Tokyo Mew mew 2 “The mew alien”

di MoonBlack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un alieno e cinque ragazze ***
Capitolo 2: *** Quando la psicologia torna utile... ***
Capitolo 3: *** Tra combattimenti e intrusioni notturne. ***
Capitolo 4: *** Il sacrificio ***
Capitolo 5: *** Il Sigillo ***
Capitolo 6: *** Un patto per la coscienza ***
Capitolo 7: *** Scoperte e diversivi ***
Capitolo 8: *** Acqua Cristallo ***
Capitolo 9: *** Imprevisti e discussioni ***
Capitolo 10: *** Nella bocca del serpente ***
Capitolo 11: *** Malintesi e segreti indicibili. ***
Capitolo 12: *** Sentimenti pericolosi ***
Capitolo 13: *** Alleanze e cambiamenti ***
Capitolo 14: *** Parte dei giochi ***
Capitolo 15: *** In trappola ***
Capitolo 16: *** La fuga ***
Capitolo 17: *** Il caffè Mew Mew ***
Capitolo 18: *** Spizzichi di serenità ***



Capitolo 1
*** Un alieno e cinque ragazze ***


Ciao a tutti, questa è la mia prima fanfiction, ma rispetto alla versione originale pubblicata qualche anno fa, ho deciso di apportare poco per volta, qualche modifica, soprattutto ai primi capitoli che erano un po' abbozzati e secondo alcuni di voi poco chiari e che non spiegavano bene le motivazioni della protagonista!
Spero che ora la faccenda sia più chiara!
La sostanza di fondo rimane la stessa quindi potete tranquillamente continuare a leggere se siete già arrivati agli ultimi capitoli, ho solo aggiunto qualche dettaglio mancante!
Detto ciò, buona lettura come al solito!

Un alieno e cinque ragazze


Ichigo si affacciò alla finestra e sospirò con la ferma intenzione di godersi quel lungo momento di deliziosa pace che aveva atteso per mesi.
Dal termine dell’ultimo scontro contro Deep Blue, durante il quale aveva scoperto che il suo adorato Ayoama- Kun (nonché suo ragazzo) era in realtà il nemico da affrontare e sconfiggere, erano passate soltanto due settimane, periodo durante il quale non era riuscita a rimanere sola con i propri pensieri nemmeno per un secondo. Ora che finalmente nessuno aveva più il pretesto per disturbarla, si rese conto di non riuscire ad assaporare la calma di quella notte stellata quanto avrebbe voluto: il periodo della gloria e delle congratulazioni era scemato e il peso di ciò che aveva vissuto iniziava a premerle addosso come un macigno facendole desiderare di sparire e non provare più nulla.
Oltretutto, non era più riuscita a guardare colui che amava con la stessa limpida ingenuità dei primi tempi…forse perché ogni volta che i loro sguardi si incrociavano rivedeva le gelide pozze blu del suo acerrimo nemico mentre tentava di distruggere il pianeta per cui aveva sacrificato tutto.
Era stata una rivelazione sconvolgente, tanto surreale da farle credere di essere precipitata in un incubo spaventoso.
Invece, volente o nolente, Ichigo aveva dovuto fare i conti con la realtà, combattendo contro il suo unico amore e mandando a monte tutti gli ideali e i progetti per il futuro che aveva faticosamente idealizzato.
Ma ora Ayoama Masaya era tornato se stesso e lei aveva continuato la sua vita come sempre, o quasi.
Già, quasi…perché anche se durante le sue manifestazioni di affetto verso gli altri nulla sembrava mutato, in realtà la sua anima era stata stravolta senza pietà e a volte pareva così fragile da potersi spezzare ad una minima brezza.
Gli unici lati positivi di tutta questa faccenda erano la consapevolezza che non esisteva più il nemico, non c’erano più Pai e Taruto, e nemmeno Kisshu…
Quell’ alieno le aveva sempre fatto molta paura con i suoi modi di fare violenti e gli scatti di rabbia…eppure le era molto grata perché, se non fosse stato per lui, probabilmente adesso non sarebbe stata lì a guardare le stelle. Forse solo a causa di questo, oppure perché stava effettivamente iniziando a provare qualcosa per lui, a volte si chiedeva che cosa stesse combinando lassù, sul suo pianeta. Se l’acqua mew si era dimostrata efficace come avevano sperato e ora le condizioni planetarie erano state nuovamente ristabilite.
Scosse la testa con decisione. Ormai non aveva più importanza, tutto questo era solo un frammento doloroso della sua memoria, nulla a cui dare particolare peso.
E ora anche il gruppo delle mew mew stava per tramutarsi in un semplice ricordo…
Con un po’ di nostalgia Ichigo si infilò sotto le coperte e si addormentò.

Era affacciata alla torre di un castello dalle mura di pietra grigia, che svettava insolitamente maestoso tra le macerie di pietra di un mondo freddo ed inospitale nel quale il cielo presentava un insolito color verde pallido e ogni cosa era celata da una nebbia fitta che impediva di vedere chiaramente. La ragazza osservava con attenzione ogni particolare, scrutando dall’alto come un falco che attende un movimento della preda. Tuttavia non era consapevole con esattezza del motivo per cui si trovava in quel luogo. Più ci pensava più si rendeva conto che rimanere perfettamente immobile si sarebbe dimostrato totalmente inutile.
Dunque si sciolse dalla sua posizione raccolta in bilico sul balcone del palazzo, distendendo i muscoli intorpiditi. Indecisa sul da farsi rimase qualche istante in una perfetta immobilità. Dopodiché, senza alcun timore, spiccò un agile balzo, atterrando con noncuranza sul lastricato di pietra sottostante. Mentre prendeva ad avanzare con fare sinuoso tra le macerie, all’improvviso avvertì una presenza insolita alle sue spalle.
Si volse di scatto intravedendo in lontananza la figura di un ragazzo dai lunghi capelli raccolti in due codini bassi e strane orecchie a punta.
Confusa cercò di attirare l’attenzione dell’individuo per capire che cosa stesse facendo in un posto simile –Chi sei? –Avanzò di un passo per guardarlo meglio, ma nonostante si stesse avvicinando sempre più, i suoi contorni non si definivano, anzi sembravano divenire sempre più sfocati.
Quello, udendo il suo richiamo si voltò e allungò lentamente una mano affusolata come invitandola a seguirlo.
Guidata dall’istinto tipico dei sogni, la ragazza mosse quasi contemporaneamente il suo arto fino a toccare quello del giovane ma proprio mentre stava per stringere la presa sulla sua mano diafana quello sparì all’improvviso, lasciandola sola. –Aspetta!Dove…? – Iniziò a chiamarlo, guardandosi attorno smarrita.
Dopo qualche minuto di vane ricerche, proprio mentre stava per arrendersi all’idea che nessun’altro sarebbe venuta a cercarla in quel luogo, vide apparire una nuova figura a pochi metri dai suoi piedi.
Stavolta si trattava di un’animale, più precisamente di un gatto di razza angora turco, il cui manto bianco e setoso pareva risplendere anche sottoposto alla luce fioca che illuminava le rovine.
La ragazza lo osservò affascinata mentre si dirigeva verso di lei con fare sicuro, leggermente altezzoso silenziosamente come solo i felini sanno fare. Non sembrava avere fretta, ne appariva in alcun modo spaventato dalla presenza di un umano anzi, pareva quasi lieto di vederla, come fosse in attesa di quel momento da lungo tempo.
Improvvisamente, quasi ubbidendo ad un segnale invisibile, la giovane sentì il bisogno di stringere a sé quella creatura fiera e meravigliosa, di proteggerla e di farla diventare una parte di lei; perciò si chinò senza alcun timore verso il gatto, sollevandolo delicatamente e portandoselo all’altezza del proprio seno.
In quel momento però accadde qualcosa: il corpicino dell’animale venne scosso da un brivido insolito, divenne ardente e iniziò a brillare di luce propria.
Temendo che la creatura non si sentisse bene o che potesse ferirla, la ragazzina cercò di rianimarla allontanandola da sé, ma quella si oppose, spiccò un balzo e trapassò il suo corpo come se fosse liquido, inondandolo di confortevole calore.
Mentre veniva accecata dalla calda luce le forze iniziarono ad abbandonarla privandola lentamente della percezione di tutti i cinque sensi.
Prima di scivolare in un baratro vuoto e senza immagini, intravide una figura femminile accompagnata da un agile gatto nero, correre verso di lei gridando: –Mew mew Strawberry…METAMORPHO-SIS!!!


-S- strawberry… La ragazza sollevò lentamente le palpebre, esponendo al riverbero del sole le sue iridi color cioccolato. Il colore del cielo la colpì, rassicurandola con il suo colore comune: azzurro intenso.
Era a casa sua…l’avventura nel castello di pietra era stata solo frutto di un sogno troppo realistico. Sospirò di sollievo abbandonandosi nuovamente sui cuscini.
Solo in quel momento si accorse di non avere dormito sotto le coperte ma di essersi addormentata ancora vestita al centro del materasso. –Com’è possibile che il freddo non mi abbia svegliata? –Mormorò confusa, passandosi distrattamente una mano tra i capelli crespi e disordinati. Non le era mai capitato un incidente del genere prima d’ora. Di solito ricordava sempre ogni cosa che faceva prima di addormentarsi e la posizione in cui prendeva sonno…invece stavolta non le era parso proprio di essersi coricata, ne tantomeno di aver provato stanchezza…
Rammentava solamente di essersi affacciata alla finestra, di avere visto una luce nel cielo e sentito un calore immenso al centro del petto, dopodiché doveva aver incominciato a sognare.
Sbadigliando sonoramente si diresse ancora una volta verso la finestra, per riscontrare eventuali anomalie che avrebbero potuto spiegarle che cosa era successo quella notte. Tuttavia il vetro si limitò a riflettere il riflesso sbiadito di una ragazzina pallida, magra e minuta nel fiore della gioventù con lunghi capelli ricci color marrone scuro che le incorniciavano il viso ovale, arrivandole fin quasi ai fianchi e rendendola più femminile e aggraziata di quanto in realtà non fosse.
-Ehi perché sei già in piedi?Sei in vacanza e per di più è domenica…vuoi far nevicare?
Si voltò verso la madre entrata in quel momento alzando gli occhi al cielo. La donna appariva piuttosto stanca e i suoi capelli color rame, di solito vaporosi e ricci quasi più dei suoi, pendevano flosci e disordinati coprendole il viso.
Doveva essere tornata tardi dalla cena di lavoro con le sue colleghe. Dopotutto non si era nemmeno accorta che la figlia aveva dormito completamente vestita, ciò indicava che doveva essere davvero distrutta.
-Beh ora che sei alzata cosa vuoi fare?Colazione?
-Penso che uscirò a fare un giro in città…devo controllare se è uscito quel nuovo libro che stavo cercando. –Sistemandosi la camicetta di cotone Luana Bellamy pensò che se il buon giorno si vedeva dal mattino, quella si sarebbe preannunciata una giornata assai strana.

In una dimensione aliena, creata tramite una distorsione spazio-temporale completamente non rintracciabile da strumentazioni umane comuni, un ragazzo con i capelli viola e gli occhi freddi da calcolatore percorreva la sala a passi rapidi e decisi, il volto corrucciato in un’espressione preoccupata. Più in la altri due individui più giovani lo stavano guardando. Uno, che non pareva avere più di diciotto anni, aveva l’aria rassegnata, l’altro, dai tratti ancora infantili, appariva invece speranzoso. –Pai, ci puoi cortesemente spiegare che diavolo sta succedendo anziché passeggiare come un’anima in pena senza dire nulla? –Sbottò ad un certo punto il primo, lanciando un’occhiata di fuoco al fratello più grande.
Quest’ ultimo si bloccò e prese a parlare in modo rapido e spiccio. –Sapete bene che l’acqua mew rimasta dopo lo scontro avvenuto tra noi e le cinque umane non può bastare per risolvere i problemi del nostro pianeta.
-Purtroppo lo sappiamo, ma non capisco dove vuoi arrivare.
-Se tornassimo a casa ora potremmo considerare la nostra missione fallita miseramente e decretare la nostra morte sociale.
-Stai cercando di dirci che dovremmo attaccare di nuovo la terra?–Si agitò il piccolo alieno con i capelli castani. Ricordava bene l’esperienza vissuta su quel pianeta e non intendeva ripeterla nuovamente. –E’ una follia!!!Ora che Deep Blue è scomparso non abbiamo nessun ordine da eseguire, nessun piano con cui agire!
Pai rimase perfettamente impassibile di fronte alle proteste del fratello. –A quello ho già pensato io Taruto. Non devi preoccuparti.
Il volto del giovane alieno seduto accanto a Taruto si contrasse in una smorfia di scherno. –Oh, certo!Dimenticavo i tuoi geniali, piani!!Ma lascia che ti dica una cosa, se hai in programma di farci creare nuovi Chimeri come facevamo sotto ordine di Deep Blue, sappi che non ci sto!
-Oh, no. Stavolta ho in mente una strategia parecchie volte più efficace…e ho già messo in atto la prima parte del piano.
-Sarebbe a dire?
L’alieno dai capelli viola arricciò le labbra in un sorriso diabolico. –Arruolare un’umana che possieda capacità in grado di eguagliare quelle di Mew Ichigo e di tutte le altre mew mew.
Kisshu spalancò gli occhi incredulo. –Tu…non avrai mica creato una nuova mew mew?! –Deglutì sonoramente, avrebbe immaginato di tutto, ma questo mai. –Ma come?Quando…?
-Ci sto lavorando da quando siamo stati costretti a rifugiarci qui. Stanotte, mentre voi riposavate ho migliorato gli appunti di Shirogane e immesso il gene di un nuovo tipo di animale nel DNA di una ragazzina italiana. Luana Bellamy, quindici anni, studentessa liceale. Probabilmente in questo preciso istante quella giovane starà facendo i conti con i suoi istinti animali.
-Grandioso!!!Sei un genio!! –Urlò Taruto, gli occhi accesi di ammirazione.
Kisshu invece, rimase perfettamente immobile a fissare il vuoto, un unico pensiero a martellargli in testa: la storia stava per ripetersi, sarebbe tornato sulla terra e avrebbe dovuto combattere di nuovo contro di lei, colei che amava fin dal primo incontro. –Ichigo…
Improvvisamente un’ apparecchio iniziò a trillare.
-Che cos’è quel coso che suona Pai?? –Chiese ancora il piccoletto
Pai sorrise, scoccando un occhiata maligna al fratello dagli occhi dorati. –Questo è il compito che spetta a Kisshu.
L’alieno dai capelli verdi che era rimasto tutto il tempo a fissare il pavimento con occhi spenti si animò improvvisamente. –Eh…?
-Kisshu!!Svegliati!! –Gridò Taruto sventolandogli una mano davanti alla faccia.
Pai sorrise appena –Tu dovrai andare a prendere l’ umana che servirà per i nostri scopi…
-Io??? –Ripetè Kisshu, esibendo nuovamente la sua espressione scocciata –Non ci penso nemmeno. Sai bene come va a finire ogni volta che tento di interagire con le ragazze umane!!
-Nessuna discussione. Lei sarà la prima mew mew aliena. Kisshu, scenderai sulla terra, osserverai la ragazza. Al momento giusto, senza destare sospetti la porterai qui…con le buone o con le cattive.
-Non posso mica combattere da solo contro le mew mew!!! –Protestò a quel punto l’alieno, che si immaginava già il volto della ragazzina stravolto dalla paura mentre lui cercava solamente di sorridere. Avrebbe seguito l’altro gruppo sicuramente.
Pai, per tutta risposta, lo zittì con un gesto secco della mano –Infatti caro fratellino, non dovrai combattere contro di loro…se ti sbrighi…La nuova Mew mew proviene da un paese del pianeta Terra chiamato Italia ed è molto distante dal Giappone.
-Ma…
-E’ inutile!Non accetto proteste. Vuoi forse tornare sul tuo pianeta come un inetto buono a nulla?
Kisshu a quelle parole chinò la testa rassegnato, anche se dentro di sé avrebbe voluto rifiutare di rendesi complice di quella folle idea. –Allora per il mio pianeta…vado.
L’alieno più piccolo alzò la mano –Toglimi una curiosità Pai…che geni animali ha la nuova mew mew?
-Ha i geni del gatto domestico angora turco. Così il confronto con Mew Ichigo sarà ancora più interessante…
L’alieno verde scosse la testa scoraggiato. Un’ altra gattina. -Perfetto!! –Borbottò con sarcasmo alzando gli occhi al cielo… Non ne bastava solo una, adesso ci si metteva anche quella domestica a complicare le cose!
Sperava soltanto che non avesse il suo stesso carattere altrimenti sarebbe stato ancora più difficile convincerla...Addio nuovo componente.
Come se gli avesse letto nel pensiero Pai sussurrò –Non preoccuparti. E’ simile a Mew Ichigo ma al contrario di lei…la ragazza crede negli alieni, non pensa che le altre forme di vita nelle galassie possano essere ostili…questo è un punto a nostro favore.

Luana controllò un’ultima volta di avere con sé le chiavi di casa, prima di avviarsi con andatura decisa verso la piazza della città, dove quel giorno erano state allestite molte bancarelle, che occupavano buona parte delle vie principali.
Giunta a destinazione non riuscì a trattenere un gemito frustrato.
La strada era piena zeppa di persone affaccendate nelle compere di bigiotteria, quasi tutti i banconi erano stati presi di mira da sei o sette individui.
Forse non aveva scelto il giorno migliore per recarsi in libreria: per farlo doveva infatti passare proprio al centro di quel via vai infernale, per di più, controcorrente.
Soppesò caldamente l’idea di tornare indietro e riprovare il giorno dopo…però poi vide sulla vetrina del negozio il cartellone degli annunci che pubblicizzava l’uscita di un volume Fantasy che stava attendendo da mesi e decise che non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione. Non sarebbe stato certo un po’ di caos a farla desistere!
Prima di lanciarsi nella confusione prese un gran respiro; Poteva farcela…Non era la prima volta dopotutto, aveva vissuto di peggio!
Tuttavia, quella mattina, la marea di gente la sorprese in maniera inaspettata rispetto al solito, sopraffacendola con suoni, odori, vibrazioni per i quali non aveva mai provato fastidio prima d’ora e che invece stavolta la colpirono così violentemente da farle fischiare le orecchie e girare la testa.
Era come se tutto l’universo si stesse muovendo decine di volte più rumorosamente del normale. Ogni elemento di disturbo, anche il chiacchiericcio leggero di due amiche riusciva a trapanarle il cervello, rimbombandole nella testa per parecchi minuti.
Stordita, si portò le mani alle orecchie, serrando gli occhi con decisione. Tuttavia nemmeno le sue dita riuscirono ad ovattare i fastidiosi suoni che le danzavano attorno, al contrario: più restava immobile e più il volume delle voci aumentava.
In preda al panico corse il più velocemente possibile verso la sua meta, senza curarsi degli spintoni violenti che riceveva da ragazzini infastiditi o dei piedi che accidentalmente pestava; qualunque cosa pur di poter uscire da quell’inferno.
Le signore anziane che la vedevano passare si fermavano a guardarla con riprovazione, come se fosse stata uno scherzo della natura, probabilmente pensando che avesse combinato qualche sciocchezza e ora se ne stesse pentendo a tal punto da mettersi le mani nei capelli.
Magari fosse stato così, cento volte meglio!!Una bella delusione d’amore magari, l’avrebbe di certo preferita a tutto questo…
Quando posò la mano sulla maniglia del negozio era ormai piegata in due, le lacrime agli occhi. Mai avrebbe pensato che una cittadina modesta come la sua potesse rivelarsi tanto caotica. Entrò rapidamente chiudendosi la porta alle spalle e appoggiandovisi contro con tutto il peso del corpo: era nauseata. Se avesse potuto sarebbe corsa in bagno a vomitare.
Fortunatamente la libreria era semi-deserta e le uniche onde sonore emesse provenivano da una donna che sfogliava lentamente un volume di cucina e dalla commessa, le cui dita tamburellavano impazientemente sul tavolo.
Trasse un sospiro di sollievo. Quello si che era il suo regno…un po’ serio e monotono forse, ma sicuramente più rilassante e appagante del traffico di gente che si accalcava la fuori.
-Buon giorno!!! –Esordì a quel punto la commessa con voce squillante.
Troppo squillante… Luana fece una smorfia mentre le fitte tornarono a percorrerle le tempie. –Buon giorno. –Mormorò a fatica. –Avete per caso “Sound of Sorrow”?Ho sentito che usciva oggi.
-Certo. –Rispose quella, adattandosi al suo tono sommesso. –Ce ne sono parecchie copie laggiù in fondo. –Indicò un punto in penombra alla fine del corridoio.
-Grazie. – La giovane vi si diresse immediatamente estraendo dalla pila di libri un volume spesso circa mille pagine, reggendolo tra le braccia con fatica e ammirandone la copertina elaborata.
-Bel titolo… -Sussurrò una voce suadente appena dietro il suo orecchio, cogliendola di sorpresa.
Sussultò violentemente, lasciando cadere il grosso libro che aveva in mano, il quale si schiantò sulla catasta dei tomi di storia rischiando di farla crollare.
-Ma che diavolo?!? –Esordì a voce alta guardandosi intorno. Fortunatamente nessuno notò la sua uscita e poté continuare a girovagare tra gli scaffali come se nulla fosse.
Provava una sgradevole sensazione alla nuca, come se qualcuno la stesse fissando insistentemente, pur non riuscendo a scorgere nessuno…
Eppure era sicurissima di avere udito una sommessa risata maschile quando la pila di libri aveva rischiato di precipitarle addosso.

Drrrrinnn!!Drrrrinnn!!
Ichigo emise un grugnito scocciato prima di scivolare fuori dal letto con la faccia imbambolata e allungare la mano verso il telefono –Pronto…
-Ciao dormigliona!
-Ryou…Ciao…Perché mi chiami?Sono le cinque di mattina!!
La voce del ragazzo dall’ altro capo del telefono assunse una sfumatura seria. –Emergenza Momomya!!Vestiti e raggiungici.
Ichigo spalancò gli occhi, mentre la sonnolenza che l’aveva invasa fino ad un attimo prima spariva completamente –Che…che cos’è successo?
-Ti spiegherò tutto al caffè Mew mew!
Nonostante tra lei e il suo capo spesso non scorresse buon sangue, ubbidì immediatamente, lasciando cadere il telefono e correndo a cambiarsi.
Chissà cos’era successo di così allarmante da indurre Ryou a chiamarla di mattina presto? Di solito sapeva che era meglio non interpellarla a quell’ ora perché il suo cervello stentava a connettere! Per rendersi presentabile, scelse una maglia azzurra e si infilò una gonna dello stesso colore. Lasciò sciolti i capelli, troppo di fretta per pensare ad acconciarseli decentemente. Infilò il primo paio di scarpe che si ritrovò tra le mani e, per risparmiare tempo e non disturbare i genitori che dormivano, saltò dalla finestra di camera sua atterrando agilmente sull’ albero più vicino.
Corse per le strade deserte di Tokyo e maledisse Ryou per averla svegliata così presto. “A quest’ ora tutti staranno dormendo!!Solo io sono costretta a correre come una forsennata per quello stupido progetto Mew!!!”
Un normale essere umano avrebbe impiegato almeno venti minuti per raggiungere il caffè, a lei invece ne bastarono dieci, segno che i poteri del DNA modificato stavano aumentando nuovamente.
Ansimando per la corsa forsennata in cui era stata costretta a lanciarsi, raggiunse infine l’entrata del caffè e spalancò la porta con poca grazia.
-Ichigo!Sei arrivata finalment…!
-Si può sapere perché mi hai svegliato a quest’ ora??Cosa c’è di tanto importante Shirogane??! –Interruppe bruscamente la frase di benvenuto lanciando al proprietario del locale uno sguardo assassino.
-E’ quello che vorremmo sapere anche noi!! Si voltò sorpresa, rilevando la presenza di due figure femminili, una più bassa e graziosa dai capelli corvini raccolti in due codini, e l’altra più alta e formosa con i capelli raccolti in lunghe trecce color verde scuro e un paio di spessi occhiali a coprirle il viso. –Mint!!E ci sei anche tu Restasu!!
In quel momento la porta si spalancò nuovamente –Ci sono nuove missioni?? –Sorrise una bambina dai capelli biondi legati in piccole treccine seguita da una splendida ragazza dai lunghi capelli color prugna e il fisico da top model.
-Wow le mew mew al completo!Dev’ essere qualcosa di davvero importante per riunirci tutte così all’ improvviso. –Ipotizzò Restasu alternando sguardi assonnati ad altri ansiosi.
-Infatti ragazze! –In quel momento un altro giovane dai lunghi capelli castani legati in un basso codino e l’abbigliamento da gentiluomo uscì dalla cucina con portamento regale.
Ichigo sbuffò, per nulla entusiasta dell’inaspettato ritrovo. –Bene ora che c’è anche Key possiamo cominciare questa riunione strampalata??Io vorrei tornare a dormire se permettete!!
-Temo che il tuo desiderio non possa essere esaudito Ichigo! –Sorrise Keichiiro con fare conciliante –Abbiamo captato un nuovo gene modificato corrispondente ad una mew mew. Ma al contrario di voi… temiamo che stia per diventare uno strumento alieno!!Noi dobbiamo impedirlo!
La bambina bionda si alzò in piedi –Perciò gli alieni ci attaccheranno di nuovo??
-Si Purin. Temo che abbiano bisogno di nuova acqua mew…ma noi l’abbiamo esaurita purtroppo…Non sarà facile farglielo capire…Dovremmo cercarla su altri pianeti e portargliela!!Ma lo scontro dovrà avvenire… -Sospirò Ryou, passandosi una mano tra i capelli biondo platino con l’intento di nascondere la preoccupazione.
-Fatemi capire… -Minto incrociò le braccia con fare altezzoso –Dovremmo tornare a combattere e partire ora per una località sconosciuta (-L’italia!!- precisò Ryou) e trovare una ragazza sconosciuta prima degli alieni??
-Si
Purin sorrise ingenuamente, gli occhi accesi di entusiasmo –Io ci sto!!
Sorprendentemente anche Restasu fu d’accordo –E tu Zakuro?
La modella si limitò a sospirare svogliatamente –Lavoro…lavoro…e va bene…
Ichigo le guardò una ad una, colta alla sprovvista dal loro improvviso spirito collaborativo. Non poteva certo tirarsi indietro, essendo la loro leader… –D’accordo…
-Lo faccio solo perché senza di me sareste fritte!! –Sbuffò Mint, ormai rimasta sola contro tutti.
-Allora è deciso –Concluse Keichiiro soddisfatto. –Aspettate qui. Aprirò un varco spazio-temporale che ci teletrasporterà in Italia all’ora adeguata per agire. Trasformatevi ragazze!
-Mew mew Zakuro…
-Mew mew Purin…
-Mew mew Restasu…
-Mew mew Mint...
-Mew mew Stawberry...
METAMORPHO-SIS!!!
Le ragazze una dopo l’altra tornarono ad essere Mew mew, paladine della giustizia.

Luana entrò in camera sua e sospirò gettandosi sul letto. Si sentiva distrutta: il ritorno attraverso il mercato era stato traumatizzante quanto l’andata, tanto da toglierle l’appetito o qualunque allegria.
Che cosa le stava succedendo?Perché ogni suono quel giorno sembrava decine di volte più fastidioso del normale?
Quando era rientrata a casa, aveva sperato che fosse tutto finito, solo per scoprire che anche l’innocente radio accesa dalla madre riusciva a procurarle non poco fastidio.
Sospirò amaramente poggiandosi una mano sulla fronte. Fortunatamente ora i suoi genitori erano al lavoro e lei aveva la casa tutta per sé…socchiuse le palpebre con l’intenzione di farsi un pisolino, quando all’improvviso…
-Ciao!
Spalancò gli occhi e per poco non si lasciò sfuggire un urlo: sopra di lei, sospeso a parecchi centimetri dal letto, era apparso uno strano ragazzo che con ogni probabilità avrebbe potuto essere anche affascinante non fosse stato per le orecchie lunghe e appuntite, gli strani capelli color verde scuro e gli occhi dorati.
Troppo scossa per fuggire o fare alcun che, si limitò ad osservarlo attentamente, inquietata dalla notevole somiglianza dell’individuo con la figura del suo sogno. –Che cosa ci fai in camera mia? –Domandò quando si fu ripresa dallo spavento.
Quello parve spiazzato dalla sua insolita calma e schiettezza, ma si ricompose quasi subito, incominciando a ridacchiare piuttosto rumorosamente. –Hai saltato due battute bambolina. Prima avresti dovuto chiedermi chi sono e cosa ho intenzione di farti.
Luana udendo quelle parole, deglutì indietreggiando istintivamente. Qualcosa non tornava: i suoi modi di fare, le sue movenze e i suoi abiti erano tutt’altro che normali. Per non parlare delle orecchie e dei canini. E come era riuscito ad entrare dalla finestra senza emettere il minimo rumore?Oltretutto se la vista non la ingannava stava volando appena sopra la sua testa!! –Tu… -Esordì con voce tremante. –Non sei…umano vero?
Il ragazzo annuì con aria falsamente grave. –Sei perspicace bambolina. Esatto. Io sono Kisshu e sono un alieno. –Attese con impazienza che le sue parole producessero l’effetto sperato: la ragazza avrebbe iniziato a gridare terrorizzata, tentando di fuggire e lui era già pronto a riacciuffarla prontamente…ma quella, contro ogni previsione, rimase perfettamente immobile facendo correre il suo sguardo su di lui e catalogando ogni centimetro del suo corpo.
Iniziò a sentirsi in imbarazzo, cosa che non gli capitava più da mesi ormai. Non era un buon segno. –Si può sapere perché continui a fissarmi con quell’espressione imbambolata?! –Sbotto irritato, avvicinandosi di botto.
Luana a quel punto fece un balzo indietro, sorpresa dalla velocità con cui si era mosso. –Non hai ancora risposto alla mia domanda: che ci fai in camera mia?!E poi perché diavolo mi stai chiamando bambolina?!Non dovresti prenderti tutta questa confidenza! –Ringhiò adattandosi al suo atteggiamento brusco.
-Ora si che si ragiona!!Ecco qua la micetta che volevo sentire. –Esclamò Kisshu ridacchiando nuovamente. –Ebbene…per quanto la cosa potrà sorprenderti, non sono qui per farti del male ma per chiederti di servir…insomma di darci una mano.
La giovane sollevò un sopracciglio. –Darvi una mano??
-Esattamente. Ah!Prima che me ne dimentichi…qual’ è il tuo nome? –Avrebbe dovuto conoscerlo ma se n’era completamente scordato.
Lei gli lanciò uno sguardo confuso; avrebbe voluto alzarsi in piedi e intimargli di andarsene, di lasciarla in pace, ma quel tizio le sembrava alquanto folle e probabilmente prendendolo a male parole non avrebbe fatto altro che peggiorare la già paradossale e pericolosa situazione in cui si trovava, perciò si limitò a rispondere sommessamente –Il…Il mio nome è Luana… -“Stupida!!Che cosa stai facendo?!Dovevi dirgli un nome falso!”
-Bene…Luana abbiamo bisogno del tuo aiuto per salvare il nostro pianeta…se mi segui io e i miei compagni ti spiegheremo tutto.
Luana rimase ancora più spiazzata da quella richiesta. Salvare un pianeta? Lei!? Se non fosse stata così sconvolta da credere di essere precipitata in un sogno si sarebbe messa a ridere. –Dovrei venire con te?! –Nonostante l’atteggiamento sostenuto si sentiva stranamente attratta da quella proposta. Dopotutto se un alieno si dimostrava tanto sprovveduto da chiedere aiuto a lei, l’essere umano più inadatto e svogliato sulla faccia della Terra, la situazione doveva essere a dir poco grave. E se qualcuno da qualche parte del mondo avesse avuto davvero bisogno della sua presenza?
Prima che potesse rendersene conto si ritrovò a mormorare: –E…che ne sarà di me in quel caso…?
-Non ti accadrà nulla…tornerai a casa dopo poco… -Cercò di rassicurarla Kisshu, cosa che non gli riusciva molto bene, dato il sorrisetto sadico stampato in volto.
-Non mi torturerete??Non mi accadrà niente?? –Le parole le uscivano di bocca senza alcun controllo mentre una sola parola continuava a rimbombarle in testa “Idiota!” Non avrebbe dovuto mostrarsi così arrendevole verso uno sconosciuto! Ma qualcosa le diceva che quello strano essere dai capelli verdi non le stava mentendo, riusciva a leggerlo nel suo sguardo quasi disperato.
-Non ti accadrà nulla. Allora che ne dici?Ti va? –Quello tese verso di lei la mano bianca come il latte esibendo un sorrisetto sghembo.
Luana, colpita improvvisamente dal de-ja-vu del suo sogno, allungò istintivamente il braccio verso l’alieno. Poi all’ultimo momento parve ripensarci e si addossò al bordo del letto –No, mi dispiace ma non ti conosco!!Non posso fidarmi di te!!
-Pessima mossa tesoro…- Contro ogni previsione, sul volto di Kisshu si dipinse un’espressione di feroce determinazione, mentre, senza nessuna esitazione, estraeva repentinamente un paio di pugnali affilati, puntandoli contro la gola della giovane. Indifferente alla sua espressione sperduta, la sospinse violentemente contro il muro. –Che tu lo voglia o no verrai con me. Abbiamo bisogno di te. Quindi o mi segui con le buone…o dovrò usare le maniere cattive…
La ragazza serrò gli occhi spaventata ma del tutto intenzionata a non cedere alla paura. -Non posso…Non posso, non posso venire con te!!Smettila di puntarmi quel coso addosso!!
L’alieno sgranò gli occhi a quelle parole, improvvisamente dimentico della sua missione e catapultato invece con violenza all’interno di un ricordo risalente ad un anno prima.
–Che cosa vuoi Kisshu???
-Vieni con me…sul mio pianeta micetta!!
-Non ti seguirò mai!!
-Prometto che non lascerò che ti accada qualcosa!!Sul serio!!Tu sei la mia bambolina preferita.
Ichigo sgranò gli occhi e riprese ad urlare –Lasciami Kisshu!!Lasciami in pace!!Non posso seguirti!!Io sono innamorata di…

Un’espressione di rabbia pura gli attraversò il viso, deformandone i lineamenti. Con la mente ancora annebbiata dai ricordi, avvicinò il tridente al collo della giovane gelandola con i suoi occhi color dell’oro. –Tu non scapperai…Ichigo…
-I…Ichigo?Ma cosa…?
Prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente, cinque ragazze vestite in modo appariscente apparvero, senza nessun preavviso, sopra il letto di Luana, la quale non riuscì nemmeno ad emettere un suono e si pietrificò shockata. Ma che cosa diavolo stava succedendo quel giorno?!
-Dev’essere questa la casa. –Disse la ragazzina adagiata più vicina al bordo del letto, rivolta a quelle che dovevano essere le sue compagne di squadra, prima di notare Kisshu e Luana contro il muro della stanza. Il suo sguardo saettò tra di loro senza nascondere l’evidente sorpresa –Ki…Ki…Kisshu??
L’alieno si voltò senza però abbassare il tridente, che premette anzi più forte contro la gola dell’ ostaggio. -Ahia!!Mi fai male… -Gemette allora quella, negli occhi un misto di rabbia e rinnovata confusione. A quanto pare doveva essere finita in una specie di soap opera cosplay! –Senti se è uno scherzo non è affatto…!!
Lui la ignorò tappandole la bocca senza troppi complimenti.
-Ora ascolta se non ho ragione… -Le sussurrò. Poi si rivolse alla ragazza vestita di rosa, assumendo un’espressione beffardamente amichevole. –Bene Mew Ichigo!!Ci rivediamo!!
Lei scese dal letto lentamente, quasi con cautela, facendo apparire tra le mani una strana arma a forma di cuore. –Non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto per me l’ ultima volta che ci siamo visti. Ma purtroppo noi siamo destinati ad essere nemici!!Perciò ora ti ordino di lasciare andare quella ragazza!!
L’alieno alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. –Tu, Ichigo Momomya che mi ringrazi??Domani nevicherà…
Ichigo arrossì violentemente e i suoi occhi per un attimo si fecero lucidi. –Anch’ io ce l’ho un cuore!! –Poi il suo sguardo tornò di nuovo concentrato. –Lei farà parte del nostro gruppo perciò lasciala andare!!
-Micetta, micetta…Oramai dovresti sapere quale sarà la risposta.
-Se intendi ostacolarmi sappi che dovremo combattere! –Minacciò la mew rosa con voce tremante ma determinata.
Kisshu ghignò per nulla spaventato. –Sono pronto anche a questo credimi!
La padrona di casa intanto era rimasta, ancora una volta, immobile a bocca aperta. Chi diavolo erano quelle persone? Perché possedevano tutte delle caratteristiche animali?Di che gruppo stavano parlando?Volevano che diventasse come loro?!Kisshu sembrava conoscerle bene, addirittura pareva quasi che tra lui e la leader ci fosse del tenero…erano alleati o nemici? “Ho la senzazione che qui ci sia in ballo qualcosa di molto più grande di me…”
-Se cerchi acqua Mew…è finita. –La ragazza con il vestito verde e delle strane antenne sulla testa tentò di placare gli animi esibendo un’espressione remissiva.
-E allora che cos’ è questo che ho trovato ieri?? –Lui estrasse un frammento cristallino, luminoso e brillante.
Il corpo di Luana, che era ancora bloccata contro la parete con il collo leggermente sollevato per evitare il contatto con la lama del tridente, si illuminò di luce azzurrina; così come quello di tutte le altre Mew.
-Incredibile…è davvero acqua Mew…! –Ichigo indietreggiò. Evidentemente non se lo sarebbe mai immaginato. Rimase qualche istante in silenzio, indecisa sul da farsi, poi inaspettatamente puntò lo sguardo sulla riccia –Beh…penso che stia a lei decidere…Non trovi Kisshu?
Lui soppesò la proposta, annuì lentamente e abbassò l’arma –A te la scelta. –Sussurrò guardandola intensamente negli occhi.
Così Luana, che fino ad allora era passata quasi inosservata, si ritrovò con sei paia di sguardi puntati addosso. Arrossì fino alla punta dei capelli.
Avrebbe voluto rivolgere lo sguardo verso il pavimento ma non riusciva a staccare gli occhi da colui che la teneva immobilizzata. –Beh…Io…Io credo che… “Dio adesso cosa faccio??”
-Tu credi che…? –La spronò Purin
La ragazza deglutì. Aveva sempre odiato scegliere. –Io credo che… “Ma guarda se doveva capitare a me questa situazione!!”
Catalogò attentamente tutti gli strambi personaggi che occupavano la sua stanza e con sconcerto notò che, nonostante l’alieno dai capelli verdi fosse in quel momento in una posizione di vantaggio in quello scontro, le Mew mew apparivano tranquillissime, come se fossero state assolutamente certe che lei avrebbe scelto di seguire loro alla fine di tutto, mentre Kisshu, anche se le stava puntando contro un tridente acuminato, appariva alquanto in difficoltà. Forse fu la sensazione di ingiustizia che quel pensiero le provocò, ma improvvisamente si ritrovò a provare solidarietà nei suoi confronti: le mew mew erano cinque, sembravano invincibili e sicure della loro riuscita, che differenza avrebbe fatto la sua presenza nel loro gruppo? Non avevano affatto bisogno di lei. Quello strano ragazzo dai capelli verdi invece…
Con questi pensieri ancora vorticanti in testa, si ritrovò a rispondere qualcosa che avrebbe ritenuto impensabile rispetto a pochi istanti prima: –Io credo che…andrò con…con Kisshu… -Mormorò abbassando lo sguardo imbarazzatissima.
Tutti, Kisshu compreso, spalancarono gli occhi e la bocca –EH?!?
-Tu mi seguirai senza fare storie da gattina??E io che ero già pronto a portarti via con la forza… -Quest’ultimo si affrettò a nascondere la sua incredulità, per poi voltarsi verso le cinque ragazze e scoppiare a ridere malignamente. –Mi dispiace Mew Ichigo. Stavolta ho vinto io!!
Ichigo a quanto pareva però non aveva alcuna intenzione di arrendersi e con uno scatto fulmineo puntò l’oggetto a forma di cuore contro di lui. –Ribbon…
-Merda!!Andiamo via!! –Gridò l’alieno, improvvisamente colto dal panico, afferrando il braccio di
Luana, che come al solito non riuscì a capire nulla di quello che stava succedendo e gli lanciò uno sguardo interrogativo.
-Che cosa…?
-Fidati di me e aggrappati più forte che puoi al mio braccio. –Le sussurrò quello all’orecchio.
-Strawberry…
Quel nome le parve stranamente familiare…”che sia lei la ragazza che ho sognato?”
-Surprise!!!
Proprio mentre un’ ondata di luce si dirigeva con estrema velocità verso di loro, la giovane afferrò prontamente la mano di Kisshu che riuscì a teletrasportarsi appena in tempo.
Ichigo osservò il suo attacco colpire il vuoto, e quando la casa ricadde nel silenzio, abbassò gli occhi, sconfitta. – Mi dispiace, non ce l’ho fatta…
Zakuro le posò una mano sulla spalla. –Hai fatto tutto il possibile…
-Ma perché ha seguito lui? –Chiese Mint ancora incredula di fronte alla follia di quella situazione.
-Non lo so…Chiamiamo Ryo… -La mew rosa sospirò e si abbandonò sul letto di quella camera così simile alla sua.

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Capitolo 2
*** Quando la psicologia torna utile... ***


Ciao a tutti!!Eccomi sono sopraggiunta con la continuazione!!Qui si scoprirà qualcosa di più riguardo alle capacità della nuova arrivata!Ringrazio tutte le persone che hanno commentato il precedente capitolo e l'anno aggiunto tra i preferiti, tra le storie da ricordare ecc...se vi fa piacere continuate a dirmi che ne pensate!Accetto anche critiche naturalmente!Dopotutto è la mia prima fan fiction non ho certo la presunzione di scrivere perfettamente! Ok basta vi lascio alla lettura!!Kisshes!

Quando la psicologia torna utile





Luana e Kisshu riapparvero in un'altra stanza del tutto sconosciuta alla ragazza. Assomigliava ad un laboratorio, un laboratorio alieno a giudicare dall’ individuo simile a Kisshu che lavorava al computer di fronte a loro.
-La ragazza è qui Pai! –Gridò quest’ultimo rivolgendosi al ragazzo intento a eseguire calcoli computerizzati.
-Emh…Salve! –Borbottò Luana imbarazzata. Non aveva idea di come ci si dovesse presentare di fronte ad un abitante proveniente da pianeti sconosciuti…forse avrebbe dovuto chinarsi?Abbassare la testa?
-Avvicinati… - Ordinò Pai alzandosi in piedi e interrompendo i suoi nevrotici pensieri.
La giovane si irrigidì, quasi tentata dall’idea di darsela a gambe. Quell’ragazzo dall’aria fredda ed austera non sembrava il genere di persona che si sarebbe fatta scrupoli nel utilizzarla come cavia da laboratorio. Lentamente, mosse qualche passo in sua direzione.
Lui prese a squadrarla con occhio critico, facendola arrossire. Forse aveva in programma di dissezionare il suo corpo per fornire informazioni riguardanti gli esseri umani al suo pianeta.
-Pai…Emh…Ho l’impressione che tu la stia spaventando!
L’alieno viola, prendendo atto di quell’avvertimento, cercò di sorridere in modo rilassato ma senza molto successo –Non preoccuparti…Non ti faremo nulla.
Per tutta risposta Luana deglutì sonoramente. Iniziava già a pentirsi per essersi lasciata trascinare in quel luogo asettico.
A quel punto, Kisshu estrasse da una tasca uno strano oggetto color oro. –Questa è tua…Mew Luana.
-Ah ecco!! –Ricordò improvvisamente la ragazza, distraendosi perciò dai suoi timori riguardanti le tecniche di tortura. –Avendomi trascinata qui misteriosamente ho bisogno di alcuni chiarimenti. Cosa sono le Mew mew??Chi sono quelle ragazze che ci hanno attaccato??
Pai cercò di non mostrarsi impaziente, ma il suo nervosismo era evidenziato dalle sopracciglia corrucciate e le labbra strette in una piega rigida.–Le mew mew sono le ragazze.
-E tu sei come loro. Però non sei del loro gruppo. –Completò l’alieno verde, che al contrario del compagno appariva allegro e spensierato, quasi non si trovassero nei meandri di un freddo laboratorio circondati da inquietanti esperimenti ma all’interno di un accogliente bar a bere una cioccolata calda ridendo e scherzando.
-Come loro?!? –La voce di Luana salì di due ottave. –Come sarebbe a dire “Come loro”?!
Pai sbuffò ancora più spazientito. –Pensaci tu che sei più bravo…
Kisshu si stiracchiò con fare noncurante. –Tu non ci sai proprio fare con le donne! –Dopodiché si rivolse alla ragazza. –Ora hai in te i geni del gatto domestico europeo. Puoi trasformarti come loro.
-Ho in me i…Ma di che diamine state parlando?!?
L’alieno verde alzò gli occhi al cielo. –Ti facevo più intelligente. Dimmi, stamattina per caso ti è capitato qualcosa di insolito?Strani istinti, cambiamenti nel modo di percepire le cose?
Lei gli lanciò uno sguardo terrorizzato. –Io…si…quando sono andata al mercato e… –Aguzzò lo sguardo. Si era improvvisamente ricordata di un particolare. –Tu c’eri!! –Esclamò puntandogli un dito contro. –Sei stato tu a spaventarmi in libreria facendomi scappare di mano il libro!
Lui scrollò le spalle. –Eri così concentrata che mi è venuto spontaneo. Comunque mi pareva che fossi abbastanza stordita dai rumori, gli umani di solito non si comportano cos…
-Fammi capire bene…Mi stavi spiando da questa mattina!?Non avresti dovuto!Sono cose private!!
-Se ti riferisci alla doccia dopo pranzo ti assicuro che non ho spia…
-Come fai a sapere che mi sono fatta la doccia dopo pranzo?!Tu hai… -Luana spalancò gli occhi incredula, interrompendosi per qualche istante prima di cedere ad una spaventosa ondata di rabbia –Come ti sei permesso?!Pervertito!!!Vergognati!!! –Lo aggredì stringendo i pugni. La imbarazzava da morire l’idea di avere mostrato il suo corpo nudo ad uno sconosciuto.
-Come la fai lunga!Eri completamente coperta dalla tendina dopotutto.
-LO HAI FATTO SUL SERIO…!!!
In quel momento Pai si schiarì rumorosamente la voce interrompendo la discussione e facendo calare un silenzio tombale. –Quello che mio fratello stava cercando di spiegarti è che, affinché tu possa aiutarci con più efficacia, abbiamo dovuto immettere nel tuo dna i geni del gatto domestico angora turco. La modifica ti permetterà di far prevalere quando più ti piace gli istinti felini su quelli umani.
La ragazza rimase a fissarlo a bocca aperta. –Sarei diventata una ragazza-gatto? –Ora si spiegava tutto. –Ecco perché i suoni gli odori e perfino i sapori…
-Si. –Tagliò corto l’alieno più grande.
Luana sentì l’irritazione farsi di nuovo strada nel suo animo –Ah perfetto!!E si può sapere chi è il genio che ha avuto questa bella pensata??
Kisshu si voltò a guardare Pai. –Hai fatto proprio un ottimo lavoro… -Esordì con sarcasmo. –Si sta comportando esattamente come quell’isterica di Ichigo!!
-Vi rendete conto che non sarò più normale??Dovrò combattere contro cinque ragazze molto più forti di me!!
-Senti piantala!Non è colpa nostra se il tuo è uno dei pochi dna esistenti in grado di ospitare i geni di gatto, oltretutto non combatterai da sola!!Non dimenticare che hai gli alieni dalla tua… -Cercò di rassicurarla l’alieno verde.
Pai nel frattempo le porse lo strano oggetto dorato dalla forma ovale, grande quasi quanto il palmo della sua mano.
Luana corrugo la fronte –E che cosa dovrei farmene di questa cosa?? –Sbottò indicandolo.
Come se avesse sentito le sue parole, quello si illuminò di luce argentea.
-Trasformati Mew Luana!!
Anche se non avrebbe voluto sottoporsi ad ulteriori stress, la mora sentì prendere forma nella mente delle precise parole e avvertì dentro di sé l’istinto impellente di gridarle. Prima che potesse trattenersi, la sua bocca aveva già formulato la frase: –Mew mew Luana…METAMORPHO- SIS!!
Il calore rassicurante che aveva provato all’altezza del petto durante il sogno si sprigionò nuovamente donandole una forza ed energia strabilianti.
In un attimo cambiò aspetto. Kisshu la guardò: il suo vestito era identico a quello di Ichigo. Solo bianco con i guanti, stivali e orli neri. Due paia di orecchie bianche spuntavano dalla testa, seguiti dalla coda (Anch’ essa bianca). Gli occhi della ragazza erano diventati grigi e i capelli ricci ricadevano lunghi sulle spalle.
Tuttavia non era solamente il suo aspetto ad essere cambiato. Quando la ragazzina fece per voltarsi, notò che i muscoli seguivano le sue indicazioni con più rapidità di prima, che riusciva a sentire il profumo pungente degli alieni e l’odore metallico delle macchine.
Udiva, vedeva e percepiva ogni cosa con la massima precisione, perfino le pulsazioni del cuore della gente che le stava attorno e l’aria lieve che le accarezzava la pelle.
-Wow… -Sussurrò tastandosi le orecchie –Somiglio al mio gatto! –Non aveva senso ma, qualunque cosa fosse diventata, si piaceva!
-Fantastica! –Commentò Pai, quasi estasiato, girandole attorno.
-E questa chi è?? –Esclamò una voce infantile alle loro spalle.
-Taruto, hai di fronte a te Mew Luana, la prima mew mew aliena. –Rispose Pai con una nota di chiaro orgoglio nella voce.
Taruto si avvicinò a la ragazza. La osservò attentamente da ogni angolazione, dopodiché sorrise soddisfatto. –Beh…secondo me è meglio della vecchiaccia…Non trovi?? –Aggiunse guardando Kisshu che rispose con un’ alzata di spalle.
–Vecchiaccia?? –Chiese l’interessata sollevando un sopracciglio.
-Nome con la quale Taruto chiama Ichigo. –Spiegò l’alieno viola come un enciclopedia.
-Non capisco però…come hai fatto a trascinarla qui così facilmente?? –Chiese il piccoletto al fratello dagli occhi dorati.
-E’ quello che mi chiedo anch’ io. Sembra molto accondiscendente.
-Mi ha seguito e basta! E non crediate che sia stato semplice!! –Rispose quello spiccio. La presenza di una Mew mew tanto simile ad Ichigo lo metteva a disagio.
-Tu sai darci qualche informazione in più?? –Chiese ancora Taruto rivolto a Mew Luana
La ragazza buttò le braccia dietro la schiena come per sminuire la responsabilità di ciò che aveva deciso. –Io l’ho seguito di mia spontanea volontà perché sentivo che avevate davvero bisogno di aiuto…Tutto qui!!
-E non ti sei spaventata? –Chiese Pai.
-Beh…Ma cos’ è un’ interrogatorio?? –Gridò la ragazza esasperata –Kisshu mi ha portato qui. Punto. Fine della storia!!
-Bene, ora che ci siamo chiariti…rimane solo un’ ultima prova da fare…
-Eh…? -Prima che potesse rendersi conto di qualunque cosa, la giovane si ritrovò nuovamente con il tridente di Kisshu premuto contro il collo. –Ehi!!!Ma che modi sono!!Allora è un vizio!! –Sbottò allontanandosi di scatto. La velocità fulminea con cui eseguì il movimento la lasciò per un attimo spiazzata, tanto da farla barcollare.
-Voglio solo capire fino a che punto sei potente. –Mormorò quello con un tono di voce basso e roco che fece le fece drizzare i peli sulla nuca. Non poteva dire sul serio!Prima avrebbe dovuto provare con un bastone, qualcosa di innocuo…non quelle armi potenzialmente assassine!!
-N-non avvicinarti…!! –Squittì presa dal panico. Tuttavia, prima che potesse concludere la frase lo vide avventarsi su di lei, senza alcuna prudenza ne ripensamento.
Terrorizzata, cercò di capire come evitare quella situazione inverosimile, tuttavia si rese ben presto conto che era troppo tardi per fuggire, dunque decise di lasciare prevalere gli impulsi fisici su quelli mentali, dopotutto aveva appena scoperto di possedere caratteristiche animali, quindi anche il suo istinto di sopravvivenza avrebbe dovuto funzionare con molta più efficacia.
E così fu. Ebbe appena il tempo di intravedere il braccio del nemico tendersi, che i suoi muscoli avevano già agito, eseguendo un rapido scarto ed evitando la pericolosa lama per un soffio.
-Incredibile!! –Udì Taruto commentare ammirato.
La giovane sospirò di sollievo, per un attimo aveva temuto che non funzionasse. Sorrise tra sé e se godendosi l’entusiasmo degli spettatori… almeno finché Kisshu, passato nuovamente all’attacco, non rischiò di tagliarle un braccio. –Ehi!!Ma sei impazzito?!? –Imprecò esaminando l’arto per essere sicura che non presentasse ferite. In realtà capiva benissimo che era tutta colpa sua, non avrebbe dovuto lasciarsi distrarre dalla gloria di quel piccolo successo.
L’alieno per tutta risposta scoppiò a ridere sadicamente. La sua espressione lasciava trasparire il perverso divertimento che quel combattimento gli procurava. Per lui non si trattava affatto di un gioco, piuttosto, a giudicare dallo scintillio sinistro nei suoi occhi dorati, di una vendetta bella e buona. Non si sarebbe fatto scrupoli nel ferirla o umiliarla.
La ragazza si morse le labbra nervosamente. Perché sembrava avercela tanto con lei?Da quando erano giunti nel laboratorio e si era trasformata non l’aveva più degnata di uno sguardo e le sue parole verso di lei erano suonate piuttosto irritate e sgarbate. Ora sembrava addirittura avere tutta l’intenzione di ucciderla…
Il combattimento continuò, distogliendola dai suoi pensieri confusi. Luana cercò di cavarsela come meglio poteva, anche se, non sapendo controllare ancora perfettamente i movimenti, per ora non riusciva a fare altro che evitare alla bell' e meglio i tridenti di Kisshu. La cui potenza e rapidità purtroppo aumentava ad ogni colpo.
Dopo circa dieci minuti di lotta egli si fermò. Pareva profondamente insoddisfatto. –Avanti, Mew Luana!!Non fare la femminuccia. –La spronò facendo roteare lentamente le due armi tra le mani. Pareva in attesa di qualcosa, qualcosa che andava al di là della bravura nella lotta. –Voglio vedere, la tua vera potenza. Smettila di scappare e attaccami…o forse ti faccio troppa paura?
Improvvisamente la giovane si rese conto di ciò che egli desiderava veramente. Non sapeva con esattezza come fosse giunta a quella conclusione, ma ora che la possibilità si era fatta strada nella sua mente, ne era assolutamente certa: il vestito la coda e le orecchie da gatto… Kisshu voleva rivivere la potenza di Ichigo attraverso di lei, capire fino a che punto i loro poteri fossero simili. E soprattutto sperava di rivedere lo splendore della persona amata trasparire attraverso le sue espressioni e movimenti.
Si, se ne era accorta. L’alieno era innamorato di quella ragazza, lo capiva dal modo in cui la mangiava con gli occhi, dalla maniera con cui essi ardevano di desiderio ogni volta che si posavano sul suo corpo morbido...decise che lo avrebbe assecondato, almeno per il momento. –E va bene…come vuoi tu, Kisshu!Ti affronterò. –Sospirò inarcando la schiena in posizione di difesa.
Lui si esibì in un ghigno trionfante. -Bene!!Io sono pronto. –Ringhiò aggredendola nuovamente con un attacco frontale.
Luana questa volta non si spostò di un millimetro studiando invece le mosse rapide e letali del nemico, notando che impugnava i tridenti sempre alla stessa altezza e con la medesima tecnica. Sarebbe bastato cambiare strategia per riuscire a coglierlo alla sprovvista.
Sicura di quanto aveva architettato, attese pazientemente che l’avversario si avvicinasse e caricasse il colpo, dopodiché, poco prima che la l'arma la raggiungesse, spiccò un balzo verso l’alto, roteando su se stessa grazie ad un perfetto movimento del bacino, e colpendolo con un poderoso calcio dritto in faccia.
Come previsto, l’alieno, non riuscendo ad escogitare nulla per evitare la collisione, fu sbalzato all’indietro e cadde a terra urtando rumorosamente contro il suolo. Un tridente gli scivolò via dalle mani stridendo contro il pavimento lucido e andando a cozzare contro uno dei macchinari del laboratorio. Incurante di questo, egli si rialzò in fretta facendo leva sulla schiena e stringendo più forte l’unica arma rimastagli.
Era evidente che voleva provare ad attaccarla di nuovo, ma la giovane stavolta non era disposta ad attendere un nuovo colpo: era giunto il momento di passare al contrattacco e stavolta sapeva esattamente cosa fare.
O meglio…il suo istinto lo sapeva…
Concentrandosi tese la mano, lasciando che l’energia fluisse liberamente all’interno del suo corpo. Dopo di che, con uno sforzo mentale non indifferente, la raggruppò a livello del palmo della mano, finché esso non iniziò a scottare, le vene percorse da un formicolio caldo.
Dopo pochi istanti, tra le sue dita sentì materializzarsi un oggetto dalla superficie liscia e dura: un’arma, con la quale difendersi ed attaccare, un’arma potente…riusciva a sentirne vibrare l’energia solamente sfiorandola. Soddisfatta, aprì gli occhi e la osservò più attentamente, saggiandone il peso e lo spessore. Con soddisfazione pensò che si trattava dell’arma più adatta alla sua fisionomia corporea e al tipo di muscolatura: un bastone lungo e nero, sicuramente molto resistente, la cui estremità terminava con un disegno a forma di cuore. La mora lo impugnò con sicurezza, notando come si adattasse perfettamente alla sua mano, quasi fosse il prolungamento di dell'arto, e lo fece roteare puntandolo in direzione dell’ avversario, in procinto di ferirla.
Prima che potesse farlo, Luana lo precedette gridando con quanto fiato aveva in gola: –Ribbon…Luana Music!! –Dall’arma si sprigionò un’onda d’urto sorprendentemente potente, che colse di sorpresa tutti i presenti, facendo vibrare spaventosamente il pavimento e il soffitto del laboratorio, minacciando di mettere fuori uso anche i numerosi oggetti presenti nella sala.
Fortunatamente Pai non si lasciò sorprendere più di tanto e riuscì ad erigere appena in tempo una barriera difensiva allo scopo di proteggere gli esperimenti e i macchinari più importanti per le sue ricerche.
Kisshu purtroppo non ebbe la stessa fortuna e venne investito in pieno dall’attacco, schiantandosi violentemente contro uno dei muri di cemento, dal quale si disperse una quantità immensa di terra, polvere e detriti che ricoprono ogni cosa per diversi istanti, impedendo ai presenti di vedere chiaramente ciò che era accaduto.
Quando la confusione si diradò, Luana riuscì a scoprire gli effetti del suo attacco. La parete del laboratorio era completamente distrutta, mentre nel pavimento, a partire dal punto in cui l’attacco era stato scagliato, si erano create alcune profonde spaccature.
Kisshu però era ancora in piedi e reggeva entrambi i tridenti incrociati al petto. Probabilmente all’ultimo secondo era riuscito a recuperare l’altra arma e a proteggersi con una barriera simile a quella creata precedentemente dall’alieno viola. Nonostante ciò, presentava comunque il labbro spaccato a causa del precedente calcio e il corpo pieno di lividi ed escoriazioni. Non sorrideva più, anzi, guardava la ragazza con sguardo assassino.
-Kisshu, scusa!Io non immaginavo che… -Tentò di spiegare quella, ma fu tutto inutile.
-Questa me la paghi. –Sibilò l’alieno ignorando completamente i tentativi di scusa e trasportandosi senza alcun preavviso alle spalle della ragazza che, colta alla sprovvista, cadde a terra colpita da un calcio sulla schiena. Prima che l’avversario potesse atterrarla, impedendole qualunque possibilità di fuga, riuscì però a fare leva sulle braccia e, con una capriola, atterrare magicamente in piedi.
Le girava quasi la testa: soprattutto perché non era per nulla abituata a questi movimenti improvvisi e incontrollati. Fino a quel giorno ogni azione che aveva compiuto, era stata solamente frutto della sua mente, e l’improvviso cambiamento l’aveva spiazzata.
Kisshu, ancora arrabbiatissimo, cercò di colpirla con un pugno allo stomaco ma lei gli afferrò l’arto cercando di allontanarlo da se con tutte le sue energie. Purtroppo, in quanto a doti fisiche, l’alieno la eguagliava non di poco e, mentre avvertiva i muscoli dolere, capì suo malgrado di non potere reggere il confronto ancora a lungo. –Kisshu! –Lo implorò. –Non credi sia abbastanza per oggi…?!
Senza riuscire a terminare la frase intravede uno scintillio sinistro alla sua destra.
Rendendosi immediatamente conto di quello che stava succedendo appoggiò un piede contro lo stomaco dell’avversario e lo spinse lontano, senza tuttavia riuscire ad evitare che il colpo la raggiungesse, seppur di striscio.
Urlò di dolore mentre il tridente le feriva superficialmente la spalla, lacerandogli la veste e tracciando un segno sottile sulla sua pelle dal quale iniziò lentamente a sgorgare sangue color cremisi.
Scivolò all’indietro ansimando, ma la tregua fu breve.
Dopo pochi istanti fu costretta a contrastare nuovamente la forza strabiliante dell’alieno che pareva determinato a tagliuzzarla. Troppo provata per lanciare un nuovo attacco riuscì solamente a fermare le due lame acuminate sollevando il bastone orizzontalmente. –Hai proprio intenzione di uccidermi? –Gli chiese semplicemente, come se stessero discutendo dell’ultima partita di poker.
-Quello che intendo fare non è affare tuo. –Sputò Kisshu tra i denti gli occhi ridotti a due fessure.
-Oh certo, lo immaginavo…toglimi una curiosità, anche contro Ichigo combatti in questo modo?
Quello si bloccò di colpo, smettendo improvvisamente di opporre resistenza, tanto che Luana rischiò di cadergli addosso a causa dello slancio. –Che cosa centra LEI adesso? –Domandò spiazzato, mentre il tridente prendeva a tremargli tra le mani.
Gli occhi della ragazza scintillarono: aveva colto nel segno. –Oh centra eccome, e lo sai anche tu! –Cantilenò in tono di sfida. Poi aggiunse seriamente. –Tanto per la cronaca…Io non sono lei. Non ti ho fatto proprio niente di niente e non mi sembra giusto morire a causa di un crimine che non ho commesso.
Quello rimase a fissarla allibito. –Ma come diavolo…? –Mormorò a bocca aperta.
-Non per niente mia madre studia psicologia…ora ti dispiacerebbe lasciarmi andare?Questa posizione è leggermente scomoda.
L’alieno abbassò lentamente il tridente e si asciugò il sangue che colava dal labbro. Continuava ad osservarla con aria stranita, come se si trovasse davanti ad un miraggio.
-E’ perfettamente inutile che mi guardi così!!Te la sei cercata dopo tutto!
Scrollò le spalle con non chalance. –Comunque sia, non sei affatto male sai??Ichigo e le altre avranno una valida avversaria.
Pai a quel punto si avvicinò al fratello –Certo che tu non riesci proprio a capire quando è il momento di finirla, eh Kisshu? –Lo rimbrottò incrociando le braccia.
-Già guarda come l’hai conciata… -Taruto rincarò la dose.
Luana ridacchiò nervosamente agitando le mani davanti a sé. –Ma no!!Sto benissimo!!E’ solo un graffio!
-Stai ancora perdendo sangue…aspetta ti medicheremo.
-Ma perché non pensate al vostro compagno che è messo anche peggio di me!! –Protestò, indicando l’alieno verde, il cui corpo era quasi completamente violaceo. Non poté fare a meno di sentirsi in colpa. –Mi dispiace di averti ridotto così!Non sono riuscita a controllarmi… -Borbottò abbassando lo sguardo.
Quello si sistemò il ciuffo, ostentando totale indifferenza. –E’ solo qualche livido. Nulla che non si possa risolvere con una buona dormita. –Si ostinava ancora ad evitare il suo sguardo.
Luana incrociò le braccia esasperata. –Niente da fare!!Se non ti medichi tu non mi medico nemmeno io.
Kisshu, del tutto restio a cedere a quel ricatto, le sollevò il braccio con un gesto deciso, afferrando un piccolo contenitore colmo di una strana sostanza blu appiccicosa che spalmò con cura lungo tutta la superficie della ferita.
-Ehi, brucia!!
-Passami la fascia Pai!! –Sbottò, ignorandola completamente e avvolgendo senza molta delicatezza le bende intorno alla sua spalla. Non appena ebbe finito, si smaterializzò senta proferire parola.
Luana rimase immobile come una perfetta idiota a fissare il vuoto davanti a sé. -E adesso dov’ è andato quel testone??
Taruto si capovolse a testa in giù, l’espressione divertita –Non ti preoccupare…fa sempre così quando perde…
-Spiegami una cosa, tutti gli alieni sanno volare?
-Non tutti, solo quelli sottoposti ad un allenamento speciale.
-Allenamento…? –Improvvisamente l’orologio di Luana iniziò a squillare. –Accidenti!!Mi dispiace!Devo proprio andare!!!Qualcuno potrebbe riaccompagnarmi a casa?
-Con quella tuta dovresti essere in grado di teletrasportarti autonomamente. –Disse Pai, intento a lavorare strenuamente al computer.
-Si ma come faccio?? -Non occorre fare altro che pensare intensamente alla destinazione che devi raggiungere e premere il pulsante posizionato sul tuo petto, a sinistra.
Luana eseguì. Sentì una strana sensazione di vertigine e nausea, prima di ritrovarsi in piedi sul suo letto. Cercò di rilassarsi per annullare la trasformazione. Non appena i poteri di Mew Luana scomparvero una stanchezza mortale si impadronì del suo corpo, rendendole difficoltoso ogni movimento o pensiero.
Troppo distrutta per riuscire a dedicarsi ai compiti scolastici, si sdraiò sul materasso, scivolando quasi immediatamente in un sogno profondo.

Nel frattempo le cinque ragazze mew mew, reduci dal clamoroso fallimento, riapparvero nel salone del caffè. I loro visi erano alcuni allungati in espressioni pensierose, altri distorte da eccessi di rabbia o di frustrazione.
Ryou accortosi del loro arrivo, corse loro incontro, battendo le mani soddisfatto. –Bene, siete state veloci…! –
La sua frase di benvenuto rimase in sospeso non appena si rese conto che l’obiettivo mancava all’appello. –Lei dov’è? –Domandò inarcando le sopracciglia.
Le giovani non risposero, rimanendo chiuse in un mutismo totale.
Il ragazzo spalancò gli occhi. –Non mi vorrete dire che… -Esordì infilandosi le mani tra i capelli, semplicemente incredulo.
Ichigo lo guardò storto poi sospirò –Non ce l’abbiamo fatta…
-Perché non siete arrivate in tempo?
-No. Siamo arrivate giusto in tempo se è per quello –Rispose Restasu torturandosi le dita nervosamente.
-E allora??Cos’ è andato storto?
Mint fece un passo avanti colpendo con un pugno uno dei tavoli di plastica bianca. –E’ successo che quella stupida ha seguito l’alieno!!!
-Calmati Mint… -Tentò di tranquillizzarla senza troppa convinzione la mew rosa. Non aveva abbastanza motivazione per litigare o per zittire le compagne, si sentiva strana, come svuotata.
-Non mi calmo!!!Ha fatto una cosa totalmente irragionevole!!E’ andata contro il suo pianeta!!
-Magari un motivo ce l’ha avuto! –Ipotizzò Restasu.
Key si intromise nella discussione cercando di trarre delle conclusioni chiare. –Quindi ha seguito l’alieno di sua spontanea volontà?
-Si, ha seguito Kisshu.
-Senza che egli la attaccasse, la rapisse o altre azioni simili?
-No…
-Accidenti… -Imprecò Ryou a bassa voce massaggiandosi le tempie con le dita della mano. Non aveva previsto una simile eventualità. Era ovvio che un essere umano si schierasse dalla parte degli umani quando vi era di mezzo una guerra tra pianeti. Ragionando in questo modo l’azione della ragazza si dimostrava totalmente illogica…a meno che… -Potrebbe averle manipolato la mente…Avete notato qualcosa di strano nel suo comportamento?Presentava uno sguardo vacuo, confuso?
-No…Nulla di rilevante…beh forse lo sguardo confuso…
La mew rosa alzò gli occhi al cielo, al colmo dell’esasperazione. –Insomma, voi che sguardo avreste fatto se vi foste visti piombare in casa, un alieno volante, potenzialmente violento e cinque ragazze vestite come delle pazze?!?A parer mio era completamente padrona delle sue azioni.
-Mhhh…probabilmente hai ragione ma Dobbiamo esserne certi…domani andrete a casa sua. Se la sua mente è stata manipolata potrebbe non essere mai tornata a casa…altrimenti portatela qui.
-E se oppone resistenza?
-Cercate di convincerla, oppure combattetela –Rispose Ryou con voce dura. –Ora andate…siete stanche…Tu aspetta Ichigo. devo parlarti.
Ichigo attese che tutte le compagne fossero uscite e che la porta si fosse chiusa alle loro spalle prima di voltarsi. –Cosa volevi dirmi? -Volevo solamente sapere se andava tutto bene…ti vedo preoccupata…
Sorrise debolmente, grata che l’amico si preoccupasse per lei –Un po’ sono preoccupata…soprattutto riguardo a quello che potrebbe succedere a quella ragazza…sai com’è…non è stata esattamente rapita da un angioletto…non riesco proprio a capire le sue motivazioni!
Ryou rimase in silenzio, l’espressione corrucciata.
-Non le hanno detto alcuna bugia…noi abbiamo visto che…che c’è ancora acqua Mew sul nostro pianeta…
Lo sguardo del biondo si animò improvvisamente –Sei sicura??
-Certo!!Mi hai preso per una scema??Kisshu ci ha mostrato un pezzo di acqua Mew. Il nostro corpo ha reagito!!!
Lui le posò una mano sulla spalla guardandola intensamente. –Ichigo, voglio parlarti in tutta sincerità.
-Si…si…? -La ragazza si sentì arrossire. Non riusciva mai a mostrarsi totalmente indifferente di fronte a quelle calamite ghiacciate che sembravano volerle sondare l’anima per carpirne i segreti più oscuri.
-Sinceramente, non credo sia solamente questo il problema. Non puoi continuare in questo modo. Ti vedo priva di qualunque energia e motivazione, leggo nel tuo sguardo un profondo tormento, che forse può essere sfuggito alle altre ragazze…per quanto riguarda me, dovresti saperlo che sono molto bravo a svelare i reali sentimenti delle persone ed in questo momento l’allegria che di solito ti caratterizzava sembra totalmente scomparsa…non posso fare a meno di pensare che la causa sia di Ayoama.
La giovane sobbalzò, colpita dalle sue parole che, pur non volendolo ammettere, contenevano un fondo di verità. Mentre la realtà si svelava davanti ai suoi occhi, la sua già debole corazza difensiva cedette completamente. –Masaya non centra nulla…il problema è solo mio. Io… -S’interruppe, quando sentì il sapore salato delle lacrime in bocca. Tuttavia non riuscì a trattenersi dal continuare a sfogarsi, soprattutto perché ne aveva un immenso bisogno. –Io non riesco a superare il dolore e la paura…sono ancora terribilmente spaventata dall’immagine di Deep Blue; elaboro incubi spaventosi su di lui quasi tutte le notti e ogni volta che Masaya mi prende per mano o mi stringe a se, vorrei solamente fuggire il più lontano possibile da lui! –Singhiozzò premendosi le mani contro gli occhi con un gesto disperato.
Ryou di fronte al pianto liberatorio della ragazza, non riuscì a fare a meno di consolarla, abbracciandola di slancio e stringendola forte contro il suo petto, respirandone il profumo dolce di fragola.
-A volte mi sento un mostro…non dovrei provare questi sentimenti…dopotutto non è colpa sua!!
-Ichigo, quello che provi è perfettamente normale! –Le sussurrò dolcemente all’orecchio per calmarla. –Hai subito uno shock non indifferente ed è ovvio che tu soffra tentando di superarlo. A parer mio Ayoama non è la persona più adatta a starti accanto in questo momento…
-Ma… -Tentò di protestare debolmente Ichigo, tuttavia il giovane la interruppe prima che riuscisse a proferire parola.
-Anche lui probabilmente si sente dilaniato dal senso di colpa per averti fatto del male, ragiona, la tua vicinanza non farebbe altro che ricordargli gli orrori che ha commesso.
-Quindi secondo te dovrei…?!
-Non ti dico di lasciarlo Ichigo. Questa è una decisione che spetterà soltanto a te…io penso solamente che dovreste prendervi del tempo per riflettere e per superare la cosa. –Spiegò, accarezzandole lentamente i capelli e assaporandone la morbida consistenza. Gli sarebbe piaciuto enormemente se i due si fossero allontanati, ma si rendeva conto di non avere il diritto di separarli, di spezzare per sempre la loro felicità; avevano tutte le ragioni per volersi amare. E anche se questo lo rendeva infelice, per ora non poteva che accontentarsi di quel momento di tenerezza.
Nel frattempo la ragazza, ancora stretta contro il suo petto, parve sentirsi meglio, riprendendo a respirare lentamente e con regolarità. –Grazie… -Mormorò con voce ancora intrisa di pianto. –Sei stato il primo che abbia ascoltato quello che avevo da dire… -Gli sorrise tra le lacrime, allontanandosi lentamente e sistemandosi i capelli in disordine. –Devo esserti sembrata una pazza isterica…
Il ragazzo rise. –Isterica lo sei sempre stata, non noto nessuna differenza rispetto a prima!! –La prese in giro, con tecnica studiata.
Come aveva sperato, Ichigo si lasciò distrarre dalla sua battuta gonfiando le guance come un criceto e facendogli la linguaccia. –Antipatico!Sei sempre il solito! –Sbottò colpendolo scherzosamente alla spalla.
-Lo so, sono antipatico…ma voglio che tu sappia che qualunque cosa accada io ci sarò sempre per aiutarti.
La giovane avvertì i battiti del cuore accelerare, tuttavia si impegnò per ostentare indifferenza. –Ma sentilo!!Non ti facevo così sentimentale!Dov’è finito il vero Shirogane?! –Sghignazzò, avviandosi verso lo spogliatoio per cambiarsi e recuperare le sue cose. Mentre si allontanava pensò che forse aveva ancora una possibilità di tornare alla vita di prima, dopotutto.



E anche questo è andato!Fiuuu...in realtà i primi capitoli li ho scritti quando avevo tredici anni (ora ne ho sedici) ma rileggendoli mi sono resa conto che erano davvero abominevoli...perciò ho dovuto praticamente ricominciare tutto da capo...^^'' Spero che vi sia piaciuto!
Commentate!

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Capitolo 3
*** Tra combattimenti e intrusioni notturne. ***


Buongiorno ragazzi!Finalmente sono riuscita ad aggiornare!Scusatemi se ci ho messo tanto!!Ho avuto degli impegni con lo studio e non mi sono resa conto del tempo che passava...infatti l'ultima parte del capitolo l'ho conclusa oggi in fretta e furia. Spero che apprezzerete comunque il risultato...
Dato che ho un po' di tempo a disposizione, ho deciso di rispondere personalmente a tutti i commenti che mi avete lasciato precedentemente:

Sognatrice_91:Grazie mille per i complimenti!In realtà non so quanto me li sia meritati, ma sono comunque molto contenta!Anche io sono sempre stata molto affascinata dal personaggio di Pai, ma in generale da tutti gli alieni e dai cattivi delle storie!Hanno quel qualcosa in più che ai protagonisti buoni manca XD Insomma siamo d'accordo!

liuba: Ciao!!Sono davvero contenta che i capitoli ti siano piaciuti!In particolare Luana sta gongolando davvero molto per i complimenti a lei riservati!In questo capitolo la sua pazienza verrà messa ulteriormente alla prova (Povera me!!T_TNd Luana)!Grazie ancora!Ciau!

yuri5:Ciaooo!Grazie per il commentino!Ichigo purtroppo per ora non sarà molto presente, essendo un personaggio secondario. Però più avanti intendo dedicarle qualche pezzo di capitolo per ampliare un po' la storia, quindi non disperare!

Raspberry Akay:Hola!!Il tuo commento mi ha fatto davvero molto piacere!Grazie per avere reputato la mia storia interessante!Spero vivamente di non deluderti!!Ce la metterò tutta!^0^

Ooook!!E con questo smetto di annoiarvi e vi lascio al tanto sospirato (si fa per dire) capitolo!!Alla prossima!!



Tra combattimenti e intrusioni notturne.



Luana aprì la porta balcone della sua camera e uscì all’aria aperta, appoggiandosi alla ringhiera impolverata con tutto il peso del corpo. Respirò a pieni polmoni l’aria calda e afosa di metà giugno e lasciò vagare distrattamente lo sguardo lungo le montagne che circondavano la sua piccola città.
Sembrava tutto normale, fortunatamente.
Prese un altro respiro profondo, cercando di distendere i muscoli doloranti: dopo ciò che le era accaduto il giorno prima, le risultava difficile perfino rilassarsi. Addirittura non aveva chiuso occhio per timore che gli alieni potessero presentarsi nuovamente a casa sua con la conseguenza che ora si sentiva stanchissima…senza contare i postumi dell’allenamento a sorpresa contro quel tipo di nome Kisshu dai modi di fare bruschi e l’atteggiamento da pazzo.
Affondò la testa tra le braccia sentendosi più morta che viva.
Fino a quel momento non si era resa conto di quanta tensione avesse accumulato e quanto impatto avessero avuto i tre fratelli Ikisatashi su di lei. A quel punto il pensante fardello della verità cadde sulle sue spalle più gravoso di un macigno e dovette sforzarsi per non cedere ad una crisi di panico.
Le modifiche apportate al suo dna le avevano permesso di acquisire alcune caratteristiche fisionomiche dei gatti: ora riusciva a vedere molto meglio al buio ed eseguire movimenti che prima le risultavano impossibili, le percezioni del suo corpo erano notevolmente aumentate…nonostante ciò non si sentiva per nulla soddisfatta dato che i lati negativi della faccenda erano altrettanto numerosi: ogni volta che un oggetto luccicante, strisciante o tondeggiante entrava nel suo campo visivo provava l’istinto quasi irrefrenabile di inseguirlo e addentarlo, se prima adorava la verdura ora il solo odore di vegetali le faceva ribrezzo e, come se non bastasse, qualunque suono di livello superiore ad una piacevole chiacchierata uccideva i suoi timpani.
Vedeva perfino in modo diverso. Se prima della trasformazione i colori si differenziavano chiaramente nel suo cervello, ora apparivano leggermente sfocati e la vicinanza di due toni simili la confondeva non poco. Tutto ciò era profondamente ingiusto.
Chi aveva dato loro il diritto di modificare la struttura genetica degli esseri umani?Avrebbero potuto verificarsi anche degli effetti collaterali gravi...forse la sua vita era stata appena accorciata di qualche decennio!
Si coprì il viso con una mano, cercando di riordinare i pensieri. Non vi era alcun motivo per lasciarsi prendere dal panico.
Dopotutto nulla le impediva di lasciare il gruppo seduta stante, intimando a Pai di farla tornare normale. Era un suo diritto;
Nonostante l’idea l’allettasse non poco, si rese conto di non volerlo fare. Perché il suo sarebbe stato un gesto a dir poco meschino e codardo. Il giorno prima aveva promesso di aiutarli, non riteneva giusto abbandonare tutto, tradendo la loro fiducia.
-Lu!! –Suo padre la richiamò bruscamente alla realtà, distogliendola dal gomitolo intricato dei suoi pensieri.
-Si? Cosa c’è? –Sobbalzò voltandosi di scatto.
-Noi usciamo. Andiamo a fare visita ad alcuni zii. Sicura di essere in grado di cavartela da sola?A pranzo non sembravi molto in forma…
-Certo, non ti preoccupare…sono solo un po’ stanca!Tra poco rientro e mi faccio un pisolino.
-Brava ragazza…riposati e poi fa’ un po’ di compiti mi raccomando. –Il padre le accarezzò la testa lentamente, affondando le dita nei suoi capelli lucidi.
Per la ragazza fu come se il paradiso fosse sceso sulla terra inondandola di calore e luce. Il movimento lento della mano sulla sua nuca la fece scivolare in un mondo a parte dove non esistevano più gli alieni, ne le mew mew, solo il piacere…il profondo, immenso, dolce tocco caldo che…
-Che cos’è questo rumore?
Luana, ancora mezza invaghita, aprì un occhio sforzandosi di ascoltare attentamente: quello che udì la lasciò interdetta per qualche istante: una specie di suono ritmico…che vibrava insistentemente nel suo petto, nella gola e perfino nella bocca e aumentava in maniera proporzionale alle ondate di nirvana paradisiaco…inorridì quando si accorse di essere lei stessa a produrlo. Stava facendo le fusa!!!
Terrorizzata interruppe bruscamente il contatto con la mano del genitore spingendolo a forza dentro casa e chiudendo la porta balcone. –Forse devi andare papà!!!Raggiungi la mamma!!!Ciao ciao!!! –Lo salutò nervosamente attraverso il vetro, sperando che non si fosse accorto di nulla.
-Santa pazienza…Ci mancava solo questa… -Protestò tastandosi la gola. In quel momento la sua gatta domestica saltò sulla ringhiera marrone trotterellando allegramente verso di lei, come a voler attirare la sua attenzione per ricevere a sua volta qualche grattino sul muso.
Mentre faceva scorrere la mano tra i ciuffi di pelo candidi, in qualche modo la giovane si sentì realmente compresa e gran parte dell’inquietudine che provava scomparve come neve al sole. –Ci credi se ti dico che sono diventata come te? –Le sussurrò con un tono di voce appena percettibile.
L’animale ruotò le orecchie all’indietro (chissà se anche Luana era in grado di farlo…) e si strusciò sinuosamente contro il suo mento, inarcandosi il più possibile verso la ragazza che si ritrovò con una manciata di peli bianchi in bocca.
-Phuah! –Esordì disgustata pulendosi le labbra con il dorso della mano. –Spero quantomeno di non diventare anche pelosa come te, altrimenti mi…
In quel momento fu costretta ad interrompersi, distratta dal ringhio basso e profondo della gatta, che aveva sollevato in aria la coda e drizzato il pelo cogliendola di sorpresa.
-Che ti prende? –Esordì guardandosi attorno. “Deve avere avvertito una minaccia…altrimenti non si comporterebbe così…”
In risposta alla sua domanda quella inarcò la schiena e soffiò più forte che mai, le orecchie appiattite sul capo e le pupille dilatate.
Anche Luana iniziò a percepire una sgradevole sensazione di pericolo e resistette a stento all’istinto di imitare il suo animale domestico, stringendo i pugni sui fianchi e guardandosi attorno nervosamente alla ricerca di un indizio.
Tuttavia, per parecchi minuti il suo sguardo non intercettò assolutamente nulla di insolito, tanto che la giovane iniziò a dubitare del proprio istinto. Stava diventando troppo paranoica, doveva smettere di vedere pericoli ovunque andasse!In questo modo non si sarebbe procurata altro che ansia e nervosismo.
Proprio mentre era in procinto di rientrare in casa, udì uno strano trambusto provenire dall’interno della casa, seguito da numerose voci acute e femminili.
Trattenne bruscamente il respiro bloccandosi come una statua di marmo nell’atto di spingere la porta sui cardini. Riuscì a riprendere quasi subito il controllo di sé, rendendosi conto di non potere rimanere lì impalata al centro del balcone: il luogo era fin troppo visibile, l’avrebbero scoperta subito.
Stando bene attenta a non emettere il benché minimo rumore, si acquattò dietro la sedia a dondolo di legno posizionata in un angolo buio. Quella postazione le permetteva, oltre che di non essere vista, anche di ascoltare tranquillamente il cicaleccio dei misteriosi visitatori così da riuscire a capire chi fossero e che intenzioni avessero.
Ben presto tuttavia si rese conto che la lingua in cui stavano discutendo non era di sua conoscenza, fattore che contribuì ad allarmarla ancora di più.
Ovviamente non erano gli alieni e neppure le Mew mew dato che parlavano italiano…
Lo parlavano? Non riusciva a capire…dal tono di voce sembravano proprio loro…eppure…
Quando erano irrotte senza alcuno scrupolo in casa sua le era parso che parlassero la sua lingua, ma forse questa apparente comprensione era stata solo merito di Kisshu.
In quel momento uno dei presenti pronunciò il suo nome in tono forte e chiaro. Grazie a ciò, fu in grado di riconoscere senza alcun dubbio il timbro vocale squillante di mew Ichigo.
Dunque le sue supposizioni si erano rivelate esatte…le cinque ragazze-animali erano tornate a farle visita.
Il cuore le schizzò nel petto, iniziando a battere all’impazzata. Costringendo il suo respiro a mantenersi calmo e lento iniziò ad elaborare alcune ipotesi.
Il giorno prima erano apparse con lo scopo di convincerla ad entrare a far parte del progetto mew…ma non avevano avuto successo, ed erano state costrette a ritirarsi.
Che quel pomeriggio avessero intenzione di ritentare? In quel caso forse avrebbe dovuto smettere di nascondersi e dire loro le cose come stavano: ovvero che non aveva alcuna intenzione di venire meno alla parola data agli alieni.
E se avessero voluto costringerla con le cattive maniere?Non poteva rischiare di essere catturata, doveva fuggire da loro il più velocemente possibile…ma come?
Mentre cercava disperatamente una via di fuga, qualcuno iniziò ad armeggiare con la maniglia della finestra, col chiaro intento di controllare anche l’esterno.
Presa dal panico si rannicchiò contro il muro pregando perché qualcuno l’aiutasse a capire che cosa doveva fare.
Una volta che le cinque fossero uscite sarebbe stata la fine, non sarebbe più riuscita a celare la sua presenza…dunque l’ultima possibilità che le restava era prendere la spilla e trasformarsi ma dubitava fortemente di potere affrontare le cinque guerriere da sola, uscendone viva.
Proprio mentre stava per arrendersi al destino, il suo occhio cadde sul gatto ancora appollaiato in posizione di difesa sulla ringhiera del balcone. I suoi occhi la stavano scrutando attentamente come a volerle suggerire qualcosa.
Batté le palpebre riflettendo sul da farsi. Forse le era rimasta ancora una possibilità di farla franca…poteva buttarsi dal balcone e inviare un messaggio di aiuto agli alieni grazie alla spilla…loro sarebbero accorsi immediatamente…almeno era quello che sperava. “Adesso non è il momento di farsi venire dei dubbi…o scappo ora o sono perduta…”
Senza ulteriori indugi, poggiò le mani sulla ringhiera sottile caricando tutto il peso sulle braccia e ondeggiando con il bacino in modo da ritrovarsi rannicchiata e pronta alla fuga. Il suo corpo eseguì le istruzioni inviate con insolita efficacia rispetto a quanto non avrebbe fatto qualche settimana prima. Questo significava che, anche se non era trasformata, alcune caratteristiche dei felini permeavano comunque nel suo modo di muoversi.
Se aveva subito una trasformazione genetica di tale entità, buttarsi dal secondo piano per lei sarebbe stato un gioco da ragazzi…
Tuttavia, una volta calcolata l’ampiezza del salto da compiere non riuscì ad impedire al proprio animo di lasciarsi sopraffare dalla paura. La terra sotto di lei iniziò ad ondeggiare pericolosamente, mentre brividi freddi di terrore rendevano ancora più instabile il suo, già precario, equilibrio.
Deglutì, sentendosi come una fragile figura insignificante sospesa sull’orlo di un baratro. Se avesse deciso di buttarsi, non avrebbe solamente rischiato di rompersi l’osso del collo, quello era il meno peggio…avrebbe anche dichiarato al mondo intero da che parte stava. Con quel piccolo passo nel vuoto stava per cambiare le sorti di una lotta tra pianeti…
Strinse i pugni, cercando di ritrovare il coraggio che di solito la caratterizzava, sapeva fin troppo bene di non potere permettersi il lusso di lasciarsi catturare. Non voleva che le impedissero di mantenere fede alla sua promessa. Ora che finalmente era stata in grado di effettuare una scelta con la propria testa vi ci sarebbe gettata anima e corpo.
Ferma nella sua decisione, si alzò in piedi e allargò le braccia, pronta ad abbandonarsi al suo destino.
Ora che ci pensava anche durante quel suo sogno, dove aveva visto Kisshu per la prima volta, si era buttata dalla finestra di una torre senza procurarsi nemmeno un graffio.
Serrando gli occhi con decisione fece leva sull’articolazione delle ginocchia e si lanciò verso il cielo proprio mentre mew Zakuro riusciva a spalancare la porta-balcone e tendeva un braccio per afferrarla.
Il vuoto la avvolse come una condanna, mentre la forza di gravità trascinò il suo corpo inerme verso il terreno ricoperto di cemento. Stava per morire, ne era certa…fu solo con un’enorme sforzo di volontà che costrinse la propria bocca a non emettere un urlo terrorizzato.
Che cosa avrebbero pensato i suoi genitori vedendo il suo cadavere scompostamente adagiato a terra al loro rientro?Probabilmente la prima ipotesi sarebbe stata quella di suicidio. Si sarebbero accorti che quel giorno cinque estranee erano apparse a casa sua?
Mentre si lasciava catturare da questi pensieri macabri si rese improvvisamente conto che qualcosa nel suo modo di precipitare era cambiato, come se il suo corpo si stesse protendendo naturalmente per assorbire l’impatto della caduta senza il minimo sforzo.
Mezzo secondo dopo avvertì la punta delle scarpe entrare morbidamente in contatto con il suolo, e le sue gambe riacquistare stabilità.
Sollevata dal fatto di essere ancora viva, aprì lentamente gli occhi e si guardò attorno con circospezione cercando di capire dove era atterrata. Si trovava esattamente al centro di un alto muretto costruito per delimitare un enorme parcheggio. Di solito era sempre stipato di auto vetture ma quel giorno pareva insolitamente deserto.
Mentre spiccava un altro salto per atterrare parecchi metri più in là, udì un grido rimbombare lungo la strada deserta. –Ribbon…Mint…!
Sollevò lo sguardo verso la fonte del suono e intercettò con orrore la figura di Minto puntare la sua arma a forma di arco verso di lei. –ECHO!!
Riuscì ad evitare il colpo rannicchiandosi su se stessa mentre la freccia scagliata dalla nemica andò a schiantarsi senza danni contro il muro di un’abitazione.
Pur sapendo di non avere alcuna possibilità di fuga iniziò a correre disperatamente verso la strada principale sperando di riuscire almeno ad evitare i loro attacchi.
Ovviamente non volevano lasciarle estrarre la spilla, così da poterla avere in pugno e fare di lei ciò che volevano. Di questo passo sarebbe morta comunque.
Respirando affannosamente infilò una mano in tasca cercando il pulsante giusto per chiamare aiuto. Alla fine ne premette quattro contemporaneamente, troppo agitata per ricordarsi quale fosse quello in questione: il cuore le batteva all’impazzata mentre costringeva le gambe a muoversi il più velocemente possibile. Le pareva di essere sprofondata in uno di quegli incubi dove, per quanto tu possa tentare di sfuggire agli inseguitori non riuscirai mai a muoverti abbastanza agilmente.
Infatti, proprio mentre stava per raggiungere l’uscita del parcheggio udì un sinistro sibilo alle sue spalle e riuscì a spostarsi appena prima che l’aria esplodesse a causa del colpo scagliato da una delle mew mew. L’onda d’urto le fece perdere l’equilibrio, mandandola a schiantarsi contro l’asfalto ruvido.
Ignorando i graffi dolorosi sulle braccia e sulle gambe estrasse velocemente la spilla nascosta nella tasca dei suoi jeans e la strinse forte, gridando. –Mew mew Luana metamorp…!!
-Dame!!! –Ichigo riuscì ad interrompere la trasformazione appena in tempo colpendo la mano della giovane con un calcio ben assestato.
Luana avvertì la superficie metallica dell’oggetto scivolarle tra le dita e contemporaneamente qualcuno afferrarla per le spalle costringendola a stare ferma. –Non voglio venire con voi!! –Gridò con quanto fiato aveva in gola dimenandosi furiosamente.
La presa che la teneva immobilizzata era poderosa, ma non abbastanza salda da impedirle qualche manovra difensiva. Facendo appello a tutte le sue forze, riuscì a sferrare una gomitata nello stomaco della nemica, che si piegò letteralmente in due e fu costretta a lasciarla andare con un gemito.
-Zakuro-san!!!!
Nuovamente libera, la giovane si preparò a fronteggiare le altre quattro paladine che la circondarono immediatamente come un gruppo di iene fameliche. Per qualche minuto riuscì a tenere loro testa, ma, non essendo trasformata, non poteva muoversi come avrebbe voluto, ne sferrare un contrattacco. Ben presto le sue energie vennero meno.
Bastò un attimo di distrazione per ritrovarsi nuovamente immobilizzata dalla potente frusta di Zakuro. A nulla valsero le grida e i tentativi di fuggire.
-Questa ragazzina è davvero ostinata…perfino senza l’ausilio della trasformazione riesce ad opporsi ai nostri attacchi. –Osservò mew Mint girandole attorno. –Sarebbe davvero un ottimo componente…
La mew rosa si avvicinò lentamente alla prigioniera e le posò una mano sulla spalla tentando di rassicurarla. –Va tutto bene! –Disse sorridendole amichevolmente.
Per tutta risposta quella le ringhiò contro e la colpì con un calcio al ginocchio.
Restasu trattenne il fiato scandalizzata mentre vedeva l’amica rischiare di perdere l’equilibrio. –Ma è una belva!! –Gemette incredula.
Ichigo ridacchiò massaggiandosi la gamba lesa. –Era solo un esperimento per capire se fosse disposta ad ascoltarci…ma mi sembra chiaro che è troppo spaventata. Adesso non riusciremmo a convincerla nemmeno con tutto il nostro carisma.
-Hai controllato che non le abbiano manipolato la mente?
-Non possiamo scoprirlo ora, Restasu. L’unica opportunità che ci resta è ferirla quel tanto che basta da farle perdere i sensi, una volta svenuta la porteremo da Ryou perché la esamini a dovere. Poi le spiegheremo le nostre ragioni. Forse conoscendoci cambierà idea.
La riccia, pur non riuscendo a comprendere nessuna delle parole pronunciate da mew Ichigo intuì la minaccia celata dietro al suo discorso e prese a gemere più forte che mai, lottando con tutte le sue forze per fuggire.
L’altra si voltò a guardarla, l’espressione addolorata. –Povera ragazza, ancora non comprende le conseguenze devastanti della sua scelta. –Detto ciò fece apparire la sua strana arma a forma di cuore. –Purin, immobilizzala…non voglio che riesca a fuggire.
-Agli ordini capo!!! –Una piccola bambina dai corti capelli biondi raccolti in numerose treccine, avanzò saltellando verso la prigioniera e puntò uno strano strumento a forma di sonaglio contro di lei. Era abbigliata con un costume giallo da combattente di arti marziali e sul capo svettavano due piccole orecchie da scimmia. Quando si rivolse a Luana, gli occhi color miele liquido le scintillarono di divertimento. –Non sentirai niente, Purin te lo promette!Ribbon Purin ring…INFERNO!!
La mew nera assistette con orrore alla paralisi totale di tutti i suoi arti, completamente imprigionati in una sorta di budino appiccicoso. Guardò Mew Ichigo con espressione terrorizzata. Che cosa avevano intenzione di farle?Ucciderla forse?Vedendo che non collaborava avevano capito di dovere passare alle maniere drastiche, decidendo una volta per tutte di liberarsi di lei?
A conferma di quella ipotesi, vide la mew neko posizionarsi direttamente di fronte a lei, il cuoricino peloso convulsamente stretto tra le dita. –Ribbon Strawberry…
La giovane serrò gli occhi, pregando con tutta se stessa che le cinque cambiassero idea e le chiedessero di discutere civilmente. “Qualcuno mi aiuti!Non voglio morire!”
-SURPRISE!!!
Se fosse stata in grado di aprire la bocca avrebbe urlato con quanto fiato aveva in gola. Tuttavia nello stato di paralisi in cui si trovava non poté fare altro che attendere inerme la potenza del colpo di Ichigo. Attese…ma ciò che avvertì la colse di sorpresa. Un brusco spostamento d’aria seguito da una fastidiosa sensazione di calore bruciante…e un gemito.
Confusa aprì lentamente gli occhi.
Con sommo stupore, vide due ventagli rossi protesi nel tentativo di ripararla; l’odore familiare di Pai le riempì le narici riuscendo a rassicurarla. Non era mai stata così felice di vedere qualcuno in vita sua!
In un colpo di luce la barriera che la teneva immobilizzata si dissolse lasciandola cadere in ginocchio.
Si accasciò al suolo come una marionetta alla quale siano stati tagliati i fili, rimanendo immobile mentre attorno a lei vorticavano i rumori dello scontro. Si sentiva tremendamente stordita, quasi l’avessero picchiata a sangue con una padella di metallo.
-Ehi! –Kisshu apparve dal nulla davanti a lei e la scrollò per le spalle tentando di farla tornare in sé. –Avanti, alzati!Devi riprenderti la spilla, altrimenti siamo spacciati!
-Kisshu…
-Si, si, sono io!Adesso non è il momento di fissarmi con quell’espressione ebete. Io e te dobbiamo occuparci di Ichigo hai capito?
-Di Ichigo, si. D’accordo.
L’alieno alzò gli occhi al cielo, innervosito dallo stato di shock in cui la ragazza sembrava essere caduta. –Ascolta, io la attaccherò. Quando sarà abbastanza distratta da non prestare attenzione a te le prenderai la spilla dalle mani. Ok?
-Ok. –Mormorò Luana alzandosi lentamente in piedi, le orecchie le fischiavano come il rombo di un treno impazzito.
Con la coda dell’occhio vide Kisshu pararsi di fronte ad Ichigo, che teneva stretta la spilla della Mew nera senza la minima intenzione di cedergliela.
-Ci si rivede, micetta! –Ridacchiò estraendo i tridenti e iniziando a combattere.
Luana osservò i due danzare nella lotta perfettamente in sintonia. Appena uno tentava di ferire, subito l’altra si difendeva con abilità strabiliante e viceversa. Era uno spettacolo stupendo da osservare. Ma di questo passo non sarebbero di certo riusciti a rientrare in possesso dell’oggetto per la trasformazione. “Kisshu muoviti!!Fa qualcosa, qualunque cosa per distrarla!!”
Nonostante i suoi incitamenti mentali, per diversi minuti nulla sembrò cambiare: Zakuro e Restasu continuarono a combattere contro Pai mentre Purin e Mint se la vedevano con Taruto.
Proprio mentre stava per perdere interesse nello scontro, cedendo allo stordimento causato dalle ferite, l’alieno verde compì un gesto davvero inaspettato: rendendo inefficace l’ennesimo attacco di Ichigo, la strinse forte a se e unì le loro labbra in un bacio tanto passionale quanto assurdo.
“C-cosa?” La mew nera sgranò gli occhi incredula avvertendo la sua mente tornare improvvisamente presente a se stessa come folgorata da una scossa elettrica di enorme potenza.
Sul luogo dello scontro cadde un silenzio tombale, rotto solo dai respiri affannosi dei presenti e dai gemiti di Ichigo che tentava disperatamente di sottrarsi alle effusioni del suo nemico.
Pur non capendo con esattezza perché, Luana avvertì le mani bruciare dalla smania di agire e decise per conto proprio che era quello il momento più adatto per riprendere la spilla.
Senza perdere tempo si avventò contro la coppietta con tutte le sue forze, interrompendo il bacio tra i due e afferrando Ichigo per la vita, sbattendola contro il cemento duro.
-Ehi Luana, ma che fai?! –Esordì Kisshu infastidito tentando di riacciuffare la sua micetta.
Per tutta risposta la mew nera gli lanciò un’occhiataccia che lo inchiodò sul posto. –Sto facendo quello che mi hai detto tu, nel caso non te lo ricordassi!! –Incredibile!Quel bacio gli aveva fatto perfino dimenticare il motivo per cui si trovava lì!!Roba da non credere.
La leder di Tokyo Mew Mew cercò di levarsela di dosso tirandole un calcio diretto allo stomaco che la fece tossire e piegare in due dal dolore. Nonostante questo però la mew nera riuscì ad afferrarla saldamente per il collo e ad immobilizzarla saltandole sul torace. –Dovresti saperlo che non si sbaciucchia la gente durante un combattimento, carina… - Cantilenò. Provava un sinistro piacere nel sentire le sue dita stringersi sempre più forte contro il suo collo, una sensazione di gloria che la riempiva di spavalderia e al tempo stesso le faceva paura.
-Lasciami a…andare!! –Boccheggiò la mew rosa ruotando la testa con disperazione.
Ma la mew alien non aveva alcuna intenzione di assecondare le sue suppliche. Attese finché il volto della giovane non assunse una tonalità violacea, dopodiché si volto verso Kisshu. –Muoviti!!Prendi la spilla!!!! –Gli intimò piuttosto sgarbatamente.
L’alieno eseguì e con un gesto deciso, strappò il piccolo monile dalle mani di Ichigo che stava per perdere coscienza a causa della mancanza di ossigeno. Quando finalmente si ritrovò libera iniziò a tossire, traendosi a sedere di scatto. –Ehi volevi uccidermi?!? –Gridò a Luana massaggiandosi la gola dolorante.
Quella la ignorò bellamente afferrando la spilla appena recuperata e pronunciando con decisione –Mew mew Luana…METAMORPHO- SIS!!!! –Nel suo animo si sprigionò nuovamente quella straordinaria sensazione di potere mista alla consapevolezza di essere in grado di fare qualunque cosa. Mentre il suo corpo assumeva le sembianze di Mew Luana si rese conto di avere le capacità necessarie per sopraffare tutti i nemici e si voltò verso la sua avversaria con un ghigno piuttosto sadico dipinto in volto. Aveva voglia di ucciderla.
Proprio mentre stava per riprendere a combattere, Pai le posò una mano sulla spalla facendola sobbalzare. –Non lasciarti prendere dalla smania. –Le sussurrò all’orecchio. –Rischi di commettere errori che puoi evitare.
La giovane si rese conto di avere stretto i pugni convulsamente e si affrettò a distendere le mani tremanti, respirando lentamente per dominare le sue reazioni. “E’ normale che mi senta così arrabbiata?”
-Luana, ho bisogno di un tuo servigio. Dovrai fingere di farti battere da Mew Ichigo e mentre si distrae attaccare questa microcamera ai suoi capelli.
-Ma…
-Ti senti in grado di farlo?
La giovane strinse gli occhi cercando di non lasciare trapelare la profonda insoddisfazione che quell’ordine aveva risvegliato in lei. Avrebbe preferito impegnarsi in un combattimento all’ultimo sangue. –D’accordo. Come vuoi. –Sospirò facendo ondeggiare nervosamente la coda avanti e indietro.
Le altre mew mew nel frattempo stavano osservando meravigliate le fattezze del suo vestito, così come le orecchie pelose posizionate sul capo. –E’ identica a Mew Ichigo!!
Perfino la mew neko pareva meravigliata,e la stava squadrando sottecchi in attesa di una sua mossa.
-Ti chiami Ichigo? –Le chiese invece Luana avvicinandosi lentamente. Ora che si era trasformata tra loro non vi erano più differenze linguistiche, perché il modo di comunicare degli animali era universale.
-Si…
-Perché combatti contro gli alieni?
-Perché me lo impone la salvezza della terra…perché loro vogliono appropriarsi di tutta l’acqua cristallo presente su questo pianeta, privandolo nel contempo di buona parte della sua forza vitale. –Puntò l’arma a forma di cuore contro Luana –E non posso permettervelo. Preparati a combattere!! Ribbon STRAWBERRY SURPRISE!!!
La giovane fu altrettanto fulminea nel fare apparire il suo bastone nero. –Ribbon LUANA MUSIC!!!
I due colpi sferrati si scontrarono in un unico potente bagliore senza che nessuna delle due riuscisse ad avere la meglio sull’altra. Come il giorno prima in laboratorio, le strabilianti onde d’urto provocarono delle crepe profonde nel terreno, che rischiarono di raggiungere anche le abitazioni disposte lì attorno.
-Non ti permetterò di sottrarre altra acqua mew alla terra!!
-Gli alieni hanno bisogno dell’acqua cristallo!!
Luana osservò la potenza del suo attacco e decise che era giunto il momento di diminuire l’energia, per non rischiare di demolire l’intera città.
Approfittando della sua distrazione Ichigo spiccò un salto e si scaraventò contro di lei interrompendo il flusso di energia.
La mew nera perse l’equilibrio e rotolò per parecchi metri, finendo per schiantarsi contro un alto cancello di ferro che emise una vibrazione davvero spettrale.
Aggrappandosi alle sbarre metalliche tentò di rimettersi in piedi ma i suoi tentativi vennero subito sventati dalla mew rosa, che la spinse a terra con un calcio e bloccò le braccia contro il suolo –Hai perso Luana… -Sussurrò aggrottando le sopracciglia.
Al contrario di ogni aspettativa la mora sorrise. Un sorriso da folle. –Credi che le tue mani siano abbastanza forti da bloccarmi?!Illusa!!Non hai idea di che cosa sono capace di fare quando mi arrabbio! –Eseguendo una straordinaria torsione di polso riuscì a liberare gli arti superiori, ad afferrare la nemica per i capelli e a strattonarla con forza verso di sé.
Quella emise un gemito di dolore iniziando a dimenarsi all'impazzata –Lasciami andare, tu sei completamente pazza!!
Approfittando dei suoi movimenti scomposti, la ragazza fu in grado di liberare anche le gambe e facendo appello a tutte le sue energie riuscì a scagliare la mew neko ad alcuni metri di distanza. Udì le altre componenti del gruppo emettere urla spaventate ma non vi fece caso.
Era ora di chiudere la partita, tra poco i suoi genitori sarebbero rientrati e non aveva certo intenzione di farsi scoprire in quello stato –Ribbon LUANA MU…!!
-NO!! –Un grido disperato la costrinse ad interrompere la frase. Sgranò gli occhi quando si rese conto che era stata proprio Ichigo a contestare. –Non occorre che tu distrugga la città oggi. Ci ritiriamo noi. Ma sappi che torneremo per farti rendere conto dello sbaglio che hai commesso.
-Sai benissimo che non ti ascolterò Ichigo. Lo sai talmente bene che hai tentato di uccidermi.
La mew rosa strinse le labbra. –Tu sei nata sul pianeta terra. Come puoi schierarti contro di esso?
-Al pianeta non succederà assolutamente nulla se verrà privato di una parte di energia. Gli alieni vogliono solamente godere di una vita migliore… vuoi forse negarglielo?
Aprì la bocca per ribattere, poi parve cambiare idea e si voltò rigidamente verso le sue compagne. –Per oggi credo convenga ritirarsi. Siamo stanche e di questo passo non concluderemo nulla.
Zakuro annuì lentamente. –Sono d’accordo. Avanti, andiamo. –In un bagliore di luce le cinque combattenti svanirono così come erano comparse.
Mew Luana rimase per qualche istante a fissare la strada vuota che si estendeva davanti a sé. Cadde nuovamente in ginocchio sentendosi stanca come se avesse corso una maratona di mille chilometri, senza bere ne mangiare.
-Stai bene? –Le domandò Taruto svolazzandole attorno con aria preoccupata.
La giovane annuì passandosi una mano sul volto per liberarlo dalla sporcizia. –Vi ringrazio per essere accorsi in mio aiuto…
Pai la squadrò di sottecchi. –Era un nostro dovere, umana. Adesso sei sotto la nostra protezione.
Kisshu emise un verso sarcastico alzando gli occhi al cielo. –Non che tu ne abbia bisogno. Sei riuscita a tenere testa a mew Ichigo da sola. E lei ha molta più esperienza di te.
Luana incrociò le braccia al petto con fare sostenuto –Forse anche tu riusciresti ad avere la meglio su di lei se non ti fermassi a pomiciare nel bel mezzo di un combattimento. –Lo smontò rivolgendogli uno sguardo di sfida.
-E questo che cosa centra?!Il mio obiettivo era quello di distrarla, e ci sono riuscito benissimo!!
-Oh certo!!E allora perché quando le sono saltata addosso hai iniziato a piagnucolare “Ehi Luana ma che fai?!” –Lo prese in giro imitando alla perfezione il suo tono petulante. –Avevi in mente qualcosa di sconcio ammettilo!
L’alieno strinse i denti rivelando due canini lucidi e perfetti. –Ti conviene smetterla se non vuoi fare una brutta fine. –La minacciò facendo apparire uno dei tridenti e puntandoglielo contro.
-Kisshu. –Pai lo bloccò appena in tempo strattonandolo all’indietro. –Non è il momento di litigare.
Lui strinse convulsamente le due armi tra le mani fissando la mew nera con sguardo assassino. –Odio questa ragazzina!Mi manda in bestia!Prima o poi la ammazzerò! –Ringhiò, senza prevedere le conseguenze della sua frase.
La giovane infatti scattò in piedi come una furia e gli puntò un dito contro il petto. –Bene!!Allora perché sei venuto a salvarmi insieme agli altri?!Potevi lasciarmi morire, ti saresti risparmiato la fatica!!
-La prossima volta non verrò, sta tranquilla.
-Che razza di ingrato!!Dopo che ho ascoltato le tue richieste di aiuto e sono entrata a fare parte del vostro gruppo tu osi ancora lamentarti!! –Ringhiò stringendo i pugni rabbiosamente. Sentiva già il sangue salirle alla testa, di questo passo si sarebbero uccisi sul serio. –Ne ho abbastanza adesso…!
-Luana sei riuscita ad attaccarle la microcamera ai capelli? –Saltò su Taruto sperando di riuscire a distrarla. -La microcamera…Si!Mi è costato molta fatica afferrarla e trascinarla, ma alla fine ce l’ho fatta.
-Perfetto. –Si congratulò l’alieno viola sfregandosi le mani soddisfatto. –Non avremmo potuto chiedere di meglio.
-Grazie Pai…ora è meglio che vada…devo lavarmi prima che ritornino i miei familiari, altrimenti si chiederanno che cosa ho combinato…
-Ti avvertirò quando i tuoi servigi saranno richiesti.
Luana annuì e sorrise. –Grazie ancora. Ciao Taruto. –Li salutò allegramente. Si sentiva molto più rilassata ora che aveva avuto modo di sfogarsi mediante un po’ di esercizio fisico –E tu! –Sbottò rivolgendosi a Kisshu, il quale si voltò a guardarla con aria a di sufficienza. –Sappi che se avvertirò la tua presenza mentre sono in bagno non te la caverai solo con qualche livido. Intesi?!
Quello alzò gli occhi al cielo. –Perché mai dovrei tornare a guardarti?Non provo alcuna attrazione verso di te. –La punzecchiò malignamente.
-Perfetto. Era solo un avvertimento. Ci vediamo. –Con un balzo poderoso raggiunse nuovamente il suo balcone e trovò ad accoglierla il gatto bianco, rimasto ad aspettare comodamente sdraiato sulla sedia. –Tu sei stata tutto il tempo a poltrire e hai lasciato a me il lavoro sporco…che razza di gatto scansafatiche sei?!
Quello non si degnò nemmeno di prestarle attenzione e rimase acciambellato come un morbido cuscino di pelo senza muoversi di un millimetro.
Consapevole che il tempo di solitudine a sua disposizione stava per terminare, si affrettò a preparare la vasca, riempiendola di acqua bollente fino all’orlo e immergendovisi con un sospiro di sollievo. Rispetto a poche ore prima i suoi pensieri erano pervasi da un grande ottimismo che leniva la fatica sopportata in quei due giorni: nonostante i numerosi cambiamenti che era stata costretta ad affrontare, amava le qualità che emergevano in lei durante i momenti di scontro. La rendevano diversa da tutti gli altri, un personaggio interessante finalmente.
Durante tutto il corso della sua esistenza era sempre stata considerata come una persona riservata che non amava porsi al centro dell’attenzione ne possedeva particolari qualità di cui vantarsi. Semplicemente viveva lasciandosi eclissare dal mucchio. Non che quella situazione le dispiacesse, però non si era mai sentita veramente importante per nessuno…aveva creduto di dover continuare a vivere nel suo triste anonimato per tutta la vita…
Sorprendentemente invece gli alieni avevano trovato in lei qualcosa di speciale, un tratto che pochissimi ragazzi possedevano ed ora la consideravano un tassello importantissimo nella riuscita del loro piano…
In un certo senso quell’improvviso essere posta sotto le luci della ribalta le procurava un sottile piacere…Era consapevole di quanto le sue sensazioni denotassero un certo infantilismo, tuttavia non trovava nulla di sbagliato nel voler godere della propria popolarità.
Mentre si distendeva completamente lasciando il corpo completamente abbandonato all’acqua, convenne che, tutto sommato, era contenta di essere diventata uno scherzo della natura.

