motivo, non ci guadagneresti nulla.-
-Lo faccio perché in un certo senso siamo simili. Puoi uscirne se ci metti buona volontà, fidati di me.-
-Ma non so nemmeno il tuo nome.-
-Che t'importa? Non ti sarà utile a cambiare le tue abitudini sciocche.-
Ormai, quella sigaretta accesa era bruciata per metà, ma lei gliela rubò comunque di mano e se la mise in bocca. -Questa è mia!-
-Aspe— che stai combinando?!- Aveva preso a frugargli nelle tasche, trovando il pacchetto intero.
-Ed anche questo lo è. Buon proseguimento di giornata!-
Com'era arrivata, sparì all'improvviso, mollandolo lì, nel silenzio più totale.

Gli sembrò quasi di aver parlato con un fantasma, o che fosse stata un'allucinazione, eppure le sigarette erano scomparse, perciò non si era inventato tutto.
Non vide mai più quella ragazza impertinente, né scoprì il suo nome, ma da quella breve chiacchierata sembrò essergli scattato qualcosa in testa.
Ripercorse le sue parole, riflettè sul metterci buona volontà, da solo.
In effetti, lentamente iniziò a calmarsi ed a fregarsene di più, abbandonando l'abitudine di sbronzarsi tutti i giorni o fumare quantità abnormi di sigarette. L'unica abitudine che gli fu difficile mitigare era quella di andare a letto con tantissime ragazze, era la sua preferita, nonché un ottimo anti-stress.
Stufo di prendersi delle sberle da Akito, però, smise di fare anche quello, si fece qualche altro amico e non sfruttò più nessuno, né si fece sfruttare, limitandosi a tenersi a distanza da tali seccature.
Meglio soli, che mal accompagnati.

***

Quasi quattro anni passarono piuttosto tranquilli e le acque finalmente si erano mitigate, al momento non pensava più di star sprecando la sua esistenza, forse quella strana tipa comparsa totalmente a caso lo aveva veramente aiutato. Che gli servisse solo il parere sincero di uno sconosciuto?
Non lo sapeva, ma era comunque contento di averla incontrata, anche se per poco.

"Stelle Cadenti si sta preparando ad evocare il suo mostro più potente, finalmente potrete udire la sua splendida voce, spettatori!"
-Un'idol?- Rivolse lo sguardo alla televisione accesa, ma stavano trasmettendo in duello che si teneva a Nuova Città di Domino. Si stavano sfidando due donne, una guidava una duel runner verde, mentre quell'altra era totalmente vestita di bianco ed aveva il viso coperto.
-In che senso un'idol duellante?- Aggrottò le sopracciglia. Non sopportava le idol di per sé, figuriamoci se dovevano mettersi a rovinare anche Duel Monsters. Fece per cambiare canale, ma si bloccò.

"Spezzerò le catene..."

Quella voce ipnotica lo destabilizzò, lasciandolo a bocca aperta. Sembrava il canto di una sirena, o meglio, un angelo.
Si rese conto solamente dopo quanto il suo organo cardiaco stesse battendo forte, cosa gli stava succedendo? Era solo una tipa in tutina e con una bella voce, nessuna cantante gli aveva mai fatto un effetto simile.
Il drago venne evocato, lei tornò muta ed azzerò i life points dell'avversaria in un istante.
Sembrava stupido da dire, ma pensò di essersene innamorato perdutamente, che quella dietro uno schermo fosse la sua anima gemella. Voleva incontrarla di persona, vederla in viso e sentire come sarebbe stata la sua voce quando parlava. Stelle Cadenti era diventata un'ossessione totalmente inaspettata. Desiderava ardentemente conoscerla e nessuno lo avrebbe fermato.

L'occasione giusta per farlo gli si presentò all'improvviso, quando venne contattato da un suo amico d'infanzia. Non si incontravano da parecchi anni, ma fin da piccoli erano sempre stati in buoni rapporti.
Tempo prima gli aveva parlato di Stelle Cadenti e del suo desiderio di vederla dal vivo e lui, poco dopo, lo aveva invitato a Nuova Domino, per rivedersi dopo tanto e, soprattutto, andarla a vedere insieme.
Yuichi Fudo era sempre stato molto pacato ai suoi occhi, ma quando risentì la sua voce dopo tanto, gli sembrò fin troppo calma, quasi come se fosse senz'anima. Questo lo fece preoccupare abbastanza, perciò aveva un altro motivo per tornare nella città in cui i suoi genitori erano cresciuti, in un certo senso l'aveva sempre sentita sua e prima o poi sarebbe andato a viverci.

Una settimana dopo era già in quella splendida metropoli dalle mille luci e colori, con il cuore che batteva forte al pensiero di poter vedere l'angelo dal cavallo d'acciaio.
La incontrò per caso mentre se ne stava andando dall'Arena Kaiba, lei gli cantò una canzone per imbambolarlo e trotterellò via, sparendo ed ignorando il suo richiamo.
Sconsolato ma al contempo contentissimo di aver appurato la sua effettiva esistenza - a volte, aveva ancne pensato si stesse inventando tutto -, si diresse a casa del suo amico.
Parcheggiò la duel runner nel vialetto e scese. Sostò davanti alla porta di casa per un lasso di tempo che gli sembrò interminabile, ma quando si decise a suonare il campanello, non fu Yuichi ad aprirgli, bensì una ragazza.
Capelli rossi tendenti al magenta e ciocche nere, penetranti occhi di uno splendido blu elettrico e uno sguardo che sembrava lanciare coltelli contro di lui. Lo guardò dall'alto al basso.
-Paaaapààà, c'è uno snob biondo platinato con una treccina da fighetta e gli occhi strani alla porta. Che faccio, gliela chiudo in faccia?-
Chi era quella, il suo nuovo incubo?


Angolo autrice

Maaaacciaoo!
Vi aspettavate un'appendice proprio adesso? La scorsa volta ho omesso che era l'ultimo capitolo del terzo atto giusto perché non volevo che mi tiraste le pietre, con un finale così a metà.
Ma parliamo di questo capitolo: Håkan un tempo era un tipico bad boy (più o meno) da ficcyna sugli Una Direzione, molto alla Enrico Stili, ma fortunatamente rinsavisce da solo e senza l'ammmmore di una Hope. :D

A parte le cagate, non potete capire QUANTO imbarazzo ho provato a scrivere quel mezzo limone tra lui e la tipa, non capisco certa gente come faccia a descrivere interi atti sessuali espliciti, dovrebbero dar loro una medaglia.

Ho deciso di scrivere l'appendice in questo modo e senza raccontare veri e propri fatti perché volevo focalizzarla più sulla psicologia e tutti i suoi complessi di inferiorità, spero di non avervi annoiato e che abbiate comunque apprezzato.

Ee niente, noi ci rivediamo al quarto atto, siamo agli sgoccioli ed io non vedo l'ora di completare la storia. Ci sono affezionata, ma ormai ne ho le palle piene.
Continuerò comunque ad impegnarmi fino al termine però, non preoccupatevi.

Ciaone!

Jigokuko

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Livello 21 - Previsioni errate ***


Livello 21

Previsioni errate

 

Atto finale

Appena la voce di Ryoko si placò, la carta nella sua mano si dissolse e ci fu un interminabile secondo di silenzio. Poi, il caos.
Generato dallo stupore, dalla paura di ciò che si stava mostrando all'umanità: il portale per il mondo al di là dello specchio si era appena aperto.
Come durante il duello contro Izanagi, il suolo divenne specchio, ma quell'effetto si propagò anche sulle tribune ed in cielo, dando vita ad un muro dietro al quale si vedeva un altro luogo. Sembrava lontanissimo, ma al contempo estremamente vicino. Stavolta, tutto era reale.
La ragazza rimase immobile, finché da sotto i suoi piedi non fuoriuscirono due mastodontiche ali di metallo ed ingranaggi, le quali l'avvolsero e trascinarono in basso, facendola scomparire completamente, assieme a tutto ciò generatosi solo qualche istante prima.
Tutti gli spettatori fuggirono terrorizzati, ma Håkan rimase a fissare lo schermo a bocca aperta. Nel momento in cui Ryoko sparì, scavalcò la ringhiera e corse per la pista fino al punto in cui Yuichi, Izanagi e quel tizio gigantesco si trovavano.

-Che cos'è successo? Dov'è finita mia sorella?!- In preda alla rabbia, il corvino tentò di tirare un altro pugno contro il viso dell'ex amico, il quale venne parato da una mano enorme, frapposta tra loro in modo da dare il tempo al bersaglio originale di rialzarsi ed allontanarsi.
Ancora quell'uomo inquietante.
La presa si spostò sul suo polso e lo tirò in terra con una facilità incredibile, come se fosse stato un foglio di carta.
-Calmati, Yuichi. Ormai il danno è fatto, un po' di tempo per le spiegazioni lo abbiamo.- Seppur ancora dolorante, il castano si mise le mani sui fianchi, ma rimase a debita distanza. Conosceva bene Yuichi Fudo, sapeva che il solo farlo cadere non sarebbe bastato a placare la sua furia.
-Danno? Quale da—aaah!- L'essere gli pestò la schiena con forza, facendolo urlare di dolore.
-Mutaforma, non ti ho detto di agire. So che sei arrabbiato con lui per ciò che ti ha fatto, ma se disobbedirai ai miei ordini dovrò ucciderti. E tu non vuoi morire di nuovo, vero?-
Il piede si tolse dal suo corpo e "Mutaforma" rimase immobile, senza fiatare, lo sguardo fisso e le pupille dilatate.
Yuichi con fatica si alzò in piedi, tenendosi stretto il braccio destro. Guardava Izanagi con lo sguardo di chi voleva sapere tutto e in un istante.
-Aah, probabilmente ti starò confondendo, con tutti questi discorsi strani, perdonami... sono abituato a dire tutto e niente. Ma, dato che sei tu e ci tengo alla nostra amicizia, la farò breve: Mutaforma, il tizio che hai fatto fuori due anni fa, quello che ha investito Ryoko ed il falso padre di Artemis sono la stessa creatura. Hai ucciso due volte la stessa persona, eppure lei è ancora qui! Non è divertente? Da sbellicarsi, Yuichi!- Il giovane spalancò gli occhi e lentamente voltò il capo verso l'uomo gigantesco e pieno di cicatrici, poi guardò Izanagi, poi di nuovo lui ed ancora una volta il castano. -È stato creato a partire dal sangue di "Krigsgaldr", come lo chiamate voi. Non è immortale, ma quando muore è facilmente rianimabile. Inoltre, ha la capacità di rubare l'aspetto ed i ricordi di chi guarda negli occhi per un paio di minuti. Un'ottima risorsa, non credi?-
Perfetta, non c'erano dubbi. Ci si poteva sporcare facilmente le mani senza effettivamente agire, e nessuno avrebbe sospettato di te.
-Il... sangue di Krigsgaldr? Come...-
-Calma, bello mio, ho detto che abbiamo un po' di tempo, non tutto il giorno. Mutaforma è una cosa superflua considerando il casino che tua sorella e quella bestia immonda hanno tirato in piedi.- Yuichi assottigliò lo sguardo, il quale valeva più di mille parole. -Ryoko è una brava ragazza, anche troppo, per questo il Drago Ceruleo l'ha manipolata tanto bene... e di conseguenza ha manipolato te e chiunque vi stia intorno.
Lui canta, vola in cielo, dispensa consigli e vi inonda di conoscenza, ma il suo unico obiettivo è collegare i due mondi, e per farlo, il prezzo da pagare è cancellare il nostro, usando il potere di Ryoko come chiave di accensione dell'Albero del Mondo.-
-E tu come fai a sapere tutte queste cose? Non mi fido più di te, Izanagi, ormai dovresti saperlo.- Il castano sorrise, puntandogli contro quelle inquietanti gemme azzurre.
Tese il braccio sinistro, indicando dietro di lui. Si voltò, trovando Håkan con uno sguardo a metà tra l'allucinato e l'estremamente confuso, assieme ad Eiko, la quale si incamminò per raggiungerli.
-Prevedo il futuro. Dal primo momento in cui incontrai Ryoko, sapevo già tutto, ogni secondo di cosa sarebbe accaduto. E la fine delle mie previsioni prevede...- Tacque, mordendosi il labbro ed involontariamente rovinandosi il rossetto.
-La fine del mondo.- Izanagi finì la frase per lei, abbassando la testa. -Noi discendenti della Dea a Due Teste abbiamo il compito di fermare il Drago Ceruleo ogni volta che tenta di discendere nel mondo al di qua dello specchio, usando ogni mezzo, subdolo o non.-
-E per questo avete tentato di far fuori più volte me, mia sorella ed i miei amici?!-
L'adrenalina salì all'improvviso, dandogli alla testa e cancellando completamente il dolore. Scattò in avanti come un'esplosione, pronto a sferrare l'ennesimo pugno. Lui... lui sì che voleva ucciderlo, e magari farlo a pezzi.
Dovette bloccare la sua corsa all'istante, perché l'obiettivo, con un solo gesto della mano, fece scaturire delle scariche elettriche dalle dita, bruciando l'asfalto che li divideva e disegnando una linea retta.
-Non ti conviene avvicinarti, posso colpirti con una scarica tanto forte da fermarti il cuore per l'eternità. Ora non siamo più nemici... ma alleati, Yuichi. Dobbiamo salvare il mondo insieme.-
Anche Izanagi aveva dei poteri, avrebbe dovuto aspettarselo.
... Elettricità? Fulmini?
Qualcosa riaffiorò all'istante dai meandri della sua mente, focalizzandolo su un singolo evento, un secondo preciso della sua vita. Il display della sua Duel Runner. Prima di perdere il controllo, aveva avuto un guasto elettrico, per quello diventò improvvisamente incontrollabile.
Allora era stato lui...
Quella fu una batosta più grande di quanto si aspettasse: in realtà non aveva ucciso nessuno e sapeva già la natura diabolica di Izanagi, ma il solo pensiero che il suo al tempo migliore amico avesse tentato così all'improvviso di spezzare la sua vita lo fece rattristare parecchio. Il suo sguardo si perse nel vuoto, la vista si annacquava.
-Yuichi.- La voce di Håkan alle sue spalle. Si voltò di scatto, a guardarlo attraverso la coltre di lacrime ed il viso bagnato. -Non è questo il momento di piangere, tua sorella potrebbe essere davvero in pericolo, dobbiamo ritrovarla.-
Fu in quel momento che se ne accorse: sulla sua spalla c'era Uroboro, ma nessuna traccia di Artemis. Era troppo strano, perché non si trovava lì con lui? Non era da lei scappare o rintanarsi in un angolo in momenti del genere, soprattutto senza il suo pappagallo.
-Dov'è Artemis?- Gli chiese all'improvviso, in allarme. Il biondo si guardò attorno, poi alzò le mani in segno di resa.
-Io... non lo so. Eiko mi aveva detto che era in bagno. All'inizio mi sembrava plausibile, ma ora...-
Il corvino si girò nuovamente verso Izanagi, ormai da lui considerato nemico mortale.
-Cosa le hai fatto?!-
-Io? Niente! Come potevo?-
-E tu, Eiko? Vuoi che ti strappi tutti i capelli?-
Ma anche la ragazza alzò le spalle.
-Credo che la salvezza del mondo sia più importante di quella ragazzi—-
-Non me ne frega un cazzo se verremo tutti ammazzati da un drago con manie di protagonismo, se le fosse successo qualcosa o non potessi dirle addio non me lo perdonerei mai.- Strinse i pugni, digrignando i denti. -Quindi, se sai qualcosa, dimmelo... per favore... Izanagi.-
Il ragazzo prese un profondo respiro, senza mai perdere quell'aura torreggiante e sicura di sé.
-Posso assicurarti che la tua ragazza sta bene.-
-E allora dimmi dov'è.-
-Calma, amico. Prima voglio... farti una sorta di... come dire... ramanzina.- Yuichi non fece in tempo ad elaborare la frase che Mutaforma gli sferrò un pugno dritto sul viso, facendolo volare sull'asfalto come una bambola di pezza.
-Yu—!- Håkan bloccò il suo grido sul nascere nel momento in cui l'omone si frappose tra loro.
Izanagi gli si avvicinò a passi pesanti, guardandolo con le mani sui fianchi ed uno sguardo adirato.
-Idiota!- Tuonò. -Tu, che possiedi abbastanza cervello da compensare tutta Nuova Domino, come cazzo hai fatto a non renderti conto in che merda di casino ti stavi andando a cacciare?! L'amore per la tua cara e dolce, si fa per dire, sorellina? Eh? Bene, il tuo troppo amore l'ha fottuta completamente! Ryoko è fottuta grazie a te, perché non hai usato la tua cazzo di testa, sei uno stupido!-
Gli sferrò un calcio al ventre. Sembrava totalmente cambiato all'improvviso, il giovane calcolatore e sicuro di sé si era appena trasformato in un pazzo violento e rabbioso. Perché lo stava colpendo tanto forte?
-Avresti dovuto capirlo la prima volta che lei ha recitato il Galdr quanto fosse sbagliato tutto questo.-
La sua voce si affievolì, calmandosi in un istante e diventando un sussurro. Si chinò, afferrando l'ex amico per il colletto del maglione e tirandolo in piedi. Yuichi barcollava, il viso era contrito per il dolore, dal labbro colava una scia di sangue. Ma, nonostante i suoi occhi fossero persi, era perfettamente vigile alle parole dell'altro.
E si sentiva terribilmente sbagliato, in quel momento, e stupido oltre ogni limite. Izanagi aveva terribilmente ragione: "offro in dono la mia anima"... avrebbe dovuto capirlo. E invece non ci aveva fatto caso, preferendo concentrarsi solo sulla splendida voce di Ryoko.
Aveva fallito pienamente come fratello maggiore, non era degno di lei, né del suo canto, né di starle accanto.
-Lo so.- Mormorò, con gli occhi bassi.
Il castano lo lasciò andare, accennando un sorriso. Inaspettatamente, gli afferrò il codino e gli slacciò i capelli, i quali si alzarono verso l'alto, facendolo somigliare in modo ancor più sconcertante a suo padre. Poi, con il braccio indicò verso l'alto, nell'edificio in cui solitamente gli organizzatori dei tornei assistevano alle gare.
Yuichi capì, ma era combattuto, perciò non si mosse, incerto sul da farsi.
-Yuichi!- Håkan. -Vai da Artemis, qui me la vedo io. Ti ho fatto una promessa, no?-
I suoi occhi nocciola incontrarono quelli viola e grigio dell'amico. Un cenno, un sorriso ed il ragazzo corse via. Non seppe come riuscì a trovare tutta quella forza, malridotto com'era, ma il solo pensiero di ritrovare la sua Artemis bastava a rinvigorirlo. Uroboro lo raggiunse, avvinghiandoglisi alla spalla.

