Fever

di God_Eden_Imperial
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° parte ***
Capitolo 2: *** 2° parte ***
Capitolo 3: *** 3° parte ***
Capitolo 4: *** 4° parte ***



Capitolo 1
*** 1° parte ***


Aveva pianto davanti a lui, davanti a Gilbert, la persona che stava allontanando rinnegando tutto quello che aveva fatto e detto in passato. Aveva pianto e Gil lo aveva stretto in un abbraccio per consolarlo, facendolo solo sentire peggio. 
Eppure era stato così bello essere tra le sue braccia. Si era sentito al sicuro e protetto, proprio come decenni prima. Forse avrebbe potuto smettere di allontanarlo e rafforzare così il loro legame. Da una parte credeva fosse una buona idea, ma dall'altra si diceva di non cedere perché, se l'avesse fatto, avrebbe sofferto sicuramente. 
Ed era così stanco del dolore...
Con quei pensieri in testa, Vincent non riusciva a prendere sonno. Rigirandosi più volte nel suo letto, cercava di rilassare la mente e riposare. Più facile a dirsi che a farsi.
Sospirando, si volse verso la finestra dalla quale riusciva ad intravedere la luna piena. Era così bella.
Si mise a sedere, pensando di scendere in cucina per prepararsi qualcosa di caldo con la speranza di riuscire finalmente a prendere sonno.
Il pensiero di Gilbert non se ne andava. Le loro stanze erano separate da quella di Charlotte. Erano così vicini eppure così lontani...
"Come sempre..."
Sussurrò stringendo le gambe al petto e affondando il viso tra le ginocchia, soffocando le lacrime che minacciavano di nuovo di bagnarli le guance arrossate.
"Che cosa devo fare? Io non lo so più...Gil"
Era bello sapere che Gilbert cercava di avvicinarsi, voleva dire che teneva molto al loro legame e non voleva si spezzasse o si deteriorasse come era già accaduto. Era stata per colpa sua, gli aveva mostrato troppo affetto? E adesso invece? Non gliene mostrava abbastanza?
La sua mente era in piena confusione, non sapeva più cosa fosse giusto o sbagliato.
La sola verità era che gli piaceva il modo in cui Gilbert ora lo voleva.
A distrarlo da quei pensieri ci pensò Leo che, bussando, entrò catturando l'attenzione di Vincent. Alzando il viso verso il suo padrone, non si sorprese più di tanto nel trovarlo con gli occhi gonfi e rossi, segno che aveva pianto.
"Vincent..."
Singhiozzò. Il ragazzo accennò un sorriso, invitandolo a mettersi vicino a lui. Leo non se lo fece ripetere e, fiondandosi nel letto, si rannicchiò accanto al suo servitore, affondando il viso nel suo petto.
"Ha di nuovo sognato Elliot, non è vero?"
Chiese Vincent accarezzandogli i capelli. Conosceva bene la risposta. Leo, infatti, annuì, riprendendo a singhiozzare, bagnandogli il pigiama.
Leo non riusciva a dimenticare Elliot. Era dolce ma anche stressante. Non gli faceva bene pensare tanto a lui...eppure Vincent gli ripeteva di non lasciare andare quei ricordi.
"Se sono felici, allora va bene"
Gli aveva detto la prima volta. Leo, ricordando quelle parole, sorrise tra le lacrime. La maggior parte dei momenti passati in compagnia di Elliot erano stati senza dubbio i migliori della sua vita. Non li avrebbe mai lasciati andare, per nulla al mondo.
Vincent lo coccolò fino a quando il più piccolo non cadde nel mondo dei sogni. Ogni volta la stessa storia: Leo correva da lui che lo consolava e tutto tornava normale. 
Facendo attenzione a non svegliarlo, lo prese in braccio uscendo dalla stanza per riportarlo nella propria. Dopo averlo sistemato sotto le coperte, era pronto a tornare in camera ma, nel bel mezzo del corridoio, incontrò la causa della sua insonnia.
"Vince"
Ebbe un tuffo al cuore quando si ritrovò davanti Gilbert. Assonnato e coi capelli spettinati era ancora più bello. Di nuovo si ritrovò a non saper cosa fare. La sua mente gli urlava di andarsene, di ignorarlo e tornare in camera. Ma il suo cuore batteva così forte...