-Come sarebbe a dire “Non abbiamo potuto fare niente?!” –Ryou sfogò la sua frustrazione scagliando un pugno contro il monitor di un computer che vibrò per il contraccolpo. –Siete sempre uscite vittoriose dagli scontri contro gli alieni l’anno scorso!Com’è possibile che una sola ragazzina possa fare la differenza?!
Restasu si fece piccola, piccola di fronte al suo scoppio di rabbia. –Eravamo riuscite a catturarla e a strapparle la spilla. –Tentò di spiegare con tono remissivo. –ma poi…sono arrivati i rinforzi…
Ichigo deglutì e affiancò l’amica con l’intento di darle man forte –Quella mew mew non scherza…è riuscita a tenermi testa senza l’aiuto di nessuno…
-Maledizione Ichigo!!!Quanto può essere forte una neo mew mew??E’ da più di un anno che vi allenate!!Non puoi essere più forte di voi cinque messe insieme!
La mew rosa aggrottò le sopracciglia irritata. –Che cosa ne vuoi sapere tu?!Non hai visto come combatte, il modo in cui si muove!Sembra naturalmente portata per la lotta!Non riesco a prevedere in alcun modo le sue mosse!
-Continuo a credere che l’abbiate sottovalutata!
-Allora vai tu a combattere contro di lei visto che la sai tanto lunga!! –Sbraitò stringendo i pugni. –Durante i primi minuti di scontro è anche probabile che l’abbia sottovalutata, ma mi sono immediatamente resa conto del suo potenziale!Non sono stupida e…Cielo quanto mi fai imbestialire!!!
Il giovane rimase completamente disarmato di fronte allo scatto di rabbia improvviso della rossa, ma lei non se ne curò e continuò ad aggredirlo, sempre più rossa in volto. –Sei sempre convinto di essere superiore agli altri, di essere il dio dalle idee geniali, che non sbaglia mai!!Sai che ti dico?!Io non ci sto più!Visto che non ti decidi a prendere almeno in considerazione le nostre opinioni, ho deciso che me ne vado. Parto per l’Inghilterra domani, insieme ad Ayoama con cui passerò il periodo più felice della mia vita! –Urlò con voce tremante mentre annullava la trasformazione e usciva dal locale sbattendo furiosamente la porta.
-Ichigo… -gridò Restasu inseguendola all’esterno per farla rientrare.
-Mi dispiace dirlo ma stavolta Ichigo ha pienamente ragione. –Puntualizzò Mint, squadrando il ragazzo con aria di muto rimprovero. Dopodiché si affrettò ad uscire a sua volta, le braccia incrociate sul grembo come una vera nobile.
-Anche Purin viene con voi!!
Nel locale semivuoto rimase solamente Zakuro, comodamente seduta a gambe incrociate su una delle sedie riservate ai clienti.
–Quella ragazza è davvero così forte? –Chiese il biondo con aria dubbiosa, alternando sguardi piuttosto ansiosi verso la porta ad altri irritati verso il soffitto.
-Si. Perfino io sono rimasta sorpresa.
Calò il silenzio. Ryou prese a passeggiare nervosamente portandosi una mano al mento con fare professionale. Dopo quella che parve un’eternità l’entrata del caffè si riaprì rivelando un Ichigo ancora decisamente irritata scortata all’interno dalle tre amiche.
Lui si voltò a guardarla freddamente. –Ho deciso. Per me non ci sarà alcun problema se partirai. In questo periodo hai effettivamente bisogno di staccare la spina.
La giovane parve sorpresa nonostante tutto. Si affrettò a nascondere i propri sentimenti voltandosi verso la finestra a forma di cuore. -Come pensi di fare?Senza di me?Con solo quattro persone la situazione peggiorerà.
-Creeremo un nuovo tipo di gene…uniremo il gatto selvatico al coniglio, l’unico esperimento che per ora sia riuscito. E lei sarà la Mew mew più potente di tutte.
Ichigo strinse le labbra e si portò le mani al petto, cercando di sentirsi soddisfatta dalla notizia. In realtà aveva ancora qualche dubbio riguardo alla sua scelta. Non si aspettava che Ryou avrebbe aderito senza protestare. –Bene. Allora non avrete più bisogno di me. Posso andarmene senza avere pesi sulla coscienza.
In quel momento Keiichiro apparve dalle cucine portando con se la sua solita aura di serenità. –Ichigo-san, tu resterai comunque la leader del gruppo e qualora decidessi di tornare ti accoglieremmo a braccia aperte. Ormai non siamo più legate a te solamente da questioni professionali. Ti siamo tutti affezionatissimi!
-Già! –Fecero eco Restasu e Purin.
-Grazie ragazzi!Anche io vi voglio bene. –Sospirò la mew neko sorridendo tristemente. –Magari questo viaggio sistemerà tutto.
-Quanto ci vorrà perché il gene sia pronto?? –Domandò Zakuro, lasciando come sempre prevalere il lato pratico su quello sentimentale.
Ryou sospirò –Non saprei con esattezza…Probabilmente qualche mese! –Si passò una mano davanti al volto con aria stanca. –La genetica è una scienza difficile da studiare e ancor più da sperimentare…speriamo solo di avere successo.

Nel frattempo gli alieni, che grazie alla microcamera nascosta nei capelli della leader avevano ascoltato tutto il discorso fin dal principio stavano discutendo animatamente sul da farsi.
Inutile dire che i futuri piani del creatore del progetto li avevano allarmati. Se davvero aveva intenzione di creare una nuova paladina allo scopo di sostituire Ichigo e superare il talento di Luana dovevano correre subito ai ripari prima che la situazione volgesse a loro sfavore.
-Non possiamo arruolare anche noi altre mew mew per contrastarle? –Propose Taruto volteggiando per la stanza come una trottola.
Kisshu sorrise e scosse la testa. –Secondo me dovremmo provare a mettere la nostra umana ulteriormente alla prova…
Pai lo fulminò con lo sguardo. –E’assolutamente rischioso!Non tollero che la tua avversione nei suoi confronti ti porti a farle rischiare la vita. Hai idea di quante scocciature avremmo se dovesse morire?
-Sono sicuro che non le succederà nulla. Voglio solo capire fino a che punto può diventare potente.
-Dovremmo avvertirla immediatamente in quel caso. Si tratta di una questione troppo importante per attendere l’indomani. Potrebbe anche decidere di non volerlo fare.
L’alieno più piccolo annuì energicamente. –Mandaci Kisshu. Dopotutto è lui che ha avuto questa bella pensata. Non voglio andarci di mezzo anche io.
L’oggetto della discussione si passò le mani tra i capelli lisci con aria scocciata. –A quanto pare tocca sempre a me. Siete degli scansafatiche. –Li accusò stiracchiandosi stancamente. –Come volete. Non lamentatevi se la vedrete comparire con un occhio nero.
Senza aggiungere altro si teletrasportò riapparendo immediatamente nella camera della ragazza.
La zona era completamente immersa nell’oscurità, eccezion fatta per qualche spiraglio di luce che filtrava malinconicamente dalla finestra illuminando il corpo di Luana, profondamente addormentata con la faccia nascosta sotto le coperte.
Il suo respiro lento e profondo si poteva avvertire anche da quella distanza.
Il ragazzo si avvicinò con cautela e scostò il morbido copriletto rivelando il volto della ragazza circondato dai morbidi capelli ricci.
Messo di fronte all’evidenza, dovette ammettere che era proprio carina; il sonno le donava quell’aria femminile che durante il giorno le mancava.
Come in preda ad uno stato ipnotico, si avvicinò…ansioso di riscontrare nuovamente i tratti fisionomici che la accumunavano con Ichigo e magari…
In quel momento però, come rispondendo ad un segnale invisibile, Luana aprì gli occhi e si protese verso di lui trovandosi con il volto di Kisshu posizionato ad un millimetro dalla sua bocca.
Sgranò gli occhi completamente spaesata dopodiché senza nemmeno rendersene conto cacciò un urlo davvero portentoso che si protrasse a lungo lasciandola senza fiato dallo sforzo. –AIUTO!!C’E’ UN MANIACO IN CAMERA MIA!!! –Sbraitò coprendosi la faccia congestionata con il cuscino.
Di colpo tutte le luci della casa si accesero e i genitori fecero irruzione nella camera con una mazza da baseball in mano –Cosa succede??
Luana emise un gemito, troppo sconvolta per rispondere. Kisshu era sparito chissà dove ma ella era sicura che prima o poi sarebbe ricomparso per interrompere il suo sonno. Quando finalmente riuscì ad articolare una frase si ritrovò ad emettere parecchie ingiurie –Gliela faccio pagare a quel cretin…
-Cosa?
Si rese conto solo in quel momento che i suoi genitori erano presenti nella stanza. Si affrettò a rassicurarli –Niente, niente…era solo un incubo…tornate a dormire! –Sorrise, sperando di essere convincente.
Fortunatamente i due erano troppo stanchi per rilevare le menzogne, perciò non porsero domande e si limitarono a scrollare le spalle, ritirandosi nuovamente nelle loro stanze. Le luci tornarono a spegnersi.
La ragazza rimase in silenzio a fissare il buio davanti a sé con gli occhi sbarrati, finchè…
-Che voce portentosa! –Pronunciò una voce beffarda proveniente dal soffitto.
-Kisshu!Razza di deficiente!!Si può sapere cosa stavi facendo??Mi sono spaventata a morte!!
Prima che potesse riprendere ad insultarlo quello calò su di lei e la afferrò malamente per un braccio costringendola all’immobilità. -
Che cosa vuoi fare?! –Gemette tentando di liberare il polso.
-Non voglio violentarti se è questo che pensi. –Si affrettò a spiegare lui ridacchiando. -Anche se dopo la sceneggiata che hai fatto qualche punizione te la meriteresti.
La giovane sibilò mostrando i canini leggermente allungati in segno di minaccia.
-Comunque, no. Devo portarti alla base, dobbiamo discutere di una faccenda importante. –Senza attendere risposta attuò il teletrasporto trascinandola con sé.
Appena giunti a destinazione la ragazza si affrettò ad allontanarsi il più possibile da lui.Anche se non l'avrebbe mai ammesso, quel lato del suo carattere le faceva paura.
-Mamma che caratterino…non dovresti fare così sai?Anzi dovresti chiedermi scusa…
-E per cosa, si può sapere?
-Beh mi hai letteralmente spaccato i timpani prima! –L’alieno assunse un'espressione sofferente.
-Oh poverino!!Devo forse ricordarti che è tutta colpa tua?!
-Silenzio. –Pai si materializzò nella stanza cogliendoli di sorpresa. Reggeva tra le braccia una pila di fogli stampati e il suo volto pareva più tirato e stanco che mai. –Luana vieni con me.
In breve raggiunsero la sala di controllo principale al cui centro in bella vista svettava un’enorme schermo che proiettava l’immagine del caffè mew mew, un’enorme edificio color rosa shocking dalle fattezze simili ad un castello delle fiabe. Le luci erano ancora accese, segno che, chiunque vi fosse all’interno, stava ancora lavorando.
-Di che cosa dovevate parlarmi?
L’alieno viola si voltò a guardarla, l’espressione corrucciata. –Le mew mew hanno intenzione di creare un nuovo componente per contrastare il tuo potere. Questa mew mew sarà molto più potente di Ichigo…
-Che se ne andrà in Inghilterra con quello schifido… -Imprecò Kisshu con voce rauca. -
Grazie per i particolari Kisshu… -Lo zittì l’alieno viola lapidario. –Dicevo…che sarà molto più potente di Ichigo…forse perfino di te. Ti dovrai impegnare seriamente. Nel peggiore dei casi arruoleremmo anche noi una nuova compagna, ma confidiamo nelle tue capacita.
-Fatemi capire…Ichigo se né andrà e al posto suo ci sarà una nuova leader. Ho capito bene?
Interpretò il silenzio teso che seguì come una risposta affermativa. -Quindi in definitiva non aumenteranno di numero, saranno solo leggermente più brave.
-Non so determinare con esattezza quanto…
Luana lo interruppe. –Non importa ci sto. Proverò a sconfiggerle ugualmente, anche se questo dovrà comportare il doppio dell’allenamento. Non mi va che un’altra persona si ritrovi nella mia stessa situazione a causa di una mia debolezza.
-Quindi accetti?
Annuì con decisione. –Vi chiedo solo di non mandare più Kisshu a svegliarmi, a meno che non vogliate compromettere la mia salute mentale. –Aggiunse lanciando un’occhiataccia all’alieno in questione.
-Che suscettibile…
-Sta’ zitto, maniaco pervertito!!Potevi svegliarmi subito se avevi tanta fretta anziché tentare di baciarmi!!
-Non ti stavo baciando!!Sei tu che ti sei avvicinata di colpo!
-Che ne sapevo io?!?Stavo dormendo!!
Taruto scoppiò a ridere di gusto scuotendo la testa. –Ma questi due non smettono mai di battibeccare?!La cosa sta diventando monotona…
Il fratello maggiore si schiarì la voce costringendo i due litiganti a prestargli attenzione. –Bene direi che se per Luana non vi sono problemi gli allenamenti potranno cominciare domani pomeriggio verso le cinque.
-Come vuoi Pai. –Acconsentì la giovane con tono remissivo. –Sono pronta a combattere.
-Guardati le spalle mi raccomando…


Ecco fatto!!Capitolo terminato!!Spero che vi sia piaciuto!!Bacioni alla prossimaaa!!

MoonBlack

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Capitolo 4
*** Il sacrificio ***


Buongiorno!!Scusate l'abissale ritardo con cui posto questo nuovo capitolo...ma ero prigioniera nella mia casa delle vacanze dove non c'è internet T_T quindi anche se avevo già terminato di scriverlo un paio di mesi fa ho dovuto aspettare per forza di cose...
Ma ora basta lamentarsi!!Passiamo ai ringraziamenti!!!

liuba:sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto,anche perchè sono riuscita a farti comprendere il punto di vista della protagonista. Dunque posso ritenermi soddisfatta. Per quanto riguarda la nuova mew mew non l'ho inventata io ma l'ho presa direttamente da "Tokyo mew mew a la mode" (spero si scriva così) il seguito originale di "Tokyo mew mew". Per quanto riguarda Kisshu non ti anticipo nulla e ti lascio al capitolo nuovo.

_Kaos_:Ciao tesoro!!Grazie per avermi lasciato un salutino su efp!!La storia è molto cambiata rispetto a quando ti costringevo a leggerla!Ho effettuato un "remake" generale!!!Se mai la leggerai spero che avrai voglia di commentare. Bacio.

Akly:Mi fa piacere che tu abbia apprezzato il personaggio di Luana, ciò che volevo far capire in questi capitoli è proprio la diversità dei punti di vista tra i due gruppi e come lo scontro si sia creato anche a causa di inutili stereotipi stile "Gli alieni sono brutti e cattivi!" in questo caso brutti direi proprio di no e cattivi nemmeno...un po' pazzi forse...ma chi non lo è?

Ok ora basta con le chiacchiere!!Passiamo subito al nuovo capitolo!



Il sacrificio



Come previsto, Luana dovette allenarsi molto duramente durante l’estate. Gli alieni, parevano decisi a sfruttare al massimo tutte le sue capacità e la richiamavano alla base almeno due volte al giorno per sottoporla ad estenuanti esercizi allo scopo di aumentare la sua forza fisica.
In breve tempo la ragazza era riuscita ad adattarsi alla frenesia della sua nuova vita e ad inventare scuse sempre più plausibili quando doveva assentarsi da casa.
I suoi genitori, nonostante le iniziali proteste, si erano ben presto resi conto che le numerose uscite con i suoi fantomatici “nuovi amici”, l’avevano resa più docile e ubbidiente di quanto non fosse mai stata perciò ben presto avevano smesso di fare domande lasciandola libera di entrare ed uscire da casa come desiderava.
Di solito con Kisshu si occupava delle lotte, affrontando combattimenti su terreni difficoltosi, ad esempio in montagne disabitate o addirittura in acqua. Grazie a questo lavoro di squadra erano stati in grado di dimenticare la loro reciproca antipatia ed impegnarsi attivamente per il raggiungimento di uno scopo comune. A volte capitava perfino che l’alieno decidesse di sospendere l’allenamento per spiegarle alcuni principi fondamentali del suo pianeta, ai quali Luana si dimostrava molto interessata.
Taruto invece aveva il compito di sottoporla ad esercizi di ginnastica artistica e ritmica per aumentare la sua rapidità e velocità. Inutile dire che inizialmente aveva dovuto faticare parecchio per riuscire a tenere il passo con l’allenamento: il suo corpo era naturalmente più portato per gli sforzi muscolari, piuttosto che per saltelli leggiadri e rapide contorsioni; i primi giorni rimediò un sacco di strappi ai legamenti dovuti alle articolazioni troppo rigide. Fortunatamente il piccolo alieno, nonostante la sua giovane età, era paziente e simpatico. Riusciva a farla sentire a proprio agio solamente con un sorriso. In breve tempo anche il loro rapporto sembrò solidificarsi fino a raggiungere un’intesa simile a quella tra fratello e sorella.
Con Pai discuteva per lo più delle strategie di combattimento migliori da adottare durante gli scontri contro il gruppo antagonista, nonché delle possibili probabilità di vittoria. La giovane provava sempre una lieve sensazione di tensione quando doveva confrontarsi con lui. Al contrario degli altri due fratelli sapeva essere incredibilmente severo e un solo piccolo errore poteva risvegliare la suocera (come la definiva Kisshu) che era in lui. Quando ciò succedeva era in grado di perdersi in logorroiche ramanzine che si protraevano anche per lunghe mezz’ore. Nonostante i numerosi timori, Luana non aveva tardato a sfruttare la straordinaria abilità dell’alieno nei calcoli matematici, finendo con il chiedergli molte volte aiuto riguardo allo svolgimento dei suoi compiti delle vacanze di aritmetica. La gratitudine provata in quei momenti era stata in grado di soggiogare perfino la paura.
Tuttavia tre mesi trascorsero fin troppo velocemente e la mattina del tredici settembre Luana dovette fare i conti con un evento temuto ed inevitabile: il suono della sveglia.
-Tesoro!!Svegliati, lo sai che devi andare a scuola!
Si voltò dall’altra parte emettendo un mugugno indistinto e nascondendo la testa sotto il cuscino. Non aveva nessuna intenzione di risvegliarsi dal suo dolce letargo per recarsi in quel luogo infernale dove non pulivano nemmeno decentemente le aule. Inoltre, durante le vacanze non aveva potuto in alcun modo riposare, si sentiva cento volte più spossata rispetto a quando erano terminate le lezioni. Mentre stava per abbandonarsi nuovamente tra le braccia di Morfeo, e rimandare i suoi doveri ad un altro giorno, qualcuno la afferrò malamente per i piedi facendola cadere dal letto.
Si schiantò rumorosamente al suolo, battendo la testa contro un cassetto del comodino –Mamma…ma sei impazzita?! –Esordì con voce lamentosa massaggiandosi la fronte, che aveva preso a pulsare dolorosamente.
-Sbrigati!Va’ in bagno e vestiti!!–Si limitò ad intimarle quella senza alcuna pietà.
Se avesse potuto anche solo lontanamente immaginare gli interminabili allenamenti che la figlia aveva dovuto sopportare durante quei mesi, probabilmente avrebbe dimostrato un po’ più di sensibilità. Purtroppo a Luana era stato severamente proibito di parlare del suo cambiamento con chicchessia. Kisshu le aveva spiegato che la riuscita della loro missione dipendeva soprattutto dalla segretezza, quindi avrebbe dovuto assolutamente tenere la bocca chiusa.
-Ok ok, mi alzo! –Sospirando di fronte a quella ingiusta situazione, la ragazza si diresse svogliatamente verso il bagno con la camicia del pigiama mezza sbottonata. Quanto sarebbe andato avanti tutto questo?!Gli alieni non sembravano porsi il problema ma sicuramente non sarebbe riuscita a reggere il ritmo di lavoro impostogli ancora per molto!Se avesse dovuto contare solamente sulle sue energie umane sarebbe già crollata da tempo.

Nonostante il suo procedere a rilento riuscì miracolosamente a raggiungere l’entrata della scuola in perfetto orario. Era solo una sua impressione oppure le sue gambe si muovevano molto più rapidamente rispetto all’anno precedente?
Scrollò le spalle con stizza: evidentemente si trattava di un’ altra capacità che i geni felini avevano deciso di donarle.
Reggendo lo zaino leggero sulle spalle si fece coraggio e varcò il pesante cancello d’ingresso iniziando a salire le numerose rampe di scale che la separavano dalla sua classe. Chissà se avevano mantenuto la stessa aula oppure quell’anno era cambiato qualcosa…
Mentre la sua mente si attardava attorno a questi banali pensieri un coro di voci concitate esplose nelle sue orecchie facendola bloccare atterrita. Era vero. Non aveva assolutamente pensato al nuovo problema dei rumori forti…in un ambiente affollato come il suo edificio scolastico le onde sonore si sarebbero moltiplicate nei suoi timpani rischiando di farla impazzire.
Deglutì, mentre la sua mano iniziava a tremare sul corrimano. Non voleva sopportare tutto questo…chi poteva essere tanto stupido da volerlo fare?Girò sui tacchi in tutta fretta, decisa a tornare a casa il più in rapidamente possibile. Con i suoi genitori avrebbe inventato una scusa dicendo che si era sentita male; il che non era proprio una bugia.
-Ehi che cosa ci fai lì impalata?! –Esordì una sua compagna di classe, Nila affacciandosi incuriosita dal corridoio e vedendola immobile con un piede sospeso in aria.
La ragazza fu costretta a cancellare tutti i piani fino ad ora architettati, voltandosi quasi con disperazione e riprendendo a salire lentamente. -I-io… –Balbettò cercando di non lasciare trapelare il panico che provava nella voce. Ogni passo le pareva pesante come un macigno mentre numerosi suoni la raggiungevano nuovamente dolorosi come un ferro incandescente conficcato nel timpano. –N-niente. Che cos’è tutto questo rumore?
-Oh!Ti sei spaventata per quello?Non ti preoccupare è semplicemente arrivato un nuovo ragazzo nella nostra classe…è uno sballo!E’ il ragazzo più figo che io abbia mai visto!Tutte le ragazze lo hanno circondato e gli stanno sbavando attorno. Stavo controllando che non arrivasse la professoressa.
La curiosità rimpiazzò immediatamente qualunque sentimento negativo. –Un nuovo ragazzo? –Ripeté salendo gli ultimi scalini rimasti e affiancando l’amica. Era raro che i giovani di quei luoghi riuscissero a riscuotere un interesse simile in tutte le ragazze. Non che la cosa risvegliasse in lei lo stesso interesse a sfondo amoroso provato dalle altre, ma poteva sempre dimostrarsi piacevole conoscere persone nuove.
Non appena ebbero svoltato l’angolo Nila l’afferro saldamente per un braccio trascinandola quasi a passo di marcia nella loro aula. Evidentemente era impaziente quanto le altre di tornare a venerare il proprio dio. –Eccolo è laggiù! –Esclamò indicando un punto indefinito tra la folla e fiondandosi a tutta velocità verso quella direzione.
Luana si guardò bene dall’imitare il suo esempio e rimase immobile aguzzando semplicemente la vista per tentare di individuare un volto sconosciuto tra la massa di persone accalcate in un angolo della stanza.
Inutile.
Le sue compagne erano serrate in un cerchio così stretto da impedire a chiunque altro di partecipare al benvenuto. Decise immediatamente di lasciare perdere e attendere l’inizio della lezione, anche perché non trovava motivazioni sufficienti a spingerla verso la folla. Non era certo masochista!In mezzo a tutta quella confusione il suo udito era in pericolo mortale. In più, una persona che riscuoteva un tale successo tra le ragazze doveva essere davvero vanitosa ed irritante.
No. Non voleva trovarsi di fronte ad un individuo del genere. Meglio mantenere una saggia distanza di sicurezza.
Voltando spudoratamente le spalle alla nuova attrazione di classe, si precipitò a cercare un posto comodo in cui potersi trasferire. Secondo i suoi calcoli, le ragazze si sarebbero posizionate quasi tutte nella zona centrale, mentre i ragazzi avrebbero occupato le file a destra, più vicine alla porta.
Alla fine scelse uno dei banchi più isolati, in prima fila, completamente a sinistra e accanto ad un pilastro di sostegno, in modo da potervicisi nascondere all’occorrenza.
Si abbandonò completamente sulla sedia e nascose la testa tra le braccia coprendosi le orecchie, che avevano ripreso a fischiare come impazzite, con la manica della felpa.
Tra tutta l’euforia generale, nessuno parve accorgersi di lei, sola e seduta in un angolo con il capo sprofondato sul banco.
Sospirò. Lì non possedeva i poteri da Mew mew ad aiutarla nelle relazioni sociali, perciò era tornata ad abbracciare il suo solito anonimato. In quella situazione tutto ciò che aveva vissuto finora iniziava ad acquistare i contorni di un semplice sogno molto realistico.
Si era immaginata tutto?In realtà Taruto, Kisshu e Pai erano stati solamente il frutto di una mente malata?Per tre lunghi mesi aveva viaggiato con l’immaginazione? In preda ad una strana inquietudine allungò la mano verso la tasca interna del suo giubbotto. Il peso rassicurante della spilla entrò in contatto con le sue dita facendola sospirare di sollievo. “E’ tutto vero. Il dolore sordo alle orecchie ne è la dimostrazione… quanto durerà questo supplizio?” Pensò lanciando un’occhiataccia al gruppo di sospiranti donzelle.
Anche i ragazzi parevano contrariati alla vista di quella scena zuccherosa, e nelle loro espressioni la giovane riusciva già ad intravedere uno scintillio d’invidia che avrebbe scombussolato per parecchio tempo le esistenze di tutti. Non potevano tollerare il fatto che fosse sopraggiunto un gallo più bello e potente di loro, l’avrebbero marchiato a vita ed escluso.
Luana ghignò sotto i baffi. Poteva anche essere il ragazzo più bello del mondo ma non sarebbe riuscito ad evitare la rabbia degli altri polli. Rischiava l’esclusione sociale…o peggio il linciaggio.
Mentre si crogiolava sadicamente in quell’immagine mentale, cercando disperatamente di ignorare il chiacchiericcio continuo di quel gruppo di galline starnazzanti, ancora tutte impegnate nella loro adulazione, la prof, entrata in quel momento dalla porta, riuscì a riportare l’ordine tuonando –Basta!Andate immediatamente a sedervi!!
La confusione finalmente si disperse, permettendole di vedere il tanto sospirato nuovo alunno.
Lo esaminò minuziosamente, individuando ogni particolare con i suoi occhi da felino.
In effetti dovette ammettere che era molto carino. Aveva i capelli corvini, lisci e lucidi, un fisico da atleta e occhi di un verde smeraldo decisamente innaturale. Il suo viso asciutto, dalle guance leggermente incavate, appariva rilassato come se conoscesse tutti da sempre, tuttavia nel suo incedere si poteva denotare una certa rigidità forse dovuta al nervosismo.
Pareva comunque indifferente a tutte le attenzioni riservategli e il suo sguardo intenso vagava per l’aula come se stesse cercando qualcosa e non riuscisse a trovarlo.
“Strano che non se la goda di fronte a tutte quelle attenzioni.”
Quando si mosse per parlare con l’insegnante si levò un coro di sospiri innamorati.
Luana storse la bocca decisamente disgustata dall’arrendevolezza delle proprie compagne. Non avevano nemmeno la forza di contrastare i propri ormoni? Anche lei aveva avvertito una leggera fitta allo stomaco quando le era passato davanti, ma non si era messa a rotolare per terra ansimando come un procione in calore.
Lui non sembrò nemmeno accorgersi dello scompiglio che regnava nell’aula a causa della sua presenza e prese a discutere sommessamente con il docente, il quale appariva incantato quasi quanto i suoi alunni. Quando ebbe finito si voltò verso la classe e fece un cenno amichevole col capo, dondolando sui talloni con un gesto apparentemente casuale. –Salve…Sono Kevin Kisley e sono arrivato qui da Colonia.
Mentre le compagne stavano a bocca spalancata, Luana emerse dalla colonna e alzò lentamente la mano. Non sapeva dire esattamente perché ma qualcosa in quel giovane le metteva ansia. –Scusa… ma cosa diavolo ci viene a fare uno di Colonia, qui?! –Chiese con un filo d’impertinenza.
Tutti si voltarono verso di lei sorpresi, come se avessero scoperto solo in quel momento che faceva parte del loro gruppo.
Anche Kevin la guardò e, per la prima volta, le sue labbra sottili si aprirono in un sorriso spontaneo mostrando una fila di denti bianchi lucidissimi alla quale nemmeno Luana riuscì a rimanere del tutto indifferente. –Sono venuto qui per imparare meglio l’italiano. –Spiegò con gentilezza disarmante.
Lei abbassò lo sguardo, pentendosi improvvisamente per la propria insolenza. Quel ragazzo non era diverso dagli altri, anche se leggermente più carino e carismatico. Possibile che dovesse dimostrarsi ogni volta sospettosa nei confronti del prossimo?Grazie alla sua uscita si era bruciata per sempre la possibilità di conoscerlo.
-Dato che hai così tanta voglia di fare conoscenza signorina Bellamy, Kevin si siederà vicino a lei. –Intimò la prof come se le avesse letto nel pensiero.
Lei s’irrigidì, iniziando a mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore. “No accidenti!!” Aveva scelto quel posto appositamente per rimanere sola e non avere nessuna voce strepitante a rovinarle le orecchie e ora ci si metteva quello stupido bamboccio a rovinare tutto. Decise che non gli avrebbe permesso di sconvolgere il suo equilibrio mentale, chiunque egli fosse.
Lo osservò in cagnesco fischiettare allegramente fino a raggiungerla. Qualcosa nel suo modo di fare era cambiato rispetto a pochi istanti prima, quasi gli fosse successo qualcosa di bello. –Bene, bene! –Esordì soddisfatto sedendosi. –Ciao, come ti chiami?
Lei ignorò completamente la sua domanda fulminandolo invece con uno sguardo a dir poco gelido. –Ho mal di testa. Non mi va di parlare…e comunque te la cavi già benissimo con la nostra lingua, quindi non serve che ti impegni a conversare con me.
Al contrario di ogni aspettativa lui si mise a ridere abbandonando la testa all’indietro con un gesto appositamente studiato per addolcirla. –La mia pronuncia è ancora piuttosto brutta, quindi ho bisogno di parlare il più possibile.
-Mi dispiace ma dovrai rivolgerti ad altre persone.
Continuò a ridere, facendole montare il nervoso, sembrava quasi che non gli importasse nulla di quello che diceva e pensava. Come se la sua scarsa gentilezza per lui fosse solo uno scherzo molto buffo a cui non dare particolare peso.
Strinse i pugni. Iniziava già a non sopportarlo. Mentre la prof dava istruzioni su come svolgere il prossimo disegno di educazione tecnica Luana affondò la testa nella cartella cercando l’occorrente necessario e un foglio pulito. Lo stese con cura sulla superficie liscia del banco e bloccò i quattro lati con dello scotch, stando bene attenta a non incontrare in alcun modo lo sguardo del suo vicino di banco; aveva intenzione di fare finta che non esistesse evitandosi in quel modo un sacco di problemi.
Nonostante la freddezza da lei dimostrata, Kevin pareva del tutto restio a dargliela vinta e continuava a tentare di comunicare mediante sorrisi abbaglianti e strizzatine d’occhio.
Fu solo con un’enorme sforzo di volontà che la ragazza si trattenne dal mandarlo a quel paese chiedendogli se poteva cambiare banco.
Come se non bastasse trascorse l’ora a litigare con il compasso cercando di decifrare inutilmente la lingua “araba”, come amava spesso definirla, parlata dalla prof.
La precisione non era mai stata il suo forte, spesso impiegava parecchi minuti solamente per tracciare una riga diritta, finendo poi con l’irritarsi e lasciar perdere tutto. A quanto pare, nemmeno i geni felini erano riusciti a mascherare questo difetto, anzi parevano addirittura peggiorare la situazione, facendola scattare per un nonnulla.
Quando, per l’ennesima volta, la punta del compasso scivolò via sporcando il foglio, la ragazza non ci vide più: lanciò un urletto esasperato e abbandonò il capo sul banco arrendendosi all’evidenza che non sarebbe mai riuscita a portare a termine un lavoro decente.
In quel momento però il suo vicino le posò una mano sulla spalla. –Posso darti un aiuto? –Esordì con quell’eterno sorriso gentile dipinto sul volto.
La giovane sobbalzò come se fosse stata attraversata da una scossa elettrica, dopodichè sollevò il capo cercando di lasciare trasparire dal suo sguardo tutta l’irritazione che provava. –Tu hai già finito? –Gli chiese cercando di non suonare troppo sgarbata, anche se nella sua mente avevano iniziato a prendere forma vari modi per togliergli quella maledetta espressione ebete dalla faccia.
-Certo!
Lei si sporse per osservare il disegno sul banco del ragazzo e sgranò gli occhi. Era la copia esatta di ciò che aveva illustrato la prof. Come diavolo aveva fatto?! –Sei bravo. –Ammise voltandosi per guardare un piccione che planava dal tetto. Avrebbe tanto voluto uscire ad acchiapparlo.
-Grazie. Allora, hai bisogno?
Dopo qualche attimo di indecisione annuì lentamente sentendosi una perfetta incapace. Lasciarsi superare da un novellino, il primo giorno di scuola…certe sfortune capitavano tutte a lei. “meglio così, piuttosto che rimediare un bel tre in pagella” Sussurrò una vocetta ironica nella sua mente. La zittì immediatamente aggrottando le sopracciglia.
-Non fare quella faccia. Ognuno di noi ha dei talenti nascosti. –Kevin le prese delicatamente la mano e fece ruotare il compasso, creando un cerchio perfetto. –Tu non sei come le altre. –Continuò dopo qualche istante di silenzio osservandola per la prima volta con espressione seria.
Lei si voltò a guardarlo, allontanando di scatto la sua mano da quella di lui. –Che cosa intendi dire? –Incominciò osservandolo tesa. Il suo cuore prese a battere all’impazzata e le sue mani si ricoprirono immediatamente di sudore gelido. Era forse riuscito ad intuire la sua nuova natura non-umana?
-Beh, si nota subito!Sei stata l’unica ragazza che non mi è saltata addosso appena mi ha visto.
Nonostante la frase da adone che Luana aveva dovuto sorbirsi, il suo sollievo fu talmente intenso che si sciolse in un sorrisone mille denti. –Siamo modesti… -Lo punzecchiò sarcasticamente avvertendo nel suo animo una strana sensazione che non riuscì a decifrare.
Fortunatamente il suo segreto era al sicuro. –La tua bellezza non è poi così disarmante credimi. Semplicemente qui siamo messe male in quanto a ragazzi.
Kevin ridacchiò scuotendo la testa –Ho girato diversi paesi, e tu sei la prima che non sviene solamente guardandomi. E’ strano da vedere!
Luana sbuffò, iniziando a giocherellare svogliatamente con la matita. Era vanitoso e anche irritante, praticamente il suo nemico mortale. –Lo prendo come un complimento. Ok?
-Perfetto. Non volevo offenderti. Però mi sento a disagio non conoscendo il tuo nome!
-Te lo dico solo se prometti che non mi parlerai fino alla fine delle lezioni.
Lui sollevò le mani in un gesto risoluto. –Lo giuro!
-Mi chiamo Luana. Contento ora?
Kevin annuì, mentre un nuovo sorriso, se possibile ancora più largo dei precedenti si apriva sul suo viso.

All’ uscita di scuola era piuttosto soddisfatta: nonostante l’inizio burrascoso il suo logorroico vicino aveva mantenuto la promessa rimanendo zitto fino al termine della giornata e permettendo alle sue orecchie di riprendersi dallo shock iniziale.
-Ehi!
“Come non detto…” Aggrottò le sopracciglia voltandosi svogliatamente. –Che cosa c’è?
-Ti va un caffè?Mi sembri stanca. Potremmo andare in quel bar! –Le propose lui indicando un edificio color albicocca di fronte al marciapiede.
La ragazza rimase per un istante spiazzata dalla proposta. Pensava che, come tutti gli altri ragazzi, anche lui volesse mantenere un semplice rapporto di cortesia scolastica, per poi dimostrarsi sgarbato non appena varcata l’uscita dell’ ex collegio. Invece doveva ricredersi: quel giovane pareva davvero interessato a lei.
Spalancò la bocca senza sapere cosa rispondere. Come doveva comportarsi in quella situazione?Non che le dispiacesse farsi vedere in giro in compagnia di un ragazzo così carino, ma si sentiva stanca di ascoltarlo ed in fondo non le suscitava alcuna sensazione fisica piacevole. Battè le palpebre cercando di pensare ad un modo per levarselo di torno.
Infine decise di optare per la sempre funzionante frase: -Mi dispiace ma oggi ho un impegno devo proprio scappare!!Sarà per un’altra volta!!
Senza attendere risposta, corse via sul marciapiede ancora bagnato di rugiada cercando di accumulare più distanza possibile tra lei e il suo nuovo spasimante.
Paradossalmente si sentiva più spaventata dalle innocenti avance di un ragazzo piuttosto che dai temibili combattimenti che era solita affrontare quasi ogni settimana.
Quando raggiunse la via principale della città fu costretta suo malgrado a rallentare progressivamente: non poteva essere vista mentre sfrecciava ad una velocità dieci volte superiore a quella del più rapido corridore umano, avrebbe attirato l’attenzione.
Mentre il sole sopra la sua testa lasciava lentamente il posto a cupi nuvoloni neri, si sedette stancamente su una panchina di pietra, posizionata sul marciapiede, per concedere una breve tregua alle proprie gambe. Annusò l’aria cercando di calcolare quanto fossero effettivamente carichi di pioggia gli ammassi di vapore acqueo sparsi nel cielo.
Fu allora che lo sentì: qualcuno si stava avvicinando ad una velocità strabiliante e puntava dritto verso di lei. Non appena il suo cervello riuscì ad assimilare quell’informazione, una forza portentosa la afferrò per la vita, mozzandole il respiro per un istante sufficiente a stordirla facendole perdere la concentrazione. Prima che potesse rendersene conto, il misterioso aggressore aveva già iniziato a trascinarla lontano dal centro abitato.
Il suo primo istinto fu quello di urlare con quanto fiato aveva in gola e dimenarsi con tutte le sue forze, tuttavia, proprio mentre stava per aprire la bocca e liberare tutta l’aria che aveva conservato nei polmoni captò qualcosa di estremamente famigliare nel modo di muoversi del misterioso individuo, qualcosa che la indusse a rilassarsi anziché lasciarsi prendere dal panico.
Il suo odore non era quello di un nemico. –Guarda che ho capito che sei tu!Non c’è più bisogno di continuare questa messa in scena. –Disse tranquillamente, cercando di reggersi meglio al suo braccio per non cadere.
Lo sentì sghignazzare sommessamente mentre rallentava l’andatura e si chinava per reggerla meglio con un braccio solo.
-Ehi dico sul serio, sai!Dovresti lasciarmi andare, sono pesante!
-Sbaglio o stavi fuggendo?Ti sto facilitando il lavoro. –Replicò quello ignorando le sue richieste e appostandosi in un vicolo buio per riprendere fiato.
-Qui non mi troverà, lasciami. –Gli intimò lei dandogli un colpetto deciso sulle scapole. Non voleva rovinargli il divertimento ma si trovava in una posizione piuttosto imbarazzante ed iniziava a mancarle il fiato.
Finalmente Kisshu la liberò dalla sua stretta consentendole di respirare liberamente. –Confesso che la tua calma mi ha sorpreso. Non pensavo che mi conoscessi così bene. Avrei scommesso almeno in qualche urlo terrorizzato.
Lei rise nervosamente e si appoggiò ad un palo della luce per riprendere fiato. Sentiva le guancie stranamente calde. Inavvertitamente doveva essere arrossita. –Beh non è poi così strano…è da tre mesi che cerchi di uccidermi in fondo!
L’alieno scosse la testa divertito. –Anche se volessi non potrei farlo lo sai. –Le spiegò con aria pratica. –Prima di tutto, Pai mi ucciderebbe e secondo ti ho allenato troppo bene.
-Modesto come sempre. –Commentò la ragazza con voce acida allontanandosi da lui di qualche passo. Anche se detestava ammetterlo, le sue parole le suscitavano una profonda irritazione: da come parlava di lei sembrava che la considerasse solamente un’arma da potenziare ed utilizzare a proprio piacimento. Si sentiva come uno di quei mostriciattoli tascabili con cui giocava quando era piccola. “Ti ho allenato fino al livello cento!Ormai sei imbattibile!” Non era nulla più di questo. Gli alieni la trattavano con riguardo solamente perché rappresentava un elemento importante per il loro pianeta.
Strinse le labbra cercando di fare buon viso cattivo gioco; finche continuava ad allenarsi la sua vita era al sicuro.
-Che ti prende adesso?
-Niente. –Lo stroncò freddamente, incrociando le braccia al petto come per proteggersi dal freddo. –Piuttosto, perché sei qui?
-Perché non rispondi alla spilla. –Rispose lui, sistemandosi il ciuffo di capelli dall’insolito colore con un gesto indubbiamente sensuale.
-Ah.
Aggrottò le sopracciglia. –Non dire “Ah.”con quel tono da vittima incompresa!Eravamo preoccupati per te. Pensavamo ti fosse successo qualcosa!
-Ero a scuola. Lì i cellulari sono vietati e penso che valga anche per tutti gli altri oggetti. Non potevo tirarla fuori.
-Scuola?Anche tu come Ichigo vai in quel grosso edificio con tanti banchi dove testano la vostra resistenza per ore?
Luana batté le palpebre accigliata; non pensava che egli conoscesse così tanti particolari sulla vita degli esseri umani. Evidentemente doveva aver seguito la mew neko molte volte quando passeggiava per Tokyo. Chissà se aveva intenzione di raggiungerla anche in Inghilterra. –Cosa intendi per “Testano la vostra resistenza”? –gli chiese cercando di mettere a tacere quelle inutili domande a sfondo sentimentale.
-Non è per quello che vi costringono a stare seduti in silenzio ad ascoltarli?Qualunque abitante del mio pianeta impazzirebbe.
-Perché scusa, voi cosa…? –Incominciò la ragazza con slancio, tuttavia quando lo vide rabbuiarsi capì al volo che si trattava di un argomento tabù e la frase le morì sulle labbra. Con lui era sempre così: quando parlavano doveva prestare attenzione alle domande che poneva perché perfino quelle che lei reputava innocenti potevano evidentemente scatenare delle tempeste di rabbia nel suo animo che lo rendevano intrattabile per tutto il resto della giornata. Anche stavolta decise di lasciare il discorso in sospeso e cambiare repentinamente argomento. –Ebbene?Perché Pai mi cercava? –Esordì allegramente agitando le braccia con l’intenzione di apparire spensierata.
In effetti lui scoppiò a ridere nascondendo il viso con una mano come se si vergognasse di quell’inaspettata liberazione. –Non muoverti così. Sembri pazza. –Le disse cercando di soffocare i suoni.
-Parla quello normale.
-Comunque. –La interruppe facendosi improvvisamente serio. –La nuova mew mew è entrata in scena. Devo portarti da Pai che ti spiegherà come agire.
La giovane annuì, mentre un’irrefrenabile ondata di tensione le rendeva difficile concretizzare qualunque pensiero logico. Aveva atteso per mesi che giungesse quel momento ma ora che si ritrovava ad un passo dall’affrontarlo realmente, pensò di essere terribilmente impreparata come durante un esame di maturità, dove per quanto tu possa studiare non sarai mai sicura del tuo successo. Si sarebbe dimostrata all’altezza della situazione?
Senza lasciarle il tempo di assimilare la notizia, Kisshu le poggiò una mano sulla spalla e la trascinò con sé in un passaggio per l’altra dimensione.
Non appena giunsero nel laboratorio venne spinta senza molti complimenti verso il computer principale, di fronte al quale vi era seduto l’alieno dai capelli viola. –L’ho trovata Pai!
-Bene Kisshu. Ottimo lavoro.
Luana strinse i pugni, cercando di rallentare il numero dei battiti cardiaci e delle respirazioni. Non poteva lasciarsi prendere dal panico proprio ora che era giunto il momento di farsi valere. Doveva rimanere lucida e letale, pronta a morire se necessario.
Mentre la parola “Morte” rimbombava nei meandri della sua coscienza, la stanza iniziò a perdere stabilità, vorticando attorno a lei.
-Guarda. –Pai la distolse dai suoi macabri pensieri indicando con un gesto deciso il monitor del computer alla quale era solito lavorare.
Sullo schermo era presente l’immagine di un DNA che vorticava attorno a numerose formule matematiche.
-Pai…scusa l’ignoranza ma non ci capisco molto…
Quello si portò una mano alle tempie, evidentemente infastidito dall’incapacità della sua combattente. –In pratica siamo riusciti ad individuare la settima Mew mew. –Spiegò, battendo nervosamente le dita sulla scrivania di metallo.
-Chi è?
-Una certa Berii. 14 anni, vive all’estremo nord del giappone. Credo che le altre mew mew l’abbiano già arruolata…avverto la sua trasformazione.
Luana si stuzzicò una ciocca di capelli. Il panico stava annebbiando il suo cervello a poco a poco rischiando di compromettere il suo auto-controllo. –E io cosa dovrei fare?
-Per ora dovrai solamente recarti sul luogo della trasformazione e raccogliere informazioni sul suo modo di combattere in modo che successivamente io possa analizzare i dati e prepararvi meglio allo scontro. Ti senti in grado di farlo?
La ragazza deglutì sonoramente, mentre il suo cuore riprendeva ad accelerare i battiti. –Io penso di si. –Mormorò, anche se in realtà avrebbe voluto delegare quel compito a qualcun altro. La spaventava terribilmente l’idea di recarsi da sola in missione, per di più in una città sconosciuta ed ostile dove nessuno parlava la sua lingua.
-Pai non credi che sarebbe meglio se qualcuno la accompagnasse?In fondo ha le stesse debolezze degli umani, non è sicuro mandarla da sola in territorio nemico. –Incominciò Kisshu affiancando la giovane e lanciandole uno sguardo dubbioso.
-Ehi, che cos’ha la mia natura umana che non…?! –Iniziò a protestare quella, tuttavia venne zittita dallo sguardo fermo dell’alieno che pareva volerle comunicare qualcosa.
-Andrò io con lei.
Luana spalancò la bocca incredula. “Cosa?” Pensò voltandosi a guardarlo con gli occhi sgranati.
Quello per tutta risposta le fece un cenno complice con il capo scatenando in lei una profonda ondata di gratitudine. Forse aveva sbagliato a pensare che gli alieni vedessero nella sua persona solamente un’arma da combattimento, evidentemente anche loro erano in grado di affezionarsi e di stringere relazioni. Qualunque fosse il motivo che spingeva Kisshu a volerla aiutare, gli era comunque debitrice per il fatto di non averla lasciata sola ad affrontare il pericolo.
-D’accordo, meglio così Kisshu. E’ necessario che vi sbrighiate se volete raggiungere in tempo le cinque umane. –Acconsentì Pai con voce pacata, senza nemmeno distogliere lo sguardo dai suoi importanti calcoli matematici.
Se fossero morti entrambi durante la missione Luana dubitava fortemente che avrebbe sprecato lacrime, probabilmente si sarebbe disperato di più se gli avessero distrutto il computer.
L’alieno dai capelli verdi dovette pensare esattamente la stessa cosa perché lo vide alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa mentre si chinava ad afferrarla per un braccio ed attuava il teletrasporto.
Luana avvertì la consueta sensazione di vuoto allo stomaco prima di vedere la stanza dissolversi davanti ai suoi occhi. Non ebbe nemmeno il tempo di guardarsi attorno per capire dove si erano materializzati, che avvertì il terreno mancarle sotto la suola delle scarpe e il suo corpo precipitare verso il basso.
Cacciò un’ urlo, aggrappandosi con tutte le sue forze alla vita di Kisshu e strattonandogli la divisa con forza. Lentamente guardò in basso e vide che erano sospesi ad almeno dieci metri di altezza. –Scendi immediatamente!Lo sai che non so volare! –Gli intimò, serrando gli occhi terrorizzata.
Quello parve piacevolmente divertito dalla sua reazione di sconsiderato terrore, tuttavia le cinse a sua volta la vita con le braccia per non lasciarla cadere. –Se scendessimo ci vedrebbero. –Le spiegò, con insolita calma, volando lentamente sui tetti delle case. –Sono vicine. Dobbiamo stare attenti.
-Hai ragione. Avverto la loro presenza. –Confermò la mew nera, la voce ancora intrisa di panico. Si sentiva un’idiota raggomitolata come un koala sul petto dell’alieno, soprattutto perché non si era mai permessa una distanza così ravvicinata dal suo corpo e questo la imbarazzava non poco. Alzò lo sguardo sul suo volto, le mani tremanti. Lui non sembrava in alcun modo infastidito, volava tranquillamente guardandosi attorno con circospezione, del tutto assorbito dal compito che lo attendeva.
-Meglio se ti trasformi. –Le sussurrò ad un certo punto. –Sono qui sotto.
La ragazza guardò nuovamente in basso, cercando di ignorare i capogiri. In effetti erano piuttosto facili da individuare con quei vestiti dai colori appariscenti. Tutte e quattro erano perfettamente immobili e guardavano dritto davanti a loro come se stessero attendendo qualcosa. “Un momento…quattro?!”
-Dov’è la quinta? –Mormorò Kisshu, colpito quanto lei da quel piccolo particolare.
Luana la percepì con assoluta chiarezza ancora prima di vederla e seppe che erano in pericolo. –Kisshu spostati!!SUBITO!!! –Gridò, cercando di salvare il salvabile.
Fortunatamente l’alieno si fidò del suo avvertimento e riuscì a scansarsi appena prima che un potentissimo raggio dorato gli sfiorasse il volto, disegnando una lieve bruciatura sulla sua guancia diafana. A quel punto però si ritrovarono completamente circondati dalle cinque paladine che puntarono le proprie armi contro di loro.
-Merda! –Imprecò Kisshu, esibendosi in una picchiata davvero spettacolare con l’intento di seminarle.
Luana vide il terreno venirle incontro ad una velocità stratosferica e cercò di non lasciarsi scappare un conato di vomito. Nemmeno sulle montagne russe esistevano acrobazie come quelle.
Nonostante lo scatto repentino compiuto dall’amico, le altre cinque gli furono subito alle calcagna, lanciando attacchi a raffica per bloccare la sua folle corsa. Di questo passo li avrebbero senza alcun dubbio catturati.
Osservando i grattacieli di Tokyo correrle accanto, la giovane si fece coraggio e decise che c’era un unico modo per salvarsi. –Lasciami andare. –Intimò all’alieno con voce decisa.
-Cosa?!Sei impazzita?! –Proruppe lui incredulo, stringendola invece con più decisione e virando violentemente dietro ad un grattacielo.
-Devo combattere e non posso farlo se resto appiccicata a te!
-Combattere è da folli!
-Non possiamo fuggire ora, nel bel mezzo di una missione!Combatterò contro questa Berii e tu raccoglierai informazioni. Quando saranno sufficienti ce ne andremo, promesso!
La guardò dubbioso, mentre ella cercava disperatamente di liberarsi dalle sue dita. Dopo qualche istante di indecisione annuì, risalendo verso il cielo per darle il tempo di trasformarsi prima della collisione. –Sicura di riuscire a cadere in piedi?
Lei annuì decisa. –Sicurissima!Dopotutto mi hai allenata tu, no? –Gli sorrise rassicurante, afferrando la spilla con la mano sinistra. –Sono pronta!
Kisshu allentò la presa sul suo corpo, lasciandola precipitare inesorabilmente verso il suolo. Abbandonarla lì da sola a fronteggiare Berii gli pareva una cosa orribile e sbagliata, ma per ora non aveva altra scelta se non fidarsi di lei e delle sue capacità.
Sebbene Luana fosse già caduta molte volte da altezze più o meno vertiginose, la sensazione di vuoto che la inghiottiva fu capace di ghiacciarle il sangue nelle vene anche questa volta. “Concentrati, concentrati…” Si disse per allontanare la paura. –Mew Mew Luana…METAMORPHO-SIS!!!
Il suo grido esplose nell’aria, così come il potere contenuto nella frase, il quale sprigionò tutto l’istinto animale sopito in lei. Mentre i suoi poteri e i suoi sensi si acuivano sempre più, fu facile atterrare morbidamente ai piedi di un’enorme grattacielo bianco dalle finestre a specchio.
Era andata bene…ce l’aveva fatta anche questa volta.
-Ribbon, LoveBerry…CHECK!
Le sue gambe scattarono come delle molle, permettendole di evitare il formidabile colpo indirizzatole dalla vetta dell’edificio.
Una giovane ragazza dai lunghi capelli biondi come il grano e così lisci da risultare innaturali, atterrò con grazia insospettabile a pochi passi dalla mew nera. –Sei veloce! –Le disse, quasi complimentandosi. Indossava un grazioso vestito color panna a sbuffo impreziosito da eleganti guanti bianchi. La cosa insolita era però il miscuglio di animali che sembravano albergare in lei: sul capo ondeggiavano delle comunissime orecchie da coniglio, ma la sua coda era quella di un gatto. Tra le mani reggeva una specie di scettro dall’aria molto pesante e terminante con un enorme gemma rossa come il sangue. A Luana parve un’inquietante miscuglio tra lei e Mew Ichigo. Berii tuttavia non sembrava avere un temperamento ostile, sebbene dal suo corpo si sprigionasse una quantità di potere sconfinata, del quale probabilmente non era nemmeno del tutto consapevole.
La mew nera accolse il complimento di buon grado, senza tuttavia perdere la concentrazione, era essenziale che non si lasciasse distrarre, specie di fronte ad un avversario così pericoloso. –Grazie. Anche tu non sei male. –Tagliò corto, stendendo la mano e lasciandovi apparire all’interno il solito bastone nero al quale aveva imparato ad affezionarsi come ad un fratello.
Mew Berry non le lasciò nemmeno il tempo di impugnarlo, lanciandosi contro di lei con tutto il peso del corpo. L’attacco fu talmente rapido che l’avversaria non riuscì a fare nulla per evitarlo e si ritrovò scaraventata in aria da un poderoso calcio allo stomaco.
Capitombolò all’indietro, schiantandosi violentemente contro uno degli edifici in cemento dal quale si staccarono enormi calcinacci che calarono su di lei come gesso.
Con la coda dell’occhio vide alcuni giapponesi correre via coprendosi la testa con le braccia. Dovevano averli spaventati parecchio.
All’improvviso, un violento spostamento d’aria. “Cazzo!” Pensò, rotolando a terra mentre un nuovo colpo della nemica generava un’ ondata di calore formidabile facendo esplodere numerosi vetri attorno a loro.
Si rialzò a fatica, i muscoli doloranti. Non avrebbe mai pensato di doversi scontrare contro una ragazza tanto potente. Si era allenata strenuamente per tre mesi, eppure ella riusciva ugualmente a metterla in difficoltà grazie alla potenza dei suoi attacchi.
La vide sollevare nuovamente la sua arma, pronta a colpire…in un lampo capì cosa fare. Spiccò un salto dritto verso di lei e, prima che potesse pronunciare la formula, le afferrò il bracciò strattonandola verso il basso.
Come previsto, la bionda non ebbe la forza necessaria per resistere e cadde in avanti come un peso morto.
La mew nera le fu subito addosso, puntandole contro il lungo bastone nero. –Ribbon…LUANA MUSIC!!
Berii cacciò un urlo terrificante mentre le onde elettromagnetiche sprigionate dal colpo le laceravano i vestiti bruciandole la pelle. Stavolta toccò a lei venire scaraventata contro un albero, il cui tronco si spezzò a metà a causa della forza di collisione.
Luana interruppe l’attacco, osservando con una certa soddisfazione la propria antagonista mentre cercava di rimettersi in piedi. Poteva anche essere più brava di lei con le mosse speciali ma in quanto a doti fisiche lasciava decisamente a desiderare. Avrebbe sfruttato questa sua debolezza a proprio vantaggio.
Proprio mentre stava per infliggerle l’ennesimo colpo, udì un gemito, seguito da un botto fragoroso che le fece tremare le ginocchia. Si voltò di scatto, appena in tempo per vedere Kisshu piegato in due sull’asfalto a parecchi metri da lei. Il suo corpo era completamente ricoperto di lividi, il viso sporco di terra ed il naso tumefatto.
Quando vide le altre mew mew atterrare di fronte a lui, il suo cuore perse un battito: aveva combattuto per tutto il tempo da solo contro quattro avversarie. Ecco perché nessuno era intervenuto ad aiutare Mew Berry e per lei era stato così facile contrastarla.
Avvertì un nodo chiuderle la gola, impedendole di gridare il suo nome. Doveva aiutarlo, in un modo o nell’altro. Fece per muoversi verso di lui ma qualcuno le sferrò un pugno violento all’altezza del bacino, mozzandole il fiato e gettandola a terra. Una miriade di puntini neri esplosero nella sua testa mentre Berii la colpiva nuovamente con un calcio ben assestato al mento.
La sua mascella scricchiolò in modo sinistro e la ragazza non vede più nulla per alcuni istanti. Avendo perduto momentaneamente l’uso della vista fu costretta ad utilizzare gli altri sensi.
Concentrandosi riuscì ad avvertire il fiato caldo della nemica appena sopra di lei; doveva essere seduta sul suo petto pronta a colpirla non appena avesse dato segni di ripresa.
Pronta al contrattacco agì alla cieca, sollevando una mano e graffiandole la faccia con tutte le sue forze.
La mew bianca emise un sonoro lamento prima di ripiegarsi all’indietro con le mani sul viso.
In un attimo la giovane si ritrovò nuovamente libera di muoversi.
Aprì lentamente gli occhi; le ferite le bruciavano da morire, si sentiva stordita e aveva la nausea ma sapeva di non poter rimanere lì impalata crogiolandosi nei suoi mali, l’alieno aveva bisogno di lei.
Proprio quando riuscì a rimettersi in piedi udì un grido trionfante e, con orrore, vide le cinque mew mew puntare le loro armi micidiali contro un’ormai esanime Kisshu.
Fu come se quella scena la stesse risucchiando con forza verso il baratro. Un dolore sordo le esplose nel petto ed ella non poté fare a meno di assecondare il suo istinto, quasi fosse inevitabile: ben sapendo che si trattava di una mossa totalmente illogica e masochista iniziò a correre verso il gruppo, abbandonando Berii e la sua arma da combattimento sull’asfalto.
Mew Mint tese la corda del suo arco, pronta a scoccare la freccia decisiva, quella che avrebbe spento la vita del suo nemico per sempre; le altre la imitarono preparandosi a liberare il proprio potere. –Mew Power…
-Kisshu! –Ansimò Luana arrancando verso di lui. –Scappa!Teletrasportati! –Di questo passo non sarebbe riuscita a raggiungerlo…era troppo distante, li separavano ancora dieci metri di cemento.
In preda al panico, continuò ad urlare sempre più forte, sperando che l’alieno se ne andasse. Non le importava se teletrasportandosi l’avrebbe lasciata sola contro cinque avversarie, sarebbe stata in grado di cavarsela come sempre, senza contare che costituiva un elemento troppo importante per la squadra; Shirogane l’avrebbe voluta sicuramente viva. Ciò che contava in quel momento era solo la sua vita.
Tuttavia lui rimase immobile, senza muoversi di un millimetro, fissando come ipnotizzato un punto vuoto di fronte a sé. Sul suo volto era dipinta un’espressione insolitamente serena.
Luana costrinse le proprie gambe a muoversi sempre più velocemente mentre vampate di intenso calore le si sprigionavano dal petto donandole l’energia che le serviva per continuare ad avanzare. Una parte della sua mente si rese conto che probabilmente stava sfrecciando con la stessa rapidità di un treno in corsa, ma quella consapevolezza non bastò a rassicurarla.
Sette metri, cinque…quattro…tre…
-EXTENCION!!! –Gridarono le cinque paladine all’unisono. I loro attacchi si condensarono immediatamente in un unico enorme raggio etereo. Vi era qualcosa di splendido e al tempo stesso terrificante nel loro modo di combattere. Questa volta Kisshu non sarebbe sopravvissuto. La vittoria era già in mano loro.
-NO!!! –Ruggì Luana furiosa, piegandosi sulle ginocchia. Non poteva lasciare che accadesse, anche a costo della sua stessa vita.
Le quattro mew mew si voltarono verso di lei allarmate, ma prima che potessero bloccarla, impedendole di interferire, ella aveva già spiccato un balzo, azzerando la distanza che la separava dall’alieno e lanciandosi con ingenua spavalderia verso quel portentoso raggio azzurro.
La paura non riuscì nemmeno a sfiorarla mentre volava a braccia aperte verso la morte. Una morte che improvvisamente acquistò il sapore dolce e al tempo stesso amaro del sacrificio.



Ecco qua!!Ho finito!!Spero che il capitolo non vi abbia annoiato!!Ma anche in quel caso potete scriverlo nei commenti!!!Alla prossima!!
MoonBlack

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Capitolo 5
*** Il Sigillo ***


Buon giorno carissimi!!Rieccomi qui con un nuovo capitolo!! Mi scuso con tutti per avere ritardato un po' nel finire di scriverlo ma, avendo appena ricominciato la scuola, le ore a mia disposizione per la stesura si sono dimezzate e sono riuscita a concluderlo decentemente solo ieri sera. Spero che continuerete comunque a leggere. Eccovi i ringraziamenti per i vostri commentini!Continuate a scriverli perchè sono l'unica cosa che mi dona energia per continuare questa fanfic (Ho quasi 18 anni e ormai tutti i miei coetanei hanno interessi molto diversi piuttosto che leggere le mie deliranze su anime che da molti vengono considerati infantili)quando leggo le vostre parole, mi si risolleva davvero l'umore perchè mi fate sentire apprezzata!E il sentirmi apprezzata mi rende felice!

Alky: Hola cara!!Alla fine ti ho fatto aspettare un bel po' eh?Beh speriamo che questo seguito ti ripaghi per l'attesa!In effetti Kisshu è stato davvero preso di mira, poveretto!Per lui si profilano giorni difficili!Come sempre ti ringrazio davvero per il tempo e le parole che hai speso sulla mia storia!Non puoi nemmeno immaginare quanto mi faccia piacere!!Spero che continuerai a farti sentire!Bacio

Liuba: Ciao!!Grazie per il commentino!Sulla sorte di Kisshu e Luana non ti anticipo nulla, anche se posso dirti che verso fine capitolo ho avuto una specie di colpo dell'"artista" (insomma si fa per dire)e ho cambiato un po' le carte in tavola rispetto a come avevo in mente all'inizio. Speriamo non sia troppo inverosimile!!Aspetto giudizi!!Fatti sentire mi raccomando!Ci conto!

Lucia_Elric:Appena ho visto il tuo commento ho pensato "che bello!!Una nuova commentatrice!!" e sono rimasta di umore positivo per una settimana!XD Quindi devo proprio ringraziarti anche perchè hai aggiunto la storia tra i preferiti!Mi sento onorata!Tranquilla comunque...Mark non comparirà spesso in questa fanfic, anche se non gli succederà nulla di male. Non ancora almeno...Sono troppo buona!! *Lancia occhiataccia ad Ayoama* Mi sono trattenuta ecco...in fondo è solo un po' ameba poverello. Ma non l'avrei fatto entrare nella vita di Luana neanche se mi avessero minacciato di morte. U_U Per scoprire chi è il nuovo ragazzo dovrai continuare a leggere!!

Ringrazio anche tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra preferiti, ricordati, seguiti ecc ecc...Arigatou!!!!!
E ora passo subito a proporvi le nuove idee malate che la mia mente ha generato!!!



Il Sigillo



Kisshu abbandonò la testa sull’asfalto lasciando che il dolore avesse la meglio sulle sue percezioni e lo circondasse come una marea nera.
Un solo pensiero sfiorò ancora la sua coscienza, già proiettata verso il buio dell’oblio:
“Inutile…”
L’intero corso della sua esistenza, a partire dal momento stesso della sua nascita, era stato completamente, irrimediabilmente privo di senso. Per anni aveva ricercato una motivazione che spiegasse e rendesse meno atroci le sofferenze che era stato costretto a sopportare, compresa la morte dei suoi genitori. Ma dovunque guardasse, vedeva solo tristezza, odio e rancore…per questo, come ultima risorsa aveva deciso di allontanarsi dal suo popolo, iniziando a combattere per la conquista di altri pianeti.
Quando era finalmente riuscito a raggiungere la terra, pianeta che, tutto sommato, veniva descritto da tutti come luogo di comodità e relativa serenità, aveva giurato a sé stesso che avrebbe combattuto con tutte le sue forze per trovare e soprattutto capire ciò che stava cercando.
Si era dato da fare, aveva svolto con impegno il suo compito, finché non era sopraggiunto il destino, quello stesso schifoso destino che avvelenava ogni azione sul suo pianeta, a farlo innamorare di un’umana…e non di un’umana qualunque ma della sua nemica per eccellenza.
Tutto si era spezzato di nuovo…se almeno colei che amava avesse ricambiato i suoi sentimenti…
Sorrise amaramente, mentre una nuova stilettata di dolore gli mozzava il fiato.
Come aveva anche solo potuto sperare una cosa del genere?Non poteva esserci amore nella sua vita…
Si sentiva stanco di lottare, esausto a tal punto che non gli pareva più una follia lasciarsi ammazzare dalle armi di quelle cinque.
Mentre osservava affascinato il raggio azzurro estendersi verso di lui come a rallentatore, ustionandogli la pelle a poco a poco, decise che non si sarebbe teletrasportato, avrebbe atteso la morte con onore guardandola in faccia come si era sempre prefissato di fare.
E forse finalmente per lui sarebbe giunta la pace…
Fermo nel rispettare la sua nuova decisione, rimase perfettamente immobile, mentre l’attacco scagliato dalle nemiche si avvicinava sempre più ottenebrando i suoi sensi e facendogli fischiare le orecchie.
Durante i brevi momenti di lucidità che la sua mente riuscì a concedergli, gli parve di sentire gridare qualcuno…tuttavia decise di non ascoltare ritirandosi nel freddo torpore che il dolore aveva preparato per lui.
Chiunque fosse, di certo non teneva abbastanza alla sua esistenza da soffrire per la sua morte…perfino ai fratelli non importava.
E poi, all’improvviso, la luce cadde su di lui implacabile ed il calore si fece insopportabile avvolgendolo nella sua morsa infuocata. Kisshu si concesse solamente un istante di esitazione, prima di rendersi conto che a quel punto ogni suo tentativo di fuggire si sarebbe dimostrato vano. “Resisti…E’ finita…ormai è quasi finita” Chiuse gli occhi assaporando il dolce oblio che tra pochi secondi avrebbe cancellato ogni cosa.
-NO!!!
Improvvisamente qualcuno lo afferrò violentemente, mozzandogli il respiro e allontanandolo dalla traiettoria del colpo. Infastidito dall’inaspettata intrusione, cercò di liberarsi dalla stretta ma, con suo enorme disappunto, non vi riuscì. Chiunque fosse il misterioso salvatore, esercitava sul suo corpo una presa troppo solida per consentirgli di tornare ad esporsi al raggio.
Le sue labbra si aprirono in un ghigno sarcastico: chi poteva essere tanto idiota da rischiare la vita in quel modo?!Probabilmente adesso sarebbe morto lui al suo posto. Fantastico.
Lo sentì gemere di dolore mentre i suoi capelli ricci gli solleticavano il naso riempiendogli i polmoni di un profumo familiare.
Luana.
La sua mente tornò improvvisamente presente a sé stessa insieme ad una formidabile ondata di terrore.
Spalancò gli occhi appena in tempo per vederla sorridere tra le lacrime, il volto già bruciato dalla potenza del colpo.
Perché?Perché lo stava facendo?Lui non voleva essere salvato!Possibile che non lo capisse?!
Digrignò i denti, in preda ad un’ondata di rabbia, mista a paura.
Già perché, anche se non voleva ammetterlo, lo spaventava l’idea di vederla morire davanti ai suoi occhi. Non era giusto che l’umana pagasse per la sua incapacità.
Decise che, se lui era stato costretto a sopravvivere, sarebbe sopravvissuta anche lei. Oppure sarebbero morti entrambi.
Prima che il raggio la circondasse completamente spegnendo la sua vita, riuscì ad afferrarla saldamente per un braccio, stringendola contro il petto e teletrasportandosi alla base.

-Ti fa molto male? –Keiichiro intinse delicatamente del cotone nel disinfettante, con l’intento di pulire il lungo taglio che Luana aveva inferto a Berii quella sera. Era rimasto molto colpito dal modo di combattere di quella giovane…nemmeno Ichigo, la leader del loro gruppo, aveva mai dimostrato delle abilità tanto evidenti negli scontri corpo a corpo.
-Si, un po’…ma non è nulla di grave…poteva andare peggio.
Ryou, entrato in quel momento dall’ingresso secondario del caffè, scosse la testa con fare sarcastico. –Sei ricoperta di ferite dalla testa ai piedi e, come se non bastasse, Kisshu probabilmente sopravviverà. Come può andare peggio di così?
La ragazza scrollò le spalle. –Per lo meno non ho niente di rotto. –Si giustificò, stringendo gli occhi quando il batuffolo disinfettato penetrava troppo in profondità nella ferita. – Accidenti…non mi aspettavo che si ribellasse anche dopo aver ricevuto un colpo secco alla testa.
-E’ proprio questa l’abilità di quella ragazzina. Riesce sempre a spiazzarci con le sue reazioni repentine.
Calò il silenzio, rotto solo dal rumore del vento che ululava furibondo contro le finestre a forma di cuore.
Sembrava quasi rispecchiare la furia della loro sconfitta.
-Dove sono le altre?
Shirogane indicò, con un gesto svogliato la piccola porta alle sue spalle. –In cucina. Stanno ancora discutendo riguardo a quanto è successo.
Berii annuì lentamente volgendo lo sguardo alle pareti rosa confetto con fare pensoso. –Sapete…Zakuro-san dice di avere scoperto il punto debole della mew alien.
Sul volto di Keiichiro si dipinse un sorriso enigmatico. –Forse è vero. Ma sarebbe piuttosto subdolo sfruttarlo. –Spiegò ritirando lentamente le garze all’interno della scatola per il primo soccorso.
-Non capisco. –Rispose quella spalancando gli enormi occhi castano e fissando il giovane con un misto di curiosità e frustrazione. –Certo i miei attacchi sono più forti dei suoi ma è riuscita a sconfiggermi con molta facilità…non mi è parso di trovare lati scoper…
-Zakuro non parlava di punti deboli nel suo modo di combattere. –La interruppe il biondo con aria estremamente seria. –Ma nel suo animo.
-Eh?
-Luana ha rischiato la vita per salvare Kisshu anche se lui non le ha chiesto di farlo. Questo ci fa pensare che se lo mettessimo in una situazione di pericolo…
-Vorreste utilizzare l’alieno per avere Luana?!?! –Saltò su la giovane con aria scandalizzata. –Ma è crudele!
Ryou incrociò le braccia, lo sguardo corrucciato. -Lo so. Infatti non intendo farlo subito. Però dobbiamo prendere in considerazione questa ipotesi in caso di estrema necessità.
-Ma…
-Per il momento comunque, continueremo con il piano originale. –La zittì, sollevando una mano con fare burbero.
Berii si affrettò a chiudere la bocca, alzandosi dalla sottile sedia sulla quale era stata costretta a pazientare fino a quel momento e dirigendosi zoppicando verso la cucina –Come vuoi tu. –Borbottò solamente prima di chiudere la porta.

Cantava.
Cantava la ragazza sola in un mondo ostile.
Cantava per non cedere alla paura.
Cantava per ricordare ciò che aveva dimenticato.
Sapeva che quel labirinto di macerie sovrastato da un cielo cupo color verde smeraldo non era stato l’unico luogo dove aveva vissuto fino a quel momento. C’era stato dell’altro, prima…o forse in quello stesso istante…
Accarezzò lentamente un’ esile colonna marmorea che si ergeva indisturbata nell’immensa distesa di desolazione.
Lei non apparteneva a quel luogo ma al tempo stesso ne era legata. Esso rappresentava il momento in cui tutto aveva avuto inizio.
“Tutto cosa?”
Avrebbe dovuto saperlo bene…ma non osò indagare troppo a fondo nel suo animo. Se l’avesse fatto era sicura che avrebbe sofferto.
Tuttavia si rendeva conto di non poter trascorrere tutto il corso della sua esistenza in quella dimensione priva di vita…
Mentre volgeva lo sguardo attorno a sè, ricercando qualche dettaglio che potesse risvegliare la sua coscienza, un’esile figura si fece lentamente strada tra la nebbia, avvicinandosi con passo sicuro, senza alcuna fretta.
Quell’immagine risvegliò in lei un’improvvisa consapevolezza. Non era la prima volta che visitava le rovine.
Inoltre seppe con certezza che la dimensione in cui si trovava non rappresentava la realtà, ma semplicemente un immagine inconscia proiettata dalla sua mente.
La figura che avanzava verso di lei era molto diversa rispetto a quella del suo precedente sogno. Questo, pur essendo un ragazzo, aveva i capelli lunghissimi e neri ed un’espressione feroce dipinta in volto.
La ragazza ebbe paura e tentò di fuggire via nascondendosi dietro ad un blocco di argilla crollato da un’imponente luogo di culto.
Tuttavia egli fu più rapido nell’afferrarle il braccio strattonandola verso di sé. –Sei, mia! –Le sussurrò soddisfatto all’orecchio inchiodandola con quei suoi occhi verdi da folle. –Non potrai fare nulla per salvare il tuo pianeta…
Lei urlò con quanto fiato aveva in gola mentre la risata fredda dell’individuo le rimbombava nelle orecchie facendole girare la testa.
E poi, così come era cominciato, tutto finì e si ritrovò nuovamente sola, distesa supina sopra un freddo pavimento di pietra.
Si sentiva più debole rispetto a pochi istanti prima, come se l’incontro con quel giovane completamente privo di senno le avesse sottratto le poche energie che possedeva…sollevarsi da terra le costò un’immensa fatica. “Dove sono?” si chiese guardandosi attorno con circospezione, prima che un botto fragoroso e l’urlo di una voce femminile a lei familiare attirassero la sua attenzione.
Affilò lo sguardo verso la direzione da cui provenivano quei suoni inquietanti e trattenne il fiato: di fronte a lei si stagliava l’acerrimo nemico delle Mew mew, Deep Blue. A parecchi metri di distanza Mew Ichigo cercava disperatamente di rimettersi in piedi ma non riusciva a fare altro che fissare negli occhi il suo carnefice faticando perfino a mantenersi in ginocchio.
La ragazza non si domandò come facesse a conoscere tutte quelle cose e persone dato che, nell’esatto istante in cui i suoi occhi si erano posati sulla divinità aliena, i ricordi avevano ripreso ad affiorare nella sua mente.
Sapeva chi era, e sapeva anche che non avrebbe dovuto trovarsi in quella costruzione, perché all’epoca in cui si erano svolti i fatti, non aveva ancora incontrato gli alieni. L’unico motivo per cui conosceva la fama di quel mostro erano i racconti ancora terrorizzati di Taruto. Per il resto non le avevano svelato nulla riguardo all’ultima epica battaglia.
Come poteva dunque sognarla?
Consapevole di non poter far alcunché per cambiare la situazione, rimase immobile ascoltando la voce di Deep Blu mentre si rivolgeva alla mew rosa in un’incomprensibile giapponese. Pareva avere tutta l’intenzione di ucciderla.
“Come farai a sopravvivere?”
La risposta giunse poco dopo, quando vide con stupore Kisshu apparire di fronte al nemico chinandosi al suo cospetto. -Deep Blue-sama… -Lo sentì sussurrare con deferenza.
Rimase a guardarlo agghiacciata mentre avanzava verso Ichigo con i suoi soliti tridenti stretti tra le mani pallide. Che cosa aveva intenzione di fare?!
Dopodiché tutto accadde così improvvisamente che non poté fare nulla per evitare di guardare.
I suoi occhi videro l’alieno dai capelli verdi teletrasportarsi all’indietro, puntare uno dei tridenti alla gola di Deep Blue caricare il colpo e…
-Kisshu!!! -L’urlo di Ichigo attraversò la sala.
Luana si portò le mani alla bocca mentre il suo compagno di squadra veniva trapassato da parte a parte dall’enorme spada di quell’essere malvagio e scagliato lontano, verso le braccia della mew rosa.
Se non fosse stata completamente paralizzata dall’orrore avrebbe gridato così forte da perdere completamente l’uso della voce. Tuttavia in quel momento non riuscì a far altro che osservare l’amico tentare di dare un ultimo bacio a colei per la quale era stato così brutalmente ferito e vederlo morire tra le sue braccia dopo lunghi istanti di agonia sussurrando dolci e struggenti parole.
-KISSHU!!!!!!!!!!!


-Luana!!Luana svegliati!!! –Strillò qualcuno in tono piuttosto concitato nel suo orecchio.
-Ragazza?Stai male? –Un’altra voce più calma e pacata si aggiunse alla prima, mentre una presa ferrea la afferrava per le spalle scrollandola con decisione.
Solo in quel momento riuscì a riprendere il controllo del suo corpo e fu in grado di smettere di urlare ossessivamente. Tuttavia i singhiozzi non ne volevano sapere di placarsi.
Aprì lentamente gli occhi solo per scoprire che vedeva ogni cosa appannata. –Dove sono? –Mormorò sforzandosi di intravedere delle figure famigliari attraverso il fitto velo di lacrime.
-Alla base. –Rispose Pai continuando a stringerle le spalle come se temesse un nuovo attacco. –Kisshu ti ha portato qui ferita e in fin di vita.
La giovane sospirò abbandonando la testa all’indietro. Per la prima volta dopo quella che le parve un’eternità avvertì un ondata di sollievo farsi strada nel suo animo.
Non era morto. Era riuscita a salvarlo. Si concesse un sorriso tra le lacrime.
Taruto le strinse la mano con aria preoccupata. –Ci hai fatto spaventare. –Disse lanciandole occhiate nervose. –Hai avuto un incubo?
Lei annuì con lentezza studiata cercando disperatamente di non cedere un’altra volta al pianto. Impresa piuttosto ardua dato le vivide sensazioni che quel sogno aveva risvegliato in lei. –Si, ma adesso va tutto bene. –Mentì.
L’alieno dai capelli viola si alzò di scatto dalla sedia iniziando a percorrere a grandi passi il perimetro della sala.
Luana quasi non si accorse dello scompiglio nervoso che regnava tra le pareti della stanza. Era ancora persa tra le dolorose immagini del suo subconscio. Tutto ciò che aveva elaborato durante il sonno era stato solamente frutto della sua mente oppure si trattava di fatti realmente accaduti?
Rabbrividì. Se davvero durante la battaglia Deep Blue aveva trapassato Kisshu con quell’enorme spada come poteva egli essere vivo e vegeto (più o meno) nell’altra stanza?
Avrebbero potuto benissimo trattarsi di semplici visioni scatenate dagli ultimi avvenimenti che aveva vissuto. In fin dei conti i suoi occhi avevano visto il corpo dell’alieno verde abbandonato sull’asfalto ad un passo dalla morte poco prima che sprofondasse nelle tenebre dell’incoscienza.
Il ricordo di quell’immagine, tutt’altro che piacevole, la indusse a riportare alle labbra una domanda fino a quel momento taciuta per timore che potesse scatenare una nuova ondata di lacrime.
Si sentiva ancora piuttosto scossa e tesa, ma la sete di sapere che avvertiva in quel momento superava perfino il timore di impigliarsi nelle proprie debolezze.
Assicurandosi di avere gli occhi e le guancie completamente asciutti si sollevò lentamente dalla posizione supina, adagiata sul letto, in modo da evitare eventuali capogiri o stilettate di dolore, e si schiarì la voce per attirare l’attenzione degli alieni.
Pai, fino a quel momento impegnato a marciare avanti e indietro con la schiena e le spalle rigide come un manico di scopa, udendo il suo richiamo sommesso si bloccò di colpo, come se avesse udito qualcosa di deplorevolmente fastidioso, lanciandole un’occhiata penetrante che probabilmente aveva avuto l’intento di risultare interrogativa.
La ragazza prese fiato, indecisa se osare o meno.
L’informazione che avrebbe voluto sapere era: “Lui come sta?”
Tuttavia, anziché esprimere quella domanda, si limitò a pigolare, come una bambina che sa di avere rotto il vaso preferito della madre. –Tutto bene ragazzi?Mi sembrate nervosi.
Per tutta risposta quelli si scambiarono uno sguardo furtivo, rifiutandosi di aprire bocca, con il solo risultato di farla preoccupare ancora maggiormente. Era forse accaduto qualcosa di grave del quale non volevano metterla al corrente?
Nonostante il rigoroso ed inquietante silenzio dei suoi compagni di squadra, la giovane decise che non avrebbe gettato la spugna così facilmente. –Cos’è successo dopo che sono svenuta? –Insistette, dondolandosi avanti e indietro con il peso del corpo. Un gesto che da sempre l’aveva aiutata ad allentare la tensione.
Notò con stupore che, a parte qualche sporadico dolore all’altezza della mascella e alle scapole, si sentiva in perfetta forma. Eppure non avrebbe dovuto essere così: aveva mancato per un pelo un volo dritto nell’aldilà!
I due alieni si scambiarono un’altra occhiata. Questa volta nei loro sguardi aleggiava un’ombra di sospetto. –Quando Kisshu ti ha portato qui eri già priva di coscienza. Lui è svenuto poco dopo. In tutta franchezza temevamo di non riuscire a salvarti…fortunatamente i nuovi geni del tuo DNA ti hanno permesso una guarigione molto rapita. –Pai era sbalordito. Lo si poteva notare dal modo in cui sbatteva gli occhi: molto rapidamente, quasi avesse un tic nervoso.
-Quanto tempo sono rimasta in quello stato?
-Poco meno di due ore!! –Saltò su Taruto, esibendo per la prima volta un’espressione entusiasmata. –E’ stato incredibile!!La maggior parte delle ferite sono già sparite completamente dal tuo corpo. Quindi non dovremo inventare nessuna scusa per i tuoi genitori!Non lo trovi fantastico?Nemmeno noi alieni abbiamo dei tempi di ripresa così rapidi!!
Ecco spiegato perché non avvertiva più i postumi del disastroso combattimento.
Luana sorrise con poca convinzione, più che altro per non deludere le aspettative del bambino. Per quando fosse sollevata all’idea di non dovere mentire nuovamente a sua madre e a suo padre per coprire la propria assenza prolungata da casa, la preoccupazione che provava riguardo ai fatti accaduti a Tokyo le impediva di rallegrarsi. –Kisshu sta bene? –Riuscì finalmente a sussurrare, aumentando il ritmo dei dondolamenti.
L’espressione che l’alieno viola assunse in quel momento le fece temere in una risposta negativa, tuttavia dopo qualche secondo, che a lei sembrò un’eternità, annuì rigidamente. –Si è svegliato prima di te. Le sue ferite erano meno gravi. –Sputò tra i denti come se il solo ricordo del fratello gli procurasse un’enorme fastidio. –Stavamo cercando di capire che cosa è accaduto…tuttavia… –Aggrottò le sopracciglia in un’espressione corrucciata che rasentava la ferocia. –Si è rifiutato di rispondere alle nostre domande e non ha ancora pronunciato una sola parola da quando ha ripreso conoscenza.
L’enorme ondata di sollievo che la ragazza aveva provato una volta appreso che l’amico stava bene, sembrò sgonfiarsi come un palloncino in disuso dopo le ultime parole udite.
Batté le palpebre confusa.
Non capiva il comportamento di Kisshu. Ciò che era accaduto quel pomeriggio era davvero molto semplice da raccontare: avevano combattuto valorosamente contro cinque avversarie formidabili, erano quasi finiti ammazzati durante lo scontro e si erano salvati per miracolo.
Non le pareva un concetto troppo contorto. Perché l’alieno dai capelli verdi si era rifiutato di propagandare la sua eroica impresa, ostinandosi invece al silenzio?Le era forse sfuggito qualcosa?
Intercettando la sua espressione interdetta, Pai colse la palla al balzo e iniziò a tempestarla di quesiti. –Tu ricordi che cosa è successo?
-Si…ricordo…più o meno. –Esitò lei torturandosi le mani. Forse era accaduto qualcosa che avrebbe dovuto capire…qualcosa che l’amico si vergognava ad ammettere.
Oppure più semplicemente si sentiva oppresso dall’idea di essersi lasciato sconfiggere dalle cinque ragazze.
Scartò immediatamente quell’ipotesi non appena la sua mente delineò l’intenso ricordo dei suoi occhi dorati. Rassegnati, sereni…quasi soddisfatti all’idea della morte imminente.
“Possibile che?!” Scattò in piedi così violentemente da rischiare di perdere l’equilibrio.
Ignorando l’espressione terrorizzata di Taruto lanciò uno sguardo desideroso alla porta della sua stanza. –Scusa Pai, ma prima di rispondere alle tue domande vorrei parlare con Kisshu.
Proprio mentre stava per muovere un passo verso l’uscita, tuttavia, quello la afferrò saldamente per un polso costringendola a bloccarsi. –Non se ne parla. –Rispose in tono inespressivo.
La giovane rimase spiazzata dal brusco divieto. Si sarebbe aspettata qualunque reazione, anche un rimprovero a causa della sua incapacità come Mew Mew…ma non riusciva a comprendere perché egli volesse impedirle di vedere Kisshu. Si voltò verso di lui per spiegare le sue ragioni, ma quello la interruppe prima che potesse emettere anche un solo sospiro.
-Se ora io ti lasciassi uscire, discuteresti con lui riguardo alle sue motivazioni. E una volta capito che cosa vuole nascondere, staresti al suo gioco.
-Non è così!! –Ribatté lei, decisamente orripilata all’idea di fare una cosa del genere. –Io voglio solo capire perché non …
-Anche se fosse come dici tu, non potrei proprio permettermi il lusso di rischiare che la mia ipotesi diventi realtà.
Luana strinse i pugni in modo così violento da conficcare le proprie unghie nei palmi delle mani. Si sentiva profondamente delusa dalla diffidenza di Pai. Delusione che si tradusse quasi immediatamente in una formidabile ondata di rabbia. –Qui non si parla di rischi, lo sai!Stiamo parlando di fiducia. Durante tutto l’arco dell’estate mi sono fidata di voi e mi sono perfino affezionata!!Ma voi sembrate non essere in grado di fidarvi di me.
-Voi esseri umani siete facile preda di sentimenti ed emozioni.
La sensazione di inadeguatezza ed estraneità provata quella mattina con Kisshu ritornò prepotentemente a galla, facendole perdere definitivamente le staffe. –Quindi se non fossi umana ti fideresti?!PER TE PROVARE DEI SENTIMENTI E’ UNA COSA NEGATIVA?!? –Urlò, cercando di racchiudere in quella frase l’enorme risentimento che provava.
Taruto, rimasto in disparte fino a quel momento ad osservare la discussione, udendo le parole della mew Nera sobbalzò e gemette come se fosse stato punto da un ragno velenoso.
Pai parve non curarsene. –Non sono utili quando si parla di guerre e strategie. –Replicò pacatamente, come se stesse cercando di illustrare un concetto semplicissimo ad un individuo molto stupido.
La ragazza si rese conto di stare letteralmente tremando di indignazione solamente quando aprì la bocca per ribattere e riuscì a stento a formulare una frase di senso compiuto. –Quindi…quindi a te… –Gracchiò, avvertendo un nodo alla gola che minacciava pianto. –A te non importa affatto se tuo fratello si comporta in modo strano!Vuoi…Tu miri solo alle informazioni della battaglia?!Come puoi essere così insensibile?!Che razza di…?!?!
-Ora basta umana. –Sibilò l’alieno inchiodandola sul posto con i suoi freddi occhi viola. –Non hai alcun diritto di esprimere giudizi riguardo al mio rapporto con Kisshu. Quando ci siamo conosciuti hai consentito ad eseguire ogni mio comando. Vuoi forse rimangiare la tua parola? –La sua voce aveva mantenuto lo stesso tono calmo di sempre, tuttavia le pupille ridotte a due fessure e la profonda ruga d’espressione formatasi sulla sua fronte avvertirono Luana che era meglio smettere di tirare la corda, a meno che non volesse scatenare una formidabile esplosione di crudeltà.
Ben decisa ad evitare che ciò accadesse, si schiarì la voce cercando di riportare il volume della loro discussione ad un livello accettabile. –Io ho deciso di aiutarti è vero, ma questo non significa che sia costretta ad assecondare incondizionatamente la tua volontà. Sono una tua alleata, non una tua schiava.
Lui strinse le labbra. Era chiaro che, secondo il suo parere, quella conversazione si stava dimostrando priva di qualunque utilità. –Attualmente la tua missione consisteva nel raccogliere informazioni riguardo alla settima mew mew. Ora desidero entrare al corrente delle tue scoperte. Ed è anche per interesse di Kisshu che vorrei capire come avete fatto a ridurvi in questo stato.
Calò un silenzio carico di ostilità.
Taruto, ancora seduto in disparte in un angolo del laboratorio faceva correre gli sguardi tra i due litiganti senza sapere come intervenire. Se, nel peggiore dei casi, la ragazza avesse osato dire la frase sbagliata, Pai avrebbe potuto espellerla dalla squadra seduta stante ed arruolare una nuova combattente. Tuttavia il bambino sperava caldamente che non avesse intenzione di farlo.
Pur non potendo dar voce a ciò che provava veramente, capiva che, in buona parte, le accuse dell’essere umana erano ragionevoli: suo fratello non aveva mai giudicato gli abitanti del pianeta Terra come esseri degni di fiducia. Si trattava in realtà di uno stereotipo tramandato di generazione in generazione “Se andrai sul loro pianeta, non ascoltare mai quello che dicono” Gli ripetevano i suoi compagni d’addestramento quando ancora si allenava per entrare a far parte della spedizione.
Ma quanti di loro li avevano conosciuti veramente?
La voce di Luana ruppe finalmente la pesante quiete venutasi a creare durante gli ultimi minuti. –E va bene. Parlerò. –Acconsentì, riservando a Pai un’espressione di puro disgusto. –Non lo faccio per obbedire ai tuoi ordini. Se non ti dicessi quello che so, avrei rischiato la vita inutilmente.
Lui la scrutò per lunghi istanti, accarezzandosi il mento con aria scettica. –Spero per te, che dirai la verità. –Acconsentì infine riprendendo la sua marcia nervosa lungo il perimetro della stanza.
La giovane gli avrebbe volentieri assestato un pugno con i controfiocchi se egli non le avesse salvato la vita meno di due ore prima. Concentrandosi su quel pensiero positivo, prese un gran respiro ed iniziò a raccontare per filo e per segno tutto ciò che le era accaduto quel pomeriggio, sforzandosi di non tralasciare nemmeno il minimo particolare riguardante le caratteristiche della nuova mew mew.
Quando giunse al punto in cui Kisshu giaceva sull’asfalto in fin di vita, dovette interrompersi per riprendere fiato.
-Vuoi dire che non ha tentato di teletrasportarsi per fuggire? –Esalò il bambino alieno esterrefatto.
Scosse la testa desolata. –No. All’inizio pensavo che stesse troppo male per farlo…ma poi…
-Poi? –Taruto pendeva letteralmente dalle sue labbra, gli occhi sgranati come se fosse nel bel mezzo di una fervida contemplazione.
-I nostri sguardi si sono incrociati per un attimo…e…mi è sembrato contento. –All’improvviso il cuore della giovane venne sovrastato da un sentimento sorprendentemente simile al rimorso. Dovette fare appello a tutte la sua forza di volontà per non scoppiare nuovamente in lacrime. –Io ho capito che non si sarebbe spostato nemmeno potendo. Sono stata un’idiota!!Ignorando completamente il suo sguardo ho iniziato a correre verso di lui…per salvarlo… –Gemette nascondendo il viso tra le mani. –Probabilmente lui non voleva essere salvato!!E’ colpa mia se adesso non…
-Aspetta umana. Voglio capire. –La interruppe l’alieno viola con voce ferma. –C’era questo raggio etereo. Kisshu. E c’eri tu che correvi verso di lui. Correggimi se sbaglio.
La ragazza annuì in silenzio.
-Continuo a non capire come abbiate fatto a…
-Non è ovvio? –Quando Taruto parlò la sua voce parve provenire dall’oltretomba. Era pallido come un cadavere e le sue mani tremavano. –Si è lanciata nel raggio… –Spiegò continuando a fissare un punto vuoto di fronte a se senza realmente vederlo. –E ha salvato nostro fratello rischiando di morire…Non è così?
La giovane deglutì. Visto da quella prospettiva sembrava molto più eroico di quanto in realtà non fosse stato. Lei aveva solamente eseguito quello che l’istinto le aveva detto di fare. –Beh…beh. Si. –Borbottò arrossendo. –Più o meno è andata così.
Udendo quelle parole Pai si voltò a guardarla con espressione talmente incredula da risultare quasi comica.
-Sono riuscita ad afferrarlo e a spingerlo via. Dopodiché penso di avere perso conoscenza perché non ricordo nulla. Credevo di essere morta, in effetti.
–Dunque non ti sei procurata quelle ferite a causa del combattimento contro le mew mew, ma a causa di Kisshu.
Luana serrò le labbra con decisione. Perché Pai, qualunque cosa accadesse si ostinava sempre a cercarne la causa nel fratello minore? –Certo che no! –Inveì, scuotendo la testa energicamente. –Se la colpa deve essere di qualcuno allora sicuramente è mia. Kisshu ha attirato su di se le altre quattro combattenti in modo che io potessi avere campo libero con Berii…non aveva certo intenzione di mettermi in pericolo. Sono io che ho disubbidito ai tuoi ordini e ho abbandonato il combattimento.
-Sei stata distratta dal suo gesto. –Concluse l’alieno con freddezza disarmante.
-Beh, probabilmente lui non credeva che mi sarei addirittura buttata per salvarlo. Penso che sia convinto che a nessuno importi veramente di lui. –Spiegò lei, con fare pratico ben restia a lasciarsi ammutolire dal suo cervellotico capo. –E dopo quello che ti ho sentito dire oggi non gli do certo torto se non si sente apprezzato.
-Stai dicendo che è colpa nostra?! –Taruto si strinse nelle braccia indignato, rivolgendo alla mew nera un’occhiata di puro scetticismo.
-E’ colpa della vostra mentalità obsoleta. Non riuscite nemmeno a rendervi conto di quanto siete insensibili…
-Ma non è…!!
L’alieno viola interruppe la protesta del bambino lanciandogli un’occhiata severa e facendogli cenno di tacere.
Quello rimase con la bocca comicamente spalancata in un’espressione rabbiosa, senza tuttavia emettere alcun suono, come se l’ordine del fratello lo avesse privato del suo organo fonetico.
A Luana ricordò precisamente un televisore quando veniva impostato sull’opzione “Muto”: le immagini continuavano a scorrere imperterrite ma senza essere seguite dai rispettivi suoni, permettendoti così di controllare la trasmissione e non venirne disturbata.
Mentre le sue labbra si aprivano in un risolino sorpreso, Pai le posò una mano sulla spalla, fissandola con composta serietà, come si farebbe con un amico che ha appena subito un lutto. –Se tutto è andato come mi hai descritto, le cose diventano molto più complicate ed al tempo stesso semplici. –Disse. –Tu hai salvato la vita di nostro fratello ed ora io, anche volendo, non posso più negarti di vederlo. Ne sei diventata responsabile.
La ragazza si sentì pervasa da un’intima esultanza e gli sorrise per la prima volta con sincerità, almeno finché non udì la seconda parte della frase. -Perfetto, allora…aspetta un attimo…Cosa?! –Domandò con gli occhi sbarrati e le pupille ridotte a due incredule fessure.
-Sul nostro pianeta chi salva la vita ad un altro individuo da quel momento in poi ne diventa responsabile per tutta la vita. –Ripeté lui, con tale serietà da sembrare irrisorio.
La sua frase volteggiò nell’aria come una condanna mentre la giovane avvertiva quelle semplici parole cadere su di lei come catene, stringerle i polsi incatenandola al destino del suo protetto.
“Adesso capisco perché non siete propensi ad aiutare il prossimo.” Si ritrovò a pensare mentre volgeva uno sguardo allarmato a Taruto, che si limitò a rivolgerle una disinteressata alzatina di spalle, come a voler dire “Te la sei cercata mia cara.” –E questo cosa significa?!
-Non so in che modo ma…senza dubbio ora la sua esistenza è legata alla tua. Non è solo una legge. E’ provato scientificamente sul nostro pianeta. Gli abitanti…
-Ma io sono un’umana non un alieno!!! –Protestò lei con voce stridula. Era terrorizzata dall’idea di avere stipulato un legame inscindibile con un’aspirante suicida, folle e maniaco.
Pai scosse la testa indispettito. –Lui è un alieno. E questo basta a far nascere la protezione.
-Ma perché?!?Insomma!!Perché voi avete questa sottospecie di patto e noi no?!Non ha senso! –Si sedette sul letto con le mani nei capelli.
-I nostri antenati –Spiegò lui, sedendosi a sua volta sul bordo del materasso. –Quelli potenti come Deep Blue, un tempo dominavano il nostro popolo, prendendosi carico dei nostri bisogni e delle nostre debolezze. Quando l’equilibrio della Terra si sconvolse e noi fummo costretti a spostarci sul nostro attuale pianeta…
-Voi abitavate sulla terra?Siete nostri lontani parenti?
-Si –Rispose lui annuendo rigidamente, come se il solo ammetterlo gli procurasse un’enorme fastidio. –Uno dei più grandi imperatori di tutti i tempi Vaashi, decise di imporre sui sopravvissuti all’attraversata e su tutti i loro discendenti una protezione che ci rendesse più uniti l’un l’altro e permettesse ai più forti di occuparsi dei più deboli.
-Insomma, nacque questa assurda regola della responsabilità.
-Come ti ho già detto, è molto più di una regola.
Taruto annuì con decisione. –E’ una specie di…di… -Borbottò esibendo strani gesti con le mani.
-Sigillo? –Buttò lì lei, stuzzicandosi nervosamente una ciocca di capelli ricci.
-Esatto. Direi che “sigillo” è un termine che gli si addice. –Approvò il fratello più grande accarezzandosi il mento compiaciuto. –Per farla breve, chiunque salvi la vita ad un discendente del nostro pianeta ne rimane legato indissolubilmente.
La ragazza sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene. Quando aveva deciso di salvare l’amico dalla morte non aveva minimamente immaginato che le sarebbe costato la perdita della propria individualità! –E adesso?Cosa devo fare?! –Domandò disperata avvertendo un’ondata di panico invaderle il cervello. Durante il corso della sua vita aveva ricevuto un’educazione prettamente indipendentista, perciò stentava ad immaginare di dover dipendere da qualcuno o di dover sopportare che qualcun altro dipendesse da lei.
-Non ti sarà possibile cambiare la situazione in nessun modo. –La stroncò l’alieno, lapidario. –Sono il primo a rammaricarmene perché tutto ciò potrebbe esporti a rischi enormi ed inutili… tuttavia sarai costretta ad eseguire il tuo compito come tutti i salvatori prima di te. –Aggrottò le sopracciglia in un gesto di stizza. –Questa è la prova evidente che voi esseri umani non siete esseri portati per la riflessione.
Luana, che ascoltando il discorso di Pai era impallidita a tal punto da risultare cerulea, quando udì l’ultima accusa da lui pronunciata alzò il viso e puntò gli enormi occhi color cioccolato nei suoi. –Anche sapendo tutto questo. –Mormorò in tono solenne –Probabilmente rischierei comunque la vita per voi, se vi trovaste in pericolo. Quindi si,Lo ammetto! Hai avuto perfettamente ragione dicendo che noi esseri umani siamo facili preda dei nostri stessi sentimenti…ma è proprio questo che ci fa sentire fieri di appartenere al nostro popolo. Noi condanniamo la crudeltà, l’indifferenza e l’assenza di emozioni. Sebbene buona parte di noi sia più propensa a seguire quella strada, l’uomo è uomo solo grazie alla vastità del proprio cuore. In fin dei conti salvando Kisshu dalla morte a mio rischio e pericolo mi sono dimostrata degna di chiamarmi “umana” e di non essere considerata come un animale qualunque. Perciò non mi pento del mio gesto impulsivo e ne accetterò qualunque conseguenza. –Non appena finito di pronunciare quelle parole avvertì l’immenso significato che esse possedevano e se ne sentì travolta a tal punto che gli occhi tornarono a pizzicarle di emozione e dovette nascondere il volto dietro al ciuffo ribelle dei suoi capelli ricci.
Si sentiva spaventata, perché ciò con cui doveva fare i conti superava largamente ogni sua conoscenza e minava tutte le sue sicurezze. Tuttavia, non si era lanciata verso la morte per pura e semplice incoscienza: in quel momento, aveva avvertito davvero il desiderio di salvare una vita. Come poteva ora dunque,pentirsi del suo gesto?
Pai si grattò nervosamente la punta del naso, evidentemente spiazzato dal ragionamento filosofico della sua sottoposta, tanto lontano dal modo di pensare della gente al quale era abituato. Nello sguardo della ragazza leggeva fierezza, vitalità e amore per la vita; elementi che raramente aveva potuto riscontrare sul suo pianeta. Ne rimase talmente affascinato che dovette distogliere lo sguardo dal suo volto per riuscire a rispondere con la freddezza che di solito lo caratterizzava. –Ognuno fa le scelte che ritiene migliori. Tu hai deciso di sacrificare la tua libertà per salvare una vita e ti porto rispetto per questo. Pur non condividendo.
L’alieno più piccolo le sorrise ammiccando amichevolmente con l’occhio destro. –Questo nella lingua di Pai significa “Mi hai letteralmente fregato. Puoi andare da Kisshu!Mannaggia a te!”
La mew nera scoppiò a ridere di gusto, ripiegandosi su se stessa per soffocare i suoni. In cuor suo, assaporò quella nuova leggerezza d’animo con sollievo. Il fatto che il suo corpo riuscisse ancora a ridere significava che il peggio era passato e che da quel momento in poi le cose sarebbero andate meglio. –Mi dispiace Pai. Prometto che sarò più ligia al dovere d’ora in poi. –Ansimò tra gli scoppi di ilarità raggiungendo finalmente la porta del corridoio e spalancandola con enorme soddisfazione. –Ci vediamo più tardi!Auguratemi buona fortuna.
L’alieno viola annuì e arricciò sorprendentemente le labbra in un principio di sorriso. –Ne avrai bisogno, umana. La stanza di Kisshu si trova in fondo al corridoio a sinistra. –Spiegò prima di fare scattare nuovamente la serratura.
L’ambiente attorno a Luana precipitò nello sterile grigiore delle lampade a basso consumo energetico.
Seguendo le indicazioni lasciategli da Pai, percorse pochi passi ritrovandosi di fronte ad un ingresso del tutto simile a quello della stanza dalla quale era appena uscita, eccezion fatta per la maniglia, quasi del tutto staccata dal suo asse di rotazione e penzolante mollemente da un lato, evidentemente doveva essere stata spesso e volentieri chiusa con inaudita violenza.
Avvertendo un certo nervosismo, che sfociò subitaneamente in un inaridimento della gola, la ragazza sollevò incerta una mano e picchiò tre volte il pugno sulla lastra metallica che la separava dal suo destino e da colui che d’ora in avanti, volente o nolente, avrebbe dovuto proteggere per sempre.


Ecco qua!!Anche questa volta ho concluso il mio lavoretto!!Spero che commenterete!!
Bye Bye!!
MoonBlack

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Capitolo 6
*** Un patto per la coscienza ***


Buonasera ragazzi!!Anzi...sarebbe più corretto dire buonanotte, dato che sto postando alle 23:48...devo ammettere di avere fatto fatica a scrivere questo capitolo: la scuola mi ha tolto l'ispirazione, inoltre non sapevo se dividerlo in più momenti oppure concentrarmi sul problema principale. Alla fine ho optato per la seconda opzione, lasciando un capitolo intero a Luana e Kisshu per chiarirsi!Ce la faranno?Chissà!
Nonostante il mio calo di fantasia ho cercato di pubblicare entro un mese e qualche giorno per non lasciarvi troppo a bocca asciutta, spero dunque che lo apprezzerete ma nel caso non fosse così ditemelo pure e cercherò di migliorarmi!
Come sempre ecco i ringraziamenti a chi ha avuto il buon cuore di commentare:

Yuri5:Sono felice che il capitolo sia stato di tuo gradimento!Eh si, alla fine la testardaggine della protagonista ha avuto la meglio sulla morte!Spero che continuerai a seguirmi!Kisses

Ekiyo:Ciao!!Beh se ci pensi Kisshu non ha tutti i torti nel sentirsi depresso con le disgrazie che gli sono capitate nella vita...poveretto, anche lui ha un cuore!Kevin in effetti è un personaggio anomalo, ma non ho ancora in mente cosa fargli fare...per ora resta l'infastiditore n°1 di Luana. Momentaneamente su Masaya e Ichigo non vedrai alcun capitolo, ma dato che sono buona (come no) magari più avanti gli dedicherò mezza pagina!! XD Parlare di amore tra Luana e Kisshu mi sembra troppo presto, diciamo che c'è un certo feeling. ^^ grazie per le tue supposizioni!Alla prossima!!

liuba: Ciao cara!!Sono strafelice per il fatto che apprezzi la mia storia!Spero che anche il mio nuovo lavoro riesca a soddisfarti. In effetti potrebbero incoronare Luana come paladina degli alieni!XD C'è da dire che lei non è proprio il classico esempio di essere umano, rispetto agli altri, come avrai notato è un tantino stramba, ama isolarsi ecc...Riguardo alla reazione di Kisshu...Leggi il capitolo!^0^ Da parte mia ho cercato di aggiornare il più in fretta possibile, anche se il risultato non mi soddisfa pienamente. Speriamo in bene!Bacio!!

Miss Giulietta: Piacere mio Giulietta, sono davvero contenta che tu abbia recensito!^^ E ti ringrazio anche per avermi fatto notare la mancanza di descrizioni dell'aspetto fisico di Luana, cercherò di spargere qualche dettaglio in più. Comunque vi è una motivazione valida a questo mio "errore" ed è il fatto che tutti nella storia la paragonano ad Ichigo trovandola simile a lei ad eccezione dei capelli ricci. Perciò mi sono detta "Anche il lettore non deve sapere come è veramente finchè tutti non si renderanno conto della loro diversità!" eccoti spiegato l'arcano mistero!Ti prometto che ci darò dentro!!!Kisshes!

Ed ora passiamo al capitolo!!

Un patto per la coscienza.