-Allora, siamo rimasti solo noi, a quanto pare. Volevo proprio incontrarti, Håkan.-
Il biondo si mise le mani in tasca, indurendo lo sguardo. Quel tipo era troppo strano e controllava pure l'elettricità, non gli piaceva.
-Ho tanti fan, sai com'è.-
Izanagi sorrise.
-Mi piaci.- Affermò. -Eiko non ci capisce niente di te, mi mandi su di giri!-
-Hey, sappi che non viaggio su quella sponda.-
Adesso scoppiò a ridere.
-Mica intendevo in quel senso!- Intanto, la bionda sospirava, imbarazzata dal comportamento del fratello. Lo avevano lanciato contro un palo e riempito di pugni solo pochi minuti prima, eppure continuava ad avere il coraggio di fare lo spavaldo.
-Quello che questo stupido intende è il mio non riuscire a vederti nelle previsioni, né di prevedere il tuo futuro. E non mi è mai successo.-
-Proprio così! Sembra quasi che tu non esista, ma se lei non ti vede, allora forse abbiamo una possibilità di cambiare le carte in tavola. Nelle previsioni è Yuichi ad attraversare lo specchio, ma fallisce, condannando tutti a morte. Per questo voglio che ci vada tu, ho chiesto a Masashi di controllare la mente di Artemis proprio per questo. Per allontanarlo.-
Masashi... ancora quel bastardo. Allora davvero il ragazzino poteva manipolare le menti e fare strane illusioni. I seguaci della Dea a Due Teste, o come diamine si chiamavano i tizi dagli occhi allo xenon, erano davvero una palla al piede.
-Io sono un buono a nulla, se con Yuichi eravamo spacciati, con me siamo già morti. Fidati, amico.-
-Tu sei il figlio del Predestinato che possedeva l'Anima Fiammeggiante, no?-
Håkan serrò le labbra, lanciandogli un'occhiata velenosa.
-E ripartono le sviolinate a mio padre. Su, mettimi pure nella sua immensa ombra, tanto l'abbronzatura è fuori moda, ormai.-
-Non credo tu sia alla sua ombra, piuttosto... accanto a lui. Sembra che anche tu abbia qualcosa di speciale, di diverso. Ma non riesco a capire che cosa.-
-Ora stai sviolinando me? Heh, secondo me, un po' dell'altra sponda sei...-
-Evita di prendermi per il culo, Atlas.-
-A me sembra che sia tu a prendermi per il culo. Sbaglio, o tu e la tua combriccola avete tentato di ucciderci per mesi, se non anni, parlando anche di Ryoko e Yuichi?-
-Non sto a negarlo, ormai. Ma, come ho detto, c'era una grande posta in gioco.-
-Perché non ci vai tu nell'altro mondo a fulminare quella biscia quattrocchi?-
-Né io né Eiko possiamo attraversare lo specchio, dobbiamo aprire il portale. I nostri piani sono andati tutti in fumo, quindi è compito vostro, che avete creato il casino, di sistemare le cose.
Mi capisci, no?-
-Comprendo il vostro modus operandi, dopotutto tre o quattro persone sono meno importanti di tutta la popolazione mondiale. Ed a quanto pare era il vostro compito impedire a Krigsgaldr di discendere. Non sono arrabbiato, in fondo.-
-Visto? Viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda.-
-Non proprio. Tu e Ryoko eravate amici una volta, no? Avresti potuto parlarle prima del duello, invece di fare sorrisini e dire cazzate.-
-Un po' più che amici, mi sento di correggerti—- Il biondo, a quelle parole, avvertì una sorta di fastidio. -Ma... non posso darti torto, anche se non credo mi avrebbe ascoltato. Ce l'ha a morte con me... alla fine, il casino ho contribuito a farlo anche io.-
Sembrava un'ammissione di colpa, quella? Non se lo sarebbe mai aspettato da lui, quel tizio pareva avere un orgoglio così alto da bucare l'atmosfera e salire ancora.
-Lo sai? Alla fine mi sembri molto meno idiota di quanto pensassi, anche se continui a starmi sul cazzo, ovviamente. Almeno hai ammesso di aver contribuito alla fine del mondo.-
-Alla fine, l'unica grande colpa appartiene al Drago Ceruleo. Non gli ha chiesto proprio nessuno di distruggere tutti.-
-Sai, prima di andare, avrei un paio di domande da farti.-
-Quindi accetti di attraversare il portale?-
-Avevo già deciso quando Yuichi era qui.-
Izanagi sorrise. Ad Håkan quel tizio continuava a non piacere per nulla, nonostante nelle sue ultime parole sembrò trasparire dell'umanità. Ormai il sole era calato completamente facendo spazio ad un cielo coperto di nubi scure, la luce del lampione dietro di lui proiettava un'ombra enorme e scuriva la sua figura, mettendo in risalto quelle stupide iridi azzurrissime. Il suo sguardo, assieme a quello della sorella e dell'uomo gigantesco, nella penombra era estremamente inquietante.
-Allora spara, te le concedo.-
-Quando alla centrale di polizia siamo stati interrotti sul più bello, è stata opera vostra, non è vero?-
-Di noi due, no. È stato Masashi a corrompere gli agenti perché non facessero parlare troppo quell'uomo.- Si fermò un istante, trattenendo una risata. -A quel ragazzino escono i soldi dal culo, è un buono a nulla ed un codardo, ma quando si tratta di illusioni e denaro diventa indispensabile. La seconda?-
-Da come hai preso a calci Yuichi, sembra che tu tenessi a Ryoko. Perché non le sei stato accanto, ma hai preferito minacciarla di morte ed allontanarti da lei? Tu sapevi già come sarebbe andata a finire.-
Quella domanda innervosì il castano, ma non bastò a fargli perdere quell'espressione sorniona.
-Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.- Disse, ghignando.
Era una domanda che si era fatto anche lui in quei due anni, ed il venirgli posta proprio dal tizio di cui non sapeva assolutamente nulla lo mandava in bestia. Lui era speciale, il drago non riusciva a rubargli l'energia, nonostante fosse privo di poteri. Perché? Perché proprio Håkan doveva essere l'ultima speranza per salvare tutti e forse anche Ryoko stessa?
Possedeva un potere immenso, ma l'elettricità non bastava, perché il fato aveva scelto un misero... stupido... normalissimo umano piuttosto che lui?
Si morse il labbro, strinse i pugni... e non fece nulla, rilassandosi all'istante.
-Come vuoi.- Rispose l'altro, facendo spallucce. -Anche se mi piacerebbe prenderti a pugni per ciò che le hai fatto, non importa se ci ha già pensato suo fratello. Sai, odio la violenza, ma quella tua brutta faccia mi istiga proprio.-
-Non credo tu abbia abbastanza tempo per picchiarmi. Che ne dici di farlo dopo aver sconfitto il mostro che si è portato via la mia ragazza?-
-Ryoko non è la tua ragazza!- Lo urlò di colpo, con una forza in corpo che non credeva di avere. A danno fatto, indietreggiò di un passo e rivolse lo sguardo verso il nulla, in imbarazzo. Che coglione.
L'altro scoppiò a ridere fragorosamente, finendo per tenersi la pancia. Aveva voluto provocarlo e ci era riuscito nel migliore dei modi, ora anche lui aveva tutte le sue risposte, non c'era stato nemmeno bisogno di porgere alcuna domanda.
-Smettila ed apri quel fottuto portale, sono stanco di doverti guardare.-
Lentamente le sue risa scemarono e si asciugò una lacrima con l'indice.
-Va bene, Principe. Vediamo se sarai all'altezza del Drago Divino o perirai tra le sue fauci assieme al resto dell'umanità.-
Prese Eiko per mano e camminarono fino a superare tutto ciò che c'era di ingombrante, ovvero le moto e Håkan. Quando furono in un punto della pista completamente libero, entrambi tesero il braccio ed iniziarono a pronunciare una formula dalle parole incomprensibili, probabilmente una lingua sconosciuta.
Le scariche elettriche di Izanagi percorsero anche il corpo della sorella senza provocare alcun danno e raggiungendo i palmi delle loro mani.
Altre frasi incomprensibili e l'azzurro delle iridi divenne ancor più luminoso. Ci fu una leggera scossa di terremoto e, nuovamente, quel gigantesco muro riflettente apparve.
Il biondo lo sentì chiamare forte il suo nome, come se volesse attirarlo al suo interno. Prese un profondo respiro. Non era psicologicamente pronto, ma poco importava, nessuna forza divina sarebbe stata ai suoi comodi. Doveva entrare e subito.
Si avvicinò a pochi centimetri. Lo specchio mostrava la sua figura intera e al posto dell'arena alle sue spalle vi era lo stesso mondo che vide la prima volta. Ne toccò la superficie, la quale si increspò come le acque di un lago.
Nonostante fosse la cosa più strana con cui avesse mai avuto a che fare, ci corse all'interno.


Angolo autrice

E finalmente siamo all'atto finale di questa storia, il che significa una singola cosa: siamo agli sgoccioli. Secondo i miei calcoli dovrebbero rimanere tre capitoli, forse solo due. Dipende tutto se avrò il dono della sintesi o mi salirà una botta assurda che mi farà scrivere miliardi di cose. Vedremo.

Parlando di questo... beh, tanta roba. Spero solo non sia troppa e troppo concentrata, volevo evitare di allungare ulteriormente il brodo con un capitolo a parte.

Dato che non ho altro da dire, vi lascio!

Jigokuko

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Livello 22 - Fiabe e coltelli ***


Livello 22

Fiabe e coltelli

 

C'era una volta, tanto tempo fa, un popolo di umani in una valle lontana.
La loro civiltà era molto sviluppata e basata sulla religione, essi infatti vivevano sotto la protezione delle due divinità che si stagliavano nel cielo stellato. Si trattava di due splendidi draghi gemelli: uno rosso ed uno azzurro.
Avevano l'aspetto di lunghi serpenti eterei dotati di grandi ali, il primo pareva fatto di brucianti fiamme ed il secondo di luce alla massima purezza.
Il drago rosso, dotato di estrema bontà, all'inizio dei tempi fece loro dono del fuoco, ma il drago azzurro, più razionale, promise al popolo che avrebbe dato loro molto più della semplice luce, a patto che si fossero comportati bene e li avessero sempre venerati come meritavano.
I mortali, attratti dal premio in palio, presero a venerare con ancor più veemenza le due divinità, erigendo templi, facendo sacrifici e pregando a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Il Drago Cremisi era preoccupato per l'eccessiva devozione: gli umani stavano perdendo interesse nello sviluppo della civiltà a favore della preghiera, ma il Drago Ceruleo li osservava con un sorriso, con fierezza, senza preoccupazione. Essere venerato in quel modo era motivo di orgoglio, e il sapere quanto fossero malleabili le menti di quelle creature lo mandava su di giri.
Voleva saperne di più, cos'avrebbero fatto se la promessa fosse stata mantenuta?
Nonostante il tentativo del gemello di dissuaderlo, fece loro dono della tecnologia. Le conoscenze subirono un'impennata improvvisa e tutto ciò che avevano costruito si evolse in fretta: edifici, città, armi, vestiario... e la religione stessa.
Gli umani erano estremamente grati al Drago Ceruleo e le gratificazioni aumentarono, come le statue ed i templi in suo onore, mentre il Drago Cremisi fu messo in ombra per via del suo dono "minore".
La serpe azzurra si divertiva sempre più, quasi l'essere elevata al di sopra del fratello le avesse dato alla testa, perciò decise di regalare un'altra cosa al popolo: la magia.
Fece cadere una pioggia di stelle e, quando esse toccarono il terreno, gli umani iniziarono a sviluppare capacità innate ed impossibili. C'era chi volava, chi aveva capacità sensoriali fuori dal comune, chi governava gli elementi piegando la natura al proprio volere e chi aveva addirittura cambiato aspetto. Ormai quelli non erano più considerabili "esseri umani", ma una nuova razza a sé stante. I figli ereditavano i poteri dai genitori ed essi si evolvevano a vista d'occhio con il passare delle generazioni.
Divennero sfrontati, sempre più incapaci di venerare e ringraziare le divinità che avevano permesso tutto ciò. Quando alcuni provarono a sfidare gli dèi in solitudine e fallendo miseramente, il popolo iniziò a coalizzarsi per farlo tutti all'unisono, con la volontà di controllare i draghi come mero bestiame.
Ciò fece arrabbiare il Drago Ceruleo, il quale decise di cancellare l'operato di millenni e ricominciare da zero. Seppur il Drago Cremisi odiasse quelle decisioni tanto drastiche fu costretto ad accettare il volere del gemello per avere salva la vita, nemmeno lui aveva intenzione di privarsi della libertà.
Ma i mortali li precedettero, facendo scoppiare una guerra che andò avanti per cento lunghi anni. Ci furono tantissime vittime, ma né le due serpi né i nemici sembravano volersi arrendere: nessuno voleva essere cancellato.
La svolta avvenne quando una strega fece la sua comparsa; era bellissima, dall'aspetto di una giovane donna, corti capelli neri ed occhi di un azzurro estremamente brillante, etereo. Spiccava tra tutte le creature perché sembrava la più umana tra loro.
Si presentò con il nome di "Akephalos", eppure la sua graziosa testa era ben salda su quel collo stretto e lungo dalla pelle diafana, circondato da collane d'oro. Essa sfidò apertamente il Drago Ceruleo, brandendo solamente una spada dall'elsa dorata.
Il mostro accettò la sfida e, trasformatosi in un essere umano, brandì anch'esso una spada, dando vita ad uno scontro epico a colpi di fendenti. Sembravano allo stesso livello per tutta la durata del duello, ogni volta che le lame si incrociavano stridevano impazzite, come se volessero chiedere ai loro padroni di terminare quell'inutile battaglia che non avrebbe portato a nulla.
Akephalos cedette all'improvviso e l'avversario con un colpo alla nuca le tagliò la testa di netto, facendogliela cadere tra le mani, ma il corpo si reggeva perfettamente in piedi.
Il Drago Ceruleo l'osservava sbalordito ed ancora sull'attenti, fisso su quell'esile figura che pareva una statua acefala.
Nel silenzio di quella situazione di stallo, la terra iniziò a tremare come se ci fosse un terremoto, e la quiete venne squarciata dalle urla battagliere perpetrate dai mortali, i quali si avventarono sul "vincitore" in una marea di corpi, bloccandolo in diecimila.
Fu in quel momento che il corpo della strega smise di sembrare un manichino: si mosse verso di lui, con la testa mozzata sottobraccio ed un'altra ricresciutale al suo posto. L'aveva ingannato.
Una misera umana che prendeva in giro una divinità?!
Iniziò ad agitarsi in un tentativo di liberarsi, ma lei colse l'occasione e brandì nuovamente l'arma; tagliò il suo corpo immortale in tre parti, dividendo il busto dalle ali e le gambe.
Privato di gran parte di sé, la serpe non poté far altro che perdere la potente forma eterea e si trasformò in un drago bianco con quattro occhi scarlatti. Per la prima volta in tutta la sua lunga esistenza si ritrovò a versare lacrime e urla di dolore, mentre il suo sangue continuava a sgorgare e ad impregnare di magia il terreno, facendo crescere a dismisura la vegetazione tutta intorno.
Akephalos tirò fuori uno specchio e gli fece guardare la sua immagine riflessa, ma il drago non voleva vedere in cosa era stato ridotto, perciò chiuse gli occhi. Lei, a quell'affronto, iniziò a pronunciare un sortilegio che lo rinchiuse all'interno dell'oggetto, sigillandolo lì per l'eternità, privato di parte del suo corpo e completamente da solo.
Il Drago Cremisi, che aveva osservato tutto lo scontro, decise che il fratello se l'era meritata quella fine come conseguenza del suo egoismo, ma pianse comunque lacrime di fuoco per la sua scomparsa, incendiando il campo di battaglia e bruciando vivi gran parte dei guerrieri ancora in piedi. Akephalos, invece, era scomparsa.