"Neanche tu riesci a dormire?"
"No...ehm...Leo..."
Cercò di dire guardando in direzione della stanza del nuovo Glen, senza notare che Gil gli si era avvicinato e ora si trovava a pochissimo da lui.
Vincent arrossì.
"Capisco. La solita storia"
"G-già...e tu invece? Come mai sveglio?"
Non lo guardava. Se avesse incontrato i suoi occhi dorati, avrebbe ceduto ancora e non poteva permetterselo.
"Io...non mi sento...tanto bene..."
Sussurrò con voce tremante, appoggiandosi al più piccolo che rabbrividì, bloccandosi.
"G-Gil-"
Si interruppe. Il corpo di Gilbert tremava e il suo viso era imbandito di sudore. Toccandogli la fronte, sussultò preoccupato.
"Gil, scotti! Hai la febbre! Devi tornare subito a letto"
Disse cercando di tenerlo in piedi e, sorreggendolo, con un po' di fatica riuscì a riportarlo in camera. Non si preoccupò di accendere la luce e fece attenzione a non inciampare nel tappetto. 
"Vince..."
"Tranquillo, ora ti metto giù"
Rispose facendolo sedere sul letto. Stava per allontanarsi ma Gilbert lo bloccò con mano tremante. Ansimava ed era parecchio pallido.
"N-non andare"
"Vado a prepararti qualcosa di caldo. Ti prendo del ghiaccio e un pigiama puli-"
"No!"
La presa sul polso si era rafforzata e Vincent gemette per il dolore, guardando con sorpresa Gilbert che lo fissava seriamente.
"G-Gil? Mi stai spaventando un po'..."
Sussurrò tentando di liberarsi, ma fu inutile.
"Vieni a letto con me"
Aggiunge Gilbert facendolo sbiancare. In passato si sarebbe fiondato su di lui senza nemmeno dargli il tempo di terminare la frase, ma ora era diverso.
"...sei impazzito! Lasciami!! Stai delirando!!!"
Urlò Vincent tutto rosso in viso e col cuore che gli sarebbe potuto esplodere nel petto da un momento all'altro.
"Dico sul serio. Vieni qui"
Aggiunse Gil tirandolo sul letto. Vincent, nonostante si dimenasse per liberarsi, alla fine si ritrovò con la schiena contro il materasso e Gilbert a cavalcioni su di lui. 
Possibile che da malato la sua forza aumentasse?
I suoi occhi erano spalancati e fissavano Gilbert, scioccati.
"G-Gil...stai male...non sai quello che fai..."
Balbettò scostando il viso quando il maggiore si chinò, cercando di baciarlo. 
Stava impazzendo! 
Che fosse solo un sogno? Un sogno parecchio realistico, forse anche troppo. 
Cercò in ogni caso di liberarsi, ma combatteva debolmente perché in realtà voleva restare e lasciarsi amare da Gilbert . Come aveva sempre desiderato...
Contro cosa sto lottando veramente?
Si chiese smettendo di muoversi, permettendo all'altro di fare quello che voleva. Ogni volta che Gilbert era ubriaco o malato, il giorno dopo non ricordava mai nulla. Quindi sarebbe bastato fingere che non fosse successo niente e convincersi che tutto quello che stava accadendo era solamente un sogno. 
In quel modo sarebbe andato tutto bene...giusto?
Con i polsi bloccati non poteva fare granché, solo sciogliersi sotto i baci e le carezze di Gilbert. Le loro labbra si sfiorarono qualche volta ma Vincent aveva sempre scostato il viso. Stava facendo un enorme sforzo per cercare di restare lucido. Purtroppo stava lentamente cadendo vittima del piacere e del calore che gli invase il corpo, facendolo rabbrividire sotto le attenzioni del maggiore. Gilbert si era sfilato la camicia del pigiama e Vincent avvampò, scoprendo felicemente che quelle brutte cicatrici erano sparite, come se non ci fossero mai state.
"Gil"
Sussurrò, amorevolmente, con un sorriso e, allungando le braccia verso di lui, lo strinse in un abbraccio. 
"Mi manchi"
Aveva sussurrato Gilbert baciandogli il collo e facendolo rabbrividire.
"Non voglio più perderti"
Era un sogno.
"Voglio tenerti con me per sempre"
Un bellissimo sogno.
"Ti amo Gil"
Un sogno...
"Anche io ti amo...Oz"
...che si era appena trasformato in un incubo.