Kisshu giaceva sul suo letto, lo sguardo vitreo puntato verso il soffitto senza tuttavia realmente vederlo. Rispetto a poche ore prima, quando aveva deciso di porre fine alla sua esistenza, il suo pensiero era ricaduto in una situazione di totale subbuglio.
Probabilmente perché, non avendo più alcun fine da perseguire, si limitava a vagare a vuoto pulsando dolorosamente contro le pareti del suo cranio.
Prendere delle decisioni, per quanto sbagliate, lo faceva sentire meglio…era la frustrazione nel non essere riuscito a perseguirle il problema reale.
Eppure ormai avrebbe dovuto esserci abituato.
Si passò una mano sul volto coprendosi gli occhi, stanchi perfino di guardare il nulla.
Dal momento in cui aveva ripreso i sensi non aveva fatto altro che tormentarsi con domande senza risposta.
Perché Luana si era intromessa nella sua decisione?Perché rischiare la vita come un’idiota per lui, che odiava la propria esistenza e non vedeva l’ora di liberarsene?
Strinse i pugni, sovrastato da una sensazione di totale impotenza.
“Perché nonostante tutto non riesco ad odiarla e me ne sto qui buono, buono, quando potrei uscire da quella porta seduta stante e farle pagare il prezzo della propria ignoranza?”
La risposta, per quanto fastidiosa, affiorò subitaneamente nella sua coscienza: in fondo lei era stata la prima persona a dimostrare preoccupazione riguardo la sua sorte e questo non poteva ignorarlo. Inoltre il suo sacrificio doveva avere ormai risvegliato l’antica legge che gravava sul suo popolo: ciò significava che ormai erano legati reciprocamente, e se solo avesse provato a farle del male, la sua coscienza non gliel’avrebbe perdonato, riducendolo in uno stato ancora più misero di quello in cui già si trovava attualmente.
Doveva ammettere, suo malgrado, di averla sottovalutata: durante i pochi mesi in cui avevano avuto modo di conoscersi, non l’aveva mai considerata nulla più di un’ emanazione di Ichigo, una copia che possedeva i suoi stessi tratti e il suo stesso carattere, senza rendersi conto che probabilmente era stato lui stesso a sovrapporre le loro immagini, lasciandosi trascinare nel nostalgico ricordo della sua Micetta.
Ma la mew rosa non si sarebbe mai gettata a capofitto verso la morte vedendolo in pericolo, non avrebbe mai rischiato la pelle per i propri nemici.
Così come non aveva mai ricambiato i suoi baci, le sue attenzioni, i suoi gesti di affetto, nemmeno quando il sottoscritto si era trovato in punto di morte. Digrignò i denti rabbiosamente, aggrappandosi alle lenzuola con tanta foga da strapparne la tessitura.
Per quanto cercasse di dimenticarla, ogni singolo istante che trascorreva in solitudine, era disperso nell’inutile tentativo di contrastare lo smodato desiderio che ancora ardeva in lui come una maledizione senza fine. Bastava anche soltanto che rimuginasse sul suo modo di parlare, di camminare, di combattere…
Tre colpi secchi alla porta lo risvegliarono dal suo stato catatonico, facendolo sobbalzare.
Immediatamente consapevole di quanto accadeva attorno a lui, voltò svogliatamente la testa verso la fonte del suono, senza tuttavia rispondere al visitatore.
Il suo pensiero corse subito a Pai: a giudicare dall’aria insoddisfatta con cui si era allontanato poco prima doveva avere deciso di ritornare all’attacco appena se ne fosse presentata l’occasione.
Strinse le labbra, pronto ad accoglierlo con lo sguardo più gelido che i suoi occhi potessero assumere…
Invece, con suo sommo stupore, dopo pochi istanti la porta si aprì lentamente, rivelando un paio di occhi color cioccolato, che lo osservarono attentamente, immersi nell’oscurità. –Ciao.
Kisshu si rese conto di avere passato le ultime due ore a tormentarsi per le condizioni della ragazza, solamente quando, vedendo il suo viso sottile privo di qualunque cicatrice, venne travolto da un’ondata di intenso sollievo. “Grazie al cielo è ancora viva.” Notò che le sue guancie di solito rosee avevano perso il loro consueto colore, tuttavia nel complesso sembrava stare bene;
-Posso entrare? –Gli chiese lei con voce timida, volgendo nervosamente lo sguardo verso le pareti della stanza, come se potessero infonderle il coraggio che le mancava.
Il suo istinto gli consigliò caldamente di negarle l’accesso: dopotutto si sentiva ancora troppo in collera con lei, o piuttosto con il mondo intero, per non rischiare di farle male. Tuttavia, l’espressione remissiva di quest’ultima misto al suo bisogno di chiarimenti lo indussero ad annuire lentamente.
La osservò con attenzione mentre, con insolita calma incedeva verso il letto, sedendovi rigidamente. Non pareva in alcun modo spaventata dal suo comportamento, bensì tormentata in qualche modo, come se si vergognasse di se stessa.
Seguirono parecchi istanti di silenzio imbarazzato, che nessuno dei due sembrava ansioso di rompere.
L’alieno dal canto suo non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, lasciando vagare lo sguardo sul suo corpo asciutto e muscoloso e domandandosi come fosse stata possibile una guarigione tanto rapida e stupefacente.
Ricordava con assoluta chiarezza le terribili bruciature che fino a poche ore prima le avevano deturpato il volto e la schiena e che ora sembravano svanite nel nulla. Qualunque essere umano sarebbe morto in pochi minuti.
Luana, notando il suo sguardo stralunato, abbozzò un sorriso teso. –A quanto pare mi sono ripresa più in fretta di quanto pensassi. –Mormorò come se gli avesse letto nel pensiero. –Perfino Pai, stentava a credere ai suoi occhi quando ho ripreso conoscenza. Credo sia stato grazie ai miei geni felini sai?Sono molto comodi in alcune circostante…ma mi fanno sentire mostruosa.
Lui, non si degnò di risponderle, anzi udendo il nome di Pai, parve rabbuiarsi ancora maggiormente. Non l’aveva certo lasciata entrare per avere notizie riguardo quella sottospecie di genio senza cuore. In realtà non sapeva nemmeno lui il motivo per cui non l’aveva sbattuta fuori senza possibilità d’appello. Il fascino delle donne, indubbiamente.
A quel punto la mew nera assunse un’aria afflitta, tipica di chi ha visto il suo più grande sogno andare in frantumi e congiunse le mani al petto chinando il capo.
L’altro temette che da un momento all’altro sarebbe scoppiata a piangere e strinse i denti imponendosi di restare immobile. Tuttavia, quando ella riprese a parlare, il suo tono suonò deciso e schietto, lontano anni luce dalla fioca rassegnazione del pianto. –So che non vuoi parlare. E ti capisco. Fossi in te anche io sarei molto arrabbiata…per questo non ti costringerò a dire nulla. Sospirò profondamente accarezzando il tessuto del copriletto con gesti lenti. –Poco fa, mi sono resa conto che l’ambiente in cui voi tre…intendo tu Pai e Taruto, vivete è davvero freddo e privo di affetto. Me ne rammarico. Soprattutto perché io ho sempre vissuto circondata dall’amore di mio padre, di mia madre e di tutti i miei parenti…mi è difficile capire il vostro stile di vita.
L’alieno chiuse gli occhi. Sapeva benissimo di come gli umani vivessero in condizioni agiate ed era proprio per questo che aveva deciso di partire in missione sulla terra. In realtà sognava da sempre di potersi confondere tra loro e riprendere a vivere normalmente. Da piccolo aveva fantasticato a lungo, immaginando di nascondere le proprie orecchie appuntite per poi accoppiarsi con una di loro e diventare a tutti gli effetti un abitante del pianeta. Tuttavia il corso della propria esistenza gli aveva insegnato che era meglio non abbandonarsi a certe fantasie, a meno che non si volesse restare amaramente delusi.
Corrugò la fronte, negando alla propria mente quei ricordi dolorosi e limitandosi ad ascoltare il ritmo ed il tono di voce della sua interlocutrice. Sentire i discorsi senza impegnarsi ad ascoltarli riusciva sempre a rilassarlo.
-Non dovresti essere così severo con tuo fratello. Penso che lui in fondo ti voglia bene, per questo si è irritato non sentendoti parlare. Probabilmente è il suo modo di esprimere preoccupazione. Inoltre credo che per oggi abbia già ricevuto la sua razione di insulti da parte della sottoscritta.
Udendo quelle parole, Kisshu sobbalzò e per la prima volta dimostrò un’emozione diversa dalla totale apatia voltandosi a guardarla sbigottito. Aveva capito bene?Luana si era permessa di insultare Pai e lui non aveva reagito in alcun modo? Che cos’era quella ragazza e che speciali qualità possedeva per riuscire a soggiogarli tutti con le proprie parole?
-Comunque –Continuò lei soddisfatta, ignorando volutamente la sua espressione attonita. –ho saputo dai tuoi fratelli che sei stato tu ad afferrarmi e a teletrasportarci alla base. –Fece una pausa, assumendo un’espressione solenne. -Ti ringr…
Da quel momento in poi tutto cambiò.
-Non ringraziarmi! –Con uno scatto improvviso quanto inaspettato lui si trasse a sedere, afferrandola per la maglietta e coprendole violentemente la bocca con una mano. –Non osare ringraziarmi.
Strinse gli occhi color dell’oro, cercando di trattenere l’immensa ondata di rabbia che l’aveva invaso.
Avrebbe voluto ferirla, farle male ma era consapevole di non potere toccare nemmeno con un dito il suo corpo magro, in quel momento debolmente adagiato contro il suo petto. Eppure sarebbe bastato così poco…con un semplice schiocco delle dita avrebbe fatto apparire i tridenti, avrebbe goduto nell’affondare la lama appuntita sempre più in profondità nel collo della ragazza, assaporando il calore del sangue che sgorgava dal taglio. –Come puoi anche solo pensare di provare gratitudine nei miei confronti dopo tutto quello che è successo a causa mia?!Il gesto che ho compiuto stamattina, è stato puramente frutto del mio egoismo.
Le labbra della giovane, tremarono contro le dita dell’alieno. Avvertiva le sue unghie dure e taglienti conficcate dolorosamente nella carne…pienamente consapevole di non potere fare nulla per sfuggire a quella situazione, per la prima volta, capì di essere veramente in pericolo.
Stretta in quell’abbraccio indesiderato e privo di affetto realizzò anche che da quella stanza nessuno avrebbe potuto udire le sue urla disperate o i suoi gemiti supplichevoli e certamente, a nulla sarebbe valso il tentativo di fuggire. L’unica possibilità che le rimaneva dunque era tentare di distrarlo e placarlo con le parole, impresa tutt’altro che facile dato che egli sembrava deciso ad evitare di farle pronunciare nuovamente qualsiasi verbo.
Deglutì tentando di non dare peso al senso di panico che le stava lentamente attanagliando le viscere, concentrandosi maggiormente sui lati positivi della situazione: era quantomeno riuscita a farlo parlare. Poco importava se la loro discussione aveva avuto inizio con l’ennesimo putiferio. –Kisshu…io non sarei qui se tu non avessi… -Mormorò a stento, la voce ovattata e tremante.
-Zitta!! –Ruggì quello, aumentando la presa su di lei e soffocando qualunque suono.
Luana si sentì mancare, mentre i propri polmoni reclamavano ossigeno. Esausta, si abbandonò completamente sul corpo di lui, appoggiando un braccio contro la sua gamba, nel faticoso tentativo di sorreggersi.
Probabilmente fu proprio quel gesto inconsapevole a salvarla.
Kisshu infatti, colto alla sprovvista dall’arrendevolezza dell’essere umano o forse dal contatto inaspettato, la lasciò andare di botto spingendola senza molti complimenti lontano da sé. –Pensi che ti abbia salvato per pura bontà d’animo?!Se è così sei davvero un’illusa. Non capisci che razza di persona sono?!Ti ho aiutata solo perché non potevo sopportare che riuscissi ad ucciderti mentre io, che ci avevo provato tante volte… –Si interruppe, osservandola freddamente mentre ella tentava di riprendere fiato, il petto squassato dai colpi di tosse. –Detesto la tua gentilezza.
Lei non reagì, rimanendo totalmente immobile e cercando di regolarizzare il respiro per non cadere in uno stato di iperventilazione che avrebbe compromesso la sua capacità di pensiero. In fondo capiva la rabbia, il rancore e le motivazioni del compagno di squadra, anche se non potevano certo appartenere ad un individuo del tutto sano di mente.
Una volta sicura di essere nuovamente in grado di respirare senza problemi e padrona delle proprie forze, sollevò il viso con decisione piantando i suoi grandi occhi color cioccolato in quelli di lui.
Quel dannato alieno poteva essere anche più forte di lei, tuttavia non gli avrebbe mai più permesso di trattarla nuovamente in quel modo.
–Basta. –Lo stroncò con voce ferma, posandogli una mano sulla spalla.
Aveva deciso di evitare di attaccarlo, pur sentendosi abbastanza irritata e umiliata da volerlo picchiare. Questo perché il proprio sesto senso le suggeriva che il ragazzo aveva bisogno di essere rassicurato. Destabilizzarlo ancora maggiormente con frasi violente non sarebbe servito a nulla. Per questo assunse l’espressione più tranquilla che le riuscì in quel momento. –Devi smetterla di auto commiserarti. Non mi interessa perché mi hai salvato. Lo hai fatto ed è questo che conta. Non posso non esserti grata.
Il giovane parve nuovamente spiazzato dal suo comportamento. –Sei stata tu la prima a salvarmi, non ti permetterò di scaricare il tuo gesto su di me. –La contraddisse, affrettandosi a distogliere lo sguardo. Per quanto detestasse ammetterlo, trovarsi faccia a faccia con quella ragazzina gli procurava un certo imbarazzo. Forse perché era la prima volta che avvertiva un’autorità del genere provenire da una donna.
Si rese conto che lei non aveva paura di affrontarlo. I suoi erano occhi sicuri di sé, colmi di una consapevolezza umile, saggia; occhi che capivano, occhi quasi materni il cui effetto era incrementato dal tocco caldo della sua mano sulla spalla.
Lo facevano sentire dannatamente debole, sottomesso e per quanto a lui la sensazione di sottomissione non piacesse, capiva che era diverso rispetto a quando era stato costretto a ricevere ordini da Deep Blue. Per questo non ebbe la forza di allontanare il suo tocco e rimase immobile a fissare la trapunta bianca del letto con il respiro leggermente affannoso a causa del precedente sfogo.
-Tu non vuoi ringraziarmi. –Convenne a quel punto la mew nera in tono consolatorio e al tempo stesso addolorato. –L’ho capito, subito dopo essermi ripresa. Gettandomi su di te sono andata contro la tua volontà…e a dire il vero non me ne dispiaccio. Ho pensato solo a me stessa mentre correvo per salvarti. –Ammise. –Anche io sono stata egoista. So di avere rovinato i tuoi piani.
Kisshu dopo un primo istante di sbigottimento, a quelle parole scoppiò in una risata sarcastica e priva di allegria sollevando la testa di scatto e gelandola con un’espressione colma di risentimento. –Tu avresti pensato a te stessa?!Non farmi ridere. Non pensi MAI a te stessa. –La accusò come se si trattasse di un’azione deplorevole. –Che cosa avresti guadagnato salvando uno che fino a meno di un mese fa stava meditando di ucciderti?
Luana si sentì improvvisamente invadere da un’ondata di stizza. Come era stupido quel ragazzo, a crederla tanto innocente. La verità era che anche lei a volte non riusciva a pensare a nient’altro che ai propri interessi, spesso calpestando perfino i più deboli. Non riusciva proprio a rendersi conto di quanto fosse in realtà debole e soggetta allo stesso egoismo di tutti gli altri esseri umani? –Stupido!! –Lo guardò a sua volta in cagnesco, serrando i denti talmente forte che le proprie gengive protestarono di dolore. L’aura di autorevole tranquillità che l’aveva circondata fino a quel momento scomparve per lasciare posto a quella di una semplice ragazzina di quattordici anni molto arrabbiata. –Non capisci proprio niente allora!!Ti ho salvato la vita per me stessa, perché mi sarebbe dispiaciuto se tu fossi morto!
Il suo grido si perse nell’aria finendo ben presto assorbito dal profondo silenzio che seguì quelle parole sincere provocando un generale aumento della tensione.
-Perché…? –Si risolse infine a chiedere Kisshu, lo sguardo ancora più sorpreso, aggiustandosi il ciuffo di capelli verdi con un gesto nervoso. –Perché ti importa così tanto di me?
–Perché sei mio amico e per me l’amicizia è uno dei fondamenti più importanti di questo mondo. –Affermò lei immediatamente, lo sguardo limpido e deciso. In quel momento seppe che mai avrebbe potuto pronunciare una frase più vera: voleva davvero essergli amica, nonostante la partenza burrascosa. Avrebbe voluto stringere una profonda amicizia con tutti loro; loro che erano così diversi dagli abitanti della sua città, che facevano discorsi seri e non si abbandonavano intere giornate a pensieri oziosi ed inconcludenti, che sembravano comprendere le sue esigenze meglio di quanto sapesse fare chiunque altro.
-Io sarei tuo amico? –Ripeté quello in tono canzonatorio, indicandosi come se non riuscisse a credere alle proprie orecchie.
-Esattamente.
Sospirò scuotendo lentamente la testa. –Quindi mi hai salvato solamente per amicizia. Voi umani siete proprio strani. –Commentò come se quell’affermazione potesse porre fine all’intera discussione.
La giovane si sentì piuttosto piccata da quel commento e abbandono la presa sulla sua spalla incrociando le braccia. Era questo il modo di rispondere alla sua richiesta di pace, umile e sincera?! –Come sarebbe a dire SOLAMENTE?!Siete voi alieni ad essere strani se non conoscete nemmeno…
-Certo che la conosciamo stupida!! –Ribattè l’alieno. –Anche noi proviamo sentimenti, come tutti voi. Sono stufo di ripeterlo sai?!
-Ho capito benissimo che provate dei sentimenti!!Ma a quanto pare non li tenete granché in considerazione!
-Perché non dovremmo?!
Quella strinse i pugni, palesemente irritata. –Bene allora diciamo pure che non vuoi essere mio amico. Oppure pensavi che mi fossi sacrificata per amore?!
A quelle parole lui scattò in piedi, il volto improvvisamente più roseo. –Ma sei letteralmente impazzita?!?! –Ululò rischiando di mettere fuori uso l’apparato uditivo della mew nera. –Non ho mai pensato ad un’ipotesi del genere!
-Sei un brutto bugiardo, ipocrita!
-E tu una pazza, isterica!!
Un’ improvvisa quiete avvolse quello scambio acceso di battute, spezzata solamente dai loro respiri affannosi che ancora cercavano battaglia, intrappolandosi tra loro. Seguendo il loro esempio anche gli sguardi incrociarono la propria via, facendoli per un istante vergognare della loro discussione infantile.
Luana strinse le mani in grembo, sinceramente pentita. Sapeva che non avrebbe dovuto aggredirlo quando aveva dato segno di voler rifiutare la sua proposta; dopotutto si trattava di una scelta personale, nulla le dava il diritto di tiranneggiare su di lui costringendolo con la forza ad accettare le proprie condizioni.
Perciò quando sollevò il capo per pronunciare delle parole di scusa, si sorprese non poco di vedere Kisshu sorridere con tranquillità. Soprattutto perché quello non era uno dei suoi soliti sorrisetti beffardi…pareva sincero, come quello di una persona intenerita oppure completamente immersa nei ricordi del passato.
Il significato ambiguo di quelle labbra riuscì a riempirla di una nuova agitazione, incrementata dalla visione delle sue iridi dorate tiepide ed addolcite.
Improvvisamente il suo cuore iniziò ad incespicare nei battiti ed il suo respiro divenne affannoso. –Perché stai sorridendo? –Esalò fissandolo ad occhi sbarrati.
Le labbra del ragazzo si tesero ancora maggiormente, incrementando il suo affanno. –Perché per un istante soltanto sei riuscita a ricordarmi Ichigo.
Egli non seppe spiegarsi perché aveva deciso di rispondere alla sua domanda, di parlarle del suo unico amore… forse perché nel profondo sapeva di potere contare sulla sua comprensione.
-…Ichigo…? –Il petto della giovane si bloccò improvvisamente, mentre l’imbarazzo lasciava il posto ad una fredda compostezza. Per un attimo si era illusa che quell’espressione dolce potesse essere rivolta a lei, ma avrebbe dovuto capirlo immediatamente: l’alieno non avrebbe mai potuto regalarle un sorriso tanto amorevole e remissivo…per il semplice fatto che la odiava con tutto il cuore. –Capisco. Litigavi spesso con lei in questo modo?
-Beh a volte capitava…anche se, per lo più riuscivo solo a spaventarla. –L’espressione del giovane si intristì lievemente.
“Chissà mai perché…” Si domandò la mew nera con acidità senza tuttavia dare voce ai propri pensieri. –Tu sei innamorato di quella ragazza. –Non era una domanda. Il dubbio non esisteva nel suo volto quando pronunciò quelle parole.
Il sorriso di Kisshu si tese in una smorfia di dolore. Non credeva di essere una persona tanto facile da interpretate. –Patetico vero?A volte provo commiserazione per me stesso…
-Non è patetico! –Luana scosse il capo alzandosi in piedi e voltandogli le spalle. Non riusciva più a sopportare quello sguardo così diverso dal solito. Gli ricordava troppo il sogno fatto poche ore prima. –E’ solo triste… -Mormorò impercettibilmente, gli occhi umidi di lacrime.
Incredibilmente l’alieno riuscì ad udire le sue parole. –Perché è triste? –Le domandò scatenando nuovamente la sua irritazione.
-Non è triste il fatto che i tuoi sentimenti non siano ricambiati?!Non ti rende forse triste pensare al fatto che ti sei sacrificato per lei senza ottenere null’altro che l’abbandono?! –Ringhiò, incurvando le spalle come un’animale pronto all’attacco.
Capì troppo tardi di avere commesso un errore madornale e si diede mentalmente della stupida. Che cosa le era saltato in mente di rivelare i particolari del proprio inconscio a colui che mai avrebbe dovuto sapere delle sue visioni?Perchè ormai era certa del fatto che non si trattavano di semplici sogni, bensì di qualcosa di ben più pericoloso.
Quest’ultimo infatti s’irrigidì come se lo avessero colpito con una scarica elettrica. –Cosa? –Proferì, la voce intrisa di panico. Nessuno a parte lui ed Ichigo avrebbe dovuto e potuto anche solo lontanamente immaginare ciò che era accaduto nel palazzo sospeso più di un anno fa: questo perché aveva giurato a se stesso che non ne avrebbe fatto parola con nessuno, preservando quell’ultimo momento, uno dei più preziosi della sua vita, dalla mente di tutti gli altri. Come poteva dunque una ragazzina, sopraggiunta quasi un anno dopo, esserne a conoscenza? Si trasse in piedi a sua volta afferrandole il braccio e costringendola a voltarsi verso di lui. –Tu maledetta…come fai a sapere che…?
-Calmati Kisshu. Non me l’ha detto nessuno. –Si affrettò ad anticipare la mew nera avvertendo le dita dell’alieno tremare a contatto con la propria pelle. Prese fiato, preparandosi a subire le conseguenze delle proprie azioni. Ormai la frittata era fatta, non le rimaneva altra scelta se non essere sincera con lui. –Ti racconterò tutto. Sediamoci, ti va?
Quello le rivolse un’occhiata ribelle e per un istante doloroso ed interminabile la ragazza temette che non le avrebbe dato ascolto e sarebbe nuovamente esploso di rabbia.
Dopo qualche secondo invece, vide i suoi occhi calmarsi assumendo un’aria rassegnata.
-D’accordo. –Lo sentì sbottare, mentre con aria irritata si lanciava sul letto, prendendo posto accanto a lei.
Luana sospirò di sollievo abbandonando la testa all’indietro e mettendo in evidenza l’incavo del collo sottile.
Kisshu notando quel gesto fu travolto da una sconvolgente quanto inaspettata ondata di desiderio. Per qualche istante faticò a mantenere la concentrazione sul pensiero di Ichigo e si lasciò inebriare dal suo profumo esotico immaginando come sarebbe stato accarezzare quella pelle morbida e saggiarne la consistenza con le labbra.
-Che c’è?
Non appena si rese conto dei propri pensieri, scosse la testa assumendo un’ atteggiamento freddo e distaccato. –Niente. Allora?!Come l’hai saputo?
–Ecco…per quanto ti possa sembrare assurdo…l’ho sognato, poco fa. –Sussurrò la giovane torturandosi nervosamente le mani. Voltò il capo verso di lui, attendendo una sua reazione: era pienamente consapevole del fatto che proprie parole sarebbero potute apparire totalmente assurde, in quel caso avrebbe continuato ad insistere finché non si fosse convinto della loro veridicità.
Il ragazzo tuttavia non fece commenti, limitandosi a fissarla profondamente con i suoi straordinari occhi color dell’oro, occhi che improvvisamente parvero inghiottirla come a volerle esplorare l’anima. Per un folle attimo la mew alien temette di non riuscire più a liberarsi dal magnetismo delle sue perle nere, che quasi inconsciamente parevano desiderare incrociarsi le proprie e si sentì perduta all’interno di pulsioni più grandi di lei. “Ignoralo!Hai cose più importanti su cui concentrarti in questo momento” Con un’enorme sforzo di volontà riuscì a spostare l’attenzione sulle piastrelle grigie del pavimento, concentrandosi ad ammirare le linee di congiunzione che le univano.
–Io…non so perché. Ma ero in un palazzo strano, sospeso nei cieli di Tokyo…all’inizio davanti a me vedevo solamente Ichigo e Deep Blue. –Rabbrividì nel pronunciare quel nome. –Poi sei arrivato tu e… –Scosse la testa sovrastata dal terribile ricordo di quell’immagine. –E’ stato orribile. Ti prego dimmi che si trattava solo di un sogno!!Che tutto ciò che ho visto non è successo davvero!
Kisshu, fino a quel momento totalmente assorbito dal racconto, riemerse dai propri pensieri stupendosi nell’udire la voce dell’umana tremare di dolore e di una rabbia così vivida che avrebbe potuto incendiare una città intera. “E’ questa la forza di Luana?L’energia dei sentimenti?” –Vorrei poterti dire ciò che mi chiedi. Ma sarebbe una bugia…perché quello che sostieni di avere sognato è accaduto davvero e ne porto ancora i segni. –Sospirò passandosi una mano sugli occhi e cercando di svuotare la mente dai ricordi che erano tornati prepotentemente ad agitare il suo animo.
-Ma com’è possibile?!Nel sogno Deep Blue ti ha trapassato con una spada enorme!! Eri agonizzante!!Sei morto davanti ai miei occhi! –Strillò quella, la voce così acuta e intrisa di isterismo che di lì a poco avrebbero potuto percepirla solo i pipistrelli. –Eppure adesso…sei qui!!
Si rifiutava di credere che un tale scempio fosse avvenuto veramente, che lui avesse dovuto patire così tanto dolore per colpa di un dittatore pazzo e assetato di potere. Cose del genere le aveva udite solamente nei racconti delle guerre avvenute in tempi passati. Possibile che inconsapevolmente si fosse scatenato uno scontro planetario di cui le autorità non erano nemmeno a conoscenza?
-Luana…
-Non capisco più niente!! –Gemette nascondendosi il viso tra le mani. Il terrore si era letteralmente impadronito di lei, facendola tremare come una foglia. –Se sei un fantasma dimmelo!Almeno potrò incominciare a piangere!
A quelle parole l’alieno la guardò con tanto d’occhi. –Un fantasma? –Ripetè stolidamente. A quel punto non riuscì più a trattenersi: si piegò in due e scoppiò in un violento attacco di ilarità accasciandosi sul materasso.
La mew nera udendo quei suoni sconnessi, smise di premersi le mani sugli occhi. –Che cosa c’è di tanto divertente?!Stiamo parlando della tua morte!! –Lo rimproverò, decisamente scandalizzata.
-Come…potrebbe un fantasma… tentare di suicidarsi scusa?!
-Oh. –Mormorò improvvisamente colpita da quella semplice verità. –In effetti non ci avevo pensato.
Lui rise ancora più forte iniziando a battere un pugno sulla superficie morbida del letto.
Era da tanto tempo che non si permetteva il lusso del divertimento: mai e poi mai quando ancora abitava sul suo pianeta aveva provato l’impulso di liberarsi in modo così allegro. Scoprì che si trattava di una valvola di sfogo immensamente piacevole e rilassante.
Mentre tentava disperatamente di riprendere fiato si ritrovò a pensare che probabilmente sarebbe valsa la pena di continuare a vivere in quel mondo solo per riuscire a godere di altri momenti del genere.
Finalmente, quando ormai dovevano essere passati parecchi minuti, riuscì a rimettersi seduto. –Ehi che cosa stai facendo lì imbambolata con gli occhi chiusi? –Domandò alla propria compagna di squadra che pareva essere precipitata in uno stato catatonico.
Udendo il suo richiamo quella si riscosse, arrossendo violentemente. –Niente. –Biascicò affrettandosi ad abbassare lo sguardo. –E che non capita spesso di sentirti ridere di cuore.
“E la tua risata è piacevole!” Sorrise tra se e se, lieta di essere stata il motivo scatenante della sua allegria. –Tornando al discorso di prima… –Continuò assumendo un’espressione seria. –Come sei riuscito a sopravvivere?
-Il sogno non te l’ha mostrato?
Scosse la testa. Probabilmente quello era uno dei difetti delle visioni involontarie…non ti mostravano mai tutto quello che volevi, come lo volevi; sarebbe stato troppo semplice.
-E’ stata l’acqua mew. Lo stesso cristallo che stiamo cercando qui sul pianeta. –Spiegò l’alieno in tono piatto. Probabilmente se per lui ci fosse stata la possibilità di scegliere avrebbe rinunciato fin da subito a quell’assurda ricerca. –Inizialmente Deep Blue ci aveva ordinato di cercarla per aumentare i propri poteri e conquistare il vostro mondo. Successivamente invece abbiamo utilizzato parte di essa per migliorare le nostre condizioni di vita. Tuttavia… -Aggiunse rabbuiandosi. –Quella che abbiamo accumulato non basta. Siamo stati costretti a tornare qui.
Dunque era quello il motivo per cui le loro strade si erano incrociate. Riflettendo sugli ultimi accadimenti la mew nera convenne che se l’acqua cristallo fosse stata sufficiente a soddisfare il fabbisogno planetario, Pai non l’avrebbe mai tramutata in Mew mew e lei avrebbe potuto continuare a vivere come un normale essere umano, felice e tranquilla.
Tuttavia, in quel caso le sarebbe risultato impossibile avvertire la forza dell’animale sopito in lei durante le trasformazioni, oppure la straordinaria sensazione di tranquillità che provava al termine di un allenamento. Kisshu, Pai e Taruto, sarebbero stati solamente dei fantasmi senza consistenza. “Immagino che per loro doversi servire di me, sia stata una disgrazia. Sarebbero stati molto più felici di tornarsene a casa senza voltarsi indietro” –E’ stata Ichigo a sconfiggere il nemico alla fine? –Chiese ponendo fine a quelle tristi riflessioni.
Udendo quella frase il ragazzo abbassò il capo di scatto. –Sì. Ma solamente grazie al fatto che dentro al corpo di quel mostro si celava l’anima del suo fidanzato.
-Del suo fidanzato? –La mew nera spalancò la bocca incredula. Quindi la leader delle mew mew era impegnata con un umano. Ecco perché non aveva mai ricambiato i sentimenti dell’alieno.
-Esatto. –Confermò lui e la giovane avvertì tanto veleno nel suo tono di voce che non si sarebbe sorpresa di vederlo sparire nel cuore della notte pronto ad assassinare il proprio rivale.
Si sentì ancora più triste, pensando all’ingiustizia con cui il mondo a volte mescolava le proprie carte.
L’alieno dagli occhi dorati si era innamorato di un’umana e quell’umana oltre ad essere la sua nemica per eccellenza non era minimamente interessata a lui.
-Ma io sono sicuro che nel profondo mi ami. E continuerò a starle accanto finché non lo capirà.
-Credi davvero che sia così? –Gli domandò a quel punto avvertendo nuovamente quella sensazione di gelida calma penetrarle l’animo. In cuor suo riusciva a capire perfettamente che in realtà la sua ostinazione era perfettamente inutile. Se davvero quella ragazzina le assomigliava non avrebbe mai abbandonato il proprio amore per un altro. Perché non riusciva ad arrendersi? Si rese conto di avere stretto i pugni convulsamente solamente quando avvertì le proprie unghie ferirle il palmo della mano.
L’amico parve offendersi al suono di quelle parole. –Perché dici questo? –Sibilò innalzando nuovamente la corazza che di solito lo contraddistingueva.
-Perché ti ha lasciato morire senza fare nulla. –Rispose lei con calcolata tranquillità. –Perché non ha ricambiato il tuo bacio neanche quando…
In quel momento vide la furia colorargli nuovamente gli occhi. Tuttavia, non se ne preoccupò. In fondo era quello che veramente desiderava in quel momento. Il suo lato cattivo voleva ferirlo, fargli aprire gli occhi davanti alla realtà.
–Non l’ha fatto, perché era spaventata! –Ruggì Kisshu, resistendo ancora una volta alla tentazione di fare apparire i tridenti e tagliarle la gola. Non voleva sentirle finire la frase, non voleva udire le stesse parole che tutte le notti tormentavano i suoi pensieri. Lui era innamorato di Ichigo e non sarebbe riuscito a smettere di amarla nemmeno volendo.
-Non l’ha fatto, perché ad averti ferito è stato il suo fidanzato!
-Tu non c’eri!Non sai niente di come eravamo e…
-Non dire che non c’ero Kisshu!Lo sai che ho visto tutto!
Calò nuovamente il silenzio. Un’assenza di suoni carica di astio questa volta.
Possibile che ogni loro discorso dovesse terminare con sguardi irritati e grida stizzite?
Luana si alzò in piedi, le braccia rigidamente distese lungo i fianchi e le mani ancora strette a pugno. Non sopportava più i suoi ragionamenti da amante sconsolato. –Possibile che tu sia così idiota da rifiutare di vedere ciò che è ovvio?!A lei non interessi!Lei sei indifferente, altrimenti perché ti avrebbe lasciato… -Non fece in tempo a terminare la frase che lui la afferrò per i polsi avvicinando pericolosamente il proprio viso alle sue labbra.
-Non lo so! –Sputò tra i denti. –Ma forse tu puoi indovinarlo. Tu che ti comporti esattamente come lei, tu che le somigli così tanto. –Il suo tono si fece suadente, sussurrato ad un millimetro dalla bocca mentre tentava di interpretare i suoi pensieri.
Ciò che non avrebbe mai potuto interpretare fu la reazione della ragazza, che con uno scatto improvviso lo colpì al petto con tutte le proprie forze facendolo cadere lungo disteso contro il pavimento freddo. –Ehi, ma che diavolo…?! –Biascicò colto alla sprovvista.
-Stammi lontano! –Lo aggredì lei indietreggiando verso la porta. –Anche se fosse come dici tu…anche se io fossi simile a lei non cambierebbe nulla!!Non potrò mai indovinare le sue motivazioni.
Lo osservò mentre si sollevava da terra massaggiandosi la schiena. Capì di avere esagerato, ma avvertire il suo respiro così vicino al proprio collo e capire che quel desiderio momentaneo era stato solamente frutto di una falsa immagine che l’alieno si era creato, le aveva suscitato un’improvvisa voglia di fuggire. Prese un gran respiro, intimando alla propria mente di ritrovare la calma. –Io non potrò e non vorrò mai sostituirla, non potrò mai colmare il vuoto che ha lasciato dentro di te. Per il semplice fatto che non sono lei. –Si lasciò scivolare lungo il muro, abbandonandosi a sedere contro il freddo pavimento. Quel contatto gelido le restituì lentamente le energie mentali disperse durante l’accesa discussione, facendola sentire meglio. –Anche se tu ora ti sforzi di sovrapporre le nostre immagini…ben presto ti renderai conto che è perfettamente inutile. –Mormorò cingendosi le ginocchia con le braccia e poggiandovi sopra la fronte liscia. –Vorrei che ci fosse lei al mio posto…ma temo, che ti dovrai accontentare di me.
-Penso che lei non saprebbe aiutarci come stai facendo tu. –Lo udì ribattere, in un tono che ella reputò sincero.
-Chi può dirlo. –Commentò in tono meditativo, sorridendogli con gratitudine. Aveva perfettamente intuito il suo tentativo di consolarla e ciò gli faceva onore dato che fino a pochi istanti prima erano impegnati in un’accesa discussione.
-Pai ti ha parlato del sigillo? –Kisshu cambiò repentinamente argomento incrociando le gambe e iniziando a volteggiare per la stanza in modo del tutto simile ad un indiano in meditazione.
-Si, mi ha spiegato tutto.
-E…?
-Beh non mi sembra di avere scelta a riguardo. –Luana abbandonò la testa contro la parete osservando il soffitto, tanto bianco da fare male agli occhi. –Continuerò a proteggerti e porterò fede al patto.
-Quindi non esiste alcun modo per spezzare…?
-No, mi dispiace per te.
L’alieno alzò gli occhi al cielo fulminandola con uno sguardo irritato. –Non sono io quello per cui dovresti dispiacerti. Hai appena scoperto di dovermi difendere per l’eternità a costo della tua stessa vita!!Come diavolo fai ad essere così tranquilla?!
-Beh, l’ho accettato. –Rispose quella con semplicità, tentando di non badare ai soliti scatti d’ira del compagno di squadra. –Che senso avrebbe accanirsi su particolari che non possiamo cambiare?E’ anche per questo che ti ho chiesto di diventare mio amico. Migliorare la nostra relazione potrebbe essere utile.
-Spesso non riesco a seguirti. Fai dei ragionamenti degni di Pai. –Si lamentò quello massaggiandosi le tempie.
-Lo stesso vale per Ichigo. Perché accanirti su di lei, quando puoi migliorare i tuoi rapporti con persone più vicine?
Sul suo volto si dipinse un’espressione di astuta malizia. –Ti riferisci a te?
-No! –Si affrettò a smentire la ragazza scuotendo violentemente il capo. –Ormai ho capito che è una causa persa. Mi riferisco alle tue relazioni in generale.
Il giovane fece spallucce, come a voler dire che non gliene importava molto degli altri. In effetti la mentalità che regnava sovrana sul suo pianeta era, per citare un famoso detto umano, “Chi fa da se, fa per tre”. Infatti capitava raramente di incontrare due persone legate da un sigillo, tanto che per molti anni aveva creduto si trattasse di una semplice leggenda. Ipotesi smentita da ciò che era accaduto quella mattina.
-Kisshu…
Il tono della giovane lo allarmò, facendogli perdere il filo dei propri pensieri. Sembrava quello di una persona che ha appena avuto un lampo di genio ma è terrorizzato alla sola idea che il suo concetto possa essere reale. –Che succede? –Domandò avvicinandosi cautamente.
Quella lo guardò con gli occhi sgranati afferrandolo per la veste. –Kisshu, tu stesso mi hai confermato di esserti sacrificato per Ichigo…ma allora il patto, dovrebbe essere valido anche per voi due!
Avvertì la propria tensione scemare come un gruppo di rondini migratorie. Lentamente si allungò verso di lei e le diede un buffetto sulla guancia rivolgendole uno sguardo triste e malinconico. –Purtroppo no. A quest’ora sarebbe già mia, se così fosse stato.
-Tua? –Luana rimase colpita da quelle parole amare e ancora una volta le sembrò di avvertire il peso delle proprie scelte incatenarla al suolo con strette di metallo. Si morse le labbra. Questo, tradotto per la loro situazione significava che anche volendo l’alieno non sarebbe più stato in grado di odiarla, almeno non ancora per molto: la forza del sigillo glielo avrebbe impedito. –Perché non è successo anche quella volta?
-Prima di tutto, perché non ho protetto un’aliena ma un essere umano…secondo non mi sono direttamente frapposto tra lei e l’oggetto della sua morte ma ho agito con più prudenza.
-Quindi non è così facile scatenare la protezione…
-Non lo è proprio per niente. E’ questo che mi fa incazzare. –Ringhiò lui picchiando un pugno contro il muro ad un millimetro dalla guancia della ragazza, che sobbalzò spaventata. –Tu in un solo istante sei riuscita non-si-sa-come a racchiudere tutti gli elementi necessari a scatenare questa sottospecie di auto-condanna!!
Lei ridacchiò nervosamente torturandosi con insistenza una ciocca di capelli ricci. –Mi dispiace…ma era l’unica cosa che avrei potuto fare…mi sono accorta troppo tardi del fatto che eri circondato.
Improvvisamente un rumore squillante proveniente dal suo polso destro interruppe la loro conversazione. La ragazza sollevò il braccio stizzita, gettando un’occhiata all’orologio argentato che aveva l’abitudine di portare sempre con sé. Impallidì. –Oddio…sono le sei del pomeriggio!!Tra poco mia madre chiamerà per sapere che cosa sto facendo!! –Scattò in piedi prendendo a girare in tondo per la stanza. –Vedi ancora qualche ferita sul mio corpo?!
Lui sollevò un sopracciglio decisamente sconcertato dal cambio d’atteggiamento della ragazzina. Notò che sembrava affetta da disturbi da personalità multipla e gli venne da ridere al solo pensiero. –No non mi pare…
-Bene, menomale. Allora se non ti dispiace…me ne vado! –Borbottò quella prendendo ad armeggiare rapidamente con la spilla del teletrasporto. –vai a parlare con Pai, appena puoi. Sono sicuro che sarà contento.
-Ehi aspetta…Luna!
Sentendosi chiamare con il proprio nomignolo si bloccò nell’atto di premere il pulsante a destra del monile rimanendo con un dito comicamente puntato verso il basso. –S-si?Che c’è?
-Penso che tu abbia ragione. Ormai è inutile piangere sul latte versato…Ma…
Ingollò l’aria, sentendosi improvvisamente a disagio. –Ma?
Kisshu le si avvicinò, lo sguardo serio e concentrato puntato sul suo volto.
La ragazza per la prima volta sentì che la stava guardando veramente e che i suoi occhi non erano persi nel passato come accadeva di solito. Istintivamente arretrò di un passo, intimorita.
-Accetterò che tu mi protegga solamente se anche tu accetterai la mia protezione.
-La…tua protezione?
Il ragazzo annuì con decisione. –Solamente rischiando a mia volta la mia vita per proteggerti, mi sentirei in pace con me stesso.
-I…io non so se… -Tentennò Luana arrossendo di botto. Aveva capito bene?Lui voleva proteggerla a costo della sua stessa vita solamente per pulire la propria coscienza?!
-Voglio il tuo accordo. Altrimenti, niente amicizia. –Sentenziò l’alieno strizzandole l’occhio con fare complice.
-Mi stai ricattando?!
-Sto cercando di rendere più leggero il tuo compito. Se accetterai, ci proteggeremo a vicenda come una squadra e la mia coscienza non ne risentirà. –Spiegò poggiandole una mano sul capo e scompigliandole i capelli ricci. –Avanti, accetta!Che cosa hai da perdere?
La mew nera aggrotto le sopracciglia confusa. In effetti l’idea di Kisshu avrebbe potuto rivelarsi fruttuosa…ma se fosse stato solo un motivo in più per rischiare l’osso del collo?In fondo lui desiderava morire… -D’accordo. –Acconsentì infine incrociando le braccia al petto. –Ma potrai intervenire solamente in situazioni di emergenza. Ok?
Quello sorrise beffardo, assumendo un’aria compiaciuta. –Perfetto, Luna. –Cantilenò, per poi premere la spilla della ragazza, la quale colta alla sprovvista si ritrovò improvvisamente inginocchiata sul proprio letto a fissare il vuoto di fronte a se.
Il telefono stava già squillando vivacemente sul comodino.
Ricordandosi improvvisamente della madre si affrettò a premere il tasto di risposta, domandandosi intanto come avrebbe potuto sopravvivere con l’amico alieno sempre appiccicato per l’eternità.
-Ciao mamma!
-Ciao Tata, hai impiegato molto tempo per rispondere. Mi stavo preoccupando.
Maledicendo se stessa per non avere fatto caso al tempo che passava, tentò di rassicurare il genitore. –Ero in bagno. Chiami sempre mentre sto facendo la doccia.
-Ti sento stanca, tutto a posto?
-Certo, sto benissimo!Ho solo usato troppo il cervello stamattina a scuola. –Rise, sentendosi disgustata dall’enorme quantità di bugie che come sempre era costretta a raccontare. –Tu tutto a posto?
-Il lavoro è pesante…ma tra due ore sarò a casa…stasera non preparare cena. Riposati pure un po’…hai la voce molto strana.
-Ti ripeto che sto bene!Grazie…anche io ti voglio bene.
Riagganciò il telefono con un gesto secco, pregando che la madre non sospettasse nulla. Dopotutto come avrebbe potuto?Fino a pochi mesi fa era stata una figlia modello, spesso chiusa in casa e per nulla interessata alle uscite notturne in discoteca.
“Mentre ora mi ritrovo a combattere contro il mio stesso pianeta e a dover trascorrere la maggior parte delle mie giornate con tre alieni psicopatici.” Pensò con ironia abbandonandosi sul proprio letto e stringendo il morbido cuscino tra le braccia.
L’ultimo pensiero che sfiorò la sua coscienza prima di abbandonarsi alla pace del sonno fu che era contenta che Kisshu avesse ripreso a parlare.


Ecco qua!!Ho finito!!A quanto pare Kisshu è sempre più convinto che Luana somigli ad Ichigo!!Voi cosa ne pensate?E' davvero così?Fatemi sapere!!!Un bacio a tutti!!

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Capitolo 7
*** Scoperte e diversivi ***


Buon giorno a tutti!!
Finalmente sono riuscita a postare un nuovo capitolo della storia!!Sinceramente stavolta temevo proprio di essermi bloccata completamente, invece dopo qualche settimana l’ispirazione è tornata permettendomi di ricominciare a scrivere alla velocità della luce. Mi rendo conto che sono parecchi mesi che non aggiorno…ma si sa, quando manca la vena creativa è davvero difficile continuare.
Spero comunque che anche questo nuovo sviluppo vi soddisfi, e prometto che tenterò di essere più puntuale!
Anche perché sono la prima che si spazientisce quando gli autori smettono di pubblicare e non concludono le loro storie. Quindi mi impegnerò a portare avanti questo lavoro fino alla fine, dovessi metterci vent’anni.
Ora passiamo ai ringraziamenti!

Stellina Girl3942: Sono felice che tu abbia apprezzato e commentato il mio lavoro!E sono soddisfatta nel sentirti dire che Luana non assomiglia ad Ichigo, ovvio qualche lato in comune ce l’hanno, ma si tratta per lo più di lati superficiali del carattere, non di quelli profondi. Per quando riguarda la tua supposizione sul fatto che lei sia attratta da Kisshu…in effetti lo è abbastanza. Dopottutto è davvero molto difficile resistere al fascino esotico dell’alieno, almeno secondo il mio parere XD Grazie ancora, alla prossima!

Ekiyo: Sono molto lusingata dai tuoi complimenti, in effetti amo molto scrivere i capitoli che si svolgono tra Luana e Kisshu quindi cerco sempre di mettercela tutta!! Mi piace sottolineare i contrasti interiori dei vari personaggi, sia quelli di Kisshu nei confronti di Ichigo e Luana, ma anche quelli della protagonista che ovviamente è arcistufa di sentirsi ripetere quanto assomigli alla mew rosa, ma al tempo stesso si sta affezionando molto all’alieno, finendo per desiderare di somigliarle davvero.
Non so nemmeno io come andrà a finire…XD L’unico modo che mi resta per scoprirlo è continuare a scrivere perché, anche se mi immaginassi il finale, sicuramente lo cambierei nuovamente e ancora e ancora a seconda di come mi gira in quel momento.
Perciò, continua a seguire i miei deliri e lo scoprirai.

Liuba: Ciao cara!!Che bello vedere che hai commentato anche questo capitolo!!Kisshu sicuramente è psicopatico e Luana lo sta diventando a forza di stargli accanto. E la capisco poveretta, visto che lui mette davvero a dura prova la sua pazienza! Ora bisogna soltanto scoprire chi dei due avrà la meglio sull’altro. Avremo una mew alien psicopatica o un alieno ragionevole?Boh!
In effetti non penso che Kisshu dimenticherà tanto presto la sua micetta, insomma la amava a tal punto da essersi sacrificato per lei beccandosi una spada in pieno stomaco…non è un gesto da tutti i giorni! Per lo meno adesso ha un'altra ragazza con cui distrarsi (povera Luana =_=)!
Alla prossima!!

Lady_Kadar: Oddio, con tutti questi complimenti mi stai facendo arrossire!! °///° Grazie, grazie, grazie!!
Ad essere sincera entusiasma molto anche me scrivere di questo continuo alternarsi di sentimenti positivi e negativi, spero soltanto che la cosa non diventi troppo monotona. Dovrò dire al mio cervello di cambiare la situazione!!XD
Avanti cervello!!!Pace e amore da ora in avanti…(Cervello: =w= non sperarci troppo…èwé)
Eh già!Perché pur essendo Luana una persona paziente, gli alieni sono davvero degli ossi duri!Kisshu più di tutti!!Ce ne vorrà prima di riuscire a cambiare la loro mentalità diffidente!
Ci si scrive!

Anksunamoon: Scusa se ti ho fatto attendere così tanto per leggere il seguito!!Mea culpa!!Ti autorizzo a picchiarmi. Beh, stracotta è una parola grossa…diciamo che gli ormoni sono birichini. XD adesso poi, a causa di questo sigillo dovrà continuare a proteggerlo, la vedo male…ma è pur sempre una ragazza cocciuta quindi non si sa! potrebbe cedere, come invece potrebbe decidere di ignorare la situazione. Tu in che cosa speri?
Io spero che questo nuovo capitolo ti piaccia.
Bacio



Scoperte e diversivi



Stava ormai calando la sera a Tokyo, la città più importante e popolosa del Giappone e il tiepido sole che aveva riscaldato la terra per tutta la giornata, era ormai disceso oltre l’orizzonte tingendo il cielo di uno stupendo color porpora. Gli ultimi uccelli rimasti all’esterno dei loro nidi lanciavano malinconici richiami, preparandosi a ritirarsi per la notte.
Lungo il viale che portava ad un maestosa costruzione color rosa confetto, conosciuta da tutti come “Cafè mew mew”, non si udiva anima viva, come se qualcuno avesse cosparso di cotone la zona circostante, rendendo tutti i suoni inconsistenti ed ovattati.
Improvvisamente un’autovettura rosso acceso dall’aria molto costosa ruppe la deliziosa quiete irrompendo con la velocità di un fulmine, sgommando lungo la strada e bloccandosi proprio di fronte all’ingresso.
Una delle cameriere, intenta a pulire con diligenza uno dei sottilissimi tavolini bianchi che si trovavano all’interno dell’edificio si bloccò improvvisamente, abbandonando il panno da pulizia senza molti complimenti e correndo a sbirciare attraverso una delle piccole finestre a cuore. Aveva lunghi capelli di un insolito color verde lattuga raccolti in due lunghe ed ordinate trecce che ricadevano lungo la schiena ed enormi occhi color oceano in parte celati da un paio di spessi occhiali da vista.
Le bastò gettare un’occhiata alla macchina dell’individuo per capire immediatamente di chi si trattava. Lanciò un gridolino sorpreso, troppo sovrastata dall’emozione per pensare ad avvertire le altre cameriere.
Senza alcun indugio si precipitò all’ingresso spalancando la porta principale con un sorriso. –Okaeri, Ryou-san! –Salutò accennando un piccolo inchino in segno di rispetto. –Sono contenta di rivederti.
Durante quelle lunghe settimane aveva temuto di non poterlo salutare mai più. Sapeva benissimo quanto i suoi pensieri fossero stati sciocchi, tuttavia, quando un mese prima l’aveva visto correre via dal caffè per andare chissà dove, la prima conclusione a cui era giunta era stata anche la più dolorosa: che probabilmente si fosse sentito troppo schiacciato dall’assenza di Ichigo e avesse deciso di andarsene.
Ma ora era tornato, questo significava che probabilmente dietro la sua “fuga” vi era stato celato un motivo ben preciso.
Il giovane, ricambiò il benvenuto frettolosamente tendendo le proprie labbra in una smorfia che avrebbe dovuto assomigliare ad un’espressione felice.–Sono tornato.
Restasu si morse la lingua mentre l’istinto della super eroina per un istante riusciva ad avere la meglio sulle proprie paure. –Che cosa sta succedendo? –Proruppe in tono tremendamente serio. Conosceva bene l’ ombra celata negli occhi del ragazzo. Significava guai.
-Lo scoprirai presto. Dove sono le altre?
Lo inseguì attraverso l’ingresso mentre quest’ultimo percorreva a grandi passi la sala da pranzo del locale fortunatamente a corto di clienti a quell’ora della sera. –La situazione è grave? –Tentò ancora, sforzandosi di adattarsi al suo passo veloce.
Succedeva sempre così: per quanto cercasse di dimostrarsi buona e gentile con tutti, le sue relazioni terminavano comunque nello stesso modo, con la gente a cui voleva bene che correva troppo veloce per i suoi ritmi, la abbandonava e la umiliava, e lei che, ingenua e insicura, tentava inutilmente di raggiungere i propri obiettivi senza riuscirci mai.
-Non troppo. Ma dobbiamo sbrigarci!
-Ryou onii-chan!E’ tornato! –Gridò una voce squillante proveniente dalla cucina, subito seguita da una marea di esclamazioni sorprese. Contemporaneamente, la porta del laboratorio sotterraneo si spalancò, rivelando la figura pallida ed emaciata di Keichiirou.
Ryou, riconoscendo immediatamente il proprio migliore amico, corse ad abbracciarlo, indifferente agli sguardi curiosi delle altre ragazze che, nel frattempo, si erano radunate tutte nel salone, come in attesa di un ordine del proprio generale. –Key! –Esclamò, assaporando quella singolare sensazione che si è in grado di provare solamente quando ci si sente a casa. –Mi dispiace di averti addossato la responsabilità di mandare avanti il progetto.
L’amico lo abbracciò a sua volta con calore, battendogli vigorosamente una mano sulla spalla. –Non importa. Non è stato poi così difficile. Piuttosto…non ti aspettavo così presto…è successo qualcosa?
Quelle parole furono portatrici di un profondo silenzio che strinse i presenti nella propria gelida morsa.
Le cinque mew mew si scambiarono sguardi carichi di aspettativa. Avevano avvertito tutte una certa tensione nell’aria non appena era ricomparso il loro capo e ora se ne stavano tutte rigide come soldati pronti alla battaglia.
-Si, e nulla di buono purtroppo. –Lo sguardo del giovane si indurì mentre, con lentezza, andava posandosi sulle figure minute delle guerriere che aveva personalmente addestrato. Gli dispiaceva enormemente costringerle a combattere ancora una volta, soprattutto perché non le aveva mai considerate delle semplici pedine ma delle alleate preziose, forse perfino delle amiche di cui fidarsi. Ripensò alla fuga di Ichigo in Inghilterra e dovette constatare che, suo malgrado, non poteva certo biasimarla della sua decisione. Per un anno intero era stata la fiamma del gruppo, aveva donato anima e corpo in un progetto che una giovane ragazzina come lei non avrebbe potuto di certo pienamente comprendere e condividere, aveva rischiato di perdere la persona che amava e perfino la sua stessa vita durante l’ultimo scontro. A conti fatti forse quella di allontanarsi da lui, da tutti loro e da quel mondo violento era stata una scelta saggia.
Chiuse gli occhi un istante appena, cercando di scacciare quegli oziosi pensieri. Non era tempo di rimpiangere il passato bensì di combattere per il futuro. –Gli alieni hanno localizzato l’acqua mew.
Alle paladine bastò lanciarsi un semplice sguardo per capire ciò che andava fatto.
-Siamo pronte. –Affermò Berii a nome di tutte. –Dicci solo dove dobbiamo andare.
Ryou aggrottò la fronte preoccupato. –In un luogo piuttosto lontano e pericoloso purtroppo. Non vi sarà facile combattere al suo interno. Comunque confido del fatto che gli alieni non essendo abituati a quei luoghi siano nettamente svantaggiati oltre che inferiori di numero.
-E quale sarebbe questo luogo? –Proruppe Purin impaziente.
-E’ comunemente conosciuto in Italia come grotte degli Orridi di Uriezzo.
Sguardi perplessi, questa volta. Evidentemente quel nome era ignoto a tutte loro.
-Si tratta di profonde incisioni di origine fluviale, scavate nella roccia molto tempo fa. Ho letto che sono molto profonde, tanto che in alcuni tratti non si vede il cielo. Il terreno là sotto è estremamente scivoloso e in alcuni punti vi sono delle fosse colme d’acqua, nelle quali è meglio non precipitare.
Voi siete dotate di poteri speciali, quindi non dovrebbe essere un problema…ma fate attenzione.
-Certo. Faremo il possibile per tornare a casa tutte intere! –Berii sorrise sollevando rigidamente una mano sul capo come ad imitare una recluta pronta agli ordini.
A quel gesto anche l’espressione del giovane si distese lievemente. –Non potete andare ora. E’ quasi notte e dovete essere riposate per riuscire a combattere efficacemente. Riposate almeno fino all’alba. Di sopra vi attendono cinque stanze vuote con i letti già pronti. Ci penserò io ad avvisare le vostre famiglie. Al mattino troverete un portale ad attendervi. Buona fortuna. –Le osservò mentre in un silenzio teso si dirigevano verso i piani superiori. –Tenete d’occhio Luana e se potete cercate di catturarla. E’ l’unico ostacolo che ci impedisce di avere la meglio sugli alieni.

-Dunque ragazzi, oggi parleremo della noia. Sono sicuro che voi tutti abbiate già sperimentato questa condizione. Ma che cos’è esattamente la noia…il vocabolario la definisce come Sensazione di inerzia malinconica e di invincibile fastidio, dovuta perlopiù a insoddisfazione per la monotonia e la mancanza d'interesse della situazione in cui ci si trova. Tuttavia scavando più a fondo dentro di noi sono sicuro che voi non riuscireste a relegarla semplicemente in questi termini. Molti filosofi addirittura la definiscono come una malattia che può essere mortale…
Luana, il volto sprofondato tra una pila di libri di testo, una penna infilata dietro l’orecchio per domare il solito ciuffo di capelli ribelli, scorse rapidamente con il dito tra le pagine fino a trovare la definizione indicata dal professore.
I suoi occhi si illuminarono non appena riuscì a trovare il titolo che cercava. Con muta determinazione, non dissimile a quella che la animava durante le trasformazioni, impugnò l’evidenziatore e iniziò a sottolineare febbrilmente.
La filosofia aveva destato il suo interesse fin dal primo anno delle superiori, tanto che neppure la stanchezza suscitata dai continui e stressanti allenamenti era riuscita a spegnere il suo entusiasmo.
Al suo fianco Kevin la stava osservando con un sopracciglio sollevato. Al contrario della giovane, che rischiava di scomparire inghiottita dalla quantità di cianfrusaglia presente sul suo banco, sedeva perfettamente composto, la superficie del tavolo immacolata, le penne disposte ordinatamente sul tavolo. Nonostante avesse aperto il volume di filosofia alla pagina indicata, appariva chiaro che la lezione non suscitava in lui il benché minimo interesse. –Non capisco come fai. –Borbottò svogliatamente trattenendo a stento uno sbadiglio. –Mezza classe sta già dormendo e tu invece sembri non avere occhi che per quel tizio…
Le dita lunghe ed affusolate della ragazza che fino a quel momento avevano continuato ad agitarsi, perse tra complicate definizioni e scritture minute, vergate da famosi pensatori, si bloccarono di botto. –Sono io che non capisco come fai. –Ringhiò a mezza voce riemergendo dai tomi con un’espressione a dir poco collerica.
Sul volto del compagno di banco si disegnò un espressione confusa e al tempo stesso maliziosa. Sapeva di averla fatta arrabbiare interrompendo quel momento di totale dedizione allo studio che le capitava durante le lezioni che amava, ma la cosa anziché farlo sentire in colpa destò la sua ilarità. Dovette stringere i denti per evitare di riderle in faccia. –Fare che cosa?
-Come puoi avere dei voti così alti senza avere mai aperto un libro??Ogni volta che il mio sguardo cade su di te, non ti vedo mai attento eppure, quando i professori ti domandano qualcosa, hai sempre in tasca la risposta giusta.
Il suo sguardo si affilò, divenendo improvvisamente gelido come il ghiaccio mentre il suo animo veniva sovrastato dal risentimento e da una rabbia così intensa che, per qualche istante, fu in grado di ovattare tutti i suoi sensi. Non udì più nulla. Ne la voce lenta e soave del proprio docente, ne il quieto borbottare di alcuni studenti, impegnati a giocare a carte dietro al suo banco, neppure lo sgradevole gracchiare di una cornacchia nel giardino sottostante.
Non erano state tanto le insinuazioni della giovane ad irritarlo quanto il modo in cui gli si rivolgeva sempre: “Ogni volta che il mio sguardo cade su di te” Lo considerava una persona tanto indegna da non meritare nemmeno di essere guardato. Strinse convulsamente la matita tra le mani magre, rischiando di spezzarla.
Improvvisamente fu tentato dall’idea di lasciare perdere tutto. Quella ragazzina manteneva troppo riserbo nei suoi confronti, dubitava seriamente che sarebbero mai riusciti ad instaurare un rapporto di stima e amicizia.
Indugiò qualche istante sulla sua figura minuta, catalogandone il viso perfettamente ovale, leggermente incavato all’altezza delle guancie, le labbra sottili e rosee e le sopracciglia scure, corrugate, come accadeva sempre ogni qual volta si ritrovavano a discutere. Pensò che forse avrebbe fatto meglio a chiedere alla coordinatrice di classe di spostarlo accanto a qualcun altro; così facendo si sarebbero risparmiati mesi di inutili sopportazioni. Infine non poté fare a meno di incrociare il suo sguardo: quegli occhi così strani, di un marrone cioccolato cangiante nel grigio, leggermente allungati verso l’alto.
La giovane, sentendosi improvvisamente osservata, irrigidì la schiena con un riflesso involontario, le sue perle color noce si fecero improvvisamente più scure, come bagnate dall’incertezza.
Quell’infinitesimale secondo di esitazione bastò ad incrinare la sua maschera di persona indifferente e Kevin poté constatare con trionfo che l’ostinata avversione che ella sembrava provare verso di lui in realtà altro non era che incondizionata paura di aprirsi al prossimo. –Io ho già studiato tutte queste cose nella mia scuola. E’ ovvio che sappia già tutto. –Le spiegò con ritrovata calma giocherellando con una ciocca di capelli mori.
Luana si dondolò nervosamente sulla sedia: odiava sentirsi addosso gli occhi delle persone, soprattutto di quelle imperscrutabili come lui. Per un attimo aveva creduto di essere riuscita a farlo arrabbiare…
evidentemente però non era così facile sovrastare la sua falsità. L’aspetto del suo carattere che detestava di più era infatti proprio quel suo essere sempre così calmo e sorridente in ogni situazione: lo considerava un atteggiamento stupido nonché una continua menzogna nei suoi confronti.
Abbassò il capo rassegnata all’idea che ogni loro conversazione dovesse svolgersi avvolta dalla più totale freddezza. –Capisco. Buon per te. –Rispose semplicemente, tornando dopo pochi istanti a rivolgere l’attenzione al docente seduto alla cattedra. “Se lui non è onesto con me, non vedo perché dovrei fidarmi di lui”
Nonostante la sua buona volontà, si rese ben presto conto che la sua concentrazione era stata spezzata, perciò non poté fare altro che rivolgere lo sguardo fuori dalla finestra dove il sole stava espandendo i suoi tiepidi raggi autunnali sulle cime delle montagne. Alcune di esse erano già state in parte imbiancate, sebbene il colore predominante fosse ancora il rosso.
Sospirò osservando le nuvole muoversi sospinte dal vento impetuoso e gelido che da parecchi giorni sferzava tutta l’Italia. Le sembrò impossibile che si stesse già avvicinando l’inverno.
Forse a causa dei ritmi serrati a cui si stava abituando o forse in merito ai geni felini, non riusciva più a rendersi conto obiettivamente dello scorrere del tempo. Tutti i mesi le sembravano solamente giorni e le settimane ore. Il che era sbalorditivo soprattutto premettendo che, in quel periodo, non erano avvenuti cambiamenti degni di nota: da quando aveva scatenato il sigillo, la sua vita aveva continuato a scorrere come sempre, non fosse stato per gli strani ed improbabili luoghi che aveva visitato ogni notte a partire da quel momento, sogni che sembravano provenire dalla mente di un estraneo ma che al tempo stesso le trasmettevano delle sensazioni estremamente famigliari. Nemmeno il rapporto con i propri compagni di squadra era mutato di una virgola. Inizialmente si era illusa che, dopo ciò che aveva fatto per loro, avrebbero iniziato a trattarla con un po’ più di rispetto, forse perfino con ammirazione…ma ora, a distanza di mesi, si rendeva conto di quanto fosse stato sciocco e superbo quel pensiero. Tra alieni e umani regnava da tempo un abisso di diffidenza e rancore, come aveva potuto illudersi di riuscire a colmarlo in un solo insignificante giorno?
Proprio mentre la campanella scolastica iniziava ad emettere i suoi insopportabili trilli, segnalando a tutti gli studenti il cambio dell’ora, accadde qualcosa che le fece dimenticare immediatamente tutte le nozioni faticosamente apprese pochi istanti prima.
Ebbe appena il tempo di alzarsi dalla propria sedia che un calore bruciante si fece strada dalla tasca dei suoi pantaloni, percorrendole tutta la gamba e trasmettendole una sensazione di crescente agitazione.
Riconobbe immediatamente, in quel segnale, il richiamo degli alieni.
Cercando di mantenere un’espressione calma e un’andatura che non la facesse apparire come una fuggitiva, si diresse di soppiatto verso i bagni, pregando che a nessuno venisse la geniale idea di seguire il suo esempio, chiudendosi a doppia mandata nel cubicolo più lontano dal corridoio.
Fortunatamente a quell’ora i servizi igienici erano completamente deserti e questo le consentì di estrarre la spilla e contattare subitaneamente Pai.
-Luana mi senti? –La voce fredda e pacata dell’alieno proruppe dal piccolo monile dorato, rimbombando per qualche istante contro le pareti sudice del gabinetto.
La ragazza notò che appariva calmo come al solito, perciò la situazione non doveva essere grave. Se ne sentì rassicurata. –Si ti sento. –Mormorò riprendendo a respirare con più lentezza.
-Dove sei?
-Sono a scuola. Che cosa sta succedendo?
Le rispose un silenzio meditativo tipico di chi sta architettando qualcosa per superare un ostacolo. –Abbiamo trovato l’acqua mew.
Il cuore della mew nera perse un battito mentre ogni buon proposito di mantenere un atteggiamento rilassato scompariva come neve al sole: sentì le proprie ginocchia assumere la consistenza di due budini e dovette aggrapparsi alla maniglia della porta per non cadere. –Ah. –Proferì in un rantolo che sapeva di condanna.
Al solo pensiero che da quella missione sarebbe potuto dipendere il futuro degli alieni, pensò di non essere assolutamente in grado di farsi carico di un tale fardello. Tanto più che avrebbe avuto il compito di salvaguardare anche la vita di Kisshu.
Come poteva lei, un semplice essere umano anche solo pensare di riuscire a terminare con successo quelle titaniche imprese?! Per un istante infinito ed attraente, accarezzò la folle idea di lasciare perdere tutto, urlare a Pai che ne aveva abbastanza delle bugie, degli scontri e dei litigi, che aveva deciso di lasciare perdere quella follia e che avrebbe smesso di essere una mew alien.
Tuttavia, il senso del dovere come sempre ebbe la meglio, spingendola a tornare quasi immediatamente padrona dei propri pensieri e a rinchiudere le proprie paure in un angolo remoto dell’animo. Sapeva benissimo a che cosa sarebbe andata incontro quando aveva accettato di offrire il proprio aiuto agli esponenti di un pianeta sconosciuto.
Ora era giunto il momento di farsi valere: avrebbe dimostrato alle cinque nemiche che cosa significava ostacolare una sottoposta aliena. –Però in questo momento non posso muovermi. Se me ne andassi, tutti noterebbero la mia assenza.
Nonostante la sua determinazione, riguardo al mantenersi lucida e fredda, non riuscì a trattenere un brivido di terrore quando udì la voce di Pai tingersi di un suono carezzevole che possedeva un non-so-che di sadico. –Penseremo noi a distrarli come si deve.
Deglutì, tentando di detergere la gola, che aveva assunto la consistenza di cartavetrata. –Che cosa volete fare…?Come farò a sapere quando dovrò raggiungervi?
-Per quanto voi umani siate decisamente privi di spirito di osservazione, confido nel fatto che te ne accorgerai.
-Ma Pa…
-Ora torna ad occuparti di ciò che devi umana. Non destare sospetti.
Dopo queste lapidarie parole, la conversazione terminò lasciando la ragazza sola con la propria ansia. E per il suo cuore l’ansia era qualcosa di poco controllabile. Dovette mordersi le labbra a sangue per non cedere ad una crisi di panico. “Va tutto bene. Ce la farai anche questa volta. Dopotutto sei stata addestrata!”
Finalmente, dopo parecchi minuti di auto convincimento, riuscì a costringere le gambe a tornare sui propri passi, raggiungendo la classe appena prima che entrasse la professoressa.
-Credevo che ti fossi persa tra i gabinetti. –L’apostrofò Kevin allegramente quando la vide prendere posto accanto a lui e ritirare in fretta e furia il materiale di filosofia.
-Non mi sento molto bene. –Tagliò corto lei, immaginando di dovere giustificare anche il proprio colorito terreo.
Nonostante non si fosse guardata allo specchio avvertiva infatti ogni particella del proprio corpo in tensione, letteralmente sconvolta, dunque immaginò di non apparire, agli occhi degli altri, molto diversa rispetto ad uno straccio usato per lavare i pavimenti.
Si riscoprì ad odiare quella situazione. Detestava non essere messa al corrente riguardo ciò che i suoi compagni di squadra architettavano…e il tono di voce utilizzato da Pai non prometteva nulla di buono.
Riprese a dondolare sulla sedia, la tensione nervosa così esorbitante che fu sufficiente il gentile tocco del compagno di banco per farla sobbalzare come se l’avessero appena punta con uno spillo.
Quello, osservando la sua reazione, batté le palpebre stupito. –Ehi, volevo solo chiederti se potevi prestarmi una penna…sicura di sentirti bene?
No, la verità era che non si sentiva affatto bene. –Oh, la penna…ecco… -Costrinse le proprie labbra ad elaborare un sorriso soddisfacente.
Fu proprio mentre stava per passare l’oggetto al ragazzo che accadde.
Inizialmente si udì solamente uno scoppio, non dissimile al rumore dei petardi lanciati a capodanno da qualche ragazzino scalmanato. Nessuno ci avrebbe fatto caso se non fosse stato per il fatto che, nella scuola che frequentavano, di petardi non se ne era mai vista nemmeno l’ombra.
La professoressa volse il capo verso la fonte del rumore, imitata da tutti gli studenti e anche da Luana, le pupille ristrette dalla tensione.
Seguì un silenzio teso, illusorio: uno di quei momenti, tipici dei sogni, che ti facevano pensare di avere scampato il pericolo solo per farti ritrovare un attimo dopo tra le spire dell’inferno.
E l’inferno venne davvero. In un istante, una colonna di fuoco alta almeno tre metri si levò silenziosa ma spettacolare dal cortile dell’edificio circondandolo in pochi istanti. La mew alien rimase paralizzata dallo stupore osservando le lingue vermiglie che danzavano, frenetiche e bellissime inondando di calore tutta la zona circostante.
Era uno spettacolo terribile che nonostante tutto possedeva un fascino ipnotico che la teneva inchiodata sul posto.
A risvegliarla dallo stato catatonico in cui era ricaduta furono le grida che iniziarono a diffondersi, come un’epidemia, tra le classi e nei corridoi. Rumori insopportabili, che non aveva mai sperimentato prima e che la circondarono con il loro tumulto come le onde del mare si infrangevano sugli scogli. Anche se avrebbe voluto darsela a gambe, non riuscì a fare altro che inginocchiarsi a terra e premersi le mani sulle orecchie dolenti sperando in quel modo, di riuscire ad attutire la strabiliante intensità degli urli umani. Rimase con le dita convulsamente strette sul proprio padiglione auricolare per un tempo che le parve interminabile, finché non si sentì trascinare lontano dalla finestra, verso la folla fuori controllo accalcata sulle scale antincendio.
Si voltò sorpresa e vide la mano di Kevin convulsamente stretta nella sua. La sua presa forte e sicura per qualche motivo la indusse a rilassarsi. –Dobbiamo andarcene!! –Le gridò cercando di aprirsi un varco per respirare meglio. Il fumo si stava rapidamente diffondendo in ogni zona del palazzo, stringendo loro la gola e impedendogli di respirare efficacemente.
Lei si guardò attorno, ancora profondamente stordita, pregando che gli alieni non avessero davvero deciso di mandare in fumo l’intero edificio. “Avrebbero potuto escogitare un espediente meno invasivo per portarmi via. Ora sono comunque bloccata qui!”
-Merda!! –Ringhiò l’amico osservando con disperazione le lingue infuocate rendere inaccessibile anche la loro ultima via d’uscita. –Siamo bloccati.
Luana, udendo quella frase disperata, tornò improvvisamente padrona delle proprie facoltà. Capì che non poteva assolutamente permettere di lasciarsi sopraffare da qualche urlo: era necessario che almeno qualcuno mantenesse la calma; se gli alieni non fossero riusciti a trovarla sarebbe stata lei ad addossarsi la responsabilità di salvare gli altri esseri umani.
Inoltre, era la prima volta che Kevin le permetteva di intravedere una traccia di debolezza e di umanità sul suo volto e rendersi conto all’improvviso tutta la sua vulnerabilità, scatenò nel suo animo l’intenso desiderio di proteggerlo.
Inspirò profondamente, cercando di mettere a tacere i propri timpani, e si voltò verso di lui, rivolgendogli per la prima volta un sorriso privo di sarcasmo. –Andrà tutto bene. Troveremo una via d’uscita.
Il ragazzo, a quelle parole le rivolse uno sguardo dubbioso, il capo che vorticava freneticamente da una direzione all’altra in cerca di salvezza. –E come??Il fuoco è ovunque…
-Troveremo un modo! –Lo mise a tacere lei in tono rassicurante ed al tempo stesso autoritario. –Te lo prometto. –Aggiunse poi, temendo di essere stata troppo dura.
–Sai… -Incominciò Kevin di punto in bianco, in un tono sorprendentemente caldo ed affettuoso. –Ti trovo diversa in queste situazioni…non ti avevo mai vista così a tuo agio. Sembri nata per comandare. In questo momento ti obbedirei anche se mi chiedessi di gettarmi nel fuoco.
La ragazza, udendo quelle parole pronunciate con tanta enfasi, non poté fare a meno di sentirsi imbarazzata e dovette distogliere lo sguardo per non dargli la soddisfazione di vederla arrossire. –Non è il momento per i complimenti! –Borbottò, innalzando nuovamente la sua barriera difensiva e iniziando a trascinarlo giù per le scale di pietra;
-Ok, ok scusa!
Nonostante avesse cercato di dimostrarsi rassicurante e determinata, due lati del carattere essenziali che contraddistinguevano una buona eroina, dovette ammettere a se stessa che la situazione in cui si trovavano era davvero disperata: l’aria attorno a loro iniziava a farsi incandescente rendendo difficile la concentrazione, mentre dense volute di fumo nero penetravano a fiotti dalle finestre trasformando quel luogo dedito all’apprendimento in un nebbioso inferno nero. –Dobbiamo muoverci e subito!!Tu sei nuovo, quindi è normale che non conosca la struttura dell’edificio, io invece l’anno scorso ho scoperto due entrate secondarie, protette. E’ probabile che lì le fiamme non siano ancora arrivate!Controlleremo! –Gridò cercando di sovrastare le urla e gli ansiti dei presenti.
Ormai i ragazzi ammassati contro le pareti si agitavano con tale disperazione che risultava difficile perfino procedere normalmente lungo i corridoi.
L’altro annuì, seguendola il più rapidamente possibile e cercando di evitare di schiacciare gli alunni più piccoli, la maggior parte dei quali emetteva sordi rantoli con le labbra, il volto rigato di lacrime.
Corsero lungo tutto il primo piano alla ricerca di un qualunque passaggio che non fosse ostruito.
Nonostante il giovane facesse tutto il possibile per rendersi utile, la mew alien di tanto in tanto era costretta a rallentare per permettergli di riprendersi dagli effetti del fumo acre, manovra che comportava un non indifferente dispendio di tempo. Avevano appena terminato di perlustrare l’ala ovest, quando quest’ultimo perse l’equilibrio e si accasciò al suolo senza forze, il petto squassato dai colpi di tosse.
-Kevin!! –Esclamò preoccupata, inginocchiandosi e iniziando a massaggiargli la schiena per aiutarlo a respirare. –Ti sei fatto male? –Era incredibile come le situazioni di pericolo riuscissero ad unire gli animi delle persone, anche di due come loro, opposti in tutto e per tutto.
-Non credo di riuscire a proseguire… -Ansimò lui, le palpebre tremanti. –Qualcosa mi sta soffocando.
Lei gli sollevò il capo, reggendolo sulle ginocchia e avvertendo il suo respiro debole ed affaticato. Forse aveva avuto ragione lui, dicendo che probabilmente non sarebbero sopravvissuti…
Scosse la testa, scacciando dalla mente quel pensiero pessimista. Restare in un angolo a piangersi addosso non avrebbe di certo giovato alla situazione.
Doveva trovare immediatamente gli alieni. –Scusami. –Mormorò, adagiandolo lentamente sul terreno e accarezzandogli il viso sudato. –Non vorrei dovermi allontanare ma devo assolutamente fermare l’incendio.
Le labbra del giovane, ormai semisvenuto, si incurvarono in un sorrisetto. –Solo tu puoi farlo vero?
Era una frase sarcastica che tuttavia colpì la mew alien come una freccia in pieno petto, facendole avvertire tutto d’un tratto la portata enorme di ciò che doveva fare.
Avvertì il proprio cuore riempirsi d’orgoglio “Già solo io posso farlo” Ammise a se stessa alzandosi in piedi con decisione. Era giunto il momento di vincere contro il fuoco.
Prima di andarsene si voltò un ultima volta verso di lui: avrebbe voluto dirgli tante cose; che le dispiaceva di averlo per molto tempo considerato una persona irritante ed egoista, di non aver provato nemmeno per un istante ad instaurare un rapporto sventando tutti i suoi tentativi di abbordaggio, avrebbe voluto giurargli che sarebbe tornata a prenderlo tuttavia non poteva permettersi nemmeno il lusso di promettere…quindi si concesse solamente un lungo sguardo malinconico, prima di voltarsi e ricominciare a correre come se nulla fosse successo.
Ma se davvero non era accaduto alcun che, perché avvertiva un nodo alla gola così doloroso da impedirle di respirare?
Aveva percorso poco più di un centinaio di metri quando si sentì afferrare per le spalle e, in men che non si dica, si ritrovò premuta contro il muro, sotto la scala di marmo che portava al piano superiore. Riconobbe immediatamente l’odore e lo stile di colui che l’aveva raggiunta ma anziché provare sollievo, si ritrovò inondata da una rabbia così profonda che temette di esplodere e di trasformarsi a sua volta in una fiamma. –Tu!! –Ruggì, gli occhi fuori dalle orbite. –Perché ti fai vedere solo ora?!Perché non sei venuto prima!!!Perché cazzo voi alieni avete deciso di appiccare fuoco alla mia scuola?!?
Kisshu non parve sorpreso sentendo le ingiurie di lei, tuttavia non sorrise beffardo come avrebbe fatto di solito, ma la fissò semplicemente di rimando come volendola incolpare di qualcosa. –Non siamo potuti arrivare prima perché eri circondata da esseri umani.
La giovane avvertì una nota di rimprovero nella sua voce cosa che contribuì a farla imbestialire ancora maggiormente. –E che cosa avrei potuto fare?!Si è scatenato il finimondo!!Loro avevano bisogno di me…
Improvvisamente avvertì un altro tocco, più gentile, sulla spalla che la indusse ad interrompere la sfuriata diretta verso l’alieno dai capelli verdi e ad abbassare lo sguardo. –Taruto! –Non si era minimamente resa conto della sua presenza, finché quest’ultimo non aveva provato ad attirare la sua attenzione.
-Luana, dobbiamo sbrigarci. –La ammonì il bambino con aria tremendamente seria. –Le altre mew mew sono già al corrente delle scoperte di Pai e potrebbero intervenire da un momento all’altro.
-Ma…l’incendio…?
Kisshu si esibì in uno dei suoi soliti versetti di disappunto, corrugando la fronte in un gesto di palese irritazione. –Quello è stato solo un diversivo idiota!!L’incendio non esiste veramente. Sono stato io a fare svenire tutti i presenti. Credevamo che l’avresti capito e saresti subito venuta a cercarci ma a quanto pare –Lanciò un’occhiata obliqua al fondo del corridoio dove il corpo di Kevin giaceva esanime. –Hai preferito perdere tempo.
-Perdere tempo…?! –Ripeté Luana, tanto incredula che la voce le uscì con un suono basso e gutturale. Così era questo il riconoscimento che le veniva assegnato dopo tutti gli sforzi fatti per salvare la situazione?Era questa l’importanza che la vita degli esseri umani aveva secondo il criterio gli alieni?
Gli occhi le si ridussero a due fessure immobili mentre l’aria respirata le si impigliava in gola producendo un ringhio minaccioso e terrificante.
Taruto deglutì e indietreggiò istantaneamente, lanciando un occhiata decisamente preoccupata al fratello. –Oh-oh…mi sa che l’hai fatta arrabbiare.
Quest’ultimo strinse le labbra e corrugò la fronte senza tuttavia muoversi o dare segno di voler redimersi. Se la ragazza fosse esplosa di rabbia e l’avesse attaccato non sarebbe stato un problema così grave: sapeva benissimo come difendersi, non era la prima volta che si trovava a dover combattere contro quella mocciosa. In realtà desiderava che ella reagisse anche solo per poco, perché nel momento in cui si era reso conto che anche lei, una mew alien da lui stesso addestrata, era soggetta alle stesse sciocche debolezze di tutti gli altri abitanti del pianeta terra, aveva provato il desiderio perverso di farla pentire di essere nata umana, uccidendo il suo amichetto davanti ai suoi occhi. In quel modo si sarebbe finalmente resa conto di quanto fosse insignificante la vita dei suoi simili e avrebbe smesso di tentare di salvare chiunque per un futile motivo.
-Allontanati da me. –Disse invece quest’ultima, gelandolo con uno sguardo colmo di disprezzo. Lo stesso tono che Ichigo aveva usato tante volte durante i loro combattimenti.
Le labbra dell’alieno si incurvarono in un sorrisetto trionfale.
-Allontanati ho detto!!Schifoso bastardo! –Lei si liberò della sua stretta con uno strattone e lo spinse lontano mandandolo a cozzare contro la porta a vetri, dietro la quale dardeggiavano ancora fiamme vermiglie. –Come ho anche solo potuto pensare di credere in te?!Tu consideri gli umani come esseri indegni e inferiori…ma non ti rendi conto che… -La sua voce tremò spezzandosi sull’ultima parola.
-Di che cosa dovrei rendermi conto? –Rise lui osservandola con scherno.
-Che sei solo. Fottutamente solo e lo sarai sempre di più. –Rispose ella stringendo i pugni. –Ma non è colpa degli altri come credevo prima!E’ soltanto colpa tua!!
Il sorriso sulle labbra di Kisshu si spense a poco a poco mentre i lineamenti del suo viso si contraevano rendendo il suo aspetto quasi diabolico.
Era successo ancora una volta: come al solito non aveva saputo celarsi ed era stato messo a nudo dalle parole di quella ragazza. E se fosse stato davvero come diceva lei?Se davvero le sue disgrazie fossero accadute anche a causa dei suoi pregiudizi?Se Ichigo non l’avesse ricambiato perché in fondo aveva avvertito quanto detestasse tutti gli altri umani a parte lei?
No, non poteva essere andata così. Era stato Ayoama a portagliela via, era stato quel dannato sentimento che sembrava annullare tutti i suoi sforzi, lo stesso sentimento che aveva visto nello sguardo di Luana mentre soccorreva Kevin.
L’ira prese il sopravvento, facendogli perdere totalmente il controllo. Perché arrabbiarsi era rimasto l’unico modo per tenere lontano la gente da lui. –Che cosa ne vuoi sapere tu?! –Ruggì, afferrandola per il polso e stringendola così forte da farle male. –Sei soltanto una stupida, insulsa umana!!
Lei gemette, senza tuttavia mostrare in alcun modo paura o desiderio di fuggire. Si limitò a sospirare e a scuotere la testa. –Mi fai pena. –Concluse in tono piatto rivolgendogli uno sguardo colmo di delusione. Dopodiché tornò a rivolgere la propria attenzione al piccolo Taruto, rimasto immobile ad ascoltare la discussione. –Chi sistemerà tutto questo? –Domandò freddamente indicando con un ampio gesto tutta l’area circostante.
Lui sobbalzò, come colpito da una scarica elettrica. Evidentemente non era abituato ad essere interpellato tanto bruscamente dalla mew alien. –L’illusione svanirà tra poco… -Spiegò dondolandosi nervosamente da un piede all’altro.
-E tutte le persone svenute?
-Loro si riprenderanno tra circa un paio d’ore, ma non si ricorderanno più quello che è successo. Staranno bene comunque. Non era nostra intenzione fargli male.
Udendo quelle parole il volto della ragazza parve rilassarsi lievemente. Erano tutti al sicuro…e anche Kevin si sarebbe dimenticato l’accatuto: il suo nuovo modo di essere, il suo affetto celato…ogni cosa.
Sospirò. In fondo era meglio così.
-Allora possiamo andare. –La voce secca di Kisshu ruppe quel momento di deliziosa quiete, facendole accumulare nuovamente un’indescrivibile carico di tensione.
-Sarai tu ad accompagnarmi? –Domandò freddamente cercando di immettere in quella semplice frase tutta la cacofonia di sentimenti fuori controllo che albergavano in lei.
Quello, dal canto suo, la gelò con uno sguardo altamente irritato che, anche se detestò ammetterlo, la paralizzò come avrebbe potuto fare una tempesta di neve con una fragile crisalide. –Non hai molta scelta.
Deglutì:forse non avrebbe dovuto dirgli quelle cose; dopotutto, il suo compito era quello di proteggerlo anche a costo della sua stessa vita e, pur detestando con tutto il cuore i suoi comportamenti irascibili ed insensibili, non avrebbe potuto sottrarsi dall’accompagnarlo, neanche volendo. Tutto sarebbe stato più piacevole se avessero messo da parte le divergenze, almeno per quel giorno.
Tuttavia,subito dopo avere formulato quei pensieri ricordò come egli l’avesse appellata “Stupida insulsa umana” neanche dieci minuti prima e decise che non avrebbe ceduto alla sua testardaggine nemmeno sotto tortura.
Ancora imbronciata, gli afferrò il lembo della veste, stando bene attenta a non entrare in contatto nemmeno per sbaglio con la sua pelle diafana, e chiuse gli occhi preparandosi al teletrasporto.
Quando li riaprì si sorprese a barcollare sull’orlo di un profondo crepaccio largo almeno trenta braccia e tanto profondo che non riuscì a vederne il termine nemmeno sforzando la propria vista felina al massimo.
Si irrigidì di colpo, ricordando improvvisamente i macabri racconti aleggianti attorno a quel luogo: ne avevano parlato i telegiornali diversi anni prima, quando un essere umano non troppo attento vi era scivolato dentro durante un escursione per poi riemergerne morto. –E’ davvero…qui? –Gracchiò con voce tremante rivolgendo al compagno di squadra uno sguardo a dir poco terrorizzato.
-A quanto pare. –Rispose quello,palesemente compiaciuto del suo disagio. –Qualche problema?
Luana non rispose, continuando ad osservare come ipnotizzata il buco nero che si inoltrava per chilometri e chilometri a pochi passi dal lei. Avvertì tutta la propria determinazione sciogliersi come cera accanto al fuoco e non riuscì ad impedire alle proprie gambe di indietreggiare e alle proprie mani di iniziare a tremare convulsamente. Non voleva scendere lì sotto. Quel luogo le faceva paura.
–Bene, allora ci vediamo sul fondo. –Ghignò l’altro alzandosi in volo di parecchi metri.
-Come sarebbe a dire ci vediamo sul fondo?!Io credevo che mi avresti…
Kisshu scosse la testa, in volto un espressione di maligna soddisfazione –Hai detto che sono solo no?Che ti faccio pena. Beh se è così non vedo perché dovrei preoccuparmi per la tua sorte…
-Che diavolo…?! –La giovane spalancò la bocca, il tono a metà tra l'indignato e il disperato. –E tutte le tue belle promesse riguardo alla pulizia di coscienza?!Non contano più?! –Urlò, così forte che udì le proprie parole rimbombare contro le pareti di roccia umida. Tuttavia egli si limitò a leccarsi le labbra sottili, come un cacciatore sadico che osservi la propria preda avvicinarsi alla trappola che ha piazzato apposta per lui, prima di sparire silenziosamente.
La mew alien impiegò parecchi minuti a capacitarsi del fatto di essere rimasta sola e di dovere davvero scendere in fondo a quel tunnel potenzialmente mortale con le sole proprie forze.
Si morse le labbra, imponendosi di non perdere la calma. “Accidenti a te Kisshu!!” Imprecò mentalmente. “Possibile che tu sia così infantile?!Se morirò nell’impresa tornerò dalla tomba per perseguitarti!!” Non riusciva a credere che l’amico l’avesse abbandonata in quel luogo desolato, nel bel mezzo di una missione importantissima, soltanto perché offeso da una discussione da lui stesso provocata.
Quel comportamento era strano perfino per un egocentrico come lui. Che ce l’avesse con lei per un altro motivo?
Rimase alcuni istanti a rimuginarci seriamente, tuttavia nessuna delle immagini contenute nei propri ricordi riuscì ad esserle d’alcun aiuto quindi, infine si rassegnò alla propria ignoranza e tornò a rivolgere la propria preoccupazione verso il difficile compito che l’attendeva, cercando di farsi coraggio.
Anche se probabilmente scendere negli orridi senza alcun ausilio poteva rivelarsi un' impresa veramente pericolosa, lei era pur sempre una ragazza dotata di agilità sovrumana, quindi forse avrebbe avuto maggiori possibilità di sopravvivenza rispetto agli altri malcapitati.
Strinse i pugni: doveva sbrigarsi.
Di li a poco sarebbero sopraggiunti i loro nemici e se non fosse riuscita a raggiungere l'acqua cristallo prima di quel momento, la situazione si sarebbe enormemente complicata. –Mew Mew Luana…METAMORPHO-SIS! –I suoi poteri si attivarono istantaneamente, pervadendo il suo corpo con la loro energia devastante e permettendole di fare chiarezza tra i propri pensieri: gli animali non erano in grado di provare la stessa varietà di sentimenti degli uomini e ciò poteva rivelarsi utile quando si trattava di agire senza pensare.
Guidata dall’istinto scivolò dentro l’oscurità, ignara di ciò che stava per avvenire ma certa che qualunque cosa fosse stata, avrebbe cambiato il destino degli alieni e il suo, per sempre.

Ecco qui!!!Capitolo abbastanza lunghetto ma piuttosto dinamico!!!Spero che non vi annoi!!Alla prossima!
MoonBlack

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Capitolo 8
*** Acqua Cristallo ***


Buon giorno a tutti!!!Scusate l'immenso ritardo ma alcuni impegni improrogabili mi hanno impedito, prima di concludere il capitolo e poi di postarlo decentemente.
Ho infatti già risposto via mail a tutte le gentili persone che hanno commentato lo scorso capitolo perchè sapevo che non avrei avuto tempo di farlo durante la stesura di questa pagina!
Ringrazio anche tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite, tra le ricordate ecc e anche quelle che semplicemente la leggono apprezzando in silenzio! Vi adoro!! Ora è meglio che vi lasci alla lettura e non vi tedi più di quanto non abbia già fatto con la lunghissima assenza.



Acqua Cristallo



L’oscurità era ovunque, solida, inevitabile e crudele come nel peggiore degli incubi. Lo circondava da ogni lato, stringendolo in una morsa di gelida immobilità e rendendo vano ogni suo tentativo di resistere ai sentimenti negativi che gli attanagliavano l’animo.
Mentre avanzava a tentoni tra le rocce lisce e scivolose, gli impediva di percepire altro che non fossero i propri passi e gli odori che lo circondavano: note penetranti di umido che ad ogni movimento si facevano sempre più intensi. A volte, se tendeva l’orecchio, poteva avvertire l’acqua di un ruscello sotterraneo che sibilava leggera, pacifica ed indifferente, totalmente all’oscuro di tutte le angustie degli esseri viventi; perfino quel suono innocente, che in una situazione normale avrebbe portato con sé tranquillità, in un luogo angusto come gli Orridi riusciva inspiegabilmente ad angosciarlo.
Un solo fruscio fuori posto e Kisshu si bloccò, rabbrividendo come un bambino spaventato. Iniziava a capire perché gli umani avessero ideato un nome del genere per caratterizzare quelle profonde scavature nel terreno: perfino nei brevi tratti in cui uno spiraglio di luce riusciva a farsi strada tra le tenebre, le stalagmiti e stalattiti formatesi grazie all’incessante scorrere dei fiumi per milioni di anni, si mostravano in tutta la loro angosciante forma. Se non avesse avvertito l’aria umida muoversi al suo passaggio, avrebbe perfino messo in dubbio il fatto di essere dotato di corpo. “Avanti Kisshu, piantala!Tu non hai mai avuto paura del buio!” Pensò irritato. Tuttavia, ciò che riusciva a suscitare in lui un timore sempre crescente erano soprattutto quelle facce di pietra scolpite malamente dalla natura lungo le pareti: parevano dei demoni orribili, che lo scrutavano con quei loro occhi infuocati attendendo il momento propizio per entrare dentro il suo corpo e rubargli l’anima.
Inoltre, il ricordo del viso di Luana, gli occhi spalancati dalla paura e il viso mortalmente pallido, non contribuivano certo a tranquillizzarlo; in quel luogo dovevano esservi celati dei segreti orribili che avrebbero fatto indietreggiare anche il più coraggioso degli eroi.
La sua mente si soffermò ancora sull’immagine della ragazzina: l’ultimo ricordo che aveva di lei era quello di una figura spaventata, totalmente indifesa contro l’ignoto che le si spalancava sotto i piedi.
Il suo cuore provò un improvvisa fitta di rimorso e preoccupazione. Sentimento che crebbe a dismisura quando si ritrovò a pensare che ella non disponeva nemmeno della capacità di volare. “Se l’è voluta dopotutto…quest’esperienza le insegnerà a portarmi il giusto rispetto.” Era ancora abbastanza furioso da riuscire a raccontarsi una bugia del genere, anche se un’altra parte della sua mente, quella che tentava di nascondere sempre più disperatamente dietro la maschera di ragazzo sprezzante ed egoista, continuava ad accarezzare l’idea di tornare indietro e portarla con sé. Forse avere a fianco la sua figura minuta e vivace l’avrebbe fatto sentire meno solo.
Strinse i pugni, continuando suo malgrado a macinare metri su metri, perfettamente consapevole che, giunti a quel punto, tornare indietro si sarebbe dimostrato utile solamente a fare perdere tempo a Pai e ad aumentare le probabilità che la squadra avversaria raggiungesse l’obiettivo prima di loro.
Improvvisamente una luce: nulla più che un lontano baluginio che si faceva strada attraverso la roccia, tuttavia quell’insolito elemento bastò ad allarmarlo.
Anche se si trovava in una zona decisamente protetta da sguardi indiscreti si rese ben presto conto che l’oggetto emetteva troppi fotoni e troppe onde elettromagnetiche per essere un artefatto creato dai suoi simili.
Gli abitanti del suo pianeta si dimostravano attenti in ogni occasione a non sprecare nemmeno il minimo grammo di energia che non fosse indispensabile. Perciò il fascio luminoso che si stava dirigendo rapidamente verso di lui doveva appartenere senza alcun dubbio agli esseri umani. Possibile che li avessero preceduti?
Senza dare il tempo alla propria mente di formulare altri pensieri inconcludenti si accucciò dietro ad una stalagmite larga almeno quattro braccia e vi rimase finché le figure non giunsero così vicine da consentirgli di riconoscere il loro odore.
-Ehi, ho sentito un rumore…sembra che qualcuno respiri… -Balbettò Restasu acquattandosi dietro a Purin e stringendole il braccio così forte da farle male.
L’altra se la scrollò di dosso malamente, lanciandole un occhiata esasperata e voltandosi verso una terza figura dal viso in ombra. –Berii…tu sei quella con udito e olfatto più sviluppati, avverti nulla?
Maledicendo se stesso per non avere pensato a rimediarsi un nascondiglio più sicuro, Kisshu non poté fare altro che trattenere il fiato, pregando che decidessero di lasciare perdere e continuassero la loro escursione lasciandolo in pace: ma come avrebbero potuto sorvolare sulla traccia olfattiva che aleggiava a meno di dieci metri da loro?
-Si, certo. Ed è anche vicino. –Rispose quella in tono sicuro, strappando la torcia dalle mani della bambina ed iniziando a perlustrare i dintorni.
L’alieno strinse gli occhi, cercando di mettere a tacere i battiti accelerati del proprio cuore; giunti a quel punto era inutile sperare di potere scappare, l’unica risorsa che gli rimaneva era l’effetto sorpresa. Con un fluido movimento delle dita fece apparire i tridenti, pronto ad entrare in scena nell’esatto istante in cui le ragazze si fossero avvicinate abbastanza da consentirgli di ferirle gravemente con un solo colpo.
Tuttavia quella mossa non si rivelò necessaria: proprio mentre le tre si stavano chinando per esaminare la colonna dietro la quale era nascosto, in lontananza si udì un boato assordante che non poteva essere stato generato da null’altro che un esplosione.
-Che cosa è stato?
Anche lui si stava chiedendo la stessa identica cosa, il corpo immobile e teso come una corda di violino. Che qualcuno stesse combattendo nei dintorni?
Gli rispose solamente il silenzio più assoluto: nessuno osava respirare, nemmeno le tre giovani umane, evidentemente terrorizzate dall’idea che il cunicolo crollasse.
Improvvisamente però un oggetto scuro e pesante entrò nel loro campo visivo abbattendosi sul capo di una delle tre che stramazzò al suolo, con un tonfo sordo.
Kisshu vide il viso della sua nemica completamente distorto dal dolore e, nonostante si trattasse di una mossa piuttosto rischiosa, la curiosità lo indusse a discostarsi lievemente dall’enorme stalagmite per tentare di vedere meglio la scena.
-Berii!
-Chi diavolo mi ha tirato in testa un sasso…?! –Gemeva quest’ultima, la testa tra le mani e un rivolo di sangue che scorreva copioso lungo la tempia sinistra. Chiunque l’avesse colpita, di certo possedeva una mira invidiabile.
Ma nemmeno l’alieno dai capelli verdi riuscì a distinguere l’artefice di tale scompiglio: tutto ciò che avvertì, fu il rumore di passi veloci e sicuri che si allontanavano.
Scattò in piedi a sua volta, conscio di dovere sfruttare l’opportunità che gli era stata offerta dal misterioso salvatore e si allontanò rapidamente, imboccando un cunicolo a caso.
L’odore di umido tornò a farsi sentire ancora più pregnante bruciandogli il naso ad ogni respiro e facendogli desiderare soltanto di tornare al più presto tra le pareti sicure della propria base.
“Dove diamine si sono cacciati quei buoni a nulla dei miei fratelli?” Si domandò con stizza, cercando senza troppi risultati di ritrovare il senso dell’orientamento. In lontananza poteva ancora avvertire le grida echeggianti e rabbiose di Berii, un promemoria continuo riguardo a quanto fossero in pericolo.
Era praticamente certo del fatto che fosse stato Taruto a ferirla con tanta maestria, salvandolo dall’incresciosa eventualità di essere colto in flagrante.
Tuttavia, se quell’azione eroica era stata davvero opera sua, perché una volta messe in fuga le nemiche se l’era data a gambe senza nemmeno degnarsi di raggiungerlo?
Quasi fosse stato evocato dai suoi pensieri, quest’ultimo sbucò all’improvviso alle sue spalle, rischiando di travolgerlo nella foga di allontanarsi. Tra le mani reggeva una piccola lampadina a basso consumo che, con i suoi lievi bagliori rosati, riusciva ad illuminare a stento l’ambiente circostante. –Accidenti!! –Imprecò sorpreso, cercando di mantenere l’equilibrio e riprendere fiato. –Kisshu!!Dov’eri finito?!Sono ore che io e Pai ti stiamo cercando.
-Beh, mi avete trovato a quanto pare. –Commentò quello senza troppo trasporto: in realtà si sentiva immensamente sollevato all’idea di non essere più solo.
-A proposito…come mai non c’è Luana con te? –Quasi gli avesse letto nel pensiero, il fratello minore gli lanciò un occhiata sospettosa con il solo risultato di incrementare ulteriormente i suoi sensi di colpa.
Imprecò mentalmente. Tra le centinaia di domande che potevano essere formulate in un momento del genere, aveva optato come sempre per l’unica alla quale non avrebbe voluto rispondere. D’altronde come avrebbe potuto giustificarsi? Di certo non confessando che quando l’aveva vista così assorbita dagli esseri umani si era incazzato con lei e aveva deciso di abbandonarla al proprio destino.
Come minimo gli avrebbero staccato la testa. –Non è con me. Non ho la più pallida idea di dove sia. –Si limitò a mormorare, sperando che il compagno di squadra non si scandalizzasse troppo.
Speranza inutile considerando l’affetto incondizionato che il piccoletto provava per la ragazza, quasi la considerasse una sorta di sorella maggiore o una madre.
Infatti gli occhi di quest’ultimo si fecero grandi di indignazione mentre le guance gli si imporporavano di collera. –Come scusa?! –La sua voce salì di due ottave rimbombando contro le pareti fredde. –L’hai fatta scendere in questo schifo di posto da sola?!Ma sei impazzito?!
La sfumatura di accusa nella sua voce era inequivocabile e Kisshu, nonostante sapesse perfettamente di meritare quelle parole di rimprovero, fu tentato di sbattergli la testa nel fango e andarsene nuovamente per conto proprio. Lontano da tutte quelle inutili parole e soprattutto dalla propria coscienza che si era improvvisamente svegliata e pareva gridasse sempre più forte contro le pareti del suo cuore. Scosse il capo mentre la furia tornava ad offuscargli la vista. –Si l’ho fatto e allora?!Chi è lei per farci preoccupare tutti così?! –Parole urlate più alla sua mente confusa che al piccolo alieno.
-Sei uno…!!
-Volete fare silenzio! –Tuonò una voce autoritaria alle loro spalle facendoli voltare di scatto.
Dalle tenebre circostanti si delineò lentamente il duro profilo di Pai, le sopracciglia inarcate in un espressione severa. –La situazione è già abbastanza difficile senza che vi mettiate a gridare rivelando a tutti la nostra posizione.
-Scusa. –Mormorò Taruto senza tuttavia smettere di guardare l’alieno dai capelli verdi con espressione collerica.
-Le mew mew si sono divise in due gruppi. –Continuò l’altro esortandoli con un rapido gesto del capo a proseguire il cammino. –Durante tutto il tragitto percorso per trovarvi, mi sono domandato il perché di una simile scelta…in un luogo insidioso come questo senza dubbio la strategia migliore sarebbe quella di rimanere uniti. Ma ora ho notato che la ragazza non è con Kisshu e credo di essere giunto ad una soluzione.
A quelle parole l’alieno dagli occhi dorati smise di camminare, fermandosi esattamente al centro dello stretto cunicolo. –Che cosa intendi dire con “Ora ho notato che la ragazza non è con Kisshu”?! –Domandò teso, mentre la terribile sensazione di essersi lasciato sfuggire un particolare importante generava nuovamente un peso sul suo petto. –Luana non centra niente con tutto ciò!
Quello lo fulminò con lo sguardo, arricciando le labbra in un sorrisetto sarcastico. –Davvero ne sei convinto?Eppure credevo che fossi una persona intelligente.
Kisshu ignorò la frecciatina, cercando piuttosto di ripercorrere con la mente tutti gli episodi passati e di estrapolare un qualunque indizio che potesse aiutarlo a capire perché per le Mew mew Luana era tanto importante…
Quando finalmente ricordò, non riuscì nemmeno a dire una parola, perché il gelo che gli aveva attanagliato le membra lo costrinse ad ascoltare centinaia di volte le stesse fatidiche parole.
“–Lei farà parte del nostro gruppo perciò lasciala andare!!”
“–Tu sei nata sul pianeta terra. Come puoi schierarti contro di esso?”
“-Non hai visto come combatte, il modo in cui si muove!Sembra naturalmente portata per la lotta!”

Frasi che in quel momento assunsero le sembianze di un muto rimprovero, una condanna che valeva molto più degli stupidi improperi di Pai.
Era stato uno sciocco. Come aveva potuto non pensarci? La cosa che le loro antagoniste bramavano di più non era l’acqua cristallo, bensì i poteri che la mew alien possedeva: erano scese in quel luogo infernale perché spinte dal volere del loro capo che letteralmente smaniava dal desiderio di convincerla ad unirsi alla propria squadra.
E lasciandola completamente sola ed indifesa a vagare attraverso i tunnel mortali, non aveva fatto altro che favorire il loro piano.
Dopottutto chi gli garantiva che la ragazzina, ferita dal suo comportamento infantile, non avesse deciso di cambiare le carte in tavola, schierandosi senza alcun preavviso dalla loro parte? Sarebbe stata una vendetta perfetta e più che giustificata.
“Smettila! Lei non è come te. Non lo farebbe mai.”
Tuttavia quelle futili scuse suonavano false perfino alle sue stesse orecchie…perché si era comportato da persona meschina: aveva perfino preteso che tutti i pensieri della giovane gli spettassero semplicemente perché si era posta al loro servizio. Non si era mai domandato nulla riguardo ai suoi reali sentimenti.
Ed ora la sola idea di ritrovarsi a combattere contro di lei come era accaduto con Ichigo, di rendersi conto un giorno che nei suoi occhi aleggiava la stessa espressione di odio profondo e sentirla versare le stesse lacrime, urlare a causa degli stessi sbagli…
Era una possibilità troppo rivoltante da accettare. Così insopportabile che, senza nemmeno esserne cosciente, i suoi piedi iniziarono a muoversi da soli verso un percorso ignoto ma indubbiamente più corretto.
-Dove stai andando?
–Devo andare a cercarla. –Mormorò stupendosi delle sue stesse parole e della sicurezza con cui le aveva pronunciate, come se la soluzione fosse sempre stata lì, a portata di mano e lui, reso troppo ottuso dall’orgoglio, non l’avesse mai notata fino a quel momento.
-Non dire sciocchezze. –Pai lo stroncò sul nascere afferrandogli un braccio e costringendolo all’immobilità. –Ormai è troppo lontana, non riusciresti mai a…
-Ci riuscirei invece!!
-E come?Correndo a casaccio?!
-Lei è… -Tentò di ribattere divincolandosi ma il fratello lo precedette.
-Se la catturassero non sarebbe così grave…ma se ora perdiamo l’acqua crista…
A quelle parole Kisshu avvertì la poca pazienza ancora conservata, consumarsi definitivamente: Era questo che Pai voleva da lui?!Desiderava che sacrificasse un’altra ragazza innocente per un oggetto che probabilmente non avrebbe nemmeno risolto definitivamente tutte le controversie in atto sul loro pianeta?! Era un folle se credeva che avrebbe nuovamente abbassato il capo, piegandosi al volere dei superiori come un qualunque soldato da quattro soldi. –Chi sene fotte di quella dannata acqua cristallo!!Al diavolo voi e al diavolo il mio pianeta!! Non ho intenzione di lasciare una donna da sola, non più! –Gridò furibondo, colpendo il fratello dagli occhi viola con una spallata talmente violenta da mandarlo a cozzare contro la roccia umida che circondava quel luogo.
Ignorando completamente i loro rabbiosi richiami spiccò il volo dirigendosi a gran velocità verso il sentiero che aveva superato qualche attimo prima.
L’avrebbe trovata sicuramente, strappandola dalle grinfie di quel dannato Ryou Shirogane e dal suo malsano progetto.