***

Ormai aveva il fiatone, ma non poteva fermarsi proprio in quel momento; non riusciva a fidarsi completamente di Izanagi, Artemis sarebbe potuta essere in serio pericolo, ogni secondo era prezioso, sprecarne solo uno rischiava di ucciderla. Lo aveva capito quando avevano ammesso di aver tentato di farli fuori sin dal primo momento.
Corse su per le scale di quell'edificio vuoto, con Uroboro sulla spalla e la luce proveniente dalle finestre come unica e povera fonte di illuminazione. Sembrava che il tempo stesse scorrendo fin troppo velocemente all'esterno da quando si era trovato lì all'interno.
Superata l'ennesima rampa, si ritrovò in un corridoio senza finestre, perciò completamente al buio... o quasi: in fondo riuscì a scorgere una porta a doppia anta i cui contorni erano leggermente illuminati, segno che all'interno era presente una luce artificiale.
Ansimò, dolorante per i calci presi. Solo nel momento in cui si era fermato la fatica e tutte le botte subite si erano fatte sentire. Però era certo che Artemis si trovasse là dietro, perciò doveva sopprimere il suo malessere, lei era certamente più importante.
Trascinatosi al culmine, spalancò le porte senza bussare e subito venne invaso da una forte luce al neon giallastra che lo accecò per qualche momento.
-Ciao.-
Una voce maschile e giovane si fece subito sentire. Yuichi si stropicciò gli occhi e, finalmente abituatosi a quell'illuminazione, poté vedere l'ambiente circostante ed il suo interlocutore.
Era una stanza bella grande, con un'ampia vetrata che si affacciava sulla pista; l'arredamento era essenziale e sui toni del bianco-grigio, mentre al centro c'era una grossa scrivania in legno di ciliegio. Un ragazzino di al massimo quindici anni ci aveva bellamente poggiato sopra le scarpe di pregevole fattura, mentre se ne stava stravaccato con il culo piantato su una poltrona in pelle nera. I capelli biondo platino erano tirati all'indietro e sul suo visetto immaturo si spiegava un sorriso strafottente, ma ciò su cui si era soffermato per più tempo erano i suoi occhi: anche lui li aveva di quell'inquietantissimo azzurro luminoso.
Lo sguardo a quelle iridi magnetiche durò meno di cinque secondi, perché subito si spostò verso un'altra figura, in piedi accanto al bimbetto; Artemis era lì, immobile, che lo guardava senza veramente vederlo. Non aveva fatto una piega da quando era entrato lì.
-Cosa le hai fatto?- Chiese, con inaspettata calma.
-Qui parlo io, è il mio territorio.- Notò che quell'altro in mano aveva un grosso coltello da cucina, con il quale stava giocherellando a toccarne la punta con le dita.
Strinse impercettibilmente i pugni.
-E allora parla.-
-Sai, Yuichi Fudo, che non mi è per niente piaciuto l'atteggiamento di quella gran zoccola di tua sorella?-
-Se devi dare aria alla bocca per insultare Ryoko davanti a me, quel coltello te lo ficco dritto su per il culo.-
-Non dovresti rivolgerti a me così... dopotutto ho la tua fidanzatina ai miei ordini. Potrei anche dirle di succhiarmelo proprio qui e lei lo farebbe! Divertente, no?-
Quel ragazzino era la persona più sgradevole che avesse mai incontrato, eppure era così giovane; non osava immaginare come sarebbe diventato una volta raggiunta la maggiore età. Decise di rimanere zitto a guardarlo, non poteva rischiare che coinvolgesse Artemis in tutto quello schifo. Era già successo quando Mutaforma aveva tentato di tagliarle la gola, non voleva si ripetesse. E di certo non voleva la violasse così.
-Dicevo, prima che mi interrompessi, che tua sorella è una gran zoccola. A quest'ora sarebbe già dovuta essere mia assieme a quello stupido drago ed invece mi ha dato un pugno allo stomaco. Non lo accetto! Io la voglio! Izanagi me l'ha promessa!-
"Izanagi me l'ha promessa"... suonava terribilmente odioso da parte sua, ma non credeva l'avesse fatto per davvero: l'obiettivo era ucciderla, non farla diventare l'action figure di quel viziatello, sicuramente aveva raggirato anche lui, il suo stesso alleato. Certo che era proprio subdolo, quando ci si metteva... e, conoscendolo, era sicuro che non gli avrebbe fatto toccare Ryoko a proprio piacimento. Lei era importante per lui, o lo era stata, l'onore di farla fuori l'avrebbe voluto in ogni caso.
-Non è colpa mia se ti sei fatto raggirare da lei nonostante stesse risentendo degli effetti dei suoi poteri psichici. In quel momento era debole, e tu te la sei fatta scappare.-
-Taci!- Urlò, tirando giù i piedi dalla scrivania e sbattendoci sopra i pugni chiusi, come se volesse aggiungere teatralità a quella scena ridicola.
-Sei solo un ragazzino, pensi davvero di riuscire a tenere testa ad una come mia sorella? E davvero credi che Izanagi te l'avrebbe lasciata tanto facilmente?- Continuò a provocarlo, per vedere dove volesse andare a parare e nel frattempo cercare di recuperare le energie.
-Sta zitto. Stupido, inutile, banale poveraccio che ha paura solo di salire su una moto, tu non sai chi sono io.- Il biondino digrignava i denti, sempre più arrabbiato.
-Sì che lo so: un riccone viziato, appena svezzato dalla tetta di sua madre con manie di protagonismo ed un completo orribile addosso.-
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, ma non nel modo in cui credeva lui; si aspettava che gli saltasse addosso cercando - inutilmente - di picchiarlo, ma invece passò il coltello in mano ad Artemis, con un'inaspettata calma ritrovata. Una calma prima della tempesta, però.
-Sai, Yuichi, penso che un membro della famiglia valga l'altro se ti vuoi vendicare di qualcuno. Ora Ryoko è andata a morire in un altro mondo, perciò non posso attuare la mia vendetta su di lei. Ma tu sei qui, e mi hai fatto veramente incazzare con quel tuo modo calmo e posato di mancarmi di rispetto.-
-Hai cominciato tu ad insultare mia sorella. Ti ho solo restituito il favore, Masashi.-
-Fammi finire!- La sua irritazione cresceva ad ogni parola, proprio come voleva Yuichi: le persone, quando erano particolarmente arrabbiate, finivano per accecarsi e commettere errori. Era ciò che voleva fargli fare. -Dicevo... quindi... penso che la attuerò su di te, facendoti ammazzare dalla cara, dolce ed adorabile Artemis e magari farle fare un servizietto completo a me subito dopo, davanti al tuo corpo morente. Oppure puoi sempre ucciderla tu, vedetevela voi. È tua la scelta, amico mio.- Mentre parlava, accarezzava i capelli della ragazza e giocherellava con le sue ciocche arancioni, intrecciandole tra le dita; quell'odioso sorriso era ricomparso sul suo viso.
-Io non farei mai del male ad Artemis.- Sibilò a denti stretti. Doveva mantenere la calma, se avesse perso la lucidità e si fosse distratto, il suo piano sarebbe potuto andare in fumo.
-Allora è deciso: sarai tu a morire, caro il mio psichico.-
Masashi appoggiò i gomiti sulla scrivania, incrociando le dita ed allargando il sorriso. Giurò anche di vedere i suoi occhi illuminarsi ancor di più.
Pochi secondi dopo, come mossa da dei fili, Artemis si scollò da quella posizione che la faceva sembrare una bambola e, brandendo il coltello con entrambe le mani, gli si avventò addosso con l'intento di pugnalarlo all'addome. Spaventato, il pappagallo gli volò via dalla spalla, emettendo versi striduli e sbattendo forte le ali.
Yuichi schivò il primo fendente indietreggiando, ma sapeva di non poterlo fare all'infinito: doveva trovare il modo di fermarla. Essendo controllata dal ragazzino, sicuramente la sua furia non si sarebbe arrestata in fretta.
Gli venne un'idea assurda ed estremamente pericolosa, ma al momento sembrava la più plausibile. Dopotutto era stanco per via di tutte le botte prese in precedenza, non avrebbe retto a lungo.
Prese un profondo respiro ed attese l'ennesimo tentativo di accoltellamento, smettendo di indietreggiare nel momento in cui arrivò. Quando la lama fu abbastanza vicina, l'afferrò con entrambe le mani e la strinse forte, riuscendo a strappargliela di mano ed a lanciarla via.
Per la spinta, Artemis rischiò di cadere all'indietro, ma riuscì ad avvolgere il suo corpicino con le braccia ed a stringerla a sé. Solo nel momento in cui sentì la sua camicetta impregnarsi di sangue percepì tutto il dolore che si era provocato da solo.
Ma il suo sguardo assassino era rivolto alla figura del ragazzino, ancora immobile sulla poltrona a godersi la scena.
-Davvero? Uno spettacolo così deludente?-
-Va via di qui, subito!- L'urlo del corvino squarciò l'ambiente e si sovrappose ad ogni suono circostante mentre, tutto intorno a lui e la ragazza, si alzò un vento anomalo che fece prendere il volo a tutti gli oggetti presenti nella stanza tranne che alla pesantissima scrivania in legno massiccio. -Muoviti.-
Si fece intendere fin troppo bene: Masashi scappò lontano in fretta e furia. Si era già visto buttare fuori dalla vetrata e cadere da quasi trenta metri sull'asfalto, perciò preferì la ritirata, mormorando la parola "mostro".
Nel momento in cui si trovarono soli, tutti gli oggetti in aria caddero e si liberò in un secondo urlo, stavolta straziante, dilaniante. Mentre la luce azzurrina dei suoi occhi si spegneva lentamente, il dolore alle mani contro la schiena di lei si faceva sempre più intenso e pungente, ma non aveva il coraggio di lasciarla.
-Yuichi... che succede...?-
Artemis si era ritrovata avvolta da due braccia possenti, strette attorno al suo corpo come se non volessero lasciarla andare per nulla al mondo.
-S—stai bene...?- La sua voce era un sibilo carico di dolore. Non riusciva a capire nulla.
Si allontanò e subito gli occhi le caddero prima sulle lacrime che sgorgavano a fiotti da quegli splendidi occhi nocciola e poi, più in basso, sulle sue mani aperte.
Sbiancò, coprendosi la bocca per il disgusto: il palmo destro era attraversato in orizzontale da un profondissimo taglio, mentre nella sinistra erano le dita ad essere tagliate allo stesso modo. Entrambe, però, erano colorate di un rosso che si espandeva sempre più.
Pochi secondi dopo, Yuichi si accasciò sul pavimento con la schiena contro al muro. Ansimava forte, le lacrime continuavano a sgorgare ed il viso cominciava ad impregnarsi di sudore. Non sapeva minimamente cosa fare in quella situazione, era in un totale stato di panico che la faceva agitare sempre più.
-Ma cosa hai fatto?!- Sbottò, di colpo. -Sarebbe potuta andare molto peggio di così!-
-L'ho fatto... sbagliare... con la rabbia...- Mormorò, tra un ansito e l'altro.
Anche lei aveva preso a piangere, girando nella stanza con le mani nei capelli. Aveva perso il cellulare chissà dove e constatato di essere all'ultimo piano di un edificio, quindi non avrebbe nemmeno potuto trascinarlo fuori - di prenderlo in braccio non se ne parlava proprio, non aveva tutta quella forza -. Ma non voleva lasciarlo lì da solo, quel tizio sarebbe potuto tornare in ogni momento e fargli del male.

-Serve aiuto?- Si voltò di colpo in quella direzione, riconobbe subito quella voce.
Il ragazzo che aveva sfidato Ryoko era lì, a braccia conserte, appoggiato allo stipite della porta. Il suo viso era gonfio e sporco di sangue, ma non aveva perso il sorriso. E sicuramente sembrava più in forma di Yuichi.
-S-Sì, per favore, aiutami, è ferito!-
Lui entrò nella stanza, esaminando la situazione e trasalì alla vista di tutto quel sangue, però si ricompose subito.
-Che cazzo...- Sibilò.
-Izanagi... ti prego...-
-Prima, però, devi saldare il tuo debito con me, piccola.-
-Debito?-
-Ho vinto il duello, mi devi un bacio.-
-Non mi sembra il momento ada—-
Prima che finisse di parlare, lui le aveva già afferrato la testa tra le mani e le aveva baciato la fronte in un modo tanto delicato da sembrare quasi impossibile sentirlo. Poi, si allontanò, sorridendole.
-Posso accontentarmi di questo. Ora aiutiamo Yuichi.-
Gli si avvicinò, esaminando meglio quei profondi tagli.
-Amico, ti dispiace se uso il tuo maglione per fermare l'emorragia?-
-Vaffanculo, hai baciato la mia ragazza.-
-Lo prendo per un no.-
Eseguì, strappando via pezzi delle maniche e legandoglieli stretti attorno alle mani per tentare di tamponare le ferite. Non sapeva nulla di medicina o cose simili, ma gli sembrò la soluzione migliore.
Artemis si soffermò sulle profonde cicatrici che gli sfregiavano le braccia. Era la seconda volta che le vedeva, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiedergli come se le fosse procurate.
-Il vetro.- Izanagi parlò. -Al momento dell'incidente, grossi pezzi di vetro e lamiera provenienti dalla sua duel runner gli si sono conficcati nelle braccia. L'ho visto con i miei occhi.-
Mentre il castano si caricava Yuichi in spalla, Artemis si portò una mano alla bocca, sconvolta. Più dettagli veniva a sapere su quel giorno, meno riusciva a comprendere quanto dolore avesse potuto provare, così distante da tutto ciò che aveva passato lei.
Tutti e tre, presero a scendere le scale.
-E comunque, non ho ancora capito come cazzo hai fatto a farti questi tagli enormi.-
-Non l'hai capito? Sei stato tu a mandarmi da quel ragazzino fuori di testa perché mi ammazzasse.-
-Ormai il portale si è aperto! Che senso avrebbe ucciderti adesso? Io gli ho solo detto di prendere Artemis per farti allontanare, ma di non fare del male a nessuno dei due. Quando l'ho visto venire da me urlando non ne capivo il motivo, perciò sono venuto a controllare, non pensavo di trovare un casino del genere.-
-Ebbene, il tuo amichetto l'ha usata per tentare di accoltellarmi, o in alternativa farmi uccidere lei. Dovresti sceglierti meglio gli alleati, qualcuno di obbediente.-
-È per questo che ora siete voi i miei alleati, tu dici di odiarmi, ma mi hai ascoltato e sei corso subito qui. E non preoccuparti per Masashi, gli darò una bella lezione per avermi disobbedito.-
Yuichi borbottò qualche insulto sommesso, ma nonostante ciò rimase docile sul suo dorso. Il dolore era troppo per lottare ancora.
-Artemis, cara, se ti senti confusa, posso spiegare le cose anche a te.-
-Lo apprezzerei.-


Angolo autrice

Akephalos (᾿Ακέϕαλος): Acefalo, senza testa.