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Capitolo 2
*** 2° parte ***


"Ti amo anche io...Oz"
Sentire quel nome venir pronunciato proprio da Gilbert, fece bloccare Vincent che sbarrò gli occhi, sbiancando. 
No...non può...essere...
Pensò mentre Gilbert posava le labbra sulle sue, catturandolo in un bacio. Subito tentò di staccarsi e allontanare il maggiore. Peccato non avesse abbastanza forza fisica. Si dimenava, scostando il viso e rompendo il bacio, ma servì a ben poco perché Gilbert gliene rubò un altro, tentando di infilare la lingua nella sua bocca.
Vincent serrò le labbra, intimandogli di lasciarlo andare. Gli aveva di nuovo bloccato i polsi e lo stava spingendo con forza contro il materasso, cercando di sfilargli i pantaloni del pigiama con la mano libera. 
"N-no! Lasciami! Gil...lasciami anda-"
Venne nuovamente zittito da un bacio che lo fece gemere, infastidito, soprattutto per il modo in cui Gil continuava a ripetere il nome di Oz. Si stava arrabbiando. Non era mai stato tanto disgustato da suo fratello prima d'ora e non aveva mai pensato che un giorno sarebbe stato capace di formulare certi pensieri nei suoi confronti. Ma adesso l'unica cosa che provava era rabbia, odio...
Le mani di Gilbert vagavano per il suo corpo, infilandosi nei pantaloni, mentre gli mordeva le labbra.
"F-fermo!"
Esclamò ancora riuscendo per un momento a spingerlo via. Stava per scendere dal letto e correre fuori dalla stanza, quando Gilbert riuscì a bloccarlo nuovamente, abbracciandolo da dietro.
"Non andare...resta qui con me Oz"
"N-non sono Oz! Lascia-"
La frase gli si spezzò in gola quando Gilbert gli lasciò un succhiotto sul collo facendogli sfuggire un gemito contro il suo volere. Il cuore gli doleva e aveva iniziato a piangere silenziosamente.
In quel momento voleva sparire.
"Ti amo così tanto"
Aveva sussurrato il maggiore afferrandogli i fianchi sotto la camicia del pigiama. Le sue mani erano bollenti e Vincent rabbrividì. Riuscendo a prendere tutta la forza necessaria, riuscì a liberarsi, giusto il tempo per voltarsi e mollargli un ceffone.
"Non mi toccare!!!"
Urlò con tutto il fiato che aveva il gola. Non gli importava se qualcuno lo avrebbe sentito. Gilbert aveva sbarrato gli occhi, ritrovandosi sulla guancia il segno delle dita di Vincent che, scattando in piedi, gli lanciò il cuscino addosso con molta rabbia, prima di uscire velocemente dalla stanza, sbattendo la porta.
Con le lacrime che gli rigavano il viso, il cuore a mille e il corpo tremante, si rifugiò nel buio della sua camera e, appoggiandosi con la schiena contro la porta, si lasciò scivolare a terra, scoppiando a piangere. 