Luana volse rapidamente lo sguardo attorno a sé e i suoi occhi parvero illuminarsi di luce propria, come due fari che fendevano le tenebre.
L’espressione ansiosa e i muscoli irrigiditi dalla tensione, era perfettamente consapevole di essere in grado di scandagliare ogni singolo atomo di quelle incavature: il suo corpo giaceva infatti raggomitolato nell’ombra, tanto ben controllato da rendersi quasi invisibile e pronto a scattare in avanti al minimo segnale di pericolo, mentre le morbide orecchie feline seguivano il costante ritmo delle gocce d’acqua che si infrangevano al suolo.
Unico segnale a tradire la sua presenza, il respiro leggermente affannoso e i battiti cardiaci accelerati a causa dello sforzo fisico.
Con precisione e rapidità si asciugò un rivolo di sudore che ancora le scorreva sulla fronte, in ricordo della corsa nella quale era stata costretta a lanciarsi solo pochi attimi prima.
Tutto per colpa di quel maledetto alieno, che oltre ad averla piantata in asso come un qualunque soprammobile di poco valore non pareva essere neppure in grado di badare a sé stesso.
Grazie ai geni felini, che nei luoghi bui avevano l’utile abitudine di permetterle di orientarsi in ogni dove, non aveva incontrato particolari problemi nel rintracciare i propri compagni di squadra. Tuttavia, pur essendo consapevole del fatto che essi avessero bisogno di aiuto, aveva preferito tenersi a distanza, incerta sul da farsi.
Il cuore umano era debole e lei ne conservava ancora una percentuale abbastanza ampia da lasciarsi bloccare dal risentimento.
Almeno finché non aveva avvertito l’odore di Berii mescolarsi pericolosamente a quello di Kisshu.
A quel ricordo gli occhi della ragazza ritrovarono un po’ del loro consueto calore umano, andato precedentemente disperso a causa della rocambolesca fuga.
Scosse la testa, disgustata da se stessa.
In fin dei conti non aveva fatto altro che scavarsi la fossa da sola…
Aveva compreso immediatamente che l’alieno sarebbe stato scoperto e ucciso se qualcuno non fosse intervenuto in suo soccorso, soprattutto dal momento che i fratelli non erano nei paraggi.
Erano bastate queste semplici constatazioni ad innescare nel suo cervello una reazione a catena: in una frazione di secondo si era ritrovata a far crollare una stalattite a colpi di bastone, immemore delle proprie paure come di qualunque altra cosa che non riguardasse il suo protetto.
L’unico neurone superstite ancora lucido, era rimasto strabiliato e terrorizzato al tempo stesso.
Quella forza della natura che stava deliberatamente distruggendo uno dei paesaggi naturali più antichi della zona…era davvero lei?!
Si era guardata afferrare un pezzo di quella reliquia, tendere il braccio e scagliare con tutte le proprie forze l’oggetto contundente verso il buio centrando miracolosamente in pieno una delle nemiche.
Non sapeva se ringraziare le proprie capacità innate, la trasformazione o il sigillo per questo. Forse si era semplicemente trasformata in una pazza senza controllo.
Solamente una fuori di cervello poteva infatti decidere di attirare l’attenzione di tre potenziali assassine per salvare la vita di colui che nemmeno un’ora prima aveva deciso di abbandonarla, ridendo in faccia alle sue suppliche.
Sollevò lentamente la mano sinistra, esaminando i profondi tagli causati dal contatto con la dura pietra; mentre si stava preparando a lanciarla non si era minimamente resa conto di averla stretta con tale violenza da ferirsi la mano.
Facevano male…dannatamente male.
E mentre pensava a tutta la fatica inutile che aveva compiuto per salvarlo, e a quanto era stata stupida a pensare che l’animo di quel ragazzo fosse simile al suo, anche il suo cuore iniziò a dolere, facendole desiderare di scomparire e di non riemergere mai più da quel buco nero. “Sono sola. Nessuno mi salverà da me stessa.” Pensò con disperazione mentre calde lacrime lottavano per sfuggirle dagli occhi: era diventata più potente ma al tempo stesso non si era mai sentita più isolata di quel momento.
Aveva detto addio alla sua vita da essere umano e così facendo non avrebbe più potuto essere compresa da nessuno dei propri simili perché questi ultimi non agivano nel suo stesso modo; loro erano razionali, impegnati nell’edificazione dei loro sogni in maniera quasi maniacale…
Che posto poteva esserci per lei tra individui così volti a ponderare ogni azione?
Probabilmente era il destino che affliggeva tutti le combattenti, specialmente quelle traditrici del loro stesso pianeta.
Perfino le Mew Mew, le ragazze che disprezzava con tutta se stessa, agivano con coerenza maggiore, proteggendo il luogo in cui erano nate alla stregua delle loro forze...
Le parve di udire nuovamente la voce di Kisshu mentre la supplicava di aiutarlo a trovare l’acqua cristallo. Perché aveva accettato?
Era stata mossa da pietà?O forse dalla voglia di ribellarsi allo schifoso conformismo di quel mondo?
Inconsce o consce che fossero state le sue ragioni, non aveva alcun diritto di lamentarsi perché era stata tirata in causa nel pieno delle sue facoltà mentali. Aveva accettato la proposta e ormai non le restava altra alternativa se non imparare dai propri errori.
Si asciugò le lacrime con violenza, quasi volendole strappare dalle guance.
Fu in quel momento che si accorse di un fenomeno alquanto singolare proveniente dalle sue dita e lo stupore quasi le mozzò il respiro: la sua mano guantata stava brillando. Non di un candore abbacinante e intenso ma di un rifulgere costante di luce bluastra che sembrava irradiarsi dall’interno del suo stesso corpo e al tempo stesso la richiamava a qualcosa di più profondo, qualcosa che si trovava all’esterno, vicino.
A malapena consapevole dei propri movimenti, scivolò lentamente verso il basso, lungo la parete scoscesa sulla quale era rimasta a vigilare fino a quel momento. Il suo cuore riprese inevitabilmente ad accelerare: conosceva quella sensazione perché l’aveva già sperimentata quando aveva incontrato Kisshu per la prima volta e lui le aveva puntato contro una minuscola particella di acqua mew.
Non vi era più alcun dubbio, il cristallo era vicino, poteva sentire il suo potere scorrerle nelle vene, pacificare il suo animo inquieto… in quell’istante le parve tutto molto facile, a portata di mano: si disse che sarebbe bastato ancora qualche insignificante passo e avrebbe trovato l’oggetto che aveva scatenato tutte quelle controversie, costringendo gli alieni a tornare sul pianeta terra.
E sarebbe stata la stessa acqua mew a guidarla verso il suo ritrovamento, come un amica fedele e trepidante che si era persa e pregava di essere ritrovata.
Ben presto si ritrovò a correre nuovamente, seguendo la via che l’istinto le stava indicando. La smania che sentiva crescerle dentro le faceva tremare le mani, suscitando in lei l’insensata idea di essere tremendamente in ritardo.
Man mano che procedeva il bagliore sprigionato dalle proprie membra aumentava d’intensità e di pari passo cresceva nel suo animo quel sentimento nuovo, puro. Quasi fosse nata per incontrare quella misteriosa fonte di potere.
In una remota regione della propria mente si domandò se anche gli alieni e gli esseri umani si fossero sentiti così bene in presenza del cristallo; probabilmente quello era il motivo per cui molti lo bramavano.
Il sentiero che stava percorrendo si interruppe bruscamente in un vertiginoso strapiombo, costringendo i suoi sensi a tornare immediatamente presenti a loro stessi.
La suola dei suoi stivali si trovava già per metà sospesa nel vuoto quando riuscì a bloccarsi, il respiro rapido ed i muscoli intorpiditi per la sorpresa; anche la gradevole sensazione di compiutezza provata qualche minuto prima iniziò a scemare lentamente, lasciando il posto ad una sorda frustrazione.
Non aveva previsto l’eventualità di incontrare un ostacolo…ora come avrebbe fatto a recuperare l’oggetto?
Ebbe a malapena il tempo di porsi quella domanda che una freccia lucente appartenente a Mint saettò nell’aria incastonandosi a pochi centimetri dal suo piede e rischiando di farla precipitare.
Nonostante la sorpresa, le ginocchia di Luana si piegarono automaticamente e senza alcuno sforzo, permettendole di spiccare un poderoso balzo all’indietro, che la portò a distanza di sicurezza dal precipizio e dagli attacchi della nemica.
-Onee-sama!!L’ho trovata!! –Gridò quest’ultima volgendosi a guardare un punto imprecisato alle sue spalle. A pochi metri da lei, si stava infatti facendo strada, lo sguardo letale ed implacabile, la sua compagna di squadra Zakuro: con la sua arma stretta in pugno e i lunghi capelli viola sparsi nella notte, chiunque l’avrebbe scambiata per un silenzioso sicario pronto ad uccidere…ed era proprio quello che stava per diventare.
Per la mew alien negare che quella visione le suscitasse un certo timore sarebbe stata un’ enorme bugia: che possibilità poteva avere un misero gatto contro un maestoso lupo?Come se non bastasse si trovava anche in una situazione di inferiorità numerica.
Praticamente il suo nome era già scritto sulla tomba.
Zakuro, dopo avere scambiato uno sguardo d’intesa con la sua compagna di squadra, le rivolse un sorriso enigmatico. –Ci si rivede a quanto pare.
Per tutta risposta Luana inarcò la schiena, assumendo un’ espressione ostile. Odiava essere messa con le spalle al muro perché ogni volta che ciò succedeva si ritrovava costretta ad un azione estrema e pericolosa perfino per lei. Volse lo sguardo attorno a sé, alla ricerca di una qualunque via di fuga ma non riuscì a trovarne nessuna, a parte il vuoto terrificante a pochi passi dai suoi piedi.
-Che sorpresa…stavamo seguendo te e tu ci hai condotte dritte dall’acqua cristallo…è quel che si dice prendere due piccioni con una fava.
Un ondata di panico le percorse le membra che si irrigidirono come percorse da una scarica elettrica. La stavano seguendo?Questo significava che Ryou Shirogane non aveva ancora rinunciato al proposito di costringerla ad entrare a far parte della loro squadra. La voleva catturare a tutti i costi!!
Consapevole di dovere agire al più presto per salvare la situazione, cercò di servirsi della propria arma. Tuttavia quando stese la mano, pronta a sentire il solito nucleo di energia sul palmo, non accadde nulla. “Merda, sono troppo spaventata…di questo passo non riuscirò a fuggire…”
Le due mew mew avanzarono lentamente verso di lei, le armi strette in pugno nel caso fosse stato necessario difendersi. –Avanti Luana, vieni con noi…sicuramente per te sarà più conveniente combattere al nostro fianco piuttosto che con degli stranieri che non sanno nulla delle tue necessità.
Mint sorrideva con fare sincero, come se fosse stata davvero desiderosa di acquisire una nuova aiutante.
Vedere la sua espressione disponibile fece vacillare l’animo della mew alien, la quale per la prima volta soppesò seriamente l’idea di seguire il suo consiglio e lasciare perdere quell’assurda battaglia.
Non era minimamente intenzionata a combattere per Shirogane, ma forse avrebbe potuto optare per una terza via d’uscita, ovvero ritirarsi degnamente dalla battaglia e rifarsi una vita normale. L’immagine nitida di lei e Kevin sorridenti che si stringevano le mani offuscò il suo campo visivo per qualche istante, tanto che fu costretta a battere le palpebre più volte per riuscire a riprendere il filo del monologo della nemica. “Che diavolo ti viene in mente adesso?!Non fare la sentimentale.”
-Dimmi, che cosa vuoi essere?Schiava degli alieni o libera di decidere che cosa fare del tuo futuro?
Le parole di Mew Zakuro rimbombavano decise lungo le pareti di pietra, scivolando nel suo cuore come sassi…finché non pronunciò la parola “libera”. Fu questione di un millesimo di secondo ma a Luana parve di sentire la sua voce vacillare nell’insicurezza. E fu in quel momento che capì di non potersi permettere alcuna esitazione. –Non farmi ridere!! –Dopotutto se anche Pai avesse consentito a lasciarla andare sarebbero rimasti comunque i suoi geni modificati a legarla a loro…e Kisshu.
All’inizio non ci aveva pensato: il sigillo che aveva involontariamente scatenato l’avrebbe tormentata per tutta la vita anche se fosse andata a vivere a migliaia di chilometri di distanza da lui.
Inoltre, per quanto detestasse ammetterlo, le piaceva stare in loro compagnia anche se la trattavano senza riguardo, le piaceva combattere e la soddisfazione che provava quando vinceva. –Vuoi forse farmi credere di avere scelto di trasformarti in un esperimento scientifico di tua spontanea volontà?!Nel momento esatto in cui hai detto “Lo farò” hai incatenato te stessa ad un destino di battaglie. Nessuna di noi può davvero dirsi libera di scegliere. Perciò non venirmi a dire che se vi seguirò sarò più libera di quanto non sia adesso con gli alieni perché sarebbe una menzogna bella e buona!! –La zittì, avvertendo un po’ di coraggio tornare a scaldarle il cuore. –So che volete sia me che l’acqua cristallo, ma non vi lascerò fare un altro passo. Se volete proseguire dovrete passare sul mio cadavere! –Le minacciò cercando di dare un tono perentorio alla sua voce.
Zakuro rise, l’espressione sinceramente divertita. –Sai che ti dico?Va bene combattiamo. Tu sei da sola e noi siamo in due…quindi non ci serve comunque il tuo consenso!
Detto questo fece saettare la sua frusta a forma di croce, uno scintillio sinistro ad animarle lo sguardo. –Ribbon Zakuro spiear!!
La mew alien conosceva alla perfezione la pericolosità di quell’arma, tuttavia la rapidità con cui l’attacco la raggiunse, riuscì a coglierla comunque impreparata: era diventato immensamente potente. Non poté fare altro che sollevare il bastone e farlo roteare fino a creare una barriera energetica in grado di proteggerla momentaneamente dagli effetti degli attacchi.
La forza di collisione fu talmente violenta da rischiare di farla cadere a terra. Solo con un enorme sforzo riuscì a costringere le proprie gambe a rimanere ben salde sul terreno. “Se continuano così riusciranno davvero a catturarmi e a prendere anche l’acqua mew…cosa posso fare?” Soppesò l’idea di contrattaccare, tuttavia capì immediatamente che si trattava di una mossa altamente sconsigliabile.
-Non puoi usare il tuo attacco vero?Se lo facessi si scatenerebbe un terremoto sotterraneo e i tunnel crollerebbero seppellendoci vivi. Ammettilo, ormai non hai più scampo.
-Ribbon Mint ECHO!!
Un altro colpo e la ragazza crollò in ginocchio stremata: ancora qualche istante e la barriera si sarebbe spezzata esponendola alla mercè delle giovani.
Capì che non le restava altra alternativa: senza più preoccuparsi riguardo la propria sorte smise di fare roteare il bastone e scattò in piedi. L’acqua mew si trovava sul fondo del crepaccio…per vincere le sarebbe bastato raggiungerla e teletrasportarsi alla base prima che Zakuro e Mint se ne rendessero conto.
Una volta al sicuro avrebbe contattato gli alieni e li avrebbe informati sull’accaduto.
Si trattava di un piano tremendamente rischioso ma ora come ora non aveva altra scelta.
Mentre il suoi occhi si volgevano a guardare il buio più profondo e la probabile morte che da esso sarebbe derivata, il suoi pensieri non produssero alcuna esitazione, totalmente assorbiti dai movimenti che doveva compiere.
Cercò di immettere più energia possibile nei muscoli nonostante si sentisse esausta, e con tutte le forze che le erano rimaste piegò le giunture delle ginocchia pronta a scagliarsi verso il basso.
Tuttavia, proprio mentre i suoi piedi si stavano per staccare da terra, avvertì una solida presa afferrarle una spalla e trascinarla nuovamente al suolo. Non era stato un gesto particolarmente violento, probabilmente perché Zakuro aveva intenzione di procurarle meno danni possibili, tuttavia basto a riempirle l’animo di una rabbia intensa come il fuoco.
“Maledizione!!” Al diavolo tutto, non si sarebbe lasciata fermare da quella sottospecie di modella da quattro soldi!!
Lasciando che la parte più selvaggia del suo essere avesse la meglio su quella razionale, ruotò su se stessa e colpì la nemica con una ginocchiata dritta in mezzo alle gambe. –Bastarda! –Urlò furibonda, mentre l’aggressore lanciava un gemito acuto e si raggomitolava su se stesso rotolando a terra.
Fu in quel momento che si accorse dell’errore: una donna non si sarebbe mai accasciata così rapidamente se colpita ai genitali…
Mentre un lampo di curiosità e costernazione blandiva un poco la sua devastante ferocia, abbassò gli occhi verso terra e la scena che si ritrovò davanti le fece venir voglia di ridere e al tempo stesso di mettersi le mani nei capelli.
Per quanto le risultasse impossibile da credere, non era stata Zakuro a tentare di fermarla, era stato Kisshu! Aveva cercato di salvarla mentre si stava buttando e lei, per tutta risposta, l’aveva colpito con un calcio da maestro.
Ora quest’ultimo giaceva al suolo quasi esanime, unico segnale a tradire la sua lucidità, l’espressione di intenso dolore dipinta in volto.
Si trattava di una visione talmente surreale che la mew alien riuscì solamente a spalancare la bocca in un urlo muto, gli occhi fuori dalle orbite.
-Sei…Sei completamente impazzita?! –Si lamentò quest’ultimo dopo parecchi minuti di agonia con la voce più acuta di due ottave
-Oddio scusami!! –Esalò la giovane, risvegliandosi dal suo stato catatonico e precipitandosi al suo fianco per aiutarlo ad alzarsi.
-Volevi uccidermi?!?Perché diavolo mi hai colpito?!Ero venuto per aiutarti!
-Non sapevo che fossi tu, credevo che…un momento… -Mormorò ritrovando un barlume di lucidità in mezzo a quella totale follia. Perché le mew mew non stavano più attaccando? Che fossero fuggite?
-Ho eretto una barriera più potente della tua. –Sospirò l’alieno, come se le avesse letto nel pensiero, aveva ancora gli occhi lucidi di dolore. –Non possono vederci, ne tantomeno raggiungerci.
La mew alien, una volta appreso che tentare di sollevarlo in quelle condizioni sarebbe stata un impresa titanica, si sedette accanto a lui, stringendosi le ginocchia con le braccia. –Ci possono oltrepassare?
L’altro soppesò la domanda, inclinando la testa. –Non credo…a meno che non sappiano passare attraverso il mio campo di forza.
A quelle parole il viso di Luana si distese lievemente, anche se i suoi occhi rimasero vigili e puntarono nuovamente verso lo strapiombo.
-Che ti prende? –Le domandò Kisshu seguendo il suo sguardo. –Hai intenzione di suicidarti?
Il suo tono era scherzoso ma l’espressione corrucciata. La ragazza non riuscì a capire se stesse parlando sul serio o meno, anche perché la penombra opprimente non le permetteva di vederlo con chiarezza.
Scosse la testa. –Lì sotto c’è l’acqua cristallo. Dobbiamo andare a prenderla.
Seguirono parecchi istanti di profondo silenzio in cui entrambi rimasero a fissare l’oscurità a pochi passi da loro come ipnotizzati.
-Non lo sapevi vero?
L’alieno si riscosse dai propri pensieri e si voltò a guardarla con lentezza calcolata. I suoi occhi guizzarono verso quelli cioccolato di lei solo per un istante prima di rabbuiarsi. –Dimenticati di quel gingillo. Non fa altro che creare guai. –Si risolse infine corrugando la fronte.
-Come sarebbe a dire? –Saltò su a quel punto la mew alien, l’espressione a metà tra il ribelle e lo scandalizzato. –Stai scherzando vero?!
Kisshu era serio e i suoi occhi non tradivano alcuna traccia di ilarità. Sembrava davvero convinto di quello che stava dicendo; udendo le sue parole ridacchiò tristemente gettando la testa all’indietro. –No. Non sto scherzando! Non mi importa più niente di quell’affare.
La giovane non poté impedirsi di strabuzzare gli occhi fuori dalle orbite. Le sembrò che il mondo avesse iniziato a girare al contrario. –Questo non è da te! –Protestò sporgendosi verso il suo viso in modo da farsi sentire meglio. –Mi avete arruolato appositamente per trovare quel maledetto cristallo e ora tu spunti all’improvviso dal nulla e mi dici che devo lasciare perdere tutto?!Proprio ora che sono ad un passo dalla vittoria?!
Perché le stava impedendo di continuare? Non avrebbe forse fatto un favore a tutti e due se avesse cercato di recuperare l’acqua cristallo, magari sfracellandosi nel tentativo? Che si trattasse di un'altra subdola vendetta per ciò che era accaduto prima?Sempre che lei fosse realmente colpevole di qualcosa perché, per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a comprendere la ragione di tanto rancore.
Il giovane non si scompose, continuando a fissarla con i suoi profondi occhi dorati. –Non sono stato io a decidere di “arruolarti” come dici tu. E’ stato Pai a sceglierti. E’ sempre stato lui a decidere tutto.
-Questo significa che se fosse stato per te non saresti nemmeno tornato sulla terra? –Era consapevole di come il suo passato e le sue motivazioni fossero un argomento tabù, ma la domanda le salì spontanea prima che potesse fermarla.
–Forse sarei tornato, ma di certo non per combattere.
-Continuo a non capire. –Esclamò aggrottando le sopracciglia. –La mia missione resta comunque la stessa. Io non sto combattendo solamente per obbligo…ma perché desidero…!!
Non riuscì a trovare la forza per continuare la frase perché a quel punto accadde qualcosa che le fece dimenticare tutto quello che stava dicendo.
Kisshu che, fino ad un istante prima, la stava ascoltando scompostamente seduto a terra, le aveva circondato improvvisamente la vita con le braccia e l’aveva attirata a sé, facendo aderire i loro corpi.
In un istante avvertì, l’intenso aroma del suo profumo salirle alla testa e il liscio tessuto della sua veste premerle contro la guancia.
Il cuore le schizzò nel petto mentre le pareti della grotta iniziavano a girarle vorticosamente attorno.
Che cosa stava facendo? Si domandò, irrigidendosi come una statua.
Avvertiva le sue mani premere spudoratamente contro la propria schiena e, non essendo mai stata tanto vicina ad un ragazzo prima d’ora, il suo primo impulso fu quello di allontanarsi. Tuttavia durò solamente un istante, dopodiché ogni sensazione negativa venne rapidamente soppiantata dal calore del suo respiro contro il collo.
Quel piacevole tepore le salì fino alle guancie, imporporandole.
-Lo so che sei nata per combattere. –Le sussurrò lui all’orecchio provocandole un brivido che dalla schiena si diffuse fino alla punta delle dita. –Sono io che non voglio più che tu continui la missione.
Se la mascella di Luana non fosse stata bloccata contro la spalla di quest’ultimo probabilmente si sarebbe spalancata a tal punto da rotolare via. Non poteva aver davvero udito quelle parole!Era statisticamente impossibile che Kisshu, il ragazzo che l’aveva detestata fin dal primo istante e che aveva cercato più volte di metterla in pericolo di vita, ora la stesse implorando di smettere di fare la mew mew! –Cosa…? –Riuscì solo a mormorare in mezzo al tripudio di sentimenti contrastanti che le si agitavano nell’animo.
-Hai capito bene. Voglio che tu abbandoni questa missione così come il tuo ruolo di paladina.
-E’…perché non sono adatta?Ho sbagliato qualcosa? –Non riuscì ad impedire al suo tono di voce di riempirsi di delusione…proprio ora che aveva deciso una volta per tutte chi voleva essere.
-No!! –Sobbalzò lui, stringendola più forte. –Accidenti!Tu sei una…bomba!Non è colpa tua!!
-Allora perché, Kisshu? Perché mi stai dicendo di andarmene…? –Ora che aveva dovuto subire quelle parole, la sua stretta possessiva non le pareva più calda e accogliente, ma solo un nuovo pretesto per allontanarla, per gettarla via. Cercò di liberarsi da quell’abbraccio premendo i gomiti contro il suo petto, ma lui la lasciò allontanare solo di qualche centimetro, dopodiché intrecciò le dita sulla sua schiena magra impedendole di incrementare ulteriormente la distanza tra loro.
-Credi che sia facile da spiegare?! –Le sibilò, rivolgendole uno sguardo colmo di frustrazione. –Lo so che sembra incredibile ma…è solamente per egoismo che non voglio lasciarti andare.
-Egoismo?! –Ripeté l’altra, ancora diffidente. Quella frase le ricordava fin troppo una precedente discussione che avevano avuto, solo che quella volta era stata proprio lei a pronunciare quelle parole. –Intendi dire che sei…preoccupato per ME??
Kisshu sospirò, un sospiro che sapeva di sconfitta. –Più o meno… -Borbottò volgendo lo sguardo altrove come se fosse imbarazzato. –Me ne sono accorto da poco come vedi…
“Altrimenti non mi avresti abbandonata sola come una deficiente poco prima” Completò lei mentalmente in un impeto di cattiveria.
Tuttavia vederlo con quell’espressione così insolita le fece venire l’insensata voglia di ridere. Avrebbe voluto sbellicarsi per ore e poi controbattere con mille argomentazione efficaci, spiegare che non le sarebbe accaduto nulla finché loro avessero combattuto al suo fianco, tuttavia non riuscì più a proferire verbo e non solo a causa dell’inaspettata rivelazione…erano le sensazioni, gli odori e l’elettricità di quel’abbraccio a mandarla in confusione totale, impedendole di articolare alcun suono che non fosse un sospiro.
-Non è solo questo. –Continuò lui approfittando del suo silenzio. –Tu sai che ho visto la ragazza che amo rischiare di morire in battaglia. E… –S’interruppe bruscamente. Sembrava che ogni parola pesasse come un macigno mentre usciva dalla sua bocca.
Luana pensò che doveva essere difficile abbandonare il passato ed evidentemente egli aveva serbato quei sentimenti laceranti per così tanto tempo dentro al suo cuore da farli diventare giganteschi.
–E sono stato costretto a guardare senza mai poter fare nulla per aiutarla perché eravamo nemici e io la dovevo uccidere. Per questo non voglio essere mai più costretto a rivedere quella scena. Nemmeno se la protagonista sarai tu…anzi soprattutto se sarai tu!
Mentre ascoltava rapita quelle parole le sembrò quasi di riuscire a vedere la solitudine allargarsi dentro al cuore dell’alieno come una marea nera ed inghiottire ogni cosa. Quella visione mentale la atterrì a tal punto da farle salire un nodo alla gola ed insieme ad esso il disperato desiderio di arginare quel vuoto immenso.
Senza nemmeno pensarci azzerò la poca distanza che li separava e gli gettò le braccia al collo stringendolo a sé con dolcezza; si stupì di quanto risultasse naturale e spontaneo quel contatto. –Scusa se ho dubitato delle tue motivazioni. –Mormorò strusciando il viso contro il suo collo con fare consolatorio. –Ho capito perfettamente.
L’alieno, dal canto suo, rimase totalmente spiazzato dall’improvviso slancio affettuoso e non poté fare altro che tentare di mantenere l’equilibrio sotto il peso della ragazza. –Beh… -Ridacchiò dopo qualche istante battendole scherzosamente una mano sulla spalla. –Se questa è la ricompensa per aver parlato di me stesso dovrei farlo almeno una volta al giorno…
Luana si lasciò sfuggire a sua volta un risolino, anche se le immagini scomposte del suo sogno avevano ripreso a vorticarle in testa, rendendo il suo animo più fragile ed incerto che mai.
Le sembrava incredibile di essere riuscita a stabilire un contatto così profondo con una persona. E le sembrava ancora più incredibile che quella persona fosse proprio Kisshu.
-Allora farai come ti ho detto?
A quelle parole il suo corpo ebbe uno scatto involontario. Ecco, ora arrivava la parte difficile. –Kisshu ascoltami attentamente. –Gli disse sciogliendosi dall’abbraccio in modo da poterlo guardare negli occhi.
In quel momento notò che egli aveva conficcato uno dei suoi tridenti nel terreno e che era proprio la lama di quest’ultimo a mantenere attiva la protezione, impedendo ai nemici di avvicinarsi, tuttavia non ci voleva certo un genio per intuire che la barriera non avrebbe retto ancora a lungo. Doveva prendere una decisione e in fretta.
Strinse i denti e, facendosi forza, ricominciò a parlare. –Puoi decidere se credermi o meno quando ti dico che capisco almeno in parte quello che provi: io sono legata a te attraverso il sigillo e a causa sua ogni tua sofferenza diventa la mia.
L’altro la osservava concentrato lo sguardo perso dentro ai suoi occhi color grigio chiaro. Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò ad esplorarne ogni minimo particolare, assaporando la sottile sfumatura color cioccolato che ancora la legava al suo essere umana. In quel momento la trovò così dannatamente meravigliosa che provò l’insensato impulso di stringerla nuovamente, perdendosi nel calore del suo corpo.
-Però…non posso prometterti quello che mi hai chiesto.
-Luana… -Sapeva che avrebbe risposto così. Ma non era disposto a cedere tanto facilmente.
-No. –Lo interruppe lei, l’espressione decisa ma dolce. –Ascoltami. Non sarà impedendomi di lottare che salverai la mia vita. Lo capisci?
Lo sguardo di Kisshu si indurì divenendo nuovamente imperscrutabile. –No, non capisco affatto.
Luana sospirò, notando come al minimo segnale di ribellione egli tornasse essere lo stesso scorbutico cocciuto di sempre. –Anche se volessi, e credimi ci ho già pensato un’ infinità di volte, non potrei allontanarmi da voi nemmeno volendo. Quello che sono diventata, i geni stessi che sono stati immessi dentro di me…mi spingono ogni volta a combattere e dunque, presto o tardi, finirei comunque per trovarmi immischiata in qualche battaglia. Inoltre… -Tentennò, indecisa se rivelargli tutto quello che provava o meno. Ma dopotutto lui si era aperto nei suoi confronti e l’aveva abbracciata poco prima…era giunto il momento di ricambiare. –Non voglio essere una studentessa come tutte le altre. Non di nuovo…prima ero insignificante, ed avendo un carattere non molto portato per le relazioni me ne stavo sempre da sola…non voglio tornare ad essere così.
-Sinceramente non riesco proprio ad immaginare una te stessa timida e rinchiusa in casa…soprattutto dato che appena cinque minuti fa mi hai tirato un calcio degno di una Karateka professionista!
-E perché credi che sia stata in grado di farlo?! –Ribatté a tono, poggiandosi le mani sulle anche. –Solamente perché mi avete allenata benissimo!Credi davvero che quelle cinque ragazzine riusciranno ad uccidermi tanto facilmente?!
Kisshu scosse la testa chiaramente irritato. Perché quella stupida si ostinava a non darle retta?! –Non vale proprio la pena di rischiare che lo facciano. Non capisci i pericoli che corri, continuando a lottare da sola?
-Schierati al mio fianco allora. –La giovane lo disse senza pensarci, come se fosse stata una soluzione ovvia. E forse lo era davvero, perché nel momento in cui era stata avvolta dal calore del suo abbraccio aveva capito che il muro che da sempre si estendeva tra alieni e umani poteva essere distrutto. Forse con un po’ di impegno sarebbero riusciti davvero a diventare amici.
-Stai scherzando?!
Ok, con molto impegno.
Era giunto il momento di utilizzare nuovamente le sue infallibili armi di persuasione. Di fronte allo sguardo sbigottito dell’alieno si alzò in piedi e, ergendosi in tutta la sua altezza, inizio a parlare come avrebbe fatto un prete di fronte ad una folla di gente peccaminosa. –Le paure non si superano evitandole ma affrontandole!! Anziché propormi di rinunciare alla battaglia sii uomo e resta al mio fianco aiutandomi a lottare!Non rinuncerò ai miei ideali solamente per assecondare una tua paura. Se davvero desideri non vedermi morire allora proteggimi anziché abbandonarmi per ripicca e poi piangere sul latte versato!
Lo vide aprire la bocca per ribattere a quell’ondata di accuse ma, come aveva sperato, non riuscì a trovare un argomentazione sufficientemente valida da permettergli di farlo, perciò si limitò ad emettere uno sbuffo scocciato dal naso incrociando le braccia.
Aveva sempre saputo che era strana e ora ne aveva avuto la conferma definitiva –Fossi in te non mi fiderei così tanto di me.
-Beh invece io mi fido. –Sul volto di Luana si dipinse un sorriso di inequivocabile sfida. –So benissimo che sei in grado di proteggermi. Altrimenti perché mi avresti fatto quella proposta il giorno in cui sono venuta nella tua stanza?Intendi rimangiarti la promessa?
Vide il suo sguardo vacillare e in un attimo capì di averlo convinto delle proprie ragioni.
Il ragazzo rimase chiuso in un ostinato silenzio ancora per alcuni istanti, dopo di che alzò gli occhi al cielo, con l’aria di uno appena caduto in un’astuta trappola. –Sei proprio una pazza.
-Davvero? –Cinguettò l’altra con aria fintamente preoccupata. –In realtà non credo. E’ solo che non hai ancora imparato a fidarti di te stesso.
-Se lo dici tu… -L’alieno si alzò lentamente in piedi puntellandosi con le braccia per accusare meno fatica.
Probabilmente stava ancora subendo i postumi del precedente colpo e, vedendolo in difficoltà, Luana non poté fare a meno di incurvare le labbra in un sorriso intenerito. –Dunque hai deciso di seguirmi? –Gli domandò, dondolandosi allegramente sui talloni.
Kisshu le scoccò un occhiataccia che avrebbe potuto incenerire un autobus, prima di chinarsi per raccogliere il tridente conficcato nel terreno. –Non guardarmi con quell’espressione tronfia. Ti seguo solamente perché sono sicuro che da sola combineresti un disastro e manderesti a monte tutto il piano.
-Mh…eppure prima hai detto che del cristallo non te ne frega niente…
-Zitta!! –Ruggì puntandole contro una delle due armi.
L’altra era ancora per metà conficcata nel suolo e Luana si domandò che cosa sarebbe accaduto una volta che essa fosse stata divelta…dopodiché avvertì la mano di Kisshu contro la sua schiena e per un folle attimo pensò che volesse abbracciarla nuovamente.
Invece quello si limitò a farle segno di arrampicarsi sulle sue spalle. -Attaccati…per scendere lì sotto sarà meglio volare. Non sappiamo che cosa ci aspetta.
La mew alien annuì, sentendosi avvampare all’idea di avere formulato un pensiero tanto inutile e sciocco.
Il ragazzo non era molto più alto di lei perciò non avrebbe dovuto impiegare molto tempo ad issarsi alla sua schiena. Fu più che altro l’imbarazzante pensiero di stare deliberatamente toccando un uomo, il quale era anche straordinariamente fornito di muscoli, a bloccarla.
-Vuoi muoverti?Non abbiamo tutta la giornata!! –La riprese quest’ultimo con un tono che tuttavia lasciava intendere il sadico divertimento che la titubanza della giovane gli provocava.
-Ok, ok!! –Sbottò lei, sempre più rossa in volto. Cercando disperatamente di non pensare in quante altre parti del corpo dell’alieno si sarebbe imbattuta durante l’ascesa, fece leva sulle sue spalle e gli circondò la vita con le gambe in un gesto fluido. Sospirò: era fatta.
Evidentemente però a quest’ultimo non bastava. –Non sporgerti così con il resto del corpo, vuoi forse precipitare? –Senza preavviso le afferrò le mani, che la giovane aveva cercato di mantenere appena strette alla sua veste, e la strattonò in avanti senza molti complimenti.
Così Luana si ritrovò con il petto completamente schiacciato contro la sua schiena, tanto da riuscire a percepire ogni singolo osso della sua colonna vertebrale, la faccia ad un millimetro dal suo collo. –Che fai?!?!?!?! –Strillò paonazza cercando di riprendere la posizione precedente.
Ma lui la tenne stretta e senza dire una parola le incrociò le braccia sul suo collo. –Non sei più comoda così? –Le domandò poi, in tono beffardo.
Quella dal canto suo avrebbe voluto strangolarlo, urlargli che non si sentiva per nulla comoda ma tremendamente a disagio. Tuttavia se così avesse fatto, Kisshu avrebbe scoperto definitivamente l’effetto che la vicinanza con il suo corpo gli provocava. Così morse le labbra a sangue, limitandosi a sibilare tra i denti. –Muoviti. Andiamo!
Era perfettamente consapevole della strabiliante velocità con cui gli alieni sapevano muoversi quando volevano, ma lo scatto improvviso che compì quest’ultimo sollevandosi da terra non avrebbe mai potuto prevederlo.
Fù così rapido da permetterle a malapena di intravedere i volti sconvolti delle nemiche, le quali erano ovviamente stupite dall’averli visti riapparire così all’improvviso.
Mentre l’aria gelida le sferzava le braccia, provocandole brividi di freddo in tutto il corpo, non poté evitare di stringersi maggiormente contro di lui, preoccupata all’idea di cadere e sfracellarsi. “Improvvisamente sembra avere recuperato le forze.” Pensò stizzita udendo quest’ultimo esibirsi in una risata liberatoria che rimbombò lungo le pareti rocciose accompagnandoli lungo la discesa.
Ormai la segretezza doveva essere diventata un optional.
-Stai brillando! –Le fece notare Kisshu ad un certo punto.
Lei annuì, guardandosi attorno con circospezione nel caso Zakuro e Mint avessero deciso di raggiungerli proprio in quel momento. –Dobbiamo essere vicini. –Constatò con voce tesa.
Avrebbe desiderato tantissimo raggiungere il terreno e appoggiare le gambe su qualcosa di solido e fermo perché le continue virate dell’amico le stavano causando un leggero mal d’aria, tuttavia doveva ammettere che il contatto con il suo corpo le stava trasmettendo la calma e sicurezza necessarie per affrontare la situazione. –Gira a destra. –Ordinò, certa che la loro destinazione finale fosse da quella parte.
Infatti, dopo pochi minuti, una piccola scintilla di luce attraversò i loro occhi, illuminando il buio circostante;
-Ottimo! –Esultò Kisshu, permettendole finalmente di scendere dalle sue spalle.
Luana poté così notare che il tunnel nel quale erano discesi era estremamente stretto ed angusto, tanto da renderle difficile la respirazione. Un intenso odore di umido le oppresse i polmoni mentre si dirigeva a passi incerti verso quella misteriosa fonte di luce.
Accanto a lei l’alieno estrasse il piccolo oggetto contenente una micro particella di acqua cristallo, lo esaminò attentamente per alcuni istanti, dopodiché sorrise soddisfatto. –Direi proprio che l’abbiamo trovata.
La ragazza ricambiò il sorriso. Aveva sempre pensato che per giungere in quel luogo non avrebbe avuto bisogno di nessuno, ma ora si era resa conto di quanto il gioco di squadra contasse durante le battaglie.
La motivazione che li aveva spinti a lavorare per tutti quei mesi era lì, ad un passo da loro ed entrambi erano certi che si sarebbe scatenato un nuovo scontro per la conquista di un oggetto tanto prezioso…tuttavia sentivano di potercela fare.
Perché non erano più soli, perché si stavano sostenendo a vicenda.
Avrebbero ottenuto l’acqua cristallo.
Insieme.


Ecco qua l'ottavo capitolo!!Finalmente sono riusciti a raggiungere l'acqua cristallo...ma le mew mew se la lasceranno portare via tanto facilmente?Leggete il prossimo capitolo e lo saprete!
Alla prossima!! E naturalmente:fatemi sapere che ne pensate!!Ho bisogno di un po' di spetegulesss...
Bacio
MoonBlack

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Capitolo 9
*** Imprevisti e discussioni ***


So di essere in un pauroso, colossale ritardo...e so di non potermi giustificare in alcun modo per questo.
Dopotutto sono io la prima che non sopporta i ritardi nelle altre fanfic...Ho avuto un blocco dello scrittore moltiplicato per cento e non sono ancora sicura che si sia risolto...
C'è anche da dire che trattare argomenti come battaglie e cose del genere ha sempre costituito un problema spinoso per me: non so mai come concluderle!
Scontro sanguinoso?Finale felice?Ho optato per una terza possibilità!Alla faccia del blocco dello scrittore!Muahahah!
Quindi almeno questo capitolo sono riuscita a concluderlo e di certo ho intenzione di terminare anche la storia, dovessi metterci cento anni!(Molto probabile)
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito ai precedenti capitoli a cui dovrei già avere mandato una mail di ringraziamento. Se qualcuno dovesse essermi sfuggito chiedo scusa ma, avendo aggiornato secoli fa, non ho più tenuto il conto delle recensioni ricevute!
Ora passiamo al dunque: buona lettura!



Imprevisti e discussioni



Pai percorse lentamente con la mano l’ennesima parete rocciosa che si stagliava davanti a lui, gli occhi chiusi e le narici dilatate nel vano sforzo di intercettare la scia dell’odore di Luana o di Kisshu.
Appena dietro di lui, Taruto lo osservava con impazienza, un’ombra di preoccupazione ad increspargli la fronte.
Quando il fratello si era allontanato per andare a cercare la mew alien, non aveva nemmeno tentato di fermarlo…da un lato perché sperava segretamente che quei due riuscissero a ritrovarsi sul serio, mettendo da parte i rancori e continuando in quel modo la ricerca dell’acqua cristallo, dall’altro perché era stato assolutamente certo dell’idea che il potente olfatto alieno, sebbene non paragonabile a quello delle mew mew, li avrebbe in ogni caso ricondotti rapidamente da lui.
Tuttavia il tempo era trascorso inesorabile senza nessun cambiamento degno di nota: Kisshu non aveva inviato alcun segnale e loro avevano dovuto fare i conti con la struttura labirintica di quel luogo che sarebbe riuscito a mettere in difficoltà perfino il più recettivo dei leader alieni.
-Allora? –Sbottò, decidendo di porre fine all’inquietante silenzio protrattosi per fin troppo tempo. –Senti niente?
Il fratello maggiore si voltò a guardarlo con la solita espressione seria dipinta in volto, come unico segnale a tradire il suo nervosismo le sopracciglia leggermente inarcate. –Qualcosa. –Rispose, esaminando ancora una volta l’oscurità attorno a sé. –Ma gli odori sono deboli e si confondono tra loro. Non sarei in grado di localizzare ne Luana ne Kisshu in questo momento. Percepisco solamente che si trovano molto in basso…forse addirittura sotto di noi.
-Ah…accidenti!!Se Luana fosse qui saprebbe esattamente dove andare!
Pai, suo malgrado, dovette dargli ragione. –L’unica speranza adesso è che riescano davvero a trovarsi a vicenda. Ma anche se così fosse…
Il suo discorso venne interrotto dal ruggito rabbioso di una delle Mew mew che riverberò per lungo tempo lungo gli stretti cunicoli rocciosi.
Taruto sobbalzò, avvicinandosi istintivamente al fratello maggiore per cercare protezione. –Che cosa è stato?
-Sembra che qualcuno stia combattendo nei dintorni. –Gli occhi di Pai scintillarono in modo sinistro mentre, senza troppe cerimonie, afferrava il compagno di squadra per il braccio e si lanciava all’inseguimento delle ultime tracce di eco rimaste.
Solo una persona poteva riuscire a gettare in un tale stato di rabbia le loro antagoniste.
Non avevano percorso che poche centinaia di metri quando uno dei suoi apparecchi elettronici iniziò ad emettere delle vibrazioni ritmiche attirando la loro attenzione.
-Stanno cercando di contattarci.
-Pensi che siano loro?
Determinato a scoprirlo, l’alieno sollevò l’apparecchio, una sfera non più grande del pugno di un adulto, poggiandovi sopra una mano affusolata. Immediatamente quello si sollevò in aria, restando sospeso a circa un metro e mezzo dal suolo, e proiettando delle immagini incredibilmente dettagliate sulla sua superficie.
-Pai!Pai?Mi senti? –La voce di Luana rimbombò nelle loro orecchie quasi affaticata, come se ella si trovasse schiacciata dentro uno spazio estremamente angusto e non riuscisse a riprendere fiato. Allo stesso tempo tuttavia, la luminosità circostante era così intensa da rendere sfocati i suoi lineamenti: solo gli occhi grigi risultavano chiaramente visibili.
-Si, ti sento. Dove ti trovi? Possiamo raggiungerti?
Mentre la mew nera spiegava a grandi linee la strada che aveva percorso per giungere fino a quello stretto cunicolo, un altro paio di occhi apparve a lato dello schermo, ammiccando in direzione degli ascoltatori.
-Kisshu è con te?
Il diretto interessato si esibì in un sorrisetto trionfale. –L’ho trovata proprio mentre stava per tentare il suicidio dalla disperazione. –Ghignò, ricevendo, per tutta risposta, una gomitata nelle costole da parte della compagna di squadra. –A quest’ora sarebbe morta se non fossi arrivato io.
-Piantala di scherzare!
Pai si massaggiò lentamente la sommità del naso, chiaramente irritato dall’inutilità delle loro chiacchiere. –Vorreste essere così gentili da spiegarmi da dove arriva tutta questa luce?
Kisshu sollevò un sopracciglio con aria di superiorità. –Non ci arrivi da solo? –Lo canzonò, incrociando le braccia.
-Siete morti? –Ridacchiò Taruto, ignorando deliberatamente l’occhiata truce che il fratello maggiore gli rivolse non appena pronunciò quelle parole. Era fin troppo contento che quei due fossero riusciti davvero ad incontrarsi e, per quanto la situazione richiedesse serietà, un pizzicò di ironia ed ottimismo non avrebbe certo ucciso nessuno. Nessuno tranne Pai.
-Ora che avete trovato l’acqua Cristallo che cosa pensate di fare?
Luana fece per rispondere quando una fragorosa esplosione la costrinse a sollevare il volto allarmata. –Merda, stanno arrivando!
-Possiamo fare qualcosa per aiutarvi?! –L’alieno più piccolo quasi ululò dentro la sfera, aggrappandovisi con tutte e due le mani.
-Raggiungeteci e rallentate le mew mew se potete. –Rispose Kisshu, l’espressione nuovamente concentrata. -Per il resto cercheremo di cavarcela da soli.
Un altro boato e la comunicazione terminò bruscamente.
Entrambi gli alieni si ritrovarono a fissare il buio, gli sguardi intrisi di panico.
E se la fonte dell’acqua mew fosse stata posta in un vicolo cieco?

-Corri, presto! –Kisshu strattonò Luana per la spalla sospingendola il più velocemente possibile verso la fonte di insopportabile luminosità.
Pareva che la situazione avesse deciso di terminare con un risvolto piuttosto drammatico: pareti sempre più strette, luce accecante e ossigeno quasi assente. Senza contare che, una volta recuperata la preziosa acqua cristallo, con ogni probabilità sarebbero stati costretti a tornare indietro, affrontando una conseguente orda di nemici assetati di sangue. Come se non bastasse, avevano perso ogni contatto con i propri compagni di squadra.
Un nuovo boato e un’ondata di polvere si riversò sulle loro teste, rivelando quanto la minaccia delle armi nemiche fosse consistente.
La mew nera tossì, cercando inutilmente di evitare l’enorme pioggia di detriti provenienti da chissà dove. –Kisshu, non vedo niente!!Correndo così alla cieca rischiamo di scavarci la fossa da soli!
-Che cosa vorresti fare allora??Fermarti qui e permettere che ti prendano?!
-Non ho detto questo…Non puoi erigere un'altra barriera?L’altra volta ha funzionato!
L’alieno dagli occhi dorati scosse la testa, l’espressione scoraggiata. –Ho consumato troppa energia. Non me ne resta più abbastanza per crearne una nuova. Se ci provassi rischierei di perdere i sensi e tu saresti ancora più in pericolo…però… -Il bagliore di una nuova idea gli illuminò il viso, rendendolo simile a quello di un ragazzino. –Potrei sempre tentare di rallentarle mentre tu…
-No, non se ne parla! –Lo interruppe la ragazza, scuotendo violentemente il capo. Abbandonarlo di nuovo da solo contro cinque avversarie era un’idea troppo ripugnante anche solo da prendere in considerazione. –Ricordi cos’è successo l’ultima volta che..!
-Che cos’altro potremmo fare?La tua arma ora come ora è inutilizzabile…saresti comunque un peso per me.
Si morse le labbra…non poteva certo negare la verità delle parole del compagno: il suo bastone nero emetteva delle onde sismiche e sonore ogni volta che veniva utilizzato e avrebbe rischiato di seppellirli vivi sotto una montagna di detriti a quella profondità. Tuttavia…se le cose non fossero andate per il verso giusto?Se le mew mew avessero avuto la meglio su di lui?Chi le garantiva che sarebbe sopravvissuto e non avrebbe tentato invece di farsi uccidere come durante la battaglia precedente?
Kisshu dovette interpretare correttamente la sua espressione preoccupata perché, durante la corsa, si voltò a guardarla, un’ espressione tremendamente seria dipinta in volto. –Avevi detto che ti fidavi di me. –Le fece notare con semplicità disarmante.
Lei si bloccò e gli lanciò un occhiata a metà tra il sorpreso e l’irritato. Come poteva rivoltarle contro le sue stesse parole?! –Lo sai che se ti dovesse succedere qualcosa il sigillo…
Quello annuì lentamente, ricambiando lo sguardo con insolita solennità. –Per questo ti chiedo di avere fiducia e di correre il più velocemente possibile. So benissimo a che cosa andremmo incontro adesso, se dovessi lasciarmi sconfiggere.
-Ci deve essere un’altra soluzione. –Ribatté l’altra testardamente, stringendo i pugni per non lasciare trapelare il suo nervosismo.
-Vedi forse altre soluzioni?
La conversazione cadde in un indefinito silenzio, spezzato solamente dai rumori dei loro passi e dei respiri affannati.
La mew alien capiva come le ragioni del ragazzo avessero un fondo di indubbia verità: non potevano certo sperare di sconfiggere tutto il gruppo antagonista da soli… Se prima avrebbero potuto tentare di batterle sul tempo ora anche questa possibilità era stata loro negata perché era chiaro che le cinque gli stavano già con il fiato sul collo.
Si permise di lanciare un’altra occhiata furtiva al volto del compagno di squadra, alla ricerca degli stessi segni di tensione che albergavano in lei; tuttavia nel suo cipiglio scorse solo determinazione e voglia di combattere. “La sua maschera è di nuovo cambiata.” Osservò con inquietudine. “Adesso sembra davvero un guerriero spietato.”
Quei continui cambiamenti di personalità la spingevano a dubitare riguardo al suo essere affidabile. Era però anche vero che, dopo avere ammesso a bella posta di fidarsi di lui e di volerlo come sostegno durante la battaglia –pur avendo inteso una battaglia in coppia-, non poteva rimangiarsi la parola di punto in bianco.
Eppure fidarsi ciecamente le pareva comunque un rischio troppo elevato.
-Ho deciso. –L’alieno terminò bruscamente la sua corsa costringendo Luana a interrompere a sua volta il filo di pensieri e spostare il peso del proprio corpo sulla punta degli stivali per evitare di cadergli addosso.
-Che ti prende?! –Sibilò, guardandosi le spalle con ansia sempre maggiore. Nessuno poteva sapere quanto fosse vicina esattamente la squadra nemica e la protratta ignoranza le stava facendo salire i nervi a fior di pelle.
Kisshu parve non farci caso e, neanche fossero stati impegnati in una tranquilla seduta di allenamento, chiuse gli occhi, tendendo le mani di fronte a sé con i palmi rivolti verso l’alto.
L’amica, dal canto suo, rimase a guardarlo con un sopracciglio sollevato, chiedendosi quale diabolico piano gli stesse passando per la testa stavolta.
I secondi passarono inesorabili e, proprio mentre la sua riserva di pazienza stava per raggiungere il limite, rischiando di farle esplodere in bocca frasi pungenti, due armi affusolate apparvero tra le mani del ragazzo.
Inizialmente ella le scambiò per i soliti tridenti che il compagno si portava dietro ovunque ma, osservando con più attenzione, notò che erano leggermente più piccoli e con un’impugnatura bardata di raso rosso anziché di pelle marrone. –E quelli? –Mormorò, incuriosita suo malgrado dal fascino esotico delle lame.
Rabbrividì, notando come fossero state affilate con precisione letale, studiate apposta per riuscire a trapassare la carne con la stessa facilità sperimentata nel tagliare il burro.
L’altro arricciò le labbra, evidentemente soddisfatto del suo interesse genuino. –Sono due pugnali. O tridenti, come li chiami tu. Nonché la soluzione a tutti i nostri problemi. –Fece una pausa ad effetto, lanciandole al contempo un’occhiata terribilmente penetrante che la fece sentire nuda e vulnerabile come mai prima d’ora. Ringraziò il cielo che la luce fosse tanto forte da nascondere il rossore affioratole prepotentemente sulle guancie nell’istante in cui i loro occhi si erano incontrati.
Distolse rapidamente i propri e annuì a testa bassa esortandolo a continuare.
-Come puoi notare sono leggermente più piccoli rispetto ai miei. Questo perché erano armi che appartenevano ad una donna.
-Ad una donna? –Luana avvertì il bruciante bisogno di chiedere spiegazioni riguardo a quell’insolito fatto: perché mai un guerriero del calibro di Kisshu avrebbe dovuto portare con sé delle armi femminili? Tuttavia si trattenne, intuendo che, se avesse osato farne parola, avrebbe rischiato nuovamente di sconfinare in un argomento proibito.
-Visto che la tua arma è così pericolosa qui sotto e che sei così ossessionata dal pensiero di dovermi difendere a costo della tua vita, ho pensato di darti in prestito queste, così, se le cose si dovessero mettere male per me, cosa che non succederà, potresti sempre tornare indietro per aiutarmi. –L’alieno le porse i due tridenti, un ghigno sinistro ad increspargli le labbra. –Con questi potresti uccidere quelle stupide ragazzine senza sforzo.
-Non ho intenzione di ucciderle! –Si affrettò a precisare l’altra, ripugnata alla sola idea.
-So benissimo che non le uccideresti mai. Ma ti suggerisco di prestare particolare attenzione mentre combatti, altrimenti l’omicidio sarà inevitabile.
Udendo quelle parole la ragazza impallidì. Avrebbe voluto rifiutarsi di prenderle in mano ma la verità era che le serviva disperatamente un arma con cui difendersi e con cui difendere il suo protetto così, liberandosi momentaneamente di tutte le proprie paure si affrettò ad allungare le mani e ad afferrarle.
Non era il momento di perdere tempo a riflettere su inutili questioni morali.
Tuttavia, nell’esatto istante in cui le sue dita si posarono sulla fredda seta, un formicolio caldo le intorpidì i polsi mentre un devastante turbinio di emozioni si faceva strada dai suoi polpastrelli fino al centro del cuore. Erano tanto complesse e tristi da farle perdere completamente il senso del tempo e dello spazio.
Non esistevano più le battaglie, la grotta, gli alieni ma soltanto quel dolore estraneo così intenso da toglierle ogni voglia di vivere. Un’agonia che cresceva come le ondate di un mare in piena lasciandola senza fiato.
E poi, proprio come il mare dopo un momento di intensa tempesta placa le sue onde e fa ritorno alla sua placida tranquillità, anche il vortice sensazionale scemò, lasciandola vuota e scossa, le ginocchia molli e le mani tremanti. Prima che potesse impedirlo, si sentì cadere in avanti e fu solo grazie alla pronta stretta di Kisshu che riuscì ad evitare di accasciarsi al suolo.
-Che ti prende? –Lui la scosse leggermente, posandole una mano fredda sulla fronte. –Stai male?
-Io… -La giovane si accorse di avere gli occhi brucianti di lacrime e di non riuscire a parlare a causa del nodo che le si era creato in gola. Si affrettò a scacciare entrambi e a rimettersi in piedi, dandosi della sciocca per avere reagito tanto emotivamente. –Niente. Sto bene.
Ignorando le occhiate preoccupate che il compagno di squadra le rivolgeva, strinse maggiormente la presa sull’impugnatura dei due tridenti. –Ora. Fammi capire qual è il tuo piano, il tuo folle piano aggiungerei: dovrei correre come un’ossessa fino a raggiungere l’acqua mew, tentare non si sa come di recuperarla mentre tu distrai le cinque trucidatrici e ti impossessi della loro arma letale?
-Ignorerò il tuo sarcasmo. –Rispose Kisshu a denti stretti. –Comunque sì, precisamente. E sarebbe bene che tu ti sbrigassi perché stanno arrivando.
Come a conferma di quella constatazione, un rumore di passi veloci e di respiri affannati iniziò a farsi strada alle loro spalle, insieme all’odore inconfondibile delle guerriere mew mew.
La mew alien strinse gli occhi irritata, emettendo un sibilo roco attraverso la gola. –Al diavolo! –Ringhiò. Ormai era troppo tardi per pensare a soffermarsi e sistemare tutti i come e i perché.
Tentare una via che sembrava impossibile era sempre meglio che rinunciare e fuggire.
Rivolse un ultimo sguardo d’intesa all’amico, che si chinò su di lei e le sussurrò all’orecchio –Corri più veloce che puoi. Quando arriverai a destinazione fermati e aspettami: quasi sicuramente servirà quello stramaledetto scettro per poter conquistare l’acqua mew.
La giovane annuì decisa. Sapeva bene ciò che era necessario fare. Stava per voltarsi e riprendere il cammino quando quest’ultimo la sorprese poggiandole una mano sulla spalla come per infonderle coraggio. –Tornerò a prenderti, fosse l’ultima cosa che faccio nella vita. –Le promise con uno sguardo tanto limpido e al tempo stesso feroce da lasciarla senza parole.
-Ti aspetterò. Buona fortuna. –Riuscì solamente a mormorare, lo sguardo totalmente calamitato da quello di lui. Se non si fossero trovati nel bel mezzo di una battaglia importantissima, quel momento sarebbe stato abbastanza romantico da indurli in un bacio.
Non fu un pensiero elaborato con malizia, ma una semplice constatazione: sapeva benissimo che nel cuore dell’alieno c’era posto soltanto per una donna e quella di certo non era lei.
Quella semplice constatazione le diede la forza necessaria per non rimanere completamente soggiogata dal suo sguardo, dunque le fu meno difficile voltarsi con disinvoltura e riprendere ad avanzare come se nulla in quel momento fosse più importante che concludere la missione con successo.
Iniziò a correre al limite delle proprie possibilità, illudendosi in quel modo che il battito accelerato del cuore fosse causato dallo sforzo intenso e non dai suoi sentimenti appena consapevoli.
Kisshu, dal canto suo, rimase a guardarla mentre si allontanava a tutta velocità, pensando a quanto fossero fortunati ad averla come compagna di squadra. Se non fosse stato per quella ragazza probabilmente non sarebbero riusciti a compiere nemmeno la metà delle imprese da cui erano usciti vittoriosi. Lui per primo sarebbe morto senza mai più avere la possibilità di riscattare la propria reputazione. E sebbene inizialmente si fosse infuriato per il fatto di non essere riuscito a porre fine alle proprie sofferenze, adesso iniziava a rendersi conto che abbandonare la vita nel modo che aveva progettato non avrebbe risolto proprio nulla, anzi sarebbe stato causa di un ulteriore distrazione per i propri fratelli, li avrebbe costretti a farsi carico di un fardello pesantissimo.
Incredibilmente, si ritrovò a provare gratitudine e ammirazione per quella ragazzina così giovane ma al contempo coraggiosa. “Tu, Ichigo sapresti dimostrare lo stesso coraggio e la stessa perseveranza?” Non ne era più tanto sicuro.
Un grido trionfale alle sue spalle interruppe bruscamente le sue riflessioni, inducendolo a voltarsi di scatto, le proprie armi strette in pugno.
Alla vista delle cinque mew mew, schierate perfettamente in fila indiana di fronte a lui, non riuscì a trattenere un sorriso sarcastico. –Finalmente vi siete degnate di farvi vedere. Ancora qualche minuto e mi avreste trovato addormentato!
Le paladine dal dna modificato non raccolsero la sua provocazione. Rimasero perfettamente in silenzio, immobilizzandosi alla vista dei tridenti che quest’ultimo impugnava; sul volto di alcune si dipinse un’espressione di feroce divertimento, come se già avvertissero l’odore della battaglia imminente, altre, meno agguerrite, si limitarono a sollevare le sopracciglia, alquanto scettiche.
-Dov’è la tua amichetta?Ho un conto in sospeso con lei. –Domando la voce di Zakuro Fujiwara, fredda e implacabile come suo solito.
-Mi dispiace deluderti ma non è qui. E’ impegnata con faccende più importanti.
-E tu pensi di poterci sconfiggere tutte da solo?! –Il risolino acuto di Berii si fece strada fino alle sue sensibili orecchie. Quel suono così molesto lo disturbò a tal punto da rischiare di fargli perdere la concentrazione, ma, suo mal grado, si costrinse a mantenere la calma. Non era giunto fin lì per commettere stupidaggini.
-Certo. Vi sconfiggerò tutte. Una ad una.
Per tutta risposta, quella rise più forte. –Se non ricordo male, l’ultima volta che hai avuto la presunzione di sconfiggerci con le tue sole forze non è andata a finire molto bene…o sbaglio?
-Già. –Ammise Kisshu, per nulla turbato. –Ma rispetto a quella battaglia ci sono alcune differenze che sono sicura noterai. Prima di tutto adesso ci troviamo in un luogo molto più stretto, dunque non potrete certamente affrontarmi tutte insieme. –Sorrise trionfale, scorgendo l’ombra dell’insicurezza farsi strada negli occhi della mew bianca. –Secondo, e mi stupisce che tu sia così ingenua da non essertene accorta, la volta scorsa non avevo alcun interesse a vincere mentre ora ce l’ho eccome. –Fece un passo avanti, soddisfatto nel vederla indietreggiare di fronte al suo sguardo feroce. –E terzo…ma non meno importante…I miei fratelli sono qui.
A quelle parole le espressioni delle cinque si tinsero di panico misto a ferocia, ma prima che una sola di loro potesse escogitare una manovra offensiva, una devastante pioggia di fulmini cadde dal soffitto, costringendole ad indietreggiare per non rimanere ferite.
Pai atterrò poco dopo in uno spettacolo di ventagli rossi, i capelli viola scuro carichi di energia elettrostatica. –Ringrazia il cielo che siamo riusciti a trovarti. Tu e le tue insane idee. –Sibilò, rivolto al fratello.
Quello roteò gli occhi, decisamente indisposto dal comportamento da suocera di Pai. –Piuttosto, dov’è Taruto?
Come in risposta alla sua domanda, il terreno venne improvvisamente scosso da una vibrazione sorda, prima di liberare dalle proprie profondità un gran numero di radici e tralci verdeggianti. Alcuni di essi si strinsero inesorabilmente attorno a Berii e le sue compagne, immobilizzando loro le caviglie e i polsi, altri si disposero a formare un muro impenetrabile per impedire a chiunque non facesse parte del gruppo alieno di avanzare verso la fonte dell’acqua mew.
-Questo dovrebbe tenerle impegnate per un po’. –Ridacchiò Taruto, materializzandosi alle spalle di Kisshu e divertendosi nel vederlo sobbalzare.
-Non è giusto, nanerottolo!Mi hai portato via tutto il divertimento!
-Avresti dovuto sbrigarti a mettere fuori gioco quelle che potevi anziché perdere tempo a fare picci-picci con Lu…!
-Chi è che farebbe picci-picci?! –Ringhiò una voce minacciosamente scherzosa alle loro spalle, cogliendoli di sorpresa.
-Luana! –Gridò Taruto, il volto illuminato in un sorriso a trentadue denti, come un bambino finalmente ricongiunto alla propria sorella maggiore dopo un periodo di lunga separazione.
Quella, per tutta risposta, gli scompigliò i capelli, tirandogli un orecchio con fare giocoso. –Piccolo impertinente!
-Che diamine ci fai qui?! –Ci pensò la voce incredula dell’alieno dai capelli verdi a ricordare a tutti il motivo per cui si trovavano in quel luogo. –Non avresti dovuto aspettare il mio arrivo con lo scettro?
-Sono riuscita a cavarmela da sola. –Lo interruppe quella con fare spiccio, mostrando un sacchetto dentro il quale si poteva intravedere una particolare luminescenza azzurrina che non poteva essere emessa da nessun altro elemento che non fosse l’acqua cristallo.
I tre fratelli spalancarono la bocca contemporaneamente, increduli e ammutoliti.
-Non ci posso credere! –Esalò Kisshu dopo qualche istante di attonito silenzio, avvicinandosi alla ragazza e esaminando il misterioso contenuto della sacca.
Il suo esame approfondito non fece che accrescere il livello di incredulità generale.
-L’acqua mew ha sempre respinto ogni nostro tentativo di…perché tu invece? –Sembrava che qualcuno avesse appena tentato di strappare gli occhi a Taruto, tanto questi gli sporgevano fuori dalle orbite.
-Beh…sapevo che avevamo poco tempo. –Borbottò, torturandosi insistentemente una ciocca di capelli ricci. –Quindi ho rischiato e ho provato a lanciare un attacco a bassa frequenza con il mio scettro…ho avuto fortuna perché…
Pai si schiarì rumorosamente la voce, costringendola ad interrompere il racconto. –Non è questo il luogo adatto per raccontare le nostre avventure.
-Per una volta fratello, concordo con te. –L’alieno dai capelli verdi lanciò un’occhiata preoccupata al muro di liane erette dal compagno di squadra, che stava iniziando ad emettere scricchiolii inquietanti. –Meglio allontanarci da quelle cinque prima che la nostra fortuna ci venga soffiata da sotto il naso.
-Certo, ovviamente. –Cercando di maneggiare lo strano sacchetto luminoso con più delicatezza possibile, Luana premette il tasto del teletrasporto, preparandosi psicologicamente alla sensazione di nausea che da esso sarebbe conseguita.
Contro ogni previsione non fu così terribile come le precedenti esperienze: evidentemente si stava abituando agli strani poteri che i manufatti alieni possedevano.
Ebbe appena il tempo muovere qualche passo, appoggiare il sacchetto sul tavolo e annullare la trasformazione prima che un paio di braccia calde e forti la avvolgessero da dietro, sollevandola in aria e facendola volteggiare ad una velocità superiore a quella di una giostra lanciata a tutta velocità.
-Che cav…! –Esclamò sorpresa strizzando gli occhi per proteggerli dal vento che si era scatenato a causa del movimento improvviso. L’aria assunse un odore improvvisamente familiare.
Anziché iniziare ad emettere una carovana di imprecazioni come avrebbe dovuto e potuto fare, i suoi polmoni si riempirono di una risata tanto genuina da sorprendere anche le sue orecchie mentre le esplodeva in gola.
Il suono di risa altrettanto gioiose la raggiunsero, incrementando la sua voglia di lasciarsi andare alla felicità. -Insomma! –Mormorò una voce calda nel suo orecchio. –Non riesco mai ad ingannarti!Mi riconosci sempre prima che io riesca a farti urlare.
Per tutta risposta, lei rise più forte, continuando a volteggiare per la stanza senza più preoccuparsi di chiudere gli occhi.
Non aveva mai provato una tale sensazione di completezza e trionfo.
Finalmente era riuscita a portare a termine la sua missione!Mesi di faticoso allenamento e di continue ricerche avevano dato i loro frutti! -Ce l’abbiamo fatta ci pensi?! –Gridò sfiorando le mani dell’amico strette attorno alla sua vita.
A quel contatto, il numero dei volteggiamenti rallentò improvvisamente, quasi come se le sue dita avessero assorbito l’energia distruttiva di quel tornado emozionale facendolo rientrare nei limiti della normalità. –Non riesco a crederci. –Lo udì mormorare, mentre con un movimento improvviso la faceva roteare su sé stessa per poi stringerla nuovamente a sé.
Adesso erano l’uno di fronte all’altra, le braccia avvolte reciprocamente in un abbraccio affettuoso.
Luana sentì la propria respirazione accelerare e si affretto a scostare il proprio volto dal petto di lui. Avrebbe voluto allontanarsi maggiormente ma doveva per forza reggersi alle sue spalle per non cadere! Quanto sapeva essere subdolo quando voleva!
-Hai l’espressione di un gatto caduto in trappola. –Osservò Kisshu, senza trattenere un ghigno compiaciuto.
-Se mi lasci andare potrò sempre cadere in piedi. –Ribatté l’altra, con aria di sfida. Non aveva la minima intenzione di lasciare che il suo corpo rivelasse l’eccitazione che provava nel toccarlo, ma nascondere delle emozioni così forti si stava rivelando più difficile del previsto.
Fortunatamente Pai accorse in aiuto, rompendo l’incantesimo che si era venuto a creare tra loro. –Kisshu, piantala di farla roteare a quel modo, o si sentirà male!
L’alieno dagli occhi dorati storse la bocca, rivolgendo al compagno di squadra un occhiata a dir poco scocciata. –Sto soltanto festeggiando!Che c’è di male? –Tuttavia obbedì, abbassandosi progressivamente di quota finché i suoi calzari di pelle marrone non entrarono nuovamente a contatto con il suolo.
Luana sospirò di sollievo nell’avvertire nuovamente il pavimento sotto la suola delle scarpe. Le girava la testa ma non era sicura che fosse per colpa della danza frenetica dell’amico.
-Qualche giorno sarai tu ad ucciderla, a dispetto dei nemici. –Lo rimproverò nuovamente l’alieno viola, tuttavia la giovane riuscì a scorgere nel suoi occhi uno strano scintillio che non aveva mai riscontrato prima d’ora. Represse a stento un sorriso quando si rese conto che si trattava di felicità. -Gli esseri umani non sono fatti per volare. –Concluse.
-Ma sentilo! –Lo rimbeccò Kisshu in tono scherzoso. –E’ inutile che ti atteggi da grande suocera. So che anche tu muori dalla voglia di ringraziarla. –Detto ciò liberò la mew alien e la sospinse senza troppi complimenti verso il fratello.
-Kisshu! –Gemette quest’ultima ancora più imbarazzata, barcollando a causa dell’improvvisa mancanza di sostegno. –Non è costretto a ringraziarmi se non vuole farlo…
Tuttavia non riuscì nemmeno a concludere la frase, perché qualcuno le sfiorò le dita sollevandole la mano verso l’alto. Sobbalzò impercettibilmente quando si accorse che era stato proprio Pai a farlo. Nonostante il nervosismo non riuscì a trattenere un timido sorriso quando quest’ultimo girò la sua mano sul palmo e le diede un tiepido bacio sul polso, per poi portarselo all’altezza del petto.
-Ti ringrazio. –Disse ricambiando il sorriso.
-Non c’è di che. –Replicò lei sentendosi arrossire. Era la prima volta che sperimentava un contatto così intimo con lui e il fatto che egli non fosse molto portato alle dimostrazioni di affetto, soprattutto verso gli umani, non fece che incrementare il suo imbarazzo. Chissà quanta forza di volontà gli ci era voluta per compiere quel gesto tanto inusuale.
Tuttavia notò con piacere che Pai non sembrava particolarmente disturbato dal contatto fisico. Forse finalmente aveva imparato a fidarsi di lei e a non giudicare troppo malamente gli abitanti del pianeta Terra.
Una vittoria su tutti i fronti, insomma.
-Hai appena sperimentato il tipico ringraziamento alieno. –Soggiunse Kisshu ad alta voce, come per sottolineare la sua presenza dietro di loro. –Ora dovresti fare lo stesso. E’ la regola.
-Emh… -Luana guardò prima la sua mano, ancora stretta contro il petto di Pai, poi il volto di quest’ultimo in attesa. –Non mi ricordo tutti i passaggi…dunque... –Si morse le labbra, colta da un lieve senso di panico. –Com’era?
-Non importa. –L’alieno dai capelli verdi sembrava spazientito e il suo sguardo continuava a guizzare tra il volto del fratello e la mew alien. –Basta che ricambi il gesto, andrà bene in qualunque modo.
-Ok. –Luana roteò gli occhi pensosa prima di illuminarsi in un sorriso. –Allora immagino che questo andrà bene! –E sotto gli occhi esterrefatti dei presenti, si sollevò sulle punte e, senza la minima esitazione, avvolse le braccia attorno al collo di Pai, stringendolo in un abbraccio.
Aveva rischiato, scegliendo la forma più diretta di ringraziamento, che però richiedeva anche una buona percentuale di contatto fisico. “Forse troppa percentuale…a pensarci bene.” Convenne, intercettando l’espressione sconvolta di Taruto, apparso in quel momento nel laboratorio.
Riuscì a trattenere a stento una risata, immaginando anche quella di Kisshu alle sue spalle.
L’alieno dai capelli viola, dal canto suo, sembrava completamente immobilizzato in una sorta di ibernamento/trance tragicomico. Con gli occhi fuori dalle orbite e le labbra contratte, somigliava fin troppo a uno di quei mariti shockati quando scoprono di avere messo la moglie incinta di un bambino indesiderato.
Quando la sua immobilità iniziò a protrarsi per parecchi secondi anche la preoccupazione della ragazza crebbe. “Forse ho sopravvalutato la sua capacità di resistenza all’affetto…Spero che non gli venga un colpo…” Pensò iniziando a sentirsi un’idiota, sospesa in quella posizione, in quell’attimo assurdo.
Proprio quando stava per allontanarsi e domandargli perdono per la propria audacia fuori luogo, avvertì le braccia di lui sollevarsi e circondarle le spalle, regalandole gentili pacche sulla schiena.
-Accidenti…! –Udì Taruto mormorare, la bocca comicamente aperta in un sorriso a trentadue denti.
Perfino lei sarebbe scoppiata a ridere se la situazione non fosse stata tanto surreale. Lei e Pai si stavano abbracciando! Se qualcuno avesse provato a proporle l’idea anche solo il giorno prima probabilmente lo avrebbe preso per pazzo. –Anche io ti ringrazio. –Riuscì finalmente a dire, il volto a dir poco congestionato.
-Voi umani avete dei modi fin troppo intimi di ringraziare. –Osservò lui, la voce più roca del solito. –Ma devo dire che non sono così spiacevoli come pensavo.
Dopodiché si sciolse dall’abbraccio e si allontanò di qualche passo, riacquistando un espressione neutrale. –Siete creature davvero imprevedibili. –Aggiunse, guardandola sottecchi.
-Puoi dirlo forte! –Sottolineò il fratello più piccolo, scuotendo la testa.
-Bene, ora che vi siete giurati amore a vicenda. –Sbottò Kisshu, prendendo parola dopo parecchi minuti di silenzio. –Credo sarebbe il caso che l’umana ci raccontasse come diavolo ha fatto a recuperare l’acqua cristallo, perché per quanto le sia grato…non ci vedo chiaro in questa storia.
A Luana non sfuggì l’improvviso ritorno al termine “umana” usato al posto del suo nome. –Ma scusa, non eri tu quello che proponeva di festeggiare e divertirci come dei pazzi? –Gli fece presente rivolgendogli uno sguardo di sfida e sperando che egli la raccogliesse.
Invece quest’ultimo si limitò a dirigersi verso il sacchetto appoggiato sul tavolo senza guardarla nemmeno in faccia. –Beh, ho cambiato idea. Penso sia più importante discuterne immediatamente. –Ribatté, rigirandosi insistentemente tra le mani il nastro blu dell’oggetto.
La giovane sollevò un sopracciglio, a dir poco stupita, mentre Taruto scrollava le spalle con risolutezza come a voler dire “E’ fatto così. Non farti troppe domande.” E prendeva posto attorno al bancone degli esperimenti.
-Non c’è molto da dire… -Sospirò, rassegnandosi all’idea che i momenti di gioia fossero già finiti. –Pensavo che eludere la barriera che l’acqua cristallo erige naturalmente attorno a sé sarebbe stato più difficile. Inizialmente in effetti, la sua forza mi ha respinto violentemente, ma poi il suo rifiuto è calato di intensità all’improvviso, come se qualcuno avesse premuto un interruttore.
Pai aggrottò le sopracciglia, lanciando un’occhiata sospettosa all’oggetto. –Ricordi se è successo qualcosa di insolito, prima che l’energia diminuisse?Un rumore, una vibrazione o altro?
-Ero talmente concentrata sulla mia missione che non ci ho fatto molto caso.
-Prova almeno a pensarci.
La mew alien annuì, sforzandosi di riportare alla mente ogni singolo particolare di quel momento. –Ora che ci penso bene… -Sussurrò tra sé e sé. –Per un attimo ho avuto la strana sensazione di non essere sola, quasi ci fosse stato qualcuno lì ad attendermi.
I tre alieni si irrigidirono, scambiandosi sguardi a dir poco preoccupati.
-Hai avvertito altro?
-Non mi è sembrata una presenza conosciuta. Era piuttosto minacciosa e mi ha preoccupata. Ma è sparita quasi subito, quindi non mi sono allarmata più di tanto. –Spiegò lei, attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno al dito con aria colpevole. –Pensavo fosse stato solo uno scherzo della mia immaginazione.
-Come sempre sottovaluti le percezioni dei tuoi geni felini. –Sentenziò Kisshu, sbattendo nervosamente i palmi sul tavolo.
Sentendosi accusata ingiustamente, anche lei colpì la dura superficie metallica con la mano, incurante del dolore che il contatto le provocò. –Non sono nata gatto sai?! –Ululò avvertendo una pericolosa ondata di risentimento avvolgerla come una vampa infuocata. –Questi maledetti geni, li conosco soltanto da pochi mesi!Non posso sapere sempre se fidarmi o meno di loro!!
-Luana… -Si intromise Taruto, lanciandole uno sguardo di avvertimento.
Quest’ultima tuttavia lo ignorò, continuando ad inveire contro l’alieno dagli occhi dorati. –E gradirei che la smettessi con questi tuoi dannati sbalzi d’umore! Sembra quasi che tu ti diverta a fare i capricci solo per attirare l’attenzione!!
-Tu invece dovresti smetterla di parlarmi come se fossi mia madre!Non hai alcun diritto di giudicare quello che faccio.
-Si che ce l’ho, quando il tuo modo di comportarti mette in pericolo la riuscita della…
-Ora basta. Sedetevi e state in silenzio! –Tuonò Pai, dal lato opposto del tavolo, senza tuttavia scomporsi troppo.
Luana si accorse solo in quel momento di essersi alzata in piedi e di aver stretto le dita a pugno così violentemente da imprimere i segni delle unghie sui palmi. Si affrettò a tornare seduta, chiedendosi perché mai quell’alieno riuscisse a scatenare reazioni tanto violente nel suo animo.
Una volta che le acque si furono calmate, anche se i due litiganti continuarono a guardarsi in cagnesco per la maggior parte del tempo, l’alieno più grande riprese il discorso. –E’ evidente che se ciò che Luana ha avvertito corrispondesse alla verità la situazione sarebbe a dir poco grave.
Taruto sospirò, passandosi una mano sul viso. –Sembrava tutto troppo bello per essere vero…
-Perché significherebbe che qualcuno ha interferito con la riuscita della nostra missione.
-A favore. –Precisò la mew alien dondolandosi nervosamente sullo sgabello di metallo.
-Che ciò abbia giocato a nostro favore o meno è irrilevante finché non scopriamo chi è stato.
-E chi potrebbe essere stato!? –Esclamò l’alieno dagli occhi dorati con aria canzonatoria. –Le mew mew?
A quel punto la giovane scosse il capo violentemente, rifiutandosi anche solo di ipotizzare un’idea del genere. –Non possono essere state loro!Non avrebbe alcun senso!
-Concordo con la ragazza su questo, ma dobbiamo tenerle d’occhio comunque. –Pai, si alzò di scatto dal tavolo, iniziando a passeggiare avanti e indietro come un’anima in pena, ogni scintilla di gioia completamente scomparsa dal suo volto, per lasciare posto alla solita espressione del guerriero intento ad escogitare un piano letale.
-E se davvero ci fosse stato qualcun altro? –Si azzardò a domandare il minore degli Ikisatashi seguendo la marcia del fratello con lo sguardo.
-Non ho proprio idea di chi potrebbe volerci aiutare. In questo caso dovremmo partire da zero. E la situazione sarebbe ancora più pericolosa.
Un silenzio teso accolse quelle parole gravi, trascinando con sé tutte le speranze di tranquillità che avevano aleggiato nella stanza fino a quel momento.
Luana non riusciva a smettere di pensare alla sensazione opprimente che aveva provato un secondo prima che la barriera dell’acqua cristallo si indebolisse, come se qualcuno o qualcosa avesse cercato di schiacciarle il cervello per leggerne tutti i pensieri. Durante i mesi trascorsi ad allenarsi, aveva sempre avuto la certezza di dover combattere contro un nemico preciso e soprattutto per uno scopo preciso.
Invece ora si ritrovava a brancolare nel buio perché non conosceva nulla di questo misterioso individuo, ne tantomeno se egli costituisse un pericolo per lei. Non avere idea di che direzione prendere era ancora peggio del dover subire una scelta.
-Proverò a collegarmi alla rete interplanetaria per individuare gli spostamenti di navicelle dal nostro pianeta al pianeta terra. –Annunciò l’alieno dai capelli viola, dirigendosi con passo deciso verso l’area più interna della base aliena.
-Pensi che potrebbe essere stato uno di voi?
-Non lo so. Ma mi sembra l’unica spiegazione possibile. –Dopo queste parole si chiuse bruscamente la porta alle spalle, scomparendo nel buio.
-Vado con lui! –Esclamò Taruto, affrettandosi a seguirlo. –Se scopriamo qualcosa vi avverto immediatamente!
Quando anche quest’ultimo se ne fu andato, il silenzio nel laboratorio si fece ancora più denso e colmo di astio.
La mew alien sollevò lo sguardo verso il soffitto, lasciandolo vagare a lungo e intercettando ogni più piccola macchia di sporcizia contenuta in esso. Era incredibile quanto la sua vista fosse divenuta acuta ultimamente anche senza l’ausilio della trasformazione.
Quando fu sicura del fatto che, qualunque cosa Kisshu avesse in mente di dire, non sarebbe bastata a scatenare la sua furia omicida, si concesse il lusso di guardarlo, solo per trovarlo immerso nella contemplazione dell’unghia del proprio pollice.
-Che cosa pensi? –Si azzardò a domandare, evitando però di fissarlo direttamente negli occhi.
Quest’ultimo sollevò la testa di scatto, come se la ragazza gli avesse appena tirato uno schiaffo in pieno volto. –Che cosa penso? –Ripeté con voce pericolosamente tesa e acuta, per poi scoppiare in una risata a dir poco inquietante. –A cosa diavolo dovrei pensare?!Penso che tutto questo è uno schifo!
-Il fatto che l’acqua cristallo sia stata recuperata grazie ad uno sconosciuto?
Per tutta risposta lui sbatté un pugno sul tavolo, producendo un suono sordo che ferì le orecchie della ragazza.
-Perché sei così arrabbiato? –Riprovò, continuando ad esaminare le sue reazioni.
-C’è un motivo per cui dovrei esserlo? –Ribatté quello in tono incolore, lasciando vagare a sua volta lo sguardo per la stanza. –Hai detto tu che ho gli sbalzi d’umore.
-Ormai ti conosco abbastanza bene da sapere che ti arrabbi sempre per un motivo, per quanto idiota.
La reazione violenta dell’alieno non si fece attendere: balzò nuovamente in piedi, rovesciando lo sgabello che cadde a terra in un clangore metallico. Nei suoi occhi guizzavano lampi di rabbia spaventosi che avrebbero potuto incenerirla se avessero voluto. –Tu non mi conosci proprio per niente. –Sputò tra i denti, tremando nel vano tentativo di contenere la propria furia.
-Allora dimmi tu che cos’hai.
-Perché dovrei?
-Perché sono davvero preoccupata per te!
-Nessuno ti ha chiesto di esserlo.
A quelle parole la mew alien sospirò, abbandonando la testa contro la superficie fredda del tavolo. –Non è una cosa che posso controllare. Non voglio litigare con te, ma tu sembri fare di tutto per cercare lo scontro. –Gemette nascondendo la testa tra le mani.
Per un attimo temette che l’assenza di reazioni che seguì a quelle parole sarebbe durata in eterno e che Kisshu se ne sarebbe andato senza nemmeno emettere una sillaba.
Invece dopo un istante lungo un eternità lo udì avvicinarsi a passi lenti, come un gatto diffidente ma preoccupato di fronte alla sofferenza del padrone.
-A volte è più forte di me. Non riesco a fare a meno di incazzarmi quando dici certe cose.
Sollevò il capo, solo per trovarsi di fronte ai suoi occhi dorati che la fissavano intensamente. Il suo cuore perse un battito mentre lo osservava avvicinarsi sempre di più finché non si ritrovarono a meno di due centimetri di distanza.
Il fatto che lui fosse in piedi e torreggiasse su di lei non contribuiva certo a metterla a suo agio.
-Posso sapere che cosa ti indispone tanto di me? –Domandò, ostentando una sicurezza che non possedeva.
L’alieno sorrise amaramente. –Non ci arrivi da sola?
Le bastò un breve calcolo per giungere alla tanto sospirata conclusione. –Ancora con quella storia della somiglianza?! –Le ci volle un’enorme sforzo di volontà per mantenere la voce incolore, dato che la sua esasperazione stava raggiungendo livelli esorbitanti.
Perché ogni volta che trascorreva le giornate con l’alieno doveva avvertire l’ombra di Ichigo incombere su tutto quello che faceva?? Stava diventando un incubo!
Nonostante tutti i tentativi di trattenere i propri velenosi sentimenti, qualcosa dovette trapelare nella sua espressione dato che Kisshu sospirò, rivolgendole uno sguardo altrettanto spazientito. –Non è solo quello. –Sbottò.
-E allora che altro c’è?!
Come unico responso quest’ultimo emise un grugnito esasperato, gettando la testa all'indietro. Come poteva spiegare a parole le strane sensazioni che provava quando combattevano insieme? Come farle capire che quelle stesse sensazioni lo facevano sentire in colpa nei confronti di Ichigo e quindi frustrato perché diviso tra due istinti contrastanti: quello di dimenticarla e andare avanti e quello di restarle fedele per l’eternità?
No, decisamente non poteva spiegare ad una ragazzina, quella stessa ragazzina che era stata l’origine di tutti i suoi guai, cosa gli passasse per la testa.
Perché nemmeno lui lo capiva.
Riaprì gli occhi, solo per specchiarsi in quelli cioccolato di lei, che lo osservavano preoccupati.
Con un misto di stupore e sollievo si rese conto che non erano uguali in tutto e per tutto a quelli della mew rosa ma più grandi e venati di striature grigio chiaro che gli conferivano un magnetismo particolare. C’era dolcezza in quello sguardo, una dolcezza che non aveva mai riscontrato prima d’ora. Era qualcosa che lo attraeva, come un richiamo primordiale a cui faticava resistere ma che al tempo stesso lo spaventava a morte.
La vide rifuggire i suoi occhi bramosi, mentre le sue guancie si tingevano lievemente di rosso, rendendola ancora più adorabile.
E improvvisamente provò l’impulso di toccare quelle gote, avvertire la morbidezza della sua pelle sotto le dita e accarezzarla per confermare quella diversità appena accennata tra lei e l’oggetto della sua ossessione.
Senza ulteriori indugi, allungò una mano fino a sollevarle delicatamente il mento, per poi percorrerlo con le dita. Come pensava, era più lungo e leggermente più spigoloso, appena incavato all’altezza delle guance.
Avvertendo la sua mano sul viso la giovane rabbrividì, per poi scostarsi istantaneamente. –Che diamine stai…
-Ti sto solo guardando. –Rispose l’altro con semplicità, spostando la sua attenzione alle labbra, sottili e leggermente dischiuse. Chissà se erano morbide ed invitanti come quelle di…
Un movimento di metallo sfregato contro il pavimento lo fece sobbalzare interrompendo i suoi vaneggiamenti e risvegliando in lui un’acuta consapevolezza di ciò che era stato ad un passo dal fare.
Era stata Luana a produrre quel rumore stridente, alzandosi di botto dallo sgabello.
Ora era in piedi, le gambe rigide e le braccia incrociate in un gesto di protezione. –Non toccarmi. –Ringhiò, la muscolatura del viso pericolosamente contratta. –Come puoi farlo, quando è chiaro che nella tua testa c’è posto per una sola persona?!
-Luana io non avevo intenzione… -Tentò di spiegare avvicinandosi, ma quest’ultima emise un ringhio ancora più minaccioso tenendolo a distanza.
-Non mi importa che cosa avevi o non avevi intenzione di fare! –Gridò, mentre sul capo facevano capolino le orecchie bianche da gatto. –Prima parli di lei e poi improvvisamente tenti di…di…
La sua ira sembrò sgonfiarsi come un palloncino, per lasciare il posto ad una solitudine immensa che le riempì gli occhi di lacrime. –E io idiota che cerco anche di capire che cosa ti passi per quella cazzo di testa! –Inveì, asciugandosele rapidamente.
Kisshu sobbalzò, udendo quell’epiteto così colorito uscire dalla bocca della giovane. Doveva essere davvero arrabbiata se aveva iniziato anche ad usare le parolacce. –Non mi ero reso conto di essermi avvicinato tanto. Mi dispiace.
Se possibile a quelle parole la rabbia di quest'ultima sembrò incrementarsi ancora di più. –Da quando in qua una persona non si rende conto di stare per…baciarne un'altra?!Sei proprio un idiota!!
-Non ti stavo baciando! –Si affrettò a puntualizzare l’alieno, alzando gli occhi al cielo. –Stavo semplicemente…
-Osservando le mie labbra?! –Completò la mew alien prima di scoppiare in una risata gelida. –Accidenti, devi essere proprio orbo! –Aggiunse sarcasticamente.
Seguì un silenzio teso, rotto solo dal rumore delle dita di Kisshu, tamburellanti sul tavolo.
Dopo quella che parve un’eternità Luana sospirò, abbandonando finalmente la sua posizione protettiva. –Ci rinuncio. Fa ciò che ti pare, odia e ama chi ti pare, sbaciucchiati con chi vuoi ma non includere me nell’elenco. Chiaro?
L’alieno dagli occhi dorati deglutì, udendo il suo tono gelido e implacabile.
-A meno che tu…
Sollevò un sopracciglio speranzoso. –A meno che io?
-No niente. –Quella sospirò nuovamente raccogliendo la sua spilla per la trasformazione dal tavolo. –Ora me ne vado. Fammi sapere se ci sono novità riguardo all’acqua cristallo.
Dopo aver ricevuto un cenno affermativo da parte del compagno di squadra, premette il pulsante del teletrasporto, ritrovandosi come previsto davanti alla porta di casa.
Non era certa riguardo a che ore fossero e apparire in casa mentre i suoi genitori, rientrati dal lavoro, stavano mangiando non le pareva una saggia idea.
Aprì la porta solo per scoprire che l’orologio segnava l’una e venti del pomeriggio.
Non erano passate nemmeno otto ore dall’inizio della giornata, eppure provava la sgradevole impressione di avere trascorso mesi nelle grotte oscure degli Orridi di Uriezzo, solo per riemergerne con ancora più dubbi.
Chi era il misterioso individuo che aveva disinnescato senza alcun problema la barriera protettiva dell’acqua cristallo?
Avevano forse trovato un misterioso alleato su cui fare affidamento?
E soprattutto, perché, perché il suo cuore continuava a battere così forte da farle male?


Ecco terminato il tanto sudato capitolo!! A quanto pare Kisshu si diverte troppo a fare uscire dai gangheri la povera Luana, anche quando non lo fa intenzionalmente.
Domanda a sfondo astrale per voi lettori!Se doveste attribuire un segno zodiacale a Luana e ai tre alieni (quello delle altre mew mew è già stato definito...mi pare che Ichigo sia Pesci ad esempio) quale scegliereste? Io ho trovato già una risposta per quanto riguarda la protagonista (perchè l'ho deciso io!Muahaha) e Kisshu ma vorrei sentire anche la vostra modesta opinione. Anche perchè per quanto riguarda Pai e Taruto non ne ho la più pallida idea.
Vi lascio con questa domanda! Spero di riuscire ad aggiornare più rapidamente la prossima volta!
Bacio

MoonBlack

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Capitolo 10
*** Nella bocca del serpente ***


Rieccomi dopo mesi, mesi e mesi di silenzio stampa...
Anche se ho impiegato parecchio tempo ad aggiornare (ok forse dire parecchio è un eufemismo), non è stata colpa del blocco dello scrittore, nemico di tutti i pubblicanti di EFP, ma è stata colpa della mancanza di tempo trascorso su internet. ^^''
Per farla breve...avevo già finito questo capitolo da almeno due mesi ma tra la maturità, i test d'ingresso e l'inizio università, non ho trovato uno straccio di tempo per pubblicarlo. Mi spiace!
Comunque sia, questo capitolo è bello lungo, quindi spero di farmi perdonare per l'attesa!
Come sempre ringrazio tutte le persone che hanno lasciato un commentino (mi piace sempre sentire le opinioni degli altri utenti riguardo a quello che scrivo) che hanno aggiunto la storia tra i preferiti, tra le ricordate ecc.
Grazie mille a tutti!



Nella bocca del serpente



Il vento soffiava gelido contro la sua pelle, scompigliandole i lunghi capelli ricci e facendo vorticare la neve soffice attorno al suo corpo immobile.
Luana rabbrividì, allungando una mano con lentezza studiata, fino a catturare tra le dita uno di quei minuscoli cristalli ghiacciati, che subito si sciolsero a contatto con la sua pelle.
La camicia da notte bianca che aveva indosso, si sollevava ad intervalli regolari, solleticandole le caviglie e i piedi nudi.
Infastidita da quella sensazione, abbassò lo sguardo, solo per riscoprirsi con buona parte delle gambe immerse nel manto innevato, il cui volume stava aumentando di minuto in minuto.
Si strinse nelle spalle, tentando di reprimere la preoccupazione. Come diavolo aveva fatto a finire in quel luogo gelido e dimenticato da Dio? Non ricordava di essersi allontanata dalla sua camera.
Sollevò lo sguardo e nei suoi occhi si specchiò la luce della luna piena, che torreggiava proprio sopra di lei, bagnandola con la sua luce argentata.
Tutt’attorno, ammassi di nuvole nere continuavano a spargere ventate di ghiaccio. “Dovrei cercare un riparo…” Ragionò iniziando a muovere piccoli passi incerti sulla coltre innevata.
Come se una forza oscura avesse intuito i suoi pensieri, l’aria iniziò a muoversi con maggiore violenza, spirando in verso contrario, quasi volesse trattenerla lì, immobile per l’eternità.
Contemporaneamente una sensazione di disagio salì lentamente dal suo fondoschiena fino alla base del collo, facendole venire la pelle d’oca.
Il freddo stavolta non c’entrava.
Qualcuno la stava osservando. Percepiva chiaramente la sua presenza minacciosa: era dietro di lei e si stava avvicinando a passo svelto.
Un’ondata di panico si riversò violentemente dentro al suo animo, insieme alla certezza improvvisa di essere in pericolo di vita.
Una parte della sua mente sembrò farsi consapevole dell’irragionevolezza della sua reazione, ma quella piccola voce interiore non poté nulla contro il soverchiante terrore che minacciò di sovrastarla.
Non si voltò.
Raccogliendo tutte le energie presenti nel proprio corpo, iniziò a correre forsennatamente, lottando contro il vento e contro sé stessa, nonostante fosse ormai rassegnata al fatto che le possibilità di salvarsi fossero molto scarse.
Il nemico dietro di lei era troppo potente e malvagio. Anche se si fosse lanciata in avanti con tutte le proprie forze, lui sarebbe comunque riuscito a raggiungerla senza troppe difficoltà.
Udì la sua risata gelida risuonare nell’aria come una condanna, vicina, troppo vicina.
Lacrime di disperazione iniziarono a rigarle il volto, congelandosi quasi istantaneamente a contatto con l’aria sferzante. Non voleva morire, non lì, non in quel modo orribile e, soprattutto, non per mano di un assassino.
Continuò ad arrancare faticosamente, asciugandosi il viso con forza e stringendo i pugni. Le super eroine non dovevano lasciarsi piegare, nemmeno dalla morte in persona.
Sarebbe morta sì, ma guardando in faccia il proprio avversario.
Ebbe a malapena il tempo di voltarsi che quello le fu addosso, gli occhi ferini scintillanti nell’oscurità.
Luana urlò con quanto fiato aveva in gola, tentando di sottrarsi alla sua presa gelida e disumana, ma fu tutto inutile. I suoi patetici tentativi di difesa, non risultarono di alcuna efficacia, al contrario delle unghie taglienti di quest’ultimo che riuscirono a ferirle il polso fino a farlo sanguinare.
In men che non si dica, la ragazza si ritrovò sdraiata supina sulla neve, il fiato caldo dell’abominevole individuo che le solleticava la faccia come una viscida carezza.
Prima che potesse impedirlo, quest’ultimo si avventò sulle sue labbra, introducendole a forza la propria lingua tra i denti.
La mew alien tentò disperatamente di sottrarsi a quei baci violenti, ma era completamente immobilizzata contro il suolo a causa del peso dell’aggressore.
Quest’ultimo, dopo qualche attimo, si staccò, iniziando a ridere sguaiatamente di fronte al suo sguardo sgomento. –Non era quello che volevi? –Sibilò, i freddi occhi da pazzo puntati in quelli grigio chiaro della vittima. –Hai desiderato baciarmi fin dal primo momento in cui mi hai visto.
-Chi diavolo sei?!?! –Gemette quella per tutta risposta, mentre altre lacrime si riversavano lungo le sue gote, sciogliendo parzialmente la neve. –E che cosa vuoi da me?
-Presto sarai completamente mia, anima e corpo. –Continuò quello, come se non l’avesse nemmeno udita. –E quei traditori del loro sangue che si dichiarano tuoi amici, non potranno fare nulla per salvarti.
Luana lo osservò con orrore mentre, grazie ad un semplice schiocco delle dita, faceva apparire tra le mani un pugnare argentato, sottile, ma dall’aria letale. –Per favore…no! –Supplicò con voce flebile scuotendo la testa.
Il nemico si esibì in un sorriso trionfale ed enigmatico, prima di accostare la micidiale arma contro il collo della ragazza. –Salutami Kisshu all’inferno. –Mormorò.
E il pugnare calò, rilucendo alla luce della luna.


Si svegliò di soprassalto, la fronte imperlata di sudore e il respiro affannoso.
Istintivamente sollevò una mano fino a tastarsi la giugulare e, una volta appurato che la sua gola era perfettamente intatta, esalò un sospiro di sollievo.
Era stato solo un sogno, un’altra stupida visione che il suo cervello aveva ripescato da chissà quale cassetto della memoria dimenticato.
“E’ già la terza volta in una settimana, che sogno di essere uccisa da uno strano tizio con gli occhi da folle.” La stuzzicò la sua voce interiore, mandando completamente a monte ogni suo disperato tentativo di tranquillizzarsi e tornare a dormire.
Si trasse a sedere di scatto, lanciando contemporaneamente uno sguardo stizzito verso la propria sveglia digitale, elegantemente posata sul comodino.
Segnava le otto di mattina.
Alla ragazza venne quasi da piangere al pensiero che nemmeno durante le vacanze di natale le sarebbe stato concesso di dormire decentemente. E per cosa poi? Per colpa di uno stupido tizio ammantato di nero che la perseguitava nei sogni.
Improvvisamente, si ritrovò a rimpiangere le mattinate trascorse a maledire Kisshu e i suoi contenuti inconsci che, a causa del sigillo da lei stessa scatenato, riuscivano in qualche modo ad infestare anche il suo sonno.
Non era esattamente uno spasso ritrovarsi, quasi ogni notte, a folleggiare amorevolmente con qualcuno del suo stesso sesso, soprattutto se quel qualcuno in particolare era Ichigo.
Sognare di accarezzarla e baciarla la faceva sentire sporca, infettata da qualche tipo di germe di origini sconosciute e quelle sensazioni, prevedibilmente, si traducevano in un umore ancora più nero ed intrattabile del solito.
Non che intrattenesse molti rapporti con il suddetto alieno ultimamente: forse proprio a causa dell’imbarazzo suscitato dal pensiero di avere accesso a tutti i suoi desideri più proibiti e sconci o del quasi-bacio in cui si erano ritrovati invischiati qualche mese prima, aveva deciso di ridurre al minimo qualunque contatto, fisico o mentale che fosse.
Era quasi certa, tuttavia, che i suoi maldestri tentativi di allontanarlo, avessero in realtà ottenuto l’effetto contrario. A suggerirglielo, non erano stati tanto i gesti o le parole che si scambiavano di quando in quando, quanto gli sguardi altamente frustrati che quest’ultimo a volte le rivolgeva quando era convinto che lei non lo notasse.
Il fatto, poi, che i capelli rosa confetto dell’Ichigo inconscia, stessero diventando neri e lunghi e che la giovane si ritrovasse, sempre più spesso, a fissare con trasporto i propri occhi grigi da mew mew, non le pareva davvero un buon segno.
Ma visitare la mente di Kisshu, per quanto solitamente la portasse sull’orlo dell’insanità mentale, risultava comunque molto più rilassante che sognare, una notte si e una no, la propria morte per mano di un assassino diabolico.
Ancora troppo inquietata per pensare di rimettersi a dormire, si alzò dal letto, scalciando via le coperte con irritazione.
L’angoscia provata nel sogno le era penetrata nel petto come un veleno insidioso e il suo cuore non ne voleva sapere di rallentare. Forse tenere la mente impegnata in un’attività fisica non troppo impegnativa l’avrebbe aiutata a rilassarsi.
Mentre girovagava per la camera alla ricerca di qualcosa di decente da mettere, le cadde inevitabilmente l’occhio sull’enorme anta a specchio dell’armadio e, come al solito, si stupì del cambiamento che solo pochi mesi di allenamento avevano attuato sul suo fisico.
La sua corporatura magra e filiforme era scomparsa, per lasciare spazio ad una muscolatura piena ed asciutta.
Ormai non incontrava quasi più nessuna difficoltà ad eseguire gli esercizi che le proponevano alla base, sebbene i suoi compagni di squadra tentassero di escogitare allenamenti sempre più creativi ed impegnativi, per migliorare le capacità dell’allieva.
Anche senza l’utilizzo dei poteri da mew mew, poteva vantarsi di essere diventata abbastanza forte e agile da riuscire a mettere fuori gioco qualunque malfattore umano le si parasse davanti.
Con gli alieni era un altro discorso.
Pai, entusiasmato dai suoi successi come mew alien, le aveva suggerito di provare ad allenarsi con loro senza ricorrere alla trasformazione. Inizialmente, la giovane aveva reagito con gioia a quella nuova proposta, sperando di potere dimostrare che, anche senza i poteri, era perfettamente in grado di tenere testa a chiunque.
Ma aveva peccato di superbia: nonostante il suo grande impegno nell’infliggere colpi e nell’utilizzare uno stile di lotta variabile, ogni tentativo di sconfiggere i tre guerrieri si era concluso con un’infinità di lividi per lei e poco più di un graffio per gli avversari.
Kisshu, in particolare, non le aveva lasciato scampo, e il pensiero di avere perso clamorosamente le bruciava ancora moltissimo.
“Accidenti a loro!” Pensò stizzita, infilandosi un paio di pantaloni neri aderenti e una maglia dolcevita color rosa antico.
Non riusciva a non risentirsi dell’idea che per avere la meglio su quei tre, dovesse essere costretta a catalizzare ogni volta le proprie capacità.
Si infilò in bagno con passo felpato, decisa a vincere almeno la battaglia contro i propri capelli.
Anche quella si rivelò un’impresa tutt’altro che facile, ma alla fine riuscì a sistemarli decentemente in uno chignon alto sopra la testa.
Il clima all’esterno si rivelò rigido e ventoso, esattamente come aveva previsto. Non riuscì a reprimere un brivido di nervosismo mentre lasciava vagare lo sguardo attorno a se con circospezione, improvvisamente preoccupata dall’idea di essere realmente perseguitata da una sottospecie di stalker pazzo.
Annusò l’aria, per essere certa di non incappare in alcun pericolo di sorta. Precauzione alquanto inutile, perché se il presunto persecutore fosse stato a conoscenza delle sue capacità, avrebbe provveduto a mettersi controvento, in modo da ovviare qualunque rischio di essere scoperto.
Nonostante ciò, una volta terminata la sua avanscoperta olfattiva, si sentì abbastanza rassicurata da allontanarsi dal portone di casa, muovendosi a passo deciso verso vie meno frequentate.
L’ultima cosa che desiderava era incontrare gruppi di ragazzini schiamazzanti che avrebbero acuito il suo mal di testa da stress. Ciò di cui aveva veramente bisogno era rimanere sola con i propri pensieri e non sarebbe stata certo la paura causata da uno stupido sogno ad impedirglielo.
Voltò l’angolo, proprio mentre alcuni leggeri fiocchi di neve iniziavano a posarsi sull’asfalto umido. Forse avrebbe fatto meglio a portare con sé un ombrello ma, troppo presa dai propri pensieri, non aveva minimamente tenuto conto della possibilità che iniziasse a nevicare.
Sbuffò sonoramente, constatando che l’unica possibilità che le rimaneva era fare una capatina in biblioteca, uno dei pochi luoghi coperti dove regnasse un po’ di calma e silenzio.
Conosceva talmente bene la strada che non dovette nemmeno preoccuparsi del percorso da scegliere e le sue gambe la portarono automaticamente alla meta. La biblioteca era un enorme edificio a tre piani, situato appena dietro a casa sua, il che rendeva particolarmente piacevole per la ragazza frequentarlo.
Mentre un sorriso soddisfatto le si allargava sul viso, frugò nella borsa alla ricerca della tessera per il prestito dei libri: non sarebbe stata davvero una cattiva idea prendere altri due volumi, tanto per non correre il rischio di rimanere a corto di letture.
Proprio in quel momento, un odore estremamente familiare e al contempo allarmante la indusse a voltarsi di scatto, giusto in tempo per vedere Kevin, seduto a terra con la testa tra le mani, il corpo abbandonato contro il muro.
Quasi smise di respirare, mentre una miriade di pensieri contrastanti iniziarono ad affollarsi nella sua mente come le api in un alveare.
Che cosa ci faceva lì, seduto in un angolo della strada, di fronte ad una biblioteca e per di più con indosso vestiti sgualciti, lui che si vestiva sempre in maniera perfetta e non aveva mai un capello fuori posto? Avrebbe dovuto farsi avanti e chiedergli se stava bene, oppure allontanarsi e continuare il programma che aveva definito per la propria giornata?
Si morse nervosamente le labbra, divisa tra un istinto altruistico, che la induceva ad accorrere in aiuto del giovane, e uno decisamente egoista, che invece la spingeva ad allontanarsi a gambe levate.
In effetti quel ragazzo era talmente strano e imprevedibile che l’idea di rimanere invischiata in qualche sua faccenda personale, non la allettava per niente.
A mandare a monte tutti i suoi buoni propositi di tranquillità, ci pensò il ricordo dell’incidente avvenuto a scuola, di come lui l’avesse aiutata a riprendersi dallo spavento, a cercare una via d’uscita attraverso il fuoco…
Quel pensiero la convinse, suo malgrado, a muoversi silenziosamente verso il ragazzo, un passo incerto dopo l’altro.
Osservandolo più da vicino, notò che era ridotto proprio male: presentava graffi ed ematomi su buona parte del corpo, dei quali il più grosso faceva bella mostra di sé a lato del viso, appena sotto lo zigomo destro. Nonostante le ferite, l’unico segnale a tradire la sua sofferenza era il tremore alle mani e alla schiena, forse causato anche dal freddo.
Temendo che si trovasse in uno stato di semi-incoscienza, Luana si inginocchiò sull’asfalto, allungando una mano verso la sua spalla per riscuoterlo dal torpore. Si stupì di quanto il corpo del ragazzo fosse gelido a contatto con le proprie dita.
Kevin, avvertendo il suo tocco gentile, sobbalzò, sollevando lentamente il viso fino a fissarla dritta negli occhi. Quando la riconobbe, la sua espressione si incupì. –Ah, sei tu. –Gracchio, abbandonando nuovamente la testa contro il muro.
Quel tono freddo e distaccato, in qualche modo ferì la ragazza che avrebbe immaginato qualunque reazione tranne che un rifiuto tanto netto. Comunque, non lo diede a vedere, limitandosi ad assumere un cipiglio di rimprovero. –Che cosa ti è successo?Chi ti ha ridotto così?E perché te ne stai lì seduto a congelare nella neve?! –Gli domandò, lasciando trapelare senza volerlo, una parte della propria preoccupazione.
Se possibile l’occhiata che quest’ultimo le lanciò fu ancora più ostile della precedente. –Non ho bisogno del tuo aiuto. Vattene.
Le sue parole lasciarono la mew alien oltremodo stupita ed irritata, dato che fino a quel momento era sempre stato lui a scocciarla per ogni singola scemenza mentre lei aveva sempre risposto in modo poco gentile.
La sensazione che i ruoli si fossero improvvisamente invertiti, scatenò in lei un lieve senso di smarrimento. Le era di nuovo sfuggito qualcosa?
Comunque stessero le cose, le condizioni di salute di quest’ultimo erano troppo precarie per permetterle di abbandonarlo al suo destino, per quanto allettante potesse essere la prospettiva. Se l’amico fosse morto congelato a causa della sua reticenza, non avrebbe potuto perdonarselo. –Avanti, è chiaro che hai bisogno di aiuto. –Tentò di ammansirlo con uno dei suoi sorrisi più dolci. Stranamente non le risultò nemmeno troppo difficile simularlo.
Kevin si limitò a fissarla con diffidenza per poi sospirare.
Sembrava mortalmente stanco, come se qualcosa o qualcuno lo avesse privato della sua forza vitale. Sicuramente non avrebbe potuto resistere ancora per molto lì fuori, con quel tempo da lupi.
Proprio quando la ragazza stava per perdere la pazienza e decidere di abbandonare i tentativi di comunicazione a favore delle maniere forti, quest’ultimo si staccò dal muro lanciando un gemito di dolore e appoggiandosi contro di lei con tutto il peso del corpo.
-Mi gira la testa. –Sussurrò flebilmente, tremando a contatto con il petto caldo della giovane.
Luana tentò di sorreggerlo alla bell’e meglio, nonostante la posizione di precario equilibrio. –Non ti preoccupare. –Mormorò scostandogli i capelli bagnati di neve dal volto. –Ora ti porto da un dottore.
-No! –Un’improvvisa luce riscaldò gli occhi del ragazzo, mentre la sua presa sulle spalle della mew alien si faceva d’acciaio, costringendola ad immobilizzarsi al suolo senza potere muovere un muscolo.
-Che ti prende?!
Così come era sorto, quell’improvviso lampo d’energia svanì, lasciandolo privo di forze ed ansimante sulla spalla di lei. –Per favore…Non ho bisogno di cure mediche.
Luana lo guardò dubbiosa, prendendo in considerazione l’eventualità di interpretare le sue suppliche come deliri causati dal dolore e non prestarvi troppa attenzione. Ma qualcosa nella disperazione del suo sguardo, la indusse, dopo pochi istanti, ad annuire con lentezza. –Va bene. –Acconsentì un po’ incerta. –Dove ti devo portare?
Senza dire una parola, Kevin indicò un punto imprecisato, alla sua sinistra. Seguendo la direzione suggerita, lo sguardo della ragazza incappò in un’enorme villa in stile neoclassico con i muri per metà ricoperti di scura edera e un cancello d’entrata così imponente da scoraggiare qualunque visitatore.
Spalancò la bocca, rifiutandosi di credere che un proprio compagno di classe potesse permettersi il lusso di vivere in una casa così splendida senza che nessuno ne fosse a conoscenza. –Tu, abiti lì?! –Esalò, con un tono tanto acuto e sorpreso che perfino l’amico, nonostante le precarie condizioni di salute, non riuscì a trattenere un risolino.
-Non c’è niente da ridere! –Lo apostrofò, sollevandosi lentamente in piedi e reggendo il peso del compagno sulle spalle. Era perfino più leggero di quanto credesse. –Abiti a meno di un chilometro di distanza da me e non ne sapevo niente!
Il ghigno di quest’ultimo si allargò facendo nascere in lei l’improvviso desiderio di mollarlo a terra e fuggire via, fregandosene altamente delle sue ferite.
Per quanto irritante potesse essere quando voleva, doveva ammettere che era davvero un bel ragazzo: i capelli scuri facevano risaltare deliziosamente l’incarnato pallido della pelle, per non parlare del sorriso perfetto e del suo profumo che le giungeva alle narici in ventate afrodisiache, quasi fosse stato studiato apposta per fare cadere ai suoi piedi tutte le ragazze del pianeta.
Ma l’elemento che più la turbava erano i suoi occhi, di un verde così intenso da sembrare disumano. Un colore estremamente familiare che le provocava un aridimento della gola e uno strano tremore alle gambe ogni volta che si ritrovava a guardarlo.
Non riusciva a capire che cosa significassero quelle sensazioni. Era attratta da lui ma al tempo stesso ne aveva paura.
-Ecco, questa è casa mia.
Distolse rapidamente lo sguardo, preoccupata del fatto che Kevin potesse aver notato il suo turbamento.
Fortunatamente l’attenzione del giovane era già concentrata sull’apertura del cancello d’ingresso e ciò permise a Luana di riprendere il controllo delle proprie terminazioni nervose, che sembravano essere scattate simultaneamente sull’attenti alla vista del suo sorriso semi-diabolico.
Vista così da vicino, la casa appariva ancora più imponente ed austera, dovette deglutire un paio di volte prima di riuscire ad avanzare sul sentiero ghiaioso che portava al portone d’ingresso, anch’esso in metallo finemente decorato.
-Non farti strane idee… -La redarguì Kevin, notando i suoi occhi illuminarsi. –Non ti lascerò fare un giro turistico della casa.
La giovane arrossì, punta sul vivo. –Non avevo intenzione di fare proprio niente. –Ribatté strappando di mano le chiavi al padrone di casa e prendendo ad armeggiare furiosamente con il chiavistello.
Dopo parecchi istanti di lotta infuocata, la porta si aprì cigolando e spandendo nell’aria un inconfondibile odore di umido e chiuso.
Luana tossì, arricciando il naso. –Da quanto tempo non apri le finestre? –Domandò lanciando un’occhiata accusatoria a Kevin che fece spallucce.
-Io non uso questa zona della casa. Vivo al piano di sopra. –Si giustificò indicando le scale con un gesto imperioso. –Dobbiamo salire.
-Sarà, ma io continuo a credere che un po’ d’ aria farebbe bene a questo posto. –Mormorò la ragazza, osservando i mobili e i tappeti ricoperti di polvere e sgualciti dal tempo. –E anche una bella rimodernata.
-Come diavolo fai a lamentarti dell’arredamento se non si vede ad un palmo dal naso…!
“Accidenti” Era vero: le finestre erano chiuse e i candelabri spenti, qualunque essere umano sarebbe stato costretto a procedere a tentoni. Ovviamente lei non era più un semplice essere umano, ma questo Kevin non l’avrebbe di certo dovuto sapere.
Si morse il labbro furiosamente, alla ricerca di una scusa plausibile che potesse far passare inosservata la sua gaffe. –Ecco…ho notato qualche particolare quando ho aperto la porta. –Inventò sul momento, sperando che quest’ultimo se la bevesse.
Il ragazzo emise un verso poco convinto, ma non aggiunse nulla, limitandosi ad accendere una lampadina a basso consumo che illuminò fiocamente l’ambiente circostante.
Ringraziando tutti i santi del paradiso che conosceva, Luana sospirò di sollievo, preparandosi ad affrontare le scale.
Per quanto la sua muscolatura potesse essere ben sviluppata, trasportare il peso di un uomo ormai adulto per tutti quei metri con le sole forze da umana, l’aveva decisamente spossata.
Nonostante il numero spaventoso di scalini che si stagliavano di fronte a lei, non si diede per vinta, continuando ad avanzare un passo alla volta, finché non si ritrovò di fronte ad una semplice porta in legno, la più spoglia di tutta la casa.
-Lì dentro. –Mormorò Kevin, che ormai faticava perfino a tenere gli occhi aperti.
Senza indugiare oltre la mew alien spalancò la porta della stanza, che stavolta girò sui cardini senza emettere alcun rumore. Non fece troppo caso all’arredamento, che comunque appariva leggermente più moderno rispetto al resto della struttura, e i suoi occhi saettarono subito in cerca del letto, intercettando uno strano oggetto rotondo e bianco che ostruiva buona parte della camera. –Quello sarebbe il tuo letto?! –Esclamò osservando esterrefatta quello che si rivelò essere un’enorme pouf rotondo e peloso.
Il giovane gemette alzando gli occhi al cielo –Ti sembra il momento di fare la schizzinosa…? –Esalò, per poi portarsi una mano al petto con una smorfia di dolore.
Sembrava veramente sfinito e Luana, osservando il suo viso pallido e le numerose ferite presenti sul suo volto, si domandò chi potesse averlo ridotto in quello stato.
Lentamente lo fece sdraiare sul “letto”, lanciando un’occhiata critica ai suoi vestiti fradici e macchiati di sangue.
Come ci si doveva comportare di fronte ad un ragazzo bagnato fino all’osso, a rischio di ipotermia e coperto di ferite?
La risposta apparve nella sua mente con tanta ovvietà da indurla ad arrossire: avrebbe dovuto spogliarlo e medicarlo alla bell’e meglio. Si trattava di un compito davvero ingrato, soprattutto perché non provava alcun desiderio di toccarlo intimamente, ma si fece coraggio. –Ascoltami. –Proferì, con voce un po’ tremante. –Hai per caso del disinfettante o qualcosa di simile?
Quello annuì lentamente, la fronte madida di sudore. – Esci da questa stanza…gira immediatamente a sinistra. Nel frigorifero. –Tentò di sollevarsi a sedere, ottenendo ben pochi risultati. –Cerca un piccolo botticino di vetro…con dentro una sostanza verde chiaro…sembra gelatina ma non lo è.
La mew alien annuì con decisione, sollevandosi di scatto e correndo verso la direzione indicata. Mentre percorreva con lo sguardo quella che si presentava come un’antica dispensa, si ritrovò a pensare a quanto fosse strano che Kevin si fosse ritrovato a vivere da solo, senza avere accanto nemmeno i genitori, in un luogo così immenso. Tanto più che doveva avere pressappoco quindici anni, dato che frequentava la sua stessa classe. Era impensabile che un ragazzino di quell’età si comportasse in modo così indipendente.
“Se ci pensi bene, anche Kisshu e Taruto si comportano esattamente allo stesso modo. Anche loro sono giovanissimi e soli.” Si ritrovò a ragionare, mentre rovistava febbrilmente nel frigorifero alla ricerca del famigerato disinfettante.
Si era illusa che trovare quel medicinale sarebbe stata un’impresa facile, ma non appena aveva aperto lo sportello di metallo, si era resa conto di avere commesso un madornale errore.
Aveva dato per scontato che l’elettrodomestico fosse pieno di cibo e che quindi, di fronte a tutte quelle leccornie, sarebbe stato un gioco da ragazzi scovare l’intruso e portarlo all’amico ferito.
Invece, con suo sommo sgomento, una volta spalancato lo sportello, si era trovata davanti a decine e decine di botticini tutti della stessa misura, contenenti ognuno un liquido diverso e accatastati ordinatamente gli uni sopra gli altri. Di cibo, nemmeno l’ombra.
Fu sopraffatta dall’istinto di mettersi le mani nei capelli. –Ma cosa diavolo mangia questo tizio?! –Imprecò a mezza voce, resistendo alla tentazione di mandare al diavolo tutto e tornarsene a casa.
Finalmente, dopo parecchi minuti di disperata ricerca, riuscì a trovare quello che le serviva: un piccolo contenitore di vetro, contenente del liquido verdastro e gelatinoso, sul quale era stata applicata un’etichetta a caratteri indecifrabili.
Sospirò di sollievo, e si affrettò a mettere in tasca il prezioso medicinale.
Era consapevole del fatto che avrebbe fatto meglio a tornare immediatamente nella camera di Kevin, ma quella casa, e soprattutto la totale assenza di cibo contenuta in essa, la incuriosivano e insospettivano più di quanto non fosse disposta ad ammettere.
Si mise così a frugare in tutti i cassetti e nella dispensa, riuscendo a scovare solamente un paio di cucchiai antichi, dell’ argenteria ossidata e un sacchetto pieno di batuffoli di cotone.
Le pentole, le tovaglie, e tutti gli strumenti solitamente presenti in una cucina, sembravano essersi volatilizzati.
Perfino i fornelli non davano segno di vita.
Improvvisamente si domandò se Kevin non le avesse mentito: abitava veramente in quel luogo o vi si era introdotto clandestinamente?
Sempre più confusa, appuntò lo sguardo sul lavandino.
Almeno quello sembrava pulito, e quando provò a girare una delle due manopole ne fuoriuscì un getto d’acqua fresca con il quale si lavò le mani.
Mentre si asciugava alla bell’e meglio con i propri vestiti, dato che la cucina sembrava anche sprovvista di asciugamani, continuò a mordicchiarsi il labbro indecisa sul da farsi.
All’improvviso le tornarono in mente le parole che Pai, il volto pallido e tirato per le troppe ore trascorse ad analizzare i risultati prodotti dai suoi marchingegni alieni, aveva rivolto alla squadra. “Non riesco a trovare nessuna traccia. Chiunque ci abbia aiutato durante la ricerca dell’acqua cristallo deve essersi nascosto bene. Ma se è uno di noi, come temo, non potrà passare inosservato in eterno: noi alieni abbiamo dei modi di vivere piuttosto bizzarri.”
-Modi di vivere bizzarri… -Ripensando a tutte le cose indubbiamente strane presenti nel modo di comportarsi e nello stile di vita di Kevin, Luana non riuscì a reprimere un brivido. Come doveva agire in quella situazione? Avrebbe fatto meglio a parlarne immediatamente con Pai, questo era evidente, ma la scocciava abbandonare il compagno di classe in condizioni così critiche, per quanto esistesse una possibilità neanche troppo remota che fosse in realtà un sottoposto alieno inviato da qualcuno.
Un debole gemito proveniente dalla stanza adiacente la riportò alla realtà.
Inspirò a pieni polmoni, cercando di non farsi prendere dal panico. Prima si sarebbe occupata di lui, poi avrebbe pensato al resto.
Tornò al suo capezzale, sforzandosi di mantenere un’espressione più neutrale possibile. Tuttavia non dovette riuscirci troppo bene perché quest’ultimo non appena la vide le lanciò uno sguardo indagatore. –Cominciavo a temere che il frigorifero ti avesse inghiottita…
La ragazza si finse offesa. –Non è colpa mia!Quella dannata boccetta era infilata nel fondo del frigorifero! –Sbottò, stupendosi lei stessa di quanto le risultasse facile mentire.
Forse si stava immedesimando troppo nel ruolo dell’agente segreto.
Senza aggiungere altro, si chinò sul corpo ferito del ragazzo, iniziando a slacciargli rapidamente la camicia. Nonostante i suoi buoni propositi, l’occhio le cadde comunque alcuni istanti sul suo petto scolpito e dovette farsi forza per non arrossire.
Non le era mai capitato di trovarsi davanti ad un uomo mezzo nudo e le sue conoscenze in materia erano alquanto scarse.
Tuttavia, quando l’indumento scivolò via completamente, non vi fu più posto per pensieri di tale genere, perché la preoccupazione della giovane venne quasi totalmente assorbita dalla quantità incredibile di ferite che straziavano il corpo di Kevin.
Represse un gemito scioccato, osservando la sua carne dilaniata da tagli e lividi.
Intercettando la sua espressione, il compagno di classe sospirò amaramente. –Brutte eh?
-Ti sembra una cosa su cui scherzare?! –La voce di Luana si ruppe sull’ultima sillaba. Le mani iniziarono a tremarle di rabbia repressa e dovette prendere un paio di respiri profondi, per riuscire a stappare la boccetta contenente il disinfettante senza rovesciarne il contenuto. –Chi diavolo ti ha ridotto così?!
Senza preavviso la mano di Kevin salì fino a sfiorarle la guancia. –Calmati. –Mormorò, sorridendo debolmente. –Non mi succederà niente. Non sono ferite profonde.
Per la prima volta non vi fu traccia di scherno nella sua voce e forse fu proprio quel particolare ad indurre Luana a rilassarsi. –Sembri davvero ridotto male.
Con rinnovata calma iniziò a tamponare le ferite una ad una, utilizzando i pezzi di cotone che aveva trovato nascosti nella credenza.
-Non sembra, ma ho la pelle dura. –La rassicurò ancora il ragazzo, senza tuttavia riuscire a trattenere un’espressione sofferente ogni volta che il liquido disinfettante entrava a contatto con la carne viva. –E poi ci sei tu a prenderti cura di me, adesso.
Il volto di Luana divenne di tutti i colori: immaginava come dovesse apparire agli occhi degli altri, quella scena. Decisamente sdolcinata. –Non farci troppo l’abitudine. La prossima volta che tenteranno di ammazzarti potrei anche non essere nei paraggi.
“Anzi potrei essere io stessa a tentare di ucciderti…se i miei sospetti su di te dovessero dimostrarsi fondati”
Proprio come il giovane aveva affermato, le ferite erano sottilissime, sembravano causate da una frusta o da una lama penetrata nella carne di taglio, e smisero di sanguinare quasi subito, facendole sperare che non sarebbero stati necessari punti di sutura: non era sicura di essere psicologicamente pronta ad affrontare tale prova. Tuttavia, la strana forma di quei tagli la indusse anche pensare che non potessero essere stati inflitti durante uno scontro, ma per punizione, una punizione accettata senza proteste.
–Sei stato ferito anche sulle gambe? –Domandò ad un certo punto, temendo in una risposta affermativa.
Kevin fortunatamente scosse la testa. Sembrava avere già ripreso le forze rispetto a quando avevano iniziato la medicazione.
Evidentemente, quel disinfettante possedeva delle proprietà miracolose o qualcosa di simile, perché dopo pochi minuti il suo incarnato era tornato a tingersi di un tenue color rosato e il respiro si era fatto più regolare.
Intercettando lo sguardo stupito della mew alien, Kevin non riuscì a trattenere un risolino. –Te l’avevo detto che ho la pellaccia dura.
-Si, ma sei ancora gelato. –Obiettò quella con prontezza, lanciandogli un’occhiata eloquente.
Solo in quel momento, il giovane si accorse di avere ancora la mano premuta contro la guancia di lei. Si affrettò a ritrarla, vagamente imbarazzato.
-Hai degli scaldabagno in casa?
-No, ma c’è il caminetto acceso in salotto.
Luana si portò una mano al mento, con fare riflessivo. –Non so quanto possa giovare alla tua salute muoverti…ma una cosa è certa: hai bisogno di calore. Sei rimasto fuori al freddo per troppo tempo. –Lanciò un’occhiata dubbiosa al fondo del corridoio. –Ci sono dei divani in questo famigerato salotto?
-Si, uno molto grande.
-Bene. Allora ti sistemeremo lì. –Decise, in tono soddisfatto, per poi chinarsi ad aiutare l’amico.
Quest’ultimo obbedì prontamente, ma, nonostante avesse dato segno di essersi ripreso, farlo scendere dal letto si rivelò un’impresa piuttosto faticosa.
Il tempo di alzarsi a sedere e la fronte gli si era di nuovo imperlata di sudore, il colorito del suo volto era ritornato ad essere terreo e brividi intensi avevano iniziato a scuoterlo da capo a piede.
Vedendolo ondeggiare pericolosamente in avanti, Luana si affrettò a sorreggerlo, afferrandolo prontamente per le spalle. –Tutto a posto? –Gli chiese, detergendogli la fronte sudata con un fazzoletto recuperato dalla tasca. –Forse è meglio se, per il momento, evitiamo gli spostamenti…potresti…
Kevin, gli occhi serrati per contenere i capogiri, scosse la testa. –No.
-Ma…
-Posso farcela. Se mi aiuti…
Luana aggrottò le sopracciglia, decisamente poco entusiasmata dall’idea di doverlo costringere a camminare in quelle condizioni. Ma come era accaduto poco prima, qualcosa nel tono con cui le si era rivolta, la indusse ad esaudire la sua richiesta. –D’accordo, proviamoci. Tu cerca di non svenire.
Continuando a sostenerlo con attenzione, si sedette accanto a lui sul pouf in modo da poterlo aiutare più efficacemente nel caso avesse perso l’equilibrio.
Kevin prese un gran respiro, come a voler raccogliere la poca energia ancora presente nel suo corpo, e le circondò il collo con un braccio, poggiandosi su di lei con tutto il proprio peso.
La ragazza dal canto suo non poté fare a meno di rabbrividire avvertendo il contatto con la sua pelle: se prima aveva avuto dei dubbi riguardo alla necessità di farlo spostare in salotto, ora capiva che era davvero indispensabile, perché il corpo del giovane era freddo come il ghiaccio.
Prestando attenzione a non compiere movimenti troppo bruschi, fece leva sulle ginocchia, sollevandosi lentamente in piedi. –Appoggiati a me più che puoi. –Suggerì, squadrando l’amico con preoccupazione. –Se ti senti svenire, avvisami immediatamente.
La traversata non fu così tragica come aveva previsto: trasportarlo sul pavimento di legno fu piuttosto semplice, probabilmente perché poteva contare anche sul sostegno dei muri di sasso. Kevin minacciò di cadere in avanti solamente verso la fine del percorso, quando il divano era talmente vicino che alla giovane bastò spiccare un balzo leggermente più intraprendente rispetto agli standard umani per raggiungerlo.
Comunque era fiduciosa del fatto che il suo paziente fosse troppo intontito per rendersi conto di ciò che stava accadendo.
Come previsto, nel salottino ardeva un allegro fuocherello, che rischiarava l’ambiente in penombra e spandeva il suo calore benefico per tutta la stanza.
Una volta liberatasi dal peso del proprio paziente non fu difficile, per la giovane, spostare il divano in modo da esporlo maggiormente al calore: allenandosi tutte le mattine contro guerrieri pressoché invincibili, sollevare pesi e spostare mobili era diventato un gioco da ragazzi. –Ecco fatto! –Sospirò soddisfatta quando ebbe terminato di attizzare il fuoco.
-Ci sai fare, non c’è che dire… -Si complimentò l’amico, allungandosi con cautela sul divano.
-Modestamente ci vuole un certo stile nel gettare legna nel camino. –Scherzò lei, facendo mulinare l’attizzatoio a mo’ di spada.
-Mh…attenta a non mandare a fuoco la casa…
Seguendo il suo consiglio, si affrettò a rimettere a posto l’oggetto, per poi incrociare le braccia con fare teatrale. –Dovresti avere più fiducia in me. Soprattutto dal momento che ti ho appena salvato la vita. –Sorrise sarcastica attendendosi una delle solite frasi pungenti da parte dell’interlocutore, ma quando alle sue orecchie giunse solo un profondo respiro, si voltò allarmata, temendo che fosse subentrato qualche altro problema.
Invece lo trovò profondamente addormentato, con un braccio a nascondere parzialmente il volto.
Scosse la testa, intenerita da quella scena, accoccolandosi sul bracciolo del divano per poterlo guardare meglio.–Eh, voi ragazzi…cercate sempre di comportarvi da duri ma alla fine siete solo dei bambini…
Mentre lo osservava arricciare comicamente il naso nel sonno si domandò se davvero dietro ad un viso tanto dolce ed innocuo potesse celarsi l’anima di un guerriero spietato…e le parve impossibile ma al tempo stesso sensato.
“Tutte le persone che hanno qualcosa da nascondere tentano di farlo esibendo una maschera da ingenuo ed innocente ragazzino.” E nel caso le sue supposizioni si fossero rivelate veritiere? Doveva affrontarlo come avrebbe fatto con un nemico qualunque oppure tentare di risolvere la questione in modo pacifico?
"Dovrei affrontarlo, senza alcun dubbio. Gli alieni non mi permetterebbero mai di mettere a rischio la mia vita e la loro in nome di una stupida amicizia…probabilmente avrebbero ragione…a meno che lui non sia dalla nostra parte.”
Sì, avrebbe combattuto a fianco di Kisshu come aveva promesso.
Kisshu…chissà se si sarebbe infuriato nello scoprire che si era permessa di aiutare e addirittura di salvare la vita ad un loro probabile nemico…
Avevano già discusso parecchio riguardo alla sua apparente mania di salvare la gente, comportamento che l’alieno giudicava ridicolo, soprattutto se rivolto a degli esseri umani.
Luana, dal canto suo, giudicava ridicolo e decisamente ipocrita il fatto che il ragazzo se la prendesse tanto; soprattutto quando era lui il primo permettersi di correre dietro ad Ichigo in tutta tranquillità, giungendo perfino a salvarle la pelle ogni volta che stava per essere uccisa da un nemico sanguinario.
Tuttavia, dato che Kevin faceva potenzialmente parte della sua stessa comunità di alieni psicopatici, lui e la mew alien avrebbero potuto anche diventare amici di letto e probabilmente Kisshu non ne avrebbe costituito un dramma.
-Chi è Kisshu?
Spalancò gli occhi di scatto, sobbalzando come punta da uno spillo. Accidenti, doveva aver parlato a voce alta senza rendersene conto.
-Kisshu? –Ripeté con aria innocente, decidendo di sfoderare l’arma della finta tonta. –Ho detto qualcosa del genere?
-Si, e sembravi irritata. –Lui sorrise continuando a fissarla con profondo interesse.
-Devo essermi assopita e aver detto cose senza senso nel sonno. -Si affrettò a spiegare, alzandosi con molta nonchalance dal divano.
-Si, a volte capita. –Osservò l’altro, annuendo pensoso. Poi improvvisamente aggiunse, senza alcun apparente nesso con l’argomento precedente. –Immagino che Kisshu non sia un nome molto comune dalle tue parti.
Luana si bloccò di botto nell’atto di andare a recuperare la propria giacca. –Oh, beh… - Merda!Che cosa aveva voluto dire con quella frase? Significava forse che lui era al corrente di tutto? Oppure voleva essere una specie di confessione riguardo alla sua natura aliena?
Si morse le labbra, lanciando un’occhiata esitante al suo orologio da polso.
Era decisamente in ritardo per la sessione d’allenamento mattutina e probabilmente avrebbe fatto meglio a correre alla base prima che gli alieni dessero in escandescenza. –Mi piacerebbe restare a discutere con te riguardo ai miei sogni…ma ora dovrei proprio…
-Non così in fretta. –La bloccò nuovamente lui, fissandola intensamente, con un sorriso provocatorio dipinto sulle labbra pallide.
Luana fece per indietreggiare verso la porta, tuttavia, osservando le sue labbra minacciosamente incurvate fino a scoprire i denti e i suoi occhi di un verde tanto intenso da sembrare finti, si ritrovò ad arrossire mentre uno strano torpore le si diffondeva dalle tempie a tutto il resto del corpo, rendendola improvvisamente incapace di muoversi.
Non si sentiva attratta da Kevin, ne particolarmente sottomessa a lui, eppure ad un tratto non riuscì più a distogliere lo sguardo. Avvertiva uno strano senso di pesantezza al cervello, come se un drappo oscuro le fosse calato sui pensieri, annullando la sua volontà.
Tentò di muovere il braccio, ma una forza inaudita bloccò sul nascere l’impulso dei neuroni, costringendola a restare immobile.
Senza darsi per vinta, ci provò di nuovo, stavolta con più insistenza.
Il solo risultato che ottenne fu una dolorosa stilettata alla testa. "Questa sensazione di pesantezza…io l’ho già provata!”
Era incatenata al suo sguardo, nel vero senso della parola.
In quel momento giunse alla convinzione matematica che Kevin fosse un alieno. Come avrebbe potuto altrimenti costringerla ad un immobilità così assoluta? Evidentemente udendo pronunciare il nome Kisshu, si era allarmato, decidendo di passare alle maniere forti, nonostante fosse ferito.
Ora le restava solo un dubbio da dissipare, il più importante di tutti: intendeva farle del male?
E soprattutto, per quanto tempo ancora aveva intenzione di lasciarla pietrificata come un’idiota?!
Quasi avessero udito la sua domanda inespressa, le sue gambe iniziarono a muoversi contro la propria volontà, percorrendo a ritroso la strada verso il divano. “Sta controllando i miei movimenti!” Era la sensazione più strana e raccapricciante che avesse mai provato in vita sua.
Provò a roteare gli occhi, e scoprì di avere perso il controllo perfino dei propri bulbi oculari, che continuavano a rimanere tenacemente fissi in quelli del ragazzo comodamente straiato sul sofà.
Egli appariva perfettamente rilassato, quasi abbacchiato, ma il sinistro scintillio negli occhi verde smeraldo, tradiva le sue reali intenzioni.
Il terrore di Luana crebbe a dismisura non appena riconobbe il desiderio malsano di quello sguardo. “E’ lui, il tizio che mi inseguiva nei sogni uccidendomi con un pugnale!” Pensò, tentando di opporre strenua resistenza alla pressione che le premeva sulle tempie. Doveva fuggire, e avvertire immediatamente i propri compagni di squadra, prima che fosse troppo tardi.
Chissà quali altre diavolerie sarebbe stato in grado di escogitare un tizio con il potere di controllare la volontà della gente altrui.
Nonostante tutti i suoi sforzi, non riuscì a sottrarsi alla morsa mentale e, in men che non si dica, si ritrovò di nuovo ai piedi del divano, chinata su di lui.
Che cosa voleva farle fare? Non gli bastava vederla scodinzolare come un cagnolino ai suoi piedi?
Mentre si protendeva rigidamente in avanti, Kevin le afferrò il mento con forza, senza mai distogliere lo sguardo dal suo volto, un sorriso di trionfo ad increspargli le labbra sottili.
Sembrava eccitato, come se godesse profondamente nel vedere la giovane presa dal panico e prostrata contro la sua volontà. –E’ stato piuttosto facile stabilire un contatto. –Il suo alito caldo le solleticò il collo, facendole provare un brivido gelido lungo la schiena. –Non sei così impenetrabile come vuoi far credere eh…?Ora tu, adorabile e ingenua creatura, sei sotto il mio pieno controllo.
La ragazza emise un basso gemito di terrore, avvertendo le unghie di quest’ultimo accarezzarle lascivamente il contorno della mandibola.
-Quindi tu conosci Kisshu…e a quanto vedo siete anche in buoni rapporti. Molto buoni…
“Non è possibile, riesce a leggermi nel pensiero!”
–Certo che riesco a leggerti nel pensiero. E, quando sei in questo stato, posso anche farti fare tutto quello che voglio.
Ah…vedo che non ci credi. Molto bene allora. - Il suo sorriso si allargò, tingendosi di una sfumatura malsana. –Baciami, adesso.
Se avesse potuto, Luana gli avrebbe sputato dritto in faccia, suggerendogli dove diavolo poteva ficcarselo il suo bacio. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi disumani per sfuggire al controllo del giovane, non riuscì nemmeno a battere le palpebre, mentre, con impotente terrore, osservava il proprio corpo eseguire gli ordini senza esitazione. Cielo, stava davvero per baciarlo! Non voleva, non voleva farlo!! Non voleva che quello fosse il suo primo bacio.
Quelle urla silenziose, rimbalzarono contro la sua scatola cranica, prontamente bloccate dal velo nero. “No. No!!”
-Non opporre resistenza.
Ora la bocca di Kevin era così vicina che la mew alien poté già avvertire il suo sapore. Ma proprio quando quest’ultimo stava per azzerare la poca distanza che ancora li separava, una furia ceca proruppe nella mente della ragazza come una marea in piena, estranea eppure deliziosamente familiare.
“Che cosa diavolo stai facendo!?”
Sobbalzò, riconoscendo all’istante quel prepotente grido, seguito a ruota da una sensazione di fastidio bruciante ai polsi.
Quella sottospecie di dolore servì a schiarirle la mente, rendendole possibile riprendere il controllo delle proprie facoltà mentali, fino a quel momento rimaste sopite.
Il suo protetto…la stava chiamando.
Senza indugiare nemmeno un istante, distolse lo sguardo, sottraendosi al tocco del proprio nemico e precipitandosi fuori dalla stanza, verso l’ingresso, verso la sua unica speranza di salvezza.
-Maledizione!! –Udì Kevin urlare. Sembrava fuori di sé e Luana avvertì la propria ansia crescere mentre si ritrovava a pregare con tutte le proprie forze che egli fosse ancora troppo ferito per teletrasportarsi. Altrimenti sarebbe stata spacciata.
Si precipitò giù per le scale e, trovando la porta d’ingresso chiusa, la sfondò con un calcio ben assestato, irrompendo nel giardino in una miriade di schegge di legno.
Una parte della propria mente si agitò sbigottita. “Ho disintegrato una porta!” Ma ben presto l’impellenza di fuggire prese il sopravvento su qualunque istinto razionale e, in men che non si dica, si ritrovò a superare il cancello d’entrata con un salto che normalmente non sarebbe mai stata in grado di eseguire senza l’aiuto dei geni red animal code.
Evidentemente le sue capacità feline si scatenavano in situazioni di pericolo.
E in quel momento lei si sentiva davvero molto, molto in pericolo.
Corse a perdifiato, per un tempo che le parve interminabile, senza curarsi degli sguardi sbigottiti della gente che la osservava sfrecciare forsennatamente per le strade.
Non bastava, nessuna distanza era sufficiente a mantenerla al sicuro…lui avrebbe potuto rintracciarla e rapirla in qualunque momento, senza alcuno sforzo.
Iniziò a rallentare solamente quando raggiunse i confini della propria città. Il cartello bianco sbarrato, le fece raggiungere l’improvvisa consapevolezza che continuare a correre non sarebbe servito a molto.
Quindi si fermò di botto, il respiro leggermente affannoso. Si sentiva esausta, non tanto per la corsa, quanto per la lotta mentale in cui si era ritrovata invischiata senza preavviso.
Il tempo di un respiro e l’enormità di quello che era successo le piombò addosso come un macigno. “Kevin è davvero un alieno. Ha tentato di controllare la mia mente…di costringermi a baciarlo…e se il sigillo non si fosse attivato…chissà a quali altre diavolerie mi avrebbe sottoposto.”
Rabbrividì, accasciandosi ai piedi del cartello, senza più forze.
Si sentiva svuotata, sotto shock.
Finalmente, il peso schiacciante alle tempie era svanito, così come la sensazione di oppressione alle membra. Tuttavia, il pensiero che la coscienza di un essere tanto ignobile fosse stata, anche solo per un istante, a contatto con la propria le provocò un’ondata di nausea e dovette raggomitolarsi su se stessa per non vomitare.
Non riusciva a sopportare il pensiero che Kevin l’avesse veramente ingannata. Certo l’idea le era passata spesso nella mente di recente, ma trovarsi a fare i conti con la cruda realtà era tutta un’altra storia.
Più di ogni altra cosa, odiava l’idea di avere sprecato energie per aiutare quel pazzo sadico…il quale oltretutto, senza dimostrare nemmeno un minimo di riconoscenza, aveva approfittato del suo primo attimo di debolezza per tentare di metterla fuori gioco.
Come aveva potuto essere così stupida?!
“Non giungere a conclusioni affrettate. Solo perché ha tentato di controllare la tua mente non significa necessariamente che sia un nemico, magari ha agito solo per legittima difesa.”
Sbuffò, scacciando dalla mente quel pensiero inopportuno.
Forse gli alieni avevano ragione nel ritenere che i suoi istinti altruistici fossero solo portatori di guai e nulla di più.
Prima aveva scatenato il sigillo e ora…
-Finalmente hai deciso di fermarti. –Ringhiò una voce alle sue spalle, in tono così cupo da farla scattare in piedi con tutti i sensi felini improvvisamente all’erta. La sua mano tremante scattò subito alla ricerca della spilla, stringendola convulsamente.
Tuttavia, prima che potesse pronunciare la formula della trasformazione, una presa prepotente la strattonò per il braccio, facendole perdere la presa sull’oggetto, che cadde a terra con un sordo tintinnio e rotolò sull’asfalto per parecchi metri. -Non penso che tu voglia farlo. –Sibilò la voce in tono crudo, prima che un paio di occhi dorati le apparissero davanti.
Luana provò un’ondata di sollievo tanto intensa da farle girare la testa. Kisshu era veramente venuto a salvarla, la voce che aveva udito nella testa quando stava per baciare Kevin non era stata un’illusione! –Kisshu! –Esalò, colta dall’insano istinto di gettargli le braccia al collo.
Ma il senso di gratitudine e calore scemò velocemente non appena incrociò il suo sguardo.
“Oh no!” Il sorriso le morì sulle labbra: le sue iridi, in quel momento impegnate a squadrarla dall’alto in basso, avevano perduto ogni calore, erano prive di qualunque sfumatura e gelide come il ghiaccio. La trapassavano da parte a parte, senza nemmeno vederla.
Lo osservò atterrare lentamente, silenzioso come un fantasma, senza smettere di fissarla con quello sguardo feroce e al tempo stesso terribilmente indifferente.
Non appena i suoi piedi toccarono il suolo la sua presa sul braccio della giovane aumentò, facendola gemere di dolore.
-Kisshu!Che cosa stai…?
Ignorando deliberatamente le sue deboli proteste, l’alieno la costrinse ad indietreggiare nell’ombra, fino ad intrappolarla contro ad un muro, in un vicolo cieco. –Silenzio. –Le ordinò stringendo gli occhi come se non sopportasse più di sentire il suono della sua voce.
Luana tremò, sotto quello sguardo che riusciva ad atterrirla e al tempo stesso ad accenderla come nessun altro sguardo avrebbe saputo fare.
Deglutì, rimangiandosi la protesta che era stata ad un passo dal pronunciare. Aveva la fama di essere un tipo coraggioso fino agli estremi, ma, qualunque cosa pensasse la gente, non era masochista a tal punto da sfidare l’alieno quando si dimostrava così aggressivo.
-Ora dimmi. –Continuò quello, assumendo un tono suadente che le fece accapponare la pelle. –Dove ti dovresti trovare da circa un’ ora a questa parte?
-A-ad…allenarmi. Alla base.
-E invece dove ti trovavi…fino a cinque minuti fa?? –Domandò ancora, mentre la sua voce perdeva ogni traccia di umanità, trasformandosi in un ringhio indistintamente minaccioso.
In quel momento la mew alien capì e un bruciante senso di colpa misto a frustrazione le invase l’animo, facendole abbassare lo sguardo. Aveva visto tutta la scena: Kisshu l’aveva vista mentre il suo corpo veniva controllato senza alcuno sforzo da Kevin e doveva aver pensato che lo stesse baciando di sua spontanea volontà. E ora era arrabbiato, anzi la parola “arrabbiato” sarebbe stata un eufemismo, era letteralmente fuori di sé dalla rabbia. La ragazza non l’aveva mai visto così prima d’ora.
-Rispondi!!Adesso!!
Sobbalzò, serrando le palpebre terrorizzata. –Io ero… -Le parole le morirono in gola. Doveva spiegargli quello che era accaduto realmente, ma cosa avrebbe potuto dire? “Ero a casa di un mio compagno di classe che ha tentato di controllare la mia mente rivelando così la sua natura di alieno?!” Sarebbe risultato ridicolo perfino alle sue stesse orecchie. E Kisshu di certo sarebbe scoppiato a riderle in faccia o Dio solo sa cosa avrebbe potuto farle. Soprattutto ora che era così arrabbiato da avere la mente annebbiata.
-Ho. Detto. Rispondi. –Ripeté il giovane afferrandole il mento e costringendola a guardarlo dritto negli occhi, animati da un bagliore sinistro.
Luana in quel momento vide il suo vero lato alieno, il pozzo senza fondo che si celava nel suo cuore, la densa oscurità che lei, a causa del suo comportamento, era riuscita a risvegliare.
E improvvisamente le parve di capire le ragioni di Ichigo e il terrore che a sua volta doveva aver provato di fronte a quello sguardo, che l’aveva indotta a temere Kisshu più di chiunque altro al mondo, a rifiutare l’amore che lui le offriva.
Si, ora capiva quanto logorante ed estenuante dovesse essere averlo come nemico.
Aprì la bocca per parlare, ma non riuscì ad emettere alcun suono, mentre il proprio cuore tramortito veniva completamente divorato dai suoi occhi, per immergersi nelle profondità più inesplorate del suo lato oscuro.
Per l’ennesima volta in quella giornata si sentì come un topo in procinto di essere sopraffatto da un serpente.
Ma stavolta non era del tutto sicura che quella sensazione le dispiacesse.