Hello.
Oggi capitolo dall'inizio un po' strano, ma doveroso: abbiamo la storia di Krigsgaldr e del perché sia stato confinato nell'altro mondo, con l'aggiunta di un personaggio che già avevo nominato, ovvero la Dea a Due Teste, Akephalos.
Sì, il nome vuol dire "acefalo" ma le sue teste sono due. Mi sembrava divertente l'ossimoro. :D

Scrivere di Masashi mi fa schifo, l'ho reso così repellente che non riesco a sopportarlo. Ed io solitamente amo i miei OC, anche quelli più stronzi (tipo Suetiekh, lui è il peggiore ma il mio prefe).
Scusatemi se l'ho fatto riapparire, serviva alla trama... e rip mani di Yuichi, ma almeno è riuscito a salvare Artemis, è questo l'importante. :')

Noi ci vediamo al prossimo capitolo con l'idiota VS il drago. Non mancate.

Questo a lato è un disegno di Håkan, cliccateci sopra per vederlo a risoluzione massima.

Jigokuko

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Livello 23 - ᚴᚱᛁᚷᛋᚷᚨᛚᛞᚱ ***


Livello 23

ᚴᚱᛁᚷᛋᚷᚨᛚᛞᚱ

 

Fu l'equivalente di un faro negli occhi.
Appena attraversato lo Specchio, una luce bianchissima lo colpì dritto in faccia come una folata di vento, costringendolo a portare un braccio a coprirsi il viso. Passò un minuto bello abbondante prima che il tutto si dissipasse.
Håkan si guardò intorno confuso, cercando di assicurarsi che quello non fosse un sogno, ma effettivamente si trovasse in un mondo chissà dove. Il portale dietro di lui era scomparso, nessuna possibilità di tornare indietro.
Non che volesse farlo... piuttosto, come sarebbe tornato indietro se avesse vinto? Non aveva nemmeno la minima idea di come combattere il drago.
L'unica via da percorrere era quella davanti a lui: una stradina stretta di ciottolato candido che proseguiva per chissà quanto, fino ad una costruzione lontana che a causa della miopia non riusciva a scorgere bene, pareva soltanto una macchia grigiastra all'orizzonte.
Il cielo era azzurro, le nuvole sembravano cumuli di cotone, l'aria era fresca... somigliava quasi ad un paradiso, quel luogo. O almeno finché, durante il cammino, il suo sguardo non cadde più in basso, facendolo trasalire; ad entrambi i lati del sentiero si ergeva un burrone così profondo da risultare impossibile vederne il fondo, il quale si espandeva in lungo e in largo fino a quanto i suoi occhi potevano arrivare.
Solo il cadere da lì probabilmente, no, sicuramente, avrebbe decretato la sua istantanea fine.
Nonostante il nodo in gola ed il senso di inquietudine proseguì comunque, guardandosi attorno con circospezione, in attesa di un eventuale attacco a sorpresa o roba simile. Il fatto che lo spazio percorribile fosse tanto stretto e lo costringesse ad andare solo avanti e indietro contribuiva a quella sensazione di volerla sbrigare subito.
Un fortissimo stridio proveniente dalla lontana macchia grigia squarciò il silenzio all'improvviso, facendolo sussultare ed imprecare sottovoce.
Ma non si fermò, non poteva scoraggiarsi così, fare il codardo e decretare la fine dell'umanità. Letteralmente. Proseguì ancora qualche metro, finché una lieve scossa di terremoto non lo fece barcollare, spaventandolo a morte.
Doveva arrivare in fondo a quella strada maledetta.
L'ambiente circostante iniziò a distorcersi e mutare lentamente: si era alzata una nebbiolina che aveva oscurato parte del sentiero, mentre poteva vedere il suo riflesso ripetersi all'infinito ove una volta stava il burrone. Si erano formati degli specchi?
Un rumore di stivali alle sue spalle lo fece voltare di colpo. Niente.
Girò nuovamente la testa in avanti, trovandosi davanti una figura femminile in parte celata. La riconobbe subito: abbastanza alta, slanciata, curve generose ed una cascata di capelli mossi ricadenti sul petto.
-Ryoko!- Quasi urlò, accelerando il passo per raggiungerla, ma nonappena fu più vicino lei scomparve com'era apparsa.
-Dove sei finita?!- La chiamò, alzando la voce, ma non ricevette alcuna risposta. Anzi, la nebbia si fece fitta al punto da non vedere più nulla, mentre gli specchi circostanti si dissolvevano.
Giurò anche di aver visto delle iridi scarlatte e luminose tra la foschia, ma solo per un secondo.
Era confuso ed immobile, era tutto bianco, come se si fosse trovato in uno spazio vuoto. Aveva paura di muoversi anche solo di un passo e cadere in basso.

-Mi chiamo Ryoko Fudo... ho sei anni e... mh... non so cosa dire...-
Aprì gli occhi all'improvviso - quando li aveva chiusi?! -, l'ambiente circostante era cambiato completamente. Si trovava... in una classe?
Tutti quei bambini seduti ai banchi sembravano essere delle elementari, ma a lui cadde l'occhio su una in particolare: chioma magenta tagliata a caschetto, occhi blu e sguardo corrucciato. Era lei.
Dov'era finito? Nei suoi ricordi...?
Assistette anche alla scena di una bambina che la derideva, mentre nemmeno reagiva. I suoi occhi azzurri... Eiko? Ne ebbe la conferma subito dopo, quando ella si presentò.
-Lei è stata sempre perseguitata da loro.-
Una voce maschile, buia e profonda, provenne alle sue spalle. Si voltò, ma si trovò davanti la Ryoko attuale, ancora vestita con la tuta di pelle. Stava in piedi, immobile, a fissarlo con gli occhi spalancati, ma un dettaglio era diverso dal solito: l'occhio sinistro aveva l'iride scarlatta, mentre quel lato del viso era attraversato da linee azzurre che disegnavano anche un altro occhio stilizzato sotto al suo.
-Perché sei fuggita prima...?- Tentò di ignorare quelle mutazioni, avvicinandosi ed accennando un sorriso. -Dobbiamo tornare indietro.-
Quando fu a pochi passi da lei, fu colpito da una forte folata di vento gelido e l'aula si disgregò, le immagini iniziarono a vorticare tutte intorno a loro.
-Dagli occhi azzurri.-
Ancora quella voce profonda. Ma non l'ascoltò, cercando di afferrare la ragazza con scarso successo, perché le raffiche lo sbalzarono lontano da lei, facendogli sbattere la schiena al suolo.

Il dolore al braccio sinistro fu forte al punto da farlo urlare, sembrava rotto. Eppure, non era quello il punto in cui aveva impattato.
Si strinse l'arto con la mano libera, accovacciandosi a causa delle fitte, finché un pianto non si sovrappose alla sua voce. C'era ancora Ryoko bambina, stavolta stesa a terra, con il braccio sinistro contorto e gonfio.
-Lo senti, quanto male le hanno fatto?-
Incredibilmente, trovò la forza di alzarsi e correrle incontro, ma quando provò a toccarla la mano l'attraversò come se fosse una proiezione.
Proiezioni...? No, illusioni.
Avrebbe dovuto capirlo prima.
-Perché sto vedendo tutto questo?- Chiese, al nulla assoluto.
Il dolore al braccio sparì, ma non ricevette alcuna risposta. Solo un'altra apparizione della Ryoko adulta; il suo naso sanguinava.
Allora era lei a proiettarle...
-Ryoko! Cosa stai facendo? Non c'è tempo per il viale dei ricordi, dobbiamo uscire dallo Specchio, o...-
-Silenzio.- La voce profonda lo interruppe e la ragazza gli tirò un forte schiaffo, per poi scomparire nuovamente.
Era tutto così assurdo... pensava di trovarsi lì per fare un fantomatico combattimento con un drago, non un viaggio nei ricordi di Ryoko. Perché gli stava mostrando quelle cose...?

-Ci risiamo...- Mormorò, mentre tutto cambiava nuovamente.
Si trovava ancora in una scuola, stavolta diversa. Gli studenti non erano più bambini, ma adolescenti, quindi dovevano essere le superiori.
Il corridoio era quasi completamente vuoto, ad eccezion fatta per una Ryoko cresciuta, Eiko tinta di biondo paglia ed un tizio che non aveva mai visto.
La rossa stava in testa al trio, mentre gli altri due la deridevano pochi passi indietro.
"Sei un fallimento!", "codarda", "inutile", "tagliati quei capelli", "tu e tuo fratello dovete solo morire".
Si girò di colpo, interrompendo la sua marcia annoiata. Un forte vento psichico iniziò ad imperversare e tutti gli armadietti si spalancarono, poi scattò come un fulmine ed afferrò il ragazzo sconosciuto per i capelli, spalmandogli la faccia contro alla parete e provocandogli uno svenimento.
-Non nominare mai più mio fratello-, sibilò ad Eiko, per poi fuggire e lasciarla lì. Inizialmente si mostrò sconvolta, ma nonappena lei si voltò, fece un sorriso sghembo.
-Lo vedi, come la trattavano?-
A Håkan, però, non importava proprio nulla di quella scena: sapeva già della diatriba più che decennale tra quelle due e si aspettava anche gesti di quel genere da parte della psichica. Doveva trovare quella vera se voleva salvarla, più perdeva tempo con quei giochetti illusori, meno possibilità aveva di vincere.
Prese a correre per l'edificio, percorrendo corridoi che man mano si distorcevano sempre più, probabilmente perché non previsti dal flashback. La trovò quando tutto l'ambiente si era dissolto, in un altro spazio completamente bianco.
La schiena era leggermente ricurva in avanti, oltre al naso gli occhi sanguinavano ed anche la linea della mascella era sporca di rosso, perciò probabilmente le usciva pure dalle orecchie.
Stava soffrendo, si vedeva nonostante fosse come ipnotizzata e privata delle emozioni, eppure le palpebre rimanevano spalancate quasi innaturalmente.
Non tentò di avvicinarsi ulteriormente, o avrebbe di nuovo usato i suoi poteri.
-Perché le stai facendo del male, Krigsgaldr?- Chiese, a bassa voce, ma perfettamente conscio di essere sentito.
Tutto divenne nero all'istante, sembrava che ogni luce si fosse spenta. Vedeva bene sé stesso, ma non Ryoko, sicuramente era sparita, di nuovo.

Iniziò a crearsi un'ennesima illusione, la quale stavolta scorreva come un film davanti ai suoi occhi. C'erano lei ed un bambino dai capelli ricci e castani e gli occhi azzurrissimi.
L'ambiente e il loro aspetto era sempre diverso, ma la scena rimaneva la stessa: lui le dava una caramella, faceva un sorriso e si abbracciavano forte. Più rivedeva quegli spezzoni, più riconosceva in lui Izanagi man mano che crescevano.
Le immagini andavano sempre più forti, finché non diventarono come vere e proprie foto raffiguranti momenti felici tra loro.
-Lui le ha mentito più di tutti.-
Tutto si bloccò. Un vento fresco ed autunnale si levò, con le foglie brune, gialle e rosse che svolazzavano libere.
-Sai, voglio dirti una cosa importante, Ryo.- Izanagi le prese le mani, avvolgendole con le sue.
Lei lo guardava in silenzio, completamente persa nei suoi occhi e lui, invece di continuare la frase, la baciò. Il momento fu totalmente diverso da quello in cui il biondo aveva fatto la stessa cosa, Izanagi non era stato respinto, lo desiderava.
Poco dopo la lasciò, poggiandole le mani sulle spalle e sussurrandole all'orecchio.
-Tu morirai, e sarò io ad ucciderti.-
Istantaneamente le lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi, mentre tutta la scena si frantumava al suono del suo pianto. Il rumore di vetri rotti si propagava nel nulla, e tornava il bianco, poi anch'esso si dissolse lentamente come una nebbiolina.