La mattina seguente, come si era previsto, Gilbert non ricordava nulla e, quando si era specchiato, si chiese come si fosse procurato quel segno rosso in faccia. Gli doleva più della testa a causa della febbre che, durante la notte, si era abbassata.
Forse ho sbattuto a qualche parte...
Pensò, decidendo di non rifletterci più del dovuto e, raggiungendo il resto dei Baskerville per la colazione, si sorprese nel non trovare Vincent. Alquanto strano. Era sempre tra i primi ad alzarsi dato che Leo, essendo un tipo mattiniero, ogni singola mattina correva da lui per svegliarlo, buttandolo giù dal letto. Gli si arrampicava addosso facendosi trasportare fino al salone principale, come un bambino.
Che Vincent fosse diventato il suo servitore preferito oramai non era più da considerarsi un segreto, per questo a Gilbert parve curioso il fatto che Leo stesse chiacchierando con una Charlotte ancora mezza addormentata, invece che con il fratello come al solito.
"Vince non si è ancora svegliato?"
"Tu piuttosto, non dovresti essere a letto? Ah ah, con quella guancia tutta rossa sei ridicolo!"
Lo prese in giro Lottie, ridendo con gusto. Gilbert la ignorò, spostando l'attenzione sul suo padrone che disse:
"Stamattina, quando sono andato a svegliarlo, ho scoperto che aveva chiuso la porta a chiave e non mi ha lasciato entrare"
"Davvero? Non è da lui"
"Forse si sente poco bene. Noise è andato a chiamarlo comunque, quindi non ti preoccupare!"
Aveva esclamato la piccola Lily con un enorme sorriso che fece tranquillizzare Gil, anche se di poco.
Quando Noise li raggiunse, Leo chiese:
"Vincent?"
"Non ha voluto saperne di rispondermi. Però non credo stia dormendo..."
Rispose la ragazza con un'espressione preoccupata. Gilbert guardò prima lei poi in direzione della stanza di Vincent e decise di fare lui stesso un tentativo. Così si diresse al piano superiore e bussò un paio di volte alla camera del fratellino.
"Vince, va tutto bene?"
Domandò ma non gli arrivò risposta, quindi ritentò:
"Vince, lo so che sei sveglio. Mi vuoi dire che succede? Non ti senti bene?"
"Vattene! Non voglio parlare con te!"
Esclamò il ragazzo all'interno, confondendo Gil ancora di più. Non era da lui un comportamento simile, non nei suoi confronti. Certo, ultimamente le cose tra loro non erano rose e fiori, ma dopo l'abbraccio che si erano scambiati, era convinto che la situazione stesse migliorando. Che avesse sbagliato?
"Ma...per quale motivo?"
"Già...ovvio che non te lo ricordi..."
"Che intendi? E' successo qualcosa ieri sera? Perché ho dei ricordi vaghi e-"
"Non è successo nulla! Vattene e basta! Lasciami in pace!"
Urlò ancora facendo sussultare Gilbert. Ora si stava davvero preoccupando. Cosa era successo? Che avesse fatto o detto qualcosa che avesse offeso in qualche maniera Vincent?
Detestava il fatto di non riuscire mai a ricordare nulla. Aveva veramente una memoria pessima! 
L'unico ricordo che gli restava della notte appena passata, erano i capelli biondi di Vincent. Non era stato un sogno, ne era certo, non sapeva nemmeno lui come faceva a dirlo con tanta sicurezza.
Forse Vince aveva scoperto che stava male e lo stava aiutando? In quel momento era capitato qualcosa di spiacevole? Doveva ricordare a tutti i costi!
La testa gli doleva, quindi decise di lasciar stare e tornare da Leo. Tentare di parlare con il fratellino sarebbe stato inutile.
Dal tono di voce che ha usato sembrava veramente furioso...cielo! Spero di sbagliarmi e di non aver combinato un macello!
Pensò grattandosi la testa e sospirando.
"Quindi?"
Chiese Leo piazzandosi davanti a lui e guardandolo serio, con le braccia incrociate al petto.
"Mi ha cacciato via...senza darmi spiegazioni"
Il nuovo Glen sbuffò e, superandolo, salì le scale.
"Me ne occupo io. In quanto vostro padrone, ho il compito di prendermi cura di voi, soprattutto se a stare male è il mio preferito. Vincent mi vizia e la cosa inizia a piacermi, quindi farà meglio a non ignorarmi o mi vedrà arrabbiato veramente!"
Esclamò con una strana aura scura a circondarlo mentre avanzava a passo spedito verso la stanza di Vincent.
Gilbert rimase immobile a guardarlo. Un'improvviso dolore alla testa lo fece barcollare.
"Non mi toccare!!!"
Sbarrò gli occhi nel ricordare quella frase detta da Vincent con tanta rabbia, mentre l'immagine del più piccolo gli appariva nitida nella mente, facendolo gelare sul posto.
Ricordava il suo viso arrossato, bagnato dalle lacrime e contorto dal dolore. Ed era stata per colpa sua.
"Vince...qualunque cosa sia successa stanotte...ti chiedo scusa...ti prometto che ricorderò e mi farò perdonare"
Sussurrò spostando nuovamente l'attenzione su Leo che era riuscito a farsi aprire da Vincent. Il nuovo Glen, appena se lo era ritrovato davanti, aveva cominciato ad urlargli contro ma si bloccò, quando, entrando nella stanza...
"Cosa...cosa significa questo?"

 