Ta-dah! Capitolo concluso finalmente!! Come vi è sembrato? Devo ammettere che non avevo idea di come fare entrare in scena il Kevin/nemico...e mi sono arrovellata per un sacco di tempo. spero che non ne sia venuto fuori un capitolo troppo contorto...XD
Povera Luana è passata dalla padella alla brace...non so chi preferire tra un Kevin assassino e un Kisshu altrettanto assetato di sangue...forse avrei più paura di Kisshu. O_O
Ok, per ora è tutto! Ci risentiamo al prossimo capitolo!^O^
E naturalmente, commentate please!

MoonBlack

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Capitolo 11
*** Malintesi e segreti indicibili. ***


Buon pomeriggio ragazzi!! Come potete notare stavolta ho cercato di aggiornare un po' più rapidamente rispetto al solito, anche per non dovervi costringere a riguardare i capitoli precedenti ogni volta.
Mi è costato parecchio scrivere così tanto in così poco tempo, anche perchè in questo periodo sono letteralmente presa dall'università, con gli esami e tutto il resto.
Spero, nonostante la fretta, di essere riuscita a buttar giù un capitolo almeno decente: vi avverto già che sarà alquanto contorto perchè, come dice il titolo, ci saranno un malinteso risolto e due segreti svelati alquanto shockanti...almeno per Luana.
Se siete rimasti stupiti all'idea che Kevin fosse un nemico alieno, probabilmente dopo questo capitolo vi confonderete ancora di più. Ma cercate di portare pazienza: si tratta di una parte transitoria che porterà alla formazione delle due fazioni combattenti.
Dopodiché inizierà lo scontro vero e proprio. E anche le situazioni sentimentali tra i personaggi si definiranno meglio. ;)
Mi raccomando fatemi sapere che ne pensate! Buona lettura!



Malintesi e segreti indicibili



Il freddo stava aumentando progressivamente penetrandole sempre più nelle ossa.
Luana riusciva a percepirlo anche attraverso il muro umido contro cui era appoggiata, nonostante il suo effetto fosse mitigato dal respiro caldo di Kisshu e dalla sua presa salda sui polsi.
Erano così vicini l’uno all’altra…così apparentemente uniti…eppure era solo apparenza, perché la ragazza, per l’ennesima volta, si era dimostrata totalmente incapace di penetrare la barriera di rabbia che quest’ultimo aveva eretto attorno a sé. Le era impossibile capire quello che provava e perché lo provasse, anche se il sigillo in teoria avrebbe dovuto renderle il compito più facile.
Quanto tempo era passato da quando avevano iniziato a discutere? Cinque minuti? Venti?
Ogni volta che si ritrovava sola con lui, non riusciva mai a rendersi conto dell’effettivo scorrere del tempo, perfino quando lo trascorrevano litigando ed accapigliandosi.
Ma forse litigio non era un termine adatto a descrivere lo scontro che stava segretamente avvenendo tra loro in quel momento: interrogatorio sarebbe stato più appropriato, dato che, fino ad allora, era sempre stato l’alieno a porle domande incalzanti, mentre lei non era ancora riuscita ad aprire bocca per protestare o almeno per formulare una parola di senso compiuto che non assomigliasse ad uno squittio.
Aveva intenzione di tenerla in ostaggio e spiaccicata dentro ad un vicolo cieco per tutto il santo giorno?
Parte della propria irritazione dovette trapelare nel suo sguardo, perché, dopo un tempo che le parve interminabile, l’alieno parlò. –Prima risponderai, prima ti lascerò andare.
Che cos’era un ricatto?! Si, probabilmente lo era.
Sospirò sonoramente, arrovellandosi per trovare una maniera di risolvere quella situazione. Sarebbe stata più che lieta di rispondere alle sue domande, ma farlo mentre egli si trovava in quello stato mentale sarebbe stato impossibile oltre che controproducente. Era ancora livido di rabbia e così rigidamente immobile da sembrare una statua: decisamente non ciò che si sarebbe definito un ottimo ascoltatore.
Doveva trovare un modo per domare il suo oscuro fuoco interiore e soprattutto per liberarsi da quel suo sguardo indecifrabile, altrimenti sarebbe impazzita prima di sera. –Non ho intenzione di tenerti nascosto niente. –Cominciò, parlando lentamente ed evitando di guardarlo direttamente negli occhi, “magari mostrare un atteggiamento sottomesso e remissivo funzionerà bene con lui come funziona con le bestie feroci.” –Ma non credo che questo sia il luogo più adatto per parlarne.
Le labbra di Kisshu si piegarono in una linea dura ed implacabile. –Non credo che tu sia in una posizione tale da dettare regole. –Sibilò, avvicinandosi di colpo e schiacciandola violentemente contro il muro. –Inoltre mi piace questo posto: nessuno ti può vedere e sentire, dunque non vedo perché non potremmo parlare qui.
Luana avvertì i mattoni premere dolorosamente contro la sua schiena. Ormai aveva perduto ogni sensibilità alle mani e non era sicura che la colpa fosse soltanto del freddo. –Kisshu, ti prego… -gemette, tentando di liberare i polsi dalla dolorosa stretta in cui erano immobilizzati. –Non è spaventandomi che risolverai qualcosa. Io voglio davvero raccontarti tutto!Ma…
-Non mi interessano i tuoi stupidi racconti. –La interruppe l’alieno, i denti scoperti in un espressione feroce.
-E allora che cosa diavolo vuoi?!
Il volto di quest’ultimo parve tendersi in una smorfia di dolore misto a disgusto. –Voglio sapere… -Esalò, gli occhi ridotti a due fessure. –Perché hai attivato il sigillo.
La ragazza ammutolì, guardandolo come avrebbe fatto con un folle in vena di vaneggiamenti. –Mi stai prendendo in giro?–Chiese sollevando un sopracciglio a dir poco sconcertata. –Che razza di domanda è “Perché hai attivato il sigillo”?! Lo sai benissimo che il sigillo si attiva solo quando…
-Oh lo credevo anch’io. –Asserì quello, gelandola con un’occhiata carica di astio. –Ed in particolare per un protetto il sigillo si attiva solo quando il protettore si trova in un pericolo molto grave, tale da mettere a rischio la sua vita. Ma nel tuo caso…immagino che tu, non so come, l’abbia attivato apposta.
-Come avrei fatto ad attivarlo apposta…?
-Questo lo dovrei chiedere io a te.
La mew alien alzò gli occhi al cielo: Kisshu decisamente si stava comportando in maniera ridicola. –E perché avrei dovuto farlo?! –Lo interpellò, curiosa di sapere quale altra assurda risposta si sarebbe inventato, pur di trovare una scusa per essere arrabbiato con lei.
-Per vendicarti. –Rispose lui, semplicemente. I suoi occhi dorati si accesero di uno scintillio sinistro, mentre la sua mano destra scattava ad accarezzarle il contorno delle labbra, lasciando tracce gelide sulla sua pelle. –Per farmi capire che non devo permettermi mai più di tentare di baciarti, che preferiresti qualunque altro tipo di labbra alle mie.
Le sue parole rimasero sospese nell’aria e fluttuarono nel vento insieme al profondo silenzio che le seguì.
Luana batté le palpebre più volte, chiedendosi se davvero avesse udito quelle parole uscire dalla bocca del compagno di squadra o se non fosse per caso diventata pazza a sua volta. Si potevano avere allucinazioni uditive? Forse aveva contratto una malattia rarissima alle orecchie. –Spero che tu stia scherzando… -Quando parlò, la voce le uscì stridula e più acuta di due ottave. –Non puoi veramente aver pensato ad una cosa del genere…
Qualcosa nello sguardo dell’alieno, la indusse a credere che quest’ultimo fosse veramente convinto delle sue congetture, per quanto strambe ed inconcludenti fossero.
Spalancò la bocca, a dir poco incredula. Per questo era così arrabbiato?? Non perché aveva deliberatamente saltato gli allenamenti per passare la mattina in compagnia del suo ormai ex amico, ma perché il sigillo si era attivato mentre stava per baciarlo e… Si passò la mano libera sul volto, mentre una risata a dir poco isterica prorompeva dalle sue labbra, lasciandola senza fiato. -Cioè, tu pensi che io abbia voluto fartela pagare per quella…cosa! -Rise più forte e dovette aggrapparsi al muro per non cadere a terra.
Kisshu rimase perfettamente serio, osservandola mentre tentava disperatamente di ricomporsi. –Lo trovi divertente? –Ringhiò dopo qualche istante in tono tetro, gli occhi nuovamente ridotti a due immobili fessure.
Si sarebbe aspettato di vederla tremare nuovamente sotto la sua furia, di udirla balbettare delle stupide scuse per placarlo, magari di avvertire la sua mano stringersi attorno alla propria veste in segno di supplica, ma lo sguardo infuocato e fiero che la giovane gli rivolse lo colse totalmente alla sprovvista.
Per qualche strana ragione, il suo atteggiamento era completamente mutato rispetto a qualche attimo prima, ora pareva quasi accusatorio e conteneva una tacita sfida.
-No.–Luana inclinò la testa, sottraendosi al tocco sensuale del compagno di squadra. –Lo trovo decisamente ridicolo e, se permetti, alquanto offensivo nei miei confronti.
Non sapeva nemmeno lei con esattezza da quale recondita area del suo animo avesse tratto quell’eroico coraggio che le aveva permesso di fissarlo dritto negli occhi senza tremare come una foglia, nonostante la sua furia terrificante.
Forse quella reazione era stata causata dall’improvvisa consapevolezza di essere stata ancora una volta accusata ingiustamente: avrebbe accettato qualunque rimprovero riguardante la sua permanenza in casa di Kevin durante l’orario degli allenamenti, ma l’accusa mossa da Kisshu non aveva nulla a che fare con il suo ruolo di mew mew e sfiorava i limiti dell’inaccettabile, offendendo, oltre alla sua persona, perfino il suo compito di protettrice.
-Prima di tutto, dovresti sapere meglio di me che il sigillo non si può attivare volontariamente e che nessuno è mai riuscito nell’impresa prima d’ora, tanto meno io, che a malapena capisco che cosa sia. –Lo redarguì, con sguardo severo, senza smettere un istante di fissarlo negli occhi. –Secondo: sono la tua protettrice, accidenti! Come ho già detto, non so niente di queste cose, ma in quanto tua protettrice non penso di potermene andare in giro a vendicarmi di te, facendo leva su chissà quali sentimenti, solo per il gusto di farlo!
Mentre parlava, notò l’ombra di una lieve incertezza farsi strada negli occhi gelidi dell’alieno che, tuttavia, continuò a rimanere impassibile come se non volesse nemmeno ascoltarla.
-Ma a parte la teoria…davvero pensi che io sia una persona così spregevole da attivare il sigillo solo per capriccio?
-Che cosa dovrei pensare?! –Sbottò a quel punto Kisshu, allontanandosi di qualche passo da lei, senza tuttavia smettere di tenerle ferme le braccia. –Il sigillo si attiva, facendomi pensare che tu sia in pericolo mortale e quando ti raggiungo ti ritrovo chinata su…quel tizio! –Pronunciò le ultime due parole con un’ indubbia nota di rammarico nella voce.
-Ma Kisshu! –Luana scosse la testa, sempre più incredula di fronte alle invettive del giovane. –Non ti rendi conto che quello che dici non ha minimamente senso?! Se anche avessi voluto ferirti non avrei certo usato un espediente così stupido come un bacio!
-Perché dovrebbe essere stupido?
-Perché io nemmeno ti piaccio!! –Gridò esasperata alzando gli occhi al cielo. –Tu sei innamorato di Ichigo! Che te ne importa di chi vado a baciare o perché?! –Concluse, guardandolo sottecchi in attesa di una risposta altrettanto esasperata.
L’alieno, tuttavia, parve ammutolire improvvisamente, gli occhi che la scrutavano quasi smariti come se la vedessero per la prima volta, come se le parole della mew alien avessero aperto una nuova voragine oscura piena di interrogativi.
Luana rimase a sua volta immobile a fissarlo, inquietata dalla sua totale assenza di reazioni. Perché non rispondeva?!
Rivolgendogli quella domanda a bruciapelo aveva avuto l’intenzione di riscuoterlo dalla rabbia facendo leva sulle sue certezze. Non avrebbe mai potuto immaginare che, invece, il suo maldestro tentativo lo avrebbe fatto piombare nella confusione più totale.
Fino a quel momento, lei stessa era stata totalmente certa che nel cuore di Kisshu ci fosse spazio solo per la sua Ko-neko-chan e che così sempre sarebbe stato.
Non si era mai illusa di poter essere per lui qualcosa in più rispetto ad un’alleata fidata o al massimo una confidente.
Certo, era consapevole del fatto che l’amico provasse un qualche tipo di attrazione fisica nei suoi confronti, ma aveva sempre pensato che fosse scatenata dalla sua somiglianza con Ichigo, più che da un vero ascendente che esercitava nei suoi confronti.
E se invece si fosse sbagliata per tutto quel tempo? Se dopo tutti i suoi tentativi di essergli amica, l’alieno si fosse davvero invaghito di lei?
La sola idea che un ipotesi del genere potesse avere fondamento bastò ad innescare un repentino incremento del suoi battiti cardiaci, seguito da un’improvviso inaridimento della bocca e da sudore freddo in tutto il corpo.
Kisshu, dal canto suo, continuava a rimanere immobile, i fiocchi di neve che gli vorticavano attorno senza nemmeno più sciogliersi.
La ragazza improvvisamente ebbe paura.
Non lo stesso sordo terrore provato precedentemente di fronte allo sguardo implacabile di Kevin, ma qualcosa di più sottile che dal fondo dello stomaco le salva dolorosamente fino al petto, incrementando ulteriormente la folle corsa del suo cuore.
Quelle emozioni così sgradevoli erano provocate dalla consapevolezza di trovarsi ad un bivio e non avere idea di che strada prendere.
Doveva riscuotere l’alieno ed indurlo a parlare, pur con tutti i rischi per la sua sanità mentale che ciò avrebbe comportato, oppure cambiare discorso e magari approfittare del suo smarrimento per imporgli la propria versione dei fatti?
Sempre ammesso che fosse riuscita ad emettere una frase di senso compiuto prima che scendesse notte, perché la sua bocca, ora come ora, non ne voleva assolutamente sapere di aprirsi.
“Andiamo! Che razza di guerriera sei?! Affronti a muso duro ogni nemico che ti si para davanti e non hai il coraggio di parlare di sentimenti?” Si rimproverò nel tentativo di ritrovare il coraggio perduto.
Più facile a dirsi che a farsi…
La realtà era che aveva timore di quello che lui le avrebbe detto, di ferirsi di nuovo, questa volta nell’animo, di alimentare false speranze buone solo a renderla più fragile.
Perché se ormai era certo il fatto che Kisshu provasse qualcosa nei suoi confronti, era altrettanto certo che questi suoi nuovi sentimenti non avrebbero mai potuto competere con ciò che lo legava ad Ichigo.
“Quindi meglio non rischiare e ritirarsi prima che la partita cominci. Hai già fatto abbastanza sciocchezze per oggi senza aggiungere alla lista anche quelle amorose.”
Facendosi forza, mandò giù il nodo di tensione che le si era bloccato in gola e si avvicinò cautamente all’alieno dagli occhi dorati, che pareva ancora immerso in un universo parallelo.
-Ora pensi di essere in grado di ascoltarmi? –Gli domandò, lieta di constatare che la sua voce non aveva conservato la benché minima traccia di incertezza.
Kisshu tornò improvvisamente presente a se stesso e, sorpreso nel trovare il volto della giovane così vicino al proprio, non poté trattenersi dal sobbalzare lievemente: non l’aveva sentita avvicinarsi. –Ascoltarti? –Ripeté poi, squadrandola con espressione nuovamente diffidente.
Contrariamente ad ogni buona aspettativa, la giovane avvertì un improvvisa vampata di imbarazzo quando incrociò i suoi occhi color del sole e dovette immediatamente rivolgere la sua attenzione altrove per evitare di cadere in iperventilazione. –Si insomma… -Borbottò, torturandosi nervosamente una ciocca di capelli ricci. –Ormai dovresti averlo capito che la tua teoria della vendetta non ha minimamente senso.
Ma perché ogni volta doveva essere così difficile parlare con quel dannato alieno!?
-Dici? –Il tono beffardo con cui Kisshu pronunciò quelle parole la colse alla sprovvista. Sembrava quasi…divertito?
Quando sollevò lo sguardo per accertarsi di non essere definitivamente caduta preda di illusioni uditive, si accorse che era proprio così: l’alieno stava sorridendo! Anzi peggio, stava letteralmente ghignando.
Le salì il sangue alla testa e lo sconcerto lasciò rapidamente il passo ad una certa irritazione. –Si, dico!! –Lo rimbeccò, incrociando le braccia: non riusciva a capire che cosa ci trovasse, di tanto divertente.
Per tutta risposta, lui si avvicinò, senza smettere di esibire quel dannato sorrisetto che la mandava in bestia, e le sollevò il mento costringendola a guardarlo dritto negli occhi. –Se la mia teoria non ha minimamente senso perché eviti il mio sguardo, tesorino? –Le mormorò in tono suadente.
Luana deglutì, avvertendo brividi gelidi correrle lungo la schiena. Forse tutti gli alieni avevano la capacità di controllare gli esseri umani con una semplice occhiata perché, in quel momento, lei si sentiva completamente vittima dello sguardo di Kisshu e non riusciva neppure a muoversi di un millimetro. –Stai cercando anche tu di attaccarmi con i tuoi poteri mentali? –Mormorò quasi senza accorgersene, in tono desolato.
L’altro, con suo enorme sollievo, a quelle parole si ritrasse di botto. –Poteri mentali!? –Ripeté, sconcertato. –Certo che no!! I guerrieri semplici come me non vengono addestrati per… -S’interruppe di botto, aggrottando le sopracciglia. –Come fai a sapere che alcuni di noi possono controllare la mente dei nemici?
-Perché poco fa –Rispose la ragazza tornando improvvisamente seria. –Un alieno ha soggiogato la mia volontà fissandomi negli occhi esattamente come hai fatto tu. E ha tentato di costringermi a baciarlo.
-Cosa?!
-Stava effettivamente per riuscirci. –Continuò, ignorando deliberatamente l’espressione inorridita del compagno di squadra. –Fortunatamente il sigillo si è attivato. I polsi hanno incominciato a bruciare e ho sentito la tua voce nella mia testa. Grazie a te, ho ripreso per un attimo il controllo delle mie facoltà e ne ho approfittato per fuggire via. –Si strinse nelle braccia, trattenendo un brivido al ricordo del grido di rabbia di Kevin. –Se non fosse stato per il sigillo…
-Stai scherzando?! –La interruppe Kisshu scrollandola violentemente per le spalle. –Vuoi dire che sei appena stata attaccata da uno di noi?!
Pareva nuovamente fuori di sé e per un attimo la giovane temette che non le avesse creduto.
Dopo qualche istante, tuttavia Kisshu la lasciò andare. Senza dire una parola, si girò di scatto, assestando un pugno violento contro il muretto di mattoni che vibrò spaventosamente, minacciando di disintegrarsi.
Dopodiché rimase immobile, dandole le spalle.
Al suo sfogo, seguì un silenzio teso, durante il quale Luana gli si avvicinò preoccupata, posando una mano sulle sue spalle, con l’intento di placarlo. –Va tutto bene! Non ti…
-NO, non va tutto bene! –La interruppe l’alieno, sottraendosi bruscamente al suo tocco e incominciando a camminare avanti e indietro ossessivamente. –Ora vado a prendere quella feccia e lo ammazzo con le mie mani!
Senza attendere oltre fece per teletrasportarsi con un rapido schiocco delle dita, tuttavia, venne bloccato dalla presa salda della mew alien che, senza preavviso, lo aveva afferrato per un braccio.
-Lasciami andare! –Le ringhiò contro, tentando senza successo di liberarsi. Da quando quella ragazzina era diventata così forte?
Luana scosse la testa con decisione. –No. Non possiamo agire così rapidamente. Dobbiamo prima parlarne con gli altri.
-Non dire sciocchezze! Farei un favore a tutti quanti uccidendolo! Soprattutto a te!!
-Lo so. –Il tono della giovane si addolcì, mentre un debole sorriso le si dipingeva sulle labbra. –Credimi, ti sono molto grata per la tua attenzione nei miei confronti…ma comportarti in modo così impulsivo potrebbe metterti in pericolo. –Spiegò, allentando inconsciamente la presa sul braccio dell’alieno e afferrandogli invece la mano, in una muta richiesta di comprensione. –Non sappiamo quanto siano pericolosi i suoi poteri, ne tanto meno se abbia dei compagni a sostenerlo. Finiresti per trovarti accerchiato. E dubito che avrebbero pietà di te solo perché provenite dallo stesso pianeta. Quindi, ti prego…non lasciare che la rabbia ti faccia prendere decisioni affrettate!
Kisshu stinse i denti, volgendo lo sguardo prima in direzione della casa di Kevin e poi verso la mew alien, chiaramente diviso tra l’istinto di proteggerla e quello di assecondare la sua volontà.
Infine sospirò sonoramente, scuotendo la testa. –E va bene. Come vuoi tu. –Acconsentì, in tono tutt’altro che convinto. –Io continuo a credere che sarebbe stata una splendida idea sbudellarlo…ma dopotutto sei tu la vittima e a te spetta decidere che cosa farne. –Mentre pronunciava quelle parole, intrecciò a sua volta le dita attorno a quelle della mew alien, lanciandole contemporaneamente uno sguardo complice.
Il cuore di Luana ebbe un sobbalzò a quel contatto che le trasmise un improvvisa sensazione di calore, cacciando via il freddo invernale.
Senza riuscire a trattenersi, si sciolse in un sorriso radioso. –Allora sarà meglio andare alla base per informare gli altri! –Constatò, cercando inutilmente di darsi un contegno. Per quanto tentasse di incurvare le proprie labbra verso il basso, quelle non ne volevano sapere di obbedirle e rimanevano tenacemente aperte a mostrare i denti candidi.
-Agli ordini! –Ribatté Kisshu, altrettanto allegramente.
Prima di attuare il teletrasporto aggiunse, speranzoso –Ma ricordati che se cambi idea e vuoi sbudellarlo io sono a disposizione! –Con il solo risultato di ricevere una gomitata ben assestata nelle costole da parte della sua protettrice.

Una volta giunti alla base, non ebbero nemmeno il tempo di riprendersi dallo shock del teletrasporto che vennero letteralmente aggrediti da un Pai alquanto irritato. –Dove diavolo siete stati?! –Berciò, avvicinandosi a grandi falcate.
Luana indietreggiò istintivamente di fronte alla furia del proprio leader. –Possiamo spiegare…
-Sarà meglio che le vostre spiegazioni siano ben costruite, perché il vostro comportamento è assolutamente inaccettabile!
-Pai… -Quando Kisshu tentò di prendere parola, venne prontamente trapassato dallo sguardo gelido di quest’ultimo che sembrava deciso a sottoporli ad una bella ramanzina, prima di ascoltare qualunque giustificazione.
Dopodiché, la sua attenzione tornò a rivolgersi verso la mew alien. –Non ti sei nemmeno degnata di presentarti agli allenamenti. Sai meglio di me quanto l’esercizio fisico sia importante per sfruttare al meglio i tuoi poteri e ciò significa che non puoi assolutamente permetterti di saltarli e andartene in giro chissà dove. Per nessuna ragione. Sono stato chiaro?!
La sua voce era calma, ma la minaccia celata dietro a quelle parole era inequivocabile.
Luana si fece piccola, piccola di fronte a quei rimproveri. Sapeva di meritarseli, in un certo senso, e quella consapevolezza non fece che acuire il suo senso di colpa. –Mi dispiace Pai. –Pigolò, chinando il capo con aria contrita.
-Mi sembra il minimo. –Commentò quello, senza lasciarsi impietosire. –Sappi che non accetterò altri ritardi. La prossima volta che capiterà un episodio del genere verrai punita seduta stante.
-D’accordo.
Kisshu alzò gli occhi al cielo. –Pai! –Tentò nuovamente, esibendo un cipiglio fintamente spavaldo. –Non potresti lasciarci parlare prima di giungere…
Per tutta risposta, l’alieno dagli occhi viola si voltò a guardarlo con espressione assassina. –Tu, sta’zitto e pensa a proteggere te stesso anziché difendere lei! –Gli ringhiò contro, implacabile.
Luana non potè fare a meno di notare che, in quel momento, i suoi compagni di squadra assomigliavano terribilmente a due pantere impegnate ad affrontarsi per il dominio del territorio e pregò che non iniziassero veramente a lottare. Il suo protetto possedeva certamente un coraggio invidiabile, ma non aveva dubbi riguardo a chi avrebbe avuto la meglio in uno scontro corpo a corpo.
Pai, fortunatamente, parve trovare più allettante portare avanti i propri sentiti rimproveri. –Tu sei ancora più idiota di lei!! L’attimo prima te ne stai in palestra, tenendo il broncio e un secondo dopo ti precipiti fuori dal laboratorio come se avessi il diavolo in corpo, senza fornire la benchè minima spiegazione, sparendo chissà dove!! Posso tollerare che tu resti sveglio di notte per andare a spiare Ichigo, ma durante il giorno…
-Kisshu non stava andando a trovare Ichigo. –Stavolta toccò a Luana interromperlo con voce decisa. Non voleva sentire una parola in più riguardo a cosa facesse quel maniaco di un alieno di notte. –E’ uscito di corsa per proteggermi.
Prima che il fratello maggiore potesse commentare, sollevò la manica del giubbotto con gesto deciso e gli mostrò il polso, sul quale spiccavano chiaramente segni simili all’escoriazione di una catena, causati dalla recente attivazione del sigillo.
Pai rimase in silenzio, esaminando quella ferita con attenzione scientifica prima di rivolgerle un’occhiata preoccupata. –Che cosa è successo? –Le domandò, dopo qualche istante di meditato silenzio.
Sia Kisshu che la mew alien sospirarono di sollievo: il peggio era passato. -Sediamoci ti va? –Propose quest’ultima con un sorriso timido. –E’ una storia piuttosto lunga.
L’altro annuì rigidamente e li fece accomodare attorno al tavolo del laboratorio. –Parla. Ti ascolto. –Ordinò, osservandola interessato.
Luana si morse le labbra, acutamente consapevole di dover raccontare loro tutta la verità, ma al tempo stesso preoccupata di come avrebbero potuto reagire ad una simile storia.
Kisshu non sembrava aver preso molto bene la notizia di un attacco alieno e, considerando che la premessa che gli aveva raccontato, non era stata altro che un assaggio degli avvenimenti di quella mattina, immaginava che, una volta messo al corrente dell’intera faccenda, la sua furia omicida sarebbe stata difficile da contenere. –D’accordo. –Esalò infine, stringendo convulsamente il bordo del tavolo per farsi coraggio. –Ma promettete di lasciarmi parlare fino alla fine senza interrompermi e senza dare in escandescenze. –Pronunciò le ultime parole lanciando un’occhiata eloquente all’alieno dai capelli verdi, il quale ricambiò sbattendo innocentemente le ciglia.
Pai si limitò ad annuire solennemente, come un militare impegnato a prestare giuramento al proprio comandante.
-Bene. –Lievemente rassicurata, la ragazza prese un gran respiro e si preparò ad affrontare un lungo monologo. –Immagino sia il caso di cominciare dal principio.
Così, raccontò loro ogni cosa, dapprima in modo lievemente esitante, poi chiaro e deciso. Gli parlò del nuovo alunno che all’inizio dell’anno si era presentato nella sua classe, di come questo giovane fosse considerato da tutti bellissimo e avesse fatto cadere ai propri piedi quasi ogni ragazza del liceo, perfino quelle più grandi di lui…
-Ne conosco un altro così… -Borbottò Kisshu sarcasticamente, prontamente interrotto da uno stizzito Pai, che gli rifilò uno scappellotto ben assestato.
…di come Kevin fin dal principio, a discapito della sua popolarità con le altre ragazze, avesse mostrato un fastidioso interesse nei suoi confronti mettendosi a sedere accanto a lei, importunandola con tutte le sue chiacchiere e riuscendo infine a conquistare la sua fiducia e amicizia nonostante l’inizio poco promettente.
-Evidentemente non ti stava poi così tanto antipatico!
-Insomma Kisshu! Vuoi stare zitto?! –L’alieno dai capelli viola batté violentemente un pugno sul tavolo, giunto evidentemente al limite della propria sopportazione. –Prova solo ad emettere un altro fiato e ti sbatto fuori dal laboratorio!
Quello, per nulla intimidito dalle minacce del fratello, assunse la sua solita espressione polemica. –Stavo solo esprimendo una mia opinione.
-Potrai esprimere la tua opinione quando avrò finito di parlare. –Lo interruppe Luana, altrettanto innervosita, alzandosi in piedi di scatto. –Anche perché non mi sembra che finora tu abbia detto cose molto intelligenti. E mi costa una certa fatica raccontare se tu continui ad interrompere ogni due minuti! Perciò sta’ zitto!
Un silenzio profondo seguì quello scambio teso di battute, durante il quale protettrice e protetto continuarono a squadrarsi con aria di sfida, entrambi intenzionati a far prevalere la propria autorità sull’altro.
Infine, com’era prevedibile, Kisshu fu il primo a sottrarsi a quel gioco di sguardi, l’espressione offesa e il viso lievemente congestionato. –Accidenti al sigillo! –Sibilò incrociando rabbiosamente le braccia.
Soddisfatta, la mew alien prese nuovamente posto sulla propria sedia metallica e riprese tranquillamente a parlare, concentrandosi sugli eventi avvenuti quella mattina.
Raccontò della sua intenzione di recarsi in biblioteca prima di prendere parte agli allenamenti, di come invece i suoi programmi fossero stati sconvolti dalla vista di Kevin scompostamente adagiato sull’asfalto e con ferite che avrebbero fatto impallidire perfino il più temibile dei guerrieri e di come, spinta dal desiderio di aiutarlo, si fosse ritrovata a casa sua a medicarlo alla bell’e meglio. Illustrò loro anche le sue congetture riguardo ai tagli che si era procurato, i quali assomigliavano di più a ferite imposte a scopo punitivo che non durante un combattimento.
-Deve aver cercato di ribellarsi a qualche suo superiore. –Giunti a quel punto del racconto, perfino Pai non riuscì a trattenersi dall’elaborare congetture e, dopo aver parlato, le rivolse uno sguardo di tacite scuse.
Luana sospirò, annuendo pensosa. –In effetti potrebbe essere un’ipotesi plausibile. –Rifletté alacremente, riprendendo ad attorcigliarsi una ciocca di capelli attorno al dito. –Comunque, più che le sue ferite, ad insospettirmi sono stati l’aspetto e le condizioni della casa.
-Ovvero?
-Prima di tutto, sembrava disabitata e puzzava di umido e di chiuso. Kevin si è giustificato, dicendo che viveva al piano di sopra…ma quando sono andata a cercare un medicinale per curarlo…ho notato che la sua cucina era completamente priva di stoviglie e oggetti culinari. Senza contare che nel frigorifero non c’era traccia di cibo umano, ma solamente una quantità infinita di barattoli pieni di varie sostanze gelatinose non meglio identificate. A quel punto, ho cominciato ad insospettirmi e ho pensato di contattarvi.
-E perché non l’hai fatto subito? –Questa volta fu Kisshu a parlare, assumendo un’espressione di severa delusione che non gli si addiceva e che provocò in Luana una nuova stilettata di senso di colpa.
-Non mi sembrava il momento adatto…insomma…se mi fossi trattenuta ancora a lungo in cucina, Kevin si sarebbe insospettito e temevo quello che avrebbe potuto fare se mi avesse scoperto mentre tentavo di contattarvi…
-Non potevi semplicemente fuggire da quella casa usando il teletrasporto?
La mew alien si irrigidì udendo quella domanda: l’alieno aveva ragione, avrebbe potuto benissimo farlo, a dire il vero le pareva perfino di avere accarezzato l’idea ad un certo punto, durante la sua perquisizione. –Ci ho pensato in effetti…ma non avevo prove sufficienti che mi inducessero a fuggire a gambe levate e inoltre… -S’interruppe, lanciando un’occhiata furtiva all’alieno dai capelli verdi, consapevole del fatto che ,ciò che stava per dire, avrebbe nuovamente scatenato la sua furia. –Mi sentivo in colpa all’idea di abbandonarlo, con quelle ferite così orribili e…
-Mio dio, Luana!! Non dirmi che hai rischiato di farti ammazzare soltanto per aiutarlo!!
-Beh…non credevo che fosse veramente un alieno…e se fosse stato un umano e fosse morto perché ero giunta alle conclusioni sbagliate? -Pigolò in tono contrito, concentrandosi tenacemente sulla forma spigolosa di un angolo del tavolo per evitare di guardarlo in faccia. –Lo so. Sono stata stupida…ma che potevo fare?
-Che potevi fare?! –Questa volta toccò a Kisshu alzarsi in piedi con aria a dir poco indignata, parandosi di fronte alla giovane e scrollandola violentemente per le spalle, come a voler constatare che fosse veramente stata lei a parlare e non un congegno elettronico attaccato al suo corpo. –Lo sai benissimo che cosa avresti dovuto fare, razza di idiota! Tanto per cominciare, avresti dovuto contattarci immediatamente, anziché sopravvalutare le tue capacità e pensare di potertela cavare da sola contro un possibile alieno e secondo, avresti dovuto smettere di vestire i panni dell’eroina altruista che sacrifica la vita per stupidaggini e dartela a gambe prima che la situazione degenerasse!
In condizioni normali, la mew alien si sarebbe terribilmente irritata nell’udire il tono collerico del proprio compagno di squadra e avrebbe risposto per le rime. Stavolta, tuttavia, sentiva di non poterlo affatto biasimare per la propria reazione. Lei stessa, probabilmente, gli avrebbe gridato contro le stesse identiche osservazioni se i ruoli si fossero invertiti.
-Invece hai deciso ancora una volta di agire senza pensare, rischiando di gettare alle ortiche tutto quanto! E per cosa?! Per aiutare un essere umano fasullo!
Si rendeva perfettamente conto di aver commesso un madornale errore di giudizio nei confronti di Kevin e di avere sottovalutato la pericolosità della situazione, rischiando di essere catturata o peggio.
Perciò si limitò ad annuire mestamente, come una bambina piccola ripresa dai propri genitori. –Mi dispiace. –Mormorò, senza avere nemmeno la forza di guardarlo in faccia. Non voleva leggere la delusione e il rammarico nel suo sguardo, non l’avrebbe sopportato: era la sua protettrice e avrebbe dovuto essere un esempio di forza e parsimonia per lui, invece, durante tutti quei mesi, non aveva fatto altro che ignorare i segnali di pericolo, comportandosi in modo incauto.
Come poteva svolgere il proprio compito, quando non era nemmeno in grado di salvaguardare sé stessa?!
-Credo che la ragazza abbia capito, Kisshu. –Intervenne Pai, posandogli una mano sulla spalla e facendogli cenno di allontanarsi. –Ora lascia parlare me.
Quest’ultimo non parve molto entusiasta all’idea di interrompere il proprio discorso, ma l’espressione seria del fratello lo convinse a desistere.
Luana, d’altro canto, si torturò nervosamente le mani, temendo di essere caduta dalla padella alla brace. Era abituata al fare lunatico e agli improvvisi scatti d’ira di Kisshu, ma la rabbia gelida dell’alieno degli occhi viola riusciva ogni volta a terrorizzarla e a farla sentire insignificante.
Provò l’improvviso desiderio di fuggire a gambe levate, pur sapendo che, se avesse ceduto a quell’istinto, non avrebbe di certo migliorato la sua posizione, tutt’altro.
-Ragazza. –Non potè trattenersi dal sobbalzare quando quest’ultimo la interpellò. –Guardami.
Obbedì titubante, sollevando gli occhi fino a specchiarsi in quelli viola scuro di lui. Sembrava impassibile come al solito, ma ciò non le forniva molte indicazioni riguardo al suo reale stato d’animo.
-Devo ammettere che per una volta mi trovo d’accordo con Kisshu. Ti sei comportata in maniera a dir poco sconsiderata decidendo di ignorare il pericolo e di rimanere in quella casa ad aiutare quell’individuo.
Eccoci di nuovo…la giovane si domandò disperatamente a quante ramanzine avrebbe dovuto sottoporsi quel giorno prima che gli alieni si ritenessero soddisfatti.
-Tuttavia…devo ammettere che quando ho deciso di arruolarti nella mia squadra conoscevo benissimo i rischi che una tale scelta avrebbe comportato. Non ho deciso di addestrarti perché tu diventassi come noi, bensì perché tu potessi aiutarci e fornirci un punto di vista diverso e un valido aiuto durante le nostre missioni.
-Quindi? –Mormorò la mew alien, confusa. Non capiva dove il proprio caposquadra volesse andare a parare.
-Quindi, devo ammettere che fino ad ora non hai mai deluso le mie aspettative.
-A parte oggi…
Pai si esibì in una smorfia che assomigliava vagamente ad un sorriso indulgente. –Oggi compreso.
Sia Luana che Kisshu spalancarono la bocca, rimanendo immobili a fissarlo come se quest’ultimo avesse appena espresso il desiderio di farsi le mèches colorate.
-Come ho già detto –Continuò lui, come se niente fosse. –Concordo in parte con Kisshu e penso che tu ti sia meritata i suoi rimproveri. Ma sono anche convinto che se tu non avessi avuto il brutto quanto utile vizio di rischiare la vita ogni due per tre, a quest’ora le mew mew ti avrebbero catturata, l’acqua mew sarebbe finita in mano loro, Kisshu sarebbe morto e io non avrei la certezza matematica che Kevin è un alieno e perciò un soggetto pericoloso.
Un profondo ed incredulo silenzio seguì quel ragionamento contorto.
Luana non riusciva a capacitarsi riguardo ciò che aveva appena udito uscire dalla bocca del proprio compagno di squadra e, per l’ennesima volta quel giorno, si domandò se per caso non avesse sviluppato una qualche forma di allucinazione cronica. Forse l’invasione mentale di Kevin le aveva procurato dei danni percettivi e psicologici irreparabili!
Com’era possibile che Pai, la stessa persona che aveva sempre ribadito con disprezzo quanto gli esseri umani fossero stupidi, incivili e facilmente preda di emozioni esageratamente forti che portavano a tendenze autodistruttive, ora la difendesse affermando che, se non fosse stato per la sua avventatezza, probabilmente avrebbero fallito in molte delle loro imprese?!
La giovane considerò che, se uno come lui era stato in grado di dire una cosa del genere, probabilmente il mondo di lì a poco sarebbe finito, o per lo meno avrebbe iniziato a girare al contrario.
Kisshu, per quanto fosse rimasto altrettanto sconcertato dall’improvvisa sensibilità del fratello riguardo le questioni “umane”, si riprese alquanto rapidamente. –Ti è andato di volta il cervello?!? –Esalò, continuando a fissarlo come se si fosse trasformato in una creatura mutante a due teste.
Luana, ancora una volta, non poté affatto biasimare quella reazione. Una volta tanto l’alieno dai capelli verdi decideva di conformarsi in pieno al razzismo extraterrestre del suo pianeta e Pai che faceva? Decideva improvvisamente di cambiare ideali e di contraddirlo ancora una volta.
-No. –Rispose quest’ultimo serafico come una canna di bambù in mezzo ad una tempesta. –Stavo semplicemente esponendo un mio ragionamento che, tra parentesi, non fa una piega.
-Come sarebbe a dire che non fa una piega?! –Ululò Kisshu, talmente forte che la giovane temette che da un momento all’altro le sue corde vocali sarebbero balzate fuori dalla gola per godersi una passeggiata.
-Vuoi forse negare il fatto che la maggior parte dei successi ottenuti da parte nostra, siano merito suo?
-Ovviamente! Non è stato solo merito suo, abbiamo lavorato insieme.
Pai scosse la testa, mentre una ruga di palese irritazione gli solcava la fronte, facendolo sembrare più vecchio. –Vedo che non riesci proprio a capire! Noi non siamo mai stati in grado di lavorare come una squadra. Quando Deep Blu ci ha arruolato per aiutarlo a conquistare l’acqua mew e successivamente il mondo, eravamo profondamente divisi.
L’alieno dagli occhi dorati ammutolì improvvisamente udendolo pronunciare il nome di Deep Blue e la mew alien si voltò a guardarlo preoccupata.
-Ci atteggiavamo da grande squadra, ma non eravamo veramente un team. Riesci a comprenderlo? –Il fratello maggiore gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla.
–Per questo non siamo mai riusciti a vincere prima del suo arrivo. –Continuò, voltando lo sguardo in direzione di Luana che si irrigidì, dondolando nervosamente sulla propria sedia. –Lei è riuscita a farci capire il significato della parola compagno, insegnandoci a collaborare per raggiungere i nostri obiettivi. Ha sempre cercato un punto di comunicazione con noi, nonostante i nostri modi di fare tutt’altro che ortodossi.
-Pai… -La mew alien, il cui volto aveva ormai assunto lo stesso colore dei capelli di Ichigo, sollevò timidamente la mano per attirare l’attenzione. –Non credi di stare…esagerando?
Entrambi gli alieni si voltarono a guardarla, il primo con espressione indulgente, l’altro palesemente scettico.
-E’ quello che dico anch’io. –Ribadì quest’ultimo incrociando le braccia. –Anche se… -Precisò poi, evitando a tutti i costi di incrociare lo sguardo della sua protettrice. –Devo ammettere che forse hai ragione riguardo alla sua capacità di renderci una squadra. Ma questo non significa che lei possa comportarsi come una stupida sentimentale ogni due per tre, mettendo a rischio la sua stessa vita.
Pai alzò gli occhi al cielo, palesemente scocciato dalla testardaggine del proprio fratello minore. Tuttavia, rimase in silenzio, ritenendo più saggio lasciarlo sfogare.
-Qui non stiamo parlando della sua bravura nel comprendere la nostra natura e i nostri sentimenti di alieno, stiamo parlando del fatto che lei si è rifiutata di considerare immediatamente Kevin come suo nemico, semplicemente perché affezionata a lui. Questa volta toccò a Luana lanciare un grido scandalizzato. –Non dire stronzate!!Perché continui a pensare che io sia invaghita di lui, quando non è vero?! –Lo aggredì, stringendo i pugni e intimando a sé stessa di mantenere la calma: arrabbiarsi non le sarebbe servito a niente.
-Perché lo sei!! –Ribatté l’altro a tono, avvicinandosi alla giovane a grandi passi e puntandole un dito contro. –Se lui non fosse stato importante per te, non avresti mai acconsentito a curarlo e, non appena ti fossi resa conto delle sue stranezze, saresti fuggita!
-Come fai a saperlo, scusa?!
-Vorresti farmi credere che saresti disposta a fare una cosa del genere per chiunque?! –Kisshu scoppiò a ridere, una risata fredda e sarcastica. –Dimmi Luana, se ci fosse stata Berii o qualunque altra persona a te sgradita al posto suo…l’avresti aiutata comunque?!
Quella domanda colse la giovane alla sprovvista, facendogli perdere per qualche secondo il filo del discorso. –Se fosse stata ferita gravemente come lui, probabilmente si. –Rispose dopo qualche istante di riflessione.
-Ma non ne sei certa.
-Ovvio che non ne sono certa!! –Iniziava a sentirsi profondamente irritata da quella conversazione inconcludente.
–Se è solo per questo, non ero del tutto entusiasta nemmeno all’idea di aiutare Kevin!! Nonostante tutti i suoi tentativi di conquistare la mia fiducia, non mi è mai stato particolarmente simpatico. Ma mi aveva dato una mano a scuola, perciò…
-Non mentire! –La interruppe Kisshu, afferrandole il polso con tanta forza da farle male. Prima che potesse rendersi conto di ciò che stava facendo, la mew alien era già scattata in piedi, mentre un ringhio feroce le esplodeva in gola e sul capo le spuntavano le orecchie da gatto. –E tu non provocarmi. –Sibilò minacciosamente, i denti scoperti pronti ad affondare nella carne del proprio avversario se solo quest’ultimo avesse osato avvicinarsi ulteriormente. –Avevi promesso di non dare in escandescenze!!
-Ora basta. –Prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente, Pai si frappose tra loro, costringendo Luana a prendere nuovamente posto sulla sedia. –Piantatela di azzuffarvi per questioni di futile importanza! Amici o no, Kevin è un alieno e ha tentato di attaccarti. Ora Luana, gradirei sapere come è riuscito a soggiogarti e tutto il resto della storia.
Quest’ultima serrò gli occhi e prese un gran respiro, tentando di controllare il proprio battito cardiaco e di frenare le ondate di rabbia che si dipanavano dalle sue vene.
Quando infine riuscì a riprendere il controllo e fu ragionevolmente sicura di essere anche in grado di resistere al richiamo dei propri geni felini, che gli stavano suggerendo di picchiare Kisshu a sangue, si arrischiò a sollevare le palpebre.
Pai era ancora in piedi al suo fianco, l’espressione guardinga come se temesse di vederla perdere definitivamente le staffe. Kisshu invece si era, saggiamente, spostato e ora stava fluttuando nell’aria a gambe incrociate.
-Il finale non è piacevole. –Sospirò infine, allungandosi sulla sedia nel tentativo di allentare la tensione.
Con frasi brevi e concise, descrisse loro il suo tentativo di riscaldare Kevin, come, per riuscire meglio nell’impresa, l’avesse trasportato in salotto davanti al camino e infine la loro conversazione e la sua gaffe quando si era lasciata sfuggire il nome di Kisshu.
-Evidentemente ti conosceva. –Proseguì, lanciando un’occhiata esitante in sua direzione che tuttavia non venne ricambiata.
-Sul nostro pianeta siamo in pochi. Ci conosciamo quasi tutti. –Spiegò l’alieno dagli occhi viola.
Ovviamente. Avrebbe dovuto pensarci prima. Luana si diede mentalmente dell’imbecille. –Ad ogni modo…a quel punto lui ha iniziato a pormi delle strane domande. Io mi sono allarmata e ho cercato di filarmela gentilmente, in modo da non rivelargli del tutto la mia vera natura. Ma sono riuscita a malapena a raggiungere la porta prima che lui mi costringesse all’immobilità.
-Come ci è riuscito? –Domandò Pai, profondamente interessato.
-Con il contatto visivo. Prima che potessi rendermi conto di quello che aveva intenzione di fare…mi aveva già immobilizzata, impedendomi di distogliere lo sguardo. Se il sigillo non si fosse attivato e i pensieri di Kisshu non avessero invaso la mia mente, risvegliandomi...probabilmente a quest'ora sarei ancora là con lui. –La giovane rabbrividì, ricordando tutto il terrore provato in quell’occasione. –Ho provato a resistere. Ci ho provato con tutte le mie forze, ma non ci sono riuscita…era come se una forza misteriosa mi stesse strizzando il cervello. Più tentavo di oppormi, più faceva male. E quel che è peggio è che, quando le vittime sono sotto il suo controllo, Kevin può leggere nel pensiero.
Nel laboratorio calò un silenzio teso a quelle parole, i due alieni si scambiarono uno sguardo di palese preoccupazione.
-Mentre ero immobilizzata... –Continuò Luana, decidendo di ignorare le espressioni corrucciate dei suoi compagni di squadra. –Mi sono resa conto di aver già provato una sensazione del genere.
Kisshu si torturò nervosamente l’unghia del pollice. –Il giorno in cui abbiamo trovato l’acqua cristallo…giusto?
-Sì, Kisshu. Penso sia stato lui ad aiutarci a rompere la barriera dell’acqua mew.
-Ma perché darci una mano?! Non riesco a capire il suo modo di ragionare! –Esclamò, passandosi stancamente una mano tra i capelli color verde scuro.
-Non so…nemmeno io riesco a capire…per questo non mi fidavo ad uscire allo scoperto. Ho pensato che magari…potesse essere dalla nostra parte. In fondo ci ha aiutato.
-Credo che sia poco probabile. –Sul volto dell’alieno dagli occhi dorati si dipinse un sorriso di amara rassegnazione. –In fondo abbiamo tradito il nostro capo. Deep Blue-sama era come un dio per la nostra gente. Credo che siano venuti a prenderci.
Luana avvertì una morsa di panico attanagliarle la gola udendo quell’ultima frase. –Venuti a prendervi?! –Gracchiò terrorizzata. –Ma com’è possibile?!Siamo riusciti a conquistare l’acqua…
-Credo che la situazione sia un po’ più complicata di così. –Pai la interruppe, dirigendosi a passo deciso verso il computer principale del laboratorio e iniziando ad aprire file non meglio identificati scritti in una lingua altrettanto inintelligibile. –Gli ultimi dati mi confermano che gli esponenti del nostro pianeta hanno ricevuto l’acqua mew e che non sono intenzionati ad arrestarci almeno finchè continueremo a renderci utili. Perciò questa improvvisa apparizione dei nostri compagni…mi lascia del tutto impreparato.
-Che abbiano deciso di tenderci un agguato? –Domandò Kisshu con voce tesa. Il suo sguardo si era fatto più freddo e deciso quasi egli si stesse già preparando psicologicamente alla battaglia.
-In quel caso, credo che ci avrebbero già attaccato da un pezzo. –Rispose il fratello maggiore, massaggiandosi il mento pensosamente. Rimase per qualche istante immobile a fissare lo schermo, la mente persa in intricati ragionamenti. –Qualcosa non torna. –Ringhiò infine, voltandosi a guardare i propri compagni di squadra. –Kevin ci aiuta a recuperare l’acqua cristallo…il che potrebbe sembrare un tentativo di comunicazione…ma non appena scopre che Luana è collegata a noi, tenta di attaccarla. E nemmeno l’ipotesi di una coalizione per vendicare Deep Blue è plausibile…perché in quel caso Kevin avrebbe tentato di convincere Luana della nostra colpevolezza, inducendola a schierarsi dalla sua parte. Invece l’ha attaccata subito. E non riesco nemmeno a spiegarmi il fatto che questo individuo si sia presentato nella sua classe…
-Come se lei fosse la sua vera preda! –Completò l’alieno dagli occhi dorati, lanciando un’occhiata in tralice alla mew alien.
-Ma come potrei essere io, la sua vera preda?! Nemmeno sapevo chi fosse, prima di incontrarlo nella mia classe!! –Esclamò quest’ultima, rannicchiandosi sulla sedia e cingendosi le ginocchia con le braccia.
Improvvisamente le tornarono in mente le immagini elaborate quella notte in sogno, dove un minaccioso inseguitore la costringeva all’immobilità e, dopo averle rubato un bacio, le squarciava la gola.
Sarebbe stata davvero quella la sua fine? Morire per mano di un alieno assetato di sangue?! Si rifiutava di prendere in considerazione un’ipotesi del genere.
-Evidentemente lui è a conoscenza di alcuni particolari su di te che noi non sappiamo. –Le spiegò Pai pacatamente, senza smettere di vagare con lo sguardo tra i dati del computer.
-Particolari su di me…? Che cosa intendi dire?
L’alieno si irrigidì notevolmente udendo quella domanda. –Non penso che tu ne sia a conoscenza… -Incominciò, esitando appena. –Ma alcuni dettagli riguardanti la tua famiglia e la tua discendenza sono avvolti nel mistero.
-Avvolti nel mistero??
-Per precauzione, noi alieni, prima di arruolare un nuovo componente, effettuiamo sempre una ricerca riguardo la sua personalità, la sua famiglia, il suo albero genealogico e così via.
-Questo non lo sapevo! –Protestò lei, alzandosi in piedi e raggiungendo a sua volta il monitor gigante davanti al quale era seduto il proprio compagno di squadra.
E così gli alieni avevano effettuato delle accurate ricerche sul suo conto, prima di ritenerla idonea.
Probabilmente erano a conoscenza di dettagli, riguardo la sua famiglia, di cui lei non era nemmeno consapevole.
-Per quanto riguarda tua madre, non ho avuto difficoltà ad estrapolare tutte le informazioni necessarie e giungere al ramo principale del suo albero genealogico. I suoi progenitori erano tutti dei comuni esseri umani.
-Ovviamente.
-Ma per quanto riguarda tuo padre… -Pai si interruppe nuovamente, tamburellando con le dita sulla superficie lucida e metallica del macchinario elettronico.
Pareva che qualcosa lo angosciasse terribilmente: durante tutti i mesi trascorsi al suo fianco, Luana non l’aveva mai visto così agitato. –Non sono riuscito a trovare niente.
-Come sarebbe a dire, niente?!
-Sarebbe a dire, niente!! –Sbottò irritato, sbattendo una mano sul tavolo. –Per quante ricerche io abbia effettuato, non ho trovato nessun progenitore umano da cui tuo padre potesse discendere. Sembra che quell’uomo sia apparso letteralmente dal nulla, una trentina di anni fa. Prima di quel giorno…è come se non fosse mai esistito.
La mew alien avvertì il sangue gelarsi nelle vene, mentre il cuore iniziava a batterle all’impazzata, mozzandole il respiro in gola. Che cosa significava “come se non fosse mai esistito.”?! Doveva pur esserci una ragione plausibile che spiegasse tale fenomeno! –Non ci posso credere… -Mormorò infilandosi le mani tra i capelli. –Mio padre non può essere apparso sulla terra dal nulla! Da qualcuno deve pur discendere!
-Riguardo questo punto siamo tutti d’accordo.
-Quindi quale sarebbe il problema, in sostanza?!
Pai sospirò sonoramente, ruotando la sedia in modo da poterla guardare negli occhi. –Il fatto che io non riesca a risalire alla dinastia di tuo padre…significa che potrebbe non essere…umano. –Pronunciò l’ultima parola con un tono di voce così basso che perfino la ragazza dai geni felini, stentò ad udirlo.
Tuttavia il suo labiale non lasciava spazio ad equivoci: quest'ultimo era convinto che uno dei suoi genitori non discendesse dalla stirpe umana. E dato che conosceva soltanto un popolo alieno che, fino a quel momento, fosse stato in grado di raggiungere la Terra e stabilirvisi senza destare sospetti...probabilmente era...
Luana avvertì il pavimento perdere stabilità sotto i suoi piedi e dovette aggrapparsi al supporto metallico del computer per evitare di cadere a terra. Perché tutte le rivelazioni peggiori dovevano decidere di piombarle addosso tutte in una sola giornata?! Prima il fatto che Kevin fosse un alieno, poi l’idea che Kisshu potesse essere invaghito di lei, ora scopriva che anche suo padre…no, questo era davvero troppo.
-Luana! –Il suo protetto la afferrò per le spalle, prima che potesse perdere del tutto l’equilibrio. –Ti senti bene?
La mew alien serrò ermeticamente le palpebre, nel vano tentativo di contenere le vertigini che l’avevano colta all’improvviso. -Ho appena saputo che mio padre potrebbe essere un alieno! Come potrei sentirmi bene…?! –Perlomeno, l’irritazione causata da quella domanda inopportuna le aveva fatto ritrovare la voce.
-Pai, che facciamo!? Sta per svenire! –La voce di Kisshu le giunse alle orecchie come un’eco lontana. Era solo la sua immaginazione o sembrava preoccupato?
Accidenti, doveva avere un aspetto veramente terribile…era perfino riuscita ad indurlo ad abbassare la sua ascia di guerra!
Aprì gli occhi lentamente, solo per scoprire che vedeva ogni cosa sfumata nel bianco. Perfino il volto dell’alieno le apparve come avvolto da un’aura angelica e la cosa la preoccupò non poco.
Nonostante i suoi tentativi di combattere l’enorme stanchezza che l’aveva colta all’improvviso, si rese conto che questa volta lo sforzo sarebbe stato inutile: la sua coscienza stava inevitabilmente scivolando verso un punto momentaneo di non ritorno.
La sua ultima preoccupazione fu quella di rassicurare il suo protetto, e così si sforzò di tenere gli occhi aperti –Sono solo stanca… - Riuscì a mormorare flebilmente, prima che le ginocchia le cedessero e ogni cosa attorno a lei sprofondasse in un oblio biancheggiante dai suoni ovattati al quale si abbandonò con piacevole sollievo.
L’ultima cosa che avvertì, prima di perdere completamente coscienza, furono le braccia calde e forti dell’alieno strette attorno alla sua schiena.



Ed ecco terminato anche questo luuuuunghissimo capitolo!! Povera Luana...non ce l'ha fatta a reggere tutte queste notizie...soprattutto l'ultima che la riguarda molto da vicino.
La faccenda si complica...
Fatemi sapere le vostre impressioni: se il mio lavoro vi è piaciuto, se vi ha fatto schifo o quant'altro! :)
Per quanto riguarda il rapporto tra Luana e Kisshu, non preoccupatevi, anche se la loro relazione sembra peggiorata rispetto a prima, è semplicemente perchè lui è geloso marcio e non vuole ammetterlo. Presto i nodi verranno al pettine.
L'unico problema, è che io sono sadica e non mi piacciono i rapporti che si sistemano dopo due pagine! Ma non sono così cattiva da condannarli ad un eterna lotta! Portate pazienza!;D
Bene! Con questo vi saluto!!
Alla prossima!! E come sempre...Commentate please!!
MoonBlack

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Capitolo 12
*** Sentimenti pericolosi ***


Ma buonasera!!! ^___^ Dopo lunghi mesi di silenzio stampa rieccomi qua con un nuovo capitolo, nel quale si definiranno un po' meglio le motivazioni per le quali Kevin ha attaccato Luana e gli obiettivi della squadra dei nostri tre alieni si faranno più chiari!
Vi chiedo umilmente perdono per avere impiegato così tanto tempo ad aggiornare, ma tra l'università e tutto il resto è già stato un miracolo che io sia riuscita a creare un seguito decentemente lungo e sensato...ammesso che ce l'abbia veramente un senso...O__O...a volte non ne sono poi molto sicura!!
Come sempre fatemi sapere che cosa ne pensate e non mancate di aiutarmi con eventuali osservazioni se la mia storia ne necessita!! Ovviamente anche i complimenti sono bene accetti e servirebbero a tirarmi su di morale, ma già il fatto che riusciate ad arrivare a fine capitolo senza addormentarvi potrebbe essere considerata come una vittoria! XD
Ed ora, senza ulteriori preamboli vi lascio a questo nuovo capitolo, sperando che vi piaccia!! Buona lettura!!



Sentimenti pericolosi



Quando Luana tornò ad essere presente a sé stessa, la prima cosa che percepì fu un dolore sordo all’altezza delle tempie, non insopportabile, ma abbastanza fastidioso da metterla in allarme: da quando aveva incominciato la sua vita da mew alien non le era mai capitato di provare malesseri del genere.
Mosse cautamente le braccia, rendendosi conto di essere sdraiata supina su una superficie alquanto comoda, simile ad un materasso: ciò non contribuì a dissipare la sua inquietudine.
In un lampo di lucidità, convenne che doveva essersi sentita male per qualche motivo, tuttavia, non appena tentò di riportare alla mente quanto accaduto, i ricordi le apparvero come sfocati, provocandole una nuova ondata di mal di testa: si sentiva confusa, come se qualcuno le fosse entrato a forza nel cervello e le avesse rivoltato i pensieri uno ad uno.
Infastidita da quella sensazione di debolezza, decise di ricorrere all’utilizzo di almeno due dei suoi cinque sensi, per tentare di capire dove si trovasse, senza tuttavia correre il rischio di stancarsi troppo.
Con uno sforzo di concentrazione non indifferente, tese le orecchie, intercettando in pochi istanti il lento respiro di un individuo che doveva trovarsi a meno di un metro di distanza da lei.
La sensazione di fastidio riguardo le sue condizioni si acuì ulteriormente: come aveva potuto essere così distratta da non accorgersi della presenza di qualcuno nella stanza? Le sue condizioni erano davvero così gravi?!
Un’ ulteriore indagine olfattiva le rivelò che si trattava di Kisshu.
Spalancò gli occhi di botto, mentre i ricordi di quanto accaduto in laboratorio si facevano rapidamente strada nella sua mente, seguiti a ruota dalle immagini dello scontro con Kevin.
Doveva essere stata l’improvvisa e violenta intrusione mentale di quest’ultimo a provocarle effetti collaterali. Non vi era altra maniera per spiegare il senso di debolezza che provava e la forte emicrania.
Quando quel tripudio di emozioni scemò, un solo pensiero continuò a martellarle ossessivamente in testa “Potrei essere una di loro…potrei essere per metà aliena!” Come avrebbe dovuto accogliere una rivelazione del genere?
Voltò il capo in direzione del proprio protetto, alla ricerca di spiegazioni esaustive ma, non appena i suoi occhi si posarono su di lui, notò, con sommo stupore, che quest’ultimo giaceva seduto sul pavimento, profondamente addormentato, con il capo reclinato contro il muro.
Malgrado la tensione, si lasciò sfuggire un sorriso intenerito, voltandosi su di un fianco per poterlo guardare meglio.
Si ritrovò costretta ad ammettere, suo malgrado, che con gli occhi chiusi e il volto disteso in un’espressione serena appariva impressionantemente bello: ad ogni respiro il capo gli ciondolava di lato, avvicinandosi sempre di più al bordo del materasso e minacciando di fargli perdere l’equilibrio.
Il ricordo del loro litigio e dell’accusa di quest’ultimo riguardo al fatto che lei provasse dei sentimenti nei confronti di Kevin, incrinò quel momento di tenerezza, facendole morire il sorriso sulle labbra.
Le era sembrato così furioso, eppure, quando lei aveva avuto bisogno di aiuto, era rimasto al suo fianco senza battere ciglio.
Che si sentisse ancora in colpa per averla abbandonata al proprio destino durante la missione di recupero dell’acqua cristallo?
La ragazza non sapeva più che cosa pensare: a volte pareva che Kisshu la sopportasse a stento, ma non appena iniziava a rassegnarsi a quella sconfortante verità, ecco che lui diventava vulnerabile e sembrava implorarla con lo sguardo perché gli permettesse di entrare nel suo cuore.
Come poteva essersi convinto che tra lei e Kevin ci fosse del tenero? Era così cieco da non accorgersi che a malapena erano giunti ad una sorta di amicizia? Geloso a tal punto da vedere relazioni amorose che nemmeno esistevano?
Tutto ciò era assolutamente ridicolo, soprattutto considerando il rilevante fatto che Kisshu era il primo, tra loro due, ad essere innamorato di un’altra donna e quindi non avrebbe potuto certo lamentarsi o pretendere di avere chissà quali diritti sulla mew alien solo perché facevano parte della stessa squadra.
Che ci fosse qualche altra motivazione celata dietro alla sua rabbia?
Ancora una volta, Luana non poté fare a meno di domandarsi se l’alieno non avesse per caso iniziato a provare dei sentimenti anche nei suoi confronti, oltre che in quelli di Ichigo.
Questo avrebbe spiegato il comportamento da pazzo furioso che aveva assunto quella mattina.
D’altronde, da uno come lui ci si poteva aspettare di tutto, perfino l’innamoramento multiplo.
La ragazza, dal canto suo, sapeva che negare di esserne attratta sarebbe stata una colossale bugia, perché, pur con tutti i difetti che quest’ultimo non aveva mancato di rivelarle, aveva sempre avvertito una certa complicità ed affinità nei suoi confronti, rimanendone affascinata fin da subito;
Non era, tuttavia, completamente certa che quelle emozioni significassero innamoramento, anche perché non si era mai soffermata troppo a lungo sulla questione, prima di tutto perché la infastidiva ammetterlo e secondo perché estremamente convinta che quelle fantasticherie sarebbero state a tempo perso e che non sarebbe mai stata ricambiata fino in fondo.
Tuttavia, i sogni che ultimamente Kisshu elaborava su di lei, così come la sua improvvisa gelosia e protettività, sembravano suggerire una verità ben diversa.
E se invece di ritirarsi dalla battaglia prima ancora che cominciasse, rassegnandosi a vivere il suo affetto per il compagno di squadra da spettatrice, avesse deciso di combattere ad armi pari contro Ichigo…avrebbe avuto qualche possibilità di vincere lo scontro?
Sarebbe stato Kisshu stesso a fornirle le armi per farlo suo?
Non appena si ritrovò a contemplare quella nuova possibilità, non riuscì ad impedire al proprio cuore di iniziare a trottare come impazzito, provocandole vampate di calore lungo tutto il corpo.
Quel suono così molesto fu in grado di turbare perfino il pacifico sonno dell’alieno che, senza preavviso, spalancò gli occhi, guardandosi attorno con circospezione.
Dopo qualche attimo di smarrimento, dovette rendersi conto che nella stanza non era presente alcun elemento pericoloso e il suo sguardo si posò sul corpo della mew alien, abbandonando ogni traccia di tensione. –Oh, sei sveglia! –Esclamò, nella voce un misto di stupore e sollievo. –Da quanto tempo hai ripreso i sensi?
Luana si affrettò a distogliere lo sguardo dalle sue iridi dorate, preoccupata all’idea che quest’ultimo potesse intuire la natura, tutt’altro che innocente, dei propri pensieri.
Detestava il fatto che i suoi occhi riuscissero a provocarle ogni volta reazioni tanto violente e incontrollate.
-Qualche minuto credo… -Riuscì a borbottare a stento, stupendosi di quanto la sua voce suonasse gracchiante.
-Come ti senti?
-Ho un po’ di mal di testa e mi sento leggermente stordita, ma per il resto credo di stare bene. –Minimizzò, provando non poco imbarazzo di fronte a tutte quelle attenzioni improvvise. Non era ancora abituata ad avere a che fare con un Kisshu premuroso e gentile, le pareva quasi di parlare con un’altra persona.
L’alieno non commentò, limitandosi ad esalare un lungo sospiro, come se il suo petto si fosse improvvisamente liberato da un enorme peso. –Menomale… -Sussurrò sollevato, dopo qualche istante di silenzio. –Ci hai fatto veramente prendere un colpo, prima.
Dopodiché, senza alcun preavviso, si chinò su di lei, posandole un bacio leggero sulla fronte, appena sopra l’attaccatura del naso. –Sono felice che tu stia bene.
La giovane sobbalzò quando avvertì le labbra di quest’ultimo premere contro la propria pelle, un tocco soffice e delicato che le provocò le farfalle nello stomaco.
Anche se il suo cuore stava letteralmente urlando, minacciando di schizzarle fuori dalla cassa toracica da un momento all’altro, chiuse gli occhi e si sforzò di rimanere perfettamente immobile, temendo che se avesse osato spostarsi anche di un solo millimetro, quel momento di contatto tra loro, il primo a non essere stato stabilito attraverso litigi o urla feroci, si sarebbe spezzato, facendo ripiombare tutto nella normalità.
Purtroppo, Kisshu non pareva essere dello stesso avviso e, dopo pochi attimi, si allontanò, rivolgendole uno sguardo palesemente divertito. –Sei ancora sotto shock, oppure il mio fascino ti ha lasciata senza parole? –Ridacchiò, leccandosi le labbra in un gesto indubbiamente sensuale.
Rendendosi conto, con sommo imbarazzo, di essere rimasta completamente imbambolata a guardarlo per parecchi istanti, la mew alien si affrettò a riscuotersi e lo redarguì con un’occhiata fintamente minacciosa, senza tuttavia riuscire ad impedire al proprio viso di tingersi di una delicata sfumatura color ciclamino. –Idiota. –Imprecò tra i denti. –Mi hai colto alla sprovvista.
Il sorriso diabolico dell’alieno si allargò, fino a mettere in mostra i canini appuntiti. –Riuscirò mai a farti spuntare le orecchie da gatto per l’emozione? –Le domandò, retorico, squadrandola con interesse. Provò un lampo di intensa soddisfazione quando la vide irrigidirsi e rabbrividire al solo pensiero.
-Ci sei già riuscito. Facendomi arrabbiare.
-Quello non conta. –Cantilenò, passandole suadentemente un dito sulla guancia per poi discendere fino all’incavo del suo collo magro. –E poi è successo solo una volta…devi avere un grande autocontrollo.
L’altra si sottrasse bruscamente al suo tocco, il respiro affannoso e i muscoli della mascella contratti nello sforzo di non cedere alla dolcezza disarmante delle sue mani sulla pelle. “Sta solo giocando con te. Non le interessi veramente, ficcatelo bene in testa” Elaborò quella frase nella propria mente più e più volte, finché non avvertì la calma avvolgere nuovamente il suo corpo: solo allora si decise a rispondere. –Se non avessi avuto autocontrollo, dopo tutto quello che è successo oggi, probabilmente, sarei morta d’infarto oppure sarei stata ricoverata in un ospedale psichiatrico.
Nonostante tutto, si pentì amaramente di aver pronunciato quelle parole quando vide il volto dell’interlocutore oscurarsi, come percorso da un’ombra improvvisa.–Capisco…Non dev’essere facile fare i conti con l’idea di essere un alieno, dopotutto. –Lo udì mormorare cupamente.
Lo stomaco le si contrasse, colto da una stilettata di senso di colpa, non appena si rese conto che le sue parole incaute dovevano averlo ferito. Accidenti alla sua boccaccia e al suo dannato orgoglio! Probabilmente lui le aveva accarezzato la guancia soltanto per esprimere la propria preoccupazione nei suoi confronti e lei per tutta risposta lo aveva rifiutato in modo tanto meschino! –No!Io non…intendevo… –Balbettò, tentando di rimediare alla bell’e meglio alla propria mancanza di tatto.
Kisshu rimase immobile a fissarla, negli occhi un’attenzione quasi maniacale che non contribuì affatto a dissipare il suo disagio: non voleva litigare ancora con lui, non voleva farlo preoccupare o stare male a causa dei propri sbagli…ma non poteva neppure mentirgli, sminuendo tutto ciò che era successo nel corso della mattinata.
-Non intendevo quello: mi ha scioccato molto di più sapere che mio padre potrebbe avermi mentito per tutti questi anni…ad esempio. –Iniziò cautamente, sondando ogni sua minima reazione. –Per non parlare dell’attacco mentale di stamattina. Ecco, direi che il mio essere aliena in questo momento può passare decisamente in secondo…
-Perdonami se non ti ho creduta subito. –Il suo compagno di squadra pronunciò quelle parole così in fretta che perfino le orecchie allenate della giovane impiegarono parecchi istanti a decodificarne il significato. –Immagino che sia anche un po’ colpa mia, se adesso ti ritrovi in questo stato.
Si zittì di colpo, allarmata dal suo tono tetro, alzandosi cautamente a sedere sul letto.
Non poteva credere che l’alieno le avesse veramente chiesto scusa, così, di punto in bianco! Questo andava decisamente contro la logica che per mesi aveva mantenuto in piedi il loro rapporto di amore e odio: di solito era lei quella che doveva mangiare l’orgoglio e perdonare, mentre lui se ne stava immobile sul suo piedistallo ad aspettare che si inginocchiasse.
Che cosa era successo all’insopportabile, egocentrico e disinteressato compagno di squadra con cui aveva dovuto fare i conti per tutti quei mesi?!
-Kisshu! Sarebbe successo comunque! –Tentò di farlo ragionare, sporgendosi verso di lui dal bordo del letto.
Tuttavia, la sua presa salda la bloccò prima che potesse alzarsi in piedi, costringendola a sdraiarsi nuovamente sul materasso.
-Sta’ ferma! –Le intimò quello, tornando a rivolgerlesi con il suo solito modo di fare sgarbato e premendole una mano sul petto senza nessun riguardo.
Per tutta risposta la giovane emise un sibilo irritato e gli afferrò il braccio, del tutto restia a lasciarsi sottomettere in quel modo.
Dopo parecchi tentativi di fuga però, si ritrovò costretta ad ammettere che Kisshu era ancora troppo forte per lei, perciò si arrese con un sospiro, rassegnandosi a restare immobile.
-Dov’è Pai? –Decise di cambiare argomento, conscia che tentare di averla vinta fisicamente contro un alieno sarebbe stato impossibile. Almeno, in quel modo poteva sperare di riuscire a distrarlo e soprattutto di allontanare la sua mano che stava scivolando un po’troppo vicino al proprio seno, per i suoi gusti.
-Credo che sia ancora in laboratorio, impegnato a raccogliere informazioni su tuo padre.
-Credi? Il volto di Kisshu passò con stupefacente rapidità, da un’espressione scocciata ad una di vago imbarazzo. –Beh non ne sono certo… -Esitò, iniziando a giocherellare nervosamente con l’unghia del proprio pollice. –Da quando sei svenuta sono sempre rimasto qui. Mi sono perfino addormentato…
Luana sbatté le ciglia, mentre l’irritazione provata fino a pochi istanti prima lasciava il posto all’incredulità.–Sei sempre rimasto qui?! –Ripeté esterrefatta, con il solo risultato di beccarsi uno sguardo truce da parte del proprio protetto.
-Che cosa vuoi, il documento firmato dai testimoni?! –Sbottò infatti quest’ultimo, nascondendo il proprio imbarazzo dietro ad un atteggiamento sostenuto.
-No, ci credo!! –Lei si affrettò a placarlo, agitando nervosamente le mani di fronte a sé e azzardando un timido sorriso. –Ti ringrazio per avere aspettato così a lungo.
Se non fosse stata certa di essere psicologicamente provata e quindi non obiettiva, avrebbe giurato di aver visto l’alieno arrossire leggermente.
-Non serve che mi ringrazi… -Lo udì borbottare a bassa voce, mentre la pressione della sua mano sul petto, finalmente, svaniva. –Piuttosto, credo che dovresti bere un po’ di questa.
Sempre più affascinata dall’improvvisa e apparentemente immotivata trasformazione di quest’ultimo da compagno di squadra psicopatico ad amico premuroso, lo osservò inchinarsi rapidamente per raccogliere una bottiglietta da terra, quasi ne andasse della sua vita, e poi porgergliela senza nemmeno guardarla in faccia.
L’oggetto conteneva del liquido quasi completamente trasparente che pareva addensarsi in alcuni punti, come se vi fosse stata aggiunta una qualche strana sostanza.
-E’ acqua e zucchero. –Spiegò Kisshu, al quale non era sfuggito lo sguardo diffidente della ragazza. –Non sto tentando di avvelenarti.
-Non ho pensato nemmeno per un attimo che tu volessi farlo! –Ribatté lei, stizzita, afferrando la bottiglia con fare brusco: non poteva certo rivelargli che le sue perplessità non erano rivolte verso la bottiglia ma verso il suo comportamento. –Solo non credevo che conoscessi così bene le abitudini degli esseri umani.
Quello scrollò le spalle con non curanza. –Mi sono informato.
Dopo quell’uscita nella stanza cadde un silenzio eloquente, riempito da un altrettanto eloquente sguardo che la ragazza rivolse a Kisshu.
-Ichigo non centra niente stavolta! –La stroncò lui, prima che ella potesse domandargli la natura di tali approfondite conoscenze. –Ho studiato queste cose prima di partire per la mia missione sulla Terra: le vostre abitudini mi hanno sempre affascinato! E poi… -Le sue labbra si aprirono nuovamente in un sorrisetto malizioso. –Che utilità avrebbe potuto avere rianimare una nemica? Ichigo è molto più docile da svenuta che da sveglia!
Luana per poco non si strozzò con il sorso di acqua e zucchero che stava bevendo. –Sei veramente un pervertito!! –Tossì, scandalizzata, rischiando di rovesciare a terra tutto il contenuto della bottiglia.
Fortunatamente, in quel momento la porta si spalancò, costringendo i due ad interrompere la conversazione sul nascere e rivelando l’imponente figura di Pai, il quale irruppe nella stanza con passo deciso, una profonda ruga d’espressione a segnargli il volto. –Kisshu, ci sono alcune cose che… -s’interruppe accigliato, non appena notò la mew alien seduta sul letto.
-Ciao, Pai! –Quella sorrise, sventolando la bottiglia in segno di benvenuto.
Nell’udire la sua voce così allegra, l’espressione dell’alieno si rilassò, assumendo tratti quasi gentili. –Bene Luana, mi fa piacere vederti sveglia e di buon umore. Come ti senti? –Le domandò, nel tono di voce un eco della stessa preoccupazione di Kisshu.
La mew alien fece per rispondere, tuttavia fu costretta ad interrompersi, bloccata dal tempestivo sopraggiungere di una figura non meglio identificata che le si lanciò letteralmente addosso, mandandola a finire nuovamente lunga distesa sul materasso.
-Luana!! –Il misterioso individuo le cinse affettuosamente la vita con le braccia. –Sono felice che tu stia bene!!
Quest’ultima boccheggiò, a corto di aria, riconoscendo immediatamente l’odore del suo affettuoso aggressore. –T-taruto! –Esclamò, tentando inutilmente di allentare la presa ferrea del bambino attorno al suo diaframma. La forza fisica dei compagni di squadra riusciva ogni volta a lasciarla senza parole.
-Taruto, lasciala andare! La stai soffocando, idiota!! –Un tonfo sordo, seguito da un’esclamazione di dolore le suggerirono che Kisshu doveva essere intervenuto per salvarla dal rischio di soffocamento.
-La sto solo abbracciando!! –Protestò l’altro, piccato, allentando tuttavia leggermente la sua morsa stritola ossa e lanciando al fratello un’occhiata maliziosa. –Non dirmi che sei geloso, Kisshu!
Luana, finalmente in grado di riprendere fiato, scoppiò a ridere di gusto a quelle parole, ricambiando l’abbraccio del piccolo alieno con entusiasmo. –Anche io sono felice di vederti, piccola canaglia!!
Kisshu emise un verso di palese disgusto che venne bellamente ignorato da Taruto, il quale si limitò ad affondare la faccia nel petto della ragazza. –Pai mi ha raccontato tutto quello che è successo! Mi sono preoccupato tantissimo! Ma sono anche felice di sapere che potresti essere una di noi. –Le raccontò con entusiasmo, strusciandosi contro il suo collo.
Notando che il proprio protetto aveva assunto un’espressione a dir poco omicida, Luana si affrettò a rimettersi a sedere, posizionando il bambino sulle sue ginocchia, in modo che non potesse più avvinghiarsi come un koala contro di lei.
L’ultima cosa che desiderava era assistere ad uno scontro tra i due…l’alieno dagli occhi dorati era già abbastanza paranoico anche senza aggiungere alla lista la gelosia verso il fratello.
-Nonostante tutto, sembra che tu stia bene. –Pai le si avvicinò a sua volta, esaminandola con occhio critico –Anche il tuo colorito è sano.
-Quindi posso tornare a casa? –Si azzardò a domandare, sbattendo le ciglia innocentemente.
L’atmosfera nella stanza si raggelò al suono di quelle parole e tre paia di occhi si appuntarono su di lei, fissandola come se avesse appena detto una bestemmia.
Vide Pai e Kisshu scambiarsi uno sguardo di furtiva preoccupazione.
-Non credo che sia il caso… -Iniziò cautamente il primo. -Perché no? Se non ritorno entro breve i miei genitori si preoccuperanno!
Taruto, avvertendo una certa tensione nell’aria, si affrettò a scendere dalle ginocchia della giovane, affiancandosi a Pai senza dire una parola.
-Il fatto è che… -Continuò lui, palesemente a disagio. –Potresti trovarti in una situazione di pericolo se torni a casa.
Luana sbuffò, tamburellando impazientemente con le dita sul materasso. –Per via di Kevin? Se è solo per quello posso benissimo…
S’interruppe non appena notò il volto di Kisshu deformarsi in un lampo repentino di rabbia: evidentemente il pensiero di Kevin doveva ancora irritarlo parecchio, nonostante tutti suoi i tentativi di chiarire la situazione.
Non riuscì a trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo, sempre più innervosita “D’accordo, ho promesso di stare lontana dai guai, ma qui si esagera!!”
-Sentite. –Incominciò, alzandosi in piedi di scatto. –So che questa è una situazione pericolosa, ma non posso fuggire e nascondermi perfino dalla mia famiglia. Quindi…
-Luana. –Kisshu la interruppe bruscamente prima che potesse concludere il discorso, posandole le mani sulle spalle e costringendola a guardarlo dritto negli occhi. –Non puoi andartene in giro per la città come se niente fosse. Non ti rendi conto fino in fondo della gravità della situazione!
Lei lo ignorò, liberandosi dalla sua stretta con decisione e voltandosi invece a guardare Pai. –Perché non mi spiegate che cosa sta succedendo, allora?! Quanto è grave la situazione? Penso di avere il diritto di saperlo, no?! –Lo interpellò, stringendo i pugni con tanta forza da farsi male.
L’alieno dagli occhi viola tacque, limitandosi a lanciare una lunga occhiata al fratello che ricambiò senza commentare.
Dopo parecchi istanti di silenzio, quello sospirò sonoramente e annuì. –Devi dirglielo, Pai. –Affermò, allontanandosi di qualche passo dalla mew alien e lasciandole la libertà di muoversi. –Di qualunque cosa si tratti.
Quest’ultima aggrottò le sopracciglia, indispettita: perché diavolo Pai doveva chiedere a Kisshu il permesso di parlarle?! Non aveva bisogno di una balia ed era lei ad essere la protettrice di un alieno, non viceversa. Fino a prova contraria questo dimostrava che era una persona più responsabile e degna di fiducia del suo protetto! –Dirmi cosa? –Ringhiò, incrociando le braccia con espressione offesa.
L’alieno dai capelli viola evitò prudentemente di guardarla negli occhi, limitandosi a fissare un punto indefinito appena sopra la sua spalla. –Mentre eri svenuta, ho continuato le mie ricerche, tentando di trovare delle prove a sostegno della mia ipotesi… -Le rivelò infine, senza troppo entusiasmo.
-L’ipotesi riguardo il fatto che mio padre sia un alieno fuggito sulla terra? –Vedendolo esitare nuovamente, lei gli si parò davanti, impedendogli di evitare il discorso.
Messo alle strette, lui annuì rigido, le labbra talmente contratte in una linea di disappunto da risultare quasi invisibili. –Esatto.
-Quindi, che cosa hai scoperto? –Stavolta fu Kisshu ad interpellarlo, le sopracciglia aggrottate e il tono decisamente spazientito.
La mew alien si voltò a guardarlo sorpresa, prima che la parte razionale del suo cervello potesse permetterle di capire che l’alieno, essendo rimasto costantemente al suo fianco mentre era in stato di incoscienza, non doveva essere molto più informato di lei riguardo ai macchinamenti del fratello. Ancora una volta, venne travolta da un immenso moto di gratitudine verso quest’ultimo e dovette sbattere rapidamente le palpebre per impedire ai propri occhi di inumidirsi di lacrime.
L’emozione non fu tuttavia in grado di distrarla dalla secca risposta di Pai. –Ho scoperto che la situazione è ancora più pericolosa ed intricata di quanto temessimo.
Il suo cuore perse un battito e le sue gambe ripresero a tremare convulsamente facendole avvertire nuovamente il bisogno di raggiungere un sostegno contro cui appoggiarsi: avrebbe dovuto immaginarlo che i guai non sarebbero stati risolti con tanta facilità.
Indietreggiò, sedendosi sul materasso con aria mesta. Quando fu certa di essere psicologicamente preparata ad una nuova batosta, prese un gran respiro ed esalò: –Continua. -I sospetti riguardo a tuo padre, Alain Bellamy sono stati confermati. Infiltrandomi nella rete dati del nostro pianeta ho scoperto delle tracce della sua fuga, avvenuta circa una ventina di anni fa.
Ovviamente, la mew alien aveva già accarezzato l’ipotesi di ricevere una risposta del genere, ma non appena quella possibilità le fu confermata, non riuscì comunque ad impedire che un devastante senso di tradimento e solitudine la soverchiasse: un lieve gemito le fuoriuscì dalle labbra e lei si affrettò a soffocarlo premendosi una mano sulla bocca.
Kisshu, osservando quel poco di colore che era riuscita a riacquistare defluirle dal viso, fu colto da un inaspettato moto di affetto e comprensione verso quella creaturina tremante, raggomitolata sul letto. Stentava quasi a riconoscerla così spaventata e vulnerabile.
Prima che potesse rendersi pienamente conto di ciò che stava facendo, si ritrovò seduto accanto a lei a cingerle dolcemente le spalle con un braccio. –Stai bene?
Luana si irrigidì, sorpresa da quella stretta così intima e improvvisa, tuttavia non si ritrasse: aveva bisogno della sua presenza e del suo calore, ora più che mai. –Si. –Rispose, rivolgendogli uno sguardo di triste gratitudine e appoggiando la testa contro la sua spalla con lo stesso atteggiamento di un gattino bisognoso d’affetto.
L’alieno fu costretto a resistere all’improvviso desiderio di accarezzarle la testa, passandole le dita tra i capelli riccioluti, acutamente consapevole della presenza di Taruto nella stanza e soprattutto di Pai che nel frattempo stava continuando a fornire dettagli alla giovane.
-Il fatto che tuo padre sia fuggito, significa che verrà considerato come fuorilegge dai suoi concittadini. Generalmente quando un abitante del nostro pianeta tenta di fuggire, viene scoperto oppure riacciuffato prima che possa percorrere mezzo anno luce. Invece, per qualche motivo, lui è riuscito nell’impresa celando perfino la sua presenza per tutti questi anni.
-Hai delle ipotesi riguardo come possa esserci riuscito? –Lo interruppe, improvvisamente interessato.
A Luana non sfuggì il suo sguardo, scintillante di pericolosa ammirazione: era evidente che, se avesse potuto, Kisshu avrebbe tentato di seguire l’esempio del fuorilegge, replicandone la grandiosa fuga.
-No, purtroppo. –Ammise Pai, del tutto ignaro dei pensieri rivoluzionari del fratello minore. –Posso solo ipotizzare che fosse un individuo alquanto potente e collocato in un posto piuttosto prestigioso della scala sociale. I generali e tutte le persone più influenti dovevano fidarsi di lui abbastanza da abbassare la guardia.
Lo scintillio nello sguardo dell’alieno parve addirittura aumentare. –Deve essere un tipo veramente tosto, oltre che intelligente.
-Oppure talmente furbo e bravo a mentire da essere riuscito ad ingannare i suoi superiori e perfino la sua stessa famiglia. –La mew alien interruppe le sue considerazioni con voce gelida, rivolgendogli un’occhiata di severo avvertimento. –Vuoi davvero diventare come lui? Una persona così diffidente e piena di segreti da essere costretto a mentire alla tua stessa famiglia?! Complimenti, non ti facevo un uomo di così elevati valori!
-Non ho affatto detto che vorrei essere come lui!!! –Si affrettò a precisare l’amico, evidentemente ferito dalla stoccata di quest’ultima. –Però devi ammettere che il modo in cui è riuscito a fuggire è davvero…
La giovane alzò gli occhi al cielo: era incredibile quanta superficialità potesse dimostrare il suo protetto quando ci si metteva. –Bene, allora gli chiederò un autografo la prossima volta. Contento?? –Ribatté, piccata, incrociando rigidamente le braccia al petto. Non intendeva assecondare nemmeno per un istante i suoi insani vaneggiamenti. –Ora gradirei smettere di parlare della grandiosa fuga di mio padre per sapere, piuttosto, che cosa diavolo centra l’aggressione di stamattina con tutto questo.
-Credo che il tuo aggressore faccia parte di una squadra di alieni giunti sulla terra appositamente per raccogliere informazioni su Alain e scovarlo. –La informò Pai, senza risparmiare un occhiata torva al compagno di squadra. –Devono essere giunti fino a te seguendo le sue tracce.
-Ma come avrebbe fatto Kevin ad accorgersi che ero collegata a lui tramite un legame di sangue? Kisshu trattenne un ringhio, tollerando a stento il fatto che lei si riferisse ancora a quell’abominevole rifiuto vivente chiamandolo per nome. –Quel bastardo legge nel pensiero. –Sputò tra i denti, aumentando istintivamente la presa sulle sue spalle, quasi a volerla proteggere. –Forse è così che l’ha scoperto.
-Penso piuttosto che sia stato il comportamento stesso di Luana a tradirla.
La giovane sobbalzò, provando un’ondata di acuto disagio di fronte a quella insinuazione. –Io non ho fatto niente di male! –Protestò, indecisa se sentirsi offesa oppure tremendamente imbarazzata. –Ho cercato di ridurre al minimo i contatti…non mi sono mai scoperta troppo. Tutte le mie compagne di classe erano ammaliate da lui, anzi letteralmente stordite dalla sua presenza. Ma io ho fatto del mio meglio per non cedere…
-Forse è stato proprio quello il problema. –La interruppe l’alieno dai capelli viola, imperterrito. –Il fatto che tu non abbia reagito come tutte le altre ragazze e ti sia mostrata diffidente nei suoi confronti deve avere destato il suo interesse. Probabilmente l’attrazione fatale era una specie di prova per testare i soggetti fuori dal comune.
-Mi stai dicendo che avrei dovuto saltargli addosso?? –Esalò la giovane, tanto incredula che la sua voce salì di due ottave.
A quelle parole, Pai interruppe il suo ragionamento di colpo, rimanendo impalato ad osservarla e probabilmente soppesando l’ipotesi di spedirla in manicomio. –Assolutamente NO! –Farfugliò, dopo parecchi secondi di silenzio attonito, abbandonando per un attimo la sua maschera di gelida freddezza. –Non potevi sapere in anticipo quali sarebbero stati i suoi macchinamenti…se l’hai trattato in modo troppo diverso… -S’interruppe bruscamente, schiarendosi la gola.
Taruto, notando l’evidente imbarazzo presente sul volto del proprio fratello maggiore, parve sul punto di scoppiare a ridere e fu costretto a ficcarsi un pugno in bocca per soffocare i suoni.
-Non è che gli fossi proprio del tutto indifferente… -Pigolò la mew alien a quel punto, nascondendo il rossore del volto dietro al proprio ciuffo di capelli. –La sua presenza esercitava un certo effetto anche su di me…ma mi sono imposta di resistere.
Al suo fianco avvertì l’alieno irrigidirsi di colpo, quasi gli avessero appena conficcato un pugnale nel costato. Si sforzò di continuare il racconto, ignorando ancora una volta la persistente sensazione di senso di colpa che le aveva attanagliato lo stomaco di fronte alla sua reazione. –Era come se avessi avvertito che in lui c’era qualcosa di strano…qualcosa di oscuro celato dietro la sua gentilezza. E’ vero, lo trovavo attraente ma mi faceva anche molta paura…abbastanza da indurmi ad allontanarmi da lui.
Pai annuì lentamente, ritrovando in un attimo il contegno perduto. –Probabilmente perché sei per metà aliena e hai percepito che il suo potere attrattivo era pericoloso. Purtroppo questo ti ha anche esposta, perché lui ha capito subito che in te c’era qualcosa di strano.
-E ha iniziato ad indagare. –Completò Taruto, con l’aria soddisfatta di un individuo a cui i fatti paiono improvvisamente molto chiari.
Un’improvvisa scintilla di decisione brillò negli occhi grigio chiaro della mew alien. –Se le cose stanno così, a maggior ragione devo tornare immediatamente a casa! –Proruppe, dopo aver brevemente calcolato tutte le possibili implicazioni che le straordinarie capacità di Kevin comportavano.
Se davvero quell’individuo possedeva il potere di irretire con un solo sguardo la mente degli avversari, i suoi genitori si trovavano in una situazione di grave pericolo: doveva assolutamente intervenire.
Pai si lasciò sfuggire un ringhio di profonda esasperazione, aprendo e stringendo i pugni quasi si stesse trattenendo dal prendere la sua sottoposta a schiaffi.
-Luana non puoi!! –Esclamò invece Kisshu, stringendo ancora di più la presa sulla spalla di lei. –Potresti essere ancora troppo debole per combattere! E se ti trovassi invischiata in uno scontro con un’alieno…
-Odio ammetterlo, ma per una volta Kisshu ha ragione. Quell’individuo potrebbe non essere solo e le tue condizioni…
-Non me ne importa un’accidenti delle mie condizioni!! –Si rese conto di avere urlato con quanto fiato aveva in gola solamente quando vide i tre alieni immobilizzarsi e rimanere a fissarla, ammutoliti.
Sapeva che non avrebbe dovuto farsi prendere dal panico, ma che cosa poteva fare? A nessuno sembrava importare granché del fatto che suo padre fosse in pericolo di vita: pensavano solo alla sua salvaguardia e a nient’altro…il loro interessamento esclusivo nei suoi confronti avrebbe dovuto renderla felice invece, per qualche motivo, non riusciva a sopportarlo. –Non posso permettere che accada!!Non posso lasciare che a mio padre e a mia madre venga fatto del male!! Devo andare da loro!! –Senza ulteriori indugi, balzò in piedi e, con uno scatto repentino, afferrò la spilla.
Prima che potesse premere il pulsante per il teletrasporto, tuttavia, il suo protetto le aveva già agguantato prontamente il polso, costringendola a mollare la presa sull’oggetto, che scivolò sul pavimento con un tintinnio sinistro.
-Luana calmati!! –Lo sentì esclamare, in tono concitato, fattore che contribuì ad incrementare ulteriormente la sua frustrazione.
Avvertendo la disperazione farsi lentamente strada nel suo animo, si voltò verso di lui, lanciandogli uno sguardo a metà tra il furibondo e l’implorante. –Come puoi pretendere che mi calmi?!? –Lo accusò, continuando strenuamente a lottare per liberarsi. –Kevin ha letto i miei pensieri! Potrebbe già sapere dove abitiamo!!
Per tutta risposta, la presa di lui sul suo polso si intensificò.
-Vi prego, si tratta della mia famiglia!! –Gemette, senza riuscire a trattenere un singulto strozzato. Perché si rifiutavano di ascoltarla?! –Non posso permettere che venga fatto loro del male!! Che cosa volete, che li lasci soli in balia di quel pazzo?!Se il prezzo da pagare per la mia salvezza è il sacrificio dei miei genitori, allora preferisco morire piuttosto che…
Senza preavviso la resistenza delle dita di Kisshu sul suo polso svanì ed ella, ritrovandosi sbilanciata, rischiò di capitombolare a terra. Confusa da quella repentina resa, sollevò lo sguardo su di lui, sorprendendolo a fissarla come in trance, negli occhi uno strano miscuglio di rimorso, tristezza e terrore. –Kisshu…? –Mormorò a mezza voce, inquietata dalla sua espressione trasecolata.
Anche gli altri due fratelli, notò, lo stavano fissando con espressione tesa, come se si aspettassero una reazione tutt’altro che positiva alle sue parole.
“Santo cielo…che cosa ho detto?” Si ritrovò a domandarsi, mentre i secondi di assoluto silenzio passavano inesorabili, senza che nessuno osasse respirare. Lanciò un’occhiata furtiva a Pai, sperando che le spiegasse che cosa doveva fare per interrompere l’apparente stato di shock dell’alieno, tuttavia quest’ultimo pareva troppo concentrato sul fratello per notarla.
Sempre più preoccupata, appuntò nuovamente la propria attenzione su quest’ultimo, notando con costernazione che le sue mani avevano perfino preso a tremare leggermente. –Kisshu, ti senti bene? –Lo chiamò esitante, sfiorandogli dolcemente una spalla.
Avvertendo il suo tocco gentile sulla pelle, quello parve riprendere leggermente il contatto con la realtà e serrò le palpebre come sforzandosi di cancellare un ricordo spiacevole. –Sto bene. –Si limitò a rispondere, atono, per poi rivolgere uno sguardo indecifrabile al fratello maggiore, il quale ricambiò con un occhiata altrettanto inintelligibile.
La giovane rimase a fissarli a sua volta senza capire, spostando lo sguardo da l’uno all’altro nel disperato tentativo di comprendere quali intricati pensieri attraversassero le loro menti.
-Luana ha ragione. –Proruppe Kisshu, al termine di quello scambio silenzioso. –Non possiamo permettere che due persone muoiano…
-Non possiamo permettere che LEI muoia! –Lo interruppe Pai, irremovibile. –Lo sai benissimo che sarebbe una missione suicida! Vuoi mandarla al macello?!
-Ovviamente no!! Uno di noi potrebbe accompagnarla!
-Ma certo!! –Esclamò sarcasticamente, alzando le braccia al cielo con un gesto di stizza. –Andiamo a fare tutti una gita a casa del traditore! Dopotutto chi se ne importa se ci ammazzano?!
-Se restiamo fermi senza fare nulla, due persone dovranno morire in ogni caso!!!
-Ragazzi… -La giovane tentò timidamente di intromettersi nella discussione, con l’intento di calmare gli animi: non riusciva assolutamente a spiegarsi il motivo di quella violenta discussione nè tantomeno le ragioni che avevano portato il suo protetto a cambiare idea e ad allearsi improvvisamente con lei, pertanto riteneva del tutto inutile che si azzuffassero in quel modo.
Tuttavia i suoi maldestri tentativi vennero bellamente ignorati dai due compagni di squadra, che continuarono ad inveire l’uno contro l’altro a voce sempre più alta.
-Non riesci mai a ragionare lucidamente quando si tratta di queste questioni!! Ti è mai passato per l’anticamera del cervello che se piombassimo nella sua abitazione e venissimo scoperti ad aiutare un traditore, anche le nostre vite sarebbero in pericolo? Potremmo essere arrestati e condannati a…
Udendo quelle parole, la già precaria pazienza di Kisshu parve esaurirsi del tutto e, prima che Pai potesse aggiungere altro, quest’ultimo lo aveva già afferrato prepotentemente per il colletto della veste e spinto contro il muro. –Si tratta dei SUOI genitori, non di due individui qualunque!! –Ruggì, sollevandolo da terra come se fosse un peso piuma. –Ma tu ovviamente preferisci salvaguardare la tua incolumità, piuttosto che comportarti da uomo, una volta tanto!!
-Kisshu, smettila!! –Rendendosi conto che la situazione stava decisamente sfuggendo al controllo dei due giovani, la mew alien si affrettò ad intervenire, posando con decisione una mano sul braccio del proprio protetto e costringendolo, suo malgrado, ad allentare la presa. –Non sarà strangolandolo che lo convincerai a lasciarmi andare!!
Riusciva ad avvertire perfettamente la rabbia e il dolore di quest’ultimo attraversarlo, inarrestabile come le ondate di un mare in tempesta, tuttavia era consapevole di non potere assolutamente assecondare il suo animo frustrato, almeno per il momento. –Siamo tutti nervosi a causa della situazione di pericolo in cui siamo piombati all’improvviso! Ma litigare tra noi non risolverà nulla!
-Luana ha ragione! –Le fece eco Taruto, alle sue spalle. –Dobbiamo calmarci e discuterne civilmente!
Kisshu strinse gli occhi ed emise uno strano sospiro, a metà tra uno sbuffo e un singhiozzo, poi, lentamente, le sue dita si rilassarono ed egli fece un passo indietro, senza tuttavia smettere di fissare il fratello maggiore con malcelato disgusto. –La verità è che pensi sempre e solo a te stesso. –Ribadì, la voce ancora tremante di rabbia. –Sai benissimo che preferirei morire qui e adesso, piuttosto che sopportare la presenza di un altro orfano nella squadra.
“Un altro?!” Luana trattenne il fiato, spiazzata da quella rivelazione improvvisa e apparentemente casuale.
Che cosa aveva voluto dire il suo protetto con quella frase? Se erano tutti fratelli…come poteva esserci un solo orfano tra loro? “Qualcosa non torna.”
Ripensò alla reazione di quest’ultimo poco prima, quando gli aveva gridato che avrebbe preferito morire piuttosto che lasciare che i suoi genitori si sacrificassero per lei, a come il suo viso era impallidito di colpo di fronte a quell’affermazione e di come il suo sguardo si era fatto vuoto, perso nei ricordi del passato…
Che fosse successo qualcosa ai suoi genitori?
Ancora una volta, le parve di avvertire l’immenso vuoto interiore celato nell’animo di quest’ultimo come se la stessa voragine si fosse aperta anche nel suo cuore e le emozioni stessero fluendo senza controllo tra le loro menti.
Istintivamente, gli si fece più vicina e, con un movimento quasi impercettibile, intrecciò le proprie dita alle sue, tentando di trasmettergli conforto: voleva che capisse che, qualunque cosa fosse successa alla sua famiglia, non era solo e non lo sarebbe mai stato.
Lo avvertì sobbalzare leggermente a quel contatto e si rese conto, con un certo imbarazzo, che era già la seconda volta che si permetteva di prenderlo per mano, quel giorno. “Forse, non dovrei incoraggiarlo in questo modo” Rifletté, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.
Prima che potesse pentirsi del suo gesto, tuttavia, quest’ultimo aveva già ricambiato la sua stretta, accarezzandole il dorso della mano con il pollice.
Non si voltò a guardarla, forse per paura di rivelare troppi dettagli riguardo al suo stato d’animo, ma la giovane poté chiaramente avvertire i muscoli della sua schiena rilassarsi segno che, almeno per il momento, la tempesta era passata.
Il conflitto riguardo al salvataggio o meno dei suoi genitori, venne infine risolto grazie a Taruto, il quale inaspettatamente si schierò dalla loro parte, dichiarandosi in linea di massima d’accordo con Kisshu.
Di fronte ad una tale affermazione Pai si ritrovò costretto a cedere, messo alle strette dalla maggioranza numerica. –E va bene… -Sospirò, incrociando le braccia con aria rassegnata. –Salveremo i suoi genitori. Ma alle mie condizioni.
L’alieno dagli occhi dorati aumentò istintivamente la presa sulla mano della propria protettrice e strinse gli occhi, aspettandosi, come minimo, una condanna mensile ai lavori forzati.
-Andrò solo io a casa di suo padre e mi occuperò personalmente della sua salvaguardia. -Rivelò invece l'alieno dai capelli viola, dopo qualche istante di meditato silenzio.
-Cosa?! –Luana spalancò la bocca, completamente spiazzata dalle parole del proprio leader. Aveva capito male oppure Pai si stava offrendo come vero e proprio martire per il salvataggio dei suoi genitori!? Se si trattava di uno scherzo non era affatto divertente!
-Voi due dovrete restare qui a tenere d’occhio la base per conto mio e non dovrete muovervi per nessuna ragione. –Continuò quello, come se niente fosse, rivolgendosi alla ragazza e al fratello minore. –Mentre tu Kisshu dovrai andare a parlare con la leader delle Mew mew il più presto possibile.
-Eh? –L’alieno dagli occhi dorati scosse la testa, incredulo quasi quanto la sua protettrice. –Perché mai dovrei parlare con Berii?!?
-Non mi riferivo a Berii, ma ad Ichigo.
A seguito di quella frase, calò un silenzio ancora più attonito, durante il quale i tre compagni rimasero a guardarsi l’un l’altro, tentando di dare un senso logico a quanto udito, senza peraltro riuscirci.
-Starai scherzando spero!! –Fu la voce incredula della mew alien a rompere gli indugi, risuonando come uno sparo attraverso la stanza. –Perché mai vorresti andare da solo a casa dei miei genitori?! Quando dicevo di volerli salvare anche a costo della vita non intendevo dire che uno di noi avrebbe dovuto aspirare al suicidio!! –Ruggì, parandosi davanti a lui con cipiglio a dir poco indignato. –Inoltre, mi spieghi perché vuoi che Kisshu vada a parlare con Ichigo?! Che cos’è un incoraggiamento all’amore interplanetario!?
La minaccia di morte celata nel suo sguardo era inequivocabile e Kisshu si affrettò a lasciarle andare la mano, prima che ella potesse rivolgere la sua furia anche contro di lui: una furia che sarebbe stata ben giustificata tra l’altro, dato che, in tutta sincerità, non gli faceva per nulla schifo l’idea di una chiacchieratina autorizzata con Ichigo.
Non potè fare a meno di provare ammirazione per il proprio fratello maggiore che riusciva a sostenere lo sguardo di Luana anche quando decideva di assumere le sembianze di una pazzoide isterica;
-Non c’è bisogno di urlare. –La stava infatti redarguendo quest’ultimo, per nulla turbato alla vista del suo sguardo minaccioso. –Ho deciso di andare da solo a casa tua perché sono il più esperto tra tutti voi, colui che conosce meglio la mentalità dei nostri nemici e soprattutto il più lucido e preparato in caso di attacco mentale. –Le spiegò pacatamente, senza avere nemmeno bisogno di alzare la voce. –Inoltre, passerò molto più inosservato agendo da solo che portandomi dietro uno di voi. Taruto è troppo giovane per partecipare ad una missione così pericolosa e voi due siete troppo coinvolti emotivamente, per varie ragioni. Per quanto riguarda Ichigo…voglio che Kisshu la contatti semplicemente perché nel caso le cose si mettessero male vorrei avere la possibilità di allearmi con i creatori del progetto mew.
-Non sarebbe meglio parlare con Ryou Shirogane a questo proposito? –Lo interpellò lei, del tutto restia a dargliela vinta così facilmente.
-Se parlassi direttamente con lui, sono sicuro che non accetterebbe. Se invece sfruttassi il particolare rapporto che si è venuto a creare tra la leader di Tokyo mew mew e Kisshu, potremmo avere buone probabilità di indurla ad allearsi con noi e, così facendo, convincere tutte le altre e Shirogane stesso a votarsi alla nostra causa. Sempre se l’idea di allearti con Ichigo non ti crea troppi problemi.
Luana arrossì di botto a quelle parole, ingoiando suo malgrado le ingiurie che era stata ad un passo dal vomitargli addosso e raggiungendo l’improvvisa consapevolezza di essersi comportata da sciocca immatura permettendo alla rabbia di avere la meglio sulla propria ragione;
Distolse lo sguardo, costretta ad ammettere ancora una volta che il ragionamento di Pai non faceva una piega, per quanto fosse doloroso per la propria autostima ammetterlo.
Si morse le labbra e fece un passo indietro, stringendo i pugni. –D’accordo, farò come vuoi tu. –Acconsentì dopo qualche istante in tono cupo, avvertendo un groppo incandescente ostruirle la gola. –Però promettimi che farai attenzione…e che tornerai sano e salvo.
L’alieno dai capelli viola rimase a fissarla, sorpreso nel vedere gli occhi di lei inumidirsi di sincera preoccupazione. Istintivamente allungò una mano e le scompigliò affettuosamente i capelli riccioluti.–Non sottovalutarmi. So essere estremamente dannoso e letale quando voglio. –La rassicurò, rivolgendole un mezzo sorriso. –Ora contatta i tuoi genitori e inventa una scusa per coprire la tua assenza da casa, al resto penserò io.
-D’accordo. –La mew alien tirò su col naso, afferrando il cellulare ed iniziando rapidamente a comporre un messaggio di scuse da inviare a sua madre. Una volta concluso il suo patetico poema di bugie, rimase ad osservare, con aria mesta, i tre alieni uscire dalla stanza, parlottando fittamente tra loro.
Prima di richiudersi la porta alle spalle, Kisshu le lanciò uno sguardo esitante, alquanto restio a lasciarla sola in quella camera così asettica ma allo stesso tempo intimorito dal suo silenzio ostile. –Tu non vieni…?
Per tutta risposta lei si sdraiò nuovamente sul materasso, tirandosi le coperte fin sopra la faccia. –No, non vengo. –Rispose, in tono forse un po’ troppo duro. –Ne ho piene le scatole di discutere di piani d’alleanza e d’attacco e, inoltre, non vi sarei di nessun aiuto, dato che avete tutti deciso che sono troppo dannosa per prendere parte alla missione.
Lo udì sospirare sonoramente e poi muovere qualche passo incerto verso il suo letto. –Non dire idiozie, nessuno pensa che tu sia dannosa!
Strinse più forte la coperta tra le dita, troppo triste e frustrata perfino per rispondergli: sentiva che se avesse aperto bocca avrebbe perso il controllo ancora una volta, perciò si limitò a chiudersi in un ostinato silenzio finché non lo sentì sospirare nuovamente e allontanarsi senza aggiungere altro.
Solamente quando il rumore dei suoi passi si fu spento in lontananza, la giovane abbassò tutte le sue difese, nascondendo il volto nel cuscino e abbandonandosi al pianto.
Era da tantissimo tempo che non permetteva a se stessa di esplodere in quel modo…sentiva di avere un disperato bisogno di riversare all’esterno tutto l’immenso carico emotivo che provava.
Piangeva perché era preoccupata per la sua famiglia, ancora scossa a causa dell'attacco mentale di quella mattina e perché terribilmente frustrata all’idea di dover restare chiusa tra quelle quattro mura mentre uno dei propri compagni era costretto a rischiare la vita per lei e il suo protetto se ne andava a chiacchierare allegramente a quattrocchi con il proprio amore perduto.
Dopo qualche istante si accorse, con sommo disgusto verso sé stessa, che era proprio quello il motivo principale per cui stava piangendo disperatamente: era l’immagine di Kisshu che stringeva teneramente Ichigo tra le braccia ad esserle intimamente insopportabile e, ancor più di questo, l’idea di non poter far nulla per impedire che si incontrassero.
Mentre lacrime copiose rigavano le sue guance, prontamente bloccate dalla stoffa ruvida del cuscino, un’altra consapevolezza improvvisa la raggiunse, minacciando di ridurla in pezzi come un vaso di cristallo lanciato dal terzo piano.
Aveva ceduto…
Per quanto avesse tentato strenuamente di allontanare l’alieno da sé e di scongiurare qualunque tipo di coinvolgimento da parte sua, il sentimento latente che aveva continuato a provare nei suoi confronti per tutti quei mesi, era cresciuto ugualmente, superando tutte le sue resistenze e insinuandosi come un veleno pericolosamente letale dentro il proprio cuore.
Ormai tentare di negarlo sarebbe stato inutile oltre che controproducente: voleva bene a Kisshu, lo voleva al suo fianco e il solo pensiero di vederlo tra le braccia di un'altra donna le era insopportabile.
Soverchiata da quella nuova consapevolezza, si coprì il volto con le mani e, a bassa voce, pronunciò le parole che aveva sempre negato a se stessa, le parole che mai nessuno avrebbe dovuto sentire:
-Sono innamorata di lui…



Un altro capitolo concluso con sudore e sangue!! Applausi prego!!!XD
Ho avuto delle serie difficoltà a scriverlo perchè continuavano a venirmi in mente dei finali alternativi e non sapevo tra quali scegliere. Spero che il risultato finale sia stato soddisfacente!!!
Finalmente Luana ha ammesso, mooolto faticosamente, di essere innamorata di Kisshu...ma voi ve ne eravate già accorti vero??
Per quanto riguarda i sentimenti di quest'ultimo...sarà un po' più difficile...non ho ancora deciso del tutto come fare evolvere la questione...e soprattutto se riservare un happy ending a questa storia oppure no.
Voi che cosa preferireste? Happy ending o finale tragico?
Fatemi sapere le vostre opinioni...anche se, molto probabilmente, alla fine farò di testa mia!! MUAHAHAH!!