L'illusione sembrava essere finita, perché i piedi di Håkan erano tornati a posarsi sul ciottolato niveo di quel sentiero strettissimo e contornato dal burrone immenso. C'era solamente una differenza: quando tutto era iniziato, si trovava circa ad un terzo del percorso e l'enorme massa grigia in lontananza per lui aveva una forma indefinita, mentre adesso ne aveva percorso i due terzi e la costruzione risultava più nitida.
Sembrava trattarsi di un frassino le cui fronde si ergevano verso l'alto, mentre grosse radici si piantavano con forza nella nuda pietra.
Non ebbe il tempo di stare ad osservarlo e cercare di capire meglio cosa fosse; Ryoko era ricomparsa lì, a pochi metri da lui, con una spada dalla lama lunga e stretta e l'elsa dorata in mano.
Non presagiva a nulla di buono. Era già pericolosa da sé, cosa poteva fare con un'arma del genere tra le mani?
Si mosse di un passo, facendolo sussultare, ma poi si fermò e dischiuse le labbra. Che volesse parlare?
No. Vomitò una cascata di sangue, accasciandosi con le ginocchia a terra. Lì, la rabbia di Håkan prese il sopravvento: senza temere alcuna conseguenza, si fiondò sul corpo sofferente della ragazza, prendendola per le spalle ed iniziando ad urlare verso il cielo.
-Krigsgaldr, non lo vedi quanto sta soffrendo?! Di questo passo morirà certamente!-
-È normale perdere delle pedine negli scacchi.- Le sue parole echeggiarono basse, con un tono di stizza.
-Questo non è un gioco. Le fai proiettare tutta quella roba superflua raccontandomi il suo dolore e poi la porti sull'orlo della morte?-
-Non rivolgerti così a me, inutile umano. Io sono una divinità.-
-Me ne sbatto i coglioni del fatto che sei una divinità! Non è stato Izanagi a mentirle più di chiunque altro, sei stato tu. Ryoko si fidava di te, eppure la stai usando come una bambola di pezza. Sapevi benissimo che i suoi poteri sono fatti per attaccare e non creare illusioni e giochi mentali, ma glielo hai fatto fare comunque, portandola al limite.
Non meriti di essere venerato, le divinità vogliono il bene dei loro seguaci, tu sei solo un egoista a cui piace ingannare chi lo ama.-
Disse quelle parole cariche d'odio come se stesse sputando veleno. Ryoko aveva sempre parlato bene del suo amico drago, di quanto tenesse a lui... e Krigsgaldr, anzi, il Drago Ceruleo, aveva avuto il coraggio di farle del male in quel modo.
-Vuoi che impieghi le sue capacità per aumentare la forza fisica? Sarà fatto, allora, ma non piangere quando verrai dilaniato.-
La rossa si mosse, saltando all'indietro, sempre con la mano destra ben salda sull'arma.
-Hai attraversato lo Specchio per salvare il tuo mondo, non è vero? Devi sapere che Ryoko recitando l'ultimo Galdr è diventata l'Axis Mundi, ovvero la chiave che può fondere i due mondi. Senza di lei, il mio piano andrebbe in fumo; ti basterà farla cadere nell'oscurità per vincere.-
-Come puoi pensare che io voglia buttarla giù?!-
-Se lei muore, salverai miliardi di vite, se lei vive le condannerai a morte, te compreso. Devi scegliere, Håkan Atlas. Ryoko, o la popolazione mondiale?-
Si ritrovò a mordersi il labbro con insistenza. Quel mostro era astuto.
Voleva fare leva sul sentimento che provava per lei, l'aveva capito.
Ma non poteva scegliere: dall'altra parte c'erano i suoi genitori, suo fratello, Artemis, Akito, i suoi amici... e Yuichi, al quale aveva promesso di proteggere sua sorella ad ogni costo. E davanti a lui c'era proprio quella ragazza che doveva salvaguardare e per la quale probabilmente provava qualcosa oltre l'affetto, mentre stava soffrendo le pene dell'inferno a causa dell'uso eccessivo dei suoi poteri.
-Voi mortali ci mettete troppo a prendere le decisioni importanti.-
Quello della bestia fu un profondo sibilo, succeduto da uno scatto in avanti della ragazza. Brandendo l'arma in modo eccelso, tentò di colpirlo con uno, due, tre fendenti, tutti schivati per miracolo.
Un quarto lo prese per la catenina che aveva al collo, spezzando l'argento come se nemmeno ci fosse e facendola volare giù nel vuoto. Non aveva spazio sufficiente per fare altro oltre ad indietreggiare e se anche fosse riuscito ad evitarla fino al punto di partenza, non sapeva comunque come avrebbe fatto a scampare a quella lama. Lui odiava la violenza, non sapeva neanche come dare un pugno decente, in che modo avrebbe potuto battere una ragazza forte come un toro, con poteri psichici ed una fottutissima spada?
Il quinto rischiò di prenderlo a tal punto che inciampò sui stessi piedi e finì culo a terra, facendosi un male cane.
Stava già assaporando la morte, non aveva scampo, sotto di lui un immenso burrone e nessun modo di poterla schivare. Chiuse gli occhi d'istinto, aspettando il sesto fendente.
... il quale arrivò, ma non nel modo in cui si aspettava: la lama si bloccò a pochi centimetri dal suo corpo, se ne accorse per un tintinnio avvenuto con l'impatto contro qualcosa di invisibile. O almeno, invisibile all'inizio.
-Drago Ceruleo, ti diverti proprio ad usare gli umani, non è vero?-
Una voce femminile sconosciuta parlò, facendogli aprire gli occhi. Di schiena vi era quella che sembrava una donna molto alta avvolta in un largo abito nero, i capelli scuri erano corti, la pelle nivea segnata solo da una cicatrice lungo tutto il perimetro del collo. Aveva fermato lei l'attacco di Ryoko, afferrando la lama con la mano guantata e tenendola immobile. Poi, voltò il capo, fissandolo con due immensi occhi azzurri, estremamente luminosi.
-Akephalos?!- La riconobbe subito vedendola in viso. Quella donna era uno dei mostri synchro del suo deck: "Akephalos, Divinità Bicefala".
Cosa ci faceva lì e, soprattutto, in carne, ossa e due teste? Non si era nemmeno portato il mazzo di carte!
-Sono felice di poterti finalmente parlare, Håkan. Ti aiuterò a sconfiggere quella bestia immonda.- Senza dargli possibilità di replica, la strega, che teneva ancora ben salda la lama con la mano libera dal suo secondo cranio, lanciò lontano il corpo di Ryoko, il quale si fermò proprio sul bordo del sentiero, in procinto di cadere.
-Prendila prima che cada, per favore!-
La Dea era titubante, ma fece un lungo balzo e l'afferrò un istante prima che accadesse il peggio. Håkan si tirò su, raggiungendo le due.
-Non deve accaderle nulla. Io voglio salvarla.- La fissò dritta negli occhi, con estrema convinzione.
-Quindi hai scelto lei, e non il tuo mondo?-
Il biondo scosse il capo.
-Salverò entrambi, non so in che modo, ma lo farò.-
-"Ask veitk standa,
heitir Yggdrasill
hár baðmr, ausinn
hvíta auri;
þaðan koma döggvar
þærs í dala falla;
stendr æ of grænn
Urðar brunni."-
-Ti prego, parla in modo comprensibile, faccio già fatica a capire la mia lingua, figurati una antica o quel che è.-
-"
So che un frassino s'erge
chiamato 
Yggdrasill,
alto albero asperso
di bianca argilla.
Di là viene la rugiada
che cade nella valle,
si erge sempre verde
su 
Urðarbrunnr.
"-
-... Quel frassino di metallo si chiama "Yggdrasill"? È un'informazione utile, almeno?-
-L'Yggdrasill è anche chiamato "Albero del Mondo", questa ragazza è l'"Asse del Mondo", in questo caso la sua chiave d'accensione. Vedo dai segni sul suo viso che parte dei suoi poteri sono stati confluiti là, ma non è ancora stata completamente consumata. Se dovesse avvenire, sarebbe la fine per l'umanità ed anche per lei stessa.-
-Queste sono cose che più o meno sapevo già. Continua.-
-C'è la possibilità che, distruggendo l'Yggdrasill, si possano salvare tutti. Nulla è assicurato.-
-Però non abbiamo scelta.-
-L'alternativa sarebbe uccidere l'Axis Mundi, ma sembri tenere a lei.-
-Esatto. Tengo a Ryoko.- Lo affermò apertamente, prendendosene il corpo svenuto e mettendoselo in spalla come un sacco di patate. La donna gli passò anche la spada.
-Akephalos, un'ultima cosa.- Assottigliò lo sguardo, non perdendo mai il contatto visivo. -Sono davvero tuoi discendenti, Izanagi e la sua combriccola?-
Lei accennò un sorriso.
-Hanno fatto cose terribili: delle persone sono morte ed altre sono state ferite gravemente a causa loro.-
-Difendere l'umanità dal Drago Ceruleo è il loro compito, qualche sacrificio è contemplato quando in ballo c'è un'intera popolazione.-
-Tu e Krigsgaldr siete uguali. Vi piace giocare con le persone come se fosse una partita a scacchi.-
-Ora capisco perché il Galdr della Liberazione non prelevava la tua energia, umano.-
Gli specchi riapparvero in centinaia, mostrando i riflessi dei presenti moltiplicati. Uno, quello dinanzi a loro, venne attraversato da una figura simile ad un umano. Era un uomo, alto due metri o più, con occhi scarlatti, pupille allungate e lunghi capelli bianchi, i quali verso l'interno diventavano azzurri. Indossava un giaccone blu scuro, ricamato in oro e lasciato aperto; sotto di esso non c'era nulla, il busto muscoloso era completamente scoperto, mentre le sue gambe erano artificiali, fatte di metallo. Finivano con i piedi, i quali erano muniti di un tacco abbastanza alto.
Dietro la schiena spuntavano le ali chiuse, anch'esse di metallo e con delle piume azzurre che sembravano fatte di vetro capace di emettere luce.
Sulla sua testa svettavano due corna bianche, forate alla base da anelli dorati.
Sul suo viso era presente lo stesso disegno comparso a Ryoko, il quale si ripeteva su entrambi i lati, più altre linee sul mento, lungo il collo, nelle mani e sull'addome.
Metteva decisamente in soggezione tanto era imponente, assieme a quell'aura di potenza che emanava ed alla grossa spada in una delle sue mani. Faceva quasi paura da umano, nonostante fosse estremamente bello.
-Sei stata tu, Akephalos. Dannata megera, ecco dov'eri scappata.
Ti sei presa due terzi del mio corpo, mi hai rinchiuso qui e hai anche avuto il coraggio di tornare assieme a questo essere inferiore?- Nella sua profondissima voce si poteva chiaramente udire un sentimento di rabbia crescente. Håkan non ci capiva nulla di quella storia, ma sperava che quei due si mettessero a combattere, così da poter sgattaiolare via e distruggere l'albero. Forse stava sognando troppo.
-Drago Ceruleo, non potevo permetterti di cancellare il mio popolo.-
-Voi avevate smesso di venerare me e Cremisi, abusavate dei poteri che vi avevo conferito.-
-Non servono preghiere costanti per venerare le divinità, mettitelo in testa, stupido drago con manie di protagonismo.-
-Pianificavate di catturarci ed usarci come bestiame!-
La creatura metà umana e metà drago balzò in alto brandendo la spada, pronto a colpire la donna. Il biondo, approfittando di quell'attimo, scappò in direzione dell'Yggdrasill, tenendosi strette Ryoko e l'arma rubatale.
Akephalos bloccò il fendente e successivamente lo deviò mediante una falce che aveva fatto apparire dal nulla, spingendo Krigsgaldr fuori dal sentiero. Subito lui spiegò le ali, volando di nuovo verso l'obiettivo e sferrando una stoccata dritta al viso della corvina, la quale lo evitò quasi per miracolo, finendo per graffiarsi la guancia. Non fece nemmeno caso al sangue che fuoriusciva, perché rispose subito all'attacco.
Le lame si incrociavano e stridevano ad ogni contatto, provocando forti rumori metallici.
-Non ti provoca nostalgia questo scontro, drago?- Chiese lei, con fare provocatorio.
-Smettila di fare la sentimentale, strega.- La sua risposta, oltre alle parole, fu un attacco più violento.
-Dici così solo perché hai perso.-
-Io ti decapitai.- Ringhiò.
-Era proprio quello l'obiettivo.- Ridacchiò, sferrando un altro attacco.

L'Yggdrasill era davvero gigantesco.
Håkan aveva puntato il naso all'insù, ma la fine di quella chioma metallica era ben lontana da loro, così come le radici, estremamente grosse e corpose. Quello era sì un frassino, ma grande quanto una quercia.
Guardò prima la spada che aveva in mano e poi Ryoko, ancora svenuta a terra. Sarebbe riuscito a tagliarlo prima che Drago Divino dello Specchio Primordiale, Krigsgaldr, Drago Ceruleo o quale diamine fosse il suo nome se ne accorgesse?
Continuando a rimuginarci sopra certamente non avrebbe condotto a nulla, perciò prese di mira una delle radici.
Alzò la lama verso l'alto, poi la scagliò contro di essa, piantandocela dentro. Fortunatamente, quell'arma sembrava essere adatta all'operazione.
Con non poca fatica riuscì a tagliarla, facendo fuoriuscire una colonna di luce, la quale andò verso la ragazza stesa a terra. Probabilmente era l'energia che l'albero le aveva rubato.
Tirò un sospiro di sollievo, ma era ben lontano dall'abbatterlo. Decise quindi di adoperarsi direttamente sul tronco, o ci avrebbe perso una marea di tempo.
Usare una spada così bella a mo' di accetta era un sacrilegio, ma poco importava: in quel momento era un boscaiolo di fortuna intrappolato in un mondo stranissimo, non poteva pretendere una motosega. Il sudore scendeva lungo la sua fronte come se non ci fosse un domani; era un modello, non era abituato a mansioni di fatica del genere!
Quello era più un lavoro da Ryoko, o da Yuichi, mica da lui.
Doveva smettere di lamentarsi mentalmente e concentrarsi su quel tronco di metallo. Era, con sua sorpresa, quasi a metà.
Lanciò un breve sguardo alla battaglia in lontananza: Akephalos e Krigsgaldr se le stavano dando di santa ragione a colpi di lame, ignorandolo completamente. Meglio così.
Un paio di altri colpi e dovette levarsi la giacca, ansimando dalla fatica. Si passò un braccio contro la fronte sudata e continuò a fendere il metallo, finché la spada non attraversò completamente il tronco: ci era riuscito!
L'Yggdrasill iniziò a cadere quasi a rallentatore, mentre da ciò che ne rimaneva fuoriusciva un fascio di luce come se fosse un geyser, squarciando le nuvole. L'energia che Stelle Cadenti aveva rubato in tutti quei mesi stava tornando ai loro legittimi proprietari.
Håkan si precipitò subito da Ryoko, la quale stava iniziando ad aprire gli occhi. Non riuscì a trattenere le lacrime vedendola così, iniziò a piangere come se non ci fosse un domani, felice di averla salvata.
-Satana, è questa la mia punizione? Guardare per l'eternità la brutta faccia di questo idiota mentre piange come un bambino?- Un mormorio gli fece riaprire gli occhi di scatto. La vista era annacquata, ma poteva vederla fissarlo chiaramente.
-L'idiota sei tu, che ti sei fatta rapire da un drago.- Singhiozzò, tentando di asciugarsi le lacrime.
Ma lei non lo aveva sentito, perché era svenuta nuovamente.
L'urlo di Krigsgaldr si sentì potentissimo fino a lì, che da profondo si trasformava in un atroce stridio, mentre mutava forma, trasformandosi velocemente in drago.
La parte superiore del corpo era azzurra, mentre quella inferiore bianca. Le ali e le gambe artificiali si erano adattate al cambio e gli era cresciuta anche la coda, con la quale prese in pieno Akephalos, sbalzandola giù dal ciottolato.
Gli occhi da due divennero quattro sfere rosse e luminose.
Si era arrabbiato parecchio, a tal punto che aveva sconfitto la strega con un singolo colpo e senza nemmeno averla come obiettivo: infatti ora lo erano diventati Håkan e Ryoko.
Spalancò la bocca, iniziando a caricare un raggio d'energia.
Håkan d'istinto strinse a sé il corpo della ragazza, ormai arreso al suo destino. Senza Akephalos, non aveva speranza di battere quella bestia.
Il colpo venne scagliato, ma deviato a pochi metri da loro; a fermarlo fu una creatura serpentiforme costituita da vere e proprie fiamme vive.
Aveva sentito parlare tante volte di lui, ma mai aveva pensato di poterlo vedere di persona.
-Il Drago Cremisi...?!-
-Fuggi, salta dentro l'albero. Collega i due mondi.-
Non se lo fece ripetere due volte: prese con sé Ryoko e saltò dentro ciò che rimaneva del tronco cavo dell'Yggdrasill.
Il Drago Ceruleo lentamente tornò alla forma umana, accasciandosi sulla nuda pietra e scoppiando in un forte ed inaspettato pianto.
-Perché, Cremisi...? Perché...?- Mormorò, singhiozzando.
-Non piangere, fratello. Andrà tutto bene.-


Angolo autrice
ODDIO, FINALMENTE HO FINITO IL CAPITOLO!
Finora è il più lungo che ho scritto (escludendo l'11.5/12, i quali erano due insieme): sono 4000 parole circa.

Uff.
Mi sono impegnata a scriverlo, spero vi sia piaciuto nonostante il casino. :')

Chi è stato più "cattivo" secondo voi? Akephalos o Krigsgaldr? Entrambi hanno le loro belle colpe in tutta questa storia.

Io vi lascio con un disegno di Krigsgaldr. Non mi piace più di tanto com'è uscito, ma dovevo raffigurarlo, amo il suo design (come sempre, cliccateci su per una risoluzione decente).

Ci vediamo al prossimo ed ultimo capitolo!

P.S.: Il titolo è la trascrizione in futhark di "Krigsgaldr".

P.P.S.: Quello che dice Akephalos in norreno viene da qui.