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Capitolo 3
*** 3° parte ***


Leo sbarrò gli occhi alla vista della stanza di Vincent completamente sottosopra. La prima cosa che lo lasciò a bocca aperta, furono le tende e i cuscini stracciati, segno che il ragazzo aveva usato nuovamente le sue forbici. C'erano mucchi d'imbottitura per tutto il tappetto e sul letto. A quella vista sentì lo stomaco chiudersi in una dolorosa morsa. Era stato presente nel momento in cui Vincent aveva messo via le forbici, promettendo a se stesso di cambiare e di non rovinare più i peluche e gli altri oggetti. C'era voluto un bel po', ma con una forte forza di volontà, alla fine quel brutto vizio gli era passato. Era stato come seguire l'intossicazione di una persona e Leo, dopo che Vincent ebbe vinto questa difficile battaglia, si sentì molto orgoglioso del suo servitore. Vederlo cambiare in maniera così radicale era stato di buon esempio e decise di fare altrettanto. Anche lui aveva qualcosa di se stesso che voleva modificare. Primo tra tutti il suo comportamenti nei confronti dei suoi servitori. Certo, continuava ad essere severo quando ce n'era bisogno, ma aveva anche imparato a lasciarsi andare e ad aprirsi maggiormente con loro. Non lo aveva mai fatto con Elliot, non completamente almeno, ed era stato il suo più grande rimpianto. Grazie a Vincent era riuscito a migliorare. Vincent lo aveva preso con se dopo la morte di Elliot, prima che qualcuno dei Nightray gli mettesse le mani addosso per fargli chissà quali cattiverie. Lo aveva servito e riverto, aiutandolo, viziandolo e ascoltando ogni sua parola. Adesso era giusto che ricambiasse il favore.
Vincent, dopo avergli aperto, era tornato a sedersi sul letto, riprese in mano ago e filo e continuò a cucire i tagli che aveva procurato alla federa di uno dei cuscini. Leo notò che una tenda era già stata ricucita e si fece scappare un sorriso mentre richiudeva la porta alle sue spalle.
Sta cercando di rimediare, eh?
Pensò camminando verso il suo servitore che, fermandosi, tenne il viso abbassato, nascondendo gli occhi gonfi e arrossati.
Deve aver pianto davvero tanto per ridursi in questo stato. 
"Padrone...le chiedo scusa...mi vergogno così tanto"
Balbettò soffocando un singhiozzo e a Leo per un attimo parve di trovarsi davanti un povero cucciolo bisognoso di coccole. Era davvero tenero.
"Ti vergogni di cosa esattamente? Per aver ceduto alla rabbia o per aver permesso al tuo cuore di seguire i tuoi sentimenti per Gilbert?"
A quella domanda Vincent sussultò, avvampando. Leo lo aveva scoperto. Il nuovo Glen, con un sospiro, non smise di sorridere e, togliendogli di mano ago e filo, si sedette tra le sue gambe, appoggiandosi con la schiena al suo petto e riprendendo il lavoro interrotto dal servitore che lo guardò sorpreso e confuso.
"Padrone?"
"Chiamami Leo"
Disse solamente il più piccolo. Era stanco di sentirsi chiamare "Glen-sama" o "padrone". Elliot lo chiamava sempre per nome e anche se ora il suo ruolo si era invertito, voleva che continuasse ad essere così.
"Ascoltami Vincent, non hai proprio nulla di cui sentirti in imbarazzo. Te l'ho detto, sono state la rabbia e la frustrazione ad averti portato ad afferrare le forbici e a fare questo. Sono certo che non riaccadrà più"
"Come fa a dirlo con tanta sicurezza?"
"Che razza di domanda è questa? Lo sai, io e te siamo simili e tu sei molto più forte di quanto credi. Fidati del tuo padrone, lui non ti mente"
Disse Leo con dolcezza, alzando il viso verso quello di Vincent e incrociando i suoi occhi di nuovo pieni di lacrime. 
Il più grande si sforzò di sorridere ma non ci riuscì, così Leo, pizzicandogli una guancia, come era solito fare con Elliot quando era triste, aggiunse:
"Non so bene cosa sia successo con Gilbert e non ti costringerò a parlarne se non vuoi, ma posso darti un consiglio?"
"La prego"
Leo accennò una risatina e riprese a cucire, rispondendo:
"Dovete parlare voi due. E' questo che vi è sempre mancato: la comunicazione e sono certo che anche tu lo sappia, dico bene?"
Vincent non rispose ma dalla sua espressione era chiaro che Leo avesse ragione. 
"E' solo che...sono spaventato"
"Lo so e lo capisco...non vuoi perderlo e come biasimarti. E' anche vero che continuare così non vi porterà da nessuna parte" 
"E' passato ancora troppo poco tempo"
Sussurrò Vincent scostando il viso e a Leo bastò per capire il problema.
Oh cielo...ma quando impareranno? 
Pensò mentre terminava di sistemare il cuscino. Rimasero in silenzio per un po' poi Leo, alzandosi, gli afferrò il viso costringendolo a guardarlo e disse:
"Parla con Gilbert, poi rifilagli un bel pugno in faccia. Come faceva Elliot, funziona sempre"
Stavolta, per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare, fu Vincent a sorridere, anche se fu un sorriso pressoché accennato.
"Non credo sarei in grado di colpirlo"
Leo scrollò le spalle e, staccandosi, si diresse verso la porta, aggiungendo:
"Domani sera andremo ad ascoltare l'opera e voglio che tu sia vicino a me. Se ancora non ti senti pronto ad affrontare Gilbert, va bene. Io ti terrò d'occhio. Non ti perderò di vista un solo istante, perché tu sei il mio servitore e devi guardare me"
Detto questo abbandonò la camera, lasciando Vincent di nuovo da solo, più confuso di prima ma con un sorriso sulle labbra. Per qualche strana ragione, ascoltare quelle parole lo stava facendo sentire decisamente meglio.
"Grazie...Leo"