Ok, alla prossima!!! Attendo commenti!!

MoonBlack

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Capitolo 13
*** Alleanze e cambiamenti ***


Ciao a tutti!! Rieccomi qui con un nuovo capitolo, dopo mesi e mesi di ritardo nell'aggiornare.
Credo che molti di voi ormai si siano rassegnati ai miei ritmi lenti e abbiano deciso di mettersi l'anima in pace.
Nonostante questo vorrei scusarmi comunque, perchè credo non sia giusto fare aspettare così tanto i lettori.
E pure avendo esami su esami, spettacoli ed esibizioni varie da portare avanti, mi sento in colpa per non essere riuscita a scrivere qualcosa prima.
Spero che sarò in grado di farmi perdonare grazie alla lunghezza di questo capitolo, che è davvero notevole!!
Inoltre vorrei ringraziare con tutto il cuore le nuove persone che hanno aggiunto la mia storia tra i preferiti, seguiti e da ricordare e quelle che hanno avuto la bontà di lasciare un commento! Vi adoro! Spero di non deludere le vostre aspettative!
Bene, ci vediamo a fine capitolo!



Alleanze e cambiamenti


Ichigo chiuse con un sonoro schiocco il tomo di storia inglese che aveva tentato inutilmente di decifrare da quella mattina e si stiracchiò all’indietro, le spalle contratte a causa della troppa immobilità.
Alcune persone sedute ai tavoli della biblioteca, probabilmente disturbati da quel rumore improvviso, si voltarono a guardarla, lanciandole sguardi di riprovazione.
Rendendosi conto di essere osservata in malo modo la ragazza sbuffò, infastidita: dannazione, nelle biblioteche dell’inghilterra non era nemmeno concesso chiudere i volumi con un minimo di decisione che subito gli avvoltoi assetati di conoscenza ti saltavano al collo!
Aveva trascorso le ultime cinque ore senza dire una parola e sforzandosi perfino di respirare piano ma questo era troppo! Non ne poteva davvero più, al diavolo la letteratura inglese, al diavolo la sua carriera di studentessa e al diavolo quei dannati libri puzzolenti!
Era chiaro che studiare per così tante ore in completa solitudine non era esattamente indicato per una persona chiacchierona e rumorosa come lei: ormai si sentiva sull’orlo di una crisi di nervi, un altro istante di silenzio forzato e sarebbe letteralmente uscita di senno.
Senza attendere oltre, si alzò di scatto dalla sedia, rischiando di rovesciarla, e iniziò a raccogliere le proprie cose alla velocità della luce, scaraventandole di malagrazia all’interno della borsa.
In quell’istante il cellulare le vibrò in tasca, facendola sobbalzare. “Dev’essere Masaya!” Pensò, mentre un barlume di ottimismo rischiarava la sua cupa giornata e un sorriso incerto le compariva sulle labbra.
Sorriso che scomparve quasi subito, non appena lesse il contenuto del messaggio e apprese con costernazione che il suo fidanzato aveva nuovamente deciso di disertare la loro cenetta insieme a causa di impegni universitari.
“Impegni universitari un cavolo!!” Pensò, inviperita, aggrottando le sopracciglia. Per un allettante istante, fu tentata di rispondergli qualcosa di sgarbato e possibilmente velenoso, tuttavia all’ultimo secondo si trattenne.
Dopotutto nemmeno lui si stava divertendo…
Era proprio quello il problema: Masaya sembrava non volersi affatto divertire…da quando era entrato a far parte dell’università di Cambridge, con parecchi anni di anticipo, si era gettato anima e corpo nello studio, chiudendo fuori dalla porta il resto del mondo, lei compresa.
Sospirò amareggiata, chiudendo il cellulare con violenza e scagliandolo a sua volta nella borsa come se fosse tutta colpa sua.
Ignorando le furtive occhiate dei presenti, che parevano proprio averla scelta come oggetto di svago temporaneo, si diresse a passo deciso verso l’uscita della biblioteca, come un soldato in procinto di marciare in territorio nemico.
Una volta libera da quelle mura così anguste e soffocanti si concesse un istante di sollievo, prima di sistemarsi meglio la borsa sulla spalla e dirigersi verso la propria abitazione, sapendo che l’avrebbe trovata vuota e, ironia della sorte, immersa nel silenzio.
Le sfuggì un altro amaro sospiro: la solitudine la stava uccidendo.
Quando aveva accettato di seguire Masaya in Inghilterra, non avrebbe potuto certo immaginare che sarebbe andata a finire così, si era illusa che avrebbero trascorso buona parte della serata insieme, per poi cenare a lume di candela e concludere la serata in bellezza con un po’ di coccole a letto…
Ok, forse lei aveva fantasticato troppo con la mente e riusciva a comprendere in parte il desiderio del fidanzato di dare il massimo per non deludere i genitori adottivi, ma questo era troppo!
La mew neko non poteva fare a meno di chiedersi se in realtà non ci fosse dell’altro, dietro a questa sua improvvisa mania per lo studio, se non fosse semplicemente stata un pretesto per dimenticare i fantasmi del passato, gli stessi che tormentavano lei, per chiuderli fuori a forza dalla sua mente una volta per tutte.
Non che ci stesse riuscendo molto bene, peraltro. A dirla tutta, nessuno dei due era stato in grado di dimenticare. A volte si svegliavano entrambi nel cuore della notte, madidi di sudore e terrorizzati dai ricordi, ricordi di battaglie sanguinose, ricordi istintivi e remoti che non potevano essere guariti dalla presenza dell’altro perché l’altro, paradossalmente, incarnava la ragione stessa del terrore.
Così, durante quei mesi, il loro rapporto aveva inevitabilmente finito con il raffreddarsi per quanto entrambi avessero tentato in tutti i modi di comunicare e risolvere il problema.
Non c’era stato nulla da fare, quella sottile paura, quel senso di malessere che Ichigo provava ogni volta che si soffermava più del dovuto sugli occhi color marrone scuro del proprio ragazzo, non ne voleva sapere di abbandonarla.
Si rendeva perfettamente conto di quanto fosse stupido da parte sua, lasciarsi condizionare in quel modo da un trauma avvenuto più di un anno prima, ma non poteva farne a meno: aveva una paura folle di vedere i dolci occhi di Masaya tramutarsi ancora una volta in quelli crudeli e azzurro intenso di Deep Blue.
Ryou l’avrebbe sicuramente definito un semplice effetto da stress post traumatico…e probabilmente avrebbe avuto ragione. Ma conoscere la fonte e il nome del problema non la stavano aiutando comunque a risolverlo.
Si ritrovò a sospirare per l’ennesima volta, mentre percorreva a passo rapido il parco della biblioteca diretta verso Silver street e verso il piccolo appartamento nella quale abitava da sei mesi a questa parte. Ormai aveva esplorato tanto spesso quelle strette vie, da non dovere nemmeno più soffermarsi a pensare alla strada più breve per raggiungere la propria destinazione, perché ormai i suoi piedi imboccavano istintivamente il percorso più corretto.
Aveva appena appoggiato la mano sulla maniglia del portone d’ingresso, quando un lungo brivido d’avvertimento le riverberò lungo la schiena, seguito, ancora una volta, dalla sgradevole sensazione di essere osservata. Tutti e cinque i suoi sensi tornarono all’improvviso a farsi acuti come quelli di un vero e proprio felino, permettendole di avvertire ogni più piccolo cambiamento nella zona circostante.
Si voltò di scatto, i nervi a fior di pelle. –Chi c’è? –Domandò al vuoto, tentando di mantenere la voce ferma e decisa. Dannazione, proprio oggi che aveva lasciato la spilla nel cassetto del comodino, doveva capitarle una cosa del genere!!
Rimase immobile per alcuni istanti ad ascoltare il sibilo del vento, finché quella allarmante sensazione di pericolo non iniziò a scemare lentamente. Solo allora si decise a voltarsi e a percorrere di filata le due rampe di scale che la separavano dal suo appartamento.
Giunta sul pianerottolo girò la chiave nella toppa in fretta e furia e si precipitò all’interno, il fiato corto a causa della paura e dell’adrenalina.
Era da tanto tempo, precisamente da quando aveva definitivamente deciso di smettere di essere una Mew mew, che non si sentiva così agitata e doveva ammettere che quella sensazione, la sensazione di dover far fronte ad un pericolo imminente, in un certo senso le era mancata.
Quando finalmente riuscì a riprendere fiato, si staccò dalla porta e si guardò attorno con circospezione, notando con sollievo che ogni oggetto presente nell’appartamento era rimasto al suo posto: almeno nessuno aveva rubato niente…era già qualcosa.
Anche la percezione di disagio provata poco prima era definitivamente scomparsa, ma in un impeto di coraggio, decise che comunque sarebbe stato meglio recuperare la spilla dal cassetto del comodino, per essere pronta ad ogni evenienza. “Forse trascorrere tutto quel tempo in biblioteca in mezzo a studenti ostili mi ha resa paranoica…” Convenne saggiamente, decisa a smettere di pensare allo studio per un po’, magari schiacciando un pisolino davanti alla sua soap-opera preferita.
Non appena mise piede nella propria camera matrimoniale però, capì suo malgrado di non avere immaginato nulla e di essersi appena cacciata in terribili, grossi, enormi guai: perché sdraiato sul suo letto, a rigirarsi pigramente la sua spilla per la trasformazione tra le dita, con un sorriso sornione stampato in volto, c’era Kisshu Ikisatashi.


Nel frattempo l’ondata di prepotente mal tempo che sembrava avere invaso tutto il nord d’Italia continuava ad imperversare, coprendo gli alberi e i tetti delle case di un etereo manto bianco.
Il silenzio e la calma che regnavano per le strade avrebbero potuto tranquillamente far pensare ad un paesaggio alieno e surreale, soprattutto considerando che solitamente, a quell’ora di sera, molte persone si ritrovavano a rientrare dal lavoro o da una giornata di sfrenate compere natalizie.
Invece, quel giorno, ogni vicolo era insolitamente deserto, compresa la via dove era situata l’abitazione di Luana, nella quale la neve fresca non era stata neppure intaccata dalle impronte di un passante casuale.
Un distratto osservatore, sarebbe senza dubbio rimasto affascinato dalla profonda ed improvvisa calma di quei luoghi e magari si sarebbe perfino soffermato a scattare una fotografia per ritrarre quel paesaggio inalterato e quasi fiabesco, ma per Pai Ikisatashi, nascosto strategicamente tra le fronde di un pino che svettava maestoso proprio di fronte all’abitazione della mew alien, quegli istanti di opprimente silenzio non lasciavano presagire nulla di positivo: lui semplicemente li considerava come una sorta di quiete prima della tempesta.
Perché se quella gelida via ad un primo sguardo distratto poteva sembrare deserta, in realtà non lo era affatto. L’alieno era in grado di avvertire distintamente la presenza di almeno cinque paia di occhi non umani che scandagliavano i dintorni, alla ricerca della stessa preda. Una preda che, a quanto pareva, ancora non aveva deciso di mostrarsi.
Appiattendosi maggiormente contro il tronco gelido dell’albero, si calò sul capo il cappuccio del mantello color marrone scuro che, con prudenza, aveva deciso di indossare, allo scopo di celare la propria identità ai concittadini, nel caso in cui, malauguratamente, avesse dovuto combattere contro di loro.
Era stata un’idea brillante di Luana, in verità, la quale, forse per far fronte al senso di colpa provato nel vederlo recarsi da solo a combattere un’orda di nemici assetati di sangue, forse spinta dal desiderio di rendersi utile, aveva immediatamente preso le redini della situazione, aiutandolo a mettere a punto un piano d’azione efficace.
Gettò un’ ultima occhiata al foglietto di carta stropicciata che la ragazza gli aveva porto appena prima che si smaterializzasse, sul quale, scritte con una grafia frettolosa e tuttavia ordinata, vi erano le seguenti istruzioni:
“I miei genitori di solito rientrano insieme in macchina dal lavoro alle 20 e 30
*la macchina di mio padre è una Ford Focus nera con appeso sul cruscotto un enorme girasole giallo.
*Sono gli unici a rientrare così tardi la sera, quindi non dovresti avere difficoltà a vederli.
*Quasi sempre sbucano dal lato nord della via, quindi se vuoi intercettarli ti conviene spostarti in quella direzione.

PS: Non dimenticare di coprirti la faccia e di non usare le tue solite armi di combattimento!!Buona fortuna!! ;)”


Pai si ritrovò ancora una volta a fissare accigliato quell’insolito biglietto, in particolare gli ultimi due simboli che la giovane aveva vergato e che, nonostante tutti i suoi sforzi, non era ancora riuscito a decifrare.
In quell’istante, un improvviso rumore metallico lo costrinse ad abbandonare sul nascere il suo tentativo di decrittografia. Scattò immediatamente sul chi va là, ansioso di intercettare la fonte di quel suono così insolito che aveva inaspettatamente spezzato la quiete serale: mancavano ancora più di quaranta minuti all’ora del rientro dei genitori della mew alien…era alquanto improbabile che avessero deciso di tornare a casa con così largo anticipo. A meno che non fossero stati costretti ad abbandonare il proprio posto di lavoro a causa del mal tempo, il che era, invece, molto probabile e denotava anche una certa dose di sfortuna da parte sua.
Umettandosi le labbra intirizzite dal freddo, rimase perfettamente immobile ad osservare la strada innevata che si dipanava sotto il suo rifugio, finché quest’ultima non tornò ad essere irrealmente silenziosa.
Quando fu più che certo del fatto che si fosse trattato solamente di un falso allarme, rilassò i muscoli, decidendo di seguire il consiglio della sua compagna di squadra e di teletrasportarsi per precauzione all’imbocco nord della via.
Riapparve pochi secondi dopo sul balcone di una delle graziose villette la cui facciata dava proprio sulla direzione da lui desiderata.
Dovette ammettere suo malgrado che ancora una volta Luana aveva sorprendentemente visto giusto: si trattava sul serio della zona ideale per controllare i dintorni senza tuttavia essere notato.
In quel modo, inoltre, sarebbe stato più protetto dagli sguardi indiscreti dei propri nemici che, peraltro, non avrebbero potuto certo intuire da quale direzione la macchina del fuggitivo sarebbe sbucata.
Prestando attenzione a non intaccare la neve fresca con le proprie impronte, Pai stava per sdraiarsi a pancia a terra in un punto riparato della terrazza, quando l’ombra di una macchina nera apparve in lontananza, avvicinandosi rapidamente al suo nascondiglio.
Imprecò tra i denti, maledicendo quella maledetta nebbia e quella ancor più maledetta neve che possedeva la brutta caratteristica di ovattare tutti i suoni e gli aveva impedito di rendersi conto dell’arrivo della sua preda fino a quel momento.
Si mise immediatamente a frugare nelle tasche del proprio mantello, consapevole di doverli assolutamente fermare prima che raggiungessero la loro abitazione.
Tuttavia, per una volta la fortuna fu dalla sua e il suo intervento non si rivelò necessario, perché la macchina si fermò di propria spontanea volontà dopo pochi istanti, frenando silenziosamente sul terreno innevato.
Pai udì distintamente il rumore del motore che si spegneva e si appiattì contro il muro, attendendo pazientemente che uno dei proprietari aprisse la portiera.
Contro ogni aspettativa, invece, l’autovettura rimase piantata nel bel mezzo della via, immobile e silenziosa, le porte tenacemente sigillate.
Strinse gli occhi, decisamente indispettito dalla cosa: quel mezzo doveva appartenere senza alcun dubbio ai genitori della propria compagna di squadra ed era oltremodo sospetto che essi avessero deciso di fermarsi senza alcun motivo apparente in mezzo alla strada rifiutandosi peraltro di scendere.
Che si fossero resi conto della sua presenza? Oppure erano già stati catturati e quel comportamento insolito significava che dietro a tutto questo si celava lo zampino dei suoi complanetari?
Aguzzò lo sguardo, tentando di verificare se effettivamente nell’abitacolo fossero presenti delle persone, ma stando bene attento a non scoprirsi troppo.
Gli sfuggì un’imprecazione a mezza voce non appena si rese conto che nessuno era seduto sul sedile del guidatore e che la vettura stessa pareva essere completamente vuota.
“Sono arrivato troppo tardi?” Pensò, decidendo per una volta, di abbandonare ogni cautela per cercare di capire meglio che cosa diavolo fosse accaduto. D’altronde, non gli rimanevano molte altre alternative…
Ebbe a malapena il tempo di atterrare e di scrutare all’interno dei vetri scuri che qualcosa di freddo e tagliente gli si posò sulla nuca, costringendolo a pietrificarsi nell’atto di aprire le portiere.
-Cerchi qualcuno? –Sibilò una voce altrettanto gelida e minacciosa alle sue spalle.
Pai riuscì ad intravedere, attraverso la carrozzeria lucida dell’auto, il riflesso distorto del volto pallido di un individuo dai capelli neri e corti e gli occhi grigio fumo. Non gli pareva presentasse tratti particolarmente alieni e anche le lunghe orecchie che contraddistinguevano la loro specie erano assenti, tuttavia ciò non significava che non fosse un nemico.
Inspirò lentamente, constatando a mente lucida che, sebbene la situazione fosse volta improvvisamente a suo svantaggio, non sarebbe stato di alcuna utilità perdere la calma e apprestandosi dunque a valutare tutte le possibilità che quella situazione gli offriva.
La persona che aveva parlato doveva essere con ogni probabilità uno di loro, dato il modo fulmineo in cui si era mosso, tuttavia, la mancanza di orecchie a punta così come il fatto che mentre stava parlando non fosse riuscito a riconoscere la sua voce, gli dava una seppur minima speranza che egli non fosse uno dei cinque guerrieri appostati nella via adiacente ma colui che stava cercando. Soprattutto perché intorno a quest’ultimo aleggiava un persistente ed indiscutibile odore di essere umano. –Se sei Alain Bellamy e confido nel fatto che tu lo sia, ti interesserà sapere che ci sono altri cinque guerrieri che ti stanno dando la caccia e che sono qui con un motivo alquanto più bellicoso del mio, quindi ti conviene abbassare la voce ed evitare spargimenti di sangue. –Rispose infine, in tono simile a quello usato da un maestro impegnato a redarguire un allievo troppo rumoroso.
Per tutta risposta quello premette maggiormente la lama contro la sua nuca, immobilizzandolo con uno scatto repentino contro il cofano della macchina. –So già quanti siete e sono più che pronto a combattere contro tutti voi. Quindi ti conviene darmi in fretta una spiegazione del perché sui tuoi vestiti c’è l’odore di mia figlia, o ti ritroverai senza testa nel giro di dieci secondi.
Pai, suo malgrado, a quelle parole avvertì un sorrisetto divertito affiorargli alle labbra: ora capiva da chi quella ragazzina aveva ereditato il suo caratteraccio. –Probabilmente ti risulterà impossibile da credere, ma non sono un nemico. Sono qui per conto di tua figlia.
Un silenzio attonito accolse quelle lapidarie parole, seguite da una risposta altrettanto fredda. –Ti diverte così tanto prendermi in giro? Mia figlia non sa niente della mia vera natura e tanto meno ha avuto mai niente a che fare con quelli della mia razza. E’ convinta di essere un normale essere umano, non potrebbe mai allearsi con te.
-Sai è davvero buffo quanto voi due siate simili. –Il sorriso sghembo presente sul volto dell’alieno degli occhi viola si allargò. –Tu le hai tenuto nascosto un segreto importantissimo riguardante la tua natura, ma quello che non sai è che anche lei ha fatto lo stesso con te. Luana Bellamy lavora al mio fianco da più di sei mesi, durante i quali ha scoperto anche la sua discendenza.
La lama premuta contro il suo collo prese a vibrare leggermente e ciò gli diede l’implicita conferma che le sue parole calcolate in qualche modo avessero fatto presa.
-Non so chi tu sia. –Sbottò Alain, una volta ripreso il controllo delle proprie emozioni. –Ma le tue menzogne mi stanno facendo veramente incazzare, quindi ti conviene smetterla e dirmi dove si trova mia figlia. Immediatamente!
-Tua figlia si trova al sicuro insieme ad un altro mio compagno di squadra. –Ribatté Pai, tutt’altro che turbato dalle parole dell’uomo. –Non le abbiamo torto un capello. E posso provarlo. –Aggiunse poi, avvertendo l’arma premere più a fondo nella sua carne, fino quasi a lacerarla.
-E come potresti provarlo?
-Frugami nelle tasche. –Iniziava a sentirsi spazientito da quel confronto inconcludente, tanto più che ogni secondo buttato al vento aumentava esponenzialmente le probabilità che i veri nemici li scoprissero e decidessero di attaccarli.
Fortunatamente anche Alain pareva essere pienamente cosciente riguardo la sua precaria situazione, perché si affrettò ad ubbidirgli, estraendo di malagrazia il biglietto che Luana aveva scritto di suo pugno, quel pomeriggio.
-Leggilo.–Lo esortò, impaziente di dimostrare la sua innocenza e di potersene andare da quel luogo potenzialmente pericoloso. –E prova a dirmi se senti l’odore della paura o del panico sulla carta.
L’altro eseguì in silenzio, senza tuttavia smettere di tenerlo rigidamente immobilizzato contro la propria autovettura.
In qualche modo, dovette rendersi immediatamente conto dell’effettiva autenticità del messaggio perché trascorsero a malapena una manciata di secondi prima che Pai avvertisse il contatto con il gelido oggetto metallico, probabilmente un coltello, venire meno. Si sgranchì con cautela i muscoli indolenziti, stupito dal fatto che quest’ultimo avesse creduto in maniera tanto rapida alla sua testimonianza: quasi sicuramente a ruoli invertiti non sarebbe bastata una semplice prova olfattiva a convincerlo…evidentemente tutti quegli anni trascorsi sul pianeta terra dovevano avere indotto Alain a dimenticare quanto i suoi concittadini potessero essere subdoli. –Posso sapere che cosa ti ha convinto a lasciarmi andare…?
Quest’ultimo, rilevando il suo sguardo colmo di malcelato scetticismo, contro ogni previsione, gli sorrise furbescamente, porgendogli il foglietto stropicciato a mo’ di spiegazione. –Solitamente non mi fiderei mai dei biglietti consegnati da uno di voi…ma devo riconoscere che lo smile alla fine del messaggio non può essere stato scritto da nessun altro che da Luana.
-Lo smile? E cosa sarebbe?
-Ecco appunto… -Il fuggitivo scosse bonariamente la testa indicandogli gli ultimi due simboli presenti nel messaggio, quelli che l’alieno dagli occhi viola non era stato in grado di decifrare. –Lo smile è l’equivalente di una faccina…serve ad esprimere gli stati d’animo (in questo caso significa che ti sta facendo l’occhiolino) ed è utilizzato dagli esseri umani. Quelli come noi, o meglio, come te, non riescono a capire che cosa significhi perché non è una cosa che si studi sul nostro pianeta…per questo sono sicuro che sia stata lei a scriverti queste istruzioni. –Spiegò con cipiglio fiero, quasi complimentandosi con se stesso per aver generato una figlia tanto intelligente.
Pai dal canto suo, era altrettanto convinto del fatto che la ragazza avesse aggiunto quella faccina per motivi che avevano ben poco a che vedere con l’esito della sua missione, tuttavia si ritrovò comunque a ringraziarla intimamente: se non fosse stato per lei, Alain, da buon discendente della loro dinastia, probabilmente non avrebbe esitato nemmeno un secondo a tagliargli la gola. Gli alieni, di solito estranei ad ogni tipo di emozione estrema, paradossalmente sapevano diventare estremamente protettivi quando ad essere minacciata era la sicurezza della propria famiglia.
-Quindi presumo che tu sia davvero Alain Bellamy. –Concluse, catalogando con un lungo sguardo ogni particolare dell’uomo in piedi di fronte a lui. Era abbastanza alto e imponente per essere un alieno e la sua pelle era di una sospetta tonalità rosata, ma quei cambiamenti potevano anche essere stati causati dalla sua prolungata permanenza sul pianeta Terra…per il resto ogni altra parte del corpo, dall’ovale allungato del viso, al mento appuntito, agli occhi allungati fino ad assumere una forma quasi felina, lasciava intuire le sue origini tutt’altro che umane. Senza contare i capelli neri con riflessi blu e la sua somiglianza accennata, ma indiscutibile, con la mew alien.
L’unico particolare che stonava nell’insieme erano le orecchie perfettamente rotonde. –Come mai non hai più le orecchie a punta?
Alain fece per rispondere ma in quel momento un grido terrorizzato, appartenente ad una voce femminile lo interruppe, impedendogli di continuare. Si voltò di scatto, il volto improvvisamente pallido come quello di un vero e proprio alieno. –Accidenti…le avevo detto di rimanere nascosta! –Imprecò, lanciandosi senza alcuna cautela verso la fonte del rumore.
-Che diavolo…!!–Pai si affrettò a seguirlo, riuscendo a riacciuffarlo e a trattenerlo appena prima che imboccasse la via piena di nemici, rischiando di farsi vedere e di mandare all’aria tutta l’operazione. –Aspetta!Non puoi essere così idiota da limitarti a piombare in mezzo ad un gruppo di guerrieri che bramano la tua testa…
-Per mia moglie farei questo e altro, ragazzo. –Rispose quello, appiattendosi tuttavia contro il muro e limitandosi a gettare un’occhiata furtiva verso il centro della via in questione. Quello che vide ebbe la capacità di ghiacciargli il sangue nelle vene. –Ti interesserà sapere che i guerrieri in questione non sono cinque, bensì una dozzina, e che in questo momento mia moglie si trova esattamente in mezzo a loro.
-Cosa…? –L’alieno dagli occhi viola impallidì a sua volta. –Come possono essere così tanti? –Esalò esterrefatto scuotendo la testa.
-Evidentemente sono una preda molto ambita. E anche piuttosto pericolosa.
-Quanto pericolosa?
Sul viso di Alain si dipinse un’espressione di divertita ferocia. –Sono un generale di alto lignaggio. Se volessi potrei annientarli tutti con un paio di colpi…tuttavia, dato che in questo caso c’è la vita di mia moglie in palio, non posso certo scatenare tutta la mia forza! Dobbiamo creare un diversivo e fare in modo che si sposti dal mio raggio d’azione.
Pai si sporse leggermente dal muro del palazzo per controllare con i propri occhi se la situazione fosse realmente così disperata e constatò suo malgrado che il fuggitivo aveva detto la verità: un folto gruppo di alieni si stava chiudendo a cerchio attorno alla figura minuta di una donna dai lunghi capelli castano scuro, che nonostante l’inferiorità numerica pareva restia a lasciarsi catturare e continuava a mulinare un oggetto simile ad una mazza per tenerli a distanza, ovviamente senza troppo successo. –Ok, allora provvederò io a creare un diversivo.
-E come? Siamo solo in due!
-Ho i miei piani. –Si limitò a mormorare estraendo dalla tasca la solita sfera trasparente che utilizzava per comunicare con i propri compagni. “Spero che Kisshu abbia concluso le sue trattative con Mew Ichigo”
Solitamente non avrebbe mai fatto affidamento su di lui per concludere una missione così delicata, ma vista la situazione tutt’altro che favorevole e la necessità di creare un efficace diversivo, non gli rimaneva molta scelta.
Interpellare la mew alien era assolutamente fuori discussione e Taruto non poteva allontanarsi dalla base perché costretto a tenerla d’occhio, quindi l’alieno dagli occhi dorati purtroppo costituiva l’unica spiaggia a cui rivolgersi, per quanto rischiosa.
Aggrottò le sopracciglia, sfiorando delicatamente la superficie trasparente dell’oggetto con un dito affusolato e ritrovandosi a pregare che il fratello non fosse troppo impegnato per rispondere alla sua chiamata.


-Ciao Micetta…
Ichigo si lasciò sfuggire un gemito soffocato, appiattendosi contro il muro, quasi sperando che quest’ultimo la inghiottisse e le risparmiasse l’ennesimo confronto senza capo ne coda con l’alieno dagli occhi dorati. Quando fu chiaro che nulla di tutto ciò sarebbe accaduto, si costrinse a racimolare un po’ di coraggio e a fare un passo avanti. –Che cosa ci fai qui?
Kisshu le lanciò uno sguardo divertito, gli occhi pericolosamente scintillanti. –Che accoglienza fredda, ko-neko-chan! –Miagolò, sistemandosi più comodamente sul materasso. –E io che speravo che saresti stata felice di vedermi dopo tutto questo tempo…invece sembra che tu abbia visto un fantasma.
La mew rosa provò un lampo di profonda irritazione, vedendolo strusciarsi senza alcun ritegno sul suo cuscino, e in un attimo riacquistò tutta la caparbietà perduta. –L’ultima volta che ci siamo visti mi hai costretta a baciarti a tradimento e ci ho quasi rimesso la vita!! Scusa tanto se non ti invito a prendere un the!! –Sbottò, dirigendosi verso di lui a grandi passi e allungando la mano con il palmo rivolto verso l’alto. –Ora ridammi la spilla!
Per tutta risposta il sorriso sadico del suo interlocutore si allargò, mentre con un gesto fluido allontanava la spilla per la trasformazione fuori dalla sua portata e le rivolgeva uno sguardo di sfida. –Perché non vieni a prendertela?
Ichigo avvertì la già misera pazienza ancora conservata, dissolversi definitivamente e, senza quasi rendersene conto, si ritrovò ad inveire contro l’invasore a voce più alta di quanto non fosse auspicabile. –Non ho voglia di giocare Kisshu! Ho passato una giornata veramente pesante oggi, da bastarmi per una settimana intera! Quindi se non vuoi che io inizi a scaraventarti addosso ogni oggetto presente in questa camera, ti conviene dirmi perché diavolo sei qui e che cosa vuoi da me!! –E come a sottolineare l’effettiva consistenza delle sue minacce, afferrò dalla mensola un pesante vocabolario di inglese e lo brandì con entrambe le mani.
-Calma, calma! –Kisshu, allarmato, si affrettò a balzare giù dal letto sollevando le mani in segno di resa.
-Vuoi la mia spilla?! Tienitela! Basta che tu te ne vada via subito!!
-Ichigo! –Provò a spiegare, riuscendo ad evitare per un pelo il pesante libro, che finì a schiantarsi contro il muro ad un passo dalla sua testa. –Non sono qui per combattere contro di te ne per avere la tua spilla.
La giovane, che stava già reggendo tra le braccia altri tre libri universitari ed era pronta a servirsene come arma anti-alieno, si bloccò con il braccio a mezz’aria, lanciandogli un’occhiata diffidente. –E allora che cosa vuoi? –Domandò, con voce tesa.
Kisshu notò che sembrava una donna sull’orlo di una vera e propria crisi isterica e si domandò come potesse essere così nervosa, quando, da quanto gli era parso di capire, in quei mesi ella era riuscita a realizzare buona parte dei suoi desideri, tra cui trasferirsi in Inghilterra e andare a vivere con il principe dei suoi sogni. Non aveva esattamente l’aria di una persona felice, nonostante tutto.
Un tenue barlume di speranza tornò ad accendersi a tradimento nel suo cuore, speranza, tuttavia, che il giovane si affrettò a scacciare, ribadendo a sé stesso che in quel momento aveva faccende più impellenti di cui occuparsi. Se tutto fosse andato bene, avrebbero potuto parlare più avanti della loro reciproca situazione sentimentale.
-Voglio solo parlarti. –Si limitò dunque a rispondere, decidendo di comportarsi onestamente, per una volta. –Sono stato mandato qui da Pai, per parlare con te di una questione…spinosa.
-Se dovevi solamente parlarmi, perché hai preso la mia spilla?
-Perché temevo che avresti reagito…beh…come hai effettivamente reagito…e volevo impedirti di trasformarti e attaccarmi senza prima ascoltare quello che avevo da dire.
La giovane espirò, sorpresa ma al tempo stesso rassicurata dall’espressione insolitamente seria presente sul volto del proprio nemico e dalla rapidità con cui egli aveva risposto. Cautamente, abbandonò la propria posizione difensiva e si sedette sulla sedia da ufficio che Masaya usava quando trascorreva la serata a studiare, senza tuttavia smettere di stringere i libri scolastici tra le braccia. –D’accordo, mi sembra una questione seria. –Ammise, incrociando rigidamente le gambe e rivolgendo per la prima volta all’alieno uno sguardo puramente interessato. –Qual è il problema?
Quest’ultimo si trattenne a stento dall’esultare, terribilmente sollevato dall’idea che la mew neko non si fosse rifiutata totalmente di ascoltarlo, nonostante i loro trascorsi a dir poco burrascosi. Forse Pai aveva visto giusto quando aveva deciso di sfruttare il loro, cosiddetto, legame…
-So che probabilmente ti sembrerà assurdo e capirei perfettamente se, dopo tutto quello che il mio gruppo ha causato al vostro pianeta, dopo tutto lo scompiglio che abbiamo creato, tu ti rifiutassi di ascoltare la nostra richiesta. Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto. Del tuo e di quello di tutte le altre mew mew.
Ichigo si tese istintivamente sulla sedia, avvertendo all’istante il peso che quel discorso portava con sè. –Perché? –Domandò, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
-Siamo stati minacciati da un nuovo gruppo di…alieni. Vogliono una cosa da noi. Una cosa che noi non possiamo assolutamente cedergli.
-L’acqua mew?
Kisshu, suo malgrado si ritrovò a schiudere le labbra in un sorriso a metà tra il sarcastico e lo scoraggiato. –No, non è un oggetto, quello che vogliono. L’acqua mew è già in mano loro, ma…è una storia complicata, non so come spiegartela in poche parole.
La mew neko aggrottò le sopracciglia, decisamente confusa da tutto quel discorso. Aveva sempre avuto non poche difficoltà nel mettere a punto nuove strategie di battaglia o nell’ immedesimarsi con eventuali nemici. –Non ho capito molto bene, devo ammetterlo. Come può un gruppo di alieni avercela con voi, se voi siete gli alieni? Non dovreste fare parte della stessa…fazione?
-Come ho già detto è una storia complicata.
-Beh, io voglio spiegazioni! –Ribadì, irremovibile, tamburellando le dita sulla superficie lucida della scrivania. –Non presto aiuto a qualcuno se quel qualcuno non si degna nemmeno di spiegarmi perché ha bisogno di una mano.
Osservando un lampo di malcelata rabbia attraversare repentinamente il volto dell’alieno, si irrigidì istintivamente in posizione di difesa, acutamente consapevole del fatto che le proprie incaute parole avrebbero potuto scatenare, da parte del suo nemico, una delle solite reazioni impetuose, che potevano comprendere lo scagliarsi contro di lei, lo strattonarla per un braccio, sbatterla contro il muro e altri vari atti violenti.
“Ichigo sei proprio un’idiota!” Si rimproverò, stringendo convulsamente i libri tra le braccia, pronta a balzare via non appena la furia del giovane si fosse scatenata.
Invece, contro ogni previsione, quest’ultimo si limitò a serrare le palpebre e ad esalare un profondo sospiro come valutando la possibilità di esaudire la sua richiesta.
-E va bene! –Ringhiò infine, sorprendentemente, passandosi con fare esasperato una mano tra i capelli verde scuro. –Non saresti tenuta a conoscere i dettagli, ma qualcosa posso dirti.
La mew neko abbandonò cautamente la sua posizione di fuga, ancora più stupita e decisamente sollevata dal fatto che Kisshu avesse finalmente appreso come utilizzare un po’ di autocontrollo.
-Per farla breve…un gruppo di nostri complanetari è partito dal pianeta per catturare un individuo che è fuggito parecchi anni fa. La cosa non ci toccherebbe affatto, se non che…abbiamo scoperto che in questa faccenda è invischiata anche Luana e che ora anche lei potrebbe essere in pericolo. Per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto, vogliamo semplicemente che ci aiutiate a proteggerla!
-Quindi, se non ho capito male, non si tratta di aiutare direttamente voi, ma solo lei.
-Esattamente.
Ichigo lasciò che il silenzio cadesse su di loro per lunghi istanti, durante i quali tentò disperatamente di dare un senso logico a tutte quelle informazioni, senza peraltro riuscirci. –Questo è davvero complicato… non riesco a capire come possa una ragazza umana, ritrovarsi di punto in bianco invischiata in faccende aliene. Non ha senso. –Gemette infine scuotendo la testa con fare sconsolato.
Kisshu le si avvicinò lentamente, consapevole del fatto che quella doveva essere una decisione molto difficile da prendere per lei, da sempre così ostinatamente ligia alle proprie credenze, ma al tempo stesso tutt’altro che intenzionato a lasciar perdere. –Mi dispiace. So che vorresti un racconto più dettagliato, ma non posso dirti altro.
-Come posso decidere se aiutarvi o meno con queste misere informazioni?
-Non serve necessariamente che tu decida adesso. Quello che Pai vuole da te è solamente che tu ottenga da Shirogane la promessa di un incontro. –Spiegò con fare spiccio. –Dopodiché potremo discutere della nostra alleanza con più calma.
-Però tu non sembri molto felice della cosa. –Lo punzecchiò a quel punto la ragazza, alla quale non era sfuggito lo sguardo frustrato dell’interlocutore. –Non sei contento di proteggere quella ragazzina?
Si rese conto, suo malgrado di avere completamente sbagliato ad interpretare i sentimenti del giovane, solamente quando quest’ultimo le rivolse un’occhiata a dir poco gelida che fece calare in un istante la temperatura della stanza di parecchi gradi.
–Semmai è esattamente il contrario, Ichigo. –Sibilò quello, avvicinando il proprio viso a quello di lei fino a trafiggerla con lo sguardo e pronunciando il suo nome con una freddezza tale da darle i brividi. –Non mi importa un accidente dei piani grandiosi di Pai, voglio solo che quella ragazzina non rischi la vita a causa di un branco di psicotici maniaci delle regole! L’idea di dover aspettare gli sporchi comodi di Shirogane per ottenere protezione mi manda in bestia!!
Ichigo deglutì sonoramente, totalmente spiazzata da quel repentino cambio di umore. –H-ho capito! –Balbettò, serrando gli occhi per non essere costretta ad immergersi in quelle fredde e crudeli pozze color oro fuso che sembravano volerla divorare.
Solamente quando egli, finalmente, si allontanò, prendendo a percorrere a lunghi passi il perimetro della camera, riuscì a trovare il coraggio di riprendere a respirare, la schiena ancora percorsa da brividi freddi.
Non si sarebbe mai aspettata una reazione così protettiva da parte dell’alieno, soprattutto nei confronti di un essere umano…Fino ad ora le era sempre capitato di vedere il suo lato possessivo, rude o impulsivo ma non aveva mai rilevato alcun istinto di protezione in lui. Forse si era davvero affezionato a Luana…sebbene inizialmente avessero avuto non poche difficoltà a sopportarsi. “Probabilmente dovrei scusarmi per essermi lasciata sfuggire una frase tanto infelice”
Quando aprì la bocca per parlare però, tutto quello che riuscì a dire fu –Allora, che cosa vuoi che faccia?
Kisshu si voltò a guardarla alquanto sorpreso ma, per una volta, non proferì parola, segno che, evidentemente, nemmeno lui doveva avere escogitato un piano geniale per accelerare i tempi burocratici tra Pai e Shirogane.
-Potrei fare pressione per indurre Ryou a fissare un incontro più velocemente…ma per il resto…
Udendo le parole della ragazza, il giovane non riuscì a trattenere uno dei suoi soliti sorrisi a metà tra il trionfante e il perverso –Questo significa che mi aiuterai, Ko-neko-chan? –Si ritrovò a gongolare, completamente dimentico della rabbia provata nei suoi confronti fino a pochi istanti prima.–Allora non ti sono così indifferente come vuoi far credere eh?
Per tutta risposta, la mew neko arrossì fino alla punta dei capelli, a dir poco scandalizzata dalle insinuazioni del suo improbabile nuovo alleato. –Non farti strane idee!!! –Strillò, osservandolo avvicinarsi con preoccupazione crescente. –Lo faccio solo per aiutare Luana! Io e te siamo ancora nemici! Se provi a sfiorarmi…
Troppo tardi, quest’ultimo le aveva già afferrato il mento tra il pollice e l’indice, iniziando a fissarla con quello sguardo che conosceva bene: un misto di lussuria e desiderio.
Lei boccheggiò, avvertendo i polmoni svuotarsi completamente a causa dell’improvvisa ondata di panico provata. Accidenti, ecco che era tornato ad essere sempre il solito Kisshu violento e impulsivo, avrebbe dovuto immaginarlo che non sarebbe bastata l’amicizia con una ragazza umana per cambiarlo…
Stava già per serrare gli occhi, pronta a lottare con tutta se stessa per rifiutare il suo bacio, quando quello senza alcuna logica, si allontanò di colpo, limitandosi a colpirla con un buffetto sul naso e facendola sentire tremendamente stupida. –Ahia! Ma che diavolo fai?! –Protestò inviperita, massaggiandosi la parte lesa.
Per tutta risposta l’altro scoppiò in una risata che possedeva un non so che di sadico. –Perché quella faccia offesa? Dovresti saperlo che a me piace dare baci solo a sorpresa! Mentre questo te lo aspettavi.
-Ah, sta’ zitto! Razza di idiota!
Fortunatamente, in quel momento un rumore sordo di vibrazione, seguito da un tenue rifulgere di luce, li distrasse abbastanza da indurli ad interrompere la conversazione.
Non appena si rese conto del bagliore insistente che proveniva dalla sua veste, il giovane smise subito di ridere, per poi frugarsi rapidamente nelle tasche ed estrarre una piccola sfera trasparente non più grande del pugno di un bambino.
Non appena la sfiorò, sulla superficie lucida dell’oggetto apparve il volto di Pai Ikisatashi, circondato da una coltre innevata.
-Che succede? –Tornato improvvisamente a vestire i panni del guerriero spietato, Kisshu aggrottò le sopracciglia, confuso da quella chiamata inaspettata.
-Ci sono dei problemi. Ho bisogno che tu venga qui subito. –La voce fredda e decisa dell’alieno dagli occhi viola risuonò come uno sparo in tutta l’abitazione, inducendo Ichigo a tapparsi le orecchie infastidita.
-Ti hanno attaccato? Sei riuscito a trovare suo padre??
-Non c’è tempo per le spiegazioni, concludi rapidamente le tue trattative con Mew Ichigo e raggiungimi il più in fretta possibile. Teletrasportati all’imbocco nord della via dove abita Luana, lì sarai al sicuro da occhi indiscreti.
Il fratello minore aprì la bocca per protestare ma a quel punto l’altro aveva già chiuso la comunicazione e la sfera era di nuovo tornata ad essere immobile e silenziosa.
–Accidenti!! –Si ritrovò ad imprecare a gran voce, affrettandosi a rimettere l’oggetto in tasca e a fare apparire con uno schiocco le sue armi da combattimento.
-Kisshu, che sta succedendo? –Gli domandò la mew rosa, fino a quel momento rimasta immobile ad osservare il curioso oggetto, a bocca aperta.
-Non lo so. –Si limitò a rispondere quello, lapidario. –Ma non deve essere qualcosa di positivo. A quanto pare devo andarmene…hai capito quello che devi fare vero?
-Ecco, si! Ma…
-Bene, allora probabilmente ci vedremo presto. Tu parla con Shirogane e fai tutto il possibile per ottenere un incontro con lui! –Le raccomandò, strizzandole l’occhio con fare complice. Quando fece per sollevare la mano ed attuare il teletrasporto, tuttavia, la ragazza si alzò dalla sedia di scatto, afferrandolo senza preavviso per un lembo della veste.
-Aspetta! –Lo bloccò, con voce quasi perentoria. L’alieno trattenne a stento uno sbuffo scocciato, di fronte a tanta insistenza. In altre circostanze sarebbe rimasto più che volentieri nella sua camera ad escogitare tutti i modi possibili e immaginabili per farla imbarazzare, ma in quel momento aveva altre cose per la testa e una missione importante da portare a termine. –Ichigo, non ho tempo adesso! Qualunque cosa tu debba dire, possiamo parlarne anche la prossima volta, ok? –Detto ciò, fece per scansarla con un gesto brusco ma fu costretto ad immobilizzarsi davanti al suo sguardo insolitamente deciso.
-Non ne posso più di starmene rinchiusa qui a studiare e basta! Voglio aiutare anche io Luana!
Kisshu si ritrovò a sollevare un sopracciglio, insospettito e a dir poco sconvolto da tanta intraprendente benevolenza. Ayoama doveva proprio averla stufata alla grande se la giovane era addirittura giunta a dichiarare di voler aiutare la mew alien, la quale, solo pochi mesi prima, aveva tentato di strangolarla senza troppa pietà. –E quindi? –Le domandò, sempre più scettico riguardo alla sua improvvisa disponibilità.
-Quindi verrò con te!!


Alain Bellamy, sbuffò sonoramente, lanciando per l’ennesima volta uno sguardo ansioso al di là del muro del palazzo dietro il quale si era nascosto in attesa di sapere quale sarebbe stato il geniale piano d’azione assegnatogli.
Con una sorta di cupo sollievo, constatò che per il momento i nemici non sembravano avere intenzione di prendersela troppo con sua moglie e apparivano più che altro interdetti a causa della sua assenza, ma qualcosa gli suggeriva che la loro confusione non sarebbe durata ancora a lungo. –Non per metterti fretta ragazzo, ma vorrei farti notare che ogni secondo che passa mia moglie è sempre più in pericolo!
Pai prese atto del ringhio minaccioso dell’alieno fuggitivo con un’ occhiata distratta, per poi tornare a scrutare il cielo, quasi aspettasse l’arrivo improvviso di una meteora. “Accidenti a te, Kisshu! Quanto diavolo ci stai mettendo?” Con ogni probabilità quell’idiota doveva essersi lasciato distrarre dalle grazie femminili, dimenticandosi completamente la sua richiesta di aiuto.
Dopotutto avrebbe dovuto immaginarlo: su uno come lui non era il caso di fare troppo affidamento.
-Mi stai ascoltando?! –Alain gli si parò di fronte, distogliendolo dai suoi febbrili pensieri. –Ti rendi conto di quanti guerrieri ci sono, lì fuori?
-Per questo sto chiamando i rinforzi. Dovrebbero arrivare a breve.
-Dovrebbero?! E nel frattempo mi costringi a lasciare mia moglie che, ti ricordo, è un essere umano, a vedersela da sola contro dodici alieni?!
Lo sguardo di Pai si indurì: detestava il tono di comando con cui quell’uomo era solito rivolgerglisi, così come il suo modo di trattarlo alla stregua di un ragazzino sciocco. Poteva anche essere più giovane di lui e di rango inferiore, ma in quando ad escogitare strategie di battaglia non gli era certo da meno. Non si sarebbe comportato da idiota solo per assecondare le sue manie da marito premuroso. –Esatto –Quando parlò la sua voce risultò calma, ma non per questo priva di sfida. –A meno che tu non preferisca farti ammazzare.
-Non è questo il punto…
-Ehi, voi! Avete finito di battibeccare come due sposini?? –Li interruppe una voce beffarda alle loro spalle.
L’alieno dai capelli viola si voltò appena in tempo per vedere apparire la sottile figura di Kisshu, seguita da quella di una ragazzina dallo sgargiante abito rosa che, suo malgrado, riconobbe fin troppo bene.
Il sollievo provato a seguito di quella apparizione, sparì immediatamente, lasciando il posto ad una gelida irritazione. –Come ti è venuto in mente di trascinarti dietro la ragazzina?! –Sibilò furente, provocando l’immediata reazione di Ichigo, la quale indietreggiò di scatto, fino a nascondersi dietro la schiena del suo quasi-nemico.
Quest’ultimo come al solito non si lasciò intimidire e si preparò ad affrontare il fratello a muso duro. –E’ stata lei ad insistere tanto!! Che potevo fare!?
-Dovevi rifiutarti di portarla!!
-Ormai è qui, tanto vale approfittarne no!?
-Scusate… -Alain si schiarì rumorosamente la voce, richiamando l’attenzione dei litiganti su di sé. –A quando pare questa ragazzina è un essere umano giusto? –Domandò, squadrando la diretta interessata con curiosità. Ichigo annuì con espressione tesa, sforzandosi tuttavia di fare un passo avanti.
Non aveva idea di chi fosse quell’individuo ma le sembrava una persona degna di fiducia. –Esatto. E penso di potervi essere utile. –Spiegò, ignorando le occhiate scettiche degli altri due alieni. –Kisshu mi ha spiegato che non potete essere visti perché altrimenti verreste giudicati come traditori e che quindi non potete combattere direttamente contro i nemici. Ma io sono un essere umano e una paladina della giustizia, per me sarebbe perfettamente normale accorrere in difesa di una donna in pericolo. Quindi posso essere il vostro diversivo.
L’uomo annuì pensoso. –In effetti ha senso…ma sarebbe rischioso mandarti da sola…
-In questo caso andrò io con lei! –Lo interruppe l’alieno dagli occhi dorati, posando una mano sulla spalla della mew neko. –Dopotutto sono stato io a permettere che mi seguisse e inoltre sono già stato più volte etichettato come traditore, la mia pena in caso mi scoprissero non dovrebbe aggravarsi più di tanto, mentre per Pai è diverso, dato che la sua fedina è pulita.
La leader del gruppo mew sospirò rassegnata. –Per me va bene…a patto che tu mi copra semplicemente le spalle e non ti faccia vedere troppo. –Acconsentì, suo malgrado, scostandosi dalla sua fastidiosa presa e accingendosi a controllare a sua volta l’imbocco della via. –Ho come l’impressione che se dovessi mettere a repentaglio la tua vita, Luana mi ucciderebbe…
-Come dici?
-Niente, niente…direi che è il caso di andare! –Lo liquidò, abbandonando la protezione sicura del muro e lanciandosi nella mischia con espressione battagliera.
-Impaziente di rischiare la vita, eh ko-neko-chan…? –Kisshu ridacchiò, osservandola eseguire un salto perfettamente calibrato che la portò direttamente a combattere fianco a fianco con la donna che doveva proteggere, al centro del gruppo di nemici. Era stata una mossa sorprendentemente acuta, la sua: in quel modo avrebbe potuto proteggere la preda, senza dovere trattenere la potenza degli attacchi, anche se, così facendo, si era anche esposta ad un rischio maggiore.
-Tieni, mettiti questo. –Pai, si sfilò il pesante mantello di pelle, porgendolo al fratello. –In questo modo potrai aiutarla più agevolmente. Distogliete la loro attenzione dalla donna, a quel punto ci penserò io a portarla in salvo e Alain potrà lanciare il suo attacco.
Kisshu lanciò un’occhiata interdetta all’uomo in piedi accanto al compagno di squadra: doveva essere lui il grande eroe fuggitivo, nonché padre di Luana. Vi era qualcosa di imponente e austero nel suo modo di parlare e di muoversi, ma, in ogni caso, avrebbe dovuto rimandare ad un altro momento i convenevoli. Perciò si limitò a sorridergli e a calarsi il cappuccio sulla testa. –E’ un piacere conoscerla, signore. –Lo salutò, prima di teletrasportarsi silenziosamente accanto ad Ichigo e dare inizio alla battaglia.
Nonostante il piano sapientemente architettato da Alain e Pai, la loro squadra restava comunque in inferiorità numerica e lo scontro si rivelò più arduo e pericoloso del previsto, soprattutto perché le schiere nemiche, nonostante non fossero costituite da guerrieri di alto rango, erano ben addestrate nell’arte della spada e molti di loro indossavano armature metalliche difficili da scalfire.
Gli attacchi di Ichigo erano potenti ma tutt’altro che rapidi e questo la esponeva ogni volta a subire innumerevoli assalti, dai quali spesso non riusciva a difendersi.
Dopo una decina di minuti trascorsi in un’estenuante corpo a corpo, i due alleati si ritrovarono circondati e con le spalle al muro.
-Ichigo! –Gridò l’alieno dagli occhi dorati, dopo averla salvata per l’ennesima volta dal colpo di spada di uno dei guerrieri. –I tuoi attacchi sono troppo lenti, è meglio che tu eriga una barriera che vi protegga dai colpi! Ci penserò io ad allontanare i nemici da qui. –Così dicendo, mulinò i tridenti, trafiggendo uno dei combattenti in pieno petto e costringendo un altro ad indietreggiare. Tuttavia, proprio mentre stava per unire le due lame e formare una sfera di energia, qualcosa di duro e tagliente lo colpì ad una spalla minacciando di farlo cadere a terra.
-Maledizione! –Imprecò, tastandosi la parte lesa, dal quale aveva iniziato a scorrere copioso e denso sangue cremisi. –Non possiamo farcela così: sono troppi…ci serve un altro piano!
-E che cosa vorresti fare?! –Gli domandò lei, troppo impegnata a colpire con un calcio uno degli spadaccini e contemporaneamente a proteggere la donna umana alle sue spalle, per lasciarsi sopraffare dal panico.
-Pensi di riuscire a creare uno scudo abbastanza grande da inglobare tutti e tre??
-Penso di si, se restiamo molto vicini!
Kisshu, nonostante il dolore, si lasciò andare ad un sorriso soddisfatto, indietreggiando fino a far aderire la sua schiena contro quella della giovane. –Perfetto! Fallo adesso! –Le ordinò estraendo contemporaneamente la sfera per comunicare con il fratello.
La mew neko non se lo fece ripetere due volte e, con un grido di battaglia, strinse il cuoricino peloso tra le dita creando una barriera circolare molto più ampia rispetto a quelle che era solita erigere.
-Bene! Ora non resta che comunicare a Pai il cambio di piano! –Esultò l’alieno, sfiorando la sfera con impazienza.
-Spero che si sbrighi!! –Ringhiò Ichigo, il volto contratto a causa dello sforzo immane. –Non so quanto tempo riuscirò a resistere!!
Per fortuna la risposta del compagno non si fece attendere. –Siete in difficoltà?
-Abbastanza. –Ammise Kisshu, senza riuscire a nascondere l’affaticamento della voce. –Pensiamo sia necessario un cambio di piano, se vogliamo uscirne vivi!
-Ovvero? –L’alieno dagli occhi viola non parve particolarmente preoccupato dalla sua affermazione, limitandosi a portare una mano al mento con fare riflessivo.
-Ichigo ha eretto una barriera protettiva attorno a noi. Al momento giusto ne erigerò una anche io…tu di ad Alain di lanciare il suo attacco. Se le due barriere reggeranno noi dovremmo uscirne illesi!
-Siete pazzi?! –La voce del generale proruppe prepotentemente attraverso l’apparecchio. –Se scateno tutta la mia potenza le vostre barriere non reggeranno che per pochi secondi, rischiereste di finire ammazzati!!
-Ci penserò io a teletrasportarci lontano prima che la barriera di Ichigo ceda! Ma dobbiamo sbrigarci! E’ la nostra unica possibilità! Se non ci proviamo, saremo tutti morti in ogni caso! –Rispose Kisshu irremovibile, preparandosi psicologicamente all’idea di una sua possibile dipartita. Non era così affezionato alla sua vita da avere paura…ma stavolta sentiva di non poter fallire, prima di tutto perché dal suo operato dipendevano anche la vita di altre due persone e poi perché…
L’immagine nitida di Luana apparve nella sua mente come un flash, cogliendolo alla sprovvista.
-State tranquilli, ce la farò! –Affermò con voce decisa, sentendosi determinato come mai prima d’ora.
Dall’altra parte dell’apparecchio seguirono parecchi secondi di silenzio, prima che la testa di Pai riaffiorasse sulla superficie dell’oggetto: ora non pareva più così calmo. –D’accordo! Mi fido di te. Vedi di non fallire o saranno guai per tutti!
-Promesso. –L’alieno chiuse la comunicazione, stringendo convulsamente i tridenti tra le dita. “Non fallirò” Continuò a ripetersi come mantra, sperando che quella frase fosse sufficiente a rendere il suo desiderio reale.
-Accidenti, non voglio morire… –Pigolò Ichigo, non appena vide la sagoma di Alain delinearsi all’orizzonte, le mani stese davanti a sé. Da quella distanza sembrava proprio un guerriero solitario e letale giunto dall’altro mondo apposta per ucciderli e lei si domandò come avesse potuto non rendersi conto fin dal principio della sua pericolosità.
-Se rimarremo in vita, dipenderà anche da te. Quindi concentrati! Sei pronta?
-Si. Sono pronta. –Affermò stringendo con più decisione la sua arma da combattimento tra le dita. Lo scudo che li proteggeva si inspessì ulteriormente. –Tu invece se restiamo vivi ricordami di picchiarti per i tuoi dannati piani suicidi!!
-Allora dovrò prepararmi psicologicamente a fronteggiare la tua incomparabile forza… -Kisshu fece per esibirsi in un ghigno sarcastico, ma poi vide un’ondata di energia devastante dipanarsi dalle mani di Alain e non vi fu più tempo per pensare. –Adesso Ichigo!! Concentrati!!! –Gridò, sollevando a sua volta i tridenti e piantandoli con decisione nel terreno fino a creare un’altra barriera.
La forza d’impatto dell’attacco fu così devastante da fare tremare il terreno e vibrare l’aria e, per un istante di puro terrore, l’alieno dagli occhi dorati temette che le loro misere protezioni non avrebbero retto e che sarebbero morti tutti sul colpo. Dopo mezzo secondo, tuttavia, iniziò ad udire le grida sorprese dei nemici travolti dall’onda di energia e si accorse di essere ancora in piedi, anche se a stento : la sua barriera infatti, si stava sgretolando come vetro a contatto con il fuoco e entro pochi attimi anche quella di Ichigo avrebbe fatto la stessa fine.
Senza perdere altro tempo, afferrò la ragazza e la donna per la vita, augurandosi di fare in tempo. –Forza dobbiamo andarcene!
Ichigo urlò con quanto fiato aveva in gola quando la barriera cedette definitivamente e l’onda minacciò di sovrastarli, ma a quel punto Kisshu aveva già attuato il teletrasporto e con le ultime energie rimaste aveva condotto le due donne alla base.
Fece appena in tempo ad avvertire il pavimento freddo sotto i suoi piedi, che le ginocchia gli cedettero e dovette appoggiarsi ancora una volta alla spalla della mew neko per non cadere. “Accidenti, devo aver consumato troppe energie nel mantenere attiva la barriera” Constatò, stringendo gli occhi per contenere le vertigini causate dalla stanchezza.
-Kisshu, che cos’hai?! –La ragazza gli rivolse un’occhiata alquanto preoccupata, cingendogli istintivamente la schiena con un braccio per aiutarlo a reggersi in piedi.
-Non preoccuparti, sono solo un po’ stanco.
La madre di Luana, osservando l’espressione altrettanto provata sul volto della ragazza, le si affiancò, offrendole un ulteriore sostegno. –Dove siamo? –Domandò poi, guardandosi attorno con curiosità.
-Questa è la base segreta dove io, Pai e un altro nostro fratello viviamo. –Rispose Kisshu, lasciando a sua volta correre uno sguardo per il laboratorio. –E’ strano che Taruto non si sia ancora reso conto del nostro arrivo.
Quasi fosse stato evocato dalle sue parole, quest’ultimo apparve con uno schiocco davanti a loro, seguito a ruota da Luana, che invece irruppe in modo molto più prepotente nella sala, spalancando la porta con un tonfo sordo. –Siete tornati!!! –Esclamò, non appena li vide, precipitandosi da loro con un enorme sorriso sulle labbra.
-Luana! –La madre le corse incontro, abbracciandola di slancio.–Stai bene, tesoro?
-Si, mamma, io sto bene! Sono sempre rimasta qui al sicuro…tu come ti senti?
-Sono solo un po’ ammaccata ma me la caverò. Però me la sarei vista brutta se non fosse stato per il tuo amico…
A quelle parole l’attenzione della giovane si spostò repentinamente dalla figura materna a quella del suo protetto e, rendendosi improvvisamente conto della straordinaria presenza di Mew Ichigo e del fatto che quei due fossero praticamente avvinghiati l’uno all’altra, il suo sorriso sbiadì. –Ma tu non avresti dovuto semplicemente parlare con lei? –Esordì freddamente, rivolgendo ad entrambi un occhiataccia così penetrante che avrebbe potuto carbonizzare un palazzo.
Kisshu, del tutto ignaro degli istinti omicidi della sua protettrice, si limitò ad esibire un ghigno di circostanza. –A quanto pare Pai ha avuto bisogno di aiuto, e così ci siamo ritrovati a combattere pesantemente con alcuni esponenti del nostro pianeta. –Spiegò, trattenendo a stento una smorfia dolorante.
A quelle parole, l’espressione cruda di Luana si addolcì appena. –Siete feriti? –Domandò in tono pratico, sciogliendosi dall’abbraccio materno per raggiungere i due combattenti.
Con un rapido sguardo, constatò che l’alieno presentava un brutto taglio alla spalla dal quale continuava a scorrere copioso sangue cremisi, era pallido e pareva alquanto provato, per contro Ichigo non sembrava ferita gravemente, tuttavia le sue braccia erano coperte di escoriazioni e i suoi capelli bruciacchiati. A quanto pare quei due dovevano avere combattuto fianco a fianco per proteggere i suoi genitori…
-Sorvolando sul motivo per cui ti sei portato dietro Ichigo… -Sospirò, sfiorandogli la spalla lesa per esaminare la ferita. –Possibile che tu debba ogni volta rischiare di finire ammazzato?!
-Mi dispiace. –Si limitò a rispondere quest’ultimo, negli occhi un’ombra di sincero pentimento.
-Non importa…ormai è troppo tardi. Ma lo sai che non dovresti rischiare così. –La mew alien scosse la testa con fare esasperato, per poi rivolgersi a Taruto, fino a quel momento intento a discutere con la nuova arrivata. –Per favore, va a prendere delle bende e del disinfettante dalle scorte dei medicinali, è il caso di medicarli.
-D’accordo. –Rispose il bambino, affrettandosi a dirigersi nel luogo indicato.
-Quando li trovi, portali nella stanza di Kisshu. Credo proprio che abbia bisogno di stendersi un po’.
-Non ho bisogno di stendermi!! E’ soltanto un graffio! –Obiettò quello in tono animato, affrettandosi ad allontanarsi dall’appoggio di Mew Ichigo per dimostrare che riusciva benissimo a reggersi in piedi da solo.
Nel farlo, tuttavia, si mosse un po’ troppo rapidamente e a metà dell’opera dovette bloccarsi a causa di una fitta lancinante all’altezza della spalla.
-Kisshu! –Osservandolo barcollare pericolosamente a causa del dolore, la mew alien si affrettò a sorreggerlo, posando istintivamente le mani sul suo petto e successivamente circondandogli la vita.
Fortunatamente il giovane non era molto più alto di lei ed evitare che cadesse non costituì un problema: il problema più grande si dimostrò invece essere la vicinanza eccessiva del suo corpo.
Avvertendo il suo respiro affannoso sul collo e il suo profumo invaderle le narici, infatti, il cuore della giovane ebbe un sobbalzo quasi doloroso, per poi iniziare a battere ad una velocità elevatissima. “Accidenti” Pensò, sforzandosi inutilmente di non arrossire. “Non posso cadere in iperventilazione per così poco…è ridicolo!”
Tuttavia, il fatto che le sue dita avessero registrato la perfetta definizione dei muscoli del giovane e accolto con piacere il peso del suo petto, non le rese minimamente facile articolare dei pensieri coerenti.
Fortunatamente, in quel momento ci pensò sua madre a distoglierla dal groviglio caotico dei propri pensieri. –Se non vuole stendersi sul letto, credo almeno sia il caso di farlo sedere. –Suggerì, indicando con un gesto il tavolo del laboratorio.
-Ottima idea! –Esclamò, più che felice di avere una scusa per allontanarsi dall’influenza del corpo dell’alieno: in fondo era ancora parecchio arrabbiata con lui…soprattutto dal momento che quest’ultimo non si era fatto scrupoli a reclutare la sua ex nemica nella squadra.
Kisshu poteva anche essere incline al perdono, ma lei non riusciva a dimenticare la visione del suo corpo, trapassato dalla spada di Deep Blue e la sua fine ingloriosa causata da quella donna senza cuore.
Se davvero Ichigo era così importante, perché il suo protetto non si faceva aiutare da lei, anziché pretendere sostegno dalla sua brutta copia?!
Tuttavia, osservando il suo viso pallido e madido di sudore, non riuscì ad odiarlo a causa dei suoi sentimenti e si limitò a rivolgere la sua frustrazione verso la mew rosa, rivolgendole uno sguardo di fuoco. –Forza aiutami a portarlo fino al tavolo. Dobbiamo medicarlo.
Quella sobbalzò, colta alla sprovvista dal suo tono rude –S-si, c-certo! –Esclamò, affrettandosi a darle una mano.
Avevano appena terminato di sistemare il giovane ferito sul tavolo, quando si verificò un altro brusco spostamento d’aria che portò con sé le figure di Alain e Pai.
-State tutti bene!? –Domandò il primo, in tono concitato, cercando con lo sguardo la figura della moglie. –Grazie a dio, Sarah! Credevo fossi stata travolta dal… -S’interruppe bruscamente, non appena notò la presenza di Luana, seduta accanto a Kisshu.
La sua prima espressione fu di gioia assoluta, in seguito repentinamente sostituita da confusione e preoccupazione. Il conflitto interiore causato da questi sentimenti fu talmente ampio da costringerlo a rimanere immobile per parecchi istanti, finché la ragazza non balzò giù dal tavolo, correndo ad abbracciarlo con gli occhi pieni di lacrime e affondando il viso nella sua giacca.
-Papà! –Gemette, stringendolo con tanta foga da rischiare di soffocarlo. –Per fortuna stai bene! Credevo che saresti morto!!
-Sta’ tranquilla, i tuoi…amici sono venuti a prendermi prima che potessi rimanere ferito. –La rassicurò l’altro, accarezzandole dolcemente la testa, sollevato dal fatto che quest’ultima non ce l’avesse con lui a causa dei segreti che aveva dovuto tenerle nascosti.
Ichigo, in piedi dietro di loro, spalancò la bocca, non potendo credere alle proprie orecchie. –Ha detto PAPA’?? –Domandò esterrefatta a Kisshu, il quale per tutta risposta fece spallucce.
-Te l’avevo detto che era una lunga storia…
-Vorresti dirmi che quel tizio che ha rischiato di ammazzarci tutti con un solo attacco, sarebbe il padre di Luana?!?
-A quanto pare.
La mew Neko deglutì, osservando ancora una volta quella strana riunione familiare. –Questo spiegherebbe molte cose in effetti… -Constatò, con voce tremante.
-Accidenti… -Mugugnò Luana con voce risentita, una volta che ebbe terminato di versare lacrime di sollievo. –Avresti potuto anche dirmi che eri un alieno! Hai idea di quanto io ci sia rimasta male?
Alain s’irrigidì udendo quelle parole e intuendo,suo malgrado, di avere cantato vittoria troppo presto. –Cerca di comprendermi, volevo proteggerti in caso uno dei miei complanetari avesse tentato di fare ricerche. Meno avessi saputo, meno saresti stata in pericolo!
-Beh non è servito a molto, considerato che mi hanno trovata eccome!
-A quanto pare ho eseguito male i miei calcoli. –Ammise abbassando il capo. –Ma se te l’avessi detto, avresti vissuto per anni con il terrore di venire attaccata o rapita e io non volevo darti questo peso da portare sulle spalle.
La giovane scosse la testa incrociando le braccia con fare ostinato. –Avresti potuto insegnarmi da prima a difendermi, come hanno fatto loro! –Ribatté irremovibile, indicando Pai, il quale sollevò un sopracciglio con espressione interdetta: non voleva essere utilizzato come pietra dello scandalo in un litigio tra padre e figlia.
-A proposito di questo…mi spieghi come mai conosci queste persone?
-Perché un paio di mesi fa, si sono presentati a casa mia e mi hanno chiesto aiuto. –Spiegò lei, in tono spiccio. –Ero l’unica persona in grado di aiutarli in quel momento, così ho accettato.
-L’unica persona…
-Esatto. Però loro a quel tempo non sapevano che io fossi per metà aliena. L’abbiamo scoperto da pochissimo.
-Oggi, per l’esattezza. –Intervenne Taruto, ricomparso con una quantità industriale di bende e medicinali di dubbia provenienza tra le braccia.
A quelle parole l’alieno fuggitivo socchiuse gli occhi, in preda alla confusione. –Ma se le cose stanno così, che utilità pensavano avresti potuto avere, per i loro scopi?
Pai, s’irrigidì, avvertendo un brivido freddo di avvertimento percorrergli la schiena: la conversazione stava per andare a toccare nodi incandescenti. –In realtà… -Esordì, tentando di spostare l’attenzione su argomenti meno scottanti, ma a quel punto la mew alien aveva già pronunciato le parole magiche.
-Beh perché il mio DNA è in grado di ospitare i geni di un animale…come quello di Ichigo. Così sono diventata una guerriera e ho combattuto al loro fianco.
Un istante di puro gelo seguì quelle parole pronunciate candidamente, istante durante il quale il colorito di Alain assunse una tonalità a dir poco terrea. –Stai dicendo che hanno modificato il tuo dna? –Domandò, una calma così gelida nel tono di voce da preannunciare tempesta.
Rendendosi conto dell’improvvisa tensione sul volto del padre, la ragazza cercò di rendere le proprie parole più facili da digerire. -Beh…si! Ma non mi hanno costretta a fare nulla che io non volessi e sono molto felice che… -Non riuscì tuttavia a terminare la frase, perché Alain in quel momento parve risvegliarsi dal suo stato catatonico e con un movimento fulmineo si avventò su Pai, scaraventandolo a terra con un pugno. -Tu maledetto!! Hai osato trasformare mia figlia in un abominio della natura?!? –Gridò, fuori di sé dalla rabbia, puntandogli contro un globo di energia concentrata.
Sarah, cacciò un urlo e Taruto lasciò cadere di botto tutto l’occorrente per la medicazione, intenzionato ad evitare che il fratello finisse ammazzato. Tuttavia, venne trattenuto all’ultimo secondo da Ichigo e Kisshu, i quali conoscevano fin troppo bene gli straordinari poteri dell’uomo ed erano altrettanto decisi a fare in modo che il bambino non ne restasse coinvolto.
Pai strinse i denti, accusando il colpo ricevuto precedentemente alla mascella. Era stato consapevole fin da subito dei pericoli che una tale confessione avrebbe potuto scatenare, ma quando era giunto il momento di difendersi, si era mosso troppo lentamente e non era riuscito ad evocare la sua arma da combattimento. Se ora fosse morto, sarebbe stata solamente colpa sua, per essersi lasciato distrarre dalle parole della ragazza e non avere mantenuto la concentrazione.
Trattenne un gemito, avvertendo il calore infuocato del globo energetico sfiorargli il volto, tuttavia prima che la sua pelle potesse venire bruciata, fu Alain ad essere colpito pesantemente al fianco e scaraventato di lato.
Ritrovandosi improvvisamente libero dalla sua presa soffocante, Pai balzò in piedi, rendendosi conto con stupore che era stata proprio la figlia a colpire il padre con un colpo da maestro e che, sebbene quest’ultima non avesse pronunciato nessuna formula per la trasformazione, quello che reggeva tra le dita era indubbiamente il bastone che utilizzava durante i combattimenti.
-Non ti permetterò di ucciderlo. –La udì ringhiare in tono perentorio, mentre il suo corpo cambiava aspetto e sul capo le spuntavano le orecchie da gatto. –Ricorda che ti ha salvato la vita! Come puoi attaccarlo!?
Alain tossì, tastandosi il fianco con espressione dolorante e lanciando a sua volta uno sguardo incredulo alla ragazza. –Quindi lo difendi…? –Mormorò con voce spezzata.
-Ti voglio bene, papà e so che deve essere dura per te accettare il mio cambiamento…ma sono altrettanto affezionata a loro e ho profondo rispetto per Pai. Quindi se proverai a fargli del male…non esiterò a difenderlo. –Rispose lei, negli occhi una decisione assoluta, quasi dolorosa.
Fortunatamente bastarono quelle parole ferme a riportare la calma e a sventare i propositi omicidi di Alain. A quel punto la conversazione dirottò su argomenti pratici, come i luoghi dove lui e sua moglie sarebbero dovuti andare a vivere da quel momento in poi e la decisione di Luana di separarsi da loro per rendere più difficile la ricerca ai nemici.
-Almeno se dovessero catturarci non ci troverebbero tutti nello stesso posto. E io sarò molto più protetta qui, che in qualunque altro posto. –Spiegò, senza riuscire ad evitare di mordicchiandosi il labbro con fare nervoso. Era la prima ad odiare le separazioni, ma per il bene degli alieni era consapevole che qualche sacrificio andava affrontato.
E la sua solitudine sarebbe stata ripagata dall’idea di aver provveduto a mantenere al sicuro i propri genitori che, d’altro canto, avrebbero cercato rifugio in un'altra delle basi aliene create da Pai e sarebbero perciò rimasti costantemente in contatto con lei.
Mentre li osservava perdersi nei preparativi per il trasferimento, non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo, ritrovandosi a pensare che dopotutto quei cambiamenti avrebbero potuto portare anche a dei risvolti positivi.
Ma non era del tutto certa che sarebbe riuscita a sopravvivere alla nuova e improvvisa vicinanza forzata con Kisshu e alle sue rinnovate manie da pervertito verso Ichigo.



Come potete notare questo capitolo è parecchio più lungo degli altri...ho pensato più volte di spezzarlo e aggiungere l'ultimo pezzo al capitolo successivo ma poi ho deciso che nel prossimo mi occuperò di temi un po' meno militari ed un po' più romantici, date le novità che stanno avvenendo nel cuore dei personaggi.;)
Spero che nonostante la lunghezza, riuscirete comunque ad arrivare fino alla fine e a lasciarmi un commentino! Ci tengo veramente molto!
E con questo vi saluto! Sperando di riuscire a salutarvi di nuovo tra pochi mesi!!
Alla prossima!!
MoonBlack

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Capitolo 14
*** Parte dei giochi ***


Ciao a tutti!! MoonBlack è tornata!
Mi scuso e mi prostro chiedendo pietà per avere impiegato ben oltre un anno ad aggiornare, sono stata veramente pessima lo so.
Ci sono stati alcuni avvenimenti importanti nella mia vita, per fortuna positivi, che mi hanno temporaneamente allontanata dalla scrittura, ma pur avendo perso l'ispirazione, non ho mai perso l'obiettivo di continuare questa fanfic a cui tengo moltissimo! Perciò eccomi qui dopo un tempo infinito ad aggiornarla faticosamente!:D
Spero che questo capitolo sia sufficientemente lungo e piacevole da farmi perdonare da voi lettori! Quindi per favore continuate a seguirmi e a lasciare commenti!
Buona lettura! ^__^




Parte dei giochi


La città di Tokyo riluceva di frenetica attività perfino in quella tarda ora notturna, come un’ enorme galassia composta da stelle in movimento e vortici di suoni.
Kisshu, scompostamente seduto sulla cima di uno dei grattacieli più alti della città, osservava lo scorrere ininterrotto delle autovetture lungo le strade addobbate che, da quella distanza, apparivano come enormi fiumi color rosso rubino, le arterie principali di un gigantesco cuore pulsante.
Era da un po’ di tempo che non si soffermava a guardare quel paesaggio mutevole ma al tempo stesso nostalgico: di solito gli capitava di farlo quando desiderava rimanere solo con sé stesso, distaccandosi dalla dura realtà, ma ultimamente era stato così assorbito, prima dalla ricerca dell’acqua cristallo, poi dal rocambolesco salvataggio dei genitori di Luana, che aveva quasi rischiato di dimenticare quel luogo.
Alain e Sarah, come d’accordo, avevano consentito alla figlia di continuare a far parte della squadra, seppur facendole promettere che non avrebbe preso parte a battaglie pericolose, e si erano dunque trasferiti in un'altra base edificata da Pai, fino a quel momento rimasta inutilizzata.
Sebbene, nei confronti del fuggitivo, Kisshu provasse una certa ammirazione, non aveva potuto fare a meno di sentirsi sollevato quando l’inseparabile coppia aveva finalmente deciso di levare le tende.
Fin dal primo momento, infatti, il grande generale aveva accolto con sospetto il particolare rapporto che sembrava legare la mew alien al secondo dei fratelli Ikisatashi.
Nonostante gli enormi sforzi di Luana, strenuamente impegnata ad evitare il proprio protetto con tutte le forze pur di non lasciare trapelare il benché minimo indizio, qualcosa doveva essere evidentemente sfuggito al suo controllo. A causa di ciò Kisshu aveva trascorso tre giorni in preda al terrore che il padre della ragazza riuscisse a scoprire l’esistenza del sigillo: se aveva reagito in modo violento alla scoperta che il DNA della figlia era stato modificato, non osava immaginare a quale orribile morte lo avrebbe destinato una volta appreso che ella era anche stata condannata a proteggere uno di loro per tutta la vita.
Fortunatamente, nulla di tutto ciò si era verificato e ormai da cinque giorni l’alieno poteva dirsi soddisfatto nel non sentire più lo sguardo di ghiaccio di Alain sulla nuca.
Ogni cosa era tornata alla normalità.
O meglio…ogni cosa, tranne il suo ormai incatalogabile rapporto con Luana che doveva aver preso fin troppo sul serio il suo compito di segretezza, dal momento che, perfino quando la minaccia di essere scoperti dai suoi genitori era venuta meno, aveva continuato ad evitare l’alieno come la peste.
Quel fastidioso pensiero lo indusse ancora una volta a stringere i denti e a passarsi una mano tra i capelli con fare stizzito. “Dopo tutto quello che ho fatto per lei, mi sarei aspettato un minimo di gratitudine in più, o almeno qualche parola di ringraziamento…e invece continua a fare finta che io non esista”
Sarebbe stato molto più felice se quest’ultima gli avesse dimostrato apertamente il suo astio, magari urlandogli contro o cogliendo ogni pretesto per litigare (quello d’altronde faceva parte della loro rutine), invece, durante quei cinque lunghi giorni, la ragazza non aveva mai alzato la voce.
Semplicemente lo aveva evitato a tutti i costi, giungendo perfino a spostare gli orari degli allenamenti pur di non vederlo e rispondendo con cordiale freddezza a qualunque domanda egli le rivolgesse.
L’alieno non riusciva minimamente a comprendere le motivazioni celate dietro questo repentino ed inquietante cambiamento, soprattutto dal momento che era praticamente sicuro di non averle mancato di rispetto in alcun modo dal giorno del salvataggio dei suoi genitori. Che ce l’avesse ancora con lui perché si era rifiutato di credere alla sua testimonianza contro Kevin?
Avrebbe voluto chiederle spiegazioni, ma l’orgoglio, come al solito, bloccava ogni suo tentativo sul nascere. Inoltre, riteneva totalmente ridicolo preoccuparsi a quel modo per una scorbutica come lei, proprio ora che aveva finalmente l’occasione di vedere Ichigo più spesso.
Quest’ultima infatti, probabilmente per sfuggire al terribile clima di cuori infranti che si era creato nel suo nido d’amore quando Ayoama era venuto a sapere che ella aveva intenzione di trasferirsi nuovamente a Tokyo, non perdeva occasione di bazzicare nei dintorni della base per aggiornarli riguardo i suoi tentativi di mettersi a contatto con Shirogane, denominati scherzosamente da Luana “Operazione convinci biondino”.
Non sembrava dispiacerle trascorrere del tempo in compagnia dei suoi ormai ex nemici, anche se questo per lei spesso significava rientrare a casa insieme a uno di loro (non avendo a disposizione alcun dispositivo per il teletrasporto) e con una costellazione di nuovi lividi causati dagli allenamenti intensivi con la mew alien, che la esponevano al rischio di essere colta in flagrante dal suo fidanzatino.
Ovviamente, Kisshu era più che felice di poter trascorrere del tempo con la sua ko-neko-chan quasi tutti i giorni, ma, con suo enorme disappunto, si era reso conto di non riuscire a godere appieno della sua presenza ora che la mew alien aveva deciso di non rivolgergli più la parola, se non in casi strettamente necessari.
Sapeva che era stupido da parte sua lasciarsi condizionare così, ma per lui era come riscontrare una nota stonata in una melodia perfetta e non credeva che sarebbe riuscito a sopportare quella situazione di stallo ancora per molto.
Come se non bastasse, ultimamente aveva ripreso ad elaborare terribili incubi notturni, che lo costringevano a svegliarsi nel cuore della notte scosso da brividi, con il corpo madido di sudore ed un senso di angoscia persistente.
Era proprio a causa di uno di quei sogni indesiderati che ora si trovava seduto sulla cima di quel grattacielo ad osservare le luci della notte: quella visione gli ricordava i tempi delle vecchie missioni, quando ancora non era consapevole dei terribili piani escogitati da Deep Blu e poteva perfino divertirsi nel molestare Ichigo, e per questo motivo aveva sempre avuto il potere di calmarlo nel profondo.
Quella notte però, il groviglio dei propri pensieri non sembrava volersi districare nemmeno in quel modo, perciò, dopo un lasso di tempo indefinito, l’alieno decise di arrendersi e di rientrare alla base prima dell’orario prefissato.
Di riprendere a dormire non se ne parlava proprio, ma avrebbe potuto in ogni caso scaricare la tensione tramite un po’ di allenamento.
Come previsto, trovò il laboratorio vuoto e immerso nel silenzio e poté dunque dare un occhiata al proprio schema di addestramento giornaliero e cancellare le tappe della mattina; dopodiché, soddisfatto del proprio operato, si recò verso la palestra fischiettando allegramente tra sé e sé.
Più che sicuro che nessuno dei propri compagni fosse così fuori di testa da praticare attività sportiva alle quattro del mattino, rimase a dir poco sconcertato quando, socchiudendo silenziosamente la porta, trovò la stanza già occupata dalla figura di una donna, vestita nientemeno che con i suoi abiti e impegnata a tamponarsi i capelli umidi con un asciugamano.
Il primo pensiero che gli salì alla mente fu che, chiunque ella fosse, era incredibilmente bella e non poté fare a meno di rimanere ad osservare rapito i suoi movimenti sicuri e decisi, mentre si arrotolava il telo sulla testa a mo’ di turbante.
Solamente quando quest’ultima si voltò di scatto verso di lui, rivolgendogli un’ occhiata sorpresa, si rese conto che la figura da cui era rimasto così irreparabilmente irretito, non era affatto quella di un estranea e per un pelo non rischiò di capitombolare all’indietro a causa dello shock.
-Ti ho svegliato? Non mi sembrava di aver fatto rumore.
Non trovò nemmeno la forza di rispondere, ancora troppo sconvolto da quella visione inaspettata e celestiale: si limitò a lasciare scorrere lo sguardo lungo tutto il suo corpo, catalogandone la morbida forma dei fianchi, le goccioline d’acqua che ancora le scorrevano sulla pancia scoperta e la perfetta definizione dei seni che si intravedevano attraverso la stoffa, finché la voce della giovane non lo riportò bruscamente alla realtà.
-Beh che ti prende? Hai battuto la testa?
-Come mai indossi i miei vestiti? –Fu tutto ciò che riuscì a formulare.
Luana smise immediatamente di tamponarsi i capelli e gli lanciò uno sguardo interdetto, probabilmente interrogandosi riguardo la sua sanità mentale. –Non riuscivo a dormire, quindi ho pensato di scaricare la tensione con una doccia…ma Pai deve aver deciso di lavare tutti i miei vestiti in un colpo solo, perché non li trovo più. Così ho dovuto mettere questa. –Spiegò, indicando con cipiglio rassegnato, la veste che indossava. –Non avrei voluto usarla, ma la tua era l’unica taglia che mi andasse bene. Appena scoprirò che fine hanno fatto i miei abiti te la restituirò.
-Non serve, puoi tenerla se vuoi. Io ne ho tante! –Kisshu liquidò la questione dirigendosi a passo deciso verso l’espositore delle armi e mettendosi a saggiare una delle spade migliori della loro collezione. Tutto pur di non essere costretto ad osservare l’incredibile spettacolo che la mew alien gli stava offrendo gratuitamente in quel momento. Era consapevole di non potere in alcun modo cedere alla cocente ondata di desiderio che lo aveva travolto così all’improvviso alla vista del corpo della giovane coperto solo dai propri vestiti, ma resistere si stava rivelando più complicato del previsto, soprattutto dal momento che l’oggetto dei suoi desideri si ostinava a trattarlo con indifferenza.
-Perché mai dovrei usare una delle tue vesti, quando ho già i miei abiti?
-Perché è molto comoda in combattimento e inoltre ti sta molto bene. –Osservò, senza riuscire ad impedire che un sorriso malizioso gli affiorasse sulle labbra.
Evidentemente però, la mew alien doveva ancora essere parecchio arrabbiata con lui perché, dopo alcuni istanti di silenzio, si limitò a raccogliere le proprie scarpe, posizionate sotto la panchina, e a dirigersi con passo marziale verso l’uscita della palestra. –Io me ne torno a dormire. –Sbottò spalancando con decisione la porta.
Tuttavia non riuscì a varcare la soglia perché, prima che potesse farlo, si ritrovò bloccata da un paio di braccia magre e forti che la abbracciarono da dietro, impedendole qualunque movimento. –E invece non andrai proprio da nessuna parte. –Udì una voce, suadente ma al tempo stesso minacciosa, sussurrarle all’orecchio.
L’odore penetrante di Kisshu e il suo improvviso calore sulla pelle le procurarono un lungo brivido lungo la schiena che, nonostante i suoi sforzi, non riuscì a celare. –Che cosa vuoi? –Gli domandò, piuttosto scocciata da quell’imprevisto cambio di programma.
Per tutta risposta, quest’ultimo la costrinse ad indietreggiare, per poi schiacciarla violentemente contro l’altra anta del portone, premendo i propri fianchi contro i suoi ed immobilizzandola totalmente. –Non lo sai che a forza di tirare la corda, questa si spezza?
-Tirare la corda?
Nonostante la voce della giovane non lasciasse trapelare alcuna traccia di paura, Kisshu avvertì il suo corpo tremare leggermente contro il proprio, segno che quest’ultima doveva essere davvero rimasta spiazzata dal suo improvviso sbalzo d’umore.
Quella consapevolezza, per un attimo, minacciò di farlo desistere: non aveva affatto intenzione di intimidirla come era capitato con tutte le altre ragazze che aveva sedotto fino a quel momento…ma poi, in un impeto di piacere perverso, si ritrovò a pensare che era stata lei a spingere la sua pazienza fino al limite consentito e quindi, in fin dei conti, se lo meritava.
-Si può sapere di che diavolo stai parlando? –Luana strinse i denti, tentando inutilmente di divincolarsi dalla sua stretta possessiva e di riguadagnare terreno verso l’uscita. Ma si rese ben presto conto che le braccia dell’alieno erano strette troppo tenacemente attorno al suo tronco e il solo risultato che ottenne da quella ribellione fu di andare a sbattere contro la dura superficie in acciaio, ferendosi il mento.
-Non fare la finta tonta. Sono giorni che continui ad evitarmi come se fossi contagioso! Vorrei almeno sapere che cosa ti ho fatto…ma dato che tu continui a scappare a gambe levate ogni volta che mi vedi, ho deciso di passare alle maniere forti.
Udendo quelle parole dure, la mew alien non riuscì a trattenere un sospiro amaro. Come aveva sospettato, era davvero impossibile pensare di tenere nascosto qualcosa a Kisshu…in fondo non avrebbe dovuto esserne troppo sorpresa: erano protetto e protettrice, il legame che scorreva nel loro sangue li costringeva a preoccuparsi l’uno dell’altra, ed era dunque innaturale, per loro, evitarsi o farsi del male a vicenda. –Non sono arrabbiata con te.–Mormorò, poggiando stancamente la fronte sulla superficie fredda contro la quale era stata intrappolata. Era perfettamente consapevole del fatto che mentire a quel punto non sarebbe servito a nulla, tranne che ad ingarbugliare ancora maggiormente la loro già precaria situazione. –O meglio…lo sono. Ma non ho il diritto di esserlo.
Per tutta risposta, l’alieno dagli occhi dorati sollevò un sopracciglio, sorpreso dalla rapida e inaspettata resa di quest’ultima, ma al tempo stesso confuso dalla sua risposta. –Che significa? Sei o non sei arrabbiata con me? –Le domandò, allentando leggermente la presa lungo le sue braccia, in modo da non farle troppo male. A quanto pare comunicare con una donna, soprattutto se per metà umana, non sarebbe mai stato troppo semplice, per uno come lui.
-Ti ho già risposto.
-Non mi hai risposto!! Hai detto che sei arrabbiata con me, ma non puoi esserlo! Nemmeno Pai riuscirebbe a capire un accidente da una frase del genere!
Nonostante i suoi disperati tentativi di comunicare in modo civile, la mew alien non pareva affatto disposta a concedergli ulteriori spiegazioni, poiché dopo una manciata di istanti meditativi, si limitò a pestargli violentemente il piede sinistro, nella speranza di costringerlo a liberarla con le cattive maniere.
Grazie a quella manovra difensiva, Kisshu rischiò effettivamente di perdere l’equilibrio, ma sfortunatamente per lei, proprio mentre si apprestava a rovinare a terra, riuscì a darsi una leggera spinta con l’altra gamba e a recuperare stabilità fluttuando nell’aria.
La giovane ebbe appena il tempo di maledire le capacità aereodinamiche della razza aliena, prima di avvertire nuovamente la solida presa del giovane sul suo braccio.
Più che certa del fatto che quest’ultimo le avrebbe fatto pagare caro un tale atto di insolenza nei suoi confronti, serrò le palpebre, preparandosi psicologicamente ad affrontare l’ira del proprio interlocutore.
Contro ogni sua previsione invece, quest’ultimo si limitò ad avvicinarsi, costringendola semplicemente a voltarsi verso di lui e a guardarlo dritto in faccia. –E’ davvero spregevole da parte tua trattarmi così, quando mi stavo sforzando di parlarti pacatamente.
Quando sollevò lo sguardo per appuntarlo su di lui, si stupì nel notare un paio di profonde occhiaie scure segnargli il volto e non poté evitare di mordersi le labbra in un moto di preoccupazione. Da quanto tempo non dormiva? Non fu in grado, tuttavia, di dare voce alle proprie perplessità perché, proprio in quel momento, l’alieno riprese a parlare, facendole perdere il filo del discorso.
-Una ragazza non dovrebbe essere così violenta.
-Fino a prova contraria sei stato tu a saltarmi addosso per primo! –Ribatté, incapace di rimanere indifferente davanti alle sue oltraggiose osservazioni. Quel ragazzo aveva lo straordinario potere di farla uscire dai gangheri anche quando decideva di agire con calma e parsimonia. –Non prendertela con me se poi mi difendo!
A quelle parole, Kisshu le rivolse uno sguardo infuocato, per poi afferrarle poco delicatamente il mento tra il pollice e l’indice e lasciare scorrere il dito sulla ferita che si era procurata tentando di ribellarsi. –E tu la prima ad evitarmi. –Concluse in tono minaccioso. –Quindi siamo pari.
-Non…
-Invece di negare, perché non provi a spiegarmi qual è il problema?–La zittì perentorio, per poi inclinare la testa con espressione concentrata, quasi stesse tentando di leggerle l’animo.
Luana d’altro canto, non si mosse di un millimetro, limitandosi a sostenere quello scambio visivo con caparbia determinazione.
Sapeva fin troppo bene che, se non avesse fornito al proprio protetto qualche spiegazione esaustiva, egli non l’avrebbe lasciata andare per nulla al mondo. Tuttavia, quando aprì la bocca per parlare, si rese conto che, nonostante i buoni propositi, non si sentiva ancora pronta a rivelare una verità tanto scomoda riguardo le proprie motivazioni.
-Non sarai ancora arrabbiata per la faccenda di Kevin vero?
Per quanto l’avesse ritenuto impossibile, quelle parole ebbero il potere di farla innervosire ancora di più e, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò a stringere i pugni, nel disperato tentativo di mantenere il controllo. –Smettila di tirare in ballo Kevin! –Ringhiò, conficcando le unghie tanto a fondo nei palmi delle mani da rischiare di ferirsi da sola. –Questa è una faccenda tra me e te.
Una volta preso atto della sua reazione impetuosa, paradossalmente il volto di Kisshu parve distendersi. –Ora si che ti riconosco… -Osservò soddisfatto, sollevando lentamente la mano dal suo mento e sfiorandole invece la guancia.
Poteva essere semplicemente dovuto alla stanchezza causata dalla sua recente deprivazione di sonno, ma Luana si stupì nel constatare che vi era qualcosa di infinitamente più dolce del solito, nel modo in cui l’alieno l’aveva sfiorata, come se quest’ultimo avesse paura di farle male. A quel pensiero, avvertì il proprio cuore incespicare nei battiti e il proprio respiro farsi più pesante ed affannoso. Ma insieme a questa dolce sensazione, dal profondo del proprio petto nacquero anche una serie di domande moleste che esigevano una risposta chiara. –Perché ti preoccupi tanto? –Si ritrovò a domandargli, dopo qualche istante, interrompendo il contatto visivo e puntando invece il proprio sguardo sul pavimento. Non poteva lasciarsi andare, non finché non avesse chiarito che cosa il suo protetto provava per lei.
-Che cosa intendi dire? –Quest’ultimo le rivolse un occhiata confusa, indietreggiando istintivamente di un passo.
-E’ molto semplice: perché ti da tanto fastidio che io non ti parli più? Non è Ichigo l’unica persona che ti interessa forse?! –La giovane chiarì lentamente il proprio quesito, mentre ogni parola che le scivolava fuori dalla bocca, andava a depositarsi come un macigno nel suo stomaco. Sapeva che quelle dure frasi l’avrebbero probabilmente ferito, tuttavia, era anche consapevole di non potersi fermare. Era Kisshu ad essere confuso in quel momento, non lei, solo che quest’ultimo non se ne era ancora reso conto. –Hai finalmente ottenuto quello che volevi no?! Ora puoi vederla quasi tutti i giorni e puoi saltarle addosso tutte le volte che ti pare e piace! Quindi perché non te ne torni da lei anche adesso e mi lasci in pace!?
Kisshu avvertì il sangue ghiacciarglisi nelle vene, una volta preso atto delle acute osservazioni della sua protettrice. Dovette, suo malgrado, ammettere che quest’ultima aveva il pieno diritto di rivolgergli quelle domande. Da una settimana a questa parte, Ichigo trascorreva con loro molto più tempo e aveva perfino smesso di odiarlo…aveva finalmente raggiunto l’obbiettivo di farla passare dalla sua parte e, con un po’di fatica, forse un giorno sarebbe riuscito anche a conquistare il suo cuore ma, nonostante tutto, per qualche motivo, non era riuscito a sentirsi soddisfatto come aveva sperato. –Luana… -Tentò di giustificarsi, ma la mew nera lo interruppe di nuovo, implacabile.
-Fin dall’inizio mi hai sempre considerata solo come la sua brutta copia! Mi hai perfino chiesto di comportarmi come lei e quando io non ho voluto più darti corda, ti sei sforzato di trovare in me ogni più piccolo particolare che potesse ricordartela! Quindi ora perché non ti limiti a godere di quello che hai ottenuto?!
-Questo non è…
-Non dire che non è vero, perché prenderesti solamente in giro te stesso. –Luana scrollò le spalle, liberandosi violentemente della sua presa e rifiutandosi di ascoltare una parola di più. –Vattene. Lasciami in pace e smettila di fare finta che di me ti importi qualcosa! Quando è chiaro che non è così!
Kisshu, raggelato, la osservò voltargli nuovamente le spalle e armeggiare con la maniglia della porta. Davvero non aveva il diritto di fermarla? Forse aveva ragione lei: avrebbe fatto meglio a concentrarsi solamente sul pensiero di Ichigo, lasciando fuori tutto il resto.
Tuttavia, gli fu sufficiente prendere in considerazione quell’ipotesi per avvertire il proprio cuore contrarsi dolorosamente. In quel momento si rese conto, con sommo stupore, di non essere affatto disposto a rinunciare a lei.
Era ancora fortemente invaghito di Ichigo, negarlo sarebbe stata un enorme bugia, ma se stare con lei significava dover dire addio per sempre alle giornate trascorse in compagnia della mew alien, allora…
“Sto davvero pensando che potrei rinunciare ad Ichigo per stare con Luana? Davvero ne sarei capace?” Si ritrovò a pensare incredulo, osservando la schiena della ragazza allontanarsi inesorabilmente nella penombra. Prima che il suo animo riuscisse a darsi una risposta, le sue gambe avevano già agito per lui e, in un’istante, si ritrovò a rincorrere la sua figura lungo il corridoio. –Aspetta!! –Gridò, stupendosi dell’eco quasi disperato della propria voce.
Lei si bloccò, voltandosi a guardarlo con un sopracciglio sollevato. –Che c’è?
-Ecco… -Kisshu esitò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli verde scuro. Accidenti! Non aveva mai avuto problemi a parlare con le donne e ad avere la meglio sulla loro logica, perché con Luana invece doveva sempre ritrovarsi in scacco?! La verità era che non poteva prometterle ancora nulla di concreto, non poteva dirle che avrebbe abbandonato la sua ossessione per Ichigo per stare con lei, perché non era sicuro che sarebbe riuscito a mantenere una promessa del genere.
-Se non hai niente da dire, io torno a letto…
Proprio quando stava per arrendersi all’idea di aver provocato danni irreparabili nel loro rapporto, un improvviso lampo di lucidità gli attraversò la mente, seguito da un altrettanto intenso senso di onnipotenza. “Ma certo! Perché non ci ho pensato prima?!” Travolto dalla straordinaria convinzione di aver compreso finalmente gli oscuri meccanismi mentali della propria protettrice, riprese a rincorrerla, senza riuscire a trattenere una risata trionfante.
-Che diavolo ti prende adesso? –Vedendolo avanzare a passo spedito verso di lei, con un ampio sorriso sulle labbra, la ragazza rimase a fissarlo, un ombra neanche troppo celata di preoccupazione ad incresparle il volto. –Sei impazzito?!
Il suo tono sconvolto non fece altro che incrementare l’attacco di ilarità del giovane che ben presto si ritrovò piegato in due dalle risate, incapace di riprendere fiato. –Allora è quello il problema! –Esalò in tono estaticamente incredulo una volta che l’ebbe raggiunta, sentendosi come un bambino che ha appena scoperto un pacchetto di caramelle sotto al cuscino dopo un intervento dal dentista. –Sei gelosa di Ichigo!
Stavolta toccò a Luana immobilizzarsi con l’espressione raggelata. “Merda.” Aveva pensato di incastrarlo abilmente con il proprio discorso sulla mew neko e di indurlo in quel modo al silenzio, ma questa volta era stata lei a calcolare male le sue mosse e a farsi scoprire.
Non ebbe tuttavia il tempo di assimilare pienamente quell’informazione perché subito dopo avvertì la presa sicura dell’alieno dagli occhi dorati cingerle la vita e sollevarla in aria come fosse stata un pupazzo di gomma.
La sua risata trionfante la raggiunse di nuovo, facendola sentire ancora più spaesata. Kisshu era felice del fatto che lei fosse gelosa??
-P-perché ridi? –Tentennò, avvertendo i propri fianchi vibrare a contatto con le sue braccia. Era incredibile l’effetto che un suo semplice tocco poteva esercitare sul proprio corpo.
Prendendo improvvisamente atto della sua espressione stranita, il giovane alieno si affrettò a posarla nuovamente a terra, senza tuttavia smettere di fissarla con espressione maliziosa. –Credevo che tu ce l’avessi con me per chissà quale motivo… -Osservò, allungando lentamente la mano per raccoglierle una ciocca di capelli umidi dietro l’orecchio. –Non puoi immaginare quanto mi senta sollevato, sapendo che sei solo gelosa.
La mew neko dai geni domestici arrossì di botto, rendendosi conto solo in quel momento di aver perso l’asciugamano che teneva imprigionati i suoi capelli umidi. Doveva esserle caduto quando Kisshu l’aveva afferrata e fatta volteggiare in aria. –N-non giungere a conclusioni affrettate per conto tuo! Io non ho ancora confermato niente!! –Protestò, il cuore che le batteva nel petto ad una velocità tanto rapida da lasciarle l’eco nelle orecchie.
L’alieno non parve minimamente turbato dalle sue invettive, anzi, dopo quell’uscita, il suo ghigno trionfante si allargò ancora di più. –Non ho bisogno delle tue parole per avere una conferma. Mi bastano quelle…
La mew alien deglutì, colta da un orribile presentimento, non appena si rese conto che il proprio protetto stava indicando qualcosa che si trovava appena al di sopra della sua testa. Con il cuore in gola, sollevò lentamente le braccia, finché le sue dita non entrarono a contatto con qualcosa di morbido e liscio dalla consistenza vaporosa. “Non è possibile! Mi sono spuntate le orecchie da gatto!” Dopo quella rivelazione il suo imbarazzo non fece altro che aumentare a dismisura, tanto da farle sperare che un buco si aprisse al di sotto dei suoi piedi e la inghiottisse nelle viscere della terra. Dovette farsi forza per non fuggire a gambe levate quando avvertì le dita del proprio interlocutore circondarle lentamente la schiena, fino a sospingerla contro il suo petto.
-Se il fatto che io trascorressi le mie giornate in compagnia di Ichigo ti dava così tanto fastidio, avresti dovuto dirmelo, dolcezza…
Prese un gran respiro, tentando inutilmente di schiarirsi la mente, che in quel momento si trovava in evidente stato di fibrillazione. Ormai la frittata era fatta, tanto valeva essere onesti. –Se anche te l’avessi detto, dubito che sarebbe servito a qualcosa.
Kisshu le lanciò un occhiata fintamente rammaricata, scuotendo la testa. –Hai davvero così poca fiducia in te stessa?!
-Non è solo questione di fiducia in me stessa. –Lo contraddisse in tono piatto, sforzandosi inutilmente di allontanarsi da lui per riprendere a respirare. –E’ di te che stiamo parlando, Kisshu! Sei innamorato di Ichigo da sempre, sarebbe stato egoista da parte mia chiederti di non stare con lei.
-Essere un po’ egoista a volte può far bene.
-Egoista o no, conosco bene i miei limiti. So che non rifiuteresti mai le attenzioni di una donna ma capisco una causa persa quando ne vedo una.
L’alieno smise improvvisamente di accarezzarle i capelli, abbassando gli occhi fino ad incontrare quelli color marrone cangiante di lei e rivolgendole uno sguardo interrogativo. –Causa persa…?
Luana annuì, affrettandosi ancora una volta ad interrompere il contatto visivo per non rischiare di perdere lucidità. –Si…insomma… -Mormorò a mezza voce, avvertendo un groppo incandescente ostruirle improvvisamente la gola. Sapeva di non potersi permettere di esternare alcuna emozione negativa, altrimenti avrebbe mosso il proprio protetto a pietà e lui si sarebbe sentito in dovere di consolarla, quindi si sforzò di inghiottire il proprio dolore.–So benissimo che, se anche un giorno dovessi decidere di confessarti i miei sentimenti, tu non potresti mai ricambiare. Sei innamorato di Ichigo, in fondo…quindi…anche se mi sforzassi di piacerti, non potrei mai prendere parte ai giochi sentendomi in pace con me stessa e alla pari. Figuriamoci pensare di vincere! Per questo…
S’interruppe di colpo, avvertendo nuovamente la mano del giovane sfiorarle dolcemente la guancia con il pollice, per poi sollevarle lentamente il viso verso l’alto. Solamente quando incontrò i suoi occhi dorati, colmi di accondiscendenza e preoccupazione, si accorse di avere iniziato a piangere. –Accidenti che stupida! –Biascicò con voce tremante, mordendosi il labbro inferiore per trattenere i singhiozzi. –Ti ho appena detto di essermi rassegnata a non poter competere con Ichigo e invece…
Sentendosi più vulnerabile di una crisalide di fronte ad un uragano, fece per allontanarsi e asciugarsi le lacrime, ma proprio in quel momento Kisshu la bloccò, posandole un dito sulle labbra e avvicinando repentinamente il proprio volto al suo.
-Ma tu fai già parte del gioco… -Le sussurrò all’orecchio, la voce roca e carica di promesse.
Luana avvertì un caldo brivido d’aspettativa propagarsi dalla base della propria schiena fino alla punta delle dita, una volta comprese le implicazioni contenute in quella frase: sapeva che cosa stava per succedere e sapeva anche che avrebbe fatto meglio ad allontanarsi con una scusa prima che fosse troppo tardi.
Tuttavia, osservando il proprio volto congestionato rispecchiarsi negli occhi dorato intenso dell’alieno, avvertì la scusa che era stata ad un passo dal pronunciare morirgli sulle labbra, soffocata sul nascere da una prepotente ondata di desiderio.
Stava mentendo a sé stessa: la verità era che non voleva affatto fermarlo e che avrebbe dato qualunque cosa in suo potere per poterlo irretire come Ichigo era stata in grado di fare.
Una volta giunta a quella conclusione, quando avvertì il respiro lento del giovane confondersi con il proprio, non riuscì a fare altro che chiudere lentamente gli occhi e protendersi a sua volta verso di lui, azzerando in un istante la breve distanza che li separava e accogliendo di buon grado le sue labbra fresche sulle proprie.
Come ogni ragazza di quindici anni degna di tal nome, aveva spesso fantasticato riguardo alla persona che le avrebbe strappato il primo bacio e alle sensazioni che quella nuova esperienza avrebbe provocato, tuttavia, nemmeno nei suoi sogni più fervidi avrebbe potuto immaginare che un giorno si sarebbe ritrovata a baciare il proprio protetto nel bel mezzo di un corridoio, sotto il naso di Pai e Taruto.
Di lì a poco tuttavia, smise completamente di preoccuparsi riguardo quegli irrilevanti dettagli logistici, cedendo alla dolce sensazione del corpo di Kisshu contro il proprio e dei suoi capelli che le solleticavano il collo .
Si sentiva come se qualcuno avesse acceso di colpo tutte le sue terminazioni nervose, come se il suo corpo stesse andando a fuoco e la sua anima stesse vibrando al suono di una melodia impercepibile. Travolta da quell’inaspettato tripudio di emozioni, le parve perfettamente naturale circondare a sua volta la schiena dell’alieno con le braccia, stringendosi a lui come ad un ancora di salvezza e ricambiando il bacio con trasporto crescente.
Non si ribellò nemmeno quando avvertì le mani fresche del giovane insinuarsi sotto la sua veste, donandole refrigerio e spingendola ad avvicinarsi ancora di più, ad abbandonarsi totalmente alla sensazione delle loro bocche che si cercavano, escludendo tutto il resto dalla coscienza.
Semplicemente si lasciò guidare, permettendogli di godere appieno del contatto dei loro corpi e cancellando dalla propria mente tutte le preoccupazioni: dalla figura di Ichigo, alla loro missione, al nuovo gruppo di alieni che parevano essere giunti sulla terra con intenzioni bellicose.
Ogni problema cessò di esistere e, per un infinito frangente, rimasero solo loro due, aggrappati l’uno all’altra ai confini dell’universo, uniti in un bacio che si dilatò nel tempo e nello spazio, spandendo nell’aria il profumo del loro nuovo e fragile sentimento.