Jigokuko

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Livello 24 - Conclusione ***


Livello 24

Conclusione

 

Mutaforma crollò improvvisamente di faccia sull'asfalto, facendo prendere un colpo ad Eiko, la quale stava in piedi a pochi metri da lui.
-Ma che—- Gli si avvicinò, tastandogli la giugulare alla ricerca di battiti cardiaci. -Iza-nii, vieni a vedere!-
Il fratello stava assistendo al bendaggio delle mani di Yuichi da parte di Aki, chiamata lì tempestivamente da Yusei, arrivato anche lui sul posto, nonappena il figlio era stato riportato nel circuito in spalla e mezzo morto.
-Perché è svenuto all'improvviso...?- Si inginocchiò e con fatica riuscì a girare di schiena il corpo dell'uomo, aiutato dalla sorella.
-Non lo so, ma non sento il battito. È morto.-
Mutaforma aveva gli occhi spalancati; l'azzurro non era più luminoso ed inquietante, bensì un normale celeste.
I due si guardarono interrogativi per qualche secondo, finché lei non sobbalzò.
-Izanagi, il colore dei tuoi occhi! N-Non brillano più!-
-... Nemmeno i tuoi, Eiko.-
-Che significa...?- Si mise le dita sulle tempie, massaggiandole. -Non riesco più a vedere il futuro!-
-Sembra che abbiamo perso i poteri.- Rispose il castano, guardandosi la mano aperta. Stava tentando di emettere elettricità, ma non accadeva nulla. -Deve essere successo qualcosa in quello Specchio, non so dire cosa, però...-

Yusei non ci credeva ancora: durante il duello tra Stelle Cadenti ed Izanagi aveva raggiunto suo figlio per assisterlo e magari dargli una mano a vincere, ma nel momento in cui Ryoko si era levata il casco e l'aveva lanciato via assieme a microfono e telecamere, era andato su tutte le furie, rubandogli sia il casco che la duel runner.
Inizialmente non l'aveva presa troppo bene - lo aveva lasciato a piedi... -, ma poi non era riuscito a fare a meno di sorridere; suo figlio esisteva ancora sotto tutte quelle paure ed incubi, ed era disposto a mettere tutto da parte anche solo per un secondo pur di proteggere le persone a cui teneva.
In poche ore glielo aveva dimostrato ben due volte, quando l'aveva trovato con le mani tagliate, il maglione strappato per tamponare le ferite in modo rudimentale ed un mare di sangue. Aveva rischiato tutto per Artemis, anche l'uso degli arti.
Probabilmente le sue mani non avrebbero più funzionato al meglio delle proprie capacità, ma a lui era evidente non importasse, perché quelle poche parole che era riuscito a dirgli quando si erano rivisti facevano trasparire felicità.
Adesso si stava lamentando come se non ci fosse un domani a causa dei punti che sua madre gli stava mettendo. Lei, quando lo aveva visto in quello stato, aveva trattenuto un urlo ed era entrata subito nella modalità "pronto soccorso", riempiendolo di disinfettante e facendolo imprecare.

Ormai era quasi l'alba, il sole stava ricominciando a fare capolino e tutti i presenti si stavano ormai chiedendo come avesse fatto il tempo a passare tanto in fretta, erano lì dalla sera prima e di Håkan e Ryoko ancora non se ne vedevano le tracce.
La preoccupazione per quei due era alta, fin troppo. Dopotutto, se il biondo avesse fallito nella sua missione, avrebbero dovuto dire addio alla vita.
Finché, quando il cielo stava cominciando a tingersi di rosa tenue, lo Specchio non riapparve.
Inizialmente ci fu un grosso spavento, ma quando da esso uscì Håkan barcollante con Ryoko svenuta in braccio, Yusei ed Izanagi gli corsero incontro. Anche Yuichi ci aveva provato, ma sia Artemis che Aki lo avevano ammonito severamente. Eiko, invece, preferì stare in disparte; dopotutto non era contenta che quel demonio dai capelli rossi fosse sopravvissuto.
-Ha perso molto sangue e ha usato una quantità abnorme di poteri, bisogna aiutarla.- Quando vide il padre di lei, subito gli rivolse la parola, preoccupato per le condizioni della ragazza.
-Ho capito, nel frattempo portiamola da sua madre.-
Håkan annuì, passandola in braccio a Yusei, per poi dirigersi assieme a lui nel punto in cui c'erano suo figlio, la ragazzina e la moglie.
-Håkan! Stai bene?- Artemis subito gli corse incontro, stritolandolo in un abbraccio, il quale venne debolmente ricambiato a causa della stanchezza. -Eravamo preoccupatissimi...-
-Io sto bene, ma voi due? Siete coperti di sangue.- Osservò meglio il viso pallido dell'amico, con entrambe le mani appena ricucite. Vederle gli provocò un senso di nausea, perciò smise subito di guardarle.
-Masashi, il ragazzino che ha tentato di accoltellarti. È colpa sua.-
Izanagi si intromise nella conversazione e solo in quel momento notò l'assenza del bagliore dei suoi occhi azzurri.
Lasciò andare Artemis, per poi fare cenno al castano di seguirlo. Quando furono abbastanza lontani, gli chiese spiegazioni.
-Che succede?-
-In quel mondo ho visto Akephalos.-
-Come fai a conoscere il nome della Dea a Due Teste? Io non te l'ho detto!-
Chiuse e riaprì gli occhi più volte, incredulo. Håkan gli raccontò tutto per filo e per segno, partendo dal fatto che Akephalos fosse una sua carta, fino alla sua caduta nello strapiombo, deducendo il suo probabile decesso, probabilmente confermabile con la perdita dei poteri del suo interlocutore.
-Forse è questo il motivo per cui Eiko non ti vedeva con la sua abilità, né il Drago Ceruleo riusciva a prelevare la tua energia durante il Galdr della Liberazione.-
-Krigsgaldr le ha detto anche altre cose, ovvero che si era presa i due terzi del suo corpo. Cosa significa...?-
-La leggenda racconta di uno scontro tra il drago e la strega con la vittoria di quest'ultima tramite un inganno. Quando il drago la smascherò, lei con la spada tagliò il suo corpo in tre parti: parte superiore, gambe ed ali, per poi rinchiudere la prima nello Specchio. Le altre due sono state divise e portate lontano.-
-... E tu ne possiedi una, non è vero?-
-Cosa te lo fa pensare?-
-Hai detto a Yuichi che quel tizio pieno di cicatrici è stato creato a partire dal sangue di Krigsgaldr.-
Izanagi non riuscì a trattenere un sorriso. Si scostò un ciuffo di capelli finitogli sugli occhi, per poi scoppiare a ridere.
-Oh, Håkan, ti ho proprio sottovalutato. Credevo fossi solo uno stupido idiota.-
-E lo sono. Però tu non mi hai risposto.-
-Possiedo le gambe del Drago Ceruleo.-
-Ora va meglio. Me le faresti vedere?-
-Non posso rifiutare quando hai salvato la vita a tutti. Vediamoci a mezzanotte al Ponte Dedalo.-
-Ci sarò.-

***

La giornata era passata lentamente, forse perché aveva una certa ansia nell'incontrare di nuovo quel losco tizio. Tornato a casa, provò a farsi una dormita, ma nulla.
Nonostante fosse stanchissimo e provato per l'esperienza della notte precedente, gli fu impossibile addormentarsi.
L'autostrada era come al solito trafficata, anche ad un orario del genere. Si era imbattuto anche in un paio di duelli turbo che lo avevano costretto a fare qualche deviazione, ma tutto sommato riuscì a raggiungere il punto d'incontro più o meno in orario.
-Sei in ritardo.-
Izanagi lo stava aspettando da chissà quanto tempo seduto, anzi, stravaccato, sulla sua moto, all'ombra del gigantesco anello che sovrastava il ponte.
-Le strade di Nuova Domino sono sempre affollate, sono arrivato anche troppo presto. Muoviamoci.-
L'altro annuì, saltando nuovamente in sella.
-Spero tu sia preparato, dobbiamo andare nel cuore del Satellite.-
-Le gambe del drago sono lì? Anche se sono passati quasi cinquant'anni dall'esplosione del reattore ed ormai quell'isola è quasi disabitata, non è pericoloso?-
-Il Satellite sarà vuoto, ma è proprio per questo che è quello il loro posto.-
Non aggiunse altro, mettendo in moto ed aprendo la fila. Attraversato il Ponte Dedalo, si trovarono in un luogo completamente diverso da com'erano abituati a vedere Nuova Domino.
Sebbene alcune rare abitazioni fossero state ricostruite, l'aria che si respirava era quella di povertà e desolazione. Complice l'orario, in giro non c'era nessuno.
C'erano strade sfatte con l'asfalto ampiamente crepato, graffiti ovunque  e palazzi veramente messi male, per la maggior parte pericolanti.
Da quando era stato ricostruito il ponte, gli abitanti del Satellite corsero per la maggior parte a Nuova Domino, abbandonando l'isola per sempre. Nonostante fosse uno spreco non poteva biasimarli, quel luogo era diventato come una prigione dov'erano detenuti anche i bambini. Anche lui avrebbe fatto la scelta di suo padre, ovvero fuggire da lì.
Il viaggio in moto fu lento e lungo a causa della strada dissestata, ma nonostante ciò il Satellite era molto più grande di quanto pensasse e, soprattutto, intricato. Si ritrovarono al suo centro, davanti ad un'immensa voragine che sembrava senza fondo. Il solo guardarci dentro gli aveva provocato le vertigini.
-Che posto è questo?-
-Il luogo in cui sorgeva il reattore Momentum originale. Da qui partì l'Inversione Zero. Seguimi.-
Izanagi prese a scendere delle scale d'acciaio piuttosto instabili, calandosi in quell'enorme fossa. Håkan, inizialmente titubante, lo seguì, standogli dietro.
Man mano che scendevano si faceva sempre più buio, finché sulle pareti di roccia non iniziarono a scorgere delle colate di energia luminosa dai mille colori, la stessa che si vedeva nei duel disk e nelle duel runner.
Si guardò intorno esterrefatto. Quel luogo non gli sembrava più tanto inquietante, anzi, era meraviglioso vedere quel liquido scendere lentamente verso il fondo.
Ci volle un sacco di tempo per raggiungere la meta, ma ciò che si trovò davanti lo aveva stupito ancor di più.
Sul pavimento di nuda pietra, era adagiato il corpo del drago dalla vita in giù. Era liscio e di colore bianco, la coda era grossa e lunga e gli artigli delle zampe affilatissimi.
Le colate di Momentum, arrivate al suolo, si muovevano innaturalmente verso la salma, facendosi assorbire da essa.
Vedendolo a bocca aperta, Izanagi parlò.
-Quando il vecchio reattore venne usato come porta per l'Inferno e successivamente Rex Godwin fu sconfitto, tutto il Momentum presente qui è stato assorbito dalle gambe del Drago Ceruleo. Non si sa quando e come siano apparse, ma sono state ritrovate proprio in questo punto, e da allora assorbono lentamente le colate.-
Il biondo ci girava intorno, osservandone i particolari in preda sia alla curiosità che alla confusione. Non era mai stato scettico sul "sovrannaturale" grazie ai racconti dei genitori sul Drago Cremisi, i Predestinati e tutto quel che ne conseguiva, ma dall'essere spettatore al vivere di persona quelle esperienze c'era un abisso.
Ciò faceva di lui una persona speciale? Akephalos lo aveva scelto perché speciale? No, probabilmente perché in futuro sarebbe stato legato a colei che avrebbe tentato di distruggere l'umanità. Quello aveva decisamente più senso.
-Stai dicendo che le gambe potrebbero essere emerse dagli inferi?-
-Non saprei come rispondere... so solo che questo luogo non è casuale. Sono pur sempre vive ed immortali, forse hanno conservato una certa coscienza e si sono mosse.
Secondo me hanno tentato di assorbire l'energia dal vecchio reattore per tentare in qualche modo di ricongiungersi alla parte principale.-
-È... inquietante.- Håkan indietreggiò di un passo, quasi con il timore che quelle zampe giganti potessero muoversi e colpirli con la coda, la scena di Akephalos che veniva lanciata nel burrone gli si era subito palesata in testa.
-E sai cosa lo è di più? Che se Z-One avesse vinto e scaraventato la Fortezza del Destino su Nuova Domino, l'impatto dei due reattori oltre a distruggere la città avrebbe potuto aprire il portale per il mondo al di là dello Specchio.-
-Com'è possibile? Non serviva la magia per aprirlo?-
-Anche Ryoko l'ha aperto, e la sua non è magia, ma un'abilità sviluppata a causa dell'Inversione Zero.
Le radiazioni provocate dall'esplosione del reattore hanno intaccato alcune persone facendo sviluppare loro poteri inumani, come quelli posseduti un tempo da sua madre.-
-Vuoi dire che i poteri di Ryoko e Yuichi non sono nati per caso, ma a causa di una mutazione genetica? Mi sembra troppo strano da credere.-
-Hai mai sentito parlare di psichici al di fuori di Nuova Domino e dintorni?-
Il biondo dischiuse le labbra, collegando i punti. Aveva ragione, non se n'era mai parlato nella città dove abitava precedentemente.
-Z-One era un uomo estremamente intelligente, ma non abbastanza, purtroppo. Non sapendo dell'esistenza del Drago Ceruleo, avrebbe solo anticipato la fine dell'umanità con il suo folle piano. È un bene che Yusei Fudo lo abbia sconfitto.-
-Anche Akephalos possedeva dei poteri, eppure lei esiste da molto prima dell'esplosione del reattore.-
-La Dea a Due Teste ed i suoi discendenti usano la magia, non i poteri psichici. È per questo che abbiamo tutti abilità diverse; io usavo l'elettricità, Eiko prevedeva il futuro e Masashi faceva illusioni e controllava le menti, mentre Mutaforma era un ibrido che non ha retto al solo potere di Krigsgaldr una volta svanito l'altro.-
-Che casino.- Fu l'unica cosa che riuscì a dire, incrociando le braccia. Tante informazioni in così poco tempo erano capaci solo di mandargli in pappa il cervello già piccolo.
-Sono tante cose, lo so, ma sei stato tu a volerle sapere, amico.-
-E le ali? Sai dove si trovano?-
Izanagi scosse il capo.
-Non sono mai state ritrovate, solo Akephalos ne sapeva l'ubicazione, ma ormai è morta.- Sospirò. -Era una donna subdola che ha osato sfidare il divino "in nome del popolo", ma poi lo ha lasciato in balia del Drago Cremisi ed è fuggita una volta ottenuti i pezzi del gemello.-
-Eppure seguivate alla lettera le sue istruzioni.-
-Ne sono consapevole.-
-Avete fatto del male a tante persone.-
-Non lo nego.-
-Hai minacciato di morte Ryoko.-
-Lo so, cazzo! Lo so benissimo!- Il suo tono di voce si alzò all'improvviso, carico di rabbia.
Non rabbia contro Håkan, però, ma contro sé stesso.
-Non c'è bisogno che urli, qui dentro c'è l'eco.- L'altro si tappò le orecchie, infastidito.
-... Scusa. È che sono arrabbiato per le cazzate che ho fatto.-
-Non sono poche.-
-Infierisci pure.- Grugnì. -Mi fai ingelosire, parecchio.-
Affermò, sedendosi a terra con fare scocciato.
-Perché mai? Sentiamo.- Lo disse con un tono quasi canzonatorio.
-Avrei voluto essere al tuo posto. Ryoko volevo salvarla io. Io volevo prendere a calci in culo quel drago di merda. Volevo tornare dall'altro mondo con lei in braccio.- Ammise, mordendosi il labbro. -Ryoko è la persona a cui tengo di più in assoluto. Ed ora devo lasciarla andare.-
-Invece di minacciarla dovevi dimostrare di tenere a lei e tutto questo probabilmente non sarebbe accaduto.-
-Eiko aveva previsto che se l'avessi fermata il Drago Ceruleo se la sarebbe presa con la forza—-
-Stronzate!- Stavolta, fu lui ad alzare la voce. -L'ha presa lo stesso, e tu non hai mosso un dito!-
-Sono un senza palle, lo so.- Sussurrò, con il capo chino. -Prima del duello non vedevo l'ora di rivederla, ma quando si è tolta il casco ho visto chiaramente tutto il disprezzo e la paura nei miei confronti. È stato difficile mantenere il sorriso per tutto il tempo.-
-Te lo sei meritato, Izanagi.-
-Non sai quanto avrei dato per essere te.- Quelle parole trasudavano egoismo puro.
-Ti avrei ceduto volentieri i suoi morsi, gli insulti, i calci ed i pugni.-
-Sono proprio ciò che mi piace di lei.-

***

-Aaarriva l'aeroplanino, ciuf ciuf!-
-Quello è il treno, Artemis.-
Yuichi sospirò, esasperato.
Erano passati due giorni da quando Håkan aveva salvato sua sorella, ma lei non si era ancora svegliata. Aki aveva detto di non preoccuparsi perché la causa era l'eccessivo uso dei suoi poteri e nel complessivo stava più che bene.
Piuttosto, affermò, il problema più grande era lui, con quelle mani tagliate. Motivo per il quale Artemis si era parcheggiata in casa sua, costringendolo a farsi aiutare in ogni minima cosa, soprattutto durante i pasti. Amava imboccarlo, doveva ammetterlo.
Più volte lo aveva chiamato "il suo bambino", mettendolo costantemente in imbarazzo davanti ai genitori. A volte si chiedeva come faceva ad essersi messo con quella peste, ma poi la guardava in quel visetto adorabile e tutti i dubbi andavano a farsi benedire.
-Non importa, ora mangia.- Disse, ficcandogli il cucchiaino di gelato in bocca con la forza.
-Ti ho offesa?-
-Sei fastidioso quando fai il precisino.- Mostrò un finto broncio.
I due continuarono a bisticciare per un altro po', finché il suono del campanello non li interruppe.
Entrambi si alzarono e, quando la ragazza aprì la porta, si ritrovò davanti Izanagi, tutto sorridente.
-Cosa vuoi?- Si intromise il corvino, guardandolo torvo.
-Parlarti un attimo in privato.- Rispose. -Artemis, cara, puoi darci qualche minuto?-
-Certo, come vuoi.-
-Ah, un attimo! Sappi che ho conciato Masashi per le feste, l'ho fatto piangere per bene e ha giurato che si sarebbe ben tenuto a distanza.-
La risposta che ricevette fu un sorriso da parte di lei, la quale sparì in casa.