Il giorno seguente, quando arrivò sera, tutti erano ben vestiti, pronti per dirigersi a teatro. Lily, la più emozionata tra tutti, trascinò Lottie fino alla carrozza, seguiti da Leo e Gilbert che, vedendo Noise, le porse la mano per aiutarla.
"Come ti senti?"
"Bene devo dire. Sono contenta di poter prendere parte a questa uscita, anche se avrei preferito venisse anche Vincent"
Rispose la ragazza abbassando il viso dispiaciuta, rialzandolo un attimo dopo aver sentito proprio la voce di Vincent.
"Ti senti sola se non sono nei paraggi?"
Sia Noise che Gilbert si voltarono e la ragazza, non appena posò gli occhi sull'altro ragazzo, gli corse incontro, abbracciandolo con forza. Vincent ricambiò con un sorriso e le accarezzò i capelli, per poi prenderla per mano e avviarsi verso la carrozza, superando Gilbert senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Il maggiore, avendo ricordato bene la sera precedente, non si stupì di tale comportamento e non lo biasimava nemmeno, ma avrebbe rimediato, quella sera stessa.
Quando giunsero al teatro, Gilbert sussurrò qualcosa a Leo che, esitando, si diresse da Vincent e Noise e, prendendo la ragazza con se, permise al ragazzo di prendere da parte il più piccolo per potergli parlare. Vincent, colpito da un'improvvisa ansia, lo seguì senza riuscire nemmeno a dire una parola. In quel breve lasso di tempo, la sua mente fu invasa da ogni tipo di pensiero:
Cosa stava per accadere? Gilbert ricordava? Non ricordava? Gli avrebbe chiesto spiegazioni per il suo comportamento? Si sarebbe scusato? Lo avrebbe nuovamente chiamato Oz? Lo avrebbe rimproverato? Dopotutto non era più uscito dalla sua stanza, nemmeno dopo che Leo gli ebbe parlato. Non sapeva più dove sbattere la testa. Avrebbe voluto scappare ma, allo stesso tempo, chiedergli come si sentiva. Da ciò che aveva potuto sentire, la febbre gli era passata piuttosto velocemente però, uscire così presto, non gli avrebbe fatto male alla salute?
Mentre rifletteva su tutto questo, Gilbert lo portò in un sgabuzzino. Quel teatro apparteneva ai Baskerville, quindi potevano muoversi liberamente all'interno delle stanze. La camera era ristretta e piena di strumenti, a malapena entravano entrambi. Il cuore di Vincent gli rimbombava nelle orecchie e sperava che il maggiore non lo sentisse o sarebbe morto per l'imbarazzo.
"P-perché mi hai portato qui?"
No, balbettare non era il modo migliore di cominciare la conversazione e si morse il labbro per questo.
"Volevo dirti che ho ricordato tutto e...mi dispiace per come mi sono comportato...spero tu possa perdonarmi Vince"
Rispose Gilbert avvicinandosi al più piccolo che scostò il viso arrossato.
"Non...non è colpa tua"
"Si invece...sono ancora molto legato al passato"
"No...sei ancora molto legato ad Oz...è diverso"
Ribadì sentendo la gelosia iniziare a prendere il sopravvento e non voleva che accadesse. Doveva calmarsi.
"Lo sai quanto lui è stato importante per me"
"Lo so...lo so bene...ma questo non cambia nulla...nonostante il tempo passi, tu...continui a comportarti da bravo cagnolino, come facevi con quel ragazzino, come se lui fosse ancora qui"
"Non mi comporto da cane e non chiamarlo ragazzino"
Si stavano alterando entrambi e non andava affatto bene.
"Non lo rivedrai mai più, accettalo!"
Esclamò Vincent spinto dalla rabbia e Gilbert lo guardò male.
"Non è affatto facile Vince! Pensavo potessi capirmi!"
"E io pensavo tu potessi capire me, ma è chiaro che sbagliavo! Io ho lavorato tantissimo su me stesso e anche gli altri lo hanno fatto. Tu sei l'unico che resta ancora legato al passato, te ne rendi conto?!"
"Non parlarmi in questo modo! E comunque non è vero che sono l'unico. Anche Leo non fa altro che pensare ad Elliot"
"Sì, ma Leo è un ragazzino ancora. Può permetterselo al contrario tuo! Quindi non accampare scuse! Non permetterti più di chiamarmi con quel nome o anche se stai male ti rifilo un cazzotto!"
Gilbert rimase sorpreso da tale rivelazione e si accigliò maggiormente.
"Se fossi in te non ci proverei!"
Disse con voce tagliente, facendo sussultare Vincent che, però, sostenne il suo sguardo.
"Ah si? Perché se no cosa mi fai? Sei rimasto solo un debole Gil, è questa l'unica verità! Basta, non voglio continuare questa inutile conversazione!"
Disse il più piccolo. Stava per aprire la porta quando si ritrovò sbattuto contro di essa, col corpo di Gilbert che gli impediva ogni movimento. Gemette di dolore, guardando l'altro in quei bellissimi occhi dorati che brillavano nel buio della stanza. Erano terribilmente vicini e il cuore di Vincent fece una capriola per l'emozione, o per la rabbia, non sapeva dirlo con esattezza.
"Tu non vai da nessuna parte senza il mio permesso, è chiaro?!"
"La-lasciami!"
"No! Tra noi due sono io quello che decide! Se ti dico di parlare, parli! Se ti dico di stare zitto, tu taci! Se stabilisco che la conversazione non è finita, tu mi stai a sentire!"
"G-Gil...s-sei troppo vicino"
Balbettò Vincent. Non riusciva a muovere un solo muscolo e iniziava a sentire caldo. Lo sguardo di Gilbert si addolcì e anche la sua presa ferrea si allentò, senza però lasciarlo andare.
Posò la fronte sulla sua, cercando il contatto con gli occhi di Vincent che aveva iniziato ad ansimare. 
"Shhh...non ti ho dato il permesso di controbattere"
Sussurrò accarezzandogli una guancia e posando le labbra sulle sue. Vincent sbarrò gli occhi. Si aspettava di tutto meno che quello: un bacio.