Poche ore dopo, quando Luana si presentò nuovamente in palestra per i soliti allenamenti del mattino, si stupì nel trovare solamente Taruto ad attenderla. –Dove sono Kisshu e Pai? –Sbadigliò, guardandosi attorno confusa. Solitamente a quell’ora erano presenti ad allenarsi tutti i suoi compagni di squadra e anche chi non era delegato ad occuparsi dei suoi esercizi mattutini non si tirava indietro dall’aiutarla, offrendole consigli di vario genere.
-Pai è chiuso in laboratorio da stamattina alle cinque. Sta comunicando con tuo padre riguardo alcune…faccende importanti. –Si limitò a rispondere il piccolo alieno, impegnato ad armeggiare con la maniglia di uno degli armadietti metallici contenenti gli strumenti necessari per allenarsi. Quando finalmente riuscì ad aprirlo, ne estrasse un sacco colmo di quelle che assomigliavano a palline da tennis. –Mi ha chiesto di occuparmi del tuo addestramento di oggi. E anche di dirti che dovrai passare da lui quando avrai finito, perché vuole parlarti.
-Parlarmi di cosa?
-Non lo so, ma sembrava serio.
La ragazza avvertì un brivido di tensione attraversarle la spina dorsale mentre le immagini del bacio clandestino tra lei e Kisshu in corridoio le invadevano la mente facendole montare il senso di colpa. Che Pai quella notte li avesse colti sul fatto e ora fosse arrabbiato con lei?
Era stata troppo presa dall’emozione del momento per calcolare quanto rumore avessero fatto mentre litigavano e successivamente amoreggiavano, quindi per quanto ne sapeva, potevano benissimo essere stati scoperti…
-Ehi! Terra chiama Luana! Sei entrata in un mondo parallelo?
Sobbalzò bruscamente, risvegliandosi in un lampo dalle sue febbrili elucubrazioni. –Scusa, stavo solo pensando… -Mormorò, mordendosi le labbra. –E Kisshu invece, come mai non è qui?
A quelle parole Taruto scrollò le spalle con fare indolente. –Non ne ho la più pallida idea, è da ieri sera che non lo vedo. Ultimamente sparisce sempre e non si sa dove vada…probabilmente nemmeno dorme più. Continuando così finirà per crollare… -Borbottò, rigirandosi nervosamente tra le mani una delle palline gialle. –Ma non parliamo di questo, adesso. Sei qui per allenarti e non ho intenzione di andarci leggero sappilo.
Luana sorrise a mezza bocca, nascondendo dietro ad un’espressione indifferente tutta la preoccupazione che si era risvegliata in lei sentendo parlare del suo protetto. Se davvero non dormiva da giorni la sua situazione psicologica doveva essere più grave di quanto avesse previsto…tuttavia, non aveva alcun senso pensarci in quel momento. Avrebbe affrontato la questione direttamente con lui, qualora fosse rientrato alla base per riposare.
Ricacciando tutti quei pensieri molesti in un’area remota del suo cervello, annuì lentamente, catalizzando l’attenzione sul proprio insegnante.
-Dunque, per l’allenamento di oggi non potrai usare la trasformazione ne delle armi. Si tratta di un esercizio che serve ad aumentare le tue percezioni e a farti sprecare meno energie possibili. Così, in caso dovessi trovarti a combattere senza l’aiuto dei tuoi poteri da mew mew, riusciresti a sopravvivere per più tempo.
Senza preavviso il giovane si teletrasportò dietro di lei e le bendò gli occhi con un pesante drappo nero ottenebrandole la vista. –Gli occhi bendati servono ad aumentare le tue percezioni tattili e uditive. –Le spiegò gentilmente, dandole piccole pacche consolatorie sulla testa. –Lo so che è brutto, ma ti servirà, fidati.
La mew alien deglutì, sentendosi a disagio circondata dal buio più totale. Non era abituata a non potere usufruire di uno dei cinque sensi durante gli allenamenti e quell’improvviso cambio di programma l’aveva spiazzata.
Tuttavia si sforzò di fare buon viso cattivo gioco e rimanere attenta.
-Quello che farò sarà volare attorno a te e lanciarti queste palline gialle da diverse direzioni. Il tuo compito sarà evitarle tutte spostandoti il meno possibile. Dovrai più o meno restare sempre in mezzo alla sala, usando il tuo udito e tatto per avvertire gli spostamenti d’aria, la direzione da cui provengono i miei attacchi e capire di quanto ti dovrai spostare per evitarli. Non potrai saltare, rotolare, piegarti o fare altri movimenti che non siano lo slittare a destra o a sinistra, avanti o indietro. Tutto chiaro?
-Più o meno… -Tentennò la giovane, sforzandosi di tenere a mente tutte quelle nozioni senza farsele ripetere.
Aveva dormito soltanto tre ore e non si sentiva esattamente in forma, di sicuro non abbastanza per affrontare un compito del genere. Tuttavia, se si fosse tirata indietro Taruto avrebbe capito che qualcosa non andava e si sarebbe messo ad indagare, finendo per scoprire che quella notte nemmeno lei aveva trascorso molto tempo a letto, con probabili conseguenze catastrofiche.
Nonostante tutti i buoni propositi elaborati, l’allenamento fu complessivamente un totale disastro: riuscì ad evitare a malapena due palline prima che una di esse la colpisse sulla nuca disorientandola e mandando a catafascio tutti i suoi sforzi di rimanere concentrata.
Taruto si dimostrò paziente fino alla fine, dispensando consigli riguardo al muoversi di meno e allo sforzarsi di percepire gli spostamenti d’aria ma, per quanto la ragazza provasse ad ascoltarlo e a svuotare la mente, le immagini del viso di Kisshu mentre quest’ultimo si chinava su di lei e le sensazioni brucianti del loro primo bacio, continuavano ad invaderle prepotentemente la mente, facendole commettere un errore dietro l’altro.
Alla fine anche il giovane alieno dovette arrendersi alla scoraggiante evidenza che quel giorno l’allenamento non avrebbe portato frutti. –D’accordo, basta per oggi! Sei davvero stata un disastro da tutti i punti di vista.
-Mi dispiace…
-Pazienza…ti perdonerò. dopotutto è la prima volta che ti faccio fare un allenamento così difficile. Forse non sei abituata!
Stupita del fatto che Taruto non fosse minimamente interessato ad indagare più a fondo riguardo ai motivi del suo improvviso calo di rendimento, la ragazza abbozzò un sorriso, incerta. –Grazie! Prometto che la prossima volta cercherò di fare meglio! –Esclamò contrita, slegandosi la benda dagli occhi.
Il bambino alzò gli occhi al cielo e scosse la testa con fare bonario. –Per punizione dovrei farti indossare quella benda tutto il giorno…ma inviarti da Pai mi sembra sufficiente per oggi.
-Agli ordini capo…
Una volta uscita dalla palestra la ragazza si sentì nuovamente invadere da una pesante ondata di tensione. Taruto non pareva sospettare nulla riguardo il suo recente passatempo notturno, ma non era altrettanto sicura al riguardo di Pai…iniziava a pentirsi di essersi lasciata irretire con tanta facilità dalle avances di Kisshu. Così facendo aveva implicitamente messo in pericolo il suo ruolo all’interno della squadra, rischiando di perdere la fiducia che il minore e il maggiore degli Ikisatashi riponevano in lei, ma ciò che la faceva sentire ancora più in colpa era l’incresciosa consapevolezza che una parte di lei si era sentita felice come non lo era mai stata, per merito di quello scambio proibito. “L’amore fa davvero diventare pazzi” Rifletté mentre percorreva, con l’animo appesantito, i corridoi che la separavano dalla meta.
Giunta davanti alla porta del laboratorio, tuttavia, udì a sorpresa un paio di voci maschili discutere animatamente e non poté impedire al suo cuore di perdere un battito, non appena riconobbe quella di Kisshu.
-Non hai alcun diritto di impormi come passare le mie notti!! Se voglio dormire qui alla base oppure in un altro luogo non sono comunque affari tuoi.
-Infatti non mi importa tanto il luogo in cui trascorri la notte, Kisshu, quanto il fatto che ultimamente sembri non dormire affatto.
Quasi inconsciamente, Luana abbassò la mano che era stata in procinto di bussare alla porta e si avvicinò con cautela, cercando di cogliere il senso della conversazione, che pareva tutt’altro che pacata.
-Si può sapere da quando in qua ti sta a cuore il fatto che io dorma? –La voce dell’alieno dagli occhi dorati, se possibile, le suonò persino più stanca rispetto alla notte precedente.
-Mi spieghi come potrei non interessarmene? Sei assente dalla base quasi tutto il giorno, quando ritorni trascorri tutto il tempo ad allenarti fino a sfinirti e come risultato non riesci a concentrarti su nessuno dei tuoi compiti!
-Se sei in pena per il rendimento della squadra sappi che non ne hai motivo…
-Non ne ho motivo dici?! Squadra o non squadra, se tu dovessi combattere in questo momento, nelle disastrose condizioni mentali in cui ti trovi, finiresti sicuramente ammazzato! –La giovane si stupì nell’udire una nota di accorata preoccupazione prorompere nella voce di Pai.
Anche il fratello dovette rendersene conto perché abbandonò la sua posizione difensiva e rispose –Farò in modo che non succeda.
-L’unico modo per evitare che succeda è riposare! Capisco che tu possa avere dei motivi per il tuo rifiuto, ma ci stai facendo preoccupare tutti. E’ essenziale che tu ti riprenda. Se non vuoi farlo per noi fallo almeno per te stesso! Di questo passo sarà la tua salute a risentirne.
Dopo quel rapido scambio, seguì un istante di profondo silenzio durante il quale la mew alien fu in grado di avvertire solamente il proprio respiro accelerato rimbombare lievemente lungo il corridoio.
Proprio quando iniziava a domandarsi se non fosse il caso di annunciare la propria presenza, fu la voce fintamente beffarda di Kisshu a spezzare la quiete. –Non avrei mai pensato che un giorno ti saresti sinceramente preoccupato per la mia salute fratellino.
-Kisshu…
-Ma non c’è bisogno che diventi una suocera, so badare a me stesso…e ora se vuoi scusarmi…ho da fare!
Luana si allarmò parecchio nell’avvertire i passi leggeri di Kisshu avvicinarsi con rapidità stupefacente all’uscita del laboratorio, ma, nonostante fosse consapevole che non era affatto saggio lasciarsi cogliere in flagrante mentre origliava una conversazione privata, non riuscì nemmeno a muoversi di un passo mentre la porta le si spalancava davanti rivelando il volto accigliato del proprio protetto.
-E tu che ci fai qui…? –Si lasciò sfuggire quest’ultimo, stupito nel trovarsela davanti senza preavviso, mentre il gelo dei suoi occhi si scaldava appena.
Lei rimase imbambolata a guardarlo per diversi istanti, prima che il suo cervello riuscisse a formulare una risposta coerente. –T-taruto mi ha detto di venire qui perché Pai voleva parlarmi…però vi ho sentito discutere e non volevo interrompervi…q-quindi ho aspettato. –Borbottò, sentendosi avvampare per la vergogna.
Per fortuna, ci pensò Pai a salvarla dalla sua figura meschina, intimandole di entrare. –Ti stavo aspettando. Accomodati!
Kisshu sospirò rassegnato. –A quanto pare il dovere ti chiama…sarà meglio che me ne vada.
Mentre si scostava dalla porta per lasciarla passare, Luana gli lanciò un’occhiata furtiva, tentando di capire se si fosse arrabbiato con lei perché si era permessa di ficcare il naso nelle sue conversazioni private. Tuttavia, quando i loro sguardi si incrociarono a mezz’aria, quest’ultimo si limitò a rivolgerle un sorriso sghembo e a farle l’occhiolino, gesto che suscitò nella ragazza un’ enorme sensazione di sollievo e le donò il coraggio che le mancava per varcare la soglia.
Coraggio che non le fu di molto aiuto, perché non appena intercettò l’espressione di Pai, se possibile ancora più torva del solito, avvertì comunque le gambe tremarle come gelatina. “Devi restare calma…ti guarda male solo perché ha discusso con Kisshu, non ce l’ha con te. Non ha scoperto nulla! Respira e cerca di comportarti in modo normale…” Si sforzò di ripetere a sé stessa, mentre ad un cenno del suo superiore alieno, si accomodava su una delle rigide sedie di metallo, posta davanti ai monitor.
Fortunatamente per lei, Pai dimostrò di non avere alcuna intenzione di discorrere riguardo le sue recenti relazioni sentimentali. –Ti ho chiamata qui stamattina per informarti che abbiamo ricevuto un messaggio da Ryo Shirogane e anche perché ho parlato con tuo padre, il quale mi ha messo al corrente delle implicazioni che comporta essere una…come te.
-Una mezza aliena? –Luana si sforzò di nascondere il proprio immenso sollievo dietro ad un’espressione di genuino interesse.
-Sì, mettiamola così. –L’alieno si schiarì la voce, come se fosse ancora imbarazzato e incredulo riguardo la piega che avevano preso gli eventi. Dopo essersi accarezzato lentamente il mento con fare pensoso, riprese il discorso. –Prima parliamo di Shirogane, è più urgente: poche ore fa ho ricevuto un suo messaggio dove dichiarava di avere ricevuto una telefonata di Ichigo che lo aveva messo al corrente della nostra situazione e del suo desiderio di aiutarti. Non so dire come abbia fatto a contattarmi, ma questo semplifica le cose…inoltre, pare abbia accettato di prenderti a carico a patto che gli dimostriamo la nostra collaborazione presentandoci al caffè mew mew disarmati.
-Ma non potrebbe essere una trappola? –Obiettò la mew alien avvertendo un brivido di tensione irrigidirle le membra.
-Per quanto mi dolga ammetterlo, il gruppo del mew project non utilizza metodi così subdoli per combattere i nemici e di solito attacca per difesa, più che per una vera manovra offensiva.
-Sarà… –Borbottò, per nulla convinta.
Pai si limitò ad ignorarla bellamente, continuando il discorso come se nulla fosse. –Shirogane ha concordato con me che non sarebbe saggio portarti all’incontro, data la situazione di grave pericolo in cui ti trovi. Quindi tu resterai qui alla base con Kisshu, mentre io e Taruto ci recheremo al caffè mew mew.
-Continuo a pensare che sia pericoloso.
-Sicuramente ci sono dei rischi…ma sono convinto che il premio valga la pena. –Convenne lui squadrandola con espressione eloquente, come a voler sottolineare che stavano mettendo in atto quell’operazione solo per tenerla al sicuro.
A quel pensiero il petto della ragazza venne ancora una volta inondato da un profondo senso di gratitudine e quest’ultima preferì non sollevare altre obiezioni, considerando tutto quello che gli alieni stavano rischiando per lei.
-Passando alla questione del tuo essere per metà aliena…mi sono fatto spiegare da Alain che cosa implicherebbe questo per te, dato che non abbiamo avuto il tempo di parlarne a causa della fretta con cui si sono dovuti trasferire…credo che sia il caso di scoprire il più possibile, non trovi?
La mew alien esitò qualche istante, poi annuì a labbra strette, avvertendo un groppo doloroso attanagliarle lo stomaco. In tutta onestà era preoccupata dalle possibili scoperte sconvolgenti che sarebbero potute scaturire da quel discorso, ma fuggire dalla verità non le sarebbe servito a molto, quindi si rassegnò ad ascoltare.
-Purtroppo Alain mi ha rivelato che per fare in modo che gli alieni non ti trovassero, oltre ad avere sottoposto sé stesso ad interventi di chirurgia plastica, spacciando i suoi tratti esotici per una malformazione alle orecchie e ad altre parti del volto, ha anche fatto in modo che i tuoi geni alieni rimanessero latenti, sigillandoli con una sorta di siero o veleno che ti somministra fin da quando eri piccola.
-Un veleno…?
-Purtroppo si. –Asserì Pai con aria grave, aggrottando le sopracciglia. –E’ molto conosciuto sul mio pianeta…per noi alieni è decisamente letale e tuo padre doveva essere davvero disperato se ha pensato di usarlo su di te. Mi ha detto di averne rubato un po’ prima di partire, in caso gli alieni avessero scoperto la sua fuga e lui avesse dovuto togliersi la vita.
A quelle parole la ragazza avvertì la pelle d’oca farsi rapidamente strada sulle sue braccia e non poté evitare di stringere i pugni convulsamente. “Mi ha avvelenato!” Pensò, senza sapere se sentirsi terrorizzata o disgustata.
-Per fortuna tuo padre è previdente e si è munito anche dell’antidoto, così, quando sei nata tu, ha potuto essere certo che, in caso la prima somministrazione su di te non avesse prodotto gli effetti sperati, tu non saresti stata in pericolo di vita. Probabilmente se non ne fosse stato in possesso, non ci avrebbe nemmeno provato.
-Voglio sperarlo! –Esalò con voce tremate, sentendosi nuovamente come se il mondo attorno a sé fosse stato completamente ribaltato e le stesse vorticando attorno.
L’alieno dagli occhi viola, in qualche modo, dovette intuire i suoi sentimenti laceranti e confusi, perché, dopo un’istante di silenzio meditativo, le si avvicinò e le posò una mano sulla testa con fare consolatorio, accarezzandole i capelli. –Sono sicuro che è così. Tuo padre non è una cattiva persona, voleva soltanto proteggerti.
Luana rimase assolutamente stupefatta nel rilevare la sfumatura quasi paterna che assunsero i suoi occhi in quel momento, una nota calda che era sicura di non avere mai riscontrato prima d’ora. Tuttavia, prima che potesse essere sicura di non essere precipitata in un sogno visionario, Pai si era già allontanato e aveva ripreso a parlare come se nulla fosse accaduto.
-Mentre quel veleno usato su un alieno comune causa la morte in pochi minuti, su una creatura come te, che ha anche sangue umano, causa solo la temporanea ma repentina scomparsa dei tratti alieni…forse inizialmente anche qualche effetto collaterale, ma a questo punto il tuo corpo si dovrebbe essere immunizzato agli effetti negativi del veleno e non risentirne più. In questo modo, dosando abilmente il veleno in suo possesso, Alain è riuscito a tenerti nascosta e a fare in modo che tu non scoprissi mai le tue origini.
-Dopo quanto tempo l’effetto del veleno scompare? –Volle sapere lei a quel punto, più per completezza che per effettiva necessità. Qualunque fosse stata la risposta, e sospettava già quale fosse, non avrebbe più preso quella roba neanche morta.
-Ogni anno. –Rispose infatti l’altro, dopo qualche momento di esitazione. –Tuo padre usava…
-Delle siringhe! –Lo interruppe lei con voce piatta coprendosi il volto con una mano al pensiero di quanto fosse stata stupida e ingenua a non accorgersene prima. –La vaccinazione annuale che mi costringeva a fare. Non mi ha mai lasciato andare negli ospedali…mi diceva che non si fidava…e quando io gli chiedevo come mai mi vaccinava a casa con delle siringhe sue, rispondeva che era andato a comprarle personalmente da un farmacista di fiducia! –Scosse la testa, incredula nel rilevare quanto rapidamente i tasselli del puzzle stessero tornando al loro posto. “E mia madre in tutti questi anni, ha sempre saputo tutto!”
Per qualche minuto i due interlocutori rimasero entrambi perfettamente immobili, senza dire una parola: Luana era completamente soverchiata dalla nuova realtà che le era stata imposta e Pai, dal canto suo, non si sentiva in diritto di rompere il silenzio di dolorosa consapevolezza che si era creato. Quindi fu lei a riprendere a parlare per prima, la voce debole e roca. –La somministrazione sarebbe dovuta avvenire in questo periodo… -Gracchiò, tentando disperatamente di non cedere ad una crisi di nervi. –Che cosa mi succederà…se non la prendo più?
-Credo che semplicemente i tuoi tratti alieni tornerebbero allo scoperto. Diventeresti più forte, ma al tempo stesso, forse, anche più vulnerabile. –L’alieno dagli occhi viola le rispose in tono cauto, quasi avesse paura di vederla crollare davanti ai suoi occhi. –Tuttavia, hai ancora un po’ di tempo per pensarci, Luana. Ora, purtroppo, devo occuparmi del mio incontro con Shirogane e prima che io mi rechi da lui, ho un favore da chiederti.
La mew alien sollevò repentinamente lo sguardo, oltremodo stranita nel udire la voce di Pai pronunciare il suo nome di fronte a lei con così tanta naturalezza. Di solito, quando parlavano a tu per tu, le si rivolgeva in modo più autoritario: i primi tempi l’aveva chiamata “umana”, poi era passato a “ragazza”, ma non l’aveva mai appellata usando direttamente il suo nome. –Che cosa devi chiedermi? –Domandò, incuriosita. Non riusciva a capire che cosa diavolo stesse succedendo al suo capo squadra e perché improvvisamente la stava trattando in modo così indulgente. Che fosse il suo modo di dimostrarle che era preoccupato per lei e comprendeva il suo dolore?
La proposta di quest’ultimo bastò a distrarla immediatamente dai quei quesiti senza risposta. –Potresti tenere d’occhio Kisshu? Non so se sia per merito del sigillo o di altre congiunzioni planetarie, ma tu sembri essere l’unica persona in grado di placarlo. Assicurati che si riposi.
Alla ragazza venne quasi da ridere al pensiero di quanto segretamente i tre fratelli tenessero l’uno all’altro ma non osassero ammetterlo nemmeno sotto tortura. In fondo erano delle persone gentili e premurose, a modo loro…
Non poté trattenersi dal sorridere tra sé e sé, anche perché, in tutta onestà, aveva sperato di poter passare del tempo da sola con Kisshu fin da quando si erano dovuti salutare la notte prima.
-Al momento credo che sia andato a girovagare per Tokyo come suo solito, ma spero di indurlo a riposare qui prima di partire…

La speranza di Pai si rivelò totalmente vana, quando i numerosi tentativi di contattare Kisshu per convincerlo a tornare alla base si rivelarono infruttuosi.
L’alieno dagli occhi dorati sembrava svanito nel nulla e, dopo che quasi un ora fu trascorsa in sua ricerca, i compagni di squadra dovettero arrendersi all’evidenza che probabilmente quest’ultimo si fosse addormentato da qualche parte e non sentisse i loro richiami. Tuttavia non si preoccuparono troppo per la sua sorte, certi del fatto che, qualora si fosse trovato in pericolo, il potere del sigillo avrebbe avvertito la mew alien tempestivamente.
Nonostante ciò il problema della custodia della base aliena rimaneva comunque impellente, e, alla fine, i due fratelli si ritrovarono costretti a partire alla volta del caffè mew mew, ponendo la sorte del loro rifugio nelle mani di Luana.
Nessuno di loro si sentiva troppo tranquillo al riguardo, ma d’altronde non avevano nessun’altra alternativa: i patti ormai erano stati siglati, non potevano sperare di cambiarli all’ultimo minuto.
La mew alien era la meno convinta riguardo a tutta quella faccenda…non sapeva con esattezza spiegare perché, ma avvertiva un senso di pericolo pressante e non si sentiva affatto pronta a proteggere un luogo così immenso e importante da sola.
Perciò fu solo con molte opere di autoconvincimento che infine riuscì a trovare il coraggio di accettare e lasciare andare i due.
Pochi istanti dopo essere rimasta sola, si sorprese a correre in preda all’ansia verso la palestra, alla ricerca di un paio di tridenti da brandire per poter eventualmente difendersi dai pericoli. “Sarò anche paranoica, ma preferisco non rischiare l’osso del collo.”
Fortunatamente, aveva appena incominciato a catalogare con lo sguardo l’ingente quantità di armi presente nella sala, quando riuscì a scorgere il paio di tridenti femminili che Kisshu le aveva prestato precedentemente. Si affrettò ad afferrarli, trattenendo un sospiro di sollievo: almeno per quanto riguardava quelle due armi, gli alieni le avevano dato qualche lezione…non avrebbe dovuto avere problemi!
Sentendosi un po’ più fiduciosa si legò i tridenti alla veste che aveva preso in prestito la sera prima e, abbigliata di tutto punto come una vera aliena, si diresse verso il laboratorio principale per controllare che fosse tutto a posto.
Fu proprio mentre stava percorrendo quello stretto corridoio che il cellulare iniziò a vibrarle nella tasca interna dei pantaloncini. Si accigliò quando vide che si trattava di Ichigo. –Hello? –Rispose frettolosamente in inglese, insospettita da quella chiamata.
-Luana, can you hear me? –Ichigo le parve agitata, fattore che non contribuì affatto a rassicurarla.
-Che succede?!
-Ryou mi ha appena chiamato…- La voce della mew rosa si spezzò sull’ultima sillaba, come se quest’ultima stesse cercando disperatamente di trattenere le lacrime. -Sembra che qualcuno abbia teso un agguato a Pai e Taruto mentre si dirigevano verso il caffè, probabilmente un altro gruppo di alieni che sapevano che si sarebbero incontrati a quell’ora.
Luana avvertì in un istante tutto il sangue ghiacciarlesi di colpo nelle vene e dovette sforzarsi non poco per mantenere il respiro regolare. –Oh, no…–Esalò, mentre le mani incominciavano a tremarle e le si imperlavano di sudore freddo. –Ti prego dimmi che stanno bene…
-Luana…
-Ichigo, DIMMELO!!
Udendo il suo tono di voce tingersi di disperazione, anche la mew neko perse definitivamente il controllo e scoppiò in lacrime.-Non lo so! Ryou ha detto che ha cercato di intervenire subito…ma i tuoi amici erano disarmati e gli altri troppo numerosi…li hanno portati via…-gemette tra un singhiozzo e l’altro. –Mi dispiace tanto!
La mew alien non riuscì nemmeno più a rispondere, all’improvviso le forze le mancarono e si sentì cadere in ginocchio, gli occhi pieni di lacrime e un senso di bruciante impotenza conficcato nello stomaco. Erano perduti, lo sapeva bene…se i nemici avevano scoperto il loro piano in così poco tempo, significava che almeno uno di loro era anche al corrente della sua posizione nella base e stava solamente aspettando il momento propizio per agire. Pai e Taruto erano stati catturati, Kisshu era sparito chissà dove…era solo questione di tempo prima che qualcuno venisse a prenderla.
Come a conferma dei suoi macabri pensieri, all’improvviso una risata gelida si fece strada alle sue spalle, una risata che conosceva fin troppo bene, una risata che proveniva direttamente dal peggiore dei suoi incubi.
Ma, mentre si voltava di scatto, gli occhi intrisi di panico e il cuore in gola, Luana provò la terrificante certezza che questa volta l’incubo stava per tramutarsi in realtà.



Ecco qui il capitolo terminato! Fatemi sapere se i nuovi sviluppi vi sono piaciuti e cosa pensate riguardo al comportamento del padre di Luana!;-)
Alla prossima!

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Capitolo 15
*** In trappola ***


In trappola


Ichigo imprecò a mezza voce digitando, per l’ennesima volta, il numero di telefono del Caffè Mew Mew, sperando ardentemente che qualcuno, dopo il suo quinto tentativo, finalmente si degnasse di rispondere.
Mentre i secondi passavano inesorabili, si ritrovò a mordersi le labbra a sangue nel tentativo di mantenere la calma. Che cosa diavolo poteva essere successo di così terribile in quei tre minuti, durante i quali aveva cercato di avvertire Luana, da impedire addirittura a Ryou e alle ragazze di sollevare la cornetta?
Rimase immobile ad ascoltare gli squilli a vuoto poi, non trovando altri sistemi per ridurre l’ansia, prese anche a camminare avanti e indietro lungo il perimetro della stanza, come un’anima in pena.
“Probabilmente stanno ancora tentando di trovare un modo per salvare Pai e Taruto…per questo non rispondono…sta’ tranquilla, non hanno catturato anche loro…”
Ma più si ripeteva quegli stupidi mantra nella testa, più il suo ottimismo veniva meno, lasciando posto al panico.
Fortunatamente Aoyama in quel momento si trovava fuori casa a seguire le lezioni di letteratura inglese a cui teneva tanto, altrimenti per lei non sarebbe stato affatto facile spiegare il motivo di tutto quello scompiglio.
La mew neko, infatti, si era guardata bene dal rivelare al suo ragazzo che durante le ultime settimane aveva deciso di tornare a vestire i panni di paladina della giustizia, schierandosi per di più al fianco dei suoi vecchi nemici. Dubitava che Masaya avrebbe fatto i salti di gioia nel ricevere la notizia, dato che, seppur indirettamente, nel progetto Mew e nelle battaglie che avevano combattuto risiedeva il motivo per cui la loro relazione era entrata in crisi.
Ricordava benissimo il giorno in cui aveva annunciato al giovane la sua intenzione di tornare a Tokyo: si era aspettata una reazione di rifiuto e rabbia da parte sua o, perlomeno, di rammarico, invece quest’ultimo si era limitato a sospirare e a dirle di pensarci bene prima di decidere.
La ragazza in cuor suo non aveva potuto fare a meno di sentirsi delusa da tanta indifferenza…lei dichiarava a bella posta di voler piantare gli studi a Londra e il loro appartamento per tornare nella sua città natale e lui non si scandalizzava nemmeno un pochino?! Ma a quel punto, il suo lato buono e innamorato si era rimangiato quei pensieri, dicendosi che il lasciarla libera era sempre stato il modo di Masaya per dimostrare quanto la amasse.
Da allora non avevano più parlato di argomenti simili, il suo ragazzo aveva semplicemente finto che quella conversazione tra loro non fosse mai avvenuta e lei era stata troppo occupata a tenergli nascosti i suoi ritrovati passatempi di paladina per sollevare nuovamente la spinosa questione.
Proprio mentre la ragazza, presa dal rimorso, iniziava a domandarsi se per caso non sarebbe stato meglio dire tutta la verità a quest’ultimo e chiedergli aiuto, qualcuno dal Giappone rispose alla chiamata.
-Pronto? Ichigo sei tu…?! –La voce di Ryou le giunse alle orecchie come tremendamente affaticata, come se quest’ultimo avesse trascorso gli ultimi venti minuti a correre a perdifiato.
Nonostante ciò, il sollievo di Ichigo fu tale che avvertì gli occhi riempirsi di lacrime e dovette trattenere un singhiozzo. –Ryou, grazie al cielo!
-Mi dispiace Ichigo…abbiamo fatto tutto il possibile per tentare di fermare quei pazzi…ma non c’è stato modo di rintracciarli…dovrei fare delle ricerche più approfondite, però…!
-Mi hai fatto preoccupare! –Lo interruppe lei con tono di isterico rimprovero, pur sapendo che non era certo colpa di quest’ultimo se nessuno le aveva risposto. –Credevo foste stati aggrediti anche voi!
Vi fu un istante di silenzio dall’altro capo del telefono e quando il giovane riprese a parlare, la sua voce suonò come stranamente addolcita.
–No, stiamo tutti bene. Anche le ragazze sono incolumi.
-Grazie al cielo…
-Mi hai chiamato perché eri preoccupata per noi?
A quelle parole, la mew rosa riprese, suo malgrado, il contatto con la realtà, momentaneamente perduto a causa della felicità di saperli sani e salvi. –A dire la verità no, non solo. –Ammise, avvertendo la tensione percorrerle nuovamente la spina dorsale. –Ho appena chiamato Luana per avvertirla del disastro. All’inizio ha risposto normalmente e sembrava fosse tutto tranquillo…ma poi…non lo so…ho sentito dei rumori strani e una specie di risata! Non promette nulla di buono. Sento che è in pericolo!
Shirogane non riuscì a trattenere un epiteto piuttosto colorito nell’udire quelle inquietanti notizie e Ichigo non poté dargli torto: sembrava che la loro situazione stesse volgendo a un epilogo ancora più disperato di quanto avrebbero potuto immaginare. Non solo i nuovi alieni avevano catturato Pai e Taruto senza nessuna difficoltà, ora sembravano in procinto di catturare anche la mew Alien.
-Ryou, dobbiamo salvare a tutti i costi almeno lei!
-E Kisshu che fine ha fatto?! Doveva proteggerla, dannazione! E’ andato a fare una passeggiata?!
-Non lo so, non ho fatto in tempo a chiederle di Kisshu…però Luana sembrava agitata quando ha risposto, perciò non credo fossero insieme. –Rispose la ragazza, stringendo così forte la cornetta da farla scricchiolare. –Come ho detto, l’ultima cosa che ho sentito è stato qualcuno che rideva. Sembrava un ragazzo, ma non so proprio se fosse lui. Mi ha fatto venire i brividi.
-Dannazione, ci mancava anche questa…
-Ti scongiuro Ryou, fa qualcosa! Potrebbe essere solo un falso allarme, ma il mio istinto mi dice che non è così. E anche se li consideravamo dei nemici, non possiamo permettere che succeda una strage! Tu puoi salvarla! Sei già riuscito a localizzare uno squarcio tra la nostra dimensione e quella dove si nascondono gli alieni! Puoi farlo di nuovo!
Le rispose un silenzio grave e meditativo, rotto solo dal rumore di fondo dell’apparecchio telefonico. Dopo un lasso di tempo di qualche secondo, che a lei parve lungo quanto un secolo, il ragazzo sospirò. –E va bene Ichigo. Mi fido di te.
-Davvero?!?!Lo cercherai?!
-Farò di più. –La mew neko si stupì ulteriormente nell’udire la voce del suo leader tingersi di fiera determinazione. –Ne creerò uno appositamente, che ci teletrasporterà vicino a dove dovrebbe trovarsi la base di Pai…sempre se le mie ricerche e i miei calcoli sono esatti!
A quelle parole non riuscì a trattenere un versetto di pura gioia, mentre una scintilla di speranza tornava a balenarle nell’animo. –Grazie!! Ryou, sei ufficialmente il mio eroe!!! –Gridò, prendendo a saltellare per la stanza.
-Adesso non esagerare con le lusinghe o l’ultimo neurone che ti è rimasto potrebbe morire! –Si affrettò a stroncarla lui in tono beffardo, giusto per rispolverare le vecchie abitudini.
-Ehi!!
Prima che Ichigo avesse modo di protestare ulteriormente, quest’ultimo riprese il discorso, tornando improvvisamente serio. –Farò il possibile! Le ragazze sono pronte a combattere e anche tu devi restare all’erta in caso Luana dovesse tentare di contattarti. Ma ricorda: non devi essere tu a chiamarla, potresti renderle più difficile nascondersi dai nemici.
-Ho capito! Farò come dici. –Lei annuì con decisione, fissando il comodino nel quale era nascosta la sua spilla da mew mew. Per la prima volta da quando il progetto era terminato, si ritrovò a desiderare con tutta se stessa di poterla usare.
-Conto su di te. Ti contatterò appena tutta questa storia sarà finita.
-Aspetta Ryou…!!
Troppo tardi, Shirogane aveva già riagganciato, schietto e lapidario come sempre.
La ragazza rimase immobile per qualche secondo con la cornetta in mano, prima di prendere atto della sua totale inutilità in tutta quella faccenda.
Un profondo e triste sospiro le sfuggì dalle labbra, mentre riagganciava l’apparecchio e si abbandonava sul letto con la testa tra le mani.
Tutt’a un tratto si sentì tremendamente stupida per avere pensato di poter raggiungere la felicità in Inghilterra e ogni cosa le parve molto chiara: aveva lasciato i suoi amici in fretta e furia credendo di inseguire l’amore della sua vita, mentre in realtà tutto quello che aveva fatto era stato tentare disperatamente di fuggire dai propri demoni, esattamente come Aoyama.
Anche un idiota avrebbe potuto capire che il suo luogo ideale non poteva certamente essere una biblioteca o una prestigiosa accademia, non era affatto il tipo di persona che inseguiva sogni di gloria studentesca, lei amava le cose genuine, dirette, accoglienti. Forse era una sempliciotta e forse non era adatta per essere una paladina della giustizia, ma in quel momento avrebbe dato qualunque cosa pur di potersi teletrasportare a Tokyo per combattere con le sue amiche e compagne di squadra. Invece, nonostante la sua smania di lottare, si trovava prigioniera di un appartamento, di un mucchio di pesantissimi libri e di un amore che anziché darle gioia le stava causando sempre più sofferenza. E, ironia della sorte, era stata lei stessa, con i suoi stupidi sogni inconcludenti, ad autoinfliggersi quella pena.
Combattuta, rimase ad osservare i volti sorridenti suo e di Masaya che la fissavano dalla cornice posata sul comodino, come se questi ultimi potessero fornirle la risposta che cercava. Si abbandonò ad un altro amaro sospiro: amava ancora il suo ragazzo…dubitarne era fuori questione.
Tuttavia non era più sicura che questo le bastasse e ogni giorno che trascorreva in Inghilterra si sentiva sempre più trascurata, ma allo stesso tempo sentiva di non potersi allontanare lasciando Masaya da solo…forse era per questo che non era più stata in grado di affrontare la discussione riguardante il suo trasferimento a Tokyo.
Era stata una codarda a nascondergli la verità durante quelle lunghissime settimane, solo ora si rendeva pienamente conto di quanto egoisticamente avesse agito.
Doveva assolutamente riuscire a parlargli dei suoi sentimenti…e, in un impeto di coraggio, decise che lo avrebbe fatto quella sera stessa.

La paura poteva diventare un’emozione subdola e difficile da gestire. Riusciva a entrarti dentro quasi senza che te ne accorgessi ed era sufficiente un secondo di distrazione, di mancanza di autocontrollo, perché ti stritolasse tra le proprie grinfie come un cobra infido e silenzioso.
Gli esperti di solito obiettavano argomentando che essa era funzionale alla sopravvivenza umana, che quindi avrebbe dovuto essere considerata come un’alleata piuttosto che come una nemica e che solo accettando di essere deboli e insicuri si poteva imparare ad essere davvero forti.
Luana poteva senza dubbio affermare di aver già sperimentato una larga dose di paura e di averne affrontata altrettanta. Aveva trascorso ben sette mesi combattendo a servizio della causa aliena e si era sempre sentita rinfrancata al pensiero di non essere mai stata totalmente schiacciata dalle proprie debolezze…aveva già affrontato molte sfide, e le aveva superate tutte senza arrendersi mai.
Tuttavia, in quella situazione, in quel corridoio vuoto e fiocamente illuminato dalle lampadine a basso consumo, poté anche constatare con assoluta certezza di non avere mai sperimentato una paura tanto intensa e paralizzante quanto quella che provò avvertendo la risata sguaiata e minacciosa del suo nemico diffondersi nell’aria alle sue spalle, seguita dall’eco terrificante di passi in avvicinamento.
In un istante, si ritrovò ad annaspare, tentando di riprendere fiato. L’aria, tuttavia le rimase impigliata in gola e il cuore iniziò a strepitarle nel petto come impazzito mentre il suo cervello, trovandosi improvvisamente a corto di ossigeno, si dibatté nel panico producendo pensieri sconclusionati.
Senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò accasciata sul pavimento, tremante e insignificante come una foglia secca. Stavolta sarebbe morta sul serio…il suo assassino era giunto apposta per ucciderla e lei non avrebbe avuto nessuna arma per ostacolarlo. Era sola, sola contro un avversario temibile, contro la morte, contro le sue paure…proprio come nel sogno che aveva elaborato poche settimane prima.
E proprio come durante quei terribili attimi, sentì di non avere alcuna possibilità di salvarsi e la sua mente accarezzò l’allettante prospettiva di arrendersi al proprio nemico, lasciare perdere tutto quanto e consegnarsi. D’altronde che cosa avrebbe potuto fare? Ormai il suo destino era segnato.
Proprio mentre stava per concedersi a quel pensiero e lasciare che il terrore avesse la meglio, l’immagine dei suoi compagni di squadra tenuti prigionieri e torturati dai loro stessi complanetari le balenò nella mente, permettendole in parte di risvegliarsi dal suo stato di congelamento.
Nonostante l’enorme sconforto che provava, avvertì il proprio animo ribellarsi al pensiero di quanto Pai e Taruto dovessero soffrire in quel momento e, suo malgrado, fu costretta a riconsiderare i propri precedenti pensieri.
Per quanto la situazione stesse volgendo decisamente a suo sfavore non poteva gettare tutto alle ortiche solo perché aveva paura! Il suo avversario era forte, possedeva dei poteri straordinari e forse lottando contro di lui non sarebbe sopravvissuta…ma questo non significava che non avesse più nulla da salvaguardare. Era la sola persona rimasta ancora libera e tutto perché i suoi compagni avevano tentato di proteggerla con qualunque mezzo.
I due alieni sarebbero rimasti profondamente delusi se lei avesse permesso ai nemici di impossessarsi della loro amata base senza neppure tentare di difenderla e Luana era assolutamente certa del fatto che al suo posto avrebbero combattuto alla stregua delle loro forze…anche qualora si fosse trattato di una battaglia vana.
Quel pensiero le diede la forza di riprendere a muoversi e, stringendo i denti, riuscì a rimettersi in piedi, nonostante le gambe tremanti.
“Glielo devo…” ricordò a se stessa, nel tentativo di costringere i suoi arti a muoversi in avanti, malgrado avvertisse il panico stringerle ancora il petto. “Pai e Taruto hanno rischiato la vita per me…si sono fatti catturare solo per proteggermi! Ora è giunto il mio turno di fare qualcosa per loro!” Continuò a ripetersi quelle parole senza sosta, finché finalmente il battito del proprio cuore non iniziò a rallentare lasciando al posto del panico solo un vago senso di urgenza.
Fortunatamente, al contrario del corpo che sembrava non voler rispondere ai comandi, la sua mente si era riattivata più rapidamente ed era ora in grado di lavorare a ritmo frenetico. Che cosa avrebbe potuto inventarsi allo scopo di ostacolare il più possibile il nemico?
Di certo in quanto a forza fisica si trovava in netto svantaggio, ma forse utilizzando qualche stratagemma…
Improvvisamente fu colpita da un nuovo pensiero a cui, fino a quell’istante, non aveva dato peso: la base di Pai conteneva tutti i dati da lui raccolti su Alain e sulla sua famiglia. Sarebbe stato un totale disastro se un alieno giunto con cattive intenzioni li avesse trovati!
Doveva assolutamente eliminare tutti i dati contenuti nel software del computer principale, prima che quell’essere orribile potesse riuscire a trovare il laboratorio e impossessarsene.
Il volto della giovane si indurì, e i suoi arti tremanti ritrovarono tutta la forza perduta, grazie alla rincuorante consapevolezza di poter effettivamente fare qualcosa di utile per aiutare i propri compagni imprigionati.
Non aveva idea di quanto il suo carnefice si fosse avvicinato a lei dal momento in cui si era lasciata sopraffare dal terrore a quello in cui aveva ripreso il controllo delle proprie facoltà, ma ella calcolò che dovevano essere trascorsi soltanto una manciata di secondi: se avesse agito in fretta avrebbe potuto ancora salvare la situazione.
Prestando la massima attenzione ad emettere meno rumori possibili e a non urtare nessun oggetto, scivolò silenziosa come un’ombra verso il laboratorio, il quale, fortunatamente, si trovava nella direzione opposta rispetto al punto da cui aveva udito giungere la folle risata del suo nemico.
Avrebbe voluto frugare nelle tasche della propria veste per cercare la spilla, ma dubitava di avere sufficiente tempo per eseguire la trasformazione e, inoltre, con ogni probabilità il bagliore che avrebbe causato per liberare i suoi geni animali non avrebbe fatto altro che rivelare la sua posizione. Un rischio che, convenne, sarebbe stato meglio evitare.
“Per il momento dovrò cavarmela senza l’aiuto dei geni del gatto domestico…spero almeno che non sarà necessario utilizzare i tridenti.”
Cautamente allungò la mano verso la maniglia della porta, preoccupata perfino dall’eventualità di essere tradita dal lieve rumore del meccanismo che la teneva chiusa.
Proprio mentre stava per prendere il coraggio a due mani e decidersi ad entrare, fu costretta a bloccarsi repentinamente, distratta da una voce suadente che la richiamò in lontananza.
-So che sei qui dentro, Luana ed entrambi sappiamo che sei come un topo in trappola. Non rendere le cose più penose e consegnati a me senza fare storie. Non vorrai rendere doloroso il momento in cui ci rincontreremo, spero?
La ragazza dovette serrare gli occhi per contenere una nuova ondata di terrore, riconoscendo la voce falsamente accomodante di Kevin e necessitò anche di uno sforzo immane per controllare quello che provava e non iniziare realmente a correre alla cieca come un topo preso dal panico. Una parte di lei fino all’ultimo aveva sperato che la strana risata e gli inquietanti rumori uditi in precedenza fossero stati frutto della sua immaginazione…ora non poteva più raccontarsi nemmeno quella bugia.
In ogni caso, si ripeté per soffocare il proprio istinto di sopravvivenza, sarebbe stato inutile tentare di fuggire…lui l’avrebbe trovata in qualunque posto avesse tentato di nascondersi. Perciò se il suo destino doveva comunque essere quello di morire, tanto valeva fare qualcosa di utile nel frattempo.
Sospinta da quei pensieri eroici, si decise finalmente ad abbassare la maniglia e a dirigersi precipitosamente verso il computer principale, il quale conteneva tutte le chiavi di funzionamento delle macchine più utilizzate e tutti i dati raccolti da Pai durante quei due anni di duro lavoro.
Se non si fosse trattato di una situazione di emergenza, avrebbe quasi provato dispiacere al pensiero di cancellare il frutto di innumerevoli fatiche; in quel momento però non poteva concedersi il lusso di lasciarsi andare a stupidi sentimentalismi, se lo avesse fatto avrebbe rischiato di mandare a monte tutta la sua strategia. Si costrinse dunque a scacciare dal suo animo ogni remore e concentrò invece la sua attenzione nella ricerca di un comando rapido che le avrebbe consentito di distruggere tutto in poco tempo.
Se la memoria non la ingannava, quando era stata costretta a trasferirsi stabilmente alla base, i suoi compagni le avevano accennato a un tasto segreto da premere in caso di emergenza. Sfortunatamente però, non le avevano spiegato dove fosse, probabilmente perché a quel tempo non si aspettavano di dover affrontare un pericolo imminente che necessitasse una manovra tanto estrema.
Colta da un istante di follia, le balenò in testa l’idea malsana di provare a distruggere le macchine a mani nude, ma subito scartò l’ipotesi: innanzitutto perché avrebbe impiegato troppo tempo per farlo e poi, disintegrando il computer in modo rude, nessuno le garantiva che i dati sarebbero stati veramente cancellati per sempre.
In preda alla frustrazione, iniziò ad esaminare minuziosamente tutti i pulsanti presenti, premendone perfino qualcuno a caso, ma sfortunatamente nessuno di questi risultò essere delegato alla cancellazione dati.
Proprio quando stava per arrendersi alla sconfortante idea di essere incapace perfino di formattare uno stupido marchingegno, si ricordò del suo primo tentativo di lotta contro Kisshu, avvenuto proprio in quel laboratorio, durante il quale Pai aveva tentato di proteggere i computer principali azionando un pannello posizionato sul muro, poco distante da essi.
Aguzzò lo sguardo alla ricerca del famigerato quadrante ed esultò intimamente quando, dopo pochi istanti, lo scorse. Stavolta poteva dirsi ragionevolmente sicura di avere avuto l’intuizione giusta: glielo suggerivano il numero di interruttori e di cavi che da esso si collegavano al computer principale.
La sua intima esultanza, tuttavia, non durò a lungo dato che, proprio mentre stava per raggiungere l’agognata meta, avvertì qualcosa di freddo e sgradevolmente tagliente posarsi sulla sua nuca e fu costretta a bloccarsi con il braccio ancora teso.
-Fossi in te non lo farei, mia cara. –Di nuovo la voce di quello sporco traditore, stavolta però alle sue spalle.
Il cuore le balzò in gola quando si rese conto di essere stata colta in flagrante e, per di più, di trovarsi totalmente in trappola e isolata dal resto del mondo.
“Dannazione…” Era stata troppo lenta, troppo stupida nel non capire subito dove si trovasse quel dannato comando; per colpa sua ora tutti gli sforzi della squadra sarebbero caduti in mano di un pazzo assetato di sangue e, come se non bastasse, si trovava in una situazione ancora più disperata e senza via di scampo. Se almeno Kisshu fosse stato lì con lei, avrebbero potuto tentare di lottare insieme, invece lui se n’era andato chissà dove, lasciandola sola ad affrontare un nemico praticamente inattaccabile.
-Da quel che riesco a vedere da qui, ti sei camuffata e bardata proprio bene, ora sembri una vera aliena!
La ragazza serrò gli occhi e deglutì cercando disperatamente di trovare un modo, un’idea qualsiasi per guadagnare tempo. Il bluff e la dissimulazione ormai erano le uniche carte rimaste a sua disposizione. Se fosse riuscita a distrarre Kevin, forse avrebbe potuto approfittare di una chance per attaccare o comunque per impedire che i nemici mettessero le mani su tutti i file nascosti in quella stanza.
La sua speranza tuttavia si rivelò totalmente vana, perché quest’ultimo come al solito fu più scaltro e intuì in anticipo le sue intenzioni.
-Perché, per prima cosa, non getti le armi che porti ai fianchi? Oh e già che ci sei, liberati anche di quella fastidiosa spilla per la trasformazione. Sai, non vorrei che la faccenda diventasse troppo violenta, tra noi.
Con la sua ultima possibilità di salvezza andata in frantumi e la lunga lama di un Sai puntata al collo, la mew alien non potè fare altro che cedere, sfilando i due tridenti che aveva equipaggiato e lasciandoli cadere con un tonfo sordo ai propri piedi.
-So benissimo che cosa stavi progettando. Ormai ti conosco troppo bene, sono entrato nella tua mente e i ragionamenti contorti della tua testolina non hanno più segreti per me. –La voce si spostò verso sinistra, ma l’arma letale rimase comunque saldamente premuta contro il suo collo. –Getta anche la spilla, prego.
Rassegnata, la ragazza allungò lentamente la mano verso la propria tasca sinistra e quando avvertì la superficie metallica e rassicurante della spilla, per un’istante si sentì tremendamente tentata di gettare alle ortiche la cautela e utilizzarla per trasformarsi. Tuttavia, non riuscì nemmeno ad elaborare completamente quel pensiero, perché il carnefice alle sue spalle stavolta le premette la lama più a fondo sul collo, strappandole un gemito.
-Non fare la furba con me, non ti conviene.
-Non sto cercando di fare la furba. –Protestò debolmente, costretta, suo malgrado a disarmarsi completamente. Avvertì la spilla scivolarle dalle mani, cadere come a rallentatore e schiantarsi al suolo…non riuscì a fare a meno di sentirsi ancora più indifesa e sola, quando l’oggetto rotolò via, lontano da lei.
L’alieno assaporò il suo disagio, lasciandosi andare ad una risata crudelmente canzonatoria. –Stavi pensando di poter fuggire? Mi deludi…la Luana che conosco non tenterebbe mai la fuga come una codarda.
-Beh forse non mi conosci così bene… -Replicò la mew alien, concentrata solo in parte sulla conversazione che stava avvenendo tra lei e Kevin.
Aveva infatti la netta sensazione che la voce di quest’ultimo si fosse spostata di nuovo ed ora provenisse da un punto più distante rispetto a prima. Come poteva essere in grado di allontanarsi così tanto e al tempo stesso continuare a minacciarla con un’arma bianca?
Poteva esserci un’unica spiegazione plausibile a tale fenomeno…ovvero che la suddetta persona non fosse venuta a prenderla da sola ma si fosse portata dietro uno scagnozzo da quattro soldi. Dovette mordersi le labbra per trattenere il disgusto. –Come ti permetti di parlare di delusione quando non hai neanche il coraggio di affrontarmi a tu per tu e ti sei portato un galoppino?! Hai così tanta paura di me da dover usare la scorta?? –Sapeva bene che era stupido da parte sua provocarlo, ma per qualche motivo il timore che fino a qualche istante prima aveva albergato nel suo animo stava lasciando rapidamente posto alla rabbia; forse la causa di ciò era da imputare al tono canzonatorio con cui l’alieno aveva continuato a rivolgersi a lei, come se sapesse di avere la situazione in pugno e volesse godersi ogni attimo della sua umiliazione e paura.
Nonostante l’evidente tentativo di Luana di fargli perdere la calma, Kevin rimase perfettamente composto, anzi parve perfino compiaciuto da quelle osservazioni pungenti. –A quanto pare mi hai scoperto! –Ammise, muovendo qualche passo in direzione della sua avversaria e posizionandosi di fronte a lei, in modo che quest’ultima potesse finalmente vederlo. –Hai ragione, non sono venuto da solo. Ma nemmeno con un galoppino qualunque. Direi piuttosto, con un’aggiunta necessaria ad assicurarmi la tua resa.
Registrando il suo tono insopportabilmente intriso di sadismo e trionfo, il cuore di Luana incominciò a battere sempre più ferocemente, facendole dolere il petto e impedendole quasi di udire i propri stessi pensieri: che cosa poteva mai aver escogitato quel mostro, per umiliarla ancora maggiormente rispetto a quanto non avesse già fatto?
Una parte di lei, paradossalmente, rimase distaccata da quella situazione disperata e si concesse di provare una sorta di ammirazione al suo cospetto, notando come egli fosse radicalmente cambiato rispetto all’ultima volta che si erano incontrati.
Ora non indossava più i panni dell’essere umano educato ed eccessivamente cordiale, ma quelli di un vero capo alieno: lo dimostravano le vesti color verde scuro che si intravedevano sotto l’armatura che indossava; essa gli copriva buona parte del petto, delle braccia e delle gambe, ma il poco che si riusciva a scorgere al di sotto portava senza dubbio il marchio delle antiche civiltà extraterresti. Per non parlare delle orecchie a punta e del viso dalla forma ferina e allungata, che ora non doveva più preoccuparsi di celare.
Evitò saggiamente di soffermarsi troppo a lungo sul suo volto, conscia del fatto che se avesse incontrato il suo sguardo, probabilmente quest’ultimo l’avrebbe privata della capacità di muoversi, esattamente come era accaduto l’ultima volta.
Decisa a risparmiarsi quella terrificante eventualità, si affrettò ad abbassare il capo, sforzandosi al contempo di respirare profondamente col naso, per controllare quello strano misto di paura selvaggia e curiosità; se fosse caduta in uno stato di iperventilazione, non avrebbe fatto altro che favorire il proprio carnefice.
Fu allora che riconobbe quell’odore: l’odore di una persona che non avrebbe dovuto trovarsi lì, l’odore di una persona di cui si fidava ciecamente, ma che, per qualche grottesca ragione, in quel momento le stava puntando un’arma contro il collo. Fu una risposta senza suono alle sue tormentate domande, una risposta che mai avrebbe voluto ricevere e che in un istante, mandò a monte tutti i suoi tentativi di mantenere il controllo.
-Kisshu… -Esalò, sgranando gli occhi. Era l’odore di Kisshu quello dell’individuo alle sue spalle! Per quanto le risultasse impossibile da credere, non era stato un semplice scagnozzo di Kevin ad immobilizzarla così prontamente, ma il proprio protetto, lo stesso individuo di cui era innamorata e che l’aveva baciata poche ore prima.
Inizialmente non vi aveva prestato attenzione perché la traccia olfattiva dell’alieno era praticamente onnipresente in quelle stanze e permeava anche i vestiti che la ragazza indossava in quel momento, ma ora non poteva più esserci alcun dubbio: Kisshu le stava puntando uno dei Sai alla nuca.
Non poteva sbagliarsi, ma allo stesso tempo non riusciva a capacitarsi della cosa, perché il pensiero che quella persona fosse davvero la stessa con cui aveva combattuto innumerevoli battaglie le risultava semplicemente intollerabile. –Kisshu…-Ripeté, così piano da riuscire a stento ad udire le proprie stesse parole. Le mani e le ginocchia presero a tremarle violentemente, mentre un dolore insopportabile le risaliva dal petto fino alla gola, minacciando di soffocarla.
La risata di Kevin risuonò nuovamente come un tuono violento in quella stanza silenziosa. –Ora hai capito, vero ragazzina? Non ti conviene scherzare con me…
-Che cosa gli hai fatto…? - Le sembrava perfino di essersi dimenticata come si parlava, come ci si muoveva, come si respirava…ogni cosa sembrava essersi congelata nell’esatto istante in cui aveva capito di non essere la sola persona da salvare in quella stanza.
L’alieno parve ancora più elettrizzato nel rilevare il totale sconforto della giovane e incurvò le labbra in un sorriso trionfante. –Che ti prende? Non sembri più così spavalda ora...
Furono quelle parole a fare perdere definitivamente il controllo alla mew alien, la quale senza neppure rendersene conto, si liberò della lama alle sue spalle eseguendo un rapido scarto verso destra. –Dimmi che cosa gli hai fatto, dannato bastardo!! –Ruggì con quanto fiato aveva in gola, scaraventandosi senza alcuna prudenza verso la figura di Kevin con l’intenzione di assestargli un pugno dritto in faccia.
Quest’ultimo, come prevedibile, riuscì a bloccare il suo attacco senza nemmeno doversi spostare e in un’istante ribaltò la situazione, immobilizzandola con le braccia dietro la schiena. –Mi piace, quando perdi la calma…fai cose incredibilmente sciocche, ma il tuo odore diventa così invitante…-Osservò, avvicinandola a sé e scostandole lentamente i capelli dal collo.
Avvertendo le dita fredde dell’alieno sulla pelle, la ragazza fu presa da un brivido di terrore misto a disgusto e prese a dimenarsi ancora più strenuamente, senza tuttavia ottenere alcun risultato se non quello di incrementare ulteriormente il piacere perverso del suo aguzzino, che dopo qualche istante prese anche ad accarezzarle lascivamente il mento e le guance, facendole salire la pelle d’oca. –Lasciami…! –Annaspò senza riuscire a trattenere una nota implorante nel tono di voce.
Quest’ultimo la ignorò, incrementando ulteriormente la presa sulle sue braccia e costringendola a indietreggiare, finché i loro corpi non aderirono completamente. –Hai appena tentato di tirarmi un pugno…sarei stupido a darti ulteriori occasioni per colpirmi. Ora sta’ ferma. Altrimenti non potrò garantire l’incolumità del tuo amichetto.
A quelle parole la giovane si immobilizzò istantaneamente, suo malgrado consapevole che Kevin non le stava sussurrando minacce a vuoto: il corpo di Kisshu era completamente sotto il suo controllo, dopotutto. Sarebbe bastato un cenno da parte di Kevin e l’alieno dagli occhi dorati avrebbe potuto ferirsi con i suoi stessi tridenti.
Il fattore che la inquietava di più, tuttavia, era la sconcertante consapevolezza che il sigillo non si fosse attivato minimamente nonostante il suo protetto si trovasse in pericolo mortale.
Qualcosa non tornava, dal momento che anche se il corpo del giovane era stato assoggettato, la sua mente avrebbe dovuto restare lucida e in grado di provare paura, esattamente come era capitato a lei quando aveva scoperto i poteri del suo nemico. Dunque perché la protezione, che solitamente si attivava anche in caso di sentimenti come terrore e dolore estremo, non dava cenno di volersi risvegliare?
-Mi sembri confusa…c’è forse qualcosa che ti rende perplessa? –Cinguettò il nemico alle sue spalle, in tono falsamente preoccupato.
Lei lo ignorò bellamente, concentrando invece la sua attenzione sulla figura di Kisshu che si trovava ancora in piedi a pochi metri da lei, completamente immobile e con i tridenti in pugno. Il suo corpo era così rigido da sembrare quello di una statua e i suoi occhi dorati, che solitamente ardevano di sentimenti violenti, ora apparivano vacui, come se quest’ultimo non riuscisse nemmeno a vederla.
“Che sia svenuto?” Ipotizzò, cercando di non immaginare quali orribili pene potesse avergli inflitto il suo complanetario. “Ma se fosse stato messo al tappeto con la forza…il sigillo mi avrebbe sicuramente avvertita…”
-Il gatto ti ha mangiato la lingua, Luana? Scommetto che ti stai domandando come ho fatto a ridurre il tuo caro compagno di squadra in quello stato senza che tu te ne rendessi conto…
La giovane non ebbe nemmeno il tempo di elaborare una risposta, perché quest’ultimo l’afferrò violentemente per le spalle, costringendola senza preavviso a girarsi e a guardarlo in faccia. Fortunatamente ella riuscì a chiudere appena in tempo gli occhi per evitare di essere assoggettata a sua volta. –Perché non mi uccidi e basta? A che cosa ti serve mettere in scena questo teatrino e ridurre Kisshu in quello stato? –Mormorò, senza riuscire a reprimere il tremore nella voce.
-Beh…mi sembra ovvio. Tanto per cominciare non volevo commettere lo stesso errore della volta scorsa, quando mi sei sfuggita da sotto il naso. Allora, non sapevo che tra te e quel traditore fosse stato stipulato addirittura un sigillo di protezione. Dopo quella volta, mi sono reso conto che era un dettaglio da non sottovalutare, se volevo catturarti. Così ho fatto delle ricerche. –La voce divertita del suo aguzzino le rimbombò più forte nelle orecchie e la mew alien riuscì a percepire il suo fiato caldo farsi sempre più vicino.
Disgustata da tale prossimità, cercò di scostarsi, ma quest’ultimo fu più scaltro e la bloccò, stringendole rapidamente le braccia dietro la schiena. –E secondo…prima di spedirti all’altro mondo volevo divertirmi un po’. Dopotutto, nessuno sa come raggiungerti qui. Soprattutto ora che Pai e Taruto sono stati catturati. Perciò abbiamo tutto il tempo per spassarcela.
Quelle ultime frasi pronunciate in tono sadico le fecero letteralmente drizzare i peli sulla nuca. Possibile che quel folle assassino avesse intenzione di approfittare di lei prima di finirla?!
I suoi timori furono ampiamente confermati quando avvertì la mano gelida del giovane accarezzarle la base del collo per poi scendere fino alle spalle, tentando di abbassarle la tunica.
-Smettila! –Gemette inorridita, spingendo le braccia contro il petto dell’alieno con tutta la forza possibile.
Fu come cercare di smuovere un blocco di cemento: non accadde assolutamente nulla e quello anziché fermarsi si avventò con prepotenza sul suo collo, lasciandovi una scia di baci e di morsi tanto violenti da provocarle sobbalzi di dolore. –Non avrai pensato che facessi tutta questa fatica per avere la meglio sul sigillo, con il solo scopo di piantarti un pugnale nel cuore…sai purtroppo è un po’ di tempo che non ho modo di sfogarmi! Non ci sono molte femmine uguali a me da queste parti. Certo, tu sei per metà umana…ma andrà bene lo stesso. –Lo udì sussurrare con voce roca, tra un assalto e l’altro.
-A-aspetta!! Prima voglio sapere c-come hai fatto a trovarmi! –Ribatté la giovane, tentando di distrarlo dai suoi propositi violenti intavolando una disperata conversazione.
-Buona domanda. E’ stato il tuo amico a “dirmelo”…ovviamente contro la sua volontà. Avendo preso controllo del suo corpo ho pensato bene di visitare anche i suoi ricordi. E’ così che ti ho trovata…e nel mentre ho scoperto anche un sacco di altre cose interessanti. –La mano di Kevin si insinuò rapida sotto la veste della mew alien, percorrendo lo spazio tra i suoi seni e soffermandosi su uno di essi.
-Perché ti comporti così? Anche se non sei il semplice studente che credevo, abbiamo comunque trascorso del tempo insieme come due compagni di classe! –Lei serrò ancora maggiormente gli occhi, costringendosi a continuare a parlare per distrarsi da quella situazione umiliante. –Ti da così tanto piacere farmi del male?
-Sei diventata chiacchierona…stai cercando di deconcentrarmi? Pensavo che non ti dispiacessero le mie attenzioni. –Egli ridacchiò, ritirando con lentezza la mano dal petto della giovane. –Sto semplicemente eseguendo gli ordini. I miei superiori mi hanno chiesto di liberarmi di te mentre sono occupati a cercare tuo padre. Tutto qui.
Luana, che fino ad un secondo prima aveva pensato di potersi concedere un sospiro di sollievo, avvertì con orrore la punta acuminata di una lama scivolarle sulla pelle tra le clavicole per poi abbassarsi fino ad incontrare la resistenza della veste che le copriva il petto.
-Ma perché limitarmi ad ucciderti? In fondo sei stata una preda molto difficile da conquistare. I generali da cui prendo ordini mi hanno punito duramente pensando che io stessi fallendo la missione.
A quelle parole il cuore prese a rimbombarle ancora più ferocemente nelle orecchie tanto che per un momento quel suono sordo fu tutto ciò su cui riuscì a concentrarsi.
Dunque erano stati gli altri alieni di rango superiore a Kevin ad infliggergli le ferite da arma da taglio che aveva visto sul suo corpo la mattina in cui si erano incontrati per l’ultima volta, ferite che lo avrebbero probabilmente ucciso se la mew alien quel giorno non avesse deciso di intervenire per salvarlo.
Il giovane alieno, intuendo i suoi pensieri rise nuovamente, una risata folle e priva di qualunque pietà.–Certo, sei stata tu a curare le mie ferite e a salvarmi la vita…ma poi, ironia della sorte, mi sei sfuggita dalle mani. Puoi immaginare le torture che ho dovuto sopportare dopo quel giorno?
Luana avvertì le braccia di quest’ultimo stringersi attorno al suo corpo fino a farle male e fu colta da un moto di disperazione al pensiero che il suo brillante tentativo di comunicazione avesse sortito il solo effetto di irritare Kevin, facendo precipitare ancora maggiormente la situazione.
Che cosa sarebbe stato peggio per lei? Si ritrovò a pensare mentre ondate di intenso panico le rivoltavano lo stomaco. Morire, oppure lasciare che quell’essere avesse il suo corpo?
Si riscosse solo quando percepì la sensazione fredda della lama scendere sempre più in basso, ben presto seguita dal suono di stoffa lacerata. “Non voglio che lui mi tocchi! Non voglio!” Erano le uniche parole a cui riusciva a pensare mentre le mani del suo aguzzino le esploravano ogni centimetro del corpo, soffermandosi sadicamente proprio sui punti che reputava più umilianti ed imbarazzanti. Si accorse di avere gli occhi pieni di lacrime, ma in un impeto di orgoglio cercò di ricacciarle indietro: non voleva che quel mostro avesse anche la soddisfazione di vederla piangere.
Nonostante le attenzioni lascive del suo nemico le facessero salire la nausea, si impose di resistere e di rimanere immobile, ripetendosi che prima o poi sarebbe riuscita a sfruttare un occasione per liberarsi.
I suoi buoni propositi, tuttavia, durarono poco, perché dopo qualche minuto Kevin, probabilmente irritato a causa della totale mancanza di reazioni da parte della sua preda, si avventò senza alcuna esitazione sulle labbra di quest’ultima, catturandole tra le proprie con inaudita violenza.
Fu allora che la ragazza non riuscì più a trattenersi: nonostante la vita di Kisshu fosse nelle mani di quel pazzo furioso e fuori controllo, quando avvertì la sensazione della sua lingua in bocca, agì d’istinto e si ritrovò ad affondare i denti nel labbro di Kevin con tutta la forza che possedeva, finché non sentì il sapore del sangue.
Solamente quando il suo ruggito di dolore le ferì le orecchie, si rese conto di quanto fosse stata idiota e avventata quella mossa, ma a quel punto il danno era fatto.
A nulla valsero i suoi disperati di indietreggiare per sottrarsi alla presa dell’alieno dal momento che quest’ultimo, nonostante il dolore e la sorpresa causati dal morso, rimaneva comunque più forte e più veloce di lei.
Se la mew alien fino a quel momento aveva nutrito la velata speranza di poterla fare franca contro di lui convincendolo ad avere pietà con le buone, magari sfruttando qualche traccia di affetto nascosta nel suo animo, dovette subito ricredersi, perché Kevin non si fece alcuno scrupolo nell’afferrarla brutalmente per il collo, sollevandola da terra come se fosse stata una bambola di pezza.
-Questo non dovevi farlo, ragazzina! –Le sibilò, furente, per poi scaraventarla contro il muro.
La violenta ondata di dolore che la pervase quando la sua schiena si scontrò contro la gelida e massiccia parete del laboratorio, fu più di quanto avrebbe mai potuto sopportare.
In quel momento le parve che ogni singolo osso del proprio corpo si stesse spaccando e per un’istante lungo quanto un’eternità non riuscì più a pensare a niente, tranne che alla sofferenza.
Avvertì il proprio corpo scivolare a peso morto verso terra ma invece dell’impatto col suolo, ad accoglierla fu una calda colte di tenebra che ovattò tutti i suoi sensi.
Quando si riebbe dal suo stato di semi incoscienza, si accorse di essere stata trascinata nuovamente al centro della stanza, con l’unica differenza che ora si trovava più in basso, inginocchiata a terra ed era costretta all’immobilità a causa della presa dolorosa che Kevin esercitava sulle sue spalle.
-A quanto pare non ti sei ancora decisa a capire chi comanda qui! –Lo udì sputare rabbiosamente tra i denti. –Forse soffrire e morire sono due parole che non ti spaventano. Ma possiamo dire lo stesso della morte del tuo caro Kisshu? Scommetto che non ti piacerebbe se soffrisse…non è così?
Luana avvertì il sangue ghiacciarsi nelle vene non appena colse la velata minaccia nascosta in quelle parole. Nonostante la sua vista fosse ancora offuscata a causa del dolore, si sforzò di sollevare lo sguardo per mettere a fuoco l’immagine del proprio protetto. Si rese conto, con sommo sgomento, che quest’ultimo era stato a sua volta costretto in ginocchio e ora si trovava a poche decine passi da lei, con i soliti occhi vitrei privi di qualunque sentimento.
-Che cosa vuoi fare? –Esalò, colta da un orribile presentimento.
-Io? Proprio niente. Non ho intenzione di muovere un dito. Sarà lui stesso a farsi del male.
Come a conferma di quelle parole, Kisshu sollevò silenziosamente uno dei propri Sai, rivolgendolo senza alcuna esitazione verso il suo stesso corpo.
-No!!! Ti prego!
-Allora…?Dove preferisci che si colpisca? Alla pancia?
Subito la mano dell’alieno dagli occhi dorati eseguì il comando, orientando la propria arma in modo da colpirsi lo stomaco.
-Oppure in un punto più letale come…il collo? Ora che ci penso potrebbe tagliarsi la gola…sarebbe facile!
-Kisshu ti prego!! Non farlo! –Luana si ritrovò a gridare con quanto fiato aveva in gola, tentando strenuamente di raggiungere il braccio del proprio protetto, per impedirgli di farsi del male.
-E’ inutile che sbraiti e ti agiti tanto. In questo momento lui non può sentirti e il sigillo non si attiverà in nessun caso, nemmeno se proverete entrambi dolori lancinanti. Perché ho completamente intrappolato la sua mente. –Spiegò Kevin con fare spaventosamente calmo e divertito. –In questo momento gli sto facendo vivere una vera e propria illusione da sogno. Sto, per così dire, sfruttando ciò che lui desidera di più, illudendolo che ciò che ha bramato per tanto tempo ora sia suo. Finché si troverà in questo stato continuerà ad essere felice…qualunque cosa succederà attorno a lui non ne sarà consapevole e non potrà sentirti in nessun modo. E, giusto perché tu lo sappia…nella sua visione da sogno non ci sei tu. Quello che desidera veramente è soltanto l’amore di Ichigo…
Nonostante Luana fosse pienamente consapevole del fatto che il talento principale di Kevin consisteva nello scoprire i punti deboli delle persone appositamente per farle soffrire, non riuscì comunque a restare indifferente di fronte a quelle parole così crudeli, parole che aveva temuto di sentire pronunciare da quando si era accorta di provare qualcosa per Kisshu.
Udirle in quel momento fu più doloroso di un pugno nello stomaco, più insopportabile di qualunque pena le fosse stata inflitta in precedenza: se avesse potuto, avrebbe volentieri preferito essere scagliata nuovamente contro il muro.
Avvertì il proprio animo contorcersi dolorosamente e le lacrime che fino a quel momento si era sforzata di trattenere, presero a scorrerle copiose lungo le guance, infrangendosi sul pavimento.
-Oh, povera piccola…ti eri illusa che si stesse innamorando di te? Mi dispiace tanto averti deluso, ma i tuoi sforzi sono stati totalmente inutili. Forse ora non sarai più così contraria all’idea che si uccida…
-No, Kevin! Ti scongiuro, non fargli del male!! Farò tutto quello che vuoi!! –Anche se ormai era rassegnata all’idea che l’alieno dagli occhi dorati non sarebbe mai stato in grado di amarla, questo non cambiava minimamente i sentimenti che provava per lui. Lo amava ancora, lo amava disperatamente e avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per evitare che soffrisse.
Gli occhi di Kevin scintillarono, accendendosi di improvviso interesse, nell’udire l’accorata richiesta della ragazza. –Qualsiasi cosa?
-Qualsiasi. –Asserì lei, tra i singhiozzi. –Qualsiasi cosa mi chiederai, la concederò a te…ma non ucciderlo. –Era pienamente consapevole di stare firmando la propria condanna senza mezzi termini. Tuttavia, osservando il corpo di Kisshu ancora inginocchiato con la lama puntata al collo, si rese conto che arrendersi era l’unica cosa giusta da fare, perché vederlo morire davanti ai propri occhi sarebbe stato peggio di qualunque tipo di tortura.
Per questo motivo, quando Kevin la fece distendere supina sul pavimento e le si avventò addosso, non tentò nemmeno di resistere e si limitò a rivolgere uno sguardo di cupa rassegnazione verso il proprio protetto. –Ti amo, Kisshu. –Sussurrò con gli occhi pieni di lacrime, consapevole che tra poco Kevin avrebbe probabilmente abusato di lei per poi colpirla con il proprio pugnale. Lo vedeva già scintillare tra le sue mani come una terribile promessa.
Tuttavia, qualunque cosa stesse per succedere, era assolutamente certa di aver fatto la scelta giusta sacrificando la propria vita per quella del proprio compagno di squadra; ora le sarebbe bastato chiudere gli occhi e attendere semplicemente di morire.
Così serrò le palpebre e accolse senza protestare la sensazione della lingua prepotente del nemico che si insinuò tra le sue labbra, suscitandole sensazioni simili a quelle già provate in precedenza all’interno del suo sogno.
Resistette alla tentazione di sottrarsi ad ogni suo bacio e ad ogni tocco lascivo e impietoso, nonostante l’idea di essere accarezzata da quell’essere le fosse intimamente insopportabile; non reagì nemmeno quando quest’ultimo si chinò su di lei ridendo sadicamente e tentò di strapparle i vestiti di dosso.
Sapeva di non potersi permettere alcun tipo di ribellione, stavolta l’unica cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stato stringere i pugni e attendere, sperando che quella tortura finisse presto.
Fu per questo motivo che non accorse minimamente del lieve pizzicore che aveva iniziato a risalirle dalla base dei polsi lungo tutto il braccio e nemmeno del fatto che qualcosa si stesse muovendo alla sua destra.
Si riscosse solamente quando udì una voce meravigliosamente familiare ringhiare: -Sta’ lontano da lei, lurida feccia!
Spalancò gli occhi, giusto in tempo per vedere, come a rallentatore, il bagliore di una lama trafiggere Kevin al fianco e quest’ultimo sbarrare gli occhi in un misto di stupore e rabbia, il viso distorto dal dolore.
Solo in quell’istante si rese conto del bruciore sordo che le avvolgeva i polsi e che quella sensazione poteva significare una cosa sola.
Il sigillo si era riattivato e, sebbene la ragazza non riuscisse ancora a spiegarsi come questo fosse stato possibile, rimase abbastanza lucida da capire che non le sarebbe stata concessa un’altra opportunità per liberarsi dalle grinfie del proprio nemico.
Nonostante la smania di voltarsi la stesse lacerando, attese pazientemente che Kevin distogliesse la propria attenzione dal suo corpo, dopodiché lo colpì dritto in fronte con una testata.
Come aveva sperato, quest’ultimo fu sbalzato all’indietro e cadde riverso al suolo con un lungo grido di dolore, per poi giacere immobile.
Solo a quel punto la ragazza si concesse a propria volta il lusso di distogliere l’attenzione dal proprio nemico e di volgere lo sguardo verso la direzione da cui era giunta quella voce che conosceva così bene.
Il suo protetto era ancora costretto in ginocchio nella stessa identica posizione in cui l’aveva visto l’ultima volta, respirava affannosamente, aveva il colorito terreo e la fronte imperlata di sudore, ma il calore che si sprigionò dalle sue iridi dorate quando i loro sguardi si incrociarono riuscì a toglierle ogni dubbio.
Sul volto della ragazza si accese un sorriso di gioia pura, reso ancora più intenso dal pensiero che nonostante le crudeli parole di Kevin che le avevano tolto ogni speranza, nonostante i suoi straordinari poteri e nonostante le avesse ripetuto più volte quanto fosse inutile l’amore che nutriva nei confronti del suo compagno di squadra… Kisshu si era risvegliato e ora stava ricambiando il suo sorriso.


Finalmente dopo secoli sono riuscita ad aggiornare con un nuovo capitolo! Spero che non sconfini nel rating rosso, ma non dovrei essere scesa troppo nei dettagli...se così non fosse, fatemelo presente!
Che dire...spero che nonostante il ritardo abissale possiate comunque godervi questo capitolo. Devo ammettere che ho incontrato parecchie difficoltà a scriverlo...si tratta di una scena piuttosto importante e non ero mai soddisfatta di come risultava sulla carta.
A dire la verità non sono del tutto soddisfatta nemmeno ora, ma spero comunque che come capitolo non faccia così schifo.
Se vi va fatemi sapere che cosa ne pensate con una recensione. Per me i vostri commenti sono davvero importantissimi come feedback! Solo così riesco a rendermi conto se sto facendo un buon lavoro o meno!
Bene, ora la smetto di stressarvi! Alla prossima!!!

MoonBlack

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Capitolo 16
*** La fuga ***


Rieccomi qui, dopo un'infinità di tempo, ad aggiornare questa storia! Non ho scuse per il mio gigantesco, megalitico ritardo, quindi non la farò lunga. Come al solito però, vi invito a non disperare, perchè ho intenzione di finire il lavoro che ho iniziato anni fa. Ed ora vi lascio al capitolo! Buona lettura!

La fuga


Quando Luana si rese conto del fatto che l’alieno dagli occhi dorati doveva essere tornato in sé, inizialmente rimase talmente stupita da non riuscire nemmeno a formulare un pensiero coerente.
Non riusciva a smettere di fissare la figura di Kisshu ancora immobile in ginocchio davanti a lei e non era il dolore delle ferite a tenerla inchiodata al pavimento, ma il timore di scoprire che si trattasse dell’ennesima trappola escogitata da Kevin.
Non riusciva infatti a capire come il proprio protetto fosse riuscito a liberarsi, dal momento che il loro nemico aveva affermato con sicurezza di avere intrappolato permanentemente la sua coscienza senza possibilità di risveglio.
Tuttavia, nell’istante in cui intercettò l’ombra di un debole sorriso aprirsi sulle labbra del proprio compagno di squadra, ogni perplessità provata precedentemente svaporò come neve al sole, sostituita da una sensazione di gioia profonda.
Decise che in fondo non le importava come Kisshu fosse riuscito a tornare in sé, se fosse perché il suo aguzzino le aveva mentito, oppure perché aveva calcolato male le sue mosse e tralasciato qualche importante dettaglio. Tutto ciò che contava in quel momento era che l’alieno dagli occhi dorati fosse vivo e vegeto e, soprattutto, libero dal giogo mentale di Kevin.
Pur sapendo benissimo quanto fosse rischioso dare le spalle al suo assalitore, la mew alien non riuscì a trattenersi e, in un attimo, si ritrovò a balzare in piedi, precipitandosi tra le braccia del proprio protetto, completamente dimentica del dolore lancinante causato dalle ferite.
-Grazie al cielo!! –Una volta che lo ebbe raggiunto lo strinse in un abbraccio disperato, mentre calde lacrime di sollievo le rigavano le guance.–Ho temuto che saresti morto!
Kisshu riusciva a malapena a reggersi sulle ginocchia e, quando la ragazza lo strinse a sé, rischiò di rovinare a terra. Si sentiva debole e svuotato come se avesse combattuto una battaglia all’ultimo sangue durata giorni, eppure accolse di buon grado il calore familiare della pelle di Luana contro il proprio petto. A fatica sollevò una mano fino ad accarezzarle lentamente la guancia, solo per scoprire che il volto di quest’ultima era ricoperto di tagli e lividi.
-Anche io ho temuto… -Rispose con un filo di voce. –Che cosa ti ha fatto quel mostro?!
Luana lo sentì barcollare nuovamente tra le sue braccia e in quel momento si rese conto che, nonostante egli non avesse riportato alcuna ferita esterna, l’intrusione mentale subita doveva averlo provato parecchio, esattamente come era capitato a lei il giorno in cui era riuscita a smascherare Kevin.
Si affrettò ad allentare la presa, anche se farlo le provocò quasi un dolore fisico.
In verità avrebbe voluto stringerlo tra le braccia per ore, rifarsi dei momenti in cui aveva temuto di non poterlo mai più guardare negli occhi, di non poter più avvertire il calore della sua pelle, tuttavia, era anche acutamente consapevole che concludere la loro missione ed uscire vivi da quello scontro doveva essere la loro priorità.
-Non c’è tempo per spiegare. Ti racconterò tutto quando saremo al sicuro. Per ora ti basti sapere che Kevin vuole ucciderci. –Rispose, lanciando un’occhiata preoccupata al corpo di quest’ultimo, che in quel momento giaceva ancora riverso al suolo e immobile. –Riesci a camminare?
-Non ho ancora il pieno controllo dei miei movimenti, ma con un appoggio dovrei farcela…
La ragazza soppesò la situazione per qualche secondo, poi annuì e si piegò sulle ginocchia, in modo che Kisshu potesse passarle un braccio attorno alle spalle. –D’accordo, proviamo! –Lo incitò, sollevandosi lentamente e sperando con tutta se stessa di riuscire a reggere il peso del giovane. Normalmente sarebbe stata in grado di farlo senza problemi, ma dopo tutto quello che aveva dovuto sopportare quel giorno, non era del tutto sicura delle proprie forze.
Fortunatamente, il suo corpo, nonostante fosse coperto di lividi ed escoriazioni e probabilmente vantasse anche qualche osso rotto, decise di collaborare senza troppe proteste.
-Non è andata male. –Sospirò l’alieno, una volta che furono entrambi in piedi e in grado di mantenersi in equilibrio. –Ora come procediamo? Scappiamo?
Lei scosse la testa con decisione, allungando un braccio per indicare i macchinari del laboratorio. –Prima dobbiamo distruggere i dati. Poi scappiamo. –Rispose in un sussurro, sforzando di muoversi in avanti un passo dopo l’altro, nonostante le facesse male ogni centimetro di pelle e il braccio sinistro le lanciasse fitte lancinanti.
A giudicare dallo sguardo perplesso del suo protetto era chiaro che quest’ultimo non comprendeva appieno il motivo che spingeva la ragazza a voler distruggere il lavoro di Pai.
Tuttavia il giovane era anche consapevole di avere solo una vaga idea riguardo quanto fosse successo ai suoi compagni di squadra durante quelle ore, quindi non fece domande e si limitò a seguirla faticosamente, lanciando spesso occhiate alla sua sinistra per controllare che Kevin fosse ancora svenuto.
Anche Luana iniziava a sentirsi sempre più in ansia, soprattutto viste le loro scarse capacità di movimento. Se il nemico si fosse ripreso non avrebbero saputo come difendersi: Kisshu sembrava troppo esausto anche solo per camminare senza un aiuto, figuriamoci per combattere o per teletrasportarsi e lei, sebbene non si sentisse così debole, era disarmata e ferita, quindi altrettanto inutile.
-Sai come si cancellano i dati di questi stupidi macchinari vero? –Chiese nervosamente al proprio compagno di squadra, una volta che ebbero raggiunto la loro meta.
-Si…-Rispose Kisshu a fatica, gli occhi serrati nello sforzo di mantenersi in equilibrio. –Vuoi proprio cancellare tutto?
-Formattare. Come se non fosse mai esistito nulla.
L’alieno le lanciò un’occhiata interdetta, ma ancora una volta, decise di fidarsi. –Allora dobbiamo usare la tastiera su quel pannello. –Le spiegò, indicando lo stesso quadrante che la mew alien aveva tentato di raggiungere prima di essere fermata dal suo aguzzino.
Quest’ultima esultò intimamente non appena si rese conto di avere effettivamente avuto l’intuizione giusta, trionfo che crebbe ulteriormente quando notò che, poco distante dal quadrante, nell’angolo sinistro della stanza, giaceva anche uno dei suoi Sai. –Coraggio, muoviamoci!
Percorrere quell’ultimo tratto di laboratorio si rivelò più facile del previsto, forse grazie alla tenue speranza che si era accesa nell’animo della mew nera oppure alla provvidenziale vicinanza del muro che fungeva da supporto.
-Va’ pure a prendere la tua arma, qui me la cavo da solo. –Affermò Kisshu, una volta giunti a destinazione.
-Sei sicuro?
-Certamente, credo di essermi ripreso un po’. E poi mi sei più utile come combattente che come informatica.
Lei lo squadrò dubbiosa: non le pareva affatto che l’alieno avesse ripreso le forze, anzi ogni secondo che passava appariva sempre più pallido e sudato, come se il solo restare cosciente gli costasse una fatica immane. Però dovette suo malgrado dargli ragione riguardo la propria inutilità in campo informatico, dato che non aveva assolutamente idea di come formattare i dati del computer principale.
L’alieno, tuttavia, non le lasciò il tempo di terminare le sue elucubrazioni, perché prima che quest’ultima potesse protestare ulteriormente, si era già allontanato senza troppi complimenti. –Muoviti. Non abbiamo tutto il giorno. –La rimbrottò, permettendosi perfino di assestarle una pacca non troppo gentile sul fondoschiena.
-Va bene, va bene!!! –Sibilò Luana piccata, affrettandosi ad allontanarsi da lui. –E io che mi sono perfino data pena per la tua salute…
Nonostante le proteste, quando finalmente le sue dita entrarono in contatto con l’impugnatura del Sai si sentì improvvisamente più al sicuro, per quanto si trattasse di una sensazione immotivata, dal momento che non era comunque in grado di usare quell’arma alla perfezione e, senza i geni del gatto domestico, non poteva contare sull’ausilio di nessun potere speciale. “E’ comunque meglio che affrontare Kevin disarmata…”
Stava per affrancare l’arma all’interno della propria veste quando ebbe un tuffo al cuore, colta da un orribile presentimento. Era stata così presa dal suo compito di cancellare i dati, che stupidamente non aveva più tenuto sotto controllo le condizioni del suo nemico.
Si voltò di scatto, appena in tempo per percepire un minaccioso baluginio metallico farsi strada dal centro della stanza in direzione del proprio protetto, proprio mentre quest’ultimo premeva il tasto di cancellazione dei dati.
-Kisshu, attento!!! –Prima che Luana potesse terminare di pronunciare quelle parole, il sigillo si era già attivato e il suo istinto aveva avuto la meglio sulla ragione. In un istante si ritrovò a spiccare un balzo fulmineo verso l’alieno dagli occhi dorati, riuscendo a gettarlo a terra appena prima che una lama acuminata si conficcasse nel muro dove, fino a pochi istanti prima, c’era stata la sua testa.
Rovinarono a terra entrambi, cozzando violentemente contro il pavimento.
La ragazza gemette, mentre nuove stilettate di dolore le invadevano il braccio, mozzandole il fiato. Avrebbe voluto assicurarsi che Kisshu stesse bene, tuttavia non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che vide con orrore un’ombra fin troppo conosciuta torreggiare su di loro.
Spinta dalla forza della disperazione, riuscì a sollevare il suo Sai appena in tempo per intercettare il pugnale del nemico. Lo scontro tra le due lame fu talmente violento da sprigionare una miriade di scintille, tanto che la mew alien rischiò di capitombolare nuovamente a terra a causa del contraccolpo. –Kevin! Ti prego, fermati! –Boccheggiò, riuscendo a stento a reggersi in ginocchio.
Kevin si limitò a squadrarla con espressione feroce e a tentare un altro affondo, senza pronunciare nemmeno una parola.
Pareva che la rabbia gli avesse fatto perdere completamente il lume della ragione, e la ragazza non poté far altro che tentare di resistere come poteva alla sua furia, resa ancora più cieca dalle ferite subite.
Il tridente di Kisshu, infatti, gli aveva aperto un profondo squarcio sul fianco che sanguinava copiosamente, bagnando il pavimento del laboratorio di rosso cremisi. Doveva provare sicuramente una sofferenza atroce, eppure egli riusciva a combattere ugualmente, spinto da un invidiabile quanto folle senso del dovere verso i propri superiori. Senso del dovere che lo avrebbe senza dubbio portato alla morte.
-Kevin, ascoltami! –Luana, dopo aver parato a stento l’ennesima stoccata, tentò nuovamente di farlo ragionare. –Non deve andare a finire così, per forza! Nessuno ti obbliga a sottostare agli ordini dei tuoi superiori! Ti hanno già ferito innumerevoli volte e non gli importerebbe nemmeno se tu morissi a costo di catturarci! Perché ti avrebbero mandato qui da solo, altrimenti?
-Sta’ zitta!!! Stai solo cercando di confondermi per salvarti la vita! –Nonostante le sue parole sputate rabbiosamente tra i denti, stavolta il colpo dell’alieno risultò meno centrato e per la giovane fu facile respingerlo.
-Lo sai che non è così Kevin! Anche pensando a tutto il male che hai causato, non riesco a credere che tu non sia altro che un assassino! Dopo tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme come compagni di classe, non posso negare di essermi affezionata a te! Mi dispiacerebbe se tu morissi per causa mia!
-Ho detto…STA’ ZITTA!
Questa volta il colpo ricevuto fu così potente da far perdere l’equilibrio alla giovane, la quale fu sbalzata all’indietro e andò a schiantarsi nuovamente sul pavimento a pochi passi dal muro dove si trovava il suo compagno di squadra. Tentò di rialzarsi il più rapidamente possibile, ma ormai era troppo tardi e Kevin, naturalmente, non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire l’occasione.
-Avresti dovuto sottostare alle mie regole quando ne avevi la possibilità, ragazzina. Ora, dato che hai deciso di ribellarti, ucciderò anche quel patetico traditore che tu ami tanto!!! –Affermò l’alieno dagli occhi verdi, avvicinandosi alle sue prede in modo tanto repentino che la ragazza quasi non riuscì a vederlo.
Prima che potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo, Kevin torreggiava già sopra di loro e lo spadone che fino a quel momento aveva tenuto legato in vita stava calando inesorabilmente verso il collo di Kisshu.
-NO!!! –Luana si gettò disperata verso il proprio protetto, afferrandogli un braccio con l’intenzione di trascinarlo via. Sapeva che era inutile e che non sarebbe riuscita a salvarlo da quel colpo mortale, ma al tempo stesso sentiva di non potersi arrendere.
“Non lo lascerò morire! Devo salvarlo ad ogni costo!”
In quel momento, una tremenda esplosione squassò l’aria, facendo vibrare violentemente il pavimento e le pareti ed inducendo Kevin a distrarsi dai suoi propositi omicidi per evitare di essere schiacciato dal bancone di acciaio del laboratorio.
L’onda d’urto, infatti, era stata così formidabile da scagliare lontano numerosi oggetti presenti nella stanza e Luana dovette buttarsi a terra, cercando di schermare il proprio corpo e quello di Kisshu, per impedire che venissero investiti da un’ondata di polvere, calcinacci e detriti.
Stordita e assordata dalla tremenda confusione che regnava attorno a lei, riuscì a malapena a rendersi conto che cinque figure dai colori sgargianti avevano fatto irruzione all’interno della base. Solamente quando il riverbero dell’esplosione si esaurì completamente si azzardò ad aprire gli occhi, rendendosi conto che le artefici di tutto quello scompiglio erano nientemeno che le mew mew, le quali avevano sfondato il soffitto senza troppi complimenti e ora stavano circondando l’alieno nemico, puntandogli contro le loro formidabili armi.
Quest’ultimo, messo alle strette dall’inferiorità numerica, si guardò bene dall’attaccarle e tentò un’ultima disperata manovra evasiva attraverso il teletrasporto. Tuttavia, risultò subito evidente che la profonda ferita causata dal precedente colpo di Kisshu lo stava debilitando a tal punto da impedirgli qualunque sotterfugio.
Avendo compreso di non avere più nessuna via di fuga, Kevin cadde in ginocchio, lasciandosi andare ad una risata sguaiata. –Non riuscirete ad avermi! –Gridò, estraendo con un gesto fulmineo il proprio pugnale.
Le mew mew scattarono subito sulla difensiva, pensando che il giovane volesse attaccarle. Ma non fu così: in un ultimo gesto disperato, egli rivolse la lama contro se stesso, con l’intenzione di porre fine alla propria esistenza.
Fortunatamente Zakuro riuscì ad intuire le sue reali intenzioni e a sottrargli l’arma con un abile colpo di frusta. –Bloccatelo! –Tuonò, rivolta alle proprie compagne.
Le ragazze eseguirono e Luana si ritrovò a dover distogliere lo sguardo, colta da un’ondata di nausea al suono delle grida disperate di Kevin. Non sapeva dire perché il dolore del proprio ex compagno di classe la turbasse a tal punto, soprattutto considerando il fatto che quest’ultimo aveva tentato di uccidere lei e Kisshu senza alcuna pietà fino a pochi istanti prima. Forse la motivazione dietro a tali sentimenti era da ricercare nel fatto che la mew alien sapeva quanto lui avesse sofferto, quanto fosse potenzialmente una vittima, tanto quanto loro. Aveva il forte sospetto che la vena di follia da lui dimostrata si fosse scatenata a causa delle torture che aveva dovuto subire da parte dei propri complanetari e che egli non fosse intrinsecamente cattivo.
Ma forse si stava solamente illudendo, aggrappandosi ad un ricordo ormai distrutto, alla futile speranza di poter riavere indietro colui che l’aveva aiutata a scuola durante tutti quei mesi.
Fu il debole gemito prodotto dalla persona sdraiata accanto a lei, a farle riprendere il contatto con la realtà: abbassò lo sguardo verso il proprio protetto, notando con sollievo che, nonostante la precedente collisione, sembrava non presentare ferite. Ciò che la preoccupava maggiormente erano però il suo colorito terreo e il respiro affannoso, unito al fatto che non stesse riprendendo conoscenza.
-Kisshu… -Mormorò tergendogli la fronte sudata con la mano. –Resisti, tra poco saremo in salvo.
Come in risposta alle sue parole, in quel momento Mew Retasu e Mew Mint la raggiunsero trafelate.
-Anata no burōchi… -Mormorò la prima, allungandosi per porgerle qualcosa.
Pur non capendo quasi nulla di giapponese, Luana riconobbe subito le fattezze della propria spilla da mew mew e non poté evitare di sciogliersi in un sospiro di sollievo. –A-arigatō. –Borbottò, racimolando le poche conoscenze che possedeva riguardo le lingue orientali.
Ora che finalmente era di nuovo in possesso del prezioso monile, si affrettò ad attivare la trasformazione, sperando che i suoi poteri non si fossero del tutto esauriti durante lo scontro, dal momento che le avrebbe fatto comodo attingere ai geni del gatto domestico per poter comunicare con le altre mew mew e per muoversi più agevolmente.
Per sua fortuna, il tentativo ebbe successo e le permise di catalizzare le poche forze che le erano rimaste per trarsi in piedi.
-Dobbiamo tornare al caffè al più presto, prima che arrivino altri nemici. –Stava dicendo Mint, in tono concitato.
-Sono d’accordo. –Le fece eco la mew alien. –Ma come farete con Kevin?
-Le altre si stanno occupando di renderlo inoffensivo… tre persone dovrebbero bastare per riuscire a condurlo al caffè. Io e Retasu vi accompagneremo attraverso il portale.
Luana non aveva idea di cosa fosse un portale né di come le mew mew fossero riuscite a crearne uno, ma in quel momento aveva questioni ben più impellenti di cui occuparsi e decise di non fare domande, voltandosi invece a guardare Kisshu.
Come intuendo i suoi pensieri, Retasu le posò una mano sulla spalla con fare rassicurante. –Penseremo noi a trasportare Kisshu fino a Tokyo, non devi preoccuparti per lui. –Mormorò gentilmente, per poi inginocchiarsi accanto al corpo di quest’ultimo e sollevarlo delicatamente per le spalle, mentre mew Mint faceva lo stesso con le gambe.
Notando con sollievo che la situazione pareva essere sotto controllo, la mew alien si rilassò leggermente e accettò di seguirle attraverso il varco sul soffitto, non senza prima aver gettato un ultimo, esitante sguardo a Kevin.
Quest’ultimo aveva perso quasi completamente le forze e giaceva ormai esanime al suolo, senza più riuscire ad opporsi alle mew mew, che nel frattempo stavano cercando di legarlo e di costringerlo all’immobilità.
-Non preoccuparti per quello lì. –Sbuffò la mew blu, con una nota di malcelato disprezzo nella voce. –Le altre non gli faranno alcun male. Vogliamo solo portarlo con noi, per interrogarlo ed assicurarci che non faccia altri danni.
La ragazza annuì, sforzandosi di distogliere lo sguardo da quella triste scena e procedere verso la propria meta.
Quando raggiunse l’esterno della dimensione aliena, non poté fare a meno di guardarsi attorno con stupore, catalogando con lo sguardo le antiche costruzioni in rovina, gli intarsi che decoravano il suolo e soprattutto il cielo, di un verde tanto innaturale da ferire gli occhi. Finora aveva conosciuto solo l’interno della base edificata da Pai, non si era mai permessa di esplorare le zone all’esterno, e trovarsi davanti a quel singolare spettacolo, per un momento le fece dimenticare il dolore e tutta la preoccupazione che stava provando.
Tuttavia, fu questione di pochi attimi, poi la sua mente ritornò concentrata sul compito più importante che l’attendeva, ovvero assicurarsi che il proprio protetto giungesse sano e salvo al caffè mew mew.
Avevano percorso solo poche centinaia di metri, quando Mint e Retasu si fermarono, annunciando che erano giunte nel posto giusto.
Esausta com’era, Luana inizialmente non riuscì a vedere assolutamente nulla e solo dopo aver aguzzato per qualche secondo lo sguardo, iniziò a percepire una strana increspatura nel tessuto spaziale, simile a quella che gli alieni riuscivano ad evocare a comando.
-Entra tu per prima. –Le consigliò la mew blu. –Sarebbe più sicuro se aspettassi il nostro arrivo al di là del portale.
-Perché? –Domandò la ragazza, che in realtà sperava di poterlo attraversare dopo di loro, in modo da essere certa che le mew mew avessero realmente intenzione di salvare Kisshu. Una precauzione indotta dagli eventi della giornata, i quali l’avevano resa leggermente paranoica.
A conferma del fatto che le sue preoccupazioni fossero totalmente irrealistiche, Retasu le rispose con gentilezza. –A essere sincera, temo di perdere l’equilibrio attraversando il portale con un ferito. Se ci aspettassi al di là, potresti aiutarci ad evitare che Kisshu si faccia male. Dovrebbero esserci anche Ryou e Key al caffè, ma è meglio essere prudenti.
-Ho capito… -Sentendosi un po’ in colpa per i pensieri precedentemente formulati, la mew alien decise di mettere a tacere i propri paranoici dubbi. –Grazie per aver pensato a tutto.
Mint fece spallucce. –E’ il nostro lavoro…ci vediamo al caffè.
Ora che solamente un passo la separava dalla meta, Luana poté percepire chiaramente l’energia del varco spazio temporale crepitarle attorno, facendole salire la pelle d’oca. Non appena avanzò, il mondo si capovolse e iniziò a scomporsi in una serie di suoni e colori bizzarri, dopodiché provò la sgradevole sensazione di vuoto che ormai conosceva fin troppo bene e, prima che potesse rendersene conto, i suoi piedi si posarono su un elegante pavimento dalle piastrelle blu.
Battè le palpebre confusa, trovandosi davanti un paio di profondi occhi castani che la squadrarono con preoccupazione mista a curiosità. –You’re Bellamy Luana, I assume.
Spiazzata dall’improvviso utilizzo della lingua inglese, replicò stentatamente –Yes…and you are…?
-Akasaka Keichiirou, at your service. –Replicò quello, con un sorriso gentile, sollevandole delicatamente la mano sinistra e portandosela alle labbra in un gesto galante.
La giovane, presa in contropiede da quel comportamento cavalleresco, dovette resistere all’istinto di allontanarsi bruscamente da lui, quando quest’ultimo la condusse per la spalla verso un’altra figura, dallo sguardo decisamente meno accogliente.
Il secondo ragazzo appariva più giovane, aveva i capelli biondo paglierino e gli occhi di una singolare sfumatura color azzurro oceano che in quel momento la stavano squadrando freddamente da capo a piede.
Avendo trascorso numerosi mesi in compagnia di Pai, Luana era ormai perfettamente abituata a quel genere di trattamento e, paradossalmente, si sentì molto più a suo agio nel sostenere il suo sguardo calcolatore, piuttosto che il comportamento forzatamente galante di Keichiirou. –You must be Shirogane Ryou. –Esordì, in tono tranquillo.
Quest’ultimo parve apprezzare a sua volta la faccia tosta della giovane, unita al fatto che si fosse premurata di anteporre il suo cognome al nome come da tradizione giapponese, e la sua espressione gelida lasciò immediatamente il posto ad una di cauto apprezzamento. –Indeed… -Notando le numerose escoriazioni presenti sulle braccia e sulle gambe della ragazza, parve sul punto di aggiungere altro, ma la conversazione fu interrotta dalla tempestiva comparsa di Mint, Retasu e Kisshu attraverso il portale.
Improvvisamente dimentica di qualunque cosa non riguardasse il proprio protetto, Luana si precipitò ad accoglierli, preoccupata all’idea che una delle due mew mew potesse perdere l’equilibrio e lasciare cadere il giovane ferito.
Shirogane la seguì a ruota e, rendendosi immediatamente conto delle gravi condizioni in cui versava l’alieno dai capelli verdi, iniziò a borbottare frasi in giapponese che la mew alien registrò come imprecazioni, a giudicare dal tono con cui venivano pronunciate. Dopo aver esaminato sommariamente le condizioni del paziente, abbaiò un ordine alle due mew mew, le quali annuirono, posando delicatamente Kisshu su uno dei letti presenti nella stanza.
Luana, che fino a quel momento non aveva dato molto peso a ciò che la circondava, si rese conto che, a giudicare dagli strumenti medici, dall’ambiente asettico e dai giacigli disposti ordinatamente, dovevano trovarsi in una sorta di infermeria. Era alquanto strano pensare che un innocuo caffè disponesse di un area del genere, ma dopotutto si trattava della base segreta delle mew mew, che in caso di ferite non avrebbero potuto certo recarsi all’ospedale, mostrando a comuni cittadini le ferite causate dai combattimenti.
Nel frattempo, Shirogane stava ancora esaminando Kisshu con occhio critico. –Non presenta ferite ma sembra essere molto debilitato… chi lo ha ridotto così?
-K-kevin…-Rispose la mew alien non riuscendo a trattenere un brivido nel pronunciare quel nome. –L’alieno che ci ha attaccati … è in grado di soggiogare e manipolare la mente dei nemici. Lo ha reso inconsapevole di quello che stava accadendo e ha controllato il suo corpo per utilizzarlo come una marionetta e come un ostaggio. –Le si strozzò la voce in gola e dovette deglutire più volte prima di riuscire a continuare.
-Vuoi dire che è ancora sotto il suo controllo?! –Domandò mew Mint, allarmata.
-No, poco prima che arrivaste voi è riuscito a tornare in sé, ma l’attacco lo ha sfinito.
-Quando siete arrivate nella dimensione aliena, il nemico era ancora lì? –Domandò a quel punto il biondino a Retasu, la quale si illuminò come se avesse appena ricevuto un regalo di compleanno.
-S-Si! –Si affrettò a rispondere, con voce acuta. –Quando siamo irrotte nel quartier generale l’alieno stava per attaccare Luana e Kisshu. Ma era ferito ad un fianco, perciò non abbiamo avuto difficoltà a metterlo alle strette.
-Purin, Zakuro e Berii si stanno occupando di lui. Dovrebbero riuscire a trasportarlo qui senza problemi. –Le fece eco la mew blu.
Shirogane non pareva del tutto convinto da quella spiegazione e, dopo aver riflettuto per qualche istante replicò, in tono autoritario. –Ci occuperemo io e Key delle ferite di Luana e Kisshu. Andate ad aiutare le altre ragazze…preferisco non correre rischi.
Luana, sebbene si fosse persa metà della conversazione a causa delle differenze linguistiche, intuì immediatamente le intenzioni di Shirogane e dovette riconoscere che, quantomeno, il creatore del progetto mew pareva essere una persona abbastanza sveglia e prudente da non sottovalutare il proprio nemico e non escludere a priori la possibilità che qualcosa andasse storto.
Al contrario, le due mew mew non parvero troppo entusiaste all’idea di farsi carico di altro lavoro, soprattutto se esso consisteva nel trasportare un alieno con istinti omicidi e suicidi. Tuttavia, comprendendo quanto la situazione fosse delicata, nessuna delle due protestò, limitandosi ad attraversare nuovamente il portale.