-Allora? Che c'è?-
Il castano tirò un lungo sospiro, cercando le parole adatte.
-Volevo... ecco... scusarmi sia con te che con Ryoko. Per tutto il male che vi ho causato.-
-Tu che ti scusi? Sei forse impazzito?-
Scosse il capo, sorridendo amaramente.
-Al tempo sono stato stupido e ho fatto enormi cazzate, o peggio. Non darò la colpa alla mia affiliazione con quella dea, quelle decisioni le ho prese io di sana pianta, credendo fossero giuste e sperando di allontanare da me tua sorella.-
-Lo sai quanto ha sofferto, Izanagi?-
-... Sì.-
-Ed invece no. Tu hai sempre avuto tutto, ma lei aveva solo me e te, e l'hai abbandonata quando io non potevo proteggerla, sempre a causa tua. Dovresti solo vergognarti.-
-Lo sto già facendo. Forse non mi crederai mai, ma è così. Non sono venuto a cercare alcun perdono, volevo solamente non essere considerato più un nemico.
Vedimi da sconosciuto.-
-Uno sconosciuto che mi ha fatto del male.-
-Sai cosa provavo per tua sorella, e sai anche quanto fosse importante per me la nostra amicizia.
Io... non sarei mai riuscito a farle del male, nemmeno a te. Nonostante il mio compito fosse quello di uccidervi, ho sempre fatto in modo di far fallire i piani.
Durante il tuo incidente avrei potuto fulminare te, quando Mutaforma ha mandato fuori pista Ryoko ed attaccato Artemis gli ho ordinato di non esagerare mai... e Masashi l'ho scelto perché è un coglione e sapevo si sarebbe fatto prendere la mano, mandando tutto all'aria di conseguenza.
Ho sempre avuto la "fortuna" di essere il capo, o non avrei potuto salvarvi. Non l'ho mai detto nemmeno ad Eiko, o sarebbe andata su tutte le furie.-
Yuichi sgranò gli occhi, cercando di mantenere una posizione statica ed imperturbabile. Credergli o no?
Non era bravo con l'empatia, ma conosceva bene Izanagi, e quando mentiva tendeva ad atteggiarsi, cosa che in quel momento non stava facendo.
Era anche vero che non si vedevano da anni, avrebbe potuto sviluppare doti da attore migliori.
-È la verità...?-
L'altro annuì, distogliendo lo sguardo, quasi in imbarazzo.
-Come ho detto, non cerco perdono, volevo solamente essere ascoltato... e tu sei libero di credermi o no, dopotutto è colpa mia se non vi fidate più di me.
Sono qui anche per dire che io ed Eiko ce ne andremo da Nuova Domino, definitivamente. Voglio evitare a Ryoko altre sofferenze e tenere lontano da lei quella stronza di mia sorella.
Deve dimenticarsi di noi, il suo dolore è quasi interamente causa nostra.-
-È nobile da te un gesto del genere, non è che erano quei poteri a darti alla testa?-
Nel tono di voce del corvino c'era una certa punta di ironia, la quale stupì Izanagi, non si aspettava scherzasse con lui. Tornò a sorridere, per davvero.
-Può darsi... chi lo sa?- Scrollò le spalle, ma poi tornò serio. -Come sta Ryoko?-
-È ancora incosciente per via della troppa energia consumata, ma mia madre dice che sta bene, deve solo recuperarla.-
-Ne sono contento...-
Fu come liberare il cuore da un grosso peso. Era contento che fosse sopravvissuta, che i suoi errori non l'avessero uccisa.
-Io... devo andare, definitivamente. Non parlarle della nostra conversazione, non vorrei venisse a cercarmi. Va bene?-
-Come vuoi, Izanagi.-
I due si salutarono, niente di caloroso, con una sorta di malinconia. Il castano se ne andò e Yuichi rientrò in casa, tornando da Artemis.
-Allora? Cosa ti ha detto?-
-Si è scusato per tutto, e se ne andrà da Nuova Domino.-
-Lo immaginavo.-
-Eh?-
-Izanagi non è cattivo, l'ho visto nei suoi occhi. Celava tanta sofferenza.-
-È incredibile come tu riesca a comprendere le emozioni altrui solamente con uno sguardo.-
-Dovrò avere qualche particolarità anche io, no?-
Rispose, scherzando.
-Non ne hai bisogno.- Il giovane le si avvicinò, abbracciandola forte. -Sei già perfetta.-

***

-Ancora non ci credo, potresti ripetere?-
-È la quarta volta che lo faccio, Akito.-
-Sicuro non siano balle?-
-Assolutamente no!-
L'immagine a bassissima risoluzione del suo amico sullo schermo del computer andava a scatti. Metà delle volte non riuscivano a capire nulla dei discorsi l'uno dell'altro.
Maledetta l'adsl lentissima di quell'ingrato.
-Sono stato davvero in un mondo sconosciuto, e ho visto davvero il Drago Cremisi!- Si ripeté per la centomillesima volta.
-Ho capito, ho capito... te lo richiederò tra qualche giorno: se il tuo racconto sarà uguale, allora sarà la verità! Le bugie sono facili da dimenticare.-
-Smettila di dire assurdità.-
-Piuttosto, come sta Ryoko?-
-Stamattina sono andato a vederla, ma sta ancora dormendo.-
-Oh... beh, spero si rimetta presto. Avvisami quando si riprenderà, va bene? Ora devo andare, è tardi, ciao!-
Lo disse tutto d'un fiato, per poi disconnettersi dalla videochiamata, mollandolo nel silenzio più totale.

A portatile spento, l'occhio gli cadde sull'orologio da parete: era l'una e mezza, e fuori imperversava il temporale. Dalla portafinestra poteva vedere l'acqua della sua piscina formare grosse onde e fuoriuscire.
-Che tempaccio...- Si lamentò, chiudendo le tende.
Il suo sbadiglio venne interrotto dal suono del campanello; chi poteva mai essere a quell'orario assurdo?
Aperta la porta, rimase bloccato per qualche secondo, chiedendosi se avesse le traveggole. Stava sognando o la tizia fradicia davanti a lui era proprio Ryoko?
Quella Ryoko?
Come mosso da fili invisibili, l'abbracciò in silenzio, stringendola fortissimo a sé. Anche lei, con sua sorpresa, ricambiò il gesto.
Rimasero in quella posizione per un periodo di tempo che parve infinito finché, lentamente e quasi con protesta, non sciolsero l'unione.
-Che ci fai qui? Non sarai mica andata in moto con questo temporale!- Disse, con tono di rimprovero.
-Mi sono ricordata di un cielo azzurro e tu che piangevi come un idiota...- Mormorò, con un tono di voce smorto. A guardarla, non sembrava stare affatto bene: oltre ad essere bagnata dalla testa ai piedi, i suoi occhi blu erano socchiusi e faticava quasi a reggersi in piedi.
-Vieni.- Sospirò, prendendola per mano e portandola in casa. La fece sedere sul divano e poi sparì nell'altra stanza.
-Non puoi stare in quelle condizioni, o ti ammalerai.- Le porse dei suoi vestiti. Sarebbero stati larghi, ma almeno si sarebbe risparmiata un raffreddore.
Quando lei uscì dal bagno con la sua enorme maglietta rossa addosso, gli tornò alla mente quel mese in cui aveva indossato solo abiti suoi a causa del gesso ingombrante. Quanta nostalgia...
-Ora vuoi dirmi che ci fai qui?-
-Mi sono svegliata nel mio letto nonostante nel mio ultimo ricordo ero in sella alla moto... e duellavo... poi non sono riuscita a cantare e da lì si interrompe tutto. Ho avuto solo un altro flash di te che piagnucolavi. Non ti avevo mai visto piangere.-
-Beh...- Si grattò il capo, imbarazzato.
-Non ho trovato la carta di Krigsgaldr. In qualche modo devo essere riuscita a cantare.-
-Lo hai fatto, e—-
-Ne sono contenta.- Lo interruppe, abbassando lo sguardo e mostrando un sorriso amaro.
Sentiva che qualcosa non andava in tutta quella storia, ma non chiese altro. Pensava che sapere le cose nel dettaglio avrebbe cambiato qualcosa in lei, e quella sensazione le diceva che era meglio così.
-Ryoko... hai detto a tuo fratello che sei qui, almeno?-
-Dormiva così bene... anche se non ho capito il perché delle mani fasciate.-
Håkan si sbatté una mano in faccia. Tipico di lei, fare le cose senza avvertire nessuno. Si sedette anche lui sul divano.
-È stato il ragazzino che ha provato ad accoltellarmi.-
-... Oh, lui. Spero lo abbia fatto pisciare sotto.-
-Senza dubbio, sennò non sarebbe Yuichi.-
I due si guardarono in faccia per un po', finché non scoppiarono a ridere.
Ma il biondo si ricordò all'istante di una cosa: perché suo fratello non l'aveva ancora pestato per quel bacio rubatole? Akito non l'aveva trovata quella sera, perciò non avrebbe potuto ascoltare la sua richiesta...
-Ryoko.-
-Eh?- Anche lei smise di ridere.
-Perché la mia faccia è ancora splendidamente integra?-
-Vuoi un pugno, così te la sistemo?-
-No! Mi domandavo perché non hai detto a Yuichi di quello che è successo tra noi qualche mese fa.-
-Cosa?-
-Avanti, lo sai. Quando ti ho baciata.-
-Ah... oh beh, si vede che l'ho dimenticato.-
-Non dire balle. Saresti capace di ricordare un torto per cent'anni.-
-Ed invece è così, che ti piaccia o no.-
Nonostante fosse evidentemente stanchissima, il suo sguardo truce era più vivo che mai, confermando il suo stare fin troppo bene. Era tornata la Ryoko di sempre, niente più visioni del passato od attacchi con quella spada enorme. Con lei mancava solo quello stupido drago, ma la preferiva così, non si sarebbe intromesso nuovamente tra loro.
-Ho capito, calmati adesso...- Alzò le mani, in segno di resa.
Bugiarda. Non capiva i suoi motivi, ma non le credeva affatto.
-Comunque, non mi hai ancora detto perché sei qui.-
-Volevo farmi un giro, ma pioveva... perciò sono venuta qui per bullizzarti un po'.-
-Hey, portami rispetto, dopotutto sono più grande di te!-
-Di grande hai solo l'ego, stupido!-
-Ti assicuro che non è solo quello, vuoi vedere?-
Il suo viso pallido avvampò e la fece alzare in piedi di scatto.
-T-Taci! Idiota!-
Lui, invece, se la rideva. Ormai sapeva quali punti colpire per farle avere quelle reazioni esagerate ed al contempo adorabili.
-Guarda che è diverten—-
Fece un balzo, afferrandola mentre crollava a terra come un sacco di patate.
-Ryoko, sveglia!-
Si fermò a guardarla; si era addormentata di colpo, ma non sembrava stare male. Decise di prenderla in braccio e portarla nel suo letto, per poi coprirla con le lenzuola.
-Stupida... e se ti fosse successo mentre eri per strada?-
Era arrabbiato per il suo essere tanto sconsiderata, ma al contempo era contento che fosse lì in quel momento. Quanto egoismo.
Stava per tornare in soggiorno, quando qualcosa gli afferrò la mano, facendolo voltare. Ryoko lo stava guardando.
-Rimani qui... Håkan.-
Il suo nome pronunciato da lei sembrava qualcosa di estremamente importante, divino. L'aveva mai chiamato per nome, prima?
No, in nessun caso.
Dopo averlo costretto a stendersi accanto a lei, lo intrappolò in un abbraccio strettissimo e si riaddormentò all'improvviso, bloccandolo lì.
Aveva interrotto bellamente il suo piano di avvertire Yuichi della sua presenza, ma non poté fare a meno di essere contento per quella vicinanza. Ryoko aveva la testa appoggiata al suo petto e poteva sentire chiaramente ogni suo respiro.
Le accarezzò piano i capelli ancora umidi.
-Buonanotte, pazza.- Sussurrò, per poi chiudere gli occhi.

Il mattino dopo, fu Håkan a svegliarsi per primo, trovandosi ancora con Ryoko avvinghiata addosso a togliergli il respiro. Era tutto indolenzito.
-Hey, sveglia.- Le diede uno schiaffetto, ottenendo solo dei mugolii ed il suo girarsi dall'altra parte. Almeno ora era libero.
Si alzò dal letto, andando a recuperare il telefono. Era molto presto, ma decise comunque di telefonare a suo fratello.
-Pronto? Håk, non abbiamo tempo di parlare, Yoyo—- Aveva risposto Artemis al posto suo.
-È qui. Mi è piombata in casa stanotte.-
Un secondo di silenzio. Poi due, poi tre.
-Cosa?! Che ci fa lì?!- Quello era Yuichi.
-Non ne ho idea. Volevo avvertirti, ma non mi ha dato il tempo. Ora sta dormendo.-
-Saremo lì tra venti minuti.- Gli chiuse la chiamata in faccia.