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Capitolo 4
*** 4° parte ***


Lo stava baciando...Gilbert lo stava baciando...o forse era solo uno dei suoi soliti sogni ad occhi aperti in cui immagina che il suo prezioso fratello maggiore lo ami quanto lui. Se quello era realmente soltanto un sogno, allora non c'era niente di male nel lasciarsi andare, no? Ormai che fosse giusto o sbagliato non gli importava più da molto tempo, ma che non importasse neanche a Gilbert, beh...quello sì, che era sorprendente.
No...probabilmente si sarebbe pentito appena si fossero staccati. Gilbert si sarebbe scusato, borbottando qualcosa su quanto fosse stato stupido e impulsivo nel fare una cosa del genere e sarebbero tornati al punto di partenza. L'unica cosa che Vincent desiderava in quel momento, era che Gil non stesse pensando a Oz mentre era intento a baciarlo. Tutta colpa dei suoi capelli biondi...cielo! Era una persecuzione! Prima il suo occhio...ora i suoi capelli...avrebbe mai trovato un po' di pace? In ogni caso girava sempre tutto attorno a Gilbert. Si aspettava si staccasse da un momento all'altro, rendendosi conto della situazione e, invece, per sua sorpresa, non accadde. Non seppe dire per quanto tempo si baciarono. Non appena sentì le morbide labbra di Gil sulle sue, fu come se il tempo si fosse bloccato. In lontananza si riusciva ad udire della musica, segno che lo spettacolo era ormai cominciato. Leo si sarebbe arrabbiato con loro per il ritardo e la mancanza di rispetto? La piccola Lily avrebbe fatto milioni di domande, pretendendo una risposta. Charlotte li avrebbe molto probabilmente presi in giro, solo per il proprio divertimento. Infine, Noise, sarebbe di certo stata l'unica che non avrebbe fatto o detto nulla per metterli a disagio. La situazione era già assurda di suo, aggiungere benzina al fuoco non avrebbe fatto altro che peggiorarla. Anche se, in realtà, la suddetta situazione non poteva essere più bella.
Gilbert continuava a baciarlo con dolcezza, cingendogli il bacino con un braccio per tirarlo più a se mentre, con l'altra mano, continuava ad accarezzargli la guancia calda e arrossata. Decidendo che tanto era solo un sogno, Vincent, decise di lasciarsi andare e ricambiare. Quindi, cingendogli il collo con le braccia, chiuse gli occhi seguendo i movimenti di Gil. 
Dio, baciava così bene Vincent che a Gilbert sembrò il paradiso. Non aveva mai baciato nessuno in quel modo e, di certo, per il più piccolo era lo stesso. Le labbra di Vincent sapevano del cioccolato che gli aveva fatto mangiare Noise in carrozza. Ne aveva preparato un po' per tutti anche se, ovviamente, le era importato solo del giudizio del ragazzo. 
Gilbert andava matto per la cioccolata di Noise, quindi fu ben felice di assaporarlo sulle labbra di Vincent. Leccava e mordeva cercando di gustarsi il più possibile quel dolce sapore, finché non furono costretti a staccarsi per riprende fiato. Una scia di saliva era rimasta a collegare le due bocche. Le labbra di entrambi erano rosse, ma mai quanto il viso di Vincent. Anche Gilbert era arrossito, certo, ma non era paragonabile. Ansimavano e rimasero attaccati per non far andare via quel calore che li invadeva dalla testa ai piedi. Vincent aveva gli occhi appannati e il cuore che gli sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro nel petto.
Il più grande, addolcito, sorrise.
"Guardati, sei tutto rosso, Vince"
A quell'affermazione Vincent arrossì maggiormente, sempre che fosse possibile. Sentiva il viso andargli in fiamme ed era così piacevole. Nessuna donna, o uomo, con cui era stato in passato, gli aveva mai fatto provare tali emozioni.
"S-solo p-perché...ho...ho caldo"
"Ah sì? E come mai?"
Lo prese in giro Gilbert facendolo rabbrividire.
Non soffiarmi nell'orecchio...baka! 
Pensò Vincent tornando ad ansimare, aggrappandosi a lui.
"N-non...non c'è u-un...mo-moti- un...e-ecco..."
Il più grande dovette trattenere una risatina, divertito dal modo adorabile in cui l'altro cercava solo di parlare.
"Balbetti così tanto che non riesci nemmeno a formulare una frase"
Vincent si zittì, tremendamente imbarazzato e sbarrò gli occhi quando Gilbert lo strinse in un forte abbraccio, affondando il viso nel suo collo. 
Erano state poche le volte in cui lo aveva abbracciato...
"E' strano...dovrei pensare che sia sbagliato, eppure..."
"G-Gil?"
"Tranquillo, non voglio spaventarti è solo che...mi sto rendendo conto di quanto mi piaccia tenerti tra le mie braccia. E' come se fossero state fatte a posta per questo"
Quelle parole sorpresero non poco Vincent che dovette trattenersi dallo scoppiare a piangere per la gioia. Gilbert, sentendolo singhiozzare, sorrise abbracciandolo con più forza, accarezzandogli la testa per farlo tranquillizzare.
"Shhh...va tutto bene, non piangere...ci sono io qui"
Vincent annuì solamente, facendosi sfuggire un sorriso. 
"Il tuo cuore batte così forte, Vince...davvero ti faccio quest'effetto?"
"N-non prendermi i-in giro"
Gilbert accennò una risatina, intenerito.
"Non ti preoccupare, se svieni per la troppa emozione, ti sorreggo io"
A quelle parole, Vincent, per poco non svenne veramente. Tenendosi maggiormente a Gilbert, esitò per poi dargli un tenero bacio sulla guancia. Il ragazzo sorrise, dandogliene uno a sua volta, facendolo avvampare.
Rimasero ad abbracciarsi a lungo. Di certo i loro amici si sarebbero preoccupati, ma a nessuno dei due importava. Avrebbero pensato a cosa dire una volta tornati alla villa.