Una volta sistemata la spinosa questione del trasporto di Kevin, i proprietari del caffè mew mew concentrarono tutta la loro attenzione sulla cura dei loro nuovi pazienti.
In una situazione normale, la mew alien sarebbe stata sicuramente soverchiata da un’ondata di nervosismo e imbarazzo all’idea di sottoporsi alle cure mediche di due perfetti sconosciuti, tuttavia, dopo il terribile attacco che aveva subito, si sentiva terribilmente esausta e svuotata di ogni emozione, tanto che non fece una piega nemmeno quando Keichiirou le domandò gentilmente di annullare la trasformazione da mew mew per poter controllare meglio le sue condizioni di salute.
Si limitò ad eseguire senza dire nulla e non reagì neppure quando Ryou, osservando i suoi vestiti strappati e il suo corpo ricoperto quasi interamente di lividi, si lasciò sfuggire un’imprecazione rabbiosa tra i denti, per poi rivolgere uno sguardo preoccupato all’amico.
Trascorsero parecchi istanti di gravoso silenzio, prima che Keichiirou trovasse la forza di prendere parola. –Dovremo trovarle dei vestiti puliti… -Mormorò, in tono grave.
Shirogane, che da quando aveva notato le ferite della giovane stava trattenendo a stento uno scoppio di rabbia, non se lo fece ripetere due volte. -Vado a vedere se al piano di sopra è rimasta qualche divisa da cameriera delle ragazze. –Ringhiò, precipitandosi fuori dalla stanza a grandi falcate.
Non appena il creatore del progetto mew scomparve al di là della porta, Keiichirou sollevò lo sguardo sul viso della mew alien, sospirando amaramente. –Non vorrei dovertelo chiedere…ma devo sapere se Kevin ti ha fatto qualcosa di più grave…di…intimo…
Vedendolo in difficoltà ed intuendo verso che argomento volesse andare a parare, la ragazza si affrettò a scuotere la testa. –No, non l’ha fatto. Voglio dire…non ci è riuscito.
-Ma ci ha provato. –Convenne lui, osservando con occhio critico lo stato dei suoi abiti.
A quelle parole, Luana non riuscì a trattenersi dal ricominciare a tremare come una foglia, mentre i ricordi di quanto successo pochi attimi prima le riaffioravano prepotentemente alla mente, insieme all’acuta consapevolezza di essere scampata per un soffio non solo alla morte, ma anche ad una violenza sessuale.
Interpretando la sua reazione come una risposta positiva, Keichiirou le si avvicinò con cautela, sedendosi sul letto accanto a lei e rivolgendole uno sguardo di muta comprensione. –So che potrebbe darti fastidio farti medicare da me dopo tutto quello che hai subito. Ma voglio che tu sappia che sei al sicuro adesso, e che non lasceremo che Kevin ti torca neppure un capello da ora in avanti.
Lei si limitò ad annuire mestamente, senza tuttavia riuscire a trovare la forza per parlare. Pur sapendo consciamente che al caffè mew mew era probabilmente più al sicuro di quanto non sarebbe stata alla base, la sensazione di pericolo che aveva sperimentato in precedenza non dava cenno di volersi sopire e le gravava addosso come un macigno, impedendole di rilassarsi. Continuava ad aspettarsi che il nemico le apparisse davanti con le armi sguainate, pronto ad approfittare di lei e a distruggere quanto di più caro avesse al mondo.
-E’ normale che adesso tu sia in uno stato di shock e ti senta in pericolo, ma spero che, con il tempo, ti troverai bene qui… -Concluse il moro, in tono rassicurante, per poi alzarsi in piedi e iniziare a tastare cautamente le sue parti lese. –Dimmi dove ti fa male…
Per la mew alien fu alquanto difficile comunicare quale parte del corpo le dolesse maggiormente, dato che pareva che Kevin si fosse premurato di non lasciarne intatto neanche un centimetro.
Alla fine, oltre alle contusioni e ai tagli, la sua diagnosi fu di due costole incrinate, un braccio rotto all’altezza dell’omero, una spalla lussata e una caviglia slogata.
Mentre Keichiiro le fasciava il petto e le steccava il braccio, la ragazza convenne che, considerata la follia rabbiosa del suo nemico, tutto sommato se l’era cavata con poco.
-Se dovessi avvertire dolore da qualche altra parte, fammelo sapere. Purtroppo al momento non ho la tecnologia sufficiente per sottoporti ad una radiografia, dovrò contattare alcuni miei conoscenti medici… -Sovvenne il giovane, una volta che ebbe terminato di medicarla.
Lei gli rivolse un mesto sorriso di gratitudine, scuotendo la testa. –Hai già fatto molto e sei stato un medico impeccabile.
-Non è la prima volta che mi ritrovo a dover curare fratture e ferite da battaglia. In questi anni ho dovuto studiare parecchio l’argomento.
Shirogane, che nel frattempo era rientrato dalla sua ricerca di abiti puliti e doveva aver tenuto sotto costante controllo i movimenti delle altre mew mew, si intromise improvvisamente nella conversazione: -Ora credo che sia il caso che tu e Kisshu vi spostiate in un’altra stanza. Qui abbiamo un altro paziente di cui occuparci…
Notando lo sguardo preoccupato della ragazza rivolto verso il proprio protetto, aggiunse, in tono più gentile. –Purtroppo non possiamo fare molto altro per lui, ma non sembra essere in pericolo di vita. Ti consiglierei di cercare di mantenerlo idratato, dandogli da bere spesso…a parte quello, la cura migliore è il riposo.
I due pazienti furono dunque spostati al piano inferiore in una zona protetta e, a detta di Ryou, dotata di sistemi di sicurezza ed allarmi avanzati, per scongiurare nuovi rapimenti da parte degli alieni nemici. In effetti, la porta che dava accesso alla stanza era munita di password a impronta digitale e a riconoscimento vocale, ma Luana aveva forti dubbi che questo sarebbe bastato a scoraggiare gli intenti malevoli di chi voleva lei e la sua famiglia morti.
Non appena varcò la soglia, si ritrovò davanti una camera dall’arredamento piuttosto spartano, consistente in cinque letti da una piazza, una scrivania e un armadio di metallo. Paradossalmente quel particolare la rassicurò, dal momento che avere meno mobilio significava anche offrire meno possibilità ad eventuali aggressori di nascondersi.
Prima di lasciare lei e Kisshu da soli, Keichiirou si premurò di procurare loro del cibo, dell’acqua e dei vestiti puliti, adagiandoli elegantemente sulla scrivania. –Qui sarete al sicuro. Se avrai bisogno di uscire, potrai contattarmi utilizzando la spilla. Più tardi manderò due delle ragazze a pattugliare la zona circostante, per assicurarmi che nei dintorni non vi siano altri alieni pronti ad attaccare. Nel frattempo cerca di riposare un po’. –Sovvenne, prima di chiudersi silenziosamente la porta alle spalle e riattivare il sistema di sicurezza.
Non appena i passi del ragazzo si furono allontanati a sufficienza, Luana si affrettò a ispezionare meticolosamente ogni centimetro della stanza per assicurarsi che non vi fosse nascosto nessun alieno malintenzionato. Non trovò nulla di anomalo, ma in compenso scoprì che la camera era anche dotata di un comodo bagno, il cui ingresso si poteva svelare toccando un pulsante posto sulla scrivania. Solo dopo aver controllato anche quella zona, sotto ogni letto e dentro l’armadio, riuscì a sentirsi abbastanza tranquilla da spostare la propria attenzione ai vestiti che i proprietari del caffè le avevano gentilmente offerto e soprattutto alle abbondanti cibarie disposte sul tavolo, tra cui spiccavano un’invitante fetta di torta alle mele e del corroborante the caldo.
Purtroppo lo shock subito precedentemente sembrava aver intaccato il suo appetito, ragion per cui decise di rimandare il proprio pasto a più tardi e di concentrarsi invece sui bisogni del proprio protetto, il quale non aveva ancora ripreso conoscenza da quando erano stati trasportati in salvo.
Stando alla diagnosi di Shirogane, Kisshu non presentava traumi cranici o altre ferite gravi che potessero spiegare il suo prolungato stato di incoscienza, quindi la causa era sicuramente da ricercare nell’intrusivo e violento controllo che Kevin aveva esercitato su di lui.
Mentre si scervellava riguardo al modo migliore per farlo stare meglio, le sovvenne il ricordo del giorno in cui aveva scoperto le origini aliene del suo compagno di classe: in quel frangente Kisshu le aveva fatto bere dell’acqua zuccherata, che aveva avuto un effetto quasi miracoloso sui postumi dell’attacco.
Una rapida occhiata alla scrivania le confermò che aveva fortunatamente a disposizione del tè caldo e dello zucchero. Sollevata, la ragazza si affrettò a versare la bevanda in una tazza di porcellana aggiungendovi un buon quantitativo di saccarosio.
“Spero che questo metodo funzioni anche sugli alieni…” Si ritrovò a pensare, mentre si avvicinava al capezzale del proprio protetto, sedendosi cautamente accanto a lui. Come aveva detto Shirogane, le condizioni di quest’ultimo non sembravano essersi aggravate e, anche se il suo colorito continuava ad essere ceruleo, il respiro era lento e regolare come quello di una persona addormentata.
Mentre la mew alien gli sollevava leggermente il capo e tentava di somministragli con delicatezza un cucchiaino di tè, si stupì ancora una volta di quanto l’alieno apparisse magro e sciupato rispetto al solito.
Dovevano essere state delle settimane difficili per lui, considerando tutti gli sconvolgimenti che avevano avuto luogo nel giro di pochi giorni, ma anziché stargli accanto e sostenerlo, tutto quello che la giovane aveva fatto era stato trattarlo con freddezza, bloccata dalla sua gelosia verso Ichigo e spaventata dai sentimenti che provava per lui.
-Mi dispiace…- Sussurrò con voce rotta, accarezzandogli lentamente la mano che sporgeva inerte dalle coperte, sperando che quest’ultimo, prendendo atto del suo rimorso, aprisse miracolosamente gli occhi.
Purtroppo non fu così, e dopo avergli somministrato un’altra dose di bevanda calda, la ragazza dovette ammettere la sua totale inutilità in materia di cure mediche, rassegnandosi ad attendere.
Forse avrebbe fatto meglio a seguire il consiglio di Akasaka e riposare un po’ su uno dei letti che le avevano gentilmente messo a disposizione. Quando fece per sfilarsi i vestiti, tuttavia, Luana si rese conto di quanto la veste che indossava fosse lacera e sporca e di come la sua pelle avesse ancora addosso l’odore di Kevin.
Reprimendo un moto di disgusto, si affrettò a raggiungere il bagno, gettandosi sotto il getto caldo della doccia senza curarsi troppo delle fasciature che aveva addosso: al momento voleva solo togliersi dalla pelle quell’odore disgustoso che la faceva sentire sporca e a disagio. Trascorsero parecchi minuti prima che si sentisse abbastanza pulita da poter chiudere l'acqua e indossare la divisa che Shirogane aveva scelto per lei e che, a giudicare dal colore del grembiule, doveva essere di Retasu.
Notando come l’abito le stesse a pennello, la mew alien si stupì dell’occhio del biondino per le misure femminili, anche se in effetti era abbastanza facile intuire che le divise di Ichigo e Mint sarebbero risultate troppo strette, dato che erano entrambe più basse e meno formose di lei.
Una volta che ebbe terminato di allacciarsi il grembiule poté finalmente coricarsi, ben consapevole che l’unico modo per riprendersi in fretta dai traumatici eventi della giornata era concedersi un po’ di meritato riposo.
Nonostante i suoi buoni propositi, tuttavia, scoprì ben presto di non riuscire minimamente a prendere sonno: non appena chiudeva gli occhi, le immagini di quanto accaduto quella mattina le vorticavano tumultuosamente nella mente, rendendola sempre più agitata.
Cercando disperatamente un modo per allontanare quei pensieri intrusivi, si ritrovò a fissare il soffitto, lasciando vagare oziosamente i pensieri e tendendo l’orecchio a quanto stava accadendo al piano di sopra.
Grazie ai geni del gatto domestico che albergavano in lei, riusciva a sentire perfettamente le mew mew parlottare tra loro nervosamente, mentre Shirogane sbottava ordini concitati. Purtroppo, dal momento che la giovane aveva annullato la sua trasformazione da mew mew e i suoi ospiti, ovviamente, stavano comunicando in giapponese, il suo udito finissimo le era utile fino ad un certo punto. Tuttavia, a giudicare dal notevole trambusto, non le fu difficile intuire che si stessero già occupando di Kevin.
Pensando alle condizioni di salute del giovane, Luana si sorprese a provare, oltre alla consueta ondata di disgusto e paura, anche una punta di preoccupazione.
Preoccupazione che si affrettò a scacciare con uno sbuffo, rigirandosi bruscamente su un fianco. Sapeva quanto fosse ridicolo darsi pena per un individuo che non solo l’aveva ingannata, nascondendo per mesi la sua natura di alieno e le sue intenzioni malevole, ma aveva anche cercato di approfittare di lei, strappandole quel poco di dignità che le restava. Tuttavia, per quanto continuasse a ripetere a sé stessa che la sorte di Kevin non la riguardava, quella preoccupazione latente continuava a permeare la sua coscienza.
Era perfettamente consapevole del fatto che il giovane non avesse avuto scrupoli nell’assoggettare Kisshu e nel cercare di ucciderla, ma non poteva dimenticare le sue parole rabbiose quando le aveva rivelato di aver subito mesi di torture a causa sua.
E se fossero state proprio quelle torture a renderlo così folle e accecato dall’ira?
Certo, questo non giustificava il fatto che fin dall’inizio avesse nascosto la sua identità con l’intenzione di catturarla…tuttavia, la mew alien non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che, inizialmente, il modo di agire di Kevin fosse stato diverso, più cauto, ponderato ed incline ad utilizzare mezzi violenti solo se strettamente necessario.
Luana ricordava perfettamente come, perfino nel momento in cui aveva scoperto la sua vera natura e lui aveva cercato di assoggettare la sua mente, i suoi intenti le erano parsi come puramente minatori, dovuti probabilmente al fatto che quest’ultimo fosse ferito.
“Ferito probabilmente dai suoi superiori.”
Già allora, Kevin doveva essere stato punito per qualcosa che aveva fatto, forse per un errore o per una tentata ribellione.
Ricordando la sofferenza e l’estrema debolezza del ragazzo, non le fu difficile immaginare che mesi e mesi di torture avessero potuto condurlo sull’orlo della pazzia.
Non riuscì ad impedire che una flebile speranza si accendesse nel suo animo al pensiero che, se fossero riusciti a curare efficacemente le sue ferite e a fargli capire che aveva la possibilità di scegliere, di essere libero da quei soprusi, forse l’alieno sarebbe tornato in sé e a quel punto avrebbero potuto cercare di comunicare, di fargli capire le loro ragioni.
Tuttavia, la mew alien era anche consapevole del fatto che alcune ferite mentali non fossero così semplici da rimarginare e spesso non guarissero mai del tutto.
Nonostante ciò, più si arrovellava attorno a quell’idea più i suoi pensieri sembravano acquisire senso: aveva la netta sensazione che fino a quel momento gli scontri tra lei e Kevin fossero stati perfettamente programmati.
Anche se l’alieno credeva di avere il coltello dalla parte del manico, forse non era altro che uno strumento nelle mani di individui più potenti. In fin dei conti non sapevano nulla dei famigerati “superiori” di Kevin. Se davvero erano così spietati, anche lei, Kisshu e tutte le mew mew potevano rischiare di trasformarsi in docili pedine nelle loro mani. Ammesso che non lo fossero già.
“Devo assolutamente parlarne con Shirogane … dobbiamo scoprire chi sono i tizi che hanno mandato Kevin a catturarmi e da dove agiscono. Forse, così riusciremo a liberare anche Pai e Taruto.”
Grazie a questi nuovi propositi ben saldi nella mente, riuscì finalmente a tranquillizzarsi e a scivolare lentamente nel sonno.

Ecco terminato un nuovo capitolo! Inizialmente doveva essere più lungo, ma dato che non so trattenere troppo i miei deliri, scrivi e riscrivi, era diventato lungo quasi 20 pagine. Pertanto l'ho dovuto spezzare a metà!
Spero comunque che vi piaccia e che lascerete un commento per farmi sapere cosa ne pensate! Sapete che li apprezzo molto! Ringrazio tutti quelli che hanno pazientato fino ad ora e mi hanno seguita fin qui, nonostante il ritardo e, in caso ci siano nuovi lettori, li invito a non intimorirsi e a scrivere la loro opinione!
Alla prossima
MoonBlack

PS: ho iniziato a pubblicare questa fanfic anche su wattpad, per capire un po' come funziona la piattaforma. Pubblicherò un capitolo ogni mese circa. In caso vi sia più comodo seguirmi da lì il mio nome è MoonBlack1993

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Capitolo 17
*** Il caffè Mew Mew ***


Buonasera a tutti. Ammetto che mi è dispiaciuto vedere lo scarso seguito che ha ottenuto lo scorso capitolo: pochissime letture e commenti assenti. Non so se la colpa sia del fatto che Tokyo Mew Mew sia un fandom ormai dimenticato, oppure che le mie capacità di scrittrice stiano diminuendo e, per questo motivo, io abbia scritto un capitolo che non è stato di vostro gradimento.
In caso la seconda ipotesi sia quella giusta, mi scuso con voi e spero che possiate perdonarmi. So che anche il fatto che io aggiorni ormai una volta ogni due anni (quando va bene) non aiuta i fan ad appassionarsi, quindi probabilmente il vostro scarso consenso è dovuto anche a quello.
Nonostante questo aggiornamento, probabilmente, non interessi più nessuno, ho deciso di non mollare e darmi da fare, quindi rieccomi qui a stressarvi! E, stavolta, sono anche in anticipo sulla tabella di marcia. Ho impiegato solo 7 mesi ad aggiornare! XD
Spero che mi farete sapere il vostro parere con un commento, stavolta.
Ci terrei veramente tanto.

MoonBlack

Il caffè Mew Mew


Ichigo rabbrividì, avvolgendosi maggiormente attorno al proprio piumone e sfregando vigorosamente le mani tra loro, nel vano tentativo di scaldarle.
Quel giorno, a Londra, la temperatura era stata particolarmente rigida: le forti nevicate ed il vento implacabile avevano reso quell’inverno uno dei più gelidi a memoria d’uomo. Per questo motivo, la ragazza aveva trascorso chiusa in casa la maggior parte del suo tempo libero, uscendo solo per fare la spesa e per organizzare meglio i preparativi per la partenza.
Pensando al volo di linea che l’attendeva di lì a pochi giorni, fu colta da un altro brivido, se possibile ancora più intenso rispetto al precedente. Forse il clima rigido non aveva nulla a che vedere con il gelo che provava, probabilmente i tremori che la scuotevano da capo a piedi erano provocati dalla tensione per il fatto di essere giunta al momento fatidico.
Si rannicchiò sul divano, tirandosi la coperta fin sopra la testa, come se quest’ultima potesse schermarla dalla dura prova che avrebbe dovuto affrontare di lì a pochi minuti.
Doveva farlo, doveva dire a Masaya che la sua decisione era definitiva e che non sarebbe più rimasta a Londra con lui.
Era stata la sua totale incapacità di adattarsi a quel luogo così diverso dal Giappone, unita al trauma causato dall’ultima battaglia contro Deep Blue, a farla propendere per un ritorno a casa così tempestivo.
Probabilmente Ryou aveva visto giusto quando, sei mesi prima, le aveva consigliato di prendersi un momento di pausa dalla propria relazione, per riflettere riguardo quanto avvenuto durante l’ultima battaglia.
La Mew neko, tuttavia, probabilmente per orgoglio o per paura di perdere il proprio ragazzo, non gli aveva dato ascolto e si era gettata a capofitto in questa nuova opportunità, senza nemmeno riflettere sulle difficoltà e responsabilità che vivere a Londra avrebbe comportato.
Comportandosi in quel modo, non aveva fatto altro che buttare benzina sul fuoco e la sua incertezza, dapprima solo accennata, era esplosa prepotentemente. Aveva avvertito il bisogno di prendere le distanze da quella quotidianità frenetica, per tornare finalmente alla propria vita di tutti i giorni, forse più semplice e monotona, ma per lei appagante.
Ora non riusciva più a contenere il desiderio di riprendersi i propri spazi, rischiando seriamente di incrinare in modo definitivo la relazione costruita con Masaya, la quale era già stata sottoposta ad innumerevoli prove.
Si lasciò sfuggire un singhiozzo, sforzandosi di ricacciare indietro le lacrime: non poteva mostrarsi esitante e debole, altrimenti non avrebbe convinto Aoyama-kun delle proprie ragioni. E ora più che mai era vitale che riuscisse a tornare a casa: Ryou, Keiichirou e le ragazze stavano affrontando nemico molto subdolo e pericoloso, non poteva abbandonarli proprio ora.
Aveva provato un immenso sollievo quando, qualche ora prima, aveva appreso che le sue compagne di squadra erano riuscite a salvare con successo Luana e Kisshu e che questi ultimi ora si trovavano sotto la loro protezione, al riparo da qualunque nemico tentasse di far loro del male.
Nonostante il successo della missione, tuttavia, la situazione al caffè restava delicata: da quanto era riuscita a capire, Kevin si trovava a sua volta all’interno dell’edificio ed era in sospeso tra la vita e la morte a causa delle ferite riportate. Anche la Mew alien e l’alieno dagli occhi dorati non sembravano essere usciti indenni dallo scontro, sebbene non fossero in immediato pericolo. Come se non bastasse, gli altri nemici li stavano ancora cercando ininterrottamente, e la ragazza non era del tutto certa che le difese erette da Ryou sarebbero bastate a tenerli lontani.
L’improvviso rumore prodotto dal chiavistello la fece sobbalzare, interrompendo il filo caotico dei suoi pensieri ed inducendola a trarsi a sedere di scatto.
-Okaerinasai, Masaya-kun! –Esordì, cercando di immettere quanta più allegria possibile nel tono di voce.
-Tadaima! –Il giovane, rientrato in quel momento da una lunga cena di lavoro, fece capolino dal corridoio, rivolgendole un sorriso sorpreso. –E’ molto tardi. Non pensavo mi avresti aspettata sveglia.
-Non è un problema: con il tempo da lupi che c’è stato oggi, non ho avuto molto da fare. E poi…-Ichigo deglutì, mentre una nuova ondata di tensione le faceva tremare le mani. –Volevo parlare con te.
Aoyama si limitò ad annuire, togliendosi la giacca prima di accomodarsi accanto a lei sul divano. –In effetti, in questi giorni non abbiamo avuto modo di parlare a causa dei miei impegni. Mi dispiace di averti lasciata sola per tutto questo tempo, Ichigo.
Lei abbassò lo sguardo, non sapendo come replicare a quelle parole: sapeva che non era colpa sua, Masaya stava facendo del suo meglio per continuare a portare avanti la sua carriera da ricercatore all’università. Si stava impegnando al massimo, probabilmente anche per riuscire a sostenere il loro futuro assieme.
Ma era proprio questo il problema: Ichigo non si sentiva adatta a vivere quel genere di vita, non era abbastanza brillante e ambiziosa per poter sostenere gli stessi ritmi universitari e lavorativi del proprio compagno. Oltre a sentirsi frustrata e infelice, aveva anche la sensazione di essere diventata null’altro che una palla al piede, un ostacolo per lui, così serio ed intelligente.
Quando aprì la bocca per parlare, tuttavia, quello la precedette, cingendole teneramente le spalle con un braccio e mormorando. –So perché mi hai chiesto di parlare…
Lei boccheggiò, incredula, sgranando gli occhi e puntandoli in quelli color cioccolato di lui. Vi lesse un’infinita tristezza che le fece stringere lo stomaco. In quel momento, seppe che Masaya aveva capito tutto: sapeva già quali fossero le sue intenzioni.
-Credevi non mi fossi accorto dei tuoi preparativi frettolosi? Sono impegnato, è vero, ma presto sempre attenzione a quello che fai.
-A-avrei dovuto immaginarlo. –Sospirò, colta da una stilettata di senso di colpa. –Non ho mai conosciuto nessuno così attento e amorevole nei miei confronti…
Seguì un istante di profondo silenzio che parve gravare sui loro animi come un macigno, finché Aoyama non trovò il coraggio di spezzarlo. –Ma tutto questo…la tua vita con me, non ti basta più, vero? –Le domandò, tristemente.
Ichigo avvertì le lacrime premere prepotentemente contro le proprie ciglia e dovette sforzarsi per ricacciarle indietro. –Costruire un futuro insieme a te, è tutto quello che ho sempre desiderato…eppure… -Mormorò con voce tremula. –Non riesco a capire perché, ma non sono a mio agio qui in Inghilterra. Mi sento costantemente frustrata e tremendamente sola…ho nostalgia della mia vita quotidiana a Tokyo e…
Quello si limitò ad annuire ancora una volta, aumentando la dolce presa che esercitava sulle sue spalle, quasi con l’intento di consolarla. –Non hai bisogno di spiegarmi niente. Mi sono accorto che non sei felice qui con me. E non ho intenzione di ostacolarti.
-Ma… -La ragazza si ritrovò nuovamente a lanciargli uno sguardo interdetto, non sapendo se sentirsi sollevata o amareggiata dalla sua arrendevolezza. Si sarebbe aspettata un minimo di resistenza in più da parte di Masaya, ma ancora una volta il ragazzo la stupì.
-Avevo già capito fin dall’inizio che la tua decisione sarebbe stata quella di tornare a casa. In questi giorni ho cercato di parlarne il meno possibile, perché volevo godermi gli ultimi momenti con te. –Le accarezzò una guancia, sorridendo tristemente. –Io ti amo Ichigo, al punto che sono disposto a lasciarti andare. Non ti costringerei mai a stare al mio fianco, se questo ti rende infelice.
A quelle parole, la giovane avvertì la sua, già debole, corazza cedere definitivamente e si ritrovò a gettargli le braccia al collo, scoppiando in un pianto disperato.
Perché Masaya non ce l’aveva nemmeno un pochino con lei?! Sarebbe stato tutto più facile in quel caso…invece, ancora una volta, si era rivelato essere più maturo e altruista di quanto lei non fosse mai stata, dimostrandole quanto puro e sincero fosse il suo amore. –Mi…Mi dispiace! –Riuscì solo a biascicare tra un singhiozzo e l’altro. –Sono una stupida egoista…non merito una persona fantastica come te…
L’altro si limitò a stringerla a sé a propria volta passandole delicatamente le dita tra i capelli. Quando riprese a parlare, anche la sua voce parve incrinarsi leggermente. –Tu sei una persona meravigliosa, coraggiosa e sincera. Meriti tutta la felicità del mondo, quindi non dire mai più cose del genere.
Rimasero stretti in quell’abbraccio disperato per un tempo che a entrambi parve lunghissimo e al tempo stesso terribilmente breve. Era un contatto che sapeva già di addio…per questo, nonostante i sentimenti laceranti che provavano, nessuno dei due riusciva a trovare il coraggio per interrompere quel momento di intimità.
Alla fine fu lui a muoversi per primo, posandole un delicato bacio sulla fronte. –Quello che è successo l’anno scorso ci ha cambiati. E non è colpa di nessuno. Né tua né mia. A volte capita di dover prendere strade diverse. –Le sussurrò, prima di allontanarsi.
Lei abbassò lo sguardo, senza trovare la forza per rispondergli. Sapeva che aveva ragione, ma questo non rendeva la realtà meno difficile da digerire.
A quel punto, Aoyama riprese a parlare con voce più ferma. –Ti chiedo solo una cosa, Ichigo.
-Dimmi…
-Almeno fino al giorno della tua partenza, vorrei che ci comportassimo ancora come se fosse tutto normale. Non voglio che i nostri ultimi ricordi insieme siano amari. Preferirei che conservassi un bel ricordo di Londra e dei nostri ultimi giorni insieme.
Udendo quella singolare richiesta, la Mew neko avvertì l’ombra di un debole sorriso affiorarle alle labbra. Era un ragionamento tipicamente da Masaya, e quel pensiero, seppur solo per un istante, la divertì. –Certo. –Esalò, asciugandosi le guance, ancora bagnate di lacrime.
Era fatta. Aveva preso la sua decisione, dopo lunghi tentennamenti. Non sapeva se la sua scelta di tornare a Tokyo si sarebbe rivelata giusta, ma ormai non poteva più tornare indietro. Doveva pensare al futuro, alle avventure che l’attendevano in Giappone e, soprattutto, ai suoi rinnovati doveri da Mew Mew, i quali probabilmente le avrebbero sottratto più tempo ed energie del previsto.
Nonostante tutto, mentre raggiungeva il proprio ormai ex ragazzo in camera da letto, si sorprese a provare una punta di eccitazione al pensiero che, di lì a pochi giorni, sarebbe tornata a vestire i panni di paladina della giustizia.

Oscurità. Disorientante, tenace ed opprimente oscurità che la stringeva da ogni lato, rendendo vano ogni suo tentativo di orientarsi nello spazio.
Non sapeva da quanto tempo fosse intrappolata in quel luogo, ma da quel che aveva potuto intuire tastando il terreno e le pareti attorno a sé, doveva trovarsi in una specie di stretto cunicolo di roccia.
“Perché sono qui?” Si domandò.
Quando aveva iniziato a gridare aiuto, le aveva risposto solo l’eco prepotente della sua voce che si era ben presto perso in lontananza, anch’esso inghiottito dal buio. L’unico suono che le sue orecchie percepivano era un gocciolio costante di acqua, per il resto nulla disturbava l’inquietante silenzio che avvolgeva quel luogo.
Guardandosi attorno, le era parso di essere nuovamente precipitata all’interno degli orridi di Uriezzo, il luogo dove lei e i suoi compagni avevano trovato l’acqua cristallo. Quella volta, almeno, i suoi sensi felini erano riusciti a sfruttare la minima quantità di luce presente nell’ambiente, mentre qui non le era stato concesso un lusso del genere.
Cercò a tentoni la propria spilla per la trasformazione, solo per rendersi conto di non averla con sé.
A quel punto la propria mente iniziò a vacillare e a cedere al panico: come poteva uscire di lì se non aveva idea di dove fosse né di come proseguire?
Proprio mentre stava per abbandonarsi a terra in preda allo sconforto, un rumore inaspettato ruppe la quiete, rimbombando flebilmente lungo le pareti rocciose.
Luana si voltò, allarmata, rendendosi conto che ciò che aveva udito somigliava fin troppo al pianto di un bambino. -C’è qualcuno?!
Nessuno rispose, ma i deboli singhiozzi non accennarono a scemare.
-Chi sei?! –Riprovò, con più decisione. –Rispondi! Ti sei perso anche tu?!
Quando, dopo l’ennesima domanda posta al vuoto, nulla parve cambiare, Luana decise che era giunto il momento di fare luce sulla questione. Se davvero in quel tunnel si trovava un bambino, non poteva lasciarlo da solo. In ogni caso non aveva nulla da perdere nel cercare di raggiungerlo, dato che non sapeva come uscire da lì. –Sto arrivando! Mi senti!? –Lo chiamò, mentre iniziava lentamente a seguire la fonte del rumore, appoggiandosi alle pareti per non perdere l’equilibrio.
Proseguì nella sua ricerca, saggiando con cautela ogni centimetro del muro e del terreno, per assicurarsi che non ci fossero pericoli sul suo cammino…finché il pianto non iniziò a farsi più forte. Evidentemente doveva essere vicina: chiunque fosse ad emettere quei singhiozzi, sembrava stesse chiamando qualcuno.
Tuttavia, la Mew alien non era in grado di distinguere le sue parole. L’unica cosa che percepiva con chiarezza era la disperazione impressa in quei lamenti, che ben presto le fecero desiderare di abbandonare ogni cautela per correre verso la fonte del suono.
Una parte di lei era acutamente consapevole del fatto che potesse trattarsi di una trappola, ma il suo istinto le suggeriva che non poteva essere così e che si trovava in quel luogo per un motivo ben preciso.
A conferma di quel pensiero, dopo alcuni istanti le parve finalmente di intravedere una figura nell’oscurità. Stringendo gli occhi per mettere a fuoco, si rese conto che si trattava veramente di un bambino, come aveva temuto, e che quest’ultimo singhiozzava tremante nel buio, chinato su qualcosa che la ragazza non riusciva a vedere.
Al tempo stesso le parve strano di riuscire a percepire così chiaramente quella figura infantile, dal momento che nel tunnel non era presente alcuna fonte di luce e tutto il resto dell’ambiente restava immerso nell’oscurità più totale.
Udendo i suoi singhiozzi disperati, tuttavia, l’istinto di protezione della ragazza ebbe la meglio sulla ragione -Che cosa è successo? – Gli domandò con voce tremante. Ormai era così vicina da riuscire a percepire distintamente la forza devastante della sua disperazione, ed ogni suo lamento le risuonava prepotentemente nelle orecchie, provocandole quasi un dolore fisico.
Dilaniata dal desiderio di aiutare quella creaturina tremante, rimasta sola nell’oscurità, si ritrovò ben presto a correre verso di lei, tendendo le braccia per cingerla in una stretta confortante.
Le sue buone intenzioni furono stroncate sul nascere, dato che riuscì ad avvicinarsi appena di qualche metro prima di essere bloccata da una sorta di barriera invisibile, che respinse prepotentemente la sua avanzata, facendola volare all’indietro.
Colta alla sprovvista, rovinò violentemente al suolo, mentre una voce minacciosa e al tempo stesso familiare si faceva strada nel buio. “Non devi vedere…” La udì sussurrare, prima che l’eco venisse nuovamente sovrastato dal suono dei singhiozzi.
Sobbalzò, guardandosi attorno confusa e cercando di individuare chi aveva parlato. -Cosa non devo vedere?! –Domandò, rimettendosi in piedi a fatica e cercando di avanzare nuovamente verso la fonte di luce.
Nonostante i suoi disperati tentativi, era chiaro che qualcuno voleva tenerla lontana a tutti i costi dato che, in risposta alla sua domanda, la terra iniziò a tremare violentemente, come squassata da una tremenda scossa di terremoto.
-Perché vuoi tenermi lontano?! Quel bambino ha bisogno di aiuto! –Tutt’altro che intenzionata ad arrendersi, la Mew alien cercò di aggrapparsi alle pareti rocciose del tunnel, ma a quel punto anche il terreno scomparve da sotto i suoi piedi, sostituito da una sgradevole sensazione di vuoto.
“Lui non ha bisogno di nessuno. Vattene!”
Furono le ultime parole che udì, prima di precipitare in un’ oscurità senza fine.


Si svegliò di soprassalto, il cuore che batteva all’impazzata ed il respiro affannoso.
Si guardò attorno disorientata, cercando di capire dove si trovasse: non riusciva infatti a riconoscere la stanza dove si era assopita, né l’arredamento spartano che la circondava.
I suoi ricordi erano resi ancora più confusi dal fatto che le immagini di quanto accaduto nel sogno continuassero a vorticarle nella testa, riempiendola di angoscia: quel tunnel immerso nel buio più totale, il bambino che piangeva, solo nell’oscurità e, soprattutto, quella voce fredda e familiare al tempo stesso…che cosa significavano?
Non era la prima volta che le capitava di elaborare sogni strani e sconclusionati, soprattutto da quando aveva contratto il sigillo con Kisshu.
Tuttavia, stavolta non aveva proprio idea di come interpretare quelle immagini. Era rimasta sconvolta nell’udire il pianto disperato del bambino, e la riempiva di rimorso il fatto di non aver potuto far nulla per aiutarlo.
Scosse la testa e prese un gran respiro, cercando di rimettere ordine tra i propri pensieri. Non doveva lasciarsi prendere dal panico: era possibile che si trattasse di un semplice incubo causato dal trauma della battaglia che aveva dovuto affrontare poche ore prima e, anche se così non fosse stato, cedere all’ansia sarebbe stato controproducente.
Dopo qualche minuto di autoconvincimento, il battito furioso del suo cuore, finalmente, rallentò e la ragazza fu in grado di ricordare quanto successo poche ore prima, compreso il fatto che in quel momento si trovasse, insieme al proprio protetto, in una stanza segreta del caffè Mew Mew.
L’ansia che aveva provato fino a quel momento si trasformò in una sorda preoccupazione, non appena le soggiunse il ricordo del volto pallido e stremato di quest’ultimo, il quale aveva subito un violento controllo mentale da parte di Kevin e non aveva ancora mostrato segni di ripresa.
Ora la cosa più importante era tenere sotto controllo le sue condizioni di salute…avrebbe pensato allo strano significato del proprio sogno una volta che si fosse svegliato.
Ferma in questi nuovi propositi, cercò di trarsi a sedere per accendere la luce ma, non appena eseguì il movimento, le sue costole lanciarono una sorda protesta, facendola gemere di dolore.
Era rimasta intrappolata così a lungo tra le immagini del suo inconscio che si era perfino dimenticata delle fratture che aveva riportato durante lo scontro con Kevin.
Dandosi mentalmente dell’imbecille, attese che le fitte al petto scemassero prima di scendere con cautela dal letto. Fortunatamente, eccezion fatta per le costole incrinate, le altre ferite riportate durante lo scontro stavano già migliorando notevolmente, motivo per cui riuscì a raggiungere il capezzale del proprio protetto senza troppi problemi.
L’alieno dagli occhi dorati era ancora profondamente addormentato, ma pareva stare meglio rispetto a qualche ora prima: il suo viso non era più ricoperto di sudore freddo, e il respiro appariva lento e regolare.
-Spero che ti riprenderai presto… -Sospirò la Mew alien, sedendosi accanto a lui e posandogli delicatamente una mano sulla fronte per controllare la temperatura. “Sarà il caso di chiedere altro the con lo zucchero ad Akasaka. Sembra avergli fatto bene” Si ritrovò a pensare, lasciando scorrere affettuosamente le dita tra i suoi capelli e stupendosi ancora una volta di quanto fossero piacevoli al tatto.
Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta, distogliendola bruscamente da quel momento di tenerezza. -Luana? It’s me, Ryou. Are you awake?
-Yes, yes! I’m awake! Just one moment, please. -Imbarazzata all’idea di essere sorpresa dal capo del progetto Mew con gli occhi ancora impastati di sonno e i capelli scarmigliati, la ragazza si affrettò a correre in bagno a sistemarsi. Impresa che si rivelò più difficile del previsto, dato l’inestricabile groviglio informe che le si era formato in testa.
Quando, parecchi minuti dopo, riuscì a presentarsi alla porta, si ritrovò davanti un Ryou alquanto scocciato. –Finalmente. Credevo che il letto ti avesse inghiottita.
-Mi ero appena svegliata. –Si giustificò la giovane, lanciandogli un’occhiataccia risentita. –Sai com’è…ieri non è stata esattamente una giornata leggera.
Quello non replicò, limitandosi a portarsi una mano al mento e a squadrarla attentamente da capo a piede, con fare interessato. –Sembri stare già meglio rispetto a ieri. –Commentò alla fine, senza riuscire a trattenere una nota di sorpresa e ammirazione nella voce. –E sono passate solo poche ore. Pai mi aveva parlato delle tue incredibili capacità di ripresa, ma non credevo si spingessero a tanto.
Colta alla sprovvista dall’improvviso interesse celato nelle sue iridi ghiacciate, la ragazza abbassò gli occhi verso il pavimento, a disagio. Non le piaceva affatto quello sguardo: la faceva sentire nulla più che una cavia da laboratorio.
Fortunatamente non dovette sottostare al suo scrutinio ancora per molto, perché l’altro, probabilmente percependo il suo imbarazzo, cambiò quasi subito argomento.–Kisshu, invece, come sta?
Sollevata, la ragazza colse la palla al balzo, decisa ad evitare che l’attenzione del biondino ricadesse nuovamente su di lei. -Per ora non mostra grandi segni di ripresa. Pensavo di fargli bere ancora un po’ di the: le bevande zuccherate fanno bene in questi casi.
La sua tattica parve funzionare dato che, a quelle parole, Ryou aggrottò le sopracciglia per poi avvicinarsi al letto dove era sdraiato Kisshu ed iniziare a saggiare il suo battito cardiaco e la presenza di riflessi involontari. –Sembra stare meglio fisicamente, ma, come ti ho detto ieri, dal punto di vista dell’attacco mentale non posso fare molto. –Concluse, una volta terminato di esaminare le sue condizioni. -Se ritieni che assumere zuccheri possa aiutarlo, dirò subito a Keiichiro di fare qualcosa in proposito. Potrebbe essere necessaria una flebo, per far sì che la sostanza faccia effetto più velocemente.
La Mew alien gli rivolse un’occhiata dubbiosa. Non era sicura che con gli alieni funzionassero le stesse terapie in uso per gli esseri umani, ma, d’altro canto, doveva ammettere che il prolungato stato di incoscienza del suo protetto stava iniziando a preoccuparla…
Prima che potesse trovare una risposta ai suoi machiavellici dubbi, la voce del capo del progetto Mew la riportò bruscamente alla realtà. –Comunque, sono qui anche per chiederti se te la sentiresti di partecipare alla riunione operativa che ho indetto, dove spiegherò alle altre Mew Mew tutto quello che riguarda te, tuo padre e questa situazione di pericolo.
-Quando si terrà la riunione?
-Tra pochi minuti, in effetti.
La giovane inarcò un sopracciglio. –Alla faccia del preavviso… -Borbottò sarcasticamente, per poi voltarsi a guardare con apprensione il capezzale del proprio compagno di squadra. –Non so se me la sento, onestamente. Viste le condizioni di Kisshu e la situazione di pericolo in cui ci troviamo, non voglio lasciarlo da solo troppo a lungo.
-Comprensibile. –Sospirò il giovane, passandosi una mano tra i capelli color grano. –Ma a questo può pensare Key. Lui è esperto di cure mediche e potrebbe occuparsi di Kisshu durante la riunione.
-Non sarebbe meglio se partecipasse anche lui? Pensavo lavoraste sempre insieme.
-Io e Keiichiro siamo stati precedentemente informati da Pai, quindi non dovrebbe essere un problema per lui allontanarsi. Lo aggiornerò su eventuali nuovi elementi una volta terminata la riunione. Quelle che non sanno quasi nulla sono le ragazze e, dato che dovranno lavorare in prima linea contro il nemico, penso che meritino una spiegazione chiara da parte di chi è direttamente coinvolto. –Le spiegò il biondino, rivolgendole uno sguardo eloquente, come a voler sottolineare quanto fosse fondamentale la sua partecipazione. –Inoltre, dovremo anche parlare di Kevin e delle precauzioni da prendere in caso si risvegli.
Messa alle strette dal suo ragionamento, Luana dovette ammettere che probabilmente sarebbe stato saggio partecipare, nonostante l’idea di spiegare quanto accaduto a sei persone che, fino a poche settimane prima, aveva considerato come nemiche la rendesse tutt’altro che entusiasta, soprattutto se questo significava allontanarsi dal suo compagno di squadra.
Tuttavia, non era così egoista da non capire quanto fosse importante informare più persone possibile riguardo la pericolosità dei loro nemici e, soprattutto, quanto fosse fondamentale sviluppare insieme una linea d’azione per risolvere il problema di Kevin.–D’accordo. –Acconsentì a malincuore, rassegnandosi a partecipare.
Quest’ultimo parve sollevato nell’udire la sua decisione e le rivolse un mezzo sorriso, facendole cenno di seguirlo.
Percorsero a grandi falcate tutto il corridoio, tanto che la Mew alien dovette sforzarsi di accelerare il passo per non perderlo di vista. Dopo aver svoltato l’angolo, proseguirono ancora per diversi metri, prima che Shirogane, finalmente, rallentasse, fermandosi davanti ad una doppia porta del tutto simile a quella che celava la stanza dove Luana aveva dormito.
-Qui dentro. –Le confermò in tono pratico, per poi iniziare ad armeggiare con le password ed i sistemi di allarme.
Dopo qualche istante, l’ingresso della sala si aprì, scorrendo di lato con un sinistro sbuffo.
Avvertendo un’improvvisa ondata di tensione al pensiero di dover partecipare attivamente ad un incontro tanto importante, la ragazza mosse qualche timido passo all’interno, posando i piedi sul lucido pavimento color blu notte.
Mentre si guardava attorno con circospezione, non poté trattenersi dal restare impressionata dalla modernità e funzionalità della stanza: un enorme salone adibito a laboratorio, in fondo al quale svettava, maestoso, un gigantesco pannello di controllo, sovrastato da un monitor altrettanto enorme.
Catalogando con lo sguardo tutti i computer e i macchinari presenti, la maggior parte dei quali le risultavano del tutto sconosciuti, si ritrovò a pensare, con una punta di ammirazione mista a senso di colpa, che quel laboratorio non aveva nulla da invidiare a quello costruito da Pai.
In fin dei conti, doveva esserci un motivo se le Mew Mew avevano dato agli alieni tanto filo da torcere fino a pochi mesi prima.
“Lo avevo sottovalutato…” Ammise a se stessa, lanciando un’occhiata di sottecchi a Shirogane.
Un sommesso mormorio di voci concitate la distolse ben presto dalla sua ammirazione per il laboratorio e la indusse ad irrigidire la schiena, nuovamente consapevole del vero motivo per cui si trovava lì.
Disposte in fila davanti al monitor principale, infatti, l’attendevano le cinque ragazze Mew che, non appena percepirono la sua presenza, si voltarono a guardarla, alcune con espressione incuriosita, altre diffidenti e altre ancora, come nel caso di Zakuro, apparentemente impassibili.
La prima cosa che notò avvicinandosi fu che erano tutte trasformate. Dettaglio che, in un primo momento, la allarmò non poco: che la stessero attirando in una trappola?!
Il vero motivo di quella scelta le fu chiaro non appena Shirogane le consigliò di fare lo stesso. –Alcune delle ragazze non conoscono bene l’inglese e tantomeno l’italiano. Dato che anche tu non sei esperta in lingua giapponese, ho pensato fosse meglio farvi utilizzare i poteri da Mew Mew, in modo che non ci siano problemi di comunicazione.
Luana si limitò ad annuire, sollevata per la franchezza dimostrata dal creatore del progetto Mew e al contempo grata di non doversi scervellare più di tanto per riuscire a comunicare efficacemente con i partecipanti.
Mentre estraeva la spilla dalla tasca per trasformarsi in Mew Luana, con la coda dell’occhio intravide Ryou confabulare con Keiichiro: probabilmente, come promesso, lo stava mettendo al corrente riguardo le condizioni di Kisshu, sottolineando la necessità di avere qualcuno che si occupasse di lui durante la riunione.
A conferma di quell’ipotesi, il cuoco si limitò ad annuire gentilmente, per poi appuntare il proprio sguardo su di lei. –Stai tranquilla. –La rassicurò, rivolgendole uno dei suoi disarmanti sorrisi. –Capisco le tue preoccupazioni e qui basta Ryou come coordinatore. Mentre voi sarete impegnati, mi assicurerò che Kisshu riceva le cure necessarie per riprendersi al più presto. Potrete aggiornarmi con calma più tardi sull’esito della riunione.
-Senza contare che qualcuno deve anche tenere d’occhio le condizioni di Kevin, per evitare che si svegli e combini un macello mentre siamo impegnati. –Si inserì Ryou, pragmatico come sempre.
-Vero anche questo. –Gli concesse l’amico. –Farò in modo di tenere sotto controllo entrambi.
Stupita dalla sua totale disponibilità ad occuparsi non soltanto del proprio protetto, ma anche di un nemico potenzialmente letale, la Mew alien si sentì invadere da un’ondata di profonda gratitudine e dovette deglutire più volte per riuscire a rispondere. –Non so davvero come ringraziarti Akasaka-san…
-Figurati. Non possiamo certo rischiare che Kisshu si faccia del male. Dopo un ulteriore rapido scambio di istruzioni con il suo collega, Keiichiro si diresse a passo svelto verso l’uscita della sala riunioni, congedandosi con un semplice –Buona continuazione.
Avendo trovato rapidamente un modo per tenere sotto controllo le due presenze aliene all’interno del caffè Mew Mew, Ryou poté finalmente concentrarsi sulle questioni più impellenti.
Si schiarì la voce con impazienza, sospingendo poco delicatamente Luana verso le altre partecipanti. –Bene, ora che ci siamo organizzati, direi che è il caso di iniziare a discutere seriamente.
Notando lo sguardo smarrito della Mew alien e la sua reticenza nel prendere parola, aggiunse, in tono più incoraggiante. -Perché non ci spieghi dall’inizio quello che è successo?
-Già! Non abbiamo affatto capito come mai degli alieni provenienti dallo stesso pianeta di Kisshu, Pai e Taruto, dovrebbero avercela tanto con voi. –Si intromise Mint, con il suo solito fare petulante.
-Mint! –Si affrettò a zittirla Mew Berry per poi rivolgere a Luana uno sguardo di scuse. –Quello che Mint intendeva dire, è che siamo impazienti di capire quello che è successo…
-Per poterti aiutare meglio! –Completò Purin, rivolgendole un largo sorriso amichevole.
Posta di fronte all’estrema curiosità delle interlocutrici, Mew Luana avvertì un po’ della tensione provata precedentemente stemperarsi.
Nonostante avessero combattuto su fronti opposti fino a poche settimane prima, pareva che le cinque fossero disposte ad ascoltarla senza riserve, e quella consapevolezza le diede il coraggio che le serviva per iniziare a parlare. –D’accordo, ci proverò –Acconsentì, ricambiando timidamente il sorriso.
Iniziò il suo racconto partendo dal giorno in cui Kevin si era presentato come nuovo alunno nella sua scuola, fino ad arrivare al momento in cui lei lo aveva trovato raggomitolato e ferito in un angolo della strada che portava alla biblioteca e, nel tentativo di aiutarlo, avesse scoperto la sua vera natura di alieno, riuscendo fortunatamente a fuggire.
-Da quel momento, io e i miei compagni di squadra, abbiamo iniziato a domandarci perché Kevin si fosse presentato appositamente nella mia scuola e perché avesse tentato di attaccare proprio me.
-E così avete scoperto che il motivo per cui eri stata attaccata era il sangue alieno che scorre nelle tue vene… -Soggiunse Ryou a mezza voce.
-Sì, ho scoperto che mio padre è un alieno. –Ammise la giovane, avvertendo una nuova ondata di disagio e stizza invaderle l’animo. Ancora non era riuscita a perdonare completamente il padre per averle tenuto nascosta un’informazione così importante. –Il motivo per cui Kevin e i suoi compagni vorrebbero me e la mia famiglia morti è proprio che mio padre è fuggito clandestinamente dal suo pianeta…cioè, dal loro pianeta. Ha infranto la legge in vigore e ingannato i suoi simili. Ai loro occhi non è altro che un criminale…un criminale che deve essere punito con la morte.
-Ma se il problema è tuo padre…perché prendersela con te? –Si fece timidamente avanti Retasu.
Luana dovette riflettere per qualche istante prima di replicare. Tuttavia, la risposta non tardò a farsi strada nella sua mente, insieme ad un’amara consapevolezza. –Mio padre è un alieno molto potente. Dunque immagino che non sia facile coglierlo di sorpresa e catturarlo. Probabilmente avevano intenzione di usare me per arrivare a lui. In ogni caso, dubito che desiderino tenermi in vita…Kevin mi ha fatto capire molto chiaramente che mi considerano una sorta di abominio. Uno scherzo della natura che non merita di vivere… -Dovette interrompersi a causa del groppo che le si era formato in gola…se avesse continuato a parlare, sarebbe sicuramente scoppiata a piangere.
-Ma è sbagliato! –Insorse la Mew verde, in tono talmente scandalizzato che sia Luana che le sue compagne di squadra sobbalzarono stupite, non avendola mai sentita alzare la voce in quel modo. –Non hai deciso tu di nascere mezza aliena e non è colpa tua se tuo padre ha deciso di fuggire sul pianeta Terra!
Lo stupore dei presenti crebbe ulteriormente quando anche Zakuro, rimasta in silenzio fino a quel momento, si fece avanti per avvalorare quella tesi. –In effetti è un ragionamento piuttosto primitivo. Mi stupisce che gli esponenti di una razza che si considera superiore possano fare dei ragionamenti tanto razzisti e bigotti. –Dopodiché, rendendosi conto delle sei paia di occhi sgranati appuntati su di lei, aggiunse, in tono scocciato. –Cosa sono quelle facce?
-Niente Onee-sama! Figurati! Come sempre hai ragione… -La rabbonì Mint.
Una volta scemato quell’attimo di sorpresa, la Mew alien riprese il racconto, spiegando i dettagli del salvataggio di sua madre e suo padre, compresa la loro fuga in un’altra base aliena dall’ubicazione sconosciuta a tutti tranne che a Pai, fino a giungere all’attacco di Kevin, avvenuto poche ore prima.
-Se davvero Pai è l’unico a sapere dove si trova tuo padre Alain, la situazione è molto più grave di quanto pensassi… -Sospirò Shirogane, dopo che la ragazza ebbe terminato di riportare i fatti accaduti.
Quest’ultima annuì mestamente, aggrottando le sopracciglia con preoccupazione. –Lo è. Ho paura che tortureranno Pai fino a farlo cedere, o peggio…fino a ridurlo come Kevin. –Scosse violentemente la testa, come a voler scacciare a forza quel terrificante pensiero. –Dobbiamo salvare lui e Taruto, prima che sia troppo tardi! –Ribadì, stringendo i pugni in un moto di impotenza. Nonostante avesse cercato di trattenersi, non riuscì ad impedire che i suoi occhi si riempissero di lacrime al pensiero dei suoi compagni, tenuti prigionieri chissà dove e torturati ingiustamente a causa sua.
Totalmente immersa in quei desolanti pensieri, trasalì quando qualcuno le posò una mano sulla spalla con fare consolatorio.
Alzando gli occhi, si specchiò in quelli rosso intenso di Mew Berry che le rivolse uno sguardo colmo di comprensione. –Non preoccuparti! Lavorando tutte insieme li troveremo e riusciremo a portarli in salvo!
Le altre Mew Mew annuirono con convinzione, avvicinandosi a loro volta a Luana, la quale, senza preavviso, si ritrovò stretta in un soffocante abbraccio collettivo e arrossì fino alla punta del capelli. –G-grazie io…non so cosa dire. –Boccheggiò, spiazzata da quell’ improvvisa e, a suo parere, immotivata dimostrazione d’affetto.
Cercò con lo sguardo la figura di Shirogane in una muta richiesta di aiuto, ma quello, rilevando il suo disagio, si limitò a scuotere la testa con fare divertito, ghignando sotto i baffi.
Nonostante la sua reticenza ad accettare il contatto fisico, dopo qualche istante, si rese conto, con sommo stupore, che il gesto delle cinque ragazze Mew era effettivamente servito a tirarla su di morale: per la prima volta da quando era stata attaccata da Kevin, infatti, avvertì la propria ansia scemare considerevolmente, sostituita da una sensazione di relativa calma e sicurezza.
-Davvero non vi disturba il fatto che io sia una mezza aliena…? –Pigolò, non appena le ragazze la lasciarono libera da quell’abbraccio collettivo.
-Non più di quanto ci disturbi il fatto che tu abbia scelto gli alieni come compagni di squadra, anziché noi… -Replicò ironicamente Mint, facendole la linguaccia.
La Mew alien, udendo quelle parole impertinenti, non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere di gusto. –Touché! –Ammise, sollevando le mani in un simbolico gesto di resa.
Come sempre fu Shirogane a spezzare quel breve momento di ilarità, riportando l’attenzione dei presenti ai problemi principali che esigevano ancora una soluzione. –Bene, ora che sappiamo esattamente come sono andate le cose, direi che possiamo iniziare a pensare ad un modo per liberare Pai e Taruto…qualcuno ha qualche suggerimento? –Domandò, squadrando una ad una le sei guerriere, le quali ricambiarono con fare dubbioso, limitandosi a rimanere chiuse in un denso silenzio meditativo.
Dato che nessuno sembrava intenzionato a dire nulla, fu proprio Luana ad alzare la mano con fare titubante. Non le era mai piaciuto prendere la parola durante una discussione, ma in questo caso non poteva esimersi dal proporre la soluzione a cui aveva pensato per tutta la notte. Era la sua unica possibilità per far valere le sue ragioni e non aveva intenzione di lasciarsela sfuggire.
-Dimmi pure.
-Credo che nessuno di noi abbia la più pallida idea di dove siano stati rinchiusi i miei compagni di squadra…dico bene? –Soggiunse, gettando un rapido sguardo alle altre Mew Mew che si limitarono ad annuire, perplesse. –Questo complica le cose, perché vuol dire che per scoprire dove li hanno portati ci restano solo due alternative: seguire di soppiatto uno dei nostri nemici oppure costringere uno di loro a parlare.
Gli occhi della Mew lupo scintillarono di un bagliore trionfante. –Ho capito dove vuoi andare a parare. Stai pensando a Kevin, giusto?
-Esatto. –Confermò la Mew alien, altrettanto soddisfatta. –È l’unico di loro a cui possiamo estorcere queste informazioni, al momento.
-La fai facile! –Obiettò Mint.–Non mi sembra che questo tizio sia esattamente sano di mente o disposto a collaborare con noi! –Le fece notare, scuotendo la testa.
Anche Berii, tutt’altro che entusiasmata dalla proposta, scosse violentemente il capo. –Sarebbe pericolosissimo! Potrebbe ingannarci e controllarci tutte!
Prima che Luana potesse smorzare i timori dei presenti, il panico prese a serpeggiare tra le pareti della stanza, portando le giovani a protestare in tono sempre più alto:
-Che cosa possiamo fare? E’ l’unico modo per liberarli…
-Sì, ma così rischieremo di morire!
-Ma è proprio necessario?!
Finché la ragazza, stordita e dolorante a causa del volume crescente delle proteste, non ci vide più e, dopo essere salita in piedi sul pannello di controllo posto alle loro spalle, gridò con quanto fiato aveva in gola. –NON HO FINITO!
Spiazzate dal suo tono perentorio, le cinque si zittirono immediatamente, voltandosi a guardarla con espressione mortificata.
Ryou, dal canto suo, si esibì in un sorrisetto a metà tra il divertito e l’ammirato, non potendo fare a meno di provare una certa soggezione nel rilevare la straordinaria quanto inaspettata attitudine al comando della Mew nera. In quel momento, nemmeno lui si sarebbe mai sognato di interromperla, nonostante la giovane avesse avuto l’ardire di utilizzare i suoi preziosi macchinari scientifici come piedistallo.
Solamente quando fu certa di avere catturato l’attenzione di tutti i presenti e scoraggiato ogni possibile interruzione, Mew Luana riprese a parlare in tono più conciliante. –Ho le mie buone ragioni per proporre una cosa del genere. Ho pensato tutta la notte a delle possibili soluzioni e sono giunta alla conclusione che questa sia l’unica disponibile.
Mint aprì la bocca per protestare, ma venne stroncata sul nascere da Shirogane che la zittì con un brusco gesto della mano. Egli, d’altro canto, sembrava pendere letteralmente dalle labbra della Mew alien, bevendosi ogni sua parola come fosse nettare.
-È vero, Kevin ha dei poteri strabilianti, che nessuno di noi può sperare di contrastare, ed è stato particolarmente violento nei miei confronti. –Ammise la riccia, trattenendo a stento un brivido. –Ma durante il nostro ultimo combattimento ho avuto la conferma che non sta agendo di sua spontanea volontà contro di noi: mentre combattevamo era talmente furibondo e fuori di sé che mi ha rivelato di aver subito delle terribili punizioni per colpa mia. –Attese che le proprie parole facessero presa sul pubblico, poi proseguì. –Questo mi fa pensare che stesse eseguendo degli ordini dettati da un suo superiore e che, ad un certo punto, abbia cercato in qualche modo di disubbidire. Altrimenti non sarebbe stato punito.
-Quindi pensi che sia stata la crudeltà di quelle punizioni a renderlo così feroce e che lui in realtà non volesse più catturarti? –Le domandò Retasu, aggrottando le sopracciglia.
Luana annuì. –E’ probabile…per questo spero che, una volta che Kevin si sarà ripreso dalle ferite, potremo cercare di convincerlo a smettere di combattere o, addirittura, a passare dalla nostra parte. Mi sembra chiaro che è stanco di eseguire i loro ordini! Potremmo mostrargli che c’è possibilità di scelta! Che nessuno di noi lo costringerà a subire terribili punizioni e che potrà essere libero, se deciderà di aiutarci.
A quelle parole, l’indole pacifista della Mew verde parve risvegliarsi, perché i suoi occhi si animarono improvvisamente di una luce più decisa. –Mi piace la tua idea…potresti avere ragione!
In compenso ci pensò il biondino a ridimensionare il loro entusiasmo, replicando con fare critico. –Sì, non nascondo che potrebbe essere un buon piano con cui agire…ma ci stiamo dimenticando dei suoi poteri. Anche se Kevin fosse effettivamente stufo del genere di vita che conduce, sarebbe comunque troppo pericoloso interagire con lui finché potrà usare le sue capacità. Non possiamo smettere di sedarlo e rischiare di venire tutti assoggettati!
Posta di fronte all’evidenza, la Mew alien non riuscì a trovare un’argomentazione efficace con cui replicare e dovette limitarsi ad esalare un sospiro frustrato. Le rimostranze di Shirogane erano sensate dato che, per quanto avesse cercato di scervellarsi, non era ancora riuscita a trovare un modo per bloccare i poteri mentali dell’alieno. Finché non fossero riusciti a capire come arginare il problema, non potevano sperare di fare progressi su quel fronte.
Rilevando la sua espressione amareggiata e delusa, Shirogane tentò di indorare la pillola. –Con questo non sto dicendo che la tua idea non sia acuta. Anzi, trovo che il tuo sia un ottimo piano. Solo che al momento è…
La conversazione venne bruscamente interrotta da un preoccupante suono di grida e vetri infranti, proveniente dal corridoio adiacente. Tutti i presenti si voltarono di scatto verso la fonte del rumore, mentre, quasi contemporaneamente, i polsi della Mew nera iniziavano a pizzicare, segnalando l’imminente attivazione del sigillo.
-Sta succedendo qualcosa a Kisshu! –Quest’ultima fece per scattare in avanti, ma venne prontamente bloccata da Shirogane che le intimò di rimanere dov’era, prima di precipitarsi verso l’uscita del laboratorio. Nonostante fosse perfettamente consapevole che sarebbe stato più saggio seguire quello che le era stato detto, la ragazza non poteva tollerare di restare con le mani in mano mentre il proprio protetto si trovava in una situazione di pericolo. Pertanto, non appena vide Ryou sbloccare il sistema di sicurezza della porta, scattò in avanti più veloce di un proiettile, sgusciando tra le gambe di quest’ultimo e precipitandosi verso la stanza dove si trovava Kisshu, completamente sorda ai richiami preoccupati delle altre guerriere.
“Ti prego…fa che non sia troppo tardi…”
Si ritrovò a pensare, mentre un’ondata di panico le ottenebrava i sensi, facendole schizzare il cuore in gola. Perché aveva accettato di partecipare a quella stupida riunione?! Se fosse capitato qualcosa a Kisshu mentre era distratta non avrebbe mai potuto perdonarselo.
In preda al panico, svoltò l’angolo, dirigendosi come una furia verso la porta della stanza da cui provenivano i rumori della colluttazione e trovandola, come temeva, completamente aperta.
Senza ulteriori indugi fece apparire la propria arma da combattimento, pronta a puntarla contro il misterioso aggressore prima che potesse rendersi conto della sua presenza.
Tuttavia, la scena che si ritrovò davanti agli occhi non appena superò lo stipite la lasciò completamente senza parole, inducendola a bloccarsi e a spalancare gli occhi, sbigottita. –Che diavolo sta succedendo qui dentro?!
Akasaka-san giaceva, infatti, riverso al suolo con il naso tumefatto ed il labbro spaccato, mentre un Kisshu evidentemente fuori di sé lo teneva bloccato contro il pavimento, gridandogli contro con quanto fiato aveva in gola. –Parla, maledetto bastardo! Che cosa le avete fatto!?
Luana si affrettò a bloccarlo, proprio mentre stava per accanirsi nuovamente sul povero cuoco. -Kisshu, fermati! Sei impazzito?! –Gridò, afferrandolo per la vita e strattonandolo all’indietro.
Nell’udire la voce della ragazza, l’alieno si bloccò di colpo, voltandosi a guardarla come se non riuscisse a capacitarsi della sua presenza in quella stanza. Aveva il respiro affannoso e spezzato e il volto arrossato e madido di sudore, quasi avesse utilizzato tutte le proprie energie nel disperato tentativo di attaccare Akasaka.
-Luana…sei…viva…? –Riuscì solo a mormorare stolidamente, lasciando vagare lo sguardo sul corpo tonico della giovane.
Constatando che ella sembrava essere effettivamente corporea e in perfetta salute, fu colto da una sensazione di sollievo così intensa da lasciarlo senza fiato.
L’adrenalina che fino ad un istante prima era scorsa con prepotenza nelle sue vene, scemò gradualmente e con essa le forze che gli avevano permesso di lottare.
In un istante si ritrovò ad annaspare, colto da una violenta sensazione di debolezza e vertigini.
Vedendo lo sguardo del proprio protetto farsi improvvisamente vacuo e il suo corpo ondeggiare pericolosamente, Luana si affrettò a sorreggerlo meglio, prima che rovinasse al suolo. –Certo che sono viva! Perché non dovrei esserlo? –Mormorò in tono rassicurante, accarezzandogli con una mano la guancia sudata, nel tentativo di tranquillizzarlo.
Quest’ultimo si limitò ad abbandonarsi contro il suo petto con tutto il peso del corpo, respirando a fondo il profumo della sua pelle come per avere la conferma definitiva della sua presenza.
Luana avrebbe voluto chiedergli spiegazioni, ma si rese ben presto conto che egli non sembrava avere la forza necessaria per sostenere una conversazione, quindi ritenne più saggio rivolgersi a Keiichiro. –Che cosa è successo?
Prima che il cuoco potesse replicare, un coro di voci scandalizzate risuonò nella stanza, cogliendoli di sorpresa.
La Mew alien sobbalzò, stringendo istintivamente più forte Kisshu, in un gesto protettivo. Presa dalla foga del momento si era completamente dimenticata di Shirogane e delle altre guerriere, ma non ci voleva certo un genio per intuire che, vedendo il proprio mentore aggredito brutalmente e riverso al suolo, non avrebbero reagito positivamente.
-Key! Stai bene?! –Gridò, infatti, il biondino, precipitandosi all’interno e aiutando l’amico a rialzarsi.
Per tutta risposta quello tentò di esibirsi in un sorriso rassicurante che si trasformò ben presto in una smorfia di dolore a causa del taglio sul labbro. –Va tutto bene. –Gemette, una volta che fu in grado di trarsi a sedere. –Ho solo sottovalutato la situazione. Per fortuna Luana è intervenuta in tempo.
-Non è il momento di minimizzare! Spiegaci piuttosto che cosa è successo qui dentro! –Lo apostrofò Berii, indicando con un gesto stizzito le sue ferite e tutti i pezzi di ceramica sparsi sul pavimento. –Sembra che sia passato un tornado! Ci siamo spaventate a morte!
Rilevando gli sguardi terribilmente preoccupati delle cinque guerriere e quelli confusi di Luana e Ryou, Keiichiro sospirò, passandosi stancamente una mano tra i capelli castano scuro, con l’intento di ravvivarli. -Come volete…ma prima credo sia il caso di rimettere a letto Kisshu. Non sembra essere ancora nelle condizioni di muoversi. –Suggerì, appoggiandosi cautamente al braccio dell’amico per rimettersi in piedi.
Per l’ennesima volta, l’animo della Mew alien fu travolto da un’ondata di sollievo e gratitudine, non appena si rese conto che il ragazzo non sembrava serbare rancore verso l’alieno dagli occhi dorati, nonostante quest’ultimo lo avesse aggredito con inaudita violenza. –Buona idea.
Kisshu era nuovamente sul punto di scivolare nell’incoscienza ma, non appena udì le parole della propria compagna di squadra, parve riscuotersi. -Non posso dormire…potrebbero farti del male! –Biascicò, in un tono appena udibile, rivolgendole uno sguardo smarrito e preoccupato al tempo stesso e aggrappandosi più forte alle sue spalle, come a volerle impedire di muoversi da lì.
-Nessuno vuole farmi del male. –Lo contraddisse dolcemente la giovane. –Le Mew Mew ci hanno salvati, siamo al sicuro qui.
Il proprio protetto le riservò un’espressione tutt’altro che convinta, tanto che Luana temette che si sarebbe rifiutato di muoversi, costringendoli a rimetterlo a dormire con le maniere forti. Tuttavia, dopo lunghi attimi di riflessione, la stanchezza dovette avere la meglio sulla sua testardaggine, dal momento che allentò la presa su di lei con un sospiro rassegnato.
Luana fece per alzarsi, ma Mew Zakuro la bloccò con un gesto perentorio. –Aspetta, ti aiuto. In due faremo prima. –Le consigliò, inginocchiandosi a sua volta sul pavimento per aiutarla a reggere meglio il peso dell’alieno.
Kisshu le rivolse un’occhiata diffidente, ancora meno entusiasta all’idea di mostrarsi così vulnerabile al cospetto della Mew lupo. –Vedi di non fare scherzi… -Ringhiò a mezza voce, prima di passarle un braccio attorno alle spalle con aria scontenta e rassegnata.
Zakuro non parve particolarmente turbata e si limitò a replicare in tono ironico. –Vale anche per te.
Nonostante i dubbi iniziali, la prestanza fisica della modella si dimostrò provvidenziale, tanto che le due Mew Mew riuscirono a posizionare l’alieno dagli occhi dorati sul letto senza alcuno sforzo, nonostante le sue condizioni precarie.
-Grazie Zakuro-san. –Sospirò Luana, una volta che ebbe terminato di aiutare il proprio protetto ad infilarsi sotto le coperte. Dopodiché si voltò, curiosa quanto le altre guerriere di ascoltare il racconto di Keiichiro.
Era sollevata dal fatto che nessun alieno malintenzionato avesse cercato di fare irruzione al caffè Mew Mew, ma al tempo stesso non riusciva a capacitarsi della reazione sconsiderata di Kisshu, che doveva essersi sentito gravemente minacciato, per provocare addirittura l’attivazione del sigillo.
Il cuoco, dopo aver preso posto a fatica sull’unica sedia disponibile all’interno della stanza, agitò pigramente una mano, come a voler minimizzare quanto accaduto. –E’ molto semplice: sono entrato nella stanza per portare a Kisshu un po’ di the zuccherato, come mi era stato consigliato da Luana. Mentre mi avvicinavo però, lui si è svegliato all’improvviso. Visto il trauma mentale subito, deve aver avvertito la mia presenza come una minaccia, perché ha reagito con estrema violenza.
La Mew alien non poté esimersi dall’arrotolarsi una ciocca di capelli attorno al dito con preoccupazione, mentre lasciava correre lo sguardo sul viso pallido ed emaciato del proprio protetto. Quanto era stato devastante l’attacco mentale di Kevin!?
Si ritrovò a sperare con tutta sé stessa che la mente di Kisshu fosse abbastanza forte da non riportare danni permanenti. Aveva bisogno di lui, del suo sostegno e della sua vicinanza. Non poteva sopportare il pensiero di vedere il proprio protetto ridotto all’infermità mentale, dopo tutto quello che avevano superato insieme…dopo che lui l’aveva salvata da un tentativo di stupro.
-C’è da dire che Kisshu è rimasto svenuto per tutto questo tempo, quindi non poteva sapere che Kevin era stato reso inoffensivo. Magari era ancora convinto di essere sotto attacco. –Ipotizzo Retasu, mentre esaminava attentamente le ferite del giovane cuoco.
Purin annuì con convinzione. -Già! Forse non sapeva neanche che Luana era salva! Anche io sarei impazzita se fossi svenuta nel bel mezzo di una battaglia e mi fossi risvegliata in un posto completamente diverso.
-È probabile che non lo sapesse. –Convenne la Mew alien, ricordando nitidamente le parole pronunciate dal suo protetto mentre colpiva Akasaka. –Quando sono arrivata qui, stava gridando “Che cosa le avete fatto?!”. E non appena ha sentito la mia voce si è calmato.
Anche Keiichiro, a quel punto, annuì. –Penso che, non vedendoti, si sia convinto che ti fosse successo qualcosa o che ti avessimo fatto del male. Non ho avuto il tempo di spiegargli che non era così. –Mormorò, indicando, in un gesto autoironico, le proprie ferite. –Avrei dovuto stare più attento.
Ryou non pareva altrettanto ben disposto nei confronti dell’alieno, dato che, non appena l’amico terminò di parlare, emise uno sbuffo scocciato dal naso. –Ciò non toglie che la sua reazione è stata eccessiva. Forse sta perdendo il controllo!
Luana gli scoccò un’occhiataccia di avvertimento. –E che cosa vorresti fare? –Gli domandò, il tono carico di tensione, posizionandosi istintivamente davanti al capezzale del proprio compagno di squadra, come a sfidare chiunque volesse avvicinarsi.
-Nulla! Dico solo che, forse, dovremmo sedarlo.
-Non sappiamo che effetto possano avere i medicinali umani su un alieno! Kisshu è già abbastanza provato anche senza che voi lo usiate come cavia.
-Nessuno vuole usarlo come cavia… -Tentò di intervenire Akasaka, in tono conciliante.
-Ah no?! –Replicò la ragazza, in tono di sfida. –Bene, allora non avrete problemi a lasciarmi gestire la situazione.
Shirogane aprì la bocca per protestare, ma lei lo interruppe con decisione. –Sentite…è già rinchiuso in una stanza. E ci sono io a tenerlo d’occhio, okay? Se vedrò che la situazione è fuori controllo, sarò la prima a proporre di sedarlo, ma per il momento mi sembra una soluzione troppo estrema.
L’altro scosse la testa, rivolgendole uno sguardo profondamente contrariato. –Non ragioni lucidamente, quando si tratta di lui. E adesso sei sotto la nostra responsabilità quindi…
-Ryou. –Stavolta fu Zakuro ad interrompere la sua arringa, posandogli con decisione una mano sulla spalla. –Luana conosce Kisshu da più di sei mesi. Penso che possa valutare se è in grado di gestire la situazione. –Lo smontò, in tono lapidario.
-E poi, Kisshu non ha certo i terribili poteri di Kevin… -Le fece eco Berii, in tono pensoso.–Non penso sia giusto riservargli lo stesso trattamento.
Pian piano, anche le altre guerriere presero ad annuire, dichiarando che, secondo loro, le misure che il capo del progetto Mew voleva adottare erano eccessive e costringendo quest’ultimo a riconsiderare le proprie parole.
-E va bene. –Concesse, infine, a denti stretti, rivolgendo uno sguardo estremamente risentito alle sue sottoposte. –Ma sappiate che se succederà qualcosa, dovrete risolvere voi la situazione.
Dal momento che i presenti sembravano aver perso interesse nel somministrare medicinali dagli effetti sconosciuti al suo protetto, Luana si permise di provare un cauto barlume di speranza, mentre osservava le cinque guerriere aiutare Keiichiro ad uscire dalla camera.
Alla fine, anche Shirogane si decise ad uscire, non prima di averle rivolto un ultimo sguardo di avvertimento.
La giovane strinse i pugni, pronta a subire un altro attacco da parte sua. Tuttavia, quest’ultimo la sorprese, congedandosi con un semplice. –Terrò in considerazione la tua proposta riguardo Kevin. Cercheremo insieme una soluzione per arginare il problema. Se avremo novità, ti faremo sapere.
Finalmente sola, Luana rimase per qualche secondo a fissare la porta chiusa con aria sbigottita, rassegnandosi alla triste consapevolezza che non sarebbe mai riuscita a districare i complessi pensieri che si agitavano nella mente di Shirogane.
Quantomeno, poteva finalmente prendersi del tempo riflettere sul da farsi. Le sarebbe piaciuto immensamente giungere alla soluzione del problema “Poteri di Kevin” prima di Shirogane, in modo da potergli sbattere in faccia quanto fosse perspicace ed intelligente.
Tuttavia, il suo stomaco pareva pensarla in modo molto diverso, dato che, non appena si sedette alla scrivania, prese a lamentarsi piuttosto rumorosamente, facendole ricordare che non aveva ancora toccato cibo dalla mattina precedente…o meglio, dalla sera precedente, considerando il fuso orario giapponese.
Senza pensarci due volte, annullò la trasformazione da Mew Mew e si avventò con voracità sulla fetta di torta alle mele gentilmente offertale da Keiichiro, premurandosi di lasciarne un pezzetto anche per Kisshu, qualora avesse nuovamente ripreso i sensi e avesse avuto appetito.
Era pur sempre la sua protettrice, per quanto affamata.
La fetta di torta non la lasciò soddisfatta quanto avrebbe voluto, considerando che non mangiava da più di otto ore, ma dovette accontentarsi: aveva appena litigato con Shirogane e non voleva fare la figura della scroccona, abbassandosi a chiedergli altro cibo.
Per distrarsi dalla fame, decise di prendere posto accanto a Kisshu, in modo da potere al contempo vegliare su di lui ed evitare altri episodi di panico come quello avvenuto poco prima.
L’alieno giaceva sul suo letto, completamente immerso nel sonno, il volto disteso in un’espressione serena e rilassata.
La Mew alien non riusciva a ricordare l’ultima volta in cui lo aveva visto così tranquillo, e pregò che fosse un buon segno. Non poteva sperare di far fronte a tutti gli eventi terribili che erano avvenuti e a tutte le sfide che le si sarebbero presentate da sola. Era sempre stata abituata ad averlo al suo fianco e solo adesso capiva fino a che punto avesse contato sulla sua presenza e sul suo supporto.
-Ti prego, riprenditi presto. Non posso farcela senza di te. –Mormorò, allungandosi fino a toccare la sua mano, che sporgeva inerte e pallida dalle lenzuola.
Per scacciare l’ansia e l’angoscia che ancora le attanagliavano l’animo, concentrò tutte le proprie percezioni su quel tocco appena accennato, escludendo tutto il resto dalla sua coscienza, fino ad illudersi, per un attimo, che il loro legame sarebbe stato sufficiente a mantenerli al sicuro sia dai demoni che si assiepavano al di fuori delle mura del caffè Mew Mew, sia da quelli che dimoravano all’interno delle loro menti.

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Capitolo 18
*** Spizzichi di serenità ***


Rieccomi qui ad aprire il 2021 con un nuovo capitolo! Non ho molte novità, e dato lo scarso seguito di questa storia, dubito che a qualcuno interesserà il mio inutile blaterare, sappiamo tutti quanto schifo abbia fatto il 2020, è inutile ripeterlo, quindi bando alle ciance e buona lettura, per i pochi interessati!

MoonBlack

Spizzichi di serenità

Dopo l’incidente avvenuto con Keiichiro, le ore presero a susseguirsi ognuna uguale all’altra e con estenuante lentezza, protraendosi in pigri istanti, finché Luana, esausta a causa dell’attesa e dall’assenza di novità, non iniziò a perdere la cognizione del tempo.
Nessuno l’avrebbe definita una ragazza particolarmente attiva o bisognosa di stimoli, ma rimanere chiusa in una stanza per ore, senza possibilità di muoversi e uscire, con i propri pensieri come unica compagnia, si stava rivelando una prova più ardua del previsto.
Non aveva neppure i suoi adorati libri o la musica per svagarsi, e presto si ritrovò a rimpiangere perfino gli estenuanti allenamenti che aveva dovuto sopportare fino al giorno prima, e che avrebbero quantomeno avuto l’utile effetto di tenerle la mente impegnata, allontanando il pensiero di Kevin e, soprattutto, dei terribili attimi che aveva vissuto a causa sua.
Dato che, invece, al momento era impossibilitata a fare alcunché, quelle scene continuavano a presentarsi prepotentemente davanti ai suoi occhi, rendendole totalmente impossibile rilassarsi o tentare di dormire, come se non bastasse il jet lag.
Continuava ad avvertire la gelida sensazione del pugnale del proprio nemico che le sfiorava il collo e delle sue mani impietose che esploravano ogni centimetro delle sue intimità. Aveva perso il conto delle docce fatte per strapparsi il suo odore e quell’orribile sensazione dalla pelle, ma l’acqua non sembrava sufficiente a farla sentire pulita. Solamente il tempo sarebbe stato in grado di lenire quelle terribili ferite.
L’unica cosa che riusciva a distrarla era il pensiero del proprio protetto.
Ogni volta che il panico minacciava di sovrastarla, le bastava posare gli occhi sulla figura addormentata di Kisshu per ricordare il motivo per cui valeva la pena continuare a lottare: non poteva lasciarsi sopraffare dalla paura, doveva proteggerlo e salvare Pai e Taruto a tutti i costi.
Si rese conto di essersi finalmente assopita, solamente quando un forte e improvviso lamento squarciò la quiete, inducendola a svegliarsi di soprassalto.
Colta da un moto di panico, spalancò gli occhi e, con un riflesso automatico, cercò a tentoni il Sai che aveva prudentemente nascosto sotto il cuscino, nell’eventualità in cui Kevin fosse riuscito a liberarsi e a irrompere nella stanza.
Nonostante le ferite, riuscì comunque a balzare agilmente giù dal letto, la lama tesa davanti a sé in posizione difensiva.
Mentre i suoi occhi scandagliavano ogni centimetro e angolo della stanza, constatò che, fortunatamente, non sembrava essere presente nessun nemico pronto ad attaccarli. Tuttavia riuscì a concedersi solo un istante di sollievo, prima che un altro gemito straziato perturbasse il silenzio, facendola sobbalzare.
Riconoscendo immediatamente la voce di Kisshu, si affrettò ad avvicinarsi al suo capezzale, solo per rendersi conto con sgomento che l’alieno stava tremando come una foglia, la fronte madida di sudore e le sopracciglia aggrottate in un’espressione sofferente.
– Kisshu! Che cos’hai? Ti senti male? – esclamò, preoccupata, scostandogli le coperte di dosso. A un primo sguardo non le risultò che il suo corpo presentasse ferite o altri sintomi preoccupanti, ma quella constatazione non fu sufficiente a placare la sua ansia. – Kisshu! Rispondimi!
Nonostante i suoi accorati richiami, l’alieno parve non udirla, limitandosi a lanciare un altro grido straziante, le mani strette spasmodicamente alle lenzuola, quasi a volerle strappare. – No… ti prego!
Osservando la sua espressione sofferente e terrorizzata, la giovane si ricordò improvvisamente della discussione tra Kisshu e Pai che aveva udito il giorno prima, dove l’alieno dagli occhi viola aveva espresso la sua preoccupazione per le poche ore di sonno che il fratello minore sembrava concedersi.
Quella consapevolezza fu sufficiente a farle intuire che il giovane doveva essere ancora stretto tra le braccia di Morfeo, e che non fossero dolori fisici a causargli tutta quella sofferenza, bensì ferite profonde che premevano per uscire allo scoperto.
Che la causa del preoccupante e improvviso cambiamento ravvisato da Pai fosse da ricercare proprio negli orribili sogni che elaborava? Era questo il motivo per cui non riusciva più a dormire?
“Sembra così spaventato…”
Non sapendo come strapparlo ai suoi demoni senza peggiorare la situazione, la ragazza si limitò a sedersi accanto a lui sul letto, tergendogli dolcemente la fronte madida di sudore con la mano, quasi illudendosi che in quel modo avrebbe potuto spazzare via gli incubi che tormentavano la sua mente.
Tuttavia, per lunghi istanti, nulla parve cambiare e la giovane iniziò a temere che l’alieno sarebbe rimasto prigioniero delle proprie ferite mentali senza più riuscire ad aprire gli occhi.
Nonostante tutto, decise di non arrendersi, continuando a passargli gentilmente le dita tra i capelli umidi e a sussurrargli parole rassicuranti, finché il giovane finalmente si svegliò di soprassalto con un ultimo singhiozzo strozzato.
– Kisshu, va tutto bene. Stavi solo sognando… – tentò di placarlo.
Quest’ultimo, tuttavia, doveva essere ancora immerso nelle immagini del suo subconscio, perché vedendo l’ombra della ragazza torreggiare su di sé si trasse a sedere con un grido, protendendo le braccia in posizione difensiva.
Riconoscendo, in quel gesto, un disperato tentativo di evocare i tridenti, Luana si affrettò a bloccarlo, per impedire che sprecasse ulteriormente le sue energie. – Kisshu! – ripeté, con più decisione, afferrandogli fermamente i polsi e avvicinando il proprio volto al suo. –Sono io! Sei al sicuro adesso.
A quelle parole, il suo protetto, finalmente, smise di opporre resistenza e si immobilizzò con espressione trasecolata, il corpo ancora scosso da brividi e il respiro affannoso.
– Era solamente un sogno, nessuno vuole farti del male. – ribadì la Mew alien in tono calmo, allentando cautamente la presa sui suoi polsi. – Va meglio ora? – domandò, dopo qualche istante.
Quest’ultimo non le rispose, limitandosi a coprirsi il volto con le mani tremanti, come a volersi strappare via il ricordo di ciò che aveva visto in sogno.
Alla ragazza si strinse il cuore nel vederlo così scosso e vulnerabile: sapeva bene quanto Kisshu detestasse mostrarsi debole e spaventato di fronte ad altre persone, al punto da cercare in tutti i modi di schermarsi dietro a un atteggiamento fintamente spavaldo e impulsivo. Il fatto che in quel momento non riuscisse a nascondere le proprie emozioni negative, significava che doveva essere estremamente angosciato.
Non sapendo che altro fare per rassicurarlo, prese nuovamente posto accanto a lui sul letto, cingendogli le spalle in un abbraccio. – Va tutto bene. – mormorò, accarezzandogli delicatamente la schiena con l’intento di calmare i tremori che lo scuotevano da capo a piede. –Era solo un incubo. Sei al sicuro ora.
Kisshu inizialmente non reagì al suo tocco, limitandosi a restare immobile tra le sue braccia con il viso sepolto tra le mani. Tuttavia, lentamente, il contatto con il corpo caldo della giovane e la sua stretta rassicurante lo riportarono alla realtà, facendo sbiadire le orribili scene emerse dalla sua mente.
Dopo alcuni istanti, avvertì la sensazione di terrore intenso che lo aveva attanagliato ritirarsi in un remoto angolo del suo animo. – Luana… – sospirò, ritrovandosi a stringerla a sé con disperazione, affondando con forza le dita nel morbido tessuto della divisa che indossava, e cercando rifugio nell’incavo tiepido della sua spalla.
Stupita dall’urgenza celata in quel gesto, anche lei lo strinse più forte, desiderando più di qualunque altra cosa di poter spazzare via completamente il suo dolore.
Rimasero immobili, congelati in quell’abbraccio per lunghi istanti, finché i brividi che scuotevano il corpo di Kisshu non recedettero completamente e quest’ultimo riuscì a domandarle in un sussurro – Dove siamo? Cos’è successo?
– Siamo al caffè Mew Mew. Le ragazze sono riuscite a salvarci appena in tempo. Non ricordi? Hai perfino preso a pugni Keiichiro qualche ora fa. – tentò di sdrammatizzare Luana, senza troppo successo.
– A dire la verità no. È tutto così confuso…
– Non ti preoccupare. Hai dovuto sopportare un terribile attacco mentale, e in più hai anche preso una brutta botta in testa. Mi stupirei se ti ricordassi tutto!
La giovane gli raccontò brevemente quanto accaduto, e di come le Mew Mew fossero irrotte nella base attraverso il soffitto e li avessero condotti alla salvezza tramite un portale, prima che Kevin potesse dar loro il colpo di grazia. – Stavolta ce la siamo davvero vista brutta. Sei rimasto svenuto per un giorno e mezzo! Come ti senti adesso?
L’altro le rivolse un sorriso mesto, senza sforzarsi di celare la propria stanchezza. – Ho avuto momenti migliori… mi sento come se avessero buttato il mio cervello in una lavatrice e lo avessero centrifugato. – Poi, notando l’ombra di preoccupazione negli occhi della ragazza, si affrettò ad aggiungere. – Ma il peggio è passato… almeno sono vivo.
– Dovresti stenderti di nuovo e cercare di riposare. – gli suggerì lei, per nulla convinta da quelle parole – Shirogane è stato chiaro! Hai bisogno di riposo e di mantenerti idratato.
Per tutta risposta, l’alieno strinse le labbra, abbassando lo sguardo sulle lenzuola impregnate di sudore – Non per mettere in discussione le teorie di Shirogane… ma non credo riuscirò a rilassarmi, al momento. – sospirò, senza riuscire a trattenere un brivido.
La Mew alien capiva perfettamente come l’alieno fosse terrorizzato all’idea di ricadere tra le grinfie dei propri incubi, dato che anche lei aveva sperimentato non pochi problemi nel liberarsi delle proprie paure. Tuttavia, era essenziale che riposasse per riprendersi dall’attacco mentale di Kevin, altrimenti le conseguenze del suo attacco avrebbero potuto essere ancora più devastanti.
– Vuoi parlarmi del tuo sogno? – iniziò, in tono conciliante.
–No. Non credo servirebbe. – la stroncò lui sul nascere, il tono di voce improvvisamente freddo e aggressivo.
–Ma…
– È solo uno stupido sogno. Smettila di preoccuparti per nulla! – insistette, stringendo i pugni fino a conficcarsi le dita nei palmi delle mani.
Capendo che la conversazione stava prendendo una piega spiacevole, Luana, suo malgrado, decise di rimandare quella discussione a un altro momento, non volendo fare agitare ulteriormente il proprio protetto. – D’accordo. Non voglio costringerti a dormire se non ti va. – replicò, in tono secco, cercando di inghiottire la frustrazione. – Ma almeno resta sdraiato e bevi il the con lo zucchero che ti ho preparato.
Prima che quest’ultimo potesse protestare, la giovane gli aveva già sistemato i cuscini dietro la schiena, in modo che potesse bere restando comodamente a riposo.
In men che non si dica, volente o nolente, Kisshu si ritrovò a sorseggiare la bevanda in questione con espressione contrariata. – Questa roba è fredda. – mugugnò, imbronciato.
– È il meglio che possa offrirti al momento. Non sono esattamente nelle condizioni per scaldare altro tè! – lo redarguì lei, con un’occhiataccia severa.
Kisshu si morse le labbra, pentendosi immediatamente di quell’uscita infelice. –Hai ragione, scusami. – mormorò in tono mesto, posando la tazzina sul comodino. –È che questa situazione mi rende nervoso e frustrato. Ultimamente sembra che nulla vada per il verso giusto.
-Ti capisco… – concordò la ragazza, con un sospiro – dopo la fuga dei miei genitori, due attacchi da parte di Kevin e…
– A proposito, tu come stai? – la interruppe l’alieno, osservando con preoccupazione le fasciature che le ricoprivano il petto e il braccio. Non riuscì a impedire che un’ondata di rabbia gli scaturisse nel petto, pensando a quanto accaduto poche ore prima, alla base. Aveva visto che cosa aveva tentato di farle quel mostro, e il pensiero di non essere stato in grado di intervenire immediatamente per salvare la ragazza lo rendeva furioso.
– Sto bene. – si affrettò a rispondere lei, notando la sua espressione rabbuiata. – Shirogane e Akasaka si sono presi cura di me, quindi mi riprenderò presto.
Kisshu le lanciò un’occhiata poco convinta, tuttavia, prima che potesse chiederle altro, lei riprese a parlare. – C’è una cosa più importante di cui dobbiamo discutere. Una cosa che non ti piacerà.
Registrando il suo sguardo mortalmente serio, il ragazzo deglutì, mentre un brutto presentimento gli strisciava nel petto fino a occludergli la gola.
Lei prese fiato, cercando le parole giuste per intraprendere il discorso. – C’è un motivo per cui prima ti ho chiesto di cancellare i dati del computer principale alla base. – incominciò, con voce incerta. – Quando sono stata attaccata da Kevin ero sola, perché Pai e Taruto erano venuti qui al caffè Mew Mew, per discutere di una possibile alleanza.
L’alieno annuì nervosamente: questo lo sapeva già. Tuttavia, intuì che presto sarebbe arrivata la parte dolente, dato che Luana, a quel punto, si umettò le labbra, evidentemente a disagio.
– Solo che c’è stato un imprevisto. Quando si sono teletrasportati al caffè Mew Mew, c’erano già i nemici ad aspettarli e… – la voce della ragazza tremò sulle ultime sillabe. – li hanno catturati.
– Cosa?! – udendo quella sconvolgente notizia, il giovane si lasciò sfuggire un grido sgomento, non riuscendo a capacitarsi del fatto che i suoi due fratelli fossero caduti così facilmente in una trappola. – Non è possibile!
Come avevano potuto scoprire così in fretta il loro piano?! Erano stati molto attenti a non lasciare trapelare nessuna informazione al riguardo, ed era impossibile che i loro nemici fossero così ben informati sull’ubicazione del caffè Mew Mew. A meno che…
Il pensiero dell’alieno corse subito a Kevin. Non riusciva a ricordare esattamente quando quest’ultimo fosse riuscito ad assoggettarlo, ma era possibile che il nemico avesse avuto il tempo di leggergli la mente, scoprire il loro piano e la zona dove si trovava il caffè, prima di attaccare Luana. Dopotutto aveva anche capito come raggiungere la base con lo stesso metodo.
Furono le parole strozzate della giovane a interrompere le sue febbrili elucubrazioni. – Mi dispiace, io… non ho potuto fare niente! Quando ho saputo quello che era successo, Kevin mi aveva già trovata e non avevo idea di dove teletrasportarmi! Per questo ho pensato che la cosa migliore da fare fosse cancellare i dati. – non riuscì più a trattenersi, e scoppiò in lacrime. – Se solo fossi stata più scaltra, se li avessi seguiti…
La sua voce venne soffocata dal pianto, mentre un marasma di emozioni contrastanti si agitavano nella sua mente. Piangeva non solo per quanto era successo a Pai e Taruto, ma anche per la rabbia che provava verso se stessa, dato che non era stata in grado di proteggersi da Kevin e aveva lasciato che quest’ultimo si approfittasse di lei. La disgustava il pensiero di essere stata completamente impotente davanti alle attenzioni lascive del suo nemico.
Intuendo le laceranti motivazioni celate dietro il suo sfogo improvviso, stavolta fu Kisshu a trarla a sé, cingendola in un abbraccio consolatorio. – Shhh… va tutto bene. – le mormorò all’orecchio, accarezzandole dolcemente i capelli riccioluti. – Non è colpa tua. Tu non potevi prevedere quello che sarebbe successo. Se qualcuno deve addossarsi la colpa per quanto accaduto, quello sono io. Se fossi rimasto con voi alla base, Kevin non mi avrebbe assoggettato, avrei potuto proteggerti e anche dare man forte a Pai e Taruto.
– Ma non sono riuscita a fare niente! – singhiozzò lei, per tutta risposta. – Ed è soprattutto colpa mia se vi trovate in questo casino. Gli alieni nemici stavano cercando me, fin dall’inizio!
L’alieno scosse la testa con decisione. – Possiamo dire di avere tutti una parte di colpa, per diversi motivi. Ma tu no. Tu non hai scelto di nascere mezza aliena, né di avere Alain come padre! E poi è stato Pai ad avere l’idea di creare una Mew Mew, tu hai solo avuto la sfortuna di essere stata gentile e avere accettato.
– Sì, ma…
– Niente “ma”. Io e i miei fratelli siamo responsabili di averti trasformata in una Mew Mew, e dobbiamo fare i conti con le conseguenze delle nostre azioni.
Luana, non riuscendo a trovare nessuna argomentazione con cui ribattere, si limitò a nascondere il viso nell’incavo della sua spalla, lasciando che le lacrime scorressero liberamente lungo le sue guance. – Ho avuto tanta paura. Stavolta ho temuto di non farcela e di non rivederti più.
Kisshu si stupì dell’ondata di affetto e protettività che lo invase non appena udì quelle parole, e nonostante sapesse che si trattava di un pensiero totalmente irrealistico, non riuscì a impedirsi di desiderare con tutto se stesso di portarle via dalla mente i ricordi terribili di quella giornata, e di cancellare con un semplice tocco quanto Kevin le aveva fatto. Sorpreso da quella sensazione inaspettata, si ritrovò a stringerla più forte contro il proprio petto, come avrebbe fatto con un gattino bisognoso di cure.
Rimasero ancora una volta immobili, stretti l’una fra le braccia dell’altro, finché i singhiozzi di Luana non si sopirono e la stanza cadde in un confortevole silenzio.
– Scusa per il piagnisteo… non so cosa mi sia preso. – fu la ragazza a rompere la dolce quiete che si era venuta a creare. Ora che le sue emozioni erano nuovamente sotto controllo, iniziava a rendersi conto di quanto i loro visi fossero vicini e la consapevolezza del contatto con il suo corpo le provocò un’improvvisa ondata di imbarazzo.
Fece per sciogliersi dall’abbraccio, ma quello la trattenne, permettendole di allontanarsi solo quel tanto che bastava da poterla guardare negli occhi. – Non devi vergognarti. – asserì, asciugandole lentamente le lacrime residue con i pollici. – Ti preferisco quando sorridi, ma non mi dispiace avere una scusa per consolarti. – aggiunse, con una punta di malizia.
La giovane, a quelle parole, si lasciò sfuggire un risolino imbarazzato. – Sei sempre il solito. Ma stavolta sei stato saggio, devo ammetterlo.
– Come sarebbe a dire, stavolta?! Io sono sempre saggio.
– Disse quello che, se non fosse stato per me, si sarebbe messo nei guai un giorno sì e l’altro pure. – ribatté lei prontamente, alzando gli occhi al cielo.
Stavolta toccò a Kisshu sciogliersi in una risata liberatoria. – Brava, così va molto meglio. Mi chiedevo dove fosse finita la Luana testarda e battagliera che conosco. – la prese in giro, scompigliandole scherzosamente i capelli.
Dopo pochi attimi, tuttavia, la sua espressione si fece nuovamente seria. – Mi dispiace per quello che è successo oggi e per non essere riuscito a impedirlo. Ti prometto che, da ora in avanti, non permetterò più a nessuno di farti del male. Ti proteggerò a ogni costo. – le sussurrò, mentre la sua mano scendeva lentamente fino ad accarezzarle il contorno del viso.
La ragazza ammutolì, spiazzata dall’improvvisa intensità di quello sguardo e dal significato nascosto in quella frase. Stentava a credere di essere davvero importante per Kisshu, la stessa persona che, fino a poche settimane prima, non aveva fatto altro che struggersi per la sua ko-neko-chan e per l’impossibilità di farla sua.
In quel momento, tuttavia, il sentimento che lesse nei suoi occhi le parve puro e autentico, talmente soverchiante che per un’istante le mozzò il respiro. Nelle sue azioni, per la prima volta, non intravide nessuna traccia di possessività o malizia, bensì un affetto profondo e sincero, che la indusse ad abbandonarsi completamente.
Perciò, quando il giovane le prese delicatamente il mento tra il pollice e l’indice per unire le loro labbra, non provò nemmeno a resistere: dopo le terribili esperienze che aveva vissuto il giorno prima aveva solamente voglia di dimenticare tutto, di stringere il proprio protetto tra le braccia fino a percepirne il battito del cuore e di perdersi nel sapore dei suoi baci. Un sapore di cui aveva temuto di non poter mai più godere.
Si limitò a chiudere gli occhi, mentre il consueto brivido di aspettativa le percorreva tutto il corpo, facendola fremere di desiderio.
Proprio mentre stavano per colmare definitivamente la distanza che separava i loro respiri, la porta alle loro spalle si spalancò, cogliendoli di sorpresa.
Luana si affrettò ad alzarsi dal letto, ma ormai era troppo tardi: a giudicare dal sorrisetto beffardo stampato sul volto di Shirogane, erano evidentemente stati colti in flagrante.
– Bene Kisshu, vedo che ti sei svegliato. Mi dispiace di avere interrotto così bruscamente la vostra amorevole sessione di cure. – li salutò il creatore del progetto Mew, gli occhi scintillanti di malizia.
Luana arrossì, assumendo una delicata sfumatura bordeaux. – Noi stavamo… ecco… – cercò di difendersi, con il solo risultato di borbottare parole inintelligibili.
Al contrario, l’alieno dagli occhi dorati non parve scomporsi troppo per il fatto di essere stato sorpreso in atteggiamenti intimi con la sua compagna di squadra, dato che si limitò a scoccare un’occhiataccia al biondo e a sibilare. – Fa’ poco lo spiritoso, Shirogane, e vieni al dunque.
– Gentile come sempre, vedo. – replicò l’altro, serafico. – Comunque, ero solo passato a controllare la situazione e a informare Luana riguardo le condizioni di salute del vostro nemico.
Un silenzio teso seguì quelle parole, silenzio durante il quale Luana si voltò a guardare il proprio protetto, allarmata. Dato che quest’ultimo si era appena svegliato, non aveva avuto modo di informarlo riguardo ciò che era accaduto a Kevin dopo la loro fuga dal laboratorio. Dubitava che l’alieno avrebbe accolto positivamente la notizia, soprattutto se comunicata senza mezzi termini, come sembrava intenzionato a fare Shirogane.
– Lo avete portato qui? – domandò, infatti, Kisshu, una volta scemata la sorpresa iniziale. Il suo tono di voce era apparentemente calmo, ma la tensione presente sul suo volto sembrava suggerire ben altre emozioni.
– Quando le ragazze sono arrivate alla base per salvarvi, l’altro alieno era ancora vivo. Non potevamo rischiare che riuscisse a fuggire.
– E vi è sembrata un’idea intelligente portarlo al caffè Mew Mew?! Un posto completamente sprovvisto della tecnologia adatta per tenerlo a bada?
La mascella di Ryou si contrasse vistosamente. – Non sottovalutarci. – sibilò, aggrottando le sopracciglia.
– Sottovalutarvi?! – gridò, a quel punto, l’alieno dagli occhi dorati, senza più riuscire a trattenere la rabbia. – Siete completamente pazzi! Non avete idea del guerriero con cui avete a che fare! Volete che vi uccida tutti?! – fu costretto a interrompere la sua sfuriata, colto da una violenta ondata di mal di testa.
– Kisshu! – la giovane, che fino a quel momento non aveva preso parte alla discussione, nel rilevare la sua espressione sofferente si affrettò a intervenire. – Non dovresti agitarti così! Le tue condizioni…
– Me ne frego delle mie condizioni! – la zittì quello, incurante del dolore lancinante che gli percorreva le tempie. – Non posso tollerare che quel mostro continui a vivere come se niente fosse. Per di più a pochi metri da noi!
Shirogane, per nulla impressionato dalle rabbiose invettive del suo interlocutore, si esibì in un sorrisetto di scherno. – E che cosa pensi di fare?! Attaccarlo? Andartene via con lei? Non sei in grado di fare nessuna delle due cose al momento, e anche se lo fossi, sai bene quanto me che sarebbe un suicidio. – lo informò, in tono secco. – Inoltre, Kevin ci serve. Abbiamo bisogno di lui per capire dove si trova il nascondiglio degli alieni che vi hanno attaccati.
– Credete davvero che Kevin sia disposto a collaborare con voi?! Beh siete degli illusi…
– Io sono d’accordo con Shirogane, Kisshu. – stavolta toccò a Luana interrompere la sfuriata dell’alieno con voce ferma. Sapeva che quello che aveva da dire riguardo la faccenda avrebbe probabilmente ferito profondamente il suo compagno di squadra, ma giunti a quel punto non poteva più evitare di esprimere la propria opinione.
L’espressione a metà tra lo scioccato e l’addolorato con cui quest’ultimo si voltò a guardarla le provocò lo stesso effetto di un pugno nello stomaco, tuttavia, si impose di continuare. – Come ha detto Shirogane, Kevin è l’unico, al momento, che può darci le informazioni per trovare i nostri nemici. Inoltre, senza di lui impiegheremmo anche più tempo a trovare Pai e Taruto. Convincere Kevin a parlare è l’unico modo che abbiamo per portarli in salvo il prima possibile.
Calò nuovamente il silenzio per alcuni istanti, durante i quali Kisshu si limitò a fissare tenacemente il ricamo presente sul proprio copriletto, i denti serrati a causa del dolore alle tempie e il respiro affannoso. Quando, finalmente, riprese a parlare, la sua voce suonò incerta e spezzata. – Come puoi parlare così della persona che ti ha fatto tutto questo? Come puoi chiamarlo ancora per nome?
La ragazza, resasi conto della velata accusa contenuta in quella frase, avvertì un moto di risentimento montarle addosso. – Lo sto facendo per Pai e Taruto, Kisshu! Loro si sono sacrificati per me, hanno corso dei rischi enormi per proteggermi. Per questo voglio salvarli il prima possibile! E sono disposta a correre qualunque rischio per farlo.
– Ma io no! – ribatté lui, altrettanto risentito, colpendo rabbiosamente il materasso con un pugno. – Per me è un rischio troppo grosso! Che cosa succederebbe se fallissimo? Deve esserci un altro modo!
– Non c’è altro modo per trovarli. E lo sai anche tu. – intervenne, a quel punto, Shirogane.
– Oltretutto, dalla salvezza dei nostri compagni di squadra dipende anche quella dei miei genitori. –proseguì la giovane, cercando di assumere un atteggiamento più conciliante. – Pai è l’unico che sa dove siano nascosti mia madre e mio padre. Se dovessero riuscire a estorcergli quelle informazioni, anche loro sarebbero in pericolo.
L’ultima argomentazione sollevata parve sortire un maggiore effetto sull’alieno dagli occhi dorati, il cui sguardo si fece più attento. – In effetti, non ci avevo pensato. – ammise. Suo malgrado, doveva ammettere che le argomentazioni sollevate dai due avevano un fondo di verità, ma questo non cambiava il fatto che fosse una follia condividere lo stesso tetto con colui che aveva appena tentato di ucciderli. – Avete pensato a come tenerlo a bada, almeno?
L’espressione interdetta che Shirogane assunse per una frazione di secondo, gli fece capire che no, lui e Akasaka non avevano la minima idea riguardo come agire. Kisshu alzò gli occhi al cielo, spazientito. – Se volete provare a interrogarlo, vi servirà qualcosa che tenga a freno i suoi poteri. Altrimenti, non riuscirete nemmeno a varcare la soglia prima che utilizzi le sue capacità di controllo mentale.
– In realtà, è proprio di questo che volevo parlare con Luana. Ne abbiamo già discusso durante la riunione operativa: per il momento lo stiamo tenendo sotto sedativi, ma non sappiamo cosa succederà quando si sveglierà.
La Mew alien represse a stento un brivido di tensione a quelle parole: non desiderava che Kevin venisse ucciso, ma non poteva negare di provare un cieco terrore al pensiero che, una volta ripresosi dalla battaglia, potesse utilizzare i suoi poteri per assoggettarli tutti.
Kisshu emise un sospiro rassegnato. A quanto pareva, non aveva altra scelta: dato che Luana si era incaponita a voler parlamentare pacificamente con Kevin, l’unica cosa che gli restava da fare era cercare di evitare che succedesse un disastro di proporzioni epiche. – In realtà, potrei avere una soluzione. – annunciò svogliatamente, come se il solo ammetterlo gli costasse un’ immensa fatica.
La ragazza emise un versetto di esultanza, mentre Shirogane si limitò a sollevare un sopracciglio, sorpreso dal suo improvviso spirito collaborativo. – Sarebbe a dire?
– Dato che, sul nostro pianeta, la maggior parte degli individui è dotata di poteri speciali, di solito, quando un criminale viene arrestato, i generali a servizio dei capi militari utilizzano delle catene in grado di annullare i poteri del prigioniero.
– Sarebbero come le nostre manette? – si informò la Mew alien, incuriosita e, al tempo stesso, ansiosa di dirigere la discussione verso toni più pacati.
– Sì, più o meno. Una tecnologia del genere dovrebbe funzionare anche sul nostro nemico, per quanto i suoi poteri siano notevoli.
Il biondino annuì, portandosi una mano al mento con fare pensoso. – Però potrebbe essere un problema reperire delle manette del genere.
– Normalmente sono utilizzate solo dalle… come le chiamate voi? Ah, sì… “forze dell’ordine”, sul nostro pianeta. Ma sapete com’è fatto Pai. Vuole sempre essere pronto a tutto.
– Non dirmi che si è messo a creare delle manette simili?! – Luana spalancò la bocca, stupita. Non riusciva a credere che Pai fosse stato così attento alla riuscita della loro missione da prevedere perfino l’eventuale utilizzo di manette blocca-poteri.
– Ovviamente. La paranoia di Pai può spingersi fino a livelli inimmaginabili. – confermò l’alieno, rivolgendole un sorrisetto a metà tra il beffardo e il divertito, ogni accenno di rabbia ormai completamente scemato dai suoi occhi. Dopodiché la sua attenzione si spostò nuovamente su Shirogane. – Questo vuol dire che, non appena mi sentirò meglio, potrò procurarvi gli oggetti che vi servono. Purtroppo le manette erano ancora in fase di sperimentazione, quindi dovrò lavorarci un po’ su, prima che siano pronte per essere utilizzate, ma dovrei riuscire a sistemarle in pochi giorni.
Nell’udire quella notizia, finalmente, anche il volto del creatore del progetto Mew si rilassò, e le sue labbra si tesero per la prima volta in un sorriso sincero. – Proprio quello che avevo bisogno di sentirmi dire. È meglio che vada subito ad avvertire Keiichiro.
Fece per dirigersi verso l’uscita della stanza, tuttavia, proprio mentre stava per varcare la soglia, Kisshu richiamò la sua attenzione, il tono di voce nuovamente tinto di minaccia. – Finché non mi sarò ripreso, sarà meglio per voi tenere sotto controllo la quantità di sedativi che date a quel mostro. Se dovesse svegliarsi, la base degli “altri alieni” sarà l’ultima cosa di cui dovrete preoccuparvi.
Shirogane si voltò, sostenendo il suo sguardo con altrettanta tenacia. – Lo terrò a mente. – furono le uniche parole a fuoriuscire dalle sue labbra, prima che si allontanasse e richiudesse la porta alle sue spalle con un tonfo sordo.
Rimasta nuovamente sola con il suo protetto, Luana avvertì la tensione presente nella stanza farsi ancora più pregnante, e prese a torturarsi nervosamente le mani.
Aveva previsto che l’alieno dagli occhi dorati non avrebbe approvato la sua decisione di tenere in vita Kevin per interrogarlo, ma non aveva intenzione di cedere di un millimetro al riguardo. – Grazie per avere accettato di recuperare le manette. – tentò timidamente di rompere il silenzio, con il solo risultato di ricevere un’occhiata esasperata da parte dell’alieno.
– Non so più cosa fare con te! Sei talmente avventata e testarda che non penso servirebbe a niente rimproverarti. – ammise, in tono amaro. – Ora ti metti anche a cospirare con Shirogane, pur di averla vinta.
Stavolta tocco a Luana scoccargli un’occhiataccia esasperata. – Non stavo “cospirando con Shirogane”! Ne abbiamo semplicemente discusso durante la riunione operativa di questa mattina. Tu eri svenuto e qualcuno doveva pur spiegare la situazione alle altre Mew Mew. Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso che fosse la soluzione migliore. E comunque non devo giustificarmi con te! Lo sai anche tu che è l’unica alternativa che abbiamo. – tentò di smontarlo, incrociando le braccia al petto con decisione.
Quelle parole, tuttavia, sortirono l’effetto opposto, suscitando nuovamente l’irritazione del suo protetto, che strinse rabbiosamente i pugni. – Certo, peccato che questa alternativa comprenda l’avere a che fare con un tizio fuori controllo che ha appena cercato di ucciderci! E tu ne parli come se fosse una potenziale risorsa. Non è una risorsa, è solo un pericolo!
– Lo so anche io che ha tentato di ucciderci, ma non è quello il punto. Il punto è salvare Pai e Taruto. Se tu per caso hai un’idea migliore su come farlo, spara! Visto che la sai lunga!
Kisshu aprì la bocca per ribattere, ma non riuscendo a trovare nessuna argomentazione efficace che potesse confutare quelle della ragazza, si limitò a schioccare nervosamente la lingua, per poi sprofondare in un astioso silenzio.
Proprio quando Luana, stanca di portare avanti l’ennesima discussione inconcludente, fece per allontanarsi verso il proprio letto, quest’ultimo la bloccò inaspettatamente, afferrandole la mano.
– Almeno promettimi che non prenderai parte all’interrogatorio. – buttò lì, con un tono di voce talmente basso che per un istante la Mew alien credette di aver sentito male.
Rimase a fissarlo con espressione trasecolata, finché quest’ultimo non ripeté: – Promettimi che resterai qui, al sicuro. Per una volta, lascia che siano le altre Mew Mew a rischiare la vita.
– Ma è il mio dovere fare il possibile…
– Tu hai già fatto abbastanza. Guarda come ti sei ridotta combattendo contro di lui! Se sarete soli in una stanza e dovesse succedere qualcosa… – la voce di Kisshu si spense nuovamente, fino a perdersi in un mormorio indistinto, mentre un’ombra di malcelata preoccupazione oscurava i suoi occhi color dell’oro.
Nel vederlo così angustiato per la sua sorte, la Mew alien non riuscì a impedire che un’ondata di tenerezza scaturisse dentro di lei, cancellando in un lampo tutta l’irritazione provata precedentemente. – Non succederà. – rispose, in tono sicuro, ricambiando dolcemente la sua stretta.
Purtroppo, non poteva promettere all’alieno che non avrebbe preso parte agli interrogatori di Kevin: dato che era stata lei a proporre quel piano d’azione, sarebbe stato incoerente e anche vigliacco da parte sua rifiutarsi di aiutare i suoi nuovi alleati, mentre cercavano di scoprire il nascondiglio dove i nemici avevano imprigionato Pai e Taruto. Ma forse era possibile giungere a un compromesso accettabile per placare le preoccupazioni di Kisshu. – Non succederà, perché non andrò da sola. – chiarì lentamente. – Farò in modo che con me ci sia sempre qualcuno, in modo da scongiurare eventuali imprevisti.
Udendo quella proposta, il suo protetto si morse il labbro con aria pensosa, lasciando vagare lo sguardo lungo le pareti della stanza, come cercando disperatamente di trovare una falla nel ragionamento della ragazza.
Evidentemente non ebbe successo perché, dopo qualche attimo, emise un sospiro rassegnato. – Immagino sia la massima concessione che otterrò da te. Anche se preferirei esserci io, quando dovrai confrontarti con quel pazzo.
Non appena ebbe terminato di pronunciare quella frase, vide le labbra della ragazza aprirsi in un sorriso talmente radioso e spontaneo che, per un istante, il suo cuore perse un battito e si ritrovò a dover abbassare gli occhi sul copriletto, per non rimanerne irrimediabilmente abbagliato.
– Certo che andremo insieme! È un’ottima idea! – esultò la Mew nera, gettandogli le braccia al collo e stritolandolo nella morsa della sua felicità.
Lui barcollò, colto alla sprovvista, rischiando di perdere definitivamente l’equilibrio e di ritrovarsi lungo disteso sul materasso. – Piano! – tossì, in tono falsamente esasperato. – Ho capito che non riesci a stare lontana da me, ma ti ricordo che sono ancora in convalescenza.
Udendo le sue scherzose proteste, la giovane si affrettò ad allentare la presa sulle sue spalle, per poi rivolgergli uno sguardo accusatore. – Se riesci a dire scemenze del genere, significa che stai bene. – lo smontò, sollevando un sopracciglio e allontanandosi nuovamente verso il proprio letto.
Kisshu tentò di fermarla, ma lei fu più rapida e riuscì a sgusciare a distanza di sicurezza prima che potesse riacciuffarla.
– Ehi, non ho detto che l’abbraccio mi dispiaceva! Torna qui! – protestò.
Per tutta risposta, Luana gli fece la linguaccia. – Troppo tardi. Tornerò quando avrai finito di fare lo spocchioso. – sentenziò, rivolgendogli un sorriso a metà tra il maligno e il soddisfatto.
-Quando ti ci metti sei davvero malvagia, lo sai?
Il sorriso sornione della Mew alien si allargò. – Ho imparato dal migliore.
Dopo quell’allegro scambio di battute, i due rimasero per qualche istante immobili, a fissarsi con aria di sfida, senza tuttavia riuscire a mantenere quella facciata di serietà molto a lungo.
La Mew alien fu la prima a cedere, scoppiando a ridere a crepapelle alla vista dell’espressione comicamente imbronciata dell’alieno e, dopo pochi istanti, anche quest’ultimo la seguì, contagiato dalla sua allegria.
Nonostante entrambi fossero consapevoli di trovarsi in una situazione quantomeno precaria, per non dire disperata, per un istante decisero di accantonare tutte le preoccupazioni, lasciandosi andare a quel momento di leggerezza come due bambini spensierati.
Fu uno scoppio d’ilarità talmente prepotente, che non riuscirono a ritrovare il contegno perduto nemmeno quando udirono qualcuno bussare nuovamente alla porta.
– C-chi è? – fu in grado di articolare a stento la giovane, tenendosi la pancia con le lacrime agli occhi.
A risponderle fu un coro di voci perplesse. – Permesso?
– State per caso festeggiando in segreto? – la Mew alien riconobbe il tono altezzoso di Mint attraverso la porta.
– No, no! – si affrettò a rispondere, dopo aver preso qualche profondo respiro per ricomporsi. –Arrivo subito. – aggiunse, balzando giù dal letto e lanciando un’occhiataccia penetrante a Kisshu che, nel frattempo, aveva ripreso a ridere di gusto.
Fece appena in tempo ad aprire la porta, che le cinque presero a gridare a squarciagola: – Merry Christmas! – sommergendola con una valanga di festoni e inducendola a fare un balzo indietro, terrorizzata.
– Ma che diavolo… siete impazzite? – esalò, mentre osservava impotente le cinque farsi strada nella stanza, vestite nientemeno che con dei completini natalizi e con le braccia cariche degli oggetti più disparati, tra cui vestiti, dolciumi, libri, accessori e altri oggetti elettronici di dubbia utilità.
Purin le lanciò uno sguardo a metà tra il deluso e il perplesso. – Ma come? Non lo sai che domani è Natale? Volevamo festeggiare con voi, visto che Ryou ci ha detto che Kisshu sta meglio!
L’altra cadde dalle nuvole, rimanendo a fissare la bambina con la bocca semi-aperta. “Non ci posso credere!” era sicura che fosse metà dicembre quando aveva scoperto le intenzioni malevole di Kevin e la sua natura di mezza aliena. Come potevano essere trascorsi tutti quei giorni? Aveva completamente perso la cognizione del tempo!
Rendendosi conto che i neuroni della Mew alien sembravano essere stati momentaneamente colti da un cortocircuito, ci pensò Kisshu a rispondere al suo posto. – Dovete capirla, non sono stati giorni esattamente leggeri per lei, ha avuto poche occasioni per pensare ai festeggiamenti. Inoltre, noi non festeggiamo il Natale, perciò non le abbiamo nemmeno ricordato la cosa.
– Ci dispiace, Luana, non volevamo spaventarti. Pensavamo che saresti stata contenta di avere un po’di compagnia. – spiegò Retasu, chinando la testa in segno di scuse.
Nel rilevare la sua espressione mortificata, Luana fu colta da una stilettata di senso di colpa per la propria reazione tutt’altro che entusiasta. – Ma no, a-avete fatto bene! È solo che non me l’aspettavo! – borbottò, giocherellando nervosamente con una ciocca dei propri capelli ricci.
– Quindi possiamo restare?
– Certamente. Anzi, grazie. Siete state gentilissime a portare tutta questa roba.
Nell’udire quelle parole, quasi tutte le Mew Mew lanciarono un gridolino di esultanza, per poi depositare i regali sul letto della riccia; tutte tranne Zakuro, che si limitò a lanciarle uno sguardo divertito, come a voler dire “Sono fatte così, ti ci abituerai”.
Prese dall’entusiasmo, le ragazze iniziarono a mostrarle tutti gli oggetti che le avevano portato, tra cui alcuni vestiti da utilizzare come ricambio, libri e giochi con i quali dilettarsi durante i tempi morti. Le avevano portato perfino una scacchiera portatile e un lettore mp3 per ascoltare la musica.
L’ondata di frenesia contagiò presto anche la Mew alien, soprattutto quando i suoi occhi si posarono sulla cospicua pila di volumi che attendevano solo di essere letti.
– Per quelli devi ringraziare anche Shirogane che ci ha dato il permesso di regalarti alcuni suoi libri! Però non fargli sapere che te l’ho detto. – le sussurrò Berii, con fare cospiratorio.
– Ah-ah! Allora anche Shirogane ha un cuore. – sovvenne Kisshu, osservando interessato le copertine – Mi piacerebbe molto scoprire cosa legge… magari sono romanzi rosa!
Immaginando l’intrattabile biondino tutto concentrato nella lettura di una struggente storia d’amore, tutti i presenti scoppiarono a ridere a crepapelle.
Trascorsero il resto del pomeriggio a scherzare e a mangiare dolcetti natalizi assieme, finché non si sentirono scoppiare, e anche allora continuarono a chiacchierare, facendo ascoltare a Luana le canzoni migliori del loro repertorio.
Mentre si lasciava trasportare dal ritmo travolgente di una canzone pop giapponese, in un impeto di allegria, la Mew alien si sorprese a pensare che ogni momento, anche il più difficile e drammatico, poteva trasformarsi in una piccola bolla di felicità, se lo si trascorreva con le persone giuste.
Si ritrovò anche a sperare con tutta sé stessa che le cose, da lì in avanti, sarebbero cominciate ad andare per il verso giusto e che, lavorando tutti insieme verso un obiettivo comune, non sarebbe stato poi così difficile salvare Pai e Taruto, risolvendo pacificamente i rapporti con gli alieni nemici.
Non poteva certo immaginare che, di lì a pochi giorni, una serie di eventi inaspettati avrebbero messo ulteriormente a dura prova il suo proverbiale ottimismo.

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