***

-Rallenta, ti farai male alle mani se stringi così forte il manubrio!-
Ma Yuichi non la stava ascoltando e pedalava su quella bicicletta come se fosse in sella ad un cavallo al galoppo. Artemis era stretta a lui con una paura matta di cadere o di fare qualche incidente; da quando lui aveva guidato nuovamente la duel runner del padre e scoperto di non essere un assassino, la sua paura della velocità era calata drasticamente e stava prendendo via via più confidenza con sé stesso, motivo per il quale i suoi capelli non erano legati in quel momento. Quelle lunge ciocche nere e dorate svolazzavano seguendo la scia del vento.
Una frenata brusca ed improvvisa protese entrambi in avanti quasi a stendersi sul manubrio e fece alzare da terra la ruota posteriore. Il giovane, senza dire una parola, scese dalla due ruote ed entrò nel palazzo di fronte, iniziando a correre su per le scale come una furia.
-Vai piano, ti si riapriranno i punti...!-
Lei faticava a stargli dietro, e quelle erano solo parole al vento. Ormai aveva un obiettivo, non si sarebbe mai fermato.
Arrivato all'ultimo piano, iniziò a suonare con insistenza il campanello, finché un Håkan assonnato non gli aprì la porta.
-Dov'è mia sorella?!- Quasi gli urlò in faccia. Con la sua tazza di caffè in mano, il biondo gli indicò la camera da letto. Lui subito ci si fiondò dentro.
-Ciao, Mis.- Quando la vide tutta trafelata, quasi scoppiò a ridere, ma evitò di farlo a causa della presenza demoniaca di Yuichi.
-Non mi ha neanche dato il tempo di mettermi le scarpe!- Si lamentò lei, indicando le sue pantofole con i coniglietti.
Entrambi lo raggiunsero in camera.
-Spero tu non le abbia fatto nulla.- Disse il corvino, alludendo alla maglietta rossa che lei indossava.
-È venuta qui bagnata dalla testa ai piedi, mica potevo lasciarla così.- Si beccò uno sguardo truce, ma gli aveva creduto. -Piuttosto... devo dirti una cosa.-
-Mh?- Alzò un sopracciglio.
Håkan lo accompagnò fuori dalla stanza, lasciando sole le ragazze. Prese un profondo respiro, quasi pentendosi di averlo detto, ma ormai stavano lì, e Yuichi era suo amico. Non poteva nascondergli una cosa del genere.
-Alla mia festa di compleanno, ho... beh... baciato Ryoko. Mi-Mi dispiace, io—-
-Tu cosa?!- Il suo urlo sembrò provenire dalle viscere dell'Inferno.
Seppur fosse più basso di lui e ferito, quel ragazzo gli faceva una paura tremenda quando era arrabbiato, sembrava posseduto dal diavolo. Venne afferrato per il colletto della maglia e due profondi occhi nocciola gli si piantarono addosso, più minacciosi che mai.
-Me lo dici solo adesso perché le mie cazzo di mani sono maciullate?! Conosco molte altre modalità per romperti il culo, brutto idiota!-
Il biondo era paralizzato. Cosa fare, contro quella furia?
-Adesso basta.- Una seconda voce, stavolta femminile, gli venne in salvo. Ryoko ed Artemis stavano sullo stipite della porta.
La prima camminò verso entrambi, li divise e poi tirò un manrovescio in faccia al fratello.
-Stupido! Non c'è bisogno di fare una tragedia, era solo un bacio!-
Yuichi la guardò dapprima con sorpresa, poi si morse il labbro.
-Non voglio si ripeta quello che è successo due anni fa.-
-Ormai non sono più una bambina, e lui è troppo scemo per comportarsi come Izanagi. Posso cavarmela da sola, adesso.-
-Mi dispiace.- Mormorò, con sguardo basso.
La sorella lo abbracciò forte e lui ricambiò, ancora mortificato. Non era fiero di quel suo lato esplosivo, ma a volte gli era impossibile reprimerlo.
Successivamente la lasciò, avvicinandosi al malcapitato.
-Scusa, scusa, scusa!- Ripetè, inchinandosi più volte. -Sono stato impulsivo, esagerato, e— e—-
-Non preoccuparti, alla fine non mi hai spaccato la faccia, va bene così. E poi è anche colpa mia, non avrei dovuto farlo.-
-Quindi mi perdoni...?-
-Certo, dopotutto sono stupido.-
-G-Grazie.-
Il corvino era cambiato dal giorno alla notte in due secondi. Prima era una furia omicida, ora era quasi sull'orlo del pianto.
Ryoko si avvicinò a Håkan di soppiatto, picchiettandogli il braccio.
-Mi devi un favore.-

***

-Ancora non ci credo, Yusei. Come abbiamo potuto permettere che i nostri figli si invischiassero in una faccenda tanto pericolosa?-
Aki e Yusei quella stessa sera erano andati all'altopiano di Nuova Domino a guardare il cielo. Ormai, quella per loro era diventata abitudine quando volevano stare soli.
-Non potevamo saperlo... dopotutto anche noi ci fidammo del Drago Cremisi quando eravamo Predestinati. La nostra è stata solo fortuna.- Le avvolse le spalle con il braccio, avvicinandola a sé. -Ora stanno bene, e questa è la cosa più importante.-
-Mi auguro non accada più nulla del genere... quel drago ha scelto Ryoko a causa dei poteri che le ho trasmesso.-
-Aki, non puoi fartene una colpa. A Nuova Domino ci sono altri psichici, se non era Ryoko poteva scegliere qualcun altro... e magari farcela. Che abbia ingannato proprio nostra figlia è una fortuna nella sfortuna, non possiamo sapere che cosa sarebbe successo se la vittima non fosse stata lei.-
Aki abbassò lo sguardo, ma poi lo rialzò, incontrando gli splendidi occhi blu del marito ed il suo sorriso confortante.
-Anche dopo tutti questi anni, sai sempre cosa dire e fare perché io mi senta meglio.-
-È il mio dovere, non dimenticarlo mai.-
Il cielo quella sera era meraviglioso, non aveva nulla da invidiare alle luminosissime luci di Nuova Domino. Yusei sin da bambino aveva sempre amato guardare le stelle e quell'amore tra lui e le costellazioni non era mai svanito, anzi, aveva trascinato Aki con lui. Amava scrutare il cielo con la presenza di quella stupenda donna.
-Guarda, due stelle cadenti!-
La voce della donna, emozionata come quella di una bambina, si fece subito sentire quando nel blu della sera inoltrata, ben due meteore saettarono all'improvviso, fino a svanire com'erano apparse. I colori erano, però, insoliti: una era color cremisi, mentre l'altra era cerulea.
-Sono splendide.-
-Hai espresso un desiderio, Yusei?-
-Ho desiderato che tutti i membri del Team 5D's vedano queste stelle cadenti.-

 

✩✩✩

Momentum/Moment: il nome originale dell'Ener-D.

Nota: la frase "Akito non l'aveva trovata quella sera" non è sbagliata; è raccontata dal punto di vista di Håkan e Ryoko gli aveva chiesto di far finta che non si fossero incontrati. Giusto per precisare, non vorrei pensaste ad un'incoerenza. :)


Note finali

Ciao!
Innanzitutto, grazie per avere la voglia di leggere queste note autrice lunghissime e per nulla necessarie.
Ormai la storia è finita, perciò voglio raccontare un po' di lore(?) riguardo ad essa.
Questa fanfiction è nata... totalmente a caso. Esatto, signori, è iniziato tutto a random e poi l'ho portata avanti per due anni.
Probabilmente sono pazza.
Ma torniamo al 2019, era tipo... maggio/fine aprile? Ricordo solo che avevo iniziato da poco la terza serie di GX, quindi probabilmente è la seconda opzione.
Mi era saltata in mente all'improvviso (come tutte le mie idee) la voglia di creare i figli di Aki e Yusei. Sono partita con Ryoko, andando quasi sul sicuro con il suo design, mentre per Yuichi è stato tipo un parto.
Ci ho rimuginato tantissimo prima di arrivare a com'è oggi, ovvero Yusei con gli occhi marroni ed il codino. Letteralmente.
Inizialmente la base era "due fratelli cheattoni. Lei guida la moto e lui duella". Né il canto né Stelle Cadenti erano previsti.
Il fatto che lei cantasse (e pure da dio) è nato ascoltando "Othan" degli Heilung; una delle mie canzoni preferite in assoluto. È meravigliosa sotto ogni aspetto, dalla voce ipnotica di Maria alla seconda estremamente bassa e roca. Mi ero immaginata Ryoko cantarla durante un duello, quindi... ecco qua. :D
Le due voci della canzone sono l'headcanon di quella sua e quella di Krigsgaldr. Andatevela a sentire, perché è wow.

Ma parliamo un po' più nel dettaglio dei personaggi.

Ryoko: una pazza scatenata volutamente esagerata in ogni sua sfaccettatura; è quella che ho creato prima, abbastanza sicura su come volevo strutturarla.
Alcuni aspetti del suo carattere sono basati un po' su di me, ma portati all'estremo. In mezzo c'è anche un po' di Rosemarie, altra OC con un lato fuori di testa simile al suo, però poco più contenuto.
Il suo punto forte è il non essere la tipica protagonista buona al 100% ed avere una marea di difetti. Non è stata creata per piacere ai lettori, ma solo per essere inserita nella storia (e fare casino).

Ha 18 anni, è alta 1.67m ed il suo compleanno è il 12 gennaio.

Yuichi: L'altra parte dello yin yang.
Lui e sua sorella si completano, guai separarli, o voleranno teste.
Ero partita subito con l'idea di farlo più calmo, posato e simile a Yusei. All'inizio la sua paura della velocità non doveva essere a causa di un trauma, ma poi l'idea è uscita a caso scrivendo il capitolo in cui Ryoko e Håkan vanno dal fioraio.
I due fratelli sembrano diametralmente opposti, ma basta conoscerli bene per capire che sono IDENTICI. Solo che Yuichi è meno impulsivo, ma le botte te le dà comunque. E forte. Fortissimo.
Il suo nome è tale perché in ogni Yu-Gi-Oh! serve qualcuno con il nome che inizia per "Yu".

Ha 19 anni (manca poco ai 20), è alto 1.75 m ed il suo compleanno è il 31 ottobre.
Il suo deck è una versione estremamente cancerogena dei "Sei Samurai".

Håkan: Ancora non so perché io gli abbia dato un nome svedese a caso. Ma mi piaceva. :D
È lo scemo del gruppo, quello a cui piove la figa addosso ma che preferisce guardare il culo di una che non ha mai visto in faccia. Come biasimarlo...
Peccato che quel culo appartenga al suo nemico mortale.
L'unica cosa in cui è bravo è la cucina, o in alternativa fare la bella statuina mentre lo fotografano.
Volevo dargli delle particolarità interessanti, quindi ho optato per l'eterocromia ed una treccina a lato della testa. Chef kiss.

All'inizio ha 21 anni poi 22, è alto 1.86 m ed il suo compleanno è il 28 luglio.
Il suo deck doveva essere a livelli e basato sugli angeli di cui l'ace era proprio Akephalos, ma mi tirava il culo crearlo perché tanto non so scrivere i duelli e non li avrei nemmeno messi.

Artemis: L'ultima del quartetto, nata in corso d'opera.
Avevo bisogno di una figlia per Crow, ma non avendolo mai shippato con nessuna mi sarebbe stato un po' difficile farlo procreare, quindi ho optato per l'adozione.
Anche lei doveva essere particolare e distinguibile da altri OC dello stesso tipo, perciò le ho dato Uroboro come reference a Crow ed un carattere esuberante, dolce e molto empatico. Ed i capelli tinti. Volevo farglieli arancioni perché con il design che avevo pensato sarebbero stati perfetti, ma farla adottata e poi con i capelli dello stesso colore del padre non mi ispirava molto.
Menomale che ho un big brain.
Per la sua personalità mi sono ispirata ad una mia OC; Olivia, "la nordica fenice", anche lei è una tizia bassa, ballerina, adorabile e simpaticissima.

Ha 16 anni (quasi 17), è alta 1.57 m ed il suo compleanno è l'8 settembre.
Il suo deck sarebbe dovuto essere una roba stranissima a scoperta e basata sulle fenici per riprendere l'Oroborus, simbolo di vita eterna.
L'ace doveva essere un richiamo ad un'altra mia OC che ha a che fare con le fenici di nome Chantico ("antenata" di Olivia).

Krigsgaldr/Drago Divino dello Specchio Primordiale/Drago Ceruleo:
What am I supposed to do
If I want to talk about peace and understanding
But you only understand the language of the sword
Chi mi conosce bene probabilmente si ricorderà anche troppo di questo testo, dato che è dal 2019 che lo spammo ovunque.
Ebbene, il titolo della canzone sopracitata è proprio "Krigsgaldr", degli Heilung.
Forse dovete ringraziare quella band se avete potuto leggere questa storia.
... :D
Il suo significato è "magia (inteso come incantesimo/formula)/canto di guerra".

Questo drago doveva essere fin dall'inizio il main villain, ma per arrivare a queste modalità ci sono voluti tutti e due gli anni di scrittura; ho cambiato tante cose in corso d'opera, mantenendo solo gli elementi principali: Håkan e Akephalos VS Ryoko mezza morta e Krigsgaldr.
Inizialmente doveva essere un duello, poi ho capito di non saper scrivere i duelli, perciò ho ripiegato su un altro tipo di battaglia. Se devo essere sincera, ho deciso esattamente cosa volevo fare mentre stavo scrivendo il capitolo inerente... ops.

Izanagi: lui non è esistito fino al capitolo in cui l'ho inserito la prima volta, ovvero quello sul passato di Ryoko e Yuichi. :D
Mi servivano dei motivi, qualcuno che andasse contro Krigsgaldr ed il gruppo; anche perché al drago serviva il loro aiuto, perciò non sarebbe stato il cattivo fino alla fine. E mettere ostacoli solo nel penultimo capitolo rendeva noioso tutto il resto.
E da qui mi sono ricordata (quella stronza) di Eiko, decidendo di darle una motivazione in più per odiare Ryoko senza relegarla al solito ruolo di #troja della situazione.
Ho creato Izanagi ed i seguaci della Dea a Due Teste ispirandomi agli arconti. Sapete cosa sono?
Forse li "riconoscerete" meglio se vi parlo dei rettiliani, ovvero quegli esseri (solitamente alieni) che secondo varie teorie del complotto impersonerebbero normali umani ai vertici della società.
La sostanza è "sono in mezzo a noi, e si confondono". E, quale sarebbe uno dei loro tratti distintivi? Esatto, gli occhi.
Certo non sono di un azzurro sparaflashante, però era un'ottima base su cui lavorare.
Qui bisogna ringraziare Adam Kadmon e le sue teorie assurde che speriamo non siano mai vere.
Per il suo carattere mi sono in parte ispirata a qualcuno che conosco; entrambi fottutamente belli ma al contempo odiabilissimi, stupidi ed intelligenti nello stesso momento, bravi a duellare, deludenti e senza palle.
Solo che Izanagi capisce i suoi errori, l'altro preferisce sbattere la testa al muro.

Ha 20 anni, il suo compleanno è il 18 luglio ed è alto 1.88 m.
Avendo già deciso di non descrivere i duelli, non gli ho dato un deck preciso, ma potrebbe avere qualcosa basato sull'elettricità come reference ai suoi poteri.

Stelle Cadenti: prendi 3, paghi 1.
Sappiamo benissimo qual è la sua vera identità, e non è mai stato un segreto fin dall'inizio; tutt'altro che rivelazione del secolo.
Infatti, scopriamo chi è già ad un terzo della storia.
È una cheater, fa schifo a duellare e per questo si fa suggerire le risposte da Yuichi, bello armato di portatile e microfono. Non si sa se sia diventata famosa per la sua voce o per il suo culo a causa della tutina che porta.

Il suo deck è composto da mostri macchina di tipo luce, con molte magie equipaggiamento e che funziona al massimo con la magia terreno "Regno al di là dello Specchio". L'ace è Drago Divino dello Specchio Primordiale.

Sono felice di aver portato a termine questa storia, è un grande traguardo per me essendo la prima che prendo seriamente. Se mi conoscete da almeno sei anni, forse vi ricorderete del mio obbrobrio su Pokémon, ma quello tralasciamolo... avevo tipo 12 anni...
Non avrei mai pensato di portarla a termine sinceramente. Conoscendomi, avrei potuto abbandonare il tutto in tipo tre capitoli. Ma, non so perché, ho tenuto duro e l'ho finita. Forse avevo bisogno di cimentarmi in qualcosa di diverso dai miei OC di Pokémon, o forse yugioh (5D's) è proprio il fandom per cui sono più portata e neanche lo sapevo.

A proposito di 5D's, no, non abbandonerò la sezione, perché sto già lavorando ad un'altra fic!
Attualmente ho solo in mente un ipotetico titolo, ovvero "Antithesis", e l'aspetto dell'OC protagonista di essa.
Potrei metterci un po' per iniziare a pubblicarla perché mi servono idee, che per raccogliere sto facendo un rewatch della serie.
Spero di non abbandonare tutto, ma sono positiva, le poche idee che già ho mi piacciono una cifra. Posso solo dire che, se verrà alla luce, sarà un casino.

Dato che ho finito, voglio fare dei ringraziamenti speciali per chi mi ha supportata in questo progetto:
In primis, eli8600, la quale si è presa la briga di recensire sempre; andate a leggere la sua "Riots" perché merita!
Poi voglio dire grazie agli slackers/i boys di telegram che anche se non hanno letto tutto hanno sempre simpato per gli OC. VVB.
Ringrazio tantissimo anche tutti quelli che su EFP hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, chi su Wattpad ha votato e salvato ed anche tutti i lettori silenziosi.
Grazie a tutti del supporto!

Come ultima cosa, spulciando i vecchi messaggi di telegram ho recuperato un vecchio quiz "Che OC sei?" fatto circa un anno fa. Dato che era incompleto, ne ho fatto uno nuovo.
Se vi va fatelo, ma non prendetelo troppo sul serio: https://uquiz.com/RShviR

A presto e, se ci sarà, alla prossima storia!

Jigokuko

"I desideri uniti divengono una stella che risplende di nuova luce,
che illuminerà la tua strada.
Prendi il volo,
Drago Polvere di Stelle!"

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3842124