"Lo spettacolo è stato fantastico!"
Aveva esclamato Charlotte dopo che si furono tutti riuniti nel salone principale, al caldo, vicino al caminetto accesso. Leo, che stava leggendo comodamente seduto sulle gambe di Vincent, alzò il viso per osservare la ragazza che aveva afferrato Noise iniziando a danzare con lei come aveva visto fare ai due protagonisti dell'opera che erano andati vedere.
"Il vestito di quella donna ondeggiava avanti e indietro, avanti e indietro"
Noise rideva, seguendo impacciatamente i passi di Lottie.
"Ehi Lily, te la ricordi la canzone?"
La piccola, che stava giocando coi capelli di Gilbert, si schiarì la voce e si impegnò al massimo per imitare quella dell'attore, intonando la melodia nel modo più stonato che potesse esserci.
Leo fece una smorfia, alzando il viso verso Vincent. Notò subito il suo sorriso felice, così spostò lo sguardo su Gilbert che, guarda caso, aveva lo stesso identico sorriso. Nonostante ciò, non disse nulla, tornando a concentrarsi sulla lettura.
"Ah, voglio incontrare anche io un uomo così. Ehi, mi sono appena resa conto di una cosa!"
Esclamò ancora Lottie.
"Che cosa?"
Chiese Noise incuriosita.
"Noi qui siamo tutti quanti single!"
"Oh! E' vero! E' vero!"
Urlò in risposta la piccola Lily.
"Lily ovviamente è single. Noise anche tu sei single. Io tristemente sono single. Anche il nobile Glen è single. Gilbert e Vincent-"
Si interruppe quando, osservando i due, notò a sua volta i loro sorrisi e le occhiatine che si lanciavano pensando di passare inosservati.
"Aaahh! Ma tra voi due è successo qualcosa, vi si legge chiaramente in faccia!! Parlate, voglio sapere tutto!!!"
Urlò emozionata, peggio di un'adolescente alle prese con la prima cotta. Vincent avvampò e Gilbert sorrise per la reazione esagerata della ragazza. 
"Quanto sono rumorosi..."
Sussurrò Leo, tornando ad osservare Vincent, pensieroso. 

 

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